periodico bimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni

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periodico bimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
IL CALITRANO
periodico bimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
ANNO XVI - NUMERO 1
(nuova serie)
Spedizione in abb. postale 50%
MARZO-APRILE 1996
IL CALITRANO
IN
ANNO XVI - N. 1 n. s.
QUESTO
NUMERO
IN COPERTINA:
Vogliamo essere
portatori di speranza
14 aprile 1995, la processione del
Venerdì Santo, davanti alla cappella del
Calvario dedicata alla Santa Croce.
Ormai famosa per il profondo
sentimento devozionale, capace di
momenti di forte aggregazione religiosa
del popolo calitrano, che da sempre
partecipa commosso e plorante a
questa processione.
La mattina del Venerdì Santo, alle prime
luci dell’alba, parte dalla chiesa
dell’Immacolata con un lungo corteo
di “ fratiell’“ col bianco saio e una
corona di spine sul capo, e si snoda
salmodiando per i vicoli del paese.
Molti calitrani che vivono lontano,
spesso ritornano proprio in questa
solenne occasione.
di Raffaele Salvante
( Foto di Armando Santoro )
PASQUA 1996
Sii per me difesa,
o Dio,
rocca e fortezza
che mi salva,
perchè tu sei mio baluardo
e mio rifugio;
guidami e conducimi
per amore del tuo nome.
Auguri
Periodico bimestrale
di ambiente - dialetto
storia e tradizioni
Fondato nel 1981
3
Direttore
Raffaella Salvante
ASSOCIAZIONI
CALITRANE
Dalla Svizzera
4
Dal Venezuela
4
Dalla Germania
5
L’ACRIG propone
una gita a Calitri
5
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
Segreteria
Martina Salvante
Direzione, Redazione, Amministrazione
50142 Firenze - Via A. Canova, 78
Tel. 055/78.39.36
Spedizione in abbonamento postale 50%
La rapina del barone
di Gerardo Cioffari
MOVIMENTO
DEMOGRAFICO
6
9
DIALETTO E CULTURA
POPOLARE
10
NECROLOGI
12
ERBE DI CASA NOSTRA
13
CONCORSI E PREMI
14
Puglia viva
14
Concorso di poesia
14
XXVI premiodi poesia
Formica Nera
14
IV Concorso
Nazionale di poesia
14
C. C. P. n. 11384500
La collaborazione è aperta a tutti, ma in
nessun caso instaura un rapporto di
lavoro ed è sempre da intendersi a titolo
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SOLIDARIETÀ COL
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c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della
Cassa di Risparmio di Firenze in Firenze.
Chiuso in stampa il 19 Marzo 1996
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
LA FATICA DI UN LUNGO CAMMINO
VOGLIAMO ESSERE
PORTATORI DI SPERANZA
Riconferma dell’impegno civile e morale al servizio della verità e dei cittadini
opo ben quindici anni di duro lavoD
ro, caratterizzato da grandi soddisfazioni, ma anche da varie difficoltà soprattutto finanziarie - proseguiamo la
nostra fatica con rinnovato vigore e fiducioso entusiasmo con una “nuova veste
grafica” che vuol essere il segno di un
impegno maggiore a continuare, l’augurio di un rinnovato dinamismo, capace
di sprigionare energie e potenzialità assai
stimolanti e ricche di contenuti per una
nuova qualità di vita, una accresciuta
vitalità ed autenticità.
Non è stata una decisione facile, perchè ormai ci eravamo affezionati al formato “tabloid”, ma tipograficamente è
sempre stato un grosso problema e così
dopo alcuni tentennamenti fra la tentazione del nuovo, più pratico, e la confortante sicurezza del vecchio, ci siamo
decisi al grande passo, per agevolare
sempre più il dialogo fecondo e coinvolgente con i nostri lettori.
Infatti, il nostro non è il tempo della
semplice conservazione dell’esistente,
ma della missione che realizza con sempre maggiore fedeltà possibile - ma
anche con la fatica di un attento e costante discernimento - il cammino di solidarietà e di amore, senza lacerare quel tessuto di valori, di norme e di comportamenti che tengono insieme il Paese.
È anche vero che un semplice avvenimento - come il rinnovamento grafico
del nostro giornale - non determina ciò
che delinea, senza la pazienza del tempo,
la fatica del cammino e più ancora la
conversione del cuore e della mente che
corrobora e fortifica di fronte alle inevitabili stanchezze e disillusioni.
Sicuri che può essere efficacemente
potenziato l’impegno convinto e responsabile, restiamo disponibili e pronti,
come sempre, ad offrire il nostro contributo modesto, ma scontatamente inadeguato, per fare opinione, per creare mentalità, per diffondere cultura, per condi-
videre preoccupazioni e speranze, per
rendere testimonianza a quell’eredità di
valori umani e cristiani in una società
spesso caratterizzata dall’indifferenza e
ormai rassegnata a vivere passivamente
la brutale agonia di un’epoca e di un
sistema.
C’è sempre più bisogno di testimoni
autentici e preparati, perchè il pessimismo e il qualunquismo non pagano e le
problematiche attuali reclamano una partecipazione e un impegno non emotivi,
ma fondati sull’informazione e sulla
riflessione.
Dobbiamo anche convenire che non
mancano oggi i fermenti e la ricerca di
autentici valori, pur in presenza di una
situazione di grande frammentazione e
di esasperata conflittualità e in particolare il mondo dei giovani, vive e sperimenta sulla propria pelle, con intensità
tutta particolare le contraddizioni e le
potenzialità del nostro tempo, per rinvigorire la fedeltà e la fecondità della loro
testimonianza di verità e di vita nell’affrontare con senso di responsabilità le
difficoltà e le incoerenze.
Com’è triste vedere dei giovani,
immersi in una comune fragilità, che si
fanno più facilmente sedurre da una prospettiva di vantaggio personale che
attrarre dalla virtù della giustizia!
Questo nostro tempo non può essere
un tempo di indifferenza, di silenzio e
neanche di distaccata neutralità o di tranquilla equidistanza, ma deve essere il
tempo del discernimento, con occhi critici e disincantati, saturo della fatica di
chi cerca, verifica, organizza le proprie
convinzioni e le confronta in un continuo impegno, nella collaborazione e la
partecipazione responsabile.
La nostra opzione fondamentale è
sempre stata per gli ultimi, i poveri, perchè “la povertà è soprattutto la mancanza di diritti: dal diritto del lavoro a quello della salute fisica, della vita. Il pro3
blema di fondo è che il povero non è in
grado di esercitare pienamente il diritto
di cittadinanza: non ha peso, non conta,
non ha voce e se parla non è ascoltato” ;
perciò a loro in particolare vogliamo
restituire fiducia e coraggio, a loro offrire un supporto di speranza per vivere,
perchè diventino soggetto, parte attiva
della società e non solo oggetto di attenzione e di intervento.
Tutto questo avrà il suo compimento
a patto che non resti senza la risposta
creativa, paziente e coraggiosa di tutti
voi lettori, perchè non manchi in nessuno
di noi amore bastante per fare della
nostra vita un dono; è la fede che ci invita ad essere portatori di speranza, malgrado i nostri numerosi errori.
Particolare attenzione abbiamo sempre dedicato ai numerosi e irrisolti problemi del nostro paese e dell’Irpinia in
generale : l’economia, lo sviluppo delle
politiche locali, i rapporti fra i cittadini e
fra questi e le amministrazioni, gli squilibri strutturali, la piaga della disoccupazione che ha costretto alcune decine di
famiglie a lasciare Calitri per trovare
occupazione altrove, senza risolvere però
il problema. Noi “riproponiamo” all’Amministrazione comunale la soluzione
adottata in altri paesi d’Italia: trovare un
accordo sul tipo di Aziende e conseguentemente di lavorazione da accettare, scegliere una zona da poter adattare ad insediamento delle stesse, esentare le medesime dal pagamento delle tasse per almeno 10 anni, con la garanzia di alcune centinaia di posti di lavoro.
Occorre certamente coraggio, un
notevole impegno di chiarezza ed una
immediata risoluzione, se veramente si
vuole rispondere alle sollecitazioni dei
bisogni più urgenti dei nostri cittadini,
perchè le riforme emanate e quelle che
saranno emanate non aprono certamente
il cuore alla speranza.
Raffaele Salvante
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
ASSOCIAZIONI CALITRANE
DALLA SVIZZERA
ALECS ( Associazione Lavoratori
Emigrati Calitrani in Svizzera) per
festeggiare degnamente i suoi cinque
anni di vita e il decennale dell’Associazione Campana di Flawil/Uzwil ha organizzato una grande festa insieme - come
già avvenne il 20 ottobre 1990 - ad
Uzwil presso la Gemeindesaal (sala
comunale) per
L’
Sabato 25 Maggio 1996
aranno ospiti della serata la cantante
“FIORDALISO”, un complesso
sudamericano il “BAHIA BAND” e ci
sarà una sfilata di abiti eleganti per
uomo e donna, vestiti da sposa dello stu-
S
dio FABULA di proprietà del nostro
compaesano Leonardo Di Maio in
società con la famiglia Belardi.
Sono stati invitati alla serata, le
Autorità della regione Campania, l’Amministrazione Comunale di Calitri, le
Associazioni locali, la Federazione
Campana in Svizzera (FACS) le Associazioni Calitrane, la Pro Loco, l’Associazione Aletrium di Calitri, il Giornale
“il Calitrano”.
Per eventuali prenotazioni presso
l’Hotel Bahnhof di Uzwil - da effettuarsi entro 15 giorni dalla festa - rivolgersi
al Presidente Onorario dell’ALECS Giuseppe GAUTIERI tel. 071 393.55. 05;
prezzi camera singola con doccia, wc e
colazione fr. 65; camera doppia con doccia, wc e colazione fr. 110
Saluti e arrivederci ad Uzwil.. m
DAL VENEZUELA
Già nel 1987, Vincenzina aveva conseguito, sempre con ottima votazione,
la laurea in “ Matematica e Tecnologia
Educativa”; molti, specialmente in
Venezuela, conoscono Vincenzina per
l’incarico di segretaria dell’Associazione dei Calitrani Residenti in Venezuela,
presieduta dal suo fondatore Zazzarino
Antonio, che ogni anno - come riportato
nei numeri precedenti del nostro giornale - festeggia la giornata dell’emigrante Calitrano.
Suo padre, il signor Zabatta Pietro
(cient’capill’) era immigrato nel Venezuela nel 1954, tornato in Italia nel
1960 aveva sposato Vittoria Galgano
(r’nategghia) con la quale rientrò in
Venezuela dove nacque la prima figlia
Angela.
Per vari motivi tornarono ancora in
Italia, e a Calitri nel 1963 nacque Vincenzina, ma la famiglia Zabatta volò
ancora in Venezuela quando la nostra
laureata non aveva neppure tre anni.
Con questa notizia vogliamo anzitutto complimentarci con la neo-laureata e i suoi familiari, ma nello stesso
tempo vogliamo incoraggiare quanti,
con sacrificio, stanno lottando per un
posto nella società.
sempre motivo di gioia profonda
seguire con attenzione il pieno inserimento dei nostri numerosi paesani
all’estero sia nel campo del lavoro dove
hanno dismostrato tenacia , capacità
tecnica e professionale, meritando
ovunque stima e fiducia, sia nel campo
intellettuale, dove la preparazione culturale , sempre accompagnata da sacrificio e serio impegno, è stata requisito
essenziale per la conquista di alcune
cattedre di insegnamento anche nelle
università carachegne.
Perciò, volentieri e con orgoglio,
comunichiamo la notizia della laurea di
Magister in “ Tecnologia y Desarollo
de la Instruccion” brillentemente conseguita da
È
VINCENZINA ZABATTA GALGANO
nel dicembre del 1995, che grazie
all’alta votazione avuta, ha permesso,
alla nostra compaesana, di inserirsi
come professoressa presso la “Universidad Pedagogica Experimental Libertador” della città di Caracas.
Vincenzina Zabatta G. al centro della foto, fra la mamma e la sorella nel giorno del conseguimento
della laurea di Magister.
4
Il CALITRANO
N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996
DALLA GERMANIA
Seconda manifestazione dei Calitrani
FRIBURGO - 25 NOVEMBRE 1995 - NELLA KOLPINGHAUS
questo incontro, dove sono intervenuti 87 Calitrani, 12 tedeschi e
16 connazionali, erano presenti - fra l’altro - il prof. Vito Marchitto, sindaco di
Calitri e Presidente Onorario dell’ACRIG e i consiglieri comunali Michele
Caputo e Franco Fiordellisi;
Friburgo; Vincenzo Attardi, presidente
del Circolo ACLI e membro del Consiglio Comunale degli Stranieri di Friburgo; i signori Pasquale Gargiulo, Franco
Guerrieri e Carmelo Gallina membri del
Comitato Direttivo del Circolo ACLI di
Friburgo.
Giuseppe Gautieri, Antonio Zarrilli e
Leonardo Di Maio con le rispettive consorti, in rappresentanza dell’ALECS;
Sono pervenute adesioni da parte del
dott. Nicoletti, Console di Friburgo - da
Calitri: il prof. Michele Cerreta, il prof.
Vito Alfredo Cerreta, Preside dell’Istituto Statale d’Arte, il dott. Franco
Cicoira, Presidente della Pro-Loco, da
Caracas Tonino Zazzarino, Presidente
dell’Associazione dei Calitrani nel
Venezuela; da Valluf Giovanni Salvante
e da Firenze Raffaele Salvante, Direttore del Calitrano.
A
il dott. Tonino Cicoira, presidente
dell’ARC, con la gentile consorte e il
figlio Gaetano;
Teresa Baroncelli, dirigente ACLI e
membro del COMITES, del CGIE e del
Consiglio Comunale degli Stranieri di
L’A.C.R.I.G.
(Associazione dei Calitrani residenti in Germania)
PROPONE UNA GITA A CALITRI
arissima/o
nell’ambito dei programmi culturali per l’anno 1996 l’A. C. R. I. G. vuol
organizzare - presumibilmente dal 25
maggio al 2 giugno - una gita a Calitri in
autobus, con escursioni ai laghi di Monticchio, San Giovanni Rotondo, per
ammirare la famosa Basilica e raccoglierci in preghiera davanti alle spoglie
del taumaturgo Padre Pio, un viaggio
culturale agli scavi di Pompei e visita
alla reggia di Caserta, o in alternativa,
Montevergine, o una visita a qualche
museo di Napoli.
Tra l’altro prevediamo di visitare
diverse industrie calitrane, e di intraprendere tutti insieme una passeggiata
attraverso le vecchie strade e i vicoli di
Calitri, alla riscoperta dei valori antichi,
per chiudere con un ricevimento da parte
dell’Amministrazione Comunale.
Il programma dettagliato, che concorderemo con l’Agenzia di viaggi, e il
relativo costo, verranno resi noti appena
C
saremo a conoscenza del numero dei
partecipanti (più saranno i partecipanti e
meno sarà il costo del viaggio).
Si prevede : partenza da Friburgo il
Sabato mattina, la sera arrivo e pernottamento ad Assisi, la domenica dopo
Santa Messa nella Cappella di San Francesco e arrivo a Calitri in serata.
L’ACRIG avrà cura di provvedere al
pernottamento per coloro che non hanno
la possibilità di farlo presso amici o
parenti a Calitri.
LA PARTECIPAZIONE È APERTA
A TUTTI, non solo ai soci.
Per ogni informazione contattare
l’ACRIG - bei ACLI - Schwarzwaldstr.
6 - D 79102 Freiburg (Germania) - Tel
(0761) 1 65 58 oppure (0761) 4 22 99 =
FAX (0761) 47 55 25.
(dall’Estero : 0049 761. . . )
In attesa di una tua telefonata, ti
salutiamo cordialmente
ACRIG
5
LA PREGHIERA
DI
MADRE TERESA
L’uomo è irragionevole,
illogico, egocentrico
non importa, amalo.
Se fai il bene, ti attribuiranno
secondi fini egoistici
non importa, fà il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa, realizzali.
Il bene che fai verrà domani
dimenticato
non importa, fà il bene.
L’onestà e la sincerità ti rendono
vulnerabile
non importa, sii franco e
onesto.
Quello che per anni hai costruito
può essere distrutto…
in un attimo
non importa, costruisci.
Se aiuti la gente, se ne risentirà
non importa, aiutala.
Da’ al mondo il meglio di te, e ti
prenderanno a calci
non importa, da’ il meglio di te.
(Da una scritta sul muro a Shishu
Bhavan, la Casa dei bambini di
Calcutta fondata da Madre Teresa)
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
GERARDO CIOFFARI
LA RAPINA DEL BARONE
Tradimento e fuga di Giovan Galeotto (1299)
Vescovi di ferro fra Monteverde, Carbonara e Melfi
Calitri a Raimondo del Balzo (1299-1304)
el mio precedente intervento su Il
N
Calitrano (Cfr. il n. 42, del luglio
agosto 1995: “Calitri alla fine del Duecento”), mi ero fermato al rifiuto di
Giovan Galeotto (1275-1299) ad andare
in guerra per la riconquista angioina
della Sicilia, e di conseguenza alla sua
rinuncia al feudo di Calitri. In quell’occasione, a partire dalla prima edizione
della Calitri Medioevale dell’Acocella
(corredata di documenti), ho affermato
che la documentazione al riguardo è
carente. La lettura della Storia di Calitri
dello stesso, nell’edizione curata dalla
Pro Loco, mi ha dato lo stimolo per
ulteriori ricerche e ritrovamenti che qui
voglio riportare. Anche perché la ricerca, come già quella sull’ultimo anno di
vita di Galeotto di Fleury (1275), è stata
coronata da successo. Giovan Galeotto
non scompare così in punta di piedi
dalla scena della storia ma, degno di
tanto nome, si rivelò un vero “galeotto” per la nostra cittadina.
1. Giovan Galeotto (1299) tradisce
il re e rapina i calitrani.
Il giovane feudatario di Calitri era
partito, dunque, per partecipare alla spedizione in Sicilia, ma giunto in Calabria
riuscì ad ottenere un permesso ed a rientrare a Calitri. Al momento di tornare
nell’esercito, Giovan Galeotto cominciò
a trovare scuse per non ripartire. Più
volte il re gli ordinò di raggiungere gli
altri cavalieri, finché non passò alle
minacce.
Il re stava incontrando serie difficoltà
nel riprendere la guerra per la riconquista della Sicilia (una guerra di cui fra
l’altro era tutt’altro che convinto). Si può
perciò ben immaginare il suo nervosismo nel trattare col ventiquattrenne
signore di Calitri, il quale invece di
obbedire prontamente e raggiungere l’esercito, adduceva le più diverse scuse
per non partire. Alle sue minacce di spo-
2) 14 aprile 1995, la processione del Venerdì Santo, nei pressi del ponte S.Antonio che si avvia alla salita del Calvario; per la prima volta ci sono dieci comparse vestite da soldati romani.
gliarlo dei feudi (sub pena destructionis
terre sue pheudalis), Giovan Galeotto
aveva preferito, come si è visto, rinunciare spontaneamente al feudo. E così,
essendosi recato a Napoli, il 17 ottobre
del 1299 ribadì il suo rifiuto di partire
per la guerra e formalizzò nelle mani del
re la sua rinuncia al feudo di Calitri e
Castiglione.
Nonostante il voluntarie et expresse
per descrivere le modalità della rinuncia, in tutto il documento il re palesava il
suo risentimento, soffermandosi sulle
cause vere, ricordando le dilacionum
inducias, come pure le pretensiis variis,
nonché le excusationibus frivolis con le
quali Giovan Galeotto a più riprese
aveva disobbedito agli ordini regi (mandatis nostris contumaciter renuens obedire). E dato che nel seguito del testo
non si parla di feudi in cambio, la decisione regia ha tutta l’aria di una punizione e spoliazione.
6
In extremis, però, Giovan Galeotto
tentò un colpo destinato a risolvergli in
futuro tutti i problemi. Informando il re
di aver cambiato idea e di essere pronto
a partire per la Sicilia, ottenne il tempo
necessario per raccogliere a Calitri tutti
gli oggetti preziosi che poté sia dal
castello che dalla popolazione (cui
molto probabilmente promise un risarcimento al suo ritorno). Quindi, partì effettivamente per la Sicilia, ma non per
combattere contro gli Aragonesi, bensì
per passare dalla loro parte. In un documento del 22 giugno 1306 vengono incisivamente espressi sia il rancore del re
Carlo II per lo sfacciato tradimento che
le conseguenze sulla popolazione calitrana:
Il milite Galeotto di Fleury, prima
di recarsi in Sicilia e passare infedelmente ai nemici, come un ladrone portò
via e fece portar via quasi tutti i beni
mobili dei cittadini di detto castello e li
Il CALITRANO
recò seco in Sicilia. Perciò, gli abitanti
del castello rimasero privi dei propri
averi, e le privazioni originarono discordie tra gli stessi abitanti o per comune
epidemia furon colpiti dalla morte; molti
per detta discordia si sono dispersi
all’intorno e moltissimi si sono uccisi
tra loro, per modo che lo stesso paese,
per le predette cause colpito da grave
desolazione, è divenuto povero di
sostanze ed abbandonato da quasi tutti
gli abitanti. I pochi superstiti sono
costretti ad andare lontano.
Non è difficile immaginare questo
giovane cavaliere che, rientrato a Calitri,
con i suoi amministratori imponeva ai
calitrani la terribile “colletta” per la
guerra di Sicilia. Quasi certamente,
come si faceva in simili occasioni, fece
firmare una ricevuta, di modo che al suo
ritorno avrebbe rimborsato i calitrani del
“prestito” tanto generosamente fattogli.
Gli abitanti non dovettero dubitare delle
sue intenzioni, in quanto tutta la fortuna
della famiglia di Giovan Galeotto era
legata alla sua fedeltà al re. Era molto
difficile immaginare che quel giovane e
bel cavaliere si stesse apprestando al tradimento più sfacciato.
Quando, poi, i calitrani si accorsero
di essere stati ingannati e derubati dei
loro beni più preziosi, cominciarono ad
accusarsi gli uni gli altri e a litigare
aspramente. Gli scontri fra le fazioni
insanguinarono le strade, senza che si
potesse immaginare una soluzione. Fu
così che molti preferirono cercare fortuna altrove, convinti che fosse più facile cominciare una nuova vita altrove
piuttosto che riprendere serenamente il
proprio lavoro a Calitri.
Dal documento della cancelleria
angioina sembrerebbe che tutti i mali
del paese fossero da attribuirsi alla spoliazione operata da Giovan Galeotto.
Ma, quello del feudatario fu forse l’ultimo micidiale colpo, dopo le tante tasse
regie. In ogni caso, il quadro che ne vien
fuori è drammatico e rappresenta la
descrizione più incisiva della grave crisi
economica e sociale che colpì il paese a
cavallo fra il XIII ed il XIV secolo.
2. Monteverde e Carbonara:
vescovi contro feudatari
Per meglio comprendere la vicenda
calitrana, e il mondo feudale in cui questi episodi si verificavano, è opportuno
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
riportare alcuni fatti ben documentati
relativi ai rapporti fra i vescovi e i feudatari nelle vicine cittadine di Monteverde e Carbonara.
Ci è pervenuto un documento del
1285 che contiene le testimonianze di
numerosi cittadini di Monteverde e di
Carbonara a favore della facoltà del
vescovo di possedere vassalli e dei diritti
connessi. Esso getta luce anche su alcuni
personaggi di cui si è parlato, per cui
anche se non direttamente riguardante
Calitri, è una interessante testimonianza
sulla vita sociale dell’epoca nella zona.
Dinanzi al delegato della sede apostolica il vescovo di Monteverde in data
21 dicembre 1285 elencò i suoi diritti
di possedere dei vassalli a Monteverde e
nei territori della sua diocesi, di esigerne
È povero
non
chi possiede poco,
ma chi brama
avere di più.
(Seneca)
l’obbedienza sine alicuius contradictione, di tenere processi civili e criminali
(ad eccezione della pena di morte), di
esigere l’atto di omaggio e fedeltà, il
plateatico nelle compravendite, e riscuotere le decime. Ovviamente, assolvendo
questi impegni col vescovo, loro feudatario, erano esenti da ogni altro pagamento al feudatario locale. I suoi vassalli erano liberi poi di possedere e ricevere legna, erba, acqua, e godere di tutti
gli usi civici che godevano i vassalli del
barone. Se i signori dei luoghi vicini turbavano il vescovo nel suo pacifico possesso, questi aveva la facoltà di scomunicarli. E, difatti, sino alla morte di
Carlo I d’Angiò si erano verificati dei
casi di scomunica.
Oltre ai chierici di Monteverde,
furono convocati vari cittadini di Carbonara (Matteo de Italia, Ruggero de
Saxo, Giacomo de Toscania, Lorenzo
Gratiadei, Giovanni Russo, Matteo di
maestro Roberto e Sebastiano Buoninfante). In un primo momento l’interrogatorio avrebbe dovuto aver luogo a
Melfi, ma poi su richiesta di molti testi7
moni fu il vescovo di Melfi, Sinibaldo, a
recarsi a Monteverde ad ascoltarli.
L’arcidiacono del capitolo di Monteverde affermò che tali diritti del vescovo
risalivano a tutto il tempo che egli ricordava, e cioè ad oltre cinquanta anni
prima. Prima che altri testimoni deponessero, si fecero avanti il notaio Pietro
di Ariano, Oddo gallicus e il giudice
Roberto de Boano, e chiesero di rinviare
l’interrogatorio, forse per meglio permettere al signore feudale di organizzare
i suoi testimoni. La richiesta fu però
respinta e le testimonianze ripresero con
l’interrogatorio di Donato, sacerdote
della cattedrale, la cui memoria andava
ugualmente a cinquanta anni addietro.
A ventitré anni addietro risaliva invece l’usanza di raccogliere le decime dei
vassalli da parte dei procuratori della
chiesa. Evidentemente, intendeva dire
che quest’uso era invalso a partire dall’avvento degli Angioini. Quanto al 15º
articolo, quello delle scomuniche,
affermò di avere assistito alla scomunica
lanciata circa 18 anni prima dal vescovo
Giovanni contro Guglielmo Galardo,
Pietro de Hugot e la moglie Marina e
assistette anche alla loro richiesta di perdono. Il che il vescovo fece solo dopo
che essi giurarono sui vangeli di mutare
atteggiamento e rispettare i suoi diritti.
L’arciprete Roberto confermò tutti
questi punti, specificando che ciò valeva
non solo per i vecchi, ma anche per i
nuovi vassalli. Interessante il particolare
che a scomunicare i suddetti feudatari
fosse il vescovo Pietro, al quale poi prestarono giuramento. Èprobabile che il
giuramento precedente fosse stato violato, o che il vescovo avesse abusato dei
suoi diritti.
Questo vescovo Pietro doveva essere
davvero terribile se, avendo scomunicato il baiulo che aveva osato riscuotere
le tasse tra i vassalli della chiesa, lo
costrinse ad una umiliante sottomissione. Nudo, scalzo e con una cintura al
collo dovette recarsi a piedi da un capo
all’altro del paese e quindi, prostrato ai
piedi del vescovo, prestare giuramento
ed essere finalmente assolto alla presenza di tutta la popolazione di Carbonara
(nudus et discalciatus cum comgia in
collo de Capite Terre Carbonarie usque
ad pedes Episcopi supradicti et super
emenda corporaliter prestito iuramento
fuit absolutus ab eo in presencia populi
Carbonarie).
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
Il 6 gennaio (a Melfi questa volta)
dinanzi al vescovo di Melfi comparvero
finalmente nove testimoni di Monteverde che erano stati scomunicati per non
essersi presentati alla convocazione. Essi
spiegarono che non avevano osato mettersi in viaggio a causa delle minacce
subìte dal feudatario, ma che ora si
erano decisi ed erano disposti a parlare.
Avendo ascoltato i 18 testi, in data
23 gennaio 1286 il vescovo di Melfi,
incaricato della cosa dal legato apostolico, emise sentenza favorevole al vescovo
di Monteverde.
Un altro successo il vescovo di Monteverde, Gauberto, l’ottenne alcuni anni
dopo. Gauberto si era recato dal legato
apostolico che allora si trovava sul
Monte Gargano e denunciò il signore di
Pietra Palomba, Bartolomeo Bellonaso
di Napoli, il quale si rifiutava di pagargli
le decime della baiulazione che Pietra
Palomba, come del resto Cairano, era
solita pagare. Il Bellonaso fu costretto
non solo a pagare le suddette decime,
ma anche le spese del processo. Di eseguire la sentenza fu incaricato lo stesso
Sinibaldo vescovo di Melfi.
Questi inviò a Pietra Palomba il suo
nunzio Arnolfo che lesse personalmente
la scomunica al Bellonaso, rendendola
subito dopo di pubblico dominio. E,
dato che Bartolomeo rimaneva deciso a
non pagare, il vescovo di Melfi, pochi
giorni prima di natale (1290), spedì una
nuova scomunica a Pietra Palomba e a
Cairano, e la stessa vigilia di natale
invocava l’intervento del braccio secolare, inviando una lettera al legato apostolico ed a Carlo, il futuro re di Napoli,
che è ancora principe di Salerno.
3. Il nuovo barone: Raimondo del
Balzo (1299-1304)
Avendone privato Gian Galeotto, il
re Carlo II concesse i castra di Calitri e
Castiglione al suo fedele Raimondo del
Balzo, primogenito di Bertrando, conte
di Avellino. Nel relativo diploma di concessione, datato 17 ottobre 1299 i due
castra vengono valutati a 60 once annue
(pro annuis unciis auri sexaginta computandis) e quindi per il servizio di tre
militi. La suddetta concessione prevedeva la possibilità per Raimondo di trasferire il feudo, ricevuto grazie ai suoi servigi (serviciorum suorum intuitu), ai
suoi eredi.
Nel documento, rogato dal notaio
regio Nicola di Ravello, si prevedeva
anche il giuramento di fedeltà che i calitrani e i castiglionesi avrebbero dovuto
prestare nelle mani dello stesso Raimondo o del suo procuratore. In pari
data, il re emetteva un secondo decreto a
favore di Raimondo del Balzo, rogato
questa volta dal noto cancelliere Bartolomeo di Capua, alla presenza di personalità religiose (come l’arcivescovo di
Napoli) e civili. C’era ad esempio Sergio
Siginulfo, ciambellano e marescallo del
Regno, Giovanni, conte di Squillace e
Montescaglioso, e Giovanni Pipino,
colui che meno di un anno dopo metterà Lucera a ferro e a fuoco per stanare
e massacrare i saraceni ivi portati nel
1224 da Federico II.
Può sembrare strana la presenza di
tanti personaggi, ma non va dimenticato
che si erano riuniti non solo per Calitri e
Castiglione, bensì per tanti altri problemi, e che il beneficiario era figlio di quel
Bertrando del Balzo che stava affermandosi fra i feudatari più potenti del
Regno.
In questa seconda concessione il re
diceva ancora più espressamente il
movente che lo aveva portato a “togliere” Calitri e Castiglione a Giovan
Galeotto e a darlo a Raimondo del
Balzo. Egli intendeva dare un esempio
per frenare i reticenti dalle loro disobbedienze e spingere, sull’esempio di generose concessioni, i più fedeli ad impegnarsi sempre più al sostegno della
causa del re.
Nonostante la sua lunghezza, questo
secondo documento non riporta dati
interessanti sul feudo nobile di Calitri, in
quanto tutti gli altri elementi riportati
non si riferiscono specificamente a questo feudo, ma sono quelli contenuti in
tutte le sue concessioni dalla cancelleria
regia. Qualche mese dopo, forse per i
rischi della spedizione siciliana, fu
richiesto al re che Raimondo potesse
lasciare il feudo non solo ai suoi figli
legittimi, ma anche a suo fratello Ugo o
al consanguineo Ughetto.
Il 12 luglio del 1300 il re emetteva
un altro documento dal quale risultava
che Raimondo si stava meritando la
generosità regia, essendo passato in Sicilia ed impegnandosi a fondo nella guerra. Nel frattempo il re gli aveva dato
anche Guardia dei Lombardi, che valeva
36 once annue.
8
Nel confermare il diritto del fedele
cavaliere a trasmettere ai parenti i suoi
feudi, il re precisava che la curia manteneva comunque alcuni diritti. A meno,
poi, che non si tratti di una formula di
circostanza, si parla di figli di lui già
nati o da nascere. In realtà Raimondo
non donò il suo feudo al fratello Ugo,
ma gli concesse delle rendite da Castiglione come dote per il suo matrimonio
con Cecilia de Sabrano, figlia del conte
di Ariano. Ora, a meno che anche Ugo
non si trovasse a combattere in Sicilia, si
potrebbe pensare che in assenza del suo
feudatario, Calitri fosse governata proprio dal di lui fratello.
La decisione di Raimondo del Balzo
di disfarsi del feudo di Calitri sembra
doversi connettere con un drammatico
episodio della sua vita. Trovandosi in
Sicilia a combattere contro gli Aragonesi, sul finire dell’anno 1300 fu catturato
e per la sua liberazione fu richiesta una
ingente somma. Una volta liberato e
rientrato nelle sue terre, si trovò a corto
di denaro.
Contemporaneamente, moriva il fratello Ugo, cui sembra che avesse affidato il feudo di Calitri. Così, non incontrò
difficoltà a vendere Calitri e la sua parte
del feudo di Castiglione che valeva nove
once (costituendo gli altri redditi il dotario della vedova Cecilia, che non veniva
incluso nell’atto di vendita).
Non è chiaro chi prendesse l’iniziativa, ma si sa che l’operazione ebbe
luogo intorno alla metà di ottobre del
1304. Nel documento relativo, datato 30
ottobre di quell’anno, il re diceva infatti
che il feudo era stato comprato nei giorni precedenti (diebus preteritis).
L’acquirente, come si vedrà, era un
feudatario della emergente famiglia
Gesualdo, che per tre secoli con alterne
vicende governò Calitri e varie località
della provincia di Avellino.
NON ABBIATE ALCUN
DEBITO CON NESSUNO,
SE NON QUELLO
DI UN AMORE VICENDEVOLE;
PERCHÉ
CHI AMA IL SUO SIMILE
HA ADEMPIUTO
LA LEGGE.
(Romani XIII/8)
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
VITTORIA
Alla gentilezza
di una donna di Calitri
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo dal 29. 07. 1995 al 13. 02. 1996, sono stati
rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
La tua bellezza,
la tua gentilezza,
è ricchezza della
tua saggezza.
NATI
Fasano Amedeo di Giuseppe Domenico e di Maffucci M. Concetta
Martiniello Antonio di Vito e di Galgano Antonietta
Galgano Giovanna di Canio e di Rabasca Annaflavia Rosaria
Zazzarino Federica di Vincenzo e di De Nicola Giuseppina
Cianci Vincenzo di Mario Angelo e di Russoniello M. Grazia
Dello Russo Gaetano di Ciriaco e di Graziano Amelia
Hai un nome nobile
com’è il tuo cuore
sei più bella
dell’aurora.
Rispetti l’amicizia
con tutto l’impegno
del tuo lavoro
ne sei degna.
MATRIMONI
Pastore Antonio Gerardo e Scioscia Felicita
Russo Canio e Di Milia Maria Vincenza
Lotrecchiano Gerardo e Margotta Rosa
I tuoi occhi sono
pieni di splendore
nel tuo cuore vive
l’amore.
29. 07. 1995
28. 10. 1995
28. 10. 1995
MORTI
Non è per farti un
complimento sei la
più bella stella
del firmamento
(Non si deve rmpiangere mai
il tempo impiegato a fare del bene)
(Pietro Lattarulo)
da Bisaccia
DA BRESCIA
A causa della data delle elezioni politiche che è stata in forse fra il 21 e il 28 e
l’impegno da assumere per la prenotazione dei locali, l’annuale raduno dei
Calitrani a Brescia è stato fissato per il
25 Aprile 1996
nei soliti ed ospitali locali di Rodengo
Saiano. Per eventuali prenotazioni o
informazioni rivolgersi a
Cestone Mario
14. 10. 1995
18. 10. 1995
14. 11. 1995
25. 11. 1995
06. 12. 1995
14. 12. 1995
030/ 30.39. 43
Zabatta Nicolina
Zarrilli Erminio
Maffucci Teresa
Di Cecca Francesco
Codella Rosa
Lampariello Giuseppe Antonio
Del Re Giovanni
DI Maio Antonio
Luongo Angelo
Cioffari Luigi
Di Cecca Filomena
Zarrilli Antonietta
Vallario Giuseppe
Toglia Canio
Zarrilli Angelomaria
Fastiggi Michele
Zabatta Vincenzo
Di Cairano Maria
Codella Lucia Gaetana
Quaranta Maria Michela
Leone Gennaro
Forgione Lucia
Cianci Giovanni
Galgano Andrea
Cicoira Alfreda
Metallo Giuseppe
Sacino Gerardo
Raho Alfonso
Leone Maria Teresa
Beltrami Romolo
Scoca Domenico
Codella Gerardo 030/ 27.72.938
9
11. 05. 1920 - 19. 09. 1995
21. 12. 1929 - 24. 10. 1995
07. 01. 1909 - 30. 10. 1995
10. 02. 1902 - 30. 10. 1995
04. 11. 1914 - 03. 11. 1995
18. 12. 1915 - 09. 11. 1995
24. 06. 1930 - 22. 11. 1995
10. 04. 1911 - 23. 11. 1995
31. 08. 1909 - 23. 11. 1995
22. 02. 1910 - 26. 11. 1995
15. 01. 1910 - 28. 11. 1995
19. 08. 1917 - 30. 11. 1995
12. 09. 1905 - 01. 12. 1995
10. 01. 1909 - 23. 12. 1995
24. 09. 1946 - 27. 12. 1995
08. 09. 1932 - 27. 12. 1995
01. 11. 1930 - 05. 01. 1996
02. 09. 1913 - 07. 01. 1996
29. 09. 1904 - 12. 01. 1996
22. 02. 1911 - 13. 01. 1996
21. 04-1923 - 13. 01. 1996
24. 02. 1905 - 18. 01. 1996
21. 02. 1940 - 20. 01. 1996
09. 10. 1924 - 23. 01. 1996
04. 03. 1918 - 28. 01. 1996
05. 09. 1931 - 29. 01. 1996
10. 11. 1932 - 31. 01. 1996
22. 04. 1911 - 07. 02. 1996
19. 02. 1914 - 09. 01. 1996
02. 05. 1906 - 11. 02. 1996
24. 03. 1912 - 13. 02. 1996
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
DIALETTO E CULTURA POPOLARE
A CURA DI RAFFAELE SALVANTE
MODI DI DIRE
Eia calata la chiena
A mmi m’ sap’ a ffort’
A rotta r’ cuogghj’
Agg’ fatt’ na p’nzata
Arr’siria la casa
Arr’cetta n’ picca
Avess’ r’ Ddij !
Tien’m’ a lu cund’
So’ quatt’ facc’cuott’
S’eia fatt’ lu carus’
= il colmo per un avvenimento
= per me è una sofferenza
= a tutta velocità
= ho avuto un’idea
= rassetta la casa
= rassetta un po’ la casa
= volesse Dio !
= ricordati di me
= sono quattro contadini
= si è rapato a zero
PROVERBI
St’ann’ eia bb’stiest’
quest’anno è bisestile
Assai fum’, poch’ arrust’
molto fumo, poco arrosto
Si eia curt’, m’ttim’ la scionta
se è corto, mettiamo l’aggiunta (detto di vestito)
Cchiù t’ vasc’, e cchiù lu cul’ s’ ver’
più ti abbassi, e più si vede il sedere
1940 La Spezia - Di Napoli Pio Militare di marina, palombaro
Chi r’ngrazzia, ess’ ra l’obbl’gh’
chi ringrazia, non ha più obblighi
OI PASTURELLA
OI PASTORELLA
Oi pasturella, chiamat’ li can’
oi nè, Nenna. . .
m’ l’hann’ strazzata la vesta
e pur’ la s’ttana
oi nè, Nenna. . .
currit’ v’cin’,
sciat’ a chiamà la mamma,
La mamma n’g’eia
eia sciuta a la massaria;
quann’ eia t’rnata
la mamma tutta affannata:
oi tu figlia mia
cum’ sì arruunata!
citt’ mamma mia
m’hann’ pahat’ li rann’!.
Oi pastorella, richiama i cani
oi nè Nenna. . .
mi hanno strappata la veste
ed anche la sottana
oi nè Nenna. . .
accorrete vicini,
andate a chiamare la madre.
La mamma non c’è
è andata alla masseria;
quando è ritornata
la mamma tutta affannata:
oi tu figlia mia
come sei rovinata!
Zitta mamma mia
che mi hanno pagato i danni!.
Nun sap’ t’nè tre cic’r’ mmocqua
non sa tenere un segreto
Chi sciurr’ca, vol’ accattà
chi disprezza vuol comprare
‘N tiemb’ r’ uerra, li fessa spassan’ e li bbuon’ abbusckan’
in tempo di guerra, i disonesti se la spassano, e i buoni
prendono botte
Cchiù picca sim’ , e megl’ sciam’
più pochi siamo, e meglio andiamo
Li stigl’ so’ miezz’ mastr’
gli arnesi da lavoro, sono mezzo mestiere
10
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
SCIAM’ A L’OFAT’
A LAVA’
ANDIAMO ALL’OFANTO
A LAVARE
Femm’n’, giuv’n’ e f’gliol’ zit’
vietta la matina
cu lu vacil’ ngap’
chin’ r’ pann’ lurd’.
N’ m’ttiemm’ ncammin’
sciemm’ a l’Ofat’ a lavà.
Na bona preta facìa ra struculatur’
roj vot’ s’avienna nsap’nà,
prima li pann’ janch’
v’gghiemm’ l’acqua p’ lu c’nn’ratur’
ammient’ chi schiarienn’
lavavam’ li pann’ r’ culur’.
E sciacqua, sciacqua. . .
ngimma a l’er’va
r m’ttiemm’ p’ assuquà
Passavam’ na sc’rnata r’ fatìa,
ma cuntent’ r’ t’rnà
cu li pann’ p’lit’
assuquat’ e chjcat’.
Cantann’, cantann’. . .
“ramm’ lu macquatriegghj’
lu port’ a l’Ofat’ a lavà:
Acqua e sapon’
sol’ lion’
vient’ r’amor’
fammigghj’ assuquà.
Donne, giovani e ragazze da marito
presto la mattina
con in testa il bacile
pieno di panni sporchi.
Ci mettevamo in cammino
andavamo all’Ofanto a lavare.
Una buona pietra serviva per strofinare
due volte bisognava passare il sapone
prima i panni bianchi
bollivamo l’acqua per candeggiare
Mentre che schiarivano
si lavavano i panni di colore.
E sciacqua, e sciacqua
sull’erba li stendavamo
per asciugarli.
Era una giornata di fatica
ma contente di ritornare
con i panni puliti
asciugati e ripiegati
cantando, cantando
“dammi i fazzoletti
li porto all’=fanto a lavare:
Acuqa e sapone
sole, sol leone
vento d’amore
fammeli asciugare.
CALITRI
Deposto dal torrente c’è un
macigno
Ancora morso dalla furia
Della sua nascita di fuoco.
Non pecca in bilico sul
baratro
Se non con l’emigrare della
luce
Muovendo ombre alle case
Sopra la frana ferme.
Attinto il vivere segreto
Col sonno della valle non si
sperde;
Da cicatrici ottenebrate
Isola lo spavento,
ingigantisce.
Giuseppe Ungaretti
Appunti per la poesia d’un viaggio
da Foggia a Venosa
(22-8-1934)
Angelina PAVESE (dagli USA)
26 novembre 1940 - Cava dei Tirreni, da sinistra: Zabatta Andrea (mark) - Avella Antonio (m’calosc’) - Zarrilli Luigi (zozorr’) - Di Maio Salvatore (ang’tella) - Armiento Michelantonio (caram’zzett’).
11
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
N E C R O L O G I
Filomena Iannece
Antonio Catano
4 - 8 - 1902 † 13 - 9 - 1982
Canosa 3 - 4 - 1904 † 15 - 1974
Michelangelo Cianci
5 - 2 - 1909 † 9 - 6 - 1994
Nel secondo anniversario della
sua morte i parenti lo ricordano
con l’amore di sempre.
Daniela Di Guglielmo
9 - 8 - 1990 † 28 - 4 - 1995
I figli Vincenzo, Raffaele e Maria
con i rispettivi coniugi, insieme
ai nipoti e ai parenti tutti li ricordano sempre con tanto affetto.
Un angelo mi ha messo le ali, ho
attraversato strade stellate e sono
giunta, in dono a Dio, fino al
Paradiso.
Con tanto amore la ricordano i
genitori e il fratello.
Michele Calà
11- 1 - 1949 † 30 - 6 - 1995
Rosa Nigro
† 30 - 3 - 1993
Nel primo anniversario della sua
prematura scomparsa, lo piangono
la moglie Maria e i figli Rosa,
Vincenzo, Angelo e Sara.
Vito Di Maio
† 8 - 9 - 1993
I figli Michele e Giovanni li ricordano con l’amore e l’affetto di
sempre.
È mancata all’affetto dei suoi
Vincenza Zarrilli
1928 † 9 - 11 - 1995
Angela Zampaglione
21 - 8 - 1916 † 23 - 6 - 1989
Giuseppe Scoca
22. 4. 1908 † 1. 3. 1976
La moglie e i figli lo ricordano
con immenso affetto
Ne danno il triste annuncio il
marito Michele i figli Angela, Giovanni, Maria Antonietta e Teresa
con le rispettive famiglie i fratelli,
i cognati, i nipoti, i cugini e tutti i
parenti, addolorati e affranti da
una perdita così grande.
12
Nel settimo anniversario della sua
dipartita il marito Vito e i figli
Antonia, Canio, Vincenzo, Gerardina e Maria la ricordano con
immutato affetto a quanti la
conobbero.
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
Erbe di Casa Nostra
LA CARLINA
Carlina acaulis. È una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Ateracee - composite, cresce nei pascoli
oltre i 400 m. di altitudine. Secondo la
tradizione popolare pare che, questo
nome derivi dal fatto che, la sua radice
sarebbe stata utilizzata per combattere la
peste che aveva colpito e decimato le
armate di Carlo V.
Può essere definita un piccolo cardo,
perché è costituita da un grosso capolino
direttamente radicato per terra; le foglie
sono di natura coriacee e spinose, disposte a raggiera attorno al fiore bianco argentato che sboccia tra il mese di
luglio e il mese di ottobre ; la radice è
abbastanza resistente ed il frutto è formato da un achenio piumoso.
La carlina, anche quando è appena
sbocciata, è provvista di foglie talmente
coriacee e da fiore ben protetto da sembrare, anche se fresco, un fiore essiccato.
LA MORTE DI BRIGANTE
Addio Brigante
amico mio,
alle lezioni fosti pronto,
eri la vedetta in ogni occasione,
mi mettevi le tue
gambe sul mio braccio,
mi leccavi,
era il tuo affetto.
Chiedevi la carezza.
Il tuo sguardo penetrante
mi segue.
I tuoi ossi affiorano
nascosti.
Nella terra del Castro
che fu tua,
ora riposi.
Addio amico mio.
21 marzo 1995
Saverio Bardi
(da Certaldo)
Per le persone che amano camminare in
collina e in montagna, sarà molto facile
osservare lo spettacolo della natura che
viene offerto quando s’incontrano questi
stupendi fiori che sembrano sorridere illuminati dai raggi del sole e che talvolta,
per ripararsi da un calore eccessivo, si
nascondono tra le grosse foglie disposte a
rosetta basale, munite di spine pungenti.
Nei secoli passati, i montanari piantavano questo vegetale presso le loro abitazioni per utilizzarlo come stazione
meteorologica domestica. Infatti, la pianta in presenza di bel tempo e di scarsa
umidità, presenta le foglie che sostengono il capolino completamente aperte; in
caso di temporali e quando l’atmosfera
presenta una umidità eccessiva, il fiore si
richiude per evitare un pericolo imminente.
I principi attivi presenti nella radice,
rendono utile la Carlina per curare l’influenza, il raffreddore e la febbre: Talvolta il suo decotto viene impiegato
come depurativo per il fegato e l’acne
della pelle.
Alba Algeri
(da Retorbido)
L’AVENA
Avena sativa, famiglia Graminacee.
Il calitrano conosce le varietà coltivate
col nome “avena o biama”; le varietà
spontanee o selvatiche col nome “hralat’”. Pianta annua, erbacea, alta oltre un
metro, con foglie alterne, strette, lunghe,
appuntite, amplessicali.
Il Frutto è una cariosside aristata, con
solco, il culmo è vuoto, lucido, con nodi.
Si conoscono numerose varietà d’avena, la cui provenienza è dubbia: sembra che i Romani l’abbiano introdotta dai
paesi nordici, dove è largamente coltivata a scopi alimentari.
È un vegetale ricco di principii attivi,
fra cui: ferro, fosforo, calcio, magnesio,
sostanze azotate, amido, cellulosa, vitamine A - B - B2 - PP- D ecc.
13
A scopi medicinali si usa: la cariosside intera o mondata e la paglia.
L’uso come pianta medicinale è
remoto e, da sempre, è stata usata come
potente energetico; da noi si consiglia di
consumare avena nei mesi freddi.
I vecchi medici, ai bambini irrequieti,
insonni, magri, anemici, prescrivevano
bagni caldi con decotti di paglia d’avena
e di dormire su pagliericci pieni di pula e
paglia di avena.
Gli stessi medici attribuivano alla
cariosside virtù stimolanti, afrodisiache e
ne prescrivevano l’uso contro la frigidità,
l’impotenza e la sterilità.
Si è constatato che il consumo di
avena preserva dalla carie dentaria e
dalla decalcificazione ossea (osteoporosi).
L’avena viene largamente usata per
la fabbricazione della birra e del whisky;
i frutti mondati, venduti nelle farmacie
col nome “fiocchi d’avena”, che sono
ipernutritivi, remineralizzanti, diuretici e
blandamente lassativi, tonificano il corpo
e la mente, conciliano il sonno e svolgono azione antiasteniche; l’avena è
compatibile ai diabetici, agli azotemici
e agli ipotiroidei.
La farina d’avena cotta nell’aceto o
vino bianco, cura egregiamente la lombaggine, il torcicollo, applicata in cataplasmi caldi.
Le cariossidi torrefatte ci forniscono
un ottimo lassativo; i decotti del frutto
sono indicati per curare catarro, tosse,
affezioni bronchiali anche se accompagnati da emottisi; l’idropisia più ribelle
cede se curata con decotti concentrati di
cariosside o paglia d’avena.
Alcuni usi particolari:
ulcere e piaghe torpide, ascessi: cataplasmi con farina d’avena bollita nell’acqua, ridotta a polentina con l’aggiunta di poco lievito di birra di panificazione, polverizzato;
calcolosi, renella, blocco d’orina:
bagni caldi con decotti di paglia d’avena
e bere, bicchieri al giorno, paglia d’avena
una grossa manciata, bollita per 30 minuti in un litro d’acqua, a fuoco dolce.
esaurimento nervoso, astenia fisica e
psichica: 20 gocce, 3 volte al giorno, 30
minuti prima dei pasti, in tè di tiglio o
poca acqua, di tintura madre di avena
sativa, per 15 giorni al mese e per 3
mesi, non d’estate.
Giovanni Nicolais
(da Calitri)
Il CALITRANO
N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996
CONCORSI E PREMI
PUGLIA VIVA
La rivista di cultura IL RICHIAMO
indice la 16° edizione del Premio Internazionale “PUGLIA VIVA” - aperto agli
scrittori in lingua italiana.
Il Concorso, dotato di ricchi premi, è
articolato nelle seguenti sezioni:
a) Poesia inedita su aspetti di Puglia;
b) Poesia inedita a tema libero;
c) Aneddotica: brevi episodi e fatti
di vita;
d) Handicap e società: brani in versi
o prosa sull’argomento assegnato.
Scadenza 30. 06.1996
Richiesta bando, con affrancatura per
la risposta, al prof. Giovanni Jorio - Via
Maria De Prospero, 105 - 71100 FOGGIA
CONCORSO
DI POESIA
L’ALFA bandisce la XXII edizione
del premio di poesia riservato agli autori
di lingua italiana.
Tutte le poesie pervenute regolarmente al premio verranno pubblicate in un
volume dal titolo “Panorama della poesia italiana all’estero” ed. 1995. Il libro
verrà inviato gratuitamente a tutti, gli
autori inclusi. Scadenza: 30 aprile 1996.
Richiedere il bando al seguente indirizzo: ALFA, Hofstrasse, 10 - D-77787
Nordrach (Germania).
XXVI PREMIO
DI POESIA
FORMICA NERA
Città di Padova
Segreteria: Via Dignano, 11 - 35135 Padova
REGOLAMENTO
1 - Il Gruppo letterario Formica Nera
promuove la ventiseiesima edizione
del concorso di poesia aperto a tutti
gli autori di lingua italiana.
2 - Si partecipa con una poesia inedita a
tema libero.
3 - Le poesie devono pervenire entro il
15 aprile 1996 in cinque copie - di
cui una sola con nome cognome indirizzo e firma dell’autore - a :
Luciano Nanni - Casella Postale 1084
35100 Padova.
4 - Per spese organizzative si richiede un
contributo libero da inviare nel modo
che il committente preferisce.
5 - Premi : al primo classificato un bassorilievo in oro puro opera del maestro d’arte B. Castellani e ai segnalati
medaglie d’oro personalizzate.
Roma 3 gennaio 1996, Ruglione Rocco, r’ lucegna, e Sena Maria, figlia r’Resa r’Arminij, nella loro casa di Roma il giorno delle nozze d’oro.
6 - La giuria - il cui operato é insindacabile - sarà resa nota dopo l’assegnazione dei premi.
7 - L’esito del concorso verrà diffuso dai
consueti mezzi di comunicazione. I
finalisti riceveranno lettera personale.
8 - Gli elaborati non si restituiscono. La
segreteria si riserva la facoltà di pubblicare le poesie finaliste.
9 - La partecipazione al concorso implica
la piena accettazione del presente
regolamento.
Per informazioni urgenti:
Tel. 049/61. 77. 37
La XXV edizione è stata vinta da
Armando Giorgi di Genova.
Segnalati:
Giancarlo Audenino - Loriana Capecchi
- Lucia Tacchini - Alvaro Zonda.
IV° CONCORSO
NAZIONALE DI POESIA
Città di Montelepre
1996
Il Centro Italiano Femminile di
Montelepre indice ed organizza la 4’
edizione del Concorso Nazionale di Poesia “ CITTÀ DI MONTELEPRE”, articolato in due sezioni A) poesie inedite a
tema libero in lingua italiana; B) poesie
inedite a tema libero in dialetto siciliano.
Le poesie devono essere spedite
entro e non oltre il 31 Maggio, per altre
informazioni, rivolgersi al Centro Italiano Femminile - Via Plano, 7 - 90040
Montelepre (PA).
Roma 3 gennaio 1996, Buglione Rocco e Sena Maria festeggiano le nozze
d’oro, circondati dai figli e nipoti.
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Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
RICORDATI CHE IL GIORNALE PER VIVERE,
HA BISOGNO DELLA TUA GENEROSITÀ
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
25.000 : Armiento Giuseppe (Castellabate) - Russo
Giuseppe (Trento) - Cestone Canio (Roma)
DA CALITRI
10.000 : Panelli Peppino
15.000 : Speduto Angelo Maria - Tornillo Giuseppe
Nicola - Delli Liuni Maria Carmela - Polleria Zabatta/Scoca
20.000 : Metallo Antonio - Del Moro Vincenzo Lampariello Serafina - Russo Angelo -Suore di Gesù
Redentore - Maffucci Di Maio Benedetta
30.000 : Cialeo Canio - Bozza Canio/Maffucci
Maria - Miranda Pasquale Antonio - Di Milia Giuseppe, Sage 29 - Maffucci Maria
30. 000 : Santeusanio Giuseppe (Livorno) - Di Milia
Rocco (Avellino) - Nicolais Giovanni (Firenze) Scarano Anita e Consolato (Lucrezia) - don Michele Di Milia (Senerchia) - Zarrilli Vito (Roma) - Capolongo Domenico (Roccarainola) - Pastore Umberto
(Verona) - Lattarulo Pietro (Bisaccia) - Zarrilli Maria
(Poggio a Caiano) - Toglia Vincenzo (Ivrea) - Cubelli Tonino (Bologna) - Maffucci Giuseppe (Milano) P. Francesco Cubelli O. P. (Pistoia) - Cerreta Donato
(Teramo) - Leone Giuseppe (Lentate S/S). - Maffucci Canio Giovanni (Bresso) - Palermo Antonio
(Arosio) - Nappi Emilio (S. Gennaro Vesuviano)
35.000 : Di Cairano Anna (Milano)
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
10.000 : Zabatta Salvatore (Milano) - Zabatta
Francesco (Desio) - Don Pasquale Di Fronzo (Mirabella Eclano)
15.000 : Colavita Matteo (Firenze) - Cecere Marco
(Firenze) - Del Cogliano Concettina (Leccio) - Cerreta Michele (Carrara) - De Felice Michele (Avellino)
- Codella Filomena (Avellino) 20.000: Di Napoli Fortunato (Garbagnate) - Di
Napoli Giuseppe (Brescia) - Cerreta Orazio (Caselle) - Di Maio Franca Maria (Milano) - Di Carlo
Maria (Cambiano) - Corcione Achille (Caserta) Sansone Giacinta (Torino) - Buldo Cesare Giovanni
(Varese) - Codella Vincenzo (Pescara) - Leone
Michele (Caltignaga) - Miele Pietrangelo (Bollate) Abate Giuseppe Nicola (Avellino) - Di Napoli Vincenzo (Bologna) - don Valentino Di Napoli (Castelfranci) - Cerreta Clorinda (Roma) - Metallo Vincenzo (Roma) - Capossela Giuseppe (Genova) Sagliocco Francesco (Nichelino) - Farina Antonietta
(Monza) - Di Carlo Attilio (Cordenons) - Malanga
Canio (Lentate sul Seveso) - Cerreta Luigi (Bari) Nappi Gaetana (Bergamasco).
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50.000 : Famiglie Nicolais e Margotta (S. Donato
M. se) - Cianci Michele (Firenze) - Della Badia Vittorio (Gallarate) - Di Maio Giuseppe (Como) Buono Marcello (Avellino) - Sansone Di Maio Rosa
(Como) - Rinaldi Canio (Ponte Tresa) - Chirico Ettore e Di Milia Angela (Teora) - Zabatta Michele (S.
Giorgio A Cremano) - Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) - Lampariello Vincenzo (Nova Milanese) - Stifano Giuseppe (Pellare).
60.000 : Fabbri Fabrizio (Agliana)
DALL’ESTERO
U. S. A. : Simone Gallo Lucia $ 10 - Toglia Canio $
10 - Simone Giuseppe $ 10 - Pavese Angelina $
20 - Di Napoli Antonietta $ 25
SVIZZERA : Acocella Filippo 50. 000 - Petito Mario
50. 000
GERMANIA : Galgano Rosa e Umberto 50. 000 Fierravanti Giovanni DM 50 - Margotta Vincenzo
DM 50.
BELGIO : Simone Miche 25. 000 - Palermo/Di
Maio 51. 000 - Tartaglia Giuseppe 20. 000.
Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
LA NOSTRA
BIBLIOTECA
resse per il notevole patrimonio storico-archeologico di cui siamo depositari
che, unitamente alle bellezze paesaggistiche e le sorgenti termominerali, potrà
fare di questa Valle la meta preferita di
un turismo qualificato.
Il Presidente del Comitato Montano
Alto e Medio Sele
PROF. GERARDINO DI POPOLO
CONTURSI ENEOLITICA di
Damiano Pipino - Contursi Terme 1994.
L’Autore è un cultore di studi
archeologici e, attraverso un corretto
metodo di lavoro non comune, intraprende questo difficile campo di indagine dove, assieme a validi collaboratori,
riesce a individuare, in questo comprensorio, tracce e reperti che attestano
un’indubbia frequentazione umana che
va dal Neolitico allo Stadio dei Metalli,
nonché a testimonianze di età storica
che si sovrappongono ad un contesto
preesistente. Ne sono prova le buche
sultuali di Sperlonga, tra Palomonte e
Sicignano degli Alburni, la scultura
rupestre ed i reperti ceramici e litici di
Isca Perrigno e Monticella sul Tufaro
di Contursi a cui seguono la civiltà Hallstattiana presente a Oliveto Citra e
quella Villanoviana o protoetrusca di
Pontecagnano. Elementi tutti studiati
con rigore storico e scientifico che il
Pipino propone all’attenzione di studiosi e cultori di archeologia del presente e
del futuro per un maggiore approfondimento. Ritengo si possa affermare che
quest’opera elevi l’Alta Valle del Sele
ad una importanza storica pari a quella
di altre valli italiane, molto rinomate
quali: Valcamonica, Val di Susa, Valtellina, Valchiavenna, Vallais e moltre altre
dove l’attenzione di eminenti studiosi
italiani e stranieri si è soffermata da
tempo.
Sono convinto che l’opera del Pipino potrà far nascere particolarmente nei
giovani di questa Val Sele un vivo inte-
I CAMPANILI DEGLI ALBURNI a cura di Generoso Fonforti - Fotografie di Tonino Antoniello - 1995.
La completezza della ricerca che è
stata effettuata sui campanili degli
Alburni, ha richiesto necessariamente
un’attenta attività di catologazione, indispensabile per ricostruire l’evoluzione
dei modelli storico-artistici ed i diversi
stili che si presentano nel tempo.
In tal modo è possibile superare una
semplice e generica indicazione di carattere generale, per evidenziare concreti e
particolari esempi, che permettono di
rilevare sia l’emergere di caratteristici
similari, sia le eccezioni espresse dal-
1940/41 - da sinistra: Quaranta Vincenzo (sciarp’) - Nicolais Giovanni - Quaranta Angela - Galgano Vincenzo - De Nicola Vincenzo - Cianci Maria - Quaranta
Giovanna - una signora di Telese - Quaranta Angela col figlio in braccio Zoccolillo Michele e Simone Antonietta. I tre ragazzi davanti sono Galgano Vincenzo Simone Vincenza e Zoccolillo Vincenzo.
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Il CALITRANO
N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996
tore, ha qualcosa di accattivante, perchè
egli ha frugato nelle pieghe minori della
storia paesana, nella storia delle tradizioni, del folklore, nel patrimonio etnografico, per cui ha arricchito le pagine di
un calore, di una simpatia umana che,
però, non è mai retorica.
E si ha così un felice campionario di
sacerdoti santi, martiri, di galantuomini
nel senso lato della parola, di magistrati,
di benefiche istituzioni; notizie di prima
mano che possono essere preziose per
chi nel futuro voglia scrivere di storia
locale.
Gerusalemme 1995, davanti alla moschea di
Omar la nostra compaesana Fierravanti Eleonora con la sua amica Diamante Giuliana.
l’adattamento o dalla creatività presenti
in singoli casi.
La rassegna di torri campanarie presenti nel territorio della Comunità Montana degli Alburni si caratterizza per una
eterogenità di stili. Si riscontra spesso
l’uso della pietra locale, che marca gli
spigoli, le cornici e le monofore.
Molti sono quelli restaurati o ricostruiti recentemente. Gli originali presentano quasi sempre una struttura rigidamente geometrica, arricchita da elementi poligonali e da cupolette semisferiche.
UOMINI E FATTI DI CONTRONE di Raffaele Mare - 1995.
Dopo i volumi dedicati ai paesi
alburnini ( “Paesi degli Alburni - storia e
leggende”, Salerno 1990 - “Storia, leggende e antiche usanze di Roscigno e
paesi del Fasanella”, Agropoli 1991), il
prof. Mare ora rivolge la sua attenzione
agli uomini e alle cose più importanti di
Controne, non dimenticando larghi
cenni di storia civile e religiosa, specialmente il tentativo dei lontani progenitori
di liberarsi dall’esoso governo baronale
del tempo.
E il libro, sia per gli argomenti, sia
per una più felice disposizione dell’Au-
STORIA DELLA CONCIA
DELLA PELLE IN SOLOFRA vol.
II di Vincenzo D’Alessio - introduzione di Luciano Buongiorno - Edizioni
Gruppo Culturale “F. Guarini” Solofra 1991.
Grazie ad una attenta e laboriosa
ricerca, Vincenzo D’Alessio, offre ai
suoi lettori un’interessante cronaca dell’Arte della Concia della Pelle dal ‘500
ai nostri giorni. È una cronaca industriale e commerciale che si sposa brillantemente con la storia di Solofra del tempo:
i risultati che ne conseguono sono dei
ritratti del paese e dei suoi abitanti veramente interessanti.
Quest’ultimo lavoro di Vincenzo
D’Alessio testimonia l’ennesimo contributo alla sua Solofra, alla sua storia e
alla società civile. Personalmente, condivido in pieno, la sua idea di destinare
l’antica conceria Buonanno a Museo
permanente dell’Arte della Concia delle
pelli a Solofra.
È una iniziativa positiva che fa onore
alla città di Solofra. Mi auguro che con
l’impegno del Comune, e degli stessi
conciatori, il progetto possa diventare
una realtà entro pochi anni.
Quale imprenditore conciario, penso
che le concerie di Solofra continueranno
a lavorare pelli ancora per lungo tempo.
Dietro l’angolo ci sono grossi mercati
da soddisfare: la Cina, la Russia e tutti i
Paesi dell’est europeo.
L’importante è puntare sempre di più
sulla qualità e sulla quantità. Per quanto
riguarda il problema della depurazione
delle acque reflue delle concerie, esso
sicuramente sarà risolto definitivamente
con il potenziamento dell’attuale
impianto di depurazione centralizzato.
Inoltre, nei prossimi anni le concerie
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locali, vuoi per esigenze di depurazione
e vuoi per lo sviluppo della concia nei
paesi produttori di pelli grezze, importeranno sempre di più pelli conciate (wetblu) e pelli semifinite (crust).
In questa prospettiva, il problema
ecologico ambientale sarà superato più
velocemente e Solofra, con le sue belle
pelli finite, continuerà a vestire il Mondo
della pelle e contribuirà alla realizzazione delle famose scarpe “made in Italy”.
LUCIANO BUONGIORNO
Amministratore
Conceria La Nazionale
Ricette
CAUL’ E ‘NNOGLIA
(Cavoli e cotechini)
Ingredienti: cavoli ricci a
foglia lunga nostrani, cotenna di
maiale sottile, peperoncino piccante macinato, semi di finocchietto selvatico, pepe nero
macinato di fresco, prezzemolo,
pecorino grattugiato, pezzetti di
salsiccia stagionata, aglio q. b.
Scegliere i cavoli, lavarli e lessarli in acqua bollente. Nel frattempo preparare le ‘nnoglie con
la cotenna salata, avvolgerle con
del filo incolore e metterle a
bollire con pezzetti di aglio.
Sgocciolare bene i cavoli e
unirli al brodo dei cotechini, far
bollire per una decina di minuti e
lasciarli riposare alcune ore
prima di consumarli.
Il piatto va servito caldissimo con fette di pane casareccio
raffermo, affettando i cotechini,
Valerio Rauso
Il CALITRANO
N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996
Vita Calitrana
Il Comitato festa di S. Canio del 1 settembre 1995, con il denaro avanzato
dalla festa, ha fatto installare, dalla ditta
F.lli Di Cecca, due fari che illuminano
la sera la facciata della Chiesa di S.
Canio.
Con il patrocinio della Provincia di
Avellino e del Comune di Calitri, si è
rinnovato, lo scorso 24 dicembre, il tra-
dizionale appuntamento col “Presepe
Vivente” di Calitri, proposto dal Circolo “Aletrium” . La Sacra Rappresentazione si è svolta lungo un percorso che
si snodava tra via Berrilli, via Del Re e
vico Tornillo, alcuni dei vicoli più caratteristici del Centro Storico, e ai visitatori - notevole è stata anche l’affluenza
dai paesi limitrofi - accorsi a migliaia, la
lunga passaggiata ha offerto scene di
altri tempi, con quasi 150 comparse che,
Il pomeriggio del 26 dicembre 1995 un
vento fortissimo ha colpito il territorio
di Calitri, scoperchiando molti prefabbricati, alcuni capannoni dell’area industriale “Ofantina”, quelli della Fiera
Interregionale e di privati.
Gli embrici della navata centrale della
chiesa dell’Immacolata Concezione e
del transetto sono stati smossi e portati
via nel piazzale sottostante, provocando
danni per diversi milioni. Il vento ha
causato anche gravi danni alle persone,
infatti Canio Martiniello è stato ricoverato all’ospedale di Potenza dove è
deceduto dopo circa un mese per ematoma celebrale, la signora Fierravanti
Michelina in Zarrilli, insieme al marito
è stata sbattuta contro il muro nel corso
Garibaldi subendo danni.
Calitri, Carnevale 1996, organizzato dal Circolo “Aletrium”.
in abito tradizionale calitrano o in panni
da lavoro, hanno rianimato per una serata i vecchi vicoli, con la febbrile attività di falegnami, arrotini, sarti, calzolai, fabbri, l’ingegnosa maestria dei
vasai, intagliatori di legno, cestai, ricamatrici.
Il Circolo Aletrium ha realizzato un filmato della durata di circa un’ora, in cui
le riprese dei vari ambienti domestici e
paesani sono commentate con notizie di
carattere storico-sociale. Chi fosse interessato ad averne una copia, può contattare i soci, o scrivere a Circolo Aletrium, Via S. Canio, 12 - 83045 Calitri.
Calitri, Natale 1996, la ricostruzione di un’abitazione paesana, realizzata per “il Presepe Vivente” dal
Circolo “Aletrium”, con grande partecipazione di popolo.
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Durante il periodo natalizio, inoltre, il
Circolo”Aletrium” in collaborazione
con l’Associazione “Il Gabbiano” di
Pescopagano (PZ) ha allestito nei locali
del Piccolo Teatro Comunale un “mer-
Il CALITRANO
N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996
Calitri, 27 maggio 1995, la madre superiora Dolores Capone delle suore di Gesù Redentore alla festa
della mamma.
catino di beneficenza” il cui ricavato è
stato devoluto all’UNICEF.
Le solenni “Quarantore” nella chiesa
dell’Immacolata Concezione verranno
celebrate il 12 - 13 e 14 aprile ‘96, una
tradizione tipica dell’Arciconfraternita
di Calitri, che con l’annunzio della
Parola e l’adorazione eucaristica intende
riparare al peccato del mondo e degli
uomini. Venerdì pomeriggio il priore
preside Vito Alfredo Cerreta terrà una
riflessione religiosa, il Sabato e la
Domenica predicherà il P.Angelo Falco
superiore dei Frati Minori del Convento
di Airola, la S.Messa delle ore 10 di
Domenica sarà celebrata dall’Arcivescovo Mario Milano, nel pomeriggio
seguirà la processione.
Il Circolo “Aletrium”, ha organizzato
per carnevale, domenica 18 febbraio,
una sfilata in maschera, da Piazza
Macello alla Cascina e lungo il corso
accompagnata dalla banda musicale di
Rapone.
La “Parlata” - da sinistra, dall’alto in basso:Angelo Armiento,Vincenzo Mastrodomenico,Vitale Di
Cairano, Tania Maffucci, Antonia Di Cecca,
Michela Zabatta, Mariella Bozza,Antonio Altieri.
Una delegazione di 55 confratelli dell’Immacolata Concezione di Calitri parteciperà l’11 e il 12 aprile ‘96 a Padova
presso la Basilica del Santo ad un
“Cammino di Fraternità” insieme alle
Confraternite della Liguria, per le prenotazioni rivolgersi al Priore Vito Alfredo Cerreta, tel. 0827/30.553 casa.
Calitri 1995, Maffucci Gaetano la moglie Albina e Zarrilli Vittorio.
Gaetano e Vittorio amici d’infanzia e di vicinato al vicolo Casaleni non si incontravano da circa 47 anni,
ambedue emigrati, il primo negli USA, il secondo in Argentina e Germania.
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Sabato 9 marzo 1996, presso il Centro
Sociale si è tenuto un Convegno di Studio sul tema “ Emergenza Rifiuti :
Recupero e riciclo come alternativa
alle discariche” organizzato dal Comune di Calitri e dai Sindaci dei comuni
limitrofi. Hanno partecipato professori
universitari per le relazioni, i politici del
territorio ed alcuni sindacalisti; responsabile per il Comune di Calitri è stato il
prof; Alfonso Nannariello:
Il convegno ha voluto far conoscere agli
amministratori locali e alla popolazione
la validità di un sistema integrato di
gestione RSU basato sulla combinazione
di raccolta secco - umido e impianti di
selezione: Questo anche per smentire la
ineluttabilitè delle discariche come unica
soluzione di rapida realizzazione.
In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali.
1929 - III elementare, da sinistra: Di Carlo Luigi (mainalira) - Salvante Luigi - Fierravanti Giuseppe (papa) - Cerreta Mario (benfigliuol’) - Galgano Vittorio (p’l’c’nella) - Marino Donato (carianes’) - Acocella
Giuseppe Nicola (andr’ttes’) - Zarrilli Luigi (zozorra) - Maffucci Giuseppe (patr’nett’) - terza fila: Fino Carmela (pr’utecchia) - Tornillo Taormina - Toglia Guido (pasciut’) - Rabasca Vincenzo (cunging’) - Del Vento
Vincenzo - Ferrara Vincenzo - Di Napoli Francesco (boia) - Abate Angela - Panniello Antonietta (c’cat’ r’ lalla) - seconda fila: Cubelli Maria - Leone Amalia - Maffucci Antonietta (pizzichiruss’) - Pezzillo Carmela
- Cerreta Giuseppe (pirlingò) - Forgione Antonio - Del Franco Giuseppina - Minichino Giuseppina - Cianci Antonia (pisciap’rtegghia) - Margotta Rosina - la maestra ronna Teresina Stanco, maritata Di Maio prima fila: Zabatta Pasquale - Di Milia Angelo (spaccac’poggh’) - Di Maio Canio (tenor’) - Fastiggi Giovanni (tobb’t’) - Papa..in America? - Abate Giovanni - Tornillo Vito (p’stier’).