pagg. 17-20 - Comune di Montemurlo
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pagg. 17-20 - Comune di Montemurlo
dimore antiche SONO NUMEROSI GLI ANEDDOTI E LE STORIE, A METÀ TRA IMMAGINAZIONE E VERITÀ STORICA, LEGATE AL SIMBOLO STORICO DEL TERRITORIO Sua maestà la Rocca di Montemurlo L a sua importanza non sfuggì neppure a Dante, che arrivò a menzionarla nel XVI canto del Paradiso. “Sariesi Montemurlo ancor de’ Conti”, questo il passaggio della Divina Commedia in cui si allude alla cessione del castello di Montemurlo dai Conti Guidi al Comune di Firenze. Sono passati più di 750 anni da allora, ma la Rocca resta sempre là, sulla sommità del colle che sovrasta il secondo comune più popoloso della Provincia di Prato, protetta da piante secolari, che la rendono ancora più maestosa e imponente nella sua struttura. Perché se c’è un simbolo del passato di Montemurlo, quello è proprio la Rocca. Con tutto quel ricco bagaglio di storie e aneddoti, che custodiscono gelosamente le sue robuste mura in pietra di alberese. Merito degli attuali proprietari – la famiglia Becciani che ne rilevò la proprietà sul finire degli anni Quaranta - è quello di aver permesso il buono stato di conservazione della dimora, curandola soprattutto negli spazi interni, come dimostra la tenuta degli arredamenti e il decoro delle stanze. Ed è lui, Pierluigi Becciani, fiorentino, attuale proprietario della Rocca, a spalancarci le porte del castello e a mostrare il vero volto della fortezza, con la mole dell’antica torre merlata, la cui severità è accentuata dai nudi conci di pietra alberese. “Non si può non amare un patrimonio come questo – spiega Becciani – soprattutto se consideriamo il suo ingente valore storico e architettonico. E poi è coltivando segue a pag. 18 montemurlo in&out 17 dimore antiche continua da pag. 17 la passione e l’amore per l’oggetto antico, che si ha l’illusione di ingannare il tempo che passa e vivere così una dimensione sospesa tra passato e futuro”. E si ha come la sensazione di ritornare indietro nel tempo, esattamente nel Medioevo, risalendo l’ampio scalone doppio che porta ai piani superiori, al posto del quale è facile immaginare l’antico ponte levatoio, degno di una struttura fortilizia del XII secolo (è datato 1100 il primo documento che attesta il possesso del Castello della Rocca ai Conti Guidi, una delle più importanti famiglie feudali della Toscana). Ma non è solo una questione di immaginazione: ogni angolo della Rocca, infatti, potrebbe nascondere un piccolo “tesoro” antico, una testimonianza del passato. “Basta aprire un varco in un muro per scoprire una porta d’ingresso”, racconta s sulla battuta Becciani. Che poi snocciola una quantità di curiosi aneddoti legati ai lavori per ristrutturare la dimora. Come quello relativo al rinvenimento di una lapide con alcune ossa di bambino e di una persona adulta sotto l’altare del chiesino della R “Si racconta – prosegue il pro prietario - che i due corpi fossero rimasti sepolti sotto le macerie a causa di una frana che, nel secolo scorso, travolse la struttura”. Sempre il chiesino è oggetto di un’altra credenza popolare, quella che obbligherebbe il proprietario della Rocca a far celebrare la Santa Messa la prima domenica del mese di ottobre di ogni anno. “Un rituale che viene puntualmente rispettato per rendere omaggio a una tradizione che si è sempre rinnovata nel corso della storia”. Ma c’è anche l’episodio legato alla scoperta di un forno dei primi dell’Ottocento: “Gli antichi proprietari – narra Becciani - lo avevano murato insieme ad alcuni utensili e piatti che sono stati ritrovati dietro le mura”. 18 montemurlo in&out Pierluigi Becciani A destra, il chiesino della Rocca. Sotto, uno scorcio del cortile interno, in basso, una veduta del salone arredato in stile classico dimore antiche TECNICHE DI LAVORAZIONE ARTIGIANALE E IMPIANTI ORMAI COLLAUDATI DA TEMPO: QUESTO IL SEGRETO DEL SAPORE Quando produzione fa rima con tradizione N on solo dimora storica di prestigio, ma anche azienda agricola di successo, che ha fatto dell’olio extravergine il fiore a della sua produzione. Da oltre cinquant’anni il frantoio della Rocca di Montemurlo vanta una produzione rigorosamente artigianale di olio extravergine d’oliva. Un prodotto di eccellenza e di qualità, che continua a stuzzicare i palati dei montemurlesi (e non solo), “celebrato” con la festa dell’Olio organizzata ogni anno dalla Consulta delle associazioni del territorio. Ma come nasce l’olio della Rocca? “Il nostro è un prodotto di categoria superiore, ottenuto direttamente dalle o e unicamente mediante procedimenti meccanici”, fa sapere il produttore, Pierluigi Becciani. Ma la bontà di questo prezioso alimento dipende s dalla tecnica di lavorazione, quasi esclusivamente artigianale, e dalle olive, che vengono raccolte nel podere della collina. Tecnologia e modernizzazione industriale, dunque, non si sono fatte ancora vive da queste parti. Ma è solo questione di tempo: l’azienda ha in progetto di sostituire le attrezzature che utilizza per la lavorazione delle olive. “Ce lo impongono le norme igienico – sanitarie dell’Asl. Del resto il nostro frantoio – puntualizza Becciani - ha già alle spalle una quarantina di anni, ma forse il segreto del sapore inconfondibile del nostro prodotto è racchiuso proprio in una tradizione che va avanti da decenni”. Tutto questo i montemurlesi lo sanno, come dimostra l’elevata affluenza della popolazione alle varie iniziative che si svolgono durante l’anno collegate all’olio, alimento principe della terra. Una terra ad alta vocazione industriale, quella di Montemurlo, che ha mantenuto tuttavia un legame profondo con le proprie radici contadine e con i suoi prodotti. E l’olio, senza dubbio, è uno di questi. montemurlo in&out 19 formazione RICETTE Viaggio alla scoperta del gusto Dai vitigni del marchese Pancrazi fino alla Borgogna Giornalisti a lezione di cucina U n altro appuntamento con i sapori per il comu- ne di Montemurlo. Un evento che ha coinvolto i sette Comuni della provincia di Prato sull’idea della stessa Provincia di portare sul territorio un gruppo di giornalisti della carta stampata, delle emittenti radiofoniche e televisive, specializzati nel turismo e nell’enogastronomia, con l’obiettivo di far conoscere le terre di questo luogo sito al centro della Toscana. Un tour enogastronomico il comune di al quale Montemurlo ha subito risposto all’appello. Una quindicina di esperti sono stati così ospiti della Tenuta degli Strozzi a Bagnolo e dell’Agriturismo San Giorgio, per degustare i prodotti tipici del territorio accompagnati dai preziosi vini prodotti dal Marchese Pancrazi; ad attenderli anche una delegazione di Amministratori del Comune e i figuranti del Gruppo Storico di Montemurlo. 20 montemurlo in&out C hi non ha avuto il piacegiudizio sull’esperienza del progettire di gustare almeno una sta del percorso seguito dai ragazzi, volta il delizioso sapore Massimo Massagni: “Per questo percorso di studio abbiamo pensato di del Pinot Nero? Sicuramente sono in partire dalla realtà locale. La nostra pochi, ma forse non tutti sanno che scelta è caduta su Montemurlo, culla questo nettare tipico della Borgogna storica sia per il settore economico v prodotto anche dalle vigne del che per quello turistico del territomarchese Vittorio Pancrazi proprietario di una tenuta sulla via Montalese rio. Secondo il programma in aprile in località Bagnolo a Montemurlo. Di i ragazzi trascorreranno un periodo questo legame che unisce la produin Borgogna: gli studenti dell’indirizzo z vinicola di Montemurlo e quella turistico si occuperanno di ricostruire un percorso turistico francese si sono occupati alcuni studenti e in Borgogna, quelli del commerciale dell’indirizzo economico – turistico dell’Istitune cureranno il markeStudenti del to Datini di Prato, che ting e gli aspetti più Datini in visita h visitato, nell’am prettamente econonelle cantine bito del loro piano di mici. È nostra intenziodel Pinot ne portare in Francia studio, prima il vigneto Nero e poi le cantine dove l’esperienza della tenuta dei Pancrazi come avviene la preparazione del Pinot Nero. Le esempio di un’attività produttrice di vini di alta qualità e viti impiantate nei terreni della tenuta e le barriques, non a caso, sono gusto. Al termine del viaggio - studio i ragazzi sosterranno un esame con di origine francese. Numerose sono state le domande dei ragazzi sopratla Commissione regionale appositatutto in merito alla diffusione commente costituita per questo percorso merciale del vino di Montemurlo. Il formativo, finanziato dalla Regione Toscana, in collaborazione con la Pinot Nero prodotto nella tenuta dei Pancrazi viene esportato per il 50% Fil di Prato, proprio con l’obiettivo di rilanciare e valorizzare le produzionegli Stati Uniti, mentre il restante 40% ni locali attraverso un’esperienza di viene venduto nell’ Italia centrale e il studio”. 10% va al nord e in Europa. Positivo il