Lezione 12

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Lezione 12
Lezione 12
TECNICHE FOTOGRAFICHE
Fotografia e Beni Culturali
Conservazione
I documenti fotografici hanno permesso di registrare lo stato e l’esistenza di luoghi
e opere che negli anni sono cambiati o addirittura scomparsi. L’uso di questa
documentazione permette, in molti casi, il restauro del Bene Culturale o il
ripristino dei luoghi e, comunque, ne consente la conoscenza e lo studio.
Tutela
La fotografa interviene nella tutela dei Beni Culturali testimoniando, in maniera
oggettiva, lo stato delle cose e dei luoghi. Monitorare un sito o un’opera da
tutelare, permette di intervenire tempestivamente in caso di modifiche del bene.
Fotografia
φως (phos) e γραφω (grapho)
Studio
Come puro mezzo tecnico, la fotografia consente un lavoro di indagine sul Bene
Culturale che si spinge anche oltre il visibile. Infrarosso e ultravioletti, per esempio,
leggono il bene al disotto della sua superficie consentendo di scoprire o diagnosticare
con rigore scientifico (condizioni invisibili.)
Diffusione
La fotografia permette a tutti di guardare, ammirare, studiare un quadro un
monumento o una città. In questo modo la fruizione di un bene è estesa a tutti,
anche senza muoversi da casa.
1
Spettro solare
λmax =
b
T
Muscoli ciliari rilassati
Muscoli ciliari contratti
cristallino
retina
Oggetto lontano
Oggetto vicino
Coni = 3 milioni circa
Bastoncelli = 75 milioni circa
La sensibilità bastoncelli è 100 volte quella dei coni
2
A cosa servono gli obiettivi (fotografici)?
Il comportamento di una lente è
dovuto al fenomeno della rifrazione
cioè al cambiamento di
direzione che subisce un
raggio
luminoso
nel
passaggio da un mezzo
ad un altro con diverso
indice
assoluto
di
rifrazione, come accade
nel passaggio aria-vetro
e vetro-aria attraverso
una lente.
3
Angolo di
incidenza α
Indice di rifrazione n1
Indice di rifrazione n2
Angolo di
rifrazione β
Legge di Snell
n1 sen α = n2 sen β
La dispersione dei colori
La nascita della fotografia avviene agli inizi
del secolo XIX dalla confluenza di due
correnti di studi:
ottica
e
chimica
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Studi sull’ottica
IV Secolo A.C. Aristotele osserva un'eclissi con una sorta di camera oscura.
1039. L’erudito Alhazan Ibn Al-Haitham descrive il principio della camera oscura riferendosi ad Aristotele.
1267. Anche Bacone parla della camera oscura.
1472. Leonardo da Vinci scopre la natura multicolore della luce
1515. Leonardo da Vinci spiega il funzionamento dell’occhio ricorrendo all’esempio della camera oscura
1521. Cesare Cesariano attribuisce l’invenzione della camera oscura al monaco Pafnuzio.
1545. Reiner Frisius pubblica la prima illustrazione della camera oscura.
1550. Girolamo Cardano elabora la lente convessa e la applica al foro della camera oscura; migliora la qualità dell’immagine.
1558. Giovanni Battista della Porta descrive il principio della camera oscura con foro stenopeico come ausilio al disegno.
1586. Daniele Barbaro dell’Università di Padova dimostra che l’applicazione di un diaframma di diametro inferiore a quello della
lente migliora la qualità dell’immagine.
La camera obscura (camera ottica)
1589. della Porta descrive la camera oscura dotata di lente.
1609. Galileo costruisce il telescopio.
1620. Giovanni Keplero usa una tenda da campo come camera oscura per i suoi rilievi topografici, una lente ed uno specchio
sulla sommità della tenda rinviano l’immagine su un piano all’interno.
1676. Johann Christoph Sturm ipotizza la camera oscura reflex.
1685. La camera oscura reflex con schermo smerigliato e portatile, 23x61cm, viene realizzata dal monaco Johann Zahan.
1704. Isacco Newton pubblica "Opticks" dove spiega la sua teoria corpuscolare della luce.
1757. Giovanni Battista Beccaria dimostra che l’annerimento dei sali d’argento è dovuto all’azione della luce e non dell’aria.
1758. John Dolland realizza l’obiettivo acromatico.
1777. Carl Wilhelm Scheele applica il prisma solare per studiare la sensibilità ai colori dei sali d’argento.
1788. Lo scienziato Bansui Otzuki descrive la camera oscura che chiama "shashin-kyo", specchio del vero. Shashin significa
tutt’ora fotografia in giapponese.
1800. Sir John F. Herschel scopre la radiazione infrarossa.
1807. William H. Wollaston inventa la camera lucida come ausilio al disegno dal vero.
1812. Wollaston progetta una semplice lente a menisco: dà una buona definizione a f/16 con un campo di 50°.
1815. David Brewster inventa il sistema ottico per la visione stereoscopica che furoreggerà trent’anni dopo.
Foro stenopeico
5
Basilica dei Santi Giovanni e Paolo
Giovanni Antonio Canal, (Canaletto, Venezia 1697 –1768) Metà 1700
Studi sulla chimica
1556. L’alchimista Georgius Fabricius rileva che la "luna cornea" (cloruro d’argento) annerisce
con l’esposizione alla luce.
1725. Johann Heinrich Schultze scopre che l’annerimento dei sali d’argento è dovuto
all’azione della luce ottiene immagini a contatto ma non può fissarle.
1757. Giovanni Battista Beccaria dimostra che l’annerimento dei sali d’argento è dovuto
all’azione della luce e non dell’aria.
1793. I fratelli Joseph-Nicéphore e Claude Niépce tentano di fissare chimicamente l’immagine
nella camera oscura mentre, militari, erano di stanza a Cagliari.
1802. Thomas Wedgwood realizza profili con la camera oscura su cuoio bianco sensibilizzato.
Non potendoli fissare possono essere osservati per breve tempo solo a lume di candela.
1816. Il 5 maggio Niépce scrive al fratello dei nuovi tentativi annunciando di aver ottenuto una
debole immagine su carta e di averla parzialmente fissata. E’ insoddisfatto perché
l’immagine è una negativa! Continuerà i suoi esperimenti per altri dieci anni.
1819. Herschel scopre che l’iposolfito di sodio scioglie i sali d’argento. Il fissaggio nasce prima
della fotografia.
1822. Il pittore Louis Mandé Daguerre inaugura il Diorama, uno spettacolare teatro nel quale
attraverso fondali mobili e giochi di luce vengono proposte agli spettatori suggestive
vedute.
1826. Niépce ottiene una buona copia a contatto su lastra di peltro spalmata di bitume di
Giudea del ritratto del cardinale di Reims. È il primo esempio di riproduzione
fotomeccanica.
Johann Heinrich Schulze-1725
Insegnava anatomia nei pressi di Norimberga, e
notò che in diverse sostanze chimiche che
aveva mescolato, parte del preparato si scuriva
dopo essere stato esposto alla luce solare.
Dopo vari tentativi scoprì che si trattava del
nitrato d’argento.
Rese pubblica la sua scoperta ma nessuno per
tutto il XVIII secolo collegò questa scoperta con
le camere oscure impiegate come ausilio al
disegno.
6
Thomas Wedgwood - 1802
Faceva parte di una famiglia inglese di produttori
di fini porcellane blu e utilizzavano il nitrato
d’argento per fissare le immagini che
proiettavano sulle porcellane. Gli artigiani poi vi
tracciavano il disegno sopra e tramite la cottura
in forno rendevano permanente le decorazioni.
Thomas Wedgwood, tentò di fissare un’immagine
su carta e cuoio sensibilizzato con una
soluzione di nitrato d’argento.
La successiva esposizione alla luce generava
l’annerimento dell’immagine fino alla completa
sparizione.
Eliografia
1826
Joseph Niépce
bitume di Giudea in
polvere e disciolto in
essenza di lavanda
poi pennellato su una
lastra
di
peltro
(stagno, rame, piombo
Ag)
lo
strato
di
vernice fotosensibile
viene esposto per
qualche ora sul fondo
di una camera oscura
la
lamina
viene
immersa in un bagno
di
lavanda
e
trementina
per
dissolvere i frammenti
che
non
hanno
ricevuto la luce.
Joseph Nicèpore Nièpce - 1816
I suoi primi tentativi furono diretti all’invenzione di
una tecnica analoga alla litografia, per creare
stampe più realistiche rispetto all’incisione.
La sua tecnica consiste nell’utilizzare una camera
oscura in cui penetra la luce di un paesaggio
che colpisce una miscela di bitume di Giudea e
petrolio bianco.
In questo modo ottiene…
Louìs Jaques Mandè Daguerre
1829
Artista eccentrico era scenografo per l’Operà di Parigi e
coinventore dei diorami teatrali.
Nel 1829 firmò un accordo di collaborazione con Nièpce per
sviluppare i risultati che aveva ottenuto. I due erano stati
presentati da Chevalier, ottico e costruttore di obiettivi.
I risultati che era riuscito ad ottenere permettevano di avere
solo un’immagine sbiadita fino a quando, narra la leggenda,
riponendo una lastra preparata in un armadio contente
composti chimici, questa rimase impressionata con
un’immagine scura e molto migliore.
Scoprì dopo varie ipotesi che il responsabile era un
termometro rotto che aveva sprigionato i vapori di mercurio.
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Il dagherrotipo
PREPARAZIONE Il dagherrotipo viene realizzato su una lastra di rame (16 x 21 cm.), placcata d’argento e
accuratamente lisciata. La superficie così ottenuta è resa fotosensibile da un’immersione in vapori di
iodio, che reagendo con l’argento danno luogo a ioduro d’argento. Una volta preparata, la lastra deve
essere utilizzata entro un’ora, altrimenti si deteriora.
ESPOSIZIONE Esposta ai raggi luminosi, la superficie trattata ne resta impressionata: nelle zone colpite
dalla luce i cristalli di ioduro d’argento si trasformano in argento metallico, formando l’immagine latente.
Perché si abbia un’immagine sufficientemente definita, il tempo di posa deve essere abbastanza lungo:
nei primi esperimenti, circa 15 minuti
SVILUPPO E FISSAGGIO Segue lo sviluppo, in un bagno di vapori di mercurio, entro una camera oscura:
laddove è presente l’immagine latente, il mercurio si lega con l’argento e forma un deposito biancastro
che corrisponde alle parti chiare dell’immagine. Nella successiva fase del fissaggio, una soluzione di
sale da cucina scioglie lo ioduro d’argento non colpito dalla luce, lasciando scure le zone d’ombra
dell’immagine.
PREGI E DIFETTI
-riproduzione del reale abbastanza nitida, con dettagli ben definiti, resi in una notevole varietà di grigi.
-esemplare unico, non duplicabile e molto fragile.
-lunghi minuti di posa escludono la possibilità di riprendere soggetti in movimento
Natura morta, primo dagherrotipo,1837
Boulevard a Parigi, dagherrotipo, prima
comparizione di figura umana, 1838
esposizione di 10 min.
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Talbot e il disegno fotogenico
Nel frattempo, nel 1839, non
molto tempo dopo l'annuncio di
Daguerre riguardo l'invenzione
delle fotografia, William Henry
Fox Talbot, uno scienziato
inglese,
comunicò
di
aver
inventato un metodo di fotografia
diverso, in cui la carta, impregnata
di ioduro d'argento e poi lavata
con speciali soluzioni prima
dell'esposizione, serviva come
negativo per stampare il Positivo,
come avviene oggi.
In vacanza sul lago di Como,
ricevette una tale impressione
dalla bellezza del luogo che, non
sapendo disegnare, iniziò a
cercare qualche mezzo per
"fissare" l'immagine della camera
obscura.
William Henry Fox Talbot
dagherrotipo
immagine
nell’argento
pregiata e molto
dettagliata
esemplare unico
e
talbotipo
talbotipo (o calotipo)
poco nitido
era possibile
eseguire copie
Foto di una finestra 1835 o 39
1871 – Richard Maddox e la gelatina
Richard Maddox fotografo, scoprì che i vapori del
procedimento al collodio erano dannosi per la
salute e che inoltre il procedimento era lungo,
macchinoso e ingombrante.
Utilizzò in alternativa la gelatina al bromuro d’argento
che non necessitava una preparazione appena
prima dello scatto per sensibilizzare la lastra.
Gli alogenuri d’argento
• Quando un'emulsione all'alogenuro d'argento (AgCl,
AgBr, AgI) viene esposta all'immagine luminosa prodotta
dall'obiettivo, si forma in essa un'immagine latente; quasi
sempre tale immagine non è visibile, perché la quantità
di argento che si forma è molto esigua.
• Il processo di sviluppo amplifica questa immagine di un
fattore di circa 109, e fornisce l'immagine finale di
argento.
• Il successivo bagno di fissaggio trasforma gli alogenuri di
argento non esposti e non sviluppati, rimasti
nell'emulsione, in complessi di argento solubili che
vengono poi asportati dal lavaggio per lasciare solo
l'immagine di argento.
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L’emulsione fotografica
Alogenuri d’argeno: AgCl, AgBr, AgI
Sensibilità degli alogenuri d’argeno:
dai raggi cosmici fino al blu
Sensibilizzazione
Ordinaria, fino al blu
Fujifilm RVP. Professional color positive film. ISO50. Average grain size: 0.8 um
Kodak TMAX400. Professional B&W negative film. Average grain size: 2-3um
Ortocromatica, sensibile al
blu e al verde
Pancromatica, sensibile al
blu, al verde e anche al
rosso dal 1906
Infrarosso
Fujifilm Superia 100. Consumer color color negative film. Average grain size: 1um
Konica 160. Professional color negative film. Average grain size: 1.5 um
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Sensibilità ai colori
Curva di Hurter e Driffield
strato sensibile al blu di colore giallo
filtro giallo per bloccare il blu
strato sensibile al verde di colore magenta
strato sensibile al rosso di colore ciano
Densità = log opacità = log 1/T (base 10)
∆ I I I ≈ const. ≈ 1…2%
conservazione materiali
fotografici
Formati fotografici
• Grande formato
I materiali fotografici sono soggetti a degrado come
qualsiasi materiale.
Le fotografie sono soggette a deterioramento che è causato
sia da fattori interni al materiale che da elementi esterni:
Elementi interni
Elementi esterni
Residui di sviluppo e fissaggio
Errate condizioni di conservazione
(illuminazione, condizioni ambientali)
Composti dell’emulsione e del
supporto: tipo di carta, metallo della
lastra, coloranti, etc.
• Medio formato
• Piccolo formato
Errata manipolazione
Inquinanti biologici e chimici
(batteri e insetti, ossidazione)
Le dimensioni derivano dai multipli e sottomultipli delle lastre
che Daguerre utilizzava e misuravano 180 per 240 mm.
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Medio formato
Dimensione pellicola:
6 x 4,5 cm
6 x 6 cm
6 x 7 cm
6 x 9 cm
reflex
12
Medio formato
Piccolo formato-35mm
Twin lens reflex
35 mm
Diagonale =43,26 mm
24 mm
36 mm
13
Focali
Tele 80 mm Le focali
24 mm
35 mm
50 mm
100 mm
200 mm
400 mm
800 mm
1200 mm
Lunghezza focale
obiettivi
Normale 50 mm
Grandangolo 17-35 mm
Piano immagine
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• Lunghezza focale occhio umano = 17 mm
Focali
e
prospettiva
17 mm
26 mm
37 mm
53 mm
70 mm
100 mm
133 mm
200 mm
• Per avere un angolo di campo
complessivo di 55º (la cui metà è 27.5º) si
deve avere:
• tan(27.5º) = 21.63/f (metà della diagonale/f)
• e quindi f = 21.63/tan(27.5º) = 41.55 mm
300 mm
Circolo di confusione
Profondità di campo
Quando si mette a fuoco un punto, la sua immagine sulla pellicola diventa un
circoletto più o meno grande, a seconda della precisione della focheggiatura e della
qualità dell'obiettivo.
Fino a che il diametro del circoletto (più propriamente detto circolo di confusione o
cerchio di diffusione) rimane entro certi limiti, il punto può essere considerato a
fuoco.
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sfocata
a fuoco
sfocata
Diaframma aperto
Diaframma chiuso
Chiudendo il
diaframma
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Tempo e diaframma
Esposizione = tempo x intensità
focale
Diametro apertura
pupilla
Diaframma aperto
+
“Breve” tempo di esposizione
f/number
Diaframma chiuso
+
“Lungo” tempo di esposizione
diaframmi
tempi
Focale
obiettivo
f/n
Diametro
apertura
50 mm
f/4
12.5 mm
100 mm
f/4
25 mm
135 mm
f/4
33.8 mm
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L’Esposimetro
Forte dipendenza dal colore del soggetto e dalla luminosità
18%
Grigio neutro
• È un grigio che ha riflettanza del 18%.
• Il grigio neutro è il valore di riferimento utilizzato dai
costruttori per la taratura degli esposimetri nelle
fotocamere.
• In base alla luce riflessa da questo grigio, che viene
letta dall’esposimetro, la fotocamera fornisce la
coppia tempo-diaframma adatta a quell’illuminazione.
Lampadina ad incandescenza
Lampada a scarica
Color chart
Temperatura colore
Temperature
Source
1700 K
Match flame
1850 K
Candle flame
2700–3300 K
Incandescent light bulb
3350 K
Studio "CP" light
3400 K
Studio lamps, photofloods, etc.
4100 K
Moonlight, xenon arc lamp
5000 K
Horizon daylight
5500–6000 K
Typical daylight, electronic flash
6500 K
Daylight, overcast
9300 K
CRT screen
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Immagine digitale
Consiste in una matrice di
valori
numerici
che
rappresentano il livello di
grigio dei relativi pixel
Steve Sasson 1975
Cos’è?
4
157
249
26
77
6
226
230
92
218
205
57
203
146
242
124
170
133
224
159
170
255
169
65
116
243
158
160
170
151
151
255
153
20
218
5
21
128
72
34
220
57
2
19
192
17
210
165
30
215
91
56
217
230
199
177
222
207
254
56
169
22
56
194
26
204
71
254
110
143
165
35
45
109
51
230
150
210
176
35
238
228
160
186
175
32
33
238
156
65
194
249
88
36
133
55
102
89
79
172
87
182
230
236
174
127
202
232
44
129
85
144
191
36
146
204
181
117
78
88
140
61
146
248
148
169
156
219
I BIT IN UN’IMMAGINE DIGITALE (in bianco e nero)
Livelli di Grigio
Consideriamo un singolo pixel
dell’immagine, questo può rappresentare in maniera
più o meno ampia il numero di livelli di grigio.
256
32
16
4
2
2 livelli di grigio=1 bit
0
1
4 livelli di grigio=2 bit
0
1
2
3
8 livelli di grigio=3 bit
0
1
2
3
4
5
6
8
7
256
0
1
2
3
4
5
6
7
8
…
254
255
livelli di
grigio=
8 bit
Numero dei livelli di grigio=2n(=bit)
19
Il CCD
(Charge Coupled Device)
Nelle macchine fotografiche digitali
al posto della pellicola fotografica
c’è un rivelatore a stato solido.
Nel 1969 Willard S. Boyle e
George E. Smith, mentre
lavoravano
presso
ai
laboratori
della
Bell
progettarono il primo Charge
Coupled Device conosciuto
come CCD
20
Immagine digitalizzata
Immagine focalizzata sul rivelatore
21
Il CMOS
È simile al CCD, con la differenza che ogni
pixel non deve essere trasferito verso il
successivo in sequenza in quanto è
digitalizzato localmente e letto singolarmente.
Lo svantaggio è che lo spazio necessario alla
lettura e alla digitalizzatione toglie spazio alla
superficie sensibile.
Calcolo dimensione immagine
pellicola in byte
• Dimensioni grano argento è 0.7 micron (100
iso) a causa dello scattering possiamo
considerare un’area di diametro 10 micron
• Assumendo una profondità di bit di 8 bits per
pixel:
36mm 24mm
⋅
⋅ 8bits / pixel = 69120000bits / image
10µm 10 µm
69.120.000 bits = 8.640.000 bytes = 8.2 MB: FOR B&W
8.2 MB x (3 channels) = 24.7 MB: FOR 24BIT COLOR
22
Immagini a colori (RGB)
8 bit
Fotografia digitale a colori
come?
8 bit
8 bit
24 bit
1976
Come possiamo registrare
l’immagine a colori con un
singolo sensore?
FILTRO BAYER
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ISO e Esposizione
• In un ambiente in cui la luce sia
insufficiente, e non posso utilizzare il flash,
la sola opzione disponibile per poter
riprendere la scena con una corretta
esposizione rimane l'aumento della
velocità ISO.
ISO e Rumore digitale
Aumentare la sensibilità comporta degli
svantaggi:
Alti valori ISO significa alti livelli di rumore
digitale.
24
Rumore digitale
Il rumore è parte integrante del sensore
digitale ed è un fenomeno complesso.
Ha tre componenti fondamentali che sono:
Rumore termico – dovuto alla temperatura
Rumore fotonico – dovuto alla fluttuazione del numero dei
fotoni che va a colpire il sensore in un intervallo di tempo
Non uniformità di risposta dei singoli pixel –
pixel diversi raggiunti dalla stessa quantità di luce possono dare una
diversa risposta.
In breve, il livello di rumore è influenzato dai seguenti fattori:
• Dimensioni del sensore. Un sensore grande è generalmente
meno rumoroso di uno piccolo.
• Dimensioni dei singoli pixel. A parità di dimensioni del sensore,
più megapixel significa più dettaglio ma anche più rumore
• Sensibilità ISO impiegata. Poca luce = alto valore ISO =
maggiore amplificazione del segnale = più rumore
• Forte compressione jpeg
• Tempi di posa. Tempi lunghi (1-2 sec.) producono rumore
cromatico
• Temperatura del sensore
Alcuni accorgimenti possono ridurre il
fenomeno del rumore.
1. Selezionare il valore ISO più basso possibile. Usando il
treppiede si possono impostare tempi lunghi e grandi aperture.
2. Tenere la fotocamera spenta e al fresco fino al momento
della
ripresa
per
non
riscaldare
il
sensore.
3. Usare una reflex digitale dotata di sensore di grandi
dimensioni. Una dSLR con sensore "full frame" a ISO 1600
produce un rumore paragonabile a quello di una compatta a
ISO100.
4. La compressione, tipica del formato JPEG, può aumentare il
rumore nell'immagine. Nei casi in cui sia necessario
minimizzare il rumore in fase di ripresa, un formato non
compresso rimane la scelta obbligata.
25
Risoluzione
Per “risoluzione di un'immagine” si intende il
numero di pixel per unità di spazio (solitamente il
pollice – inch) ”pixel per inch” (ppi) o “dot per
inch” (dpi).
La risoluzione determina il dettaglio di un' immagine. Più il
numero di pixel per pollice è alto, più l'immagine è nitida.
Errore comune:
Confondere dimensioni in pixel con la
risoluzione.
DISTINGUIAMO:
-ppi=pixel per pollice (visualizzazione a monitor o stampata)
-dpi=dot per inch (punti per pollice) riferiti alla retinatura o alla
risoluzione di una stampante in genere
La dimensione in pixel è fissata e dipende da
quanto è grande il sensore: 3 Mpixel, 5
Mpixel, 10 Mpixel, etc.
dove Mpixel = megapixels = 1000000 di pixel
ad esempio 5 Mpixel corrispondono ad un
sensore che ha 2560 x 1920 elementi\pixels
La risoluzione dipende dall’area in
cui distribuisco i pixels relativi alla
dimensione del sensore.
Se la stampo su un’area di dimensioni
90 x 70 cm la risoluzione è di 72 dpi
Se la stampo su un’area di dimensioni
30 x 23 cm la risoluzione è di 217 dpi
1920
2560
Se la stampo su un’area di dimensioni
10 x 7.5 cm la risoluzione è di 650 dpi
26
Diversi device di output = Diversi risultati!
• Monitor: 72 ppi e in ogni pixel posso
rappresentare fino a 16 milioni di colori (=224bit)
• Stampante a getto d'inchiostro: da 300 dpi e in
ogni punto posso miscelare solo pochi (4) colori!
• Convenzionalmente per una buona risoluzione
sono sufficienti 200 dpi, se si considera una
visione di un foramto A4 a 25 cm di distanza.
27
28
Formati delle immagini digitali
Sono scelti in base allo scopo finale dell’immagine che può
essere :
•Archiviazione
•Stampa
•Diffusione WEB
•Elaborazioni successive
Possono o no subire una compressione per diminuirne la
dimensione.
RAW (Read After Write)
• Privo di fattori di compressione (in inglese raw
significa ‘crudo’), le informazioni rappresentano
esattamente ciò che è prodotto sul sensore
digitale.
• Il formato RAW non possiede una vera e propria
estensione, ovvero non esiste .raw, poiché ogni
produttore ha un formato RAW
Questa compressione può a sua volta essere con o senza
perdita di informazioni.
BMP - Bitmap
• È un formato non compresso, quindi di
grandi dimensioni.
• Possiede una profondità di colore fino a 24
bit per pixel
• È usato prevalentemente nei sistemi
windows per tutte le immagini.
GIF - Graphics Interchange Format
(estensione .gif)
• Pochissima informazione cromatica e
profondità colore fissa a 8 bpp
• Molto usato su web e adatto per loghi,
schemi, ecc...
• Costituito da linee nette e pochi colori ed è
quindi poco adatto per fotografie
• Si possono creare brevi animazioni (le gif
animate)
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TIFF Tagged Image File Format;
(estensione .tif)
Il formato TIFF necessita di molto spazio su
memoria, e può venire compresso senza però
perdere alcuna informazione.
La stampa di immagini TIFF avviene praticamente
solo a livello professionale ed è molto usato dai
grafici che destinano il lavoro a supporti cartacei
come le riviste.
Confronto tra i formati
•
•
•
•
•
•
BMP : 198 KB
GIF : 51 KB
JPEG (Q=100) : 48 KB
TIFF (LZW) : 129 KB
PNG : 182KB
300x225 pixels
JPEG Joint Photographic Experts Group
(estensione .jpg)
• Tutte le fotocamere digitali supportano questo formato essendo
l’unico possibile nei modelli ultracompatti ed economici.
• Consente una forte compressione (dal 50% fino a oltre il 90%) delle
immagini, a discapito della qualità.
• Adatta per: immagini con alto contenuto di frequenze spaziali e
diffusione fotografie su web
• Non adatta per: immagini con basso contenuto di frequenze spaziali
schemi, testo, ecc...
• Permette di risparmiare spazio e velocizzare il trasferimento delle
immagini da fotocamera a computer, e nell’invio di fotografie via
posta elettronica o nella pubblicazione sul Web.
Analogica o Digitale?
Entrambi sono rivelatori analogici
La carica viene digitalizzata all’interno della camera
La pellicola può essere digitalizzata (scannerizzata)
ad alta risoluzione
La fotocamera digitale raggiunge e supera la pellicola
solo in alcuni casi (reportage…)
La dinamica è migliore nel digitale
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