53 - Il Calitrano

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53 - Il Calitrano
Aquilonia 23.08.2009 Festa dei 30 anni pressi Hotel Ristorante Gronki nati nel 1979 si riuniscono in un giorno ricco di ricordi, di sogni e di allegria. Da sinistra:
Sara Monaco, Luigi Metallo, Enzo Di Marco, Giorgio Tartaglia si vede solo la testa, Michele Zarrilli, Massimo Toglia, Felice Nivone, Carmine Fierravantisi vede solo
la testa, Francesco Paolercio si vede solo la testa, Michele Margotta,Antonio Del Cogliano si vede solo la testa,Antonio Avella, Enzo Russo si vede solo la testa,
Raffaella Avella, Canio Codella,Vincenzo Gautieri,Vincenzo Caputo, Leone Di Guglielmo, Angelo Di Salvo, Michele Cerreta, Laura Scilimpaglia, Rosalba Di Maio,
Vito Fiordellisi. Seduti: Alessandro Pasqualicchio, Francesco Cialeo, Marco Di Milia, Davide Cerreta e Vito Galgano.
ISSN 1720-5638
In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP
per la restituzione al mittente previo pagamento resi
IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1
ANNO XXXIII - NUMERO 53
(nuova serie)
CENTRO STUDI CALITRANI
Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV)
www.ilcalitrano.it
MAGGIO-AGOSTO 2013
IN QUESTO NUMERO
IL CALITRANO
IL CALITRANO
N. 52 n.s. – Gennaio-Aprile 2013
ANNO XXXIII - N. 53 n.s.
Articolo di fondo
di A. Raffaele Salvante
3
Calitri SponzFest
di Vinicio Capossela
4
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
R E Q U I E S C A N T
Antonietta Tringaniello
02.06.1962 - † 27.05.2013
Fondato nel 1981
Te ne sei andata in silenzio,
lasciando un grande vuoto
nei cuori di chi ti ha voluto
bene.
Ti ricorderemo sempre per
la tua semplicità,
spontaneità e per la grande
forza che hai avuto.
Il marito e le figlie.
CalitRiCanta
del dott. Marco Bozza
5
In ricordo del Mister
di Raffaele Tuozzolo
5
Creato e aggiornato gratuitamente
da ITACA www.itacamedia.it
I primi 7 calitrani in
Germania
di Klaus Koschmieder
IN COPERTINA:
Radio Irpinia
Calitri, via Nicolais, meglio conosciuta come u’ vich’ r’ Vicc’, fa parte di
quel meraviglioso, disordinato,
discontinuo disegno a tela di ragno,
senza alcun confine, evanescente,
quasi impalpabile che sovraintende
a tutta la toponomastica calitrana.
di Eduardo Ferri
XXXII
(Foto Vincenzo Russo)
FIERA
INTERREGIONALE
CALITRI
dal 31 agosto
all’8 settembre
2013
Dal lunedì al venerdì
ore 16.00-22.00
sabato e domenica
ore 9.00-13.00/16.00-22.00
Ingresso gratuito
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Tel. 0827 30001 - Fax 0827 400397
Cell. 3890234634
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6
Direttore
dott.ssa Angela Toglia
7
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
9
Segreteria
Michela Salvante
29 settembre 1943
di Michelangelo De Rosa
Orgoglio e dignità
di Antonio Rubino
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Un paese ci vuole
Del dott.Vincenzo Luciano Lucrezia 11
La Trilogia economicagiuridica dell’I.T.C.
“Maffucci”
del prof. Franco Acquaviva
12
La scienza nel piatto
della dott.ssa Rosa Fastiggi
Sito Internet:
www.ilcalitrano.it
E-mail:
[email protected]
14
La fiaccola delle Ofantiadi
2013. Incontro con il Maestro
Orafo Luciano Capossela
di Giulia Graziano
15
Direzione, Redazione,
Amministrazione
83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1
Tel. 328 1756103
La collaborazione è aperta a tutti,
ma in nessun caso instaura un rapporto
di lavoro ed è sempre da intendersi
a titolo di volontariato.
I lavori pubblicati riflettono il pensiero
dei singoli autori, i quali se ne assumono
le responsabilità di fronte alla legge.
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
21
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
22
REQUIESCANT IN PACE
23
Stampa: Polistampa - Firenze
Il pittore dipinge su tela,
i musicisti dipingono i loro
quadri sul silenzio.
Maria Cardone ved. Mollica
02.11.1929 - † Novara 09.12.2012
Nonna, mamma, sei stata una donna unica!
Altruista, ti sei sempre preoccupata per gli altri.
Con il tuo sorriso e la gran voglia di vivere,
hai sempre trovato il modo di dare forza nei momenti difficili,
sperando che un giorno un raggio di luce illuminasse il nostro cammino.
Quel raggio di luce sei tu!
L’angelo, la mamma, la nonna che tutti avrebbero voluto avere!
Ti amiamo e ti ameremo sempre, in ogni momento della nostra vita.
I figli e i nipoti Mary, Anto, Debby e Vale.
L’amore che hai dato
non è morto con te:
vive nel nostro cuore,
nel nostro ricordo.
La fede mantiene uniti.
Giuseppe Antonio
Capossela
08.08.1925 - † Genova
12.07.2012
Sotto il sole cocente, tutta
Calitri ti ha salutato,
incredula, affranta, indignata.
Hai portato gioia nella vita
di chi ti ha conosciuto,
ma il dolore è troppo grande
e le lacrime non bastano.
Grazie per esserci stato, non
ti dimenticheremo mai!
Giuseppe Forgione
12.02.1941 - † 06.07.2012
Mia eredità sono i tuoi
voleri, per sempre
(Salmo 119-111)
La moglie Giuseppina e la
figlia Dalma
Paola Caruso
10.01.1933 - † 27.03.2012
Vito Melaccio
18.09.1931 - † 03.01.2012
Ad un anno dalla sua
scomparsa. La ricordano
con affetto il fratello
Luigi e i parenti tutti.
Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981
del Tribunale di Firenze
RICORDA CHE
LA TUA OFFERTA
È DECISIVA PER
LA PUBBLICAZIONE
DI QUESTO
GIORNALE
Rocco Briuolo
28.08.1937 - † 24.02.2013
Il tuo riposo
sia con i giusti.
Gerardo Sacino
22.03.1981 - † 24.09.2012
Francesca Di Cecca
11.05.1929 - † 01.05.2013
I figli Anna Maria e Vito li ricordano con l’affetto di sempre.
Vito Zabatta
24.01.1931 - † 27.12.2012
C. C. P. n. 11384500
IBAN IT550760102800000011384500
PA C E
Solo in Dio riposa la nostra anima,
da lui proviene la nostra salvezza (Salmo 61-2)
Angelo Frucci
20.07.1923
- † Roma 26.02.2013
Padre e marito amoroso,
amico fedele, uomo
di grande rettitudine
e bontà.
Il tuo caro ricordo
rimarrà sempre nel cuore
di chi ti conobbe.
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abbonamento postale 70% DCB Firenze 1
Il giornale viene diffuso gratuitamente.
Attività editoriale di natura non
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4
del DPR 16.10.1972 n. 633
e successive modificazioni.
Le spese di stampa e postali sono
coperte dalla solidarietà dei lettori.
DIALETTO E CULTURA POPOLARE 20
Giannino Galgano
Calitri 01.12.1938
- † Livorno 04.03.2013
Michele Cerreta
17.02.1925 - † 25.11.2001
I N
È passato un anno… per alcuni
bello e per altri brutto… È
passato un anno… e mi sembra
ieri… quando ti ho abbracciato
per l’ultima volta… Ne
passeranno altri, ma il vuoto che
hai lasciato è incolmabile… La
vita và avanti… ma non è la
stessa. Tua figlia Mariagrazia
insieme alla tua famiglia.
Lampada per i miei passi
è la tua parola
Non piangete la mia
assenza sono beato in Dio
e prego per Voi.
Io vi amerò dal cielo come
vi ho amati sulla terra.
(Salmo 119-105)
Il Foro competente per ogni controversia
è quello di Firenze.
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Angela Senerchia
01.11.1936 - † 15.05.2006
La grazia della donna
rallegra il marito, il suo
senno gli rimpolpa le ossa
(Siracide 26 -13)
Angela Gaetana Cubelli
06.07.1905 - † 30.07.1983
Ringrazio il Signore
per la sua misericordia
(Salmo V°-15)
Chiuso in stampa il 00 luglio 2013
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Canio Cubelli
27.09.1926 - † 04.11.2009
Nicola Fasulo
06.09.1936 - † 09.03.1983
A trent’anni dalla sua
scomparsa,
lo ricordano con amore la
moglie Alba,
i figli Vito, Sergio, Vito,
Ester e Ciro,
le nuore, i nipoti e tutti
coloro che lo hanno
conosciuto.
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
VERSO LA CHIUSURA
È TEMPO DI CEDERE LE ARMI
Ma non è una resa!!! Sempre saldi nella speranza contro ogni speranza, proseguiremo a mantenere
intatto questo legame, con i Calitrani nel mondo, con un giornale on-line
urtroppo col prossimo numero 54
(sett.-dic. 2013) a causa di forza
P
maggiore, prettamente “finanziaria”,
dobbiamo considerare chiusa la stagione di questo giornale, che per ben 33 anni è stato l’unico punto di raccordo fra
tutti i calitrani sparsi nel mondo. Senza
arenarci nelle contingenze delle polemiche – legittime – dobbiamo amaramente concludere che una buona parte dei nostri concittadini non hanno
alcuna intenzione di impegnarsi (si fa
per dire!) in qualsivoglia iniziativa a favore del paese e dei suoi cittadini.
Quando siamo partiti, da soli, anticipando tutte le spese, sapevamo benissimo a cosa andavamo incontro, ma noi
siamo stati educati non a ciarlare al vento, ma a dare, per primi, l’esempio concreto con i fatti: dare testimonianza sulla propria pelle.
Provate a scorrere le offerte pervenute
al giornale in questi 33 anni, c’è tanta
brava gente – a cui va il nostro più vivo
ringraziamento – ma di quelli che si reputano la crema del paese, gente con i
soldi, pseudo-intellettuali, neanche un
soldo! È vero che l’adesione è volontaria e libera, ma molti di costoro hanno
anche la faccia tosta di parlare di risveglio del paese, di ripresa dell’Irpinia,
del riscatto del Mezzogiorno… tutte
fandonie, i soliti buoni a nulla, ma capaci di tutto…
L’onestà è lodata da tutti, ma muore di
freddo, diceva giustamente Giovenale,
per cui con Dante possiamo dignitosamente dire “non ragioniam di lor, ma
guarda e passa” (Inf. III-51) perché certamente costoro non sono, né potranno
mai essere lievito nella pasta, perché
“ignavi”.
Calitri soffre di “degiovanimento” che
è qualcosa di più di invecchiamento. In-
fatti, il nostro paese, non solo è, e continuerà ad essere un “Paese di vecchi”,
ma vedrà le nuove generazioni indebolite nella loro tradizionale carica di soggetti portatori di cambiamento e di crescita: può un’accozzaglia raccogliticcia
e sprovveduta risolvere questi problemi
vitali? Pensiamo proprio di no…
Prendere atto della pessima e disastrosa situazione calitrana, sotto ogni punto di vista, non è disfattismo, ma senso
della realtà, col disincanto di chi ha imparato a guardare con vissuta esperienza e senza mediazioni, duttilmente e
senza fanatismi di sorte, col solo intento di far partecipi coloro che, con una
esperienza singolare e coinvolgente, sono pronti a mettersi in gioco per gli altri;
perché la vera pace, frutto della giustizia ed effetto della carità, non è soltanto dono da ricevere, ma essenzialmente opera da “costruire”, anche perché
ciò che affossa il paese non è soltanto il
malcontento generale, ma l’apatia che
genera indignazione, rabbia e impotenza.
Il nostro cruccio di sempre è con quali
iniziative e mezzi possiamo provocare,
nei nostri concittadini, una scintilla di risentita fierezza municipale, capace di
scuotere dal loro secolare torpore le coscienze e le menti sonnacchiose, e renderli, con attenzione nuova, ricca e
stimolante, capaci di rompere gli accerchiamenti della manipolazione delle coscienze, educare noi stessi ad assumere come orizzonte della nostra vita
il mondo intero, scuotendo le prigionie
che ci condizionano.
Per concludere ci raccomandiamo ancora una volta ai nostri lettori di sostenere finanziariamente questo giornale
anche per il futuro, ci sono spese varie,
potremmo pensare con serenità ad ini3
ziative culturali e a eventuali pubblicazioni che interessano la nostra gente e
il nostro territorio e soprattutto – crediamo sia onesto e doveroso – sostenere anche finanziariamente, la signora,
laureata, che da ben tre anni svolge –
gratis et amore Dei – il grosso del lavoro per il giornale, collaborando fattivamente al nostro Centro Studi e all’annessa Biblioteca (che trovate su
internet con un aggiornamento mensile). È nostro impegno primario indicare – ai giovani in particolare – che il
“testimone” è colui che vive per primo
il cammino che propone e per questo
sono più che mai necessari autentici testimoni e non meri dispensatori di regole, chiacchiere e informazioni.
Le scadenze di pubblicazione del giornale on line resteranno le solite: PasquaFerragosto e Natale.
A. Raffaele Salvante
Gerardo prof. Melaccio
11.11.1936 - † 01.07.2013
Professore di lettere,
integerrimo e stimato da tutti,
marito e padre di famiglia affettuoso
e premuroso, amico sincero e fidato.
CALITRI SPONZFEST
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
di Vinicio Capossela
bbiamo chiesto al nostro amico ViA
nicio Capossela di raccontarci qualcosa di questo evento, di questo viaggio
nel mondo dello sposalizio, che si terrà a
Calitri per tre giorni consecutivi il 28-2930 agosto, proprio come l’antica usanza
dei festeggiamenti.
Dopo il debutto presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma al My festival di
Patti Smith e dopo l’esibizione al Concerto del Primo Maggio, il 25 giugno è
uscito il CD “Primo ballo” della “Banda
della posta”, polke, mazurke, quadriglie,
paso doble e fox trot. Un vortice di musiche da ballo per sollevare l’umore e fare
girare la testa. È il suo ultimo lavoro e primo da produttore.
“Lo sposalizio è stato il corpo e il pane
della comunità. Il mattone fondante della
comunità. Veniva consumato con il cibo
e con la musica. Una specie di eucarestia
in cui la nuova coppia veniva ingerita dalla comunità che gli si stringeva intorno
avvolgendola di stelle filanti nell’ultimo,
infinito ballo dei “ziti” (che così si chiamano tanto gli sposi quanto la pasta). La
musica aumentava vorticosamente di ritmo fino ad assorbire la coppia che finiva
per girare avvolta come uno spiedo in una
girandola colorata di fili di carta. A quel
punto era digerita e pronta per generare e
rinnovare la comunità. Questa musica che
accompagnava il rito era musica umile, da
ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di
maccheroni e a “sponzare” le camicie
bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un
repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e
fox trot, che era in fondo comune nell’Italia degli anni ’50, ’60, e che si è codificato come una specie di classico del
genere in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stato la principale occasione di
musica, incontro e ballo. Poi le tastiere
elettroniche hanno preso il sopravvento e
gli sposalizi sono diventati matrimoni.
L’aria condizionata è entrata in un altro
genere di ristorazioni in cui la musica è
diventata una specie di dessert più parente del liscio che dell’epoca mitica dei mantici, dei violini e delle farfisa.
A Calitri, in alta Irpinia, negli anni in cui
è esistita una comunità, che è poi finita
frantumata nelle migrazioni che sono state il sangue vivo dello sviluppo, questa
comunità si è rinnovata e celebrata in un
luogo cardine del paese: la “casa dell’Eca”. Nei racconti della mia infanzia si è
trasformata in “casa dell’Eco”. La casa
dove nasceva l’eco. Eco della musica, degli schiamazzi, delle burle, delle feste,
luogo del pantheon dei personaggi mitici
che fanno una comunità in cui si viene ribattezzati e realmente ri-conosciuti, nel
soprannome che la comunità stessa impone, in luogo della chiesa.
Da qualche decennio la casa dell’Eco tace, e l’unico eco che si spande è quello
dei racconti. Se ci si appendessero dentro
le fotografie di tutte le coppie sarebbe un
sacrario di guerra. Giovani con la divisa
nuziale che andavano ad affrontare, sparacchiando, la vita, dopo la sparecchiatu-
Roma, Piazza San Pietro 05.05.2013. Raduno della Confraternite. In piedi da sinistra: Antonio
Margotta, Pasquale Cestone, Vincenzo Caputo.
Davanti: Emanuele Zabatta, Pasquale Margotta, Gerardo Calà e Angelomaria Maffucci.
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ra dei tavoli della casa dell’Eca. Qualche
anno fa, un gruppo di anziani suonatori di
quell’epoca aurea non priva di miseria, ha
preso l’abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Avevano l’aria di vecchi pistoleri in paglietta. A
domandargli cosa facessero appostati davanti a quell’ufficio postale, rispondevano che montavano la guardia alla posta,
per controllare l’arrivo della pensione.
Quando l’assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie
e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere a ammollo le camicie sui pantaloni.
Ci ricorda cose semplici e durature. Lo
eseguono impassibili e solenni, dall’alto
del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Hanno nomi da gloria nella
polvere: Tottacreta, Matalena, il Cinese,
Parrucca. Il più impassibile di loro non
aveva nemmeno bisogno di un soprannome, tanto era lapidario il nome originale:
Rocco Briuolo. Ora Rocco è andato a suonare “due Paradisi” tra i santi che ha dipinto come fossero suoi compari. Tra santo Canio e santo Liborio. Ora può, come
nella vecchia canzone, dire a san Pietro
guardando giù, che “il Paradiso nostro è
questo qua”. E con ragione, perché la sua
umanità, il suo violino e il suo pennello,
hanno portato un poco di divino in noi,
che l’abbiamo conosciuto. La sua “Banda della Posta” lo accompagna con la filosofia nella quale è vissuto: un lavoro
ben fatto, che non si prende mai sul serio.
A lui è dedicato questo disco fatto di racconti in musica, cic’ tu cic’ e bottaculo. A
quadriglie, a cinquiglie, fino all’incontrè.”
CALITRICANTA
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
di Marco Bozza
l titolo del presente articolo potrebbe indurre a pensare che vi sia un errore di battitura o grammaticale. Nulla di tutto questo.
Bisogna fare un ulteriore sforzo per capire
che l’uso del carattere maiuscolo porta la
memoria indietro nel tempo, esattamente a
quando nel 1981, edito da Radio Irpinia, esce
il disco CALITRI CANTA. Sono trascorsi
ben trentadue anni e la storia si ripete con il
gruppo “La Cunv’rsazion” (Donato Frasca, Canio Metallo, Roberto Capossela, Vito Tateo) che presenta all’attenzione del pubblico calitrano e non solo, il disco dal titolo
“CalitRIcanta”. “I magnifici quattro”, nel
solco della tradizione canora tramandata dai
loro genitori, dai loro nonni e attinta a vario
titolo da chi detiene lo scettro del folklore
canoro domestico, hanno dato vita ad un
nuovo progetto musicale che ha preso le
mosse diversi anni or sono.
Va precisato come il canto popolare, per secoli, ha segnato il passo ai momenti più in-
I
cisivi della vita del paese, tanto in occasioni particolari (battesimi, matrimoni), quanto nei semplici ritmi della quotidianità. Non
solo, ma fino ai primordi dell’alfabetismo,
grazie all’uso di parole semplici e ad una
musica piacevole, l’arte canora calitrana ha
rappresentato una forma di evoluzione culturale foriera di profonda saggezza.
Basti pensare come una semplice serenata
cantata sotto il balcone della persona amata,
abbia saputo omaggiare la beltà del sentimento
umano principe per eccellenza: l’amore. Oggi, invece, l’uso sfrenato della tecnologia, rende altamente impersonali i rapporti tra simili, digitalizzando anche il respiro.
Così, di generazione in generazione, un po’
come una staffetta in cui ci si passa il testimone, si rispolvera in musica e in rappresentazioni teatrali grandi cavalli di battaglia: “U nobb’l cavalier”, “U uatton”, “A
tav’rnara” e così via.
La presentazione del disco avverrà il 18
Agosto, ove “I quattro tenori” si esibiranno durante una serata di piazza. In tale occasione sarà possibile acquistare il cd, e a
partire dai giorni successivi, in diversi punti vendita. Per chi non potesse partecipare
all’evento ma vorrà essere ugualmente protagonista, potrà acquistare l’intero album o
singoli brani su iTunes, successivamente alla data di presentazione.
Questo disco nasce con un’idea ben precisa: tramandare alle future generazioni la vitalità emozionale di chi ama il presente, necessita di futuro, ma non può fare a meno del
passato.
IN RICORDO DEL MISTER
GAETANO VERGAZZOLA
di Raffaele Tuozzolo
d un anno dalla
sua scomparsa,
la Polisportiva Calitri vuol rendere
omaggio alla figura
di quest’uomo venuto dal Nord, tracciandone il profilo
umano ed il percorso sportivo che negli
ambienti calcistici della Campania e del sud
in generale era da tutti conosciuto e ribattezzato col pseudonimo di Tano Vergazzola. Come comunemente si dice era un uomo
d’altri tempi, tutto di un pezzo, schivo e taciturno da rasentare quasi la timidezza, si faceva capire con poche e semplici parole e
che esigeva dai suoi calciatori e dai dirigenti societari il massimo della professionalità.
Mai una parola fuori luogo o una critica verso i colleghi di altre squadre, di calciatori, di
società sportive ed organi federali; per alcuni aspetti caratteriali e di parlantina associati ad una sottile vena umoristica evocava il
A
famoso personaggio di Zeman, ma che nell’allestimento tattico delle squadre da lui allenate era agli opposti del modello Zemaniano in quanto cercava molto l’aspetto
difensivo e non poteva essere altrimenti semplicemente perchè nella sua carriera di calciatore ricopriva il ruolo di difensore nella
mentalità calcistica degli anni 50’-60’.
Gaetano Vergassola detto Tano, era nato sulla costa Ligure di La Spezia il 2 settembre
1936, da calciatore ha debuttato a 22 anni
nella Sampdoria in una partita contro l’Udinese, vestendo la maglia blucerchiata per
tre anni ,ha come compagni di squadra gente che in seguito sarebbe diventata commissari tecnici della nazionale azzurra quali Arzeglio Vicini mondiali 90’ e Sergio
Brighenti per l’under 21.
Frattanto in quel periodo, si stava mettendo
in luce nelle giovanili della squadra ligure,
un giovane Marcello Lippi.
Dopo tre stagioni a Genova, compie un salto di mille chilometri e scende al sud a Salerno a difendere i colori granata della Sa-
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lernitana, altri tre anni e risale la penisola e
va a concludere la carriera da calciatore indossando un’altra casacca granata quella del
Livorno per quattro anni.
Dopo dieci anni esatti di attività di calciatore professionista abbandona il calcio giocato, frequenta il corso allenatori e si stabilisce definitivamente a Salerno dove sposa
la donna della sua vita, la signora Lidia.
La sua carriera da allenatore si svolge tutta
nel territorio campano guidando squadre che
vanno dalla Cavase, Angri, Sarnese, Solofra, Calitri, Grottaminarda e infine alla Paganese ottenendo numerose vittorie di campionati memorabili con due successi
consecutivi negli anni 90’-91’ e 91’-92’ con
la Polisportiva Calitri.
L’uomo nato e vissuto in città di mare che
amava la montagna tanto da costruirsi casa
sull’altipiano Laceno, dove spesso si rifugiava per ritemprarsi dagli impegni sportivi.
Con affetto, stima e gratitudine
La Polisportiva Calitri
I PRIMI 7 CALITRANI
EMIGRANTI A REMSCHEID
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
di Klaus Koschmieder
l 20 dicembre dell’anno 1955 entrò in vi-
I gore il primo accordo di reclutamento del-
la manodopera tra la Germania e l’Italia. Era
stato un atto coraggioso e lungimirante quello che il permanente fumatore di sigaro,
padre del miracolo economico tedesco
(Ludwig Erhard), aveva negoziato con il
Ministro degli Affari Esteri Italiano Gaetano Martino, ossia la possibilità per centinaia
di migliaia di italiani di lavorare in Germania nella BRD. Prima a Verona e poi a Napoli fu insediata una commissione tedesca,
dove i calitrani vennero visitati sulla loro
idoneità. Tra l’altro essi ricevettero un contratto di lavoro. E così arrivarono i primi 7
calitrani in Germania, nella Regione (Land
NRW - Nord-Reno Vestfalia), a Remscheid
città industriale. Il mese di settembre 1960
fu per questi 7 Calitrani un triste ed anche
un bel giorno. Un triste giorno perché essi
dovettero lasciare mogli, figli, fratelli, sorelle, parenti, amici e la loro bella Calitri.
Un bel giorno perché sapevano che in Germania c’era lavoro e potevano guadagnare
i soldi per mantenere le famiglie, farsi una
proprietà e crearsi un’esistenza. Per questo
le loro famiglie rimasero dapprima a Calitri. Un monumento al centro di Calitri ricorda ancora oggi i primi emigranti. Davanti
a loro c’era un lungo e lontano viaggio: dalla stazione di Calitri fino alla stazione centrale di Colonia e di lì si proseguiva per Solingen ed infine per Remscheid stazione
centrale. All’arrivo i 7 Calitrani furono cordialmente ricevuti dal primo sindaco della
città, dalla Caritas, dal missionario italiano
Padre Manbrito, come pure dalla direzione
della (VBW) Vereinigte-Beckersche Werkzeugfabriken sig. Becker e sig. Ibach. Essi
furono accompagnati negli alloggi della
VBW. Dopo la pausa di pranzo ci fu un incontro con la ditta e vennero assegnati ai
singoli reparti dove avrebbero lavorato il
giorno dopo. Il lavoro iniziava alle 06.30 e
terminava nel pomeriggio verso le ore
16.00. In questa fabbrica i calitrani potevano lavorare, a loro scelta, 8-9 oppure 10 ore.
Anche il sabato in alcuni reparti si poteva lavorare mezza giornata, fino alle 12.00. La
busta paga veniva consegnata ogni venerdì,
mentre il resoconto veniva dato il 10 del mese successivo.
Durante il periodo delle ferie, tra luglio ed
agosto, le Ferrovie Tedesche organizzavano treni speciali che arrivavano fino al
profondo Sud dell’Italia, in modo che gli
emigrati non dovevano più cambiare treno.
Remscheid, Germania,
settembre 1960. Da sinistra: Maffucci Gaetano
(t’mbrin’), Galgano Giuseppe (mbaccator’), Vittorio Cirminiello (vaccar’),
Gervasi Giovanni (cap’zappa), Galgano Donato
(mbaccator’), Codella Pasquale (curella) e Cerreta
Antonio (ricca recca).
Il viaggio fino a casa durava fino a 24 ore.
Questi calitrani si erano nel frattempo integrati molto bene, come concittadini, nella
società tedesca e così, dopo ca. 3-5 anni,
portarono a Remscheid nella Langestrasse
le mogli, i figli, i parenti. Essi non volevano più vivere una vita smembrata. Per tale
motivo la ditta (VBW) si preoccupò di mettere a disposizione delle famiglie alcune abitazioni aziendali. Queste 3 lettere (VBW)
hanno ancora oggi per i calitrani un grosso
significato e talvolta con i pensieri essi sono presso la (VBW), dove hanno trascorso
la loro vita e dove hanno guadagnato i loro
soldi. Nella Langestrasse abitarono più di
20 famiglie calitrane, che nel fine settimana si scambiavano le visite. Ancora oggi abitano a Remscheid 3 famiglie calitrane.
In caso di difficoltà a farsi capire in tedesco
i calitrani venivano assistiti nella VBW o
nei rapporti con le autorità tedesche da un
interprete calitrano Michele Armiento. Come unico calitrano dei primi 7 del 1960, solamente mio suocero Codella Pasquale ha
festeggiato nel 1985 il venticinquesimo giubileo di appartenenza alla ditta (VBW). Tutti i Calitrani, proprio tutti, donne o uomini,
erano tenuti in molta stima nella VBW e
considerati molto diligenti. Per questa loro
operosità i calitrani vennero premiati dalla
VBW: invece delle 3 settimane di ferie spettanti, i dirigenti della ditta concessero loro
4 o 5 settimane. Poiché i calitrani erano dell’idea di far ritorno in Patria, investivano il
risparmio nell’acquisto di una casa o di un
appartamento. I calitrani, madri e padri, che
a Remscheid avevano lavorato con impegno, talvolta fino a 10 ore al giorno, sono ora
soli nella loro proprietà, in quanto la gio-
6
ventù non ha trovato a Calitri possibilità di
costruirsi un’esistenza ed è emigrata.
Signor Sindaco del comune di Calitri io ho
una richiesta da farle: “Non dimenticate che
la Calitri di oggi è stata costruita anche dagli emigranti e per questo non dimenticate
neanche i loro figli: fate qualcosa per la vostra città”.
L’odierna situazione a Calitri, è che i giovani, i ragazzi, gli amici, i parenti se ne vanno da Calitri. Fino ad oggi a Calitri non è
cambiato niente, nessuna reazione. A causa
dei pesanti lavori svolti all’estero, molti calitrani hanno bisogno di assistenza medica,
di cure e di disponibilità di medicinali. Il sistema sanitario a Calitri e dintorni è obsoleto e non è in grado di soddisfare le esigenze. Poiché nella maggior parte dei casi
i figli e le figlie sono emigrate nel Nord Italia o all’estero, si è riprodotta una nuova generazione di pendolari. Durante la primavera e l’estate i genitori ritornano a Calitri
per effettuare lavori nella campagna che
avevano acquistato. Durante l’inverno si trasferiscono presso i figli e lì provvedono a
farsi anche curare. Gli emigrati calitrani con
il loro lavoro all’estero hanno cambiato anche Calitri, in quanto hanno dato “pane e lavoro” a quelli che erano rimasti: artigiani,
muratori, installatori, elettricisti ecc. Pensate agli emigrati calitrani, anche a quelli
che sono morti.
In base all’Ufficio Statistico tedesco vivono oggi in Germania circa 550.000 italiani
della terza e quarta generazione, che hanno
realizzato la loro vita in Germania.
I lavoratori stranieri, e questo è un dato incontestabile, hanno dato un contributo decisivo al miracolo economico in Europa.
LA RADIO DI CALITRI:
RADIO IRPINIA
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
di Eduardo Ferri
enivano definite “Radio libere” quel-
Vle esperienze radiofoniche che anima-
rono, sul piano musicale e culturale, gli
anni ’70. “Libera”, secondo alcuni, era un
termine improprio per una radio in quanto dava ad intendere che c’erano radio
“non libere” ed erano soprattutto gli operatori delle radio ufficiali ad eccepire in
tal senso per cui si parlò, più correttamente, di “Radio private”.
L’idea di far nascere una Radio a Calitri
venne a un gruppo di giovani nel 1976. Dovemmo vincere qualche perplessità e non
poche diffidenze tra noi con ripetuti incontri che servirono come partenza per definire gli obiettivi e l’organizzazione per
quell’impresa che, da subito, entusiasmò
tutti. Eravamo, in realtà, un nutrito gruppo
di persone che venivano da una esperienza religioso-culturale che si era consolidata nell’Azione Cattolica e a cui si erano aggiunte altre persone, più laiche e di diversa
estrazione, con cui, tuttavia, riuscimmo ben
presto ad integrarci.
Eravamo ben consapevoli che creare a Calitri un’emittente alternativa, chiamata
Radio Irpinia, non era un gioco. Era fondamentale organizzare una seria programmazione che unisse la musica alla
cultura, allo sport, alla politica locale, alle tradizioni… che si legasse, cioè, profondamente alla realtà della nostra comunità.
Rapidamente capimmo che era necessario avere contatti e coinvolgere anche persone dei paesi vicini, soprattutto là dove
giungeva la voce di Radio Irpinia.
Il gruppo dei tecnici – capitanato dal compianto Mario Rauso, con Franco Rinaldi,
Nardino Cestone e il giovanissimo Vito
Cerreta che non ci stancheremo mai di rimpiangere e di tesserne le lodi per la sua disponibilità, competenza e intelligenza – fu
presto al lavoro e così Radio Irpinia cominciò, timidamente, a far sentire, per due
ore al giorno, la sua voce. Fu una delle prime emittenti “libere” della Campania. Avevamo fittato una casetta, un monolocale,
alla punta del Castello dove si dominavano, a 360 gradi, le valli e le alture che circondano Calitri e da dove svettava l’antenna del ripetitore che faceva giungere la
nostra Radio sino in Puglia e in Basilicata.
L’iniziativa riscosse subito un notevole
successo: molti giovanissimi, ma anche
Festa popolare di Radio Irpinia, 1979. La corsa con le rane: la rana, trasportata con la carriola, se
salta fuori va rimessa dentro.
persone adulte si appassionarono e si resero disponibili a collaborare. Radio Irpinia era una radio povera che si faceva
forte della ricchezza d’inventiva e genialità dei suoi giovani collaboratori. Nascevano così programmi musicali come
Canzoni, richieste e dediche, condotto
dalla voce suadente di Giovanni Rinaldi
e della sua combriccola che si occupava
anche di sport, ma anche programmi culturali e di attualità come Sfogliando i giornali, una rassegna stampa dei quotidiani
locali e nazionali, e la riflessione sulle letture della Messa domenicale, in linea con
il Concilio, a cura di don Antonio Tenore. Ampio spazio era riservato ai Notiziari, ai Dibattiti su argomenti di attualità e
su problematiche locali con ospiti in studio, in diretta, a cui potevano partecipare, telefonando, anche gli ascoltatori.
Il costo iniziale (trasmettitore, giradischi,
microfoni, antenna) non superò le 800 mila lire. Eravamo in quindici a dividerci le
spese. Nei mesi successivi, tirammo avanti con la pubblicità. Con le nuove entrate,
nel 1977, comprammo un nuovo trasmettitore, più potente e installammo il
ripetitore a Granito, la montagna più alta della zona, nel comune di Pescopagano, su un traliccio che è rimasto là, abbandonato, anche dopo che Radio Irpinia
cessò le trasmissioni. Spostammo anche
7
la sede: dal Castello andammo in Piazza
della Repubblica, nella casa di Gabriele
Acocella, già rinomato negozio di stoffe.
Nella nuova sede, Radio Irpinia incrementò le trasmissioni arrivando a otto ore
al giorno: a piano terra c’era la redazione
e si svolgevano le riunioni, mentre al piano superiore c’era la stanza da cui si trasmetteva con le relative apparecchiature
e a cui si accedeva con una vecchia scala
a chiocciola. Il numero dei collaboratori
era progressivamente aumentato e, nel
corso della settimana, si alternavano più
di trenta giovani ai microfoni e alla parte
tecnica.
I tempi per regolarizzare giuridicamente
l’iniziativa della Radio e le iniziative ad
essa correlate erano, dunque, maturi per
cui, il 22 settembre 1977, in nove ci recammo ad Aquilonia per costituire, davanti al notaio Pasquale Scarano, l’Associazione denominata “Centro culturale
e ricreativo d’impegno sociale di Calitri”. L’Associazione aveva sede in Calitri, in Piazza della Repubblica, 14, e, come recita l’art. 1 dello Statuto, “non ispira
la sua azione ad alcuna ideologia partitica né persegue finalità di lucro”. I soci
fondatori erano: Rinaldi Franco, Tenore
Antonio, Di Maio Vincenzo, Cestone
Leonardo, Rauso Mario, Fastiggi Vito,
Maffucci Giuseppe, Ferri Eduardo, Ma-
IL CALITRANO
langa Mario, Del Cogliano Berardino,
Martiniello Vito, De Nicola Canio, Metallo Vincenzo, Ricciardi Michele.
Gli scopi e le finalità del Centro vengono definiti nell’art. 2 dello Statuto:
• contribuire alla elevazione culturale,
morale e sociale di quanti aspirano a migliorare la loro presenza nella società;
• favorire l’incontro, il dialogo, il confronto tra coloro che credono in un sano, civile e democratico sviluppo delle
relazioni sociali;
• promuovere e stimolare con opportune
iniziative lo studio, la ricerca e la soluzione dei problemi più urgenti della
società in genere e della comunità locale in particolare.
Per raggiungere questi scopi, il Centro
organizza, promuove e gestisce le attività
elencate all’art. 3:
• dibattiti, conferenze, convegni di studio;
• un’emittente libera “RADIO IRPINIA”, a diffusione locale, che modula
a 102,8 MHz in FM con sede in Piazza
della Repubblica, 14 - CALITRI e relativa attività editoriale;
• un giornale periodico dal titolo “POLITICA NUOVA” ed eventuale attività
editoriale;
• attività ricreativo-sportive per un razionale impiego del tempo libero e per
creare occasioni socializzanti.
Come da Statuto, venne costituito il primo Consiglio direttivo del Centro che sarebbe rimasto in carica fino al 31 dicembre 1978: Rauso Mario, Presidente;
Tenore Antonio, Vice Presidente per attività culturali-sociali; Rinaldi Francesco,
Vice Presidente per attività ricreativo-organizzative e tecniche; Maffucci Giuseppe, Segretario; Cestone Leonardo Antonio, Cassiere Amministratore; Fastiggi
Vito, Responsabile Sezione ricreativosportiva; Ferri Eduardo, Direttore “Radio
Irpinia”; Di Maio Vincenzo, Direttore del
periodico “Politica Nuova”; Russo Giuseppe, Addetto stampa e propaganda.
Tra le tante attività che fiorirono intorno
a Radio Irpinia, vorrei menzionarne almeno due che ancora oggi rimangono nel
cuore di tanti che, in quel tempo, si sono
lasciati coinvolgere: le “Feste popolari di
Radio Irpinia” e l’iniziativa del disco LP
“Calitri canta”, oltre alla pubblicazione
del periodico “Politica Nuova”.
Su vinile, 33 giri, e su cassetta furono incisi alcuni canti della tradizione calitrana
col titolo “Calitri canta”. L’intento era
quello di salvare non la semplice tradizione, ma la cultura nei suoi vari aspetti, di cui
i canti costituiscono una delle massime
espressioni. Sull’argomento ci sarebbe da
parlare tanto, ma credo che questo non sia
il momento. Come pure, voglio solo fare
un accenno alle “Feste popolari” che nel
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Milano, 06.05.1984. Festa di Maurizio Di Milia. Da sinistra ultima fila: Vincenzo Basile, Giuseppe Di Cairano, Carlo Zaza, Daniele Zaza, Graziella Zaza, Umberto Zaza,Teresa Rabasca, Angela Di
Maio,Vito Di Milia, Domenica Grasso, Lilly Di Cairano. Prima fila da sinistra: Giuseppe Di Milia, Bartolomeo De Nora, Michele Di Cairano, Romeo Di Milia, Concetta Di Milia, Maurizio Di Milia,Teodora Di Milia, Filomena Di Milia,Teresa Di Maio, Angela Rabasca.
1978, 1979 e 1980 animarono il paese coinvolgendo centinaia di persone. Fummo antesignani di una nuova modalità di “festa”
che, oggi, rimane ancora viva soprattutto
tra le nuove generazioni.
Il terremoto del 1980 interruppe inesorabilmente l’esperienza di Radio Irpinia,
così come bloccò e cambiò tante altre cose che sarebbe interessante valutare sul
piano psico-sociologico. La sede della Radio, che nel frattempo si era spostata da
Piazza della Repubblica a Via de Sanctis
(Strada r’ pier), fu gravemente colpita dal
terribile sisma. Riuscimmo a recuperare
alcune apparecchiature col coraggio di alcuni di noi e l’aiuto dei Vigili del Fuoco,
altre vennero distrutte, ma Radio Irpinia
riuscì, comunque, a risorgere e riprese a
far sentire la sua voce trasmettendo, per
qualche mese da un locale in via Sotto
Macello e poi da un container posizionato nel Parco Berrilli nei pressi del Cimitero. La ripresa durò poco, perché mancò
la forza e l’entusiasmo per continuare da
parte di tutti noi e così spegnemmo definitivamente la nostra radio.
NOTIZIE DA ROMA
Calitrani che si distinguono
I
l giorno 8 dicembre 2012 il Santuario di Pompei era gremito di fedeli
per il ritorno del quadro che raffigura la Madonna del Santo Rosario.
Il quadro era assente da due mesi per subire un minuzioso restauro
che potesse restituire al dipinto la sua originaria bellezza. Ad accogliere
l’Immagine della Veneratissima Madonna erano presenti le massime
autorità religiose tra le quali l’arcivescovo emerito di Pompei Monsignor CARLO LIBERATI promotore del restauro della preziosissima tela. Il presule, visibilmente commosso rivolgeva “Vivissima gratitudine” al
Direttore dei Musei Vaticani Prof. Antonio Paolucci ed alla Direttrice del
laboratorio di restauro sezione dipinti Maria Ludmila Pstka ed alla:
“FINE E DELICATA RESTAURATRICE ANGELA CERRETA COSÌ SOLERTE E RESPONSABILE DEL RESTAURO”. Per la nostra Angela, presente alla cerimonia nello staff del Vaticano in compagnia della madre
Rosellina Zampaglione giungeva un lusinghiero apprezzamento, un importante riconoscimento alla sua bravura. Papà Canio (bigliardiere) e
mamma Rosellina saranno stati sicuramente felici ma anche noi siamo
un po’ orgogliosi del successo di Angela e le auguriamo di conseguire
traguardi sempre più importanti e significativi.
8
IL 29 SETTEMBRE 1943
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
di Michelangelo De Rosa
Calitri da sempre veniva festeggiato
A l’Arcangelo SAN MICHELE in due
volte all’anno con una Processione di credenti che dopo la celebrazione della Santa Messa attraversava le vie principali dell’abitato con la statua del Santo portata in
Processione con il Clero disponibile in testa e le donne ed i bambini che seguivano, oranti, lungo tutto il percorso.
Tali cerimonie si effettuavano l’otto maggio ed il ventinove settembre, ma nel periodo della Seconda Guerra Mondiale tutte le Processioni vennero sospese per
evitare assembramenti pericolosi in caso di
incursioni da parte dell’aviazione nemica.
La giornata del 29 settembre 1943 quindi iniziò sotto altri auspici con l’arrivo in
paese di alcune camionette americane
giacché i Tedeschi da qualche giorno si
erano ritirati, avendo nel contempo fatto
saltare alcuni ponti e manufatti con lo scopo di rendere più ardua la via al nemico,
avanzante, per cui in quel giorno San Michele fu forse dimenticato dalla popolazione che si apprestò a rendere omaggio
agli Americani liberatori.
Non intendo ora tediare i lettori con il racconto dettagliato degli avvenimenti di
quei giorni terribili, avendone ampiamente io stesso già scritto nella Storia dei
“De Rosa”, stampata il 14 febbraio 1967,
mentre tutti i fatti sono stati riportati con
certosina fedeltà nella voluminosa “Cronaca di un evento”, scritta da Antonio
MAFFUCCI (edizioni “DELTA” in Grottaminarda nell’aprile 2009), in cui sono
stati successivamente raccontati i fatti ed
i comportamenti riguardanti gli assalitori e gli aggrediti secondo le testimonianze che portarono ai relativi provvedimenti
adottati dal Tribunale di Napoli.
Tutti i giornali e periodici di quegli anni
che riportavano le notizie inerenti sono a
loro volta elencati nel suddetto volume,
come anche articoli redatti da semplici cittadini, che vollero far conoscere i loro punti di vista in proposito. Pertanto ometto volutamente di enumerare fatti e persone,
ampiamente raccontati dal Maffucci che
ha documentato con pedante esattezza i
misfatti, le minacce, le aggressioni, i ferimenti, gli assassinii, le malversazioni, le
appropriazioni di beni, nonché la pretesa
di distribuzione gratuita di merce varia da
parte di molti negozianti che avrebbero
speculato in precedenza sull’accaparramento e la borsa nera.
Con l’arrivo di uno sparuto drappello di
militari Italiani, inviati dagli Americani
per restaurare l’ordine e la legge, furono
effettuati molti arresti che sfociarono
a vari Processi, fino alla sentenza del
23/4/1952 e relativi vari appelli, con cui
si arrivò al pronunciamento definitivo della Suprema Corte di Cassazione nell’anno 1954, quando parecchi protagonisti di
ambo le parti erano ormai deceduti.
Quest’anno si compie il settantesimo anniversario dei luttuosi avvenimenti di cui
ho voluto ricordare e mi è d’uopo constatare che oggi io sono il solo superstite
ancora in vita dei tanti che furono vittime
di quegli efferati delitti.
Auspico che in futuro la data del 29 settembre possa restare sempre e soltanto la
Festa di San Michele, mentre il ricordo di
quanto accaduto in quell’anno di guerra
possa servire come monito per le generazioni future affinché esse riescano a vivere in maniera pacifica e secondo i dettami della nostra Santa Chiesa.
L’8 giugno si è tenuta
a Calitri, nei locali
dell’ECA con una
larga partecipazione
di cittadini, la
presentazione del
libro “Senza fiato” di
Giovanni Acocella.
Sono intervenuti
Michele Cicoira,
Pietro Cerreta,
Raffaele Salvante,
Vincenzo Galgano,
Giuseppe Di
Guglielmo.
9
IL CALITRANO
Pubblica
benemerenza
Il 19 dicembre 2012 presso la sala
convegni della prestigiosa casa vinicola “I Feudi di San Gregorio”,
in Sorbo Serpico (AV), organizzata
dall’Ordine degli Ingegneri della
provincia di Avellino, si è svolta la
cerimonia di consegna delle benemerenze concesse ad ingegneri dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile, a testimonianza dell’opera e dell’impegno prestati in attività
connesse ad eventi della Protezione
Civile.
Al Dott. Ing. Vincenzo Luongo di
Calitri è stato concesso l’Attestato
di Pubblica Benemerenza con medaglia di bronzo ed insegne per aver
guidato in assoluto la prima squadra
di ingegneri, volontari e non retribuiti, partita dalla provincia di Avellino verso la città de L’Aquila in occasione del sisma dell’aprile 2009.
La squadra, formata da tre ingegneri, ha agito sotto l’egida del Consiglio Nazionale Ingegneri per l’accertamento del danno e la messa in
sicurezza degli edifici, nel mese di
maggio 2009 esattamente ad un mese dal sisma.
Essa ha operato nella città de L’Aquila per un brevissimo periodo, assegnata poi al centro di comando
della Protezione Civile di Sulmona
ha svolto la campagna di accertamenti e messa in sicurezza nel comune di Castelvecchio Subequo,
meritando testimonianze di affetto e
gratitudine da parte della popolazione e dell’Amministrazione Comunale.
ORGOGLIO E DIGNITÀ
IL CALITRANO
di Antonio Rubino
ascemmo Calitrani, fummo emigranti, diventammo meridionali. Italiani? Forse non
N
lo siamo mai stati. Eppure, siamo cresciuti nel
mito del risorgimento. Nell’esaltazione dell’unità d’Italia come inizio di una nuova era
portatrice di progresso ed emancipazione per
le masse contadine e analfabete. Principio di
fratellanza e solidarietà tra i numerosi popoli
che abitavano la penisola. Per la nuova Patria,
abbiamo combattuto, abbiamo sofferto fame e
freddo, siamo stati feriti, mutilati ed infine siamo morti. Ci siamo illusi che ciò bastasse per
rendere la nostra stirpe, Cittadini “CIVlS” Italiani, con i doveri ma anche con i diritti che tale titolo implica. No, purtroppo non è bastato.
Non è bastato aver taciuto, occultato, dissimulato per oltre 150 anni la vera storia della
conquista ed occupazione del Sud da parte dei
soldati Piemontesi. Non è bastato averci massacrati, derubati, deportati e rinchiusi. Eravamo briganti, siamo diventati parassiti senza
esser stati mai cittadini. Ci hanno considerato
una genia di rozzi e miserabili selvaggi che vivevano sottomessi a nobili e feudatari. Ci hanno imposto il mito del Nord civile ed evoluto
che ci ha liberato dal giogo millenario dei massari tirapiedi di baroni e signorotti locali.
Ogni popolo, ogni uomo vale per quello che è
stato e per quello che ha fatto. Nei secoli noi
meridionali, come del resto tutta l’Italia, abbiamo subito invasioni e sottomissioni da innumerevoli eserciti stranieri. Abbiamo sempre
versato l’obolo ai padroni che si sono succeduti nei secoli, ma siamo sempre stati capaci di
sostentarci con le nostre forze, con i prodotti
della nostra terra e dei nostri artigiani. Non eravamo e non siamo, per genia, inferiori a nessuno. Anche se molti continuano a sostenerlo indicando il Sud parassita come unico colpevole
della crisi economica e dell’endemica subalternità dell’Italia alle altre nazioni europee.
Eppure siamo stati noi. Siamo noi, ad aver rimosso radicalmente e completamente gli avvenimenti dell’occupazione del Sud. Siamo
noi, ad aver dimenticato la nostra storia. Siamo noi, ad aver scelto a chi affidare il nostro
futuro e le nostre speranze. Siamo noi, ad aver
accettato con pacata rassegnazione il degrado
delle nostre terre. Siamo noi, a credere che bastasse costruire tre capannoni e una strada che
si arrampica sul costone della collina per creare sviluppo. Siamo noi, che abbiamo accettato supinamente minimi contributi e personalissimi sussidi. Siamo noi a sentirci subalterni
al grande, evoluto e industrializzato Nord. Siamo noi, che dopo aver studiato, viaggiato e lavorato in tutto il mondo, non siamo stati capaci
di cambiare le consuetudini radicate nella serena rassegnazione. Siamo noi ad esserci seduti aspettando che qualcuno ci indicasse la
strada. Si, di colpe ne abbiamo. Ne abbiamo
come meridionali e come Italiani. Ci facciamo guidare da politici inadeguati, contamina-
ti da principi che salvaguardano unicamente i
grandi gruppi industriali e bancari. Alla Germania, per risolvere la questione dell’unificazione, sono bastati quindici anni. Per noi, dopo 150 anni, continuiamo a sentire politici che
“pongono la questione meridionale sul tavolo
delle trattative”. Ci parlano di globalizzazione, di mercati inquinati da finanzieri senza
scrupoli, dalla libera circolazione delle merci
e della libera concorrenza del lavoro. Poi però,
siglano accordi commerciali con gli altri stati
privilegiando unicamente le grandi industrie,
quasi sempre, del Nord.
Poi ci accorgiamo che importiamo grano dall’Australia, frutta dal sud America, concentrato di pomodoro dalla Cina e perfino noci dalla California. Ci dicono che il mercato globale
e le multinazionali vanno a comprare i prodotti
dove costano meno. Evitano accuratamente di
spiegarci come un quintale di grano, di noci o
di pere prodotte dall’altra parte del mondo e trasportati in Italia, possa costare meno che l’equivalente prodotto in Italia. Nel frattempo assistiamo rassegnati al degrado delle nostre
terre, al costante abbandono di terreni e colture che da sempre sono state le nostre uniche
fonti di reddito. Fertili appezzamenti abbandonati nell’indifferenza e regalati a branchi di
cinghiali che completano l’opera di distruzione delle ultime tipiche colture che qualche anziano ancora si ostina a conservare.
È da poco trascorso l’anniversario del terremoto 1980. Sono passati trentadue anni. Per noi
Calitrani non più residenti, ritrovare il “nostro”
paese cui ci lega un intimo e profondo affetto,
immobile anno dopo anno ancora con le piaghe
e le ferite non curate è una sofferenza costante.
Per anni, in particolar modo dopo il terremoto,
quale rimedio per lo sviluppo dell’alta Irpinia,
si è teorizzato, progettato e finanziato una fitti-
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
zia industrializzazione. Sono stati erogati finanziamenti a imprenditori spregiudicati e faccendieri ammanicati, senza verificare se i
progetti fossero effettivamente realizzati. Si continua ad accusare la malavita organizzata che
soffoca la libera imprenditoria meridionale. In
tutto questo, i nostri politici, sono stati completamente assenti, non chiarendo mai fino in fondo le scelte fatte sulla pelle dei cittadini. Eppure, sono loro i professionisti della politica.
Sempre gli stessi, insostituibili e immutabili come le stagioni. Intanto assistiamo ad un impoverimento demografico, economico e culturale senza precedenti delle nostre terre.
Stiamo vivendo un periodo di profonda crisi
sia economica sia culturale. Professori, ricercatori e tuttologi indicano cause e soluzioni
comprensibili e spesso inconciliabili. Mercati
globali, consumi stagnanti, fondi comuni di investimento, debiti primari ecc. ecc. parole inutili. Termini creati da finanzieri spregiudicati
solo per coprire saccheggi legalizzati. Se, e
quando ne usciremo, probabilmente torneremo a dare la giusta importanza alle cose concrete. Non più profitti virtuali, ma guadagni
concreti prodotti dal lavoro. È tempo di pretendere attenzione e rispetto da parte dei nostri
rappresentanti locali e nazionali. È tempo di
esigere provvedimenti legislativi che garantiscano attenzione e tutela alle specifiche realtà
economiche esistenti sul nostro territorio. È diventato imperativo salvaguardare, valorizzare
e favorire le eccellenze, ancora presenti sul territorio dell’alta Irpinia. Territorio che sappiamo, non adatto a produzioni a carattere industriale, ma certamente, con adeguate tutele e
mirati investimenti, si può e si deve puntare
sulla qualità e tipicità dei prodotti. Se non si riparte valorizzando secoli di conoscenza e di
esperienza, allora assisteremo al costante degrado e abbandono di tutti quei territori che
non sono in grado di assicurare grandi utili alle multinazionali. Abbandono, degrado e desolazione portano al costante deperimento dei
territori, alla riduzione demografica e al crollo costante ed inarrestabile del valore complessivo del territorio, che diventerà terra di facile conquista per speculatori e faccendieri.
Calitri, 05.05.2013 Prima Giornata dell’Agricoltura. Mario Capossela (nzaccand’), Valeria Capossela,
Canio Codella. Davanti Giuseppe Codella (curella dif ’sette) e la piccola Marianna Strazza.
10
“UN PAESE CI VUOLE …”
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Associazione Il Chicco di Grano
i è tenuto il giorno 27 aprile 2013 alle ore
S10,30, presso l’auditorium del Liceo
Scientifico “A.M. Maffucci” di Calitri, per
l’occasione affollato di cittadini, docenti e
studenti, il Convegno in memoria di Angelo
Di Milia, agronomo deceduto a Calitri il 9
ottobre 2012, dal titolo: “La passione per il
territorio e il coraggio per l’innovazione”, organizzato dalla Associazione Il Chicco di
Grano d’intesa con l’Istituto Maffucci, nell’ambito della presentazione delle borse di
studio rivolte agli studenti dei tre indirizzi di
scuola che per quest’anno dovranno cimentarsi sul tema: “Un paese ci vuole, non fosse
per il gusto di andarsene via. Un paese vuol
dire non essere soli, sapere che nella gente,
nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo,
che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.” (Cesare Pavese - La luna e i falò).
Il dirigente scolastico Prof. Gerardo Vespucci ha fatto gli onori di casa introducendo il convegno e presentando i relatori, ha
sottolineato l’importanza della conoscenza
come arma del successo.
Sono intervenuti:
• il Dott. VITANTONIO RUBINO (Presidente
dell’Ass. Il Chicco di grano in memoria
di Angelo Di Milia) che si è soffermato
brevemente sulla presentazione dell’Associazione e delle sue finalità;
• il Prof. LUIGI RAMUNNO - Ordinario dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha introdotto la figura del compianto Angelo Di Milia sotto il punto di
vista umano;
• il Prof. ANTONIO DI FRANCIA - Associato
dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che invece ne ha illustrato il profilo tecnico-professionale e la voglia continua di innovazione di Angelo sin dai
tempi dell’Università;
• il Dott. DOMENICO CECERE - Funzionario
SOGEI Società di Information & Communication Technology del Ministero dell’Economia e delle Finanze;
• il Dott. ANGELO CIARDIELLO - Ministero
per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Dipartimento delle Politiche Europee ed Internazionali e dello Sviluppo
Rurale.
• L’Ing. GIUSEPPE DEL RE, compagno di
banco ai tempi del liceo, ha illustrato il
valore della scelta di Angelo Di Milia di
tornare nella nostra terra abbandonando
un lavoro e una carriera che lo vedeva
proiettato in un’altra Regione d’Italia.
Sottolineando che Lilino al liceo era stato uno studente pieno di curiosità scientifiche con la voglia di approfondire ogni
argomento;
• Importante è stata anche la testimonianza di un agricoltore di Calitri, Peppino
Galgano che ha messo in evidenza la genuinità del pensiero e dei rapporti umani
e la lungimiranza delle azioni professionali che lo rendevano capace di comunicare con tutti, dagli agricoltori ai docenti
universitari ai vertici Istituzionali.
Il convegno si è svolto tra la massima attenzione degli studenti ed alla presenza della moglie Rosa Ricciardi e del fratello dott.
Giuseppe Di Milia oltre che altri familiari
ed amici.
Non sono mancati momenti di intensa commozione quando gli intervenuti hanno ripercorso le tappe formative di Angelo Di
Milia ai tempi dell’Università illustrandone la dedizione e l’amore per lo studio, ma
soprattutto quando ognuno ha messo in risalto il profilo umano dell’amico “Lilino”
con il quale erano legati ormai da una frequentazione trentennale.
Tutti hanno sottolineato l’amore di Angelo
per la propria terra che aveva lasciato per
gli studi universitari e per i cinque anni di
lavoro presso la Regione Lazio. Però, per la
sua grande voglia di cambiare, innovare,
promuovere il proprio territorio aveva fatto di tutto per tornare a Calitri lavorando prima alla Comunità Montana “Alta Irpinia” e
poi presso la Regione Campania, Ispettorato Agrario di Calitri.
Il suo lavoro era costantemente rivolto al
mondo dell’agricoltura con l’obbiettivo fisso di coniugare tradizione ed innovazione
consapevole che solo un’agricoltura moderna può contribuire a risollevare questi
territori. Era convinto che la trasformazione diretta e la commercializzazione dei prodotti agricoli svolte con professionalità possono costituire un’importante occasione di
lavoro per tanti giovani che altrimenti sono
costretti a cercare altrove un’occupazione.
Metteva in pratica questi concetti lavorando
fianco a fianco con gli operatori del settore,
11
con le Istituzioni e il mondo della ricerca.
Aveva messo in pratica quello che proponeva realizzando un laboratorio di pasta alimentare ricca di alimenti funzionali perché
voleva concretamente dimostrare che il cibo non serve solo a nutrirsi ma anche a curarsi. Ed è proprio questo il messaggio che
si è voluto lanciare ai giovani: “Credete in
voi stessi, apprezzate le vostre capacità, siate consapevoli che da soli potete costruire il
vostro futuro”.
Il ricordo di Angelo è proseguito nell’ambito Giornata dell’Agricoltura, organizzata il 05 maggio u.s., dagli agricoltori del
luogo.
Particolarmente toccante è stato il video
dal titolo “Il suono della Domenica” che
ha ripercorso l’impegno di LILINO per
un’agricoltura moderna fatta di prodotti
genuini perché come lui soleva dire: “nutrirsi è meglio che curarsi”, attesa la
stretta correlazione tra alimentazione e benessere.
Ha introdotto i lavori il Sindaco Antonio
Rubinetti seguito dal prof. Coppola Raffaele, commissario della Provincia di Avellino, dott. Marco De Matteis della “De Matteis Agroalimentare”, dott. Alfonso Tartaglia
direttore STAPA-CEPICA Avellino e dott.
Vitantonio Rubino Presidente della fondazione Onlus in memoria di Angelo Di Milia “il chicco di grano”
Erano presenti i familiari e tantissimi amici che guardando il video hanno rivissuto
commossi l’impegno di una persona che con
la sua giovialità e la sua professionalità aveva conquistato tutti, colleghi o semplici conoscenti. Le parole dei relatori hanno ricordato quello che è stato il lavoro di Angelo
che nel rispetto dei ruoli e delle Istituzioni
si era fortemente impegnato per promuovere i prodotti dell’agricoltura di questo territorio. Il lavoro svolto, come unanimemente riconosciuto, va al di là di questa provincia
e sicuramente costituirà la base di nuove ricerche che arricchiranno la conoscenza della correlazione tra cibo e salute.
Lunedì 10 giugno i bambini dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia e della 1 della Scuola
Primaria insieme ai nonni e agli
insegnanti hanno realizzato una
rappresentazione teatrale nel
piazzale dell’Istituto comprensivo.
CONCLUSA LA TRILOGIA
ECONOMICO-GIURIDICA DEL I.T.C.
“A.M. MAFFUCCI” DI CALITRI
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
di Franco Acquaviva
ol progetto “Riforma del lavoro e merC
cato occupazionale” e con la conferenza, tenutasi nell’ultima decade del me-
se di maggio, nell’auditorium dell’Istituto
Tecnico Commerciale “ A.M. Maffucci”,
alla presenza del Segretario Regionale
della FIOM Campania, Andrea Amendola, è giunta al punto d’arrivo la trilogia
economico-giuridica, fortemente auspicata e caldeggiata a suo tempo dal Dirigente Scolastico, Gerardo Vespucci, e
concepita e curata dai docenti, Franco
Acquaviva e Virginia Di Trolio.
Nell’anno scolastico ormai terminato, gli
alunni delle classi terza e quarta, sezione
A e sezione B, dell’Istituto Tecnico Economico, seguiti e coadiuvati, oltre che dai
succitati insegnanti, dalla professoressa
Filomena Di Leo, hanno illustrato in sintesi la vigente normativa, che regola l’accesso al mondo del lavoro, ai più conosciuta come “legge Fornero”.
L’allievo Vito Guerra e le sue compagne
di corso, Carla Fede, Valentina Miele,
Fabiana Mastrogiacomo, Rossella Guglielmo, Ilenia Ragionato, Tonia De Vito, Rosanna Iannella, Francesca Rinaldi, Antonella Gallucci e Samantha
Iannece, si sono alternati, in qualità di relatori, nella presentazione della materia,
individuando anche i modelli che hanno
ispirato la riforma, primo fra tutti il principio integrato della “flessicurezza”.
L’argomento, nel suo insieme complesso
e controverso, poiché sono stati annunciati modifiche e cambiamenti, è stato
messo in relazione con la precedente
“Legge Biagi”, ed è stato integrato e completato con l’analisi del mercato del lavoro e con un borsino delle professioni
maggiormente richieste, a livello di fascia
giovanile, nel quadro più generale della
profonda recessione che l’economia nazionale sta vivendo.
Le conclusioni di Amendola hanno riguardato l’impatto della riforma sui licenziamenti e la scarsa tutela del mercato del lavoro, senza rinunciare a dare
spazio alla controversia che vede contrapposti la FIOM e la Fiat, specie nello
stabilimento di Pomigliano.
La trilogia prese corpo e vita nell’anno
scolastico 2010/2011, quando alla presenza del prof. Franco Scoca, dell’Università “La Sapienza”di Roma, gli alunni delle allora classi terze presentarono,
sotto forma di Power Point, il loro lavoro di ricerca, “Tra solidarietà e uguaglianza: l’Italia della giustizia tributaria
nell’art. 53 della Costituzione”, con l’obiettivo qualificante di far comprendere
che il dovere di solidarietà, espresso dalla Costituzione, si concretizza soprattutto mediante i due principi della capacità
contributiva e della progressività, enunciati nell’art. 53, alla cui felice formula-
Calitri, 13.07.2013. 90 anni di Francesca Del Toro. Da sinistra: Franca Codella (figlia), Roberto
Codella (nipote), Mario Codella (genero), Carla Codella (nipote), Canio Codella (figlio), Davide Codella (nipote), Donato Codella (figlio), Paola Rusin (nuora), Chiara Codella (nipote) e Federica Codella (nipote). A terra, da sinistra: la festeggiata,Alessandra Danelli (bisnipote), Maria Danelli (bisnipote), Clelia Codella (nipote) e Luigina Galgano (nipote). “Auguri dalla Redazione”.
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IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Calitri, anno scolastico 1966/67 dell’Istituto
Statale d’Arte. Ultima fila in piedi da sinistra: col pennello Francesca Maffucci, Michele Sicuranza, Luigi Di Maio, il prof. Maurizio
Rondinini col camice bianco, Castelluccio da
Bisaccia e Rosa Turri di Conza della Campania. Dal centro, seduti da sinistra: col ciuffo
sulla fronte De Matteo da Bisaccia, Silvana Caputo di Conza della Campania, seduta Maria
Turri di Conza della Campania con gli occhiali, si intravede appena con la fascia tra i capelli Graziella Sonnessa di Melfi, Lucia Andreottola di Bisaccia e Cirino di Avellino. Penultima
fila da sinistra sedute: Rita Martiniello con
occhiali, dietro Giulia Maffucci di Pescopagano si intravede appena, davanti con i capelli
lunghi Concettina De Nicola, col camice bianco Ciccone di Sant’Andrea di Conza, Michelina Cianci (ngappauciegghij’), con la fascia tra i
capelli Enza Rubino, e con il camice bianco il
prof. Liverani in piedi. Davanti, in prima fila da sinistra: seduta col camice bianco Lucia Calabrese ved.Minichino, Graziella Di Cecca (nghiana) seduta, con la fascia nei capelli
Giovanna Codella, Maria Ramundo e Maria
Arace di Andretta.
zione aveva dato un apporto prezioso e
fecondo l’illustre conterraneo e deputato
costituente, Salvatore Scoca.
Una sintesi di questo stesso lavoro ha partecipato al concorso sul Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, bandito, col patrocinio della Presidenza della Repubblica,
dall’Istituto dell’Enciclopedia Treccani e
dall’Aspen Institute Italia, classificandosi
tra i primi venti tra circa cento elaborati pervenuti dalle scuole partecipanti e ricevendo un attestato di encomio per l’originalità
del contributo che tratteggiava la “seconda
nascita” dell’Italia democratica, dopo la parentesi del Regime Fascista e le devastazioni della Seconda guerra mondiale.
Nell’anno scolastico 2011/2012, con il titolo “Il debito pubblico spiegato ai giovanissimi”, fu affrontato, dagli allievi delle allora classi terze e quarte, alla presenza
del prof. Giuseppe Moricola, docente di
Storia economica dell’Università “Orientale” di Napoli, lo spinoso tema del debito pubblico, proposto in maniera tale che
potesse assolvere ad un duplice obiettivo: strumento di nuova conoscenza per i
giovanissimi ed opportunità di approfondimento per quanti già conoscessero gli
elementi basilari della macro-economia.
Le specifiche motivazioni di carattere tecnico, culturale ed informativo, che hanno
scandito ciascun percorso annuale della trilogia perseguita, hanno avuto come filo conduttore una finalità educativa di ampio respiro, che è la stessa prefissata dall’intera
comunità scolastica dell’Istituto Superiore
“A.M. Maffucci”, quella d’identificare il
gruppo come associazione democratica di
lavoro, volta alla condivisione di regole e al
confronto costruttivo di idee e proposte, nel
pieno rispetto della personalità di ciascuno.
LAUreA
LAUreA
Il 14 febbraio 2013,
Il 28 marzo 2013
presso l’Università
degli Studi di Potenza
Si è laureata in
“Economia Aziendale”
Daniele ZArrILLI
figlio di Antonella Mugnaini
e Antonio Zarrilli a sua volta
nipote di Ru’ ciamban,
si è laureato presso
l’Università degli Studi di Firenze
alla Facoltà di Architettura
con 110 e lode.
Al neolaureato gli auguri
di tutta la famiglia
e della Redazione
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Angela DI MILIA
Alla neolaureata
i più sinceri auguri dei parenti,
amici e dalla Redazione
LA SCIENZA NEL PIATTO
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Chi ben comincia è a metà dell’opera: l’importanza della prima colazione
Dott.ssa Rosa Fastiggi - Biologa Nutrizionista
imidium facti, qui coepit, habet”. Così scriveva Orazio in una delle sue
“D
Epistolae ovvero “chi ben comincia è a
metà dell’opera” perché iniziare al meglio
ogni attività è un ottimo punto di partenza!
E cosa c’è di più importante che iniziare
la giornata?!? Una sana colazione rappresenta l’incipit giusto per affrontare gli
impegni quotidiani con energia. La colazione è infatti il pasto più importante della giornata: al mattino il nostro corpo si
rimette in moto e necessita di “carburante” per ripartire. Numerosi studi hanno
avallato tale ipotesi: una colazione adeguata, infatti, si associa a un miglioramento del quoziente intellettivo in bambini e adulti, sia nell’immediato periodo
postprandiale (ovvero quello successivo
all’introduzione di cibo), sia nelle ore seguenti; al contrario, saltare il primo pasto
comporta il peggioramento delle funzioni cognitive nelle prime ore della giornata (nei bambini, ad esempio, si manifesta
un deficit di concentrazione). Tuttavia, indagini statistiche condotte su campioni
statunitensi ed europei rivelano che circa
il 10-30% dei bambini e degli adolescenti campionati saltano regolarmente la colazione: questo “vizio” tende a peggiorare passando dall’infanzia all’età adulta.
Buone notizie arrivano però proprio dal
nostro Paese: l’indagine ISTAT sulle famiglie del 2012 ha dimostrato che circa
l’82% degli italiani fa un’adeguata colazione, aumento percentuale registrato soprattutto negli ultimi anni. È un’abitudine per lo più di donne e bambini, mentre
gli uomini continuano a preferire il “caffè
al volo”. I più diligenti sono i cittadini del
Centro (83,3%) e del Nord Italia (81,9%),
al Sud la percentuale scende al 75,9%.
Cosa rende la colazione tanto importante?
La risposta non può certamente prescindere dal coinvolgere il cortisolo, un ormone
prodotto dalla zona fascicolata del surrene.
Noto ai più come “ormone dello stress”, è
secreto ad alte concentrazioni quando l’organismo si trova in condizioni sfavorevoli, come il lungo digiuno delle ore notturne. La sua secrezione ha infatti un ritmo
circadiano (influenzato dall’alternarsi del
giorno e della notte): il picco di concentrazione si registra al mattino (5-25 µg/dl) per
poi calare progressivamente, fino a diventare minimo durante la notte. In condizioni fisiologiche il cortisolo stimola la mobi-
lizzazione dei substrati: banalmente si può
dire il suo principale scopo è rifornire il cervello della sua fonte indispensabile di energia, ovvero il glucosio. A tal proposito, sebbene agisca principalmente sui depositi di
glucosio a livello del fegato, il suddetto ormone mobilita le proteine per gluconeogenesi (sintesi di glucosio a partire da fonti
non glucidiche), accelerando purtroppo la
degradazione proteica e inibendone la sintesi a livello dei tessuti muscolare, osseo,
connettivo, ecc. In aggiunta il cortisolo,
benché stimoli la degradazione degli acidi
grassi (lipolisi) per produrre glucosio, in alcuni distretti corporei (principalmente addome, tronco e viso) ne stimola la sintesi (litogenesi), promuovendo l’aumento del
tessuto adiposo. Dunque un incremento del
cortisolo in circolo, per un periodo prolungato, può provocare aumento della massa
grassa, riduzione della massa magra e numerosi danni all’organismo (osteoporosi,
fragilità parete dei vasi sanguigni, ecc). Pertanto è opportuno non saltare la colazione:
stimolerebbe la secrezione di cortisolo, già
massima al mattino! Fare regolarmente colazione, inoltre, ha effetti metabolici favorevoli a livello del profilo lipidico e della
tolleranza al glucosio: ne conseguono una
riduzione dei livelli plasmatici del colesterolo LDL (il c.d. “colesterolo cattivo”) e dei
processi ossidativi a suo carico e un miglioramento della risposta insulinica durante i pasti successivi.
Cosa è opportuno mangiare?
Le linee guida italiane per una corretta ali-
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mentazione dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) suggeriscono di assumere con la
prima colazione circa il 20% delle calorie giornaliere. Una colazione equilibrata prevede una fonte di fibre (frutta fresca,
spremute, ecc.) e di carboidrati complessi (pane, fette biscottate, ecc.) a basso indice glicemico: il loro lento assorbimento evita picchi glicemici e modula la
risposta insulinica, garantendo altresì una
riserva energetica a più lungo termine. Essi stimolano anche il rilascio e l’attività
degli ormoni della sazietà (gastric inhibitory peptide - GIP, glucagon-like peptide-1 - GLP-1, colecistochinina - CCK)
comportando l’assunzione di una minore
quantità di cibo durante la giornata. È prevista inoltre una significativa quota proteica e lipidica (latte e derivati) in grado
di inibire il rilascio della grelina (proteina prodotta dalla mucosa dello stomaco
che stimola i centri della fame a livello
ipotalamico) e quindi l’appetito.
Ulteriori studi evidenziano come siano meno predisposti al sovrappeso e all’obesità i
consumatori regolari di prima colazione; in
particolare gli adolescenti normopeso inclini a questa sana abitudine mantengono
in linea di massima un body mass index
(BMI) ottimale anche in età adulta.
In definitiva, contrariamente a quanto
spesso si ritiene, fare colazione non implica un eccesso dell’apporto calorico
giornaliero, al contrario è un toccasana
per la linea e per la salute!
LA FIACCOLA DELLE OFANTIADI 2013:
UN SIMBOLO DI SPORT E RICORDO
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Incontro con il Maestro Orafo Luciano Capossela
Giulia Graziano - Addetto Stampa Ofantiadi 2013
iovedì 4 luglio 2013, è stato il Palazzo Donadoni di Melfi ad ospitare la conferenza
G
stampa per la presentazione ufficiale del sim-
bolo della nuova edizione delle Ofantiadi. Una
manifestazione sportiva multidisciplinare che
fa da pendant ai Giochi Olimpici cui parteciperanno alcuni comuni della Puglia, della Campania e della Basilicata che si affacciano sulla
valle dell’Ofanto. Ideato dall’Assessore del comune di Pescopagano (PZ), Francesco Gonnella, esso rappresenta il più importante evento sportivo e ricreativo per atleti di genere e
generazioni diverse della nostra area. La protagonista è lei, la fiaccola olimpica, creazione
del maestro orafo Luciano Capossela che con
amore e maestria ha disegnato e realizzato il
simbolo di un sogno. Applaudito da spettatori, giornalisti e sindaci di tutte le località partecipanti, il Maestro Orafo si è contraddistinto
per il suo eclettismo. Diplomato all’Accademia
delle Arti Orafe di Roma nel 2001 e titolare di
un laboratorio orafo artistico sul corso principale di Calitri dal 2008, Luciano Capossela
crea gioielli unici. Nel 2009, ha realizzato La
Mia Aida, un prezioso monile per i quarant’anni di carriera della cantante lirica Katia
Ricciarelli. Ha ottenuto successi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: vincitore del IV Salone Internazionale del Gioiello d’Arte di Cassano d’Adda nel 2010, finalista
agli Uk Jewellery Awards 2011 di Londra per
la categoria Italian Jewellery Designer of the
year e vincitore del Premio Jacopo da Trezzo
2011. Il bracciale Alla Madre della Patria,
esposto a febbraio 2012 presso l’Urban Center della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, ha ricevuto un particolare apprezzamento
da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lo stesso anno, le sue creazioni sono state celebrate dall’ambasciatore cinese Ding Wei in visita ufficiale alla Fiera
Interregionale di Calitri. Recentemente, è stato al centro di un’importante pubblicazione nazionale intitolata “Il Gioiello Artistico contemporaneo”, a cui seguirà l’evento-mostra dei
gioielli durante la Milano Fashion Week.
L’idea che anima ed alimenta la creazione della fiaccola olimpica si esprime attraverso la
costante ricerca di codici espressivi desunti
dalle opere del passato, in particolare dai modelli greci ed etruschi, che però riesce ad ispirare un design dalla sensibilità decisamente
contemporanea. Tecnica e cultura orafa contribuiscono alla libera espressività dell’arte
tout court. Un mix di sorprendente efficacia
che riempie gli occhi, la mente e il cuore.
Grembi di materia viva, plasmati con maestria,
nel fine ultimo di racchiudere simboli che
emergono con la forza vivida e sensuale dell’atto artistico che rievoca e unisce.
Per l’occasione, incontro il Maestro orafo.
Come mai la decisione di realizzare la fiaccola olimpica per le Ofantiadi 2013?
Perché mi piace fare sempre qualcosa di diverso, mi piacciono le sfide, di quelle che ti
spingono a fare altro e di più. Vivo di nuove
idee e progettualità e poi è un lavoro che si differenzia da quello che faccio abitualmente e
per questo mi affascina ancor più.
In questo modo lei, in un certo qual senso, ha
scelto di investire sul territorio, realizzando
qualcosa proprio per premiare la sua terra
È stato proprio questo che mi ha spinto ad accettare di realizzare la torcia, perché mi piace
lo spirito di aggregazione che caratterizza questi giochi e quindi ho voluto dare un mio supporto a tutta la manifestazione.
A cosa si è ispirato nella realizzazione della
fiaccola?
Ho eseguito una ricerca di tutti i modelli realizzati per le Olimpiadi fino ad ora, ispirandomi un
po’ a tutto il percorso che c’è stato per le fiaccole olimpiche e quindi ho voluto creare un ponte
tra quelle più antiche, molto lineari e con dei rilievi e l’ultima torcia olimpica disegnata, ingegnerizzata e prodotta da Pininfarina per le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali di Torino 2006.
Ci descrive la fiaccola olimpica?
Un unico esemplare, alto 53 centimetri con un
diametro massimo di 7 centimetri. La sua forma dinamica ed innovativa sposa un design
certamente contemporaneo. La forma aumenta regolarmente dalla base fino alla sommità
conferendo all’opera un valore estremamente
significativo: come gli atomi si legano per
creare le molecole e dare forma alla materia,
così l’unione dei gruppi tende ad aumentare fino ad abbracciare in tanti il fulcro della fiamma. La sua sagoma sinusoidale è suggerita dalle foglie di alloro sul fusto. Il fuoco, da sempre
simbolo di forza e di vigore, si arricchisce qui
di un ulteriore significato: rinsalda l’amicizia
e la fratellanza tra le persone. Una speranza,
per questa manifestazione, ad essere sempre di
più ad unirsi intorno a questa fiamma.
Quali materiali ha utilizzato per la realizzazione del suo lavoro?
Ho unito l’acciaio adoperandolo nella base
della struttura, molto lucido e moderno, al
bronzo lavorato a cera persa e antichizzato allo zolfo. Questa scelta riflette proprio l’antichità e le origini, dall’arte greca alle Olimpiadi stesse. La lavorazione a cera persa assume
per me un significato fortemente metaforico.
In effetti, questa materia fragile fa posto poi al
bronzo, resistente e tenace.
Qual è il vero messaggio che si cela nell’opera?
Dal momento che mi è stata commissionata,
come per ogni opera, avevo in mente di darle
un nome. Volevo, infatti, dedicarla al mio ca-
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ro amico Gerardo, scomparso prematuramente l’anno scorso, grandissimo appassionato di
sport e fedele ammiratore delle Olimpiadi, e a
Natalie Ciccone, la giovane diciottenne di Conza, vittima di un tragico incidente sull’Ofantina. Il nome sarebbe stato GeNa 2013. Mentre
lavoravo alla realizzazione dell’opera, una nuova disgrazia scuoteva le nostre comunità: sempre sulla strada statale Ofantina, perdevano la
vita altri due giovani irpini, Umberto Rosamilia e Pasquale Turri. Dopo questi drammatici
avvenimenti, non riuscivo ad attribuire all’opera il senso inziale ma mi sembrava doveroso ampliare la dedica, onorare e ricordare con
questo lavoro Gerardo e tutte le vittime della
strada che hanno perso la vita sull’Ofantina.
Che cosa rappresenta per lei il fuoco che sprigiona dalla fiaccola?
Sicuramente la fiaccola è simbolo di vita. Con
lei, terremo sempre viva la memoria di tante
emblematiche esistenze. Metafora di un viaggio, la fiamma olimpica ed il percorso dei tedofori simboleggiano anche i valori positivi
associati allo sport: come gli antichi messaggeri proclamavano la tregua, i tedofori moderni invitano gli uomini all’unione solidale.
Quello è lo spirito sportivo delle Ofantiadi.
Il 14 luglio, è stata celebrata una solenne messa in ricordo di Gerardo e dei giovani irpini
scomparsi. La suggestiva cerimonia si è conclusa con l’accensione della fiamma in un braciere benedetto sul sagrato della Chiesa Madre di Calitri. Sempre dalla balaustra c’è stata
poi la benedizione degli atleti da parte dei parroci di Calitri e Andretta, Don Pasquale Riccio
e Don Giuseppe Cestone, prima della partenza dei tedofori con la fiaccola per i vari paesi.
Melfi (PZ), 04.07.2013. Il maestro orafo Luciano Capossela, ha presentato la Fiaccola Olimpica che accompagnerà i tedofori nei vari paesi partecipanti. Qui con Mariella Bozza (a
sinistra) e Valeria Bozza (a destra).
IL CALITRANO
Calitri, 1958. Francesca Di Guglielmo (m’ron’)
con i suoi figli. A sinistra Angelina Fatone
(15.02.1952), in braccio il piccolo Giuseppe
(26.10.1956) e a destra Concetta (16.11.1946).
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Calitri, la famiglia Caruso. Da sinistra: Luigi (12.05.1923), Antonietta (20.06.1924-deceduta), Francesco (16.03.1926 morto 1978), Rosa (14.04.1928), Paola (10.01.1933 - †27.03.2012) ed Emilio
(16.08.1938).
Calitri, primi anni’50 il Bar in Corso Matteotti di Michele Vallario. Da sinistra: Pietro Vallario, Mario Vallario, il titolare con la moglie Angela Calà
e Sisina Margotta moglie di Pietro.
Calitri 08.10.2012, quattro generazioni, da sinistra: Antonietta Stanco,
Angelina Russo, Franca Fastiggi con la figlia Claudia Riviello, di cui si festeggia il primo compleanno, Antonella Fastiggi con la figlia Sofia Greco.
Salerno, 1972 gita C.G.I.L. da sinistra: Vincenzina Cestone con occhiali,
Teresa Acocella, Michelina Di Furia, Angelo Strollo, Angelina Fatone, Lucia Zabatta, Michelina Toglia con la fascia.
Calitri, 31.01.1948 matrimonio di Gaetana Panniello (12.11.1926 †15.06.2010) e Antonio Lucadamo (faizz’/ 23.09.1920 - †27.09.1997).Affianco la sposa ci sono Colomba Cicoira e Francesca Di Roma (col costume calitrano), si intravede per metà padre Fortunato Panniello. Affianco lo sposo sono Vincenzo Lucadamo e Pietro Panniello.
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IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Svizzera, 18.01.2013. 80° compleanno di Lucia Ungherese in Di Maio.
Ultima fila da sinistra: Nidia Caro (nuora),Giuseppe Di Maio (figlio),
Giuseppe Gautieri, Manuela Di Maio (nuora), Leonardo Di Maio (figlio),
Onorina Giussoni, Vincenzo Racaniello, Concettina Di Maio (figlia), Lorenzo e Gabriele Moretto (nipote). Davanti, da sinistra: Gautieri Carmela, Megha Di Maio (nipote), la festeggiata Di Maio Lucia, Dayita Di
Maio (nipote), Giannetta Maria, Giannetta Salvatore. CARISSIMI AUGURI DALLA TUA FAMIGLIA CHE TI AMA, ED A CUI HAI SEMPRE DATO
TUTTA TE STESSA, ANCHE OLTRE LE TUE FORZE. GRAZIE DI CUORE
MAMMA.
Bisaccia 26.08.2012. Battesimo delle gemelline Viola e Sofia Codella, qui con il
papà Vitantonio e con la mamma Elisa Cela. Nello stesso giorno hanno festeggiato anche le nozze d’oro dei loro nonni, Elena Margotta (p’ppun’) e Vincenzo
Codella (curella). Auguri dalla redazione.
Turan,Venezuela 30.05.1966. Matrimonio di
Lucietta Fastiggi e Antonio Stanco (r’ss’liegghij’). Da sinistra in piedi: Iris in Bellino, lo
sposo Antonio Stanco (06.01.1933 †11.07.1992), la sposa Lucietta Fastiggi
(04.05.1927), Franca Giordano, il testimone
di nozze Salvatore Ramundo (el pelon’), Concetta D’Angola, Margherita Ramundo, Concetta Borea, Perez Gonzales, Rina Carlotta,
Pasquale Cicoira (u’ pacc’), Francesco Di Guglielmo (ciccill’ r’ marharita) e Rosa Tuozzolo
(la patessa). A terra da sinistra: Giuseppe
Santangelo, Michele Di Napoli (scangiarriegghij’),Vincenzo Cicoira, Luigi Di Guglielmo e
Biagio Santangelo.
Da sinistra: Canio Lucrezia (26.07.1955),Vitale Di Cairano (08.08.1941) e Vincenzo Luciano Lucrezia (20.04.1960).
Germania, 1962/63. Da sinistra: Vitale Di Cairano (talin’), Giuseppe Nicola Stanco (r’ss’liegghij’),Vincenzo Gallucci (ard’ casazz’) e Michele
Lampariello (zipp’ zipp’).
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Un forte augurio per il neodiplomato in perito
elettrotecnico Lettieri Angelomaria, dal papà Antonio, dalla mamma Nicolina, dal fratello Daniele
e dalla nonna Michelina.Auguri dalla Redazione.
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
13.10.2012 60° anniversario di matrimonio di Vincenza Lettieri (z’mmron’/ 30.01.1928) e Antonio Di Roma (chiechieppa / 04.05.1929). Alle loro spalle in piedi da sinistra: ANASTASYA la nuora, GIOVANNI il figlio (u barbier r’ gimma cort), Danilo Vigorito, GAETANA la figlia e Sollazzi
Davide.
Cranbrook, BC, Canada. Nozze d’Oro di Sacino Giuseppe - nato a Ruvodel Monte 6-7-1932 e Cianci Maria Antonietta - nato a Calitri 12-81937, e sposati a Calitri, Avellino 16-3-1963. Festeggiato con la famiglia,
parenti e amici.
Garbagnate Milanese, 15.06.2008. I fratelli Nigro, da sinistra: Giovanni,
Giuseppe e Gerardino nel giorno del matrimonio della nipote Silvia.
Il piccolo Thomas Zazzarino nato
il 10.03.2013 da Orazio e da Simonetta Pitsheider, con gli auguri
di ogni bene.
Calitri, 23.01.2013. Nozze d’Oro di Avella Antonietta e Cerreta Francesco (ricca recca). Auguri dalle figlie Angela e Michelina e dai parenti
tutti.
Lavena Pontetresa, 11.02.2013. Nozze D’Oro di Angela Masucci e Pasquale Germano (u’zemmar’). Auguri dai figli Sergio, Antonella, Katia e famiglia; i nipoti residenti a Briosco (MI), a Cerignola (FG) e Calitri (AV).
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Calitri, 09.02.2013. Nozze d’Oro
di Lucia Di Cairano e Vittorio
Cirminiello.
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
Padre e figlia ciascuno nel giorno del primo compleanno. Giada 04.11.2012
a sinistra e Pasquale Zarrilli (Richett’) 22.12.1970.
Lomazzo (CO), 24.11.2012. Sara Caruso con la sua madrina Enza Maffucci il giorno della sua cresima.
Calitri, 29.01.2013. 18° Compleanno di Serena Zabatta. Da sinistra: Gerardina Brescia (la mamma), Roberta (sorella), Daria (sorella), la festeggiata e il papà Antonio Zabatta.
Enzo Savino con l’On. Giulio Andreotti nella trasmissione “Porta a Porta” nel 2006.
Calitri, anni ’70 in
località Savuc’. Giuseppe Cerreta, Rosa Di Muro e Michele Cerreta.
Calitri, 29.01.2013. 18° Compleanno di Serena Zabatta, qui con
i nonni Maria Scoca (sargend’) e
Vincenzo Zabatta (p’rtosa).
Calitri, luglio/agosto 2012. La piccola Sofia Greco nata da Giuseppe e Fastiggi Antonella il
28.04.2012 qui con Rosa Pacia
nella mostra dei Costumi Tradizionali.
19
IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
DIALetto e CULtUrA PoPoLAre
C’NQUAND’ ANN’ R’ R’CUORD’
Lucia Fierravanti da Olgiate Comasco
Osc’, cinch’ r’ magg’ ruimilaettrirr’c’ n’ nn’ ‘eia nu iuorn’
qualunq’ o nu iuorn’ cum’ tand’, ma eia p’ mmè nu iuorn’
“spec’ial’” (p’ mmod’ r’ ric’, n’ nsenz’ mal’inconich’) nu
iuorn’ ra t’né ammend’.
M’ so ass’ttata a ttav’lin’ nda la sala, m’ vot’ attuorn’, so
acc’rchiata ra r’tratt’ vecch’ e nnuov’, r’ hruoss’ e pp’cc’ninn’, r’ figl’e r’ n’put’, r’ Papa Giovann’, Papa Francesch’, Padre Pij, la Maronna r’ la Cunc’zz’ion’, la Maronna r’ Loret’, la Maronna r’ Lourdès, la Maronna r’ Fat’ma,
la Maronna r’ Medgiugor’, lu Cruc’fiss’, la Sacra Sindon’,
r’tratt’ r’ viv’ e r’ muort’, sembra ca m’uardan’ tutt’ quanda e ccum’m m’ v’lessn’ cunz’là.
So ssola, n’ ndengh’ voglia r’ fa niend’, nu tarl’chi scava,
scava nda stu cor’, ess’ for’ totta la mal’ncunia e la nostalgia, s’accanisc’n’ tutt’ li r’cuord’ e li p’nsier’ e probbia p’cché n’ mm’ lassan’ r’ per’ agg’ decis’ r’ piglià carta e penna e scriv’ tutt’ qquegh’ chi m’ passa a pp’ la mend.
N’atu piezz’ r’ la famiglia n’ av’ lassat’! Quest’ fac’ la lundananza si t’ vir’ n’ann’ n’tt’ vir’ l’aut’, anz’ n’tt’ vir’ cchiù;
pens’ ca stam’ facenn’ cum’ ric’ lu pr’verbb’j “a un’a un’e
ssenza folla”, e “r’ ppecur’ r’ lu mij amor’ ra trenda r’mas’n’ roj”. Si n’ facim’ li cund’ so cchiù a lu camp’sand’ ca
quiggh’ chi sim’ viv’, ma n’ n’ hamm’ cche ng’ fa, questa eia
la legg’ r’ la natura, l’hamma r’sp’ttà e n’hamma sul’rass’gnà.
Calitr’ mij, r’ ssaj, ca osc’ cinch’ r’ magg’ ruimilaettrirr’c’ so
c’nquand’ ann’ chi so arr’vata a Olgiat’? Anz’ aier’ quatt’ r’
magg’ eia miezz’ secul’chi t’agg’ lassat’. Prima, a qquiggh’
tiemb’, quann’ s’ partija era cum’ si n’ ns’ avessa t’rnà cchiù,
era accussì bbrutta la partenza sia a pp’cchì partija ca p’
qquiggh’ chi r’stavan’; scarp’nava lu cor’ a ttutt’ quanda.
Cum’ si aier’ foss’ stat’, r’ bbalic’ mmiezz’ a la casa, la cr’iatura r’ sett’ mis’, na casa chiena r’ cr’st’ian’, amic’, z’ian’,
pariend’, v’c’nanz’ chi scija e cchi v’nija (cum’ foss’m’ a lu
lutt’) tutt’ quanda v’nnienn’ a ssalutà, la cr’iatura chi chiangija n’ nn’era a’bb’tuata a bbrè totta quegghia ggend’, s’
la passavan’ mbrazza un’cu l’aut’ a pp’ l’accujatà; hij cum’
n’ an’ma mpena scija nn’and’ e nn’ret’, v’rija si mancava
quacche ccosa e r’ la scì accattà a l’ut’m’ m’mend’. La cr’iatura mangiava sul’r’ ssavaiard’ cu r’ llatt’, l’ati bb’sc’ott’
nn’ r’ bb’lija, ra quacche gghiuorn’ però n’ ns’ n’ p’tienn’
avè, eran’ f’rnut’ nda ttott’ r’ pp’tej. Faciett’ u ggir’ r’ tott’
r’ pp’tej, sciett’ pur’ a la p’teja ncimma a lu Vuccul’(v’cin’
a lu pisc’l’), la patrona r’ la ’p’teja m’ riss’ ca avienna arr’và
lu ruopp’ miezz’ iuorn’, accussì m’ faciett’ l’ut’ma scappata p’ r’ ggì a pp’glià ma la corsa fu a bbacand’, r’ ssavaiard’
n’ nn’ eran’ arr’vat’. T’rnaj a lu “Chian’ r’ Sand’ Michel’”
(ropp’ lu t’rramot’ eia r’mast’ sul’lu nom’, n’ nn’ esist’ niend’
cchiù), scuraggiata, abbaluta, a qquegghia cap’ ammond’,
p’ nda li Vich’ r’ corsa (ca era tard’) cu la lenga a ra for’
assal’n’ jann’ arr’vaj a casa senza jat’; la ggend’ m’ stija
asp’ttann’, la cr’iatura chiangija, riss’ mamma ca n’ ns’era mica add’rmuta, lu r’logg’ s’gnava r’ qquatt’ a r’ ccinch’ aviemma p’glià lu tren’. Cu lu cor’ mpietta, cu lu cor’
chi m’ sc’ccuppava, cu r’ llahr’m’ chi scurrienn’ fin’ nterra, riett’ l’ut’ma uardata si aviemm’p’gliat’ tutt’, si n’ nn’iaviemm’ scurdat’ niend’, hij cu la cr’iatura mbrazza, l’aut’
p’gliarn’ r’ bbalic’ e tutt’ quanda appriess’ scerm’ ngimma
cort’ a pp’glià lu postal’chi n’ p’rtà a la stanz’iola. Appena ndiemb’ r’ fa li bb’gliett’ e arr’và lu tren’, acchianarm’
hindr’, m’ m’ttiett’ a lu f ’n’strin’, lu cor’ era strazz’iat’,
mamma, li z’ian’, li pariend’ cu li maqquatriegghj n’ salutavan’ p’ l’ut’ma vota e n’ auravan’ bbona f’rtuna; lu tren’
fr’sc’cava e s’ abb’iava.
Calitr’ mij’, t’uardaj fin’ nda lu Saparon’ fin’ a cchi t’v’riett’ scumparisc’ mm’iezz’ a l’alber’ e r’ ggurr’ a la stanz’iola r’ Rapon’. Quanda tr’stezza, quanda vita eia passata!
Ma lu p’nzier’ s’ fac’ semp’ cchiù bbiv’, anz’ cchiù lu tiemb’
passa, cchiù accresc’ lu r’s’rer’j r’ t’ v’nì ttr’và, ma eia diffic’l’vist’ ca li mal’aumendan’ e r’ fforz’ ammancan’; la
mal’ncunija p’glia lu post’ nda lu cor’ mij, t’ pr’mett’ però
(si camb’, “fazz’ li cund’ senza la cundessa” e ssi n’ n’fazz’
prima “lu pird’ turquin’”) a qqualunq’ cost’ aggia v’nì.
Calitr’ mij, r’ ssacc’ ca n’ nso nné la prima e nné l’ut’ma
chi t’lassaj, tanda famigl’partern’ prima r’ nuj, ma cché
ppozz’ fa, hij so stata e sso ssensibb’l’e pp’ mme la lundananza eia stata tropp’ malamend’ a ssaperla acc’ttà; chisà
si l’aut’ hann’ patut’ cum’ me!
So ppassat’ c’nquand’ann’, n’ mm’ par’ alluuè, n’ nt’nija
manch’ vindiruj ann’ quann’ partiett’, m’ sembra però ca la
vita l’agg’ passata totta lloch’. P’ l’amor’ r’ Ddij, Olgiat’
n’ accuglì, n’ rez’ la fatija a ttutt’ quanda, li figl’so ccr’sciut’,
so ggiut’ a la scola, chi diplomat’ chi laureat’, chi sp’sat’,
li n’put’ so ccr’sciut’ pur’ lor’, lu cchiù pp’cc’ninn’ vaj a
l’asil’, ruj vann’ a la scola elemendar’, tutt’ l’aut’ diplomat’, una laureata, l’auta manca picca a pp’ s’ laureà.
(continua nel prossimo numero)
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IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
S O L I D A R I E TÀ C O L G I O R N A L E
giate Comasco), Lantella Salvatore (Torino), Della Badia Donato (Gallarate), Frasca Rosetta (Roma), Battaglia Domenico
(Firenze), Acocella Ada (Castelfranci), Scoca Francesca (Lavena
Ponte Tresa), Lotito Vincenzo e Nesta Rosetta Maria (Foggia)
euro 20: Cubelli Vito (Foggia), Gautieri Enzo (Bollate), Greco
Giuseppe e Fastiggi Antonella (Battipaglia), Capossela Giovanni
(Napoli), De Vito Antonietta (Roma), Losasso Rocco (Avellino),
Rubino Canio (Briosco), Germano Pasquale (Fornaci di Briosco), De Guercio Filomena e Galgano Mario (Arese), Ungherese Nicola (Firenze), Metallo Rosetta (Atripalda), Cianci Francesca (Roma), Zabatta Salvatore (Milano), Galgano Vincenzo e
Gianni (Roma), Della Badia Angelina Lucia (Marano), D’Amelio
Graziella (Gallicano nel Lazio), Germano Pasquale (Briosco
MB), Errico Salvatore (Carugo), Capossela Pina (Genova), Nicolais Luigi (Manfredonia), Lantella Giovanna (Mariano C.se),
Buldo Vincenza (Gallarate), Anonimo (Milano), Corcione Rabasca Barbara (Caserta), Delli Gatti Franco (Cernusco S.N.), Di
Milia Iolanda (Pontedera), Ardolino Marianna (Baronissi), Balleri
Paola (Livorno), Zabatta Claudio (Paderno Dugnano)
euro 25: Armiento Giuseppina (Castellabate), Nicolais Giovanni (Firenze), Pezzi Angelo (Mariano C.se), Margotta Mario
(San Donato M.se), Lampariello Maria (Genova Pra), Nannariello Rosellina (Genova)
euro 26: Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso)
euro 27: Codella Michele (Pavona di Albano)
euro 30: Armiento Michelangelo (Roma), Di Maio Giuseppe
(Bollate), Savino Enzo (Roma), Sacchitiello Giuseppina (Nonantola), Lo Buono Maria Rosaria (Rimini), Cestone Mario
(Brescia), Pannella Luigi (Novate M.se), Maffucci Mario (Torino),
Cianci Mario (Napoli), Galgano Giannino (Livorno), Elio Pastore (Taranto), Cubelli Lorenzo (Bergamo)
euro 35: Di Maio Gaetano (Trento)
euro 50: Donatiello Giovanni (Scandiano), Cerreta Maria
Francesca (Napoli), Di Cairano Giovanni (Siena), Fierravanti
Lucia (Olgiatr C.sco), Buono Marcello (Avellino), Senerchia
Lucia Anna (Latina), Tuozzolo Donato (Roma), Cerreta Donato
(Teramo), Russo Maria, Marra Raffaele (Caserta), Messina Giuseppe (Roma), Maffucci Donato (Mariano C.se), Codella Donato (Asnago Cermenate)
euro 100: Di Maio Giuseppe (Caserta), Lucrezia Vincenzo
Luciano (Ivrea), Maffucci Mariantonietta (Reggio Calabria)
DA CALITRI
euro 5: Enza Rubino, Di Luzio Silvia Maria Rosaria, Daniele
Lettieri
euro 10: Cialeo Rosina, Fastiggi Armando, Aristico Lorenzo,
Russo Pietro, Maffucci Vincenzo, Paolantonio Giuseppina, Bozza Canio e Maffucci Maria, Zarrilli Giuseppe, Maffucci Benedetta, Zabatta Concetta, Metallo Rocco, Letterio Franco, Cirminiello Angelomaria, Rossi Serafino, Di Cecca Michele, Acocella Michele (mecca), Polidoro Rosa Panelli, Cirminiello Angelina, Di Maio Giuseppe via Cirminiello
euro 15: Del Cogliano Antonia, Di Cecca Leonardo e Di Maio
Maria Teresa, Di Cecca Maria, Fasulo Sergio, Strollo Salvatore,
Zabatta Canio, Rubino Maria Celeste
euro 20: Gervasi Lucia, Caruso Luigi, Caputo Antonio, Cialeo
Vincenzo, Cerreta Vincenzo e Scoca Teresa, Panniello Giovanni,
Briuolo Rocco, Di Milia Pietro, Di Milia Nicola, Iannella Benito,
Cestone Raffaele, Codella Vincenzo e Margotta Elena, Di Cairano Vitale, Maffucci Giacomo Giovanni, Luongo Donata Di
Luzio, Macelleria Tornillo, De Rosa Corrado, Tuozzolo Raffaele
e Rosa Maria,Galgano Benedetta e Vito, Di Carlo Felicetta,
Bavosa Antonio, Metallo Canio e Di Milia Rosa, Di Cairano Mario Angelo, Francesca Di Carlo, Fastiggi Giuseppe, Gallo Gerardo, Bar di Cerreta Michele, Cestone Luigi, Di Cosmo Angelina, Cubelli Giuseppe, Rainone Lucia, Beltrami Benito, Cioffari
Umberto
euro 25: Roselli Francesco, Di Milia Vitantonio
euro 30: Maffucci Mario Angelo, Fierravanti Maria Francesca,
Metallo Fiorina
euro 50: Di Milia Giuseppe, N. N., Gioielleria Grazina di Zarrilli Donato, Cerreta Vito, Maffucci Mario, De Nicola Canio
(via Macello)
euro 80: Fiordellisi Franco
euro 150: Di Maio Giuseppe
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
euro 5: Sepulcri Loretta (Roma)
euro 5.60: Piccirillo Angelo (Serre)
euro 8: Di Domenico Maria Antonia (Poggibonsi)
euro 9: Anonimo (Arese)
euro 10: Briuolo Luigi (Alessandria), Scoca Antonio Giovanna
(Camnago Lentate), Lattarulo Pietro (Bisaccia), Bavosa Rosa
(Poggibonsi), Cecere Marco (Firenze), Cerreta Luigi (Verona),
Di Carlo Maria Francesca (Cambiano), De Felice Michele (Avellino), Lamanna Pasquale (S. Andrea di Conza), Maffucci Giovanna (Salerno), Di Cairano Antonio (Guidonia), Ricciardi Fernando (Conegliano), Candela Anna ved. Carula (Milano), Buglione Gerardo (Cantù), D’Onofrio Giuseppe (Castellammare
di Stabia), Zarrilli Michele (Novate M.se), Di Napoli Lucia (Mi)
euro 15: Scoca Antonio (Trento), Acocella Ada (Castelfranci),
Zarra Donatangelo (Picerno), Scoca Rosa (Mariano C.se), Scoca Rosa (San Giovanni Valdarno), Di Carlo Lucia (Santomenna),
Galgano Canio (Lentate sul Seveso), Margotta Franchino (Ol-
DALL’ESTERO
SVIZZerA: euro30 Maffucci Giovannino, euro 20 Galgano
Antonio, Maffucci Canio
USA: euro 20 Russo Vincenzo, Cianci Vincenzo, $25 Mastrodomenico Rocco
GerMANIA: euro 20 Gautieri Gaetano, euro 50 Lepre
Giacinta e Raul
BeLGIo: euro 15 Ferrante Pasquale, euro 20 Mignone-Catano, Di Carlo Raffaela-Prata, Simone Luigi, euro 30 Simone Vito, Simone Michele, euro 50 Gautieri Dario,Tartaglia Giuseppe,
CANADA: 50€, Sacino Giuseppe e Antonietta
VeNeZUeLA: euro 100 Di Napoli Vito e signora
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IL CALITRANO
N. 53 n.s. – Maggio-Agosto 2013
MoVIMeNto DeMoGrAFICo
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati relativi al periodo dal 1 novembre 2012 al 31 gennaio 2013
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri
NATI
Calabrese Brian di Domenico e Albano Sara
Lembo Lara di Diego e Galgano Roberta
Di Marco Sofia di Enzo e Di Napoli Alessandra
Zarrilli Gioia di Maria Antonietta
Zarrilli Michele di Giuseppe e Fastiggi Patrizia
Tobia Gabriel di Giovanni e Cestone Mariangela
Caruso Maria Beatrice di Salvatore e Rainone Chiara
16.02.2013
16.02.2013
23.03.2013
27.03.2013
01.05.2013
03.05.2013
09.05.2013
MATRIMONI
Metallo Antonio e Pirozzi Fiorella
Di Maio Donato e Russomanno Giuseppina
Lucrezia Fabio e Nigro Michela
Della Badia Canio e Martiniello Michela
Tornillo Vito e Gallo Pasqualina
Zarrilli Antonio e Maffucci Diana
Russo Enzo e Iannece Lucia
Zabatta Carmine e Capozi Giulia
Zabatta Vito
Abate Antonio
Rabasca Giovanni
Zarrilli Giuseppe
Zabatta Giuseppina Maria
Cicoira Romualdo
Di Maio Grazia
Caruso Antonio
Di Biasi Leonilda
Zola Valentino
Briuolo Rocco
Borea Antonio
Scoca Giovanna
Basile Giovanni
Di Milia Ettorina
Di Napoli Angelo
Nyfeler Gerard Marcel
Lucrezia Angelomaria
Basile Maria Michela
Metallo Giuseppa Angela
Forgione Giuditta
Zarrilli Rosa
Beltrami Maria Immacolata
Cianci Gaetana
Galgano Rosa
De Nicola Concetta
Di Cecca Francesca
Galgano Francesca
Di Maio Maria Rosa
Di Cecca Franco
Parisi Giovanna
Di Cecca Leonardo
Tringaniello Antonietta
Iannece Maria
MORTI
Angela Di Cecca
30.03.1905 - †01.05.1980
06.04.2013
20.04.2013
25.04.2013
27.04.2013
11.05.2013
01.06.2013
08.06.2013
16.06.2013
24.01.1931 - † 27.12.2012
18.01.1955 - † 19.01.2013
24.09.1924 - † 19.01.2013
13.09.1925 - † 26.01.2013
30.09.1939 - † 29.01.2013
20.09.1919 - † 31.01.2013
07.11.1926 - † 31.01.2013
08.09.1932 - † 06.02.2013
20.09.1917 - † 11.02.2013
22.01.1924 - † 15.02.2013
28.08.1937 - † 24.02.2013
09.07.1934 - † 28.02.2013
27.09.1915 - † 02.03.2013
06.04.1921 - † 10.03.2013
07.09.1929 - † 11.03.2013
04.08.1932 - † 11.03.2013
05.09.1940 - † 15.03.2013
05.05.1930 - † 20.03.2013
05.09.1932 - † 29.03.2013
12.10.1914 - † 04.04.2013
26.07.1922 - † 08.04.2013
13.02.1926 - † 17.04.2013
08.09.1930 - † 21.04.2013
01.06.1920 - † 23.04.2013
21.12.1922 - † 27.04.2013
17.07.1929 - † 29.04.2013
11.05.1929 - † 01.05.2013
01.12.1929 - † 01.05.2013
14.03.1922 - † 04.05.2013
10.03.1965 - † 20.05.2013
28.02.1925 - † 20.05.2013
18.04.1962 - † 26.05.2013
02.08.1962 - † 27.05.2013
01.08.1937 - † 01.06.2013
Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore.
22
Michelantonio Codella
18.07.1901 - †25.12.1979
Don Siro Colombo
24.01.1953 - †24.12.2003
Nel decennale della sua scomparsa.
Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la corsa,
ho mantenuto la Fede
(Secondo a Timoteo IV-7)
IN QUESTO NUMERO
IL CALITRANO
IL CALITRANO
N. 52 n.s. – Gennaio-Aprile 2013
ANNO XXXIII - N. 53 n.s.
Articolo di fondo
di A. Raffaele Salvante
3
Calitri SponzFest
di Vinicio Capossela
4
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
R E Q U I E S C A N T
Antonietta Tringaniello
02.06.1962 - † 27.05.2013
Fondato nel 1981
Te ne sei andata in silenzio,
lasciando un grande vuoto
nei cuori di chi ti ha voluto
bene.
Ti ricorderemo sempre per
la tua semplicità,
spontaneità e per la grande
forza che hai avuto.
Il marito e le figlie.
CalitRiCanta
del dott. Marco Bozza
5
In ricordo del Mister
di Raffaele Tuozzolo
5
Creato e aggiornato gratuitamente
da ITACA www.itacamedia.it
I primi 7 calitrani in
Germania
di Klaus Koschmieder
IN COPERTINA:
Radio Irpinia
Calitri, via Nicolais, meglio conosciuta come u’ vich’ r’ Vicc’, fa parte di
quel meraviglioso, disordinato,
discontinuo disegno a tela di ragno,
senza alcun confine, evanescente,
quasi impalpabile che sovraintende
a tutta la toponomastica calitrana.
di Eduardo Ferri
XXXII
(Foto Vincenzo Russo)
FIERA
INTERREGIONALE
CALITRI
dal 31 agosto
all’8 settembre
2013
Dal lunedì al venerdì
ore 16.00-22.00
sabato e domenica
ore 9.00-13.00/16.00-22.00
Ingresso gratuito
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Tel. 0827 30001 - Fax 0827 400397
Cell. 3890234634
E-mail: [email protected]
6
Direttore
dott.ssa Angela Toglia
7
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
9
Segreteria
Michela Salvante
29 settembre 1943
di Michelangelo De Rosa
Orgoglio e dignità
di Antonio Rubino
10
Un paese ci vuole
Del dott.Vincenzo Luciano Lucrezia 11
La Trilogia economicagiuridica dell’I.T.C.
“Maffucci”
del prof. Franco Acquaviva
12
La scienza nel piatto
della dott.ssa Rosa Fastiggi
Sito Internet:
www.ilcalitrano.it
E-mail:
[email protected]
14
La fiaccola delle Ofantiadi
2013. Incontro con il Maestro
Orafo Luciano Capossela
di Giulia Graziano
15
Direzione, Redazione,
Amministrazione
83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1
Tel. 328 1756103
La collaborazione è aperta a tutti,
ma in nessun caso instaura un rapporto
di lavoro ed è sempre da intendersi
a titolo di volontariato.
I lavori pubblicati riflettono il pensiero
dei singoli autori, i quali se ne assumono
le responsabilità di fronte alla legge.
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
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MOVIMENTO DEMOGRAFICO
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REQUIESCANT IN PACE
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Stampa: Polistampa - Firenze
Il pittore dipinge su tela,
i musicisti dipingono i loro
quadri sul silenzio.
Maria Cardone ved. Mollica
02.11.1929 - † Novara 09.12.2012
Nonna, mamma, sei stata una donna unica!
Altruista, ti sei sempre preoccupata per gli altri.
Con il tuo sorriso e la gran voglia di vivere,
hai sempre trovato il modo di dare forza nei momenti difficili,
sperando che un giorno un raggio di luce illuminasse il nostro cammino.
Quel raggio di luce sei tu!
L’angelo, la mamma, la nonna che tutti avrebbero voluto avere!
Ti amiamo e ti ameremo sempre, in ogni momento della nostra vita.
I figli e i nipoti Mary, Anto, Debby e Vale.
L’amore che hai dato
non è morto con te:
vive nel nostro cuore,
nel nostro ricordo.
La fede mantiene uniti.
Giuseppe Antonio
Capossela
08.08.1925 - † Genova
12.07.2012
Sotto il sole cocente, tutta
Calitri ti ha salutato,
incredula, affranta, indignata.
Hai portato gioia nella vita
di chi ti ha conosciuto,
ma il dolore è troppo grande
e le lacrime non bastano.
Grazie per esserci stato, non
ti dimenticheremo mai!
Giuseppe Forgione
12.02.1941 - † 06.07.2012
Mia eredità sono i tuoi
voleri, per sempre
(Salmo 119-111)
La moglie Giuseppina e la
figlia Dalma
Paola Caruso
10.01.1933 - † 27.03.2012
Vito Melaccio
18.09.1931 - † 03.01.2012
Ad un anno dalla sua
scomparsa. La ricordano
con affetto il fratello
Luigi e i parenti tutti.
Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981
del Tribunale di Firenze
RICORDA CHE
LA TUA OFFERTA
È DECISIVA PER
LA PUBBLICAZIONE
DI QUESTO
GIORNALE
Rocco Briuolo
28.08.1937 - † 24.02.2013
Il tuo riposo
sia con i giusti.
Gerardo Sacino
22.03.1981 - † 24.09.2012
Francesca Di Cecca
11.05.1929 - † 01.05.2013
I figli Anna Maria e Vito li ricordano con l’affetto di sempre.
Vito Zabatta
24.01.1931 - † 27.12.2012
C. C. P. n. 11384500
IBAN IT550760102800000011384500
PA C E
Solo in Dio riposa la nostra anima,
da lui proviene la nostra salvezza (Salmo 61-2)
Angelo Frucci
20.07.1923
- † Roma 26.02.2013
Padre e marito amoroso,
amico fedele, uomo
di grande rettitudine
e bontà.
Il tuo caro ricordo
rimarrà sempre nel cuore
di chi ti conobbe.
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in
abbonamento postale 70% DCB Firenze 1
Il giornale viene diffuso gratuitamente.
Attività editoriale di natura non
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4
del DPR 16.10.1972 n. 633
e successive modificazioni.
Le spese di stampa e postali sono
coperte dalla solidarietà dei lettori.
DIALETTO E CULTURA POPOLARE 20
Giannino Galgano
Calitri 01.12.1938
- † Livorno 04.03.2013
Michele Cerreta
17.02.1925 - † 25.11.2001
I N
È passato un anno… per alcuni
bello e per altri brutto… È
passato un anno… e mi sembra
ieri… quando ti ho abbracciato
per l’ultima volta… Ne
passeranno altri, ma il vuoto che
hai lasciato è incolmabile… La
vita và avanti… ma non è la
stessa. Tua figlia Mariagrazia
insieme alla tua famiglia.
Lampada per i miei passi
è la tua parola
Non piangete la mia
assenza sono beato in Dio
e prego per Voi.
Io vi amerò dal cielo come
vi ho amati sulla terra.
(Salmo 119-105)
Il Foro competente per ogni controversia
è quello di Firenze.
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Angela Senerchia
01.11.1936 - † 15.05.2006
La grazia della donna
rallegra il marito, il suo
senno gli rimpolpa le ossa
(Siracide 26 -13)
Angela Gaetana Cubelli
06.07.1905 - † 30.07.1983
Ringrazio il Signore
per la sua misericordia
(Salmo V°-15)
Chiuso in stampa il 00 luglio 2013
23
Canio Cubelli
27.09.1926 - † 04.11.2009
Nicola Fasulo
06.09.1936 - † 09.03.1983
A trent’anni dalla sua
scomparsa,
lo ricordano con amore la
moglie Alba,
i figli Vito, Sergio, Vito,
Ester e Ciro,
le nuore, i nipoti e tutti
coloro che lo hanno
conosciuto.
Aquilonia 23.08.2009 Festa dei 30 anni pressi Hotel Ristorante Gronki nati nel 1979 si riuniscono in un giorno ricco di ricordi, di sogni e di allegria. Da sinistra:
Sara Monaco, Luigi Metallo, Enzo Di Marco, Giorgio Tartaglia si vede solo la testa, Michele Zarrilli, Massimo Toglia, Felice Nivone, Carmine Fierravantisi vede solo
la testa, Francesco Paolercio si vede solo la testa, Michele Margotta,Antonio Del Cogliano si vede solo la testa,Antonio Avella, Enzo Russo si vede solo la testa,
Raffaella Avella, Canio Codella,Vincenzo Gautieri,Vincenzo Caputo, Leone Di Guglielmo, Angelo Di Salvo, Michele Cerreta, Laura Scilimpaglia, Rosalba Di Maio,
Vito Fiordellisi. Seduti: Alessandro Pasqualicchio, Francesco Cialeo, Marco Di Milia, Davide Cerreta e Vito Galgano.
ISSN 1720-5638
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IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
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ANNO XXXIII - NUMERO 53
(nuova serie)
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MAGGIO-AGOSTO 2013