Agenda 21 Primo Rapporto sullo stato dell`ambiente

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Agenda 21 Primo Rapporto sullo stato dell`ambiente
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Comune di Priolo Gargallo
Regione Sicilia
Assessorato Territorio e ambiente
Ufficio Speciale
“Aree ad elevato rischio di crisi ambientale”
Agenda 21 Locale
PRIMO RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE
DEL COMUNE DI PRIOLO GARGALLO
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Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Hanno fornito dati ed informazioni:
Comune di Priolo Gargallo
Provincia Regionale di Siracusa
ARPA Sicilia
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Gruppo di Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo:
Responsabile Salvatore Ullo
Coordinatore Giuseppe Madonia
Giuseppe Barillari, Rosaria Brocato, Domenico Bucca, Vincenzo Carrubba,
Santo Cutrali, Antonio Franceschi, Lucia Guarino, Giuseppe Latina, Francesca
Lombardo, Maria Magnano, Massimo Marchese, Isidoro Marchetti, Antonino
Marmo, Vincenzo Miconi, Giovanni Mignosa, Giovanni Rametta, Enza Santo,
Patrizia Scalogna, Anna Scandura, Antonio Scaravilli, Emanuele Scivoletto.
Composizione Forum:
Presidente Forum: Fabio Cilea
Segretario Forum: Salvatore Fortuna
Vicesegretario Forum: Giovanni Tutino.
Gruppi di lavoro:
A) Analisi del territorio - Censimento del Patrimonio Culturale, Paesaggistico, Agrario e
Ambientale. Coordinatore: Maria Tino;
partecipanti: Salvo D'Aquino, Francesca Di Blasi, Karin Coppolino, Graziella Rizza, Giuseppe
Santoro, Michela Grasso;
B) Rifiuti, Viabilità, Inquinamento acustico ed Energia. Coordinatore: Giovanni Tutino;
partecipanti: Erika Mignosa, Girolamo Radino
C) Aria, Acqua, Suolo e Patologie correlate.Educazione Civica.Controllo inquinamento:rapporto
dell'Amm.ne nei confronti delle Aziende di controllo.Coordinatore:Armando Cannamela;
partecipanti: Fallico Piera, Giuseppe Di Mauro Giuseppe, Michele Gerone
Consulenti: R.T.I Eidos Consulting s.r.l. e Dott. Arch. Giuseppe Santoro
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Presentazione
Senza la conoscenza dello stato dei sistemi produttivi, ambientali,
economici territoriali non è possibile individuare e realizzare il percorso di
governo adeguato alle esigenze e bisogni della Comunità.
Conoscere il proprio territorio è una delle esigenze essenziali per una
Amministrazione, vuol dire conoscere le esigenze dei propri cittadini, dei
propri abitanti.
Il primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente di Priolo Gargallo, nato da
incontri del Forum, da attività seminariali, da varie iniziative condotte in
Agenda 21 Locale, non ultima la distribuzione di un pieghevole agli studenti
dei locali Istituti Comprensivi volto ad una prima indagine conoscitiva, offre
una valutazione d’insieme della situazione socio-economico-ambientale oggi
presente dalla quale trarre indicazioni per le prossime azioni di governo.
Auspico che, il prosieguo delle attività da annotare in “Agenda 21”,
conduca agli ulteriori approfondimenti ed aggiornamenti per la redazione di
successivi Rapporti che guidino le scelte del governo del territorio di Priolo.
Antonello Rizza
Sindaco di Priolo Gargallo
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Il rapporto sullo stato dell’Ambiente ha mosso i suoi primi incerti passi
nella consapevolezza che molta strada sarà da percorrere.
L’insieme di problematiche che interessano questo Paese, questo territorio
confinato fra mare monti e industrie, questo ambito nel quale trovano spazio
architetture, archeologie ed ecosistemi di enorme rilevanza, iniziano a fare
capolino nel tentativo di definire una linea di partenza strategica ben
tracciata per la sostenibilità ambientale.
Il coinvolgimento Amministrazione-Cittadinanza sarà fondamentale.
Senza di esso infatti ogni tentativo di conoscere, fare ed imparare a
conoscere, diventerà inutile nel processo di condivisione che il Progetto
Agenda 21L intende portare a termine. L’attuazione di ogni attività
progettuale che vede coinvolta la collettività troverà concretezza solo nella
condivisione degli intenti.
Il Forum cittadino di Agenda 21 dovrà per cui proporsi come punto di
riferimento del dibattito, come ricerca della discussione e delle idee per
esplicitare poi il Piano d’Azione Locale che impegnerà nel concreto gli attori
del territorio.
Fabio Cilea
Presidente Forum Agenda 21L
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
INDICE
Introduzione ................................................................................................................. 7
Agenda 21 Locale ........................................................................................................ 10
Il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA) ........................................................... 12
Metodo Di Redazione Del RSA ....................................................................................... 13
Gli Indicatori ............................................................................................................... 14
1. PARTE I .................................................................................................................. 16
IL TERRITORIO DI PRIOLO ........................................................................................... 16
1.1 Il Comune di Priolo Gargallo .............................................................................. 16
1.2 Il Clima ........................................................................................................... 16
1.3 Inquadramento Geologico Strutturale ................................................................. 17
1.4 Cenni Stratigrafici ............................................................................................. 19
1.5 Lineamenti Idrogeologici ................................................................................... 19
1.6 Lineamenti Geomorfologici E Strutturali............................................................... 20
1.7 Ecosistemi ....................................................................................................... 21
1.8 La vegetazione ................................................................................................. 23
1.9 La fauna .......................................................................................................... 28
1.10 I Monti Climiti ................................................................................................ 28
1.11 Inquinamento, usi del suolo e vegetazione ......................................................... 30
1.12 I pantani costieri ............................................................................................ 31
1.13 La salina di Priolo Gargallo ............................................................................... 33
1.14 Analisi del paesaggio agrario ............................................................................ 37
1.15 Le aree a verde attrezzato del Comune di Priolo Gargallo ..................................... 39
1.16 Siti Archeologici .............................................................................................. 40
1.17 Architetture ................................................................................................... 45
1.17.1 Chiese .................................................................................................... 54
1.17.2 Masserie ................................................................................................. 58
1.18 Ambiente Urbano ............................................................................................ 65
1.19 Salute...........................................................................................................65
2. PARTE II ................................................................................................................. 67
LA POPOLAZIONE E LA SOCIETA’ DI PRIOLO GARGALLO .................................................. 67
2.1 Evoluzione demografica ..................................................................................... 67
2.2 Struttura demografica ....................................................................................... 68
3. PARTE III................................................................................................................ 70
DATI ECONOMICI DI PRIOLO GARGALLO ........................................................................ 70
4. PARTE IV ................................................................................................................ 72
LO STATO DELL’AMBIENTE ........................................................................................... 72
4.1 ATMOSFERA .................................................................................................... 72
4.1.1 Introduzione ............................................................................................. 72
4.1.2 Normativa di riferimento ............................................................................ 76
4.1.3 Rete di monitoraggio ed indicatori ............................................................... 78
4.1.4 Conclusioni ............................................................................................... 88
4.2 ACQUA ............................................................................................................ 89
4.2.1 Introduzione ............................................................................................. 89
4.2.2 Acquiferi .................................................................................................. 89
4.2.3 Pozzi ........................................................................................................ 90
4.2.4 Inquinanti organici volatili e metalli pesanti nelle acque destinate al consumo
umano ........................................................................................................... 92
4.2.5 Indagini Analitiche ..................................................................................... 96
4.2.6 Conclusioni .............................................................................................. 107
4.3 RIFIUTI URBANI .............................................................................................. 108
4.3.1 Introduzione ............................................................................................ 108
4.3.2 Normativa di riferimento ........................................................................... 109
4.3.3 Dati disponibili ......................................................................................... 110
4.3.4 Conclusioni .............................................................................................. 114
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Introduzione
Il concetto di sviluppo sostenibile sintetizza il complesso tema della
compatibilità, a livello globale, tra esigenze economiche ed ambientali.
La trattazione di questo tema è nato dalla consapevolezza di una
sostanziale contraddizione tra la crescita del prodotto lordo materiale e la
limitatezza delle risorse.
I prodromi della presa di coscienza di tale situazione risalgono alla
pubblicazione, a cura del Club di Roma, del rapporto intitolato “I limiti dello
sviluppo” (Meadows D., 1972), che traduce il termine inglese “growth” con
sviluppo invece che con crescita. I due vocaboli non possono infatti
intercambiarsi poiché la crescita si riferisce ad un aumento puramente
quantitativo degli indicatori economici, mentre sviluppo si riferisce alla
dimensione qualitativa.
Lo sviluppo sostenibile rappresenta una visione globale di una forma di
sviluppo non solo economico, ma anche sociale, in cui la crescita economica
avviene entro i limiti delle possibilità ecologiche degli ecosistemi e della loro
capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni future.
Assodato che tutti noi esseri umani abbiano bisogno di materie prime
naturali per le nostre necessità vitali e per raggiungere un buon livello di
qualità della vita e che sviluppo economico è strettamente legato alla
quantità di risorse naturali della terra, la chiave per la sostenibilità è
rappresentata dalla garanzia di mantenimento della riproducibilità delle
risorse stesse.
Tutto ciò può essere raggiunto grazie un uso razionale delle risorse,
che tenga conto dei meccanismi di funzionamento degli ecosistemi e delle
capacità di carico di questi ultimi. Se, infatti, l’uomo “consuma” più di quanto
l’ambiente in cui vive gli può fornire o se rende inutilizzabili le risorse a
causa dell’inquinamento, in breve non ci sarà più alcuna possibilità di
sviluppo sostenibile, così come definito nel rapporto redatto dall'UNEP (
United Nations Environment Programme) nel 1987, noto come “Rapporto
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Brundtland” dal nome della sua coordinatrice (pubblicato in Italia con il titolo
"Il futuro di noi tutti").
In esso si afferma che per sviluppo sostenibile si deve intendere quello
sviluppo
capace
di "…assicurare
il
soddisfacimento
dei bisogni
della
generazione presente senza compromettere la possibilità delle future
generazioni di soddisfare i propri bisogni. Il concetto di sviluppo sostenibile
implica dei limiti, non limiti assoluti, ma quelli imposti dal presente stato
dell'organizzazione tecnologica e sociale nell'uso delle risorse ambientali e
dalla capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane".
Tra le numerose definizioni di sviluppo sostenibile che si sono
succedute da Brundtland in poi è sempre comune la caratteristica “selfreliant”, cioè l’assenza, nel raggiungimento dello sviluppo sostenibile, di un
continuo input finanziario ed assistenziale dall'esterno, e la partecipazione
locale che rispetta la cultura e le tradizioni dell’area e tiene conto dei suoi
particolari problemi e sue potenzialità.
Con il termine sviluppo sostenibile, quindi, si intende uno sviluppo
compatibile con il mantenimento delle risorse necessarie alla vita dell’uomo e
degli altri organismi del Pianeta, con la qualità dell’ambiente e la qualità
della vita dell’uomo. Ne consegue che è necessario un approccio globale e
preventivo, piuttosto che settoriale e curativo: non basta una buona
normativa, in cui i singoli provvedimenti devono comunque essere coerenti
tra loro e rispecchiare un comune disegno strategico, ma occorrono anche la
volontà politica e la capacità culturale di coinvolgere e di convincere le
popolazioni verso la costruzione di nuovi stili di vita.
Tale approccio si concretizza nei progetti di sviluppo sostenibile definiti
a livello internazionale e riuniti nell'Agenda 21, documento di propositi ed
obiettivi programmatici su ambiente, economia e società sottoscritto da oltre
170 paesi di tutto il mondo durante la Conferenza su Ambiente e Sviluppo
(UNCED), svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992.
L'Agenda 21 internazionale, che ha rappresentato e rappresenta
tutt’ora la più alta espressione che può dirsi “globale” di consenso sui temi
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dello sviluppo e dell’ambiente, è costituita da 40 capitoli in cui, partendo dai
problemi globali che investono la Terra, viene indicato un programma
operativo per una transizione verso uno sviluppo sostenibile, includendo
obiettivi, responsabilità e stima dei costi.
Nel Capitolo 28 dell’Agenda 21, elaborato e promosso fin dal 1991 dall’
International Council for Local Environmental Initiatives (ICLEI) fino alla sua
integrazione nel documento sottoscritto a Rio, si invitano esplicitamente le
Autorità locali a partecipare in maniera attiva alla promozione dello sviluppo
sostenibile Partecipato.
Si sottolinea infatti che le autorità locali possono e devono giocare un
ruolo fondamentale nel passaggio al nuovo modello di Sviluppo Sostenibile.
Nella parte iniziale dello stesso capitolo si afferma testualmente : “dal
momento che gran parte dei problemi e delle soluzioni cui si rivolge
Agenda21 hanno origine in attività locali, la partecipazione e la cooperazione
delle amministrazioni locali rappresenta un fattore determinante per il
raggiungimento dei suoi obiettivi.” E’ alla scala locale, quindi, che è stato
riconosciuto un ruolo decisivo nel favorire progressi graduali in campo
ambientale e ad essi viene attribuito un ruolo strategico nel definire un
modello sostenibile di sviluppo per l’intero pianeta.
A tal fine le Pubbliche Amministrazioni possono agire da volano per un
nuovo sviluppo territoriale, essendo più vicine ai problemi e riuscendo,
quindi, a comprenderne la specificità e l’urgenza. Non va dimenticato, infatti,
che gli enti locali sono responsabili della programmazione e pianificazione
territoriale, orientando le politiche per le attività produttive, adottando le
politiche ambientali predisposte a livello nazionale, promovendo interventi di
carattere
sociale
e
culturale
secondo
i
bisogni
locali.
Le
Pubbliche
Amministrazioni, dunque, si trovano in una posizione strategica per favorire
iniziative di innovazione e cambiamento volte ad orientare verso lo Sviluppo
Sostenibile i modelli di produzione, di consumo e di gestione delle risorse.
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Agenda 21 Locale
Agenda 21 locale è un processo “circolare” e continuo, durante il quale
gli obiettivi e le azioni da attuare per la sostenibilità sono ciclicamente
aggiornati e rivisti sulla base dei risultati ottenuti, ma anche in relazione ai
cambiamenti
delle
condizioni
ambientali
e
all’acquisizione
di
nuove
informazioni e capacità tecniche.
Il processo di Agenda 21 locale si sviluppa con una serie di passaggi
che devono portare alla individuazione di quali siano le iniziative, le azioni e i
comportamenti che ognuno, per quanto di propria competenza e in base alle
proprie capacità, può intraprendere per contribuire ad un percorso collettivo
indirizzato al miglioramento ambientale (dell’ambiente naturale, sociale ed
economico).
L’indirizzo delle priorità dello sviluppo locale verso la sostenibilità
richiede l’integrazione del fattore ambientale nelle azioni dei diversi attori
locali.
La dimensione ambientale deve essere integrata nelle politiche
culturali,
sociali,
dell’occupazione
integrata,
nelle
politiche
della
pianificazione (es PRG), economiche, dei trasporti (piano urbano dei
trasporti), dell’energia (normative edilizie), dell’agricoltura, del turismo,della
salute e, più in generale, ed in generale nelle politiche che sono il
presupposto concettuale ed attuazione dello sviluppo.
Secondo l’Agenda 21 locale è fondamentale creare le sinergie tra
soggetti pubblici e privati, condividere degli obiettivi comuni e fare in modo
che ognuno si prenda le sue responsabilità nei confronti del bene collettivo.
Non più, quindi, un ente locale che detta solo regole, ma scambio di
idee e partecipazione, condivisione di una politica ambientale, di obiettivi e
traguardi e attivazione delle iniziative che si possono intraprendere.
Il
primo
passo,
fondamentale,
è
affrontare
il
confronto
tra
amministrazione e cittadini basandosi su problematiche e criticità concrete,
alla cui soluzione tutti possano contribuire.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Serve quindi un’analisi dello stato dell’ambiente e dei problemi che
offra gli elementi conoscitivi per la discussione stessa. Ciò è concretizzato
con il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA), attraverso un’indagine
diagnostica per rilevare le caratteristiche e le criticità del territorio
considerato.
Il RSA si configura come lo strumento più efficace per la definizione di
un quadro di riferimento comune, rappresentativo della realtà analizzata e
destinato all’intera comunità locale. I dati vengono poi analizzati e discussi
da tutte le Parti Interessate, cioè cittadini che rappresentano le varie
categorie di interesse e i rappresentanti degli enti pubblici, all’interno di un
Forum, che può essere organizzato per tavoli tematici a seconda delle
competenze e degli interessi, e che rappresenta l’assemblea che riunisce i
rappresentanti di tutti i settori della comunità locale in modo da realizzare la
più ampia partecipazione pubblica.
Dal Forum deve emergere una strategia comune e condivisa e tutte le
proposte per migliorare la qualità dell’ambiente e la qualità della vita. Alla
stesura del RSA si ferma il progetto di Agenda 21 Locale del Priolo Gargallo.
Nel Processo complessivo di Agenda 21 Locale segue poi il Piano di
Azione Locale che definisce obiettivi, modalità di intervento, tempi di
realizzazione e soggetti attuatori, ed il monitoraggio di una serie di indicatori
scelti con molta oculatezza.
Il miglioramento (o il peggioramento) della situazione ambientale si
verifica nel tempo ed è solo tenendo sotto controllo quei parametri che sono
in grado di fornire le giuste informazioni qualitative e quantitative (gli
indicatori) che si potrà verificare se gli interventi di miglioramento hanno
raggiunto gli obiettivi desiderati. Il Forum, in questo contesto, diventa un
mezzo di lavoro aperto ed elastico, ma permanente e dovrà verificare di
tanto in tanto i risultati ottenuti, adattare le proprie strategie alle esigenze
che man mano si presentano e riprogrammare e riprogettare interventi
sempre più efficaci.
Il percorso dell’Agenda 21 locale non si conclude, come qualsiasi
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progetto, in breve tempo con un prodotto finito. Si tratta di un processo a
lungo termine, che deve instaurare un nuovo modo di affrontare i problemi e
scegliere le soluzioni, uno nuovo modo di pensare di creare sinergie.
Il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA)
Il principale obiettivo del Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
(RSA) è quello di fornire le informazioni di base in forma accessibile e
comprensibile per tutti.
Il Rapporto è un documento descrittivo dello stato del territorio e delle
sue
risorse,
delle
pressioni
esercitate
dalle
attività
umane
e
delle
trasformazioni da esse introdotte.
Esso viene costruito mediante la selezione, definizione, identificazione e
valutazione di opportuni indicatori ambientali rappresentativi della realtà
territoriale locale.
Il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente non pretende di avere
carattere di completezza ed esaustività, ma ha il pregio di cominciare ad
organizzare
le
informazioni
esistenti,
spesso
sparse
e
scoordinate,
evidenziando cosa, in futuro, andrà monitorato o ricercato.
Un importante risultato del Rapporto, infatti, è quello di riunire insieme,
secondo una logica finalizzata all’individuazione e superamento delle criticità
ambientali, le informazioni esistenti.
Lo sforzo di raccolta dei dati, cerca, quindi, di mettere in evidenza quali
siano le conoscenze ancora carenti o da acquisire al fine di rispondere
sempre di più, nei Rapporti successivi, all’esigenza di mettere in relazione lo
stato dell’ambiente e la qualità della vita dei cittadini con le pressioni che
sono causa di problemi o di degrado.
Il Rapporto potrà costituire al tempo stesso uno strumento per la
definizione di una politica ambientale (in quanto permetterà di valutare con
maggiore coerenza gli effetti degli interventi sul territorio e i risultati delle
azioni di governo) e un’occasione di divulgazione e di sensibilizzazione a
vasto raggio.
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L’evidenziare le maggiori criticità e le priorità di intervento, pur in
presenza di dati parziali, permette di fare delle scelte su cosa, in futuro, vale
la
pena
effettivamente
di
aggiornare,
di
identificare
quali
sono
le
informazioni indispensabili per le quali organizzare campagne di raccolta
dati, di stabilire quali informazioni è più urgente aggiornare e così via.
Tutto ciò può trarre un grande vantaggio dall’utilizzo di metodi logici di
aggregazione ed analisi dei dati che permettano di evidenziare le connessioni
e le sinergie esistenti tra i dati stessi. In altre parole, per ogni argomento
non serve mettere insieme tutto lo scibile umano, ma vanno raccolte le
informazioni che possono avere delle relazioni dirette con gli obiettivi
dell’Agenda 21 locale, cioè il miglioramento della qualità dell’ambiente e
della qualità della vita dei cittadini. Talvolta, però, ci si deve accontentare di
“ciò che si trova”. Purtroppo in Italia non esistono standard seguiti da tutti
per la raccolta e la gestione dei dati ambientali.
Organismi diversi raccolgono informazioni sugli stessi temi aggregandoli
secondo logiche differenti o riferendoli a scale temporali e spaziali non
comparabili. In attesa che vengano definiti criteri comuni per la gestione dei
dati e la consultabilità da parte del pubblico si cerca di trarre il meglio dai
dati che si riesce a raccogliere.
Metodo Di Redazione Del RSA
Per la redazione del Rapporto si è applicato il noto Modello “DPSIR” –
Determinanti-Pressioni-Stato-Impatti-Risposte- evoluzione del modello PSR.
Nel Modello DPSIR i Determinanti sono le attività antropiche che
esercitano
Pressioni
sull’ambiente
sociale
e
naturale.
Lo
Stato
dell’ambiente è misurato tramite rilevazione di dati qualitativi e quantitativi
nel
tempo.
L’Impatto
potrà
essere
positivo
o
negativo
se
si
ha
miglioramento o peggioramento dello Stato dell’ambiente o sociale. (il
termine impatto è normalmente impiegato in senso negativo in caso di
impatto positivo si parlerà di miglioramento). Le Risposte sono le azioni e
gli interventi effettuati per migliorare lo Stato.
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Gli Indicatori
Gli Indicatori Sono Elementi indispensabili per la rappresentazione
quantitativa di un fenomeno. Essi devono essere facilmente rilevabili e
basarsi su una metodologia nota e ben codificata, in modo che chiunque
rilevi il dato, a parità di condizioni, possa ottenere lo stesso risultato.
Gli indicatori, quindi, devono essere semplici, efficaci, ripetibili e
confrontabili. Devono, soprattutto, dare delle informazioni che possano
essere collegate tra loro.
Ciò che è difficile, in un piano di monitoraggio, è proprio scegliere, tra
tutti, gli indicatori più rappresentativi. Sarà comunque l’esperienza e il poter
approfondire le tematiche e le criticità evidenziate dai primi studi, che
permetterà, nel tempo, di selezionare gli indicatori più idonei.
Elenco degli indicatori utilizzati
Si riporta l’elenco completo degli indicatori, suddivisi per argomento,
elaborati all’interno del Rapporto.
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LA POPOLAZIONE E LA SOCIETA’ DI PRIOLO GARGALLO
- Struttura demografica:
andamento della popolazione;
rapporto tra maschi e femmine;
rapporto tra fascia attiva e non attiva;
indice di vecchiaia;
- Densità abitativa
- Densità della popolazione
DATI ECONOMICI DI PRIOLO GARGALLO
- Numero e dimensione delle imprese
LO STATO DELL’AMBIENTE
- Numero di specie (Flora e Fauna) presenti nel territorio
- Concentrazione in atmosfera degli inquinanti monitorati
- Stazioni di monitoraggio
- Qualità delle acque per il consumo umano
- Produzione di Rifiuti e raccolta differenziata
- Composizione merceologica dei rifiuti differenziati
- Percentuale di rifiuti riciclati o recuperati
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1. PARTE I
IL TERRITORIO DI PRIOLO
1.1 Il Comune di Priolo Gargallo
Priolo Gargallo è piccolo centro distante 14 chilometri da Siracusa, a
nord ovest nelle vicinanze dei Monti Climiti. La sua costa si stende fra il
comune di Melilli e Siracusa nel Golfo di Augusta. Priolo Garagallo ha una
superficie di 5.759 ettari per una densità abitativa di 201 abitanti per
chilometro quadrato. Sorge in una zona litoranea pianeggiante, posta a 30
metri sopra il livello del mare.
Fig. 1.1 Veduta aerea del comune di Priolo Gargallo
1.2 Il Clima
Il clima, temperato di tipo mediterraneo, è caratterizzato da inverni miti
ed estati abbastanza calde e non si discosta molto, nella rilevazione dei
valori, da quello del capoluogo di provincia.
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I dati disponibili indicano indici di piovosità pari ad 800 mm. annui, con
concentrazione nel periodo compreso fra ottobre e marzo.
Ad aprile si ha un brusco decremento delle precipitazioni, per poi arrivare
al periodo di aridità compreso nei mesi estivi, con dati delle temperature nel
versante di Nord-Est assimilabili intorno ai 17-18° medi annui; mentre
sull’altopiano le temperature sono attestate su valori leggermente inferiori.
Classificazione climatica: zona B, 838 GR/G
1.3 Inquadramento Geologico Strutturale
Dal punto di vista geologico la zona studiata è collocata nel settore
nord-orientale Ibleo, che rappresenta l’attuale margine settentrionale della
placca africana (Avampaese Ibleo ).
L’ avampaese è costituito dal Plateau Ibleo, horst calcareo allungato in
senso NE-SW, formato da successioni carbonatiche mesozoiche-terziarie con
intercalazioni vulcaniche, delimitato a NW dall’ Avanfossa di Catania ed ad E
dalla Scarpata Ibleo-Maltese.
Il Plateau Ibleo rappresenta un settore relativamente
indeformato
interessato da tettonica di tipo estensionale, caratterizzato da sistemi di
faglie normali con andamento NE-SW nella zona occidentale, mentre nella
zona orientale, chiamata Settore Ionico, i sistemi di faglie presentano una
direzione NW-SE e NNW-SSE, paralleli alla Scarpata Ibleo-Maltese.
L’avampaese Ibleo a causa della persistenza nell’intervallo di tempo
Cretaceo-Miocene di due domini paleogeografici contigui viene suddiviso
(GRASSO et alii, 1979) in due settori:uno orientale e l’altro occidentale.
Il settore orientale è caratterizzato da facies carbonatiche di mare poco
profondo, influenzato da vulcanismo basico submarino, legato ad un regime
tensionale.
Il settore occidentale, invece, è costituito da facies carbonatiche di
mare profondo che includono massicci apporti clastici provenienti dalle aree
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orientali.
La linea di transizione tra i due settori è orientata NW-SE e si estende
dall’area dei Monti Climiti fino alla costa a sud di Siracusa.
Il Comune di Priolo Gargallo ricade nel settore orientale, ed i terreni
che vi affiorano vanno dal Cretaceo superiore al Quaternario.
Le vulcaniti del Cretaceo rappresentano il litotipo più antico. Sopra
poggiano megabrecce e risedimenti grossolani
alternati a livelli calcareo-
marnosi e marne emipelagiche , che segnano il passaggio Cretaceo-Eocene.
La copertura oligo-miocenica è costituita da una serie carbonatica data
da biolititi algali, di acque basse.
Verso l’alto si passa ad una sequenza di vulcanoclastiti, con frazione
sedimentaria, generatesi per esplosioni freatomagmatiche di ambiente
marino di acque basse o subaeree (CARBONE & LENTINI, 1981).
In alto si trovano calcari teneri con faune marine riferibili al
Tortoniano, ed un livello a lumachelle.
La mancanza delle evaporati messiniane, presenti nelle altre zone della
Sicilia, ha suggerito che il settore orientale fosse emerso in quel periodo
(CARBONE et alii, 1982).
Nel Pleistocene si ha una trasgressione con deposizione di calcareniti
passanti verso l’alto ad argille marnose.
Il settore orientale ibleo è bordato da un sistema di faglie normali a
gradinata ma orientate NNW-SSE, che da origine alla Scarpata IbleoMaltese, formante il bordo occidentale del bacino Ionico.
Lo studio fatto da CARBONE et alii (1982) per inquadrare la sismicità
della zona attraverso la curva di Benioff tramite eventi sismici compresi
dall’anno 1000 ai giorni nostri ha messo in evidenza che il bordo orientale
ibleo è caratterizzato da eventi ad elevata magnitudo che interessano livelli
profondi della crosta probabilmente legati alla Scarpata Ibleo-Maltese
intervallati da lunghi periodi di ridotta attività sismica.
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1.4 Cenni Stratigrafici
Nell’area urbana le unità litologiche affioranti appartengono ad un
intervallo cronologico compreso tra il Cretaceo sup. e il Quaternario.
Partendo dall’unità più antica cartografata verso le più recenti, è stato
possibile riconoscere la seguente successione litostratigrafica.
Vulcaniti: Cretaceo superiore.
Calcari a Rudiste, Calcari marnosi e Marne (Scaglia): CampanianoMaastrichtiano.
Calcareniti a nummuliti e Marne: Eocene medio-superiore.
Calcareniti ad alghe e briozoi: Oligocene superiore-Miocene inferiore
Calcareniti
e
Calcari,
Formazione
dei
Monti
Climiti:
Aquitaniano-
Serravalliano
Calcareniti bianco-giallastre e Argille marnose grigio-azzurre: Pleistocene
inferiore.
Calcareniti organogene e depositi terrazzati: Pleistocene medio-superiore
Alluvioni recenti ed attuali: Pleistocene superiore-Olocene.
Depositi costieri attuali.
1.5 Lineamenti Idrogeologici
La rete idrografica è costituita da brevi corsi d’acqua a carattere
torrentizio, scarsamente gerarchizzati.
I principali corsi d’acqua, ormai imbrigliati in canaloni di cemento.
Procedendo da Nord verso Sud sono:
•
torrente Canniolo;
•
torrente Mostringiano;
•
torrente Castellaccio.
All’interno del territorio sono state distinte tre unità idrogeologiche
principali, quali:
•
sabbie
e
calcareniti
organogene:
rappresentano
l’acquifero
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superficiale che va a costituire la falda superficiale caratterizzata da uno
spessore esiguo e da una bassa produttività. La sua ricarica è legata
all’infiltrazione locale delle precipitazioni meteoriche e dall’irrigazione delle
culture;
•
argille
grigio-azzurre:
rappresentano
il
letto
dell’acquifero
superficiale, poiché sono caratterizzate da una bassissima permeabilità,
impedendo la circolazione idrica sotterranea;
•
unità carbonatiche: rappresentano l’acquifero più importante sia
per lo spessore, che per l’elevata permeabilità per fratturazione e carsismo.
Superiormente è protetta dalle argille grigi-azzurre, che impediscono
l’infiltrazione dalle unità superficiali, mentre la ricarica d’acqua avviene nelle
zone montuose mediante infiltrazione di acque meteoriche e dei corsi
d’acqua.
La falda superficiale è adoperata per scopi irrigui e civili, mentre l’acqua
della falda profonda è impiegata per uso industriale.
Recenti fatti di cronaca hanno portato alla luce un serio inquinamento di
idrocarburi nella falda superficiale, mentre la falda profonda è parzialmente
isolata dallo strato di argille che la protegge.
Altre fonti inquinanti, oltre a quelle industriali, sono di origine agricola,
zootecnica, domestica e urbana.
1.6 Lineamenti Geomorfologici E Strutturali
Il territorio di Priolo Gargallo è caratterizzato da una morfologia
collinare ed i principali rilievi sono localizzati in corrispondenza dei Monti
Climiti.
Procedendo da Est verso Ovest sono:Monte S. Nicola, Chiusa Grande,
Monte Cavallaro, C.S. Maria, Castelluccio, C. Consiglio, Cugno Ballarella.
I lineamenti morfologici sono influenzati dal diverso grado di erodibilità
dei litotipi affioranti influenzati anche dalla presenza dei sistemi di faglie.
L’altipiano calcareo è caratterizzato da lineamenti tettonici, quali faglie e
diaclasi, che controllano l’idrografia superficiale.
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All’interno del territorio sono presenti diversi ordini di terrazzi marini e
paleolinee di costa legati alla variazione del livello del mare e al
sollevamento tettonico (Bianca, 1999).
Il terrazzo marino più alto e più vecchio è quello dei Climiti; al di sotto
si trovano tre paleolinee di costa, Spinagallo, Grottone 1 e Grottone 2,
riconoscibili per la presenza di grotte carsiche e solchi di battente, indicando
così l’antico stazionamento del mare.
Proseguendo verso il basso si trovano i terrazzi di Tyche, Neapolis,
Akradina e Siracusa.
1.7 Ecosistemi
L'ambiente a Priolo Gargallo è sinonimo d'inquinamento, catte-drali nel
deserto, alterazioni geofisiche, rischio industriale, incompatibilità ambientale
ed altro ancora. Problemi che accompagnano la vita quotidiana di almeno 3
generazioni di Priolesi insediatesi a partire dagli anni '50. Parlare per cui di
ecosistemi nel nostro ter-ritorio, di qualità della vita, di sostenibilità
dell'ambiente, di ecosi-stemi, è difficile ma doveroso.
I biotopi naturali interessati sono i Monti Climiti, la Fascia collinare sotto
i Climiti solcata da cave ed il litorale marino con le Saline di Priolo.
Dal punto di vista naturalistico, Monti Climiti e Saline di Priolo,
costituiscono due importantissimi biotopi naturali, il cui habitat è talmente di
pregio e dall’equilibrio così delicato da essere individuati nelle linee guida del
piano territoriale paesistico regionale.
I
primi,
per
la
presenza
di
una
ricca
vegetazione
di
macchia
mediterranea, oltre che sito d’interesse faunistico per l’avvistamento di
rapaci e falconiformi; le seconde, per la presenza di vegetazione alofita di
rilievo nonché come importante area di sosta per l’ornitofauna migratoria.
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I Monti Climiti
“I Monti Climiti costituiscono un massiccio calcareo di modeste
dimensioni, posto ad Ovest della fascia costiera pianeggiante di Priolo
Gargallo e definiscono un limite naturale, sia all’intensa attività industriale,
agricola
e di estrazione che caratterizza gli usi della pianura costiera, sia
alla zona di grande interesse paesaggistico costituita dal tratto di valle del
fiume Anapo.
Il territorio, da sempre interessato dall’agricoltura e da ville e dimore
settecentesche,
capisaldi
dell’ex
feudo
omonimo,
ha
una
morfologia
peculiare, di tavolato calcareo solcato da brevi valloni che ne incidono le
pendici sul versante che guarda al mare (Nord-Est).
Sono proprio questi ambiti che favoriscono la presenza di una
vegetazione di notevole interesse naturalistico.
La quota del rilievo è piuttosto modesta, raggiungendo al Monte
Buongiovanni, i 570 s.l.m. Geologicamente il territorio è costituito dalla
cosiddetta formazione dei Monti Climiti, sequenza carbonatica costituita da
un sottile intervallo basale di calciruditi e da calcareniti biancastre friabili di
spessore variabile tra i 10 e i 400 m., di età compresa tra l’Oligocene medio
ed il Tortoniano (Lentini F. 1984).
La vegetazione naturale del territorio si presenta nel complesso assai
alterata a causa dell’attività antropica. L’originaria copertura boschiva è
stata in gran parte distrutta e sostituita da incolti o coltivazioni agricole,
presenti soprattutto sull’altopiano ed ai piedi del massiccio.
Si può comunque affermare, alla luce dello studio condotto da Fichera
G., Funari F., Scelsi F. (1988), che la vegetazione climacica, in passato di
notevole
estensione,
è
rappresentata
dall’Oleo-quercetum
virgilianae,
querceto caducifoglio marcatamente xerofilo che si insedia sulle superficie
più esposte e soleggiate, pianeggianti e che risultano interessate da notevole
siccità estiva.
Questa formazione è sostituita, sul versante Nord-orientale del rilievo,
da una lecceta termofila definita Pistacia-Quercetum ilicis, associazione
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boschiva legata a condizioni ambientali più fresche ed umide. Infatti proprio
le stazioni poco esposte ed influenzate dall’umidità marina sono ricche di tale
vegetazione. Sul fondo dei valloni, in considerazione di una più accentuata
umidità edifica e di notevole ombreggiamento, si insedia il DoronicoQuercetum
ilicis,
lecceta
marcatamente
mesofita
tipica
dei
versanti
settentrionali delle cave iblee nord orientali. E’ assai importante, e
sicuramente da rimarcare, la presenza di una rara specie endemica e sciafila
iblea, Urtica rupestris Guss., attualmente presente solo in stazioni assai
fresche, nel sottobosco delle leccete.
La progressiva distruzione della copertura boschiva ha portato alla
diffusione della macchia dello Oleo-Ceratonion; l’aspetto più diffuso sui
Climiti, risulta il Salvio-Phlomidetum fruticosae che occupa, in genere,
stazioni con un suolo ancora profondo.
Nelle stazioni più rocciose è presente l’Oleo-Euphorbietum dendroidis
che, oltre a svolgere un ruolo prevalentemente primario in ambienti semirupestri, svolge un ruolo secondario a causa del carattere prioritariamente
pioniero, tendendo ad occupare le superfici con affioramenti rocciosi in cui è
ormai distrutta la copertura arborea.
In condizioni di accentuata degradazione del suolo, la macchia viene
sostituita dalle praterie steppiche rappresentate dall’Hyparrhanietum hirtopubescentis che tende ad occupare stazioni con estesi affioramenti rocciosi e
sottoposti anche a ricorrenti passate di incendio.
La perdita ancora più accentuata di suolo, comporta la presenza di
praticelli effimeri dei Thero-Brachypodietea fra cui in particolare il TheroSedetum caerulei, tipico dell’area iblea.
Gli
ambienti
rupestri
vengono
colonizzati
da
una
vegetazione
casmofitica degli Asplenietea trichomanis, rappresentata nel territorio dal
Putorio-Micromerietum mycrophyllae.
1.8 La vegetazione
a. Aggruppamento ascrivibile al Doronico-Quercetum ilicis.
I versanti delle cave, ossia le profonde valli fluviali con caratteristica
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conformazione a V, sono ricchi di leccete che, in presenza di una consistente
umidità ed ombreggiamento, costituiscono il lembo relitto dei boschi
preesistenti. Insediandosi soprattutto su substrati calcarei, marnosi e
dolomitici,
risultano
prevalentemente
localizzati
nelle
stazioni
meno
soleggiate come i versanti dei valloni esposti a Nord, a conferma delle
esigenze mesofile di Quercus ilex in Sicilia. L’associazione alla quale risultano
ascrivibili è il Doronico-Quercetum ilicis (Barbagallo, Brullo e Fagotto 1999).
Questa associazione rappresenta una lecceta mesofita, basifica,
azonale, tipica del piano collinare, caratterizzata da tre specie, molto rare
nell’area iblea:
Doronicum orientale, a distribuzione Est–Mediterranea, tipica delle
faggete e dei boschi montani;
Scutellaria rubiconda ssp. linnaeana, pianta endemica sicula, non
comune nel siracusano;
Aristolochia clusii, endemismo siculo, della Sicilia Sud-Orientale, tipico
dei sottoboschi.
Vi domina Quercus ilex cui si associa nello strato arboreo anche Quercus
amplifolia.
Nello strato arbustivo si rinvengono le specie: Pistacea terebinthus,
Rubia peregrina, Rhamnus alaternus, Rubus ulmifolius, Phillirea latifolia,
Smilax aspera, Tamus communis, Asparagus acutifolius, Hedera helix,
Crataegus monogyna, Rosa sempervirens, Climatis cirrhosa.
Nello strato erbaceo, spesso sottoposto a un notevole uso di pascolo,
si rinvengono: Carex dystachia, Geraneum purpureum, Viola dehnhardtii,
Asparagus onopteris, Cyclamen hederifolium, Geranium rotundifolium, Silene
italica.
Purtroppo il pascolo e la maggiore frequentazione antropica arrecano
notevole disturbo alla composizione floristica di questo strato.
b. Aggruppamento ascrivibile al Pistacio-Quercetum ilicis.
Lungo il versante dell’altopiano esposto a nord-Est è frequente un tipo
di lecceta più termofila e dunque meno esigente della precedente,
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caratterizzata
fisionomicamente
da
una
certa
prevalenza
di
Pistacia
lentiscus. Questa rientrerebbe, per composizione floristica, nell’associazione
Pistacia-Quercetum ilicis, descritta da Brullo e Marcenò (1985). Vegetazione
più termofila, come confermato dall’assenza di specie vegetali prettamente
mesofile nonché dalla presenza di elementi xerofili tipici degli aggruppamenti
dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni.
Nello strato arboreo sono stati osservati, accanto a Quercus ilex,
Ceratonia siliqua e Fraxinus ornus, esemplari arborei-arbustivi di phillirea
latifolia.
Lo strato arbustivo è caratterizzato da: Smilax aspera, Hedera helix,
Aristolochia sempervirens, Rosa sempervirens, Osyris alba, Clematis vitalba,
Asparagus
acutifolius,
communis,
Coronilla
Pistacia
emerus,
terebintus,
Euphorbia
Tamus
communis,
dendroides,
Rubi
Myrtus
peregrine,
Rhamnus /alaternus.
La copertura erbacea è costituita in prevalenza da Arisarum vulgare e
da: Acanthus mollis, Prasium majus, Dryopteris pallida, Melica uniflora,
Allium subhirsutum, Cyclamen hederifolium, Asplenium onopteris.
c. Aggruppamento ascrivibile all’Oleo-Quercetum virgilianae.
Sull’altopiano è ancora possibile rinvenire piccoli lembi di una
vegetazione
forestale
caratterizzata
dalla
dominanza
di
due
querce
caducifoglie: Quercus virgiliana e quercus amplifolia che, associate ad altri
esemplari dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia alaterni, sono indicatrici di una
certa xericità dell’ambiente.
È chiaramente una formazione termofila, in precedenza diffusa in
tutta Sicilia, ma oggi molto rara in seguito al massiccio disboscamento
effettuato nei secoli scorsi.
Nello strato arboreo si sono rinvenute anche Quercus ilex ed Olea
europea var. sylvestris.
Lo strato arbustivo è in gran parte formato da: Rosa sempervirens,
Phillirea latifoglia, Pistacia lentiscus, Cuscus aculeatus, Hedera helix, Cematis
cirrhosa, Smilax aspera, Osyria alba, Rubus ulmifolius, Asparagus acutifolius,
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Rubia peregrina, Tamus communis, Euphorbia Characias.
Nello strato erbaceo prevalgono: Pulicaria odora, Carex dystachia,
Brachypodium sylvaticum, Stipa bromoides, Melica arrecta, Silene italica,
Cyclamen haderifolium, Allium subhirsutum, Acanthus mollis.
d. Aggruppamento ascrivibile all’Oleo-Euphorbietum dendroidis.
Sui Monti Climiti risulta abbastanza diffuso un tipo di macchia
caratterizzato
dalla
dominanza
di
Euphorbia
dendroides,
vegetazione
rientrante nell’associazione Oleo-Euphorbietum dendroidis (Trimajstic 1974),
dall’ampia distruzione tirrenico-adriatica legata ai substrati rocciosi di varia
natura.
Risulta caratterizzata sia dalle seguenti specie tipiche: Olea europea
var. sylvestris, Prasium majus, Ceratonia siliqua, Teucrium flavum, quanto
dai più numerosi elementi della classe Querceta ilicis quali: Smilax aspera,
Pirus amygdaliformis, Asparagus acutifolius, Phillirea latifoglia, Osyris alba,
Rhamnus alaternus, Calicotome infesta, Pistacia/terebinthus.
e. Aggruppamento ascrivibile al Salvio-Phlomidetum fruticosae.
Un altro aspetto della vegetazione arbustiva frequente sui Monti
Climiti è costituito da una macchia bassa caratterizzata dalla presenza di tre
specie a distribuzione del mediterraneo orientale, esclusive dell’area iblea in
Sicilia: Salvia triloba, Phlomis fruticosa, Ferulago nodosa.
Quest’associazione,
descritta
col
nome
di
Salvio-Phlomidetum
fruticosae (Barbagallo, Brullo, Fagotto,1979) si rinviene su suoli calcarei in
stazioni poco esposte ed interessate da precipitazioni medie-annue comprese
tra 600 e 900 mm di pioggia.
Raramente assume aspetti primari ma più spesso si tratta di ambienti
di sostituzione della vegetazione forestale e, più in particolare, del DoronicoQuercetum ilicis.
Vi
appartengono
Rhamnetalia
alaterni
specie
ovvero:
dell’Oleo
Olea
Ceratonion
europea
var.
e
dei
Pistacio-
sylvestris,
Clematis
cerrhosa, Prasium majus, Asparagus albus, Euphorbia dendroides, Artemisia
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
arborescens, Pistacia lentiscus, Teucrium flavum.
Vi sono inoltre specie del contingente Quercetea ilicis: Pistacia
terebinthus, Euphorbia characias, Calicotome infesta, Osyris alba, Quercus
ilex, Stipa bromoides, Asparagus acutifolius, Melica bromoides, Rhamnus
alaternus, Melica arrecta, Phillirea latifolia, Smilax aspera.
f. Aggruppamento ascrivibile al Hyparrhenietum hirto-pubescentis
La progressiva accentuazione dell’erosione dei suoli, in seguito alla
distruzione della vegetazione arborea e arbustiva, favorisce la vegetazione di
tipo steppico.
Abbastanza frequenti nell’area sono le praterie a Hyparrhenia hirta,
grossa graminacea cespitosa che tende ad insediarsi su superfici assai
degradate, anche con estesi affioramenti rocciosi, e ripetutamente percorse
da incendio.
Fra le caratteristiche dell’associazione si rinvengono: Hyparrhenia
hirta,
Phagnalon
saxatile,
Andropogon
distachyus,
Micromeria
greca,
Convolvulus althaeoides.
Scarsa è la presenza di specie appartenenti all’ordine Hyrparhenietalia
hirtae, le cui specie caratteristiche rinvenute nell’area sono: Foeniculum
piperitum, Kundmannia sicula, Lathyrus articulatus.
Infine la classe Lygeo-Stipetea: Asphodelus microcarpus, Pallenis
spinosa, Scabiosa maritima, Psolarea bituminosa, Reichardia picroides,
Dactylis hispanica, Convolvulus cantabrica.
g. Aggruppamento ascrivibile al Thero-Sedetum caerulei
Nelle piccole depressioni della roccia calcarea, dove si accumula un
sottile strato di terriccio, si insedia una micro-vegetazione terofitica tipica del
territorio ibleo, che è stata descritta da Brullo (1982) come Thero-Sedetum
caerulei.
Vegetazione costituita da nano-terofite a fioritura precoce e dal ciclo
biologico molto breve tra cui si rinviene in prevalenza Sedum caeruleum, ma
anche: Sedum Rubens, Catapodium rigidum, Sedum caespitosum, Sagina
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apetala, Plantago afra, Parapholis incurva, Arenaria leptocaldos.
h. Aggruppamento ascrivibile a Putorio-Micromerietum microphyllae
Sulle rupi calcaree più o meno verticali si ritrova con frequenza un
tipo di vegetazione di notevole interesse naturalistico per la presenza di
specie molto rare di cui alcune endemiche, strettamente legate a questi
particolari ambienti, fra cui è importante citare il Trachelium coeruleum,
specie endemica esclusiva della Sicilia orientale, che si localizza in modo
costante sulle pareti verticali e subvertcali delle cave iblee.
Descritto da Brullo e Marcenò (1979) che lo hanno denominato PutorioMicromerietum microphyllae è diffuso in tutto il territorio ibleo.
Le
specie
microphilla,
caratteristiche
Trachelium
di
lanceolatum,
questa
associazione:
Dianthus
rupicola,
Micromeria
Anthirrhinum
siculum, Brassica incana, Ballota rupestris, Putoria calabrica, Asperula
ristata.
Altre specie rinvenute tipiche dell’alleanza Dianthion rupicole: Putoria
calabrica, Antirrhinum siculum, Asperula ristata, Dianthus rupicola, Silene
fruticosa, Brassica incana.
1.9 La fauna
La fauna stanziale che popola la zona è discretamente rappresentata,
ma la cui presenza risulta sempre più a rischio, in quanto si registra un
incremento
nello
sfruttamento
agricolo
e
zootecnico
del
territorio,
specialmente sul versante dei Climiti rivolto a Sortino e Solarino.
Da uno studio condotto da Salvatore Baglieri (1998) si elencano le
specie faunistiche rilevate:
Fra i rettili: Biacco, Testuggine terrestre di Hermann e Lucertola campestre;
Fra i mammiferi: Volpe, Coniglio, Donnola, Istrice, Riccio.
Per una breve descrizione dell’avifauna stanziale va ricordato che
sono state avvistate sul massiccio: Poiana, Gheppio, Falco pellegrino, Allocco
e Barbagianni, Corvo imperiale, Passero solitario, Cappellaccia, Cardellino,
Saltimpalo, Storno nero, Passero comune, Colombaccio.
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E’ presente anche la Coturnice siciliana, specie autoctona di grande
interesse naturalistico, ma che purtroppo risulta a rischio di estinzione, per
la diminuzione progressiva del numero di avvistamenti.
Nei periodi di passo arrivano dal Sud in primavera, e dal Nord in
autunno ed in inverno, stuoli di uccelli migratori.
L’accertata nidificazione di alcuni di essi sul rilievo rende molto
significativa la loro presenza.
Risultano
avvistate:
Albanella,
Falco
grillaio,
Sparviero,
Falco
pecchiaiolo, Aquila minore, Assiolo, Allodola, Storno comune, Rondini, Tordo,
Fringuello, Pettirosso, Frosone, Tortora.
In un passato recente, è stato avvistato con regolarità durante la
stagione primaverile, il Capovaccaio, piccolo avvoltoio denominato nel gergo
locale pasqualino ovvero corvu iancu, a causa del colore bianco del
piumaggio.
Il rapace per eccellenza, la cui presenza autoctona è legata ad alcune
aree della Sicilia orientale, ovvero l’Aquila del Bonelli, splendido esemplare
dalle abitudini diurne, avrà in passato sostato e nidificato anche in questa
zona, ma oggi vi risulta scomparso da tempo, come pure nelle zone, come
Cava Grande del Cassibile e Alta Valle dell’Anapo, ove veniva osservato con
regolarità.
1.10 I Monti Climiti
Cenni storici sul Feudo dei Monti Climiti
Il feudo appartenuto fin dal 1580 alla famiglia Ibarra da Madrid, passò
al Marchese di Terracena don Antonio de Ibarra il 31 marzo 1665.
Nel 1736 questa baronia passò al barone Vincenzo Beneventano di
Siracusa, ma residente a Buccheri, che s’impegnò nella realizzazione
dell’azienda agricola (la cosiddetta Masseria di Casino Grande). Per molti
nobili siciliani era consuetudine edificare nei loro poderi prestigiose ville per
la
villeggiatura,
il
barone
decise
quindi
di
edificare
un
complesso
architettonico nuovo ed una chiesa per le funzioni religiose.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Il complesso passò di proprietà nel corso dell’Ottocento a Santo
Mazzarella di Floridia e nei primi anni di questo secolo, a seguito della
decadenza e frammentazione del latifondo, a nuovi e diversi proprietari, che
ne hanno utilizzato soltanto occasionalmente gli edifici.
I Diatremi dei Climiti
Il
Diatrema
è
costituito
da
un
affioramento
di
vulcaniti
supramioceniche, imbutiforme, formatosi per esplosioni freatiche in acque
poco profonde.
Sono portati in esposizione da una profonda azione erosiva e sono
pertanto generalmente visibili solo nelle più vecchie successioni vulcaniche.
I diatremi, o camini vulcanici, sono presenti sui Monti Climiti in
numero di 3. Nel territorio di Priolo a Castelluccio e ai Pozzi Climiti il terzo, in
territorio di Melilli, è nei pressi del Sorciaro.
1.11 Inquinamento, usi del suolo e vegetazione
A cura dei dipartimenti di Botanica e di Igiene e Medicina preventiva,
dell’Università di Catania e del Dipartimento di Agrochimica e Agrobiologia
dell’Università di Reggio Calabria, è stata condotta nel 1996 una ricerca
mirata alla valutazione degli effetti dell’inquinamento atmosferico della
lecceta dei Monti Climiti.
Gli
autori,
considerando
l’esteso
fenomeno
di
riduzione
delle
formazioni forestali europee e mediterranee correlato all’aumento dei livelli
d’inquinamento atmosferico e soprattutto alla presenza di piogge acide,
hanno analizzato e messo a confronto, il caso della lecceta naturale dei
Monti Climiti, e la formazione naturale di Cava d’Ispica, sempre nell’area
iblea, ma poco interessata, poiché distante dai poli industriali, da fenomeni
d’inquinamento atmosferico.
I risultati della ricerca hanno verificato per l’analisi della Cava
Sorciaro (Monti Climiti) una lieve ma sistematica acidificazione del suolo alla
base dei tronchi; il fenomeno non risulta in termini quantitativi molto
intenso, per la scarsità di precipitazioni piovose, ma conferma la presenza
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degli effetti indotti dalle piogge acide, nel confronto analitico con i valori
riscontrati a Cava d’Ispica.
Effetti diretti a carico delle chiome della lecceta dei Monti Climiti sono
stati riscontrati per la presenza sia di necrosi delle foglie che di clorosi
fogliare.
Significative differenze si rilevano nello studio della vegetazione a
confronto: infatti dai rilievi fitosociologici eseguiti, risulta che la lecceta dei
Monti Climiti presenta una copertura inferiore, sia rispetto a Cava d’Ispica
che ai dati di letteratura; inoltre la composizione floristica risulta più povera,
relativamente alla presenza della specie vegetali caratteristiche dell’associazione, mentre risultano aumentate le specie vegetali ubiquiste.
Proprio questo dato conferma dunque l’ipotesi che l’inquinamento
atmosferico dell’area interessata dal petrolchimico ha influenza fortemente
negative sulla lecceta dei Monti Climiti.
1.12 I pantani costieri
Il gioco delle correnti marine ha modellato nel corso del tempo estese
paludi salmastre, che nel Siracusano sono state trasformate dall’uomo in
saline e sfruttate fino ad epoca recente.
L’impaludamento delle coste, attribuito all’aumento delle temperature
che alcuni autori fanno risalire al periodo medioevale, è dovuto alla
caratteristica geo-morfologica del tavolato ileo: già dal VI secolo in Sicilia, si
erano impaludate alcune zone del lentinese e della costa siracusana, con
incremento della produzione del sale e della pesca. Tale attività produttiva,
documentata fino a tutto il Cinquecento, vedeva la luce anche nell’area
costiera del siracusano.
Il sale, prodotto di prima necessità per cucinare, era soprattutto
necessario per la conservazione degli alimenti; infatti, per la presenza delle
numerose tonnare del siracusano, le richieste d’approvvigionamento di sale
aumentavano, occorrendone una quantità pari quasi al tonno da conservare.
La vicinanza delle saline agli impianti da pesca creava delle strutture
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
dalle attività integrate, favorendo la produzione dei cosiddetti salumi di
tonno, utilizzati non solo per il consumo invernale, bensì anche per essere
esportati poiché ottimi per la consumazione durante le traversate per mare
dei mercanti e pellegrini. Soprattutto nel periodo Svevo, l’impianto delle
saline subisce un notevole incremento, quando la produzione e la vendita
furono monopolizzate da Federico II, che le pose sotto l’amministrazione di
funzionari regi.
Cessato il monopolio, agli inizi del Trecento, le saline, riservate alla
regia corona, al pari dei feudi, non poterono essere alienate; in seguito
all’aumento della domanda di salumi di tonno da parte dei mercati
extraisolani, si determinò un ulteriore incremento degli impianti di tonnare e
delle relative saline ad esse connesse, che soddisfacevano totalmente il
fabbisogno locale.
A seguito della conquista da parte dei Turchi, dell’isola di Cipro
(1572), ai Veneziani fu impedito l’approvvigionamento di sale, e di lì la
necessità di rifornirsi nell’isola, aumentando di gran lunga, il commercio di
sale siciliano, che per le caratteristiche organiche e di durevolezza, risultò di
gran lunga superiore qualitativamente, rispetto a quello proveniente da altri
paesi del mediterraneo.
Gli effetti negativi dovuti al terremoto del 1693 ed alla guerra di
successione spagnola, segnarono l’inizio del declino dell’attività produttiva.
Tuttavia una vota ripristinati i commerci e dopo la prima crisi del blocco
occidentale del primo Ottocento, il sale tornò ad essere un prodotto
fondamentale dell’economia siciliana e siracusana in particolare.
Tuttavia, alla fine del secolo, l’avvio delle produzioni spagnole africane
e la forte concorrenza che trovò impreparati gli imprenditori locali, oltre alla
mancata imposizione di un diritto esclusivo statale sulla produzione e
vendita del sale unitamente agli aumenti salariali ed al prelevare di altre
attività economiche (quali ad es. l’agrumicoltura) nel territorio siracusano,
crearono i presupposti per la scomparsa di questa fiorente attività.
La presenza poi della malaria, mai del tutto debellata, associata alla
presenza di zone umide, determinò significativamente, la scomparsa di
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quest’attività. Nel primo Ottocento, fino al periodo post-unitario, l’amministrazione statale, richiese ai comuni delle zone palustri dei territori di
Augusta, Melilli, Siracusa, Noto, Pachino e Portopalo, di eseguire un
censimento
dei
propri
territori,
corredato
di
indicazioni
sulle
cause
dell’impaludamento e sulla loro bonificabilità.
L’uso di moderne tecnologie consentirà le grandi bonifiche del
territorio siracusano, a scopo sanitario, che si concluderanno nel 1891.
1.13 La salina di Priolo Gargallo
Nei pressi della Penisola di Magnisi, l’antica Thapsos approdo dei
Fenici, si costituì l’omonima Salina, testimonianza tra le più antiche industrie
siciliane, già citata da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C.
Compresa nel territorio della contea di Augusta, forniva il sale alle
vicine tonnare ed aveva una estensione ancor più grande di quella attuale,
per la presenza di un vasto pantano, causa di diffusa malaria. La popolazione
di Priolo, nella sua quasi totalità, fu affetta nell’Ottocento da malaria, con
medie di 250 casi all’anno.
La zona umida denominata Salina di Priolo copre attualmente
un’estensione pari a circa 40 ettari mentre fino agli anni 70 occupava una
superficie pari al doppio; la realizzazione dell’E.N.E.L. e successivamente del
depuratore consortile I.A.S. ha comportato l’interramento di buona parte del
pantano.
La parte residua rimasta rappresenta quindi la metà orientale della
zona umida originale e comprende una piccola parte delle antiche caselle di
produzione del sale ed i vasti pantani di servizio della salina, dove veniva
immagazzinata l’acqua del mare successivamente distribuita fra le caselle
salanti che occupavano l’area oggi racchiusa dal depuratore.
Dagli anni Settanta non esiste più un collegamento diretto con il
mare, quant’anche sono in itinere diverse idee di attingimento dell’acqua dal
mare, per cui la salina si riempie solo per effetto delle piogge. Normalmente
le prime piogge autunnali sono sufficienti a colmare quasi uniformemente
l’invaso con un primo strato di pochi centimetri che durante l’inverno cresce
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di livello; in dipendenza delle quantità di precipitazioni annue, si sono
registrate anche punte di 1,50 metri circa, per poi osservare il decrescere
lento per effetto dell’evaporazione, in coincidenza con l’aridità estiva.
L’acqua residua di alcune pozze isolate, che possono essere presenti in
luglio-agosto, ha una concentrazione salina elevatissima.
La fauna della Salina
La
salina
di
Priolo,
seppure
nelle
limitate
attuali
dimensioni,
rappresenta un tradizionale luogo di sosta per molti stormi in migrazione.
Durante la migrazione autunnale vi sosta complessivamente una quantità di
uccelli acquatici nettamente superiore alle saline di Siracusa e per alcune
specie, persino agli stagni di Vendicari.
Probabilmente perché questa zona è particolarmente visibile dall’alto,
per la morfologia del territorio di quest’area, che per la presenza dell’istmo
della penisola di Magnisi che isola un ampio tratto di mare di acque calme;
gli uccelli migratori vengono dunque attratti dall’effetto laguna dato dalla
presenza di acque non mosse e chiuse dove posarsi.
È
particolarmente
rilevante
la
sosta
estiva
di
molti
gabbiani
appartenenti a specie di elevato interesse scientifico e la migrazione precoce
in luglio-agosto di molti trampolieri che trovano in quei mesi un ambiente
adattissimo a causa della siccità estiva che, riducendo drasticamente lo
spessore delle acque, causa la moria di moltissimi pesci della specie
Aphanius fasciatus, tipici delle zone umide salmastre, favorendo così la sosta
di un gran numero di stormi.
Presenti in vari periodi, oltre 200 specie di uccelli: ricca la migrazione
autunnale (agosto-ottobre) con stormi di Aironi cenerini, Garzette, Spatole,
Fenicotteri e limicoli come Gambecchi e Piovanelli.
Alcune specie come la Sterna maggiore, un laride proveniente dal Mar
Baltico, il Gabbiano roseo e la Beccaccia di mare, sono presenti qui più che
altrove in Sicilia.
Dal tardo autunno transitano Folaghe, Anatre, Gabbiani, Svassi
maggiori, Tuffetti, Falchi di palude e qualche Cormorano.
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In primavera giungono Aironi, Pittime reali e Combattenti, Marzaiole
ed Anatre, ed in primavera inoltrata nidificano Cavalieri d’Italia, Fraticelli,
Fratini, Corrieri piccoli, Volpoche, Mestoloni e Morette tabaccate.
In estate si posano Gabbiani reali e corsi.
Attorno alla Salina sono comuni i conigli selvatici, le volpi, le donnole,
il biacco e la Rana verde.
Importante la lista commentata della Lipu (ente gestore Saline di
Priolo), dalla quale desumere le famiglie e gli uccelli avvistati nella Riserva:
Gavidae: Strolaga mezzana;
Podicipedidae: Tuffetto; Svasso maggiore; Svasso piccolo;
Sulidae: Sula;
Phalacrocoracidae: Cormorano;
Pelecanidae: Pellicano;
Ardeidae:Tarabusino; Nitticora; Sgarza ciuffetto; Garzetta; Airone bianco
maggiore; Airone cenerino; Airone rosso;
Ciconidae: Cicogna nera; Cicogna bianca;
Threskiornitidae: Mignattaio; Spatola;
Phoenicopteridae: Fenicottero;
Anatidae: Cigno reale; Casarca; Volpoca; Fischione; Canapiglia; Alzavola;
Germano reale; Codone; Marzaiola;
Mestolone; Moriglione; Moretta
tabaccata; Orchetto marino; Smergo minore;
Accipitride: Falco pecchiaiolo; Nibbio bruno; Falco di palude; Albanella
reale; Albanella pallida; Albanella minore; Poiana; Poiana calzata; Aquila
minore;
Pandionidae: Falco pescatore;
Falconidae: Grillaio; Gheppio; Falco cuculo; Lodolaio; Falco della regina;
Pellegrino;
Phasianidae: Quaglia;
Rallidae: Porciglione; Re di quaglie; Gallinella d’acqua; Folaga;
Gruidae: Gru;
Haematopodidae: Beccaccia di mare;
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Recurvirostridae: Cavaliere d’Italia; Avocetta;
Burhinidae: Occhione;
Glareolidae: Pernice di mare;
Charadridae: Corriere piccolo; Corriere grosso; Fratino; Corriere di
Leschenault; Piviere tortolino; Piviere dorato; Pivieressa; Pavoncella;
Scolopacidae: Piovanello maggiore; Piovanello tridattilo; Gambecchio;
Gambecchio nano; Piro piro pettorale; Piovanello; Piovanello pancianera;
Gambecchio frullino; Piro piro fulvo; Combattente; Frullino; Beccaccino;
Beccaccino stenuro; Pittima reale e minore; Chiurlo piccolo; Chiurlottello;
Chiurlo maggiore; Totano moro; Pettegola; Albastrello; Pantana; Piro piro
culbianco; Piro piro boschereccio; Piro piro di Terek; Piro piro piccolo;
Voltapietre; Falaropo beccolargo;
Laridae: Gabbiano corallino; Gabbianello; Gabbiano comune; Gabbiano
roseo;
Gabbiano
corso;
Gavina;
Zafferano;
Gabbiano
reale
nordico;Gabbiano reale mediterraneo;Gabbiano reale del Caspio;Sterna
zampenere; Sterna maggiore; Sterna di Ruppel; Beccapesci; Sterna
comune;
Fraticello;
Mignattino
piombato;
Mignattino;
Mignattino
alibianche;
Columbidae: Colombaccio; Tortora; Tortora dal collare orientale;
Cuculidae: Cuculo;
Tytonidae: Barbagianni;
Strigidae: Assiolo; Civetta; Gufo di palude;
Apodidae: Rondone; Rondone pallido; Rondone maggiore;
Alcedinidae: Martin pescatore;
Meropidae: Gruccione;
Upupidae: Upupa;
Picidae: Torcicollo;
Alaudidae: Calandra; Calandrella; Cappellaccia; Allodola;
Hirundinidae: Topino; Rondine; Rondine rossiccia; Balestruccio;
Motacillidae: Calandro maggiore; Calandro; Prispolone; Pispola; Pispola
golarossa; Spioncello; Cutrettola; Ballerina gialla; Ballerina bianca;
Ballerina nera;
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Troglodytidae: Scricciolo;
Prunellidae: Passera scopaiola;
Turdidae: Pettirosso;Usignolo; Pettazzurro; Codirosso spazzacamino;
Codirosso;
Stiaccino;
Saltimpalo;
Culbianco
isabellino;
Culbianco;
Monachella dorsonero; Monachella; Passero solitario; Merlo; Cesena;
Tordo bottaccio;
Sylvidae: Usignolo di fiume; Beccamoschino; Forapaglie castagnolo;
Forapaglie; Cannaiola; Cannareccione; Canapino maggiore; Magnanina;
Sterpazzola di Sardegna; Sterpazzolina; Occhiocotto; Silvia del Ruppel;
Sterpazzola; Beccafico; Capinera; Luì verde; Luì piccolo; Luì grosso;
Muscicapidae: Pigliamosche; Balia dal collare; Balia nera; Pigliamosche
pettirosso;
Paridae: Cinciarella; Cinciallegra;
Remizidae: Pendolino;
Oriolidae: Rigogolo;
Laniidae: Averla piccola; Averla capirossa; Averla beccopallido;
Corvidae: Ghiandaia; Gazza; Cornacchia;
Sturnidae: Storno; Storno nero;
Passeridae: Passera sarda; Passera mattuggia;
Fringillidae:
Fringuello;
Verzellino;
Verdone;
Cardellino;
Lucarino;
Fanello; Trombettiere;
Emberizidae: Zigolo delle nevi; Migliarino di palude; Strillozzo;
1.14 Analisi del paesaggio agrario
Seppure modesta, la superficie del suolo, compresa fra gli impianti
petrolchimici e gli insediamenti abitativi e le cave estrattive, è costituita da
coltivazione agricole.
Dai risultati del censimento dell’agricoltura (1991), si evince che la
caratteristica
aziendale
dell’impresa
agricola
presente
nell’area
è
prevalentemente a conduzione familiare. La distribuzione delle colture è
naturalmente associata al tipo di suolo, infatti in presenza di roccia
affiorante, prevale l’incolto o l’arborato misto. Invece, sul versante sud ovest
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che degrada verso Belvedere, prevalgono terreni di buona fertilità a
destinazione ortofrutticola a conduzione familiare.
I suoli dell’immediato intorno degli stabilimenti sono incolti ovvero
presentano relitti di arboreti quali agrumeti e mandorleti fortemente
compromessi dalla ricaduta delle emissioni gassose e delle polveri delle torri
industriali.
La grave crisi economica che ha colpito il settore degli agrumi, in
particolare, ha comportato la progressiva perdita sia in termini di rese che di
reddito, con il conseguente fenomeno dell’abbandono delle superfici coltivate
ovvero l’estirpazione degli agrumeti e la parziale trasformazione a seminativi
irrigui: più frequentemente, specie nell’immediato intorno degli impianti
petrolchimici, si è invece verificato il fenomeno del totale abbandono
dell’attività agricola.
Nella zona sono pure presenti vaste aree di superfici destinate a
pascolo,
essendo
discretamente
presente
l’allevamento
zootecnico
prevalentemente di bovini ed ovini, a conduzione semi-stanziale.
È indubbio che l’attività agricola sia stata quella maggiormente
sacrificata dagli insediamenti industriali, tuttavia la notevole presenza di
acqua irrigua nella zona e la sua relativa facilità di approvvigionamento,
comporta una possibilità di potenziamento delle superfici agricole, poiché la
pianura costiera e la fertilità notevole di questi suoli, attribuiscono a questo
territorio, un’elevata vocazionalità agricola.
Si riportano qui di seguito alcuni dati sull’agricoltura dell’area
elaborati dal censimento dell’agricoltura ISTAT del 1991.
Il territorio oggetto d’indagine è occupato da colture agricole per il
40-50% dell’intera area con una superficie agricola di 5.759 ha di cui lo
0,61% coltivata a frumento, lo 0,63 % ortive, il 3,37 % a foraggere, l’190 %
ad olivo, lo 0,60% agrumi ed il 2 % fruttiferi.
Allevamenti zootecnici
PRIOLO
Bovini
Suini
2.30%
0.90%
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Superficie aziendale irrigata
PRIOLO
1.00%
1.15 Le aree a verde attrezzato del Comune di Priolo Gargallo
Non sono molte le aree a verde attrezzato nel Comune di Priolo ma
tuttavia costituiscono dei piccoli polmoni d’ossigeno, in alcuni casi recuperati
a spazi abbandonati ed oggetto di discarica.
Pineta di Priolo
La Pineta è in uso del Comune di Priolo Gargallo almeno dagli anni
‘50. Estesa 12.890 mq. è di proprietà degli eredi di Pier Nicola Gargallo per
2/4, di Tommaso Gargallo (figlio del deceduto Gioacchino) per 1/4 e del
Comune di Priolo per il rimanente 1/4.
Luogo da sempre dedicato allo svago per i bambini e gli anziani, da
varie amministrazioni è stata più volte attrezzata e sistemata. Alla fine degli
anni ‘80 le è stato dato l’attuale assetto con la realizzazione di un chioscobar, servizi igienici e magazzini per circa 60 mq.
Parco del Torrente Monachella
Il Torrente Monachella viene intubato all’inizio degli anni ‘80 con la
realizzazione di 2 condotte per acque di scolo, parallele e del diametro di Ø
240 cm., sormontate da un solettone in cemento armato. Sino al 1995 il
torrente è adibito a discarica e posteggio caotico di macchine.
Con un accordo di collaborazione fra il Comune di Priolo e la Gasco
Sicilia del Gruppo Air Liquide la Società si assume l’onere del “Progetto di
risistemazione e manutenzione dell’area a verde pubblico” della parte ad est
della “vecchia passerella” sulla Via Giusti. L’area è estesa circa 4.750 mq. ed
è attrezzata a percorsi Herbert, tappeti erbosi, percorsi ciclabili e pedonali,
giochi per bambini. Il parco viene inaugurato il 18.11.2000.
Successivamente, con altro Progetto commissionato dall’Amm.ne
Comunale, viene attrezzata a verde anche la parte ad ovest del tracciato
estesa circa 2800 mq.
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Infine nel 2003 viene risistemato anche il tratto iniziale del Torrente
Monachella alla confluenza con il Torrente Mostringiano, anch’esso intubato,
antistante la Piazza Di Mauro. L’area, estesa circa 10.000 mq., attrezzata
soprattutto a spazi pavimentati e di raccolta, nel suo spazio principale il
2.10.2004 prende il Nome di Piazza Caduti di Nassiriya.
Parco Senia
La contrada Senia, a ridosso della Via Castel Lentini, era un tempo
ricca di acqua nel sottosuolo e per questo adibita all’attingimento per il
fabbisogno idrico, ma anche, ad abbeveratoio e lavatoio.
Intorno agli anni 90 è stato realizzato un progetto di sistemazione
dell’area a verde, ed a spazio per piccoli incontri assembleari, al centro del
quale sono stati ubicati un chiosco-bar ed i servizi igienici annessi.
1.16 Siti Archeologici
Alla fine dell’Ottocento l’archeologo Paolo Orsi definiva il territorio di
Priolo Gargallo “un suolo di meravigliosa fertilità e ricchezza archeologica,
dove ad ogni piè sospinto tracce e reliquie di remota civiltà sicula
s’incontrano colle greche, ed i ruderi d’età romana s’alternano colle memorie
cristiane e bizantine”.
Di notevole interesse il patrimonio archeologico e le memorie
nascoste nelle campagne o nelle montagne, accessibili per conoscenza o su
vaghe indicazioni, presenti nel nostro territorio.
Sostanzialmente è possibile suddividere in 3 gruppi il patrimonio
archeologico: il contenitore museografico della Penisola di Magnisi; il reticolo
di catacombe, sepolcreti e necropoli sotto la balza dei Climiti, o in costa, ed
infine i siti riferiti a tombe castellucciane, resti di costruzioni, necropoli e
villaggi sopra i Monti Climiti.
La Penisola Magnisi
Lunga
2300
e
larga
800
mt.
secondo
gli
studiosi
è
il
sito
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dell’antichissima città di Thapsos (porto sicuro). La cultura di Thapsos si è
rivelata come il massimo centro dell’età del bronzo medio sulla costa ionica
siciliana con l’abitato più esteso del bacino del Mediterraneo centrale ed
occidentale. Il villaggio è composto sia da capanne circolari ed ovali di
tradizione indigena, sia rettangolari (XIII sec. A.C.) con angoli arrotondati e
sia rettangolari con vestibolo, vicine al tipo di costruzione micenea detta
megaron; i primi commerci risalenti al XIV sec. a.C. sono apunto con i
micenei. Nel 700 circa a.C. quì sarà sepolto Lamis glorioso condottiero
megarese. Più tardi nel 414 a.C. la penisola fu occupata dagli Ateniesi che ne
fortificarono l'istmo. Svariate anche le tombe a grotticella artificiale. D'alto
livello i ritrovamenti di ceramiche importate; stupendi i vasi micenei, ciprioti
e i vasi globulari tipici della ceramica maltese di Borg-in-Nadur.
I monti Climiti.
Il Castelluccio Bizantino, costruito probabilmente intorno al 680 a.C.,
con il suo Oratorio rappresenta l’elemento più significante dell’altura dei
Climiti ricca di Necropoli, Ipogei, Tombe a fossa campanata disseminate in
un territorio brullo venato da rigogliosissime cave.
E poi scale e mulattiere scavate nei banchi di roccia per il
collegamento dell’altopiano con le balze sottostanti e la pianura. Greche o
bizantine s’inerpicano fra cespugliosi cuscini di ruta, terebinto e salvione. Su
tutte le altre, sale ancora, la Scala Greca del Grottone “Rubra” percorsa da
Virgilio nella sua visita ai Climiti. Il Monte Climiti è citato nel 1172 e in età
Sveva nel 1211 in quanto costituente un’importante via d’accesso al
tavolato:“Una scala fino alla Mandram magnam rubra e di là si discende
attraverso la cava fino alla divisione delle Saline e quindi avanzando
comprende tutto il Pantano (biggemi)”. (Rocco Pirri, Sicilia sacra I).
Catacombe, ipogei, acquedotti e monumenti funerari.
Nascoste alla vista dei più, riparate in anfratti rocciosi, addormentate
all’ombra di millenari carrubi le Catacombe del territorio Priolese rivelano
caratteri architettonici inaspettati.
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Mano Mozza, Porcheria, Monachella e le contigue e Melillesi Riuzzo I e
II, si collocano fra il III, il IV ed il V secolo d.C. in un susseguirsi di scenari
sotterranei
dall’assordante
silenzio
dei
cubicoli
incuneati
nella
roccia
calcarea.
Catacombe di Mano Mozza
Tre le catacombe di Manomozza note, solo due, la prima e la seconda,
sono ancora esistenti, della terza si è persa ogni traccia. L’impiego di grandi
sarcofaghi a mensa e di tramezzi decorati da porte e finestre, lo sfondamento aereo e visivo delle pareti laterali degli arcosoli e l’ascensionalità altimetrica delle fosse sepolcrali, nonché la presenza di due teguria, sono la principale caratteristica di Manomozza 1. Visitata da Paolo Orsi nel 1890 presenta 76
loculi (68 a parete, 2 per bambini, 6 sarcofaghi) e 2 tombe a terra.
La Pontificia Commissione d’Archeologia Sacra, il Lions Club Priolo
Melilli Monti Climiti ed il Comune di Priolo G. a più riprese stanno effettuando
interventi per il recupero, l’accessibilità e la visibilità del bene, troppo a
lungo oggetto di scempio.
Risale al IV - VI secolo d.C.
Catacomba di Porcheria 2
La marcata connotazione monumentale e le notevoli caratteristiche
estetiche ne fanno un impianto spettacolare con la presenza di numerosi
baldacchini ancora integri, ed arcosoli e cubicoli in perfetto stato. Un grande
pozzo
semicentrale
ed
un’apertura
verso
la
cava
consentono
una
ventilazione ottimale. La sua ubicazione, all’interno di una proprietà privata,
ne ha preservato in gran parte l’integrità complessiva. Durante la seconda
guerra mondiale è stata utilizzata come ricovero da parte di numerose
famiglie Priolesi.
Risale al IV - VI secolo d.C.
Catacomba di Monachella
Attigua a tombe tardo romane fa parte del complesso più ampio ove
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insiste un villaggio troglodito e ruderi di villaggio bizantino noto come Leon.
Diverse le iscrizioni dipinte ritrovate è composta di un ampio camerone con
cubicoli a destra e sinistra.
Risale al V e VI - VII secolo d.C.
Ipogei di Scrivilleri
Nove sarcofaghi del tipo siculo bizantino disposti lungo il bordo della
camera sepolcrale centrale connotano questi splendidi ipogei lungo il costone
sinistro e destro di Cava Scrivilleri. Non distante, nei pressi di Cava
Luppinello, anche un sepolcreto con 7 - 8 loculi soprannominato Feu.
Risalgono con molta probabilità alla fine del IV e V secolo d.C.
Acquedotto Galermi
Lungo 33 km. con un dislivello di 110 mt ed una portata di 500 lt/sec.
attraversa il territorio di Priolo da Contrada Puliga a Contrada Grottone per
circa 6 km. Fatto scavare nel 480 a.C. da Gelone per alimentare d’acqua la
città di Siracusa, fu danneggiato tra il 415 ed il 413 a.C. durante l’assedio
della città da parte di Atene.
Guglia di Marcello
Una torre d’avvistamento? Un caposaldo eretto dai Romani durante
l’assedio di Siracusa, con la punta caduta durante il terremoto del 1542? Un
monumento funerario eretto intorno al 212 a.C. dai soldati accampati
nell’Agro Priolese? Un monumento in onore del Console Marcello che
espugnò Siracusa? L’unico di cui si ha testimonianza che la vide fu il Fazello
(1498-1579) che la descrisse come una piramide alta ed antichissima. La
Massa Piramidana eretta verso il cielo aspetta ancora una connotazione.
Ipogei di Riuzzo I e II
Situati a pochi metri dal Vallone della Neve, ma nel Comune di Melilli
“appartengono idealmente” al territorio Priolese. I connotatati fortemente
monumentali,
l’uso
di
arcosoli
e
di
particolari
effetti
scenografici
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suggeriscono che la datazione di questi due cimiteri possa essere posteriore
all’editto di tolleranza del 313 d.C.. Tale collocazione è confermata anche
dalla lucerna ivi ritrovata datata al periodo compreso tra la fine del IV e
l’inizio del V sec., e dai confronti con altre catacombe della Sicilia sudorientale e dell’isola di Malta, di datazione certa. Collegati da un passaggio
ottenuto demolendo l’arcosolio alle spalle del grande sarcofago a mensa,
offrono una splendida testimonianza architettonica di “teguria” intagliati
nella roccia.
Ed ancora Necropoli sui costoni e valloni, tombe su pianori e balze
calcaree, resti di acquedotti romani, carraie solcate nella roccia, ipogei
invisibili o quasi viaggiano nel nostro territorio seguendo il filo della
memoria.
Insediamenti e necropoli di età tardo-romana con tracce di stanzialità
indefinibili o quasi ci piacerebbe raccontassero la nostra storia.
Come la Basilica di Cugno Sciurata? Una piccola costruzione sulla
balza dei Climiti vicina al bordo del crinale con i resti di una finestra ad arco
ribassato, una piccola tomba nei pressi e tutt’intorno tegole, resti e ruderi
che attendono un significato. Un nome.
Com’è possibile comprendere il patrimonio archeologico di questo
piccolo paese è vasto. In esso, contro ogni apparenza, le archeologie si
solidificano nella dimensione della memoria, fino a costituire un irriducibile
elemento di identità.
C’è un senso in questi luoghi.
Un senso per ascoltarli.
Un senso per comprenderli.
Un senso per aiutarli a salvarsi.
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1.17 Architetture
Le Architetture sono i racconti materiali di ogni nostra città. Attraverso
di esse, piccole o grandi che siano, belle o brutte che si ritengano, i cittadini
si identificano, delle volte, prendono le distanze e le emarginano, altre
ancora.
In ogni Paese con l’avvicendarsi degli anni il racconto si dipana fra
accadimenti, usi e costumi, credenze, ricordi e testimonianze che fanno di
un’architettura un compagno di viaggio al cui fianco appoggiarsi nell’arco
della propria vita. Un segno che sottolinea la nostra infanzia e l’età adulta.
Per cui innumerevoli sono le Architetture che attraversano il nostro
Paese legate ad avvenimenti della seconda guerra mondiale ed alle esigenze
idriche dell’abitato; alla festa del Santo Patrono ed alla raccolta del sale.
Ed ancora Architetture legate ai nomignoli delle famiglie, alle ingiurie,
alle prime locande, al primo bar, alla prima scuola, all’illuminazione pubblica
e chissà quante altre ancora di cui si è persa la presenza e la memoria, ma
che vorremmo ritrovare qui come per incanto.
Le Case
Casa Ierna
Forse la costruzione più antica di Priolo, databile intorno al 1790, di
proprietà di don Maria Placido Ierna, Prosecreto del Comune nel 1814, Eletto
di Polizia ed Ufficiale dello Stato civile nel 1820. L’immobile era un fondaco
con grandi stalle a piano terra per i muli e ricoveri destinati ai viaggiatori, il
Prof. G.Mignosa ritiene infatti che qui era ubicata la locanda il Sole citata nel
“Viaggio in Sicilia” da Barlow nel 1843. Presenta un elegante balcone
mensolato proprio nel prospetto che, sulla via per Melilli e Catania,
accompagnava i forestieri entro e fuori il piccolo centro abitato.
Casa Puglisi
Qui era la Caserma dei Gendarmi presumibilmente dal 1840, nel 1843
ne parla Barlow, nell’allora Via Ferraro con caratteristiche tipologiche proprie
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della funzione: celletta di sicurezza, finestre protette, alloggi nel piano
superiore, con l’abitazione del Comandante ubicata alle spalle con ingresso
dalla Via del Fante. Le Guardie Nazionali nel 1875 cedettero il posto ai Reali
Carabinieri, i quali fecero il loro ingresso nel Paese con 5 uomini alla testa
del Brigadiere G. Morello. Per l’occasione il nome della via fu cambiato in Via
Carabinieri e successivamente in Via Palestro.
Casa Di Mauro
Palazzetto del 1900 con fregi floreali lavorati nella partitura verticale
ed eleganti marcapiani in quella orizzontale. A piano terra era ubicato il
primo bar del Paese ricordato dai più anziani per l’utilizzo del sifone per
l’acqua gasata, per la distribuzione della gassosa con la pallina e la
produzione ed imbottigliamento di una prelibata spuma di caffè. Il
31.10.1914
l’Amministrazione
comunale
stipulerà
convenzione
con
il
proprietario di £ 40/annue per 4 anni, per la fabbricazione di acqua gassosa.
Casa Liggeri
Costruita intorno al 1930 e voluta dal Dr. Concetto Liggeri, figlio del
Giuseppe che nel 1919 e nel 1928 è Delegato di Governo, è opera di
maestranze Floridiane (per le pitture interne) e Canicattinesi (per la pietra
ad intaglio). Gli Inglesi, il 12.7.1943, insediarono qui il comando delle truppe
d’invasione.
Casa Santoro
Databile intorno al 1885 è costruita per volontà del massaro Don
Pasquale Santoro (1855-1938), delegato di Governo nel 1888 e nel 1895,
esponente del Partito del Tamburo (con a capo l’On. Francica Nava),
Presidente della Società di Mutuo Soccorso fra gli agricoltori di Priolo fondata
nel 1870. Primo palazzetto di dimensioni ragguardevoli a 2 piani con
interessante soluzione d'angolo nei fregi e nelle partiture verticali quanto
orizzontali.
Utilizzata negli anni Venti come delegazione ed ufficio di conciliazione
e negli anni Trenta come Casa del fascio. Il 12.7.1943 è requisita prima dal
Major Gray e successivamente dal Major Lamb, ufficiali delle Forze
d'occupazione, incaricati degli affitti per l'Esercito Britannico e per il
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fabbisogno delle truppe d'invasione.
Casa Mignosa
Sulla chiave di concio del portone principale è riportato 1885, anche
se l'impianto è forse di 50 anni antecedente; portone che premetteva ad un
piccolo baglio centrale nel quale si affacciavano i locali terrani e del I° livello.
Carmelo Mignosa, capostipite dei ''Longhi'' provenienti da Augusta,
impianterà qui insieme ai due fratelli un fiorente frantoio con trappeto,
pagliere, magazzini per il deposito delle olive e delle giare per l'olio: ''U
Trappitu dei longhi''. Al passaggio della processione dell'Angelo Custode, il
fercolo si fermava qui per permettere ai portatori di dissetarsi e riposarsi
prima della ripartenza.
Casa Caminito
Realizzata dal farmacista Melillese Antonio Caminito, funzionò come
farmacia con autorizazione del 2.2.1915. Il primo farmacista di Priolo è il Dr.
Giuseppe Masseo con delibera del 23.12.1887 e stipendio £ 500; fino ad
allora era il medico condotto ad avere l'obbligo di tenere l'armadio
farmaceutico.
La costruzione potrebbe risalire al 1920 e si sviluppa su un livello fuori
terra rialzato ed un seminterrato con il pozzo. Posta ad angolo fra le vie
Platamoni e del Fante, il progettista mostra interesse architettonico verso
entrambe le vie privilegiando la principale (Platamoni) ma non dimentico
della secondaria.
Caseggiato Specchi
La Marchesa Teresa Deodato sposa in prime nozze Ignazio Specchi ed
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in seconde, nel 1936, l'Avv. Giuseppe Catena. Alla sua morte il 21.6.1947
dispone un lascito all'Istituto per Ciechi Ardizzone Gioeni di Catania fra cui
questo caseggiato utilizzato come dimora estiva. Rinomato il frutteto curato
personalmente dalla Marchesa e ricco di ogni specie pregiata.
A ridosso del caseggiato, al casello 300 di C.da Biggemi, gli Inglesi
sbarcati
il
10.7.1943
organizzarono
il
Campo
di
transito P.o.w. n°369. Nella primavera del 1944 il
Camp di Priolo, con 7000 prigionieri trattati come
animali bradi al pascolo in una zona molto malarica, fu
chiuso.
Caseggiato Marchesa Specchi
Casa Marino
L’Acqua: Acquedotti, cisterne, abbeveratoi, saline.
Cisterna penisola Magnisi
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Casa delle Saline
Torre dell’Acquedotto
Con le “40 case” il Gargallo, fa scavare nei pressi del cavalcavia il
“pozzo dell’Angelo Custode” già inattivo nel 1820. Nel 1914 in P.za
D.Mignosa fu realizzato il pozzo artesiano “Giaracà” (Avv. Enrico, deputato
eletto tra le file del Partito del Tamburo) funzionante fino al 1925 e demolito
nel 1950.
L’acquedotto a Torre merlata fu realizzato nel 1941, a seguito di
petizione popolare rivolta all’allora Capo di Governo Benito Mussolini in
transito
per
Siracusa
nel
1938.
Le
fontanelle
pubbliche
erano
approvvigionate per caduta dal pozzo, profondo 40 mt., sotto la Torre.
Cisterna del Feudo
Datata 1837, a confine con l’antica trazzera dell’Abbeverata, sfoggia il
collo del pozzo sommitale e le bordure perimetrali in elegante pietra da
intaglio.
Alcune cisterne, poste agli incroci più frequentati da viandanti e
bordonari, diventavano occasione d’affari e commercio per la vendita
d’attrezzi per la campagna, di bardature per muli e cavalli, di quartare, di
pomice e sapone, ed in alcuni casi anche di capi d’abbigliamento per lo più
femminile in forza della frequentazione di donne per l’attingimento d’acqua
domestico.
Bevaio Comunale
Il bevaio di Priolo fu realizzato dall’Ente Regionale Siciliano per la
riforma agraria nel 1952 nei pressi del Torrente Mostringiano, un tempo
chiamato “u purrazzaru”, ove il 29 - 30 settembre di ogni anno si teneva la
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fiera del bestiame. Era collegato ad una vasca di troppo pieno con le pareti
inclinate a 60° e rivestite da piattabande in pietra calcarea liscia.
Casa delle Saline
L’impianto, posteriore al terremoto del 1693 e ricadente nel Feudo
Biggemi, apparteneva al Marchese Orazio Romeo e veniva anche usato come
fabbricato per la Tonnara della Penisola Magnisi.
La raccolta del sale marino nelle salande ha costituito per lunghi anni
per i Siciliani, e i Priolesi, una fonte di vita. Nella parte centrale del
caseggiato era ubicato il motore a scoppio per la raffinazione del sale
grosso:
motorista
don
Giovannino
Monaco
marito
di
donna
Venera
Materazzo.
Durante il periodo della massima occupazione, oltre alla macina del
sale per renderlo più fino, si produceva sale tipo inglese. Negli anni ‘50 la
produzione annuale era di circa 6000 t con vendita del prodotto anche ai
Monopoli di Stato. Il caseggiato è stato ristrutturato dall’A.S.I. di Siracusa.
La Guerra
Casermaggi della Penisola Magnisi
Il Caseggiato sulla Penisola Magnisi, accanto al Faro, fu realizzato
quasi certamente durante la prima Guerra Mondiale come Caserma della
Regia Marina ed ampliato in periodo fascista con la dislocazione del Comando
di Battaglione difesa costiera.
Qui erano dislocati i servizi logistici durante il periodo bellico fino
all’11.7.1943, quando fu fatta saltare la Batteria di Magnisi con le sue
postazioni, dando il via libera alle truppe alleate.
Fortificazioni militari di superficie
Durante la seconda guerra mondiale sulla Penisola era collocata una
postazione campale per fucile mitragliatore, anche sulla Torre, nonché 2
posti d’osservazione costiera il 508 ed il 507 a nord e sud della penisola. A
presidiarla vennero chiamati gli uomini della 7a Legione Milmart al comando
del Console Mario De Pasquale con diversi cannoni da 102/35 mm.
Sulla penisola venne anche piazzata la AS 361 d.c., una vecchia
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batteria antisbarco, forte di 6 pezzi da 102/35 mm. a doppio compito (una
bocca da fuoco prodotta dall’Ansaldo sul finire della Ia guerra mondiale). Il
doppio compito in quanto riuscendo il pezzo ad assumere un alzo prossimo
alla verticale, grazie all’affusto a perno centrale, poteva trasformarsi da
costiero in contraereo. Quale e quanta validità possedesse ancora nel 1943 è
facile intuirlo.
Fortificazioni militari sotterranee
L’operazione Husky durante la seconda guerra mondiale costituì una
delle più grandi operazioni navali mai realizzate sino ad allora. Allo sbarco in
Sicilia delle forze alleate, tra il 9 ed il 10 luglio, presero parte circa 160.000
uomini: le forze dell’8a Armata (il 30° Corpo d’Armata formato dalla 1a
Divisione Canadese, la 51a Divisione e la 231a Brigata Malta e il 13° Corpo
d’Armata costituito dalla 5a e dalla 50a Divisione) sbarcarono tra Pachino e
la Piazzaforte di Siracusa-Augusta ad eccezione della Ia divisione Canadese
che sbarcò più a sud.
Le postazioni sotterranee per i turni di guardia comprendevano circa 6
cuccette e relativi armadi per le munizioni.
Bunker
I Bunkers o Fortini o Case Matte furono realizzati, per ordine del
Generale Mario Roatta Comandante della 6a Armata di stanza in Sicilia, per
la temuta invasione degli alleati durante la seconda guerra mondiale nel
tratto costiero della Sicilia Sud orientale e nel Siracusano.
Per la mancanza di materiale e mano d’opera furono istallati nelle
località ritenute più importanti con risultati tuttavia inutili infatti, tranne in
alcune località, non vennero neppure utilizzati.
La postazione, con feritoie per il posizionamento di cannoni e
mitragliatrici, poteva comprendere, come nel caso del Bunker all’inizio della
Penisola Magnisi, un’appendice per i turni di guardia; l’avamposto ospitava in
genere una pattuglia di 6/8 uomini.
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Le Torri
Le torri di guardia presenti nel litorale siracusano hanno rappresentato
un punto fermo nella repressione delle incursioni barbaresche prima e nelle
strategie militari dopo. Tutto ciò che in qualche modo poteva costituire
controllo, avvistamento o segnalazione
era
utilizzato allo scopo di al-
lertamento o deterrente, perciò: fuochi notturni (fani), fanali, campanili, torri
erano variamente uti-lizzati e protetti.
“L’incremento delle invasioni tunisine rivela l’inefficienza del sistema
di avvistamento, nel 1402 Re Martino decide la costruzione di 23 torri e 4
postazioni” (L.Dufour Antiche e nuove Difese. Lombardi, Palermo 2000).
Nel nostro territorio una torre viene progettata a Magnisi, ma mai
realizzata.
Nulla di particolare accade nel ‘500 e nel ‘600, l’unica torre presente,
quella
del
Fico,
è
privata,
di
modeste
dimensioni,
rimaneggiata
profondamente dopo il terremoto tanto da passare dalla pianta rotonda a
quella quadrata e nel tempo poi utilizzata per usi domestici.
Sulla penisola Magnisi, a dispetto di tutte le indicazioni fatte da
ingegneri militari non viene eret-ta nessuna torre; tutt’al più nel 1705 viene
ipotizzata dall’Ingegnere militare Formenti, a protezione della costa, la
chiusura del seno meridionale.
Occorre giungere al 1823 con gli Inglesi che realizzano l’attuale torre
esistente, per fini strettamente militari. Torre che, a detta degli ufficiali
austriaci, fu giudicata insufficiente per la protezione militare della baia di
Augusta e quella di Santa Panagia.
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“La Torre Magnisi, resterà l’unico esempio di torre ottocentesca in
Sicilia” (L.Dufour op. cit.).
Torre del Fico
Visitata dal Camilliani nel 1854, che ne disegnò le piante, a difesa
dell’omonimo fondaco, era destinata all’avvistamento ed alla protezione,
assieme alla Targia e Girotta; di struttura quadrangolare semplice con un
solo piano ed una terrazza.
In epoca medioevale appartenne ai Bellomo.
Nel 1643 passò in proprietà a padre Antonio Celesti e da questi
donata al collegio dei Gesuiti di Siracusa, assieme al Petraro e all’Isola di
Magnisi il 25.3.1645.
Sul cancello d’ingresso al cortile è scolpito il medaglione con i simboli
della “Compagnia di Gesù” datato 1688.
Distrutta in parte con il sisma del 1693 (col decreto d’espulsione dei
Gesuiti dal Regno delle Due Sicilie, il 13.11.1767, Fondaco Fico passò al
demanio del regno, acquistato all’asta pubblica in Palermo nel 1776, sotto il
Marchese della Sambuca e riconvertito alla coltivazione del cotone), fu
ristrutturata come locanda-fondaco e annessa villa di nobili Siracusani e
infine adibita a uso domestico.
Ruggero I durante l’assedio di Siracusa da parte dei Normanni si attestò
qui.
Lo scalo della Fico fungeva da caricatoio con il regio pesatore che
eseguiva i controlli per i diritti di dogana sui quintali di cacio ovino e vaccino
e sulle tonnellate di carbone e legna del feudo Climiti diretti a Malta.
Nel 1923, a poca distanza, il prof. Orsi rinvenne un monumento
funebre costituito da un busto togato senza testa.
Il 3.9.1926 fu istallato uno stabilimento vinicolo fra i più moderni
d’Europa; nel 1954 Pier Nicola Gargallo vendette alla Petrolchimica il predio
del Fico.
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Torre Magnisi
Edificata nel 1820 ca. dagli Inglesi per fini militari, fu progettata sul
modello “martello Tower” sviluppato durante le guerre Napoleoniche.
Poteva accogliere fino a 20 soldati e nella piattaforma sommitale un
cannone mobile da 360°.
Volta ad ombrello con il piano terra cieco, senza aperture, e alloggio
guardie al piano primo con feritoie e finestre. L’accesso al piano primo in
origine avveniva con un ponte levatoio, mentre dal primo piano si raggiunge
la piattaforma sommitale tramite una scala interna.
E’ uno dei monumenti meglio conservati ed in buono stato nel
territorio priolese.
1.17.1 Chiese
Gli esempi di architettura religiosa nel territorio Priolese sono affidati ad
interventi dapprima rurali, piccole cappelle all’interno delle Masserie sparse
come Biggemi e Casino Grande e successivamente ad edifici dedicati veri e
propri nel centro abitato, di cui il primo esempio è la Chiesa dell’Angelo
Custode.
Fa eccezione la piccola Basilica di San Foca risalente al IV - V secolo,
con il suo romitorio, appena discosta dal centro abitato e meta di
pellegrini….e santi.
Le Masserie costituivano i riferimenti agricoli del circondario e le loro
cappelle, per condizione gentilizia, assistevano anche alla benedizione di
raccolti e torchiature. Non dimentiche di fungere da collante fra feudatario e
contado anche per nascite, matrimoni e funerali.
Tanto è forte questo desiderio di legame fra potere feudale e religioso
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che l’Arch. Paolo Labisi, nel progetto del 1765 della Villa Gargallo o Casina di
campagna commissionata da Giuseppe Gargallo II° Barone del Priolo,
posiziona al centro del fabbricato ad U la Chiesa (mai realizzata) preceduta
da un piccolo portico. Anche se qui non trattasi di palazzetto nobiliare di
città, infatti la posizione centrale da sempre era destinata al portone
d’ingresso con il soprastante balcone mensolato sottolineante il piano nobile
o alla porta carraia con le difese civiche soprastanti.
Tale configurazione, quanto meno negli intenti, ci fa pensare ad una
sorta di potere feudale onnipresente e vigilante che governava con gli
auspici della Chiesa. Non solo.
Chiesa dell’Angelo Custode
Chiesa di San Giuseppe Operaio
Chiesa Immacolata Concezione
Basilica di san Focà
La chiesetta progettata dal Labisi non ha caratteristiche architettoniche
“private”, ma elementi d’ampio respiro voluti forse anche dalla maestria del
progettista che, a partire dal piccolo colonnato anteriore preceduto dalla
scalinata semicircolare, dalla forma ovale dell’impianto e dalle finestre in alto
all’interno delle camere padronali che consentivano d’assistere alle funzioni
senza essere visti, ne avrebbero fatto una costruzione a servizio di tutto il
contado e del Paese poi.
Basilica di San Foca
Il patrimonio religioso nel territorio Priolese è rappresentato ad alto
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livello dalla Basilica Paleocristiana di San Foca. Orsi la visita più volte dal
1892 al 1940 convincendosi che chiesetta ed eremo erano stati costruiti sulle
rovine di una basilica molto più antica.
Orientata con l’ingresso ad ovest e l’abside ad est (influenza greca) da
parte dello studioso inizia uno studio approfondito alla ricerca d’altre navate
(accertate le 3 navi) e di navate con le arcate aperte ma chiuse da cortinaggi
sui lati lunghi. Lo studio della tecnica muraria, accerta Orsi, è quella delle
chiesette bizantine e prebizantine della regione siracusana, perciò ne data la
fabbricazione per lo meno al sec. V.
Orsi tuttavia, pur attribuendo alla chiesetta caratteristiche d’alta
antichità, ed anche ammettendone la fondazione al IV secolo, non riesce a
correlare tale data con la titolarità della medesima a San Foca, vescovo
sinopolitano, martirizzato sotto Traiano (P.Orsi, Sicilia Bizantina, Tivoli
1942).
La tradizione vuole che il fondatore sia il Vescovo di Siracusa, il Beato
Germano, il quale vi sarebbe stato sepolto dopo la morte avvenuta nella
Penisola di Magnisi dov’era in esilio; San Rufiniano reduce dal Sinodo
africano di Bizacio pare qui “ritemprò lo spirito”.
Dopo il 1600 l’impianto appartenne alla Congregazione di S.Sebastiano
del Clero melillese. Nel terremoto del 1693 crolla la copertura mentre
l’eremo rimane quasi intatto.
Attorno al 1776 nell’eremo abitano Fra Giuseppe Giuliano di Siracusa,
Superiore, ed i frati Bernardo Platamone di Siracusa e Gesualdo Agricola di
Ispica. Nel 1808 il Siracusano Cilene, con una raccolta di fondi, ne cura la
ricostruzione affidandola ad un cappellano di Melilli.
Chiesa dell’Angelo Custode
Costruita intorno al 1730 per volere del I° Barone Don Giuseppe
Gargallo, fu inizialmente dedicata ai SS. Nomi di Gesù, Maria e Giuseppe. E’
orientata con l’altare ad est e l’ingresso ad ovest.
L’impianto è pressoché originario, anche se nel tempo sono stati
apportati alcuni rimaneggiamenti.
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Il 2.10.1813 è elevata a parrocchia anche se solo nel 1814, il 14 agosto,
ebbe il suo primo parroco nel sacerdote Giuseppe Bianca di Siracusa e
dedicata al Santo Angelo Custode: Genio Tutelare del Poeta fondatore del
villaggio (G. Mignosa, Priolo G. da borgo feudale a centro industriale, IIa
edizione, Tarantello, Priolo G. 2006).
Nel 1833 fu installato l’Orologio Civico, ora non più funzionante, nella
torre campanaria ultimata il 23.12.1833. Il 28.9.1968 dopo un lungo e
faticoso restauro fu riaperta al culto.
All’interno il quadro “Mater Amabilis” donato da S.Pio VII a Tommaso
Gargallo, e la tomba di marmo bianco del Villareale, che raccoglie le spoglie
del Marchese Tommaso Gargallo fondatore del Paese (n. il 25.9.1760 m. il
15.2.1843).
La festa del Santo Patrono si celebra ogni anno, l’1 e il 2 ottobre. La
Statua dell’Angelo Custode, realizzata in legno “con il genio nudo e le ali
dell’Angelo più grandi” per 50 ducati, fu commissionata al napoletano
Antonio Spinetti nell’ottobre del 1918.
Chiesa dell’Immacolata Concezione
Finanziata da Francesco Gargallo VI Barone del Priolo e III Marchese di
Castel Lentini (1799-1878), primogenito del fondatore, risale al 1860 nella
sua navata centrale rettangolare.
Nel 1930 si costruisce la Casa Canonica nell’area retrostante e nel 1951
s’insedia un parroco che occuperà fino al 2005 un posto importante nella vita
del Paese: Francesco Amato (n. 29.3.1914 Canicattini B. - m. 23.6.2005
Priolo G.).
La navata di destra fu costruita nel 1952 a spese dell’VIII Barone di
Priolo e V Marchese di Castel Lentini Filippo Francesco Gargallo (1882 1954) e dedicata a Santa Maria Goretti, mentre la navata di sinistra fu
costruita nel 1954 con un finanziamento della Regione Sicilia e consegnata il
28.2.1956.
All’interno il quadro dell’Ave Maris Stella, del Bellandi, e un quadro della
Sacra Famiglia di stile Caravaggesco, restaurati dalla Soprintendenza ai
BB.CC. e AA.
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Nel giugno del 1967 viene elevata a parrocchia.
Chiesa di San Giuseppe Operaio
Elevata a Parrocchia l’1.1.1966 inizia l’attività in una costruzione rurale
di proprietà della S.in.cat. (Società industriale catanese).
La Curia, recependo la necessità della comunità di San Foca, riunita
nella vecchia costruzione oggi diruta ed antistante la Scuola Pino Rando,
rivolse qui l'attenzione utilizzando i fondi del Ministero degli Interni erogati
da una legge sul risarcimento a causa dei danni bellici.
I lavori ebbero inizio il 4.7.1970 su un terreno donato nel 1965 sempre
dalla ex S.in.cat e la prima messa fu officiata il 27 ottobre 1974.
Il Campanile realizzato nel ventunesimo secolo completa l'edificio di culto.
Chiesa di Santa Chiara
La Parrocchia dell'Angelo Custode ha richiesto il finanziamento della
costruzione di una nuova Chiesa, stante la ristrettezza degli spazi ove la
Chiesa dell'Angelo Custode è ubicata.
In Contrada Senia, alle spalle del Parco Comunale, sta sorgendo il
Complesso Parrocchiale dell'Angelo Custode con la Chiesa di Santa Chiara.
La posa della prima pietra è avvenuta il 15.9.2007, la consegna avverrà
probabilmente alla fine del 2009.
1.17.2 Masserie
Il patrimonio costruttivo nei confini Priolesi è datato presumibilmente a
partire dal ‘700 fino alla seconda guerra mondiale. Coesistono i manufatti
importanti ed i gruppi rurali minori in un dedalo viario segnato da proprietà,
coltivazioni e connotazioni geomorfologiche. Tutti gli insediamenti, fatte
poche eccezioni, versano in condizioni precarie e per la maggior parte
presentano rifacimenti, rimaneggiamenti e modifiche tali che talvolta hanno
causato
danni maggiori di quelli arrecati dall’incuria
o
dagli agenti
atmosferici.
Dimore di campagna, piccoli centri agricoli, masserie e case sparse,
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tutte hanno costituito (in qualche caso lo sono ancora) punti di riferimento
nodali in oltre due secoli per nobili e viandanti, possidenti e contadini,
capomastri e manovali.
“Entrare in una masseria è entrare in un silenzio pieno di bisbigli, di
attività perenni e occulte e di sguardi invisibili” (Kalos, Luoghi di Sicilia, Gli
iblei, Ariete edizioni). Nel nostro territorio le proprietà richiamano i Gargallo,
i Platamone, i Beneventano, gli Impellizzeri, i Paternò tutti in qualche modo
correlati tra loro, tutti promotori di “organizzazioni terriere” vaste o piccole
presidiate da costruzioni, alcune delle quali di gran livello qualitativo. Alcune
delle masserie più belle con al centro del cortile il pozzo, alberi (il gelso o il
fico secondo il costume arabo) e sedili in pietra, insistono nel Siracusano e
qualcuna anche se non in perfetto stato nel territorio Priolese.
In seguito, lo sviluppo viario, e soprattutto La Teracati–ScalaGreca–
Priolo che risale al 1834, modificherà i flussi commerciali interni e le relazioni
interpoderali fra contrade e fra produzioni agricole e zootecniche, a favore di
direttrici costiere più veloci.
Masseria Ingegna
Masseria Gargallo
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Casino Grande
Masseria Cavallaro
Masseria Morghella
Sì facendo i rapporti fra la campagna ed il mare, fonte di commerci e
relazioni, s’intensificarono spostando i centri operativi “aziendali” verso
l’esterno e preferendo sempre più la veloce pianura alla tortuosa collina ed
alla montagna.
Pochi gli “appassionati” che si sono avventurati per conoscerle, che ne
apprezzano il regale abbandono, fiero e dignitoso, ma ricco di testimonianze
che il tempo pervicacemente cerca di cancellare.
Masseria Gargallo
Progettata dall’Arch. P.Labisi nel 1765 forse su impianto ideato dal
Barone Antonio Platamone nel 1689. Mai portata a termine, oggi rimane
l’impianto settecentesco dei magazzini a piano terra, una serie di fregi e
decori sulla facciata, fra cui il balcone mensolato a piano I°.
Interessante quanto elegante ed inusuale nel progetto originario
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l’ipotesi della chiesetta al centro del corpo di fabbrica principale.
Nel 1920 Filippo F. Gargallo vi installa un frantoio elettrico, il primo
della provincia, per la frantumazione delle olive ed un moderno stabilimento
vinicolo; fra i visitatori, ospiti del Gargallo, i francesi Vivan Denon e Richard
Saint Non.
Nella IIa guerra mondiale gli immobili sono requisiti dall’Esercito
Italiano e poi da quello Inglese come deposito di munizioni e casermaggi.
Masseria Raineddi
Uno dei più bei complessi, ancora in funzione, di proprietà del Conte
di Spedalotto risalente alla fine del 1700 con ogni probabilità. La costruzione
richiama la Masseria fortificata con presidio sopra la porta carraia e le
relative scalette d’accesso. Bello l’impianto architettonico con elementi
strutturali ben conservati anche perché ristrutturati di recente.
Un’elegante cisterna esterna con la raccolta dell’acqua a canali corolla
l’alto muro esterno a baluardo di un avamposto rurale verso la zona
industriale.
Masseria Ingegna
Complesso produttivo a struttura aperta, uno dei pochi, sui Monti
Climiti con un semplice balcone mensolato e con l’arco di porta datato 1901.
I fabbricati, prospicienti la trazzera che da Casino Grande porta a Cugno di
Chiusa, conservano ancora i due livelli della casa padronale. Nei pressi un’aia
per la battitura del frumento rivestita in pietra.
Casino Grande
Risalente al 1740 ca., assiso sui Monti Climiti, è un altro degli esempi
a corte chiusa con ingresso da un unico lato e con gli altri prospetti che
offrono piccole finestre con grate ed alte mura a scopo di difesa.
Progetto commissionato all’Architetto Michelangelo di Giacomo dal
Barone Vincenzo Beneventano di Siracusa. I lavori iniziano il 2.1.1740 e
sono completati nell’aprile del 1750.
Di rilievo il portale d’ingresso con soprastanti feritoie e la piccola
chiesetta con la volta un tempo affrescata, ora crollata, raffigurante il
martirio di Santa Lucia e datato 1790.
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La bellezza dell’impianto ed i dettagli nella pietra intagliata, opera di
brillanti maestranze di Buscemi e Palazzolo Acreide in gran parte, riaffiorano
dimentiche qua e là testimoni di un tempo.
Masseria Scrivilleri
Risalente intorno al 1865 circa, anch’essa a struttura chiusa, è stata
recentemente ristrutturata e convertita in attività ricettiva agrituristica. Al
suo interno ancora intatti un frantoio con gli impianti di torchiatura.
Masseria Morghella
“La Baronia del Monte con i limitrofi Feudi Morghella, Diddino e
Mortellito, tra loro congiunti e collaterali tra terre plane e montane
….pertinenti alla famiglia Beneventano, costituiva un grandioso polo agricolo.
Colture pregiate crescevano nei viridari della Morghella e del Diddino,
particolarmente note pessiche, prugne, lumie, portualli e fragole” (La fattoria
settecentesca del Monte Climiti, AA.VV., Zangara, 1998, Siracusa.
Nel grande caseggiato a corte chiusa era impiantato un trappeto con
le torchiature modificate, prima della seconda guerra mondiale, in ferro.
Masseria Cavallaro
Risalente ai primi dell’ottocento con la sua posizione domina sull’altura
dei Climiti. Al centro della corte il pozzo, mentre l’abitazione padronale a
piano primo è sottolineata da una lunga balconata mensolata. Oggi
l’istallazione di moderni impianti di mungitura dei bovini e degli ovini ha
caratterizzato tutto il suo intorno.
Masseria Vinci
Posizionata all’ingresso del Paese, ricadente nella Pezza Grande di
nord, è realizzata dai Vinci di Melilli nel 1836. La sua posizione, ai margini di
quello che diventerà lo “Stradone”, la Strada rotabile Catania - Siracusa
iniziata nel 1834, e non distante dalla Regia Trazzera che correva da qui alla
Torre del Fico, era strategica per l’accesso al Paese ed il collegamento con il
“Caricatore a mare” antistante appunto la Torre.
Articolata in diversi corpi in linea, a struttura aperta, costituiva un
trappeto ben organizzato e circondato da agrumeti, mandorli ed olivi.
Masseria Biggemi
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Dell’impianto del 1780 circa, a corte chiusa, è rimasto solo il trappeto
e qualche magazzino. La cappella all’ingresso come gran parte delle stalle,
delle mangiatoie e dei fienili è crollata.
Biggemi è uno dei quattro Feudi dell’Agro Priolese di proprietà del
Conte di Augusta, Guglielmo Raimondo Moncada di Montecateno. Il Feudo
nel 1762 perviene ad uno degli Impellizzeri Platamone che agiva come
procuratore di Don Giuseppe Casto Napoli che lo ottenne con asta pubblica
indetta da Orazio Napoli, Marchese di Magnisi, precedente procuratore.
Quello delle masserie sparse nel territorio è’ un patrimonio enorme la
cui eventuale ristrutturazione è certamente ardua ed impegnativa. Non solo
dal punto di vista economico e costruttivo, quanto principalmente dal punto
di vista della promozione del territorio.
Impianti che, non più idonei alla funzione agricola, produttiva o
residenziale per cui sono sorti, andrebbero riconvertiti secondo un piano
d’utilizzo ben preciso.
Piano non necessariamente rivolto al settore agrituristico e ricettivo,
ma certamente e forse sopratutto a quello sociale, culturale, della ricerca e
dell’Associazionismo.
Nel frattempo là sono rimaste tutte queste costruzioni, molte
abbandonate, qualcuna “coccolata”, sconosciute o quasi da chi non va per
campagne, da chi non ha tempo per guardarle, denaro per accudirle,
pazienza per ascoltarne i lamenti sotto la pioggia battente.
1.18 Ambiente Urbano
Per superficie urbanizzata si è intesa la superficie del Comune utilizzata
per le funzioni residenziali, produttive, commerciali, servizi, verde attrezzato
e per tutte le altre funzioni pubbliche e private in ambito urbano. Non sono
quindi da ritenersi parte della superficie urbanizzata i terreni incolti presenti
ai margini del perimetro urbano, le strade e le case isolate lungo di esse;
mentre rientrano tutti gli spazi, anche inedificati, presenti all’interno della
perimetrazione degli strumenti urbanistici.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Il Comune di Priolo ha una densità (abitanti/kmq) di 210,05 e, come si
evince dalla Tabella 1.1, si colloca tra gli ultimi posti nell’ambito della
Provincia di Siracusa.
Cod.
ISTAT
89009
FLORIDIA
89017
89018
89005
Superficie
Comune
(Kmq)
Popolazione
Densità
(Ab/Kmq)
26,22
22.295
850,31
SIRACUSA
204,08
123.595
605,62
SOLARINO
13,01
7.467
573,94
15,11
7.375
488,09
CANICATTINI
BAGNI
89014
PACHINO
50,47
21.685
429,66
89002
AVOLA
74,26
31.677
426,57
89001
AUGUSTA
109,33
34.045
311,40
89016
ROSOLINI
76,15
21.445
281,62
14,87
3.656
245,86
57,59
12.097
210,05
73,95
12.553
169,75
89020
89021
PORTOPALO
DI
C.P.
PRIOLO
GARGALLO
89010
FRANCOFONTE
89011
LENTINI
215,84
24.093
111,62
89006
CARLENTINI
158,02
17.509
110,80
89008
FERLA
24,77
2.647
106,86
86,32
9.030
104,61
93,21
8.975
96,29
136,08
12.883
94,67
19,40
852
43,92
551,12
23.548
42,73
89015
PALAZZOLO
ACREIDE
89019
SORTINO
89012
MELILLI
89007
CASSARO
89013
NOTO
89003
BUCCHERI
57,43
2.180
37,96
89004
BUSCEMI
51,57
1.157
22,44
Tab. 1.1 La densità abitativa nei comuni della provincia di Siracusa
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1.19 Salute
Si osserva dagli studi epidemiologici un eccesso di patologie tumorali sia
negli uomini che nelle donne. I dati di mortalità e morbosità sono concordi
nell’indicare che tale eccesso è legato in modo particolare ad un aumento del
tumore del colon retto, del polmone e della pleura negli uomini. L’aumento
dei tumori del colon e del polmone si è osservato anche per le donne anche
se non raggiunge la significatività statistica.
Tra le patologie non tumorali si registrano, in entrambi i generi, eccessi
di ricoveri per malattie cardiovascolari e, negli uomini, un eccesso di malattie
renali. Si osserva un eccesso di ricoveri per malattie respiratorie sia negli
uomini che nelle donne; per le respiratorie acute questo eccesso è evidente
anche nella mortalità.
In assenza di dati specifici sulle esposizioni a sostanze tossiche in
ambito lavorativo e ambientale in questa zona, è difficile fornire una
spiegazione univoca agli eccessi riscontrati. E’ probabile tuttavia un ruolo di
esposizioni
in
prevalentemente
ambito
negli
lavorativo
uomini,
per
l’eccesso
considerando
la
di
tumori
presenza
rilevato
nell’area
di
Augusta-Priolo dei numerosi impianti industriali.
Gli eccessi osservati nelle donne, tuttavia, fanno ipotizzare un ruolo
eziologico degli inquinanti ambientali; la contaminazione dell’aria, del suolo,
delle acque e della catena alimentare deve essere considerata in dettaglio.
Familiarità e dieta sono i più importanti fattori di rischio per il tumore
dell’intestino e del colon ma diversi studi hanno riportato eccessi per queste
malattie in addetti a varie lavorazioni industriali, in particolare nell’industria
automobilistica e dell’amianto. Gli eccessi osservati per tumore del polmone
e della pleura possono trovare spiegazione nella esposizione ad amianto in
ambito lavorativo ed extra lavorativo.
E’ verosimile che gli eccessi di mortalità e morbosità osservati siano
attribuibili ad esposizioni ambientali e professionali legate ai numerosi
impianti industriali, alle discariche presenti e al conseguente inquinamento
delle matrici ambientali. Per quanto riguarda la mortalità, sono confermati i
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
risultati degli studi precedenti e sono indicate nuove patologie non
neoplastiche
in
eccesso.
Gli
aumenti
di
morbosità
per
malattie
cardiovascolari e respiratorie, discordi dai risultati della mortalità, fanno
pensare
ad
una
maggiore
sensibilità
della
fonte
Schede
Dimissione
Ospedaliere (rispetto all’archivio di mortalità) nei confronti di patologie a
bassa letalità.
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2. PARTE II
LA POPOLAZIONE E LA SOCIETA’ DI PRIOLO GARGALLO
2.1 Evoluzione demografica
Popolazione di Priolo Gargallo 2001-2007
Anno
Residenti
Variazione
Note
2001
11.807
2002
11.920
1,0%
2003
11.971
0,4%
2004
12.009
0,3%
2005
12.001
-0,1%
2006
12.062
0,5%
2007
12.097
0,3%
Fig. 2.1 Abitanti censiti 2001-2007
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2.2 Struttura demografica
Gli Indicatori:
- l’andamento della popolazione, che riporta il numero totale di
cittadini residenti negli anni;
-
il rapporto tra maschi e femmine;
-
l’indice di vecchiaia, dato dal rapporto tra la popolazione di età
maggiore di 65 anni e dei bambini più piccoli di 14 anni, se superiore a 100
indica una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi;
Età
Maschi
Femmine
Totale
%Totale
%Maschi
0-9
672
632
1.304
10,8%
51,5%
10-19
844
728
1.572
13,0%
53,7%
20-29
868
796
1.664
13,8%
52,2%
30-39
934
964
1.898
15,7%
49,2%
40-49
883
919
1.802
14,9%
49,0%
50-59
760
716
1.476
12,2%
51,5%
60-69
569
600
1.169
9,7%
48,7%
70-79
382
448
830
6,9%
46,0%
80-89
121
189
310
2,6%
39,0%
90-99
10
25
35
0,3%
28,6%
100+
0
2
2
0,0%
0,0%
Totale
6.043
6.019
12.062
Tab. 2.1 Distribuzione della popolazione per fasce d’età Anno 2007
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Fig. 2.2 Rappresentazione grafica della distribuzione della popolazione
Fig. 2.3 Fasce di età
L’indice di vecchiaia per l’anno 2007 risulta pari a 83,4%
Il rapporto maschi femmine per l’anno 2007 risulta pari a 1,004
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3. PARTE III
DATI ECONOMICI DI PRIOLO GARGALLO
L’attività più importante del comune è quella industriale. Il territorio
infatti si caratterizza per la presenza di un dei maggiori poli chimici e
petrolchimici italiani, con insediamento che risale agli anni 50 e ha raggiunto
la massima espansione alla fine degli anni 70. La Edison e poi la Montedison
hanno infatti inzialmente costruito uno stabilimento petrolchimico, integrato
a valle anche dalla produzione di ammoniaca e prodotti per l'agricoltura
Agrimomt che si è sovrapposta ad una attività agricola ancora presente in
cui i prodotti sono agrumi, frutta e olive.
A Priolo sono complessivamente presenti:
n. 3 Impianti di raffinazione;
n. 2 Industrie chimiche;
n. 1 Impianto di cogenerazione;
n. 2 Centrali termoelettriche;
n. 1 Depuratore consortile;
n. 1 Produzione MgO;
n. 1 Produzione gas ind.li;
n. 1 Cementeria;
Industrie varie (navalmeccaniche, ecc…).
70 di 114
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Fig. 3.1 Dislocazione delle attività industriali nel territorio
71 di 114
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
4. PARTE IV
LO STATO DELL’AMBIENTE
4.1 Atmosfera
4.1.1 Introduzione
Il termine “inquinamento atmosferico” è definito dalla normativa italiana
come "ogni modifica della normale composizione o stato fisico del-l'aria
atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa d’una o più sostanze con
qualità e caratteristiche tali da:
-
alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità;
-
costituire pericolo, ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute
dell'uomo;
-
compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente;
-
alterare le risorse biologiche ed i beni materiali pubblici e privati".
Gli inquinanti di origine antropica sono prodotti dall’uomo e si possono
individuare, per esempio:
-
nelle attività di produzione ed utilizzo di combustibili fossili e carburanti;
-
nelle attività di produzione industriale;
-
estrazione dei minerali,
-
incenerimento dei rifiuti;
-
attività agricole
Gli inquinanti d’origine naturale sono prodotti invece da cause naturali e
possono derivare, per esempio, da:
-
Polveri prodotte dai forti venti che soffiano sui deserti;
-
Sabbie, ceneri e polveri provenienti da esplosioni vulcaniche;
72 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
-
Nuclei salati d’acqua di mare portati a terra da forti venti;
-
Gas naturali prodotti nelle esplosioni vulcaniche, fumarole,
-
Aquitrini, paludi e materie in decomposizione.
Sono 3000 il Numero di contaminanti atmosferici finora catalogati
prodotti per lo più dalle attività umane con i vari processi industriali, con
l’utilizzo dei mezzi di trasporto o in altre circostanze.
Le modalità di produzione e di liberazione dei vari inquinanti sono
estremamente varie, allo stesso modo sono moltissime le variabili che
possono intervenire nella loro diffusione in atmosfera.
La concentrazione con cui gli inquinanti si diffondono nell’aria dipende
invece da:
-
Quantità dei contaminanti presenti nelle emissioni;
-
Numero e dal concentramento delle sorgenti inquinanti;
-
Distanza dai punti di emissione;
-
Trasformazioni chimico-fisiche cui sono sottoposte sostanze emesse;
-
Eventuale velocità di ricaduta al suolo;
-
Situazione morfologica delle aree interessate all’inquinamento;
-
Condizioni meteorologiche locali e su grande scala.
E’
rilevante
sottolineare
la
massima
importanza
delle
condizioni
meteorologiche nella comprensione della nascita, della gravità e dello
sviluppo nel tempo di un fenomeno d’inquinamento atmosferico.
Gli agenti inquinanti sono trasportati dai venti e dalle correnti d'aria
ascensionali; le particelle più grandi ritornano rapidamente sulla superficie
terrestre per effetto della forza di gravità (fall-out), mentre le particelle più
piccole sono rimosse dall'atmosfera attraverso l'azione della pioggia (washout). L’intensità del vento rappresenta il fattore, su scala locale, che più
influenza il trasporto e la diffusione atmosferica degli inquinanti; se il vento
è moderato le concentrazioni degli inquinanti sono minori, in assenza di
73 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
vento o con nebbia persistente o inversione termica, la concentrazione degli
inquinanti è più elevata.
Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico a carico della salute
dell’uomo sono numerose, specialmente se l’inquinamento è di tipo acuto
(cioè a forte concentrazione degli inquinanti).
In questi casi, l’aumentata esposizione a vari irritanti componenti
atmosferici può provocare:
-
riduzione della funzionalità polmonare;
-
aumento delle malattie respiratorie nei bambini;
-
attacchi acuti di bronchite ed aggravamento dei quadri d’asma
L’effetto dell’inquinamento a bassi livelli e per lungo tempo risulta
invece più subdolo e difficile da individuare.
Si presume che, a breve termine, possa provocare:
-
disagio;
-
irritazione;
-
tossicità specifica;
-
affezioni respiratorie acute;
ed in rari casi
anche alla mortalità, specie fra gli anziani affetti da patologie croniche
cardiovascolari o respiratorie.
Gli effetti a lungo termine causati da un’esposizione ad inquinanti
presenti a concentrazioni relativamente basse non sono invece ancora
completamente chiari.
In ogni caso si ritiene che fra i vari effetti vi sia la comparsa di:
-
Malattie polmonari croniche aspecifiche (bronchite cronica, asma,
enfisema);
-
Formazione di varie neoplasie maligne (cancro polmonare, leucemie);
-
Aumento della mortalità per malattie cardiovascolari e respiratorie.
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Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
L’aggressione
sull’ambiente
può
essere
estremamente
rapida
o
prolungata nel tempo, in funzione del numero di fattori implicati.
Inoltre
può
essere
di
più
vasta
portata
interessando
sia
aree
industrializzate che aree distali coinvolgendo diverse nazioni o essere
localizzata in corrispondenza delle aree di produzione.
L’inquinamento atmosferico inoltre provoca danni anche al patrimonio
animale, forestale ed agricolo, agli ecosistemi, alle strutture metalliche, alle
opere d’arte, alle pitture, ai fabbricati e per finire alla visibilità (ne comporta
la riduzione).
Il polo industriale di Augusta-Melilli-Priolo-Siracusa è da anni al centro
di svariate
problematiche
connesse
all’inquinamento
ambientale
e
la
questione collegata al rilevamento della qualità dell’aria ed alla valutazione
delle
conseguenze
dell’inquinamento
atmosferico
costituisce
uno
dei
problemi storici, ma ancora oggi di estrema attualità.
Peraltro, la divulgazione di recenti dati, scaturiti da indagini di natura
epidemiologica, ha evidenziato in maniera chiara un significativo incremento
dell’incidenza di alcune malformazioni congenite in comuni limitrofi all’area
industriale. Da ciò l’avvio di specifiche indagini, a vari livelli, per la ricerca
delle possibili cause che hanno dato origine a tale situazione.
Per quanto riguarda gli stabilimenti industriali che insistono nel tratto di
costa compreso tra Augusta e Siracusa è ben noto come ci si trovi di fronte
ad una elevatissima concentrazione di impianti chimici e petrolchimici che
esercitano da decenni una forte pressione ambientale sulle acque, sul suolo
e, per quanto attiene alla specifica problematica trattata, comportano
significative emissioni atmosferiche.
Non a caso il territorio in questione è stato dichiarato all’inizio degli anni
novanta come “Area ad elevato rischio di crisi ambientale”, per il quale fu
emanato uno specifico “Piano di risanamento ambientale” (DPR 17-1-95)
che, in ragione dei “danni” provocati da anni di attività svolta in assenza di
norme di tutela ambientale, prevedeva una serie di interventi per il recupero
del territorio ed il contenimento delle emissioni inquinanti.
75 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Nella
figura
4.1
viene
proposta
la
dislocazione
delle
industrie
attualmente presenti, molto vicine ai centri abitati di Augusta, Melilli e Priolo
Gargallo.
La qualità dell’aria nel comprensorio in questione è quindi influenzata
direttamente dalle diverse tipologie di emissioni riconducibili alle attività
industriali. Si hanno così emissioni convogliate di fumi derivanti dal brucio di
oli combustibili a diverso contenuto di zolfo, emissioni diffuse da impianti,
dal parco stoccaggi e dalle sezioni trattamento acque, nonché dalle
operazioni di blending e di carico dei prodotti petroliferi. Sono pertanto
numerosissime le sostanze, sia di natura organica che inorganica, che
vengono immesse nell’ambiente e che sono soggette ai controlli di legge con
verifiche dirette presso i punti di emissione.
4.1.2 Normativa di riferimento
Dal 1983, quando è stata emanata la prima legge che ha stabilito degli
standard per la qualità dell’aria, ad oggi si sono susseguiti numerosi
provvedimenti. Attualmente si fa riferimento alle direttive europee sulla
qualità dell’aria n. 96/62/CE (direttiva quadro europea sulla qualità dell’aria,
recepita in Italia con D.Lgs 351 del 4/8/1999) e alle “direttive figlie”
99/30/CE e 2000/69/CE, al decreto del Presidente della Repubblica 203 del
1998 che ha recepito tutte le direttive comunitarie, al decreto ministeriale n.
60
del 2002 e al decreto
legislativo
n.183
del 2004 relativo alle
concentrazioni massime di ozono ammissibili. La prima direttiva figlia,
1999/30/CE, ha definito i valori limite per la concentrazione in aria di
biossido di zolfo (SO2), degli ossidi di azoto (NOX), del biossido di azoto
(NO2), delle polveri fini (PM10) e del piombo (Pb). Con la direttiva
2000/69/CE sono stati definiti i valori limite per il benzene ed il monossido di
carbonio
e,
con
la
direttiva
2002/3/CE,
i
valori
limite
per
l’ozono
troposferico. Come richiesto dalla direttiva 96/62/CE, è inoltre necessario
fissare dei valori limite per gli idrocarburi policiclici aromatici, cadmio,
arsenico, nichel e mercurio. I valori limite definiti dalle suddette direttive
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Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
figlie sono requisiti minimi; è consentito agli Stati Membri introdurre
provvedimenti di tutela ancora più restrittivi ed adottare limiti più vincolanti.
I valori limite definiti dalle direttive trovano corrispondenza con i valori guida
raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Come per
tutti gli altri indicatori, anche quelli relativi alla qualità dell’aria forniscono
informazioni
sulla
sostenibilità
dell’ambiente
urbano
in
relazione
agli
andamenti dei fenomeni nel tempo. I problemi, a seconda che abbiano un
andamento verso il peggioramento o verso il miglioramento, infatti, possono
richiedere soluzioni molto diverse tra loro. Il monitoraggio di questi
parametri dirà se le azioni intraprese hanno ottenuto i risultati che ci si
aspettava oppure no.
Le norme relative al controllo dell’inquinamento atmosferico generato
dalle attività industriali o artigianali, oggi fanno ormai capo al D. Lgs. 152/06
che ha sostanzialmente mantenuto l’assetto già introdotto con il DPR
203/88, che prevedeva l’obbligo dell’autorizzazione delle emissioni in
atmosfera per gli impianti produttivi, individuando la Regione quale autorità
competente per il rilascio della suddetta autorizzazione. Le attività di
controllo sono demandate alla Provincia Regionale che si avvale, per le
competenze di carattere tecnico, dell’Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente (A.R.P.A.).
77 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
4.1.3 Rete di monitoraggio
Il rilievo delle emissioni inquinanti è effettuato tramite tre reti indipendenti e tra di loro interconnesse per lo scambio e la verifica dei dati, con il
fine primo di formare una banca dati unica sulle rilevazioni effettuate gestite
dall’Enel, dalla Provincia Regionale di Siracusa e dal CIPA (Consorzio Industriale Protezione Ambiente). Il decreto del 14.6.2006 “Approvazione del piano d’azione con gli interventi di prevenzione dell’inquinamento atmosferico
dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale della provincia di Siracusa”
individua e numera le stazioni di rilievo (29 stazioni di cui 7 gestite dall’Enel,
10 dalla Provincia Regionale di Siracusa e 12 dal CIPA).
i
10
Inquinante
Meteo
2
6
5
4-8
Nomi Stazioni
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Scala Greca
Augusta
Ciapi
Priolo
Melilli
S. Cusmano
Belvedere
Priolo Scuola
Belv. Castello
Montetauro
3
7-9
1
Fig. 4.2 Stazioni della rete interconnessa
78 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
I tre gestori della rete, come previsto dal predetto decreto, hanno il
compito di garantire la più alta efficienza nel processo di interscambio dei
dati che dovranno peraltro essere acquisiti nel più breve tempo possibile.
Al CIPA spetta il compito di coordinare le azioni necessarie per ridurre i
tempi di diramazione degli interventi ai gestori delle emissioni, i quali, a loro
volta, dovranno ridurre al minimo i tempi intercorrenti fra la richiesta
d’intervento e la messa in atto dell’intervento stesso.
Il decreto stabilisce tre classi di intervento (livello I, livello II e livello
III) in funzione delle condizioni critiche meteo-rologiche perduranti almeno
un’ora e della concentrazione media residua di SO2.
Interventi di 1° livello
Condizioni meteorologiche critiche perduranti almeno un’ora rilevate
nelle stazioni della rete interconnessa 9 -12 - 15 - 16 - 24 e 28:
• velocità vento < 1,0 m./sec. con direzione da 0° a 360°
• velocità vento < 2,5 m./sec. con direzione da 22,5° a 157,5°
• SO
2
(Anidride Solforosa) Superamento due ore consecutive c.m.r.
(concentrazione media residua)
• NO
2
(Biossido d’azoto ) 200 μg/m3
• O (1)
(Ozono) 100 μg/m3
• O (1)
Al perdurare per almeno un’ora di un episodio d’inversione
3
3
termica, con gradiente minimo di 1,3°C, rapportato a 100 m.,
rilevato fino ad una quota di 450 mt.
79 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Interventi di 2° livello
• SO
Superamento C.M.R. per tre ore consecutive
• SO
400 μg/m3
• SO
Al perdurare per almeno un’ora di un episodio d’inversione
2
2
2
termica,con gradiente minimo di 1,3°C, rapportato a 100 mt.,
rilevato fino ad una quota di 450 mt.
• NO
2
• O (1)
3
300 μg/m3
200 μg/m3
Interventi di 3° Livello
•
SO2 Mancato riallineamento nelle tre ore successive alla condizione
di 2。 livello della C.M.R.
•
SO2 600 μg/m3
•
SO2(2) Al superamento di una delle sotto elencate condizioni:
a) nr°24 concentrazioni medie orarie > di 350 μg/m3;
b) nr° 3 concentrazioni medie giornaliere di 125 μg/m3;
•
NO2 400 μg/m3
•
NO2(2) Al superamento di una delle sotto elencate condizioni:
a) nr°18 concentrazioni medie orarie > di 200 μg/m3 +
margine di tolleranza secondo tabella A;
b) concentrazioni medie annuali > di 40 μg/m3 + margine
di tolleranza;
•
O3(1) 300 μg/m3
80 di 114
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Ente
Gestore
Nome
Stazione
Provincia
Priolo
Provincia
Priolo
Scuola
Coordinat
e
geografic
he
N 37°, 9',
22.8''
Altezza
Parametri
sul livello monitorat
del mare
i
43.59
E 15°, 11',
27.6''
N 37°, 9',
89.61
31.8''
E 15°, 10',
43.8''
SO2 -NOX NO - NO2 CH4 NMHC -O3 PTS - H2S.
DV - VV Temp Press.Atm. UR - Rad.
Glob. Pluv Pasq. Radiazione
Naturale.
Tabella 1 Stazioni del Comune di Priolo Gargallo
81 di 114
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4.1.4 Indicatori
Analisi dei dati SO2
m
/
g
u
(
PRIOLO Annual Mean Concentration for .SO2
n 30
o
i
t
a 25
r
t
3)n
e 20
c
n
o
C 15
10
5
0
95
96
97
98
99
00
Year
01
02
03
04
05
Media Annuale di SO2-Biossido di Zolfo o Anidride Solforosa: il valore
medio annuale della concentrazione di SO2 nel periodo anno 95 / anno 2005
risulta inferiore al valore limite di 20 mg/M3 previsto dal D.M.60/02.
Valore limite per la protezione della vegetazione:20 mg/m3 (D.M. 60)
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Analisi dei dati NO2
Media Annuale NO2-Biossido di Azoto: il valore medio annuale della
concentrazione di NO2 nel periodo anno 95 / anno 2005 risulta inferiore al
valore limite di 50 mg/M3 previsto dal D.M.60/02.
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Analisi dei dati: confronto spettri di frequenza SO2 –NO2
Spettro di frequenza medie giornaliere di .no2
Stazione di :priolo
7000
6000
|
5000
T
F
4000
F
3000
|
2000
1000
0
m
/
g
u
(
e
n
o
i
z
a
r
t
3)
n
e
c
n
o
C
10
-7
pr iolo
10
FREQUENZA (Hz)
Settimana tipo per
-6
10
-5
.no2
80
D OMENICA
SABATO
70
60
50
40
30
20
10
0
5
10
15
Ora del gior no tipo
20
25
84 di 114
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Analisi dei dati PTS
m
/
g
u
(
n
o
i
t
a
r
t
)n
3
e
c
n
o
C
PRIO LO
Annual Mean C oncentr ation for .PTS
70
60
50
40
30
20
10
0
95
96
97
98
99
00
Year
01
02
03
04
05
Limite concentrazione media annuale: 150 mg/m3 (D.P.C.M. 28/03/83)
Media Annuale PTS- Polveri Totali Sospese: il valore medio annuale
della concentrazione di PTS nel periodo anno 95 / anno 2005 risulta inferiore
al valore limite di 150 mg/M3 previsto dal D.P.C.M. 28/03/83.
Superamenti O3
Il D.Lsg n.183 del 21/05/2004 stabilisce un valore soglia per la
protezione della salute umana e dell’ambiente pari a 240 ug/m3 per
l’allarme, 180 per l’informazione e 120 come media su 8 ore massima
giornaliera nell’arco di un anno civile. Come mostrato in grafico il Comune di
Priolo non ha registrato alcun superamento del valore bersaglio.
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O 3: N superamenti soglia di informazione
180 g/m 3 (media oraria).
1 20
1 00
80
Melilli
P riolo
S an C us um ano
60
40
20
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
0
O3: N Superamenti del valore limite per
la protezione della salute umana
120 g/m3(media max su 8h).
140
120
100
80
60
40
20
0
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Melilli
Priolo
San Cusumano
86 di 114
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NMHC: media 3h > 200 g/m 3
O3> 200 g/m 3.
N dei superamenti per anno.
40
35
30
25
M elilli
Priolo
San Cusumano
20
15
10
5
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
0
87 di 114
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
4.1.5 Conclusioni
Sulla base dei dati raccolti nel decennio 1995/2005 emerge che il livello
della qualità dell’aria può ritenersi soddisfacente in quanto tutti gli inquinanti
monitorati hanno mostrato livelli di concentrazione sensibilmente inferiori ai
limiti di legge. In particolare :
-
il valore medio annuale di SO2 risulta inferiore al valore limite fissato
dalla norma di 20 mg/m3;
-
il valore medio annuale di NO2 risulta inferiore al valore limite fissato
dalla norma per la protezione della salute umana di 50 mg/m3;
-
il valore medio annuale di PTS risulta inferiore al valore limite fissato
dalla norma per la protezione della salute umana di 150 mg/m3;
-
non si sono registrati superamenti dei valori soglia d’allarme e di
informazione per O3.
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4.2 ACQUA
4.2.1 Introduzione
La possibilità di disporre di quantità e qualità adeguate di acqua è un
elemento fondamentale per lo sviluppo delle generazioni presenti e future.
L’acqua è importante infatti sotto il profilo ecologico grazie al ruolo
svolto nella conservazione degli equilibri degli ecosistemi, nella tutela delle
biodiversità ed anche al contributo per il miglioramento della qualità del
paesaggio.
Il ciclo dell’acqua è soggetto a dinamismi complessi e le attività
antropiche possono avere conseguenze disastrose su tale risorsa naturale.
È dunque necessario, soprattutto all’interno dei centri abitati, attuare
politiche e scelte gestionali mirate alla razionalizzazione dei prelievi, delle
modalità d’uso e restituzione nell’ambiente nell’ottica di una gestione
integrata del territorio.
4.2.2 Acquiferi
Gli acquiferi presenti nel territorio priolese sono:
1. COMPLESSO ALLUVIONALE:
L’acquifero costituito dalle alluvioni poggia su un substrato impermeabile dato dalle argille marnose grigio-azzurre;
2. COMPLESSO SABBIOSO CALCARENITICO (PLEISTOCENE MEDIO):
L'acquifero costituito dal calcare organogeno ha potenzialità modesta, in
quanto dipendente dallo spessore delle sabbie rispetto al substrato impermeabile e dalla sua geometria. Risulta sfruttato da numerosi pozzi e
collegato con l'acquifero sottostante da numerose perforazioni. Nei livelli
sabbiosi più alti si è notato che, laddove lo spessore delle sabbie non è mai
superiore a 15-30 m (verso N) oppure laddove aumenta la frazione fine
(verso W-SW), l'acquifero presenta modeste portate dell'ordine di 0.2 - 0.5
l/s; dove invece lo spessore delle sabbie va aumentando (verso E-SE ) si
riscontrano portate dell'ordine di 1-2 l/s.
89 di 114
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3. COMPLESSO CALCARENITIE SABBIE FOSSILIFERE (PLEIST. INF.):
Il complesso calcareniti e sabbie fossilifere è un acquifero a diretto
contatto con il sottostante acquifero carbonatico (Oligo-miocenico);
4. COMPLESSO CALCARI (OLIGO-MIOCENICI):
L’ acquifero è modestamente sfruttato, tramite perforazioni nella zona a
falda libera posta ad ovest dal centro abitato, mentre risulta sovra sfruttato
lungo la fascia costiera, a causa della presenza di un forte insediamento
industriale presente nel territorio ove si presenta localmente un cono di
depressione dovuto ad emungimenti di acque per uso industriale, che porta
la piezometrica ad oltre 50 metri sotto il livello del mare. Esso rappresenta la
massima fonte di approvvigionamento Idrico del territorio con portate
comprese tra i 15- 20 l/s.
4.2.3 Pozzi
I pozzi risultano maggiormente concentrati lungo la fascia costiera, sede
di un fitto insediamento industriale. Di conseguenza il maggiore sfruttamento degli acquiferi è non concentrato in un periodo ben definito tale da
permettere la ricarica.
Sono presenti sul territorio priolese anche pozzi adibiti ad uso irriguo,
concentrati maggiormente nelle contrade Biggemi, Balorda, Castellaccio,
Talà, Piano S.Francesco, dove si trovano lotti coltivati a patate, carciofi etc…
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche dei pozzi essi sono per lo
più trivellati a percussione e in minima parte a rotazione. I diametri
solitamente utilizzati nelle perforazioni sono 250-400 mm, per le perforazioni
a percussione e 800 mm per quelle a rotazione.
Le portate si mantengono per lo più inferiori ad 1l/s laddove l’uso è
domestico , mentre vanno via via ad aumentare fino a 20 l/s nelle zone in
cui si ha uso irriguo. Le pompe sono di tipo sommerso e vengono installate
nella zona finestrata del tubo di rivestimento, al di sotto del livello dinamico.
I pozzi comunali sono Pozzo 1 e 2 Gargallo, Pozzo San Focà, Pozzo
Lombardo, Pozzo 22 ex Montedison.
Pozzo 1 e 2 Gargallo
Pozzo San Focà
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Quota piano campagna
81m s.l.m.
Quota piano campagna
43 m s.l.m.
Livello idrostatico
+19m
Livello idrostatico
+ 3m
s.l.m.
liv.idrodinamico
+5.m
Q:22,5l/s
s.l.m.
Carico piezometrico
s.l.m.
liv.idrodinamico Q:15 l/s
-17m s.l.m
3,24 bars
Carico piezometrico
3,24 bars
Portata specifica
22, 5 l/s
Portata specifica
20 l/s
Profondità pozzo
120 m
Profondità pozzo
120 m
Diametro foro
400 mm
Diametro foro
400mm
Colonna di sollevamento
100mm
Colonna di sollevamento
150mm
diametro
diametro
Lunghezza colonna
80 m
Lunghezza colonna
62 m
Profondità elettropompa
86 m
Profondità elettropompa
70 m
pozzo 1
pozzo 1
Profondità elettropompa
88 m
pozzo 2
Pozzo Lombardo
Pozzo ex montedison
Quota piano campagna
76m s.l.m.
Quota piano campagna
14 m s.l.m.
Livello idrostatico
+19m
Livello idrostatico
+11 m
s.l.m.
liv.idrodinamico
+ 5m
s.l.m.
liv.idrodinamico
-3m s.l.m.
s.l.m.
Carico piezometrico
3,24 bars
Carico piezometrico
10,10 bars
Portata specifica
25 l/s
Portata specifica
12 l/s
Profondità pozzo
120 m
Profondità pozzo
40 m
Diametro foro
400mm
Diametro foro
150mm
Colonna di sollevamento
100mm
Colonna di sollevamento
13mm
diametro
diametro
Lunghezza colonna
80 m
Lunghezza colonna
19 m
Profondità elettropompa
86m
Profondità elettropompa
27 m
pozzo 1
pozzo 1
Tabella 4.1 Caratteristiche Pozzi
91 di 114
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4.2.4
Inquinanti
organici
volatili
e
metalli
pesanti
nelle
acque
destinate al consumo umano
Con l’attuazione del Decreto Legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001 e
successive modificazioni ed integrazioni, sono entrate in vigore le nuove
norme che regolamentano la materia delle acque destinate al consumo
umano.
In linea con gli indirizzi forniti dalla Unione Europea le nuove norme
prevedono l’effettuazione di controlli chimici, chimico-fisici e microbiologici
per ben determinate sostanze; la finalità è quella di garantire che le acque
siano esenti da forme di contaminazione, possibili cause di conseguenze
negative per la salute umana.
Tali controlli sono assegnati all’Azienda sanitaria locale competente per
territorio e comportano ispezione degli impianti, prelievo dei campioni e
fissazione dei punti di prelievo, mentre all’ARPA vengono demandate
esclusivamente le competenze di carattere analitico così come individuate al
comma 7 dell’art. 8: “Per le attività di laboratorio le aziende unità sanitarie
locali si avvalgono delle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, ai
sensi dell’articolo 7-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992,
n.502, e successive modificazioni, o di propri laboratori secondo il rispettivo
ordinamento”.
In linea con quanto sopra, nel periodo giugno – agosto 2004, è stata
realizzata un’indagine preliminare, concordata con la Direzione Sanitaria
dell’ASL 8 nel mese di maggio 2004 al riavvio delle attività del Dipartimento,
tendente alla caratterizzazione delle acque utilizzate nei pubblici acquedotti
della provincia di Siracusa, con specifico riferimento alle famiglie degli
inquinanti organici volatili e dei metalli pesanti.
Tale attività d’indagine è inoltre in accordo a quanto previsto dal D. Lgs.
152/99 e ss. mm. e ii., recante “Disposizioni sulla tutela delle acque
dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il
trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa
92 di 114
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
alla
protezione
delle
acque
dall’inquinamento
provocato
dai
nitrati
provenienti da fonti agricole”.
L’art. 43 di tale norma prevede, a cura delle Agenzie Regionali per la
Protezione dell’Ambiente, il rilevamento dello stato di qualità dei corpi idrici
da realizzarsi attraverso la conoscenza e la verifica dello stato qualitativo e
quantitativo delle acque superficiali e sotterranee.
L’attività
svolta
soddisfa
pertanto
ad
esigenze
sia
di
carattere
ambientale che di tutela sanitaria, così come espressamente richiamato
all’art. 8 del già citato D. Lgs. 31/01, e l’obiettivo è quello di definire lo
“stato di salute” delle acque destinate al consumo umano nell’intero
territorio provinciale.
In linea con gli indirizzi normativi, ma anche sulla base di già riscontrate
situazioni d’inquinamento di acque sotterranee, sono stati presi in esame i
più significativi parametri chimici indicatori di presenza di contaminazione
quali i solventi organici aromatici, i trialometani, alcuni solventi clorurati ed
infine i metalli pesanti.
Sono state anche effettuate determinazioni dei parametri conducibilità
elettrica, cloruri e nitrati, per disporre di informazioni sul diverso grado di
mineralizzazione delle acque e sull’influenza del mare a livello di falda
profonda nei comuni costieri e delle attività agricole ove esercitate.
Si è avuto così
modo di accertare che i trialometani sono costan-
temente presenti all’uscita di quasi tutti i serbatoi comunali di distribuzione
in quantità variabile, ma comunque entro i limiti di legge.
Non destano preoccupazione i parametri tipici (benzene ed omologhi
superiori ed MTBE) “indicatori” di forme di
contaminazione da prodotti
petroliferi leggeri.
La ricerca di altri composti (solventi clorurati), riconducibili a forme di
inquinamento chimico, non ha evidenziato presenza di contaminazione
significativa.
93 di 114
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4.2.5 Normativa Di Riferimento
Per quanto riguarda i parametri chimici il nuovo modello di controllo
della qualità delle acque destinate al consumo umano dedica una maggiore
attenzione ai parametri tossici e sembra inoltre riconoscere l’inutilità di
effettuare
ripetizioni
analitiche
come
ancora
oggi
avviene
con
la
determinazione di quei parametri che hanno generalmente nelle acque un
valore conservativo e che non possono cambiare nel tempo in modo
significativo.
Per fare un esempio: dato l’approvvigionamento di acque da un
conosciuto campo pozzi o da sorgenti
di cui si dispone da almeno un
decennio di serie di dati analitici, sembra inutile continuare il dosaggio dei
cloruri, solfati, calcio, sodio e altri, specialmente quando questi sono molto
inferiori ai rispettivi valori limite.
Ne consegue il progressivo abbandono
(previsti dal D.P.R. 236/88)
dei controlli di tipo C1 e C2
per orientarsi verso programmi di controllo
progettati su realtà locali specifiche. Ciò impone pertanto la necessità di una
approfondita
conoscenza
inquinamento
di
pozzi
e
del
territorio
sorgenti,
e
delle
condizione
potenziali
determinante
fonti
per
di
una
pianificazione mirata dei controlli analitici, potendo così essere contemperate
esigenze di carattere economico, in special modo quando sono i comuni a
dover sostenere direttamente le spese analitiche.
Il citato D. Lgs. 31/01 individua nell’azienda unità sanitaria locale il
soggetto che, tra gli altri compiti:
provvede alla fissazione dei punti di prelievo;
effettua i controlli per verificare le caratteristiche di qualità delle acque
distribuite al consumo umano;
assicura ricerche supplementari nel caso di presenza di sostanze in
concentrazioni tali da rappresentare pericolo per la salute umana.
94 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Nella tabella 4.5 seguente sono riportati i parametri chimici e i rispettivi
valori di parametro stabiliti dal D. Lgs 31/01 (Allegato 1, parte B),
confrontati con quelli indicati nell’allegato 1 DPR 236/88.
Sul piano dei valori parametrici, rispetto al DPR 236/88, per i
parametri indicatori si riscontrano alcune modifiche.
Si osserva il mantenimento di un valore di 1500 mg/l per il
residuo fisso, volendo così specificare che acque piuttosto saline non
sono idonee al consumo umano.
Viene riportato anche un valore parametrico per la conduttività:
2500 µS/cm a 20 °C;
E’ definito un unico valore parametrico per il sodio; questa
precisazione è utile in quanto l’allegato 1 del DPR 236/88 stabiliva
due differenti valori limite, di non chiara applicazione di fronte ad
un’unica analisi.
Alcuni parametri del DPR 236/88 non sono indicati nel D. Lgs. 2
febbraio 2001, n. 31 in quanto ritenuti poco significativi in termini di
impatto igienico-sanitario (idrocarburi), altri di scarso significato per
la bassa tossicità (ad es. zinco).
Parametri
Unità di misura Valore limite DPR 236/88
Bario
µg/l Ba
-
Argento
µg/l Ag
10
Fenoli
µg/l
0,5
Magnesio
mg/l Mg
50
Tensioattivi anionici
µg/l MBAS
200
Idrocarburi disciolti o
emulsionati
µg/l
10
Fosforo
µg/l P2O5
5000
Idrogeno solforato
µg/l H2S
Non rilevabile
organoletticamente
Zinco
µg/l Zn
3000
Tabella 4.6 - Parametri non indicati nel D. Lgs 31/01
95 di 114
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4.2.5 Indagini Analitiche
Pur essendo l’attività svolta indirizzata al controllo dei microinquinanti
organici ed inorganici, si presentano alcuni parametri che forniscono
indicazioni di carattere generale sul grado di mineralizzazione delle acque,
sul contenuto di cloruri e di nitrati; tali parametri sono stati pertanto
utilizzati come “indicatori” di possibili contaminazioni.
Le tre classi di composti oggetto delle indagini analitiche:
A – Conducibilità elettrica, cloruri, nitrati.
Conducibilità elettrica
E’ una misura aspecifica del contenuto totale di sali disciolti e valori
elevati indicano che le acque presentano un elevato carico salino.
Cloruri
Sono generalmente presenti in minima quantità nelle acque profonde,
anche
in
funzione
delle
caratteristiche
delle
rocce. Incrementi
della
concentrazione sono da mettere in relazione ad influenze esterne quali
presenza di scarichi industriali, urbani o zootecnici e, come nel caso della
presente indagine, a contaminazione da parte dell’acqua di mare.
Nitrati
I nitrati sono presenti in tutte le acque per fenomeni naturali ed in tal
caso gli apporti sono sempre molto modesti e le concentrazioni sono
dell’ordine di pochi mg/l.
Un incremento nella concentrazione è da mettere generalmente
in
relazione ad attività agricole che comportano l’impiego di fertilizzanti azotati.
B – Metalli pesanti
Come già evidenziato in precedenza, i metalli che sono presi in
considerazione dal D. Lgs. 31/01, sono i seguenti:
antimonio, arsenico, cadmio, cromo, rame, piombo, mercurio, selenio e
vanadio, tra i parametri chimici;
alluminio e ferro, tra i parametri indicatori.
96 di 114
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Da un punto di vista generale, la presenza di antimonio, arsenico,
nichel, mercurio e selenio nelle acque, ad eccezione di situazioni locali
riconducibili ad influenze di ben determinate attività industriali, è legata a
cause naturali.
Mentre per il cadmio, cromo, rame, mercurio, selenio e vanadio il valore
limite è rimasto uguale a quello del DPR 236/88, per l’antimonio, l’arsenico il
piombo ed il nichel, tale valore è stato ridotto a limiti più cautelativi.
C – Idrocarburi aromatici, alogenati ed MTBE
I parametri chimici di natura organica, oggetto del monitoraggio, sono
inseriti nella tabella - parte B - dell’ allegato I al D. Lgs. 31/01 e forniscono
indicazioni sia su possibili contaminazioni a livello di falda, attraverso le
sostanze benzene, tetracloroetilene e tricloroetilene, sia sulla contaminazione derivante dalla formazione di trialometani in seguito alla disinfezione
delle acque mediante ipoclorito.
Per tali sostanze si forniscono alcune notizie di carattere generale.
Idrocarburi aromatici
Il D. Lgs. 31/01 ha fissato il limite di 1 µg/l per il capostipite degli
idrocarburi aromatici, il benzene, largamente impiegato in diversi settori
industriali e quindi potenzialmente veicolabile nelle acque profonde destinate
al consumo umano.
La sua presenza in una falda acquifera è indice di una contaminazione
riconducibile a prodotti petroliferi; in tali situazioni esso assume il ruolo di
“tracciante” del fenomeno inquinante vista l’elevata solubilità in acqua, di
gran lunga superiore ad altri idrocarburi.
Unitamente al benzene sono stati anche ricercati altri idrocarburi
aromatici (toluene, etilbenzene, paraxilene, meta xilene, orto-xilene, stirene)
per i quali il D. Lgs. 31/01 non ha previsto la fissazione di limiti puntuali, a
differenza di altre normative, ad esempio
quella statunitense che fissa
comunque limiti molto elevati a conferma del loro scarso significato igienico
sanitario.
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Idrocarburi alogenati
La nuova normativa prende in esame alcuni composti alogenati che
rivestono particolare interesse dal punto di vista igienico-sanitario, tra cui i
trialometani, il tricloroetilene ed il tetracloroetilene.
Per i primi, la presenza nelle acque di distribuzione deriva dall’utilizzo
del cloro nei processi di disinfezione; la presenza dei secondi denota, invece,
una contaminazione più a monte: generalmente a livello di fonte di
approvvigionamento.
Anche per tali sostanze si riportano alcune notizie di carattere generale.
Trialometani
In Italia il disinfettante più utilizzato è il sodio ipoclorito, (58% contro
il 33% del biossido di cloro e percentuali ancora più basse per ozono, cloro
gassoso, raggi UV ecc….).
I composti secondari che si possono formare in seguito alla clorazione
con ipoclorito sono principalmente i trialometani, ma si possono anche
ottenere altri composti appartenenti alla famiglia degli acetonitrili o aloacidi
derivati o clorofenoli.
La loro formazione è funzione:
del contenuto dei “precursori”, generalmente sostanza organica a
base di acidi umici e fulvici;
della concentrazione del cloro aggiunto;
dallo
ione
bromuro
presente
nelle
acque,
essendo
questo
determinante per la formazione del bromoformio, che rispetto agli altri
trialometani è, in genere, quello che presenta concentrazione maggiore.
Mentre il decreto 236/88
riportava genericamente la “voce” composti
organoalogenati con CMA = 30 ug/l, il D.lgs. 31/01 specifica che tale limite
è riferito ai seguenti quattro composti:
cloroformio ( o triclorometano);
bromodiclorometano;
98 di 114
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dibromoclorometano;
bromoformio ( o tribromometano).
L’indagine ha comunque preso in esame, in aggiunta ai quattro sopra
elencati,anche altri alometani quali il bromoclorometano e il dibromometano.
TETRACLOROETILENE E TRICLOROETILENE
I due composti, che nel DPR 236/88 erano inseriti genericamente nella
“voce” degli organoalogenati, devono adesso essere ricercati e determinati in
maniera puntuale, vista l’accertata pericolosità.
TETRACLOROETILENE
Conosciuto anche con il nome di percloroetilene, è il più stabile tra i
cloroderivati dell’etano e dell’etilene e resiste all’azione della luce solare
diffusa, all’aria e all’umidità.
Per tutte queste proprietà viene impiegato come solvente per la pulitura
a secco, ma può essere impiegato anche come sgrassante, decapante per
metalli, vermifugo ecc…
L’alto peso specifico e la bassa viscosità consentono al percloroetilene di
penetrare facilmente nel sottosuolo e quindi di propagarsi per dispersione
idrodinamica negli acquiferi porosi. Tra l’altro i processi di trasformazione
chimica del percloroetilene nell’acqua si svolgono molto lentamente, con
tempo di dimezzamento dell’ordine di decine di anni.
TRICLOROETILENE
Viene utilizzato anch’esso nel decapaggio dei metalli - come solvente di
estrazione di oli, grassi, cere – come solvente per tinture – nei lavaggi a
secco – come refrigerante per circuiti frigoriferi – come disinfestante – come
diluente per vernici ed adesivi – manifatture tessili ecc..
MTBE
Un
altro idrocarburo che è stato ricercato è il metil terz-butil etere
(MTBE), prodotto di sintesi organica a basso costo che viene utilizzato come
antidetonante nella benzina verde.
99 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Il basso costo e la tossicità inferiore a quella del piombo tetraetile e
tetrametile ne hanno favorito l’impiego, tanto da essere usato oggi in tutte
le benzine verdi in percentuali che vanno dal 7% al 12%.
Il rischio di contaminazione delle falde acquifere è collegato alla
elevata solubilità in acqua, pari a circa 50 g/l.
100 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
VALUTAZIONE DEI DATI ANALITICI
A – Conducibilità elettrica, cloruri, nitrati.
Conducibilità elettrica
Il valore di 3.000 µS/cm, stabilito dal D.Lgs. 31/01 è rispettato.
Come evidenziato nel grafico di fig. 4.10, i valori più alti di conducibilità
sono stati riscontrati nei comuni della Provincia della fascia costiera, in
special modo nei pozzi di approvvigionamento più vicini al mare e pertanto
soggetti a fenomeni di intrusione di acqua salata a livello di falda profonda,
fenomeno confermato anche dai dati relativi al parametro cloruri.
I valori registrati a Priolo Gragallo risultano tra i più bassi.
Acque destinate al consumo umano nella provincia di Siracusa
COMPARAZIONE CONDUCIBILITA'
µS/cm
3500
Valore limite D. Lgs 31/01
3000
2500
2000
1500
1000
500
Au
gu
Austa
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C
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i3
0
Fig. 4.10 Valori di conducibilità
101 di 114
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i3
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Cloruri
Acque destinate al consumo umano nella provincia di Siracusa
COMPARAZIONE CLORURI
800
mg/l
ione Cl
700
600
500
400
300
200
Valore limite D. Lgs 31/01
100
0
Fig. 4.11 Valori dei Cloruri
Il D. Lgs. 31/01 inserisce lo ione cloruro tra i “parametri indicatori”,
fissando un “valore di parametro” pari a 250 mg/l, valore che non è superato
nelle acque del comune di Priolo Gargallo. Anche per i cloruri i valori
registrati a Priolo risultano tra i più bassi del la Provincia.
102 di 114
Au
gu
Austa
Le g n us S.
Le tini ta Lor
C
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i3
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Nitrati
Il valore fissato dal D. Lgs. 31/01 per il “nitrato”, 50 mg/l, riferito allo
ione NO3, è rispettato.
mg/l
ione NO3
60
Acque destinate al consumo umano nella provincia di Siracusa
COMPARAZIONE NITRATI
Valore limite D. Lgs 31/01
50
40
30
20
10
0
Fig. 4.12 Valori dei Nitrati
L’impiego di fertilizzanti azotati, come è noto, è una delle principali
fonti di nitrati che vengono facilmente veicolati a livello di falda profonda.
103 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Comune serbatoi
Cond. Elettrica
(µS/cm)
Cloruri
(mg/l ione Cl)
Nitrati
(mg/l ione
NO3)
556
29
14
1140
249
25
Priolo G. - Ex
Feudo
Priolo G. S.Foca'
Tab. 4.7 Riepilogo dati analitici dei parametri: conducibilità elettrica, cloruri e nitrati nel
Comune di Priolo Gargallo.
B – Metalli pesanti
Nella tabella 4.8 sono riportati i valori riscontrati per i metalli pesanti
ricercati.
Comune / Serbatoio
Al
Sb
As
Cd
Cr
Fe
Hg
Pb
Cu
Se
V
(µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l) (µg/l)
Valore limite
200
5
10
5
50
200
1
10
1.000
10
50
Priolo G. - Ex Feudo
3,9
<1.0
<1.0
<1.0
<1.0
2,6
<0.1
<1.0
<1.0
<2.0
2,1
Priolo G. - S.Foca'
4,2
<1.0
<1.0
<1.0
<1.0
4,0
<0.1
<1.0
<1.0
<2.0
7,1
Tab. 4.8 Riepilogo dati analitici dei metalli
104 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
– Idrocarburi aromatici, alogenati ed MTBE
Per i microinquinanti di natura organica ricercati non si sono evidenziate
anomalie, come appresso specificato più in dettaglio.
Innanzitutto si evidenzia che il benzene e gli altri idrocarburi aromatici
sono risultati inferiori al limite di sensibilità del metodo analitico (0,2 µg/l) in
tutti i campioni esaminati, segno di assenza di forme di contaminazione
specifica.
La situazione relativa al parametro trialometani non presenta particolari
situazioni a rischio, essendo le concentrazioni riscontrate ben al di sotto del
valore limite di 30 µg/l, come evidenziato nel sottostante grafico e nella
successiva tabella, ove si riportano i dati medi ottenuti unitamente ai valori
di tricloroetilene e tetracloroetilene.
7
6
5
Comparazione concentrazioni di TRIALOMETANI
nelle acque distribuite al consumo umano nella provincia di
Siracusa (giugno – agosto 2004)
4
3
2
1
AU
G
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0
Fig. 4.13 Comparazione concentrazioni trialometano
105 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
THM
COMUNE
Valore
limite
PRIOLO
GARGALLO
30
1,4
Tricloro
Tetracloro
etilene
etilene
10,0 come somma dei due
< 0,05
< 0,05
Tab. 4.9 Riepilogo dati analitici trialometani, tetracloroetilene e tricloroetilene.
106 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
4.2.6 Conclusioni
L’indagine preliminare sui microinquinanti organici ed inorganici nelle
acque destinate al consumo umano, effettuata nel periodo giugno – agosto
2004, si presta ad interessanti considerazioni che qui di seguito vengono
proposte.
1)
i
metalli
pesanti,
quando
determinati,
sono
presenti
in
concentrazioni ben al di sotto dei rispettivi limiti normativi;
2)
le
concentrazioni
di
trialometani
(i
prodotti
ottenuti
dalla
disinfezione delle acque mediante impiego di cloro) oscillano in un ampio
intervallo ma si mantengono costantemente al di sotto dei limiti di legge;
Per quanto riguarda i parametri chimici indicatori di situazioni d’inquinamento a più limitato impatto igienico-sanitario si è potuto accertare che:
La qualità delle acque, sotto il profilo della composizione chimica
dei principali parametri chimici, può ritenersi soddisfacente ed in accordo con
le caratteristiche stabilite dalle norme vigenti.
Le acque dei comuni costieri presentano elevate concentrazioni di
cloruri, segno evidente di fenomeni di intrusione di acqua marina a livello di
falda profonda.
Le variazioni del parametro nitrati evidenziano una sicura influenza
di attività agricole che comportano l’utilizzo di fertilizzanti azotati.
107 di 114
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Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
4.3 RIFIUTI URBANI
4.3.1 Introduzione
La produzione dei rifiuti influisce su numerose componenti ambientali
quali atmosfera, suolo, risorse idriche, energetiche e produce dunque
criticità ambientali a forte pressione.
Nell'ultimo decennio la produzione di rifiuti è enormemente cresciuta e
la
loro
corretta
gestione
è
diventata
un
problema
cui
far
fronte
quotidianamente. Le strategie ed i costi di gestione dei rifiuti sono diventati,
nel corso dell’ultimo ventennio, il problema ambientale centrale per governi
e comunità locali.
In natura i rifiuti non esistono, e il problema quindi non si presenta, dal
momento che sono una fase della lenta e continua trasformazione della
materia sul pianeta. L'uomo invece, attraverso processi di produzione e di
consumo, crea diverse categorie di rifiuti con perdita di risorse e grave
pregiudizio per l'ambiente.
I rifiuti vengono classificati in base alla loro origine, in due categorie:
- rifiuti urbani, scarti dei consumi domestici;
- rifiuti speciali, provenienti dalle attività produttive.
Inoltre, le due categorie, sono distinte in "pericolosi" e "non pericolosi".
La pericolosità del rifiuto viene determinata dal ciclo produttivo da cui essi
traggono origine o dalla presenza accertata di determinate sostanze tossiche.
Sia a livello europeo che nazionale ci si è preoccupati di dare
indicazioni precise affinché il problema della gestione dei rifiuti cessi di
essere una emergenza continua fonte di pericolo per l’ambiente.
108 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
4.3.2 Normativa di riferimento
Il principale riferimento norma
D.Lgs 152/06 (Codice Ambientale) che ha tratta in modo nuovo la normativa
relativa a Valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle
acque, gestione dei rifiuti.
Nel maggio del 2006 sono stati emanati, dai competenti ministeri,
diciotto decreti attuativi relativi, in particolare, alla tutela delle acque e alla
gestione dei rifiuti; tra questi Diciassette sono stati dichiarati, dal Ministero
dell’Ambiente, inosservanti della legge 20/94 in materia di giurisdizione e
controllo della Corte dei Conti.
Il 13 settembre 2007 Il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta
del Ministro dell’ambiente, un nuovo decreto correttivo al codice ambientale.
“Commissario Delegato per l’emergenza dei rifiuti” con il compito di
“predisporre un piano di interventi di emergenza nel settore della gestione
dei rifiuti e per la realizzazione degli interventi necessari per far fronte alla
situazione di emergenza”. E’ stata istituita L’Agenzia Regionale per i Rifiuti e
le Acque con l’art.7 della L.R.n.19 del 22 Dicembre 2005.
Il Piano di Gestione dei Rifiuti adottato con Ordinanza Commissariale
n.1166 del 18 dicembre 2002 istituisce 27 ATO (Ambiti Territoriali Ottimali).
Nel 1996 l’Unione Europea aveva elaborato la “Strategia di gestione
dei rifiuti” attraverso la redazione di linee guida sancite in maniera definitiva
nel VI Programma di azione per l’ambiente del 2002. La Strategia richiede
che per una gestione integrata dei rifiuti si attivino azioni di prevenzione
nella produzione e riduzione della quantità dei rifiuti alla fonte, di recupero e
riutilizzo massimo dei rifiuti, di diminuzione dei rifiuti smaltiti in discarica e di
raggiungimento dell’autosufficienza di ambiti territoriali omogenei detti
“Ambiti Territoriali Ottimali” (ATO), corrispondenti ai territori provinciali.
109 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
In seguito la legge 8 febbraio 2007, n.2 che reca Disposizioni programmatiche e finanziarie per l’anno 2007, all’art.45 prevede:
“Individuazione dei nuovi ambiti territoriali ottimali per la gestione dei
rifiuti urbani”.
Gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito territoriale ottimale si
costituiscono in Consorzio, al quale partecipano obbligatoriamente tutti i
comuni.
4.3.3 Dati disponibili
Andamento Produzione RSU Anno
680000
670000
660000
RSU (Kg)
650000
640000
630000
620000
610000
600000
590000
580000
570000
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Mesi Anno 2008
Figura 4.14 Andamento della Produzione Rifiuti Solidi Urbani
anno 2008.
110 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
2008
Frazione merceologica
C.E.R.
Frazione organica umida
20 01 08
20 03 02
Rifiuti di giardini e parchi
20 02 01
Imballaggi di cartone
150.101
Carta e cartone
200.101
Imballaggi in vetro
15 01 07
Imballaggi in plastica
15 01 02
Imballaggi in legno
15 01 03
Imballaggi metallici
15 01 04
Tessili
20 01 10
20 01 11
Luglio
Agosto
(dati espressi in tonnellate)
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Totale
6,22
7,12
7,98
21,32
2,99
2,28
3,17
2,95
2,90
4,60
18,89
2,96
2,20
2,72
2,78
2,68
4,35
17,69
1,23
4,90
1,00
1,59
3,62
5,28
17,62
200.123
Beni durevoli
200.135
20 01 36
Ingombranti
20 03 07
Vetro
20 01 02
Plastica
20 01 39
Metalli
20 01 40
20 01 37*
Legno
20 01 38
raccolta multimateriale
vetro
alluminio
vetro/plast.
alluminio
16 02 05
20 01 31*
Farmaci
20 01 32
Contenitori T/FC
0,13
0,13
15 01 10*
15 01 11*
20 01 33*
Batterie e accumulatori
20 01 34
20 01 27*
Vernci, inchiostri, adesivi e resine
20 01 28
Oli vegetali
20 01 25
Oli minerali
20 01 26*
Altro
(CER)
TOTALE RD (t)
Rifiuti urbani misti (tal quale)
TOTALE (t/a)
Raccolta differenziata (%)
20 03 01
7,31
9,38
6,89
13,54
16,32
22,21
75,65
674,54
624,58
643,12
668,02
615,76
636,14
3.862,16
681,85
1,07%
633,96
1,48%
650,01
1,06%
681,56
1,99%
632,08
2,58%
658,35
3,37%
3.937,81
1,92%
Fig. 4.15 Raccolta Differenziata II Semestre 2008
111 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
2008
Frazione merceologica
C.E .R.
Frazione organica umida
20 01 08
20 03 02
Rifiuti di giardini e parchi
20 02 01
Imballaggi di cartone
150.101
Carta e cartone
200.101
Imballaggi in vetro
15 01 07
Imballaggi in plastica
15 01 02
Imballaggi in legno
15 01 03
Imballaggi metallici
15 01 04
Tessili
20 01 10
20 01 11
Beni dur evoli
(dati espressi in tonnellate)
Ge nnaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Totale
2,10
1,32
0,86
1,66
1,68
3,59
11,21
1,37
1,15
0,68
1,32
1,38
2,44
8,34
1,20
4,54
200.123
1,26
2,08
200.135
0,21
1,10
1,31
20 01 36
Ingombranti
20 03 07
Vetro
20 01 02
Plastica
20 01 39
Metalli
20 01 40
20 01 37*
Legno
20 01 38
raccolta multimateriale
4,90
4,29
2,38
2,00
7,14
2,45
23,16
vetro
alluminio
vetro/plast.
alluminio
16 02 05
20 01 31*
Farmaci
20 01 32
Contenitori T/FC
0,06
0,06
15 01 10*
15 01 11*
20 01 33*
Batterie e accumulatori
20 01 34
Vernci, inchiostr i, adesivi e
resine
20 01 27*
Oli vegetali
20 01 25
Oli minerali
20 01 26*
Altro
(CER)
20 01 28
TO TALE RD (t)
Rifiuti urbani misti (tal quale)
TO TALE (t/a)
Raccolta differenziata (%)
20 03 01
8,43
8,23
3,92
8,16
10,20
9,68
48,62
642,06
581,68
631,58
642,70
657,08
602,50
3.757,60
650,49
589,91
635,50
650,86
667,28
612,18
3.806,22
1,30%
1,40%
0,62%
1,25%
1,53%
1,58%
1,28%
Fig. 4.15 Raccolta Differenziata I Semestre 2008
Come si evince dalla Fig. 4.17 la raccolta differenziata nel Comune di
Priolo Gargallo si attesta nel 2008 al valore medio di 1,6%.
112 di 114
Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Tale dato risulta molto distante dagli obiettivi di legge che fissano quale
limite da raggiungere entro il 2008 il 30% e dalla media nazionale del 24,30%
(dato 2005). Anche il dato provinciale del 3,91% e quello regionale del 5,50%
risultano sensibilmente superiori.
Raccolta differenziata (%)
Andamento percentuale raccolta differenziata anno 2008
4
3,5
3
2,5
Andament o mensile
Valore me dio %
2
1,5
1
0,5
0
0
2
4
6
8
10
12
14
Mesi anno 2008
Figura 4.17 Andamento anno 2008 Raccolta differenziata
Per quanto riguarda la distribuzione merceologica, le percentuali
maggiori di raccolta differenziata per l’anno 2008 si concentrano nel legno e
nella carta (v. Fig 4.18).
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Agenda 21 Locale del Comune di Priolo Gargallo
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
Frazioni merceologiche Raccolta Differenziata Anno 2008
Frazione Umida
Carta
Raccolta
Differenziata
Imb. Plastica
B.Durevoli
Farmaci
Legno
Fig. 4.18 Composizione merceologica anno 2008
4.3.4 Conclusioni
La produzione di RSU nel Comune di Priolo Gargallo si attesta nel 2008
a 7744,03 tonnellate, di cui solo una piccola percentuale è destinata a
raccolta differenziata. Tale percentuale, pari a 1,6% per l’anno 2008 , risulta
inferiore al dato provinciale del 3,91% e quello regionale del 5,50% e molto
distante dagli obiettivi di legge che fissano quale limite da raggiungere entro
il 2008 il 30% e dalla media nazionale del 24,30% (dato 2005). Dal sintetico
quadro conclusivo appena delineato emerge pertanto la necessità di attuare
azioni mirate alla riduzione delle quantità di rifiuti prodotti ed all’aumento
delle percentuali di rifiuti con raccolta differenziata.
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