scarica - Il Centro Servizi Culturali Santa Chiara

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scarica - Il Centro Servizi Culturali Santa Chiara
Stagione di Prosa 2007/08
Teatro Sociale
Grande Stagione e Stagione
Mercoledì 17 ottobre ore 20.30
Giovedì 18 ottobre ore 20.30
Venerdì 19 ottobre ore 20.30
Sabato 20 ottobre ore 16.00
Sabato 20 ottobre ore 20.30
Domenica 21 ottobre ore 16.00
Officine Smeraldo
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L’uomo dai mille volti
di e con Arturo Brachetti
in collaborazione con Juste pour Rire – Paris
ideazione Arturo Brachetti & Serge Denoncourt
testi Arthur Kopit
voce della mamma Sandra Mondaini
musiche Simon Carpentier, Dazmo, Larsen Lupin
Scene Guillone Lord
Costumi Francois Barbeau
produzione
Gilbert Rozon (Just For Laugh, Canada),Gilles Petit & Marie Laurence Berthon (Juste pour Rire, Francia)
“L'uomo dai mille volti” è un viaggio nell’universo di Arturo Brachetti, unico artista trasformista al mondo che
è stato capace di coniugare la magia del Teatro con l’Arte del Trasformismo.
Mille volti, mille sogni dell’infanzia di Arturo: 80 personaggi in 100 minuti, Brachetti cambia costume con
incredibile rapidità, dando vita a un “esercito di personaggi” dalle diverse personalità.
Una stravaganza multimediale che combina humour, poesia, musica, magia e video in un unico collage di
racconto, sorprese visive e caricature dove il surreale diventa realtà.
La storia è semplice, ma toccante. Arturo, adulto, ritorna nel solaio della propria infanzia per svuotare tutto e
liberarsi dei ricordi inutili.
Il ritrovamento della scatola dei giochi provoca un sorprendente cambiamento: lui stesso ritorna nel mondo
della fantasia che credeva aver dimenticato. Diventa Pinocchio, vari pupazzi e persino Barbie. Ma anche i miti
di Hollywood, una trentina di personaggi evocati dai film, tra cui Gene Kelly, Liza Minnelli, King Kong,
Frankenstein, Carmen Miranda, Charlie Chaplin, ed Esther Williams che nuota a mezz'aria nella sua piscina...
Per concludere con un gigantesco e fantasmagorico tributo al mondo di Fellini.
Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 25 ottobre ore 20.30
Venerdì 26 ottobre ore 20.30
Sabato 27 ottobre ore 20.30
Domenica 28 ottobre ore 16.00
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Teatro Stabile di Genova
MANDRAGOLA
Di Nicolò Macchiavelli
Regia Marco Sciaccaluga
Scene e costumi Valeria Manari
Musiche Andrea Nicolini
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1
Luci Sandro Sussi
PERSONAGGI E INTERPRETI:
Messer, Nicia Ugo Pagliai
Callimaco, Gianluca Gobbi
Siro, Enzo Paci
Ligurio, Pier Luigi Pasino
Sostrata, Barbara Moselli
Fra’ Timoteo, Massimo Mesciulam
Donna, Silvia Quarantini
Lucrezia, Alice Arcuri
La stagione di produzione dello Stabile di Genova si apre alla Corte con il capolavoro di Niccolò Machiavelli
(1469-1527), affidato alla regia di Marco Sciaccaluga e all’interpretazione di Ugo Pagliai, alla guida di una
parte della giovane compagnia stabile del teatro. Considerata la più bella commedia italiana del
Rinascimento, e forse dell’intero teatro italiano, la Mandragola attinge con ironia alla grande tradizione del
teatro classico latino, inserendola nello schema narrativo delle novelle boccaccesche del raggiro e della
beffa. Dopo molti anni di residenza a Parigi, Callimaco torna a Firenze attratto dalla fama della bellezza e
della virtù di Lucrezia, moglie di messer Nicia che, «benché sia dottore, egli è el più semplice e el più sciocco
uomo di Firenze». Con l’aiuto del parassita Ligurio, Callimaco decide pertanto di conquistarla. Sfruttando il
desiderio insoddisfatto di messer Nicia di avere un figlio, si spaccia per un dottore venuto d’oltralpe e gli
consiglia di far bere alla moglie una fantomatica pozione a base di mandragola. La pozione, dice, ha il potere
di rendere fertile la donna, ma ucciderà il primo uomo che giacerà con lei. Per ovviare a questo
"inconveniente", Callimaco propone a Nicia di costringere uno sconosciuto a congiungersi per primo con
Lucrezia: costui morirà assorbendo su di sé tutto il veleno presente nella pozione e Nicia potrà così giacere
con la moglie senza alcun pericolo. Con l’aiuto di Frà Timoteo, il confessore di Lucrezia, Callimaco mette così
in atto la sua beffa.
Ambientata a Firenze nel 1504, la Mandragola è stata presumibilmente scritta da Machiavelli nel decennio
seguente e rappresentata con grande successo quando il suo autore era ancora in vita. Nel mettere in scena
un mondo dominato da calcoli, interessi meschini e passioni irrefrenabili, Machiavelli mescola personaggi
tipici della commedia di Plauto e di Terenzio (il padrone, il servo, l’innamorato) ad altri che ricordano da
vicino quelli delle novelle trecentesche: il frate e il marito sciocco e gabbato. Machiavelli si sofferma con
ironia tagliente e disillusa a descrivere quel mondo che ai suoi occhi di moralista politico appariva degradato
e in rovina, insensibile a ogni correzione, ma consegna infine alla storia del teatro un capolavoro che, pur su
sfondo tutt’altro che ottimista, è attraversato da uno spirito giocoso, piacevole e divertente.
Teatro B. Cuminetti
Martedì 13 novembre ore 20.30
Mercoledì 14 novembre ore 20.30
Giovedì 15 novembre ore 21.00
Grande Stagione A-B
Stagione B
Grande Stagione C-D
DALLA STAGIONE DI TRENTO OLTRE
FORT ALAMO in collaborazione con SCENAPERTA
POLO TEATRALE DELL’ALTOMILANESE
Un Po’ Dopo Il Piombo
con Giangilberto Monti, Roberta Mandelli
regia Annig Raimondi
Dal 1964 al 1975 Renato Curcio e Margherita Cagol detta Mara si incontrano, si conoscono, si innamorano, si
sposano e danno vita alla più nota formazione politica armata degli anni Settanta: le Brigate Rosse. Durante
quegli anni cambia la scuola, il lavoro, la politica, il paese intero. È il mito della rivoluzione e della felicità, del
maggio francese e dei suoi slogan – Ce n’est qu’un debut – ma anche dei cattivi maestri e delle pistole che
sostituiscono i fiori. È un momento storico irripetibile dove tutto sembra possibile e niente è più certo. È il
racconto di un’università di sogno nata in una delle città più tranquille del paese, Trento, dove la follia
prevale lentamente sulla voglia di libertà, si propaga a macchia d’olio per l’Italia e spegne anche la storia
d’amore e di rivoluzione di Renato e Mara, quando i carabinieri la uccidono in un conflitto a fuoco il 5 giugno
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
2
1975. Di lì in poi gli anni di piombo e una strisciante guerra civile spazzeranno via i sogni e i colori di
generazioni di italiani, che ancora oggi vorrebbero capire cosa è successo.
Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 29 novembre ore 20.30
Venerdì 30 novembre ore 20.30
Sabato 1 dicembre ore 20.30
Domenica 2 dicembre ore 16.00
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Compagnia Teatro Moderno
La fine è il mio inizio
Con Mario Maranzana
di Tiziano Terzani
a cura di Folco Terzani
adattamento al teatro di Mario Maranzana e Folco Terzani
con Mario Maranzana e Roberto Andrioli
regia di Lamberto Puggelli
scena di Luisa Spinatelli
"La mia fine è il mio inizio" è una biografia parlata, il testamento di un padre che cerca di passare al figlio
l’essenza di quello che nella vita ha imparato e soprattutto l’ultimo libro che Tiziano Terzani ci ha lasciato,
l’ultima tappa di un lungo cammino per il mondo alla ricerca della verità. Tre mesi prima di morire, Tiziano
Terzani chiama il figlio Folco a Orsigna, nella loro casa di montagna, per raccontargli la sua vita. Padre e
figlio si incontrano sotto un albero, unico testimone un registratore, e parlano della vita passata, delle
passioni e dei divertimenti. Terzani racconta cose di cui non aveva mai parlato: l’infanzia povera a Firenze e i
primi passi nel mondo del giornalismo. I grandi momenti della sua vita – la violenza della guerra in Vietnam,
la delusione del comunismo in Cina, l’orrore del futuro visto in Giappone – si alternano ai ricordi personali di
viaggi avventurosi in zone proibite, di incontri con spie e di passioni che lo hanno portato a collezionare
migliaia di libri, statue tibetane e gabbie piene di uccelli esotici. Ed è così che, parola dopo parole, ricordo
dopo ricordo, Terzani si mostra in tutta la sua pienezza: un uomo dalla vita intensa, colorata ed energica, un
viaggiatore d’eccezione, un testimone non sempre comodo che ha attraversato gli eventi della storia, le
guerre e i grandi temi politici degli ultimi cinquant’anni
Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 6 dicembre ore 20.30
Venerdì 7 dicembre ore 20.30
Sabato 8 dicembre ore 20.30
Domenica 9 dicembre ore 16.00
ANTIGONE
A
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C
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di Sofocle
traduzione Giovanni Roboni
regia Giulio Bosetti
con Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Sandra Franzo
Dopo l'edizione andata in scena a Siracusa per la regia di Patrice Kerbrat nell'estate 2000, Giulio Bosetti
ripropone con la sua regia Antigone di Sofocle dedicandola all'amico Giovanni Raboni, che già per lui aveva
realizzato la traduzione che verrà di nuovo utilizzata per l'edizione 2006.
Questo nuovo allestimento si avvarrà delle musiche originali di Giancarlo Chiaramello e di un coro recitato
dagli stessi protagonisti dello spettacolo, ambientato in un palcoscenico nudo che accoglierà anche un certo
numero di spettatori, testimoni dell'evolversi della vicenda.
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
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E' sorprendente come il personaggio di Antigone simboleggi da molti secoli la rivolta contro l'ordine
costituito. La vicenda prende avvio dalla reciproca uccisione di Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone e figli di
Edipo. Creonte, loro zio e tiranno di Tebe, ordina che il corpo di Polinice rimanga insepolto: egli pretende per
il nipote una punizione che vada oltre la morte per porre fine alla sequela di sciagure provocate da Edipo e
riportare la pace a Tebe. La sua sfida alle divinità dell'oltretomba si giustifica nella centralità del vincolo di
fedeltà primordiale dovuto alla Città e nel suo progetto di un futuro in cui l'uomo ne costituisca il nucleo.
Compagnia del Teatro Carcano
Teatro Sociale
Grande Stagione
Mercoledì 9 gennaio, ore 21.00
Giovedì 10 gennaio, ore 21.00
Venerdì 11 gennaio, ore 20.30
Sabato 12 gennaio, ore 20.30
Domenica 13 gennaio, ore 16.00
Lunedì 14 gennaio, ore 20.30
Posto non numerato
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DALLA STAGIONE DI TRENTO OLTRE
PUPI E FRESEDDE - TEATRO DI RIFREDI
L’ultimo Harem
liberamente ispirato a “Le mille e una notte” e ai racconti di Nazli
Eray e ai saggi di Ayse Saraçgil e Fatema Mernissi
di Angelo Savelli
con Serra Yilmaz, Valentina Chico, Riccardo Naldini
scene e costumi Mirco Rocchi luci Roberto Cafaggini
Una sera del 1909 ad Istanbul, alla vigilia della definitiva chiusura degli harem, nel palazzo d’Yildiz una
seducente favorita circassa attende, insieme all’anziana guardiana ed al capo degli eunuchi imperiali,
l’incerta visita del sultano, ingannando l’attesa con il racconto di storie fantastiche. Quasi cent’anni dopo, una
casalinga dimessa e la sua spumeggiante amica sognano improbabili fughe dalla prigione del loro
indecifrabile malessere quotidiano. Ma l’harem non è tanto una cinta di mura invalicabili quanto piuttosto un
luogo dello spirito, un’attitudine vischiosa e pericolosa in cui cadere prigionieri, sia ieri che oggi, sia in
Oriente che in Occidente, sia uomini che donne. “L'ultimo harem” è uno spettacolo creato da Angelo Savelli
intorno alla personalità della brava e estroversa attrice turca Serra Yilmaz, presenza carismatica di quasi tutti
i film del celebre regista turco, ormai naturalizzato in Italia, Ferzan Ozpetek, (Harem suarè, Le fate ignoranti,
La finestra di fronte) alla cui originale sensibilità artistica dobbiamo lo stimolo per la prima idea di questo
progetto. Accanto a Serra Yilmaz, nel ruolo di coprotagonista, la bella ed intensa attrice romana Valentina
Chico, nota al grande pubblico per la partecipazione nella parte di protagonista della terza serie dello
sceneggiato televisivo di Rai uno "Incantesimo". Completa il cast il versatile attore fiorentino Riccardo
Naldini, impegnato in una singolare carrellata di ambigue e contraddittorie figure maschili.
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
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Teatro Sociale
Grande Stagione
Martedì 15 gennaio ore 20.30
Stagione
Mercoledì 16 gennaio ore 20.30
Grande Stagione
Giovedì 17 gennaio ore 21.00
Posto non numerato
A-B
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DALLA STAGIONE DI TRENTO OLTRE
ARCA AZZURRA TEATRO - ASTITEATRO 29 - CENTRO
SERVIZI CULTURALI SANTA CHIARA DI TRENTO
La Maledizione del Cervo
di Murathan Mungan
ideazione dello spazio e regia Riccardo Sottili
riduzione e adattamento Massimo Salvianti con la consulenza di Ayse Saraçgil con la Compagnia L’Asina
sull’Isola di Paolo Valli e Katarina Janokova
con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci
costumi Lucia Socci luci Marco Messeri e Riccardo Sottili
suono Roberto Nigro
Un autore turco molto noto in patria, un testo splendido, immenso, fantastico, ricchissimo, denso di storie,
emozioni, magia.
La saga di una famiglia, quattro generazioni per un racconto che sembra venire da “Le mille e una notte”,
che ci parla di un tempo favoloso di “Bey”, di capi di una tribù nomade che decide di fermarsi, di diventare
stanziale, del luogo scelto per questo, dei cervi scacciati dal loro territorio, della loro maledizione che porta
alla dissoluzione di palazzi e di tante vite.
Un testo-fiume con un andamento fatto di scarti temporali dove le generazioni si mischiano in un presente
sfuggente che è il sempre del racconto e di chi lo sa ascoltare.
Per questo l’Arca Azzurra ha progettato una riduzione del grande testo che mantenendone lo spirito e anche
la lettera sappia però darne interi quei frammenti restituendo almeno in parte la magia con un lavoro
rispettosissimo di adattamento drammaturgico. L'azione di un gruppo di cinque attori, che impersonano i
protagonisti del lavoro, ne sintetizzano i movimenti restituendo la loro voce e accompagnando il tutto con lo
scorrere di immagini affidate a L'Asina sull'Isola oltre che con un adeguato disegno luci.
Quindi una riduzione, un adattamento che non potrà restituire che in parte il grande respiro epico del testo
di Mungan. Ci rendiamo conto soprattutto di quanto le vicende narrate sono lontane dalla nostra cultura, di
come appartengano ad una tradizione che ci è largamente estranea. Ma allo stesso tempo siamo certi che il
respiro, lo spirito di questa storia ci appartiene, appartiene alla necessità di narrare, di raccontare, di dare
della propria condizione immagini magiche e fantasiose che è così presente in tutte le culture popolari del
mondo e soprattutto a quella cui questa compagnia fa continuo riferimento nel suo lavoro quotidiano sulle
tavole di tanti palcoscenici e presente in tutti i suoi spettacoli.
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
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Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 24 gennaio ore 20.30
Venerdì 25 gennaio ore 20.30
Sabato 26 gennaio ore 20.30
Domenica 27 gennaio ore 16.00
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Teatro Stabile di Bolzano
La Biennale di Venezia presentano
Il Teatro Comico
di Carlo Goldoni
regia Marco Bernardi
scene: Gisbert Jaekel
costumi: Roberto Banci
luci: Lorenzo Carlucci
con Patrizia Milani, Carlo Simoni
e con Alvise Battain, Libero Sansavini, Roberto Tesconi, Alessandra Arlotti, Gianna Coletti, Alberto Fasoli,
Luigi Ottoni, Maurizio Ranieri, Giovanna Rossi, Riccardo Zini
Nell’anno del tricentenario dalla nascita di Carlo Goldoni, Il Teatro Stabile di Bolzano e la Biennale di Venezia
presentano “Il Teatro comico“, la commedia manifesto della riforma teatrale goldoniana, testo illuminante
sulla poetica della nuova commedia di carattere e sul mestiere degli attori, una sorta di prefazione del
grande autore veneziano al programma delle 16 commedie nuove composte per la stagione 1750-1751 per il
pubblico del Teatro S.Angelo. Lo spettacolo è stato invitato al 39 Festival Internazionale del Teatro – La
Biennale di Venezia diretto da Maurizio Scaparro, dove ha debuttato in prima assoluta il 25 luglio.
“Questa, ch’io intitolo Il Teatro Comico, piuttosto che una Commedia, prefazione può dirsi alle mie
Commedie”. Così Carlo Goldoni (Venezia 1707 – Parigi 1793), presentò la commedia in tre atti in prosa
scritta a Venezia nel 1750 e rappresentata per la prima volta a Milano nell’estate dello stesso anno. In quegli
anni Goldoni ha già cominciato a sconcertare e affascinare il pubblico veneziano con il suo teatro così nuovo
e moderno e, per rimarcare la propria distanza dalla tradizione, compone questa “prefazione di commedia“ in
forma drammatica in cui i personaggi discutono del passaggio dalla Commedia dell’Arte alla riformata
commedia di carattere. Il risultato è sorprendentemente moderno, un testo di “teatro nel teatro”: presenta
infatti gli attori della compagnia guidata da Girolamo Medebac (della quale Goldoni fu dal 1748 al 1753
drammaturgo stabile), intenti a provare una specie di farsa intitolata Il padre rivale del figlio. La compagnia
e il capocomico dibattono sul cattivo gusto secentesco, i lazzi e le tirate delle commedie, discutendo del
passaggio dalla Commedia dell’Arte alla riformata commedia di carattere. Grazie a questa raffinata messa in
scena metateatrale Goldoni difende appassionatamente la propria filosofia drammaturgica, e da’ vita allo
stesso tempo ad un vero gioiello che ci permette di spiare dal buco della serratura il backstage di una
compagnia veneziana del ‘700 nel momento delle tensioni creative.
Per affrontare la sua sesta avventura registica goldoniana, Marco Bernardi, ha voluto ricostruire la
compagnia che ha lavorato con lo Stabile di Bolzano nella fortunata edizione de “La Locandiera”, replicata
con grande successo di pubblico e di critica per più di trecento rappresentazioni, e ne “La vedova scaltra”.
Compagnia guidata da Patrizia Milani, Carlo Simoni e dal veneziano Alvise Battain.”
Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 7 febbraio ore 20.30
Venerdì 8 febbraio ore 20.30
Sabato 9 febbraio ore 20.30
Domenica 10 febbraio ore 16.00
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Sicilia Teatro
Otello
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Con Sebastiano Lo Monaco
di W. Shakespeare
traduzione di Masolino d'Amico
e con Massimiliano Vado Maria Rosaria Carli
e 20 attori in scena
regia di Roberto Guicciardini
scene di Piero Guicciardini
costumi di Giuseppe Avallone
supervisione ai costumi di Maurizio Millenotti
Luci di Gigi Ascione
la trama è celebre, ma ogni nuova lettura, ogni ipotesi di realizzazione scenica, ne mette in
rilievo la complessità. La storia di amore e gelosia, per spostamenti progressivi, raggiunge
ineluttabilmente l’acme orrendo dell’omicidio e della strage. Ma la tessitura della tragedia non è
lineare. Contempla percorsi accidentali, snodi impensati: basta un salto di stile nel linguaggio, la
reazione imprevedibile di un personaggio, una osservazione innocua, un gesto immotivato, per
aprirci le porte all’insondabile, in una spirale di emozioni che provocano turbamento e
smarrimento. Il dubbio e l’ incertezza che attanagliano Otello sono sottotraccia la tensione
costante del suo agire. La sua leggenda eroica si stempera e si degrada lentamente nella
materialità di un linguaggio frantumato, che appare perturbante visto in una proiezione
distruttiva delle illusioni individuali. Il sentimento incontrollato si proietta in un destino di
distruzione. Proprio il Moro che conosceva la magia della parola nell’ampio spettro dell’epico e
dell’immaginario cede al dubbio che frantuma ogni certezza ed è indotto a assumere su di sé la
condanna della diversità, e a scandire nel proprio subconscio il crescendo stesso della propria
angoscia. E il degrado si propaga su quanti entrano nel suo cerchio di azione. Desdemona con
la sua marmorea bellezza, “più bianca della neve e liscia come alabastro sepolcrale”, non
troverà alcun appiglio in un mondo che appare scardinato dal proprio asse. L’amore non è estasi
e incanto ma passione distruttiva, ossessione, follia. L’ intreccio degli inganni ordito da Jago con
un crescendo implacabile, pur nel ritmo della improvvisazione, è condotto con la perfidia di un
giuoco intellettuale, ma emana nel suo esplicarsi la forza dirompente dell’odio che condurrà alla
definitiva afasia. I turbamenti sentimentali, la tortura dell’amore tradito, non sono disgiunti da
una marcata morbosità, così come latenti pulsioni aberranti creano un clima erotico che si
espande su tutti come una rete profumata, ma esiziale. Roberto Guicciardini
Teatro B. Cuminetti
Grande Stagione
Martedì 12 febbraio ore 20.30
Stagione
Mercoledì 13 febbraio ore 20.30
Grande Stagione
Giovedì 14 febbraio ore 21.00
Posto non numerato
A-B
D
C-D
DALLA STAGIONE DI TRENTO OLTRE
LA CONTEMPORANEA S.R.L.
in coproduzione con GIOVIT S.R.L.
Tutta colpa di Garibaldi
di Gioele Dix, Nicola Fano, Sergio Fantoni regia Sergio
Fantoni con Gioele Dix (e altri due attori da definire
Giuseppe Garibaldi. Nessuno può competere con i monumenti a lui dedicati: a cavallo, a piedi, seduto.
Nessuno può vantare la percentuale di vie, corsi, piazze teatri a lui intestati. Nessuno ha dormito in così tanti
luoghi diversi (e pensare che soffriva d’insonnia). Nessun altro condottiero è riuscito a mettere tutti
d’accordo: soltanto i commissari tecnici Bearzot e Lippi hanno potuto scalfirne il prestigio e la popolarità, ma
la loro è stata una gloria assai passeggera. Eppure, molti italiani – anche se non sempre lo ammettono
pubblicamente – pensano che la cronica instabilità della loro poco amata e molto odiata patria sia
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
7
soprattutto colpa di Garibaldi: l’Italia unita è stata un’assurda forzatura. Lo Stivale, il cosiddetto Bel Paese,
da sempre terra di scorribande e di conquiste, vittima dei propri gretti campanili, non era pronto né adatto
per essere uno Stato unitario e non è mai maturato a sufficienza per diventarlo. L’interrogativo è feroce:
perché essere italiani significa per la gran parte di noi essere anti-italiani?
Perché quando una cosa per sbaglio funziona, diciamo: non sembra neanche di stare in Italia? Gioele Dix,
Nicola Fano e Sergio Fantoni hanno pensato e scritto uno spettacolo che racconta le eripezie tragicomiche di
un autore-attore (Gioele Dix) al quale è stato commissionato l’allestimento di un testo celebrativo su
Garibaldi. Studiando a fondo la straordinaria biografia pubblica e privata dell’Eroe dei Due Mondi, scopre una
figura complessa, che sfugge a ogni definizione e retorica. Si sente respinto e attratto da quel temperamento
ondeggiante fra epici slanci e clamorosi ritiri. Un personaggio perfettamente funzionale all’immagine
contraddittoria che gli italiani hanno di se stessi. Il protagonista, sempre più critico e sempre più tifoso, non
sa più che pesci prendere: se dire e pensare “Obbedisco” oppure “O Roma o morte”.
E si chiede: l’Italia è un soliloquio di Garibaldi? O piuttosto sono gli Italiani ad avere tradito la promessa di un
sogno possibile? Al titolo che aveva in mente non sarebbe meglio aggiungere un punto interrogativo: “E’
tutta colpa di Garibaldi?”Uno spettacolo documentato, dinamico, divertente, polemico, senza peli sulla lingua.
Alla ricerca delle radici e delle ragioni del nostro carattere di cittadini incompiuti.Accanto a Gioele Dix, nei
panni di narratore appassionato e sempre più perplesso, due complici sulla scena: una giovane effervescente
assistente sudamericana neo-garibaldina e un geniale contrabbassista-uomo orchestra in t-assativa camicia
rossa.
Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 21 febbraio ore 20.30
Venerdì 22 febbraio ore 20.30
Sabato 23 febbraio ore 20.30
Domenica 24 febbraio ore 16.00
A
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Hal Pereira e Tambi Larsen.
Compagnia Jocher di Francesco Bellomo
La rosa tatuata
di Tennessee Williams
con Mariangela d’Abbraccio
regia di Francesco Tavassi
In Louisiana, nel Sud degli USA, dopo la morte del marito, la siciliana Serafina passa tre anni chiusa nella
sua casetta, dedita al culto delle rimembranze finché irrompe nella sua vita un nerboruto camionista, Alvaro
Mangiacavallo, anch'egli siciliano, tra le cui braccia dà addio al romitaggio vedovile. Scritto su misura per A.
Magnani, il dramma (1950) di Tennessee Williams ebbe come primi interpreti sui palcoscenici nordamericani
Maureen Stapleton e Eli Wallach con la regia dello stesso D. Mann. Film d'attori, migliora nella 2° parte
grazie al duetto buffonesco e umanissimo tra Serafina e Alvaro. Il merito è soprattutto della Magnani che
prende possesso con gloriosa sicurezza del personaggio, lo squassa e lo modula, lo sbalza e lo lima con un
brio che le fece guadagnare 1 Oscar e contribuì al successo internazionale del film. Sceneggiatura di John
Michael Hayes, fotografia del grande James Wong Howe, pure premiato con l'Oscar come la scenografia di
Teatro Auditorium
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 6 marzo ore 20.30
Venerdì 7 marzo ore 20.30
Sabato 8 marzo ore 20.30
Domenica 9 marzo ore 16.00
A
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Teatro Stabile dell'Umbria –
Fondazione del Teatro Stabile di Torino –
Théâtre National Populaire TNP Villeurbanne Lyon
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
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Le lacrime amare di Petra von Kant
con Laura Marinoni
di R.W. Fassbinder
traduzione Roberto Menin
e con Silvia Ajelli - Cinzia Spanò - Sabrina Jorio –
Stefania Troise - Barbara Schroer
e gli animatori d'ombre Massimo Arbarello - Sebastiano Di Bella
regia Antonio Latella
scene e costumi Annelisa Zaccheria
disegnatore luci Giorgio Cervesi Ripa
suono Franco Visioli
ideazione ombre Massimo Arbarello - Sebastiano Di Bella
Per raccontarci la donna Fassbinder sente la necessità di chiuderla nella sua casa, quasi come se isolandola
riuscisse ad evidenziarne tutti i suoi lati, compreso il virus che l’ha contagiata. La donna diventa
nell’immaginario fassbinderiano una proiezione, un ideale, un’icona, una gigantografia, una mappa dei
sentimenti. Il suo corpo diventa la casa da abitare, esplorare, invadere, conquistare, dominare, governare...
tentativi inutili, perché la donna di Fassbinder resta unica e inafferrabile, anche per la donna stessa. La
donna non può essere posseduta ma solo amata, totalmente, senza mezze misure. Amore assoluto, mortale.
Una donna è la sua casa. L’ossessione di un ruolo, un posto, un luogo nel mondo. Quattro pareti di un
interno borghese. Ghiaccio. Petra non varca mai la soglia, resta confinata nel suo isolamento, quasi come se
fosse impossibilitata a muoversi. La sua casa è il suo tutto (ufficio-laboratorio-confessionale-atelier-album di
famiglia-riposo-gioco-tomba-fossa comune dei sentimenti). Nessuna emozione forte, la passione manipola i
comportamenti umani, tutto deve essere filtrato dalla testa; chi si lascia andare alle passioni è debole agli
occhi della società. Tutto diventa rappresentazione. Ripetizione di regole, forme, di una partitura dalle forti
tinte borghesi. Tutto è prevedibile, riconoscibile, ancor prima dell’essere detto o fatto. Come dice Fassbinder,
“non esistono vicende vere. Il vero è artificio”. Per rompere l’alienante corteo funebre di una inevitabile
morte quotidiana, Fassbinder introduce nella cella della regina madre un elemento sconosciuto, non ‘infetto’
e per questo senza regole, pronto a tutto per conquistarsi un ruolo. Il nuovo attrae e paralizza, ci
destabilizza, ma ci costringe ad agire, ad uscire (non fuori dalle mura, ma fuori da noi stessi) per rimettere
l’amore in corpo e tornare ad essere protagonisti del Produzioni TST proprio sogno d’amore; il nuovo è
l’ossigeno necessario per andare oltre le pareti di una casa, oltre l’asfalto di una strada più volte percorsa. E
così Petra si getta senza pensarci nelle braccia del vuoto (Karin) per inseguire o, forse come Fassbinder, per
ripercorrere con tanta disperata ostinazione quell’utopia probabilmente infantile e impudente che si chiama
(Amore). Nei fiumi dell’alcool la parola trova sangue, riacquista il suo valore arcaico e il non detto può
finalmente essere ripetuto, urlato senza alcun pudore: «Ti amo. Ti amo. Ti amo». Stillicidio che ripercuote la
stessa pelle di un corpo vuoto per recuperarne il senso, riempirne il suono. La parola ritrova l’utero, la
pancia, la casa. Le quattro pareti diventano il manifesto IL NON AVERE UTOPIE È UN’UTOPIA; diventano un
luogo metaforico; uno spazio mentale che rende concreta l’illusione, anzi la ingigantisce, ne fa quasi un
mostro che fagocita il reale, rendendolo ombra priva di corpo; proiezione di una vita. Le pareti diventano la
placenta di un luogo primordiale, quasi onirico, dove tutto è possibile, dove non si ha più nessuna remora a
seguire un impulso, dove le parole sono fili di un tessuto prezioso, si tendono, si intrecciano per tessere una
trama, una ragnatela, dove la vittima si fa carnefice e il carnefice si fa vittima di se stessa. La forma perde la
cortesia e diventa ostentata istallazione di un sentire primordiale, la parola torna ad essere femmina,
liberandosi definitivamente della sua terroristica ‘oppressione’. In questa sovraesposizione, in questo gioco di
violenti luci e ombre, il testo taglia nettamente le appendici che lo datano, e recupera il suo valore tragico, il
suo essere tragedia moderna, il suo essere melodramma. I corpi perdono i costumi, i ruoli e si rivestono di
intimo. Il privato diventa la pelle in cui ritrovarsi ed imparare ad accettare la maschera della propria tragica
esistenza. Così le lacrime si fanno simbolo, sintesi artistica, dell’amarezza del vivere.
Teatro B.Cuminetti
Grande Stagione
Martedì 18 marzo ore 20.30
Stagione
Mercoledì 19 marzo ore 20.30
Grande Stagione
Giovedì 20 marzo ore 21.00
A-B
A
C-D
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Enzo Decaro &
New Project Jazz Orchestra
LA NATURA DELL'AMORE
Il progetto "La natura dell'amore", ideato da Giuseppe Calliari, intreccia musica e letteratura in un insieme
originale, proponendo un testo poetico classico in una realtà musicale jazzistica. La voce recitante è affidata
ad Enzo Decaro che interpreta i versi del IV° canto del "De rerum natura" dedicati all'amore, nella nuova
traduzione metrica di Fabio Rosa ed il compositore Renzo Vigagni, autore dei commenti e delle trasposizioni
musicali dei temi letterari, si incontrano intorno alla concezione epicurea dell'amore espresso dal testo
poetico di Lucrezio.
Il progetto scommette sulla capacità della musica di veicolare la comunicazione culturale in modo complesso,
facendosi medium di altri linguaggi, quello letterario e teatrale in particolare. Induce forme di ricezione non
consuete, processi percettivi e cognitivi molteplici, aldilà delle formule tradizionali.
Fabio Rosa con il suo saggio presenta una disanima approfondita del pensiero epicureo, mentre Renzo
Vigagni svolge un'opera di accostamento delle sonorità contemporanee al pensiero latino. Questo progetto
può divenire un supporto didattico interessante per gli studenti che frequentano gli istituti dove è presente il
latino come materia curriculare: l'interazione della musica con i saperi umanistici è la conquista culturale che
il progetto persegue. Questo progetto è stato registrato su CD dal titolo "La natura dell'amore" con la voce
recitante di Arnoldo Foa'
Teatro Auditorium
Grande Stagione
Giovedì 27 marzo ore 20.30
Venerdì 28 marzo ore 20.30
Sabato 29 marzo ore 20.30
Domenica 30 marzo ore 16.00
A
B
C
D
LEO GULLOTTA
L'UOMO, LA BESTIA E LA VIRTU'
di Luigi Pirandello
con Carlo Valli e Antonella Attili
e con Gianni Giuliano
e Silvana Bosi Bruno Conti Valentina Pristina
Federico Mancini Armando Pizzuti Gianni Verdesca
scene e costumi di Luigi Perego
musiche di Germano Mazzochetti
luci di Gigi Saccomandi regia di Fabio Grossi
Produzione Teatro Eliseo
Si tratta di una graffiante satira delle ipocrisie e del perbenismo borghese. Un grottesco con tanto di
triangolo, in cui si mescolano, per quieto vivere, sesso e ipocrisia sociale. Scritta nel 1919, questa che
Pirandello stesso definisce un apologo, dà, rileggendola oggi, la possibilità di centrare il quesito: è diversa la
Bestia perché “diversa”, o sono Bestie tutti coloro che la considerano tale? Protagonista il professor Paolino
(l’Uomo), un rispettabile insegnante che ingravida la virtuosa signora Perella (la Virtù), durante una delle
frequenti assenze del marito (la Bestia). In un susseguirsi di scene non prive di angosciosa suspense per i
due amanti, emerge perfidamente la vis comica pirandelliana
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Teatro Sociale
Grande Stagione e Stagione
Giovedì 10 aprile ore 20.30
Venerdì 11 aprile ore 20.30
Sabato 12 aprile ore 20.30
Domenica 13 aprile ore 16.00
Lunedì 14 aprile ore 20.30
Familie Floez
Regia Hajo Schuler, Michael Vogel
A
B
C
D
Me
Infinita
con Björn Leese, Benjamin Reber Michael Vogel
Quattro maschere fantastiche raccontano la nascita e la morte in un abile gioco di ombre, accompagnate
dall'incanto della musica. "Infinita” è un mosaico: la vita vi si compone in maniera semplice e virtuosa;
un'ironica incursione nel mistero dell'esistenza, dell'amore,della morte e di tutto ciò che è incomprensibile.
SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO ed in regalo agli abbonati alla stagione di prosa
Teatro Cuminetti
Grande Stagione
martedì 19 febbraio ore 20.30
Stagione
mercoledì 20 febbraio ore 20.30
Grande Stagione e Stagione
giovedì 21 febbraio ore 20.30
Stagione
venerdì 22 febbraio ore 20.30
Stagione
sabato 23 febbraio ore 20.30
domenica 24 febbraio ore 16.00
A-B-C
B
DeC
D
A
FA
“Da qui a là…ci vuole 30 giorni…”
Storie di emigrazione
L’incredibile storia dell’emigrazione trentina
tra speranza e delusioni
Questo lavoro ci racconta l’incredibile e coinvolgente storia di un’epopea, quella dei tanti, tantissimi trentini
che, soprattutto tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, scelsero di scappare dalla loro
terra natale per disperazione e fame e di raggiungere mete spesso lontane oltre ogni immaginazione. Da qui
anche il titolo di questa storia fortemente voluta dal direttore del Teatro Stabile di Bolzano, Marco Bernardi,
e assemblata da due trentini d’hoc, vale a dire Andrea Castelli e Antonio Caldonazzi, che saranno anche gli
interpreti di questo racconto che si snoda in maniera toccante. Castelli e Caldonazzi per narrare le speranze,
le avventure, le fortune e le delusioni dei trentini che hanno cercato lavoro altrove hanno letto e riletto
centinaia di lettere spedite dagli emigranti ai loro cari. Hanno frugato e guardato in quelle carte per
ricostruire uno spaccato di storia regionale che è anche uno sguardo su quella nazionale e su quanto avviene
oggi in un tempo in cui altri migranti cercano di raggiungere l’Italia con ogni mezzo per trovare una speranza
di vita, una parvenza di esistenza. Quello che emerge dal racconto dolente ma in molti tratti anche
divertente di Castelli e Caldonazzi, attori che negli ultimi anni hanno sempre più collaborato con lo Stabile
bolzanino in vari spettacoli, è un lavoro unico nel suo genere che s’inserisce alla perfezione in quel filone di
recupero storico della nostra terra che ha portato proprio Castelli con il “Racconto del Cermis” ad avvicinarsi
allo Stabile di Bolzano.
di e con Andrea Castelli, Antonio Cadonazzi
Teatro Stabile di Bolzano
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
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INFORMAZIONI
Abbonamenti Stagione di Prosa 2007/2008
PROSA 15 SOETTACOLI
Centrale € 225,00
Centrale ridotto € 198,00
Laterale € 205,00
Laterale ridotto € 183,00
Speciale giovani, posti di palchi laterali o loggione presso il teatro Sociale, mentre al Teatro Auditorium
gradinata centrale alta € 87,00
Speciale famiglia (minimo 3 abbonamenti per nucleo familiare) posti di palchi laterali o loggione presso il
teatro Sociale, mentre al Teatro Auditorium gradinata centrale alta € 87,00
PROSA 11 SPETTACOLI
Centrale € 197,00
Centrale ridotto € 165,00
Laterale € 175,00
Laterale ridotto € 149,00
Speciale giovani, posti di palchi laterali o loggione presso il teatro Sociale, mentre al Teatro Auditorium
gradinata centrale alta € 64,00
Speciale famiglia (minimo 3 abbonamenti per nucleo familiare) posti di palchi laterali o loggione presso il
teatro Sociale, mentre al Teatro Auditorium gradinata centrale alta € 64,00
Riduzione Abbonamenti e Biglietti
Hanno diritto alle riduzioni sugli abbonamenti e sui biglietti i giovani fino ai 25 anni, gli anziani oltre i 65
anni, gli studenti universitari, gli abbonati alle Stagioni del Teatro, del Circuito Teatrale trentino, della Società
Filarmonica di Trento, della Stagione di prosa del teatro Stabile di Bolzano, del Cineforum di Trento ed i
possessori della Cuminetticard Stagione Trento Oltre.
Prenotazioni Telefoniche
Prenotazioni telefoniche solo per singoli biglietti, solo se garantite da carte di credito. Ne possono usufruire
gli utenti residenti fuori provincia di Trento. In provincia di Trento è attivo il Servizio Primi alla Prima delle
Casse Rurali Trentine che raggiunge tutte le località del Trentino.
Variazioni calendario spettacolo
Il calendario potrà subire variazioni dettate da cause di forza maggiore. L’Ente si riserva la facoltà di
apportare alla programmazione annunciata quelle variazioni di date, orari e/o programmi che si rendessero
necessarie per ragioni tecniche o per cause di forza maggiore. La comunicazione ufficiale alla quale si dovrà
fare riferimento, avverrà in ogni caso mezzo stampa e sugli organi d’informazione del Centro stesso (sito e
periodici divulgativi).
Condizioni e servizi per diversamente abili
Percorso accessibile a teatro per carrozzelle o diversamente abili
all’accompagnatore – Possibilità di trasporto a Teatro previa prenotazione.
-
Posti
riservati
-
Gratuità
Informazioni
Centro Servizi Culturali S.Chiara
Via S.Croce 67
38100 Trento
Tel 0461 213834 fax 0461 213817
[email protected]
n. verde 800 013952
Per informazioni sugli spettacoli l’operatore nel mese di agosto risponde dal lunedì al sabato dalle ore 15
alle ore 19.
\\Xcsrvb\dati\Home\Uff_sta\wwwCsc\Stagione07-08\StagProsadefWeb.doc
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