gianfranco gentile

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gianfranco gentile
gianfranco gentile
Machanà
pastelli su cartone ondulato da imballo
N.9
artisti
editoriale
alessio ancillai
arosio umberto
bjorn fagerholm
daniele barbagli
francesco sambo
giulio iurissevich
marco mezzacappa
marzia vetrano
nicoletta belletti
rossana capasso
sabrina ortolani
tea guarascio
titti gaeta
valentino albini
10. Mostra internazionale di Architettura
Repubblica di Slovenia
Quattro Artisti, ad "Arte fiera di Belluno
dal 14 al 16 Ottobre 2006
INTERFACCE 2006
20/9/2006
LA SCOPERTA DELL’AMERICA Di L’ALTRANGE
NELLA VILLA DERIU A GHILARZA
Siti web d’interesse
GUEST STAR – GIANFRANCO GENTILE
foto quarta di copertina
by sara lodi
10. Mostra internazionale di Architettura
Repubblica di Slovenia
FORMULA NUOVA LUBIANA
Inaugurazione venerdi 8 settembre alle ore 19.00
Commissario: TOMAŽ BRATE
Gruppo di progettazione del padiglione: TOMAŽ BRATE, SADAR VUGA ARHITEKTI (JURIJ SADAR, BOŠTJAN VUGA), ACTAR
(ALBERT FERRE, RAMON PRAT), AURORA FONDA
Espositori: SADAR VUGA ARHITEKTI
FORMULA NUOVA LUBIANA
La Repubblica Slovenia sarà presente alla X Mostra Internazionale di Architettura a Venezia con un proprio
padiglione situato nella Galleria A+A, Calle Malipiero 3073, San Samuele (nelle immediate vicinanze del Ponte
dell'Accademia e di Palazzo Grassi).
Il progetto Formula Nuova Ljubljana sarà presentato come studio di ambienti ed icone, creati nel decennio di
lavoro dello studio Sadar Vuga Arhitekti. Questa »scelta« ad hoc per la presentazione a Venezia è indicativa del
potenziale dinamico generato dal rilancio della città nel Terzo millennio. La costruzione mostra il possibile
scenario futuro di Lubiana attraverso Formula Nuova Ljubljana.
I progetti dello studio Sadar Vuga Arhitekti saranno presentati in una linea temporale: hall verticali, strutture
cinematiche, permeabili e ornamentali, sequenze e basi che si alternano. Sarà riprodotto il panorama di Formula
Nuova Ljubljana che consentirà allo spettatore di crearsi un'immagine del dinamismo che può generare nuove icone
architettoniche e trasformare l'ambiente e l'atmosfera di una determinata città.
Nel periodo di apertura del padiglione sloveno sarà anche presentato il libro dello studio Sadar Vuga Arhitekti,
Formula Nuova Ljubljana, edito da Actar Barcelona.
FORMULA NUOVA LJUBLJANA
Lubiana è diventata 15 anni fa capitale di un nuovo paese. Nonostante questo rilevante cambiamento, è rimasta la
stessa nelle misure, sedimenti storici, potenziali finanziari. E naturalmente è rimasta la stessa nel senso di
potenziale che potrebbe generare la trasformazione in città del terzo millennio. E tutti i suddetti parametri
possono risultare nel breve periodo piccoli, controllabili, piacevoli. Per una breve visita. L'ultimo secolo
Lubiana ha vissuto l'impostazione post terremoto del centro cittadino, che si richiama al pensiero di fine XIX
inizio XX secolo, vissuto gli interventi che oggi chiamiamo la Lubiana di Plecnik e in frammenti si è realizzata
la concezione modernistica della fine degli anni Sessanta. Nessuno dei periodi elencati si è realizzato
compiutamente, perciò si può parlare soprattutto di una somma di icone che oggi formano il paesaggio urbanistico
di Lubiana.
Formula Nuova Ljubljana si fonda sull'iconografia e l'atmosfera. Il prestito e il rispetto delle vecchie icone
nonché la creazione di nuove rappresenta l’elemento di continuità della formula; la creazione di atmosfera
significa invece la parte più fugace e personale del processo. L'iconografia e l'atmosfera formano la base per il
»marchio« della città, per un nuovo “strato” che consente la comprensione dell'organismo urbanistico ed allo
stesso tempo del prodotto di mercato. Formula Nuova Ljubljana non è un prodotto finale, è un processo stabile
permanente, nel quale devono essere parte partecipante investitori, architetti urbani, progettisti di nuovi
spazi...
10. Mostra internazionale di Architettura
Repubblica di Slovenia
La produzione dello studio di architetti Sadar Vuga crea nuovi “strati” della città che sono parte di Formula Nuova
Ljubljana. Significa innanzi tutto creare ambienti di tendenza in modo che alcune delle architetture diventino anche icone.
Non si può parlare di consistenza della lingua architettonica, come si intendeva negli anni Ottanta, neppure di dottrina
estetica, ancor di meno di tipologia o topologia. Lo studio Sadar Vuga Arhitekti con la propria architettura ricerca come
comunica un determinato ambiente in un determinato progetto. Come comunica con utenti, visitatori, con la città... la
concezione esperta della comunicazione architettonica genera nuovi concetti e potenzialmente nuove icone. La visione
dell'effetto finale della comunicazione è l'inizio della creazione dell'ambiente. L'inizio della creazione dell'ambiente
rappresenta lo scheletro della forma architettonica. Lo scheletro delle forme architettoniche è un potenziale generatore di
iconografica. L'ambiente che comunica e l'icona che instaura rappresentano lo “strato” basilare del marchio della città.
Formula Nuova Ljubljana è un modello generico potenziale di sviluppo cittadino, che è insensato fondare su determinati strati
storici, su fatti dimensionali delle metropoli mondiali o su fatti architettonici "una mano". Formula Nuova Ljubljana offre
un esempio di un nuovo “strato” cittadino, le cui forme architettoniche non sono l'eredità organiche del passato. La
comunicazione degli ambienti permette invece uno spettro di esperienze individuali, interpretazioni e icone, che formano
insieme il »marchio« della città. Il che è anche l'obiettivo finale di Formula.
CONDOMINIO TRNOVSKI PRISTAN, LUBIANA
2002-2004
STILE: (BLOWN-UP WINDOW) FINESTRE VERSO L’ESTERNO
FONTE: COMMISSIONE PROGETTISTICA
CLIENTE: BEGRAD, NOVO MESTO
LUOGO: TRNOVSKI PRISTAN, LUBIANA, SLOVENIA
SUPERFICIE DELLA ZONA: 4640 M2
SUPERFICIE EDIFICATA: 1365 M2
SUPERIFICIE TOTALE DEI PIANI: 4010 M2
PIANI: SEMINTERRATO + PIANTERRENO + 2 PIANI
DESTINAZIONE: EDIFICO RESIDENZIALE
STRUTTURA: CEMENTO ARMATO
RIVESTIMENTO: FACCIATA APERTA, MATTONELLE DI CERAMICA SU LAMINE DI ALLUMINIO, DOPPI VETRI ALLUMINIO
ARCHITETTO: SADAR VUGA ARHITEKTI (JURIJ SADAR, BOSTJAN VUGA, TINA HOCEVAR, MIHA PESEC, TADEJ ZAUCER, MOJCA KOCBEK)
INGEGNERIA STRUTTURALE: ELEA
INGEGNERIA SERVIZI MECCANICI ED ELETTRICI: TE BIRO
DESIGN AMBIENTALE: ANDREJ STRGAR
INGEGNERE DEL LUOGO: GASPER BLEJEC
COSTO DI COSTRUZIONE: 4 MILIONI DI EURO
COSTRUZIONE: GIUGNO 2002 – MARZO 2004
FOTOGRAFIE DI RAMON PRAT
10. Mostra internazionale di Architettura
Repubblica di Slovenia
LA DIMENSIONE, IL LUOGO, LA FORMA E L’ORGANIZZAZIONE SPAZIALE DEL COMPLESSO DI APPARTAMENTI Gradaska SUPERANO DI GRAN LUNGA
LE COSTRUZIONI DELLA ZONA (DALLA TIPICA CARATTERISTICA DI VILLAGGIO). SI TRATTA DI UN EDIFICIO INDIPENDENTE DI DODICI
APPARTAMENTI DIVERSI E PERSONALIZZATI.
COPRONO L’AREA DI DIVERSI PIANI O MEZZANINI. L’AREA CENTRALE è SEMPRE DIVISA IN UN PIANO E MEZZO O DUE PIANI. LA
SISTEMAZIONE VERTICALE DI QUESTI APPARTAMENTI RISULTA PERTANTO SOVRALUMINOSA (AD ECCEZIONE DELLO SPAZIO APERTO DEL TERRA E
DELLE AMPIE SUPERFICI A VETRO) SVELANDO IL CARATTERE URBANO E METROPOLITANO DELL’EDIFICIO. GLI APPARTAMENTI FORMANO UN’UNITà
CHE RICHIAMA IL TETRIS TRIDIMENSIONALE.
LA FACCIATA è FATTA DI TRE MATERIALI DIVERSI: UNA SUPERFICIE DI PIETRA, CHE DELINEA I SINGOLI APPARTAMENTI, UNA COMBINAZIONE
DI PANNELLI DI VETRO TRASPARENTE E RIFLEtTENTE CHE O RIFLEtTONO L’AMBIENTE CIRCOSTANTE NELL’APPARTAMENTO O RIVELANO
L’INTERNO DELL’APPARTAMENTO ALL’AMBIENTE CIRCOSTANTETe, E UNA BASE DI FILIGRANA LA CUI DECORAZIONE LANCIA UN RIFLESSO DEL
VERDE DELL’EDIFICIO SULLA SUA FACCIATA.
QUESTA FACCIATA FUNGE COME UN TIPO DI SUPERFICIE CANGIANTE TRA LA STRUTTURA ED IL CARATTERE VITALE DEGLI ATTICI VERTICALI
METROPOLITANI, DA UNA PARTE, E L’ATMOSFERA QUASI DA VILLAGGIO DELLA ZONA NELLA QUALE IL COMPLESSO DI APPARTAMENTI Gradaska
SI TROVA.
-----------------------------------SADAR VUGA ARHITEKTI D.O.O.
TIVOLSKA 50
1000 LJUBLJANA
SLOVENIA
T. +386 1 251 18 91 | +386 1 252 72 49
F. +386 1 425 28 07
E. [email protected]
WWW. SADARVUGA.COM
--------------------------------------------------------DATA DI FONDAZIONE DELLO STUDIO: 23.10.1996
FONDATORI E PROPRIETARI:
JURIJ SADAR U.D.I.A. E BOSTJAN VUGA U.DI.A. GRAD DIP (AA)
79 ARCHITETTI COLLABORATORI (DALLA FONDAZIONE)
17 PERSONE COLLABORATORI (ATTUALI)
240 M2 DEGLI UFFICI
16 POSTAZIONI COMPUTER
In meno di 10 anni lo SVA ha assunto un ruolo rilevante al livello europeo grazie alla propria produzione e comunicazione
basata su metodi aperti, integrali ed innovativi. Dalla sua fondazione lo SVA ha vinto 8 competizioni, disegnato circa 100
progetti, 22 dei quali realizzati od implementati.
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Repubblica di Slovenia
Lo SVA non è specializzato in un settore particolare architettonico: con il suo approccio inventivo, spesso di sfida,
copre un ampio spettro di produzione, che va dalla pianificazione urbanistica all’arredamento di interni.
Alcuni dei progetti dello SVA realizzati od implementati:
Camera di Commercio e Industria Slovena (Lubiana, 1999), Uffici e showroom dell’Arcadia Lightwear (Lubiana, 2000),
Ufficio dell’Agenzia Pubblicitaria Futura (Lubiana, 2000), Centro Commerciale Mercator (Nova Gorica, 2000), Parte
centrale della Galleria Nazionale (Lubiana, 2003), Negozio Mura Image Store (Mosca, 2003), Palcoscenico dell’Opera di
Bonn (Bonn, 2004), Complesso di appartamenti Gradaska (Lubiana, 2005).
Lo SVA è stato insignito di 7 premi nazionali e di 3 premi internazionali. Tra questi: Premio Piranesi per gli uffici
della Camera di Commercio e Industria Slovena – CCIS (1999), Premio Bauwelt di Berlino per la CCIS (2001), ECCS Steel
Design Award di Venezia per la CCIS (2001), la medaglia di Plecnik di Lubiana per gli Uffici e showroom dell’Arcadia
Lightwear (2001), ECCS Steel design Award di Lucerna per il Centro Commerciale Mercator di Nova Gorica (2003), Trend
Award di Lubiana, Premio per la creatività visiva (2005).
Dal 1998 lo SVA ha tenuto 11 mostre individuali e 23 collettive in differenti paesi. Oltre alla IX Esibizione
Internazionale dell’Architettura, La Biennale di Venezia nel 2004 e nel 2005, i progetti dello SVA sono stati esposti al
New Trends of Architecture in Europe and Asia-Pacific 2004-2005. Lo SVA partecipa inoltre al ”6ix Pack” formazione
espositiva di sei studi di architetti che presentano l’architettura slovena contemporanea.
CV JURIJ SADAR, U.D.I.A.
Jurij Sadar si è laureato alla Facoltà di Architettura di Lubiana (1987), e dal 1993 lavora come architetto
indipendente. Negli anni 1993-1997 è stato assistente-professore nella stessa università. Dal 1998 Jurij tiene lezioni
in scuole di architettura, conferenze e simposi in Slovenia e all’estero.
CV BOSTJAN VUGA, U.D.I.A. GRAD DIP (AA)
Bostjan Vuga si è laureato alla Facoltà di Architettura di Lubiana (1992) e proseguito i suoi studi alla AA School of
Architecture di Londra (1993-1995). Dal 1998 Bostjan tiene lezioni in scuole di architettura, conferenze e simposi in
Slovenia e all’estero.
Nel 2003 è stato tutor al Berlage Institute di Rotterdam. Successivamente è stato anche “visiting critic” presso la AA
School of Architecture, il Bauhaus Kolleg di Dessau, lo IAAC di Barcellona, l’ETH di Zurigo ed altre istituzioni. Ha
pubblicato numerosi articoli sullo stato attuale dell’architettura e della pianificazione urbana ed è stato presentato
in pubblicazioni professionali nazionali ed internazionali.
10. Mostra internazionale di Architettura
Repubblica di Slovenia
10. Mostra internazionale di Architettura
Repubblica di Slovenia
Quattro Artisti, ad "Arte fiera di Belluno
dal 14 al 16 Ottobre 2006
I quattro artisti Carlo Capone, Carla Peccolo, Lidia
Anitei e Giovanna Donnarumma , diversi tra loro per
provenienza e matrice artistica, hanno permesso la
creazione di una mostra che consente di compiere un
percorso artistico composito nell’arte contemporanea
espongono 20 opere ad “Arte in Fiera” di Longarone
(BL).
Quattro modi di fare arte nelle cui diversità e
differenze si possono rintracciare percorsi comuni.
Carlo Capone Artista Aversano che si presenta con i
suoi dipinti che trasmettono la sua gioiosa vivacità
e la sua grande energia attraverso il movimento e il
colore che sa accostare e stendere con grande
maestria.
Carla Peccolo Artista nata in Svizzera si propone
con le sue ceramiche dove il sentimento e le
emozioni ci raggiungono attraverso le forme e i
colori espresse utilizzando grande capacità
espressiva.
Lidia Anitei artista rumena che propone una serie di
nudi scolpiti da luci ed ombre che parlano di
emozioni e passione attraverso un sapiente disegno.
Giovanna Donnarumma Artista napoletana dopo un
excursus di tipo figurativo arriva oggi ad ”Arte in
Fiera” esponendo opere frutto della sua nuova
ricerca. Una pittura elegante e raffinata.
“L' anima scorre oltre le emozioni per unirsi nell' infinito”
Per contatti telefono
335.78.96.260,www.carlapeccolo.it ---www,caponart.tk
INTERFACCE 2006
20/9/2006
20/9/2006
INTERFACCE 2006
INTERFACCE è una manifestazione organizzata da giovani per i giovani.
Nell'intenzione dei suoi principali promotori - il MIFAV dell'Università di Roma Tor Vergata, il Gruppo
Giovani Imprenditori (GGI) dell'Unione Industriali di Roma, l'Ufficio alle politiche giovanili del Comune di
Roma, l'Assessorato allo sviluppo economico e alle attività produttive della Provincia di Roma vuole divenire,
nel suo genere, un vero e proprio punto di riferimento nazionale ed internazionale.
INTERFACCE si propone di tenere sempre desta l'attenzione sui giovani, sulle loro pulsioni creative, sulla
loro voglia di esprimersi con i linguaggi della contemporaneità a base tecnologica, sulla loro capacità di
produrre cultura e know-how innovativi. Si propone, altresì, di stimolare la presa di coscienza da parte degli
enti locali, dei formatori e degli imprenditori riguardo le esigenze e le richieste che provengono dalla parte
più vivace della società che desidera un sostegno alla creatività e all'innovazione e, in ultima analisi, a
quanto oggi è necessario per il sistema paese.
INTERFACCE non è una manifestazione che vive per un tempo e uno spazio limitato ma rappresenta un modo altro
di fare cultura, in cui vengono esaltati il progetto, il confronto, l'interdisciplinarietà, l'innovazione.
Interfacce rappresenta una vera e propria "transizione di fase culturale" in grado di rinnovarsi nell'edizione
successiva alla quale passa, senza discontinuità, il testimone.
Con il suo "continuum" di workshop, forum, vetrine, cineforum ed eventi si propone come ambito di riferimento
e modello da imitare per poter superare la cultura dell'effimero ed approdare ad una cultura della
costruzione, basata sul recupero e la valorizzazione di una progettualità che sia al contempo creativa e
innovativa.
LE VETRINE DI INTERFACCE
Le vetrine di Interfacce - nate nel '93 con la sezione Fotoesordio - rappresentano un'importante occasione di
visibilità e promozione per i giovani che vogliono esprimersi e comunicare utilizzando i linguaggi della
contemporaneità a base tecnologica: dalla fotografia ai linguaggi della rete, sino alla comunicazione
interattiva e multimodale mediata.
Anche quest'anno si rinnova l'appuntamento che oltre al consueto e costante supporto da parte degli
organizzatori di Interfacce si avvarrà, tra gli altri, della collaborazione della DARC - Servizio Arte
Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, del
Conservatorio di Santa Cecilia, della Casa del Cinema di Roma e di Cinecittà Holding.
Le vetrine di Interfacce sono riservata ai giovani di età inferiore ai 36 anni e hanno per scopo la promozione
di autori i cui lavori siano il frutto di una approfondita ricerca personale, tecnologica e/o comunicativa,
imprescindibilmente legata ad una chiara capacità progettuale.
INTERFACCE 2006
20/9/2006
La partecipazione alla manifestazione non è soggetta al pagamento di alcuna tassa di iscrizione; le proposte
dovranno essere sottoposti ai responsabili del MIFAV
- tra il 15 GIUGNO e il 20 SETTEMBRE del 2006 per la vetrina MEDIALAB
- tra il 15 GIUGNO e il 15 NOVEMBRE 2006 per le altre quattro vetrine (FOTOESORDIO, KORTOMETRICA, OSKAROMA,
SONUS).
I progetti/opere dovranno essere trasmesse in forma elettronica tramite il servizio di sottomissione on-line
messo a disposizione dal sito di INTERFACCE06:
http://interfacce.mifav.uniroma2.it
All'atto della sottomissione gli autori dovranno riempire debitamente la scheda elettronica di partecipazione
contenente tra l'altro
- una relazione dell'autore esplicativa della ricerca svolta (contenente se necessario l'indicazione delle
modalità previste per la presentazione/fruizione del lavoro proposto)
- l'autorizzazione alla diffusione promozionale delle opere/progetti proposti, che escluda il loro utilizzo a
scopo di lucro
La composizione delle commissioni giudicatrici sarà pubblicata sul sito della manifestazione Interfacce.
DESCRIZIONE DELLE SINGOLE VETRINE
INTERFACCE::FOTOESORDIO
E' la sezione storicamente dedicata alle opere la cui base linguistica è costituita dalla fotografia. Gli autori
selezionati dovranno concordare con il MIFAV la donazione di almeno una delle opere esposte.
Le opere selezionate daranno luogo alla ormai tradizionale mostra Fotoesordio, che si terrà come ogni anno
presso prestigiose sedi espositive in corso di definizione.
INTERFACCE::KORTOMETRICA
E' la sezione dedicata ai cortometraggi e ai videoclip prodotti sia con metodi tradizionali che con le più
moderne tecnologie digitali di compositing ed effetti speciali.
Le opere selezionate verrano proiettate al pubblico nell'ambito della manifestazione CINEKORTO e verranno
visionati da operatori del settore per valutarne la loro possibile immissione nei circuiti commerciali.
INTERFACCE::OSKAROMA
OskaRoma è dedicata ai giovani che si esprimono attraverso i cortometraggi di animazione e le immagini virtuali
3D. La vetrina sarà divisa in due categorie: esperti, per autori che da tempo operano nel settore; esordienti,
per autori che hanno appena incontrato la terza dimensione (magari tramite una scuola) e vogliono iniziare ad
esprimersi tramite la computer grafica 3D.
Per questa vetrina sono disponibili un premio messo a disposizione dalla Proxima.
Le opere selezionate verrano proiettate al pubblico sia in occasione del 3D-DAY che nell'ambito della
manifestazione CINEKORTO.
INTERFACCE 2006
20/9/2006
INTERFACCE::SONUS
E' la sezione dedicata al sound design e alle composizioni musicali - anche per film e opere multimediali - create
utilizzando tecnologie digitali
Per questa vetrina si renderanno disponibili appositi premi premi messi a disposizione da MidiWare la cui entità
verrà comunicata sul sito della manifestazione Interfacce.
Le opere selezionate saranno eseguite/presentate nel corso di un seminario/concerto organizzato in collaborazione con
il Conservatorio di S. Cecilia di Roma.
INTERFACCE::MEDIALAB
E' la sezione più 'tecnologica' dedicata ai progetti/prototipi hardware e software per la comunicazione mediata
multimodale e l'interaction design. Argomenti di riferimento:
bodytracking e interazione visiva, interazione vocale, interazione emotiva, coevoluzione e artificial-life,
interazione uomo-robot, città e casa del futuro, ambient intelligence, ubiquitous computing, wearable computing,
smart fabric e fashion, telemedicina e disabilità, automotive, performance musicali e visive, ambienti sociali
collaborativi, ambienti 3D interattivi, videogames, realtà aumentate, realtà immersive, simulazioni interattive,
smart entertainment (i-cinema, i-TV e i-entertainment), edutainment, smart sport, ecc...
Gli autori dei progetti/prototipi selezionati saranno invitati a presentare il loro lavoro in occasione
dell'INTERACTION-DAY.
Per questa vetrina viene messo a disposizione anche un piccolo premio in denaro offerto dal Gruppo Giovani
Industriali dell'Unione degli Industriali di Roma. E' prevista altresì la messa a bando di due borse di studio
concesse dal Comune di Roma e finalizzate per l'iscrizione a tasso agevolato al Master in Tecnologie Avanzate di
Comunicazione Interattiva dell'Università di Roma Tor Vergata. Le modalità di partecipazione al concorso per
l'assegnazione di tali borse di studio sarà regolato da un ulteriore e specifico bando.
Le mostre e gli eventi di presentazione collegate alle Vetrine verranno opportunamente pubblicizzate attraverso i
principali organi di stampa e i "media partner" della manifestazione. E' prevista la realizzazione di pubblicazioni
sia in forma cartacea che elettronica, contenenti i lavori selezionati che verranno distribuiti gratuitamente agli
autori.
Le commissioni selezionatrici potranno assegnare ulteriori riconoscimenti e premi che si dovessero rendere
disponibili; di tale eventuale e ulteriore disponibilità sarà data comunicazione tramite il sito della
manifestazione.
Alcuni tra gli autori stranieri più meritevoli potranno essere ospitati o usufruire di un rimborso spese a cura delle
Ambasciate e degli Istituti culturali presenti a Roma.
INTERFACCE 2006
20/9/2006
CONTATTI
Info:
Uff. Stampa Interfacce:
M. Rita Intrieri
Tel.: 3334889177
e-mail: [email protected]
sito: interfacce.mifav.uniroma2.it
fax (+39) 06 2023507
Interfacce::Fotoesordio
Franco Soda
e-mail: [email protected]
Interfacce::Kortometrica
Simone Memè e Stefano Varano
e-mail: [email protected] e [email protected]
Interfacce::Oskaroma
Paolo Emilio Selva
e-mail: [email protected]
Interfacce::Sonus
Enrico Cosimi e Paolo Panfilo
[email protected] e [email protected]
Interfacce::Medialab
Carlo Giovannella
e-mail: [email protected]
Per le spedizioni dei materiali da sottoporre alle vetrine di Interfacce inviare a:
MIFAV - Dip. di Fisica
Università di Roma Tor Vergata
via della Ricerca Scientifica 1
I - 00133 Roma - att. C. Giovannella
LA SCOPERTA DELL’AMERICA
Di L’ALTRANGE
NELLA VILLA DERIU A GHILARZA
Titolo dell'esposizione: LA SCOPERTA DELL’AMERICA
Artista: L’ALTRANGE
Periodo: 16 settembre - 20 ottobre 2006
Inaugurazione: ore 19 del 16 settembre
Città dell'esposizione: Ghilarza (Oristano)
Sede: Villa Deriu
Patrocini: Comune di Ghilarza - Assessorato alla Cultura
Organizzazione: Associazione Amici dell’Arte
Critico curatore e presentatore: Enzo Rossi-Ròiss
L’Associazione “Amici dell’Arte”, con il patrocinio del Comune di Ghilarza e dell’Assessorato
alla Cultura, ha deciso di organizzare l’esposizione de “La scoperta dell’America” del pittore
internazionale e poliglotta L’Altrange. Sarà esposto un dipinto unico al mondo le cui misure
sono metri 100 (la base) per 2,10 (l’altezza).
L'evento espositivo sarà realizzato (presente l’artista), come manifestazione ufficiale del
“Mese della Cultura Ghilarzese” negli spazi della Villa Deriu, per il periodo 16 settembre – 20
ottobre 2006, a cura dello scrittore e critico d’arte Enzo Rossi-Ròiss
( presente nel giorno dell’inaugurazione), che ha già esposto la stessa opera a Venezia nel
marzo 1999, presentandola con un testo apparso pubblicato nel catalogo di Veneziarte ’99, dal
quale stralciamo I brani che seguono.
L’America delle civiltà precolombiane con I suoi riti e I suoi miti. Il viaggio delle tre
caravelle di Cristoforo Colombo partite dalla Spagna per raggiungere le Indie. L’approdo nel
Nuovo Mondo. La sua scoperta, la conoscenza dei suoi territori e dei suoi abitanti. Tutto ciò è
stato dipinto simbolizzato ed emblematizzato su 200 pannelli alti cm.210 e larghi cm 50 che,
accostati l’uno all’altro, costituiscono un’opera unica lunga 100 metri, dipinta da L’Altrange e
intitolata “La scoperta dell’America”.
LA SCOPERTA DELL’AMERICA
Di L’ALTRANGE
NELLA VILLA DERIU A GHILARZA
L’Altrange è il nome d’arte di un figlio d’artista che abita, lavora e sogna in una
casa/atelier al secondo piano di un caseggiato nel Barrio Gotico barcellonese, contiguo alla
Rambla, come nella stiva di una imbarcazione sovraccarica di trouvalleries, importate da
un’antica dimora abbandonata all’improvviso per sopraggiunte necessità d’evacuazione.
Il suo arredo facciale è costituito da occhiali scuri modello non-vedenti e da barba folta
modello astrologo. Il suo eloquio è accattivante, anche perché è un colto conferenziere
d’arte.
La sua pittura, manierata ed erudita, echeggia formalismi plastici, più che pittorici.
Siamo alle prese con un onirismo pittorico espresso allo stato puro: al tramonto, anziché
all’alba, su superfici sabbiose e parietali. Nelle sue opere, organico e inorganico ci
risultano scolpiti, più che dipinti, poichè l’architettura degli interni e degli esterni che
la connotano, ci risulta solida, massiccia come in (o di) altri tempi.
L’Altrange è nato a Istambul (Turchia) nel 1948, abita e lavora a Barcelona. Parla e legge più
lingue. Ha esposto in luoghi pubblici e privati numerose volte. Nel territorio spagnolo è
molto attivo anche come organizzatore e animatore culturale.
gianfranco gentile
giangranco gentile
www.niccosmo.com/gianfrancogentile/
[email protected]
ARCHEOLOGIE INDUSTRIALI
di Patrizio Peterlini
"Canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri
incendiati da violente lune elettriche, (…) le officine appese alle nuvole
pei contorti fili dei loro fumi, i ponti simili a ginnasti giganti che
scavalcano i fiumi, (…) le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi (…)
dal Manifesto Futurista di F.T. Marinetti
Come
è
lontano,
nell'opera
di
Gianfranco
Gentile,
quel
fervore,
quell'esaltazione della meccanica che aveva così fortemente contraddistinto
il futurismo e che ha così a lungo influenzato il novecento. E come è
altresì lontana la mitologia fantascientifica, popolata da macchine
antropomorfe, costruita su un immaginario carico dei fantasmi di schiavitù,
dominazione e sfruttamento che trova in HAL, il computer astronave di "2001
Odissea nello Spazio" la sua massima espressione.
Si, tutto questo è lontano, è archeologia, e come tale ci è presentato da
Gianfranco Gentile nel suo lavoro di scavo della memoria. Reperti che ci
restituiscono tutta una civiltà, una organizzazione sociale, una struttura
di pensiero che riecheggia nel lavoro di Gentile, ma che non è mai messa in
primo piano, mai sbandierata.
In questo i lavori di Gentile mostrano un particolare pudore. Sono molto
raffinati, puliti, eseguiti con padronanza assoluta del mezzo espressivo e
grande tecnica. Sono lavori fortemente comunicativi ed evocativi, ma ciò che
soprattutto sorprende è che non concedono nulla alla retorica positivista o
luddista legata alla evoluzione della meccanica.
E' un nuovo immaginario, quello che ci viene proposto dall'artista veronese.
Un immaginario semplice, fatto di piccole cose, di particolari, di oggetti
dismessi e polverosi. Sono oggetti forse inutili, sicuramente inutilizzati,
spesso arrugginiti e cadenti, ma assolutamente per niente decadenti.
Le macchine di Gentile sono vecchie signore, ancora belle per la memoria che
ci restituiscono. Sono ricordi impreziositi da una patina di nostalgia.
Reperti, metodicamente catalogati ed inseriti in una serie con l'amore e la
cura che contraddistinguono gli album di fotografie di famiglia. Strane
perle di una sorprendente collana.
giangranco gentile
www.niccosmo.com/gianfrancogentile/
[email protected]
L'occhio di Gentile ci restituisce il dettaglio, il particolare di un vecchio
gioiello che riemerge da uno scavo. L'irregolarità dell'avvitamento di un bullone,
la semplicità delle linee che costituiscono la struttura massiccia del macchinario,
il dettaglio della dentatura di un ingranaggio, in buona sostanza la sorpresa
estetica del particolare. Sono queste le pietre angolari della pittura e della
poetica di Gentile.
Ma soprattutto è un lavoro che non indugia in psicologismi e/o barocche
macchinazioni teoriche.
La macchina ha sicuramente rappresentato per tutto il secolo scorso il doppio
dell'uomo, la sua anima ma anche il suo incubo. Ha catalizzato le speranze di
generazioni di esseri umani, ne ha materializzato il loro fantasma autodistruttivo,
ha offerto la base per grandiose e utopiche rivoluzioni, sia politiche che sociali,
ha fatto da riferimento a molte speculazioni filosofiche. Ma in queste opere, che a
un primo sguardo superficiale sembrano inserirsi in questa serie, tutto questo non
trova spazio.
Le macchine di Gentile sono esattamente ciò che si vede: decorazioni di un
involucro, decorazioni di scarti d'imballo. Vecchi paramenti di una altrettanto
vecchia, vetusta e superata civiltà industriale. E' nella scelta del supporto che
l'autore ci offre la chiave di lettura fondamentale di tutto il suo lavoro di
ricerca e di archiviazione. Le macchine non sono altro che vecchie scatole vuote.
Imballi che hanno certamente contenuto tutto l'immaginario sviluppato nel secolo
scorso, ricco di proiezioni antropomorfe, di tutte quelle suggestioni che ho
ricordato, ma che attraverso le visioni di Gentile perdono tutte queste
sovrastrutture per offrirsi semplicemente come belle immagini.
Un bello che indugia sulla forma e che, attraverso l'uso di colori terrosi e dei
tagli di luce, si ricollega alla più grande e secolare tradizione delle nature
morte. Ma che grazie a questo sguardo disincantato, che restituisce all'oggetto
rappresentato la sua immediata fisicità, ci guida nella spogliazione dell'ideale.
Della macchina non resta che una pura forma geometrica, addolcita dalla nostalgia e
dal ricordo di un tempo lontano, ma pur sempre pura forma. Ed è in questo gusto
della forma che si avverte l'unico collegamento con la memoria personale
dell'artista, con la sua vita privata e professionale, che lo vede impegnato nella
realizzazione di scenografie e di oggetti d’arredo. Quelle rappresentate sono forme
che, nonostante la loro fisicità pesante e ferrosa acquistano, grazie ai sempre
sorprendenti punti di vista adottati da Gentile, una leggerezza ed una spiritualità
stranianti.
giangranco gentile
www.niccosmo.com/gianfrancogentile/
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Pellegrino intellettuale
di Nadia Melotti
Gianfranco Gentile è un artista che si coglie nel “caso”, immerso, sommerso
da molteplici espressioni creative; è pittore, è musicista, è progettista,
è pellegrino intellettuale; è ancora ricercatore e manipolatore di immagini
sottratte all’anonimato multimediale di internet. La sua formazione
artistica nasce a Firenze, alla facoltà di Architettura. Crogiuolo di
esperienze estetiche,
l’università si trasforma in un laboratorio di
ricerca nell’ambito delle arti
dove l’artista matura una accentuata
sensibilità alla composizione. E’ forse per questo che l’occhio di Gentile
riconduce la percezione della realtà ad elementi architettonici minimali; è
uno sguardo attento il suo, che penetra silenziosamente l’incurante
consuetudine dei luoghi. Gli interni diventano archetipi, strutture
geometriche che liberano la visione nelle sue forze essenziali. Così, la
scala dei Lamberti diventa/é una struttura a chiocciola che sprofonda nello
spazio
illusionistico
della
spirale;
se
da
una
parte
evoca
lo
strutturalismo, dall’altra si prolunga nel tempo fino a diventare natura.
L’illusione e la meraviglia non son forse ancor prima natura? Diceva
Cezanne “la natura è più in profondità che in superficie” ed è lì, nella
struttura che si coglie qualcosa di eterno. Gentile ci obbliga a questa
osservazione attenta delle nature/architetture spostandosi nel tempo ma
cogliendo in ognuna i ritmi compositivi, il rapporto pieno/vuoto, il
dinamismo delle linee che si prolungano oltre la superficie dipinta. Le sue
opere più recenti spostano l’attenzione su prodotti culturali di
sopravvivenza; sono reperti archeologici di una civiltà così vicina, quella
industriale, così lontana per generazioni di offuscata memoria. Queste
opere, sempre rigorosamente dipinte con una tecnica a pastello di estrema
precisione
sono
totem,
parti
meccaniche
in
disuso
abbandonate
all’indifferenza o pronte per un riciclo funzionale al mercato. Questi
oggetti, colti nella loro plasticità monumentale sono tragicamente
presenti, sembrano ingranaggi solidi ed inespugnabili come antiche macchine
da guerra. Il materiale di supporto si presenta fragile, cartone
riciclato, povero come l’alienante isolamento degli oggetti. Eppure sta in
questa ambivalenza di forza e fragilità l’armoniosa riuscita dell’incontro
dove il supporto non è solamente il luogo dell’evocazione ma diventa
materia espressiva che si trasforma in luce e colore.
alessio ancillai
alessio ancillai
www.alessioancillai.com
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Alessio Ancillai è un giovane pittore affacciatosi da qualche tempo alla ribalta
culturale. La sua espressione artistica spazia non solo nel campo pittorico, ma
anche nella composizione poetica, letteraria, musicale. Infatti da alcuni suoi
testi poetici sono nate collaborazioni con musicisti d'avanguardia di fama
internazionale. Questo per dire dell'ampiezza della ricerca di questo giovane
artista, che esplora gli orizzonti del suono, del colore, della scrittura, ed è
proprio in quest'ultimo campo che Alessio Ancillai sembra esprimere i contenuti
più profondi di una realtà umana complessa e ricca di innumerevoli sfumature
creative. Le esplorazioni del pittore segnano un percorso che si fa via via più
preciso ed attento e da una partenza difficile e controversa che sembra volersi
liberare da qualcosa, si avvia, in una consapevolezza progressiva, verso la
ricerca piena di colore e linea, su questo tema A.A. svolge le prove più
significative. I sui titoli lasciano intuire la strada scoperta, da cui deriva
l'ispirazione della sua arte: il rapporto interumano. Poi affetti e pulsioni
fusi, compongono colori e linee in una realizzazione
di immagini sempre più
profonde e personali. La pulsione, reintegrata alla visione profonda dell'altro,
genera l'immagine pittorica in tutto il suo valore espressivo. Possiamo, forse,
inserire l'Autore, per quanto attiene l'espressione pittorica, nel filone dei
grandi maestri del Novecento da Mirò a Kandinsky, alla quale giustamente un
giovane artista deve attingere nella sua formazione, più di quanto non
suggeriscano
le sue fonti di ispirazione, che sembrano avere radici teoriche
più profonde ed attuali. Una ricerca difficile ma ben impostata su solide basi
artistiche, che lasciano presagire per questo giovane pittore, prospettive di un
ampio e profondo orizzonte espressivo.
Prof. M. Maturi
alessio ancillai
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arosio umberto
umberto arosio
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Considero l'arte un'esigenza dello spirito, così come la scienza lo è dell'intelletto. Ho una concezione
positivista della scienza. Ho una concezione positivista dell'arte.
A livello artistico propongo un discorso parallelo, duale, rispetto a quello che porto avanti a livello
professionale come ingegnere geotecnico, interessandomi al concetto della relatività della natura e dell'essere
e al concetto di limite.
I miei sono lavori "naturali":
L'utilizzo di materiali viscosi, quali gli smalti, e geologici (sabbia e gesso) mi permette di creare forme
direttamente con la sostanza che dà il colore. A livello puramente estetico il risultato finale rimanda in
maniera abbastanza diretta all'espressionismo astratto gestuale (in particolare al dripping) e materico, ma a
livello concettuale il discorso è diverso. Il risultato di un mio lavoro è dovuto non solo all'azione diretta e
spontanea nel mettere il colore, ma anche alla natura e alle caratteristiche reologiche dei materiali che
utilizzo, alla forza di gravità e al tempo. I miei interventi gestuali sono quindi da intendersi come un dialogo
continuo con la natura (attrito e gravità) che muove i colori sulla tela.
I miei lavori sono "relativi":
Il dipinto ha una vita e il suo aspetto cambia continuamente a seconda della posizione che assume: la
particolare tecnica con cui vengono realizzati infatti permette di avere un lavoro asciutto al tatto, ma in
grado di deformarsi viscosamente per molto tempo, creando rilievi e rughe in continua evoluzione (relatività
temporale). I dipinti, poi, sono affiancati da lavori fotografici, macro e ingrandimenti di still che permettono
di scoprire mondi nuovi all'interno di uno che si suppone limitato (la superficie del quadro): basta avvicinarsi
per scoprire che ciò che si crede noto nasconde sempre qualcosa di nuovo da dire, una vita nascosta. L'informale
è come un mondo frattale in cui
da un elemento ne nascono infiniti altri (relatività spaziale)
Un mio lavoro non è dunque solo un quadro da appendere al muro, ma una serie di immagini, foto e still da video,
che documentano il mutare dell'opera nel tempo e nello spazio e, a livello espositivo, si realizzano come
installazioni pittorico-fotografiche.
Il concetto di limite trova spazio in un filone di ricerca che sto iniziando a sviluppare e che contemplerà in
modo diretto la statica e la dinamica dei mezzi continui, e in particolare le interazioni tra la forza di
gravità e quella di attrito e che si realizzerà con opere pittoriche, fotografiche, scultoree e performative.
umberto arosio
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bjorn fagerholm
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daniele barbagli
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Daniele Barbagli incontra la fotografia alla fine degli anni ottanta.
Le sue immagini sono riprese documentaristiche di paesaggi “naturali” e rurali, in un limpido
bianco & nero dalle ampie sfumature, ottenuto in lunghe sessioni di camera oscura sviluppando
la pellicola e stampando su carta baritata.
E’ anche il momento per riscoprire tecniche del passato recente, riprendendo per esempio il
lavoro di Nino Migliori e le sue immagini off-camera, ma anche del passato remoto, come la
solarizzazione.
Geometrie semplici, accostamenti di colore leggeri e paesaggi minimali sono la chiave di
ricerca degli anni a venire, caratterizzati dall’abbandono del b&n e da una totale adesione
al mondo del colore.
L' idea di unire piani prospettici diversi in un’unica geometria di forme, lo porta a
ricercare relazioni inconsuete degli oggetti nello spazio, che congela in momenti sospesi in
un istante di durata indefinita. Perlopiù nella sua ricerca sono assenti le persone. Quando è
presente un soggetto, è la solitudine che prevale.
La sua visione è ispirata dalla fotografia di paesaggio italiana degli ultimi decenni,
cercando essenzialmente di fondere Luigi Ghirri con Gabriele Basilico.
Pensa che Edward Hopper sia un fotografo anche se usa i pennelli e la tela.
Scopre nel frattempo la pellicola Polaroid e costruisce i primi Polaroid Transfer. In seguito
percorrerà il Cammino di Santiago, di cui realizza un reportage fotografico sotto forma di
libro, utilizzando esclusivamente pellicola Polaroid Image.
Dopo tale esperienza, decide di orientare la sua ricerca sempre più verso il dettaglio, e
contemporaneamente iniziano i suoi viaggi nelle zone periferiche e marginali delle città, non
disdegnando di accostare poetiche composizioni floreali a ruvide muffe. Ricerca la luce
accecante e torrida delle ore centrali dei giorni d’estate. Dopo la sua prima esposizione
personale ha un ripensamento: abbandona la fotografia analogica e abbraccia il mondo della
visione digitale.
Decide che non fotograferà mai più un fiore. Rifugge la luce accecante e torrida delle ore
centrali dei giorni d’estate. Inizia ad esplorare i lividi, e vividi, colori della notte. Il
resto, quello che viene dopo, deve ancora essere scritto.
daniele barbagli
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giulio iurissevich
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www.giulio-iurissevich.com
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Italian based artist Giulio started out as a photographer and graphic artist,
then became an illustrator. He works all over the world, especially in the UK
and USA. He's now specialized in fashion and lifestyle illustration. He also
loves music, and has played guitar and sung in different punk rock bands over
the years.
"I don't think I have a definite philosophy on what I do; I just like people I
see in the streets, their movements, their culture which comes with its own
uniforms and customs. I illustrate mainly people and faces I find original, that
tell a story, especially women's, who are a mistery to me. I illustrate fashion
because I like these uniforms that each person chooses to display themselves on
their own stage. The personal stages where we all act out our parts. I work on
instinct, illustrating faces and bodies that speak with their uniforms ....
immobility, inertia in the confusion of color - as in life, which forces one to
act and move regardless of one's wishes."
Driven by instict and inspired by the female
form,my work¹s work explores volume, geometry and color---reducing
unecessary effects and focusing instead on clean lines and forms.
ARTIST MEMBER of the Society of illustrators New Yorkand AOI Association of Illustrators London.
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francesco sambo
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L'opera intesa come l'organizzazione di
infinitesimali raggruppati in un disegno
Il dettaglio e l'insieme si fondono tra
vive l'opera come momento di meditazione
atomi, di segni elementari,di elementi
unitario e complesso allo stesso tempo.
loro grazie al lavoro dell'artista che
sull'intorno che lo circonda.
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marco mezzacappa
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La fatica dell’essere nella poetica di Marco Mezzacappa
Grandi tele sulle quali si stagliano a tutto campo corpi enormi, esclusivamente femminili. Figure che vanno al
di là di ogni clichè, fuori dagli attuali canoni di bellezza, oltre ogni modello. La pittura di Marco Mezzacappa
nasce già adulta, da sempre, come abiura del modello globale estetico totalizzato e totalizzante. Sottratta da
ogni intento rivoluzionario, priva di qualsiasi vis polemica, guidata esclusivamente dallo sforzo di
comprensione della natura umana e del suo sentire, la modalità della sua arte si manifesta quindi come punto di
vista alternativo e ci mostra soltanto - nella semplicità di un arduo minimalismo neobarocco - un corpo altro.
L’artista non si lascia irretire da ostentate ironie che lo condurrebbero nelle secche della retorica, ma,
come l’Ulrich musiliano, osserva con critico distacco la realtà, dall’alto, con la pacatezza di quello che è un
pensiero realmente forte. Le giunoniche figure che ci reca l’artista ricordano lontanamente alcuni grandi
pittori classici come Rubens, ma con un linguaggio che parte da impasti e pennellate corposi squisitamente
freudiano; tuttavia va ben al di là di questo, sia nel tocco pittorico che nella complessità della costruzione
delle volumetrie plastiche, che, nel nostro, raggiungono vedute prospettiche di grande lucidità e un ampia
visione, così estesa - date le grandi dimensioni delle opere - da risultare non comune, ma soprattutto per
l’estrema spinta che conduce i suoi soggetti quasi ad una grottesca abiezione, ma solo apparente, velata da uno
scettico misticismo. La sua ricerca, condotta sul sottile equilibrio della dicotomia tra figurazione e
astrazione, si caratterizza per quell’ambiziosa progettualità che mira alla creazione di opere informali
attraverso un nuovo linguaggio che, esplorando le possibilità della materia, divenga capace di partorire
un’immagine, di evocare un soggetto dal magma cromatico quasi autonomamente, da sé, come per caso; ma poiché non
si può eleggere il caso a sistema, il lavoro col quale procede l’artista romano è quello di far lavorare le mani
con l’esperienza e l’inconscio, fuori dal controllo mentale.
E’ questo il mezzo, l’intima metodologia di veicolazione della quale Marco Mezzacappa si avvale per tradurci la
sua visione della drammatica esperienza dell’esistere.
Per ciò che concerne l’aspetto concettuale della sua pittura, essa sembra immediatamente in grado di sconfessare
quell’atteggiamento artistico che ritrae, propone e ripropone in innumerevoli posture, situazioni e
atteggiamenti, il corpo e la bellezza femminile (con malcelato narcisismo ove trattasi di artisti donne) dove la
ricerca del dato erotico - seppur raggiunto tramite i più svariati linguaggi di eccellente fattura e singolare
creatività - appare troppo spesso ridondante.
Naturalmente sarebbe semplicistica e riduttiva un’analisi alla
luce di tale confronto, ma è comunque un dato di fatto iniziale che egli non si lascia suggestionare dalla
“perfezione” del corpo (e qui vengono in mente i famigerati media), da quella bellezza necessariamente - a volte
forzosamente - inscindibile dall’erotismo e dalle codificazioni dell’estetica del nostro tempo.
marco mezzacappa
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Crea invece masse corporee livide, quasi sempre velate - aspetto questo non privo di una certa inquietudine e di
non facile interpretazione - da quelle che sembrano le tracce di sporco e di sangue di chi è appena venuto alla
luce. I toni cromatici azzurro-verdi e violacei, presenti nell’ultima serie di opere, conducono a una dimensione
spirituale, dove l’unico oggetto ritrovabile è un paio di occhiali, un’ allusione forse simbolica - ricollegando
il discorso ai modelli estetici e a quella che ultimamente sembra essere l’unica preoccupazione del mondo - alla
perdita e alla trasformazione in disvalore del dovere e del piacere della cultura e della sua etica. C’è un
mondo, fuori dalle opere di Mezzacappa, da questi tradito e reinventato, formicolante, dinamico, acriticamente
convinto della propria giustezza, incapace di rilassarsi e di respirare, il cui incessante lavorìo va contro
ogni principio del naturale fluire dell’universo: in questo senso l’appropriazione della cultura appare troppo
spesso ridotta a mero pass-partout, come un passaggio obbligato e finalizzato esclusivamente al perseguimento
del successo economico, una sgradevole tappa forzata.
E’ un pianeta, il nostro, preoccupato esclusivamente, e in modalità parossistiche, dell’apparire - fatta
eccezione della lotta per l’esercizio del potere e poche altre cose - del raggiungimento e del controllo di
standard estetici istituiti e poi imposti dai media (questi ultimi asserviti al modello socioeconomico), un
mondo che ha deciso per tutti, compreso chi sta nascendo in questo momento, che bello è solo il visibile e il
brutto offende.
Le figure di Mezzacappa si levano con ventri adiposi e ginocchia ipertrofiche, avvolte da muchi e residui
placentali celesti che vanno a coprire graffi e macchie, pregresse cicatrici dell’esistenza, che si perdono in
sfondi dello stesso colore. Esseri umani la cui carne rimane libera di non rispondere più ad alcuna necessità,
non più preoccupati dello “scandalo” della decadenza fisica. Le sue opere portandoci nel suo mondo, ce ne
mostrano un altro, occulto (perché ne siamo ormai assuefatti), quello relativo al modello estetico prescrittoci
e al suo business, facendoci rendere conto che una civiltà non può salvarsi dalla decadenza grazie alla
bellezza, ma solo attraverso la forza interiore, lo spirito, qualità non visibili. Ci mostra che la nostra
realtà, nel furore del suo autocompiacimento, è come un cane che mordendosi la coda riuscirà a divorare se
stesso.
Le figure e le forme senza confine di Marco Mezzacappa, spettri capovolti, sospesi, in fuga da una realtà dalla
quale sembrano farsi da parte, prenderne le distanze, fagocitate o fagocitanti quinte celestiali, ci introducono
in un universo prossimo alla disgregazione.
Hary Daqua (curatore indipendente)
marco mezzacappa
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marzia vetrano
Marzia Vetrano
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La mia opera e' stata ispirata da un sogno,che rappresentava quel periodo infernale:il
Nazismo.
In quegli incubi, ho provato la sofferenza fisica e interiore dei perseguitati di
Auschwitz..Da quel giorno, la mia attenzione si e' spostata sulla persecuzione degli
innocenti nei campi di sterminio...sulle crudeli dittature in quei sogni ho vissuto nel
periodo della guerra, tutto cio' e' stato per me,fonte di grande ispirazione...
da quel giorno ho abbandonato i colori ed e' iniziato il mio viaggio in bianco e nero alla
scoperta di una realta' che conoscevo solo attraverso i libri di storia“
Il bianco e il nero sono gli unici colori che vivono nelle opere di questa giovane artista ,
realizzati di getto I suoi segni incisivi e nervosi si distendono rapidi nell’uso di pastelli
oli e acrilici .
La sua arte nasce da messaggi onirici , i temi sono quelli dell’olocausto. Marzia viene
guidata da , quelli che definisce , gli “angeli di Auschwitz” in una trance artistica nella
quale riversa sulla tela i suoi stati d’animo.
Il suo percorso artistico e spirituale si snoda attraverso sogni miti e storia , il dolore e
la sofferenza che rivive nei suoi “viaggi astrali” vengono narrati con uno sguardo innocente
che apre gli occhi sulla realtà . La figura femminile torna ossessivamente nelle sue opere
così come i riferimenti religiosi , quasi in una disperata ricerca di materna protezione
divina . La sua espressività porta i segni di quel che dal nazismo venne definita “arte
degenerata” , l’espressionismo tedesco , così come nelle sue opere ritroviamo un’ispirazione
ai modi espressivi di Frida Kahlo . Le figure umane ,al centro delle sue opere ,dai tratti
fisiognomici semplificati , vengono sottolineate da pesanti tratti neri in un segno grafico
che ricorda l’illustrazione e l’incisione . Ciò che l’artista lascia emergere sono unicamente
gli stati d’animo dei protagonisti di quegli atroci fatti storici così come il suo tormento
che dal sogno affiora a pelle.
Manuela Grasso
marzia vetrano
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nicoletta belletti
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Un profumo che ci riporta al giardino ove questi fiori sono stati colti dalla fantasia
dell’artista. Cromatismi sorprendentemente naturali in cui percepiamo la tridimensionalità
dell’oggetto botanico, quasi esso fosse reale, vivo e palpabile. La sensorialità è totalmente
coinvolta fino a sfiorare il piacere sensuale e nel contempo si estende ad un adorante
sentimento della bellezza in cui è espressa, anche se a prima vista in modo non esplicito, la
ricerca dell’assoluto. Questa è la piccola grande magia che ci regala Nicoletta Belletti!
Giuseppe Tenti, 29 aprile 2005
nicoletta belletti
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rossana capasso
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Rossana Capasso e' nata nel '73 in provincia di Caserta e da anni vive e lavora
a Parma.
Dopo la laurea in Filosofia ha lavorato come grafica, illustratrice e operatrice
culturale.
E' stata segnalata nel 1998 per la Biennale dei Giovani Artisti di Roma.
Ha frequentato la Scuola di Illustrazione per l'Infanzia di Sarmede (fondata da
Stepan Zavrel) e nel 1999 i suoi lavori sono stati esposti nella sezione Giovani
della 17° Mostra Internazionale di Illustrazione per l'Infanzia.
Sono molte le collettive e le personali a cui ha preso parte.
Da qualche anno lavora come atelierista nelle scuole per l'infanzia e tiene
laboratori creativi per tutte le età.
rossana capasso
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sabrina ortolani
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Sono pittrice e incisore. Il mio lavoro è incentrato su soggetti periferici (tangenziali, industrie, cimiteri di
auto e i più recenti macchinari agricoli e raccordi ferroviari).
1994 - Maturità artistica, I Liceo Artistico, Roma.
1996 - I Premio al VI Concorso Nazionale ‘Andrea Pazienza’ sezione 'opere grafico-pittoriche', San Severo (FG).
1999 - Diploma di Laurea in Pittura, Accademia di Belle Arti, Roma.
2004 - Personale di pittura 'Sonorità Periferiche', spazio espositivo Casa di Tolleranza, Milano.
2005 - Collettiva 'Festa di riapertura', Spazio 2 Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano.
2005 - Collettiva 'Arte per Regalo', Spazio 1/2 Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano.
2006 - Mostra concorso di fotografia ‘Un click di periferia’, Spazio 2 Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano.
2006 - Finalista concorso nazionale ANMIL e INAIL ‘L’altra metà del lavoro’, opere di Arti Visive sul lavoro
femminile, Palazzo della Cancelleria, Roma.
2006 - Collettiva ‘Micromailart 2005’, Spazio 4, Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano.
2006 - Collettiva associazione culturale Lost’n’Found, presentazione numero 3 rivista Animarte speciale ‘Visioni
periferiche’, Roma.
2006 - Selezione speciale del progetto ‘BOOK-ART’, Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore 2006
UNESCO, Associazione di Promozione Sociale Artetica, Roma.
2006 - Esposizione nell’ambito della manifestazione ‘Il V Municipio nel mondo in principio era.. zero’, Sala
Sinopoli, Auditorium Parco della Musica, Roma.
2006 - Selezione per mostra ‘Homo Urbanus’ del gruppo di arte urbana ‘Fermento’ presso la Facoltà di
Architettura di Palermo.
2006 - Personale nell’ambito della 1° Rassegna d’Arte al Femminile, presso Associazione Culturale Compagnia
Teatro dell’Applauso, Tivoli (RM).
2006 - I Premio alla prima edizione del Premio di Pittura e Scultura ‘Rocco Addamiano’, Rassegna di Disegno
‘Giovanni Segantini’, Libera Accademia di Pittura, LAP, Vittorio Viviani, Nova Milanese (MI).
2006 - Personale ‘Strutture e Margini’, Spazio Espositivo Puntarte, Nepi (VT).
2006 - Finalista alla 5a edizione del 'Festival delle Arti', sezione 'arti figurative', Festa Provinciale de
l’Unità, Parco Nord, Bologna.
sabrina ortolani
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tea guarascio
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Tea Guarascio (Crotone 1974) fotografa
free-lance, laureanda in antropologia
nutre da sempre la passione per le arti visive che divengono lo strumento
interpretativo e il mezzo per descrivere la cultura del mondo contemporaneo; nel
’98 inizia a lavorare alla realizzazione di installazioni, allestimenti
scenografici per locali e spettacoli. Dal ’00 a Berlino inizia ad avvicinarsi
alla scena della body art realizzando costumi di scena in camera d’aria,
silicone, lattice e inizia a lavorare il ferro. Torna in Italia nel ‘01 forma il
gruppo Ofiura con il quale lavora ad un progetto di teatro iconoclasta e
corporeo. Dal ’02 segue come fotografa la scena della body art romana Nel ’03 si
diploma alla Scuola romana di fotografia. Il suo studio antropologico si nutre
della fotografia come modo d'esprimersi per raccontare il mondo che la circonda,
che vive in prima persona. Consegue nel ’04 un master di reportage, occupandosi
soprattutto di culture e sottoculture giovanili, espressioni artistiche, luoghi
e corpi dell’underground . nel
luglio ‘o4 inizia a collaborare con Riccardo
Mannelli e Dal marzo ‘05 cura la sezione fotografica delle Officine Guano e del
Cabaret Elettrico. Negli ultimi anni ha iniziato a realizzare video in
collaborazione con diversi artisti. Ha pubblicato sue foto su Blue dove ora
collabora, Rizoma, L’Isola, Prove Aperte, XL di repubblica.
tea guarascio
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titti gaeta
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La Fotografia di Titti Gaeta nasce da una passione che l’artista da sempre coltiva, attratta dallo scaturire di
luci e ombre dell’ obiettivo, fino a divenire importante elemento della sua vita.
Approda al mondo della fotografia nel 1990 dopo aver frequentato il Liceo Artistico “Carlo Levi” ad Eboli e dopo
aver sperimentato varie forme d’arte creativa.
Autodidatta, mette a fuoco col suo discreto, ma mai casuale, punto di vista, realtà sociali lontane o
dimenticati paesaggi che richiamano alla memoria storie d’altri tempi.
Nel 2005 vince il Concorso Fotografico bandito dal Comune di Eboli - “Assessorato al Turismo” - con l’opera “Il
Palmento”.
Nell’estate 2005, in collaborazione con altri fotografi, ha curato sia grafica che fotografia per una serie di
cartoline di Eboli per conto del mensile “Il Giornale di Eboli” con il quale tuttora collabora, insieme al
fotografo Lello Sozio, occupandosi della rubrica “Borderline”.
Nel Settembre 2005, con l’Associazione Arti, Professioni e Affari, ASDAPA, cura
la fotografia della
manifestazione “La Città delle Donne”.(Salerno)
Nell’Ottobre 2005 partecipa alla collettiva “L’arte unisce la fantasia dei popoli”. (Tempio di Pomona, Salerno)
Nel Febbraio 2006 insieme al collega Lello Sozio, fotografo, fonda
“Photographica”, società che si occupa di fotografia e grafica pubblicitaria.
Nel Luglio 2006 partecipa
alla Collettiva con l’Associazione “Liberart”, dal titolo “i cinque sensi”,
all’interno della manifestazione “Da Eburum ad Eboli”. (Eboli)
25-31 Agosto Collettiva “Expressioni” , complesso di Villa Arbusto, sede del
prestigioso Museo Archeologico di Pithecusae e del Museo Angelo Rizzoli.--( Ischia 2006)
14-17 Settembre “ Vento d’Avanguardia” , Complesso Monumentale S.Francesco
sede del “Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele”
( Eboli 2006 )
Nel suo escursus creativo, la fotografa Titti Gaeta catalizza il suo punto di vista su particolari cromatici di
realtà diroccate o frammenti di paesaggi urbani contemporanei per nulla scontati : nel ciclo di opere “i
simulacri del tempo” si offrono al nostro sguardo città, quartieri che nella loro desertificazione conservano
ancora i segni e l’enigmatica presenza di vite vissute, luoghi dimenticati che ancora sembrano lasciarsi vivere
dall’uomo. Così come negli scatti del “mosso creativo” si intuiscono ombre e sagome umane mai perfettamente
delineate quasi a volersi celare da occhi indiscreti.
Le fotografie nelle quali l’artista sottolinea ancor di più il suo particolare interesse al colore e alla luce
si evincono nel ciclo “cromie” in cui anche un semplice lampione sembra stagliarsi scuro, privo di luce su una
città resa livida da un tramonto impietoso seppur bellissimo ed evocativo.
di Laura Mustacchio
titti gaeta
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valentino albini
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Sono nato a Reggio Calabria nel 1959, a nove anni mi trasferisco con la mia famiglia a Milano
e incontro per la prima volta la nebbia e la neve.
Conseguito il Diploma provo per qualche anno ad intraprendere professioni legate al mio
titolo di studio, sento però che non è ciò che desidero e decido di dedicarmi a quello che
amo di più: la comunicazione visiva e la fotografia.
La mia prima forma di espressione artistica è stata il collage perché a quei tempi non
possedevo ancora la macchina fotografica e il mio desiderio di dare forma ai miei sogni e ai
miei fantasmi, era come adesso incontenibile .
In seguito l’ esperienza come fotografo professionista si è rivelata fondamentale per la mia
percezione della realtà e per l’acquisizione di un linguaggio personale.
Amo insegnare fotografia e lo faccio da anni, perché è uno degli strumenti che permette di
leggere i nostri universi nel profondo, di coglierne gli aspetti più intimi che si celano
dietro il velo dello sguardo che non vede.
Mi definisco un artista/mutante, un meticcio. Il collage e la fotografia sono i veicoli che
ho scelto per compiere il viaggio attraverso la frontiera dove tutto accade e dove tutto può
accadere, amo contaminare con molteplici segni ciò che si svela ai miei occhi e che prende
forma attraverso le mie mani.
Dentro di me gli spiriti della fotografia professionale e pubblicitaria convivono
allegramente con quelli del mio aspetto più libero e artistico.
L'individuazione del segno e la sua traduzione prendono alimento da ambedue le valenze...ora
prevale la prima...ora la seconda....ora ambedue.
L'istinto e la ragione, la descrizione e la metafora...il rigore e l’anarchia…e mille altri
contrasti e fusioni.
La mia arte è fatta di emozioni che a volte scaturiscono dalle cose e a volte le cose
prendono vita dalle mie emozioni.
A Martino Schiera devo la mia consapevolezza artistica perché molti anni fa ha saputo
indicarmi la strada e per questo gli sarò grato per sempre.
valentino albini
www.equilibriarte.org/valbi
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siti web d’interesse
www.equilibriarte.org
arte2.tiscali.it
www.magnumphotos.com
www.teknemedia.net
www.futurmuseum.com
www.arteglobale.it
www.artplus.it
www.dimensionearte.it
www.net-art.it
www.pitturaedintorni.it
www.undo.net
www.galleriearte.it
www.arteit.it
sara lodi
frattura scomposta
Frattura Scomposta è una rivista di arte visiva
contemporanea elettronica in formato pdf assolutamente
gratuita ed interamente scaricabile da questo sito.
Frattura Scomposta è una rivista indipendente,
assolutamente sganciata da situazioni politiche o di
parte, che mai tratterà arte "ingessata o stereotipata".
Frattura Scomposta tratta arte emergente di qualità,
almeno secondo quelli che sono i canoni di scelta della
redazione, artisti emergenti di ogni nazionalità colore o
religione e soprattutto senza lo stupido legaccio dei
limiti di età... quel classico che sempre più spesso si
sente "35 anni"... sinceramente non se ne può più, come
se l'arte finisse a 35 anni e successivamente non si sia
in grado più di realizzare opere interessanti, mentre
molti di noi sanno che non e' così, molti grandi artisti
sono maturati in età avanzata...
La rivista è bimestrale, presenta al suo interno circa
una trentina di artisti con circa 4/5 opere pubblicate
per ognuno, più un breve profilo ed alcuni recapiti
affinché eventuali interessati possano mettersi in
contatto.
Tutti gli artisti che lo desiderino, possono partecipare
al progetto ed essere pubblicati. Se interessati, è
possibile inviare, all'indirizzo email dei redattori, il
seguente materiale:
editore:
sergio curtacci
[email protected]
capo redattore:
hary daqua
[email protected]
redattori:
vera agosti
[email protected]
simone sbarbati
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manuela grasso
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1) 6 immagini jpg di proprie opere ad una risoluzione di
150 dpi - formato 768x1024
2) breve presentazione o percorso artistico, in formato
"doc" o "txt", no assolutamente a curriculum.
3) recapiti - indirizzo email e/o sito web di riferimento
www.curtacci.net/frattura/index.htm
sara lodi
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