la castità negli alunni dei seminari minori e delle

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la castità negli alunni dei seminari minori e delle
PAOLO MIETTO, C.S.J.
LA CASTITÀ NEGLI ALUNNI DEI SEMINARI MINORI
E DELLE SCUOLE APOSTOLICHE
SUMMARIUM
De problematibus et methodis Directionis Pastoralis plura in dies
fructuose scribuntur. Solutiones vero et applicationes hac in re fundantur
in novis principiis quae Psychologia Pastoralis Theologica tum socialis
tum individualis nuper elaboravit.
Quoad castitatem in candidatis ad Sacerdotium fovendam, principia practica solutionis in variis documentis specificis ex Apostolica
Sede prolatis praebentur. In istis documentis attente inspectis invenient
Confessores et Directores Spirituales quomodo se gerere debeant relate
ad alumnos qui difficultatibus in castitate servanda laborent.
Studium nostrum circumscribentes ad alumnos qui in Seminariis
Minoribus et in Scholis Apostolicis educantur, quaedam statuere conabimur.
L
Recta et integra efformatio, qua alumni non solummodo ad castitatem amandam, existimandam, fideliterque servandam impellantur,
sed etiam luminosam et positivam educationem sexualem recipiant,
erit ipsa validum subsidium ad culpas praecavendas.
II. N ormae a Sede Apostolica traditae quoad castitatem evolutionem
quamdam habuerunt et magna cum prudentia et discretione applicandae sunt, ceteris quoque elementis inspectis.
III. Cura pastoralis vere adaequata ante omnia causas earum difficultatum inquirere debet et in his causis removendis tota therapia
incumbet, sive generalis, sive particularis. Hac in re non semper
sufficiet opera Confessoris vel Directoris Spiritualis, sed omnino
necessaria erit opera quam simul praestare possunt et educatores
et magistri et medici et psychologi.
IV. Maturatio psychologica et affectiva semper manet conditio primaria
ut problemata castitatis recte solvantur, proinde necessarium est
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excolere in alurnnis nostris ea quae rnaturitati hurnanae, christianae
et apostolicae rnaxirne favent: in prirnis ut capaces fiant arnoris vere
universalis in quo refulgeat illa « latitudo et longitudo et sublirnitas
et profundurn» charitatis Christi (Eph 3, 18).
Quali sono le difficoltà maggiori che i seminaristi incontrano
nel processo della loro formazione-preparazione al Sacerdozio?
e cioè quali sono i maggiori ostacoli a perseverare nella Chiamata? Varie inchieste ci rivelano che l'osservanza della castità
è di gran lunga la difficoltà maggiore 1. D'altra parte l'urgenza
sempre attuale del comando di Cristo: «Pregate il Signore perché mandi operai nella sua messe; giacché la messe è molta, ma
gli operai son pochi »2, ci spinge anche ad un continuo esame dei
mezzi che vengono usati per custodire e far sviluppare il seme
della Divina chiamata in coloro che il Padrone ha già scelti come
suoi operai e che al grande compito di mietitori stanno preparandosi.
In particolare - nell'ambito di questo nostro studio - vogliamo chiederci: quale dev'essere l'atteggiamento del Confessore di fronte ad alunni del Santuario che accusano mancanze contro la purezza? ... 0 abituali masturbazioni ?.. o mancanze con
altri?... Si debbono in ogni caso allontanare dal Seminario e dalla Scuola Apostolica? .. Si può ammettere un periodo di prova? ..
Quale durata e quali modalità dovrà avere questo periodo? .. E se
ciò avviene durante le vacanze ? ..
Abbiamo voluto limitare il nostro studio agli alunni dei Seminari Minori e delle Scuole Apostoliche; ciò in considerazione
della vastità del problema e anche del fatto che se ben preparati e scelti sono i Confessori e i Direttori Spirituali dei Seminari
Maggiori, dei Noviziati, Scolasticati e Teologati, non altrettanto
è delle Sedi Minori di Formazione, sia per il loro maggior numero e sia perché facilmente in queste vengono invitati come
Confessori - almeno occasionali - Sacerdoti che non sempre
hanno chiare le «norme» da seguire quando tali penitenti accusino mancanze contro la castità. Inoltre nel periodo delle val Cfr. per es. R. ZAVALLONI, Enquéte 8ur la phénoménologie de la Vocation,
in «Suppl. Vie Sp. », 14 (1961) 377 s.
2Mt. 9, 37-38.
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canze i Seminaristi con facilità si confessano dai più diversi Confessori ed è quindi sufficiente che un certo numero di Sacerdoti
sia all'oscuro delle «norme» da seguire perché sia lasciata aperta
la via a problematiche che possono in futuro rivelarsi deleterie.
D'altra parte i testi di morale lasciano molto a desiderare su
questo punto: alcuni moralisti si limitano a precisare con la maggior esattezza possibile il limite «ultra quem non» di prova del
candidato nel campo della Castità e nulla dicono delle sagge e
prudenti norme ascetico-pedagogiche, molto più ampie, che occorre tenere presenti ed applicare per assicurare alla Chiesa sacerdoti veramente casti.
Cercheremo perciò di stabilire:
I.
Come si deve formare alla Castità l'alunno del Seminario
Minore e della Scuola Apostolica? Se infatti tale formazione sarà veramente retta e adeguata, costituirà già per sé
stessa una prevenzione sicura ad eventuali cadute in questo campo.
II.
Quali sono le «norme» da applicarsi secondo le Istruzioni
della S. Congregazione dei Seminari e dei Religiosi nei riguardi di lnancanze contro la Castità?
III. Quale dovrà essere in pratica l'atteggiamento del Confessore
e del Padre Spirituale nella cura dei feriti e nell'eventuale
allontana'mento degli inguaribili?
IV. Poiché tutta la soluzione del problema della Castità si riduce
ad una maturazione integrale della persona: come si può
educare e formare a questa maturazione e quali sono i caratteri distintivi della maturità?
Svolgeremo il presente studio come a commento della « Istruzione della S.C. dei Religiosi sulla scelta e formazione dei candidati allo stato di perfezione e ai Sacri Ordini» (2 febbraio 1961).
Tale Istruzione - che è il più recente documento della S. Sede
nei riguardi del nostro argomento - riesamina e riordina integralmente la precedente Istruzione «Quantum Religiones» della
400
stessa S.C. dei Religiosi del 1 Dicembre 1931 3 • Da parte della
S.C. dei Seminari l'ultima Istruzione sull'argomento è quella del
1 Luglio 1955 4 che ha riconfermato, con poche leggere varianti,
quella dell'8 maggio 1943 della medesima S.C. dei Seminari 5.
Logicamente - dato il lungo giro di anni compreso fra il
1932 e il 1961 - si nota nel campo delle norme sulla castità una
evoluzione nella prassi della S. Sede. In particolare per quanto
riguarda la parte negativa noteremo che ci fu un certo allargamento pratico nella precisazione dei termini e limiti. Del tutto
nuova è invece la parte positiva che si riscontra per la prima
volta nell'Istruz. del 1961 e che è in parte desunta dall'Enciclica
S. VirginUas. Ci pare tuttavia che questa parte positiva sia ancor troppo poco sviluppata e ci proponiamo di aggiungere perciò
nella nostra trattazione un capitolo sulla maturità dato che il
problema della castità si risolve nella integrazione di essa in quel
giusto equilibrio che costituisce appunto una persona affettivamente, psichicamente e socialmente matura.
L FORMAZIONE
SUPPOSTO.
ALLA
CASTITÀ
COME
NECESSARIO
PRE-
1) Stima, amore, custodia.
« Tra le prove e i segni della vocazione divina, è assolutamente necessaria la virtù della castità. <In essa infatti in gran parte consiste
il genere di vita che essi (gli alunni della sacra milizia) abbracciano
e nel quale permangono'. Perciò:
a) <Occorre adoperare una cura vigile e diligente affinché gli alunni
della sacra milizia stimino molto, amino e custodiscano nel proprio animo la pudicizia'» (Istruz. n. 29).
Il paragrafo a), riporta alla lettera le parole della «Menti Nostrae» 6. Vanno notati i due aggettivi che Pio XII volle aggiun3
A.A.S. 24 (1932) 74-81.
Prot. n. 419/55; cfr. la parte riguardante la castità in «Riv. di Asc. e
Mistica », 3 (1958) 394-395.
4
5 Prot. n. 419/43; cfr. la parte riguardante la castità in A. ANGIONI, «Il
Direttore spirituale dei Candidati al Sacerdozio », Milano, 1949, pago 175-180.
6 A.A.S. 42 (1950) 690.
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gere al sostantivo «cura»: una cura vigile e diligente esige attenzioni e preoccupazioni veramente apostoliche e pastorali affinché la pudicizia sia dagli alunni veramente stimata molto,
amata e custodita.
Stima innanzitutto: occorre fare opera di formazione positiva infondendo un amore apprezzativo della castità considerata
come energia motrice della personalità, come dono di sé a Dio,
segno autentico di fedeltà alla Vocazione. Per infondere tale stima gioverà ricordare quanto l'Enciclica S. Virginitas insegna
circa l'eccellenza della verginità sul matrimonio, per il consiglio
e l'esempio di Cristo e di S. Paolo; per il fine eccelso e l'efficacia
maggiore di consacrazione al servizio di Dio, mentre il cuore di
chi è legato alle «cure» del matrimonio resta più o meno diviso.
L'eccellenza della verginità risulta ancora se si considerano i
frutti di carità, di apostolato, di zelo e di santità, ecc. 7.
Ad una·· grande stima seguirà un grande amore: la verginità verra considerata come la più bella gemma di cui gli alunni
del Santuario vorranno adornarsi per« seguire l'Agnello dovunque
andrà» 8.
La cura diligente e vigile sarà rivolta infine a suggerire i
mezzi per custodire questa virtù: l'aiuto di Dio, la vigilanza, la
preghiera, i Sacramenti, la devozione alla Vergine Madre di Dio,
la mortificazione, la fuga delle o<?casioni, il pudore, il timor di Dio,
la carità soprattutto 9 in una spontanea apertura all'altro e in una
adeguata maturità.
2) Istruzione, per una elezione soggettivamente e oggettivamente
cosciente.
« Non solo perciò si renda opportunamente noto ai chierici cosa siano il celibato dei Sacerdoti, la castità che debbono osservare, o quali
doveri tali cose impongano, ma li rendano anche edotti dei pericoli
che, per questo motivo, potranno loro provenire. Bisogna anche esortare gli alunni del santuario a premunirsi fin dalla più tenera età dai
pericoli» (Istruz. n. 29b ).
«S. Virginitas », A.A.S. 46 (1954) 170-174.
Apoc. 14, 4; cfr. «S. Virginitas », 1. c. 179.
9 «S. Virginitas », 1. c. 180-189; cfr. anche «Sedes Sapientiae », A.A.S. 48
(1956) 663 s e 691.
7
8
26.
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Non soltanto alla vigilia degli Ordini Maggiori, ma fin dal ginnasio - quando già viva si presenta ai loro occhi la realtà della vita - gli alunni dei Seminari Minori e delle Scuole Apostoliche debbono sapere che cosa sia il celibato, che cosa scelgono
e che cosa lasciano entrando in Noviziato o indossando la talare.
Istruzione quindi sulla triplice rinuncia che il celibato comporta lO.
Non è però rinuncia alla sessualità in quanto tale. Nota molto bene il Pohier 11 che nella castità sacerdotale la materia è la
sessualità e la forma è il Celibato; si tratta di costruire un ledificio santo': quale lforma' gli si deve dare? ... La castità sacerdotale non è smobilitazione, bensì mobilitazione generale ed esclusiva della affettività al servizio della costruzione del regno dei
cieli nel tempo presente della Chiesa, regno il cui germe è l'appello di Cristo a noi, che si deve sviluppare come l'albero... ove
molti uccelli poseranno a cercare rifugio... Occorre perciò distinguere la sostanza della sessualità dal suo modo di esercizio. La
sostanza è il desiderio dell'altro, che deve aprirsi in un amore
oblativo. Stato normale della sessualità è la vita coniugale. Stato
eccezionale (ma che non contraddice la sostanza e che quindi non
è anormale) è il celibato consacrato, a condizione che sia una vita
reale di affettività sensibile in noi, una mobilitazione reale del
desiderio dell'altro 12. Così è risposta al duplice appello: all'appello che c'è nella chiamata di Cristo e all'appello della sessualità
che c'è in ogni uomo.
Certo, poiché si rinuncia al «modo» più normale di vita
della sessualità, tale rinuncia sarà difficile per la natura umana
a sé considerata; non però impossibile! Il primo pericolo da cui
mettere in guardia gli alunni dei nostri seminari è proprio questo: «Il considerare l'istinto sessuale come la più importante e
maggior inclinazione dell'organismo umano e concluderne che
l'uomo non può contenere per tutta la vita un tale istinto senza grave pericolo di perturbare il suo organismo, soprattutto i
nervi e di nuocere quindi all'equilibrio della personalità» 13.
lO
«s.
11
J.M. POHIER, La chasteté sacerdotale, in «SuppI. Vie Sp.» 15 (1962) 409.
12
J.M. POHIER, 1. c. 422 s.
13
«S. Virginitas », 1. c. 174.
Virginitas », 1. c. 164.
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L'Istruzione aggiunge:
« Quantunque per il regno dei cieli la verginità sia molto più eccellente che non il matrimonio, non devono tuttavia ignorare l'onestà
della vita coniugale come si ha nel matrimonio cristiano istituito da
Dio. Siano pertanto istruiti in modo tale che, riconoscendo sufficientemente il bene del matrimonio cristiano, abbraccino deliberatamente e liberamente il maggior bene della castità sacerdotale e
religiosa» (Istruz. n. 29
C
).
La scelta fra celibato sacerdotale e matrimonio cristiano deve essere fatta liberamente e deliberatamente, con cognizione .di
causa. Nell'istruire gli alunni si mostrerà perciò che la verginità non è mezzo necessario alla perfezione cristiana, ma solo mezzo capace di condurre più sicuramente e più facilmente alla perfezione evangelica quelle anime «cui è stato concesso» 14.
Per parlare di vocazione non basta «1'astensione» (che deve essere propria di chiunque non sia sposato), ma si richiede un
particolare e vitale affiatamento con l'id~ale di una completa e
perfetta castità amata e non solo sopportata. Da ciò si vede come la vocazione sia un vero e proprio carisma (non semplice consiglio) 15. L'alunno deve quindi - se vuole godere delle intin1e
gioie della consacrazione - optare per quella aspirazione (matrimonio o Sacerdozio o Stato Religioso) che psichicamente viene
sentita come più forte, come più impellente, come più conforme
alla propria personalità... Come riconoscerla?... Solo per via indiretta: studio del proprio «comportamento sessuale », dei fattori ereditari, dell'intensità e misura del proprio pudore, del proprio equilibrio psichico, della frequenza e intensità degli stimoli
sessuali, della propria affettività, della forza di volontà, delle
proprie energie spirituali e via dicendo... 16. Allora veramente si
potrà parlare di scelta deliberata e libera.
D'altra parte si dovrà far ben brillare agli occhi del giovane
che la verginità consacrata non è una rinuncia all'amore, ma è
un'altra forma di «engagement» nell'amore, è anch'essa unione
14
Mt. 19, 11.
Cfr. GIOVANNI DA VIGOLO, Castità e Vocazione alla vita sacerdotale e religiosa, in «Riv. di Asc. e Mist.» 3 (1958) 388 s.
15
16
Cfr.
GIOV. DA VIGOLO,
o. c. 391.
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d'amore, perché è per amore di Dio e degli uomini ch'egli si dona a Cristo! 17.
3) Educazione sessuale adeguata.
La castità è un atteggiamento di religioso rispetto di fronte
alla sfera sacra del matrimonio e. di fronte al mistero della verginità; è frutto di un energico autodominio che assicuri la signoria dello spirito sull'istinto; ed è fondata sulla forza profonda dell'amore soprannaturale, senza di cui è impossibile qualsiasi
atteggiamento di religioso rispetto e qualsiasi dominio sull'istinto 18. Perciò la castità come virtù non è ignoranza, ma rispettosa
risposta ai valori di questo campo specifico.
Vogliamo che i nostri seminaristi non abbiano a tentennare
e a cedere di fronte alle tentazioni contro la castità? Vogliamo
non dover allontanare alunni per incapacità di osservare la castità .religiosa e sacerdotale? Vogliamo avere dei seminaristi e
degli aspiranti alla vita religiosa che non si sentano impacciati
di fronte ad una ragazza? Vogliamo che abbiano un'idea grande
del piano di Dio sull'uomo e su ciascuno di loro in particolare?
Se vogliamo tutto ciò preoccupiamoci che venga data loro una
retta educazione sessuale. Certo questa da sola non scongiurerà
ogni possibile crisi, ma sicuramente ne diminuirà la quantità e
l'intensità.
Intendiamoci: educazione sessuale è l'educazione sessuale
tout-court, cioè «fare di un ragazzo un uomo e di una ragazza
una donna con quanto ciò comporta su tutti i piani» 19. E' parte
di questa educazione sessuale anche l'educazione genitale, la. quale consiste solamente nella iniziazione genitale: informazioni sui
dati biologici, fisiologici, psicologici, sui meccanismi della generazione. Tutto questo però sempre in una visione completa: si
tratta cioè di iniziare ad una comprensione adeguata di quei valori particolari che possono far sorgere nell'animo un sacro rispet17 Cfr. Il problema sessuale nei giovani. Direttive pastorali dell'Episcopato
tedesco, in «Documentation Catholique », 62 (1965) 551, B. 4 e 14. Versione italiana
in «Aggiornamenti sociali », 16 (1965) 379 ss.
18 Cfr. B. HAERING, La legge di Cristo, Brescia, 19643 , voI. III, 318 s.
19 Cfr. P. LE MOAL, Education sexuelle et formation de la chasteté, in« SuppI.
Vie Sp. », 15 (1962) 126.
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to e quindi un impegno per la loro difesa in un clima di amore
soprannaturale. « Occorre sempre mostrare chiaramente che la sessualità viene da Dio che l'ha creata, che è ordinata all'amore ed
è importante per canlminare verso Dio» 20.
a) I l c o m p i t o de g l i ed u c a t o r i
Nelle direttive pastorali dell'episcopato tedesco circa il problema sessuale nei giovanPl, è detto: «Il pastore d'anime deve
richiamare l'attenzione dei genitori sul grave loro dovere di provvedere alla informazione sessuale adeguata dei loro figli e deve
aiutarli nel compimento di tale dovere. Egli deve inoltre aver
cura che educatori ed educatrici qualificati diano la dovuta conoscenza ai ragazzi e alle ragazze, d'intesa coi genitori. Eventualmente ciò non fosse possibile, dovrà assumersi egli stesso
questo compito ».
Spesso sono dunque gli educatori e i PP. Spirituali che debbono entrare in questo argomento, specie nei riguardi dei seminaristi i quali, come si sa, vivono lunghi periodi lontani dai loro
genitori. Sappiamo che esistono casi di seluinaristi la cui iniziazione genitale avvenne solo negli anni degli studi teologici. Forse
che per tali soggetti si può parlare di una scelta libera e cosciente
e soprattutto di una maturità sessuale e affettiva sufficiente ? ..
Il dotte Le Moal osserva giustamente che educazione sessuale e fornlazione alla castità debbono essere per il seminarista
come per gli altri ragazzi - almeno sotto l'aspetto psicologico,
giacché sotto l'aspetto spirituale e religioso si dovrà tener conto
della vocazione specifica - : le esigenze per il matrimonio sono
in questo campo le stesse che per il celibato (realizzare un dono
totale e definitivo di sé, cosa del resto possibile solo nella misura
in cui la personalità ha raggiunto la propria maturità), di modo
che a chi venisse consigliato di lasciare il seminario per mancanza di equilibrio o di maturità si dovrebbe dire: «Se non sei
atto per rimanere in Seminario, non sei atto neppure a sposare».
2D Direttive Pastorali dell'Episcopato Tedesco, 1. c. B. 6; cfr. anche B. 7.
E' interessante notare quante volte tale documento ritorni ad esprimere l'idea della
necessità di una giusta visione della sessualità: cfr. per es. A. 7; B. 6-7-8, 10-11;
C,l, 3, 5; D. 3...
21 «Documentation Catholique »,62 (1965) 551; B. 8; cfr. anche B. 11-12 e C. 6.
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Una educazione sessuale ben compresa deve preparare alla padronanza della sessualità qualunque sia lo stato che il giovane
dovrà scegliere. Cominci prima a trovare il suo equilibrio, la sua
maturità sessuale e affettiva (che vanno insieme) e poi deciderà
sulla vocazione 22 •
b) L'altro sesso
Una scelta autentica implica la conoscenza dei due termini
in questione: ciò che si sceglie e ciò che si lascia. Quindi una
certa frequentazione dell'altro sesso (per il Seminarista s'intende
in particolare la vita in famiglia, in Parrocchia, nei periodi di
vacanze) è necessaria e insieme utile perché favorisce l'evoluzione sessuale e quindi prepara a prendere posizioni più nette più
tardi quando si presenteranno le difficoltà.
Le direttive pastorali dell'Episcopato tedesco dicono: «E'
in questa età (dai 13 ai 16 anni) che hanno inizio le amicizie
fra ragazzi e ragazze e perciò bisogna parlare chiaramente del
dualismo dei sessi e del suo significato per la maturazione della
persona... » 23. E ancora: «E' proprio in questa età che è necessario dare alla gioventù l'aiuto e la possibilità di incontri fra
giovani e ragazze in uno spirito di buon cameratismo... »24. Come
si vede si tratta di una libertà preparata, guidata e fatta oggetto di istruzione 25. Certo la lettera dell' Episcopato tedesco
non riguarda i Seminaristi in particolare, ma è anche questa
una parte di quella educazione sessuale che è simile per tutti i
giovani. Purtroppo succede invece che - specialmente negli anni
del ginnasio superiore - educatori e PP. Spirituali si guardano
bene dal toccare l'argomento della «ragazza» quasi fosse esplosivo. In realtà è proprio un esplosivo e sempre sul punto di deflagrare se mai nessuno ne parla né lo rivela, né lo presenta nella sua vera luce: basterà la scintilla di un'immagine di donna
22 Cfr. P. LE MOAL, Education sexuelle et formation de la chasteté, in
«Supp1. Vie Sp.» 15 (1962) 117-119.
23
24
Direttive pastorali dell'Episcopato tedesco, 1. c. B. 12.
L. c. B. 13.
25 Cfr. d'altra parte l'Istruzione della S. C. dei Religiosi, 8-12-1957, «De iuvenum utriusque sexus promiscua institutione », in A.A.S., 50 (1958) 99-103.
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- reale o evanescente - per farlo saltare. Inoltre esiste il pericolo che l'adolescente - psichicamente immaturo - nella sua
tensione per la castità si fissi in uno stadio psichicamente inferiore per cui non avrà mai un comportamento maturo di fronte
alle donne. Il Dott. Le Moal aggiunge: «Non è obbligatorio, ma
desiderabile che si siano sentite emozioni sentimentali per l'altro
sesso e anche (perché no?) emozioni carnali. La maggioranza di
noi siamo stati educati in maniera che la minima manifestazione
dell'istinto era già peccato? Ebbene, ai nostri piccoli seminaristi
diremo di cantare Alleluia, perché il sentire un'emozione sentimentale e carnale per l'altro sesso è una prova che si è normali!
Certo seguirà la morale a dire che questo istinto, come gli altri,
richiede una disciplina» 26. Quindi accettazione e insieme disciplina.
In particolare occorre far capire che il rapporto sessuale
esige come premessa una triplice maturità: la maturità genitale;
la maturità psicosessuale: aver raggiunto cioè non solo l'eterosessualità, ma l'eterosessualità elettiva, attraverso il passaggio dei
tre stadi: lo stadio istintivo puro, lo stadio tipo e lo stadio elettivo; la maturità affettiva che è l'oblatività, la possibilità del dono di sé. E' il solo aspetto tipicamente umano!
Dobbiamo quindi far capire al giovane che il grande problema della sua vita è quello di aprirsi agli altri, non di star chiuso
in sé stesso! «L'educazione che mira ad un amore disinteressato
e generoso è la più importante e la migliore preparazione a un
comportamento giustamente equilibrato nel dominio sessuale» 27.
c) Problematica
L'educatore, il P. Spirituale e il Confessore per primo, debbono essere convinti che si tratta di una realtà problematica, alla
quale non si forma come all'obbedienza ad una disciplina canonica. «E' un duplice interrogativo: 1) che cosa chiede la sessualità ad ogni uomo e 2) che cosa chiede l'appello di Cristo al Sacerdozio, fatto ad ogni Seminarista. Sono due interrogativi sempre aperti e mai completamente risolti, risposte sempre da dare
26
27
P. LE MOAL, o. c. 121.
Direttive Pastorali.... C. 3; cfr. anche C. 5.
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e da cercare e che non 'si danno una volta per sempre, bensì costituiscono un dialogo vivente di tutta la vita della sessualità in
noi e di tutta la vita dell'appello di Dio. La castità sacerdotale
risponde a questa duplice questione» 28.
Come realizzare questa vita di castità? Il voler reprimere
ed estirpare la sessualità come desiderio dell'altro sarebbe andare contro la vita um.ana e insieme contro l'appello di Cristo che
esige l'impiego di queste energie per il suo Regno. Si tratta invece di «inserire la sessualità nella esistenza vitale dell'uomo e,
con ciò, nell'amore e nell'ordine di Dio... Fin dall'infanzia i giovani devono imparare ad affermare la propria sessualità e a svilupparla nella loro caratteristica maschile o femminile in maniera corrispondente all'età... Anche per coloro che devono restare celibi contro volontà (e quindi ancor più nel caso di una
scelta libera e cosciente «propter Regnum caelorum ») la sessualità è ugualmente importante per la maturazione della personalità... Essa si perfeziona attraverso il loro modo di amare Dio e
gli uomini e nel loro cammino verso Dio... » 29.
Una retta educazione sessuale si snoda dunque attraverso un
processo di maturazione che consiste soprattuttb nella integrazio~
ne della sessualità per cui essa da isolata viene invece ad essere
« integrata» nella totalità della persona. Attraverso questa integrazione la sessualità assume così un ruolo positivo nel processo
verso una progressiva maturità umana e Cristiana.
Potranno gli alunni dei nostri Seminari ottenere una tale
maturazione? E lo potranno in particolare quando la scelta dello
stato sacerdotale o religioso venga fatta in una età in cui questa
maturazione non è ancora completa? Il Pohier, che si pone queste domande, dice: «Possiamo rispondere che tutto ciò sarà
possibile solo se l'educazione seminaristica sia una vera educa:zione della affettività e della sessualità e insieme vera educazione della scelta» 30. Infatti tutte le difficoltà in questo campo provengono dal fatto che la maturazione sessuale è di gran lunga
anticipata rispetto alla maturazione personale.
28
J.M. POHIER, La chasteté sacer'dotale, in «Suppl. Vie Sp.» 15 (1962) 415.
29
Cfr. Direttive Pastomli. .. C. 2, 4; B. 5.
30
J.M. POHIER, o. c. 432.
409
4) Concludendo
Stima, amore, custodia della castità; elezione oggettivamente e soggettivamente .libera e cosciente del celibato; educazione
sessuale adeguata, sono premesse indispensabili se vogliamo risparmiare delusioni a noi con le defezioni degli alunni dei nostri
seminari, e più ancora con una mancata loro maturazione.
L'educazione alla castità dovrà quindi essere 31: luminosa:
fondata sulla chiarezza, non sulle reticenze; serena: tesa a dare
il senso preciso che il mondo della sessualità, per quanto inficiato
dal peccato originale, non è il regno di satana, ma è qualcosa di
normale, naturale, buono in sé stesso; positiva: cioè orientata
più a far amare il voto che a fuggire le trasgressioni, più a vivere in un sublime ideale d'amore che in Una forzata repressione
degli istinti; gioiosa: inculcando che la castità dev'essere posseduta con superiore fierezza, in una vittoria assoluta, non con
rassegnato rimpianto in una vittoria di stretta misura condotta in un equilibrio instabile e sempre in atteggiamento di impaurita difesa; soprannaturale: indicando il ruolo di primo piano
che il consacrato viene ad avere nel Corpo Mistico, in una incorporazione a Cristo estesa anche a ciò che riguarda il corpo, in
vista di quell'unione escatologica di cui parla S. Paolo, mentre
la .Vergine Madre sarà un esempio altissimo da imitare; completa:
lungimirante e psicologicamente profonda, estesa cioè anche ai
pericoli futuri, modo concreto di trattare con donne... ; apostolica:
far capire che ogni vittoria attuale costituisce un accrescimento
di quel capitale di Grazia che sarà garanzia di future conquiste
apostoliche e splendida testimonianza che già per sé stessa inviterà all'imitazione; organica: non isolata, ma inserita nel posto
vitale che le spetta nella totale formazione della persona; integrale: appoggiata sulla fede e sull'umiltà, animata dalla speranza e dalla pietà ed elevata dal fervore della carità; individuale e
graduale: adattata ai singoli individui nel loro concreto e differenziato sviluppo.
31 Cfr. GIOVANNI DA VIGOLO. La formazione della castità nei Semina?'i, Firenze,
1949, pagg. 9 s.; A. BOSCHI, Castità nei candidati al Sacerdozio, Torino, 1957,
pagg. 219-242; Direttive Pastorali..., C. 1-11; ecc.
410
II. LE «NORME DA APPLICARSI CON OGNI PRUDENZA E
DISCREZIONE»
Quando l'educazione sessuale dei giovani seminaristi non
fosse adeguatamente effettuata, ci troveremo sicuramente nella
occasione di ricorrere più volte ai «criteri» e alle «prove» per
giudicare se un alunno nei riguardi della castità sia idoneo alla
strada intrapresa.
L'Istruzione del 1961, al n. 29d e 30 stabilisce:
« Che se troveranno che qualche alunno è incapace di osservare il
celibato ecclesiastico e la castità sacerdotale, non tenendo conto
anche delle sue migliori disposizioni lo escludano dalla milizia religiosa e clericale, avendo dinanzi agli occhi le seguenti norme, da
applicarsi con ogni prudenza e discrezione, ossia:
1) Il candidato che si dimostra certamente incapace di osservare la
castità religiosa e sacerdotale per la frequenza delle mancanze contro di essa o l'inclinazione dell'animo alle cose sessuali o l'eccessiva
debolezza della volontà, non deve essere ammesso alla scuola apostolica e molto meno al noviziato... ; senza indugio deve essere dimesso o ammonito affinché receda, secondo i casi, qualunque sia lo stadio di formazione da lui raggiunto... » (Istruz. n. 30, 1).
Come si vede si tratta ancora di una norma piuttosto generica,
sulla cui base però andranno risolti i casi specifici che seguono
nei nn. 2-3-4-5 del medesimo articolo 30. L'Istruzione del 1931
si teneva tuttavia su indicazioni ancor più generiche di questa.
1) Il Vizio solitario
« Se pertanto si scopre che qualche alunno indulge al peccato turpe
solitario e non ha fornito una solida speranza di emendarsi entro
un tempo da stabilirsi con prudenza, non sia ammesso al Noviziato... » (Istruz. n. 30, 2).
E' questa la prima applicazione della norma generale.
Se mettiamo questo articolo a confronto con l'Istruzione del
1955 riscontriamo che mentre in quella si dovevano «eliminare
fin dal ginnasio i soggetti che non dessero serio affidamento in
materia di purezza... » in questa del 1961 si tratta di «candidato
che si dimostra certamente incapace... »; inoltre in quella del
411
1955 il caso dell'alunno «che indulge al peccato turpe solitario»
non era nemmeno preso in considerazione; infine ci pare che il
richiamo alla prudenza e discrezione nella applicazione delle
«norme» sia un invito a giudicare il caso in tutti i suoi aspetti
e in tutta la sua complessità. Tutto ciò ci sembra prova di un
allargamento, di un invito a maggior comprensione.
Come si deve interpretare questa prima norma? Non c'è
uniformità di opinione fra i commentatori. Alcuni riportano il
pensiero di Pio XI il quale esorta a seguire «in hac causa pertractanda tutiorem semper sententiam» 32. Interessante e pratico ci sembra quanto scrive il p. Giovanni da Vigolo 33: «Quanto ai ragazzi sui 14, 15, 16 anni che abbiano contratto il vizio
solitario, vi sono autori severissimi... Senza voler troppo minimizzare le conseguenze degli atti impuri commessi nella prima
pubertà, bisogna tuttavia riconoscere che essi non incidono sempre profondamente nell'anima, perché in genere non hanno un
reale sfondo erotico... Perciò noi non saremmo così draconiani
nell'espellere quei giovanottelli, che psichicamente sono degli immaturi, qualora dimostrassero una certa buona volontà di lotta
e di resistenza congiunta ad altre doti fondamentali di generosità,
pietà, intelligenza, ecc... ».
Se da una parte tuttavia bisogna guardarsi dall'ammettere
troppo facilmente una diminuzione di gravità o una assenza di
colpevolezza nel peccato solitario 34 occorre d'altra parte non fermarsi al computo meccanico degli atti, ma sottoporre ad un attento esame psicologico l'indole sessuale del candidato e questa
apparirà abbastanza chiaramente dalla manifestazione dello stato abituale, delle propensioni, delle tentazioni, dal tipo di masturbazione e dalla descrizione genetica del peccato.
In conclusione: «l'indulgere al peccato turpe solitario» non
32
«Ad Catholici Sacerdotii », A.A.S. 28 (1936) 41.
Castità e vocazione allo stato sacerdotale e religioso,
in «Riv. di Ascet. e Mist. », 3 (1958) 408-9.
33 GIOVANNI DA VIGOLO,
34 Cfr. Monitum del S. Ufficio 15-7-1961 e commento di G. Cruchon in «Pe.
Mor. Can. Lit. », 51 (1962) 207-246; cfr. anche T. GOFFI, Amo1'e e Sessualità, Brescia,
1963, pago 209, nota 16.
412
va considerato a sé stesso. Pur tenendo presente il criterio tuziorista, il giudizio definitivo di non idoneità va formulato considerando diversi fattori quali possono essere una crisi temporanea, il grado di maturazione e di responsabilità, la volontà di
lotta, la generosità, la pietà, la fuga delle occasioni, l'indole sessuale del peccato, il tipo di masturbazione, infine la «speranza
di· emendamento entro Un tempo da stabilirsi con prudenza».
2) Cadute con altri
Leggiamo nell'Istruzione:
« Se un alunno della scuola apostolica, dopo l'ammissione, ha peccato
gravemente contro il sesto comandamento con una persona dello
stesso sesso o di sesso diverso, o è stato di grave scandalo in materia di castità, deve essere allontanato quanto prima a norma del
c. 1371; a meno che si tratti di un adolescente sedotto, fornito di
eccellenti qualità e veramente pentito, oppure si tratti di peccato
costituito da un atto oggettivamente imperfetto, ove le circostanze
dell'atto unitamente alle condizioni dell'alunno, prudentemente ponderate dai superiori o confessori, consiglino un atteggiamento diverso in casi speciali» (Istruz. n. 30, 4).
Qui non si tratta, logicamente, di accertate e reali tendenze
omosessuali, congenite od acquisite. In tali casi un giudizio negativo è assolutamente doveroso. L'articolo riguarda soltanto fatti o fenomeni occasionali e passeggeri, e per questi il giudizio negativo ammette due tipi di eccezioni, come indica appunto l'Istruzione.
Si può notare facilmente anche a riguardo di questo articolo quale allargamento ci sia stato a confronto con l'Istruzione
del 1943 e del 1955. Si leggeva infatti nell'Istruz. del 1943:
«Prorsus reiciendus est omni tempore, sine cunctatione, nullo
experimento concesso, qui, post in Seminarium ingressum, etiam
unicam culpa1'ì~ patraverit cum altero eiusdem vel alterius sexus ».
Già l'Istruz. del 1955 è più benigna giacché sostituisce «etiam
unicam» con un semplice articolo indeterminativo «un peccato»,
e precisa: «specialmente se pervenuto alla pubertà», concedendo
così implicitamente maggior comprensione per fatti avvenuti prima della pubertà. Tale precisazione ci pare trovi spiegazione in
413
un commento che il P. Misani fece nei riguardi della riferita
norma del 1943 35 •
Tuttavia l'Istruzione del 1955 era ancora - su questo punto - più stretta nei confronti di quella del 1961. Vi si leggeva
infatti come in quella del 1943: «Dev'essere escluso in qualsiasi
tempo, senza indugio, e senza concessioni di ulteriori prove... ».
L'Istruzione del 1961, come si è visto, conserva la precisazione apportata nell'Istruzione del 1955 considerando esplicitamente la possibilità che si tratti di «peccato costituito da un atto oggettivamente imperfetto» o di una «seduzione ». Anche in
questi casi però non si tratta di chiudere semplicemente gli occhi, ma di «prudentemente considerare se le circostanze e le condizioni dell'alunno non consiglino un atteggiamento diverso ».
3) Indole ipersessuale
Leggiamo nell'Istruzione:
« Di una particolare indagine hanno bisogno gli alunni che, sebbene ancora esenti da mancanze formali contro la castità, hanno una
indole sessuale morbosa o anormale, soprattutto quanti sono affetti
da iperestesia sessuale ossia da un'indole di natura erotica, per i
quali il celibato religioso costituirebbe un continuo atto eroico ed un
doloroso martirio. Infatti non solo la castità nel suo significato di
continenza dai piaceri venerei, diventa per i più una impresa ardua,ma anche lo stesso celibato e la conseguente solitudine del cuore
e la·· separazione dalla famiglia, è così difficile per alcuni dotati di
eccessiva sensibilità e tenerezza affettiva, da renderli inadatti alla
vita religiosa.... » (Istruz. n. 30, 5).
Di questo articolo non troviamo alcuna anticipazione nelle Istruzioni del 1943 e del 1955.
Non parliamo qui di forme nettamente patologiche in cui
l'attività sessuale sfugge al controllo della volontà, oppure lo
sforzo per dominarla provoca forme di malessere che sfociano
spesso nell'esaurimento nervoso. In questi casi un giudizio negativo e l'allontanamento debbono essere assolutamente preferiti.
Interessano invece specialmente le forme di ipersessualità reIa35 Cfr. «Seminarium» 1949, 2, pago 98; e anche A. ANGIONI, «Il Direttore
Spirituale dei Candidati al Sacerdozio », Milano, 1949, pagg. 178-9, nota 38.
414
tiva 36. «Questa consiste nella precarietà dello stato di equilibrio
tra le spinte istintuali e la capacità, da parte del soggetto, di dominarle. L'equilibrio si mantiene finché lo stato psicosomatico e
la situazione ambientale non offrono ostacoli, ma viene sconvolto
in seguito a variazioni di modesto rilievo... quali un periodo prolungato di continenza volontaria, variazioni del quadro ormonale, presenza nell'organismo di sostanze tossiche, stimolazione locale in seguito a fenomeni irritativi, particolari situazioni ambientali e sociali, stati d'animo e periodi critici dello svilupo. Nella
patogenesi degli stati ipersessuali il fattore organico non costituisce una componente costante e decisiva... e nemmeno la pubertà
anticipata, quanto piuttosto i fattori psicologici e in particolare
l'evoluzione della sessualità infantile. Un'incidenza particolare·· è
esercitata ancora dallo stato di ansietà di fronte al problema sessuale... » 37. Supposto pure che tali candidati non dovessero mai
accusare cadute vere e proprie, sarebbe tuttavia un buon servizio reso loro e alla Chiesa, l'allontanarli da una vita che sarebbe
per loro doloroso martirio e causa futura di possibili scandali.
Comunque l'Istruz. parla per questi casi di una «particolare
indagine» da farsi. Gioverà quindi moltiplicare la prudenza e ricorrere eventualmente a medici e psicologi.
L'Istruzione aggiunge:
« Questo problema, forse, deve essere considerato più attentamente
dai maestri dei novizi e dei chierici che non dagli stessi Confessori;
poiché queste propensioni dell'animo non appaiono tanto nella confessione quanto nella vita· comune e nella dimestichezza familiare»
(Istruz. n. 30, 5).
Meriterebbe fare qui qualche considerazione circa l'opportunità o meno che il Confessore e il P. Spirituale si trovino spesso
in mezzo ai ragazzi e ai giovani nelle ordinarie ricreazioni. Qualche autore è contrario a ciò, adducendo il motivo che «la frequenza dei contatti esterni con le persone che si dirigono è a danno
36 N.
pago 46-47.
GIORDANI, La cartella personale
nei seminari,
Grottaferrata,
1965,
37 N. GIORDANI, 1. C., cfr. anche A. BOSCHI, «Castità nei candidati al sacerdozio », Torino, 1957, pago 207.
415
dei contatti in foro interno» 38. A noi pare tuttavia che - particolarmente nei seminari minori - sarà assai utile che il Confessore e il P. Spirituale si trovino in mezzo agli alunni nelle ricreazioni. Ciò contribuirà a formare nei ragazzi l'idea che Confessore e P. Spirituale non sono qualcosa di misterioso, ma persone con le quali si può trattare con tutta amicizia come con gli
altri. Utilissimi saranno inoltre questi contatti - però senza responsabilità dirette di disciplina - per conoscere più da vicino
l'indole propria di ciascun alunno, che difficilmente si conosce
invece da contatti solo in foro interno, anche per l'incapacità che
il ragazzo ha ad esprimere esattamente il proprio stato d'animo.
Saranno invece proprio questi contatti di tipo micropsicologico
nella vita quotidiana ordinaria, a rendere poi veramente esistenziale e nettamente individuale l'opera dei Confessori e Direttori
Spirituali in foro interno.
4) La « prova»
L'Istruzione del 1961 presenta quattro accenni ad una eventuale «prova» per assicurare l'idoneità del candidato al Sacerdozio o alla vita religiosa in fatto di castità. Di questi accenni interessa al nostro studio soltanto il primo che troviamo al n. 30,2
dove è detto di non ammettere al noviziato l'alunno del ginnasio
che indulge al peccato turpe solitario se non abbia fornito «una
solida speranza di emendarsi entro un tempo da stabilirsi con
prudenza» .
Anche l'Istruzione del 1955 e quella del 1943 ammettevano
la possibilità di una «prova prima del liceo» 39.
Notiamo però che tale «prova» è ammessa soltanto quando
ci sia «fondata speranza di emendazione», per cui l'Istruzione
precisa:
«Possono far concepire una fondata speranza di emendazione gli
adolescenti fisicamente e psichicamente normali, ossia sani di corpo
e di spirito, i quali si distinguano per la solida pietà e le altre virtù massimamente connesse con la castità, e per il sincero desiderio
della vita religiosa e sacerdotale» (Istruz. n. 30, 2).
38
A. BOSCHI, o. c. 194.
39
Articolo 4°.
416
«Nella Chiesa latina infatti non si ritiene che abbia vocazione
vera al Sacerdozio chi nel contempo non avverte in sé stesso una
vera vocazione ad un casto celibato per amore del Regno dei ··cieli e, secondo le umane previsioni, non offre garanzie di una fedeltà in grado di non compromettere gravemente l'ideale »40. La
presenza di un'abitudine impura in un alunno fa legittimamente
pensare ad una assenza in lui di tale specifica vocazione alla
verginità e perciò solo nel caso che egli presenti tutti gli altri
segni di vocazione si può concedergli una« prova» atta a dimo':'
strare che effettivamente egli possiede una provata capacità di
sapersi santamente frenare.
D'altra parte la prova riguarda soltanto quei giovani che
pur avendo una costituzione sessuale normale cadono in peccati
solitari.
La durata e le modalità della «prova» sono oggetto di posizioni diverse e varianti da autore ad autore, da congregazione
a congregazione, da diocesi a diocesi.
La posizione più larga la troviamo in una istruzione particolare ad uso dei PP. Verbiti 41 dove per il ginnasio si parla. di
un periodo di prova di 2-3 anni. Tale posizione era anche quella
del Vermeersch 42. Invece secondo il p. Ter Haar un esito positivo
della prova «intra unum annum iam expectari potest, etiamsi
forte annis proxime sequentibus unus alterve lapsus ob circumstantiam particularem adhuc occurrat... ». Aggiunge però la possibilità che un alunno il quale negli ultimi anni del ginnasio cadeva frequentemente, entrato in· noviziato o nel seminario maggiore ottenga una vera conversione della mente e della volontà
per il sistema più elevato di vita, i mezzi più abbondanti e il
maggior fervore. «Quo in casu, tuto procedere potest... » 43.
Il voler tuttavia attenersi rigorosamente ad ùna qualunque
di queste o altre norme, ed applicarla con la massima scrupolosità, sarebbe uno sbaglio. La durata e le modalità della prova
40
41
B. HAERING, La legge di Cristo, III, Brescia 3 ,. 1964, pago 441.
42
«In altero vel summum tertio anno », Theol. Mor. III, Romae 4 , 1948, n. 30.
Statutum de p'ro banda in admittendis ad Societatem Verbi Divini vitae
castimonia, Roma, 1963, n. 15: «inter duo vel tres annos ».
Ter Haar, Casus conscientiae, II, Torino
A. BOSCHI, o. c. pago 151-152.
43
2,
1939, n. 121, pago 115-117 in
417
debbono infatti tener conto scrupolosamente di altri fattori che
entrano in gioco. Tali sono: l'ambiente: seminario e famiglia;
l'età attuale e quella che il seminarista aveva all'ingresso; l'intensità dei cattivi abiti contratti; il fronte completo della vita spirituale; il pericolo di scandalo; il grado di maturazione raggiunto.
In pratica il Confessore e il P. Spirituale, nel caso di alunni
che accusino continue cadute nel vizio impuro solitario si chiederà: «Tutto considerato, c'è una fondata speranza di guarigione
morale con l'uso dei mezzi appropriati? ». Soltanto in questo modo potrà farsi un giudizio attendibile, mentre è insufficiente, di
per sé sola, la durata più o meno lunga della prova. Quindi sarà
in base a questo giudizio complessivo che il Confessore e il P. Spirituale - quando la prova apparisse già bene avviata e tale da
offrire una reale e fondata speranza che andrà proseguendo senza
sorprese di nuovi dolorosi incidenti - potranno pernlettere a un
seminarista di passare in liceo... per quanto l'abitudine cattiva
non si possa ancora dire del tutto superata e vinta 44.
Sarà utile ricordare quanto dice la lettera pastorale dei Vescovi tedeschi: «Colui che aspira seriamente alla purezza e che,
dopo una caduta, vuole ritrovarla, è, per questo suo atteggiamento, un uomo puro» 45.
III. CURA PASTORALE
Non si arriverà mai a sopprimere la masturbazione concentrando gli sforzi direttamente su di essa, anzi si finirà per crearne una ossessione. Ogni buona terapia deve essere preceduta da
una accurata diagnosi del male e delle sue cause. Si sa infatti che
la masturbazione più che una malattia è un sintomo. Occorrerà
quindi scoprirne le cause e su quelle concentrare gli sforzi di una
sana terapia.
1) Ricerca delle cause
Quando la masturbazione si lnanifesta per la prima volta,
all'inizio della pubertà, è ben probabile che il fattore determinan44
45
27.
Cfr. A. BOSCHI, o. c. pago 158.
In «Documentation Catholique », 62 (1965), 555, D. 6.
418
te di essa sia la stessa pubertà, ossia l'istinto sessuale, che spinge a tali atti, anche incompleti, e che sollecita la stessa immaginazione 46.
In sèguito le cause sono molto varie; in particolare può trattarsi di 47:
tentativo di procurarsi di nuovo ciò che il ragazzo ha vissuto un tempo nell'intimità familiare: modo immaginario di vivere l'intimità affettiva con la persona amata; narcisismo; mancato sviluppo della personalità; compensazione ricercata per una
frustrazione affettiva profondamente sentita: un castigo, un atto di disprezzo subìto, insuccessi scolastici; volontà di affermarsi
per fuggire a una vita vuota e noiosa; in candidati condizionati
da fattori interni può trattarsi del gusto di alternare fasi di abbandono agli istinti con fasi di padronanza di sé, quasi in una
esperimentazione delle proprie energie; può trattarsi infine di
uno sfogo spontaneo, conseguenza naturale di una situazione sessualmente eccitante a cui l'alunno siè esposto (ambiente, stampa, amicizie troppo sensibili, ozio, golosità, pigrizia).
Tutte queste cause si riducono comunque sempre o ad un
mancato equilibrio psichico, o ad una componente ansiosa (psicastenia caratterizzata da ossessioni, atti compulsivi, scrupoli eccessivi) o ad una libidine intensa.
2) Atteggiamento del Confessore e P. Spirituale
La varietà delle cause fa comprendere quanto sia necessaria per il Confessore e il P. Spirituale una sempre maggiore conoscenza degli alunni per scoprire le radici profonde del loro
agire e quindi suggerire i rimedi adeguati. Che il penitente offra
spontaneamente gli elementi del problema, dipende dal modo con
cui viene accolto. Si dovrà perciò dimostrare la medesima benignità e misericordia grande che Cristo aveva verso i peccatori:
quello spirito di umile amore, di comprensione e di «empathia»
46
G. CRUCHON, Psychologia paedagogica pueri et adulescentis, Romae
2,
1962,
pago 162.
47 Cfr. H.A. VAN MUNSTER, La formation des clercs face à la jeunesse d'aujourd'hui, in «Suppl. Vie Sp. », 16 (1963) 199; T. GOFFI, Am01'e e sessualità, Brescia,
1963, pago 153; G. CRUCHON, o. C. 162-164; ecc.
419
che aiuta il penitente ad esprimere le proprie difficoltà nei riguardi della sua vita intima.
Al penitente oppresso da eccessivo sentimento di colpa giova mostrare che quella sua ansietà esprime a suo modo il desiderio ch'egli ha di ritrovare quella stretta comunione con Dio
di un tempo 48. Ridonare la fede (fiducia), la speranza e l'amore,
sono quindi rimedi essenziali. L'amore egoista che sta alla base
di ogni abitudine solitaria è sanato dall'amore misericordioso del
Sacerdote che veramente apre, anzi .,.- secondo l'etimologia del
termine - dona il suo cuore al misero pentito. Quanto più il
ragazzo tende a chiudersi, tanto più deve trovare cuori aperti ad
aiutarlo.
Esagerare l'importanza della masturbazione al momento della pubertà, significa comprometterne l'eliminazione e favorirne la
ossessione. «Bisogna al contrario cogliere questa occasione - si
potrebbe dire felice - per mostrare al soggetto che si tratta di
una manifestazione dello sviluppo subito dalla sua sessualità, manifestazione che non deve essere se non transitoria s'egli vuoI divenire ciò che aspira ad essere, un uomo nella piena accezione del
termine» 49. D'altra parte non bisogna cadere nell'eccesso opposto del lassismo o della indifferenza. «Ricordiamo tuttavia che
usare comprensione non significa aprire la via al lassismo, ma
significa rivolgere l'attenzione sul capitolo degli atti umani, i
quali interessano tanto la psicologia che la morale» 50. Prima
cioè di trattare il penitente come un «peccatore» - pur con tutta l'accennata bontà e comprensione - occorre esaminare se
realmente e in quale grado si tratti di un «peccatore» o se non
si debba ammettere invece una possibile (se non reale) mancanza
di responsabilità. In particolare occorre tener presente la realtà
fisio-ps-icologica dell'adolescente: è caratteristica propria dell'età
della adolescenza un rapido susseguirsi e alternarsi di correnti
endocrine, di sentimenti disparati e contraddittori, di immaginazioni vivamente accese e talvolta ossessionanti, di moti carna48 Cfr. G. CRUCHON, Psychologia Pastomlis, Romae 4 , 1964, pagg. 238 S.; e Dit'ettive pastOt'ali dell'Episcopato tedesco, 1. c., D, 2.
4'9 Direction et pt'oblèmes sexuels de l'adolescent, Centre d'études Laennec,
Paris, 1946, pago 23.
50
R. BARBARIGA, Castità e vocazione, Torino, 1959, pago 251.
'420
li che sorgono improvvisi senza nessuna causa volontaria. Tutto
ciò crea naturalmente delle tensioni psichiche tali per cui si deve spesso ammettere che le energie regolatrici della volontà subiscono tali èontraccolpi che spiegano l'incostanza e la fragilità
proprie dell'adolescente e da mettere per lo meno in dubbio la
reale responsabilità in alcune occasioni. Inoltre occorre ricordare che tra gli impedimenti del volontario si è sempre elencata
l'abitudine e la «passio antecedens» e si è sempre detto che ---. in
determinate condizioni - diminuiscono la libertà in sé. Certo resta da aprire il discorso sulla responsabilità in causa, ma ciò dimostra ancora che il problema è perlo meno dimezzato e che
quindi l'adolescente il quale mette in atto precauzioni e sistemi
di difesa «facilius praesumitur non consentiens sed coactus» 51.
Occorre considerare ancora il fattore «ansietà» il quale pure costituisce un impedimento ad una sana deliberazione e quindi ad
una piena responsabilità.
Infine è necessario tenere nella dovuta considerazione la «lex
crescendi ». Abbiamo accennato più sopra che la castità è una
risposta sempre da dare e sempre da rinnovare; si tratta infatti
di una virtù e, come ogni virtù, si va sempre più acquistando e
conquistando, nella linea della speranza di quell'unione con Cristo di cui è anticipazione e testimonianza. E' legge comune di tutto il creato quella della crescita, dello sviluppo, del perfezionamento; crescita che avviene attraverso passaggi per vari stadi che
costituiscono altrettanti punti critici. Analogamente ---. non dimentichiamolo - avviene per le virtù e, nel caso nostro, per la
castità. Quanto più o meno ideali sono le condizioni in cui si
effettuano i passaggi critici, altrettanto più o meno dolcemente
e quasi inavvertitamente essi si attuano. Lo sguardo comunque
non deve essere fermato su questi punti critici, ma sulla totalità
del processo di sviluppo, e appunto in vista di questo continuo
sviluppo vanno curate le condizioni per un felice superamento
dei punti critici. Non si tratta cioè di fermare lo sguardo su una
fase dello sviluppo totale se non in quanto essa costituisce appunto solo una fase, un passaggio, non un punto fermo; si tratta
cioè di riconoscere l'esistenza di un reale processo di crescita
51
G. CRUCHON,
O.
c. pago 221.
421
che permette di ben sperare, con quella sapiente pazienza con cui
Dio condusse mano a mano il popolo ebraico e che Cristo usò
verso l'irruente Pietro, l'incredulo Tommaso, la donna Samaritana
e Nicodemo.
3) Terapia generale
La prima cura - dopo quanto si è detto nello punto sulla
retta fonnazione alla castità come necessario preservativo - dovrà consistere dunque nell'ispirare fiducia ed amicizia: un malato
che ha fiducia nel suo medico è già sulla via della guarigione.
Inoltre, poiché le cause della issazione sono infine tutte forme deviate dell'espressione di sé stesso, occorre fornire al penitente altri mezzi per esprimere sé stesso: diverse attività attraenti
fra le quali la Direzione Spirituale aiuterà a trovare la più utile.
«Le prove dell'attitudine di un soggetto alla vita celibataria più
che nel numero minore delle cadute e nella frequenza meno elevata, andranno cercate nelle possibilità ch'egli ha di aprirsi nel
quadro delle attività che sono sue proprie nel campo della forlnazione: pietà, studio, vita comune, lavoro, svago, sotto le diverse
forme» 52. Occorre dargli una chiara convinzione della corresponsabilità ch'egli ha per il buon andamento dell'ambiente in cui si
trova; aprirlo a un dialogo costruttivo con i suoi compagni e Superiori, up. dialogo in cui anch'egli porti il suo contributo positivo.
Si tratta cioè di spostare l'orientamento fondamentale del suo
piccolo « lo » verso un vero amore a Dio e al prossimo; di orientarlo decisamente alla realtà, di fargli capire che non è ancora così
maturo per accedere a quell'equilibrio fra affermazione di sé e
dono di sé che il Sacerdozio in particolare richiede; presentargli la vita di fede alla luce di una schietta gioia e di un servizio
disinteressato; neutralizzare la sua debolezza di volontà e la sua
volubilità con un lavoro serio e attraente e una consapevole disciplina delle sue tendenze; una resistenza fin dal primo presentarsi della tentazione; indurlo a frenare energicamente la fantasia e gli sguardi; ricostruire soprattutto il sentimento morale
della dignità e la ragionevole fiducia in sé stesso 53.
52 H.A. VAN MUNSTER, O.
53
c. pago 251.
cfr. B. HAERING, La legge di Cristo, III, Brescia 3, 1964, pago 336.
422
Sarà preoccupazione del Confessore e Direttore Spirituale
non isolare la virtù della castità dal complesso di tutte le altre
virtù le quali dal canto loro giovano alla castità stessa. In particolare la carità e la speranza, la prudenza, la padronanza di sé
nella modestia, nella sobrietà e soprattutto nell'umiltà.
Tutto questo lavoro sarà però condotto a piccole tappe, senza troppa fretta: la guarigione non si otterrà proponendo subito
una meta troppo eccelsa, ma piuttosto piccole mete successive
(una novena, un triduo, un giorno) e sempre sotto l'influsso benefico della grazia.
4) Terapie particolari
a - Per i ragazzi (11-13 anni).
I! P. Gemelli nota che in questo periodo il ragazzo avverte
negli organi genitali stimolazioni che dapprima sono giudicate
da lui un fatto di natura fisiologica. Egli quindi automaticamente è inclinato a soddisfare con toccamenti l'eccitazione. « ••. A noi
sembra che non si abbia in tali casi altro se non un qualunque
piacere di natura sensoriale... » 54. Tali toccamenti assumeranno
carattere morboso quando il ragazzo prenderà l'abitudine di procurarsi il piacere per il piacere e ciò avviene quando all'atto si
accompagnano rappresentazioni a contenuto erotico.
In particolare in questa età i ragazzi debbono essere tranquillizzati ed informati sulla volontarietà o meno dei moti carnali, sulla natura dei peccati in questa materia e sulle norme
di igiene. Soprattutto si devono formare fino da questa età all'amore del prossimo ben ordinato e anche all'apertura verso l'altro sesso.
b - Per gli adolescenti (13-16 anni).
I! fatto più notevole che si osserva nella vita sessuale dell'adolescente è il risveglio della curiosità per conoscere in che
cosa consista la vita sessuale. Questa curiosità è però diversa da
54 A. GEMELLI, Relationes inter institutionem et formationem alumni eiusque
physicam evolutionem, in «Acta et documenta congressus generalis de statibus perfectionis », II, Romae, 1952, pago 723.
423
quella del fanciullo. Il fanciullo che apre gli occhì alla realtà che
lo circonda è una mitragliatrice instancabile di «Perché? », di
« Cos'è? », di «Come fa?», ma senza che le risposte lo tocchino
intimamente. Anche le domande che riguardano la sfera sessuale
rientrano in questo desiderio di conoscere come uno dei tanti
interrogativi senza che rivestano un interesse maggiore degli altri. La curiosità delle cose sessuali tocca invece l'adolescente
nell'intimo del suo «io» per le profonde mutazioni emotive e fisiologiche che egli sperimenta nel suo animo e nel suo corpo.
Occorre ricordare che tale curiosità è del tutto legittima, non
meno della curiosità per le realtà di ordine scientifico o di cronaca, anzi lo è in grado maggiore per i riflessi «personali» che
ha tutto quanto riguarda la sfera sessuale. Nella sua vocazione
di consacratore delle realtà terrestri e tanto più delle realtà del
proprio essere, l'uomo - e nel caso nostro l'adolescente - ha
diritto ad una conoscenza di tali realtà e quindi anche ad una
risposta a quegli interrogativi ch'egli va cercando nascostamente forse proprio perché ha riscontrato al riguardo un inspiegabile silenzio da parte dei suoi genitori ed educatori. Qui dunque
troverà posto quella educazione sessuale di cui si è parlato. Il
voler sopprimere tale legittima curiosità sortirà l'effetto di renderla morbosa, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Non
si chiami dunque «morbosa» una curiosità che è invece legittima; ma se realmente si tratti di curiosità morbosa,genitori ed
educatori debbono chiedersi se non ne siano stati loro stessi la
causa riducendo al silenzio una curiosità che era legittima.
Contemporaneamente gli adolescenti avvertono un indefinito piacere, una vaga. soddisfazione legata a tutto ciò che si riferisce alla vita sessuale ed anche al semplice interessarsi di essa.
In conclusione si può dire che la «vita dell'adolescente è dominata
dal fatto sessuale» 55.
Una cura adatta non dovrà accontentarsi di aInmonizioni o
di informazioni psicologiche, ma dovrà attuare una vera educazione che si estenda a tutte le dimensioni del problema. In particolare 56:
55
A. GEMELLI, 1. c. 730 S.
56
G. CRUCHON, «Psychologia paedag... », pago 16588.
424
la dimensione affettiva: si dovrà condurre l'adolescente ad
una sana ed equilibrata apertura di cuore, a schiette relazioni
umane, ad una relazione di fiducia verso Dio; la dimensione psicologica: dare informazioni utili per il momento specifico; suggerire esercizi fisici moderati, astensione da eccessi di fatica intellettuale; fargli sapere che i meccanismi sessuali possono gradualmente essere controllati dalla volontà; la dimensione sociologica: da una parte spingere ad instaurare relazioni di amicizia
per vincere eventuali sentimenti di inferiorità; dall'altra mettere in guardia dall'ambiente in cui venisse a trovarsi, specie durante le vacanze (amicizie, stampa, cine...); la dimensione spirituale: instillare nell'adolescente il significato dell'amore spirituale, dell'amore oblativo, dei rapporti umani insieme con i benefìci
e i pericoli che possono portare; la dimensione religiosa: rafforzare la vita di pietà, il senso di Dio Padre amoroso, di Cristo amico e fratello; il senso del perdono.
In definitiva il centro del problema di una terapia sessuale sta nel trovare le vie normali e superiori di amare. Non si
tratta di repressione totale e di indifferenza stoica, ma di integrazione.
Possono tuttavia darsi dei casi nei quali l'elemento compulsivo libidinoso prevale sugli elementi egoistici. L'adolescente vorrebbe agire diversamente, ma è spinto alla masturbazione da un
impulso quasi cieco. In questi casi, se non ha posto atti che lo
inducono in pericolo prossimo, generalmente non si può parlare
di peccato grave. Si tratta però di una così profonda perturbazione che se non viene sanata deve indurre ad allontanare l'alunno dalla vita religiosa e dal sacerdozio 57.
c - Per i giovani (17-19 anni).
Ci pare un po' severo quanto il Gemelli afferma: «Ben difficilmente si potrà riuscire a far divenire puro un giovane che
non è stato puro nell'adolescenza. Di regola quindi un adolescente che non riesce a conservarsi puro deve essere rigorosamente
eliminato» 58. Comunque il giovane sarà particolarmente aiutato
57
G. CRUCHON, Psychologia pastomlis, pago 244.
58
A. GEMELLI, 1. C. pago 732.
425
col proporgli grandi ideali: le missioni, l'azione cattolica, la liturgia, il canto, l'arte sacra sono altrettante occasioni utili per
incitare il giovane a dedicare la propria vita per la realizzazione
di grandi e nobili ideali, e a spendere tutte le sue energie esuberanti in queste realizzazioni.
Tutto ciò sarà molto più facile in un clima di morale alto,
- che sarà sempre cercato dai superiori - e di una certa libertà guidata: l'aspirazione alla libertà è infatti una seconda
caratteristica di questa età in cui si sviluppa la tendenza ad affermare la propria personalità.
5) L'eliminazione dei non-idonei
Quando la prova si fosse dimostrata negativa e la cura inutile, non resterà che da ammonire l'alunno affinché receda da
una strada per· la quale mancano in lui i segni di una vocazione.
E' questo un passo che molti Confessori e PP. Spirituali esitano forse molto a fare. E' necessario tuttavia ricordare - pur
nella prudenza che tali decisioni richiedono -. che è atto di carità l'eliminare un candidato non idoneo, non invece il lasciarlo
andare avanti in considerazione di altri fattori anche ottimi, ma
presi solo a sé stessi.
Ciò che soprattutto sarà da ricordare in tali casi è l'atteggiamento di grande carità che si deve usare: dare· al candidato la
convinzione che si tratta del suo stesso bene. Perciò prima di
escluderlo definitivamente come non-idoneo si dovrà invitarlo ad
esaminare serenamente se la vera sua vocazione sia quella del
S~cerdozio. «Ciò che è più importante nella tua vita si potrà
dirgli - è attuare quel disegno che Dio ha su di te; fare quella
scelta che è più reale dentro di te e per la quale sei chiamato nel
piano di Dio. Forse un giorno vedrai che è proprio questa e solo
questa la tua via, e allora tornerai più sicuro, più deciso e riprenderai con maggior maturità la via che il Signore ti aveva tracciata ». Quando poi si dovesse senz'altro escludere definitivamente
qualcuno, bisognerà farlo senza mai scoraggiare, senza mai umiliare col sottolineare la sua indegnità. Piuttosto si potrà dire:
«Forse il Signore ti vuole avvertire con questo segno che puoi
far meglio in un altro ambiente, in un altro modo, diverso da
426
quello che tu, i tuoi genitori e io stesso pensavamo. L'ideale nella
nostra vita è fare il meglio possibile, non importa dove e come; a
te il Signore vuole forse affidare una missione diversa: intraprendila con gioia e potrai dimostrargli ugualmente il tuo amore e
dargli la tua testimonianza».
In genere è consigliabile attendere a fine d'anno per l'eliminazione e conservare in seguito buone relazioni aiutando a superare le prime difficoltà per l'inserimento nel nuovo sistema di
vita. Converrà suggerire anche il modo con cui l'alunno potrà
esprimere la sua decisione ai Superiori di foro esterno: « Non
mi sento più di andare avanti ». Ad eventuali insistenze il candidato potrà aggiungere che si è consigliato in ciò con il suo P. Spirituale il quale è d'accordo per quella decisione.
6) Pastorale d'insieme
Spesso l'opera del Confessore e del P. Spirituale si lnanifesteranno insufficienti se non saranno coadiuvate da altre forze che
debbono contribuire al buon andamento e sviluppo di una vocazione. Sarà necessaria cioè una Pastorale d'insieme, un lavoro
spesso in collaborazione - almeno nelle linee generali - e talvolta
un giudizio di una persona esperta in medicina o psicologia.
L'Istruzione del 1943 al cap. II, n. 7 auspicava frequenti
contatti e scambi di vedute dei Confessori (esterni ed interni) del
Seminario con il P. Spirituale di questo. Si sa per esempio che
nella cura del masturbatore abitudinario più che la Confessione
frequente è utile distanziare invece le confessioni e moltiplicare
relativamente gli incontri con il P. Spirituale per diminuire l'angustia. Anche per questo sarà necessario che vi siano nel Seminario
vari PP. Spirituali e sia data anche ai Confessori esterni l'opportunità di svolgere la direzione spirituale, potendo permettere per
questo la loro presenza in Seminario anche in altrì giorni della
settimana oltre a quello stabilito per le Confessioni. Incontri tra
Confessori, PP. Spirituali e anche Superiori di foro esterno (per
esempio ad inizio d'anno) saranno nlolto utili perché «tutti adottino gli stessi principi circa la prova della vocazione e le precauzioni da adottare in questa materia» 59.
59
Istruzione del 1961, n. 17; cfr. Prima Romana Sinodu8, 484, 3.
427
Di grandissimo aiuto può e deve essere l'opera costante degli
insegnanti. Saranno essi che nel contatto diuturno potranno dare
poco a poco quella visione chiara ed aperta dei valori, necessaria
ad integrare in un quadro d'insieme il problema della castità.
Le occasioni e gli spunti sono loro offerti in abbondanza dalla geografia, dalla storia, da una poesia, da un brano di latino o di
greco, da un autore studiato, dalla stessa educazione fisica, artistica o musicale. Gli insegnanti potranno dare delle linee generali; talvolta - con prudenza - potranno scendere anche a qualche particolare; soprattutto, sottolineando agli alunni la legittimità dei loro interrogativi e la sublimità del piano di Dio, li
inviteranno a parlare con semplicità e naturalezza di queste cose
con il Confessore e il Direttore Spirituale.
Preziosa sarebbe la presenza di qualche professore laico nel
corpo insegnante del Seminario Minore e della Scuola Apostolica.
Naturalmente deve trattarsi di professori che abbiano formazione
e pratica sicura e si distinguano per scienza, dedizione e testimonianza cristiana. Il sacrificio di retribuirli anche meglio di quanto
non lo sia un professore delle scuole statali pur di assicurarsene
la prestazione, sarebbe assai ricompensato dall'aiuto· che essi potrebbero dare ad una più integrale formazione degli alunni al
Sacerdozio, oltre che a risolvere, in alcuni casi, problemi pratici
di personale (nell'insegnamento per esempio delle lingue straniere, delle scienze o della matematica). In particolare ci sembrerebbe utilissimo il contributo di una professoressa che alle doti
sopra accennate aggiungesse quelle di una buona mamma: questa
« presenza femminile», discreta e materna, potrebbe forse giovare
non poco a sdrammatizzare certi problemi e ad integrare in modo
notevole il nostro lavoro forlnativo. Inoltre non va sottovalutata
l'importanza, in sede di consiglio, di giudizi ed indicazioni fornite
da questi educatori laici.
Quanto al ricorso a medici o psicologi ricordiamo che non è
raro il caso in cui problemi di difficoltà nell'osservanza della castità siano causati da malattie fisiche o psichiche, da immaturità affettiva, da un sentimento inconscio di colpa, di ansietà nevrotica,
di inferiorità che con l'aiuto di un medico 60 o di uno psicoterar
60
Cfr.
GIOVANNI DA VIGOLO,
Rimedi medicinali antichi e recentissimi contro
428
peuta 61 adatto possono dissolversi. A facilitare la soluzione di
molte situazioni che richiedono l'intervento di un medico o di uno
psicoterapeuta, sono sorti negli ultimi anni vari centri di Consu~
lenza ai quali è possibile rivolgersi di persona o per iscritto 62.
IV. MATURITÀ E VOCAZIONE
Abbiamo parlato nel primo capitolo della formazione ed educazione alla castità come necessario presupposto. Una vera educazione deve però essere sempre «maieutica», cioè aiutare il
diretto a dare da sé la risposta; di modo che questa - divenuta
così suo frutto personale - sarà capace di sopravvivere alle future difficoltà. L'educato deve cioè sentirsi personalmente «impegnato ». Per rendere possibile un tale impegno occorre però un
minimo di maturazione mentre a sua volta l'impegno è fattore indispensabile senza cui la maturità già raggiunta non potrà continuare a progredire.
Ma dobbiamo chiederci ~ esiste nei nostri seminari una certa
maturità, pur nei limiti corrispondenti all'età? O lneglio: lo sviluppo verso la maturità procede normalmente o è bloccato o disturbato? Se infatti tale processo procede normale c'è da sperare
che darà origine ad una vera maturità, altrimenti no. E anzitutto: che cos'è la maturità?
1) Maturità e Ì1n1naturità
E' più facile cominciare dal dire che cosa non è maturità.
Chiamiamo immaturità la «persistenza nell'età adulta di reazioni
le sovraeccitazioni di camttm'c sessuale, in «Riv. dì Asc. e Mist. », 1 (1956) 177~
184; cfr. pure G. SANTORI, O. LA PIETRA, Nuovi appunti di sessuologia per educatori
e sace1'doti, Torino, 1964, pagg. 45-71.
61 Il Monitum del S. Ufficio del 15-7-1961 (A.A.S. 53.1961.571) condanna il
ritenere necessario un esame psicanalitico propriamente detto per i candidati al
Sacerdozio, ma non proibisce il ricorso in certi casi ad uno psicoterapeuta; anzi
«è permesso dire che un esame psicologico che non sia psicanalitico, è desiderabile
per tutti i candidati» (Beirnaert, in Etudes, 311 (1961) 119; cfr. anche G. CRUCHON,
in «Pe. Mor. Can. Lit. », 51 (1962) 206-246.
62 Cfr. un parziale elenco in «Riv. di Asc. e Mist. », 8 (1963) 85-89. Il «Centro di consulenza psicologica per le vocazioni Religiose» ivi segnalato è stato però
trasferito in Via Caroncini 27, Roma.
.429
affettive proprie dell'infanzia» 63, «è un modo di agire e di sentire
puerile, o per la mancata evoluzione fisiologica (per l'età o la deficienza ormonale) o per la mancata evoluzione psicologica dovuta
più spesso all'educazione che impedì o ritardò l'integrazione normale, o per la condizione di eccessiva dipendenza che Ìlnpedì la
aifennazione e la nlaturazione di un proprio «lo» capace di assumersi una responsabilità propria, favorendo invece la formazione di un «super-io» 64.
Dare una definizione di maturità è più difficile. Potremmo
che maturità è l'assunzione da parte del soggetto della prosessualità e aggressività (i due istinti primari di ogni individuo) nella eterosessualità. Si tratta cioè di:
a) Integrazione della sessualità anzitutto, per cui la 111aturità
è caratterizzata da 65: una certa libertà e possibilità di creare
nuove relazioni; apertura nella dimensione spazio-tempo, ossia prevalenza della estroversione sull'introversione, non però nel senso
di effusione all'esterno; capacità di vivere utilmente per sé e per
gli altri; efficacia del proprio lavoro, qualunque esso sia; autonomia personale in modo da porre in sé stessi una gerarchia di
piani e desideri: un dosaggio delle energie; predominio della ragione sulla affettività e la sessualità; attaccamento ai valori assoluti; in particolare una sessualità integrata e giunta alla eterosessualità con la accettata capacità della funzione sessuale.
E' quindi superamento dello stadio del fanciullo, per il quale
l'amore è sentito in funzione di quanto egli riceve; dello stadio
dell'adolescente, che ricerca se stesso donando maldestramente il
suo affetto; dello stadio del giovane che non vede nulla al di là
63 L. BEIRNAERT, I1nrnaturité affective et vocation, in «Suppl. Vie Spir.»
11 (1958) 324. «La maturità affettiva non si confonde con quella spi6tuaJe. Una
persona può vivere nella presenza di Dio ed essere animata dalle virtù teologali
senza cessare di manifestare un infantilismo affettivo che deriva non da mancanza
di corrispondenza alla grazia, ma da un difetto del suo sviluppo umanO:ì>.
64 G. CRUCHON, Psychologia Pasto?'alis, pago 219.
65 Cfr. L. BEIRNAERT, 1. c.; PARROT et ROMAIN, Matu?'ité affective et vocation
sacerdotale, in «Suppl. Vie s.p. », 11 (1958) 307-322; S. RoussE'r, Quelques c?'itM'es
de maturité, in «Suppl. Vie Sp.:ì>, 11 (1958) 300-306; G. CRUCHON, Psychologia pastoralis, 345 SS.
430
della relazione a due uomo-donna, per giungere infine ad un amore
oblativo che è orientazione di tutta la persona all'altro 66.
b) Integrazione inoltre della aggressività, per cui la maturità
sotto questo aspetto è caratterizzata da: autonomia sociale: lucida
e res];:)onsabile appartenenza ad un gruppo, non negata né sofferta;
gioia nei contatti con l'altro, facilità, sicurezza; capacità di dialogo
e di verbalizzazione; capacità di amare e rispettare coloro che pure non sono secondo il modello che il ragazzo e il giovane sogna;
capacità di accettare in un dato modo l'insuccesso o la riuscita.
In conclusione la maturità ci sembra consista in quell'equilibrio per cui la persona è autonoma pur nei determinismi della
realtà effettuale; è ragionevole senza trascurare l'affettività; è
sociale senza essere rivoltosa né pecora; è sessualizzata senza lasciarsi dominare dall'istinto, né rifiutarlo. Equilibrio quindi dinamico, non statico 67.
2) Formazione dei seminaristi alla maturità
Da ricerche condotte in Seminari maggiori e minori d'Europa e d'America 68 è stata riscontrata nei seminaristi - in confronto con altri soggetti di uguale età - una maggiore instabilità emotiva, maggiori turbamenti sessuali, maggiore conformismo,
mancanza di maturità affettiva, infantilismo, incapacità di contatti umani, di responsabilità, di adattamento all'altro. Secondo
il Rogé 69 il Seminario è il fattore principale di certi tratti negativi della personalità sacerdotale. Si sa infatti che i fattori che
condizionano la personalità sono ereditari, ambientali e culturali.
Il Seminario agisce su quelli ambientali e culturali.
Perché dunque manca una certa maturità nei seminaristi?
O meglio, in particolare, cos'è che blocca o rallenta o disturba negli alunni del seminario e della scuola apostolica lo sviluppo della
maturità?
66
PARROT et ROMAIN, o. c.
320.
67
PARROT et ROMAIN, o. c.
32l.
68
1964, 48
69
A. MAGGIALI, Formazione dei semina1'isti al senso comunitario, Milano,
SS.
A. MAGGIALI, o. c. 51 s.
431
Il P. Dho 70 ha ottenuto, come risultato di una sua ricerca,
una correlazione assai significativa tra adattamento affettivo (maturità psico-affettiva) e perseveranza nella vocazione. In particolare ha potuto convergere con altri psicologi e pedagogisti su
alcuni risultati dei quali al nostro studio interessa che:
a) la regressione narcisistica può essere più tardi un ostacolo
per lo sviluppo della autentica vita spirituale che richiede costante disponibilità e oblatività. Ciò in particolare per la vita
del futuro apostolo.
b) la disposizione ed attitudine per la pratica della castità perfetta, legata alla maturità psico-sessuale, è resa possibile solo
in una personalità ben integrata. Per giudicare di questa disposizione e più tardi della attitudine matura alla pratica della castità, questo punto dell'adattamento affettivo può fornire una base molto più sicura che la ricerca sull'esistenza o
meno di cadute o difficoltà precedenti.
In questa linea pertanto vanno considerati i rapporti del
seminarista con la famiglia. La ,formula ideale del Seminario Minore è certamente quella dell'Esternato; solo difficoltà contingenti
ne impediscono la messa in atto. Quel contatto con la famiglia
che sarebbe assicurato con l'esternato e che permetterebbe all'alunno di ritrovarsi normalmente nel clima familiare, dev'essere tuttavia in qualche modo conservato, promovendo almeno frequenti
incontri tra i genitori degli alunni e tra i genitori ed alunni stessi,
ed affrontando in questa luce dell'adattamento affettivo il problema
delle vacanze.
Ma ora ci chiediamo: se tutto ciò è vero dell'adattamento
affettivo nell'ambito familiare - a parte l'incidenza propria di
questo ambito stesso - non si può fare un parallelo con l'ambito« familiare» del seminario e della Scuola Apostolica? E allora possiamo chiederci più precisamente: in quale misura esiste
in seminario e nella scuola apostolica un ambiente affettivo e un
conseguente adattamento affettivo dei candidati? E' possibile in
70 G. DRO, Scheda di informazione sui candidaU al Sace'rdozio e alla vUa
religiosa, Roma, 1964, pagg. 36,.39.
432
seminario «quello stato soggettivo (lo stato d'animo del ragazzo) di sicurezza, distensione e soddisfazione, basato sulla certezza intima di essere amato dai membri della «famiglia» (seminaristica), sull'affetto sperimentato verso di essi, e sulla percezione di occupare nella famiglia un 'posto' di soddisfazione per sé
e per gli altri, in un clima di mutua accettazione»? 71.
Di una cosa possiamo essere certi: quanto più diminuisce il
clima affettivo e quanto più si afferma un sistema disciplinare
di caserma, altrettanto si moltiplica la masturbazione. Gli studi di
micropsicologia sociale 72 insegnano che dev'essere prerogativa
del Superiore di un gruppo artificiale (com'è il Seminario o una
sezione o una classe di esso) quella di far scaturire gradualmente, dalle relazioni esterne con i membri e fra i membri del gruppo, dei rapporti di socialità, di fraternità, di comunione. Infatti
quando si sia ottenuta questa interiorizzazione di rapporti, il
cosiddetto «sistema esterno» di gruppo si trasforma in «sistema interno» e cioè quello che prima era artificiale va gradatamente diventando naturale. Le amicizie che così appunto si formano sono in realtà gruppi primari naturali, ed è soltanto nell'intimità del gruppo primario (come nella famiglia) che il ragazzo può assimilare i primi principi morali e raggiungere la maturità psicologica 73. Un residuo di neoplatonismo sempre latente
ci fa forse troppo spesso dimenticare che la grazia suppone la
natura: quanto più invece si stabilirà in Seminario un clima di
«famiglia », tanto più facilmente sarà assicurata la maturazione degli alunni e quindi la loro virtù. Lo spirito di famiglia deve dunque contraddistinguere i rapporti tra Superiori e sudditi,
tra Professori ed alunni, tra Superiori e Professori. La partecipazione comunitaria al Sacrificio Eucaristico, soprattutto se concelebrato da Superiori e Professori, sarebbe la più valida espressione e insieme la più genuina sorgente di questo spirito di famiglia che accomuna tutti come altrettanti figli di quel «Padre
nostro... » che invocano insieme.
Tuttavia questo adattamento affettivo costituisce soltanto un
72
G. DHo, o. c., 36.
Cfr. G.C. ROMANS, The Human Group, London, 1951.
78
Cfr. W.J.R.
71
SPROTT,
Human Groups, London, 1958, pagg.
14~15.
433
primo aspetto dell'integrazione della personalità. Per quanto - a
rigore - sembri esulare dal presente studio, non possiamo tuttavia non accennare ad una ulteriore integrazione della personalità quale viene raccomandata da Pio XII. E' cioè opportuno chiederci se i metodi della docilità assoluta, della sottomissione assoluta, della obbedienza «perinde ac cadaver», della accettazione
supina delle verità «proposte» siano ancora validi e accettabili
in questa nostra epoca. Non diciamo affatto che le virtù della docilità, dell'obbedienza, del rispetto siano da non tenersi più in
considerazione o - quanto meno - da escludersi: questo no!
Il problema è sul metodo: si tratta cioè di vedere se quel metodo
sia oggi ancor valido e accettabile per la formazione di personalità
nelle quali le virtù accennate vengano integrate, o se invece non
sia da scegliere un lnetodo che più adeguatamente risponda alla
realtà psico-sociale propria di questa nostra età. Ciò che ci SelTIbra di poter affermare è che i metodi oggi destinati a successo
non sono più quelli sopra accennati. Qui sarebbe da aprire un lungo discorso e sviluppare una lunga analisi; ma possiamo per ora
limitarci a quanto già insegna Pio XII nella «Menti Nostrae ».
Il S. Padre comincia col dire: «Innanzitutto bisogna ricordare che
gli alunni dei seminari minori sono adolescenti separati dall'ambiente naturale della famiglia. E' necessario dunque che la vita
che i ragazzi conducono nei Seminari corrisponda, per quanto è
possibile, alla vita normale dei ragazzi...» 74. Poco più avanti notiamo che al metodo della docilità assoluta Egli oppone: «elaborandum est ut singulorum puerorum indoles cuiusque propria
recte conformetur»; non si tratta cioè di indurre il candidato a
« conformarsi» agli altri, a «livellarsi», bensì si tratta di «formare armonicamente il carattere proprio di ciascuno». Al metoto dell'obbedienza «perinde ac cadaver », dell'accettazione supina
e dell'allineamento alle iniziative che vengono dall'alto, Pio XII
oppone: «in iisque magis magisque se explicet conscientia quid
ex actibus suis in se recidat periculi, quid ipsi de hominibus ac
de eventibus iudicii ferant, quid denique ipsi operis ultro sponteque suscipiant» 75; si tratta cioè di sviluppare in essi il senso
74
75
28.
PIO XII, «Menti Nostrae », A.A.S., 42 (1950) 685.
Pro XII, 1. c. pago 686.
434
delle proprie responsabilità e la capacità di assumersele, la capacità di giudizio personale, lo spirito di iniziativa. Il Sommo
Pontefice passa poi subito alla esemplificazione pratica dell'impiego di questi metodi: «Perciò coloro che dirigono i Seminari dovranno prudentemente moderare l'uso dei mezzi coercitivi ('modum prudenter animadversionibus imponent'), alleggerendo, man
mano che i giovani crescono di età, il sistema della rigorosa sorveglianza e delle restrizioni, avviando i giovani stessi a guidarsi
da sé ed a sentire la responsabilità delle proprie azioni. Concedano una certa libertà di azione in determinate iniziative, abituino gli alunni alla riflessione, perché divenga ad essi più facile l'assimilazione delle verità teoriche e pratiche; né temano di
tenerli al corrente degli avvenimenti del giorno, anzi, oltre
a fornire loro gli elementi necessari perché possano formarsene
ed esprimerne un retto giudizio, non sfuggano le discussioni su
di essi, per aiutarli ed abituarli a giudicare e valutare con equilibrio» 76.
Le applicazioni pratiche di queste direttive fioriscono e danno ottimi frutti in quei Seminari nei quali il necessario sviluppo
della maturità e della personalità degli alunni è stato compreso
nel suo vero valore. Ogni giovane è sempre pronto ad impegnarsi
in grandi ideali e l'ideale della corresponsabilità è forse quello
che lo tocca più da vicino, perché risponde alle sue esigenze fondamentali di successo e di stima. Il senso critico degli alunni
avrà modo di manifestarsi nella capacità di partecipare alla
formulazione di un regolamento di giuoco o di comportamento 77
come pure nella partecipazione a gruppi letterari, linguistici o
filodrammatici. Il senso di responsabilità avrà modo di formarsi nello spirito di accettazione delle regole che ogni gruppo di
amici o di compagni di giuoco automaticamente si impone, nell'adattamento comprensivo alle situazioni più diverse e ai mutamenti di occupazione e di orario richiesti da circostanze contingenti. Lo spirito di iniziativa avrà modo di esercitarsi nel sot76
Ivi.
Ragazzi di quinta elementare si sono dimostrati capaci di elaborare da sé
stessi - anche se sotto la guida dell'Assistente - un «Codice della Montagna»
che regolasse il loro comportamento nel periodo estivo di villeggiatura.
77
435
tolineare gli onomastici dell'Insegnante e dei compagni di scuola
con una poesiola, uno scherzo, ecc... In una parola il metodo che
oggi si impone non è più quello del (dettato', ma quello del
(dialogo': ognuno è sempre più pronto ad accettare ciò che egli
stesso ha contribuito ad elaborare di quanto non lo sia per ciò
che alla sua opera creativa è rimasto estraneo.
A conclusione di questa parte vorremmo chiederci: fin dal
Noviziato o dal liceo si insegna la pratica dell'esame particolare
di coscienza sulle virtù più diverse e i più diversi difetti; quando mai si è proposto in Seminario un esame particolare sul grado
di maturità raggiunto? E quando si comincerà a proporlo?
Per venire al pratico: volendo precisare una linea più adeguata per la formazione della maturità nei seminaristi, dobbiamo
pensare alla formazione di virtù-mature-cristiane-apostoliche. Esistono infatti virtù soltanto naturali; esistono virtù cristiane non
mature; esistono persone mature ma non virtuose e anche cristiani virtuosi maturi, ma non direttamente dediti all'apostolato.
Nella formazione degli alunni del seminario occorrerà quindi far
procedere parallelamente tutti gli aspetti di questa formazione: il
trascurarne anche uno solo potrà compromettere la permanenza
in futuro di tutti gli altri.
Sintetizzando ciò che il P. Cruchon molto chiaramente espone nelle ultime pagine della sua «Psychologia Pastoralis» 18
possiamo dire che ad una retta e completa formazione è necessario:
1) Non dimenticare le esigenze fondamentali della natura: saIute; necessità di amare ed essere amati; necessità di successo e di stima;
2) Creare le disposizioni richieste per la maturazione psicologica:
(cfr. alle pagine precedenti);
3) Creare le virtù richieste ad una maturità cristiana: Purificazione del cuore attraverso la purificazione da ogni forma
di ostilità, superbia, cupidigia, libidine, menzogna; sviluppare le esigenze dell'amore e della carità attraverso una trasfor18
G.
CRUCHON,
PsychQ.logia Pastoralis, pago 345 S8.
43~
mazione dell'ascesi, della fortezza, della giustizia, della prudenza e della carità stessa nell'amore di Dio che ama in noi
e che ama Dio nei fratelli e in particolare nelle anime che al
futuro Sacerdote saranno affidate.
Nessuno di questi aspetti può essere dimenticato: l'uomo
che non avesse altre esigenze di perfezione all'infuori di quelle
richieste dalla società, sarebbe rallentato nel promuovere la sua
personalità 79; d'altra parte il cristiano che trascurasse le virtù
umane rimarrebbe con una religione infantile e sempre nella
tentazione di rigettare la sua pietà come fosse un ostacolo alla
maggiore libertà e maturità che egli vede nei non praticanti;
infine il Candidato al Sacerdozio e il Sacerdote che si accontentasse di una forma meschina di professione di tutte le disposizioni
umane e virtù cristiane e non le ponesse invece tutte in una chiave eminentemente apostolica, si troverebbe come un «disadattato ». Egli - come S. Paolo - deve invece essere fatto tutto a
tutti «per fare tutti salvi ». (1 Coro 9, 22).
Tutto questo lavoro però sarà condotto sempre sotto l'influsso continuo e benefico dello Spirito, giacché «omne datum optimum, et omne donum perfectum desursum est» (Jac. 1, 17).
CONCLUSIONE
Se c'è un Comandamento che a prima vista appare unicamente negativo non solo nella formulazione, ma anche nel contenuto,
è proprio il «Comandamento difficile ». In realtà, se c'è un Comandamento che ha una soluzione solo positiva e che fa appello
ad una totalità di amore, non di timore, è proprio questo stesso.
Tutta la problematica della castità, sia come prevenzione (I)
che come cura (III), non si risolve infatti con una rigida applicazione delle «norme» (II), ma si risolve soltanto con una educazione totale alla maturità (IV), e cioè con una educazione all'amore: capacità di aprirsi in una orizzontale sconfinata di amore
oblativo al prossimo, fino agli estremi del tempo e dello spazio;
e capacità di innalzarsi in una verticale, indefinita fino all'eternj79
Cfr. G. ALLPORT, in G.CRUCHON, o. c. pago 370.
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tà, di amore a Dio; capacità di vedere in sé stessi come dominante soltanto questa forza di amare, sublimata nell'incontro con un
«Tu» che tutto pervade e dinanzi al quale l'atteggiamento di
dialogo si svolge in un silenzio dell'« lo ».
Gli alunni dei nostri Seminari e delle nostre Scuole Apostoliche dovranno essere guidati fin dai primi anni nella visione di
queste dimensioni integrali dell'amore, se vogliamo che la loro
castità non costituisca una meta irraggiungibile, ma sia invece
la virtù nella quale si va maturando il loro generoso e insieme
umile «Sì» di donazione assoluta e totale a Cristo.
Allora veramente ogni seminarista potrà far sue le parole
di S. Teresa di Gesù Bambino: «La mia Vocazione è l'amore ».
Potrà farle sue - per usare un termine scolastico - in senso
reduplicativo: come cristiano chiamato per nome da Dio ad una
risposta personale e insieme comune a tutti gli uomini; e come
candidato al Sacerdozio in una Vocazione che porta al massimo
sviluppo la sua unica «sollecitudine per Dio» che si manifesterà nel Culto e nel Ministero tesi a questa risposta non solo individuale, ma insieme con tutte le anime che a lui saranno affidate e che da lui impareranno ad amare in modo tale che il loro
amore sia un «Sì» di risposta alla sovranità dell'amore di Dio.
Roma, Via Etruschi 7.