Riveli! Santé! Cheers! Saúde! Salute!

Transcript

Riveli! Santé! Cheers! Saúde! Salute!
tutte le musiche del mondo > w
ww.mondomix.it
n° 3 - 2009
Lorena McKennitt
Speciale Messico
Cesária Évora
Mario Brunello
Emmanuel Jal
Goran Bregovic
Riveli! Santé! Cheers! Saúde! Salute!
n°3
g r at u i to
FELMAYTRADIZIONE&INNOVAZIONE
www.felmay.it
FELMAY
Dissidenten & Jil Jilala
Tanger Sessions
Marisa Sannia
La Rosa de Papel
25 anni dopo il successo
mondiale di Sahara Elektrik
i Dissidenten continuano
il loro giro del mondo con il
nuovo album Tanger Sessions
nella valigia.
Poesie di Garcia Lorca messe
in musica in modo elegante
e raffinato. Un magico
incontro fra l’emozionante
voce di Marisa Sannia e le
liriche del poeta spagnolo.
Filippo Gambetta
Andirivieni
Renato Borghetti
Fandango
Il ritorno di uno dei migliori
musicisti italiani di tradizione.
Il nuovo Cd dell’organettista
brasiliano in un repertorio
originale di musiche ispirate
alla tradizione portena fra
Sud del Brasile, Argentina
ed Uruguay.
Lisandro Adrover
meets the
Metropole Orchestra
Lo spirito del tango non può
essere in mani migliori.
Municipale Balcanica
Road to Damascus
Storiche canzoni popolari
tedesche eseguite dalla voce
di Tine Kindermann
e da alcuni dei migliori
musicisti Down Town NYC
(Marc Ribot, Frank London,
Greg Cohen…).
Un perfetto mix di sonorità
balcaniche e sapori mediterranei
con un tocco di modernità che
rende il tutto più originale e
gustoso.
Banda Olifante
Lingling Yu
Xu Lai
Gamelan of Central
Java
X. Sindhen trio
Tre brani delle tradizione
classica javanese in
un’interpretazione
unica ed originale.
EGEA
distributore esclusivo
per l’Italia
Zucchini Flowers dipana
la sua ironia nel connubio
godereccio di musica e cibo,
danza e amore.
Mimmo Epifani parla dialetto
ma risulta comprensibile in
tutte le lingue del mondo.
Tine Kindermann
schamlos schön
Un repertorio in bilico
fra jazz, tradizione popolare
e world per un nuovo
grande ensemble.
felmay
Mimmo Epifani
Zucchini Flowers
Una delle più grandi
interpreti della tradizione
classica cinese.
Gamelan
of Central Java
XI. Music of
Remembrance
Musiche di
commemorazione dei morti
della tradizione javanese.
felmay distribuzioni • vendita per corrispondenza • richiedete il catalogo
strada Roncaglia 16 - 15033 San Germano AL - Italy
ph +39 0142 50 577 fax +39 0142 50 780 [email protected] www.felmay.it
EDITORIALE/sommario mondomix.it - 03 sommario
04 notiziario
Su e giù
06 Zen norvegese
08 Il figlio del Sudan
di Andrea Morandi
09 navigazione circolare
di Mario Brunello
di Alessio Biancucci
10 quattro passi
a buenos aires
argentina pagina 10
di Vittorio Pio
Emmanuel Jal pagina 08
07 LA Bossanova
secondo faraco
Arve Henriksen pagina 06
di Antonio Blasi
editoriale
Magazine Mondomix — n.3 - 2009
Il razzismo esiste ovunque vivano gli
uomini. Il razzismo è nell’uomo. Si
è sempre lo straniero di qualcuno.
Imparare a vivere insieme, è questo
il modo di lottare contro il razzismo.
Tahar Ben Jalloun
L’Italia è ormai da anni un paese di immigrazione, conta una
cifra pari a circa tre milioni di immigrati. Tuttavia, quello che
per tanti anni e specialmente nei secoli precedenti era stato un
paese di emigranti, si riscopre indifferente alla sorte dei nuovi
cittadini del mondo che si stabiliscono in Italia. Queste sono
le tesi più accreditate sulla presunta effusione di razzismo in
13 Bregovic
Riveli! Santé! Cheers!
Saúde! Salute!
Italia. Che non è proprio un razzismo classico, ma qualcosa di
di Alessio Biancucci
17 Alle origini
di Cesária
di Plinio Bonato
18 Folgorati
sulla via di Damasco
Antonio Placer pagina 20
16 Gianmaria Testa
voce e chitarra
di langa
più subdolo e alla lunga equivoco, perché non c’è chiarezza di
Bregovic pagina 13
di Benjamin MiNiMuM
Municipale Balcanica pagina 18
di Marta Amico
intenti e, come poter dire, non si riesce neanche tanto bene a
circoscriverlo: non ci sono fasce di età e sociali che lo applicano. La diffusione è incontrollabile.
In definitiva è un po’ ciò di cui soffre veramente il mercato della
world music in Italia: c’è, è vivo e sta anche in salute – ce lo
dimostrano la quantità di festival, rassegne, concerti qua e là
sparsi sul territorio o meglio organizzati – che popolano la penisola e le loro cifre ci mostrano un pubblico vasto, curioso e per
niente impreparato. A tal proposito consiglio con attenzione la
26 L’Afrojazz di Femi Kuti
lettura dell’articolo interno sul network di festival italiani riuniti
di Plinio Bonato
di Gianluca Diana e TP Africa
nell’’associazione Talento, che presto, dalle parole del diretto-
20 Il Freddy Mercury
della Galizia
27 Un’orchidea da Recife
re, pare aprirà le porte anche ad altre entità attive sul merca-
di Gaetano Palmisano
to: discografici, produttori, musicisti ed altro. Oppure le tante
21 Dietro le quinte
28 Storie di
[stra]ordinaria libertà
case discografiche, soprattutto le piccole, che nonostante le
di Martina Neri
di Andrea Scaccia
di Andrea Scaccia
22 Suggestioni per
notti di mezzo inverno 29 Musica e memoria
di Ciro De Rosa
di Guido Gaito
24 Segnali di fumo
dal Messico
30 afrodisia di Mauro Zanda
di Federico Scoppio
31 Recensioni
gravose condizioni del governo in materia di cultura e spettacoli continuano a faticare, prodigandosi in favolose scoperte
e produzioni. Ce ne sono diverse e all’interno del numero ne
troverete menzionate sicuramente alcune.
Bene, questo è il volto migliore del mercato. Poi ce n’è tutto un
altro, molto peggiore. Per carità, non è razzista, bensì è indifferente; oppure non sa come affrontare tali nuove proposte culturali e dunque le scansa anticipatamente. In Italia, ad esempio,
periodico gratuito
Editore Fm2
Direttore responsabile
Federico Scoppio
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Coordinatore editoriale
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Foto di copertina di:
Matjaz_Tancic
Hanno collaborato
Marta Amico, TP Africa, Alessio
Biancucci, Antonio Blasi,
Andrea Boccalini, Plinio Bonato,
Ciro De Rosa, Gianluca Diana,
Guido Gaito, Benjamin MiNiMuM,
Andrea Morandi, Martina Neri,
Gaetano Palmisano, Vittorio Pio,
Olivia Tanini, Paola Valpreda,
Mauro Zanda
Redazione
via di Porta Fabbrica 25,
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Stampa Ages Arti Grafiche
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registrazione al tribunale
per una pratica non ben definita, molto spesso si finisce per
prediligere, con schemi aprioristici, la musica italiana, che poi
di Torino n. 49 del 9 Luglio 2008
è soprattutto la leggera, a discapito di tanto altro. E invece si
[periodico culturale].
potrebbe scoprire che questo altro - un altro per cui la Makeba
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ci ha rimesso la pelle - è più vicino di quanto appaia ad uno
sguardo superficiale, alcolico e distratto, direbbe Goran Bregovic. O indifferente.
A proposito, condividiamo il contenuto dell’articolo di copertina
con i cugini francesi, per inaugurare al meglio il nuovo anno.
- mondomix.it NOTIZIARIO
in breve
Su e giù
segnali
MELTIN’FOLK
Meltin’folk è una
manifestazione
unica in Sicilia.
Dal 13 febbraio al
12 marzo torna a
Catania il festival
internazionale di
musica folk acustica.
In collaborazione con
la Provincia di Catania
sono state individuate
le curiose locations
che ospitano i
concerti, tutti ad
ingresso libero. Il
13 e il 14 febbraio
doppio appuntamento
con gli Habbadam
[Danimarca/Svezia]
e con i loro suoni
nordeuropei. Venerdì
13 febbraio tocca
invece alla tradizione
mediterranea,
interpretata dai
siculi I Petri ca
Addumunu. Il 26 e
il 27 appuntamento
con il Pivari Trio: dalle
radici dell’Appennino
modenese parte un
cammino musicale
legato a strumenti
come la ghironda
e la ciaramella.
Le suggestioni
austriache del
quintetto femminile
Witch saranno invece
in scena il 6 marzo,
mentre l’epilogo del
12 marzo è dedicato
all’Emilia Romagna
con l’esibizione degli
Enerbia.
www.darshan.it
ADIOS YMA SUMAC
La musica peruviana piange la sua più celebre interprete:
Yma Sumac se n’è andata lo scorso novembre a 86 anni.
Per la leggenda era una principessa Inca, per la musica era
una voce inarrivabile, in grado di estendersi fino a 5 ottave. Memorabili i suoi spettacoli con l’orchestra del marito
Moisés Vivanco, un ensemble di 46 musicisti e danzatori
indios. Yma, che amava il suo popolo senza disdegnare le
canzoni disneyane, sarà ricordata per la sua potenza esecutiva e per il carisma che ne ha sempre contraddistinto le
peculiarità artistiche.
FESTIVAL AU DESERT
Il Festival au Desert si accende tra la dune del Mali dall’8
al 10 gennaio. In pieno deserto, nella zona di Bamako, a
sud ovest del paese sahariano, sono in agenda 21 concerti. Ogni giorno, si parte alle 15.30 e si prosegue fino a
tarda notte: dal Marocco degli Amarg Fusion alle frequenze
malesi di Desert Blue, dalla kora di Vieux Farka Tourè alla
consueta chiusura con i Tinariwen. E poi l’evento Special
Mandingo Night che chiuderà la seconda serata. La tradizione musicale africana si esprime in uno scenario da mille
e una notte.
www.festival-au-desert.org
GRAMMY AWARDS
Tra le 110 categorie premiate il 9 febbraio a Los Angeles,
ci sono quelle che riguardano le musiche dal mondo. Per il
miglior album tradizionale sono in lizza “Calcutta Chronicles:
Indian slide guitar Odissey” di Debashish Bhattacharya,
“The Mandé variations” di Toumani Diabaté, “Ilembe: honoring Shaka Zulu” di Ladysmith Black Mambazo e “Dancing
in the light” di Lakshmi Shankar.
Nella sezione Contemporary world music, sono in nomination
Lila Downs con “Shake away”, Gilberto Gil con “Banda larga
cordel”, il collettivo di Mickey Hart, Zakir Hussain, Sikiru Adepoju e Giovanni Hidalgo con “Global drum project”, Youssou
N’Dour con “Rokku mi rokka [give and take]” e Soweto Gospel Choir con “Live at the Nelson Mandela Theater”.
www.grammy.com
CELTIC CONNECTION
Oltre 1.500 artisti provenienti da tutto il mondo sbarcano a
Glasgow per il Celtic Connection. Nelle molteplici locations
allestite in giro per la capitale scozzese, dal 15 gennaio al
primo febbraio si esibiscono artisti del calibro di Youssou
N’Dour, Bela Fleck, Branford Marsalis, Richard Thompson,
Mariza, Oumou Sangare, Martha Wainwright, Edwyn Collins, Nanci Griffith and Sly & Robbie. Un evento di grandi
dimensioni che dedica ampio spazio anche alla formazione
del pubblico.
www.celticconnections.com
MIDEM
Tra gli eventi più significativi d’Europa si distingue il Midem
– The World’s Music Community: il mercato mondiale della
musica si svolge al Palazzo del Festival di Cannes, dal 18
al 21 gennaio. 9.093 Partecipanti, 4.545 espositori provenienti da 88 paesi, per un allestimento di 9.017 metri quadri.
Tra i concerti va segnalato lo show di Magnifico, sul palco
lunedì 19; e poi conferenze tematiche e tante occasioni di
scambio e confronto per operatori e appassionati.
www.midem.com
LA ZAMPOGNA
Il festival di musica e cultura tradizionale diretto da Ambrogio Sparagna e Erasmo Treglia va in scena dal 16 al
18 gennaio nel Sud Pontino. Concerti, seminari, percorsi
enogastronomici e una mostra-mercato di liuteria si alternano tra Maranola, Formia, Itri, Monte San Biagio e Lesola.
Tra i protagonisti la Famiglia Boniface, storica formazione
valdostana. l Premio Speciale “La Zampogna 2009” sarà
invece assegnato ad Antonio Piccinino, voce dei Cantori
di Carpino.
www.lazampogna.it
CASA OLIMPIA
È un luogo di spettacoli che proviene dall’esperienza olimpica di Torino: si chiama Casa Olimpia, ovvero “dove la
cultura riscalda l’inverno”. Una rassegna che parla di cinema, libri, incontri, performance e musica, con base a Sestriere ed escursioni a Bardonecchia e Pragelato. In attesa
dei nuovi eventi in calendario per le prossime settimane, la
prima fase della programmazione invernale si chiude con
le musiche dal mondo: lunedì 5 gennaio la serata Jouer
sans frontières ospita Mattero Negrin Trio, mentre martedì
6 sarà sul palco Patrizia Laquidara.
www.casa-olimpia.it
YOUSSOU N’DOUR MOVIE
Retour à Gorée è il documentario in cui Pierre-Yves Borgeaud racconta un’avventura musicale: il protagonista è
Youssou N’Dour che, insieme al pianista Moncef Genoud,
realizza un viaggio artistico e poetico che ha come obiettivo finale l’esibizione di una grande orchestra jazz sull’isola
di Gorée, di fronte a Dakar [Senegal], luogo da cui partivano le navi cariche di schiavi dirette verso l’America.
EINAUDI - SISSOKO
Dall’incontro musicale avvenuto nel deserto, era scaturito
nel 2005 “Diario Mali”, un disco in cui la tecnica di Ludovico Einaudi temperava l’estro della kora suonata dal virtuoso Ballaké Sissoko. Ora i due artisti tornano ad esibirsi
insieme, scegliendo Roma per questo concerto di cui sottolineiamo le coordinate: giovedì 29 gennaio, ore 21.00,
Teatro Olimpico, biglietti su vivaticket.it.
www.ponderosa.it
BEPPE GAMBETTA
S’intitola “Rendez-Vous” il nuovo disco di Beppe Gambetta, chitarrista virtuoso dalla carriera ventennale. Partito da Genova ma propenso al vagabondaggio artistico,
Gambetta presenta un lavoro che viaggia tra la tecnica del
benjo e i colori della tarantella, dalle espressioni irlandesi al
fascino americano. Un viaggio da affrontare in compagnia
di una voce e di una chitarra.
CROSSROADS
Festeggia dieci anni di attività Crossroads, festival itinerante dell’Emilia Romagna. Si svolgerà dal 25 febbraio al 23
maggio, ospitando circa 40 concerti. Inaugura il quintetto
guidato da Di Battista, Bosso e Marcotulli con l’omaggio
a De André
www.crossroads-italia.org
NOTIZIARIO My mondo mix
Tra facebook e myspace, per i sostenitori della world music, c’è My mondo
mix. Una comunità virtuale, sempre
in questo ambito siamo, che però si
differenzia dalle altre reti sociali per
la filosofia: si interessa alle azioni dei
membri della comunità e non alla loro
persona.
Ognuno si può scrivere, dagli artisti agli
organizzatori, dai manager agli appassionati, dai discografici ai fanatici, per
condividere progetti, idee, comunicare
e valorizzare progetti del futuro.
Avete un progetto da realizzare che vi
sta a cuore? Potrete incontrare, tramite My mondo mix, un altro membro
della rete, vicino o lontano che condivide le vostre idee, i vostri gusti e che
potrebbe aiutarvi a realizzarlo.
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delle relazioni importanti malgrado le
distanze geografiche, socio-culturali
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- mondomix.com EUROPA
Zen norvegese
Arve Henriksen all’esordio per Ecm
quello proposta dalla connazionale Sidsel Endre-
Antonio Blasi
sen. Ingurgita tutto ciò, creando un timbro parti-
Arve Henriksen©Johanna Diehl/Ecm Records
Ecco linfa vitale per le nuove genera-
colare alla tromba e un’estetica vibrante e perso-
zioni della laptop music, con le quali
nale, ben condensata in questo nuovo lavoro. “Lo
Arve Henriksen condivide l’attenzione
considero il seguito di ‘Chiaroscuro’ [Rune Gram-
ai particolari, la capacità di sensibiliz-
mofon, 2004], in cui però innesto diverse novità:
zare gli ascoltatori, un orientamento
anzitutto il numero di musicisti coinvolti è certa-
non-lineare che oscilla fra moduli
mente maggiore; ci sono delle parti vocali recitate
delicati e scarni. Trombettista e
che si accostano alle parti strumentali; confesso
compositore norvegese classe
che ho iniziato a lavorarci nel 2005, dunque ho
1968, cresciuto nel conserva-
avuto molto tempo per calibrare le parti dedicate
torio di Trondheim, si dimostra
alla tromba”.
ben presto attento alle possibili
Tra i numerosi ospiti ce n’è uno in particolare
connessioni della musica acusti-
che merita menzione: David Sylvian. “Jan Bang
ca con quella elettronica, studian-
ed Erik Honoré avevano lavorato su materiale di
do e apprendendo gli insegnamenti
Sylvian nell’ambito di una produzione organizzata
del maestro Arne Nordheim. Dopo
per il Punkt Festival ed avevano inviato il tutto a
tre dischi incisi per Rune Grammofon
Sylvian, così lui mi aveva ascoltato e mi chiamò
e una carriera sfavillante come mem-
per coinvolgermi nelle registrazioni di ‘Snow Bor-
bro fondatore dei Supersilent giunge
ne Sorrow’ [N.d.r. pubblicato a nome dei Nine
a delineare, assieme al compagno Jan
Horses con Steve Jansen e Burnt Friedman al
Bang, il primo disco a proprio nome per
quale partecipò anche Ryuichi Sakamoto]. Così
Ecm, “Cartography”. “In realtà lavoro
ho pensato di coinvolgerlo nel mio progetto e ci
con loro dal 1997, prima con Christian
siamo incontrati lo scorso anno ad Oslo”.
Wallumrød e poi con Jon Balke, Arild An-
Arve ha mosso i primi passi nei primi anni novan-
dersen ed altri artisti, ma ho sempre pen-
ta quando fondò i Veslefrekk, un trio formato da
sato di voler fare qualcosa da leader”.
Ståle Storløkken alle tastiere e Jarle Vespestad
Della sua estetica colpisce da subito la
alla batteria e dedito all’avant garde. Proprio il trio
forte attrazione nei confronti di compositori
rappresenta il nucleo del fondamentale combo
colti o contemporanei più disparati; l’in-
dei Supersilent del quale fa parte anche il mu-
fatuazione per l’arctic beat e alcune
sicista elettronico Helge Sten aka Deathprod.
seduzioni etniche: scopre presto
Permutazioni, slabbrature, liquidi sgocciolamenti
il düdük armeno, i flauti indiani,
dalle strutture fluttuanti, con i Supersilent è tutta
la prassi esecutiva di Bali e
un’altra musica. Apparentemente, perché tutto
della Mongolia, un flauto di
rappresenta il pluralismo invidiabile di Henriksen,
bamboo giapponese, chia-
un prisma che va dal canto jazz alle derive folk
mato shakuhachi e spes-
della Norvegia e ancora ad una sorta di trillo gut-
so suonato in solo nella
turale Zen inteso come struttura multipla su cui
tradizione Zen per la sua
improvvisare. “Sono convinto che la musica viva
forza espressiva minima-
di connessioni e misture, non vada considerata
lista e meditativa, e
a comparti stagni. Io ho sempre tratto ispirazio-
rimane affascinato da
ne da Jon Hassell, Brian Eno e lo stesso Sylvian,
una sorta di scat post
quanto dai musicisti con cui suono, anche per
post-industriale, tipo
quest’ultimo disco è così”.
DA ASCOLTARE “Cartography” [Ecm/Ducale]
SITO arvehenriksen.no
america mondomix.it - La bossanova secondo Faraco
Vittorio Pio
Sono canzoni nate in maniera semplice, con un mood preciso che mi
accompagnava già da “Invento”, il disco precedente, che per me ha rap-
Marcio Faraco è uno dei più interessanti esponenti della nuova inesauribile
presentato un nuovo modo di approcciare le cose.
generazione di musicisti brasiliani. Colto e sensibile, vanta una collabora-
Come si trova a Parigi e che influenza ha avuto nel calibrare il suo
zione importante con Chico Buarque che per lui si è prodigato in lodi sin-
stile?
cere. Classe 1963, originario di Porto Alegre, Faraco si è confrontato con
Oltre ad essere una splendida città, Parigi si trova ad essere ben lontana
altre realtà viaggiando parecchio salvo fissare la sua residenza in Francia,
dal Brasile, è come se ammirassi un quadro dall’altra parte della stanza.
dove passa gran parte dell’anno, un posto ideale secondo le sue stesse
Qui posso pensare meglio perché ho il tempo per farlo, inoltre non sono
parole per trovare ispirazione e tranquillità. è stato proprio al New Morning,
influenzato dai generi che si susseguono in maniera vorticosa. Un giorno
uno dei club parigini più in voga, che ha presentato le canzoni di “Um Rio”,
si parla di bossa, un altro di samba, un altro ancora di rap. A Rio non c’è
il sesto capitolo di una carriera sviluppata portando il dovuto rispetto nei
quasi mai silenzio, però ovviamente è una parte di me a cui tengo. Qui mi
confronti della grande tradizione del suo paese a cui però ha abbinato
concentro, laggiù è tutto molto più intenso.
elementi diversi come la pedal steel guitar, il clarinetto e un utilizzo molto
Cosa ricorda della sua infanzia, delle prime cose che ha sentito, so-
particolare delle percussioni. Di questo suo momento parla in esclusiva a
pratutto nell’effetto che poi hanno avuto su di lei?
Mondomix:
Difficile spiegare per chi non è nato in Brasile che cosa significhi realmente
In questo disco sembra aprirsi ancora di
la musica. Da noi è veramente un elemento inscindibile rispetto al quotidia-
più verso la bossa nova, uno stile
no. Non ho ricordi precisi, perché l’ho sempre vissuta come una colonna
con cui bisogna sempre fare i
sonora costante, però ci sono stati due momenti davvero topici: quando
conti…
ho sentito suonare mio padre la chitarra, come pensavo mai nessuno sa-
La bossa nova potrebbe para-
rebbe riuscito a fare e poi quando sono arrivato a Rio per ascoltare Joao
gonarsi a una samba non così
Gilberto. è stata un’emozione fortissima, è come se qualcuno mi avesse
festosa, ma di appartamento.
messo un timbro sul passaporto sottolineando che da quel momento avrei
C’è sempre sentimento
potuto considerarmi “realmente” un brasiliano.
ed energia ma è
E della scena attuale cosa pensa?
tutto più con-
Come sempre ci sono molti stimoli, l’avvento di internet ha poi ulte-
trollato.
riormente mischiato carte e tendenze, ma guardando la situazione da
vicino il quadro non è di certo incoraggiante, perché nonostante tutto
la comunità dei musicisti non è affatto tutelata. Molti di loro vivono in
miseria, non c’è considerazione, opportunità, quasi diritti. Ma la musica
va oltre e purtroppo quando uno decide di intraprendere questa strada sa
pure che è inutile lamentarsi perché è sempre stato così.
In questo disco è presente un figlio d’arte di vaglia
come Philippe Baden Powell, con chi le piacerebbe
collaborare potendo esprimere un desiderio?
Vorrei tanto produrre un album con Milton Nascimento,
con il quale mi è già capitato di suonare. Se posso azzardare allora scelgo di fare qualcosa con Paul Simon,
uno dei miei miti, anche se ammiro molto Jorge Drexler,
un chitarrista uruguagio fantastico.
DA ASCOLTARE “Um Rio” [Le chant du monde/Egea]
SITO marciofaraco.com
- mondomix.it africa
Il figlio
del Sudan
Musica etnica e hip hop,
strumenti tradizionali
e rap: Emmanuel Jal
è un sopravvissuto,
passato in pochi anni
dall’AK-47
a un microfono,
dalla guerra a un palco.
arriva il primo singolo che finisce in radio in
Inghilterra, nel 2005 ecco l’album d’esordio,
“Ceasefire” [candidato ai BBC Music Awards del 2006]. Oggi ecco il secondo album,
“War child”, che lo ha portato lo scorso
giugno a Hyde Park, a Londra,
sul palco dei festeggiamenti
del novantesimo compleanno
di Nelson Mandela. Una storia,
quella di Jal, ai confini della
realtà, un incubo che diventa
sogno in maniera talmente
clamorosa che l’anno scorso è anche diventato un
documentario, di C. Karim
Chrobog, presentato al Fe-
Andrea Morandi
stival di Berlino e al Tribeca
di New York. Nel frattempo la
Sembra la sceneggiatura di un film, magari anche
da Oscar, ma non lo è: nato nel 1980 a Tonj, Stato
musica di Jal è finita addirittura
in un episodio di E.R. - Medici in
del Warab, in Sudan, Emmanuel Jal aveva solo sette anni
prima linea e ha portato Peter Ga-
quando si ritrovò con un’arma in mano nell’Esercito Suda-
briel ad affermare: “Emmanuel Jal?
nese di Liberazione Popolare. La madre era appena stata
Credo abbia il potenziale per diven-
uccisa, il padre al fronte. Da quel momento in poi, per
tare il nuovo Bob Marley”. E lui di
oltre cinque anni, ogni giorno poteva essere l’ultimo,
rimando: “Peter è un grande uomo,
ma la vita a volte sorprende perfino i suoi protagonisti
è come un padre, lui e molti altri
e così, dopo un incontro casuale con una volontaria
hanno cambiato la mia prospettiva.
inglese, Emma McCune, Jal viene adottato e portato
Bob Geldof no: dovevo cantare
in Kenya dove inizia un’esistenza normale. Qualche
al Live8 nel 2005 ma lui mi disse che
mese dopo la McCune muore a soli ventinove anni in
non avevo venduto abbastanza dischi
un incidente [“è stato il suo amore per me a cam-
e che se andavo sul palco io i cinesi
biare tutto”] e Jal decide di dedicarsi alla musica:
avrebbero spento la Tv. Non l’ho mai
inizia a rappare, a mescolare i canti tribali con le
capita questa cosa”.
ritmiche dell’hip hop, cercando di raccontare
la sua esperienza. “Ho capito che la musica è
l’unica cosa che può entrarti nella testa e nel
cuore con tanta potenza - ammette lui - ho
capito che il suo potere è infinito e mi ci
sono dedicato anima e corpo. A volte mi
fermo e mi chiedo perché mi è successo tutto questo. Adesso una risposta ce
l’ho: per raccontarlo”. Afro beat, rap
etnico, hip hop e molto altro, come
se Khalil Farah o Ibrahim el- Kashif
avvessero incontrato Eminem, tre
lingue unite assieme [inglese,
arabo e nuer, l’idioma della
tribù di Jal] con il retaggio
sudanese contaminato alla
modernità sonora: nel 2004
DA ASCOLTARE “Warchild”
[Sonic360/Audioglobe]
SITO emmanueljal.org
DA LEGGERE Deborah Scroggins
“La guerra di Emma” Alet 2006
EUROPA mondomix.com - La navigazione circolare
di Mario Brunello
“Odusia” è un’avventura, un viaggio seducente tra i lidi del Mediterraneo,
dove il suono del violoncello incontra i ritmi popolari
Alessio Biancucci
C’era bisogno di arricchire la gamma dei colori del violoncello con le
sfumature relative a territori musicali altri. E il risultato è un disco so-
A Palermo c’è un enciclopedia di storie, culture, luci, rumori e voci che
speso tra introspezione e gioia di vivere, in cui l’efficacia delle partiture
si chiama Kalsa. È il quartiere in cui si percepiscono i diversi umori del
si coniuga con la luminosità dell’esecuzione.
Mediterraneo. Soltanto da un luogo come questo, dove la storia rincorre
Brunello chiarisce così l’alchimia tra la sua attitudine classica e le deri-
la leggenda, poteva partire l’itinerario di Mario Brunello: “Odusia” è la tra-
vazioni etniche: “La musica cosiddetta classica ha la stessa provenien-
duzione latina di Odissea ed è anche il titolo di un disco in cui il versatile
za delle world music perché si muove continuamente alla ricerca delle
violoncellista intraprende una nuova avventura musicale, accompagnato
proprie radici”. E in questo caso la ricerca parte proprio da Palermo e
dall’Orchestra d’archi italiana. Si salpa con Spasimo, una composizione
dalla “sua distruzione nobilissima”. Le felice definizione del capoluogo
in cinque parti di Giovanni Sollima che rimane la rotta principale su cui si
siculo è il corollario di un interesse che Brunello coltiva durante i suoi
specchiano altri brani provenienti dal mare nostrum della musica. El Mole
continui viaggi: il fascino per i mercati, momenti d’incontro tra esperien-
Rakhamin è un canto tradizionale ebraico con la voce estatica di Moni
ze e suoni diversi. E non è un caso se in questo disco emergono realtà
Ovadia, con la fisarmonica e le percussioni ad inseguire la fierezza del
tradizionalmente mercantili: le bancarelle di Palermo, la propensione
violoncello. Mole Rakhamin è un’improvvisazione per dijembe e violoncello
ebraica, i bazar di Istanbul, i commerci balcanici.
che è di per sé un episodio epico, probabilmente benedetto dagli dèi: la
Del resto le occasioni di scambio e confronto sono uno stimolo per
ripresa è stata infatti realizzata nel deserto del Sahara con una semplice
Mario Brunello, basti pensare alla sua vocazione per le collaborazioni
telecamera digitale da cui è stata poi acquisita la traccia audio; e qui non
sempre nuove e le sfide anche rischiose., da Margherita Hack a Uri
c’entra la mitologia perché è tutto documentato da un video inserito nel
Cane, da Capossela alla world music: “La curiosità è il primo motivo
cd. Nana è invece una ninna nanna iberica drappeggiata dalle corde del-
per accettare queste collaborazioni; la flessibilità artistica aiuta, ma
l’arpa. Evidente poi la matrice turca di 11’Li per violoncello e percussioni,
anche quando non si conoscono certi mondi, l’importante è fidarsi
mentre la tappa balcanica s’intitola Vez, una composizione contempora-
della qualità”.
nea firmata dalla giovane serba Ana Sokolovic.
E chi vuol solleticare la propria curiosità con le sirene della qualità artistica,
In questa navigazione circolare Brunello dice di sentirsi come Ulisse, ma
deve soltanto imbarcarsi per questa audace e avvincente Odissea.
senza la necessità di tornare ad una qualche Itaca; e anche il suo violoncello, se mai dovesse essere un personaggio dell’Odissea, sarebbe il protagonista perché è lo strumento più duttile tra quelli classici, lo strumento
che più si adegua agli incontri imprevedibili.
“Ho cercato di avvicinare la qualità e l’immissione del suono - spiega il musicista veneto - agli strumenti della tradizione popolare: a un certo punto
ho provato ad imitare il duduk armeno oppure a riprodurre il suono molto
teso della tradizione ebraica”.
DA ASCOLTARE ”Odusia” [Egea]
ALCUNE DATE
21/1 - EDINBURGO, Scottish National Orchestra - R. Abbado
22/1 - GLASGOW, Scottish National Orchestra - R. Abbado
1/2 - CESENA, Orchestra d’Archi Italiana
12/2 - FOGGIA, Recital con Andrea Lucchesini
16/2 - CATANIA, Recital con Andrea Lucchesini
“Un itinerario
per esplorare i luoghi,
le novità e la rinascita
del tango porteno”
Dal libro “Sombras de Tango” enrico carpegna© Alberto Perdisa editore
10 - mondomix.it america
Quattro passi a Buenos Aires
Marta Amico
menti originali. Nelle note del genere che la rende famosa nel mondo,
Buenos Aires sembra oggi cercare una sua identità artistica con ener-
Scoprendo Buenos Aires è inevitabile prima o poi imbattersi nell’eco di
gia e determinazione. Una dimensione ricca di creatività, degna di una
uno dei tanti motivi di cui la città è protagonista, le cui note aleggiano
città dinamica che reagisce con grinta ai postumi dell’ultimo tremendo
per le strade alberate o fuoriescono dai caffè. Camminando per la zona
crollo economico nel 2001, le cui conseguenze ancora segnano il vol-
di Abasto, tappezzata di profili di Carlos Gardel che qui visse a lungo,
to degli abitanti. Tra i molti interpreti meritano un ascolto, nelle varie
o per le strade affollate del barrio più in voga, Palermo, o ancora per
formazioni di cui fanno parte, Nicolas Ledesma, Ramiro Gallo, Ne-
San Telmo, zeppo di locali in cui si suona dal vivo, si penetra in un
stor Marconi, Horacio Molina. Numerose anche le orchestre giovani
concentrato di atmosfere e immagini che trasudano un passato ormai
che rinnovano la formazione tradizionale tanghera, l’Orquesta Tipica, in
semi-mitico in cui nacque il genere indissolubilmente legato alla città:
chiave contemporanea. Tra queste l’ottima Orquesta El Arranque, che
il tango. Si dice che il bandoneón, strumento di origine tedesca, sia
si ispira allo stile di Pugliese; Astillero Tango, che vanta un repertorio
arrivato in Argentina su una nave, come la maggior parte della popola-
di composizioni originali accompagnate da sperimentazioni video; la
zione di Buenos Aires. Migranti da ogni angolo d’Europa e in gran nu-
Fernandez Fierro, sorta di rock-band tanghera che si esibisce in uno
mero dall’Italia, come testimoniano i cognomi di molti grandi musicisti
show scatenato e psichedelico il mercoledì notte in un locale auto-
che fecero la storia del genere: Pugliese, De Caro, Di Sarli, Piazzolla.
gestito. Non mancano anche i progetti educativi di alto livello, come
Ascoltare il tango, conoscerne le epoche, gli stili, gli autori, è una porta
l’Orquesta Escuela de Tango Emilio Balcarce, dove l’apprendimento
per entrare nel cuore della città e per conoscere la sua storia.
è al centro di un percorso formativo completo e intergenerazionale,
Oggi Buenos Aires continua a palpitare a ritmo di musica. Numerosissi-
che vede affiancarsi sul palco giovani musicisti e grandi maestri. An-
me sono le milongas, reminiscenze di un genere che nacque esclusiva-
che le istituzioni sono parte attiva in questo processo di valorizzazione.
mente per accompagnare il ballo. Vecchie registrazioni che conservano
La città di Buenos Aires, unitamente a Montevideo, ha recentemente
il fruscio e la poetica di epoche passate accompagnano le danze fino a
presentato una candidatura presso l’UNESCO per dichiarare il tango
tarda notte. Ce n’è per tutti i gusti, dalle sale di barrio nelle quali basta
patrimonio culturale dell’umanità.
una sola occhiata per invitare al ballo, a quelle più giovani e alla moda,
Insomma, una seconda gioventù, quella che si respira aggirandosi nei
prime tra tutte La Viruta e La Catedral. Poi, la musica esclusivamen-
meandri del tango porteño. Un tango oramai lontano dalle sue origi-
te da ascoltare. Un’infinità di formazioni e di personalità artistiche di
ni miserabili, icona della volontà di riscatto di una città pulsante, che
rilievo, che declinano il tango secondo diverse espressioni e sapori,
rielabora con gusto e vivacità il frutto della sua identità meticcia. Ma
lanciandosi in ardite rivisitazioni dei classici e producendosi in arrangia-
fermarsi qui sarebbe come trascurare un’altra dimensione importante
della movida cittadina. Molti tangheri di vecchia data dicono che è soprattutto grazie all’interesse europeo che negli ultimi anni si è innescata
la rinascita locale. Ora che la città si è resa conto del potenziale del suo
patrimonio culturale, l’intenzione è quella di venderlo a caro prezzo. Il
turismo tanghero a Buenos Aires è un esercizio in piena salute, alimentato dal mito di una città che balla sui tacchi a spillo e da precise politiche istituzionali volte al consolidamento dell’industria culturale porteña. I gruppi e i locali per turisti si moltiplicano soprattutto nel centro,
zeppo di annunci sberluccicanti di spettacoli dal sapore fasullo, offerti
allo straniero di passaggio come versioni patinate e stereotipate della
musica e del mito che si aggirano intorno al “dos por cuatro”.
Ma attenti, nonostante queste immagini a senso unico, il tango non è
che uno dei mille volti di una città tanto più ricca perché incrocio di tanti
percorsi, casa di tante culture. Qui troveranno pane per i loro denti gli
amanti del rock, della cumbia, del jazz. E per lanciarsi alla scoperta di
altre dimensioni di Buenos Aires basta recarsi ad una delle numerose
“peñas”, sorta di balere rustiche e molto frequentate, dove gustando
“empanadas de carne” e ottimi vini rossi locali, si ballano i ritmi del
folklore della provincia argentina. Per farsi un’idea, da ascoltare è sicuramente il duo formato dai fratelli Rudi e Nini Flores, che interpretano
in maniera magistrale il “chamame”, ritmo provenente dalla provincia di
Corrientes, nel Nord-est del paese. Anche qui molti sono gli artisti che
non si limitano a ripetere il repertorio classico, ma che inseriscono senza timore il folklore in un bagaglio musicale contemporaneo e popolare.
Aca Seca e Orozco y Barrientos provenenti dalla provincia argentina, mescolano sapientemente i sapori del folklore con ritmi e influenze
metropolitane, elaborando un melange pressoché sconosciuto al pubblico europeo, espressione di un tessuto musicale urbano moderno
e attivo, che tuttavia non rinnega le sue origini di “campo”. Insomma,
ogni esperto viaggiatore sa che le mete migliori sono quelle di cui non
si sospettava l’esistenza, quelle che si incontrano durante il cammino.
è dunque compito di colui che si reca nella metropoli quello di scavare
sotto il pacchetto gentilmente offerto al turista e di intraprendere, questa volta sì, un vero viaggio di scoperta, lanciandosi nell’esplorazione
delle ricche polifonie del tessuto musicale porteño.
SELEZIONE CD
Tango
Astillero Tango, “Sin
descanso en Bratislava”,
2008, De Puerto
Producciones
Ramiro Gallo Quinteto,
“Espejada”, 2006, EPSA
Music
Orquesta Escuela de Tango
Emilio Balcarce, “Bien
Compadre”, 2004, EPSA
Music
Horacio Molina, “A Pedido”,
2005, Acqua Records
Folklore
Orozco y Barrientos,
“Pulpa”, 2008, Surco
Records
Aca Seca, “Avenido”, 2006,
Imaginary South
Maria y Cosecha,
“Esencia”, 2006, UMI
Juan Quintero y Luna
Monti, “Lila”, 2006
Il giro dei mondi con
ROUGH GUIDE
Dalla celebrata guida per viaggiatori un estratto unico per i lettori
di Mondomix e lo speciale musica dell’omonima collana
roughguides.it • worldmusic.net
argentina
Cile, Bolivia, Uruguay, Paraguay
Dove andare
L’Argentina vanta molte delle meraviglie naturali del mondo, tra cui le
maestose cascate dell’Iguazù [condivise con il Brasile], lo spettacolare
ghiacciaio Perito Moreno, dalle cui
pareti a strapiombo si staccano iceberg enormi che precipitano nel lago
sottostante, e le affascinanti colonie di
balene al largo della peninsula Valdés.
Molto probabilmente il vostro punto
d’accesso al paese sarà Buenos Aires,
città al cui fascino è quasi impossibile
resistere. Mecca gastronomica e nodo
dei trasporti dell’intero paese, vanta
anche una frenetica vita notturna che
la rende attiva 24 ore su 24.
Quando andare
La primavera argentina, che va all’incirca da settembre a novembre, è il
periodo ideale praticamente ovunque,
eccetto in alcune zone meridionali dove potrebbero soffiare dei venti
glaciali, mentre l’autunno [marzo e
aprile] è splendido per la vendemmia
Tango
Think Global
nelle province
di Mendoza e
San Juan e per
le sfumature
rosse e arancione di cui
si colorano i
faggi a sud. Si
raccomanda di
evitare le zone
meridionali
nei mesi più
freddi [da aprile a ottobre], e
il Chaco e alcune zone paludose nordoccidentale nel cuore dell’estate [da
dicembre a febbraio]. La stagione estiva è l’unica in cui è possibile scalare
le vette andine e visitare la Tierra del
Fuego con una certa tranquillità. Buenos Aires può diventare insopportabilmente calda e umida in piena estate
e rigida nei mesi centrali dell’inverno.
Cercate di visitare
le località sciistiche
in luglio e agosto.
Something else
Due facce diverse dell’Argentina, fisarmonica uno,
bandoneon l’altro. Chango
Spasiuk pubblicherà a febbraio “Pinandì-Los descalzos” [World village/Egea]
un disco in cui convivono
l’anima tangera e lo spirito
cosmopolita. Quindici brani
che si rincorrono, come a
smascherare i mille volti delle tradizioni argentine. Lisandro Adrover, poi, splendido
interprete della tradizione. Il
suo “Meet the metropolitan
orchestra” [Saphrane/ Fel-
AAVV
may] illumina l’essenza più
profonda del tango, virtuosismo e passione a servizio
della musica.
Per comprendere a fondo
il tango è bene andare in
visita a Buenos Aires. Certo,
non è proprio dietro l’angolo, allora si può iniziare a
mettere su questo dischetto. Prodotto in collaborazione con Oxfam [confederazione di 13 organizzazioni
non governative], le vendite
gonfiano le casse del coordinamento nato a scopi benefici. All’interno ce ne sono
di tutti i colori, certo niente
rispetto al mare magnum
della produzione sul tango.
Tutto sommato un ottimo
ascolto. Inizia con il cantore
Melingo, già espressamente
ammirato sul primo numero
di Mondomix, in un brano
crepuscolare, immaginifico.
Si continua poi con repertorio tradizionale reso attuale
da interpretazioni avventiristiche, che presentano
materiale assai moderno.
Tipo Oblivion
di Astor Piazzola interpretato da Beatriz
Suárez Paz. Tres
Son Multitud di
Carlos Libedinsky
è tra i capitoli più curiosi:
ottima prova di tango ed
elettronica.
EUROPA mondomix.it - 13
Bregovic
Riveli! Santé! Cheers!
Saúde! Salute!
Nel giugno scorso Goran Bregovic è caduto da un ciliegio.
Questo incidente avrebbe potuto costargli la vita.
Oggi, di nuovo in forze, presenta due dischi “Alkohol” e “Champagne”.
Non beve praticamente mai, solo quando è in scena, perché è un obbligo.
VIENe da una cultura in cui la musica si accompagna sempre al bere.
14 - mondomix.it EUROPA
testo di Benjamin MiNiMuM
secoli. Mi piace l’idea che si possa bere con la mia musica.
traduzione dal francese Olivia Tanini
Quali sono i temi affrontati in queste canzoni?
Sono canzoni d’amore. Vengono in parte dal mio vecchio periodo
Nel giugno scorso Goran Bregovic è caduto da un ciliegio. Questo
rock’n’roll come Back seat my car. Yeremia, quella che apre, proviene
incidente avrebbe potuto costargli la vita. Oggi, di nuovo in forze, pre-
dalla Prima Guerra mondiale e dalla guerra dei Balcani [1912-13]. È
senta due dischi: il primo, “Alkohol”, registrato con la Wedding and
un canto conviviale molto famoso da noi e parla di un artigliere.
funeral band al festival serbo di Guca nel 2007. Il secondo, “Cham-
In Europa è sempre più diffuso l’interesse per la musica Balcani-
pagne”, che sarà pubblicato più in là, è un concerto per violini e due
ca: lei come vive questa situazione?
orchestre, sempre registrato in scena a Milano e Torino. L’incontro
È bello vedere questa interazione tra dj e la nostra musica. Prima
con un bevitore strutturato.
erano i dj che prendevano il nostro materiale per utilizzarlo, adesso si
Durante il processo di creazione musicale, l’ebbrezza è un mez-
osserva il processo inverso. I gitani utilizzano il modo di pensare del
zo o un fine?
dj: avere una padronanza assoluta del ritmo, delle frasi… Il circuito si
L’alcol è una storia di famiglia. Mio padre era colonnello e, come molti
muove! Per la prima volta abbiamo regalato una canzone – Gas, gas,
militari, beveva troppo. Mia madre lo lasciò per questo motivo. Io non
gas – a un dj. È Shantel, che apprezzo da molto tempo. Utilizzava le
bevo praticamente mai, solo quando sono in scena, perché è un ob-
mie canzoni nei suoi dischi ma non gli avevamo mai dato l’autorizza-
bligo. Vengo da una cultura in cui la musica si accompagna sempre
zione di intervenire sulla musica. Trovo il risultato molto riuscito.
al bere. Da noi non ci sono la musica classica o l’opera. Da sempre
La moda della musica gitana permette alla comunità di essere
consideriamo la musica fatta per bere. L’alcol forte è presente presso
meglio considerata nel quotidiano?
gli slavi, dalla vodka russa alla sljivovica dei Balcani: è una tradizione. Si
No, sono stati sempre considerati formidabili musicisti, ma da sempre
può capire la differenza tra culture osservando cosa bevono le perso-
è così…. Sono stati uccisi prima degli ebrei! Ma ho come l’impressio-
ne. Per i francesi è la cultura del vino, mentre presso gli Slavi è la cultura
ne che in Europa si stia infine riconoscendo ciò che la cultura gitana
dell’alcol forte e fatto in casa. La percentuale di metanolo è incontrol-
ha apportato. Perché è difficile trovare un compositore serio che non
labile perché l’alcol è distillato in casa. Presso di noi è quasi genetico, i
sia stato influenzato o impressionato dalla musica gitana. Nell’Europa
nostri corpi sono modificati da questa distillazione artigianale praticata
dell’est tutti sono poveri, i gitani lo sono solo un po’ di più. È diver-
da secoli. La cultura sudamericana si serve di altro: utilizza la droga e
tente che l’unica musica che viene dall’est sia la musica gitana. Ci
questo rivela un temperamento completamente diverso.
siamo io e qualche orchestra gitana a uscire da là. Come un rivincita,
Presenta questo disco contemporaneamente a un altro progetto
una giustizia.
intitolato Champagne.
Tutto è nato per commissione dell’European Concert Hall Organisation [ECHO]. Ho proposto un concerto per violini e due
orchestre diverse: una di New York e la mia. Per dare
vita a un dialogo. Il dialogo tra culture parallele
si allaccia più facilmente in musica, perché
la musica è il primo linguaggio. Scientificamente è il primo modo di parlare tra esseri
umani di cose che ci fanno paura [aggiunge alzando gli occhi verso il cielo].
In seguito ho migliorato il progetto decidendo di aggiungere “Alkohol” nella
seconda parte: mi piace l’idea di offrire
questa musica per diversi alcolici. Non si
beve sljivovica o champagne nelle stesse
occasioni. Le atmosfere non sono le stesse e i due stati di ebbrezza sono molto diversi. Presso di noi il matrimonio e il funerale sono socialmente i due momenti più
importanti. Di conseguenza le musiche di
questi eventi sono cruciali e voglio lasciare
nella scia di questa tradizione una musica
che si potrà ancora ascoltare nei prossimi
EUROPA mondomix.it - 15
Il suo album inizia con la canzone di un artigliere e termina con
Goran Bregovic
Kalashnikov. Quale legame intercorre tra l’alcol e le armi?
Alkohol [Mercuri/Universal]
È un legame permanente presso di noi. All’epoca dell’ultima guerra,
Diversamente dalle nostre abitudini durante i
avevo un zio che non abbiamo ritrovato per quattro anni a Sarajevo [è
pasti gli slavi bevono alcolici forti prima degli al-
della parte serba della mia famiglia]. Quando l’abbiamo infine scovato
colici leggeri. Aspettando l’album “Champagne”,
era sempre professore di ginnastica ma era diventato alcolista perché
previsto per il marzo prossimo, Goran Bregovic
aveva passato quattro anni in prima linea. Alla fine della guerra volevo
ci serve subito questo “Alkohol” felicemente esplosivo. Senza essere vera-
comprargli una casa o qualcosa di simile ma viveva in caserma con
mente un album live, Sljivovic, nella versione originale, è stato in gran parte
dei militari congedati e ha voluto rimanere con i compagni. È morto
registrato il 10 agosto 2007 al famoso festival serbo Guca che ogni anno
laggiù perché l’alcol era gratuito.
celebra i migliori musicisti di bande dei Balcani. È costituito da brani che la
L’immagine dell’esercito è rimasta come quella che c’era presso di
brass band di Goran Bregovic conserva abitualmente per il proprio piacere.
voi un secolo fa. Ci sono armi in ogni casa, nascoste, sotterrate, in at-
Canzoni conviviali di artiglieri, successi del periodo rock star di Bregovic,
tesa della prossima guerra. All’epoca della Seconda Guerra mondiale
riproposti dagli ottoni e le voci bulgare, costituiscono l’abituale repertorio di
tutti erano armati fin dall’inizio perché avevano nascosto le armi della
riscaldamento della band.
Prima Guerra mondiale. Siamo alla frontiera tra ortodossi, cattolici e
Anche se la presenza del pubblico si rivela solo nelle strofe di Yeremia,
musulmani, perciò abbiamo questa orribile storia.
brano d’apertura, il piacere provato dal pubblico esperto nell’ascoltare il
La sua bevanda alcolica preferita?
concerto è chiaramente palpabile.
Jack Daniel’s dopo la firma del contratto, è l’alcolico che devo bere in
Il ritmo è sostenuto come un assalto etilico di cavalleria e l’ebbrezza che si
scena. È come la sljivovica, si può
libera è contagiosa. A metà percorso Goran raccoglie la sfida elettronica
bere in shot senza ghiaccio, ma
invitando per la prima volta un dj-produttore a manipolare la sua musica. Il
non ha quel terribile odore
tedesco Shantel, che doveva aspettare ciò da diverso tempo, si è scatenato
di prugna.
su Gas gas gas senza sconvolgerne l’equilibrio vagabondo. I brani si susseguono lasciando giusto il tempo ai danzatori di respirare un po’ e agli altri di
servirsi di nuovo un bicchiere. Si gode dai primi secondi fino all’assalto finale
dell’irresistibile classico Kalashnikov, acquattato dietro ai minuti di silenzio
che seguono l’ultimo brano annunciato. Con questo disco che trasmette
l’atmosfera elettrizzata dei concerti più riusciti della sua gang, Bregovic firma il suo migliore album a oggi e segna un vantaggio, già vertiginoso, sulla
produzione discografica del 2009.
Benjamin MiNiMuM
Gianmaria Testa
voce e chitarra di Langa
foto di Bertrand Desprez
16 - mondomix.it EUROPA
Alessio Biancucci
“Testa, ti va ben?” La Renza, dalla terrazza del suo bar, accoglie con le
stesse parole i ritorni del musicista dirimpettaio. E allora a lui sembra di
non essere mai partito. Nel borgo di Castiglione Falletto, la casa di Gianmaria Testa ammira le Langhe, dove il paesaggio non si accontenta di
essere un incantevole panorama perché sa di rappresentare un’opera di
vita collettiva.
sco tratto da un concerto quanto mai ispirato, registrato lo scorso maggio
“Qui fino agli anni sessanta - spiega il cantautore - c’erano sofferenza e
all’Auditorium di Roma. C’è chi potrebbe azzardare qualche perplessità
povertà, ma adesso questa terra inizia a restituire un po’ della fatica, del
sulla dilagante formula live-più-inedito, ma la dignità artistica di Testa non
sudore: anche gli anziani si prendono il tempo di meravigliarsi per la bellez-
teme certe critiche: “In tutti questi anni abbiamo provato diverse volte a
za della Langa, perché ora è una terra pettinata dal lavoro dell’uomo”.
produrre un disco live, ma ritenevo inutili quelle registrazioni e non le ho mai
Gianmaria [nome eccessivo per la sobrietà del personaggio] si riconosce
licenziate; stavolta invece, in un cd realizzato semplicemente per archivio,
completamente nelle radici di un territorio che, come lui, è aspro, sangui-
c’è un’anima. A cui ho aggiunto l’inedito Come al cielo gli aeroplani perché
gno, forte. Se gli chiedi che vino è la sua chitarra, non c’è esitazione: un
è un pezzo di collegamento con il prossimo disco, un lavoro che parlerà
Barbaresco, il suo preferito. Lui invece si sente più un Dolcetto perché
del tempo e dell’uso che ne facciamo”.
la sua musica non è mai sorprendente o innovativa, ma sa essere una
Ma intanto le nuove composizioni sono lasciate lì ad affinare, come si con-
garanzia di qualità. Come nel caso, paradigmatico, di “Solo - dal vivo”, il di-
fà alla tradizione enologica piemontese. Per ora ci sono le suggestioni di
questo nuovo live: voce e chitarra. Da solo, appunto, lavorando come al
solito per sottrazione: “In questi anni di grande falsità e millantato credito
- scandisce Testa - propongo una delle cose più vere e nude possibili”.
Ed è facile per lui riconoscere le qualità di un buon concerto: “Il metro di
valutazione sono io stesso: mi emoziono cantando e quando le emozioni
che hanno generato le canzoni tornano palpabili, allora questo elemento
passa anche tra il pubblico”.
Testa non si esibisce mai, lui semplicemente fa i suoi concerti: ammette
che la canzone, a differenza della poesia, è figlia dell’interpretazione, ma
ha anche l’impressione che nelle parole ci siano una melodia ed un ritmo,
sufficienti a modulare toni e vibrazioni. “È poi vero - e ci tiene a precisarlo
- che l’interpretazione ha a che vedere con l’invecchiamento, con la presa
di coscienza di sé”.
Ed è qui che si palesa l’assonanza con l’austera tradizione di Langa,
dove i vignaioli [quelli veri] ripetono che le uve di nebbiolo devono avere il tempo di vivere, di invecchiare. Testa ammette poi che per lui è
sempre più faticoso allontanarsi dalle sue colline ed è per questo che
predilige il viaggio immaginario, quello che racconta continuamente,
sotto diverse declinazioni, anche nei brani ripresi in questo “Solo – dal
vivo”. Un disco che non ha bisogno di essere declamato, perché rivela
se stesso e le sue pulsioni con estrema genuinità. Come una schietta
passeggiata nell’armonia delle Langhe.
DA ASCOLTARE ”Solo dal vivo” [Odd Times/Egea]
SITO gianmariatesta.com
AFRICA mondomix.it - 17
Alle origini
di Cesária
testo di Plinio Bonato
traduzione di Paola Valpreda
Rádio Barlavento, nella capoverdiana Mindelo, capitale culturale della regione di São Vicente, primi anni sessanta: questo è lo scenario
che si presenta oggi in “Rádio Mindelo” [cd + libricino di 32 pagine],
una Cesária Évora che non si era mai sentita, una raccolta delle sue
primissime registrazioni. Dolce ieri come oggi, alla perenne ricerca
della bellezza. Fraseggio e sicurezza, già allora. Qualche anno prima era stata scoperta da Gregorio Gonçalves, gran musicista lui, ne
aveva colto da subito le potenzialità inesplorate, pare ne apprezzasse
vigorosamente quei piedi scalzi che percorrono ancora oggi i palchi
di mezzo mondo.
Ricorda i momenti delle registrazioni? Può raccontare come si
svolgeva la sua vita in quel periodo e ricorda se vi era fermento
musicale?
Sì, mi ricordo quando ho iniziato a cantare, ero molto piccola, avevo
appena tre o quattro anni. Invece avrò avuto vent’anni quando fui
invitata a cantare a Rádio Barlavento, il risultato sono le registrazioni
di questo disco. Oggi la musica capoverdiana è famosa all’estero ed
è molto amata, ma a quei tempi il successo nel mio paese era limitato,
Nei primi anni sessanta oltre ad interessarsi alla morna, già la
anche se devo dire che suonavo e registravo molto, c’era una fervida
incuriosivano le musiche di altri paesi, come il Portogallo o il
attività che rimaneva però più nell’oscurità. Ho avuto la percezione
Brasile?
dell’importanza della scena di allora e di quel che stava accadendo
Sì, certo. Ho sempre amato la musica brasiliana, già durante la mia
quando sono uscita dai confini del mio paese; le cose erano ben di-
adolescenza ne arrivava molta a Capo Verde e cercavo di compren-
verse per me, non c’è il minimo paragone con la situazione odierna.
derla ed anche utilizzarla pian piano al fianco delle tradizioni del mio
Qual era il suo rapporto con Gregorio Gonçalves ai tempi?
paese.
Ti Goy, come amavo chiamarlo, fin da quando avevo quindici anni era
Che succederà ora, è in giro per una tournée? Quali paesi rag-
una figura fondamentale per me e per la mia musica, è stato un sorta
giungerà?
di mentore. Ricordo ancora quando andavo a casa sua ad ascoltare
La tournée è iniziata in Kazakistan, sono passata per il Portogallo e
dischi, mi invitava e io ero lì con la copia delle sue canzoni in mano,
poi tornata a Capo Verde. Presto sarò di nuovo all’estero.
quasi in adorazione. Nei primi tempi mi aiutò molto.
Oltre ad esibirsi dal vivo sta già lavorando ad un nuovo progetto
Sono presenti anche brani di suo zio, noto musicista e autore
discografico?
di canzoni che usava lo pseudonimo di B. Leza: cosa la colpiva
Sì, ho già cominciato a registrare alcune cose in Francia, l’album do-
della sua musica?
vrebbe essere pronto ed uscire nei prossimi mesi.
Infatti era il cugino di mio padre, un musicista molto conosciuto dalle
Cosa vorrebbe che il mondo intero apprezzasse di Capo Verde?
nostre parti già allora. Ho sempre amato il suo modo di comporre
Capo Verde è meravigliosa, per il clima, per la gente gradevole. Tutte
musica e di scrivere i testi delle sue canzoni, per questo decidemmo
le isole sono diverse tra loro, ed ognuna ha una particolarità che la
di includere i suoi brani durante quelle sessioni.
rende unica ed amabile. Naturalmente ci sono cose meno belle, c’è
A risentire oggi questi brani cosa pensa della musica di allora?
anche povertà, ma è un paese che andrebbe visitato, è ricco di cultu-
È stato bello riscoprire quella musica perché è secondo me molto di-
ra e di cose interessanti.
versa da quel che propongo oggi, si è trasformata. È una conseguenza naturale delle cose, tutto era diverso allora, la società, le persone,
tutto quanto.
DA ASCOLTARE “Rádio Mindelo” [Microcosmo dischi/Ird]
SITO cesaria-evora.com
18 - mondomix.it EUROPA
Folgorati sulla via di Damasco
MUNICIPALE BALCANICA, QUANDO LA PUGLIA INCONTRA L’EUROPA DELL’EST
Plinio Bonato
come la compattezza e la voglia di raccogliere e trasmettere energia. Questa è stata forse la nostra prima illuminazione sulla via di Damasco.
Nel caso in cui vi chiedeste cosa potrebbe accadere se un gruppo di gio-
Dalla Puglia alla tradizione dell’Est Europa. Come intrecciate le due
vani pugliesi entrasse in contatto con la tradizione est europea, la risposta
tradizioni?
è: Municipale Balcanica, uno dei gruppi più interessanti che sta girando
Essere pugliesi ci aiuta a vivere questo incontro. L’integrazione l’abbiamo
per lo stivale. Ne abbiamo parlato con uno dei fondatori del gruppo, Nico
vissuta con grande spontaneità nei nostri paesini. Abbiamo prima cono-
Marziale.
sciuto gli immigrati che si sono trasferiti in Puglia e tramite loro, la musica
Come inizia la storia di MB?
balcanica. Il primo punto d’incontro sono stati gli strumenti della nostra
Quasi sei anni fa decidemmo di dar vita a questo progetto per avviare una
banda tradizionale: con curiosità abbiamo sentito che sassofoni, clarinetti,
profonda sintesi tra le sonorità tzigane, klezmer e yiddish dell’est Europa
trombe e altri ottoni nei Balcani erano utilizzati in modi assolutamente dif-
e quelle più radicate e calde della nostra terra d’origine, la Puglia. Dopo
ferenti. Se da noi la melodia bandistica deve essere solida e precisa, là è
una consistente attività live, nel 2005 uscì “Fòua”, che diventò subito co-
tanto più apprezzata quanto più è fluttuante e instabile.
nosciutissimo non solo in Italia ma anche e soprattutto all’estero grazie ad
Non solo la musica tradizionale ma mille altri umori in questo lavoro,
una recensione apparsa su Folk World, che valutò la nostra Hava Nagila
qual è la formazione dei membri di MB?
come “una delle migliori interpretazioni ascoltate tra le migliaia degli ultimi
Il nocciolo della Municipale proviene dalla nostra tradizionale banda di
trent’anni”.
paese. Da quelle radici i nostri fiati non hanno mai voluto allontanarsi. A
Successo che vi piacerebbe replicare in “Road to Damascus”…
questo background così solido si è aggiunto l’amore per la world music e
Nel nuovo lavoro confluiscono sia le esperienze fatte in questi anni che le
il jazz, anche quello più radicale e sperimentale. Ai bandisti si aggiungono
novità e le sperimentazioni del gruppo. Abbiamo unito la tradizione e la
altri musicisti che provengono dalla musica popolare propriamente detta,
spinta verso il nuovo; pur avendo legami forti con le nostre radici musicali e
quella che ha ricercato e riscoperto filologicamente la musica della nostra
con i suoni tradizionali dell’est non siamo mai stati un gruppo folkloristico,
terra. E per finire, nella sezione ritmica, abbiamo chi proviene dal rock
e in questo lavoro la nostra curiosità si nota. Si tratta di un esperimento di
estremo e dal reggae. Il punto d’incontro tra esperienze così diverse è
composizione collettiva, in tutti i brani c’è un po’ di ognuno di noi.
stato proprio l’humus comune della cultura del paese.
Un titolo emblematico. Quale la vostra illuminazione?
State già lavorando su qualcosa di nuovo?
Senza avere un progetto prestabilito abbiamo affrontato la nostra espe-
Ma certo. Lavoriamo su differenti arrangiamenti dei pezzi storici di MB, su
rienza musicale per quella che è: un’avventura in cui non bisogna crear-
dei remix e soprattutto abbiamo già in cantiere alcuni pezzi per il prossimo
si ostacoli, senza perdere per questo le caratteristiche della Municipale,
disco che proveremo a suonare in anteprima la prossima estate.
DA ASCOLTARE “Road to Damascus” [Felmay]
SITO municipalebalcanica.com
Il Freddy Mercury
della Galizia
A colloquio con Antonio Placer
testo di Martina Neri
foto di Andrea Boccalini
Antonio Placer è galiziano e la sua anima si divide tra due mari: Atlantico e Mediterraneo. Di conseguenza, appartiene alle terre che da
essi sono bagnate. Ha presentato in anteprima e uropea la sua nuova
produzione allo European Jazz Expo di Cagliari nel novembre scorso:
“Atlantiterraneo” [S’ardmusic] è un lavoro emozionante frutto di un
consolidato scambio artistico, culturale e umano con l’isola sarda e
con artisti provenienti da diversi paesi a testimoniare la natura universale della sua musica e del suo canto.
In “Atlantiterraneo” si trovano suoni che arrivano dalle terre bagnate da questi due mari, lo ha scelto come titolo perché questa
parola comprende in sé tutto il mondo?
Le canzoni del disco sono frutto del mio amore con la Vita. All’interno
del mio corpo ci sono le radici di un paese senza confini, cosmopolita, in cui vivono tutti quanti i miei antenati: galiziani, sefarditi, mori,
cubani, genovesi e cantano, piangono, navigano, raccontano le loro
storie e le mille sfaccettature delle loro contraddizioni. Io, come uno
scriba attento, annoto tutto quello che dicono. Sono un artista, faccio
canzoni che incarnano un folclore che è suono, verso, sale delle mie
viscere. è per questo che il mio canto suona universale. Io sono un
della vita entrino nel tuo cuore. Credo che l’unica forma di purezza
atlantiterraneo gallego che vive ai piedi delle Alpi da trent’anni. La
sia il meticciato: se non ti unisci all’altro, a quello che è diverso da te,
mia storia è come quella di molti iberici cresciuti in una terra distrutta
diventi un cretino! La mia musica è il suono di questa fusione.
dalla mancanza di tolleranza e dal disconoscimento dei fondamenti
Scrive testi anche in una specie di esperanto, perché lo fa?
della vita. Sono nato da padre franchista e madre repubblicana. Sono
I bambini alla nascita possiedono la totalità dei fonemi che compon-
arrivato a Grenoble nel 1978 in cerca dell’altra metà della mia vita,
gono i suoni delle lingue del mondo. Alla fine del primo mese di vita,
quella che era stata espulsa. L’amore ha ricucito i due poli del mio
ogni essere umano perde quasi la metà di questi suoni perchè ten-
essere con allegria e dolore. Ogni canto è una battaglia con il diavolo
tiamo di adattarci al contesto sonoro che ci circonda. Amo le lingue
nascosto infondo alle mie viscere, toro e torero coabitano nelle mie
e i suoni diversi di ognuna. Tutte insieme formano un arcobaleno. Ho
canzoni.
cantato in più di dieci lingue, ora solo in quattro: gallego, castigliano,
Qual è la cosa che la unisce alla Sardegna, alla sua gente e alla
francese e tamarindola che è il mio esperanto personale, un tentativo
sua tradizione musicale?
di recuperare la memoria del mio primo mese di vita. Come poeta
Amo questa terra e i suoi musicisti, la sua gente. è un paese di mu-
itinerante cerco attraverso i suoni un sogno di unità e universalità.
sica. Galizia e Sardegna sono lontane tra loro, ma quando vado lì il
A gennaio l’album sarà pubblicato in tutta Europa. Ha già piani-
mio cuore è felice. La mia amica Elena Ledda mi ha aiutato a scoprire
ficato un tour?
questa terra che adesso è anche un po’ la mia visto che ho scritto la
Credo che cominceremo da Italia, Francia e Spagna.
canzone Mi Quartuchinita tra Sassari e casa di Elena.
Nella sua musica coabitano differenti sfumature: tango, jazz,
Cuba, folclore galiziano. Che significato dà alla parola identità?
Credo che identità sia essere se stessi lasciando che il brutto e il bello
DA ASCOLTARE “Atlantiterraneo” [S’ard/Egea]
SITO antonioplacer.com
Dietro
le quinte
Andrea Scaccia
A partire da questo numero, Mondomix
ha deciso di dedi-
care una rubrica a tutto quel che accade dietro le quinte, per sentire la
voce di quelle realtà che nonostante il grande lavoro operano nell’ombra.
Festival, label, operatori del settore, per parlare in maniera diversa di musica world. Iniziamo con Talento, uno dei più importanti network italiani in
materia di musica world. Abbiamo incontrato Claudio Tolomio - presidente dell’associazione e direttore generale di Folkest - per parlarne.
Come nasce Talento?
Avendo fatto parte di Assomusica, mi sono sempre chiesto il motivo per
cui la musica folk e world non avessero un network simile. Decidemmo insieme con altri operatori di incontrarci a Palermo per discuterne; tra gi altri
c’erano Martinotti, un po’ la memoria storica del folk italiano, e Giovanni
Callea, era il 2006.
Perché la scelta di una rete esclusivamente di festival? Quali le prerogative su cui si fonda?
Abbiamo deciso di lavorare insieme agli altri festival convinti del fatto che
proprio queste manifestazioni siano le espressioni più radicate del territorio. Lo scopo è quello di formare una rete per promuovere e tutelare
la musica world e folk, attraverso una presenza capillare in tutte le più
importanti fiere mondiali e attraverso rapporti costanti con società come
Enpals, Siae o Agis.
Ci tengo a sottolineare che talento non è un gruppo d’acquisto, non fa
booking e per com’è stato concepito non è giusto che entri nelle regole
del mercato.
Nel corso degli anni ha notato un aumento d’attenzione da parte delle istituzioni verso questo genere di musica?
Quando si parla di musica folk o etnica spesso capita di incontrare interlocutori che non hanno la minima idea di che cosa sia. Lo stato italiano tutela
l’opera, la musica folk no.
È interessante che prima della nascita di Talento non si fosse riuscito a
quantificare le presenze di pubblico durante i festival: abbiamo fatto una
stima, sono più di un milione di persone l’anno.
Portando alla luce questi dati mi sono reso conto che si è sollevato un
interesse ed una curiosità da parte delle istituzioni.
Quando si parla di world o folk esce sempre un rassegnato sentimento di marginalità…
È inutile star lì a piangersi addosso, bisogna avere un grande rispetto per il
nostro lavoro, andiamo a valorizzare i territori, è un lavoro molto importante, non si può far finta di niente.
In che direzione sta andando Talento? È possibile pensare ad un
allargamento verso altre realtà?
Dopo un fisiologico assestamento stiamo riflettendo proprio in questo periodo sulla possibilità di allargare gli associati ad altre realtà che possono
essere quelle discografiche e di tutti gli operatori del settore per formare
più massa critica senza perdere lo spirito che muove il network.
22 - mondomix.it EUROPA
Suggestioni
per notti di
mezzo inverno
Intervista a Loreena Mckennitt
World di Peter Gabriel. “C’erano già cinque canzoni che erano parte di
‘A Winter garden’ [‘A Winter garden: five songs for the season’, 1995].
Negli anni il mio pubblico e la casa discografica spesso mi hanno chiesto
di aggiungere canzoni per comporre un vero disco, non un EP di durata
limitata. Così l’estate scorsa, avendo riunito i musicisti per il tour europeo, abbiamo aggiunto otto nuove canzoni. Insomma, più che qualcosa
di sistematico o la volontà di fare un altro disco natalizio, il tutto è stato
ispirato da un certo pragmatismo”. In realtà, la magia di questo periodo
dell’anno aveva già colpito l’immaginazione della McKennitt, che in “To
drive the cold winter away” [1987] aveva celebrato il Natale e la stagione
invernale. “Non volevo in cidere canti natalizi troppo scontati e troppo
Ciro De Rosa
noti, ma canti che avessero un che di antico, che potessero adattarsi ai
Non si considera un’interprete di musica celtica, come in maniera como-
al mio stile musicale”.
da si accontentano di etichettarla molti organi di stampa, la canadese
A fianco di Loreena [voce, piano, tastiere, fisarmonica, arpa] ci sono ghi-
Loreena McKennitt: “Ci sono musicisti che più apertamente lavorano
ronda e percussioni, oud, chitarra, violino, violoncello, viola, lira pontiaca
sul repertorio tradizionale. Guardo al mio processo artistico come ad
e laouto. Numerosi gli ospiti, tra i quali il chitarrista bretone Dan Ar Bras, il
un viaggio: i miei dischi diventano documenti di questo processo”. Per
cantante algerino Abdelli, il percussionista egiziano Hossam Ramzy.
la cantante cresciuta in un’area rurale dello stato di Manitoba, di tempo
Qui, come già in passato, vi sono melodie inglesi, irlandesi, bretoni e
ne è passato da quando negli anni settanta nel folk club di Winnipeg
francesi, atmosfere barocche, incisi mediorientali. Su tutto, quel tratto
conobbe la musica di Planxty e della Bothy Band, gruppi seminali del
onirico-visionario non privo di certo manierismo che è un marchio della
nuovo folk irlandese, per poi iniziare a fare la busker vendendo le sue
cifra stilistica di questa raffinata musicista.
cassette. Oggi con almeno dieci dischi all’attivo, senza dimenticare le
Il disco si compone di tredici brani, dieci canzoni e tre strumentali. In pre-
collaborazioni con altri musicisti, è una stella riconosciuta del firmamento
valenza, liriche e melodie sono tradizionali, quattro brani sono musicati
musicale pop-world.
dalla stessa McKennitt, che è autrice di tutti gli arrangiamenti. Colpisco-
Il suo nuovo lavoro, “A Midwinter night’s dream”, è un album ispirato
no particolarmente Noël nouvelet!, cantata nel francese del XVI secolo
al ciclo calendariale natalizio e di fine anno, registrato negli studi Real
con arrangiamento di impronta nordafricana, la soave Coventry carol,
musicisti e agli strumenti con cui stavamo lavorando. Insomma, adeguati
Gloustershire wassail eseguita a cappella, God rest ye merry, gentlemen dall’impianto mediorientale, senza dimenticare Emmanuel che ha il
testo latino. Si considera una viaggiatrice musicale? “Sì, mi piace molto
la letteratura di viaggio, l’idea che attraverso gli occhi di qualcun altro si
possano conoscere certi argomenti, certi luoghi. Mi aspetto che accada
lo stesso con il mio lavoro, che venga considerato in un certo senso un
documento musicale”. Le fonti di Loreena sono pari alla sua curiosità
musicale, né sono da trascurare le sue frequentazioni con l’universo teatrale shakespeariano. Tra i suoi ascolti cita Monteverdi, Palestrina, il fado
e l’oudista tunisino Anouar Brahem e tanto altro, a seconda dello stato
d‘animo. “La ricerca per il precedente album mi ha portato in Mongolia:
speravo di usare il morin khuur [strumento simile ad una viola da gamba
a due corde, con cassa quadrangolare e riccio a testa di cavallo, ndr],
ma era troppo complicato portare i musicisti in studio. Da lì provengono
alcuni “canti di gola” [tecnica di canto armonico caratterizzato da emissioni vocali sforzate che danno la possibilità di espandere gli armonici,
ndr] che ho utilizzato. In passato, ho impiegato strumenti turchi e greci,
come anche in questo disco”.
DA ASCOLTARE “A Midwinter night’s dream”
[Quinland road/Universal]
SITO quinlandroad.com
24 - mondomix.it america
rinti. Certo, la disgregazione delle espressioni, un’espansione trasversale
Federico Scoppio
e non ordinata, non ha nulla a che fare con quella di un secolo fa: lì la
Chioma nera, lenti spesse, barba incolta. Una torcia in mano, un vinile
grande massa del popolo stava prendendo il sopravvento. Ora soltanto
nell’altra, passo veloce, sicuro. Il labirinto di musiche per Murcof – nome
dei segnali, forti, fortissimi, di vitalità. Slegati, non poca cosa per il Mes-
d’arte di Fernando Corona – non nasconde poi ancora molti angoli bui.
sico, dai clichè abituali: mariachi, e fiestas, le grandi e interminabili ceri-
è un po’ snob, l’uomo, parlandoci un poco, senza sbagliare le domande
monie dove rituali folclorici di ogni tipo [danza, musica, liturgie pagane]
da porre, si scopre che una memoria infinita è conservata all’interno del
venivano celebrati.
labirinto, che ha svelato in più riprese: prima nel progetto musicale, chia-
Il Messico è ora un concentrato autorevole di quiete e tensione, ricerca
mato Terrestre, nel quale indaga sonorità prossime alla dance, figlio ille-
sonora e screening del passato che si sviluppa da qualche anno ma che
gittimo di un collettivo che Corona aveva fondato a Tijuana, denominato
oggi arriva ad un punto di volta, dettato non solo dalla contemporaneità
NorTec [Norteño Techno], nel quale circolavano liberamente musicisti,
di alcune importanti uscite discografiche, quanto dall’interesse di alcuni
disegnatori, esperti di immagine, grafici e tecnici audio e video. Non da
spunti contenuti in queste produzioni. è un fenomeno strano e per niente
ultimo il progetto Murcof, di cui si parla poco oltre.
classificabile: da un lato segue, prosegue e “persegue”la tradizione del-
Reminiscenza arcaica e sguardo rivolto al futuro: grazie a lui è possibile
la grande canción ranchera per poi stornare lontano; dall’altro l’ambito
intraprendere un viaggio a ritroso, scoprire il lato sommerso del Messico,
digitale ed elettronico – ed a questo si mescola anche il jazz – unisce
culturale, artistico. D’altronde le ultime grandi rivoluzioni in materia giun-
timbriche inusuali a quel gusto dissacrante del taglia e cuci; infine, c’è
gevano circa un secolo fa, quando si iniziò a sentir parlare di muralismo,
anche un volto più pop e melodico, che richiama certo folclore, che lo
rinascimento azteco, arte pre-colombiana rivalutata e messa sul palco
riecheggia anche solo come vago innamoramento.
nuovamente. Poi buio totale. Solo apparentemente, perché in fondo il
Lila Downs non è certo l’ultima arrivata, conosciuta e riconosciuta in tutto
Messico ha sempre continuato a raccontare di incroci, storie strane, labi-
il mondo. è cresciuta fra lo stato di Oaxaca e il Minnesota. Interpreta la tra-
Segnali di fumo
dal Messico
dizione nelle lingue indigene del Messico, come mixteco, zapoteco, maya
e nahuatl, e conosce alla perfezione il simbolismo dell’abbigliamento triqui,
solo ad osservarla vestita, se ne capisce l’ascendenza tradizionale. Grande interprete e attrice a tempo perso, vedi il film Frida [c’è anche la vecchia e magnifica Chavela Vargas, nelle vesti della morte, Mictlan donna].
Tuttavia il suo recente lavoro discografico [“Shake away, Ojo de culebra”],
che certamente non è uno dei suoi migliori album, descrive con particolare
gusto un mescolamento ancora più incisivo tra la tradizione messicana e la
canzone. Non solo per i brani cantati in inglese, ma anche le estetiche più
folk e rock e la presenza della rilettura di Black magic woman [con ospite
Raul Midón], di I would never di Paul Buchanan dei Blue Nile e I envy the
wind di Lucinda Williams, che registra, nella versione inglese la presenza
alla tromba di Brian Lynch. Affiancando a queste coordinate più tradizionali
cifre che culminano nel bel duetto con la grande Mercedes Sosa.
Sullo stesso versante è il lavoro di Lhasa De Sela, sangue misto, figlia
di uno scrittore messicano e di un’attrice americana, una vera e propria
bohemien della musica ranchera di oggi. Vocalità arcaica e fremiti astratti
stile Bjork, compone e interpreta testi anche in inglese e francese. Lei
però è assente da un bel po’ dalle scene, non fosse per una pubblicazione – ovviamente da noi mai arrivata – di un libro-diario: La route chante.
Murcof, Murcof, Murcof. Paladino dell’elettronica messicana e della
commistione di questa con l’elettroacustica, è nato a Tijuana nel 1970,
dichiara di essere voluto diventare musicista dopo aver ascoltato “Oxygen” di Jean-Michel Jarre. Col nome Murcof intraprende la carriera ad
inizio del nuovo secolo, pubblicando “Martes” e subito snocciola alcuni
foto di Paola Degrenet
elementi importanti: campiona archi, ottoni, utilizza elettronica ambientale, gioca con i silenzi e orchestra con estrema superbia il tutto. Fin qui
tutto bene: testa da musicista proiettato nel corpo di uno sperimentatore
elettronico. Tuttavia con il suo recente disco, “The Versailles Sessions”,
Murcof
frutto dell’accompagnamento sonoro realizzato per il festival di luci, ac-
america mondomix.it - 25
qua e suoni che si svolge annualmente a Versailles, Le
Grandes Eaux Nocturnes, si trova a declinare suoni veri
colo, con tanto di flauto, violino, viola e clavicembalo.
Questo rappresenta inoltre un primo ed unico segnale
di arresto della catalogazione dei titoli delle sue pubblicazioni secondo le lettere del proprio nome: a “Co-
foto di Jeff Sciortino
rocca, impegnati con una strumentazione del XVII se-
foto di Jeff Sciortino
e propri, addirittura quelli di un ensemble di musica ba-
Calexico
Lila Downs
smos” nel 2009 seguirà “Oceano”.
disco c’è anche Vinicio Capossela, nel brano Polpo d’amor, registrato in
Murcof è inoltre protagonista, nelle vesti di ospite d’onore, del capitolo
una session in cui fu dato il via anche un altro brano che è finito nel nuovo
dedicato a Mexico City [di un trittico – “Rendez-Vous” – che include Pa-
lavoro del cantautore italiano. Del resto le collaborazioni in “Carried to
rigi e Benares] dal trombettista svizzero di stanza in Francia Erik Truffaz.
dust” non mancano: il cantante folk Samuel Beam e Doug McCombs,
Un suono desertico che arriva fino alla bassa California, elettronico già di
bassista dei Tortoise.
per sé, frammentario e visionario, sul quale Murcof ha agito sovrapponendo silenzi e rendendo le atmosfere ancora più liquide e rarefatte.
Tra sabbia e fiestas, California e Messico, i Calexico di Joey Burns e
John Convertino rappresentano da sempre il volto più esotico, tra alt
country e roots pop, ripreso e portato all’eccesso nel nuovo “Carried
to dust”. Il tex mex e la musica dei mariachi si sposa con arrangiamenti
ariosi e soavi, come se gli Steely Dan andassero a cena con i mariachi,
il tutto incastonato in due o tre minuti di brani dalla forma canzone. Una
sciagura per chi amava polke ubriache e musiche balcaniche sgorgare
dai rivoli del tex mex, un miracolo invece per chi della loro tecnica d’esecuzione apprezza l’aspetto meno sbieco, una forma di espressione più
intima, con ballate malinconiche e mozzafiato. Nell’edizione italiana del
DA ASCOLTARE
LILA DOWNS “Shake away, Ojo de culebra”
[Manhattan Records/Emi]
LHASA DE SELA “La route chante” [Textuel]
MURCOF “The Versailles sessions” [Leaf/Wide]
ERIK TRUFFAZ “Mexico” [Blue Note/Emi]
CALEXICO “Carried to dust” [Quarterstick/Self]
ALCUNE DATE
Calexico
23/01 Estragon [Bologna]
24/1 Teatro Colosseo [Torino]
26 - mondomix.it africa
L’Afrojazz
di Femi Kuti
“...Si e no. Siamo andati in studio e abbiamo registrato delle tracce. Alcune di queste sono state modificate volutamente, altre erano già brevi.
Ho sentito che per questo album i brani erano della durata giusta”. Una
drammaturgia nuova nell’uso del tempo breve, che centellina meravigliosamente musica e parole. Come nei tre minuti della title-track, in cui
l’invocazione a Dio non è settaria ma universale: “Questa è una di quelle
canzoni in cui la melodia è venuta un giorno, senza ulteriori accomo-
Gianluca Diana & TP Africa.it
damenti. Si tratta di Dio nel senso più ampio del termine. Vorrei che le
Femi Kuti ed il suo nuovo “Day by day”. Ovvero la potenza sotto con-
persone vedano che siamo in pace e che ci amiamo. Vorrei che non si
trollo. O se preferite l’importanza della consapevolezza. Che in que-
pensasse che tutti in Africa siano come gli abitanti del Ruanda o della
sto disco è elemento architettonico imprescindibile, tanto nei suoni
Somalia. Questo discorso non è rivolto in particolare a ciò che succede
che nelle liriche. “Sono trascorsi sette anni da quando ho pubblicato
in Africa, ma a ciò che possiamo essere come razza . Abbiamo bisogno
l’ultimo lavoro in studio ‘Fight To Win’. Nel tempo trascorso mi sono
di essere più pacifici e aperti verso l’ amore, “work and pray for peace
dedicato alla mia famiglia e ad imparare a suonare nuovi strumenti,
to reign, we’re tired of wars”. L’importanza di una visione comunitaria,
come la tromba. Cosa non facile. Puoi essere in grado di suonare
esaltata dal testo di Let’s make history: “Questa è una canzone estre-
tranquillamente qualsiasi cosa dopo tanti anni di inattività, ma la trom-
mamente positiva e ottimista. Sono una persona positiva, devo esserlo
ba necessita di amore e dedizione quotidiana. Ho imparato a suonare
per forza di cose. Dobbiamo restare uniti e lottare affinché ci sia un
come i grandi del jazz. Questo mi è servito a capire realmente come
cambiamento. Positivo. Non ci può essere nessuna svolta se noi non
funzionino gli strumenti della mia band e, in quanto guida del gruppo,
impariamo dall’insegnamento datoci dai sacrifici fatti. Se non impariamo
ho acquisito maggior rispetto nei loro confronti, specialmente quan-
a proiettarci positivamente in avanti. Ad esempio, se non proviamo a
do ci esibiamo insieme. ‘Day by Day’ è un lavoro molto più vicino al
lottare contro la corruzione, questa arriverà con il tempo a divorare le
jazz rispetto al precedente, infatti mi sono
nostre vite, fino a diventare stagnante. Dobbiamo svegliarci e cammina-
avvicinato a quelle che sono le ra-
re a testa alta invece di chinare il capo e guardare con superficialità ai
dici paterne dell’afrobeat, ovvero
proprio all’estetica afroameri-
problemi. Non puoi aspettarti che siano i leader a cambiare le cose,
spetta agli individui restare uniti”.
cana. Ascoltando Gillespie,
E la tua Nigeria, oggi, com’è? “Non ci troviamo in una bella situa-
Coltrane, Holiday. Capendo
zione. La corrente elettrica va via regolarmente, la nostra acqua
questi artisti ed includendo
non è mai pulita e il livello di corruzione è alto, il che vuol dire che
la musica di Fela. Il risulta-
molti servizi non funzionano come dovrebbero. Mio padre iniziò
to è ‘Day by Day’”. Il disco
a parlare di questi problemi trent’anni fa. Oggi io continuo a
manifesta
farlo. Non possiamo aspettare che arrivi un leader a cambiare
percorso
chiaramente
del
il
cambiamento
le cose, dobbiamo cambiare la situazione noi stessi”.
intrapreso da Femi.
Le lunghe session
e cavalcate afrobeat-style cedono
il passo a brani più
brevi. Volutamente?
DA ASCOLTARE ”Day by day” [Wrasse/Evolution]
SCOPRI Fela Kuti su mondomix.com
america mondomix.it - 27
Un’orchidea
da Recife
Questa la sua principale qualità: è in continuo movimento. è rock,
baião, frevo spesso miscelati, talmente compromessi tra loro che solo
operando un’attenta analisi ci si accorge del ritmo che si colora, cresce
e magicamente cambia, portando alla metamorfosi suono, voce ed
emozioni. La sua eredità nordestina è carica, è straripante.
Una chitarra distorta e un berimbao. Il pandeiro come unica percussione in tracce totalmente funky perchè il ritmo è in tutto: nel respiro, nel
Gaetano Palmisano
canto, nella chitarra che suona ritmica, armonica ed anche melodica.
Recife Pernambuco come Osvaldo Lenine Macedo Pimental. Punto
Lenine spazia in tempi dispari: 5/4, 7/8, 3/4 fondendoli col samba ma
di incontro tra Atlantico del nord e Atlantico del sud, bagnata da un
mantenendo la naturalezza e la semplicità [solo apparente], che fanno
oceano freddo e burrascoso e da un mare calmo e temperato. Lenine
dei suoi brani trascinanti e febbrili colonne sonore appassionate.
convive con il contrastante dualismo che gli appartiene: la sua voce a
A Cavallo tra gli anni ottanta e novanta nasceva il progetto Cinco No
tratti di seta, scivolosa, morbida, a volte ruggente e tenebrosa, i testi
Palco che vedeva Lenine, Zeca Baleiro, Chico Cesar, Paulinho Moska
che oppongono a problemi che straziano il Brasile, sua madre terra,
e Marcos Suzano portare avanti e condurre oltre un discorso musicale
spaccati di vivace vita quotidiana carioca, ed infine la musica che spa-
e letterario che rimaneva legato alla cultura brasiliana, la stravolgeva
zia dal samba al funk.
sino ad approdare all’ossatura della MPB. Ed ecco delinearsi il carattefoto di Nana Moraes
re di Lenine con sembianze da pirata del seicento e occhi azzurro-verdi
che guardano lontano.
In una carriera musicale che dura ormai da quasi venti anni incide solo
otto dischi, capolavori pieni di sfaccettature, che caratterizzano di volta
in volta il suo stile. “Falange Canibal”, il suo lavoro del 2001 tenebroso
ed oscuro.
Sperimentazioni rap nel suo terzo disco “O dia em que faremos contato” del ’97, prima ancora in “Olho de peixe” nel 1992 descrive il proprio mondo attraverso la sua voce, la sua chitarra e le percussioni di
Marcos Suzano. Insieme a Lula Queiroga l’esordio con “Baque solto”
nel 1984.
Due sono i dischi dal vivo: “In citè” del 2004 e “Lenine acustico MTV”
due anni dopo. Approcci assolutamente disparati tra loro già a partire
dalle formazioni . In trio nel primo, con Ramiro Musetto, fantasioso percussionista argentino e Yusa talentuosa cantautrice cubana in veste di
bassista e corista. Per MTV un concerto in cui intervengono a colorare
il suo repertorio ed i vari inediti, presentati proprio in occasione di entrambe le registrazioni live, ospiti quali Julieta Venegas, Richard Bonà e
molti altri, realizzato con il chitarrista jr Tostoi, la potenza ritmica di Guila
al basso, Pantico Rocha alla batteria.
è con questa formazione di base che Lenine incide “Labiata”: il suo
nuovo lavoro in studio dopo anni di lontananza. Intimista come racconta Magra con gli accordi della sua chitarra che scandiscono il ritmo per supportare il canto, e trascinante come A Mancha, un funky
singhiozzante che si muove come le onde sulla battigia. Descrizione
di un disastro ecologico, è un’enorme ed inarrestabile macchia di petrolio arrivata sulle spiagge portando morte e distruzione. è o que me
interessa una dolce e surreale bossa nova come dolce e surreale è la
labiata, rilucente regina tra le orchidee brasiliane.
DA ASCOLTARE “Labiata” [Emarcy/Universal]
ALCUNE DATE
29/3 Rolling Stones Milano
28 - mondomix.it EUROPA
Storie di [stra]ordinaria libertà
testo di Andrea Scaccia
questi che si muove il progetto ideato da Guidi: raccontare attraverso
foto di Andrea Boccalini
la musica storie di straordinaria libertà, lo spirito di ribellione e giustizia
C’è un’esigenza profonda in Giovanni Guidi, quella di usare la musi-
l’Ater dell’Emilia Romagna, del teatro Asioli di Correggio, sul tema della
che attraversa e muove i popoli. “Il progetto nasce su commissione delca come accesso. Il suo ultimo progetto, The Unknow rebel, al quale
liberazione. Ho scelto di fare un concept il cui spunto iniziale è stata
prenderanno parte altri nove giovani musicisti insieme al pianista – sarà
l’immagine dello studente cinese in Piazza Tien An Men, ribattezzato dal
presentato dal vivo in primavera e registrato dalla Camjazz – è una suite
New York Times “the unknow rebel”. Non ho scelto di parlare di Malcom
sulla libertà, su tutte le libertà. Quella delle grandi rivoluzioni a cui pre-
X o Che Guevara, prediligendo tutte quelle persone a cui non è mai stato
sero parte migliaia d’uomini, volti senza nome e senza carta d’identità.
dato un nome. Più in generale volevo parlare di ogni tipo di liberazione,
Perché dietro ai grandi nomi che sopravvivono alla storia, migliaia sono
anche quella contro le forme repressive, vedi ad esempio la legge Basa-
quelli che nel completo anonimato scrivono la storia. Ed è intorno a
glia, intesa come liberazione di persone”.
Si passa dalla liberazione d’Italia alla Primavera di Praga, attraverso i desaparacidos argentini, le lotte anticolonialiste in Sudafrica e Algeria e la guerra
civile spagnola del ’39. Arrivando al G8 e all’onda studentesca che questo
periodo sta invadendo le piazze delle nostre città: ribelli sconosciuti del futuro. E tutto questo attraverso la musica, come in un ideale compost al
cui interno c’è la tradizione popolare che si mischia al jazz, che guarda alle
grandi esperienze della Liberation Music Orchestra o di Carla Bley, attraverso il comun denominatore dell’improvvisazione. “Le tradizioni in campo
sono molteplici: c’è quella jazzistica che incontra la musica popolare italiana,
argentina o del Sud Africa, tutto materiale che ho ricercato e arrangiato. Più
nello specifico ho fatto molte ricerche d’archivio sulla musica nata intorno
al periodo della seconda guerra mondiale, dedicando molta attenzione a
quella dell’Umbria, che poi è la mia terra, andando a ricercare la musica per
bande negli archivi”.
Nulla a che vedere con nostalgiche visioni nella musica dell’Unknown Rebel
Orchestra. Perché la libertà non ha nulla di nostalgico, il senso della libertà
ha bisogno di essere nutrito, oggi come ieri: “la mia intenzione non è quella
di guardare al passato con senso di nostalgia. Potrà dargli questa chiave
di lettura chi funzionalmente legge così le cose. Le mie esigenze sono altre
in questo progetto, al di là da dei governi e dei loro ideali. Sarà una visione
velleitaria, ma spero che da questo concept sia il genere umano ad uscire
vincente: singole persone in grado di ribellarsi, al di là del credo”.
SITO giovanniguidi.net
ALCUNE DATE
22/4 Teatro Asioli di Correggio
EUROPA mondomix.it - 29
foto di Paolo Soriani
I Golem di Gabriele Coen
Guido Gaito
Esce a gennaio in concomitanza con la giornata della memoria, “Golem”, il nuovo disco di Gabriele Coen, uno degli artisti più rappresentativi della musica ebraica in Italia. Definirlo semplicemente musicista
klezmer sarebbe sbagliato; il suo progetto Jewish Experience, grazie
anche alle chitarre di Lutte Berg, oltrepassa con coraggio i confini
della musica tradizionale approdando verso nuove sonorità e linguaggi musicali.
Il Golem è una figura mitologica della tradizione ebraica, perché hai scelto di intitolare così
il tuo disco?
Questo nome è legato innanzitutto ad un brano
presente nel disco da cui poi prende il titolo l’album. Quella dei Golem è una leggenda legata
soprattutto all’Europa orientale dove si narra
che i rabbini costruivano dal fango dei fantocci,
i Golem, per scopi personali o per difendere la
loro comunità. Accadeva però che questi fantocci si ribellassero!
Mi piaceva ricostruire musicalmente quest’idea, del sogno dell’essere
umano di poter costruire un fantoccio e dominarlo; il golem può rappresentare oggi anche la meccanicità, la tecnologia che si ribella. In questo
brano, infatti, c’è un andamento meccanico di un ostinato del basso su
cui poi avvengono sopra una serie di altri spunti musicali.
Sei noto per essere un musicista molto eclettico, qual è il percorso
che ti ha portato a conoscere la musica Klezmer?
Quella klezmer è la musica con cui mi sono fatto conoscere negli anni
ma la mia formazione è jazzistica. Il mio primo amore è stato il jazz,
quello europeo, che già si mescolava con le tradizioni della musica etnica, e poi John Coltrane, che ci ha insegnato a mescolare la modalità
del jazz moderno con la cultura africana, indiana e araba. Solo dopo è
Musica
e memoria
arrivato quel treno della musica klezmer, mi è arrivato addosso, e l’ho
preso volentieri.
tipica della musica ebraica con le sonorità del blues e del jazz. Come in
Chi guidava quel treno?
peace, sempre di Katz, è un brano più solenne e riflessivo che abbiamo
Adriano Mordenti, un fotografo-musicista che opera a Roma. Adriano
interpretato in chiave jazz/ballad moderna, mentre Cuban shalom è un
è un personaggio particolare e ha dato vita a diversi gruppi klezmer. Lui
brano tradizionale suonato in chiave cubana, è un divertissement che
possedeva i dischi dei Klezmatiz e una serie di spartiti di Giora Feid-
abbiamo voluto mettere alla fine del disco.
man. Fu una folgorazione per me. Ho scoperto che la musica ebraica
Progetti futuri?
poteva essere utilizzata in chiave moderna come canovaccio d’improv-
A marzo uscirà una nuova edizione del libro Musica Errante [klezmer
visazione per il jazz modale, che era l’altra mia grande passione, e,
e canzone yiddish tra folk e jazz] che ho scritto con mia moglie Isotta
quindi, piano, piano è nato questo incontro non solo con la cultura ma
Toso mentre, assieme a Mario Rivera, ho da poco finito di scrivere le
anche con la musica ebraica.
musiche per il film Scontro di civiltà in un ascensore a Piazza Vittorio,
In questo disco, infatti, compaiono dei brani che parlano lingue
tratto dal romanzo di Lakhous Amara, che uscirà sempre a marzo di
diverse...
questo anno.
La sfida di Jewish experience è un po’ questa: rielaborare il materiale
ebraico in chiave jazz. È per questo che senti delle sonorità che partono da materiale ebraico ma si spostano in altre direzioni. Dance of
the souls, di Mickey Katz, ha la caratteristica di mescolare una scala
DA ASCOLTARE “Golem” [Alfamusic/Egea]
SITO myspace.com/grabrielecoen
30
afrodisia
di
Mauro Zanda
La BATTAGLIA
di miriam
Afrodisia è l’orgogliosa consapevolezza del
contagio, una zona temporaneamente autonoma da
false purezze ed esotismi etnici. Afrodisia è un punto
di fuga ibrido e sfrontato ove lasciar confluire
i segni dell’Africa e la diaspora nera. Un’idea
ambiziosa e necessaria, nata nel 2007 al Rialto
Santambrogio di Roma, con l’obiettivo dichiarato
di veder affiorare, anche dalle nostre parti,
spiritualità e ritmo del grande cuore africano
Indomita guerriera sudafrica-
cominciò a dire dopo quel sopru-
nel. Quando tutto sembra volgere
na, fino all’ultimo in prima linea.
so. Nel 1966, grazie all’aria rassi-
al peggio, Miriam trova sempre un
La grande Miriam non poteva che
curante delle canzoni tradizionali
sussulto di forza e dignità capace
andarsene così, dunque, combat-
sudafricane, strappa un presti-
di riportarla al centro esatto della
tendo. Per i diritti civili, l’unità pana-
gioso riconoscimento istituzionale
carreggiata. È il 1986 quando Paul
fricana, la dignità delle donne; ma
[Grammy nella categoria Best Folk
Simon, sulla scia del clamoroso
forse, più in generale, per l’univer-
Recording] attraverso un disco
successo world dell’album “Gra-
sale diritto di cittadinanza di tutti
[“An evening with Belafonte/Make-
celand”, la invita a prender parte
quegli africani dispersi nel mondo,
ba”] che altro non è che un durissi-
all’omonimo tour mondiale che la
neri senza volto e senza voce ai
mo j’accuse indirizzato al governo
vedrà al fianco dell’ex marito Hugh
quali dal principio aveva votato
segregazionista di Pretoria. Nel
Masekela e dei meravigliosi Lady-
con coraggio la sua causa. Proprio
1968 poi, il punto di non ritorno.
smith Black Mambazo. È di nuovo
come quei ragazzi di Castel Voltu-
La Makeba convola a nozze con
il grande successo internazionale,
rno, Kwame, Affun, El Hadji, Jee-
il nemico pubblico numero uno
è di nuovo, per tutti, un’icona di
mes, Christopher, Joseph, immi-
dell’establishment USA d’allora, il
resistenza, la voce dei neri e dise-
si è mescolata a questa terra a cui
vate del movimento Black Power,
redati di ogni luogo che si alza forte
camorra, cui aveva voluto dedicare
pochi mesi fa ha insegnato la rab-
il Primo Ministro onorario del Black
a rivendicare diritti civili, rispetto e
il suo ultimo concerto; che prima
bia della dignità. E, spero pure, la
Panther Party, Mr. Stokely Car-
cittadinanza. I tempi sono maturi
ancora, nasceva come forma di
rabbia della fratellanza”.
michael. È la fine del suo sogno
per tracciare un bilancio di quella
solidarietà e vicinanza ad un altro
Una rabbia mai banale del resto,
americano: l’industria discografica,
vita extra-ordinaria, e così prende
«negro», lo scrittore Roberto Savia-
spesso costruita lungo sentie-
indignata, le volta le spalle, Mama
forma anche la celebre autobiogra-
no, come lei costretto all’esilio delle
ri impervi e radicali. Mama Africa
Africa si ritrova improvvisamente
fia, “Makeba: My Story”. Ancora un
idee e la frontiera della dissidenza.
era così, un concentrato di forza
con tour e contratti cancellati. Ma
paio di incantevoli dischi in coda al
“Mama Africa è stata ciò che per
e passione che lei stessa faticava
neppure allora resterà a guardare
decennio [“Sangoma” 1988, “We-
molti anni i sudafricani hanno avuto
a comprendere appieno: “Mi vedo
in silenzio. Fedele al rigore di sem-
lela” 1989] e poi, finalmente, la Sto-
al posto della libertà: è stata la loro
come una formica” disse una volta,
pre, nel 1969 sceglie nuovamente
ria che si riappropria dei suoi spazi
voce” ha scritto in un pezzo ap-
“un’africana del sud dotata di una
la via dell’esilio, riavvicinandosi
e dei suoi eroi: Nelson Mandela,
passionato lo scrittore napoletano,
resistenza molto più grande del suo
questa volta al continente madre.
dopo 28 anni di prigionia che, suo
all’indomani della sua scomparsa.
fisico. Solo così ho potuto far fronte
L’occasione del ritorno in Africa
malgrado, lo hanno trasformato in
“Se c’è un conforto nella sua tra-
al peso di un razzismo che ha pro-
gliela offre la Guinea-Conakry del
un simbolo della lotta di liberazione
gedia si può dire che non è morta
vato a schiacciare il mio spirito”.
presidente Sekou Toure, fervente
nera nel mondo, viene rilasciato nel
grati anonimi uccisi dal fuoco della
lontano. Ma è morta vicina, vicina
Aveva solo 18 giorni quando si ri-
panafricanista, propugnatore - as-
febbraio del 1990; nel giugno dello
alla sua gente, tra gli africani della
trovò in carcere, per 6 mesi, assie-
sieme al collega ghanese Kwame
stesso anno Miriam Makeba torna
diaspora arrivati qui a migliaia e che
me alla madre, rea di preparare e
Nkrumah - di un socialismo dal
trionfalmente in Sudafrica con gli
hanno reso propri questi luoghi,
vendere illegalmente birra per gua-
volto africano votato all’internazio-
onori di un regnante.
lavorandoci, vivendoci, dormendo
dagnarsi da vivere. Era solo una
nalismo dell’emancipazione nera.
Cocciuta, spavalda, battagliera,
insieme, sopravvivendo nelle case
ragazza di 28 anni quando, sulla
Poi il divorzio nel 1973, la morte
egocentrica ma generosa. Nomen
abbandonate nel Villaggio Coppo-
scia di quel successo improvviso
del presidente Touré nel 1984, in-
omen dicevano i latini; Zenzile, il
la, costruendoci dentro una loro
che la vide protagonista negli Sta-
fine la tragedia accorsa all’unica
suo primo nome, più o meno sta a
realtà che viene chiamata Soweto
ti Uniti, viene a conoscenza della
figlia Bongi nel 1985. A quel punto
significare: “Non puoi prendertela
d’Italia. È morta mentre cercava
morte dell’amata madre. Miriam
abbandona anche la Guinea e si
con nessuno, se non con te stes-
di abbattere un’altra township col
vuole porgerle l’ultimo saluto, ma
trasferisce in Belgio. Nell’arco di
sa.” Omaggio a Miriam Makeba,
mero suono potente della sua voce.
non può: le autorità sudafricane le
una vita intera finirà per accumu-
indomita guerriera sudafricana,
Miriam Makeba è morta in Africa.
hanno ritirato il passaporto per atti-
lare 9 passaporti e 10 cittadinanze
più forte di un cancro al seno, di
Non l’Africa geografica ma quella
vità anti-governative. “Non canto di
onorarie. Altra costante del suo
quattro matrimoni falliti e la morte
trasportata qui dalla sua gente, che
politica, canto la verità”
percorso è la luce in fondo al tun-
di una figlia.
Africa
America
Asia
Europa
recensioni 31
6° mondo
GABRIELE FINOTTI
con suggestioni hendrixiane,
hip-hoppers che dalla Nigeria,
se solo il chitarrista di Seattle
dal Mali e dal Senegal battono
fosse cresciuto nei vicoli di
il tempo della loro pro . Ché
Rabat. Sarebbe interessante
di questo il disco tratta. Le
vederlo nelle vesti di cartogra-
liriche ci sono, i suoni anche.
Dal vivo è un reading e spettacolo
fo a ridisegnare i confini del
Con Emmanuel Jal in testa e
con musiche in presa diretta e un vi-
mondo.
la scena di New York negli oc-
deo in sottofondo. Su supporto è un
chi.
libro di 69 poesie e dieci brani, stru-
[Andrea Scaccia]
Ibrahim Maalouf
Caosduemila
[Zona/Level 49]
[Gianluca Diana.]
Diasporas
mentali e recitati. “Un lavoro che ha
[Ponderosa/I.r.d]
avuto una preparazione complessa e
Libanese,
1980
conflittuale, ha le radici ad inizio secolo. Viene naturale il con-
Maalouf è un figlio d’arte ma
classe
nubio fra poesie e musica, anche se quest’ultima e’ frutto di
soprattutto trombettista dal-
un lavoro di squadra. Comunque è e sarà in continuo muta-
le solide credenziali anche di
mento”, spiega Gabriele Finotti, autore del progetto. “Siamo
matrice classica. Per questo
ISSA BAGAYOGO
debutto ponderato in tre anni
Mali Koura
Karl Potter
passionale è dentro ogni persona che si ritiene umana, ciò
ha fatto le cose in grande sco-
[Six Degrees/Family Affair]
Percussion Group
che cambia è il saper scrivere e soprattutto amare ciò che
razzando da un capo all’altro
Misticanza della migliore tradi-
Danza Reloaded
si sta leggendo”. Un vero e proprio progetto multimediale,
del mondo per registrare con
zione: N’goni e vocalità sono
[Finisterre]
poesia e musica. Qual è la relazioni tra le differenti espres-
un esercito di musicisti [più di
puramente tradizionali, il resto
A Oltre tre anni di distanza
sioni artistiche? “Funziona così: la musica, che è più diretta,
30 in totale] in situazioni diver-
per niente. Dal Mali ai beat
viene rieditato il disco, ormai
si mette al servizio della poesia per renderla più libera ed
se. Il risultato è inevitabilmente
elettronici. Produzione perfet-
introvabile,
efficace”.
frammentario con l’aggiunta
ta, sposa il ritmo del Mali con
con l’aggiunta di brani nuovi,
di qualche sentimentalismo
quello del club intelligente.
due remix e una versione live
di
l’aggravante
Simboleggia a pieno ciò che si
di Jolly Mensah di Babatunde
cani che reinterpretano gli
da cinque musicisti paraple-
di anacronistiche drum-ma-
muove nelle strade metropoli-
Olatunji. Potter riafferma la sua
irlandesi U2.
gici.
Tra
chine. Ma la stoffa c’è e con
tane del Mali di oggi. Non solo,
melting pot music nelle colla-
Ascoltandolo si può facil-
che
rammentano
una produzione più illuminata
perché a tratti compaiono fiati
borazioni di Ruggero Artale,
mente
che
Congotronics ed un chi-
il ragazzo farà parlare bene di
liquidi, come nella migliore tra-
Roberto Genovesi e di un
sia una mera costruzione
tarrismo modello Sir Victor
sé. Modestia permettendo.
dizione afro beat. Un tripudio
numeroso, quanto prezioso,
commerciale. C’è dell’altro,
Uwaifo, si collocano liriche
di sonorità groove. Tra i mi-
gruppo di vocalist femminili.
ovvero un buon disco, utile
che parlano di emargina-
gliori dischi dell’anno. [A.Bl.]
Le radici afroamericane, la ver-
per traghettare un pubblico
zione, malattia ed accetta-
satilità di generi, la simpatia,
all’oscuro verso altre latitudi-
zione della diversità. E loro
oltre che la bravura dell’artista,
ni musicali. Grazie particolar-
in copertina, a cavallo delle
traspaiono in questo disco dal-
mente a Vieux Farka Toure,
loro wheel-chair ricavate da
l’ascolto immediato.
Tony Allen, Angelique Kidjo e
vecchi sidecar. Sorrisi, rab-
Vusi Mahalasela.
bia e militanza. A loro tutto
troppo
e
[Vittorio Pio]
tutti un po’ poeti... L’arte dello scrivere anche solo una frase
“Danza”
[2005]
[Guido Gaito]
evitare
[Antonio Blasi]
l’idea
[G.D.]
sezioni
ritmiche
i
il nostro rispetto.
primi
[G.D.]
U-CEF
Halalwood
BANTU, DOCTA,
[Crammed/Materiali sonori]
SISTER FA & MORE
Il futuro che accoglie la tradi-
MANY LESSONS, ISLAM &
zione, i bassi profondi ed ip-
WEST AFRICA
notici che si amalgamano agli
[Piranha/AMU Music]
strumenti del Marocco. E poi
Nel titolo la dichiarazione
AA.VV.
STAFF BENDA BILLY
Demon Albarn, Justin Adams
esplicita di quanto sta nel
IN THE NAME OF LOVE-
TRES, TRES FORT
DUB COLOSSUS
e Natasha Atlas che assecon-
dischetto. Grazie al nigeria-
AFRICA CELEBRATES U2
[Kelle Kinoise/Crammed
A TOWN CALLED ADDIS
dano il talento puro di U-Cef. Il
no Bantu, ma residente in
[Wrasse Records/Shout
Disc]
[B&w Real World]
Dj Marocchino gioca con Hip
Germania, e Sister Fa, giun-
Factory]
Da Kinshasa, Congo, arriva
Dub
hop, la trance, mischia le carte
gono un manipolo di giovani
Dodici incisioni di artisti afri-
questo ensamble costituito
Etiopia. La firma in calce al
da
Addis
Abeba,
32
DVD
della scena North-Mississippi.
musicista – batterista, com-
Il rischio c’era: tirar fuori un
positore, vocalist e produt-
disco scontato. Non è ac-
tore – originario del Messico,
caduto. Quattordici brani di
classe 1979. Il cui lavoro ha
puro hill-country blues, privo
un
di scopiazzamenti e carico di
te jazzistico [c’è persino A
tracce realmente autografe.
love supreme di Coltrane
Raw ‘n’ dirty, direbbe il grande
nel repertorio originale] pur
THE REVEREND
approccio
tipicamen-
Tinariwen
Ladysmith Black
R.L., a cui è dedicato il brano
se il territorio di riferimen-
PEYTON’S BIG DAMN
Live In London
Mambazo
manifesto del cd. Da avere.
to è il flamenco. Ben suo-
BAND
[Independiente/
Live!
nato, tanta passione, doti
THE WHOLE FAM
Ponderosa]
[Heads Up/Egea]
che ormai è difficile trovare
DAMNILY
Il mistero dei touareg che
Un gruppo già innalzato
insieme. Fa capolina anche
[SideOneDummy]
suonano un rock vibran-
al rango di leggenda ben
l’improvvisazione e qualche
Il trio dei giovani dannati ca-
te dalle mille sfumature ,è
prima delle fortunate col-
trama mediorientale.
pitanato da Rev. J. Peyton
solo parzialmente svelato
laborazioni
da questo dvd che arri-
Wonder e Paul Simon,
va a compendio di una
trova nelle visioni del lea-
tournèe
consacrazio-
der Joseph Shabalala la
ROSALIA DE SOUZA
contemporaneo: groove hill -
ne in terra d’occidente.
solida matrice spirituale di
D’improvviso
country ed energia punk, testi
L’imperturbabile
di
con
[G.D.]
Stevie
[A.Bl.
giunge al quinto lavoro da
studio: strepitoso. Una della realtà migliori del blues
front-
un concerto ipnotico e non
[Schema Records/Family
arrabbiati [chiedere al colosso
man Ibrahim Ag- Alhabib
solo perché i nove compo-
Affair]
Wal-Mart], ed adrenalina allo
muove le fila di un reper-
nenti del gruppo si trovano
Se questo disco ha un
stato puro. Tutto in acustico
torio che pesca dagli ulti-
in costante movimento fra i
grande pregio è quello del-
Orquestra
- dobro, washboard, drums-
mi due album, abbinando
tradizionali passi di danza
la produzione, affidata que-
Imperial
ma non sembra. Incontenibili,
i ritmi circolari nel levare
che si avvitano sui pro-
sta volta proprio a Luciano
Carnaval So
irrefrenabili: non ascoltarli, un
del tamashek con il blues
digiosi vocalizzi che ani-
Cantone. Tutto molto sobrio
Ano Que Vem
peccato capitale.
primordiale
l’orgoglio
mano un inno al rispetto
ed elegante, musicisti fan-
[Ponderosa/I.r.d]
spiegato
che si dovrebbe sempre
tastici [Fabrizio Bosso alla
Una delle poderose risorse
dall’intervista che in coda
alla natura come Rain rain
tromba e Luca Mannutza al
del Brasile è la sua capacità
trova il produttore Justin
beautiful rain all’evocati-
pianoforte su tutti].
immutata di guardare al fu-
Adams parlare del suo
va Shosholoza, fino alla
E lei la solita grande, tra jazz
turo non dimenticando mai
rapporto a tutto tondo con
preghiera
di
e samba con quel sapore
le sue floride radici popolari.
l’ensamble. Amazing grace.
[v.p.]
new o nu un può sfuocato
è il caso di questo inebriante
però. Manca quella follia che
progetto che coinvolge ben
THE KLEZMATICS
sociale,
e
come
[v.p.]
universale
[G.D.]
sempre ha caratterizzato i
19 artisti di aree differenti,
Tuml = lebn
lavoro di Dubulah, ovvero
suoi lavori. Repertorio brasi-
accomunati però dal tra-
[Piranha/Evolution]
Nick Page. Molti di voi lo
leiro più che noto e persino
sporto per la samba-gafieira
E venti! È tempo di celebra-
rammenteranno con i suoi
un brano in italiano. [A.Bl.]
o ballerina che dir si voglia
zioni per una delle più famo-
Transglobal
che impazzava intorno agli
se band klezmer del globo.
dapprima e con Temple Of
Underground
anni cinquanta.
Nato nel 1986 il gruppo gui-
Sound poi. Risultato garan-
Giovanotti
real-
dato dall’istrionico e geniale
tito quindi, in una mescita
tà come Kassin o Moreno
Frank London licenzia con
di
belle
meravigliosa di ipnosi dub
CEDRIC BURNSIDE &
Veloso, nomi tutelari [Wilson
la fedele etichetta Piranha
ed evocazioni blues, il tutto
LIGHTNIN’ MALCOLM
Das Neves], persino un’at-
un’imperdibile
scritto suonato e prodot-
2 MAN WRECKING CREW
trice [Thalma Da Freitas],
cui compaiono tutti i brani di
to con musicisti etiopi. Dal
[Delta Groove Music]
ISRAEL VARELA
riuniti in una sorta di comu-
questi venti anni di studi di
piano di Samuel Yirga al sax
Uno figlio/nipote d’arte della
Tijuana Portrait
nità le cui idee in musica
registrazione. Dal travolgente
di Hailu, alla voce di “Mimi”
nobile schiatta Burnside, l’al-
[Cavò studio]
piacciono e trascinano.
Man in a hat fino a Shvarts un
Zenebe.
tro apprezzato session-man
Interessante questo giovane
[G.D.]
[v.p.]
raccolta
in
ways, passando in rassegna
33
tutto il meglio della tradizione
del sol levante. Non è molto
e sax di Luca Rampini, co-ar-
Tra le stelle presenti: Donal
yiddish. Sconsigliato solo ai
frequente, ma a volte i gran-
rangiatore.
Lunny, Ronan Browne, Andy
possessori delle discografia
di numeri coincidono con la
Irvine, Martin Hayes, Jacky
completa della band.
qualità.
Daly, Mairéad Ní Dhomhnaill.
[ G.G.]
[A.S.]
[Plinio Bonato
[Ciro de Rosa]
AAVV
Masters of Tradition
Trigomigo
[RTÉ lyric fm]
‘Scuzà-ou aquì
Trentuno tracce, distribuite in
Andrea Capezzuoli
[FolkClub Ethnosuoni]
due CD, raccolgono quaran-
SA DINGDING
e compagnia
Musiche, suoni e atmosfere
tadue tra i maggiori interpreti
Alive
Suonato coi piedi!
profondamente radicate nel-
vocali e strumentali della tra-
Under the counter
[Wrasse/Evolution]
[FolkClub Ethnosuoni]
le Valle Variata, di tradizione
dizione musicale irlandese.
[Greentrax]
L’oriente che incontra l’elet-
Progetto originale quello di
“occitana”. I musicisti, tutti
Non
antologia
Secondo album per il gio-
tronica, le macchine che si
Andrea Capezzuoli, intera-
giovanissimi e residenti nella
pseudo-celtica ma una bella
vane quintetto scozzese [tre
fondono con lo zither ed i
mente dedica to alla musica
zona, propongono un disco
e significativa testimonianza
ragazze e due ragazzi], che
gong. Una mescolanza di
del Quebec, da non confon-
di ricerca e trascrizione fedele
del vigore delle forme musicali
si conferma ensemble di ca-
testi tibetani, mandarini e
dere con quella scoto-irlan-
di brani tradizionali locali dove
popolari dell’isola atlantica.
rattere e di grande versatili-
sancriti che si uniscono alla
dese, più nota in Italia. Il titolo
emergono storie ora allegre,
Differenti generazioni di mu-
tà, dotato di forte appeal dal
melodia cinese, terra d’origi-
dell’album deriva dall’accom-
ora dolcissime e struggen-
sicisti registrati dalla Radio
vivo, in grado di muoversi tra
ne di Sa Dingding.
pagnamento tipico di questa
ti. Arrangiamenti originali di
Nazionale [per informazioni e
materiale tradizionale scoz-
Dopo un Bbc award, una va-
musica tradizionale, ovvero,
Trigomigo con la collabora-
acquisti: www.rte.ie/shop] nel
zese, irlandese, quebecois e
langa di dischi venduti tra la
la percussione dei piedi. Un di
zione, nel brano La chansoun
periodo 2003-2007 al festival
brani contemporanei, rivisitati
Cina e l’Europa Sa Dingdin si
sco ideato per stage di danza
nouvelo,
Masters of Traditon che si tie-
con arrangiamenti energetici
candida ad essere una delle
o concerti “a ballo”. Organetti,
francese Patrick Valillant.
ne a Bantry, nella parte occi-
ed inventivi. Decisa l’impron-
espressioni più interessanti
violini, piano [digitale], chitarre
dentale della contea di Cork.
ta ritmica [chitarra, basso ed
del
mandolinista
[G.G.]
l’ennesima
BODEGA
booking
alfamusic.com
nakaira.com
New tour & CD, available in 2009
Mob 349.5149330
darshan.it
34
occasionali tocchi di djembe],
Da ascoltare anche
con umori funk o flamenco,
melodie incentrate sugli stru-
AAVV
[Crammed/Materiali sonori]
senza
menti cardine della tradizione
Vieux farka toure remixed: ufos
MATTEO SALVATORE
delle fonti quanto della funzio-
caledone [cornamusa, violino,
over bamako
Popolo de lu paese
nalità dei materiali adoperati.
fisarmonica, clarsach, whistle],
[Modiba/Audioglobe]
[Materiali sonori]
Ad accompagnarli in questo
potente ed efficace la voce di
ANTHONY JOSEPH & THE
WATCHA CLAN
viaggio alcuni degli esponenti
Norrie MacIver, che si espri-
SPASM BAND
Diaspora hi-fi A mediterranean
me sia inglese sia in gaelico.
Bird Head Son [Naïve/Self]
caravan [Piranha/Evolution]
BARBAPEDANA
dell’est Europa, dal serbo Sa-
OLEX TOSSEL
PHIL MANZANERA
Ghetto Klezmorim
ban Bajramovic passando per
Movements [Naïve/Self]
1972-2008 [Expression/Egea]
[Evolution]
il macedone Esma Redzepova
AAVV Arriba la cumbia!
Zaïti Still time [Iris/Egea]
Sesto album per lo stori-
(Macedonia) e Jony Iliev. [P.B.]
[C.d.R.]
troppo
preoccuparsi
più interessanti della musica
co guppo treviginano, sulle
orme del grande tradizione
è un album che sa attingere
Klezmer, oggi come tren’anni
dalla tradizione con la consa-
fa per un progetto impedibi-
pevolezza che solo attraverso
le. Undici brani che parlano
MOUSSU T E LEI
le proprie radici si può guar-
di unificazione, di supera-
JOVENTS
dare al futuro. Senza dimenti-
mento delle differenze attra-
Home sweet home
care che musicisti del calibro
verso la musica. I cantastorie
Justin Adams &
[Le chant du monde/Egea]
di Eugenio Bennato - tanto
Thierry Titi Robin
– traduzione in piemontese
Juldeh Camara
Tra guepiere anni trenta, chan-
per nominare a caso una del-
Kali Sultana
di Barbapedana – sono tra-
Soul Science
son marsigliese, musica nera,
le mille collaborazioni – hanno
[Naïve/Self]
volgenti, infiammano certo,
[Ponderosa/Ird]
umori provenzali e suggestioni
deciso di incrociare le proprie
La musica non dice mai la ve-
sanno struggere, malinconia
Proseguono le sperimentazioni
occitane Home sweet home.
strade con questi sei ragazzi.
rità, inquadra le scene in un
e felicità che si inseguono,
di Adams, mente fertile in pas-
Uno splendido viaggio nelle tra-
Risultato assicurato.
certo modo e già in quello c’è
raccontando quelle che sono
sato già al fianco di Natacha
dizioni, senza aver paura dell’in-
una visione parziale della realtà
le caratteristiche proprie del-
Atlas e Robert Plant, oltre che
contro, aperti al mondo e pronti
che rispecchia la volontà del-
l’animo umano e, perché no,
essere attuale produttore dei
a ricevere dal mondo, in piena
l’autore. Poi se la musica è di
della musica
travolgenti Tinariwen. In pie-
tradizione portuale. Si prendono
Titi Robin, allora espone questa
na coerenza con questa sua
i rischi Tatou e soci, trascinati dal
bugia, moltiplicandola all’infinito
attuale passione, il chitarrista
banjo di Blu, a testimoniare che
per realizzare qualcosa che sia
ha scelto di farsi accompa-
[A.S.]
[A.S.]
il più lontano possibile dal rea-
gnare da un griot originario
strette. Un disco che colpisce
SMOKE
lismo ma che sappia contem-
del Gambia che trae dal “rit-
nel segno, elegante e coinvol-
Routes [Way Out/Edel]
poraneamente coinvolgere. Le
ti”, sorta di violino arcaico,
gente come pochi.
Bella questa seconda opera
possibilità creative legate ad
dei suoni molto evocativi che
degli Smoke, band reggae
uno stile visionario come quel-
FANFARA CIOCARLIA
ben si abbinano allo scarno
che tuttavia qui si discosta
lo esibito dal multistrumentista
Queens & Kings
rock-blues di base. Shuffles
dai mari calmi e noti per
e compositore ben si espli-
[Asphalt Tango/Materiali
e boogie di altri tempi si inse-
disegnare rotte che conflui-
cano in questo doppio album
sonori]
guono occhieggiando ad altri
scono nel roots più spinto,
nel quale si rimane dapprima
La fanfara Ciocarlia è tornata.
strumenti di tradizione [kora]
nel quale i punti di riferi-
increduli, ma se si resiste un
La grande band gypsy rume-
oppure di estrazione occiden-
mento
cambiano,
poco alla fine si è coinvolti e
na, una delle più travolgenti
tale [basso elettrico] creando
RIONE JUNNO
ma dove tuttavia è il soul,
soggiogati dal miscuglio mera-
del panorama internazionale,
un percorso sorprendente che
TarantBeatProject
specialmente evocato dalla
viglioso di idiomi mediterranei
continua a far parlare di sé
merita attenzione e sopratutto
[Nut/Cni]
voce, a farla da padrone.
che si incontrano lungo il trac-
con il nuovo“Queens & Kings”.
diffusione. Attenzione al boo-
Se un disco d’esordio è una
Diciassette tracce che scor-
ciato. Un museo di strumenti di
Arrivati al quinto album, a due
klet, che prevede persino la
dichiarazione
da
rono bene, ricche di trovate
diversa estrazione, l’abolizione
anni di distanza dal successo
trduzione dei testi, come più o
Rione Junno c’è da aspettarsi
[campioni ed altro], che na-
dei confini tra musica improv-
di “Gili Garabd”, il guppo ripar-
meno si fa sempre nella pas-
molto. Electro taranta di gran-
scondono testi impegnati,
visata e scritta. Un lavoro intro-
te dai terriori musicali più cari,
sione che contraddistingue la
de fascino, Tarantabeatproject
duri e profondi. spettivo, sognante.
fondendo la musica zingara
coraggiosa label.
alla musica le etichette stanno
d’intenti,
[A.S.]
spesso
[A.Bl.]
[A.Bl.]
[V.P.]