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ITINERARI
per la Navarra da Pamplona
• 10
•5
NAVARRA
PAMPLONA
ITINERARI PER CONOSCERE LA
ITINERARI PER CONOSCERE LA CITTÀ DI
ASOCIACIÓN DE
HOTELES DE PAMPLONA
ITINERARIO 1. La Sierra de Aralar e la Valle de la Ultzama R1
ITINERARIO 2. Le Gole R2
ITINERARIO 3. La bella Pamplona R3
ITINERARIO 4. Pirenei Atlantici R4
ITINERARIO 5. Pirenei Orientali R5
ITINERARIO 6. La Ribera R6
ITINERARIO 7. Tierra Estella R7
ITINERARIO 8. Valles de Roncal e Salazar R8
ITINERARIO 9. Zona Media Este R9
ITINERARIO 10. Zona Media R10
P1. Percorso per la Pamplona Medievale P1
P2. Pamplona, piazza forte: mura, giordini ed il Palazzo de los Reyes P2
P3. Gli edifici religiosi ed il Museo di Navarra P3
P4. Pamplona nel secolo XVIII: La Cultura P4
P5. Pamplona contemporanea: Itinerario fuori porta P5
ASOCIACIÓN
DE HOTELES
DE PAMPLONA
http://www.hotelespamplona.com
EDIZIONE A CURA DI. Asociación de Hoteles de Pamplona. C/ Pedro I, 1-1º. CP 31007 Pamplona (Navarra).
E-mail: [email protected]. Web: www.hotelespamplona.com TESTI. Cristina Ochoa y Ana Ulargi
TRADUZIONI. Trading Traducciones
FOTOGRAFIE. Archivo fotográfico del Servicio de Promoción e
FOTOCOMPOSICIONE.
Imagen Turística del Gobierno de Navarra, Diario de Navarra, Vivir Pamplona
EGN Comunicación
STAMPA. ONA Industria Gráfica
DEPOSITO LEGALE. NA-1160/2006
itinerari da
Pamplona
i
n questa guida le suggeriamo una serie
d´itinerari che, partendo da Pamplona, le
permetteranno di appronfondire la conoscenza della nostra Comunità in un modo
comodo e semplice.
Dal comfort del suo albergo, e a solo poche ore,
itinerari
potrà trasferirsi a paraggi di grande attrazione nei
quali scoprirà la ricchezza artistica e culturale della
Navarra.
Speriamo che possa aprezzare questi itinerari ideati
allo scopo di rendere più gradevole la sua permanenza tra noi.
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I 1
tinerario
Queste terre sono di una
bellezza
spettacolare.
Sorprende ancora il verde
della Navarra Umida e l’incanto dei paesi piccoli e
contadini.
In Aralar si coniuga lo splendore selvaggio delle creste
dei monti fronzuti con i più
di 60 monumenti megalitici
presenti nell’altipiano e la
frondosità dei boschi.
Nell’Ulzama, l’ambiente
diventa delicato ed i prati e
valli creano una sensazione
di pace difficilmente equiparabile.
RETABLO DE SAN MIGUEL
Di ritorno verso Lecumberri, c’immettiamo nella deviazione della N750
e lasciamo il veicolo a Iribas. In una
mezz’oretta, raggiungeremo le sorgenti del Larráun in Aitzarreta, un
incredibile sorgente situata ai piedi di
una dirupe. Un consiglio, se ha piovuto da poco, meglio tornare indietro. Il fango rende impraticabile il
sentiero.
Di ritorno a Pamplona, in Urritza ci
dirigiamo a Lizaso. È uno stretto itinerario circondato da boschi, prati e
pascoli dell’idillico paesaggio di
Basaburua Mayor, che senza renderci
conto, una volta attraversato Erbiti, ci
porterà fino alle valli dell’Ulzama.
Nel bel comune di Lizaso, troviamo il
rovereto di Orgi, uno spazio ricreativo gradevolissimo molto curato per
goderci una tranquilla passeggiata.
•san miguel de aralar •sorgente del larráun •rovereto di orgi
LA SIERRA DE ARALAR
E LA VALLE DE LA ULTZAMA
S
SIERRA DE ARALAR
L’Altipiano di Aralar è uno spettacolo
in se stesso. Con la luce dei giorni
soleggiati o con la magia tenebrosa
delle abituali nebbie, sfoggia sempre
maestoso.
Sono 208 km. quadrati di creste di
roccia calcica e dolci e ondulate valli
che si estendono fino in Guipúzcoa. Il
60% circa dell’altipiano appartiene alla
Navarra ed il resto, alla provincia limitrofe. Dal Santuario de Aralar si domina gran parte della sua ricchezza.
Fin dai tempi preistorici Aralar è stata
abitata da popoli. La prova di ciò sono
il 44 monumenti megalitici ed il menhir presenti nel luogo e che configurano la maggior concentrazione di
monumenti megalitici in Navarra. Molti
investigatori hanno studiato questi
monumenti megalitici, i solchi in essi
segnati ed i resti trovati in queste
sepolture collettive.
È un luogo dove piove molto frequentemente, tuttavia, è strano il fatto che
l’Altipiano di Aralar è privo quasi di torrenti e ruscelli. Il motivo, una struttura
fondamentalmente calcica che provoca che dalla sua roccia, possano sorgere centinaia di caverne e grotte, o
delle sorgenti che scaricano l’acqua
assorbita dalla terra. All’interno delle
montagne, circolano quantità enormi
di acqua infiltrata.
Il fiume Larráun, come il Guadiana,
conquista la superficie quando lo desidera e lo decide anche a suo capriccio, quando scomparire dalla vista di
quelli che lo cercano. Il Larráun
“nasce” varie volte. La prima nella sorgente di Aitzarreta, in un incredibile
dirupo e con un’elevata portata a
seconda delle stagioni. Poi, tutta l’acqua sprofonda in un pozzo che rende
il seguente tratto della superficie il
terreno completamente secco, sempre che non abbia piovuto tanto e che
la terra non è stata in grado di assorbire tutta l’acqua. Anche se riappare,
qualsiasi traccia viene eliminata dal
burrone di Legezalde per poi “nascere” una seconda volta nella sorgente
di Iribas, con una portata ancor più
elevata.
In un luogo come Aralar, possiamo
praticare diversi sport: dallo sci,
canottaggio e la speleologia, fino al
trekking, l’alpinismo o il mountain
bike. C’è solo da scegliere.
itinerari da pamplona R1 www.hotelespamplona.com
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ANCHE CON LA NEBBIA, COSA ABBASTANZA COMUNE IN ARALAR, SEMPRE CHE NON SIA TROPPO
FITTA, IL PANORAMA NON PERDE IL SUO INCANTO.
I
SIERRA DE ARALAR.
IL SANTUARIO DI SAN MIGUEL DE ARALAR
Nell’alto dell’Altipiano, a 1.235 metri,
il Santuario di San Miguel de Aralar
vanta infinite virtù, ma senz’altro,
quella più forte è il paesaggio. I
1.494 metri del monte Beriáin, il
muraglione di San Donato, il
Corredor del Araquil 700 metri più in
basso, la gola di Oskía, l’Altipiano di
Urbasa, la montagna rocciosa di
Putretoki e in fondo più lontano, ma
sempre presenti, i Pirenei, ci possono togliere il respiro. Anche con la
nebbia, cosa abbastanza comune in
Aralar, sempre che non sia troppo
fitta, il panorama non perde il suo
incanto. Inoltre, avvolge tutto in un
alone magico di storie e leggende
tenebrose.
Tempo addietro, arrivare a San
Miguel era molto più difficileo, poiché non c’erano strade e a piedi ci
volevano più di due ore. Il santuario
era il premio che gli esausti pellegrini ricevevano dopo la loro peregrinazione. Inoltre, ci fu anche un cappellano che si oppose sempre alla
costruzione di queste strade, poiché
temé che con loro, l’arduo pellegri-
naggio perderebbe il senso.
Il santuario di San Miguel de Aralar
fu costruito nel 1074, Ha tre navate,
tre absidi e un portale. Inoltre, c’è
una cappella al suo interno del secolo XII della quale si racconta che fu
costruita sul luogo in cui apparve un
drago al cavaliere navarrese
Teodosio de Goñi. Secondo la leggenda, l’arcangelo lo salvò dal drago
con la sua croce e liberò il cavaliere
dalle catene come condanna per
aver ucciso i suoi genitori in una crisi
di gelosia.
COME ANDARE
Per arrivare al nostro destino, dobbiamo
prendere la strada in direzione di San
Sebastián e Vitoria attraverso la circonvalazione e sennò, attraversando l’Avenida de Guipúzcoa dove il traffico non è
tanto scorrevole. In Berriozar ambedue
le strade si uniscono. Al chilometro 17,
giriamo a sinistra nella circonvallazione
di Irurzun immettendoci alcuni chilometri nell’autostrada e prendiamo subito
la N-131 direzione San Sebastián. Avremo visto l’incantevole enclave di Dos
Hermanas, due montagne gemelle separate per consentire il passaggio della
strada e del fiume Larraún.
Al chilometro 34, svoltiamo verso Lecumberri. Accompagnati dall’’imponente visione dell’anfiteatro naturale
delle Malloas, giriamo a sinistra per accedere al Santuario di San Miguel. Ci at-
Lekunberri
NA-411
NA-130
Baraibar
Udabe
Jauntsarats
Larraintzar
Lizaso
Auza
Iribas
NA-750
San Miguel
de Aralar
Uharte-Arakil
Orgi
Madoz
Latasa
Eraso
Cía
Etxarri-Aranatz
Irurtzun
tende una strada stretta però sicura, per attraversarla si dovrà circolare con precauzione e così, nel
frattempo, si può godere il magnifico faggeto che ci
circonda. Arriviamo subito al maestoso San Miguel
de Aralar, sobria costruzione dalla quale si può ammirare un imponente panorama.
Marcalain
N-240
A-15
PAMPLONA
la sierra de aralar e la valle de la ultzama
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Villava
Burlada
I 1
la sierra de aralar e la valle de la ultzama
tinerario
L
LA VALLE DE LA ULTZAMA
La valle dell’Ulzama sembra esser
uscita dall’immaginazione di un pittore. Nei suoi quadri, riflette un paesaggio ondulato e verde, dolce e
delicato. Le cime non sono alte né
con angoli aggressivi, ma montagne dalle linee più dolci. I larghi e
verdi prati alternano il loro spazio
con albereti, i boschi di faggio,
roveri, pini e castagni. Le terre
sono separate da siepi naturali e
vive creando lotti di diversi formati
e colori.
In queste valli circondate da montagne, prati e boschi, ruscelli e
bestiame al pascolo, si respira un
clima umido e delicato, proprio dei
pascoli e felceti
I paesi sono piccoli e belli. Le loro
case di solito sono grandi, di pietra,
a due tetti e porte di mezzo punto
che adornano le facciate levigate
con grandi balconi. Tra loro, una
menzione particolare merita Auza e
Elzaburu, meravigliose località della
valle dell’Ulzama.
I paesi della Navarra Umida, sono
contadini e forestali, anche se negli
ultimi anni è stata data una forte
spinta all’industria dei latticini. In
tutti loro si può gustare una straordinaria cucina.
Per ammirare i bei panorami delle
valli, possiamo visitare Elso o accudire al belvedere di Guelbenzu, da
dove si vede le valle dell’Ulzama e
Basaburua, fino alle Malloas e la
Sierra di Aralar.
In Auza, direzione ad Elzaburu, ad
appena cento metri, troviamo un itinerario che ci conduce fino alla
Yeguada del la Ultzama, 120 ettari
dove vivono puledri e cavalle con
l’obiettivo di diventare un giorno dei
purosangue per le corse dei cavalli.
Un autentico spettacolo.
Nei dintorni di Lizaso, vedremo le
indicazioni che ci porteranno fino
Occorre dire che il rovereto di Orgi
sviluppa un interessante
programma per coloro che sono
portatori di handicap visivo. Si
organizzano di solito delle attività
in cui viene data precedenza agli
altri sensi tranne la vista: una forma
diversa di sentire la natura e che
facilita il godimento completo di
tutto quanto offerto dal rovereto. È
che la maggior parte delle volte,
molte persone non sfruttano le
risorse necessarie per estrarre il
meglio di quello che ci circonda, ed
in generale, quasi tutti perdiamo le
sensazioni indescrivibili per non
saper come utilizzare tutte le nostre
capacità. Oggi possiamo tentarci.
all’affascinante Area Natural
Recreativa
(Area
Naturale
Ricreativa) di Orgi. Tra sentieri e
cammini, la vicinanza della natura e
la freschezza dei roveri e più di 50
specie più di alberi, Orgi attende la
nostra visita.
VALLE DE LA ULTZAMA
itinerari da pamplona R1 www.hotelespamplona.com
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itinerario 1
R1
interessante
programma
L´AREA NATURALE DI ORGI
RANA TEMPORARIA
Presso Lizaso ad appena 30 chilometri da Pamplona, si trova l’Area
Naturale di Orgi.
Allestito per l’arrivo del visitatore, il
rovereto è solcato da sentieri che
consentono di fare una gradevole
passeggiata. Ci attendono 80 ettari di
monti comunali in cui ci sono i roveri
peduncolati e più di cinquanta specie
di alberi, piante ed arbusti. Più di 40
tipi di volatili sono presenti in questo
luogo dove coabitano, dal merlo al
picchio, fino allo sparviero.
ROVERETO DI ORGI
king dove possiamo parcheggiare il
veicolo.
Attraverso dei cammini di più di 2
chilometri, sentiremo ad ogni
passo la serenità del rovereto. In
Orgi è stata curata con squisitezza
ROVERETO DI ORGI
R
ROVERETO
DI ORGI
Il benvenuto ce lo dà un punto d’informazioni con i pannelli esplicativi
posti presso una pergola e il par-
la sierra de aralar e la valle de la ultzama
la libertà della natura. Ci troviamo
nel bel mezzo ad un ambiente vivo
e che cresce secondo le proprie
leggi. In lui, sono stati allestiti
pochi sentieri e ponti molto rustici
per facilitarne l’accesso, però
abbiamo l’opportunità di presenziare in poltrona di prima fila lo spettacolo offerto dalla vita vegetale
ed animale in libertà
In questo percorso, c’è un piccolo
labirinto di vegetazione che farà la
delizia dei più piccoli. Inoltre, esiste un’ultima e bella parte di Orgi,
però di limitato accesso. Si trova
sull’altro lato della strada che conduce a Guelbenzu ed è una zona di
rigenerazione forestale.
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•foz di lumbier •foz di arbaiun
tinerario LE GOLE
FOZ DI LUMBIER
GLI AVVOLTOI
COME ANDARE
FOZ DI LUMBIER
Usciamo da Pamplona direzione Zaragoza-Madrid
e prendiamo la deviazione verso Jaca-Huesca dalla
N240. Lasciamo dietro di noi il passo di Loiti e
giriamo a sinistra nella N150 che, a tre chilometri,
ci lascerà nel bivio della Foz di Lumbier.
Domeño
178
NA-
FOZ DI ARBAIUN
Per visitare Arbaiun, c’immettiamo sulla strada di
Lumbier, la statale N178, e già in Domeño ci dirigiamo ad Usún. Dal ponte di Usún, parte uno
strettissimo sentiero di 3 chilometri scavato nella
roccia che fu canale d’acqua fino a Lumbier.
Pam
plo
na
Lumbier
Foz de Lumbier
N-2
40
Liédena
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Foz de
Arbaiun
Jaca
ITINERARIO: 90 KMS
40 ETTARI DI RESERVA NATURALE
Nella Foz di Lumbier o in quella di Arbaiun,
uno sente, indifeso, la forza della natura. Ci
colpisce il potere dell’acqua e l’erosione, che
per milioni di anni, sono riuscite a scavare
delle gole nella montagna. Sono paraggi
inaccessibili di pareti verticali, alvei profondi,
rupi solcate da crepe e caverne, rifugio di
molti animali, in special modo volatili.
Predominano gli avvoltoi fulvi, gli avvoltoi, i
falconi e i nibbi. Non a caso la Foz di Arbaiun
fu dichiarata Zona Speciale di Protezione di
Volatili.
F
FOZ DI LUMBIER
Ci attende una gola di un poco più di
un chilometro, 40 ettari di riserva
naturale ed un dislivello di 130 metri
solcato dall’acqua su dure rocce calciche. Al principio ed alla fine il passaggio è stretto, anche se al suo
interno l’ampiezza va man mano
crescendo. Luogo impenetrabile ad
eccezione dei coraggiosi trasportatori di tronchi su zattere, vide passare fino agli anni 50 la ferrovia “L’Irati”
attraverso due tunnel perforati nella
montagna. Ora, l’antica ferrovia facilita un sentiero nella Foz. In lei, troviamo un ponte diroccato del XVI che,
secondo racconta la leggenda, lo
costruì il diavolo.
FIUME SALAZAR
FOZ DI
ARBAIUN
F
FOZ DI ARBAIUN
Arbaiun è una Riserva Naturale di
1.164 ettari. Il fiume Salazar percorre
6 chilometri da vertigine, per una gola
di 385 metri di profondità e 550 di
separazione media tra le sue pareti.
Ha una strana struttura: radicalmente
verticale nella parte superiore con
pareti scoscese di dura roccia calcarea e la parte più in basso, più dolce,
di roccia calcica sabbiosa, meno resistente e permeabile, che favorisce il
logorio del tempo.
Annovera un’enorme diversità di vegetazione, anche se predominano i roveri e querce, faggi, lecceti, rovereti e
bosso.
GLI AVVOLTOI FULVI
le gole
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I 3
tinerario
PUENTE DE LA MAGDALENA
•la città dei parchi
LA BELLA
PAMPLONA
P
PERCORSO PER
PAMPLONA
Con appena 190.000 abitanti,
annovera una gran qualità di
vita, senza intasamenti, né
fumi e con buoni servizi assistenziali. I quartieri nuovi sono
realmente attraenti e dispongono di tutti i mezzi alla loro
portata, ma il nucleo della vita
sociale e commerciale è il suo
bel centro storico.
TORRI DI SAN CERNIN
Dalla Plaza del Castillo, scendiamo per
Chapitela fino alla piazza dell’Ayuntamiento (Municipio) e la sua facciata barocca, immagine dei chupinazos (lancio
di mortaretti).
Sulla mitica salita di Santo Domingo, troveremo il magnifico Museo di Navarra.
Nella salita, una piccola nicchia segnala
dove San Fermín riceve i canti dei ragazzi prima dell’encierro (la corsa davanti
ai tori). Seguendo il percorso della corrida, passiamo per il Municipio e la famosa curva dei Mercaderes. Lasciamo il
percorso dell’encierro e saliamo la calle
Curia fino alla gran Cattedrale gotica ed
il Museo Diocesano.
Presso la cattedrale, la bella e incantevole piazza di San José, culmina in un
angolo incantevole: un vicolo che separa due case unite tra di loro da una passarella rialzata coperta. Dietro, il baluardo del Redín e la nota osteria medievale
Per trovare le sue origini, dobbiamo rimontare agli anni 7574 avanti Cristo, quando il generale romano Pompeyo si
attendò in questi luoghi, dove già abitava un popolo indigeno bascone e fondò la città romana di Pompaelo. Nel 276 fu
rasa al suolo dai barbari.
Nella sua ricostruzione, sorsero “tres pamplonas”. Erano i
tre borghi: quello di San Cernin o San Saturnino popolato dai
franchi, quello di San Nicolás con artigiani franchi e navarresi e quello di Navarrería con i basconi. Per tre secoli,
subirono sanguinanti tensioni fino al 1423. Il re Carlos III il
Nobile, con il Privilegio dell’Unione, fece in modo che
Pamplona diventasse definitivamente una. Nel 1512,
Pamplona e Navarra passarono a formar parte del territorio
spagnolo, ma con una serie di privilegi raccolti nel Foro
Navarrese.
Attualmente, Pamplona è il luogo della gente venuta da tutta
la comunità provinciale e il capoluogo della Navarra è la
LA CORSA DAVANTI AI TORI.
del Caballo Blanco.
Seguendo la muraglia, intopperemo con
il Portal de Francia, porta d’entrata dei
Pellegrini del Cammino di Santiago. Ritorniamo per la calle del Carmen ed infiliamo la Estafeta, l’itinerario dell’ “encierro”. In esso troverà la casa degli Itúrbide
ed il Palazzo dei Goyeneche, del XVIII se-
origini
sintesi della Montagna e della Ribera. È anche un grande
centro universitario grazie all’Università Pubblica della
Navarra ed all’Università della Navarra. Gli studenti invadono Pamplona con la loro voglia di divertirsi in ottobre e non
l’abbandonano fino a luglio.
Inoltre, se uno vuole, a meno di 10 chilometri siamo in pieno
natura e, senza il bisogno di uscire da Pamplona, possiamo
goderci gli innumerevoli giardini, un autentico piacere per i
sensi.
Alcuni ultimi appunti gastronomici: a Pamplona si mangia
che è una meraviglia. Il meglio di tutta la cucina navarrese,
agnello arrosto o al chilindrón, verdure squisite, pesce fresco (il mare è ad un’ora) e vini di gran qualità, tutto ciò lo
troviamo in Iruña (Pamplona). È un’occasione eccellente per
andare a mangiare degli stuzzichini.
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PAMPLONA HA UN INCANTO DIFFICILE DA DIMENTICARE. È UNA CITTÀ
SEMPLICE, ANTICA E MODERNA ALLO STESSO TEMPO.
PAMPLONA
colo. Al fondo ci aspetta la piazza della corrida ed il monumento allo scrittore nordamericano Hemingway, che
rese famoso il San Fermín con il suo
libro “Festa”.
Nella calle Mayor possiamo ammirare
il palazzo di Ezpeleta. Culmina nella
chiesa di San Lorenzo, la sua adorata
cappella di San Fermín e la piazza di
Recoletas.
Il viale di Carlos III è sovrastato dal
Monumento ai Caduti e nell’altro estremo, dal Teatro Gayarre ed il neoclassico Palazzo di Navarra o la Deputazione. Venne costruito nel 1851 da
José de Nagusia e possiede un bel
Salone del Trono. Presso la facciata
del Paseo Sarasate, c’è l’elegante Archivio della Navarra e la longeva sequoia che primeggia nel giardino.
Di fronte, troveremo uno del più bei
giardini di Pamplona: la Taconera.
Nel Paseo Sarasate o Valencia, si erige il Monumento ai Fori del 1903.
Simboleggia i privilegi della Navarra e
le sue leggi. Nelle vicinanze, ci attende la bella chiesa-fortezza di San Nicolás, del secolo XIII. Dietro, la calle
San Miguel conduce all’incantevole
piazza di San Francisco. Lì vicino, nella calle Ansoleaga, c’è la Camera dei
Comptos Reales ed alla fine, la chiesa
di San Cernin o San Saturnino. Lì possiamo ammirare il “pocico” (pozzetto)
nel quale San Cernin battezzò i primi
navarresi, tra i quali San Fermín. Ha
un bell’atrio del XVIII secolo, portale e
timpano.
Usciamo all’Avenida del Ejército, ed
incontriamo l’incantevole Vuelta del
Castillo e la Ciudadela (Cittadella),
preziose mura a forma di stella, con
baluardi a punta di freccia. Al suo interno, troveremo diverse esposizioni
culturali.
L
LA PIAZZA DEL
CASTELLO
I navarresi di nascita o di adozione
professano uno speciale affetto alla
Plaza del Castillo. Numerose generazioni hanno vissuto le feste, le sere
d’estate e le mattine della domenica
sotto i suoi portici. Da lei sorge, come
se si trattasse dell’epicentro di una ragnatela, stretti e frequentati vicoli del
centro storico di Pamplona.
L’inizio della costruzione di questa
piazza avvenne nel 1651 e così denominata, perché anticamente fu un paraggio prossimo all’antica fortezza di
PIAZZA DEL CASTELLO
la bella pamplona
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I 3
la bella pamplona
tinerario
La Cattedrale di Santa
María la Real
La Cattedrale di Pamplona impressiona ed inganna. Davanti alla
sua facciata neoclassica di Ventura Rodríguez del 1783, uno immagina una cattedrale indifferente. Niente a che vedere con la
realtà. Il suo interno gotico è molto accogliente.
La Cattedrale, ed in particolare le sue torri, è l’emblema della
città. Iniziò romanica nel secolo XII, finché la distrussero nella
guerra della Navarrería. Da quella tappa, il Museo di Navarra
conserva dei bellissimi capitelli e la presente cattedrale gotica
mantiene ancora la cappella di San Gesù Cristo. Nel 1394, ebbe
inizio l’opera e terminò nel 1472.
Attualmente, la sua pianta a croce latina con tre navate, cappelle laterali e testata con cappelle, mostra il magnifico risultato di
una recente restaurazione conclusa nel 1994: sfoggiano come risuscitate delicate vetrate, una squisita policromia e legni lavorati.
Il suo angolo più lodato corrisponde al chiostro gotico francese,
uno del più belli d’Europa. Qualsiasi persona rimane meravigliata dall’armonia e pace che si respira in essa e la ricchezza di
ogni singolo arco, grandi finestre, rilievi,... I suoi corridoi incorniciati da sei archi appuntiti, le porte del chiostro Amparo e Preciosa, gli archivolti e la loro decorazione geometrica e figurativa,
sono degni di ammirazione.
Piace anche in modo particolare la particolare cappella Barbazana, con una volta a croce stellata a otto punte, ed il mausoleo di
Carlos III el Noble e Doña Leonor, luogo di riposo dei re stesi in
Luis Hutín nella quale si tennero tornei
ed incluso corride di tori.
L’edificazione della piazza terminò nel
secolo XVIII ed in essa continuarono le
corride di tori fino al 1844.
Ora, come in tanti altri momenti, la vita gira attorno alla Piazza dello Ca-
posizione giacente e con una lunga tunica e corona. Nelle vicinanze, l’immagine romanica laminata d’argento di Santa María
la Real.
Il museo Diocesano si trova all’interno nella stessa cattedrale.
Con entrata dalla calle Dormitalería, in esso ci sono immagini
religiose, pale d’altare gotiche e rinascimentali, ori ed oggetti liturgici.
Di seguito, possiamo ammirare una bella sagrestia rococò, una
Cappella di Musica del secolo XVI, le pale d’altare gotiche del
Santo Cristo e di San Tommaso e quella di San Giovanni Evangelista, il Crocifisso di Juan de Bazcardo ed il Cristo di Anchieta.
Ah! Non si perdano, presso la cattedrale, l’accogliente Piazza di
San José.
stello. Sul bel mosaico della piazza,
gente di diverse generazioni si riuniscono per conversare, condividere
opinioni ed informarsi di quello che avviene nella nostra Navarra. Lai chiamano il “stanza di soggiorno dei pamplonesi” e la cosa vera è che uno lì si
trova a suo agio.
È una bella esperienza collocarsi nell’edicola, in pieno centro della piazza,
e ruotare su se stesso di 180 gradi
posando lo sguardo su ciascuna delle
case che conformano la Plaza del Castillo, quasi tutte del secolo XVIII, i loro balconi, torrette, attici, grandi finestre,...
EL BALUARTE
itinerari da pamplona R3 www.hotelespamplona.com
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itinerario 3
R3
Anticamente, fino al 1910, invece dell’edicola, c’era una fontana disegnata
da Luis Paret, sulla quale regnava la
statua dell’Abbondanza, la “Mari Blanca”, che oggi possiamo ammirare nei
giardini della Taconera.
Questa piazza è stata completamente
ristrutturata nel 2004.
P
PAMPLONA, ZONA
VERDE
Pamplona respira bene: ha buoni polmoni. Uno può perdersi nei suoi quattro milioni di metri quadrati di giardino. Anche le rotonde stradali sono
un’autentica opera d’arte floreale, soprattutto in primavera.
Appena entrati alla vicina Avenida del
Ejército, incontreremo un altro bel
parco, quello della verde spianata della Vuelta del Castillo. Circonda la Cittadella, un prezioso recinto murato a
forma di stella, i cui baluardi termina-
vano a punta di freccia e che accoglie
diversi edifici di origine militare nei
quali si organizzano numerose esposizioni d’arte. Fu fatto edificare da Felipe II, e dal 1.973, è Monumento Nazionale. In esso si riuniscono i pamplonesi per praticare lo sport, pasLA CITTADELLA
la bella pamplona
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I 3
la bella pamplona
tinerario
la taconera
ga
Ar
Río
AYUNTAMIENTO
Avda Bayona
Il parco della Taconera, prossimo alla
chiesa di San Lorenzo, presume di una
singolare bellezza. In questo curato
giardino, si mescolano alberi, siepi, fiori
e sentieri con monumenti emblematici:
quello del tenore Julián Gayarre o quello
della cara Mari Blanca (precedentemente
nella fontana della piazza del Castillo), il
bassorilievo di bronzo dell’umanista
Huarte de San Juan o l’atrio di San
Nicolás. Tutto ciò, assieme alle muraglie
ed i suoi fossati in cui vivono cervi,
daini, anatre, pavoni,... È particolarmente
bella la visita della Taconera a Natale,
quando i fossati diventano un
gigantesco presepio con figure a
formato reale, illuminazione natalizia e
la curiosità attonita degli animali.
or
May
eta
taf
Es
TACONERA
José
San
Pza
CATEDRAL
BURLADA
PZA CASTILLO
Palacio de MEDIA
Navarra
LUNA
BALUARTE
Navarra
Avda Baja
Avda
Ejércit
o
VUELTA DEL
CASTILLO CIUDADELA
seggiare o, semplicemente, prendere il sole.
Pamplona, mostra uno stile diafano,
orientale, con geyser incluso. Accoglie al planetario di Pamplona.
Un altro bel parco è quello della
Media Luna, un luogo giusto per gli
innamorati. Tra siepi, fontane e pergole, si possono godere le straordinari panorami dell’Arga, gli orti
della Magdalena e la cattedrale.
Tutto ciò senza dimenticare il passaggio del fiume Arga per Plamplona
e i frondosi viali fluviali ed il bel campus dell’Università di Navarra presso
il fiume Sadar.
Il parco giapponese di Yamaguchi è
il più moderno di tutti. In onore a
Yamaguchi, città gemellata con
Non è da meravigliarsi che più di 75
tipi di volatili scelgano questo paradiso naturale per vivere.
RONDA BARBAZANA
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14
I 4
•señorío de bértiz •elizondo •grotte di urdax e zugarramurdi
tinerario
PIRENEI
COME ANDARE
Usciamo da Pamplona per la Avenida
Baja Navarra, lasciamo Burlada a destra
ed intraprendiamo l’itinerario in direzione della Francia per la provinciale N121A. Nella seguente rotonda
e nel prossimo incrocio, infiliamo di
nuovo questa stessa direzione. Passeremo molto vicino a Lanz, nella falda del
monte Saioa, rinomato per il suo carnevale. Lasceremo a destra la Venta de Ulzama, dove sulla strada di ritorno dobbiamo provare la casereccia cagliata.
Molto vicino, troveremo l’entrata al Señorío di Bértiz, un magnifico spettacolo di accurati giardini e bosco selvaggio.
Il paesaggio del passo, pieno di burroni
e monti, è impressionante, ma la strada
è ampia e permette di realizzare varie
soste per ammirare dei bei panorami.
Se continuiamo l’itinerario per la strada N121 b, si arriva ad Elizondo, bella
cittadina con case incorniciate da travi
di legno e scudi signorili, poste ad un
lato e dall’altro del fiume, separata da
vari ponti pieni di un incanto umido.
Alcune case sembrano sorgere dallo
stesso fiume Baztán.
Dobbiamo superare il passo di Otsondo,
fino a raggiungere la cima che ci offre
una panoramica spettacolare. Iniziare la
dolce discesa di sette chilometri fino ad
arrivare ad Urdax ed il suo popolare
quartiere di Dantxarinea, dove giriamo
a sinistra fino ad arrivare attraverso una
strada stretta alle grotte di Zugarramurdi, dove ancora si sente parlare di
storie di streghe e tregende.
Di ritorno alla strada statale, potremo
imboccare la strada verso Urdax e le
Cuevas (Grotte) Ikaburu, il paradiso delle stalattiti e delle stalagmiti. Una bella
escursione.
Urdax–Urdazubi
ATLANTICI
Nella valle del Baztán, la magia propria del nord della
Navarra corona dei paesaggi affascinanti, paesi pieni di
semplicità ed una gastronomia straordinaria. La ricchezza dei suoi estesi pascoli sempre verdi si riflette nel bestiame di questo idillico luogo. I roveri e i faggi predominano nei boschi frondosi.
S
SEÑORÍO DE BÉRTIZ
Il Señorío de Bértiz sono 2.000 ettari sfruttabili fino all’ultimo centimetro: il suo spettacolare giardino
botanico, i palazzi ed il bosco agreste e selvaggio che circonda questo
Pedro Ciga y Mayo ne fu l’ultimo proprietario. Lo acquistò nel 1889 per
650.000 pesetas dell’epoca in oro.
Appassionato della natura, questo danaroso avvocato riuscì a creare un
magnifico insieme conformano
un luogo incantevole e di vitale
importanza in Navarra.
giardino botanico con più di 120 specie provenienti da tutti i continenti. Alla sua morte nel 1949, Pedro Ciga donò Bértiz alla Deputazione Forale di
Navarra con una sola condizione: dovevano conservare la proprietà senza
variarne le caratteristiche.
N-121B
Zugarramurdi
Bértiz
N-121A
Oronoz–Mugaire
Elizondo
Oggi è un Parco Naturale, ma in
altri tempi, fu un territorio che
venne concesso ai signori della
valle in ricompensa del mantenimento della neutralità di Navarra di fronte la Francia e La
Castiglia.
Il suo curato giardino arboreo permette di percorrere, botanicamente parlando, molti paesi. Debitamente se-
A Pamplona
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16
I MONTI, POCO A POCO, PERDONO ALTEZZA MAN MANO CHE SI AVVICINANO AL MARE CANTABRICO.
SEÑORÍO DE BÉRTIZ
gnalizzate, più di 120 specie attendono il visitatore in un recinto da sogno
solcato da ponti, cascate, pergole,
sentieri e stagni. Alcuni di questi alberi ed arbusti, furono portati da Pedro
Ciga nei suoi innumerevoli viaggi e tra
loro, possiamo distinguere un esotico
gingko dalle foglie a ventaglio, una
palma cica (piccola) di Java ed una sorprendente giungla di bambù.
Se ciò è poco, il Señorío dispone di
un Centro d’Interpretazione della Natura situato nel casale di Tenientetxea.
Una cappella di stile modernista, completa l’insieme del Señorío.
È ci rimane ancora il monte. A piedi, in
bicicletta o a cavallo, possiamo prendere la via che parte dal giardino e
sommergerci in una vegetazione che
c’inonda con la sua selvaggia bellezza. Ci attende un impenetrabile bosco
di faggi, roveri e castagni, solcato da
un sentiero di 11 chilometri che termina nel palazzo di Aitzkolegi, un vero
capriccio che Pedro Ciga regalò a sua
moglie, dal quale si può si possono
vedere dei meravigliosi panorami.
Questo bosco ospita molte specie
animali, alcuni in estinzione. Da porre in evidenza le 50 specie di volatili localizzati a Bértiz. Tutto da ammirare!
E
ELIZONDO
La bella località di Elizondo è il centro
più importante della Valle del Baztán,
centro commerciale ed amministrativo.
Tutta la valle forma un solo termine
comunale e le proprietà comunali
possono essere utilizzate da qualsiasi
abitante del luogo. Elizondo, luogo
scelto per celebrare fiere e mercati, è
una popolazione attiva, sempre in costante ebollizione.
Il nordico casale di Elizondo sporge
sulle rive del fiume Baztán o Bidasoa.
Le case di solito sono grandi, a due
tetti e potenti grondaie che proteggono i bei balconi di legno. Le porte, formati da un arco ed androne, raccolgono lo sguardo del viandante.
Attirano la nostra attenzione le nume-
rose case signorili e palazzine che
adornano Elizondo, specialmente nella
via principale. Da queste terre, ci furono tempi in cui gli abitanti dovettero
emigrare in America. Altri costruirono
il loro futuro come nobili nella Corte di
Madrid e ottennero dei titoli nobiliari.
Alcuni nobili ed indiani ritornarono e
portarono con sé la loro fortuna.
Tra queste ville, una particolare attenzione merita il Palazzo barocco di
Arizkunenea. Fu edificato nel 1730 da
Miguel de Arizkun, importante corteggiatore della Corte di Felipe V. Durante la prima guerra carlista ebbe come
illustri ospiti il pretendente al trono di
Spagna, Carlos de Borbón, Zumalacárregui ed il generale Espoz y Mina.
La costruzione porticata della Casa
Concistoriale è barocca del secolo
XVIII. Conserva ancor’oggi al suo interno l’antica bandiera della valle, che
secondo quanto si racconta, ondeggiò
nella battaglia delle Navas de Tolosa
nel 1212.
ELIZONDO
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17
I 4
pirenei atlantici
tinerario
Altre costruzioni di rinomanza sono la
casa di Istekonea, i palazzi Cabo de
Armería Arozarena e quello di Arretxea, la casa Francesenea, il Palacio
Duate, la Casa del Virrey (viceré) e la
Chiesa di Santiago.
Per gli amanti delle cose dolci, qui trovano la loro perdizione. La pasticceria
Malcorra elabora un delizioso cioccolato alle nocciole. Non è che l’inizio.
In Elizondo le ricche terre offrono prodotti di straordinaria qualità: la carne
di manzo, l’agnello e il maiale è magnifico, la trota salmonata squisita, e
nei dessert, la cagliata e la ricotta, da
togliersi il cappello. Un piatto tipico è
il Txuri-tabeltz, un intingolo elaborato
con trippe di agnello molto buono.
GROTTE DI ZUGARRAMURDI
G
GROTTES DE URDAX O DE IKABURU
Malgrado le grotte di Zugarramurdi siano più famose per la
loro relazione con la stregoneria, quelle di Urdax sono più
belle e spettacolari.
Quasi in frontiera con la Francia, Urdax è una bella località
contadina, passo obbligato del Cammino di Santiago. Di lì
la sua origine. Dal 1221, la cittadina fu sotto il gran potere
del monastero di San Salvador de Urdaz, antico ospedale di
pellegrini, fino al 1789. Di questo monastero, dato a fuoco e
saccheggiato nella Guerra della Convenzione ed abbandonato nel 1839, possiamo vedere la sua imponente chiesa. Altre
parti, come il chiostro, vennero abilitate poi come case. Il resto degli costruzioni appartengono ai secoli XVI e XVII.
In direzione di Zugarramurdi, presso il casale di Matxingonea, troviamo le grotte di Ikaburu, dove si racconta che vivevano le lamie, esseri metà donna e metà pesce. Sono 350
metri di grotta, con diverse cavità minori sempre impregnati
dalla sensazione che si sente nell’osservare come le stalattiti e le stalagmiti grigiastre per la calce e lucide per il magnesio, nascono e muoiono.
Dalle sue numerose ramificazioni, sorgono incredibili sale
che trattengono il suono di un ruscello: l’Urtxuma. Questa
grotta è stata allestita per il visitatore con una buona illuminazione e scale.
Inoltre, Urdax ha due giacimenti preistorici, rappresentati
dalla grotta di Alkerdi e quella di Berroberría.
Possiamo vedere anche il casale di Axular, dal quale Pedro
de Aguerre gran scrittore classico in euskera (lingua basca),
prese il suo nome. Una leggenda racconta che il diavolo le
insegnò la negromanzia a cambio della sua anima. Ma Pedro
Axular cambiò d’opinione quando era venuto il momento
del “pagamento” ed uscì fuggendo. Satana lo inseguì, ma
poté acciuffare solo la sua ombra. Perciò, Axular fu conosciuto come “l’uomo che perse la sua ombra”. Molti altri
racconti leggendari di stregoni o itxikos, frutto dell’immaginazione della gente, volano sui paesaggi che circondano
Urdax.
Inoltre, in Urdazubi-Urdax, si può gustare degli eccellenti
piatti: saporiti funghi, fagioli, porri, cicorie così come succose carni di manzo ed agnello o per quanto riguarda il dessert, cagliate caserecce e ricotta di latte di pecora.
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itinerario 4
G
DOLMEN IN GORRAMENDI
rimonia di culto al diavolo, il quale si
presentava sotto forma di montone o
di essere umano. Dopo un rito in cui
mangiavano i morti cominciava la
sfrenatezza orgiastica.
GROTTES DEI
ZUGARRAMURDI
Zurragamurdi nacque come fattoria
del monastero di San Salvador de Urdax. Si trova in una zona della Navarra di radicate tradizioni precristiane
che furono i precursori della stregoneria, in particolar modo nei secoli XVI e
XVII.
Storicamente, dobbiamo rimontarci all’esecuzione di sentenza dell’Inquisizione del 1610 in cui 31 abitanti di
Baztán, Urdax e Zugarramurdi furono
accusati di stregoneria e portati a Logroño. La Santa Inquisizione li imputò
di partecipare nelle messe nere ed orge, di possedere il demonio, di commettere atti di vampirismo e necrofagia, lanciare malefici e provocare tempeste. Alcuni confessarono e si salvarono. Tredici morirono nelle crudeli
prigioni di allora e davanti a trentamila
spettatori, sei di loro furono bruciati
vivi e cinque morirono in statua.
Le grotte in cui falsamente si celebrarono queste tregende, sono a 400
R4
Tra tanta magia e leggenda, probabilmente molti malintenzionati abitanti approfittarono per incolpare dei
mali alla gente del paese, che dopo
la tortura, si dichiaravo colpevoli.
Probabilmente, il motivo di queste
riunioni era più che altro la voglia di
rompere la monotonia e godersi tutto ciò che è proibito, però niente atti diabolici.
metri da Zugarramurdi presso il prato di Berroskoberro o Akelarre. Si accede da una cavità incavata dalla regata dell’Inferno o Infernuko erreka.
L’acqua la percorre 120 metri attraverso un tunnel che raggiunge altezze di 12 metri, interrotto da due gallerie ancor più elevate. Una si chiama
Sorgin-leze, grotta delle streghe.
Si racconta che coloro che desideravano incontrare Lucifero si spostavano volando su delle scope o convertiti in animali. Assistevano ad una ce-
Nella denominata Cueva Grande
(Grotta Grande), durante le feste patronali, si realizza il 18 agosto un luculliano pranzo. Su di un falò, si collocano pezzi di montone arrostito o
ziriko-jatea, infilzato in stecchi. Accompagnato da una piperrada (Contorno a base di peperoni rossi, pomodori e uova sode triturate con olio
e aceto) ed una minestra, configurano un tradizionale atto che congrega
molti vicini della zona ed anche dal
paese limitrofe.
QUINTO REAL
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I 5
tinerario
•orreaga-roncesvalles •fabbrica d´armi di orbaiceta •bosco di irati
PIRENEI
ORIENTALI
Questa è l’occasione per percorrere una parte del Cammino di Santiago, però
in senso opposto. Dall’affascinante complesso monumentale di Roncesvalles,
sorge il Cammino di Santiago in Spagna.
O
IBAÑETA: MONUMENTO A ROLDÁN
ni più tardi di trasferirlo a Roncesvalles. Cominciò subito a ricevere la
Colegiata i favori dei nobili, pellegrini
e monarchi europei, in particolar modo quelli di Sancho VII el Fuerte.
ORREAGARONCESVALLES
A Roncesvalles, punto di partenza
del Cammino di Santiago, uno sente
la storia e la leggenda emanata da
questo mitico posto.
Fu un enclave vitale in Europa durante il Medioevo. Migliaia di pellegrini
accorrevano da tutte le parti. La
Chanson de Roland, il canto delle gesta più antico di Francia (secolo XI)
trapassò frontiere raccontando la
storia del leggendario eroe, che perse la vita in quei paraggi nella battaglia in cui Carlo Magno fu sconfitto
dai Baschi nel 778.
La Colegiata conserva anche una
bella immagine di Nostra Signora di
Roncesvalles, del secolo XIV, interamente ricoperta d’argento, tranne il
viso e le mani. È sorprendente
l’espressione dei suoi occhi a mandorla guardando il bambino.
Nel 1127, venne costruito un ospedale nell’alto di Ibañeta, però le nevi
ed il freddo, consigliarono cinque an-
La Colegiata
La real Colegiata, di stile gotico rurale
francese del secolo XIII e con cinque
magnifiche vetrate, è composta da
tre navate senza arco incrociato, un
chiostro del XVII ed una bella sala
capitolare, anche cappella di San
Agustín o Preciosa, dove riposano le
spoglie del re Sancho VII el Fuerte e la
sua sposa. Questo mausoleo raccoglie
le dimensioni reali del re. Non è uno
scherzo. Uno studio sul suo femore
dimostrò quello che le cronache
dell’epoca dicevano: era alto 2,25
metri.
Nell’edificio più antico, la Cappella
del Sancti Spiritus o Silo de Carlo
Magno (secolo XII), sono sepolti i
pellegrini che morivano in Roncesvalles e come dicono, i dodici paia di
Francia morti nella battaglia di Roncesvalles. Si racconta che fu edificata sulla pietra nella quale Roldán conficcò la sua spada Durandal dopo la
sconfitta.
Il museo conserva oggetti di ceramica, oggetti d’oro, sculture e pitture,
in modo particolare la Sagrada Familia (la Sacra Famiglia) di Luis de Morales, un trittico fiammingo e l’Evangeliario di Roncesvalles o el ajedrez
di Carlo Magno (scacchi).
Inoltre, Roncesvalles si completa
con la Cappella di Santiago e la Cruz
de los Peregrinos (Croce dei Pellegrini) che dal XVI secolo ci saluta
quando lasciamo Roncesvalles.
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20
UN CAMMINO IMMERSO NELLA BELLEZZA DEI
VERDI PAESAGGI DELLA PROVINCIA E
L’OSPITALITÀ DEI SUOI BEI PAESI.
L
RONCESVALLES.
LA FABBRICA D´ARMI DI ORBAICETA
Questo è, senz’altro, un enclave speciale. La Fabbrica d’Armi di Orbaitzeta
chiusa già da più di un secolo e la natura ha conquistato molti dei suoi spazi. Si fondono le sterpaie e la vegetazione frondosa con la struttura di ferro
e pietra, gli archi della sua architettura
con un paesaggio più consone ad un
parco naturale più che ad un’attività industriale. C’è un po’ di irreale in questo
luogo e, innanzi tutto, ci sono degli angoli che impressionano per la loro strana bellezza, per il loro silenzio.
Venne chiamata la Reale Fabbrica di
munizioni per armamento. Si trova in
una zona ricca di giacimenti di rame,
mercurio, ferro, argento, zinco e
piombo. Anticamente, in questo posto
ci fu una ferriera medievale. Dobbiamo rimontarci all’anno 1784, quando il
re Carlos III di Spagna comprò questa
fonderia. Ai quei tempi, le risorse minerarie erano già esaurite, cosicché si
fece portare i materiali dalle miniere
della Biscaglia. Questa fabbrica si dedicò alla fabbricazione di bombe d’ar-
tiglieria e lingotti di ferro. Per la sua alta produttività e la vicinanza alla frontiera, fu oggetto di numerosi attacchi,
saccheggi ed incendi sino a che alla fine cessò l’attività nel 1873. Per anni
abbandonata, venne “risuscitata” con
dei lavori di restauro che fecero venire
alla luce parte di quello che fu.
Non è che succeda molto spesso il
fatto di poter visitare una esempio di
architettura imprenditoriale ed industriale di quei tempi e la Fabbrica di
A Valcarlos
COME ANDARE
dei cervi maschi.
Ibañeta
Riprenderemo la N135 per
Selva de Irati
passare i passi meno ripidi
di Erro (801 m.) e Mezquíriz
Roncesvalles
(922 m.). Attraverseremo
Fábrica
Burguete, paese di passaggio
NA-138
Orbaiceta
del Cammino di Santiago che
Burguete
mantiene una carreggiata pelleNA-140
Eugi
grina ed imponenti casone blaEmbalse
sonate. Arriviamo ad OrreagaAribe
Roncesvalles, enclave vitale in
Europa durante vari secoli ed un
Erro
luogo incredibile con un immenso
Zubiri
significato storico per la Navarra.
NA-135
Di nuovo, retrocederemo, e prenderemo
la strada provinciale NA140. Lasciamo
Garralda, arriviamo ad Aribe e, in questo
punto, prendiamo il bivio per Orbaiceta, fino
Di ritorno ad Aribe, prenderemo il bivio per
ad arrivare alla sua bella Fabbrica d’Armi,
accompagnati dall’impressionante immagine Villanueva de Aézkoa, in una valle di 925 metri
della Selva de Irati. Sorprende un po’ il fatto di altitudine dove troveremo i suoi famosi hórreos (silos), e la chiesa di San Salvador.
di visitare una fabbrica d’armi. Quando la
vedremo, comprendiamo perché è un luogo Infine, prudenza per le strade in inverno: la
magico.
neve ed il gelo sono un fattore comune.
AP
amp
lona
Lasciamo Pamplona direzione Burlada e
nell’incrocio di Villava (paese natale del
campione di ciclismo Miguel Induráin),
imbocchiamo la statale N135 in direzione
della Francia. Attraversiamo Huarte e
continuiamo verso la Francia e Zubiri,
accogliente località con un ponte gotico
medievale del quale si dice che può curare la rabbia. Ci attente un paesaggio
incantevole.
Prendiamo la strada N138 che tra 7 chilometri ci condurrà fino ad Eugui. È un
paesetto molto piccolo composto di
poche, però grandi casone nordiche ubicate presso il lago artificiale di Eugui,
dove viene raccolta l’acqua per la regione di Pamplona dal 1971. Essendo destinata per l’uso potabile, il bagno non è
permesso. Questo lago artificiale spesso
ci regala il riflesso di Eugui e il monte
Quinto Real, 5.900 incredibili ettari
popolati da faggi, aceri, agrifoglio, bosso,
cinghiali, volpi, cervi,... All’inizio dell’autunno, si può ascoltare il muggito
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21
I 5
pirenei orientali
tinerario
ORBAICETA: FABBRICA D´ARMI
Orbaitzeta ci racconta molto riguardo a ciò che fu la vita quando attorno a lei non si sentivano ancora il vocio dei lavoratori. Osserveremo le
case degli operai attorno alla piazza
e una parte del processo di fabbricazione delle armi: le officine, i deposi-
ti, due forni di fonderia,... il cuore della fabbrica.
Inoltre, è il canale costruito per profittare la forza del fiume Legarza, un
condotto che ancora conserva i suoi
solidi de muri e resti di alcune sor-
prendenti volte che lo conformarono.
Ed inoltre, da questa fabbrica, partono le escursioni per la visita dei monumenti megalitici e resti romani di
Urkulo e le montagne più vicine, Ortzanzurieta e Mendilaz.
I
URKULU
IL BOSCO DI IRATI
Da sempre la Selva del Irati è stata legata al mondo delle leggende. Non c’è
da meravigliarsi. In un paraggio così bello, dove il silenzio condivide il suo
spazio con suoni indecifrabili, uno immagina di vedere il mitico Basajaun, un
essere molto alto e una lunga chioma di capelli, che s’appoggia su di un palo. Se lo troviamo nel nostro cammino, non dobbiamo fuggire né farlo arrabbiare. Se facciamo quello che ci dice, sarà la nostra inoffensiva guida.
La Selva del Irati è la maggior macchia forestale della Navarra e la seconda
concentrazione di faggi d’Europa. Si trova in una depressione solcata dal fiume Irati ed i suoi affluenti, con un’estensione boschiva di 12.400 ettari: tra
i quali, 6.250 sono del monte Irati e 1.800 del monti de la Cuestión. Principalmente, è configurata da faggi ed abeti, specie autoctone. In autunno è
affascinante osservare gli inverosimili colori creati dalla propria natura.
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itinerario 5
Per molto tempo, la Selva del Irati rimase vergine, ma nel secolo XVIII fu
oggetto di aspre dispute tra la Francia e la Spagna. Le guerre nate dal
desiderio di possedere quel legno
per la loro flotta marittima e dagli
abeti sorgevano i migliori alberi maestri. Nel 1856, il Tratado de Límites,
(il Trattato dei Limiti) concesse i terreni alla Spagna ed anche in questo secolo, venne concesso al governo l’abbattimento gratuito degli alberi per
l’Armata. Lo sfruttamento si estese
ancor più in là del secolo XX.
Ma di tutto questo si salvò una parte
della selva vergine nel Monte La Cuestión, 20 ettari di bosco inalterato
chiamato riserva di Lizardoya o El
Parque. Gli abeti raggiungono altez-
R5
ze di 40 metri ed i tronchi misurano
più di un metro di diametro. Le frondose coppe impediscono a volte di
vedere il cielo. Un’autentica delizia.
A nord, il lago artificiale di Irabia è
di una straordinaria bellezza. Si può
girarci attorno su tutti i 9 chilometri
di questo lago a piedi o in bicicletta.
Anche ad Irati ci sono magnifici rovereti, come quelli di Tristuibartea e
Aritztoki.
Senza perdere il sentiero nelle passeggiate forestali, potremo sentire
la vita nella selva: fringuelli, pettirossi, cinghiali, volpi. Camminando in
silenzio uno può incluso incontrare
caprioli e cervi.
ARIBE.
IL LAGO ARTIFICIALE DE IRABIA
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I 6
tinerario
•las bardenas •tudela •peñalén •monastero de la oliva
LA RIBERA
Un deserto in pieno nord peninsulare, un pezzo del Sahara
cambiante dall’erosione che ci fa immaginare banditi del Lontano
Oriente mettendoci di fronte il bandito forestiero. Le Bardenas,
territorio storico di passaggio di gole di monte, sicuramente
c’impatteranno. Ha una fortissima erosione che genera capricciosi
e cambianti cocuzzoli, colli e burroni, accentuati ancor di più dalle
tramontane invernali, le piogge torrenziali e l’afa estiva.
L
LAS BARDENAS
Le Bardenas, solcate da sentieri polverosi, ci suggeriscono di addentrarci in
loro con una buona cartina geografica
della zona bardenera o con qualcuno
che conosca bene il luogo.
Sono differenziate su quattro zone
molto suggestive.
Le Bardenas sono 415 chilometri quadrati di spettacolari paesaggi tra i fiumi
Aragón e l’Ebro. Nel centro, le Bardenas Blancas così denominate per la
quantità di elementi salini e gessi presenti nel luogo. Nel sud c’incontreremo
con la Bardena Negra, più assomigliante ai Monegros aragonesi, composta di
argille rosse e calciche. Il Nord è occupato dalla Meseta di El Piano (altopiano) ed il bacino del Ferial, popolato da
svariate specie di volatili acquatici.
L’Est è occupato dalla Bardena Verde,
zona di steppa che è stata recentemente recuperata come terreno irriga-
COME ANDARE
A Pamplona
A-15
Carcastillo
Monasterio
de la Oliva
N-124
Peñalén
Marcilla
N-128
Funes
N-121
LAS
BARDENAS
Valtierra
Arguedas
El Yugo
N-134
NA-135
A-68
TUDELA
Usciamo da Pamplona per Noain
prendendo la statale N121 in direzione Zaragoza-Soria. Si consiglia di
continuare il tragitto in autostrata
A15 per 69 kms. Vicino a Valtierra
si esce dall´autostrata: Uscita 13,
Alfaro, Castejón, Valtierra, prendendo lo svincolo A15/N113 e poi
la provinziale Na134 per 6,5 km. di
seguito svoltiamo a sinistra per
500m. e in questo modo arriviamo
ad Arguedas, punto di partenza
abituale per addentrarsi nelle
Bardenas, ci dirigiamo verso la cappella della Vergine del Yugo.
Il nostro prossimo destino è Tudela,
capitale della Ribera che si trova a 14
kms. da Arguedas nella NA134. In lei
troveremo un amplia offerta gastronomica per degustare i migliori prodotti dei suoi orti.
Da Tudela se si vuole visitare
Peñalén prenderemo la provinciale
NA232 per circa 10 km e il Raccordo
stradale A15/N113 per 3km. Vicino
ad Alfaro seguire la direzione
Pamplona nella A15 per 20km. Uscire
alla Salida 29: Marcilla -La Azucarera
e continueremo nella Na128 fino al
segnale d´incrocio indicante Funes.
Per visitare il Monastero de la Oliva
riprendere la NA128 per 7km.
c´incorporiamo nella N121 e a due
chilometri, vicino a Traibuenas
imbocchiamo la NA124 per 8,5 km.
in Santacara svoltiamo a destra e
dopo 1,5km si gira a sinistra:
NA5500 per 7km.
Di ritorno a Pamplona, riprendiamo
lo stesso percorso e vicino a
Traibuenas c´incorporiamo alla
N121, dopo aver percorso 26km.
seguiamo il raccordo stradale
A15/N121 e vicino a Tafalla prendiamo l´A15 fino all´uscita 83B.
Pamplona.
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24
SE LA NAVARRA È TERRA DI CONTRASTI, LE
BARDENAS SONO IL SUO ESTREMO PIÙ RADICALE.
BARDENA BIANCA
bile. Se vogliamo un buon belvedere, possiamo scegliere tra la Virgen del Yugo, l’Alto de Aguilares,
El Paso ed il Santuario di Sancho
Abarca.
L’attività principale di questa zona
fu la pastorizia che da Roncal, Salazar o dai paesi vicini, anno dopo
anno, intraprendevano una transumanza obbligata fino a questo magico luogo. Sono rimaste impronte
sotto forma di sentieri, cortili e
pozze. Ma non solo ci furono animali nelle Bardenas. C’erano in
tempi antichi vari castelli dei quali
oggi si conservano solo quattro rovine come quelle del Castello di
Peñaflor.
GROTTES DI ARGUEDAS
Un consiglio: evitiamo le Bardenas
in estate. Si raggiungono temperature superiori ai 37º. Non è consigliabile neanche quando piove a dirotto, poiché il fango ci può dare
dei problemi.
Monastero de la Oliva
La Oliva, importante mostra dell’architettura cistercense, è un complesso
monumentale fondato nel secolo XII.
Ebbe il favore e l’appoggio del Papato, la nobiltà e la monarchia navarrese e
diventò, a metà del secolo XII, uno dei monasteri più poderosi della Navarra
grazie alle sue terre e ad un’estesa biblioteca. Più avanti, arrivarono i problemi
politici e la liberazione dei beni ammortizzati del 1835 portò il monastero alla
rovina e all’abbandono. Dobbiamo attendere fino al 1927 per vederlo nuovamente abitato da monaci che cominciarono la ricostruzione.
La maestosa facciata principale ci apre le porte ad un luogo magico. La chiesa di
Santa Maria, con una parte romanica ed un’altra gotica, fu suffragata da Sancho
VI el Sabio (Sancho VI il Sapiente) e suo figlio Sancho VII el Fuerte (il Forte). Fu
costruita in pietra sillar (pietra da costruzione squadrata) tra i secoli XII e XIII.
Consta di tre navate. L’austerità cistercense si può intravedere nella semplice
decorazione del tempio, che appena si cinge a motivi vegetali, animali e fantastici ed alcune chiavi nelle volte. Dispone di una sala capitolare che integrò il primitivo chiostro del secolo XII e che è una bella espressione d’opera protogotica.
Dalla chiesa, possiamo accedere ad un bel chiostro gotico del secolo XIV dove
uno non sente il passar del tempo. Le sue gallerie sono coperte da volte con
modanature, con nervature curve unite da chiavi decorate. Addossato anche alla
chiesa, si trova il palazzo abbaziale, edificato nel XVI e ristrutturato nel XVIII.
Di fronte all’abside della chiesa ed in un luogo oggi utilizzato come orto del
monastero, troviamo la cappella di San Gesù Cristo, la parte più antica di tutto il
monastero.
Dobbiamo provare i prodotti artigianali del monastero (squisiti ortaggi, vini rossi
forti e rosati ed un morbido
formaggio di mucca) e, se
abbiamo occasione, alloggiarci nell’albergo per condividere, almeno per alcuni
giorni, lo stile di vita dei
monaci.
Un giorno eccellente per
accorrere all’Oliva, è quando
termina la Settimana Santa e
si celebra il Triduo Pasquale.
Si uniscono la solenne cerimonia con il sentimento del
canto gregoriano.
la ribera
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I 6
la ribera
tinerario
P
PEÑALÉN
Peñalén impressiona. Ad un tratto c’è il
suolo, e poi non c’è più. La roccia si taglia in modo perentorio e, già nel vuoto, crea il Barranco del Rey (il Burrone
del Re). Peñalén impatta ancor di più
quando scopriamo che da questo burrone, nell’anno 1076, è precipitato il
Re Sancho IV sospinto dai propri fratelli, Ermesenda e Ramón. Storia di odi,
rancori ed ambizioni ed il desiderio di
una morte sicura. Se non lo credete,
verificate l’altezza dalla quale fu lanciato il re.
Peñalén è nel territorio comunale di Funes. Non sempre è stato unicamente
un burrone. Esisté una località denominata Peñalén già nel 1084 e più tardi,
nel secolo XIV, si chiamò Villanueva,
anche se alla fine scomparì. Sembra
che una piena dell’Arga rase al suolo la
cittadina e decisero riedificarla lontano
dal fiume. Più avanti, verso 1400, si
estinse completamente.
Peñalén assiste imperterrita all’unione
di due fiumi, l’Arga e l’Aragón, che si
fondono sotto lo sguardo attento di Fu-
PEÑALÉN
nes e Milagro. Le acque del fiume Arga si mescolano con quelle dell’Aragón
e non dovranno percorrere molti chilometri fino a sfociare, nelle vicinanze di
Milagro, al grande fiume Ebro.
Da questo promontorio composto da
gessi ed argille, si apprezza un paesaggio affascinante: la confluenza dei
due fiumi circondati da terre coltivate a
cereali e vigneti con zona di orti. I fiumi erodono i gessi e le argille e questi
materiali cadono in blocco sotto forma
di placca verticale formando dirupi come Peñalén. Nei terreni vicini, esistono
anche altri dislivelli minori.
Possiamo sentire il profumo del timo,
rosmarino e le sterpaie più vicine, in
questo ambiente un poco arido, un po’
ostile. Si percepisce il suo clima, caldo e secco. D’altronde, è abbastanza
normale incrociare nei dintorni di Peñalén un gregge di pecore.
È bene conoscere che Peñalén dispone di un itinerario circolare di 13 km.
molto ben segnalato può essere percorso sia a piede e sia in bicicletta e
molto frequentano dalle persone che
abitano nei dintorni. Da notare, che in
estate, il sole castiga. Vi raccomandiamo di andarci in altri periodi.
TUDELA: PIAZZA DE LOS FUEROS
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itinerario 6
R6
T
TUDELA
Il capoluogo della Ribera è conosciuta
per i suoi orti e la convivenza storica
di diverse culture. Fu il muladí Amrus
Ibn Yusuf colui che convertì Tudela in
un importante nucleo urbano. I mussulmani furono in Tudela dal secolo IX
fino al XII. Dopo la riconquista nel
1119, il re Alfonso il Battagliero cercò
la coesistenza delle tre culture monoteiste instaurate in Tudela. Per quattro
secoli lo conseguirono. I giudei erano
dotti nella gioielleria, pellicceria, medicina e prestito commerciale ed i mussulmani, nell’agricoltura, falegnameria
e costruzioni edili. Vissero in pace e la
prova di ciò sta nel fatto che Tudela
era città natale di grandi letterali,
matematici e medici. Tutto terminò
quando i giudei furono espulsi nel
1498 ed i mussulmani nel 1516.
La mescolanza di culture si sente nel
Casco Antiguo (Centro Storico). La
vita è tutto un fermento attorno alla
Plaza de los Fueros. Quattro facciate
strapiene di balconi e ceramiche con
CHIOSTRO DI LA CATTEDRAL DI TUDELA
scudi e scene taurine, ci evocano
quei tempi (dal 1700 fino al 1842) in
cui era utilizzata per celebrare corride
di tori. Al centro, un chiosco: la bella
Casa del Reloj (Casa dell’Orologio).
Nel dintorni del tempio, visiteremo
storici edifici civili come il Palazzo dei
Deán, con la sua facciata plateresca,
il Palazzo del Marqués de Huarte,
barocco del XVIII con un’impressionante scala e le volte, la Casa dei
Conti di Heredia-Spinola e la Casa del
Almirante (Casa dell’Ammiraglio), plateresco casale signorile navarrese.
Direzione verso il ponte sull’Ebro,
nella calle Portal, troveremo il
Palazzo del Marqués di San Adrián,
con la sua elaborata grondaia e cortile rinascimentale e la preziosa Chiesa
della Magdalena, il monumento più
antico di Tudela.
Il Sagrado Corazón (Sacro Cuore)
osserva Tudela. Sulle rive dell’Ebro,
crescono eccellenti ortaggi: carciofi,
peperoni, cuoricini di lattuga, asparagi, cardi, piselli, fagioli, borragine,...
senza dimenticare i vini. Buon appetito!
ESPÁRRAGOS DE LA RIBERA
La Cattedrale
di Tudela
Da qui, andiamo alla cattedrale di
Tudela, che venne eretta nel 1180
sui resti che ancora si conservano
dell’antica moschea maggiore. Di
stile gotico, la cattedrale ospita un
bel chiostro romanico, così come la
romanica Portada del Juicio (Portale
del Giudizio). La cattedrale ha la
particolarità un elevato numero di
cappelle. Le sue elevate torri rappresentano l’emblema della città.
la ribera
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I 7
•puente la reina •monastero di iranzu •sorgente del fiume urederra
•estella •obanos •eremo di eunate
tinerario TIERRA ESTELLA
L
L´EREMO DI
EUNATE
Eunate, uno dei più begli eremi, brilla con semplicità ed incanto la sua
pianta ottogonale ed una meravigliosa galleria arcata o chiostro esterno.
Circondata da un paesaggio piano e
rilassante, coperto di campi coltivati, cereali e vigneti, Eunate è ricco di
leggende. Difatti, la confusione regna riguardo alle proprie origini. Anche se sembra che fu costruito dai
nobili di Valdizarbe dopo una pellegrinaggio a Gerusalemme, si racconta che appartenne ai templari o
che fu chiesa-faro, con un fuoco
sempre vivo che orientava i pellegrini sorpresi dalla notte.
Situato in pieno Cammino di Santiago, Eunate è stato luogo di accoglienza e ospedale per i pellegrini,
Tierra Estella è simbolo di località storiche, vini squisiti e l’armonia
degli altipiani di Urbasa e Andía, con una particolarità: ambedue gli
altipiani sono di proprietà comunale, in pratica, qualsiasi navarrese
può farne uso gratuitamente. In caso di richiesta, riceverà il lotto di
legna che le appartiene.
ed incluso molti, esausti, furono sepolti lì.
Questo tempio è un capriccio del romanico del secolo XIII. Nella sua facciata, abside e capitelli, attendono
provocatrici, facce misteriose e fiere
mostruose. Nella sua particolare
struttura ottogonale, scopriamo i
simboli dei principali tagliapietre del
momento. Inoltre, non dobbiamo
perdere i dettagli del meraviglioso
atrio esterno porticato ed i suoi svariati capitelli.
Eunate significa cento porte in euskera (eun-legano) e ben nato in latino (eu-nato). Sia quel che sia, attraversiamo le porte dell’eremo e tro-
viamo un bell’interno ed una volta a
nervature quadrangolari che evoca
l’architettura araba.
A Eunate si accorre in pellegrinaggio per chiedere bonaccia, acqua e
sradicamento delle plaghe però a
parte, molti altri lo visitano per motivi esoterici, potere attribuito a Eunate.
Nelle vicinanze di Eunate, troviamo
Obanos, una bella località, sede nel
secolo XII dell’ordine degli Infanzones, nobili che combattevano i possibili abusi commessi dai re. Ogni
estate, gli abitanti di Obanos partecipano nella rappresentazione del mistero di Obanos. Un atto che raccon-
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ITINERARI: 139 KMS
ROMANICO E NATURA
COME ANDARE
CIRCO DEL UREDERRA
ta la tragedia di San Guillén la e Santa Felicia, un giovane duca aquitano
che non poté sopportare l’idea della
sua nobile sorella di dedicarsi all’assistenza dei poveri e l’uccise. Penti-
to, il duca intraprese la vita di eremita al vicino eremo di Arnotegui. È
un’accurata rappresentazione che si
svolge nella storica ed ambientata
piazza di Obanos.
L´EREMO DI EUNATE
SIERRA DE URBASA
Nacedero
Urederra
Zudaire
Monasterio
de Iranzu
A Pamplona
Abárzuza
N-111
N-120
Puente la
Reina
ESTELLA
N-111
Partiamo in direzione di Logroño, la statale N111, che attraversa il passo del Perdón
ed i suoi mulini.
Attraversiamo Puente la Reina ed arriviamo
ad Estella, che gireremo attorno, fino a
raggiungere un incrocio in cui svolteremo
verso il centro della città, Vitoria e San Sebastián.
All’uscita di Estella, imboccheremo la
strada provinciale NA-120 direzione San
Sebastián per Etxarri-Aranaz e arrivati a
Abárzuza, imbocchiamo una strada che a
4 chilometri ci porterà al Monastero di
Irantzu.
Nel bel mezzo di una gola di montagna
attraversata dal fiume, il monastero, anche
se benedettino di origine, nel secolo XII
acquisì una grande importanza con l’ordine cistercense. Oggi ammiriamo la chiesa a tre navate e volta ad arco incrociato, il
chiostro gotico, la sala capitolare e la cucina.
Di ritorno, appena attraversato Abárzuza,
prendiamo a destra una stradina priva di
segnaletica, che ci porterà a 10 chilometri
nell’itinerario di Olazagutía. Attenti, imbocchiamo il bivio verso Baquedano, dove
nella parte alta del paese, imbocchiamo
una stradina che a mezzo a chilometro ci
porterà in una spianata. A piedi, iniziamo
un cammino allucinante di circa 45 minuti
fino alla sorgente dell’Urederra: cascate e
pozze spettacolari, dirupi rocciose ed un
variegato bosco (ci sono, frassini, tigli,
aceri, noccioli, querce) che avvolge l’acqua che il karst calcico di Urbasa assorbì
ed adesso la rilascia. L’acqua sorprende
non solo per la sua bellezza (Urederra significa acqua preziosa in euskera (lingua
basca)), ma anche perché, è gelata!
Di ritorno, raggiungiamo Estella, incantevole città monumentale che merita una visita, come Puente la Reina.
Appena lasciato Puente la Reina, prendiamo la strada per Obanos e l’incantevole
eremo di Santa María de Eunate, interamente ottogonale ed un evocatorio atrio
porticato.
Vi consigliamo di ritornare fino alla strada
di Puente la Reina o andare in direzione di
Muruzabal e Uterga, fino alla statale N111.
Obanos
Ermita Eunate
A Logroño
tierra estella
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I 7
tierra estella
tinerario
E
ESTELLA: LA CITTÀ DELL´ EGA
Estella straripa di storia. Ogni angolo,
edificio o chiesa di questa città monumentale è un concentrato d’arte.
Fu costruita nel 1090 dal re Sancho
Ramírez sul villaggio basco di Lizarra
per aiutare i pellegrini. Così, l’antica Lizarra intraprese un importante sviluppo in pieno itinerario compostelano. I
franchi arrivarono e, tra gli abitanti,
s’instaurarono un elevato numero di
giudei che convertirono Estella in un
gran centro del ghetto. Ereditò una
grande attività commerciale, premiata
geograficamente dall’unione della
SAN PEDRO DE LA RÚA
PUENTE DE LA CÁRCEL
Montagna e della Ribera.
Nel secolo XIX, Estella, gran baluardo
della tesi carlista, fu nominata capitale dello Stato Carlista ed ebbe anche
dei ministri e un codice penale proprio.
Dinanzi all’inevitabile selezione delle
sue opere d’arte, cominciamo dalla
Plaza de San Martín. In essa, il Palacio
de los Reyes di Navarra, del secolo XII
ed esempio unico del romanico civile
in Navarra, è oggi Museo Gustavo de
Maeztu.
Il Tribunale Regionale, del secolo XVIII,
si trova presso la scalinata. Ascendendo, vediamo la chiesa San Pedro de la
Rúa, cistercense del secolo XII, con un
bel portale e chiostro romanico.
Nella calle de la Rúa ci attendono il palazzo plateresco Fray Diego de Estella
(oggi Casa Culturale), il Palazzo del
Gobernador ed il semplice Puente de
la Cárcel o San Agustín.
Ci attendono anche, la chiesa Gotica
del Santo Sepolcro, il convento gotico
di Santo Domingo e la chiesa romanica
di Santa María Jus del Castillo.
E ci rimangono ancora dei luoghi meravigliosi come la chiesa di San Martín,
la piazza de Los Fueros e quella di
Santiago, dove tutti i giovedì si tiene
un mercato di gran rilevanza artigianale: ceramica, stoffe, prodotti forgiati,
pelle, legno,...
È necessario menzionare la chiesa di
San Juan, il Convento de Recoletas, la
basilica della Virgen del Puy, del secolo XX, il convento di Santa Clara e la
chiesa Nuestra Señora de Rocamador.
Inoltre, potremo gustare un porcellino
arrosto e tre prodotti a denominazione
di origine: formaggio Idiazábal, peperone del piquillo di Lodosa e i vini
ascritti alla denominazione di origine di
Navarra. Molte cantine aprono le loro
porte al visitatore.
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itinerario 7
P
R7
PUENTE LA REINA
PUENTE LA REINA
GARÉS
“E da qui tutti i cammini a Santiago diventano tutt’uno . Così prega il Monumento al Pellegrino che ci dà il benvenuto. E non mente: Puente la Reina unisce
gli itinerari di coloro che attraversavano
i Pirenei da Somport e quelli da Valcarlos.
Puente La Reina deve il suo nome ad un
magnifico ponte romanico in pietra costruito con antecedenza al paese. Si racconta che era stato incaricato da una
regina; altri assicurano che non fu Regina la parola originale, ma Runa, come
anticamente era conosciuto il fiume Arga.
Questo bel ponte venne edificato nella
prima metà del secolo XI per agevolare
il passaggio dei pellegrini. Oggi, conta
con 6 volte di mezzo punto di diversa
apertura, una in più sotto terra. Alcuni
archetti perforati nella pietra permettono il passaggio dell’acqua quando il fiume è in crescita. Inoltre, lo adorna la
bella leggenda del Txori, un uccellino
che lavava il viso della Vergine con l’acqua del fiume che trasportava nel suo
becco.
Puente La Reina, crocevia vitale di cammini e gente, in poco tempo si arricchì
economicamente e culturalmente. Mostra di ciò è la chiesa del Crucifijo (Crocifisso) del tardo romanico costruita dai
templari a metà del secolo XII, che accoglie la Vergine con il Bambino del secolo XII ed un bel Crocifisso gotico, proveniente dalla Germania, dalla forma appariscente a Y della sua croce.
La calle Mayor è via ed arte insieme: architettura popolare con case blasonate,
palazzi, negozi d’artigiani,...
La chiesa di Santiago el Mayor, di fine
secolo XII e ricostruita nel XV, mostra il
suo portale romano e gli intagli gotici di
San Bartolomeo e di Santiago Beltza,
così denominata per il colore oscuro
originale prima di essere restaurata.
Dopo aver attraversato Plaza Mayor, vicino al ponte, c’è la chiesa di San Pedro ed il convento di Comendadoras de
Sancti Spiritus.
Parlando di gastronomia, in tavola possiamo trovare fagioli bianchi o rossi, arrosti di maiale o agnello, in epoca di
cacciagione, quaglia, lepre o pernice e
vini eccellenti di Valdizarbe.
SORGENTE DEL FIUME UREDERRA
tierra estella
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I 8
tinerario
In queste valli troviamo paesaggi scoscesi avvolti nella
nebbia e neve, cime che
superano il 2.000 metri
accompagnate da un verde
inebriante, boschi aggrovigliati e l’acqua dei loro
fiumi. In Roncal e Salazar,
l’uomo ha chiesto il permesso alla natura per poter
vivere con lei. La località
pirenaica sorge da casone
di pietra, tetti curvi inclinati
a due o quattro discese,
intelaiature di finestre e
travi di legno, vie selciate,...
•roncal •isaba •ochagavía
VALLES DE
RONCAL E SALAZAR
R
RONCAL
Roncal vive inerpicato sulla montagna.
La sue case blasonate si afferrano alle vie strette e selciate, coronate per
l’eremo di Nuestra Señora del Castillo
(Madonna del Castello). Da questo luogo, si possono ammirare gli splendidi
panorami di Roncal sul fiume Esca.
In questa località pirenaica, i tetti a tegole curve e varie inclinazioni, coronano case a volte signorili del secolo XVII
e XVIII, senza dimenticare la chiesa di
San Esteban (Santo Stefano), del XVI
secolo. Sembra uno scenario creato
per una storia medievale. Ciascun angolo riveste una particolare bellezza.
Si respira la vita collegata con la pastorizia ed il bosco e l’amabilità e la
semplicità della gente.
RONCAL
Oltre ad un’obbligata passeggiata per
le vie ed il quartiere del Castillo, in Roncal dobbiamo conoscere la storia del
grande tenore universale Julián Gayarre. Gayarre (1844-1890) da giovane fu
pastore di pecore. Ottenne la possibilità di studiare musica a Pamplona, Madrid e in Italia e conquistò i migliori scenari d’opera del mondo. Il suo ricordo
è rimasto inciso su innumerevoli documenti dell’epoca che elogiavano la magnifica voce di Gayarre ed incluso compositori come Wagner o Gounod esaltarono il suo canto. È una vera pena
che non ci sia una registrazione della
sua voce per ascoltarla oggi. Però, potremo ammirare il mausoleo di Gayarre, realizzato da Benlliure, ubicato nel
cimitero, a 600 metri fuori paese. Gayarre morì per una grave infezione alla
laringite che le impedì nei suoi ultimi
COME ANDARE
A ABODI y
Selva de Irati
Usciamo da Pamplona, in direzione di Zaragoza
e nel km. 6,8 c’immettiamo nella statale N240
in direzione di Huesca-Jaca. Potremo ammirare
la Higa de Monreal, il passo di Loiti, la Foz de
Lumbier ed il lago artificiale di Yesa. Ora in terre aragonesi, dobbiamo prendere la strada NA
137 in direzione di Salvatierra de Esca. È un
tratto stretto e con curve che man mano che si
arriva Roncal migliora. Arriviamo a Burgui, una
deliziosa località pirenaica, caratterizzata dal
suo bel ponte medievale che conserva ancora
gli archi originali e che vede ogni anno, il giorno delle almadías (zattere), passare i zatterieri
in ricordo di quel che è stata la loro vita fino ad
appena alcuni decenni fa. La chiesa di San Pedro
conserva il vecchio organo del Monastero di
Leire.
Continuiamo in direzione di Roncal, luogo che
conta tra i suoi onori quello di essere la culla
del grande tenore Julián Gayarre, la bellezza del
paese e la bontà di un formaggio molto rino-
mato.
Quattro chilometri più avanti, c’è Isaba, comune con gran affluenza di gente e prossimo alle
piste di sci da fondo e quelle d’alpine francesi,
Isaba è sempre piena di gente passeggiando tra
le belle vie. Inoltre, molto vicino, tutti gli anni si
celebra il Tributo de las Tres Vacas (il Tributo
delle Tre Mucche).
Imbocchiamo la provinciale NA 140 che attraverserà il passo di Laza e ci condurrà fino ad
Ochagavía. Dove potremo fare due passi e conoscere anche il Centro de Interpretación de la
Naturaleza (Centro d’Interpretazione della Natura).
Per il ritorno, possiamo prendere la provinciale
NA 178, in direzione di Navascués e continuare
fino a Lumbier con una strada in buone conLumbier
dizioni anche se in presenza di molte curve
Liédena
nel passo di Iso, per uscire alla statale
Pam
N240 che ci porta direttamente fino a
plo
na
Pamplona.
Muskilda
Ezcároz
BELAGUA
NA-178
Roncal
Güesa
NA-137
Burgui
Navascués
Monasterio
de Leire
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Ochagavía
Uztarroz
Isaba
Salvatierra
NA-240
Jaca
QUELLO CHE CI OFFRE QUESTA PARTE DELLA
NAVARRA, NE VALE LA PENA.
RONCAL
anni di cantare come questo grande
artista sapeva fare. Nella sua casamuseo scopriremo una parte della
sua vita attraverso oggetti e ricordi
personali.
Peraltro, Roncal, luogo così indissolubilmente unito alla natura, può contare con un Centro d’Interpretazione.
È ubicato all’uscita del paese e ci
aiuterà a comprendere il magnifico
paesaggio che ci circonda.
E non ci dimentichiamo di gustare il
formaggio di Roncal, elaborato con
latte di pecora rasa, alimentato con
pascoli pirenaici, stagionato e con
un intenso sapore, ottenuto dopo un
processo di elaborazione molto delicato, con la qualità del sigillo di Denominazione di Origine Controllata di
Roncal. Seguendo la strada ci sono
molti punti di vendita dov’è possibile
acquistare questo saporito formaggio.
FORMAGGIO DI RONCAL
I
ISABA
Isaba è la località più settentrionale della Valle del Roncal.
Ai piedi del picco roccioso di Ezkaurre, nasce nella con-
fluenza dei fiumi Belagua e Ustarroz. Da essa parte la
strada di Belagua che attraversa le meravigliose valli di
origine glaciale dove si praticano gli sport invernali come
lo sci da fondo oppure, nella stazione francese di Arette,
lo sci alpino. Per tutto ciò, Isaba offre al visitatore innumerevoli servizi turistici, oltre alla bellezza del paese con
ISABA
valles de roncal e salazar
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valles de roncal e salazar
tinerario
belle casa blasonate, archi gotici e
rustici ponti. Emerge la chiesa di
San Cipriano, del secolo XVI, che
sembra una fortezza e un singolare
tetto rossiccio. Ha una bella pala
d’altare maggiore di stile plateresco,
un bell’organo barocco del 1751 ed
una scultura in legno della Vírgen de
Idoya con el Niño. (Madonna con
Bambino di Idoia). Questa Madonna
ha anche un eremo fuori paese,
magnifico monumento rinascimentale.
il Tributo delle
Tre Mucche
Nel 1375, una sentenza volle metter fine alle eterne dispute
tra le valli per lo sfruttamento dell’acqua e dei pascoli.
Quello che rappresentò il pagamento di questa tassa, è oggi
un bel rito. Da un lato della frontiera si situano i sindaci roncalesi con il vestito tradizionale: cappello, cappotto e brache
corte e a sgonfi. Dall’altro lato, i sindaci di Baretous abbigliati con l’abito tipico francese e il nastro tricolore della repubblica incrociando il petto. Il sindaco di Isaba chiede per
tre volte ai francesi se pagheranno il tributo dalle tre mucche
“della stessa razza” a cambio dell’uso dell’acqua e dei
pascoli 28 giorni all’anno. I francesi rispondono di sì e
quello di Isaba promette la pace di qui in avanti. C’è incluso
un veterinario che controlla la salute del bestiame.
Dai belvederi vicini si ammira un paesaggio spettacolare, protagonizzato
da cime che superano i 2.000 metri,
come l’Anie, la Mesa de los Tres Reyes (La Tavola dei Re Re), il Txamantxoia, il Lakartxela,... o lo spettacolare massiccio carsico del Larra.
Una bella prospettiva si ottiene dalla
famosa Venta de Juan Pito. Nelle vicinanze, presso la pietra miliare di
frontiera 262 della Piedra San Martín, si celebra ogni 13 di luglio il Tributo de las Tres Vacas (il Tributo delle Tre Mucche).
LAKARTXELA (DESTRA) Y LA TAVOLA DEI
TRE RE, IN LA VALLE DE BELAGUA
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itinerario 8
R8
OCHAGAVÍA
O
OCHAGAVÍA
A seconda di molti è una delle località
più belle della Navarra. Insediata ai
piedi della collina di Muskilda, Ochagavía nasce nel luogo dove confluiscono
i fiumi Anduña e Zatoya, creando il fiume Salazar. Il casale di Ochagavía, di
stile pirenaico, è ubicato attorno il fiume Anduña ed i quattro ponti di pietra
che separano le due parti del comune. Altri due ponti attraversano il fiume Zatoya che abbraccia la località.
Le sue vie sono meravigliose, ciottolate, sono molto strette dovuto al freddo clima della valle di Salazar in inverno. In Ochagavía apprezzano e hanno
cura della loro casa in pietra, rispettano il legno e la tegola piatta e vecchia
con la quale costruiscono il tetto e le
grondaie sporgenti. Molte case, alcune palazzine gotiche, rinascimentali e
barocche, hanno incluso il nome pro-
prio.
Avvolta in un paesaggio che innamora, è la località più popolata della Valle di Salazar. Centro economico della
valle, nelle sue piazze si celebrano i
mercati del bestiame e le fiere. Però,
non solo si dedicano ad attività contadine e forestali, ma anche al turismo,
poiché le caratteristiche del luogo
consentono di praticare gli sport invernali e le escursioni in estate.
Appena entrati ad Ochagavía, c’è un
bel crocifisso plateresco. Una salita
ripida ci condurrà fino alla Chiesa di
San Juan Evangelista (San Giovanni
Evangelista), con una pala d’altare rinascimentale che da sola merita la visita. È opera del discepolo di Anchieta, Miguel Espinal.
valles de roncal e salazar
Nelle prossimità di Ochagavía esistono dei luoghi incredibili che gli abitanti di questa località consigliano vivamente. Ad un passo, la Selva de Irati.
Subito dopo, in un bivio stradale che
unisce Isaba e Ochagavía, l’eremo della Vírgen de Muskilda (madonna di
Muzkilda). Con una parca decorazione, è un chiaro esempio di costruzione romanica. Ogni 8 settembre, gli
abitanti accorrono in pellegrinaggio.
Otto danzatori del luogo abbigliati in
maniera appariscente con sonagli,
nastri multicolori e cappelli conici ballano danze proprie della terra: quattro numeri di paloteo (antica danza),
una con fazzoletti, una jota tradizionale e un passacaglia con le nacchere.
Sono accompagnati da zampognari e
da un personaggio soprannominato il
“bobo” (sciocco) che danza coperto
da una maschera a doppia faccia.
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I 9
tinerario
•sangüesa •javier •yesa •monastero de leyre
ZONA MEDIA
ESTE
Ci dirigiamo alla zona che costituisce la maggior concentrazione nella
Navarra di spazi qualificati dall’Europa come Riserve Naturali. In questo
luogo, si mescola la Natura con l’impronta storica, monumentale ed
architettonica della mano dell’Uomo, che si sente nei suoi paesi e,
come no, nel Pantano di Yesa o Mar de los Pirineos.
S
SANGÜESA
Sangüesa la Vieylla fu insediata sulla
cima di una collina conosciuta come
Rocaforte. Nacque per proteggere
Pamplona dalle invasioni musulmane e
più tardi, venne usata come fortezza
per difenderci dal Regno di Aragona.
Nell’anno 1121, Alfonso il Battagliero
trasferì la città fino all’insediamento attuale, un luogo di continuo passaggio
ed unione di quattro strade romane:
quella proveniente da Zaragoza, Jaca,
Pamplona e Dax. Inoltre, Sangüesa è
ubicata nel Cammino di Santiago.
Con un incarico difensivo così importante, Sangüesa cominciò subito a
usufruire dei privilegi reali che le permisero dotarsi di un patrimonio artisti-
co, sia religioso sia civile, che si palpa
ad ogni passo.
Forse il suo gioiello più prezioso è la
chiesa di Santa Maria la Real, dichiarato monumento nazionale, e in modo
particolare il complesso scultorio del
suo bel portale con colonne statua e
delicata iconografia. E oltre a questo,
non possiamo dimenticare la sua torre
ottagonale gotica, le tre absidi del capezzale, del secolo XIII, la pala maggiore plateresca con l’intaglio gotico
della Vergine di Rocamador ed un
ostensorio processionale gotico.
Se continuiamo per le vie maggiori, intopperemo con il Palazzo de los Du-
ques (Duchi) di Granada, del secolo XV
ed il Palazzo de los Condes (Conti) di
Guenduláin, del XVII. Nella calle Alfonso el Batallador, troveremo il Palazzo
di Vallesantoro, la sua bella facciata
churrigueresca (specie di esagerato
barocco) del secolo XVII ed una monumentale sporgente del tetto di legno
intagliato che oggi alberga la Casa di
Cultura.
Se continuiamo su questa via raggiungeremo la Chiesa gotica di San Salvador ed il suo portale, immagine del
Giudizio Finale. Inoltre, non dobbiamo
lasciare Sangüesa senza vedere la Casa Concistoriale e la sua facciata rinascimentale. Questo edificio è un am-
SANGÜESA:
CHIESA DI SANTA MARÍA
Lasciamo Pamplona attraverso la strada Zaragoza-Madrid fino al Km 6,8
dove imbocchiamo la strada verso
Huesca e Jaca.
Lasceremo la Higa de Monreal e, da
questo momento, non dobbiamo perderci la parte sinistra dell’itinerario:
l’impressionante natura agreste,
radicale, della Foz de Lumbier e le
valli che la circondano, la gola disegnata dal fiume Irati, il verde selvaggio in contrasto con la pietra calcica
grigiastra ed al fondo, nelle giornate
serene d’inverno, lo splendore del
Pirineo Aragonese e le sue cime innevate.
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CASTELLO DI JAVIER
pliamento del Palazzo fortezza Principe di Viana, luogo in cui visse quando
Sangüesa fu Corte dei Re di Navarra.
Ad oggi il palazzo ha ancora due torri
merlate ed un fossato interno.
Visiteremo anche la Chiesa di Santiago, tra il romanico ed il gotico, ed il
cui suolo in legno nascondeva una colossale statua di pietra dell’apostolo
Santiago scoperta nel 1965.
Inoltre, dobbiamo menzionare il Convento di San Francisco de Asís (San
Francesco d’Assisi) e quello di Nuestra
Señora del Carmen (Nostra Signora
del Carmine). Questo convento, oltre
ad ospitare una bella chiesa e chiostro
gotico, ha un peculiare museo: orologi
antichi a torre dal 1546 fino ai nostri
giorni.
Continuiamo verso Liédena dove giriamo
verso la statale N127 verso la monumentale città di Sangüesa, luogo che dà il
nome al podestariato e che è un lusso di
edifici storici.
In questo punto, attraverseremo le frontiere che per molti secoli furono motivo di
lotte tra i Regni di Navarra e Aragona. Sos
del Rey Católico, luogo che fu l’ultima
volta navarrese nel secolo XII, lo merita
tutto: vicoli stretti, ricordi medievali,
muraglie, il suo castello, la sua bella casa
concistoriale rinascimentale e la sua non
meno bella chiesa romanica di San Esteban
(Santo Stefano). Non tutti i giorni si può
passeggiare nel luogo che vide nascere il
San Francisco Javier, patrono della Navarra, riunisce tutti gli anni nel mese di marzo
a migliaia di navarresi che non mancano alla Javierada (alcuni lo fanno da quasi 40
anni). Da tutto il territorio provinciale, accorrono in peregrinazione fino a Sangüesa.
La mattina seguente, la massiccia corte dei pellegrini percorre in Via Crucis gli otto
chilometri che separano Sangüesa de Javier, luogo che vide nascere il santo nel 1506,
un infaticabile missionario che percorse terre così lontane come quelle giapponesi.
Il Castello fu costruito nel secolo X a partire da una torre create per sorvegliare la
frontiera su di una roccia dalla quale si vedeva la valle dell’Aragona. Nel 1223, Sancho VII el Fuerte ricevette questa fortezza dell’infante di Aragona come garanzia di
un prestito di 9.000 stipendi. Questa somma non fu restituita ed il castello se lo prese la Navarra.
Attorno a quella torre, i proprietari del castello costruirono recinti difensivi fino a farlo diventare un castello. La Torre del Homenaje (Omaggio) è dedicata a San Miguel,
perciò è conosciuta anche come la torre di San Miguel (San Michele) o la Torraza.
Ora, del castello troviamo un restauro del secolo XIX, poiché il cardinale Cisneros obbligò a demolire il castello quasi interamente dopo l’annessione di Navarra alla Castiglia. Cisneros ordinò di radere al suolo i muri esterni, mozzare le torri, chiudere i
fossati ed inutilizzare le finestrelle strette. Dopo questa distruzione, il castello è stato oggetto di continui restauri.
Questo edificio è formato da forti torri merlate ed addossate al muro, si erige la basilica, luogo dove si trova la fonte battesimale nella quale fu battezzato San Francisco Javier. Possiamo percorrere le stanze del castello con le guide, poiché loro ci racconteranno i ricordi della vita del santo in queste stanze. Ci parleranno dell’immagine del Cristo del Sorriso, costruita in legno di noce e che presiede una cappella con
affreschi murali sulla Danza della Morte, in cui scheletri gialli sono disegnati sul fondo nero, e ci racconteranno i segreti che nascondono questi impressionanti muri.
re Fernando il Cattolico.
Ritorniamo sulla strada N127, un po’
tortuosa, fino a Sangüesa per immettersi
sulla strada che indica Javier. Appena 8
Km. per trovare il Castello, culla di San
Francisco Javier, patrono della Navarra e
che muove migliaia di navarresi tutti gli
anni in peregrinazione nelle tradizionali
javieradas.
Visitato il Castello di Javier, ci dirigiamo a
Yesa e c’immettiamo nell’itinerario che
ci porta fino al Monastero di Leire, incorniciato nella Sierra di Leire, tra boschi,
rovereti e querceti, dominando l’estensione del Bacino di Yesa. Siamo sicuri che
non ci lascia indifferenti.
zona media este
COME ANDARE
Pam
plo
na
Monasterio
de Leyre
NA-240 Lumbier
Jaca
Embalse
de Yesa
Sangüesa
NA-127
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37
Sos del Rey
Católico
I 9
zona media este
tinerario
M
MONASTERO DE LEIRE
Il Monastero di San Salvador di Leire
gode dello splendore della sua selvaggia Sierra, con la sua cornice frastagliata di rossicci ed impossibili rocce
e boschi e, sotto il suo sguardo, il
Pantano di Yesa (bacino), imponente
con la sua diga di 74 metri d’altezza
e 411 di lunghezza e le sue acque azzurre.
In questo paesaggio, troviamo il Monastero, impregnato di storia, bellezza e leggende, come quella di San Virila, abate del monastero che estasiato dal canto di un volatile, si fermò un
istante di fronte ad una fontana ad
ascoltarlo. Quando ritornò, scoprì attonito che erano trascorsi 300 anni.
Già dall’anno 848, si hanno notizie
dell’esistenza del monastero. Nei primi secoli, fu il grande centro religioso
e culturale del regno di Pamplona e
luogo scelto dai re per riposare perpetuamente. Ancor oggi, il 3 dicembre si commemora solennemente in
questo luogo il giorno della Navarra e
di San Francisco Javier.
Leire è una delle prime costruzioni romaniche della Penisola. Quando uno
passeggia al suo interno, immagina la
vita dei chierici tra le sue mura. Da lui
passarono monaci benedettini e cistercensi dopo 75 anni di disputa tra
di loro. La vita monastica scomparve
nel 1836 con la liberazione dei beni
ammortizzati di Mendizábal, ed i monaci non ritornarono, in questo monastero benedettino, fino al 1954.
Leire è composta dalla cripta, le absidi, tre navi romaniche e la snella torre
quadrangolare. La cripta è un tesoro:
un recinto primitivo ed arcaico, disseminato di robuste colonne incorniciate
CHIESA
LAGO ARTIFICIALE DI
YESA
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itinerario 9
R9
da enormi e disuguali capitelli con un
rustico ornamento del secolo XI. La
sobrietà marca ogni particella di questo luogo. Già nella chiesa, la grande
navata gotica addolora ricorre appena la decorazione. Fissiamoci nell’intaglio del Cristo in Croce, che non è altro che San Salvador di Leire. Dopo
una preziosa grata gotica, troveremo
lo scrigno neogotico che conserva i
resti dei monarchi più antichi.
MONASTERO DI LEYRE
Possiamo osservare una bella pala
d’altare che illustra il martirio sofferto
dalle sante Nunilo ed Alodia nelle mani dei mussulmani.
Già all’esterno, osserveremo nella
Porta Speciosa, entrata principale alla chiesa e mostra del romanico del
secolo XII, la bellezza in ogni singolo
dettaglio della sua abbondante decorazione.
ROMANICHE CRIPTA
zona media este
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39
I 10
tinerario
•mendigorria •artajona •olite •san martín de unx •olite
•parco eolico guerinda •ujué
ZONA MEDIA
Zona media... Né è nord, né
è Ribera. È la forza dell’unione dei contrasti, delle liti
di due fratelli opposti che si
uniscono al fine. I boschi del
nord scompaiono e al loro
posto, regnano le campagne
di coltivazioni e vigneti. Le
montagne
rimangono
ammorbidite dalle pianure
che le circondano; le zone
desertiche sono stampate
da sterpaie e da file d’alberi
dispersi.
A
ARTAJONA
El Cerco (Cinta)
Monumenti megaliciti
Se vogliamo sommergerci interamente
nel Medioevo, questa è una bella opportunità. Il Cerco di Artajona, costruito nel secolo XI, con il suo recinto murato ed il suoi dodici torrioni quadrangolari perfettamente allineati ci offrono
l’ambiente sognato. Danno un’immagine signorile a delle muraglie coronate
da una chiesa. È la chiesa-fortezza di
San Saturnino, imponente, solida e
semplice, edificata nel secolo XIII, sulle
rovine di un tempio romanico. Vediamo
sulla facciata un bel timpano gotico accuratamente intagliato. In lui appaiono
immagini di San Saturnino assieme alla
Reina Juana de Navarra (Regina Giovanna di Navarra) e suo marito Felipe
el Hermoso (Filippo il Bello). Nella sua
struttura, si può vedere che è stata costruita in tempo di guerra. Conserva un
corridoio sulla volta della nave che servì da prigione. All’interno, la pala maggiore d’impronta gotica ci mostra una
pittura de protorinascimentale. Inoltre,
troveremo due pale d’altare barocche
e varie pitture su tavola.
Ma se non ci basta retrocedere fino all’epoca medievale, abbiamo l’opportunità di viaggiare fino quasi le nostre origini attraverso l’itinerario dei monumenti megalitici. Per arrivarci, dobbiamo andare al Cimitero e prendere la
strada che si trova dietro il camposanto. Troveremo il monumento megalitico
del Portilo di Enériz e quello della Mina
di Farangortea, ricordi della cultura
megalitica romana. Ambedue hanno
una lastra di separazione e sono posti
in tumuli di 20 m di diametro per 2,5 m
di altezza. Inoltre, ci rimonteremo fino
al primo millennio avanti cristo con i resti delle capanne neolitiche di Farangortea e Dorre.
Menzioneremo pure, la chiesa gotica di
San Pedro, il suo trittico fiammingo dell’Epifania e la cupola a mezza arancia.
Nei dintorni della località c’è la basilica
della Vergine di Gerusalemme. In lei,
troveremo un intaglio dell’oreficeria romanica in rame smaltato di 30 cm.
d’altezza, che secondo quanto racconta la leggenda, la portò un artagonese
delle Crociate della Terra Santa.
Ad Artajona anche possiamo fare una
passeggiata per le sue vie e case adornate con attici, blasoni ed arcate.
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LE MONTAGNE RIMANGONO AMMORBIDITE DALLE PIANURE CHE LE CIRCONDANO; LE ZONE DESERTICHE SONO
STAMPATE DA STERPAIE E DA FILE D’ALBERI DISPERSI.
CASTELLO DI OLITE
OLITE
Percorrere Olite è ritornare ai tempi passati. Il Medioevo è presente
nelle sue vie, palazzi ed angoli. Il
Castello, impassibile, sorveglia la
vita della sua gente. Olite, città che
Il Castello-Palazzo di Olite è una
dell’opere più rappresentative e care della Navarra. Si edificò sulle
mura romane, nei secoli XIII, XIV e
in particolar modo nel XV, con Carlos III di Navarra. Furono anni di
splendore. Quando la Navarra si unì
COME ANDARE
N-111
ne per la sua nudità e semplicità, i
suoi due portali e la cripta (alla quale
si accede attraverso una scala a
chiocciola). Non ci perderemo la
Chiesa-Fortezza gotica di Santa María del Popolo e l’eremo di San Miguel (San Michele). Dopo c’immetteremo nella più che tortuosa NA 5310
che ci porterà fino ad Ujué, località
più vicino alle leggende che alla realtà. Vicoli stretti, selciati, angoli impossibili, panorami spettacolari,...
Se vogliamo ritornare di colpo al secolo XXI, il nostro destino è il Parco
Eolico di Guerinda, uno del più grandi d’Europa. Che direbbe Don Chisciotte! I più avanzati aereogeneratori, così alti come edifici di diciotto
piani, si fondono con una spettacolare panoramica dei Pirenei. La Navarra
è la terza potenza europea nella
creazione di questa energia rinnova-
zona media
Puente
la Reina
Obanos
A-15
NA-6020
Mendigorría
Andelos
N-121
Artajona
NA-6030
Lerga
Tafalla
Olite
bile dopo Germania e Danimarca, e questo parco è buona prova di ciò. Per arrivarci,
dobbiamo andare a San Martín de Unx e andare in direzione di Lerga e deviamo poi
verso Olleta.
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41
Tudela
Per cominciare questo itinerario, lasciamo Pamplona attraverso la statale
N111 direzione Estella-Logroño fino
ad arrivare a Puente la Reina. Prendiamo la statale N6030 verso Tafalla
e ci troviamo a Mendigorría e le rovine di Andelos, ricordi di una cittadina romana che ci racconta la sua
storia. Seguendo la stessa strada, arriveremo fino ad Artajona dove si
trova le imponenti mura di cinta di
questo luogo e l’itinerario dei dólmenes (monumenti megalitici).
Continuiamo fino a raggiungere Tafalla, capoluogo della Zona Media e
prendiamo la N121 verso la città
medievale di Olite, visita imprescindibile. La strada provinciale NA 5300
ci porta fino a San Martín de Unx:
case blasonate, resti di muraglia e
edifici rappresentativi. La chiesa di
San Martín desta la nostra attenzio-
alla Corona di Castiglia iniziò il declivio. Già non c’erano re di Navarra che vi abitarono. Due incendi ed
un saccheggio lo resero irriconoscibile. Monumento nazionale dal
1925 è stato restaurato di recente.
Il palazzo vecchio è oggi Parador
Nacional (Hotel Nazionale fuori città) e conserva ancora torri come
quelle di San Jorge, le Cigüeñas e
Pamp
lona
O
fu sede reale, è inoltre terra di famose cantine e il miglior vino.
NA-5300
Ujué
I 10
zona media
tinerari
quella della Prisón. Il castello nuovo, con le sue quindici torri, tutte
diverse, merita la nostra attenzione. Emergono la Torre dell’Homenaje, l’Atalaya, quella delle Tres Coronas e quella dei Cuatro Vientos o
quella circolare della Vigia. Fu senza dubbi un castello di lusso: ha delicate opere in gesso, piastrellati,
vetrate policromate, tetti dorati e
fontane. Tra le singolari stanze che
avevano i re (gabbia per leoni, colombaia, uccelliera, bagni in quei
tempi!) emerge un singolare frigorifero: una costruzione di pietra a
forma di uovo che servì per immagazzinare il ghiaccio.
Olite, annovera inoltre la chiesa gotica di Santa Maria, un prezioso chiostro, una bel portale e la sua pala dipinta da Pedro de Aponte. Un’altra
opera d’arte è la chiesa di San Pedro, un mix armonioso di stili: torri
gotiche con un orgoglioso ago ottagonale e portale e chiostro romanico. Al suo interno, una bella pala
d’altare e la cappella della Vírgen
(Vergine) del Campanal, con un prezioso intaglio gotico. Non dimenticheremo i conventi di San Francisco
e di Clarisas, ambedue con pala d’altare rococò e nella piazza di Carlos
III, la torre dell’Orologio e delle gallerie sotterranee medievali.
VALDORBA
UJUÉ
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42
itinerari 10
R10
Ujué:
pellegrinaggi
U
UJUÉ
Ujué sembra rispondere ai deliri di un disegnatore deciso a creare un popolo immaginario, da fiaba: le sue vie strette che scivolano dai pendii del
colle sempre disseminate di salite o scale, le sue
case, ogni angolo dimenticato,... Tutto ciò toglie
il respiro. Se questo fosse poco, dirigere la vista
in qualsiasi direzione da Ujué è una cosa che merita. Ai suoi piedi si vede il falsopiano di Tafalla e
Olite, la Ribera, il Moncayo ed i Pirenei, con cime
come l’Anie o la Mesa de los Tres Reyes (La Tavola dei Tre Re).
Ujué nacque come piazza forte per la difesa della
Navarra prima dai mussulmani e più tardi
dall’Aragona. Nella parte alta della località, c’è la
chiesa romanica di Santa Maria. Ci sorprende per la
sua grandezza e semplicità. Venne costruita sui resti
di una chiesa preromanica nei secoli Xi e XII, ma fu
soprattutto il re Carlos II il Malo (il Cattivo) colui che
le diede maggior spinta. Lui edificò la
nave gotica, un bello sensale e torri
merlate. Al suo interno si trova
la bella immagine di Santa
Maria con il Bambino, una
gioiello della scultura romanica
navarrese del XII secolo ed è
ricoperta d’argento. Carlos II
apprezzava tanto questo luogo che,
prima di morire, volle che il suo
cuore riposasse lì. Ed ancora oggi si
conserva in questa chiesa in un
cofanetto.
Per visitare Ujué vi consigliamo di lasciare il veicolo appena arrivati nella località o nella piazza
del santuario, poiché le automobili non possono
accedere al centro della località.
In Ujué si celebra uno dei pellegrinaggi più emotivi di questa Comunità. Si festeggia la domenica
seguente del 25 aprile, giorno di San Marco ed è
in onore della Vergine Maria. I pellegrini accorrono con tuniche, croci e, a volte, incluso scalzi e
con catene. Si riuniscono presso la Cruz del saludo (Croce del Saluto) e di seguito accorrono al
santuario per pregare la Madonna.
UJUÉ
zona media
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Itinerari per conoscere
la città di
Pamplona
PAMPLONA è il capoluogo della provincia di Navarra, dal podestariato del suo
nome e lo fu dell’antico regno della
Navarra. È posizionata all’incirca nel
centro geografico della provincia, la
città storica è situata su di una terrazza
con un forte dislivello dalla cui zona
bassa scorre il fiume Arga.
Il nome della città proviene dal generale romano Pompeyo, che stabilì quì il
suo accampamento all’arrivo dell’inverno dell’anno 75-74 a.C. Questo accampamento militare divenne permanente,
dando luogo ad una città castrense di
stipendiato del convento cesaraugustiano. I romani vi trovarono un abitato
indigeno che si era già insediato dalla
Prima Età del Ferro, secoli VII o VI a.C.,
del quale non sono rimasti vestigi costruttivi però sì arnesi domestici.
Strabone nella sua Geografia ci lasciò
anche una descrizione degli abitanti di
questa zona: “Tutti gli abitanti delle
montagne sono sobri, bevono solo
acqua, dormono per terra, portano
capelli lunghi in modo femminile,
la città di pamplona
anche se per combattere si cingono la
fronte. Mangiano principalmente carne
di montone; ad Ares sacrificano montoni, ed anche schiavi e cavalli [...].
Mangiano seduti su banchi costruiti
attorno alle pareti, allineandosi a
seconda delle loro età e dignità; gli alimenti li fanno circolare di mano in
mano; mentre bevono, danzano gli
uomini”.
Oggi le rovine rimaste della Pompaelo
romana possono vedersi nel Museo
della Navarra.
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45
P
PERCORSO PER LA
amplona PAMPLONA MEDIEVALE
IL BORGUI DI PAMPLONA
L’enclave più antico di Pamplona è ubicato nell’attuale
quartiere del Navarrería, dove si trova la cattedrale. La
crescita della città avviene dopo la scoperta della tomba
dell’apostolo Santiago, quando Pamplona diventa una città di passaggio per i pellegrini che procedevano dai Pirenei seguendo il cammino francese. Re come Sancho el
Mayor e santi come San Veremundo ebbero l’incarico di
agevolare il transito dei pellegrini attraverso le terre navarresi, promovendo la costruzione di ponti ed ospedali e
migliorando i cammini. In questo modo il flusso di viaggiatori fece in modo che anche nuovi colonizzatori, la maggioranza francesi, cominciassero a insediarsi a Pamplona, la prima città del cammino. Tuttavia, questi nuovi abitanti non si insediarono nella Navarrería, ma che seguendo il Cammino di Santiago, colonizzarono le terrazze sul
fiume Arga. La nuova popolazione fu confermata nell’anBORGO DI SAN NICOLÁS
no 1129 da Alfonso el Batallador, nascendo così il borgo
di San Cernin, la cui posizione giuridica era differente di
quella della Navarrería. La denominazione di “borgo” proviene della parola francese “bourg”, che significa paese.
Questo nome, che in principio venne applicato solo all’insediamento di San Cernin, fu estendendosi attraverso la
storiografia agli altri insediamenti che configuravano l’antica città di Pamplona. Verso la metà del secolo XII già
esisteva un altro nucleo di popolazione a sud di San Cernin, noto come il Paese di San Nicolás.
Le rapporti tra i tre borghi furono sempre tesi, arrivando
incluso a combattimenti con le armi in varie occasioni,
per tutto ciò i tre paesi erano separati da mura difensive,
e le loro chiese servivano anche come fortezze.
Dopo altri conflitti precedenti, nell’anno 1276 ebbe luogo
la “Guerra della Navarrería”, che concluse con la distruzione di detto borgo e del chiostro della cattedrale romanica. Le stragi di tale guerra ce le riferisce il cronista Guillermo Anelier di Toulouse:
“Lì vedrete i soldati correre da un posto all’altro. Lì vedrete aprire e distruggere i feretri, e spargere cervelli e spezzare le teste, e maltrattare le dame e le donzelle, e rubare la corona al santo crocifisso e prendere e nascondere
le lampade d’argento, ed aprire i cassoni e rubare le reliquie, i calici, le croci e gli altari... E vedrete la Navarrería
così abbattuta che in un mese non potrete stare sotto un
tetto, al contrario potrete far crescere l’erba o seminare
il grano.
La pacificazione e l’unione dei tre borghi non avvenne fino al 8 settembre 1423, quando il re Carlos III dettò il Pri-
itinerari per pamplona P1 www.hotelespamplona.com
46
Iniziamo il percorso attraverso il
borgo della Navarrería, dove si trova
la cattedrale della città.
Le rapporti tra i tre borghi furono sempre
tesi, arrivando incluso a combattimenti con
le armi in varie occasioni, per tutto ciò i tre
paesi erano separati da mura difensive
vilegio dell’Unione, comandò abbattere i muri che separavano i paesi, e nella confluenza dei tre insediamenti costruì un’unica Casa del Jurería, dove oggi è assentato l’attuale comune.
IL CAVALLO BIANCO
LA NAVARRERÍA E LA CATTEDRALE
Iniziamo il percorso attraverso il borgo della Navarrería,
dove si trova la cattedrale della città. Visto l’edificio di
fronte, il suo carattere medievale rimane occulto dietro il
portale di transizione al neoclassicismo che venne innalzato alla fine del secolo XVIII secondo i disegni di Ventura Rodríguez. Tuttavia è sufficiente aggirare l’edificio a sinistra per trovarci nella piazza di San José (1), dove
possiamo contemplare l’originale fisionomia dei muri della cattedrale ed uno dei suoi portali laterali originali, datato del secolo XV. Vale la pena di godere l’ambiente silenzioso e raccolto di questa incantevole piazza. La casa più antica che troviamo in lei e datata del secolo XVI,
è la casa numero 7, ed appartenne al musicista della cattedrale. È realizzata in pietra di costruzione quadrata con
un arco aguzzo di ingresso, e venne costruita terminate
le opere del tempio. Di fronte all’edificio della cattedrale
si trova la via cieca chiamata “Salsipuedes”, che termina
nel convento delle Carmelitane, la cui facciata fu disegnata alla fine del secolo XIX dall’architetto diocesano
Florencio Ansoleaga. Lo stesso architetto progettò il
convento delle Serve di María, che fa angolo con la calle Redín (2). Se ci sporgiamo su questa via si può ammirare il sovrappasso che utilizzavano le monache per
attraversare la via senza interrompere la clausura. Possiamo percorrere questa romantica via fino ad arrivare
alle mura, alla zona nota come Rincón del Caballo Blanco (Angolo del Cavallo Bianco) (3), che ha anche un
particolare bellezza. Lì si trova un osteria che venne costruita negli anni 60 seguendo i modelli medievali ed approfittando alcuni elementi di antiche edificazioni del secolo XV. Presso l’osteria venne collocato negli stessi anni l’arco del Mentidero (1500).
La cattedrale
La visita al tempio risulta imprescindibile,
poiché è uno dei principali tesori della
città. L’edificio gotico che si conserva
sostituì l’antico tempio romanico che
risultò seriamente danneggiato durante la
guerra della Navarrería (1276).
Venne prima costruito il nuovo chiostro, le
cui opere durarono tutto il secolo XIV.
Venne realizzato in stile gotico, con una
forte influenza francese. In lui emerge il
lavoro scultorio sviluppato nelle porte che
danno accesso ai vari annessi, come la
porta dell’Amparo e la porta Preciosa,
ambedue sviluppando il tema della
Dormición de la Vírgen (“Dormizione”
della Vergine). Prima di addentrarsi nella
cattedrale possiamo ammirare la cappella Barbazana, dov’è sepolto il vescovo Arnaldo de Barbazán (1318-1355),
coperta da una magnifica volta stellata e
dove si trova la Vírgen del Consuelo (la
Vergine della Consolazione), il refettorio, oggi convertito in piccolo museo
della cattedrale, la cucina e la cantina, dove
si espone un’eccellente collezione di avori
ed oggetti d’oro, dove emerge il reliquiario del Santo Sepolcro, regalo del re San
Luigi di Francia, con oggetti smaltati di
Limoges, le copertine del Vangelo della
cattedrale, del secolo XIII, o il reliquiario
del Lignum Crucis.
Accediamo alla cattedrale attraverso la
porta dell’Amparo, e c’imbattiamo con un
gran edificio che venne innalzato principalmente durante il secolo XV e che presenta
una grande unità formale e stilistica. La
percorso per la pamplona medievale
cattedrale di Pamplona servì da panteon ai
re di Navarra dalla restaurazione della
monarchia nel 1134, anche se dopo il crollo dei suoi tetti nel 1390 tutti i sepolcri
esistenti si persero ad eccezione di uno,
conosciuto come quello dell’infantita
(figliola), che si trova incrostato nel muro
sud presso la citata porta dell’Amparo. Si
conserva anche il sepolcro del monarca che
intervenne più direttamente nella costruzione del nuovo tempio gotico, Carlos III el
Noble de Navarra. Solo per ammirare questo magnifico sepolcro posto di fronte al
presbiterio vale la pena di entrare nell’edificio. L’opera la realizzò il maestro
Johan Lome de Tournai, arrivato probabilmente da Parigi, tra gli anni 1413 e 1419.
Per costruire le sculture utilizzò alabastro
di Sástago, materiale nel quale modellò
con grande perfezione i lineamenti di
Carlos III, la bellezza della sua moglie,
Leonor, e la ricchezza dei tessuti che li
vestono.
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47
P
itinerari per conoscere
la città di pamplona
amplona
questo spazio barocco una pala d’altare disegnato da Juan Martín di Andrés. Vale la pena ammirare i due
piccoli intagli che si trovano nelle
nicchie su ambedue i lati del sacrario, rappresentando l’Immacolata e
Santa Teresa. Furono portate da Napoli nel 1772, ed emerge in loro, oltre alla loro grazia ed i loro eleganti
movimenti, la loro straordinaria policromia, che veste Santa Teresa con
una cappa fiorita sull’abito marrone
carmelitano.
PIAZZA DE SAN FRANCISCO
IL BORGO DI SAN CERNIN
Scendendo dalla calle Curia, arriviamo fino alla piazza concistoriale, e
da lì prendiamo la calle Mayor, attraverso la quale c’immettiamo nell’antico borgo di San Cernin.
te all’atrio della chiesa, una piastra
copre il pozzo dove il santo battezzò i primi cristiani della città.
La primitiva chiesa romanica venne
distrutta durante uno dei vari combattimenti tra i borghi, per questo
motivo venne costruita una nuova
chiesa-fortezza terminata nel 1277.
Il tempio contava con un chiostro,
che fu distrutto nel 1758 per costruire la cappella della Vírgen del
Camino. Questa cappella venne costruita con la sontuosità propria dell’epoca, di tale modo che ci troviamo con il paradosso nel quale il formato della cappella sovrasta quasi
quello della propria chiesa. Presiede
Parrochia di San Saturnino
(5). Gli abitanti del nuovo borgo costruirono subito la loro parrocchia
secondo la moda francese e con
una dedica provenzale, fino al punto
in cui ancor oggi si conosce questa
parrocchia con il nome francese di
San Cernin. La tradizione racconta
come questo santo vescovo di Toulouse si trasferì a Pamplona ad
evangelizzare i loro abitanti presso il
prelato San Honorio. Giusto di fron-
L’atrio è stato sottoposto ad una restaurazione storicista realizzata dall’architetto della diocesi, Florencio
Ansoleaga, nel 1907. In lui si trova il
portale, del fine secolo XIII o inizio
del XIV, ed il sepolcro dei Cruzat, del
secolo XV, che venne trasferito dal
chiostro.
Per la calle La Campana arriviamo fino alla Cámara de Comptos (6),
esempio dell’architettura domestica
del gotico tardivo, poiché si tratta di
un’antica casa signorile che divenne
Tribunale dei Conti del Regno nel secolo XVI. Attraverso il portale di arco aguzzo si accede ad un passaggio coperto da una volta che termina in un riparato cortile.
PORTAL DE SAN NICOLÁS
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PLAZA DE SAN JOSÉ
CALLE REDÍN
CABALLO BLANCO
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PARROQUIA DE SAN SATURNINO
CÁMARA DE COMPTOS
PLAZA DE SAN FRANCISCO
IGLESIA DE SAN NICOLÁS
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PAMPLONA MEDIEVALE
CÁMARA DE COMPTOS
il Borgo di San Nicolás, incendiando e distruggendone la parrocchia che dovette
essere ricostruita. Questa ricostruzione
si realizzò in epoca di Sancho VII el Fuerte, in un momento che coincide con la
costruzione dei grandi monasteri cistercensi della Navarra. L’impronta dello stile del cister si riconosce nell’austerità e
nella sobrietà che presiedono le navate
laterali del tempio.
La piazza di San Francisco (7) riceve
il suo nome dal convento dei Francescani,
con la sua chiesa ed il vecchio carcere,
che era ubicato in questo spazio fino alla
sua distruzione dopo la liberazione dei beni ammortizzati di Mendizábal nel 1836.
La tradizione racconta che il proprio San
Francisco intervenne nella fondazione del
primo monastero dei francescani quando
passò per Pamplona realizzando il cammino di Santiago. Sembra che il pacifico
santo rimase costernato nel vedere le costanti lotte esistenti tra i borghi della città,
e deviò il suo cammino spostandosi fino a
Tudela per chiedere udienza con il re Sancho el Fuerte e mediare per la pace tra i
differenti borghi.
Nel 1276 i borghi intavolarono un altro
conflitto, che provocò nuovi danni nella
fabbriceria di San Nicolás. In epoca di
Carlos III el Noble (1387-1425) si ricostruirono le volte dell’arco ed il capezzale, come indicano i blasoni del monarca
che appaiono nelle chiavi di dette volte. I
costanti conflitti fecero che gli elementi
difensivi della chiesa si rinforzassero nel
secolo XIV, costruendo una nuova torre
rivolta verso il cimitero parrocchiale, ubicato nella piazza di San Nicolás. Dell’antica funzione difensiva della chiesa rimane come testimone il passo di ronda.
IL BORGO DI SAN NICOLÁS
Negli ultimi anni del secolo XIX e i primi
del XX s’inaugura la prima ampliazione di
Pamplona e si urbanizza il Paseo Sarasate, con un deciso intervento negli esterni
della chiesa. Si realizza poi il portico, la
canonica e si apre una nuova porta al Paseo, tutte loro ristrutturate e realizzate
dall’architetto Ángel Goicoechea, anche
se gran parte delle modifiche erano già
impostate da Florencio Ansoleaga.
La Chiesa di San Nicolás (8). Questa parrocchia venne costruita probabilmente contemporaneamente al borgo
nuovo che porta il suo nome, anche se le
prime notizie che si hanno datano dell’anno 1177. A causa delle costanti frizioni
tra i differenti borghi di Pamplona, le parrocchie formavano parte, inevitabilmente, dell’intelaiatura difensiva della popolazione, per tutto ciò la chiesa di San Nicolás dovette avere dalla sua costruzione il
carattere anche di fortezza. Una di questi conflitti ebbero luogo nel 1222, quando gli abitanti di San Cernin attaccarono
Nell’interno della parrocchia troviamo varie opere interessanti, come il Crucificado (Crocifisso) del secolo XV che presiede il tempio, o l’intaglio di San Nicolás,
della metà del secolo XVI. Inoltre, il tempio conserva un interessante insieme di
pale d’altare barocche tra le quali emergono quelle di San Miguel, Santa Ana,
San Mauro e quella di San Eloy, dell’anno
1721 e realizzato dallo scultore Fermín
de Larráinzar. Quest’ultima pala d’altare
fu pagata dalla corporazione dei calzolai
di Pamplona, come indica una dicitura
che si trova alla base.
percorso per la pamplona medievale
IGLESIA DE SAN NICOLÁS
Una di questi conflitti
ebbero luogo nel 1222,
quando gli abitanti di San
Cernin attaccarono il Borgo
di San Nicolás, incendiando
e distruggendone la
parrocchia che dovette
essere riconstruita
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PAMPLONA
amplona PIAZZA FORTE
MURA, GIARDINI ED IL PALAZZO
DEI REI DI NAVARRA
Il recinto murato di Pamplona già esisteva durante il Medioevo, completando la città la sua difesa con il castello innalzato dal re Luis el Hutín nel 1308 sul lato est
dell’attuale piazza del Castillo e con le varie torri delle
stesse muraglie e quelle delle chiese-fortezza della città, come quelle di San Saturnino, San Nicolás e San Lorenzo.
Tuttavia, quando nel
1512 Fernando el
Católico
annesse il regno di Navarra a quello di Castiglia, i suoi
ingegneri militari gli consigliarono di rinnovare tutto il
complesso difensivo della città. L’importanza di Pamplona come piazza forte è ovvia, data la sua prossimità con la Francia, con la quale la monarchia peninsulare si trovava in costante conflitto. Inoltre, nei tempi del
re Católico i legittimi monarchi navarresi si erano rifugiati nel vicino paese, e tuttavia avevano delle speranze di ricuperare il loro regno. Per tutto ciò era urgente
la necessità di dotare questa città di confine di un moderno sistema di difesa, ed il primo passo fu di costruire un nuovo castello che venne ubicato dove oggi c’è il
Palacio de la Diputación (Palazzo della Deputazione).
Costruito il nuovo castello, Carlos I si dedicherà principalmente al rimodernamento delle mura della città. Durante il suo regno si crearono le “zone polemiche”, dov’era vietata la costruzione di edifici. Queste zone riguardavano principalmente le mura fuori porta, dove
esistette la possibilità di demoralizzare il nemico in un
assedio alla città. La grande costruzione difensiva di
Pamplona ebbe luogo sotto il regno di Felipe II, la moderna cittadella, che motivò la scomparsa del già antiquato castello di Fernando el Católico. Durante l’intera
l’età moderna i monarchi mostrarono un gran interesse
per mantenere in buone condizioni e rinnovare le difese
della città finché i nuovi avanzamenti militari resero antiquato il vecchio sistema di mura e nell’ultimo terzo del
secolo XIX venne costruito il Forte di Alfonso XII, nel vi-
PORTAL DE FRANCIA O L´ATRIO DI ZUMALACÁRREGUI.
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Il recinto murato di Pamplona già esisteva
durante il Medioevo, completando la città
la sua difesa con il castello innalzato dal
re Luis el Hutín nel 1308
il Palazzo dei Re di Navarra
Seguiamo il nostro itinerario passando per il Palacio de los
Reyes de Navarra (Palazzo dei Re di Navarra) (11), sul mezzo
baluardo di Parma (12). Questo palazzo, oggi convertito in
Archivio della Navarra dopo la restaurazione effettuata dall’architetto Rafael Moneo, fu motivo di dispute tra il monarca ed il
vescovo praticamente durante tutto il Medioevo. Il palazzo venne
costruito in epoca di Sancho VI el Sabio (il Sapiente) (1150-1194),
ed alla stessa epoca corrisponde il semiscantinato dell’ala nord.
La galleria del cortile è posteriore, appartiene già al secolo XV, e
subì delle ristrutturazioni nel secolo XVI, quando si introdussero
le tipiche ganasce castigliane. Il portale appartenne all’epoca di
Carlos I de Spagna, e venne rifatto nel 1598, con occasione della
visita di Felipe II. Dietro il palazzo si trovavano gli orti e i giardini
che scendevano fino al parco di Santo Domingo.
Seguiamo la passeggiata dalla parte posteriore del Museo di
Navarra, dopo aver attraversato la salita di Santo Domingo, attraverso la zona conosciuta come Paseo de Ronda (13). Sotto questo viale si trova il ponte del Rochapea (14), dove c’era un’altra
delle antiche porte delle mura, demolita nell’anno 1914 e della
quale si conserva solo lo scudo, che venne collocato nel 1960 nel
Portal Nuevo (Atrio Nuovo) (15). Quest’ultimo venne aperto
nelle mura nel 1950, per agevolare l’accesso alla città da nord.
Attraverso di lui si arriva al Parque de la Taconera (Parco), dove
troviamo ancora tele delle mura ed i baluardi dei Gonzaga, la
mezzaluna di San Roque ed il baluardo della Taconera, tutti loro
realizzati alla fine del secolo XVII e inizi del XVIII. Questo parco è
il più antico dei giardini di Pamplona, ed oltre al monumento a
Julián Gayarre, l’antica fontana del Mariblanca e due bar dove
poter riposare, dispone di un simpatico zoo con cervi, cinghiali,
pavoni ed altre specie negli stessi fossati delle antiche mura.
Nella calle del Bosquecillo, che costeggia questi giardini, si può
contemplare l’atrio di San Nicolás (16), dal quale si accedeva
all’omonimo borgo, che fu costruito nel 1666 assieme all’atrio
della Taconera. Ambedue furono smontati, ma il primo si reinstallò all’entrata dei giardini. Quello della Taconera ebbe una peggiore sorte, e di lui si conservano solo le iscrizioni. Una riproduzione dello stesso venne collocata di
fronte al parco di
Antoniutti
(17).
cino monte di San Cristóbal. Poco dopo, nel 1888, venne autorizzata la demolizione di parte delle mura e di
due baluardi della cittadella per iniziare così le opere
della prima ampliazione di Pamplona, che cominciò a
crescere fuori porta.
Il tracciato delle mura ci porta fino al bastione di Labrit (3). In questa zona si trovava l’antico ghetto di
Pamplona, che ebbe il proprio cimitero all’altro lato delle mura. Il regno di Navarra fu l’ultimo della penisola nell’espellere i giudei, nell’anno 1498. La zona che percorre il fronte est delle mura dal bastione di Labrit fino a
La passeggiata attraverso le mura è gradevolissima,
quello del Redín (4) è conosciuta come Ronda Barpoiché attorno a loro si aprono la maggior parte degli
bazana, poiché passa dietro la cappella della cattespazi verdi della città. Si può realizzare questo percordrale dello stesso nome, ed è una di quelle che furono
so sia dalla parte superiore della stessa e sia da sotto,
restaurate nell’epoca di Carlos I. Se ci sporgiamo dalle
da dove possiamo apprezzare l’imponenza delle mura.
mura, sotto il bastione del Redín potremo vedere
l’avamposto del baluardo basso
Presso il baluardo di San Bartolodi Guadalupe (5) ed il ponte
mé (1), dove si trovava il forte che pordella Magdalena (6), uno dei
tava il suo nome innalzato nel secolo
molti ponti di origine medievale che
XVIII, inizia con il parco della Media
attraversano il fiume Arga. Riceve il
Luna (Mezzaluna) (2), disegnato dalnome dall’antico ospedale che si
l’architetto Víctor Eusa nel 1935. Amtrovava sull’altra sponda del fiume,
bientato con romantiche pergole, stae dal quale accedono a Pamplona i
gni ed aiuole, offre delle eccellenti viste
pellegrini che realizzano il cammino
sull’Arga e la cattedrale. In lui si trova il
di Santiago. Seguendo la passegmonumento al violinista Pablo Sarasagiata ci troviamo con una delle porte.
te del recinto murato, Il Portal de
SANCHO EL MAYOR, EN LA MEDIA LUNA
Francia (7), noto anche come
pamplona, piazza forte
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itinerari per conoscere
la città di pamplona
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“Atrio di Zumalacárregui “, poiché la tradizione racconta che fu questa l’uscita della città utilizzata dal
generale quando andò a mobilitare le sue truppe nella prima guerra carlista. L’atrio è dell’anno 1553,
ed è il più antico di quelli che si conservano. Sotto
di lui si trovano il baluardo basso del Pilar (8)
ed il rivellino dei Re (9), ed a sua sinistra possiamo vedere il baluardo dell’Abrevador (10).
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RONDA BARBAZANA
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PORTAL FRANCIA
BAL. DEL PILAR
REVEL. LOS REYES
BAL. ABREVADOR
PALAZZO LOS REYES
BAL. PARMA
LA CITTADELLA DI
PAMPLONA (18)
L’elemento conservato più importante delle fortificazioni di Pamplona
è la cittadella. La sua costruzione
inizia in epoca di Felipe II, nel 1571,
secondo i disegni dell’ingegnere militare Giacomo Palearo, noto come
il Fratín, che ebbe partecipato anche nella riforma del castello di Santa Barbara a Valenza e nel castello
di Santa Cruz de la Coruña. La nuo-
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PASEO DE RONDA
PTE. ROCHAPEA
PORTAL NUEVO
PORTAL S.NICOLÁS
PQUE. ANTONIUTTI
LA CITTADELLA
va cittadella era consone ai nuovi
progressi delle tecniche belliche,
che obbligavano a difendersi dai
cannoni che avevano una portata
più lunga da quelli finora utilizzati,
per cui l’antico castello di Fernando
el Católico era rimasto antiquato.
In questo modo Palearo, aiutato dal
viceré della Navarra, Vespasiano
Gonzaga, marchese di Sabioneda e
duca di Trayetto, progettarono un
edificio difensivo simile alla moderna cittadella di Anversa, progettato
dall’ingegnere Francisco Pacciotoo,
un pentagono regolare con cinque
baluardi ai suoi angoli. I baluardi sono conosciuti con i nomi di San Felipe el Real, Santa María, Santiago,
San Antón e la Victoria. Questi ultimi
due si abbatterono nel 1888 per costruire la prima ampliazione della
città, anche se alcune rovine del baluardo di San Antón si possono con-
LA CITTADELLA
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PAMPLONA, PIAZZA FORTE
templare nell’Auditorio di Pamplona,
che riceve precisamente il suo nome.
Sotto il vicereame del conte di Oropesa si aggiunsero mezzelune, note
per i nomi di Santa Teresa, Santa
Ana, Santa Isabel, Santa Clara e
Santa Lucía. La cittadella venne terminata nel 1646, essendo in quello
stesso anno visitata da Felipe IV.
Per commemorare la fine dei lavori
e la visita reale, sulla porta principale che si apre al viale dell’Ejercito si
collocarono i blasoni del monarca,
del conte di Oropesa e di Luis Guzmán e Ponce de León, ambedue
promotori di questi ultimi lavori. Sotto gli scudi si può leggere la dicitura che fa riferimento alla costruzione del recinto in epoca di Felipe II.
PABELLÓN DE MIXTOS
Tuttavia continuarono alla realizzazione di nuove opere, dotandosi l’interno della fortificazione con altri
servizi, come la polveriera, disegnata nel 1694 dall’ingegnere Hércules
Torelli, la Sala d’Armi, antico arsenale di artiglieria, progettato nel
1725 dall’ingegnere Jorge Próspero Verboom, autore della cittadella
di Barcellona, il Horno (forno) e l’antico magazzino dei viveri e la cantina, oggi noto come il Pabellón de
Misxtos (Padiglione dei Misti), costruito alla fine del secolo XVII e rimodellato nel 1720 da Ignacio de
Sala. Questo stesso ingegnere, che
aveva già lavorato nella costruzione
della Reale Fabbrica dei Tabacchi di
Siviglia, ed era il responsabile anche delle volte a prova di bomba
che proteggono gli accessi alla cittadella.
La moderna costruzione dimostrò
la sua effettività, poiché non è stata mai invasa dalle armi. Solo una
volta fu sottomessa, e fu per l’astuzia degli attaccanti, che utilizzarono come unica munizione le inoffensive palle di neve. Successe durante l’inverno del 1808, quando
per il trattato di Fontainebleau le
truppe francesi s’insediarono nella
parte esterna della città perché il
prudente viceré si era negato, il
marchese di Vallesantoro, ad alloggiarle all’interno del recinto militare. Tuttavia, tutte le mattine i francesi accorrevano
alla cittadella a raccogliere gli alimenti
necessari per le loro riserve. Il giorno
16 febbraio, dopo
una copiosa nevicata, i francesi cominciarono a lanciare
palle di neve ai navarresi di guardia
alla cittadella che,
animati dal gioco, dimenticarono i
loro obblighi e si trovarono improvvisamente circondati e disarmati
dalle truppe straniere. Poco dopo
ebbe inizio la guerra dell’Indipendenza in Spagna.
Nell’anno 1966 l’autorità militare
cedette il recinto al comune di
Pamplona, ed oggi viene utilizzato
per realizzare esposizioni e nei
suoi giardini e in quelli della Vuelta
del Castillo che la circonda trovano
spazio una serie di sculture che
hanno trasformato questo spazio
in
un
gradevole
museo
all’aperto.
pamplona, piazza forte
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GLI EDIFICI RELIGIOSI ED IL
amplona MUSEO DI NAVARRA
Nella chiesa di San Agustín
si realizza nel Giovedì
Santo la rappresentazione
religiosa che commemora
il voto dalle Cinque Piaghe
della città di Pamplona.
SAN IGNACIO
LA BASILICA DI SAN IGNACIO
Della costruzione originale
si conserva il portale, che
venne eretto nel 1556 ed è
opera di Juan de Villarreal,
e l’antica cappella, eretta
nel 1547 dal tagliapietra
Juan de Anchieta.
Questo tempio si innalza nel luogo nel
quale, secondo la tradizione, cadde
ferito San Ignacio in difesa del castello di Pamplona nell’anno 1521. Per
commemorare questo fatto nel 1950
venne innalzato un monumento copia
del quale si trova nel Santuario di
Loyola (1). Le opere della basilica
(2) cominciarono nel 1669, seguendo
dei disegni che erano stato inviati da
Siviglia, e conclusero nel 1694. Nell’interno, la cupola è ricoperta da una
ricca decorazione in gesso, e nel presbiterio si trova una pala d’altare barocca della prima metà del secolo
XVIII.
Nel 1767, dopo l’espulsione dei gesuiti dalla Spagna, la basilica rimase annessa alla parrocchia di San Nicolás,
e nell’anno 1892 venne ceduta ai religiosi redentoristi. Nel 1927, dopo la
costruzione della nuova chiesa di San
Ignacio, venne demolita in parte la navata dell’antica basilica, per cui rimase in piena via il luogo dove la tradizione dice che cadde il santo, adesso segnalato da una targa, e che prima si
trovava all’interno del tempio.
Dalla calle Cortes de Navarra arriviamo fino alla salita di Labrit, dove finisce la calle di San Agustín. In questa
via si trova la basilica di San Martín (3), un piccolo edificio barocco
con un portale progettato nel secolo
XVIII da Pedro de Aizpún. Sulla porta si
può vedere un ostensorio, emblema
della Confraternita del Santo Sacramento che occupa la cappella, e negli
ambedue i lati due scudi con le Cinco
Llagas (Cinque Piaghe). Nella stessa
via la parrocchia di San Agustín
(4) è ubicata dove si trovava l’antico
Santo Domingo
Seguendo la calle Compañía
fino alla calle Curía, scendiamo
per la tradizionale calle de la
Mañueta fino al mercato di
Santo Domingo (6), il più
antico della città, costruito nel
1876 nello stesso luogo che
occupava il mercato vecchio,
distrutto da un incendio. Nella
via dallo stesso nome si trova
l’antico seminario di San
Juan (San Giovanni) (7),
costruito grazie alle donazioni
del nobile baztanés Juan
Bautista Iturralde nel 1734.
Seguendo gli esempi
dell’architettura barocca del
territorio, al piano superiore si
apre una galleria aperta, come
succede anche a Pamplona nel
palazzo episcopale, eretto nello
stesso anno.
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IL VOTO DALLE CINQUE PIAGHE, NEL GIOVEDI SANTO
convento degli Agostiniani, fondato da Carlos II de Navarra nel 1355. L’edificio che è arrivato ai nostri giorni
si adatta al tipo interamente conventuale del secolo XVI,
data in cui si innalzò la chiesa che oggi contempliamo.
La facciata, tuttavia venne costruita tra il 1887 ed il
1900, seguendo i disegni dell’architetto diocesano Florencio Ansoleaga. All’interno si trovano alcune pale d’altare barocche, tra le quali emergono quelle di San José
e quella dell’Angelo Custode, provenienti dallo scomparso convento del Carmen Calzado.
Nella chiesa di San Agustín si realizza nel Giovedì Santo
la rappresentazione religiosa che commemora il voto
dalle Cinque Piaghe della città di Pamplona. Durante la
virulenta epidemia della peste che subì la città nel 1599,
il vescovo ebbe una rivelazione nella quale le venne promesso che i sani non si ammaleranno e che i malati guariranno se collocavano nel loro petto un sigillo con la
rappresentazione delle Cinque Piaghe di Cristo. Data
l’effettività della misura adottata ed in ringraziamento, il
Reggimento della Città decise di celebrare per sempre
questo voto chiamato “delle Cinque Piaghe”.
La calle Compañía, parallela a quella precedente, ricevette questo nome perché è stata quella che accolse la
prima casa che ebbe la Compagnia di Gesù a Pamplona, che s’inaugurò alla fine del secolo XVI. I gesuiti presto aprirono anche il Collegio dell’Annunciata ed a lato
innalzarono agli inizi del secolo XVII la chiesa di Gesù
e Maria (5), che dopo l’espulsione dall’ordine divenne
la cappella del seminario, come indicato nell’iscrizione
della sua facciata. Nel 1927 la chiesa ritornò in possesso dei gesuiti, ma nella costruzione dell’Ordine il collegio
nuovo, vene lì trasferita la parrocchia di San Giovanni
Battista della Navarrería nel 1951. Oggi occupa l’edificio la Escuela Oficial de Idiomas della Navarra (Scuola
gli edifici religiosi ed il museo di navarra
Ufficiale delle Lingue Straniere della Navarra), che aprì i
battenti nel 1978, e che ospita al suo interno il cortile
dell’antico collegio.
Seminario de San Juan (17). L’edificio conserva la
cappella neogotica di fine XIX secolo, in cui è installato
il Museo Pablo Sarasate, con oggetti personali dell’ artista, un busto dello stesso realizzato da Mariano Benlliure, i violini ed il piano usati dal musicista, tra le altre
cose.
Un po’ più avanti, nella stessa via, si trova il convento
di Santo Domingo (8). Tutta questa zona, che si trova nella parte posteriore del comune, si conosceva come “il burrone”, e l’urbanizzazione ebbe inizio non prima
del secolo XVI. Fino a quel momento servì per canalizzare le
acque che scendevano dall’attuale calle de la Mañueta
fino ad arrivare
al fiume Arga. Fu
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itinerari per conoscere
la città di pamplona
amplona
nel secolo XVI quando si decise di installarsi quì i frati domenicani, che erano stati trasferiti dalla loro precedente
ubicazione in un estremo della piazza del Castillo, per poter erigere nel posto del castello di Fernando el Católico.
Il vecchio convento si trovava sotto la dedica di Santiago, perché all’interno delle sue stanze si trovava un eremita dedicata all’apostolo. Per questa ragione nel portale dell’attuale edificio si può contemplare ancora un’immagine del santo vestito da pellegrino assieme ad altri
due santi domenicani, San Tommaso d’Aquino e San Vicente Ferrer.
L’opera della chiesa ebbe inizio nel 1529 e concluse nel
1543. Alla fine del secolo XVII venne costruito il chiostro,
che oggi si trova nel edificio del Dipartimento di Educazione e Cultura. Il convento ebbe un importante ruolo nella storia dell’educazione navarrese, poiché ospitò l’università pontificia e Reale di Santiago, che si fondò il 26
aprile 1630 sotto il regno di Felipe IV. Eretto canonicamente dal Papa Urbano VIIII, in lui si impartivano Arti, Teologia, Medicina e Leggi. Il convento subì varie esclaustrazioni temporali, fino a quella definitiva che ebbe luogo
nel 1836, quando vennero adibite le sue stanze per la
Caserma di Fanteria ed Ospedale Militare. Oggi è la sede
del Consiglio di Educazione e Cultura del Governo della
Navarra, e solo la chiesa conserva il culto.
La chiesa di Santiago segue la tipologia caratteristica dei
tempi domenicani: un’ampia navata con cappelle tra i
contrafforti comunicati tra di loro, arco sporgente e capezzale pentagonale tra due cappelle quadrate. La facciata venne realizzata in
seguito, nella seconda metà del
XVIII. All’interno emerge,
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MONUMENTO A S.IGNACIO
BASILICA DE S. IGNACIO
BASILICA DE S. MARTÍN
PARROCCHIA DE S. AGUSTÍN
CHIESA DE GESU Y MARÍA
MERCATO DE STO. DOMINGO
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SEMINARIO DI SAN JUAN
CONVENTO DI STO. DOMINGO
MUSEO DI NAVARRA
CARMELITANI SCALZI
PIAZZA VIRGEN DE LA O
CONVENTO M. AGOSTINIANE
oltre ad un’interessante esempio di pale d’altare barocche, la pala d’altare maggiore, realizzata da Pierres Picart e Juan de Beauves, la cappella rococò di San Vicente, situata di fronte alla porta d’entrata, il rilievo della Sacra Parentela, datata 1560, che si trova nella cappella di
Nostra Signora de Nieva e l’organo, della metà del secolo XVIII.
IL MUSEO DI NAVARRA
(9).
Dopo l’annessione della Navarra alla Castiglia, i nuovi
monarchi non si occuparono solo di rinnovare le difese
della città, ma s’incaricarono anche di dotarla di alcune
istituzioni che risultavano necessarie. Tra di loro si trova
il Hospital de Nuestra Señora de la Misericordia
(l’Ospedale di Nostra Signora della Misericordia), che
venne costruito presso l’atrio del Rochapea prima del
1547. Per la sua manutenzione le venne permesso il monopolio della vendita delle carte da
gioco e alla dedica della stampa di libri, e dal
1757 trovava posto la scuola di medicina e di
anatomia. L’ospedale funzionò fino al 1925, e a
partire dal 1956 divenne la sede del Museo della
Navarra. Nel 1932 l’Ospedale di beneficenza
passò sotto la gestione del Servizio Navarro
della Salute e venne trasferito alla zona conosciuta come “Soto de Barañain”.
Della costruzione originale si conserva il
portale, che venne eretto nel 1556 ed è
opera di Juan de Villarreal, e l’antica cappella, eretta nel 1547 dal tagliapietra Juan de
Anchieta. La facciata della cappella non è
quella originale, ma che si tratta di un’opera barocca del secolo XVIII che procede
MUSEO DI NAVARRA
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56
GLI EDIFICI RELIGIOSI ED IL MUSEO DI NAVARRA
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SANTO DOMINGO
dalla chiesa de la Soledad de
Puente la Reina (chiesa della
Solitudine di Puente la Reina) e fu
trasferita nel 1934. Nella cappella si
trova oggi un’interessante esposizione di arte sacra, dove emerge la
pala d’altare dello scomparso convento del Carmen Calzado, barocco, della metà del secolo XVIII e la
pala d’altare rinascimentale di San
Juan Bautista, della parrocchia di
San Juan de Burlada.
La collezione: Il Museo raccoglie
reperti della preistoria e della protostoria poste nel piano sotterraneo. Il primo piano è dedicato all’arte romana, dove emerge la collezione di mosaici, proveniente principalmente da ville rurali. L’arte medievale si distribuisce tra il primo ed il
secondo piano, e tra i reperti esposti, si distinguono per la loro eccel-
lente qualità i capitelli romanici provenienti dalla cattedrale vecchia, lo
scrigno spagnolo-musulmano del
monastero di Leire ed il calice che
Carlos III regalò alla chiesa di Santa
María de Ujué. Le opere del
Rinascimento si trovano nel secondo piano, ed oltre all’insieme di pitture murali provenienti dal palazzo
di Oriz, si trova una magnifico intaglio su legno di San Jerónimo
Penitente opera di Juan de Anchieta.
Il terzo piano è dedicato ai secoli
XVII, XVIII e XIX, con opere di Vicente
Berdusán, Claudio Coello e Mateo
Cerezo, oltre al ciclo della
Creazione dipinto su rame dal fiammingo Jacob Bouttats. Una speciale
menzione merita il ritratto del
Marchese di San Adrián, dipinto da
Goya nel 1804. Infine la collezione
si chiude con opere del secolo
XX.
Convento del Carmelitani
Scalzi (10). Durante il secolo XVII le
nuove fondazioni di ordini religiosi si
insediarono all’interno della città. Le
prime a farlo furono le Carmelitane
Scalze, che occuparono il suolo che
rimase dopo la demolizione del castello di Fernando el Católico, e le
seguirono le madri Agostiniane
Recoletas ed i Carmelitani Scalzi.
I Carmelitani conseguirono il perme-
sso per installarsi nel recinto murato nel 1637, ma ebbero dei problemi nel momento di erigere la loro
chiesa, poiché la vicina parrocchia
di San Lorenzo interpose una causa,
poiché pochi anni prima era stata
consacrata la chiesa delle
Agostiniane Recoletas, e la parrocchia di San Lorenzo ritenne che
un’altra chiesa in una zona così
prossima potrebbe sottrarre parrocchiani e profitti. Alla fine ottennero i
permessi, e la chiesa dei padri
Carmelitani terminò nel 1673. La
facciata si può contemplare con una
certa prospettiva, nonostante si
trovi in mezzo allo stretto tracciato
urbano del centro storico, perché i
Carmelitani s’incaricarono di demolire parte delle edificazioni vicine,
producendo un allargamento nella
calle Descalzos all’arrivo del convento.
Convento de M. Agostiniane
Il convento fu fondato da Juan de Ciriza,
segretario di Felipe III, che realizzò le
gestioni affinché la Corona, padrona di
questi terreni, li cederebbe alle madri
agostiniane. I disegni dell’edificio furono
incaricati all’Architetto e Disegnatore delle
Opere Reali e Maestro Maggiore della Città
di Madrid Juan Gómez de Mora, che realizzò
anche, tra le altre opere, il disegno della
Plaza Mayor di Madrid. Le opere terminarono
nel 1634, con il risultato di un edificio che
segue l’esempio dell’architettura
gli edifici religiosi ed il museo di navarra
conventuale del secolo XVII, somigliante al
Convento dell’Incarnazione di Madrid
L’austerità dell’esterno dell’edificio non
riflette le ricche pale d’altare barocche che
ospita l’interno del tempio. Emerge la pala
d’altare maggiore e le due pale d’altare
laterali, che formano un vistoso insieme
incaricato nel 1700 a Francisco Gurrea e
García. Per l’arredamento del tempio,
esisteva inoltre una collezione di arazzi
basati in cartoni di Rubens solo uguagliati
dalle Scalze Reali di Madrid.
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PAMPLONA NEL SECOLO XVIII
amplona LA CULTURA
Un percorso per la Pamplona del secolo XVIII attraverso la sua architettura civile aiuta a conoscere meglio
l’evoluzione della città precisamente
in un’epoca in cui sorge un’ansia di
rimodernamento molto accordo con
le correnti colte del momento. Inoltre questa visione di Pamplona è interessante poiché l’indubbio fascino
della storia medievale della Navarra
eclissa in molte occasioni la storia di
Pamplona durante l’età moderna e
tuttavia, è durante il secolo XVIII
quando secondo Pio Baroja arriva
“l’ora navarrese”, e questa forza
PALAZZO DI EZPELETA
economica della quale parla l’autore
si intravede nelle vie della città.
La Pamplona del secolo XVIII conta
con un centro d’insegnamento superiore, l’Università di Santiago, dove
si studia Filosofia e Teologia fino a
1771, e dal 1757 si impartono
scuole di medicina nell’Ospedale Generale, oggi convertito nel Museo
della Navarra. Inoltre, nel secolo
XVIII si costruisce una rete di fogne
con scarichi per ogni casa, ciò permette che le vie, adesso libere di
scarichi, siano ricoperte con un pavimento selciato. Si realizza anche la
portata di acqua da Subiza, grazie
all’acquedotto disegnato dall’architetto Ventura Rodríguez, che progetta anche la nuova facciata della cattedrale. Per celebrare l’avvenimento
che suppose la conduzione dell’acqua, nel 1798 si inaugurarono una
serie di fontane disegnate da Luis de
Paret e seguendo la linea di tutte
questi riforme, destinate a rimodernare l’immagine della città, alla fine
del secolo s’installa un sistema di illuminazione pubblica.
È durante il secolo XVIII quando si
rinnovano anche gran parte delle case dei cittadini ed i nobili costruiscono i loro palazzi nella città, lasciando
dei buoni esempi di architettura barocca. Questa ansia costruttiva non
riguarda solo l’aristocrazia, ma anche alcuni istituzioni civili ed ecclesiastici lasciano l’impronta della sua
ansia rinnovatrice con la costruzione
dei loro rispettivi edifici istituzionali,
come il Comune della città ed il palazzo Episcopale. Questa preoccupazione per curare la città rimane rispecchiata nelle Ordinanze Comunali, che regolano la costruzione di edifici trattando di dare una certa uniformità al tracciato delle vie.
Nella calle Navarrería, l’edificio più
rappresentativo è quello del Marqués de Rozalejo (Marchese de
Rozalejo) (1). Si apre alla piazza di
Santa Cecilia e gode di un’eccezionale prospettiva all’interno del conglomerato urbano del centro storico
della città, poiché Pamplona, per la
sua posizione di confine, non inizia la
sua crescita fuori porta fino al 1888,
quando si realizza la prima ampliazione, per cui le nuove idee si devono cingere all’interiore delle mura della città, la zona che oggi denominano il centro storico. Questa particolarità contribuisce anche agli edifici
che si conservano non sia indifferenti, poiché in generale non esiste la
possibilità di usufruire o di creare un
itinerari per pamplona P4 www.hotelespamplona.com
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Nel contesto specifico della
Pamplona del XVIII sorgono nuovi
spazi: le piazzole che dovuto all’intersezione di varie vie.
Per commemorare la portata delle
acque a Pamplona, nel 1788 s’installarono nella città una serie di fontane il cui disegno si deve a Luis Paret
tracciato urbano con la prospettiva adeguata per poterli
contemplare.
e gli elementi in ferro conservati corrispondono anche loro al secolo XVIII.
L’ubicazione della casa all’interno del conglomerato urbano ha una grande importanza, e nel contesto specifico
della Pamplona del XVIII sorgono nuovi spazi: le piazzole.
Si tratta in realtà di spazi, generalmente irregolari, che
dovuto all’intersezione di varie vie presentano una maggiore ampiezza di una via normale. Nell’ubicazione della
casa in una di queste piazzole si ottiene una miglior prospettiva della facciata, ciò ingrandisce l’apparenza dell’edificazione. Questo interesse per rendere più chiara la
facciata ampliando le possibilità di contemplazione della
stessa è stato sperimentato già nel XVII secolo, nell’allargamento dell’ultimo tratto della calle Jarauta per consentire una miglior vista della facciata del recentemente costruito convento delle Carmelitane. All’interno risulta vantaggiosa anche la presenza della piazzola che precede la
casa, poiché permette l’entrata di maggior luce e le viste sono più gradevoli.
LA FONTANE DI LUIS
PARET
Questa casa appartenne alla famiglia Aoiz -Guendica, a
coloro che ricadde il titolo del marchesato di Rozalejo nel
1832, momento in cui viene collocato il suo blasone nel
palazzo. La facciata, tipicamente barocca, ha subito alcune modifiche nel secolo XIX, quando ne venne aumentata l’altezza per collocare il blasone e si lacerarono le finestre del pianterreno. All’interno si conserva un amplio
androne dal quale parte un’ampia scala imperiale. I legni
Per commemorare la portata delle acque a Pamplona, nel 1788 s’installarono nella città una serie di fontane il cui
disegno si deve al pittore della Corte Luis Paret y Alcázar. Queste
fontane, emblematiche della città di Pamplona, sono quelle di
Santa Cecilia (2), nella piazza
del suo nome, quella di Neptuno (3), nella Plaza del Consejo,
quella dell’Obelisco (4), nella
Plaza de las Recoletas, e quella
dell’Abbondanza o la Beneficenza (5), per essere collocata nella Plaza del Castillo, da dove si traslocò alla sua attuale posizione, nei giardini
de la Taconera, e conosciuta popolarmente
oggi come la
“Mari Blanca”.
Dopo aver
il Comune
È uno degli edifici che venne costruito a
partire dalla promulgazione del
Privilegio dell’Unione da Carlos III nel
1423. Nello stesso documento viene
determinata la citazione esatta che
doveva avere il palazzo comunale, in cui
era il fossato dove confluivano i tre
borghi: Navarrería, San Cernin e San
Nicolás. L’attuale concistoro venne
costruito tra il 1753 ed il 1759, in
sostituzione di quello vecchio che era in
rovina. I lavori iniziarono con i disegni
del maestro Juan Miguel de Goyeneta,
ma si decise di cambiare la facciata
progettata con quella presentata nel
1755 da Jose Zay y Lorda. Lo scultore
la cultura
José Jiménez prese l’incaricò di tutto il
repertorio scultorio. L’orologio datato
del secolo XVIII, anche se il suo
meccanismo fu sostituito nel 1991.
Tutto l’interno scomparve nella
ristrutturazione che terminò nel 1952.
La porta della casa concistoriale è
custodita per due statue che
rappresentano la Prudenza e la
Giustizia, e sull’alto si innalza la figura
della Fama, che bandisce con un clarino
le glorie della città. Al suo lato si
trovano due statue di Ercole, come
simbolo delle virtù civiche. Lo scudo di
Pamplona appare molte volte sulla
facciata.
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itinerari per conoscere
la città di pamplona
amplona
Piazza del Castello
Questa piazza riceve il suo nome dal castello che nel secolo XIV eresse Luis l’Hutín,
e che si trovava in uno dei suoi estremi.
Poi, questo edificio fu sostituito dal castello edificato da Fernando el Católico, che a
sua volta fu demolito per costruirci la moderna cittadella di Pamplona. Questo spazio tardò nel costituirsi come una zona di
case, poiché i pamplonesi risiedevano
all’interno del centro storico, però almeno dal secolo XIV funzionò come zona di
divertimento e di ozio. Nel 1405 Carlos III
organizzò nella piazza una serie di giostre
e tornei per commemorare il matrimonio di
sua figlia Beatriz con il principe Jacques de
Borbón. La piazza venne utilizzata per celebrare festival taurini dal 1385, quando
viene documentato il primo di questi eventi, fino al 1844, quando si costruisce l’antica arena dei tori. Visto l’insuccesso della
sua utilità come arena dei tori e luogo di
spettacoli, questo spazio continuò ad essere un centro di svago, grazie all’apertura durante il secolo XIX dei primi caffè. Nel
1888 aprì le porte il caffè Iruña, nell’edificio eretto dall’architetto di Logroño
Maximiano Hijón per la banca del Credito
Navarro. Nel centro della piazza s’installò nel secolo XVIII la fontana della Mariblanca, disegnata da Luis Paret, che venne
trasferita ai giardini della Taconera essendo sostituita nel 1910 da un chiosco di
legno. Nel 1943 venne tolto anche quest’ultimo per collocare quello che oggi
continua a presiedere la piazza.
La piazza del Castillo continua ad essere
oggi un centro di riunione e di svago dei
pamplonesi, dove si possono trovare un
buon numero di bar dove poter trascorrere
i momenti di ozio. Inoltre da lei si accede
alle varie vie del centro storico dove ci sono i posti più tradizionali per lo shopping,
per degustare gli stuzzichini o le bevande.
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raggiunto la cattedrale dalla calle
Navarrería, percorriamo tutta la
calle Dormitalería, che riceve
quel nome perché lì ci visse il
“dormitalero” (la persona incaricata di chiudere le porte durante
le ore notturne) della cattedrale,
fino ad arrivare alla piazza di Santa María Real, dove troviamo il Palazzo Episcopale (6). Questa piazza datata del 1945, quando venne distrutto l’antico convento della Merced per costruire nel 1952
in parte del suo suolo il ritiro sacerdotale.
Il palazzo episcopale venne eretto tra il 1734 ed il 1740. Questo
edificio raggiunge una sintesi tra
l’architettura della zona media,
dove predomina il concio, e la Ribera (pianura), dove si impone il
mattone e si aprono gallerie che
coronano l’edificio. L’interno del
palazzo venne rinnovato in parte
verso il 1973, anche se rimane
intatto il cortile interno con arcate, che ripete nell’ultimo piano la
galleria degli archetti che appare
sulla facciata. Si conserva anche
la scala imperiale, coronata da
una volta a vela con un rosone
centrale.
Tornando attraverso la Calle de la
Merced, antica strada del ghetto,
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MARQUÉS ROZALEJO
FTANA. STA. CECILIA
FTANA. DE NEPTUNO
FTANA. OBELISCO
FTANA. BENEFICIENCIA
PALAZZO EPISCOPAL
PALACIO GOYENECHE
PIAZZA DEL CASTELLO
IL COMUNE
PAL. NAVARROTAFALLA
PAL. GUENDULAIN
CASA CONDESTABLE
PALAZZO EZPELETA
EZPELETA (S. FRCO)
fino alla discesa di Javier, arriviamo fino alla calle Estafeta, dove si
trova la facciata del palazzo Goyeneche (7), che riceve il suo nome dai nobili baztanés che fecero
erigere. Emerge su questa facciata il monumentale portale ed i balconi del primo piano, che conservano gli elementi in legno originali.
Dalla piazza del Castillo si può
contemplare la lanterna che illumina la scala dell’edificazione.
LA CALLE ZAPATERÍA
Fino al Privilegio dell’Unione dell’anno 1423, la calle Zapatería fu
la via maggiore del borgo di San
Nicolás. Nel secolo XVIII questa
via raggiunse un importante livello sociale all’interno del conglomerato urbano, trasferito poi nelle sue costruzioni, e di ciò fanno
testo i palazzi barocchi conservati, così come i numerosi blasoni
che sfoggiano ancora molte case
dei cittadini.
Tra le edificazioni più interessanti
si trova l’edificio noto come palazzo Navarra-Tafalla (10),
costruito nel 1752 dal capitano,
cavaliere di Santiago e commerciante nelle Indie Juan Francisco
Adán y Pérez, che nel 1746 ottenne il titolo di nobiltà. All’interno
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LA CULTURA
CAFÉ IRUÑA
si conserva la scala originale e l’androne, dove si sviluppa una spettacolare scenografia di gusto barocco, con i suoi due corpi coperti da
una volta poligonale con lunette,
sotto le quali si aprono finestre nel
corpo di lanterna. Dal centro della
volta, come in molte scale barocche, pende un rosone vegetale. Il
suolo è ricoperto con ciottoli, ossa
ed astragali, realizzando un accurato motivo floreale.
Si distingue anche il palazzo di
Guendulain (11), costruito nel
secolo XVIII dalla famiglia Eslava di
Enériz, nobili indiani che spesarono
parte della chiesa del loro paese.
Dopo il matrimonio di Magdalena
Eslava con il conte di Guenduláin,
l’edificio rimase vincolato a questo
titolo navarrese. Nel 1845 questa
casa divenne una residenza reale
per alcuni giorni, poiché alloggiò
Isabel II ed il suo seguito. La facciata della casa, una del più lunghe della città, ha tre altezze. Il primo piano corrisponde a quello che si suole conoscere come piano nobile,
destinato alle stanze principali dei
signori della casa e alle stanze di
rappresentanza come i salotti, dai
quali probabilmente vedevano e vedono ancora le processioni e gli avvenimenti che si succedono attraverso questa importante via del
centro storico.
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CRÉDITO NAVARRO
VIA MAGGIORE
È la via emblematica della città storica, la vecchia strada dei pellegrini
a Santiago, che allaccia la parrocchia di San Saturnino con quella di
San Lorenzo. Poco a poco, quando
si unificarono i borghi nel 1423, divenne la via principale della città, ed
in lei si concentrarono numerosi
corporazioni ed uffici, come gli argentieri, i sellai, i borsettai e i guantai tra gli altri. Conserva varie case
barocche e scudi nobiliari del secolo XVIII, indicativi della forza sociale
della zona.
Presso la chiesa di San Saturnino si
trova la Casa del Condestable
(Vice sergente di artiglieria) (12).
Questo edificio fu costruito da il IV
conte di Lerín verso la metà del secolo XVI, restando vincolato successivamente alla casa ducale di Alba,
PALAZZO DI GUENDULÁIN
la cultura
la quale lo cedette a diverse istituzioni della città. Così, i vescovi di
Pamplona vi risiederono durante il
secolo XVII e fino al 1732, anno in
cui si trasferirono al loro nuovo palazzo. Anche il Comune occupò
questa edificazione, mentre terminavano le opere del suo nuovo edificio. L’edificio originale è datato,
come detto, secolo XVI, ma nel secolo XIX subì un importante ristrutturazione. Nel 1891 Pedro Arrieta
ne modificò le facciate, uniti in
smussatura con terrazze chiuse,
con la peculiarità di essere la prima
smussatura del centro storico di
Pamplona.
Al termine della via, presso San Lorenzo, c’è il palazzo Ezpeleta
(13), costruito tra il 1709 ed il
1711 come residenza dei marchesi
di San Miguel de Aguayo, e che attualmente è proprietà del Comune
di Pamplona. Si possono
vedere ancora gli effetti di
una cannonata lanciata durante la guerra carlista su
di una delle inferriate dei
balconi. Sul corniciamento
rotto del portale si sviluppa un’esuberante decorazione intagliata con una tematica allusiva alla guerra,
in cui si prodigano personaggi dell’esercito con
cannoni, spade, trofei...
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PAMPLONA CONTEMPORANEA
amplona ITINERARI FUORI PORTA
Ampliazioni
SECOLI XIX E XX
Dopo dei ardui negoziati con
l’esercito, il comune di Pamplona
ottenne nel 1888 l’autorizzazione
per la realizzazione della prima
ampliazione della città, ancora
all’interno del recinto murato di
Pamplona.
Dove anticamente si alzava il baluardo
di San Antón, attualmente si trova l’auditorio di Pamplona, noto come “El Baluarte” (Il Baluardo) (6).
Una passeggiata per la via Padre
Moret e le vie adiacenti permettono di vedere l’architettura del
fine XIX secolo che si sviluppò in
quel momento. Nella via General
Chinchilla numero 10 trova posto
il Governo Militare (1), costruito
nel 1915 per servire da casa agli
ufficiali. Il numero 7 della stessa
via (2), che attualmente ospita
l’Acquedotto Municipale, fu opera
dell’architetto Ángel Goicoechea,
che realizzò una decorazione
geometrica in mattone di stile
neomudéjar. Nella calle Navas de
Tolosa numero 7 si trova la
Camera di Commercio, opera di
Florencio Ansoleaga (3). Lo stile
modernista è rappresentato da
due edifici realizzati dall’architetto Manuel Martínez
Ubago, il numero 6 della
calle General
Chinchilla (4), dove
oggi si trova la
delegazione del
Fisco, ed il numero 7 della calle
José Alonso (5). Il
primo degli edifici
citati hanno un
atrio decorato con
una fluida
decorazione
in gesso con
motivi vegetali.
Il viale Sarasate (7) si definisce come tale nel secolo XIX, quando s’incorpora al tracciato urbano con la costruzione di differenti edifici, al quale contribuì l’approvazione della prima ampliazione di Pamplona. In lui si trovano una serie di statue, provenienti dal Palazzo
Reale di Madrid, che rappresentano monarchi navarresi. Inoltre, nel 1929 si collocò nel viale un grande lampione di ferro che venne trasferito successivamente alla piazza del Vínculo, dove ancor oggi si può ammirare (8). Nel 1903
venne installato nel viale la statua dei
Fueros (Fori), spesata mediante sottoscrizione popolare, opera dell’architetto
Manuel Martínez Ubago. In uno dei suoi
estremi si trova il Parlamento della
Navarra (9), opera dell’architetto Julián Arteaga. Il Banco di Spagna
(10), che anche lui apre la sua facciata
al viale, venne costruito nel 1925.
PALAZZO DI NAVARRA
Di fronte al Parlamento si trova il Palazzo di Navarra (11), sede della Deputazione. La facciata del viale Sarasate è
opera dell’architetto José de Nagusia,
ed il lavoro scultorio, che si deve a Fructuoso Orduña, rappresenta nelle nicchie
del piano nobile a Sancho el Mayor e
Sancho el Fuerte, e nella fine del fronto-
ne all’uomo della pianura e quello della
montagna sostenendo le armi della Navarra. Poco dopo la costruzione del Palazzo di Navarra, Florencio Ansoleaga
costruì a lato nel 1896 l’Archivio Generale della Navarra. Nel suo raffinato
giardino si trova una dalle tre sequoie di
Pamplona portata dall’America.
Nel 1928 Pamplona non fu più considerata una “piazza forte”, per cui poté ottenere il permesso per espandersi fuori
porta, demolendo parte delle mura, e
costruendo quella che è conosciuta come seconda ampliazione. Il piano urbanistico si deve a Serapio Esparza, che
progettò un tracciato a dama di vie tagliate da una diagonale, come a Barcellona, che nel caso di Pamplona corrisponde alla Baja Navarra (12). Nell’apertura di questa seconda ampliazione della città, venne innalzata la facciata
del Palazzo di Navarra che guarda il Viale de Carlos III tra gli anni 1932-34, opera dei fratelli Yárnoz Larrosa, che costruirono anche l’edificio adiacente, oggi
sede del Palazzo del Fisco (13). Di
fronte a questi edifici si situa il teatro
Gayarre (14), la cui facciata, realizzata
nel 1839 da José Nagusia, chiuse la
MONUMENTO AI CADUTI.
itinerari per pamplona P5 www.hotelespamplona.com
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Nel 1928 Pamplona non fu più
considerata una piazza forte, per cui
potè ottenere il permesso per
espandersi fuori porta, demolendo parte
piazza del Castillo. Nell’apertura del
Viale de Carlos III il teatro venne trasferito alla sua ubicazione attuale,
mantenendone l’antica facciata.
prospettiva di Carlos III.
Tra il 1927 ed il 1934 venne provato in Pamplona il progetto di cittàgiardino nella colonia di Argaray (25), dove si costruirono una
serie di villini unifamiliari seguendo
l’esempio della colonia di Viso del
Marqués de Madrid.
EUSA
Uno dei principali architetti che opera a Pamplona è Víctor Eusa (18941979). Una mostra delle sue opere
la possiamo ammirare nella confluenza del Viale di Roncesvalles,
quello di San Ignacio e la calle Bergamín (15). Lì troviamo, al numero
22 di San Ignacio la “casa Uranga” (1922), edificio realizzato seguendo i canoni regionalisti, ugualmente al numero 1 della calle Bergamín (1924). In “La Vasco Navarra” (1924), al numero 1 di San
Ignacio, si fonde l’accademicismo
con l’influenza dell’architettura viennese degli inizi del secolo. Nell’edificio di “La Aurora” (1950), si mostra l’evoluzione dell’opera di Eusa,
che dopo la guerra civile abbandona le influenze espressioniste e della scuola viennese e diventa più accademico. Possiamo ammirare
l’opera di Eusa anche nella piazza
Príncipe de Viana 3 (16), nella
calle Fernández Arenas 4 (17),
nella calle Sangüesa 26, dove costruisce nel 1955 il collegio dei
fratelli Maristas (18), nel Seminario de San Miguel (1936)
(19), nella Casa de Misericordia
(20), nel collegio Calasanz
(1926) (21)...
parrocchia di San Miguel (22),
nel cui progetto collaborò anche nell’anno 1950 Víctor Eusa.
A partire dagli anni 50 si aprono in
Pamplona nuovi quartieri, come
quello di San Juan (26). Negli anni
settanta si costruisce nei quartieri
di Iturrama (27) e Ermitagaña
(28), e si consolidano quelli di San
Jorge ed Echavacoiz. La città si rimoderna, migliorandone le comunicazioni, e nel 1973 l’aeroporto di
Noáin viene aperto ai voli regolari.
Nel 1980 Pamplona e Yamaguchi
firmano il loro gemellaggio, con
l’inaugurazione di un parco giapponese (29) dall’omonimo nome
nel 1997. In questo stesso spazio si
costruisce nel 1993 il Planetario.
Dalla calle San Fermín arriviamo di
nuovo al viale de Carlos III, che di recente è stato trasformato in zona
pedonale il suo ultimo tratto. A sinistra c’è il Mercato Nuovo (23),
costruito nel 1947 per fornire la seconda ampliazione, e di fronte a noi
si trova la piazza de Conde Rodezno (24), costruita tra il 1942
ed il 1960 con una grande severità
classicista, per formare un insieme
con il Monumento ai Caduti (1940),
che presiede lo spazio e chiude la
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Se percorriamo il viale di San Ignacio, arriviamo fino alla piazza Príncipe de Viana, dove possiamo imboccare la calle Sangüesa fino ad arrivare alla piazza de la Cruz. Nel centro si trova una croce di ferro forgiato opera di Constantino Manzana
(1932). In questa piazza troviamo la
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GOBER. MILITARE
C/CHINCHILLA 7
CAM. COMMERCIO
C/CHINCHILLA 6
C/JOSÉ ALONSO 7
IL BALUARDO
VIALE SARASATE
LAMPIONE P.VÍNCULO
itinerari fuori porta
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PARLAMENTO
BANCO DI SPAGNA
PALAZZO NAVARRA
BAJA NAVARRA
PALAZZO FISCO
TEATRO GAYARRE
CASA URANGA
PRÍNC. VIANA 3
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FDEZ. ARENAS 4
FRATELLI MARISTAS
SEMINARIO S.MIGUEL
CASA MISERICORDIA
COLLEGIO CALASANZ
PCCHIA. S. MIGUEL
MERCATO NUOVO
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PZZA. CONDE RODEZNO
COLONIA DI ARGARAY
SAN JUAN
ITURRAMA
ERMITAGAÑA
PARCO YAMAGUCHI
Hotel Tres Reyes: Jardines de la Taconera s/n
Pamplona
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Pamplona
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Beriáin
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Berrioplano
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Huarte
948-33 00 77
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Huarte
948-36 11 90
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Mutilva Baja
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Noáin
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948-31 66 16
Orkoien
948-32 50 75
948-32 50 53
Salinas de
Pamplona
Villava
948-31 69 00
948-31 69 01
948-33 36 76
948-33 36 75
Zizur Mayor
948-28 71 19
948-28 71 80
www.hotel3reyes.com
Hotel NH Iruña Park: Arcadio Mª Larraona, 1
www.nh-hotels.com
Hotel Abba Reino de Navarra: Acella, 1
www.abbahoteles.com
Hotel AC Ciudad de Pamplona: Iturrama, 21
www.ac-hotels.com
Hotel Albret: Ermitagaña, 3
www.hotelalbret.net
Hotel Avenida: Avda. Zaragoza, 5
www.hotelavenida.biz
Hotel Blanca de Navarra: Avda. Pío XII, 43
www.hotelblancadenavarra.com
Hotel Europa: Espoz y Mina, 11
www.hreuropa.com
Hotel Leyre: Leyre, 7
www.hotel-leyre.com
Hotel Maisonnave: Nueva, 20
www.hotelmaisonnave.es
Hotel Trip Sancho Ramírez: Sancho Ramírez, 11
www.solmelia.com
Hotel Yoldi: Avda. San Ignacio, 11
www.hotelyoldi.com
Hotel Eslava: Pza. Virgen de la O, 7
www.hotel-eslava.com
Pamplona Plaza Hotel: Avda. Marcelo Celayeta, 35
www.hotelpamplonaplaza.com
Hotel La Perla: Pza. Castillo, 1
Hotel Castillo de Javier: San Nicolás, 50-52
www.hotelcastillodejavier.com
Apartamentos Mendebaldea: Irunlarrea, 6
www.mendebaldea.com
Apartamentos Mirasierra: Avda. de Pamplona, 19
www.atmirasierra.com
Hostal Alaiz: Ctra. Zaragoza, km 9
www.hostalalaiz.com
Hotel NH El Toro: Ctra. de Guipúzcoa, km 5
www.nh-hotels.com
Hotel Don Carlos: Pamplona-Arnegui, km.5,5
[email protected]
Hotel Iriguibel: Intxaurdia, 4
www.hoteliriguibel.com
Hotel Express by Holiday Inn Pamplona: Pol. Ind.
Mutilva Baja, Calle R / www.expressbyholidayinn.es
Husa Noáin: Pol. Ind. Talluntxe, C/ Real s/n
www.husa.es
Hotel Andía: Ipertegui s/n
www.hotelandia.com
Hotel Agorreta: Salinas de Pamplona
www.hotelagorreta.com
Hotel Villava: Avda. de Pamplona
www.hotelvillava.com
Hotel AC Zizur Mayor: Etxesakan, 3
www.ac-hotels.com