Nikon D3X, la professionale

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Nikon D3X, la professionale
Test
Nikon D3X,
la professionale
Con la D3X Nikon è in
grado di competere con le
medio formato nell’ambito
della fotografia di studio,
rispetto alle quali offre
una migliore ergonomia
e un maggiore supporto
alla ripresa. Per la prova
abbiamo usato il nuovo
Nikkor 50mm f/1.4 ed il
300mm f/2.8.
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E’ arrivata. Anche Nikon ha deciso di
sfoggiare sulla D3X, la nuova reflex
professionale, un mirabolante sensore
di tipo CMOS a pieno formato da 24.5
Megapixel, lo stesso pixellaggio della
Sony Alpha A900, una risoluzione che
si allinea ai massimi livelli presenti sul
mercato.
La reflex è però caratterizzata anche
da altre doti che, insieme all’accresciuta risoluzione, ne fanno uno strumento di ripresa formidabile: Live
View con doppio sistema AF, moduli
AF e esposimetrico TTL collaudati,
sensibilità estese a 6400 Iso, monitor
ad elevata definizione da 3 pollici e
920.000 punti, cadenza di scatto da 5
fotogrammi per secondo, D-Lighting
attivo e passivo, Controlli Immagine,
supporto Gps e Wi-Fi, uscita Hdmi,
processore Expeed e doppio slot CF.
Il bello è che i concorrenti nel mirino
dell’azienda nipponica non sono più
soltanto gli avversari di sempre, bensì
(anche) i produttori di apparecchi medio formato per l’impiego in studio.
Hasselblad, Leica e compagnia sono
avvertiti.
Da 12 a 24 megapixel
Non capita sovente che una reflex veda
moltiplicare da un giorno all’altro la
propria risoluzione addirittura del doppio; se da una parte non è pochissimo
che è uscita la Nikon D3, a ben vedere
non sono nemmeno trascorsi due anni.
Per altro non ha poi tanto senso parlare
di ‘stessa’ reflex, in quanto la ‘vecchia’
D3 ha caratteristiche proprie ed è tuttora commercializzata da Nikon.
A differenza dell’epoca della fotografia
analogica, ogni nuovo modello digitale
unisce infatti elementi tecnologici nuovi ad altri già conosciuti, che finiscono
per confondere chi cerca di trovare
l’esatta progenitrice di un modello
specifico. Sicuramente assistiamo ad
un’evoluzione progressiva e volutamente distribuita sia tra i modelli, sia
nel tempo.
L’aumento poderoso di risoluzione che
presenta questa reflex giunge dunque
in parte inaspettato, affiancandosi a
quanto una fotocamera professionale
deve avere; manca forse la possibilità
di registrare il video in alta definizione,
che invece ha trovato posto sulla D90,
Notevole la cura nella finitura, a partire dal rivestimento
che garantisce un’ottima presa fino ai dettagli; la Nikon
D3X conferma la sua vocazione professionale.
e il sistema di riduzione della polvere a
sensore mediante vibrazione (scelta che
personalmente condivido).
Siamo dunque saliti a 24 Megapixel,
una risoluzione che fa nascere il dubbio
se convenga acquistare una medio formato, anche perché il prezzo della D3X
è molto competitivo: allo stesso prezzo
della Nikon D3X i produttori del medio
formato non offrono che l’ottica abbinabile ad un costoso corpo macchina.
Certo, oltre 7000 Euro sono una bella
cifra, ma con essa ci si porta a casa una
macchina dotata di una ergonomia e
un’autonomia energetica decisamente
superiori a un corpo macchina medio formato per l’impiego in esterni.
Insomma, il 35mm pare aver trovato
competitività nei confronti del medio
formato.
E’ comunque vero che quest’ultimo
ha un sensore di dimensioni superiori,
che fanno la differenza in termini di
rapporto segnale/rumore e di latitudine
di posa. Sarà pertanto interessante veri-
ficare i risultati offerti dalla D3X in tale
ambito di applicazione.
In termini di sensibilità il confronto
con la D3 mostra una differenza significativa: la D3 ha un range 200 - 6400
Iso (sensibilità estese 100 - 25600 Iso),
mentre il range della nuova D3X va da
100 a 1600 Iso (sensibilità estese 50
- 6400 Iso).
I presupposti affinché il rumore ‘tenga’
ci sono tutti, e lo conferma una prima
velocissima prova con controllo a monitor dei risultati. Lo verificheremo più
avanti.
L’uso sul campo
Nel brandeggiare la D3X si prova la
stessa sensazione di leggerezza che si
ha con la D3. In fin dei conti la differenza di peso è di soli 20 grammi, che
su una massa di 1.220 sono un nulla; le
dimensioni poi sono le medesime.
Viste le prestazioni, il suo ambito di lavoro principale dovrebbe essere quello
‘organizzato’ di uno studio, ma ho ve-
rificato come la D3X si dimostri rapida
anche quando ‘si va a caccia’ di soggetti
veloci, o comunque dinamici.
Ci sono però due aspetti che a mio
parere meriterebbero un miglioramento, come per altro sulla precedente
D3; vediamoli subito, per potermi poi
concentrare sulle prestazioni di questa
nuova Nikon. Per prima cosa lo scatto
verticale, dato che è impossibile che
il pollice della mano destra arrivi ad
azionare il pad direzionale sul dorso
senza staccare almeno in parte il palmo
dall’impugnatura verticale, salvo che
per mani davvero gigantesche.
In secondo luogo non riesco proprio
a digerire, l’ho detto più volte, il sistema di default per l’ingrandimento
dello scatto effettuato: richiede la solita
pressione del pulsante a sinistra dello
schermo con la regolazione del livello
di ingrandimento tramite la rotazione
della ghiera di controllo posteriore. Il
vantaggio di questa tecnica consiste
nel poter tornare immediatamente (e
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Il pad sul dorso e le ghiere di comando di tempi e diaframmi, duplicate per essere ben raggiungibili anche nello scatto
verticale, permettono di avere sempre il pieno controllo della situazione.
Apprezziamo molto la scelta di Nikon di inserire anche sui corpi digitali professionali tutti i necessari comandi ‘meccanici’ per impostare regolazioni quali la cadenza di scatto, l’autofocus e la misurazione esposimetrica.
Gli accessi alla scheda di memoria, alla batteria e alle porte di connessione sono ben protetti da possibili infiltrazioni.
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Tutti i particolari confermano la classe della realizzazione
della nuova D3X.
provvisoriamente) alla visione dell’immagine intera premendo ‘al volo’
il medesimo pulsantino, anche durante
la fase di zoom. Inoltre ammetto che
la navigabilità dell’immagine ne guadagni non poco, potendo scegliere al
contempo l’area da ingrandire tramite il
pad direzionale. Fatto sta che, volendo
solo zoomare lo scatto per verificare il
fuoco, dover usare entrambe le mani è
decisamente scomodo.
Ma andiamo oltre. La reflex sta perfettamente tra le mani del fotografo, grazie
anche alla superficie gommata; la stazza
non indifferente consente di padroneggiare l’inquadratura anche nel momento
in cui montiamo ottiche pesanti, come
lo splendido 300mm f/2.8 utilizzato
nelle prove. L’impostazione è da reflex
professionale, con replica dei comandi
(escludibile) per lo scatto in verticale
ed alimentazione dedicata per fornire
opportuna alimentazione ai circuiti
digitali e alle parti meccaniche, come
il riarmo rapido dell’otturatore. Già,
Il monitor è un ottimo Lcd da 3 pollici con risoluzione
VGA da oltre 900.000 punti.
perchè la D3X scatta a 5 fotogrammi
al secondo in formato FX, che possono
divenire 7 nel caso in cui decidiamo di
passare alla raffica in formato DX da 10
Megapixel. A questo proposito, buona
la scelta di Nikon di dotare la reflex di
un terzo possibile formato di ripresa,
ovvero il 5:4 da 20 Megapixel.
Il controllo della macchina viene affidato ad un monitor da 3 pollici in risoluzione VGA di eccellente fattura (lo
conosciamo) il quale permette di tenere
sotto controllo i dati di scatto in ogni
possibile personalizzazione, e consente
una ottima visione e operatività in Live
View grazie alla praticità della gestione
della messa a fuoco.
Il fotografo può infatti optare per la focheggiatura a rilevazione di contrasto,
ora diventata più rapida, che non richiede di abbassare lo specchio; oppure
può usare il rilevamento di fase con il
quale la D3X abbassa lo specchio per
effettuare la lettura TTL della scena, un
movimento in ogni caso velocissimo.
In entrambe le modalità, la messa a
fuoco può essere comandata tramite
il pulsante AF-ON, presente anche in
verticale, così come con il consueto
pulsante di scatto. Ripeto: la messa a
fuoco a rilevazione del contrasto è ora
messa a punto bene e può essere considerata una reale alternativa alla gestione
tramite specchio.
Un po’ scomodo l’azionamento del Live
View tramite la rotazione del selettore
sulla calotta che imposta anche la cadenza di scatto; penalizza la rapidità di
impiego.
Il mirino reflex, come è logico attendersi, è di classe professionale per luminosità e copertura della scena inquadrata;
è uno 0.7x, fatto che potrebbe lasciare
spazio ad un futuro ingrandimento, per
strafare, si intende!
I punti AF sono ben 51 e possiamo decidere se usarli tutti nella scelta di quello
‘buono’, oppure se limitarci a 11. Allo
stesso modo, nel caso di focheggiatura
in modalità continua a rilevazione dinaPC PHOTO
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Le sei sezioni principali dei menu: buona l’organizzazione, chiara e sobria.
Le funzioni di personalizzazione sono molto complete e permettono di coprire ogni ambito di lavoro.
mica, è possibile scegliere il numero di
punti con cui la macchina deve seguire
un soggetto. Il tutto si seleziona da
menu, all’interno del quale troviamo
anche la voce con cui attivare il 3D
Tracking a 51 punti, metodo di rilevazione della messa a fuoco predittiva
in grado di operare anche in presenza
di ostacoli (anche molti!), sfruttando
anche le informazioni provenienti dal
modulo esposimetrico Color Matrix
3D II.
Operativamente il 3D Tracking a 51
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punti è assai divertente da utilizzare,
sebbene meno reattivo del classico
inseguimento su punti fissi, se nelle
mani di un fotografo che lo sappia usare
opportunamente! Insomma: il fotografo
sportivo abile nello scatto in continuo
probabilmente preferirà ancora il sistema a punto singolo o, meglio, a singola
‘rosa’ di punti, magari 9.
In generale la collocazione dei punti e
la loro rapida e facile selezione (questo
soprattutto!) rende la D3X un modello
di riferimento nell’ambito professiona-
le: merito del Multi-CAM 3500FX.
Oltre alla già citata impossibilità di
riprendere in modalità video, alla D3X
manca anche il controllo diretto a monitor dei parametri di scatto, sebbene
tale mancanza sia ben compensata dal
piccolo display in basso sul dorso: grazie ai pulsantini per la selezione di Iso,
WB e Qualità di Scatto si rivela pratico
per il fotografo che vuole modificare
rapidamente il comportamento della
macchina. Il display fornisce anche informazioni sull’impiego delle schede di
In questa pagina vediamo alcune tra le funzionalità più interessanti offerte al fotografo, a partire dalla livella a bolla
virtuale.
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Un po’ di saturazione e di contrasto in più, grazie alla regolazione rapida consentita dai Picture Control, bastano a far
emergere uno scatto piatto dal suo ‘torpore’! Immagine scattata con il 300mm VR a mano libera, ottimo anche se un
po’ pesante!
Gli 800 Iso, sfruttabili anche senza ricorrere a particolari forme di contenimento del rumore, consentono di cogliere
soggetti difficili come questo in immagini ben utilizzabili.
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memoria CF.
In termini di misurazione esposimetrica
la nuova ammiraglia Nikon usa un modulo Color Matrix 3D II che conferma
la sua proverbiale flessibilità: esposizioni sempre corrette... anche quando
non lo sono! Mi spiego. Sarà per l’integrazione della valutazione cromatica
all’interno dei dati esposimetrici, ma la
D3X riesce ad interpretare la scena fornendo immagini ben all’interno della
gamma dinamica disponibile anche se,
fisicamente, non lo sarebbero; comunque sono sempre accettabili dal punto
di vista estetico, con un realismo ed
una corrispondenza alla visione umana
che colpisce. Perlomeno, comincio a
supporre che il sistema esposimetrico
presente all’interno della mia testa sia
analogo al Color Matrix 3D II !
Sempre in termini di ergonomia confermano la loro praticità i comandi per la
selezione del metodo di messa a fuoco,
per la scelta dell’area AF e della misurazione esposimetrica. A questi, come
detto, si aggiunge la ghiera sulla calotta
con cui scegliere la cadenza di scatto,
oltre alla modalità Live View. Peccato
che da qui non si possa impostare il
ritardo di scatto (da menu) assieme
Peso del file in byte
Il Jpeg della D3X mostra un peso e un dettaglio assai simili a quelli che si ottengono dallo sviluppo di un Nef, perlomeno
impostando la migliore qualità di compressione dei file.
Sensibilità
Il grafico mostra come varia il peso del file all’aumento della
sensibilità Iso. In questo modo si può rilevare l’intervento
progressivo dell’algoritmo di riduzione rumore oltre i 400
Iso.
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Nulla da dire. Lʼelevatissima risoluzione della reflex permette di leggere alla
perfezione un ritaglio minuscolo nel quale fa bella mostra di sé un simpatico
ospite. Anche a 400 Iso.
allʼalzo intenzionale dello specchio
(Miror Up), invece presente.
Si potrebbe forse iniziare a pensare di
usare in modo diverso i tre pulsanti della ghiera sulla calotta, per utilizzarli in
modo differente dal bracketing (con il
Raw e le latitudini di posa di oggi chi lo
usa più in automatico?) o dal blocco di
tempi/diaframmi.
E poi i menu. Lʼinterfaccia è la stessa
che caratterizza gli ultimi modelli di
casa Nikon, con un numero incredibile
di personalizzazioni, per fortuna tutte
utili e mai ridondanti.
Appena appena fastidioso dover ʻscrollareʼ in basso alcuni menu particolarmente ricchi, dato il senso di disorientamento che si prova di fronte a tante
scelte. Inoltre i colori di alcuni menu
non sono tali da rendere immediata la
comprensione durante lo scorrimento
veloce.
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La prova del 300mm f/2.8.
Ho provato la Nikon D3X insieme ad
una coppia di ottiche differenti tra loro,
ma capaci entrambe di sfruttare quellʼaffilatezza in più che il sensore offre
alle immagini. Sto parlando del nuovo
AF-S Nikkor 50mm f/1.4 G e del mirabolante 300mm f/2.8 ED-IF AF-S VR
Nikkor.
Sono entrambi due obiettivi a focale
fissa e di apertura relativa elevata,
soprattutto il tele, ed entrambi sono caratterizzati da una progettazione ottica
attenta a valorizzare le doti delle reflex
professionali.
Mi è piaciuto in particolare il teleobiettivo 300mm f/2.8 fornito nella sua
bella borsa/custodia imbottita che mi
ha accompagnato durante lʼescursione
di caccia fotografica scelta per la prova
della macchina; gli animali non erano
particolarmente difficili da riprendere,
dato lo stato di cattività pur negli ampi
spazi di movimento disponibili.
Circa la sua luminosità non vi è, evidentemente, nulla da dire. Lʼimpiego in AFC mi ha consentito di verificare come
lʼobiettivo dia il meglio di sè, data la
stazza non proprio irrilevante, quando
è possibile appostarsi dotati di monopiede; il peso e lʼingombro dellʼottica
non consentono una gestione particolarmente ʻliberaʼ del grande tele, sebbene
in confronto ad un 500mm da fotografia
sportiva o naturalistica, questo 300mm
paia quasi un fuscello!
Tuttavia, data la mia pigrizia nel portarmi dietro il monopiede, lʼho usato
anche a mano libera, attivando il provvidenziale stabilizzatore ottico VR.
Anche la sensibilità della D3X mi è
venute in aiuto, consentendomi di usare
tempi sufficientemente rapidi e ottenendo fotogrammi non solo privi di mosso,
Non credo ci sia bisogno di commenti alla mostruosa definizione di questi scatti effettuati a 800 Iso.
ma anzi leggibili al pixel!
A proposito del sistema AF, in fatto
di precisione la D3X non teme rivali:
quando la reflex conferma il punto AF,
quello è. Ma il vero plus della macchina
è la possibilità per il fotografo di personalizzare il funzionamento del modulo:
possiamo spostare velocemente i selettori per la scelta del metodo di fuoco
(a punti singoli, ad area dinamica o ad
area automatica), nonché impostare da
menu il livello di accuratezza dellʼarea
dinamica, soprattutto nelle riprese ad
inseguimento.
Ho lavorato estendendo quasi sempre
tale zona ʻsensibileʼ a 9 punti, e mi sono
trovato bene; i punti AF sono molti e
ben distribuiti nel mirino, il che agevola
chi ama scattare rapidamente senza ricomporre lʼinquadratura prima del clic.
Per non parlare del vantaggio del sistema in fase di inseguimento del soggetto,
magari in 3D Tracking a 51 punti.
Non dimentichiamo comunque che la
D3X privilegia la precisione alla rapidità di applicazione, malgrado le buone
opzioni di personalizzazione.
Ottima la stabilizzazione, davvero silenziosa, ma da disattivare quando si
lavora su treppiedi, con delle eccezioni
nel caso del monopiede: dipende da
quanto lo teniamo fermo!
Montato sulla D3X, il 300mm si è detto,
fornisce immagini impressionanti per
qualità anche ad aperture notevoli (ho
lavorato spesso a f/4) e ʻfermeʼ grazie
allo stabilizzatore e a tempi di scatto
rapidi grazie sia alla elevata sensibilità
che alla grande luminosità.
Come rapidità non ho rilevato particolari limiti, se non nellʼinseguimento di
volatili, imprevedibili, situazioni in cui
la mole dellʼobiettivo e lʼimpostazione
standard della reflex non sempre mi
hanno consentito di seguire il soggetto. Sono abbastanza convinto che un
300mm f/4 probabilmente consente una
maggiore libertà di azione e, forse, una
messa a fuoco un poco più veloce.
Sempre in termini di rapidità operativa, non mi pare il caso di questionare
sulla raffica della D3X, considerando
la possibilità di arrivare a 7 fps nel formato DX, che permette di trasformare
il 300mm in un bel 450mm da caccia
fotografica.
Se però si utilizza il pieno formato, la
revisione delle immagini, la riproduzione ed in generale lʼimpostazione
della macchina e dellʼAF rivelano una
maggiore lentezza rispetto a reflex nate
per uso sportivo. Non si fatica ad accorgersene.
Personalmente lʼho trovata eccellente
per le mie esigenze, anche per la caccia
fotografica con inseguimento di sogPC PHOTO
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FILTRO ANTI-RUMORE
Off
Low
Normal
High
La riduzione del rumore via
software è un punto di forza
ormai consueto per Nikon. Un
consiglio però: dato che si ottengono ottimi risultati anche
senza questi interventi, valutate bene se conviene applicarli.
50 Iso
100 Iso
200 Iso
400 Iso
800 Iso
1600 Iso
3200 Iso
6400 Iso
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getti in spazi limitati. Per il lavoro in
studio poi è eccellente.
L’esame delle immagini
I 24 Megapixel della Nikon D3X sono
veramente tanti, e di qualità tale da non
lasciare dubbi.
La gestione del rumore ricalca le orme
dei modelli precedenti ed i risultati non
sono poi diversi da quanto avevamo verificato su fotocamere in formato DX,
dove ormai di Megapixel se ne trovano
spesso 12.
In questo caso la situazione è ancora
migliore per una densità di pixel inferiore; tutto lascia quindi prevedere
una gestione del rumore con risultati
migliori alle maggiori sensibilità.
Innanzitutto un dato che mi ha colpito: la resa del Jpeg da fotocamera e di
quello da Raw/Nef, sviluppato tramite
Capture NX2, in termini di definizione
dei dettagli fini è praticamente (quasi)
la stessa. Il Nef prevale non poco in
termini di contrasto (nei neri soprattutto) e in qualche linea di definizione in
più, ma basta una maschera di contrasto
perché il Jpeg ci si avvicini.
Il formato compresso pecca talvolta
di qualche bruciatura in più nelle luci,
che il Nef riesce ad evitare; inoltre il
formato grezzo offre al fotografo una
grande flessibilità nel controllo dei
parametri di scatto (bilanciamento del
bianco in primo luogo, dato che in luce
incandescente la macchina fa un po’ ciò
che vuole), per ottimizzare il contrasto
e per sfruttare la gamma dinamica,
espandibile verso le luci in modo più
che soddisfacente.
L’uscita a 16 bit può contare su un
processore interno a 14 bit, che da solo
vale tanto! Per questo mi sento di consigliare di impiegare tranquillamente il
Nef compresso ‘lossless’ piuttosto che
quello non compresso, vista la modesta
differenza tra i due.
I 50 Iso, come sempre, nascono da una
regolazione dei livelli cromatici a partire da una amplificazione maggiore;
pertanto può accadere di rilevare alte
luci lievemente bruciate, nelle situazioni in cui i riflessi non siano controllabili. La fedeltà cromatica è comunque
conservata anche alzando il contrasto
agli estremi dell’istogramma.
Dunque la prima sensibilità pienamente
sfruttabile sono i 100 Iso, sebbene il
maggiore dettaglio, pur con un livello
di rumore leggermente maggiore nei
neri più profondi, lo osserviamo a 200
Iso.
Questo risultato può dipendere sia dalle
caratteristiche intrinseche del sensore
(una sensibilità nativa di 200 Iso), sia
dall’applicazione di una enfatizzazione
Siamo a 6400 Iso e pare di lavorare
agli 800 Iso di qualche anno fa. Eppure
siamo 3 stop sopra. L’immagine è ben
sfruttabile nonostante sia granulosa,
ma comunque neutra.
del micro-contrasto che a 200 Iso riesce
a tirare fuori pixel (di questo si tratta)
prima solo accennati.
Consiglierei dunque di preferire i 200
Iso ai ‘più lisci’ 100 Iso, anche perché a
sensibilità così basse il rumore è praticamente una sensazione.
Lo si può notare appena accennato
nelle ombre a 400 Iso, che nelle zone
uniformi appaiono un poco rugosi.
Proseguendo, è difficile stabilire se gli
800 Iso siano più assimilabili ai 400
Iso, oppure al sapore dei 1600 Iso, con
un grado di rumore comunque più che
accettabile in ogni situazione.
Nelle riprese di natura mi sono trovato
sempre bene scattando da 400 Iso a
1600 Iso, senza poi avere da recriminare in fase di post-produzione. E poi
diciamocelo, stiamo parlando di dettagli ricavati da un fotogramma da 24
Megapixel, nel quale possiamo anche
concederci di sacrificare qualche linea
per millimetro a favore di un filtro
Antialias un poco più forte (come penso sia qui), ed infatti di moiré non vi è
nemmeno l’accenno.
A 3200 Iso e 6400 Iso la reflex introdu-
ce un livellamento del rumore cromatico che ingrigisce un poco le ombre più
calde e si perde qualche dettaglio anche
per un intervento sulla luminosità. In
ogni caso la reflex, se l’esposizione è
corretta, anche a tali sensibilità continua proporre un’ottima qualità generale
di immagine, preservando cromaticamente i dettagli nei toni medi.
Come valutazione generale, a mio parere nello still-life di impatto sono preferibili i 100 Iso, ipotizzando comunque
un lavoro di post-produzione capace di
far emergere il micro-contrasto d’effetto; i 200 Iso sono adatti ad un lavoro
sempre in studio, magari nella moda o
quando il pur lievissimo rumore nelle
ombre può comunque passare in secondo piano rispetto al vero protagonista
della ripresa.
Le sensibilità da 400 Iso a 1600 Iso,
come detto, danno soddisfazione negli
esterni a mano libera o quando il fattore
velocità è predominante. Salire oltre i
1600 Iso è giustificato solo nelle situazioni critiche di ripresa.
Ciò che ho maggiormente apprezzato è
però l’ottima resa cromatica generale,
PC PHOTO
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Scheda Tecnica
Risoluzione massima (pixel)
6048 x 4032
Rapporto tra i lati
3:2
Pixel effettivi
24.5 Mpxl
Dimensione sensore
35.9 x 24mm
Densità pixel
2.84 Mpxl/cm²
Tipo sensore
CMOS
Sensibilità  ISO
100 -1600 (50 - 6400 con espansione)
Stabilizzatore
No, solo con ottiche VR
Tipo messa a fuoco
Nikon Multi-CAM3500 FX
Bilanciamento del bianco
auto, manuale, preset e gradi Kelvin
Velocità Minima Otturatore
30 secondi
Velocità Massima Otturatore
1/8000s
Flash incorporato No
Compensazione esposizione
+/-5 EV
Esposimetro
3D Color Matrix II, media pesata al
centro, spot
Raffica
5 fps, 7 fps in formato DX
Registrazione video
No
Autoscatto
da 2 a 20 secondi
Sensori d’orientamento
Si
Formato schede memoria
Compact Flash, 2 slot
Formati non compressi
Raw, Tiff
Formati compressi
Jpeg (Exif 2.21)
Mirino
Pentaprisma, copertura 100%,
ingrandimento 0.7x
Display LCD     
3.0”
Risoluzione LCD (Pixel)
922.000 punti
Uscita video
Sì, Pal/Ntsc, Hdmi
Porta USB     
2.0
Batteria
Ioni di litio Nikon EN-EL4a/EL4
Peso (batteria esclusa)
1220 grammi
Dimensioni
160 x 157 x 88 mm
Live View Sì
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Questa è la prima immagine che ho scattato con la D3X ed il 300mm VR. Direi che
come inizio non c’è male, no? La cosa che mi ha colpito subito è la resa cromatica
di una fotocamera che è in grado di fornire dei fotogrammi già praticamente sfruttabili editorialmente senza bisogno di chissà quali evoluzioni in post-produzione.
il pregevole lavoro svolto dai semplici
Picture Control (velocissimi da gestire anche con le opzioni di modifica
rapida), e soprattutto lo stupefacente
sistema esposimetrico che, non so
come, fornisce sempre una valutazione
allineata con quello che ci spetteremmo
dalla macchina.
Questa è la maggiore forza della Nikon
professionale, anche più dei meri dati
di risoluzione o rumore, comunque di
alto livello.
Riguardo ai Picture Control potremmo
dire che non consentono mai di esa-
gerare, fatto che, per taluni fotografi,
potrebbe anche essere letto come un
limite; ma personalmente dico che va
bene così, visto che esistono un Capture
NX2 o un Photoshop per concedersi interpretazioni più spinte.
La latitudine di posa può essere stimata
attorno ai 9 stop per la sensibilità di Iso
200.
Usando il formato Raw/Nef il recupero
del dettaglio nelle alte luci è davvero
grande e gli esempi che pubblichiamo
dovrebbero darne un’idea.
Tra i software di miglioramento della
Quanto Costa
Nikon D3X: € 7200
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ripresa troviamo algoritmi già conosciuti come il D-Lighting Attivo, il
quale consente, soprattutto nella ripresa in qualche modo assistita dalla
macchina, di agire sulle ombre ed in
modo minore sulle luci per aumentarne leggibilità, modificandone la resa.
L’effetto è apparentemente quello di
un ampliamento della latitudine di
posa, consentito dall’elaborazione a 14
bit interna alla reflex.
Nulla da dire, se non che sarebbe meglio non eccedere con le impostazioni
(5 livelli + Auto) per non ritrovarsi
senza grigi scuri.
Dal punto di vista della gestione del
rumore la D3X offre delle prestazioni
sicuramente allineate alle esigenze dei
fotografi che richiedono innanzitutto
‘pulizia’ d’immagine. I livelli di intervento sono 4 in tutto, da Off a High
passando per Low e Normal e mi sento
di consigliare vivamente l’applicazione del livello intermedio definito
Normal; questo, per sensibilità maggiori o uguali a 800 Iso, fornisce una
risposta estremamente calibrata, che
vede il livello di grana digitale innalzarsi in modo percettibile solo oltre
1600 Iso, e non prima. In ogni caso
l’elaborazione dell’immagine eseguita da tali algoritmi appare di ottima
fattura, con artefatti mai distinguibili
e la conservazione del dettaglio del
fotogramma.
In ultimo posso ricordare la possibilità
di intervenire, per mezzo di una apposita funzionalità che sfrutta il database
interno delle caratteristiche degli obiettivi, sulla vignettatura delle ottiche
riducendola in modo sensibile; tuttavia
le ottiche di alta qualità che abbiamo
usato per la prova di tale problema praticamente non soffrono.
Il giudizio
La D3X è una grande reflex. Grande
per le dimensioni, certo, ed anche per
la massa non indifferente; questa per
altro è di aiuto nel rendere la ripresa più
stabile e per migliorare il bilanciamento
quando si usano obiettivi pesanti.
E’ grande anche per la presenza di serie
di tutto quello che un fotografo può
aver bisogno per le proprie esigenze
di ripresa. E non solo dal punto di vista
dell’estetica dello scatto.
Non si è detto, ma la Nikon D3X di-
Nonostante la corretta esposizione del fotogramma, la possibilità di intervenire
in Capture NX2 a recuperare leggibilità nelle alte luci consente di estendere
ulteriormente la qualità di uno scatto.
spone, come alcuni precedenti modelli,
della bolla di livello integrata, visibile
tanto a monitor quanto all’interno del
mirino o sul display sulla calotta; inoltre è predisposta per l’utilizzo di sistemi
Gps e Wi-fi, senza scordare la porta
Hdmi, per il collegamento a monitor in
alta definizione.
Dal punto di vista operativo la macchina
va per forza di cose usata in abbinamento al software Capture NX2, che rende la
D3X il più potente mezzo di acquisizione Full Frame attualmente sul mercato.
La loro integrazione è pressoché totale,
ma conviene dotarsi di un elaboratore di
elevata potenza per ottenere i migliori
risultati.
In definitiva la Nikon D3X stupisce
per l’elevatissima risoluzione da 24
Megapixel e per l’eccellente gestione
del rumore, ma anche per l’ottimo sistema esposimetrico e l’autofocus di
elevate prestazioni.
L’interfaccia utente poi è allineata a
quelle che possono essere le esigenze
operative di un moderno fotografo digitale.
Che non faccia video e che non sia il
corpo macchina più rapido in assoluto
poco importa, a meno di non essere un
professionista della fotografia d’azione
o del reportage: quando la si mette nelle
condizioni migliori di impiego la D3X
sa far valere le proprie ragioni.
Eugenio Tursi
PC PHOTO
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