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Nr. 2/2007–1/2008 PROFESSIONALdialogue Dialogo tra specialisti L’ambiente microbico del cavo orale e suo significato per la salute orale e generale Qualità della vita in relazione alla salute del cavo orale (MLQ) nei bambini e nei giovani Analisi al microscopio elettronico della formazione di depositi di fluoruro di calcio (CaF2) sulla superficie dentale Colophon/Contenuto Editore: (responsabile ai sensi del diritto di stampa) GABA Vebas s.r.l. Via Giorgione 59/63 00147 Roma Direttore Marketing: Claudia Lutz GABA International AG Emil-Frey-Strasse 100 4142 Münchenstein · Svizzera Dipartmento Affari Scientifici Dr. Christiane Spiegelhalder PR & Communication: Dr. Stefan Hartwig Grafica: eye-con Medienagentur 50374 Erftstadt · Germania Le opinioni degli autori non coincidono necessariamente con quelle dell’editore. Sono vietate la ristampa e la pubblicazione di estratti senza la citazione delle fonti. Editoriale 3 Tema centrale – L’ambiente microbico del cavo orale e suo significato per la salute orale e generale P.D. Marsh, HPA CEPR, Salisbury and Leeds Institute, U.K. 4 – Study of Health in Pomerania (SHIP) Fattori di rischio per la parodontite e parodontite come fattore di rischio per malattie cardiovascolari Daniela Gätke, Prof. Dr. Thomas Kocher, Università di Greifswald, Germania 7 Profilassi individuale – Qualità della vita in relazione alla salute del cavo orale (MLQ) nei bambini e nei giovani Prof. Dr. Christian Hirsch, Università di Lipzia, Germania 9 Profilassi praticabile – Analisi al microscopio elettronico della formazione di depositi di fluoruro di calcio (CaF2) sulla superficie dentale Dr. Matthias Petzold, Fraunhofer-Institut für Werkstoffmechanik, Halle (Saale), Germania 12 Sfondo – Dentifrici Prof. Dr. Fridus (G.A.) van der Weijden, Amsterdam, Paesi Bassi 16 – Carie radicolare e strategie per un trattamento di successo Prof. Dr. Lars G. Petersson, Halmstad Hospital, Svezia 18 – Remineralizzazione delle lesioni cariose primarie delle radici utilizzando un collutorio a base di fluoruro amminico Petersson LG, Hakestam U, Baigi A, Lynch E: Am J Dent 20 (2007), 93–96 22 RDA Workshop – Abrasione relativa della dentina (RDA) ad opera dei dentifrici Prof. Dr. Thomas Imfeld, Università di Zurigo, Svizzera Formazione di CaF2 sulla superficie di una lesione demineralizzata dopo la fluorizzazione con una soluzione di fluoruro amminico (1.000 ppm Olaflur, 1 ora, pH 4,5, REM) Dr. Petzold 23 Linee Guida Nazionali Italiane – Linee Guida Nazionali Italiane per la prevenzione della carie in bambini da 0 a 12 anni 25 Informazioni sui prodotti – elmex Bimbi e elmex Junior – dentifrici dieci e lade 02 2/2007–1/2008 28 PROFESSIONALdialogue Editoriale Cari Colleghe e Colleghi Oggigiorno è sempre più evidente il bisogno e la necessità di una conoscenza medica multidisciplinare. In particolare leggendo i temi centrali di questa rivista ci accorgeremo come alcune nozioni a lungo condivise vengano messe in discussione: avrete modo di “vedere” il cavo orale dalla prospettiva dei microrganismi e di rivisitare il ruolo della saliva. I fatti descritti in queste pagine saranno sicuramente poi fonte di ulteriori approfondimenti e ricerche, permettendo così di affinare ancor più le nostre conoscenze. Da una prospettiva diversa, un vasto studio epidemiologico insegue l’obiettivo di riassumere e discutere quei fattori determinanti la patologie orale e le patologie sistemiche. I primi dati lasciano intravvedere interazioni biologiche che possono essere meglio interpretate se consideriamo l’intero organismo umano. Il contributo seguente si occupa invece della qualità della vita: anche in questo caso troviamo nuovi stimoli per sostanziare ogni giorno i dati oggettivi con le situazioni psicologiche dei pazienti in modo da formulare una strategia curativa comprensiva anche delle variabili “soft” del paziente. Con questi strumenti si lasciano probabilmente sviluppare terapie ed interventi più accettabili e comprensivi anche per i non addetti ai lavori. Con suggestive immagini al microscopio elettronico è possibile poi vedere l’accumulo sulla superficie dentale di precipitati di fluoruro di calcio (CaF2) durante le applicazioni topiche di fluoruro. Ancor più impressionante è lo sviluppo temporale di questa riserva superficiale di fluoruro: viene così confermata e l’importanza e l’utilità di applicazioni superficiali di fluoruro. Anche l’ultimo tema si collega a questo ragionamento. Tutti i dati demografici indicano un invecchiamento della popolazione: la maggior parte degli approcci preventivi assicura alle persone più anziane un maggior numero di denti nel cavo orale rispetto a prima. Questo fatto è sicuramente soddisfacente ma legato ad un maggior rischio: questa nuova situazione richiede un cambiamento sia nella diagnostica (tralasciare per esempio sondaggi invadenti ed aggressivi per evitare danni iatrogeni) che nel trattamento di questi pazienti (si consiglia per esempio prudenza nella terapia preventiva iniziale). Tutte queste informazioni, come altre ancora, si integrano nel concetto moderno di medicina multidisciplinare e quindi dovrebbere poi fluire nel piano di trattamento. Dobbiamo considerare che quasi nessun medico visita i propri pazienti con la regolarità dell’odontoiatra: questo aspetto da solo sottolinea la grossa responsibilità di questa figura professionale nella gestione della salute del paziente. Questo implica una grande flessibilità e capacità di adattamento dello specialista a nuovi approcci preventivi e terapeutici. In questo senso PROFESSIONALdialogue intende supportare tutti voi ad affrontare le sfide future con maggior serenità. Charly Ponti Resp. Aff. Sc. GABA Vebas s.r.l. Via Giorgione 59/63 00147 Roma Da considerare è anche l’articolo di sfondo proposto sui dentifrici: in particolare viene messo in evidenza il bisogno di evolvere dal pensiero tradizionale che lega il dentifricio ad un mero compito meccanico di pulizia ad una connotazione di pasta curativa con un orientamento più biologico. L’obiettivo di dentifricio e spazzolino fino ai nostri giorni era prevalentemente quello di rimozione del deposito batterico. Già la lettura del primo articolo indica tuttavia come questo obiettivo non sia realistico: non ci resta che vedere cosa ci proporranno i laboratori accademici e di ricerca e sviluppo delle aziende in futuro. PROFESSIONALdialogue 2/2007–1/2008 30 Tema centrale L’ambiente microbico del cavo orale e suo significato per la salute orale e generale P.D. Marsh, HPA CEPR, Salisbury and Leeds Institute, U.K. Il corpo umano è costituito da circa 1014 cellule, di cui le cellule mammifere rappresentano solo il 10%. Si tratta prevalentemente di microrganismi appartenenti alla microflora residente dell’organismo ospite, riscontrabili su tutte le superfici corporee che vengono a contatto con l’ambiente circostante. La microflora residente è un fenomeno naturale e contribuisce al normale sviluppo dei processi fisiologici e dei meccanismi di difesa ad azione antimicrobica dell’ospite. A seconda della localizzazione (p. es. pelle, cavo orale, tratto gastrointestinale) e delle caratteristiche fisiche e biologiche dell'organo, i germi prevalenti sono diversi; questo dimostra l’esistenza di una correlazione diretta tra ambiente e composizione della microflora. Solo tenendo in considerazione questa correlazione è possibile comprendere l’importanza della microflora del cavo orale per la salute o la malattia. Una volta insediata, la microflora residente comprende i germi più diversi; è composta da un ampio spettro di batteri grampositivi e gramnegativi, lieviti e altri tipi di microrganismi. Il più ampio spettro di microrganismi si trova nei biofilm presenti sulla superficie dentale (placca dentaria) (Aas et al. 2005). Immagine di un biofilm della placca dentaria ripresa al microscopio elettronico a scansione. È riconoscibile la molteplicità morfologica dei microorganismi nella placca dentaria. Il cavo orale come biotopo microbico Il cavo orale costituisce un habitat ideale per i microrganismi. Le superfici mucose sono continuamente bagnate dalla saliva e i valori del pH vengono così mantenuti costantemente vicini alla neutralità. Inoltre la saliva contiene proteine e glicoproteine che fungono da nutrimento per la microflora residente. Il microambiente del cavo orale, però, può anche risultare sfavorevole ai microrganismi. La saliva contiene infatti varie sostanze ad azione antimicrobica (lisozima, lactoferrina, peptidi prodotti dal sistema immunitario, sialoperossidasi ecc.). Quindi solo una parte dei microbi che raggiungono il cavo orale è in grado di stabilirsi in questo ambiente. La desquamazione provvede a mantenere una carica microbica ridotta sulle superfici mucose, mentre la superficie straordinariamente dura e compatta dei denti rappresenta un terreno ideale per l’insediamento dei batteri e l’accumulo dei loro prodotti. Questo vale soprattutto per i punti in cui il flusso salivare non è costante e dove i batteri riescono a sottrarsi ai meccanismi di difesa dell’ospite. La microflora residente del cavo orale La colonizzazione del cavo orale da parte dei microbi ha inizio subito dopo la nascita. Determinati ceppi batterici (soprattutto streptococchi) sono già rilevabili nel cavo orale dei neonati di poche ore. Con il tempo la microflora sviluppa una composizione sempre più complessa, soprattutto dopo l’eruzione dei denti. 44 2/2007–1/2008 Lo sviluppo di questi biofilm segue un modello particolare. Determinate molecole (dette adesine) presenti sui microrganismi che si insediano per primi, si legano a recettori specifici presenti sulle superfici dentali coperte di saliva; i batteri più attivi si legano a questi primi colonizzatori, modificano l'ambiente locale attraverso il proprio metabolismo (rendendolo, per esempio, più anaerobico) e producono polimeri extracellulari (matrice della placca) che rafforzano l’adesione del biofilm. L’organizzazione di questi biofilm avviene in base a parametri spaziali e funzionali e le condizioni presenti nel biofilm inducono nuovi modelli di espressione genica dei batteri. Un’importante conseguenza di questo fenomeno è una ridotta sensibilità nei confronti di agenti ad azione antimicrobica che può compromettere il risultato del trattamento (Marsh 2005). I vari spettri di microrganismi presenti in questi biofilm agiscono da legame tra i microrganismi con numerose interazioni: W interazioni relative all'offerta alimentare – catene alimentari; cooperazione per la degradazione di macromolecole complesse dell’ospite, W attività di segnalazione intercellulare – coordina l’espressione genica, W trasferimento di geni – trasferimento di resistenza agli antibiotici e W antagonismi – produzione di inibitori che rafforzano la capacità di repressione competitiva e/o di eliminazione di microbi indesiderati. PROFESSIONALdialogue Tema centrale Le superfici mucose (come quelle delle guance, del palato e della lingua) sono caratterizzate da un habitat particolare, diverso da quello presente sui denti (per esempio nei solchi dentari o nel solco gengivale). La possibilità di alcuni organismi di insediarsi in un determinato organo, di colonizzarlo e diventare dominanti oppure l’impossibilità di proliferare o la capacità di resistere solo in numero esiguo (Aas et al. 2005) sono determinate dalle caratteristiche biologiche di quel dato organo. Nei solchi dentari si trovano ceppi batterici in numero relativamente ridotto; sono predominanti gli streptococchi, mentre il numero di microrganismi anaerobici o gramnegativi è esiguo. Il solco gengivale, invece, presenta una microflora più diversificata, comprendente anche molti microrganismi anaerobici gramnegativi, nonché specie proteolitiche. In passato la microflora orale veniva classificata per mezzo delle tecniche di coltura tradizionali. Più recentemente sono state introdotte procedure di biologia molecolare. Questo ha rivoluzionato le nostre idee sulla diversità della microflora orale: sono stati identificati già più di 700 diversi ceppi batterici. di cui circa il 50% non sono attualmente coltivabili in laboratorio (Aas et al. 2005). Stabilità della microflora orale Una volta stabilitasi in una data sede, la microflora residente rimane relativamente stabile a condizione che l'ambiente non si modifichi sensibilmente. Per esempio, determinati batteri si insediano nel cavo orale solo dopo l’eruzione dei denti. Inoltre, nei pazienti che assumono antibiotici ad ampio spettro, lo spettro dei batteri presenti può essere ridotto. Questa stabilità, definita omeostasi microbica, non è dovuta a un’indifferenza metabolica della microflora orale, bensì è espressione di uno stato caratterizzato da elevato dinamismo, nel quale le percentuali relative delle singole specie si trovano in uno stato di equilibrio dovuto a numerose interazioni sia sinergiche, sia antagoniste. La microflora residente del cavo orale produce numerosi effetti positivi per l'ospite, perché: W favorisce il normale sviluppo della struttura e della funzione cellulare dell’ospite, W supporta il normale sviluppo del sistema immunitario e attenua le reazioni immunitarie dannose, W favorisce l’espulsione di microrganismi esogeni (e spesso patogeni). Questo processo (resistenza alla colonizzazione) si basa sul fatto che la microflora residente da un lato risulta superiore nell’approvvigionamento del cibo e nell’adesione ai recettori orali e dall'altro produce inibitori contro i microrganismi esogeni. PROFESSIONALdialogue La microflora orale durante la malattia Talvolta l'omeostasi microbica risulta compromessa e si verifica una malattia. Sono numerosi i fattori che possono contribuire a questo fenomeno, ma in genere si tratta di una reazione a un cambiamento sostanziale relativo a uno dei determinanti chiave ecologici, per esempio il consumo più frequente di alimenti contenenti zucchero, la riduzione del flusso salivare o l'indebolimento delle difese immunitarie. Carie dentaria Causa della carie è l’acido prodotto durante la fermentazione microbica degli zuccheri contenuti negli alimenti. Studi estensivi, durati più decenni, su abitudini alimentari diverse di gruppi di età diversi, testimoniano un aumento della percentuale di batteri acidificanti (acidogeni) e acido tolleranti (acidurici) nei biofilm della placca nei punti colpiti dalla carie. I batteri più diffusi con queste proprietà sono gli streptococchi mutans (Streptococcus mutans, S. sobrinus) e i lactobacilli; tuttavia l’interazione tra questi microrganismi e la carie non è assoluta né diagnosticamente significativa (Marsh & Nyvad 2007). I batteri sopracitati non sono rilevabili in tutte le lesioni cariose – questo fa presupporre che alla patologia concorrano anche altri batteri con caratteristiche simili –, mentre, al contrario, i batteri sopracitati sono rilevabili anche in siti in cui non sono osservabili segni di demineralizzazione. Malattie parodontali La definizione “malattie parodontali” è un concetto che comprende diverse patologie a carico del parodonto. Lungo il margine gengivale si forma un quantità di placca maggiore di quanto sia compatibile con uno stato di salute e il numero dei batteri anaerobici obbligati, proteolitici e spesso gramnegativi aumenta (Socransky & Haffajee 2005). L’ospite reagisce a questo danno di origine microbica con una reazione infiammatoria e un flusso aumentato di fluido sulculare (fluido gengivale crevicolare – GCF), per stimolare anticorpi, complemento e fagociti. Se la carica microbica non è tenuta sotto controllo, i legami tra i microbi subgengivali possono ostacolare le reazioni di difesa dell’ospite producendo citotossine, mediatori dell'infiammazione e proteasi che degradano le proteine di controllo dell’ospite (Curtis et al. 2005). Questo produce una reazione infiammatoria sproporzionatamente forte e nociva, con la conseguenza di un cosiddetto “effetto bystander” sui tessuti dell’ospite. 2/2007–1/2008 50 Tema centrale Recentemente è stata avanzata un’ipotesi ecologica, che dovrebbe chiarire il rapporto tra composizione della placca e carie o patologie del parodonto (Marsh, 2003). In sintesi questa ipotesi sostiene che una pesante alterazione delle condizioni dell’habitat influisce sulla capacità di affermazione competitiva dei batteri della placca. Aumenta così il numero dei microrganismi che si sono adattati meglio alle condizioni modificate. Un principio chiave di questa ipotesi è che la patologia possa essere trattata non solo migliorando l’igiene orale o combattendo i presunti microrganismi patogeni, ma anche riducendo la pressione alla selezione determinata dall’ambiente, che favorisce i microrganismi patogeni. In caso di carie, è possibile ridurre il pericolo rappresentato da valori bassi del pH, per esempio preferendo spuntini che non contengano dolcificanti fermentabili, utilizzando prodotti fluorati per ridurre la proMECCANISMI DELL‘OMEOSTASI duzione di acidi e favorire la rimineralizzazione e stimolando la secrezione salivare per mezzo di gomme da masticare MALATTIE CARIE senza zucchero. Al tempo stesStabilità DEL PARODONTO Microrganismi so è possibile ridurre il grado di del legame Anaerobici gramnegativi: acidogeni/acidurici: tra i anaerobismo utilizzando sosW spirocheti streptococchi mutans microrganismi tanze ossidanti o ridurre il flusW porfiromonas gingivalis lactobacilli nella placca so del fluido solcolare tramite W tannerella forsythia antinfiammatori, contrastando W aggregatibacter SALUTE così la crescita degli agenti W actinomycetemcomitans patogeni parodontali (Marsh 2003). consumo di zucchero/ più frequente pH basso debole flusso salivare infiammazione/ aumento del flusso GCF immunosoppressione ALTERAZIONE DELL‘EQUILIBRIO ECOLOGICO Variazioni ecologiche nella microflora del biofilm dentale in caso di carie e malattie parodontali. Un’alterazione dell’equilibrio ecologico causa una composizione disequilibrata della normale microflora della placca. Questo favorisce la selezione di batteri con proprietà associate a carie o malattie del parodonto. Nel caso della carie, un più frequente consumo di zucchero o un ridotto flusso salivare determinano un prolungamento dei tempi con bassi valori del pH nei biofilm della placca. Si verifica così una selezione delle specie acidogene e aciduriche (soprattutto, ma non esclusivamente streptococchi mutans) a spese dei batteri “sani”, che preferiscono valori del pH quasi neutrali. Ogni aumento delle popolazioni acidogene produce un ulteriore aumento della produzione di acidi e, di conseguenza, un maggiore rischio di demineralizzazione. In caso di patologie del parodonto, la reazione infiammatoria all’accumulo di placca determina un flusso GCF aumentato, che trasporta nell'area dell’infiammazione non solo componenti dei meccanismi di difesa dell’ospite, ma anche sostanze (emoglobina, transferrina) che possono essere disgregate da batteri anaerobici e proteolitici. Attraverso questi processi metabolici, l’area diventa più anaerobica e il valore locale del pH aumenta. Contemporaneamente si verifica una selezione dei legami complessi tra i microrganismi, rilevabili nei settori interessati dall’infiammazione. 66 2/2007–1/2008 Salute parodontale e generale Sono sempre più numerose le prove sull’esistenza di una correlazione tra salute orale e salute generale. Questo riguarda soprattutto le malattie cardiocircolatorie e respiratorie, il diabete mellito e il rischio di parti prematuri o della nascita di un neonato sottopeso. L’ipotesi di una simile correlazione si basa sulla seguente teoria: W Molti dei batteri che colonizzano il cavo orale sono agenti patogeni opportunisti, ovvero possono diventare patogeni quando conquistano l’accesso a regioni del corpo che normalmente sono loro precluse oppure quando le difese dell'organismo ospite sono indebolite. W In caso di patologie del parodonto, i biofilm subgengivali contengono numerosi ceppi gramnegativi che (a) presentano sostanze infiammatorie (p. es. lipopolisaccaridi) sulla superficie cellulare e (b) secernono prodotti del metabolismo tossici, che inducono la produzione di prostaglandine e citochine proinfiammatorie. L’elevata vascolarizzazione del parodonto fa sì che questi mediatori dell’infiammazione possano esercitare un influsso negativo anche in punti del corpo molto lontani. PROFESSIONALdialogue Tema centrale Durante una batteriemia temporanea i microrganismi del cavo orale possono entrare nel circolo sanguigno e provocare malattie sistemiche. Il rapporto tra batteri orali (soprattutto streptococchi) ed endocardite infettiva è incontestabile. Esistono tuttavia anche risultati di ricerche che dimostrano come i batteri parodontali rappresentino un ulteriore fattore di rischio per malattie cardiovascolari (Demmer & Desvarieux 2006). Mediante un procedimento di biologia molecolare è stato possibile dimostrare anche la presenza del DNA di batteri orali gramnegativi in placche ateromatose. Le malattie parodontali sono legate a un lieve aumento del rischio di parto prematuro o della nascita di un neonato sottopeso; quest’ultima condizione può essere causata direttamente dal parto prematuro o da una rottura precoce delle membrane (Vergnes & Sixou 2007). Nelle madri di neonati prematuri sottopeso sono stati riscontrati livelli aumentati di prostaglandine nel fluido solcolare. Nei pazienti vulnerabili, i microrganismi che accompagnano le malattie del parodonto spesso possono causare anche polmonite da aspirazione; in polmoni infetti sono stati infatti isolati batteri anaerobici derivanti dalle tasche gengivali del parodonto (Mojon 2002). In questo importante settore clinico sono necessari studi più vasti e ben controllati su diversi gruppi di pazienti omogenei al loro interno, mentre le analisi statistiche devono essere sufficientemente adattate per ulteriori fattori di disturbo risultanti dallo stile di vita (fumo, consumo di alcolici, livello di istruzione della madre ecc.). Sono altrettanto necessari studi prospettici trasversali per stabilire se queste patologie siano riconducibili a una malattia del parodonto. I risultati degli studi clinici in cui sono stati esaminati gli effetti di un trattamento parodontale sullo sviluppo successivo delle malattie sistemiche, dovrebbero essere di importanza decisiva per confermare gli effetti delle malattie del cavo orale sulla salute generale. Indirizzo per corrispondenza: P.D. Marsh HPA CEPR, Salisbury and Leeds Dental Institute, U.K. Tel: +44 (0)1980 612287 FAX: +44 (0)1980 612622 [email protected] Study of Health in Pomerania (SHIP) – uno studio sulla sanità nella Germania orientale Fattori di rischio per la parodontite e parodontite come fattore di rischio per malattie cardiovascolari Daniela Gätke, Prof. Dr. Thomas Kocher, Università di Greifswald, Germania L’epidemiologia si occupa delle cause e delle conseguenze, nonché della diffusione, di condizioni ed eventi nelle popolazioni collegati allo stato di salute. Vengono analizzati fattori che contribuiscono alla salute e alla malattia. Molti studi epidemiologici sono focalizzati su malattie specifiche e sui loro fattori di rischio: con particolare frequenza sono state studiate le malattie cardiovascolari in medicina generale e le carie coronali in odontoiatria. Raramente, tuttavia, lo stato di salute di un individuo è determinato da una sola malattia e pochissime patologie sono riconducibili a un’unica causa. Nella maggior parte dei casi un insieme di fattori influisce in modo complesso su molte patologie. L’epidemiologia cerca di identificare nuovi fattori di rischio o fattori protettivi, per utilizzarli come fattori di prognosi in un punteggio del rischio o come nuovo punto di partenza poi per gli interventi terapeutici. Lo “Study of Health in Pomerania” (SHIP) è uno studio della popolazione condotto nella regione della Pomerania Anteriore (Vorpommern). Un campione rappresentativo di soggetti è stato selezionato tramite gli uffici anagrafe e invitato a sottoporsi a una visita. Sono stati esaminati 4310 soggetti di entrambi i sessi nella fascia d’età compresa tra 20 e 79 anni (percentuale di partecipazione del 68,8%). La raccolta di dati baseline è avvenuta dal 1997 al 2001 (SHIP-0). Un follow-up di 5 anni è stato effettuato dal 2002 al 2006 (SHIP-1 con l’esame di 3300 soggetti. Un follow-up di 10 anni è previsto a partire dal 2008 (SHIP-2). I dati ottenuti dal SHIP-0, sotto forma di studio trasversale, sono da considerare come una “fotografia” temporale, inoltre le correlazioni causali tra fattori di rischio e malattia che ne scaturiscono sono deboli e servono alla formulazione di ipotesi. Solo attraverso la valutazione del record di dati longitudinale è possibile verificare i fattori di rischio causali. SHIP persegue l'obiettivo di studiare salute e malattia nella loro complessità, ovvero la prevalenza e incidenza di malattie frequenti e rilevanti tra la popolazione e i loro fattori di rischio (Hensel et al. 2003). Per sviluppare modelli di rischio sono stati raccolti numerosi dati sull’ambiente familiare e professionale, sulle relazioni sociali e le malattie croniche, sull’alimentazione, sull’abuso di tabacco e di alcol e sulla richiesta di prestazioni mediche. PROFESSIONALdialogue 2/2007–1/2008 70 Tema centrale La visita odontoiatrica comprende la valutazione dei denti, di eventuali protesi, del parodonto, della mucosa orale e della disfunzione del sistema craniomandibolare. Nell’ambito dell’esame medico è stata misurata la pressione arteriosa, sono stati effettuati un elettrocardiogramma e un ecocardiogramma; sono state inoltre effettuate ecografie della carotide, della tiroide e del fegato, come pure uno screening neurologico e la conservazione di DNA, siero e urine. Fattori di rischio per la parodontite Le malattie parodontali sono malattie con una ricorrenza “continua” e non “categoriale”. I loro sintomi possono variare da alterazioni subcliniche (sanguinamento al sondaggio) alla perdita di elementi dentari. Questo spiega il problema della definizione, e cioè se è sufficiente un’area del parodonto malata per classificare il soggetto esaminato come affetto da malattia parodontale e quale valore soglia possa essere superato. Se un soggetto con una superficie affetta da parodontite viene considerato malato, questa considerazione porta a una sopravalutazione della prevalenza. Attualmente non esiste alcuna definizione di prevalenza generalmente accettata. Di conseguenza i dati relativi alla prevalenza delle malattia parodontale sono accompagnati da un punto di domanda e le prevalenze riportate in studi diversi sono solo limitatamente paragonabili. L’osservazione che le malattie parodontali sono distribuite in modo molto disomogeneo tra la popolazione, ha motivato la ricerca dei fattori di rischio (Kocher et al. 2005). Per la loro valutazione viene spesso citato come indice l’odds ratio (OR) come indicatore. L’odds ratio indica quanto maggiore sia il rischio che la malattia insorga in soggetti con fattore di rischio rispetto a soggetti senza fattore di rischio. Come fattori di rischio per la parodontite abbiamo esaminato: fattori sociodemografici (età, sesso, reddito, istruzione), fattori medici (malattie sistemiche, terapie farmacologiche), fattori comportamentali (visite dentistiche di controllo regolari, fumo) e fattori orali (presenza di placca e tartaro sopragengivale). I seguenti fattori di rischio sono stati giudicati significativi: sesso maschile, basso livello di istruzione (OR 2,3), presenza di placca (OR 2,3) e tartaro sopragengivale (OR 2,8). Il fumo è risultato essere il fattore di rischio con l'influenza maggiore: quanto più il soggetto fuma, tanto maggiore è il rischio di perdita dell'attacco (> = 20 sigarette, OR 6,8). Anche gli ex fumatori hanno un rischio aumentato di contrarre la parodontite rispetto ai non fumatori (OR 1,54). L'associazione del genotipo dell’interleuchina e il fumo aumenta ulteriormente la probabilità di contrarre una malattia parodontale (OR 4,0) (Meisel et al. 2004). Dati non ancora pubblicati indicano che i soggetti sovrappeso hanno un rischio maggiore di contrarre la parodontite rispetto ai soggetti di peso normale. I soggetti esaminati affetti da grave malattia parodontale hanno un rischio inferiore di circa il 50% di contrarre allergie (Friedrich et al. 2006). 88 2/2007–1/2008 Sulla base dei risultati prospettici dei prossimi anni vogliamo sviluppare un modello predittivo per le malattie parodontali e la perdita di elementi dentari che tenga in considerazione anche il background genetico. Sfortunatamente nello studio SHIP-0 non sono stati prelevati campioni microbiologici. Parodontite come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari La parodontite è una delle malattie infettive di origine batterica più diffuse al mondo, caratterizzata da uno stretto contatto tra batteri e microcircolazione nella tasca parodontale e di conseguenza da una batteriemia con diversi effetti sistemici. Processi arteriosclerotici subclinici possono essere evidenziati per mezzo di ecografia. Lo spessore parietale dell'arteria carotide viene utilizzato come misura dell'entità dell'arteriosclerosi subclinica. Lo spessore dell’intima media dell’arteria carotide è correlato a possibili eventi cardiovascolari o cerebrovascolari. Poiché nella nostra popolazione, la perdita di elementi dentari è strettamente correlata alle malattie parodontali, abbiamo esaminato anche la perdita di elementi dentari come punto finale della parodontite. Nello studio SHIP abbiamo potuto dimostrare che i soggetti con parodontite di gravità crescente o perdita degli elementi dentari presentavano uno spessore maggiore dell’intima media o una maggiore prevalenza di placche arteriose. Tra i soggetti con mancanza di 0–9 denti, il 46% presentava una placca arteriosa nella carotide, se i denti mancanti erano più di 10 la prevalenza raggiungeva il 60%. Sorprendentemente queste correlazioni sono state osservate solo in soggetti di sesso maschile di età compresa tra 45 e 60 anni (Desvarieux 2004). Questa osservazione è in linea con i risultati ottenuti da altri gruppi di lavoro. L’osservazione che le malattie parodontali abbiano effetti sistemici più marcati sugli uomini e più ridotti sulle donne è stata confermata anche da un’analisi condotta sulla correlazione tra perdita di elementi dentari e ipertensione. La pressione arteriosa sistolica media negli uomini con 0–6 denti risultava pari a 149,6 mmHg rispetto a 142,6 mmHg in soggetti con 27–28 denti. I soggetti con pochi denti risultavano ipertesi e assumevano farmaci antipertensivi. Nelle donne invece non è stata osservata alcuna correlazione (Volzke et al. 2006). I dati disponibili aiutano a chiarire il rapporto tra perdita di elementi dentari e mortalità. Qualora tale osservazione dovesse rafforzarsi sia nel nostro record di dati longitudinale, sia in altri record di dati, sarebbe possibile limitare ulteriormente il gruppo di pazienti per un futuro studio terapeutico e ridurre il più possibile i loro rischio di arteriosclerosi mediante un trattamento parodontale. Indirizzo per corrispondenza: Prof. Dr. Thomas Kocher Ernst-Moritz-Arndt-Universität Greifswald Zentrum ZMK – Abt. Parodontologie Rotgerberstraße 8 · D-17487 Greifswald Tel.: +49 (0)3834-867172 · Fax: +49 (0)3834-867171 E-mail: [email protected] PROFESSIONALdialogue Profilassi individuale Qualità della vita in relazione alla salute del cavo orale nei bambini e nei giovani (MLQ*) Aspetti della ricerca odontoiatrica rilevanti per la professione Prof. Dr. Christian Hirsch, Università di Lipzia, Germania Il concetto MLQ Quasi ogni visita medico-odontoiatrica con pazienti di qualsiasi età comincia direttamente o indirettamente con la domanda „Come stai/sta oggi (riferito ai denti e al cavo orale)?“ In questo modo, ogni giorno in ambulatorio si anticipa ciò che l'odontoiatria cerca oggi di standardizzare, ovvero si considerano gli aspetti fisici e psicosociali delle malattie orali dal punto di vista dell’interessato. Perché questa prospettiva è così importante? Normalmente il lavoro giornaliero degli odontoiatri è quello di diagnosticare gli stati di malattia orale come base per la pianificazione del trattamento e della terapia. L’indice di carie (reperto 01) descrive il numero di denti trattati e ancora da trattare a causa della carie, le misurazioni delle tasche parodontali servono alla valutazione della gravità di una malattia parodontale, gli indici di placca o le misurazioni del sanguinamento gengivale sono alla base della profilassi individuale. Tutti questi indicatori descrivono senz’altro lo stato oggettivabile di un singolo reperto nel sistema masticatorio, ma presentano lo svantaggio di dire poco sulle funzioni del sistema masticatorio o del paziente nella sua globalità, per di più non caratterizzano lo stato soggettivo del benessere percepito dal paziente. Secondo il modello di salute di Locker (1988), l’edentulia o la distruzione cariosa o traumatica dei denti hanno molteplici effetti). * Mundgesundheitsbezogene Lebensqualität Malattia Perdita strutturale Malessere psichico Limitazione funzionale Compromissione Handicap Per esempio, in seguito a perdita strutturale possono subentrare limitazioni nella gamma degli alimenti consumabili (necessità di evitare i cibi duri), oppure il paziente evita di sorridere o di mangiare in presenza di altre persone. PROFESSIONALdialogue Un'ulteriore conseguenza è la discriminazione da parte dell’ambiente circostante, per esempio quando il soggetto, a scuola o al lavoro, è ostacolato da una fonazione poco chiara o da un’estetica poco gradevole. Simili problemi possono presentarsi in caso di disgnazie o malformazioni (Hatch, Rugh et al. 1998, O’Brien et al. 1998). Gravi problemi dentali in un giovane paziente; sono ovvie le conseguenze psicosociali delle malattie orali. Nel complesso, nella nostra società, la malattie orali hanno un influsso diretto sulla vita dell’interessato. Con un Indice della qualità della vita, che si riferisce alla salute del cavo orale, è possibile descrivere questi effetti secondo un’interpretazione bio-psico-sociale della malattia. Introduzione degli strumenti MLQ per bambini e giovani nei paesi di lingua tedesca Benché le misure di prevenzione orale siano considerate particolarmente importanti ed efficaci, l'introduzione degli indicatori di salute psicosociali per bambini e giovani, finora in Germania non è avvenuta. Questo fatto stupisce, dal momento che i problemi orali in età pediatrica e durante la pubertà sono molteplici e non si limitano affatto a danni provocati dalla carie, che in Germania tra l'altro colpisce circa la metà dei dodicenni (Micheelis & Schiffner 2006): W Circa un terzo dei soggetti rientranti in questa fascia d’età presenta anche malposizionamenti dei denti e dei mascellari che necessitano di trattamento (Micheelis & Bauch 1991). 2/2007–1/2008 90 Profilassi individuale W In circa un terzo dei bambini e dei giovani, inoltre, si osservano danni dentali non cariosi dovuti ad attività parafunzionali nel sistema masticatorio come il bruxismo (Hirsch, John et al. 2004). È stato inoltre dimostrato che anche la famiglia è penalizzata dalle malattie orali dei figli (Locker, Jokovic et al. 2002). Per poter valutare i complessi effetti delle malattie orali su bambini e giovani, è attualmente in corso un progetto di ricerca nel reparto pediatrico della clinica odontoiatrica di Lipsia (finanziato da GABA International) per testare uno strumento MLQ adattato dai paesi di lingua inglese (CPQ – Child Perception Questionnaire; Jokovic, Locker et al. 2002) per bambini e giovani – inizialmente per la fascia d’età da 10 a 15 anni. Il test prevede il confronto di parametri clinici di una pluralità di pazienti con i parametri MLQ per dimostrare l'attendibilità dello strumento che, nella sua forma completa, prevede 50 domande; in futuro sarà disponibile anche uno strumento in forma ridotta con circa 10 domande relativo a problemi specifici. Contemporaneamente vengono raccolti i dati della popolazione generale per disporre di valori normali di MLQ relativi a questa fascia d'età. W Danni dentari provocati da incidenti colpiscono 1 bambino su 3–4 e in circa il 10% dei casi provocano la perdita totale del dente traumatizzato (Andreasen & Daugaard-Jensen 1991). W Dolori cronici al viso e ai mascellari vengono riportati dal 15% (prevalenza mensile) dei bambini e dei ragazzi (Hirsch & John 2003). W Le anomalie congenite dei mascellari (p. es. cheilognatopalatoschisi), con un’incidenza di 2 su 1000 nati vivi, rappresentano le malformazioni in assoluto più frequenti nell’uomo (Zieglowski & Hemprich 1999). W Anche le malattie generiche tipiche dell’infanzia e della pubertà, sono accompagnate da manifestazioni o effetti che interessano il sistema orofacciale (p. es. erosioni causate da disturbi dell’alimentazione) (Bartlett 1998). Utilizzo di strumenti MLQ per bambini e giovani L’importanza della bocca e del viso per lo sviluppo psicologico e sociale in età pediatrica e nella pubertà è indiscusso (Jokovic, Locker et al. 2005). Tuttavia finora sono stati effettuati pochissimi studi sistematici sugli effetti che le malattie orali citate possono avere sul bambino o sul giovane, ovvero studi che analizzino le modalità con cui l'uomo percepisce la propria salute orale nella fase dello sviluppo, quali attività giornaliere (p. es. il gioco, la scuola) ne siano limitate e come anche la famiglia venga influenzata da queste malattie (p. es. assenza dal lavoro dei genitori). A livello nazionale e internazionale esistono pochi studi concreti. L’OMS stima che nel mondo vengano persi circa 50 milioni di ore scolastiche all’anno a causa di problemi dentali (Chen, Andersen et al. 1997). Altre indagini hanno dimostrato che bambini e giovani con malattie orali presentano più spesso disturbi della fonazione e della respirazione e sono più frequentemente assenti da scuola (Locker, Jokovic et al. 2005). In un attuale studio rappresentativo condotto nella Sassonia-Anhalt l’11% dei dodicenni intervistati ha ammesso di non sorridere a causa dell’aspetto dei propri denti, il 9% di aver perso ore di lezione a causa del mal di denti e il 5% di essere stato schernito dai compagni di scuola a causa dei problemi ai denti (Brauner 2005). 10 2/2007–1/2008 Esistono dunque differenze sostanziali nella percezione della MLQ nelle diverse fasce d’età che giustifichino la spesa considerevole necessaria per lo sviluppo di strumenti specifici per età diverse? La tabella mostra, sulla base dei primi dati, che i 10 problemi più frequentemente citati variano significativamente tra la fascia 10–15 anni e gli adulti (da John, LeResche et al. 2003). Giovani Rang Problema Adulti % Problema % 1 Respirazione con la bocca 21 I residui di cibo aderiscono ai denti 2 Difficoltà con cibi e bevande caldi/freddi 14 Denti sensibili 33 3 I residui di cibo aderiscono ai denti 14 Alito cattivo 33 4 Sanguinamento gengivale 10 Mal di denti 29 5 Difficoltà a masticare cibi solidi 7 Gengiva dolorante 27 6 Dolori nel cavo orale 7 Difficoltà a masticare cibi solidi 26 7 Alito cattivo 5 Tensione 25 8 Irritazione/frustrazione/ nervosismo 4 Secchezza delle fauci 24 9 Sensazione di disagio in compagnia di altri bambini 4 Peggioramento delle condizioni generali di salute 24 10 Disagio nel partecipare alle feste familiari 4 Lesioni nel cavo orale 23 39 Frequenza di problemi orali in giovani e adulti (secondo John et al. 2003) PROFESSIONALdialogue Profilassi individuale Accanto a problemi riferiti da tutti gli intervistati (p. es. dolori, alito cattivo) nella fascia d’età 10–15 anni l’accettazione da parte del proprio ambiente („evitavo la compagnia di altre persone“, „evitavo di partecipare alla feste familiari“) viene considerata come aspetto fondamentale. Non sorprende che nel questionario emergano problemi segnalati dai giovani che invece non vengono riferiti dagli adulti (p. es. „paura di parlare di fronte alla classe“ oppure „di essere ignorato dagli altri bambini“). Al contrario, gli adulti segnalano, per esempio, problemi con le protesi dentarie che naturalmente non emergono tra i giovani. È quindi impossibile descrivere le conseguenze delle malattie orali basandosi su questionari relativi alla qualità della vita identici per i giovani e per gli adulti. Cosa fare ora con le informazioni MLQ relative a bambini e giovani? Innanzitutto, come odontoiatri, possiamo basare la nostra consapevolezza di aiutare concretamente il paziente con la terapia odontoiatrica, per quanto spiacevole, su dati concreti – ovvero sul sostanziale miglioramento della MLQ. Contemporaneamente è possibile valutare le dichiarazioni sulla relativa „gravità“ delle malattie orali, per esempio i difetti cariosi possono essere confrontati direttamente con malposizionamenti dei denti o con malattie della mucosa orale rispetto alle loro conseguenze per i pazienti tramite un “valore di misurazione” sulla scala MLQ. Nell’esempio concreto di un quindicenne con agenesia di 17 denti permanenti (oligodonzia) è stato possibile dimostrare che il paziente rientrava nel 10% dei soggetti con le peggiori condizioni di salute orale della sua fascia d’età (Hirsch et al. 2005). Inoltre è possibile verificare l’utilità delle misure di prevenzione che consentono di evitare malattie orali o terapie odontoiatriche oltre un livello puramente commerciale. Finora le misure preventive e le terapie sono state utilizzate nel modo in cui gli esperti ritenevano potessero essere utili per i pazienti (e per la società). In molti casi – per esempio per l’eliminazione del dolore – tali valutazioni sono ancora valide. Per quanto riguarda la correzione dei malposizionamenti dei denti, invece, si può prevedere che l'opinione degli esperti non coincida con il punto di vista dei pazienti. Scopo della ricerca sulla qualità della vita in odontoiatria è in ultima istanza quello di scoprire quali misure di prevenzione o terapeutiche determinino il maggiore progresso in termini di qualità della vita per il paziente, dal suo punto di vista. Un altro vantaggio fondamentale dell’impiego degli strumenti MLQ consiste nella possibilità di descrivere la salute orale anche senza ricorre a indici odontoiatrici difficili da comprendere per i profani. Questo dovrebbe facilitare notevolmente l'apertura di categorie sociali e decision maker (politica sanitaria, sistemi sanitari) nei confronti dei problemi odontoiatrici. PROFESSIONALdialogue L’introduzione degli strumenti MLQ per bambini e giovani nei paesi di lingua tedesca consentirebbe per la prima volta il confronto di sistemi sanitari completi oltre i confini geografici e culturali. Le cure odontoiatriche per bambini e giovani in Scandinavia o in Gran Bretagna sono migliori o peggiori che in Germania? Considerando l’esiguità delle risorse dei sistemi sanitari, queste domande sono estremamente attuali. È anche evidente che il confronto di un parametro come l'indice di carie (come accade normalmente) non può dare una risposta soddisfacente a questa domanda. Prospettiva Ciò che finora non ha potuto essere rappresentato in modo soddisfacente sono i problemi conseguenti a gravi danni della dentatura, come la sindrome da biberon (una forma particolare di carie precoce dei bambini) nei bambini piccoli. Primo piano di sindrome da biberon Per ragioni di metodo, nei bambini al di sotto dei 10 anni – che non sono in grado di compilare autonomamente il questionario – è necessario rifarsi ai dati forniti dai genitori, che tuttavia possono riferire solo la propria opinione in materia. La sfida del futuro per la ricerca consiste nello sviluppo di metodi adatti all'acquisizione diretta delle conseguenze psicosociali delle malattie orali nei bambini di età inferiore ai 10 anni e nelle rispettive famiglie. Indirizzo per corrispondenza: Prof. Dr. Christian Hirsch, MSc Selbständige Abteilung für Kinderzahnheilkunde Poliklinik für Kieferorthopädie und Kinderzahnheilkunde Nürnberger Straße 57 · D-04103 Leipzig Tel.: +49 (0)341-9721070 Fax: +49 (0)341-9721079 E-mail: [email protected] 2/2007–1/2008 11 Profilassi praticabile Analisi al microscopio elettronico della formazione di depositi di fluoruro di calcio (CaF2) sulla superficie dentale Dr. Matthias Petzold, Fraunhofer-Institut für Werkstoffmechanik, Halle (Saale), Germania Introduzione A fronte dell'efficacia dimostrata in numerosi studi, ormai una profilassi anticarie senza fluoruri è impensabile. Risultati da analisi chimiche e cliniche esaustive hanno dimostrato che i fluoruri riducono la possibilità dello smalto di demineralizzare in ambiente acido e contemporaneamente favoriscono la rimineralizzazione attraverso il deposito di calcio e fosfati (per una panoramica si vedano per esempio le presentazioni riassuntive di Hellwig et al. 2006, Fejerskov et al. 1996). Rispetto alla fluorizzazione sistemica, da un po' di tempo, si attribuisce un'efficacia maggiore all'applicazione diretta di fluoruri sulla superficie del dente, per esempio con l’uso di prodotti contenenti fluoruro come dentifrici o collutori. Il meccanismo d'azione da considerare in questo contesto consiste nella formazione di fluoruro di calcio (CaF2) direttamente sulla superficie del dente o nella zona della placca circostante. Nella letteratura c'è oggigiorno un ampio consenso sul fatto che tali depositi di CaF2 possono avere un ruolo di riserve provvisorie di fluoruro, la cui lenta liberazione mette a disposizione una concentrazione continua di fluoruro più ridotta nel cavo orale – anche nei lassi di tempo tra le applicazioni di prodotti per la cura dei denti. Con queste premesse la capacità dei prodotti per la cura dei denti di formare tali riserve assume un'importanza pratica di rilievo. Con l'aiuto di analisi al microscopio elettronico qui di seguito si cerca di illustrare la formazione di riserve di CaF2 che si presenta sulla superficie dei denti quando si utilizzano principi attivi e prodotti per la cura dei denti contenenti fluoruro amminico. Ulteriori depositi, tra l'altro di carbonati, aumentano la risoluzione del minerale. Grazie all'azione degli acidi organici della placca nel cavo orale si forma un equilibrio dinamico tra solubilizzazione e precipitazione dell'apatite, quindi nella pellicola di liquido che avvolge il dente c’è sempre a disposizione una determinata quantità di ioni di calcio (Fejerskov & Clarkson 1996). Fig. 1 Microstruttura delle superfici dello smalto nel margine del prisma con singoli cristalliti di idrossiapatite (REM) Nell'azione di prodotti per la cura dei denti che contengono fluoruro ionico (p.es. fluoruro amminico o NaF) gli ioni di calcio e fluoruro reagiscono per formare un materiale simile al fluoruro di calcio, che viene rapidamente a mancare a causa della sua scarsa solubilità in genere (Rölla & Ekstrand 1996). Questo processo è dimostrabile per la fase di sperimentazione in vitro con soluzioni di fluoruro amminico (1.000 ppm Olaflur, 2 min., valore pH della soluzione 4,5) sulla base della tipica formazione di cosiddetti globuli di fluoruro a forma quasi semisferica nel REM (fig. 2 e 3). I globuli CaF2 formati risultano avere diametri compresi fra i 10 nm e 1 µm ca. Formazione di un precipitato di fluoruro di calcio sulla superficie dentale Con l'aiuto della microscopia a scansione elettronica (REM) e dell'analisi EDX è possibile dimostrare che la sostanza minerale base dello smalto viene formata sostanzialmente da cristalliti aghiformi di idrossiapatite (Ca5 (PO4) 3 (OH)) con diametri nel margine di 30 nm ca. (fig. 1). Fig. 2: Formazione di precipitati globulari CaF2 su una superficie di smalto dentale trattata con Olaflur (concentrazione di fluoruro 1.000 ppm, 2 min., tampone di acetato pH 4,5, REM) Fig. 3: Singolo globulo di fluoruro (REM), ingrandimento di sezione dalla figura 2 12 2/2007–1/2008 PROFESSIONALdialogue Profilassi praticabile Anche per i prodotti di igiene orale contenenti fluoruro amminico, come gel, collutori o dentifrici, sono stati ottenuti risultati paragonabili nelle analisi REM (fig. 4–6), sebbene la durata d'azione del fluoruro nelle analisi qui presentate fosse compresa in un intervallo di tempo di 1 a 6 min. Fig. 4 Superficie dello smalto con globuli CaF2 dopo 1 minuto di trattamento con elmex gel (miscelato con saliva 1:1, REM) Fig. 7: Produzione e prelievo di una lamella trasparente al fascio di elettroni per l'analisi TEM, preparata per mezzo della tecnica dei raggi ionici focalizzanti (FIB) Fig. 5 Precipitati CaF2 su una superficie di smalto dopo 6 minuti di trattamento con il collutorio elmex Protezione Carie (REM) La figura 8 mostra una tale sezione trasversale TEM attraverso una superficie di smalto trattata per un'ora con 1.000 ppm di soluzione Olaflur (Petzold et al. 2004). Sulla superficie del dente è chiaramente riconoscibile la buona adesività dell'apposizione del materiale simile al fluoruro di calcio mentre gli strati di smalto non mostrano nessun segno di una trasformazione morfologica o di formazione di uno strato intermedio. Fig. 6 Precipitati CaF2 su una superficie di dentina, spazzolata con il dentifricio elmex Sensitive (2 minuti, miscelato con saliva 1:1, REM) Un'analisi dettagliata delle interazioni di fluoruri amminici con la sostanza dentale è possibile attraverso l'impiego del microscopio elettronico in trasmissione (TEM). Con l'aiuto di un fascio ionico focalizzato (FIB = Focused Ion Beam) la superficie fluorizzata del dente comprensiva dei globuli CaF2 viene preparata con precisione in sezioni trasversali in modo che si formi una lamella sottile penetrabile per il fascio di elettroni (fig. 7). Gli spessori necessari dei campioni sono in un margine di soli 50–100 nm ca., cioè nell'ordine di grandezza di più o meno 1/1.000 di un diametro di capello. PROFESSIONALdialogue Fig. 8: Sezione trasversale attraverso una superficie dello smalto dentale fluorizzata (TEM) Risultati paragonabili si ottengono, oltre che per lo smalto sano, anche per le interazioni con lesioni iniziali demineralizzate (fig. 9) o con la superficie della dentina. 2/2007–1/2008 13 Profilassi praticabile A causa di possibili interazioni con l'ambiente orale, che possono condurre per esempio all'assorbimento di proteine e/o fosfati sulla superficie (Rölla & Ekstrand 1996), rimangono ancora aperte diverse domande sulla solubilità e sulla reattività di precipitati contenenti fluoruro. Fig. 9: Formazione di CaF2 sulla superficie di una lesione demineralizzata dopo la fluorizzazione con una soluzione di fluoruro amminico (1.000 ppm Olaflur, 1 ora, pH 4,5, REM) La determinazione della composizione chimicaatomica eseguibile in TEM per mezzo di radiografia (nanospot-EDX) fornisce per i globuli di fluoruro valori simili del 50% circa di atomi di fluoro con ulteriore aggiunta, tra l'altro, di fosfati (Petzold et al. 2004, Petzold 2001). A confronto nelle zone di smalto direttamente adiacenti non è riscontrabile nessuna – ovvero solo una nel margine dell'insicurezza della misurazione – captazione giacente di fluoruro (inferiore all'uno percento circa). Una trasformazione diretta dello smalto dentale in fluorapatite con un'unica fluorizzazione è da considerarsi perciò improbabile. Fig. 10: Campione di smalto fluorizzato in vitro, residui di precipitati di CaF2 dopo una durata di applicazione in situ di dieci giorni Per ricoprire il ruolo di riserva di fluoruro i globuli formatisi sulla superficie del dente devono avere non solo un'alta concentrazione di fluoruro ma contemporaneamente anche una ritenzione sufficientemente stabile al carico meccanico e chimico. Per l'analisi della stabilità dei precipitati CaF2 sulla superficie del dente sono stati fluorizzati campioni di smalto prima in una provetta e poi in apparecchi ortodontici in situ nel cavo orale. L'analisi con il microscopio elettronico mostra lo stato di un campione di tal genere dopo una periodo di applicazione di dieci giorni (fig. 10). Una perdita di CaF2 è riconoscibile, tuttavia la presenza di precipitati di fluoruro rimane sempre dimostrabile (Petzold et al. 2004). Anche nel caso di carico meccanico dovuto allo spazzolino è stato possibile dimostrare un'alta stabilità (fig. 11). 14 2/2007–1/2008 Fig. 11: Rappresentazione REM di una superficie di smalto fluorizzata con precipitati di CaF2 dopo lo strofinio con una setola di spazzolino da denti (in basso a destra) PROFESSIONALdialogue Profilassi praticabile Confronto di diversi principi attivi contenenti fluoruro La valutazione di diversi principi attivi contenenti fluoruro dipende anche da quanto rapidamente possa avvenire la formazione di riserve di fluoruro entro la durata di azione relativamente scarsa di soli pochi minuti dei prodotti per la cura dei denti. Per i principi attivi contenenti fluoruro amminico nelle analisi in vitro sui campioni di smalto è stato possibile dimostrare che la formazione di CaF2 è rilevabile già pochi secondi dopo l'applicazione del fluoruro (Petzold 2001) (fig. 12). Fig. 12: Analisi della cinetica di reazione del precipitato CaF2 in una cellula liquida sottoposta a microscopia a forza atomica (AFM) dopo l'applicazione di fluoruro amminico Questo vale in particolare per soluzioni leggermente acide, perché con valori di pH inferiori a 5,5 per la reazione è a disposizione calcio addizionale dalla superficie di smalto. Il carattere leggermente acido dei fluoruri amminici supporta perciò la formazione rapida di riserve di fluoruro CaF2. Mentre le soluzioni contenenti fluoruro amminico e le soluzioni NaF con lo stesso grado di acidità non si distinguono nella cinetica, per le soluzioni di monofluorofosfato di sodio non è stato possibile rilevare reazioni paragonabili, anche con tempi d'azione lunghi nel margine di più ore e diverse miscele di saliva (Petzold 2001). A fronte del legame covalente del fluoruro al fosfato, il monofluorofosfato di sodio presenta un altro meccanismo d'azione. PROFESSIONALdialogue Conseguenze La formazione, in linea di massima entro secondi di precipitati submicroscopici di CaF2 rappresentano un ottimo mezzo per la creazione di riserve di fluoruro sulla superficie dei denti. Nel trasferimento dei risultati alla pratica tuttavia si deve considerare che la copertura della superficie dei denti con la pellicola e con la placca ostacola la reazione diretta del fluoruro con lo smalto dentale, contemporaneamente l'effetto tampone della saliva riduce la velocità di formazione dei globuli di fluoruro nel cavo orale rispetto alle analisi in vitro. L'analisi del legame CaF2 nelle condizioni in situ viene perciò effettuato per mezzo di procedimenti d'analisi chimica (analisi con elettrodi sensibili al fluoruro dopo l'estrazione con KOH). Domande ancora aperte sui punti di ritenzione di riserve di CaF2 (placca, superficie del dente, zone demineralizzate) richiedono analisi addizionali all'interno di altri progetti di ricerca interdisciplinari. Ringraziamento Il mio ringraziamento va in particolare a Lutz Berthold, Andreas Cismak e Kathrin Reinhardt, sui cui lavori poggiano i risultati qui presentati. Indirizzo per corrispondenza: Dr. Matthias Petzold Fraunhofer-Institut für Werkstoffmechanik Walter-Hülse-Straße 1 · D-06120 Halle (Saale) 2/2007–1/2008 15 Sfondo Dentifrici celle detergenti contenute nel dentifricio, ma è piuttosto un effetto dello spazzolamento dei denti.” Prof. Dr. Fridus (G.A.) van der Weijden, Amsterdam, Paesi Bassi Anche le sostanze detergenti (o umettanti) contenute nel dentifricio svolgono un ruolo importante nella rimozione della placca; si tratta di sostanze con attività di superficie che determinano la formazione di schiuma, la quale favorisce l’asportazione della placca rimossa dai denti e produce una piacevole sensazione di pulizia. Non è tuttavia sufficientemente documentato il fatto che i detergenti influenzino l’efficacia del dentifricio nella rimozione della placca. Le sostanze utilizzate come umettanti nei dentifrici sono diverse: sodio laurilsolfato (NaLS), sodio laurilsircosinato, cocamidopropilbetaina, sodio-C14-16-olefin-solfonato e Steareth-30. I composti di fluoruro con attività di superficie, quali i fluoruri amminici, consentono la formulazione di dentifrici senza aggiunta di agenti tensioattivi supplementari. Idealmente i detergenti presenti nel dentifricio dovrebbero essere sufficienti alla rimozione della placca, ma in realtà questo è difficile da realizzare tecnicamente (van der Mei et al. 2002). In genere, per la pulizia dei denti, agli spazzolini viene associato l’impiego di dentifrici, al fine di facilitare la rimozione della placca e apportare sulla superficie dei denti determinate sostanze con azione profilattica o terapeutica. Nel 1824 un dentista di nome Peabody realizzò per primo un dentifricio con aggiunta di un detergente e John Harris, nel XIX secolo, intorno agli anni Cinquanta, utilizzò per la prima volta il gesso come ingrediente. Il primo dentifricio commercializzato in un contenitore, come articolo di largo consumo, fu prodotto da Colgate mentre il primo dentifricio in tubetto si deve al Dr. Washington Sheffield del Connecticut nel 1892. Da sempre il dentifricio ha prevalentemente scopi cosmetici, dal momento che contribuisce alla pulizia dei denti a mantenere l’alito fresco, oltre a rendere più piacevole lo spazzolamento dei denti. Vi sono pareri contraddittori sul valore aggiunto dei dentifrici ai fini della rimozione della placca. Eid e Talic (1991) hanno confrontato l’efficacia della pulizia dei denti di spazzolino e dentifricio, rispetto a spazzolino ed acqua, su un accumulo di placca di due giorni. Secondo le loro osservazioni, la pulizia manuale dei denti con dentifricio ha prodotto una riduzione della placca del 67% rispetto al 59% con l’utilizzo di sola acqua. Binney e collaboratori (1993) hanno studiato l’effetto dell’impiego di collutori prima dello spazzolamento dei denti. L’acqua è stata utilizzata come controllo negativo e per sciacquare i denti durante lo spazzolamento. Il risciacquo con acqua prima e dopo lo spazzolamento ha rimosso più placca di qualsiasi combinazione di collutorio e dentifricio. In breve, il contributo diretto del dentifricio alla rimozione della placca non è riconosciuto univocamente (Paraskevas et al. 2006). Da sempre si ritiene che un dentifricio debba contenere particelle detergenti che facilitino la rimozione della placca e delle pigmentazioni senza provocare recessioni gengivali o abrasioni della sostanza dura e senza influire sull’azione degli altri ingredienti (Wülknitz 1997). Per decenni sono state utilizzate particelle detergenti come carbonato di calcio, fosfato dicalcico e fosfato di alluminio. Oggi i dentifrici contengono prevalentemente silice, che è più costosa, ma è maggiomente versatile e si combina bene con i sali di fluoruro. A lungo si è ritenuto, inoltre, che i dentifrici più abrasivi rimuovessero in misura maggiore la placca (Johanssen et al. 1993). I risultati di un nuovo studio (Paraskevas et al. 2006) sollevano però alcuni dubbi su questa tesi. É stato infatti stabilito che i dentifrici con maggiore abrasività non risultano essere più efficaci nel rimuovere la placca, come confermato da un rapporto della ADA Division of Science (2001) secondo il quale “la rimozione della placca è solo minimamente associata alle parti- 16 2/2007–1/2008 Oggi i dentifrici contengono anche ingredienti che migliorano la salute del cavo orale. Praticamente tutti i dentifrici in commercio sono a base di fluoruro (F-). Le prime evidenze sull'efficacia dei dentifrici fluorati risalgono a oltre 50 anni fa. I dentifrici sono efficaci veicoli di fluoruro e quelli moderni contengono fluoruro di sodio, sodio monofluorofosfato, fluoruro amminico e/o fluoruro stannoso. Il loro contributo alla profilassi della carie è generalmente riconosciuto. Il fluoruro, però, non agisce necessariamente contro le infiammazioni della gengiva. Per questo è stata considerata l'aggiunta di sostanze antiplacca e/o antinfiammatorie per compensare l’inadeguata rimozione meccanica della placca da parte dei pazienti. Dal momento che lo spazzolino rappresenta lo strumento di igiene orale più usato, risulta del tutto plausibile, considerare il dentifricio come sistema adatto per l'apporto di sostanze con azione antimicrobica. Con un po’ di fantasia questo potrebbe addirittura significare un cambio di paradigma, dal dentifricio “detergente" abrasivo, all'impiego di un "dentifricio per la cura del cavo orale". Finora tuttavia sono poche le sostanze antibatteriche impiegate con successo nella formulazione dei dentifrici. Questo dipende dal fatto che è difficile trovare ingredienti compatibili che possano essere associati agli altri principi attivi del dentifricio. L’interesse della ricerca è rivolto a sostanze come bisbiguanidi, triclosan, sanguinarina, composti di cloruro di ammonio quaternario e sali di metallo. Fra questi ultimi figura lo stagno associato al fluoruro (fluoruro stannoso: SnF2), un noto principio attivo impiegato nei dentifrici sin dall’inizio degli anni Quaranta del secolo scorso. Nel corso degli anni sono state testate diverse formulazioni come dentifrici, gel dentali e collutori. Gli studi sono per la maggior parte concordi sul fatto che i prodotti a base di SnF2 riducono la formazione di placca, mentre non esiste accordo sugli effetti delle diverse formulazioni di SnF2 sulla gengivite. PROFESSIONALdialogue Sfondo Una nuova review ha analizzato quindi sistematicamente gli studi condotti sugli effetti prodotti dall’SnF2 sui parametri dell’infiammazione gengivale. L’SnF2 nelle formulazioni di dentifrici/gel dentali ha dimostrato di ridurre le infiammazioni gengivali e la formazione di placca in modo significativamente maggiore rispetto ad un dentifricio tradizionale (contenente NaF) (Paraskevas & van der Weijden 2006). Le sostanze antibatteriche più efficaci attualmente in uso sono rappresentate dai composti di bisbiguanidi clorexidina gluconato e alexidina. La clorexidina è un composto clorofenilbiguanide cationico con straordinarie proprietà batteriostatiche. La sintesi e l’efficacia di questa sostanza è stata documentata per la prima volta dall'ICI nel 1954, dopo che le proprietà biologiche di composti polibiguanidi erano state studiate approfonditamente. La CHX viene utilizzata prevalentemente nei collutori ed è un efficace inibitore della formazione di placca, sia in associazione a procedure di pulitura meccanica, sia quando impiegata singolarmente. Nonostante la sua ottima efficacia in forma di collutorio, la clorexidina ha un'azione limitata se usata come ingrediente di dentifrici, perché può essere inattivata dalle sostanze aromatizzanti e dai detergenti presenti nella formulazione (Addy et al. 1989, Barkvoll et al. 1989, Jenkins et al. 1990). Tra i detergenti sintetici più usati nei dentifrici figura il sodio laurilsolfato (NaLS). Purtroppo CHX e NaLS possono inattivarsi reciprocamente (Barkvoll et al. 1989). E’ quindi decisiva la prova clinica di efficacia dell’intera formulazione. Tuttavia, anche se la clorexidina si è dimostrata clinicamente efficace, i suoi effetti collaterali ne limitano l'impiego a determinate indicazioni per brevi periodi (Sanz et al. 1994). Il triclosan (5-cloro-2-(2,4 diclorofenossi)fenolo) è una sostanza con azione antimicrobica frequentemente utilizzata, contenuta in prodotti come creme contro l'acne, deodoranti e saponi per le mani in concentrazioni comprese tra 0,1 e 1%. Benché presente sul mercato da oltre 30 anni, l’impiego del triclosan è notevolmente aumentato nell'ultimo decennio. Il triclosan è contenuto in molti prodotti per la cura del cavo orale perché svolge un'azione antibatterica, antimicotica e antivirale. In quanto sostanza non ionica, il triclosan è compatibile con le normali formulazioni di dentifrici e presenta una sufficiente sostantività. Dopo l’applicazione il triclosan è rilevabile sulla mucosa orale a distanza di tre ore e nella placca a distanza di otto ore. È un antibiotico ad ampio spettro, efficace contro tutti i principali batteri della placca. L'impiego di prodotti contenenti triclosan è associato a pochissimi effetti indesiderati (Hioe & van der Weijden 2005). Il triclosan da solo produce una notevole inibizione della placca (Gaffar et al. 1994); sono dimostrabili anche effetti antinfiammatori sulla gengiva (Gaffar et al. 1995). L’impiego quotidiano di dentifrici contenenti triclosan/copolimeri può influenzare notevolmente il progresso della parodontite (Rosling et al. 1997). PROFESSIONALdialogue Le superfici dentinali scoperte possono essere sensibili al dolore e provocare notevole fastidio. Attraverso le estremità scoperte dei canali dentinali vengono trasmessi gli stimoli che inducono il dolore. Esistono diverse sostanze in grado di alleviare o eliminare questo disturbo; il trattamento si basa sull’ipotesi che il movimento del liquido nei canali dentinali possa irritare i nervi della polpa dentale. Coprendo o sigillando i tubuli aperti si blocca la trasmissione degli stimoli. Sono state testate molteplici sostanze che si sono dimostrate diversamente efficaci nella sigillatura dei tubuli. Solo pochi pazienti rispondono a un’unica forma di trattamento, ma per tutti risulta fondamentale la rimozione della placca. Inoltre, un dentifricio a base di fluoruro in associazione ad una sostanza desensibilizzante può contribuire alla riduzione dell'ipersensibilità della dentina in misua maggiore di un placebo (Miller & Gaffar 1994). Vengono utilizzati, per esempio, cloruro di stronzio, acetato di stronzio, nitrato di potassio e cloruro di potassio. Anche i fluoruri con attività di superficie possono agire sulla dentina con un'azione sia desensibilizzante, che rimineralizzante, grazie alla formazione di uno strato protettivo particolarmente efficace. Dal momento che il meccanismo d'azione di tutte queste sostanze è differente, la risposta dei pazienti varia a seconda del prodotto utilizzato. È necessario considerare anche il grado di abrasività di un dentifricio, per evitare che certe sostanze possano contribuire a scoprire i canali dentinali causando un aumento della sensibilità. Alcuni ingredienti di dentifrici possono indurre effetti collaterali locali o sistemici. La clorexidina contenuta nei dentifrici provoca pigmentazione (Yates et al. 1993). I pirofosfati, alcune sostanze aromatizzanti e detergenti come il sodio laurilsolfato, contenuto in molti dentifrici in commercio, sono stati indicati come fattori scatenanti di reazioni di ipersensibilità orale come, per esempio, ulcere aftose, stomatite e cheilite (Sainio & Kenerva 1995, DeLattre 1999), bruciori (Kowitz et al. 1990) e desquamazioni della mucosa (Herlofson & Barkvoll 1996). In questi casi il dentista dovrebbe identificare i disturbi, sconsigliare al paziente l’utilizzo del dentifricio sospetto e indicargli alternative in grado di continuare a garantire un’adeguata igiene del cavo orale. Indirizzo per corrispondenza: Prof. Dr. Fridus (G.A.) van der Weijden Departement of Periodontology, ACTA Academic Centre for Dentistry Amsterdam Louwesweg 1 · NL-1066 EA Amsterdam Tel.: +31-205188307 E-mail: [email protected] 2/2007–1/2008 17 Sfondo Carie radicolare e strategie per un trattamento di successo Prof. Dr. Lars G. Petersson, Halmstad Hospital, Svezia Introduzione In Europa la percentuale di persone sopra i 60 anni passerà dall’attuale 20% al 30% circa durante i prossimi due decenni. La maggior parte degli europei anziani sta andando incontro ad un allungamento di vita della dentatura naturale con problemi del cavo orale prevedibili, dovuti in particolare a carie dentali sulle superfici delle radici esposte e otturate, e conseguente continuo aumento delle spese dentali, fig. 1–2 (Lynch & Baysan 2001, Öwall et al. 1996, Banting et al. 1980). Fig. 1: In futuro le generazioni anziane avranno sostanzialmente molti più denti naturali con un aumento della probabilità di complicazioni cariose presenza di lesioni primarie e secondarie da carie delle radici. Vi sono potenziali fattori di rischio generali e specifici del cavo orale e di determinanti per le carie dentali negli anziani, quali disturbi medici e utilizzo di farmaci. Le infezioni del cavo orale e le patologie sistemiche sono un problema emergente in generale in medicina ed in particolare negli anziani (Rautemaa et al. 2007). La ritenzione della placca su denti sempre più naturali e un aumento graduale sui denti restaurati, in combinazione con secchezza della fauci a seguito di disfunzioni salivari sta complicando la situazione del cavo orale di questo gruppo della popolazione. Particolari carie delle radici sembrano rappresentare una sfida emergente per la professione del dentista in futuro poiché sempre più superfici delle radici sono esposte a causa della recessione dei denti negli anziani. Questa particolare situazione è il risultato di comuni mutamenti patologici del supporto del tessuto parodontale ma anche di insulti meccanici provocati da manovre di igiene orale troppo intense ed eseguite erroneamente. Una graduale perdita dell'abilità manuale e della capacità di eseguire un'adeguata igiene orale unitamente ad una dieta insufficiente, all'uso limitato di fluoruro e agenti di controllo della placca possono essere inoltre potenziali fattori di rischio e determinanti di sviluppo della carie radicolare negli anziani (Vilstrup et al. 2007, Fure 2001, Downer 1991). Perciò la diagnosi della carie e la valutazione del rischio dovrebbero essere effettuate insieme ad appropriate strategie preventive e conservative per prevenire e controllare la carie delle radici (fig. 3). % Costs 75 50 25 20 40 60 80 % Treated patients Fig. 2: In futuro si prevedono costi in continua crescita per trattamenti conservativi e protesici per agli adulti e gli anziani, mentre le misure preventive, meno costose per il paziente e la società, sono un’ importante alternativa (Öwall et al. 1996). 18 2/2007–1/2008 Fig. 3: Rilevamento di lesione cariosa lieve attiva della radice sulla superficie linguale del dente 26 a soli pochi mesi di distanza dall'inserimento del ponte 24–26. Non era stata fatta una valutazione del rischio benché il paziente soffrisse di insufficienza salivare. PROFESSIONALdialogue Sfondo Caratteristiche della superficie delle radici e microrganismi La dentina della radice è caratterizzata da una composizione chimica e da una struttura diverse rispetto allo smalto. Questa differenza si manifesta in una minore resistenza al processo di demineralizzazione, che avviene già ad un pH di 6.2–6.4 per la dentina della radice rispetto al pH 5.5–5.7 per lo smalto. Questo significa che attacchi relativamente moderati di acido nel biofilm acidogenico sulle superfici delle radici possono causare modifiche distruttive ad una rapidità pressoché doppia rispetto allo smalto (Hoppenbrowers et al. 1987). Lo sviluppo della carie radicolare è associato ad un numero di batteri del cavo orale con proprietà aciduriche e acidogeniche. Sulle superfici della carie attive delle radici si rilevano comunemente Lattobacilli e Streptococchi mutans ma anche Streptococchi nonmutans e anche le specie Actinomyces e Bifidobacterium sembrano essere associate al processo carioso sulle superfici delle radici (Beighton et al. 1991, Brailsford et al. 2001). Il controllo dei batteri e della placca sulle superfici delle radici sono perciò fattori chiave importanti per la prevenzione della carie, soprattutto negli anziani con mutamenti nella capacità manuale e mentale o altre disfunzioni. Perciò il successo del trattamento della carie radicolare costituisce una sfida complessa non solo per il paziente che ne soffre ma anche per il professionista dentale (Beighton 2005, Nyvad & Kilian 1990). Diagnosi della carie radicolare e rilevamento delle lesioni primarie della superficie delle radici La diagnosi della carie delle radici è definita da diversi segnali e sintomi e l'approccio terapeutico dovrebbe essere collegato alla definizione di stato ”sano” e stato ”carioso” (Baelum et al. 2006). Il rilevamento dell'attività di lesioni dovute a carie primarie sulla superficie delle radici è una grande sfida per il dentista. Si è utilizzato il controllo visivo della pigmentazione della superficie delle radici e un colore bruno o giallo-bruno può indicare una lesione attiva in corso mentre le lesioni scure, tendenti al nero sono associate a lesioni non attive. Tuttavia il rilevamento visivo e visivo-tattile di carie dentali mostra una variabilità sostanziale e perciò potrebbe essere messo in dubbio per la determinazione tra uno stato sano, lesioni delle superfici delle radici non attive o attive. La maggior parte delle superfici lisce delle radici viene sottoposta a diagnosi soggettiva e clinica utilizzando una sonda con misure che hanno dato risultati di superficie sana e dura definita resistente alle prove (punteggio 1), o lesione attiva severa (punteggio 2) oppure lesione attiva lieve (punteggio 3); (Ismail 2004, Baysan & Lynch 2003, Johnsson & Almqvist 2003). PROFESSIONALdialogue Recentemente metodi oggettivi recenti per misurare le condizioni della superficie delle radici basati sulla resistenza elettrica, Electric Caries Monitor (ECM) e la tecnologia al laser (DIAGNOdent) sono stati usati per studiare l'attività della superficie delle radici in test sperimentali e clinici. I vantaggi di questi metodi risiedono nel fatto che il rilevamento di mutazioni della superficie delle radici non crea danni 'irreversibili' alla microsuperficie, come può accadere invece nella procedura con la sonda, e che sembra possibile correlare il processo di demineralizzazione e rimineralizzazione a diversi stadi dello sviluppo della lesione (Petersson et al. 2007, Baysan et al. 2004, Haak & Wicht 2004). Strategie di trattamento preventive e conservative La gestione della carie delle radici comprende un numero di alternative e combinazioni di trattamento preventive e conservative che può essere necessario far conoscere al paziente e al medico per prevenire e controllare lo sviluppo della carie delle radici (tabella). Queste sono: W controllo della dieta e riduzione dei carboidrati W controllo meccanico e chimico della placca e trattamento all'ozono W esposizione e trattamento con fluoruro W trattamento conservativo Hard-L +P/–P Leathery-L +P/–P Soft-L +P/–P Valutazione rischio X/X X/X X/X Restrizione dieta X/– X/X X/X Controllo placca X/– X/– X/– CHX X/– X/– X/– Fluoruro X/X X/X X/X Valutazione del rischio come pre-condizione per la decisione in merito a strategie preventive per le lesioni della superficie delle radici: lesione dura (Hard-L); lesione coriacea (Leathery-L) o lesione lieve (Soft-L) con placca (+P)/o senza placca (–P) e misure preventive raccomandate (X). E' importante sottolineare che la valutazione del rischio di carie dovrebbe essere raccomandata prima di stabilire le strategie di trattamento preventive o curative. Di conseguenza si dovrebbe prima spiegare alle persone anziane che con l'età aumenta il rischio di sviluppo della carie delle radici, perché devono essere coinvolte in un programma preventivo su misura del singolo individuo. 2/2007–1/2008 19 Sfondo Controllo della dieta e riduzione dei carboidrati Il ruolo del controllo dietetico di alimenti e bevande che favoriscono la carie è essenziale per limitare il numero di batteri associati a carie nella placca dentale. Le superfici delle radici sono più sensibili alla demineralizzazione da parte degli acidi rispetto alle superfici dello smalto, di conseguenza si dovrebbe limitare l'assunzione di alimenti o bevande con contenuto anche moderato di carboidrati al fine di evitare lo sviluppo di carie in questi siti dentali. Lo stato di salute in molte persone anziane dipende anche dalla somministrazione di farmaci, i quali interferiscono spesso nella secrezione di saliva e nella sua capacità tampone della saliva creando insufficienza salivare, la quale rallenta la clearance del glucosio della saliva e favorisce lo sviluppo di batteri associati alla carie nella placca dentale (Beighton 2005, Lundgren 1997). La sostituzione di zucchero ricco di 'dolcificanti' con 'dolcificanti' non calorici, per esempio il ciclamato, può essere raccomandata perché questi 'dolcificanti' intensi non contribuiscono alla produzione di acidi nella placca dentale. I dolcificanti di massa come lo xilitolo sono consigliati nei prodotti al posto dello zucchero perché lo xilitolo presenta un'inibizione quasi totale della produzione di acidi da parte dei batteri orali associati alla carie dentale. Il sorbitolo, un altro zucchero alcolico calorico, contrariamente allo xilitolo, può contribuire alla produzione di acidi nella placca dentale in pazienti con insufficienza salivare, ragione per cui l'assunzione giornaliera di alimenti e dolci contenenti sorbitolo in questi pazienti dovrebbe essere evitata (Moynihan et al. 2003, Kalfas et al. 1990). Controllo meccanico della placca L'igiene orale risultante in un regolare controllo personale/professionale della placca rappresenta un caposaldo per il controllo di gengiviti, parodontiti e carie dentali. Il controllo della placca può essere effettuato meccanicamente con uno spazzolino manuale o elettrico o chimicamente usando vari agenti antibatterici. Recenti studi ed esami favoriscono l'uso dello spazzolino elettrico per il controllo della placca; tuttavia l'impiego dello spazzolino elettrico necessita di adeguate istruzioni per l'uso nel cavo orale da parte di un professionista al fine di mostrarne l'efficacia e ridurne gli effetti collaterali, quali la ritrazione dei tessuti molli che proteggono la gengiva (Sbu 2007, Axelsson et al. 2004, Heanie et al. 2003, Sicilia et al. 2002). La regolare pulizia professionale dei denti con adeguate istruzioni per l'igiene orale ad intervalli di tre mesi combinata con una buona cura a casa sembra essere efficace per il controllo del microbiota cariogeno delle superfici esposte delle radici. In questo contesto l'uso di clorexidina o fluoruro non ha dimostrato ulteriori benefici rispetto a questi due regimi (Bizhang et al. 2007). 20 2/2007–1/2008 Controllo chimico della placca (clorexidina) e trattamento all'ozono Il controllo della placca costituisce un'ulteriore misura preventiva che può essere usata per controllare lo sviluppo della carie delle radici. Differenti agenti chimici possono ridurre i livelli batterici e della placca attraverso l'inibizione della colonizzazione microbica, della crescita microbica e del metabolismo ma possono anche modificare l'ecologia e la biochimica del biofilm sui denti. Agenti antiplacca possono essere somministrati attraverso differenti veicoli, per esempio nel dentifricio, nel collutorio, in vernici, gel, spray, chewing gum e veicoli sostenuti permanentemente (Scheie 2003). In genere gli agenti cationici generali (clorexidina/CHX) sono più potenti di quelli anionici e di altri agenti antimicrobici. La soppressione dei batteri associati alle carie delle radici è stata dimostrata dopo il trattamento con vernici alla CHX in varie composizioni e concentrazioni (Matthijs & Adriaens 2002). Gli studi di Huizinga et al. (1990), Lynch & Beighton (1993) e Ekenback et al. (2000) dimostrano che il trattamento delle superfici delle radici con vernice alla CHX è efficace ma deve essere ripetuto ad intervalli regolari. Twetman (2004), in una review, sottolinea che i collutori a base di CHX in combinazione con vernici a base di fluoruro hanno rivelato una debole efficacia debole sullo sviluppo delle carie delle radici nelle persone anziane. E’ riscontrato un minor effetto della CHX sulla placca dentale e ciò rinforza la necessità di disgregazione del biofilm strutturato prima del trattamento con CHX (Zanatta et al. 2007). Un tale effetto può favorire ”tensioattivi” a basso peso molecolare, come per esempio il Delmopinolo, che interagisce primariamente con l'adesione del biofilm alla superficie del dente (Addy et al. 2007, Scheie 2003). Sono inoltre stati suggeriti approcci farmaceutici alternativi comprendenti composti al fenolo, ioni metallici, ammonio quaternario, estratti di piante, oli essenziali, enzimi di perossido e polimeri ma il loro effetto a lungo termine sulla carie delle radici è incerto e gli studi molto limitati (Lynch & Baysan 2003). Negli ultimi anni ha guadagnato un interesse crescente nell'odontoiatria il trattamento all'ozono e alcuni studi hanno dimostrato che le applicazioni di questa sostanza possono revertire sostanzialmente le carie primarie di radici (Baysan & Lynch 2007, AbuNabaá et al. 2004, Holms 2003, Baysan et al. 2001), (fig. 4). L'uso di sigillanti su carie di radici rimineralizzate con ozono è stato studiato con successo e può costituire un'ulteriore strategia per migliorare il trattamento delle carie delle radici (Baysan & Lynch 2004). PROFESSIONALdialogue Sfondo Fig. 4 (cortesia del Dr. E. Lynch): Recall dopo 38 mesi della lesione cariosa della radice che era presente in ognuno di questi quattro denti superiori (21–24). La durezza conferma il suo arresto. La decolorazione può essere un problema, l'uso di sigillante o di una resina composita può risolvere questo problema senza la rimozione di nessuna struttura dentale (AbuNabaá et al. 2004). Esposizione e trattamento con fluoruro L'efficacia dell'esposizione al fluoruro nella carie radicolare è stata documentata in vari articoli scientifici ed esami sistematici basati sull'evidenza. E' stato dimostrato che bere acqua con un adeguato contenuto di fluoruro ha un importante impatto positivo sullo stato della salute orale dell'anziano, includendo la prevenzione della carie delle radici (Brustman 1986, Locker et al. 1989). Per la rimineralizzione di lesioni cariose delle radici sembra sia necessaria una maggiore concentrazione di fluoruro rispetto a quelle dello smalto e osservazioni cliniche suggeriscono che le lesioni da carie radicolare possono essere arrestate ad ogni stadio dello sviluppo, persino ad esempio allo stadio della cavitazione. Una maggiore assunzione di fluoruro può aumentare anche la resistenza della superficie delle radici ad ulteriori attacchi di acidi (Heijnbroek et al. 2007, Nyvad & Fejerskov 1986). Riassumendo la letteratura sul fluoruro e prevenzione della carie delle radici, l'assunzione giornaliera di acqua potabile con una concentrazione ottimale di fluoruro dell’acqua stessa (1 ppm F) e/o la pulizia regolare con dentifricio ad alta concentrazione di fluoruro o sciacqui regolari con soluzioni di fluoruro di sodio o fluoruro amminico hanno un effetto benefico sulla riduzione dell'incidenza e dell'attività della carie delle radici. Trattamento conservativo Il Trattamento Restaurativo Atraumatico (ATR), la rimozione chimico-meccanica della carie o i trattamenti al laser rappresentano metodi modificati per il trattamento conservativo della carie (della radice). I materiali per otturazione contenenti fluoruro, in particolare vetro-ionomerici o sigillanti, hanno un effetto benefico sul trattamento conservativo della carie delle radicolare (Frencken et al. 2001, Lynch & Baysan 2001). E' importante enfatizzare che la valutazione del rischio di carie è una necessità per l’esito positivo dei trattamenti di prevenzione e restauro (Beck 1988). Il trattamento restaurativo dovrebbe essere eseguito dopo che sono state provate e valutate tutte le altre possibili misure preventive. Riassunto Le strategie di successo per il trattamento di carie delle radici include il rilevamento clinico delle superfici e delle lesioni attive o severe non attive o lievi della superficie delle radici. Il rilevamento clinico della carie delle radici potrebbe essere supportato da nuovi metodi oggettivi, p.es. Electric Caries Monitor ( ECM) o dalla tecnologia al laser (DIAGNOdent). La valutazione del rischio di carie dovrebbe essere combinata con misure preventive individuali necessarie, come la restrizione dell'assunzione di carboidrati. I dolcificanti non calorici privi di zuccheri, p.es. il ciclamato, o i prodotti di massa (xilitolo e sorbitolo) potrebbero avere effetti benefici nella sostituzione dell’assunzione eccessiva di carboidrati. Un’adeguata igiene orale combinata con la regolare assunzione giornaliera di fluoruro costituisce inoltre un’altra misura di base per la prevenzione della carie radicolare. I trattamenti aggiuntivi a base di fluoruro di maggior successo sono rappresentati dall’uso di un dentifricio ad alta concentrazione di fluoruro o lo sciacquo quotidiano con soluzioni di fluoruro di sodio o amminico. I pazienti con microrganismi nella placca/biofilm dentale associati a carie acidogeniche e resistenti agli acidi beneficeranno del trattamento antibatterico con clorexidina in vernice o gel. Sono stati riportati successi anche nei trattamenti di superfici di radici con ozono combinato con il trattamento delle superfici delle radici con sigillanti. Indirizzo per corrispondenza: Prof. Dr. Lars G. Petersson Department of Preventive & Community Dentistry Maxillo-facial Unit Halmstad Hospital S-301 85 Halmstad E-mail: [email protected] www.maxuh.com Qualsiasi trattamento di restauro della carie delle radici deve includere la rimozione della carie e dovrebbe essere combinato con una valutazione del rischio di carie e la prognosi per lo sviluppo futuro della patologia. PROFESSIONALdialogue 2/2007–1/2008 21 Sfondo Remineralizzazione delle lesioni cariose primarie delle radici utilizzando un collutorio a base di fluoruro amminico Petersson LG, Hakestam U, Baigi A, Lynch E: Am J Dent 20 (2007), 93–96 Risultati Obiettivo Per valutare l'effetto dell'uso giornaliero di un collutorio dentale con fluoruro amminico (AmF), in aggiunta ad un dentifricio contenente AmF, su lesioni cariose primarie delle radici negli adulti con un elevato rischio di carie. Dopo 12 mesi il gruppo 1 e 2 aveva rispettivamente 182 e 143 lesioni primarie cariose delle radici. Il numero di lesioni attive convertite in non attive è stato considerevolmente più alto nel gruppo 1 che nel gruppo 2. Allo stesso modo la resistenza elettrica delle lesioni selezionate è stata statisticamente significativamente più alta nel gruppo 1 che nel gruppo 2. La sensibilità dentinale nel gruppo 1 si è sostanzialmente ridotta dopo 12 mesi (del 56% nel gruppo 1 e del 20% nel gruppo 2). La percentuale di soggetti soddisfatti del prodotto in prova è stata più alta nel gruppo 1 che nel gruppo 2 (82% contro 63%). Condizioni della prova Prodotti oggetto dello studio Gruppo 1: dentifricio elmex SENSITIVE (1.400 ppm F da AmF) + collutorio elmex SENSITIVE (250 ppm F da AmF) 2,75 Partecipanti 2,50 Sono state coinvolti nello studio in doppio ceco e in gruppi paralleli 70 soggetti (maschi e femmine, età tra i 55 e gli 81 anni) con almeno due lesioni cariose primitive delle radici. 2,25 Metodi L'Electrical Caries Monitor (ECM) è stato usato per misurare la remineralizzazione basata sulle differenze di conduttività elettrica tra lesioni cariose primarie delle radici dure, coriacee o lievi. Le differenze tra i gruppi sono state valutate usando il test MannWhitney e il test della somma dei ranghi negativi. Prova I soggetti sono stati casualmente assegnati a due gruppi (ognuno con n = 35 elementi). A baseline nell'esame clinico le lesioni cariose radicolari primarie sono state classificate come dure (non attive), coriacee o lievi (entrambe attive). I soggetti nel gruppo 1 hanno spazzolato i denti due volte al giorno con il dentifricio elmex SENSITIVE e li hanno sciacquati due volte al giorno con il collutorio elmex SENSITIVE per 12 mesi. I soggetti nel gruppo 2 hanno usato lo stesso dentifricio ma hanno sciacquato con una soluzione placebo senza fluoruro. La resistenza elettrica delle lesioni selezionate che rivela l'invecchiamento delle porosità nel processo carioso è stata misurata al tempo zero e dopo 3, 6, 9 e 12 mesi usando un monitor per il rilevamento elettronico della carie (ECM). 22 Resistenza elettrica delle lesioni cariose primarie delle radici durante il periodo di applicazione Gruppo 2: dentifricio elmex SENSITIVE (1.400 ppm F da AmF) + collutorio dentale placebo (senza fluoruro) 2/2007–1/2008 k Ω (log10 ) Petersson et al. 2007 ** * p < 0,01 ** p < 0,001 * * 2,00 1,75 0 Linea di fondo 6 mesi 3 mesi 12 mesi Gruppo 1 dentifricio elmex SENSITIVE + collutorio elmex SENSITIVE Gruppo 2 dentifricio elmex SENSITIVE + collutorio placebo Il gruppo 1 (dentifricio elmex SENSITIVE più collutorio elmex SENSITIVE due volte al giorno) ha manifestato un aumento molto più consistente nella resistenza dopo 12 mesi di applicazione rispetto al gruppo 2. L'aumento nei valori di resistenza ha indicato la remineralizzazione delle lesioni cariose radicolari primarie. Conclusioni L'uso quotidiano del collutorio elmex SENSITIVE in combinazione con il dentifricio elmex SENSITIVE per 12 mesi ha favorito la remineralizzazione di lesioni cariose primarie delle radici in soggetti a rischio. La proporzione delle lesioni convertite da attive in inattive è molto più alta dopo l'applicazione del dentifricio elmex SENSITIVE combinato con il collutorio elmex SENSITIVE. Inoltre la sensibilità dei denti è stata ulteriormente ridotta nei soggetti che hanno usato due volte al giorno il collutorio elmex SENSITIVE. PROFESSIONALdialogue RDA Workshop Abrasione relativa della dentina (RDA) ad opera dei dentifrici Prof. Dr. Thomas Imfeld, Università di Zurigo, Svizzera Azione ed effetti collaterali dell'igiene orale La coscienza salutista nella popolazione, l'educazione all'igiene orale nelle scuole, l'intensa pubblicità televisiva dei produttori di cosmetici e numerosi articoli in periodici e riviste sul nesso tra igiene orale e salute dei denti e della gengiva hanno dato i loro frutti. La prevalenza della carie negli ultimi 40 anni si è ridotta del 90% ca. Nello stesso tempo sono cambiati anche i requisiti estetici dei denti: un sorriso naturale smagliante e una gengiva sana sono diventati obiettivi a cui mirare. ZH 16 comuni 9 8 ZH Stadt Zurigo città 7.9 VD 3 comuni VD Yverdon città NE & FR 2 comuni 7 GL 14 comuni TI 5 comuni – 90% 6 SG 2 comuni SG Wil città 5 BL 4 3 2 0.9 1 I dentifrici, più ancora degli spazzolini, possono determinare danni della sostanza dura del dente. I dentifrici sono strumenti per l'igiene orale che hanno lo scopo di rimuovere la placca non ancora calcificata. Dovrebbero anche contenere principi attivi preventivi contro carie e gengivite, esercitare un'azione abrasiva possibilmente ridotta su dentina e smalto, rimuovere residui di cibo, placca e macchie nonché lucidare lo smalto. Inoltre il consumatore si aspetta un'azione rinfrescante sull'alito. Con l'aumento dell'intensità dell'igiene orale cresce il dilemma che spazzolare i denti con il dentifricio è indispensabile per conservare la salute del cavo orale, ma che i dentifrici possono provocare un asporto della sostanza dura del dente. Un'analisi illustrativa dell'influsso della frequenza della spazzolatura su danni al tessuto molle e duro è stata pubblicata da Kalsbeek e dai suoi collaboratori nel 1997. Azione ed effetti collaterali dell’igiene orale meccanica 0 1964 1968 1972 1976 1980 1984 1988 1992 1996 2000 2005 Dipartimento di Epidemiologia Orale, Università di Zurigo Mentre la pulizia dei denti nella cosiddetta "era dello spazzolamento meccanico" (fino al 1970 ca.) in preponderanza con dentifrici privi di fluoruro aveva portato solo ad una scarsa riduzione della prevalenza della carie, nella "era dei dentifrici con fluoruro" (dal 1970 ca.) lo spazzolamento dei denti ha condizionato enormemente la loro salute. Questo si spiega con il fatto che, senza fluoruro, anche quantità minime di placca causavano ancora carie mentre l'apporto contemporaneo di fluoruro rende impossibile questa formazione. Si pone dunque giustamente la domanda se nell’odierna prevalenza di carie e parodontiti sia ancora necessaria una così alta abrasività meccanica dei dentifrici o se non si debba provvedere ad un'analisi dei costi/benefici dell'igiene orale meccanica adeguata alla nuova situazione. Come in ogni pulizia meccanica di un oggetto, anche nell'igiene orale si pone la questione di eventuali effetti collaterali dannosi dei coadiuvanti impiegati. PROFESSIONALdialogue 8.0 [n] 8 Difetti dei colletti dentali Numero dei denti cariati, mancanti o con otturazioni Carie nella dentatura permanente di ragazzi di 12 anni in Svizzera Già nel 1844 Goddard metteva in guardia dagli spazzolini troppo duri, che ledono la gengiva, e da dentifrici grossolani, che possono scoprire i colletti dentali ed esercitare su di essi un'azione abrasiva. Con l'intensiva igiene orale di oggi – si potrebbe parlare di una "era di igienemania" – chiarire il possibile potenziale di danni diventa sempre più importante, e questa esigenza si riflette nell'incremento delle pubblicazioni su questo tema. Danni possibili imputabili all'igiene orale meccanica sui tessuti molli sono lesioni e abrasioni epiteliali, le recessioni gengivali e i colletti scoperti (Stillman Clefts) mentre sulla sostanza dura del dente soprattutto abrasione di dentina, che si manifesta in difetti cuneiformi sui colletti dentali. Dati epidemiologici recenti dimostrano che le recessioni della gengiva e i difetti cuneiformi della sostanza dura insorgono molto frequentemente. Paesi Bassi n = 966 di età compresa fra 25 e 54 anni 7 6 5.8 4.9 5 4 4.1 Recessioni 3 Difetti cuneiformi 2.4 2 1 0.4 0.7 Carie 1.3 1.0 0.1 0.1 0.0 0 < 1x 1x 2x > 2 x Spazzolature al giorno Kalsbeek et al.: Caries Res 31, 299 [Abstract 57], 1997 RDA Workshop I lettori attenti di pubblicazioni scientifiche, testi pubblicitari e diciture sulle confezioni avranno notato che per i dentifrici comunemente in commercio vengono pubblicati diversi valori di RDA. 2/2007–1/2008 23 RDA Workshop Questo fatto confonde perché è risaputo che la misurazione dell'abrasione relativa della dentina deve essere effettuata secondo un protocollo prestabilito da una norma ISO, fatto che dovrebbe portare agli stessi risultati indipendentemente dall'analizzatore. La ditta GABA International AG ha perciò opportunamente organizzato un Workshop RDA a Francoforte sul Meno il 15 giugno 2007 su questa problematica. Moderatori del workshop erano la Dr. Andrea Engl, European Study Manager, Scientific Affairs, GABA International e la Dr. Christiane Spiegelhalder, Head Scientific Affairs, GABA International. Hanno partecipato i seguenti studiosi: Prof. Martin Addy, Universität Bristol, Prof. Christoph Dörfer, Università di Kiel, Prof. Roger Ellwood, Director Colgate-Palmolive Dental Health Unit, Manchester, Dr. Christine Garbers, Head Research and Development, GABA International, Dr. Carlos Gonzalez, Director Laboratory Research Facilities, Indiana University, Prof. John Hefferren, Kansas University, Prof. Thomas Imfeld, Università di Zurigo, Bärbel Kiene, Head Scientific Affairs, GABA Germania, Dr. Jim Masters, Associate Director of Technology, Colgate-Palmolive, Piscataway e Dr. Cornelia Scheffel, Head Development, GABA International. Particolarmente utile è stato il confronto dei metodi di misurazione dei tre laboratori principali RDA Indiana, Missouri e Zurigo, che lavorano tutti secondo la norma ISO 11609: 1995 (E), per le misurazioni RDA. Se tuttavia tre cuochi indipedenti, che preparano un pasto seguendo lo stesso ricettario servono anche pietanze identiche, dipende in sostanza dalla ricchezza di particolari e dalla precisione della ricetta. Solo la norma dettagliata può portare a risultati identici. La norma ISO sopra indicata per la misurazione RDA non è molto precisa, ragione per cui laboratori diversi rilevano risultati diversi. Per una migliore comprensione segue una descrizione riassuntiva della misurazione RDA. Le radici dentali vengono irradiate ad alta energia, in modo che dal fosfato della sostanza dura del dente si generino l'isotopo di fosforo radioattivo instabile 32 P e radiazioni gamma. Le radici dentali vengono poi incastonate e spazzolate su una apparecchiatura con movimenti orizzontali e una pressione di carico standardizzati per un lasso di tempo definito. Come spazzolini test vengono impiegati spazzolini manuali dal profilo piano impiegati in sospensioni (slurry) di dentifrici di prova o una sospensione con un abrasivo standard. Le sequenze di spazzolatura avvengono nella cosiddetta "tecnica sandwich". La prima sequenza è con una sospensione standard a cui segue una sequenza con la sospensione del dentifricio di prova e poi di nuovo una sequenza con la sospensione standard. Dopo ogni spazzolamento viene misurata l'emissione di radiazione del 32 P. Un contenuto nella sospensione di 32 P è la conseguenza di un'abrasione della sostanza dura. Si fa una media dei valori delle due sospensioni standard di ogni sequenza sandwich e questo risultato è equiparato a 100. L'abrasione relativa della dentina del dentifricio testato viene espressa in percentuale del valore standard e rappresenta il valore di RDA. 24 2/2007–1/2008 Molti aspetti di questa procedura di misurazione non sono descritti dettagliatamente nella norma ISO. Per esempio, non vengono definiti con esattezza né il metodo né la durata della radiazione delle prove di dentina. Si pretende unicamente un'intensità di radiazione β del 32 P di ca. 1mCurie dopo alcune ore. La descrizione delle setole test non è precisa. Devono essere preferibilmente setole di nylon con profilo piano di ca. 10 mm di lunghezza. Sono state riferite oscillazioni dell'abrasività dello standard fino al 10%. La quantità di misurazioni che possono essere eseguite con una radice dentale non è prescritta. Anche la tecnica della misurazione dell'attività di radiazione viene lasciata ai singoli laboratori. Tuttavia sarebbe errato dedurre da quanto sopra la conclusione che i valori RDA non hanno senso. Piuttosto è necessario acquisire la consapevolezza che si tratta di valori relativi (all'interno di uno stesso studio). Attualmente si dovrebbero confrontare dunque solo valori che provengono dallo stesso laboratorio. I valori RDA di laboratori diversi non sono direttamente comparabili. Problematico per odontoiatri e igienisti è tuttavia il fatto che nelle indicazioni numeriche del valore RDA non si precisi da quale laboratorio provengano. La misurazione dell'abrasione relativa della dentina di un dentifricio in laboratorio rileva il cosiddetto "worst case". Nella vita di tutti i giorni il potenziale di danno causato dall’abrasività rilevata è tuttavia condizionato da molti altri fattori, come per esempio il tipo di spazzolino utilizzato, la frequenza, la tecnica e la durata di pulizia, la pressione esercitata, la composizione dei dentifrici oltre che ai corpi abrasivi, eccetera. D’altra parte un dentifricio molto abrasivo non nuoce necessariamente se viene utilizzato molto di rado per un tempo breve ed esercitando poca pressione. Anche l'azione di protezione dalla carie di un dentifricio contenente fluoruro dipende in fin dei conti dalla frequenza del suo utilizzo. Fatto è che l'utente normale di oggi pulisce e strofina i denti spesso, con movimenti soprattutto orizzontali ed esercitando troppa pressione. La valutazione del workshop, ben organizzato e molto interessante, è attualmente in corso e verrà publicata già nel mese di dicembre 2007. Nel frattempo sono stati effettuati accertamenti in diversi centri e nei laboratori in sito hanno avuto luogo ulteriori chiarimenti. I risultati di tutti questi lavori fluiranno in una riformulazione della norma ISO per la misurazione dell'abrasione relativa della dentina ad opera dei dentifrici. Sarà approntato un nuovo standard di abrasione che in futuro sarà adottato da tutti i laboratori di prova. Si può presumere che ciò porterà ad una migliore comparabilità dei valori RDA dei dentifrici in un prossimo futuro che potranno essere utilizzati senza incertezza per la consulenza individuale dei pazienti. PROFESSIONALdialogue Linee Guida Nazionali Italiane Linee Guida Nazionali Italiane per la prevenzione della carie in bambini da 0 a 12 anni Autori: Campus Guglielmo (Università di Sassari), Condò Saverio (Università di Roma Tor Vergata), Di Renzo GianCarlo (Università di Perugia), Ferro Roberto (Regione Veneto ULSS 15), Gatto Roberto, Marzo Giuseppe (Università de l’Aquila), Giuca MariaRita (Università di Pisa), Giuliana Giovanna (Università di Palermo), Majorana Alessandra, Sapelli PierLuigi (Università di Brescia), Ottolenghi Livia, Petti Stefano, Polimeni Antonella (Sapienza, Università di Roma), Piana Gabriela (Università di Bologna), Pizzi Silvia (Università di Parma), Pozzi Augusta (Professionista privato, Milano), Ugazio Alberto (Ospedale Bambino Gesú Roma) Premessa Il gruppo di esperti è stato coordinato dalla Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI). Il primo incontro è avvenuto nel Marzo 2006 e la stesura definitiva delle linee guida è stata pubblicata nell'Aprile 2007. Le attuali linee guida verrano rivalutate tra 3 anni, dopo un processo di validazione attraverso il metodo Delfi (Johnston et al. 1992), o prima se saranno disponibili nuove evidenze; successivamente verrà effettuato un costante aggiornamento (PNLG 2004). 2. Metodologia Gruppo di esperti Il gruppo di esperti soddisfaceva i requisiti di multidisciplinarità stabiliti dai protocolli delle linee guida italiani ed internazionali (PNLG 2004) per cooperare nello sviluppo di Linee Guida Nazionali Italiane per la prevenzione della carie. Procedura L'obiettivo complessivo delle linee guida è di fornire le basi per un approccio multidisciplinare tra medicina (ed in particolare pediatria), odontoiatria, personale sanitario e altre figure (genitori e/o tutori), che riduca il rischio di carie nei bambini e di conseguenza abbia effetto positivo sulla salute dentale. La struttura delle linee guida è stata progettata per valutare l'efficacia dei moderni trattamenti e di gestione della carie basandosi sulle evidenze scientifiche. La principale procedura è stata basata sulla valutazione gerarchica della letteratura (SIGN 2005). Il primo passo è stato l'identificazione dei criteri di valutazione correlati a: 1. Background W Qualità delle evidenze scientifiche di supporto (tabella 1) La carie dentale è una malattia evitabile. Studi epidemiologici hanno dimostrato come negli ultimi 30 anni si sia verificato un drammatico declino delle carie dentali in bambini dei Paesi occidentale. Dalla fine degli anni settanta i valori del DMFT italiano sono diminuiti di quasi il 90 % in bambini di 12 anni: da 6.9 (Vogel et al. 1979) a 1.09 (Campus et al. 2006). Questa tendenza è stata osservata anche nella dentizione decidua (Ferro et al. 2006) con un indice attuale basso: dmft 0.8 in bambini di 4 anni (Castiglia et al. 2006). Mentre i dati epidemiologi più recenti suggeriscono che il declino si sia stabilizzato (Marthaler 2004), in alcune aree è probabile che la malattia sia leggermente aumentata (Birkeland & Haugejorden 2002). Si deve sottolineare che nonostante questa riduzione, i bambini appartenenti a classi sociali più basse presentano più alti livelli di malattia. Questa "polarizzazione sociale" delle carie è ben documentata nella letteratura mondiale con una distribuzione obliqua nella popolazione (Pine et al. 2004). W Validità delle raccomandazioni basata sull'opinione degli esperti e sull'esperienza clinica (tabella 2) BUONO L’evidenza include risultati consistenti che derivano da studi ben disegnati e condotti, in popolazioni rappresentative, che valutano direttamente gli effetti sulla salute. MODERATO L’evidenza è sufficiente per determinare gli effetti sulla salute, ma la forza dell’evidenza è limitata dal numero, qualità o consistenza (solidità) degli studi individuali, applicata alla pratica clinica quotidiana. SCARSO L’evidenza è insufficiente per valutare gli effetti sulla salute a causa del limitato valore e numero degli studi, importanti difetti nel loro disegno o conduzione, lacune nella catena dell’evidenza o mancanza di informazioni su importanti risultati della salute. Tabella 1: Grado dell’evidenza scientifica supportante PROFESSIONALdialogue 2/2007–1/2008 25 Linee Guida Nazionali Italiane A La commissione ha trovato una buona evidenza che (il fattore) migliora i risultati sulla salute e conclude che i benefici superano i danni. B La commissione ha trovato evidenza almeno sufficiente che (il fattore) migliora i risultati sulla salute e conclude che i benefici superano i danni. C La commissione ha trovato evidenza almeno sufficiente che (il fattore) può migliorare la salute ma conclude che il bilancio tra benefici e danni è troppo vicino per giustificare una raccomandazione generale. D E La commissione ha trovato evidenza almeno sufficiente che (il fattore) è inefficace o che i Danni superano I benefici. L’evidenza che (il fattore) è efficace manca, è di scarsa qualità o conflittuale e il bilancio tra benefici e danni non può essere determinate. Tabella 2: Grado della forza dell raccomandazioni Come secondo punto sono stati identificati i fattori di rischio ed i criteri di valutazione di rischio individuale di carie al fine di definire il livello di rischio di carie dentale: W stato socio-economico W dieta W storia medica e disabilità W placca dentale e fattori microbiologici W abitudi di igiene orale e uso di ione fluoro Allo scopo di valutare il rischio individuale sono state identificate 2 categorie di pazienti (basso e moderato/alto rischio) in base alle condizioni d'igiene orale, caratteristiche personali e socio-ambientali, condizioni di salute generale. Stima del rischio individuale di carie Nella prevenzione della carie è importante stimare il livello di rischio individuale di carie che deve essere costantemente rivalutato (SIGN 2005). Questo obiettivo richiede l'identificazione degli individui a maggior rischio di sviluppare in futuro carie dentale. Gli individui potrebbero essere considerati a basso o medio/alto rischio (tabella 3). 3. Tecniche di prevenzione basate sull'eta e sul rischio individuale e raccomandazioni E' utile sottolineare come in bambini da 0 a 3 anni le misure preventive siano fornite soltanto dai genitori mentre bambini dai 3 ai 6 anni sviluppano nel tempo la loro abilità manuale all'igiene orale. a) Raccomandazioni generali per la promozione della salute orale Le fondamenta per una buona salute orale sono rappresentate da uno stile di vita incentrato sulla salvaguardia della salute, su corrette abitudini alimentari, di igiene orale e da controlli periodici regolari. Il fluoruro è un fattore di protezione essenziale nella prevenzione e nel controllo della carie dentale. L'uso sistemico di fluoruro durante la gravidanza non è raccomandato come prevenzione della carie nel nascituro. Come viene mostrato nelle tabelle 3, 4, 5a e 5b, i bambini sono classificati in base alla stima del rischio individuale come gruppo di età a basso rischio 0–12 anni, gruppo di età a medio/alto rischio 0–6 anni e gruppo di età a medio/alto rischio 6–12 anni. Questa suddivisione è stata fatta per sottolineare l'importanza della stima del rischio individuale e ambientale nel processo di pianificazione di un intervento di prevenzione della carie. Comunque le linee guida per la prevenzione e la promozione di una salute orale di base sono formulate per tutti i bambini di età compresa tra 0 e 12 anni. Livello di rischio Basso rischio Medio/alto rischio Condizione di salute orale • assenza di carie • assenza di placca evidente • assenza di gengiviti • • • • Background ambientale e socio-economico • uso ideale di fluoruro (lavarsi I denti con dentifricio fluorato due o più volte al giorno) • assunzione libera di zuccheri solo durante i pasti • SES medio-alto • controlli dentali ricorrenti • uso non ideale di fluoruro • assunzione casuale o frequente (più di due volte) di zuccheri fuori dai pasti • SES medio-basso o basso • assenti o rari controlli dentali della madre con lesione cariose Condizione di salute generale almeno una lesione cariosa placca evidente sui denti anteriori apparecchio ortodontico ipoplasia dello smalto • bambini disabili • basso flusso salivare Tabella 3: Stima del rischio individuale di carie 26 2/2007–1/2008 PROFESSIONALdialogue Linee Guida Nazionali Italiane b) Raccomandazioni per genitori e bambini Il ruolo dei genitori ed in particolare il ruolo della madre, nella prevenzione e cura della salute orale durante i primi tre anni di vita è cruciale. I genitori necessitano del supporto indispensabile dei pediatri e delle raccomandazioni educazionali dei dentisti. I genitori devono essere a conoscenza del fatto che i con trolli dentali regolari sono utili e cruciali per la salute orale del bambino e i consigli alimentari e l'educazione all'igiene orale dovrebbero essere promossi fin dalla prima infanzia. Tecnica di prevenzione Un elevato consumo di zuccheri (compreso il miele), soprattutto somministrati con biberon e ciucci dovrebbe essere vietato nei bambini. È raccomandabile lo spazzolamento e la pulizia dei denti (effettuata dalla madre, dal padre o dal tutore) fin dall'eruzione del primo dente deciduo utilizzando un dentifricio a basso contenuto di fluoruro (500 ppm F-), mentre dall'infanzia in poi lo spazzolamento dei denti deve avvenire due volte al giorno con una quantità di dentifricio fluorato pari alla grandezza di un pisello (1000 ppm F- rappresentano la concentrazione di fluoruri efficace per la prevenzione della carie in bambini e adolescenti). Misure preventive supplementari con prodotti fluorati possono essere prescritte in bambini di 0–12 anni con una medio/alto rischio (tabella 5a e 5b). Evidenza Forza della raccomandazione Ruolo educazionale della madre supportato dalla guida del pediatra e del dentista scarsa B Spazzolamento dei denti due volte al giorno con dentifricio fluorato buona A Uso di dentifricio con almeno 1000 ppm F– buona A Spazzolamento dei denti dall’eruzione del primo dente deciduo scarsa B Uso del dentifricio in quantità pea-size da 4 anni con buon controllo della deglutizione scarsa B Evidenza Forza della raccomandazione moderata E Applicazione di vernici fluorate buona A Impiego di gel fluorati in bambini > 4 anni di età buona A Tabella 4: Tecniche di prevenzione per bambini 0–12 a basso rischio Tecnica di prevenzione Apporto sistemico di fluoruro in compresse o gocce Tabella 5a: Bambini 0–6 anni a medio/alto rischio: tecniche aggiuntive a quelle dei soggetti 0–6 anni a basso rischio Evidenza Forza della raccomandazione Applicazione di sigillanti buona A Impiego di gel e vernici fluorate buona A Tecnica di prevenzione Tabella 5b: Bambini 6–12 anni a medio/alto rischio: tecniche aggiuntive a quelle dei soggetti 6–12 anni a basso rischio PROFESSIONALdialogue 2/2007–1/2008 27 Informazioni sui prodotti elmex Bimbi e elmex Junior – dentifrici dieci e lode Questa volta 'Altroconsumo' ha messo a confronto i 25 dentifrici per bambini più diffusi in farmacia, nella Grande Distribuzione, in erboristeria. Al centro dell'inchiesta dal titolo 'Attenti al fluoro', pubblicata sul supplemento 'Salutest' di agosto 2007, l'attenzione degli analisti si è concentrata su più elementi: packaging ed etichetta, contenuto effettivo di fluoro, ingredienti, sapore. Negli ultimi venti anni la patologia cariosa ha fatto rilevare un notevole decremento, ma nonostante questa evidente tendenza positiva i bambini e gli adolescenti sono ancora i soggetti più esposti al rischio carie. Con una premessa, che suonava come avvertenza: “I dentifrici per bambini sanno di gomma da masticare o caramella e confondono i bambini che sono indotti a mangiarli. Spesso esagerano con edulcoranti, coloranti e conservanti. In etichetta poche informazioni utili per scegliere il prodotto giusto in base all'età.“ Per ottenere una migliore protezione dello smalto, restano di fondamentale importanza tre comportamenti: visite di controllo periodiche dal proprio dentista, corretta igiene orale, adeguato apporto di fluoro. Fattori importanti: il contenuto del fluoruro, l'assenza dei coloranti, un gusto gradevole ma non dolce Per la prevenzione, GABA Vebas con la Ricerca elmex punta da anni su sistemi specifici che contengono fluoruro amminico, in grado di agire contro la carie, mineralizzando e proteggendo lo smalto. A conclusione dell'indagine, i dentifrici più raccomandati sono proprio elmex Bimbi ed elmex Junior, come riporta la tabella pubblicata 'Guida all'acquisto', che li premia con un doppio segno positivo in relazione all'analisi complessiva dell'etichetta. L’ingrediente chiave: il fluoruro amminico I dentifrici elmex Bimbi ed elmex Junior hanno dimostrato la propria efficacia nella difesa dello smalto sia in caso di denti decidui che di denti neoformati. Entrambe le condizioni sono particolarmente suscettibili all'attacco dei batteri, perché lo smalto non è ancora completamente mineralizzato. Situazione aggravata spesso da cattive abitudini alimentari, ovvero dal consumo quotidiano di merendine zuccherate, bevande acide, caramelle. Il fluoruro amminico contenuto nella formula esclusiva dei dentifrici elmex Bimbi ed elmex Junior, infatti, promuove la formazione superficiale di uno strato di fluoruro di calcio, che crea per un lungo periodo un deposito di fluoruro proteggendo lo smalto dagli attacchi acidi. Si evidenzia infatti che i dentifrici elmex consentono una scelta consapevole indicando con chiarezza la fascia di età a cui si rivolge il prodotto. Altro dato importante: in entrambi i casi viene promosso il contenuto di fluoruro (500 ppm di fluoro per elmex Bimbi, e 1400 ppm per elmex Junior), ed è apprezzata l'assenza di coloranti. Il gusto gradevole ma non dolce segna un ulteriore punto a favore: il sapore dei dentifrici elmex Bimbi e elmex Junior risulta ideale, perché non induce il bambino all'ingestione, come accade invece nel caso di prodotti in cui il gusto risulta troppo simile a quello di una caramella. Test di 'Altroconsumo' con 25 dentifrici Ora per GABA Vebas e per i dentifrici elmex Bimbi ed elmex Junior arriva l'ennesima conferma di efficacia e trasparenza: un accurato test comparativo promuove a pieni voti entrambi i prodotti. L'indagine è stata condotta durante la scorsa estate dalla rivista 'Altroconsumo', periodico al servizio dei consumatori che svolge regolarmente prove approfondite e dettagliate e test di laboratorio su precise categorie di prodotti, prendendo in considerazione parametri come la sicurezza e la salute. 28 2/2007–1/2008 PROFESSIONALdialogue