Carnet_di_Marcia_2010_3 - Gruppo scout Roma 65 FSE

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Carnet_di_Marcia_2010_3 - Gruppo scout Roma 65 FSE
CarnetdiMarcia
Scout d’Europa
PER SCOLTE E ROVER
Rivista mensile, maggio 2010 • n. 5 anno XXXIV • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 Filiale di Padova • ISSN 1127-0667
CONTIENE I.R.
2010
Sfide
SALE IN ZUCCA
“CE LA POSSO FARE!?!”
pag. 6 - 9
CADENDO DA CAVALLO...
Morti in Cristo e ora vivi per sempre!
pag. 14 - 15
APERTA-MENTE
Un’altra possibilità
pag. 18 - 19
SCIENZA DEI BOSCHI
la giungla dei contenitori
pag. 28 - 29
CAPITOLO
INCHIESTA
Sommario
Carnet di Marcia • C - 2010
Parole all’immagine.........................................................3
Editoriale
Andare (ragionevolmente) oltre l’ostacolo...................4
Sale in zucca
“CE LA POSSO FARE!?!”..................................................6
A proposito di SFIDE… Luigi Ciotti..............................10
L’eterna sfida...................................................................12
Cadendo da cavallo... infuocando il mondo
Morti in Cristo e ora vivi per sempre!..........................14
IMPRESA
Treppiedi, una proposta
Due occhi sopra le orecchie…....................................16
Apertamente
Un’altra possibilità..........................................................18
Giocare il gioco
Il tuo autoroscopo...........................................................20
4 C.i.T.................................................................................21
RUBRICHE
Vita da Rover... vita da scolta
Diario di un’Uscita Regionale.......................................22
SFIDE!...............................................................................24
“Scolte in Partenza”.......................................................25
Custodi della terra
Abbasso lo sporco, ma senza sporcare......................26
Scienza dei boschi
La giungla dei contenitori..............................................28
Vita associativa
Centenario del Guidismo...............................................30
Piano redazionale
2009 - 2012........................................................................31
L’altracopertina
Riflettendo sulle… sfide................................................32
SCOUT D’EUROPA
Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della
Federazione dello Scautismo Europeo.
Anno XXXIV • n. 5, maggio 2010 - Carnet di Marcia per Scolte e Rover
Direttore Responsabile
Giuseppe Losurdo
Direttori
Michela Bertoni, Gipo Montesanto
REDAZIONE DI CDM
Coordinamento redazionale
Tullia Di Addario, Giorgio Sclip
Parole all’immagine
“Fatti forza, è la vita, sai,
che ti sfida, ti invita a duellare con lei
forse vinci o mollerai
magari invece riderai
è strano ma poi ci riuscirai
in questa grande olimpiade...”
[Tiziano Ferro - Olimpiade]
Casella email della redazione
[email protected]
RESPONSABILI RUBRICHE
• APERTAMENTE: Vania Ribeca, Martino Piovesan.
• CADENDO DA CAVALLO...infuocando il mondo: Don Fabio Gollinucci e fra Basito.
• SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti, Aline Cantono di Ceva ed Elena Pillepich.
• VITA DA ROVER, VITA DA SCOLTA: Elena Bratti, Paolo Morassi.
• CUSTODI DELLA TERRA: Marco Fioretti.
• SCIENZA DEI BOSCHI E OCCHIO!: Marco Fioretti.
• TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca
• L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip
In redazione anche
Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Carla Palermo.
Hanno collaborato in questo numero:
Aline Cantono di Ceva, Tullia Di Addario, Giorgio Sclip, Don Fabio Gollinucci,
Micaela Gentilucci, Nicola Pozzobon, Elena Pillepich, Gipo Montesanto,
Vania Ribeca, Martino Piovesan, Marco Fioretti.
Progetto grafico
[email protected]
Direzione, Redazione e Amministrazione
Via Anicia 10 • 00153 Roma
Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2
Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667
Stampa
T. Zaramella - Selvazzano PD
M
anoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo
diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno
la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di
scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata
la fonte.
Chiuso in Redazione MAGGIO 2010
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro
contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo!!
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CarnetdiMarcia
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Editoriale
Tullia Di Addario............................................................................................
Andare (ragionevolmente)
oltre l’ostacolo
…S
tare lì, stravaccato sul divano
di casa: TV accesa, telecomando nella mano destra e bibita in
quella sinistra, senza aver voglia di vedere nulla
in particolare, lasciando scorrere oziosamente le
immagini sullo schermo. Non è proprio il massimo della “goduria”, ci sarebbe senz’altro qualcosa di più divertente da fare, ma è anche vero
che ci sarebbero anche tante altre cose da fare
decisamente meno divertenti, tipo quell’esercizio
di matematica assegnato da un pezzo, per non
parlare di quelle quindici pagine di storia che incombono per domani… Nell’incertezza, è meglio rimanere così, senza esporsi, crogiolandosi
in questa indolenza che non fa star bene, ma
neanche poi così male, proprio per niente. È possibile perdere anche delle ore in questo stato.
Giorni. Mesi.
…Stare lì, inesorabilmente ultimo della fila. Lo
zaino spezza la schiena, il sole brucia, il fiato
viene sempre meno, lo sconforto aumenta; e,
colmo dell’ironia, non appena si riesce a raggiungere il gruppetto di quei due o tre che si sono
fermanti ad aspettare, e non sempre lo fanno,
proprio mentre ci si accosta loro già pregustando
l’idea di una breve tregua di due, tre minuti al
massimo, ecco che il piccolo assembramento si
scioglie, come neve al sole, e quelli che sempre
più radicalmente si ha solo voglia di definire “falsi pietosi” riprendono la loro marcia, lentamente,
uno dopo l’altro, ma sempre avanti e sempre
ad un ritmo impercettibilmente superiore. Allora
irrompe la rivolta, ci si ribella alla volontà di “riuscire” e ci si abbandona alla commiserazione, alla
debolezza, al “chi me lo fa fare?”. Questi appena
descritti sono solo un paio dei tanti momenti in
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CarnetdiMarcia
cui è necessario fare leva sulla forza di volontà
e superare i propri limiti (una volta che siano
stati lucidamente individuati), insomma: sfidare
se stessi. Quando si parla di “sfide”, immediatamente si tende ad associare tale concetto a
qualcosa di virile, grandioso, quasi epico. Sorge
spesso naturale l’immagine di agili spadaccini che
duellano, eroi muscolosi che affrontano imprese
titaniche, spietati pistoleri che si fronteggiano in
un ardente mezzogiorno americano, immersi in
un silenzio franto solo dal lugubre richiamo di un
condor. Certo sono immagini patinate da un’aura
irreale e sublime, ma sono comunque metafora
dell’enorme difficoltà che può costare forzare
lo stato di accidia o di devastante scoramento
che possono assalire ognuno di noi. Sfidare
corrisponde allora ad “andare oltre”, a “superare l’ostacolo”, non necessariamente in maniera sconsiderata ed irresponsabile; sfidare sé
stessi vuol dire conoscere in maniera poco indulgente ed estremamente realistica i propri limiti,
per poter intraprendere tutte, ma proprio tutte, le
strategie necessarie ad abbatterli, o comunque
misurandosi con essi in maniera costruttiva. È
certamente, banale, ovvio e senza dubbio retorico, ma è anche una grande e consolidata verità:
vincere giorno per giorno le piccole sfide che si
profilano dinanzi a noi corrisponde ad accettare
la vera, unica e grande sfida: quella della vita.
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Sale in Zucca
interviste
Aline Cantono di Ceva...................................................................................
rio non sia l’altro, inteso come
e incongruenze della nostra sopersona da distruggere, ma i
cietà; per non parlare di quando
Guido Meda è il
tuoi limiti! Ti faccio un esempio:
mi imbatto in qualche partita di
telecronista del
devi affrontare un’uscita, un
Campionato o nella trasmissioMotomondiale… si!
esame, un problema, un chiarine delle Olimpiadi… Non so se
Proprio quello con
mento con qualcuno…t’invade
ci hai fatto caso: dove c’è comValentino Rossi e
un senso di pesantezza, stanpetizione c’è audience. Il che
le gare in giro per il
chezza…insomma non c’hai
lascia intendere che la gara sia
mondo! La persona
voglia… tutt’al più paura…prova
qualcosa di parecchio interesadatta a raccontarci
allora a inforcare le lenti della
sante, che ci attrae irrimediabildi competizioni…
sfida e a ridare un’occhiata alle
mente e che ci piace. Prendila
prove che hai di fronte: tutto si
in considerazione questa facfa più elettrizzante, quasi un gioco, un’avventucenda della “sfida”… potrebbe tornare molto
ra impegnativa ma anche divertente!
utile anche per la tua vita a patto che l’avversa-
“CE LA POSSO FARE!?!”
Intervista a Guido Meda la voce ufficiale del Motomondiale.
A
ccendo la Tv e faccio un pò di zapping
qua e là: mi imbatto in un tipo che sfida
la fortuna “rifiutando l’offerta del Dottore” e tenendosi il suo pacco; giro ed un giovane
ballerino è “messo in sfida” dai suoi professori
di danza; cambio e due cantanti (uno under e
l’altro over 25) si sfidano per non essere eliminati dal talent show; schiaccio un altro tasto
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CarnetdiMarcia
ed ecco lì due ragazze che si sfidano urlandosi
contro per farsi scegliere dal bellone di turno
felicemente piazzato su di un trono; in questo
nuovo canale sei “rinchiusi” si sfidano “nominandosi” vicendevolmente; poi c’è chi sfida la
propria memoria e cultura per accaparrarsi il milione o “l’eredità”; tipi in giacca e cravatta neri
sfidano il telespettatore denunciando assurdità
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Sale in Zucca
interviste
• Ma
questi centauri sono davvero superuomini come sembrano o hanno anche
loro momenti di fiacca, noia, terrore di
farsi male? Come li superano?
No, non conosco piloti superuomini. Il più forte che conosca, che è Valentino Rossi, è il più
“normale” di tutti, quello con più paura di farsi male. Ma è anche quello che cade meno. Ci
mette molto istinto, ma anche molta testa per
sapere sempre dove si trova il limite. Noia ne
vedo poca, ma hanno la fortuna di fare il mestiere che coincide proprio con la loro passione. La
fiacca c’è a volte, per forza. La paura anche, ma
meno male! Se non avessero paura non imparerebbero a controllarsi e si ammazzerebbero.
Anzi, non farebbero i piloti.
• Ciao
Guido! Spesso nella vita mi sento
come un motociclista sulla linea di partenza… quali le caratteristiche del pilota
vincente?
No, ti correggo, tu sei meglio del motociclista
in partenza! Perché lui è obbligato ad essere individualista, a pensare solo a se stesso per i 45
minuti della corsa, mentre tu hai la possibilità di
vivere le tue sfide in armonia con gli altri. Aiutandoli, facendoti aiutare. Questo vale anche per i
piloti, ma solo prima e dopo la gara, non durante.
Nel senso che fuori dalla gara ha i suoi meccanici che lo aiutano e lui, a sua volta, aiuta loro con
le proprie indicazioni. Il pilota vincente per me
deve soprattutto avere buonsenso, che significa
la piena consapevolezza del limite. Può andarci
vicino, ma non può superarlo. Il pilota vincente
batte l’avversario, ma lo rispetta. Il pilota vincente prepara la moto ascoltando i consigli altrui e
la propria esperienza. Il pilota vincente dice la
verità anche quando per lui è scomoda. Il pilota
vincente non perde mai il gusto per il gioco. Il
pilota vincente alimenta con passione la propria
passione. Il pilota vincente ha forza di volontà
per tornare in sella quando casca giù, perché
sa che in sella sta meglio che a piedi. Ha molto
coraggio, moltissima fiducia in se stesso e nel
prossimo. Il pilota vincente è paradossalmente
la migliore delle persone… normali!
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CarnetdiMarcia
• E quando perdi o caschi, come si fa a trovare il coraggio di rimontare in sella?
Ecco, appunto. Quando perde diventa comunque vincente nel momento in cui accetta la sconfitta, ammette le proprie responsabilità se ce ne
sono, dice la verità, non inventa scuse. Così è di
nuovo pronto per vincere, perché ha una visione lucida dell’errore e sa come non ripeterlo. Se
cade e non si fa niente, beh, ci è abituato.
È nel conto del suo mestiere. Cadere si può, anzi
si deve. Se non cade il pilota non impara. E se
non impara non vince. I ragazzi del mondiale che
frequento io sono così.
Sportivi speciali, un po’ atipici, molto diversi e
più profondi dei calciatori. Forse perché fanno un
mestiere pericoloso e conoscono meglio degli
altri il valore della vita. Se quando cade un pilota
si fa male, la passione per la moto e per la vita è
così forte che guarisce anche prima di qualsiasi
persona normale.
Sembra un specie di miracolo, ma è proprio così
che accade. Ormai lo vedo da anni. Lo so, l’ho
imparato.
• La sfida più grande e difficile che hai affrontato nella tua vita?
Ne cerco sempre molte, mi mandano avanti. La
più difficile forse è stata la guarigione dopo un
grave incidente in moto. Ero in sedia a rotelle,
muovevo solo una mano e neanche tanto bene.
Ma con mia moglie e i miei bambini vicini tornare in piedi, ti sembrerà strano, è stata una delle esperienze più belle ed entusiasmanti della
mia vita. Incredibile no? Il momento in cui stavo peggio è stato anche quello in cui ho dato
il meglio. Stavo bene. Ogni piccolo progresso
era una festa. Poi un’altra sfida è stata quella di
sposarmi. Mi pareva chissachè. Avevo paura di
dover crescere, di non reggere le responsabilità
anche se ero innamoratissimo. Ora posso dire
che erano timori stupidi e che sposarmi e avere
una famiglia con dei bei bambini è stata la cosa
più bella che io abbia fatto nella mia vita. Altro
che televisione!
Guido c’èèèèèèèèèèèèèèèè!!!
[email protected]
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Sale in Zucca
Elena Pillepich...............................................................................................
A proposito di SFIDE…
Conosciamo meglio Luigi Ciotti.
«Sono felice di spendere la mia vita
a saldare la terra con il cielo»
“Sono solo un cittadino che sente prepotente dentro di sé il bisogno di giustizia”
B
astano poche parole per capire chi è veramente don Luigi Ciotti. Non un semplice sacerdote, né un uomo qualunque,
bensì un onesto cittadino al servizio della gente,
di tutti coloro che chiedono aiuto e di chi non è
capace o, peggio, non può. Si tratta di un uomo
carismatico e di grande personalità, capace di
parlare al cuore della gente per poterle dare una
speranza di pace, di lealtà, di amore e di fede.
Ma per conoscere concretamente Don Ciotti bisogna ripercorrere le tappe che hanno segnato la sua vita. Don Luigi Ciotti nasce il 10
settembre 1945 a Pieve di Cadore (BL), emigra con la famiglia a Torino nel 1950. Nel 1966
promuove un gruppo di impegno giovanile, che
prenderà in seguito il nome di “GRUPPO ABELE”, costituendosi in Associazione di volontaria-
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CarnetdiMarcia
to e intervenendo in numerose realtà segnate
dall’emarginazione. Due anni dopo comincia un
intervento all’interno degli istituti di pena minorili: l’esperienza si articola, in seguito, all’esterno, sul territorio, attraverso la costituzione delle
prime comunità per adolescenti alternative al
carcere. Terminati gli studi presso il seminario
di Rivoli (TO), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino: come
parrocchia, gli viene affidata “la strada”. E’ proprio in quella “parrocchia” così particolare che,
in quegli anni, affronta l’irruzione improvvisa e
diffusa della droga. Apre un “Centro di accoglienza e ascolto” e, nel 1974, la prima comunità. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori
che portano all’entrata in vigore, nel 1975, della
legge n. 685 sulle tossicodipendenze. Nel 1982,
contribuisce alla costituzione del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza
(CNCA), presiedendolo per dieci anni. Nel 1986
partecipa alla fondazione della Lega italiana per
la lotta all’AIDS (LILA), nata per difendere i diritti
delle persone sieropositive, di cui è il primo presidente. Nel marzo 1991 è nominato Garante alla
Conferenza mondiale sull’AIDS di Firenze, alla
quale per la prima volta riescono a partecipare le
associazioni. Negli anni ‘90 intensifica l’opera di
denuncia e di contrasto al potere mafioso dando vita al periodico mensile “NARCOMAFIE”, di
cui è direttore responsabile. A coronamento di
questo impegno, mettendo insieme le diverse
realtà di volontariato e con un costante lavoro di
rete, nasce nel 1995 “Libera-Associazioni, nomi
e numeri contro le mafie”, un network che, oggi,
coordina nell’impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia locali che nazionali. Sin dalla
fondazione, “Libera” è presieduta da Luigi Ciotti. (lavoro di ricerca di Roberto Saglimbeni).
Il 1 luglio 1998 riceve a Bologna, su proposta del
Consiglio della Facoltà di Scienze della formazione, la laurea honoris causa in Scienze dell’educazione, che egli considera come un grande
premio per lo sforzo compiuto da tutto il Gruppo
Abele nel corso degli anni. Personalità molto influente nel campo religioso e sociale, Don Ciotti
è autore di alcuni libri a carattere educativo, di
impegno sociale, di riflessione spirituale. Il 23
giugno 2007 ha ricevuto il “Premio speciale San
Bernardo” per l’impegno nel sociale. Il sacerdote è attualmente membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Torino. Inoltre collabora all’album Onda libera dei Modena City Ramblers che
tratta di lotta alla mafia.
Personalità molto influente nel campo religioso
e sociale, Don Ciotti è autore di alcuni libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale.
• Genitori, figli e droga (1993)
• Chi ha paura delle mele marce? (1993)
• Persone, non problemi (1994)
• Terra e cielo (1998)
...Il Gruppo Abele ha interpretato (dal 1965 ad
oggi) l’essere cittadini a partire dalla strada. Una
strada che in questi anni ci ha parlato non solo
di droghe, ma dei tanti volti, nessuno escluso,
di chi fa più fatica: aids, alcolismo, immigrazione, carcere, prostituzione, senza fissa dimora,
giovani disadattati, malattia mentale, solitudini
diverse...
Rispondere a queste realtà con servizi di accoglienza (comunità residenziali, centri diurni, dormitori, servizi a bassa soglia e lavoro di strada)
e domandarci il perché di queste ingiustizie con
investimenti culturali diversi (riviste, casa editrice, proposte di formazione, prevenzione e di
supporto educativo) è – da sempre – il metodo
e la proposta del nostro “fare”: per promuovere
quella pratica della cittadinanza attiva che trasforma la solidarietà in corresponsabilità degli
uni per gli altri. Denuncia e proposta, dunque,
per un presente più giusto e un futuro migliore.
(Gruppo Abele)
Per approfondire può essere interessante leggere la trascrizione dell’incontro che don Ciotti ha avuto il 3 marzo 1999 al Liceo Classico “Plauto” di Roma
con gli studenti: www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=269
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Sale in Zucca
Monica D’Atti.................................................................................................
L’eterna sfida
C
Poche storie, siamo sull’arena. Non abbiamo tante alternative. Accettare la sfida e combattere o morire. Guarda dove
poggi i piedi: c’è sabbia, la sabbia dell’arena di
questo mondo. Alza gli occhi e vedrai gli spalti: c’è gente, tanti, tantissimi spettatori. Riesci
a vedere chi sono? Forse no, non subito. Sei
confuso, è normale. Bisogna prima capire, se
possibile. Perché sono qui, ti chiedi? Perché non
sono lassù tra gli spettatori? Magari potrei stare comodamente fra di loro. Magari si può stare
fermi e non succede niente; è solo uno strano
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CarnetdiMarcia
sogno e non c’è bisogno di fare altro che guardare e aspettare. Ma il tempo per guardare è
poco; bisogna presto fare delle scelte, capire e
scegliere. La non-scelta è morte certa perché
uno solo è il destino di chi rimane fermo in mezzo all’arena senza difendersi o lottare: le fauci
del leone. Allora ragazzo corri, corri più veloce
di lui, salta gli ostacoli e prendi fiato un attimo,
dietro un angolo non visto. Altri come te stanno
combattendo. Qualcuno ha delle buone armi:
forconi, spade e reti. Cerca amicizie, alleati. L’alleanza crea confusione nel nemico. Se poi co-
minci a volere bene ai tuoi compagni dell’arena,
se cominci a preoccuparti per loro, il leone sarà
spiazzato. Per un attimo non saprà chi assalire
per primo per distruggere tutto questo amore
che sente. Ma attento: la rete che così gli getterai sopra dura poco se non la puntelli bene. Bisogna ancorarla al suolo, ma la sabbia dell’arena
non tiene; i picchetti scappano e presto il nemico sarà di nuovo libero. Anche il pubblico fa il tifo
per te. Se gli lanci un capo della corda, forse potranno tenerti la rete per un pò. Così potrai riposarti un attimo e pensare a nuove soluzioni. Ma
la battaglia non potrà che riprendere presto, fino
in fondo, fino alla fine. È l’eterna sfida quella che
devi combattere. Come tutti, come ogni uomo
che è nato sulla terra. Dall’inizio della vita fino al
suo ultimo atto, fino all’ultimo istante, quando
vedrai la porta in fondo all’arena aprirsi e tu, con
un ultimo scatto, come un gladiatore esperto, ti
lancerai per passarla e salire infine sul palco dei
vittoriosi. Anche lì, nell’attimo prima, un’ultima
zampata potrà interrompere per sempre il tuo
slancio.
“Siate temperanti, vigilate.
Il vostro nemico, il diavolo,
come leone ruggente va in giro,
cercando chi divorare.
Resistetegli saldi nella fede”.
Dalla prima Lettera di Pietro (1Pt 5,8) ci viene la
conferma della nostra battaglia, della sfida lanciata per la conquista della nostra libertà.
Libero dalla morte, dalle fauci del leone, libero
per conquistare gli spalti e trovarti tra quegli
spettatori che appena intravedevi dall’arena:
sono tutti quelli che ce l’hanno fatta, la Comunione dei Santi. Sono loro tutti quelli che da lassù hanno provato a sostenerti facendo il tifo per
te, perché non ti perdessi, perché non inciampassi, perché non sottovalutassi la forza del leone e la sua furbizia, perché tu potessi capire che
sempre, in ogni istante, le sue unghie potevano
afferrarti, anche quando erano ben nascoste tra
cuscinetti carnosi e morbidi.
E quando avrai combattuto la buona battaglia,
capirai che tutto aveva un senso, che il bene lo
puoi solo conquistare.
Non sarà mai regalato. Di regalato c’è solo la
zampata del leone. Quella è gratuita, poco faticosa; per averla basta non partecipare all’eterna sfida. Non avrai allora bisogno di pensare a
niente, di organizzare niente, di prepararti, di allenarti, di studiare, di pregare, di evitare cattive
compagnie e pigrizie. Non avrai bisogno di allearti con nessuno, di amare nessuno. Ti sembrerà un bellissimo momento di libertà, un attimo
tutto tuo, poi tutto finirà in un lampo. Sentirai
solo il sapore acre della sabbia dell’arena, il pubblico nel dolore e il palco della vittoria spegnere
la luce su di te per sempre.
Monica D’Atti
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Cadendo da Cavallo...
don Fabio Gollinucci......................................................................................
Morti in Cristo
e ora vivi per sempre!
Romani, cap. 6
Non sapete che quanti siamo stati battezzati in
Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti
insieme a lui nella morte affinché, come Cristo
fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del
Padre, così anche noi possiamo camminare in
una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato
crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace
questo corpo di peccato, e noi non fossimo più
schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato
dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che
anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha
più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per
il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e
vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti
al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
«La mia morte non esiste più perché nel battesimo sono risorto con Gesù
Cristo e ora posso camminare in una vita nuova, simile alla vita di Dio».
A
te, Scolta o Rover che stai leggendo,
lancio questa sfida: è questo che credi
veramente nel tuo cuore e in piena libertà quando dici di essere credente, cristiano,
cattolico? Oppure (e la sfida vale lo stesso) è in
questo che non credi quando dici di avere dubbi
o di non crederci per niente?
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CarnetdiMarcia
infuocando il mondo
Lo sai bene che per una buona maggioranza di
cristiani, anche di quelli che partecipano alla vita
delle nostre parrocchie, questa frase che riprende le parole di S. Paolo nella lettera ai cristiani di
Roma, hanno un significato puramente teorico.
Nel senso che dicono: «Sì, credo che Dio esiste;
credo anche in Gesù, figlio di Dio che ci ha indicato una via verso Dio.
Ma questa via è difficile da seguire! Credo anche che un giorno noi staremo meglio e che non
soffriremo più perché saremo nel mondo di Dio.
Ma intanto in questa vita si continua a soffrire e
riuscire a seguire ed applicare gli insegnamenti
di Gesù è sempre più complicato.
Anche la Chiesa sembra sempre più lontana alla
mia vita». Allora ti propongo di rileggere assieme
le parole di Paolo. Sembra che già ai suoi tempi il
problema non fosse tanto il credere all’esistenza
di Dio quanto piuttosto alla conoscenza ed accoglienza del Dio presentato da Gesù: in quale Dio
credo? Questa è anche la sfida che Gesù stesso
aveva lanciato senza mezzi termini ai suoi più vicini (potremmo dire: i più credenti): “Ma voi, chi
dite che io sia?” (Mt 16,15).
Paolo si premura di ricordare ai romani il vero
significato del Battesimo cristiano: non un lavaggio di purificazione dai peccati, ma la risposta
fiduciosa al dono di Dio che vuole trasformare
completamente la vita dell’uomo attraverso un
rinnovamento spirituale e totale. Con il gesto del
«Battezzare» (che significa letteralmente: «bagno» per immersione nell’acqua) il peccatore
viene seppellito nella morte del Cristo, da dove
esce mediante la risurrezione con lui come «nuova creatura», uomo nuovo, membro dell’unico
corpo (quello di Cristo), animato dall’unico Spirito (quello Santo).
Questa risurrezione inizia già ora attraverso una
vita nuova guidata e condotta dallo Spirito di Dio
ricevuto in dono nel battesimo!
Ma su questo tema ascoltiamo cosa dice anche
uno dei più antichi Padri della Chiesa, Basilio
Magno, nel suo libro «Su lo Spirito Santo»:
L’acqua ci offre l’immagine della morte accogliendo il corpo come in un sepolcro. Lo Spirito,
invece, immette una forza che vivifica, facendo
passare le nostre anime dalla morte alla vita piena. Questo è il rinascere dall’acqua e dallo Spirito.
Mediante la tre immersioni e le altrettante invocazioni si compie il grande mistero del battesimo: da
una parte, viene espressa l’immagine della morte
e dall’altra l’anima di coloro che sono battezzati resta illuminata per mezzo dell’insegnamento della
scienza divina. Però, se nell’acqua vi è una grazia,
questa non deriva di certo dalla natura dell’acqua
in quanto tale, ma dalla presenza e dall’azione dello Spirito. Perciò il Signore, nel prepararci a quella
vita che viene dalla risurrezione, ci propone tutto
un modo di vivere secondo il Vangelo. Vuole che
non ci adiriamo, che siamo pazienti nelle avversità
e puri dall’attaccamento ai piaceri, che i nostri costumi siano liberi dall’amore del denaro… Già qui
per mezzo dello Spirito Santo veniamo riammessi
in paradiso, possiamo salire nel regno dei cieli,
ritorniamo allo stato di adozione di figli, ci viene
dato il coraggio di chiamare Dio nostro Padre,
di compartecipare alle grazie di Cristo, di venire
chiamati figli della luce, di essere partecipi della
gloria eterna e, in breve, di vivere nella pienezza
della benedizione.
Non vi sembra una sfida credere e vivere tutto
questo? Per me è diventata la sfida della mia
vita. Credo che la vera sfida del cristiano non sia
tanto la fede nella risurrezione di Gesù, quanto
il credere che io ho già iniziato a risorgere con
Lui e che la mia vita può diventare di giorno in
giorno sempre più pasquale, cioè capace di trasformarsi in un rinnovamento senza più limiti
fino alla trasformazione del mondo intero. Non
vi sembra che da questa Sorgente Vitale possa
realmente nascere anche una nuova Comunità
più fraterna, un nuovo Servizio senza misura,
una nuova Strada più gioiosa e meno faticosa?
Provare per credere! (O credere per provare?)
don Fabio Gollinucci
C - 2010
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Treppiedi...
Gipo Montesanto...........................................................................................
Due occhi sopr a
le orecchie…
una proposta
per buona parte sia giusto così. Consideriamo
però che oltre questo fatto possiamo incontrare
alcune sfide inaspettate.
T
i lancio una sfida! Visto che si parla di
sfide. Prendi una penna o una matita,
perché fra un po’ dovrai scrivere su questa pagina di CdM. La sfida è semplice è forse
qualcuno di voi non farà fatica ad individuare la
“chiave” per risolvere il gioco:
Se io dico 12, tu mi dici 6.
Se io dico 10, tu mi dici 5.
Se io dico 8, tu mi dici 4.
Se io dico 6, tu mi dici 3.
Ormai avrai certamente capito.
Se io dico 4, tu mi dici?
Scrivilo qui dopo i puntini...
Sono quasi sicuro che hai scritto 2.
Se lo hai fatto, hai agito con logica seguendo
2 serie numeriche delle quali ciascun numero
della seconda corrisponde alla metà esatta del
rispettivo numero della prima. SBAGLIATO!
Contando il numero di lettere di ciascuna parola
ti renderai conto che la soluzione è 7. Infatti la
parola “dodici” è formata da 6 lettere, la parola
“dieci” da 5 lettere e così via. Sono certo che
qualcuno fra di voi, che non conosceva ancora
questo semplice giochino, stia già pensando
come e quando riproporlo agli amici, magari con
qualche modifica per renderlo ancora più difficile. Ma cosa c’entra questo con la sfida iniziale
che vi avevo lanciato?
Continua a leggere e capirai. Se qualcuno ti
chiedesse a bruciapelo quale sfida hai in questo
momento durante le tue giornate, probabilmente risponderai lo studio, l’università, il lavoro,
16
CarnetdiMarcia
prendere la patente, il diploma, riuscire a dare
un esame, riconquistare la ragazza o il ragazzo...
Prova adesso a scrivere qui tre desideri di cose
che vorresti realizzare entro i prossimi 12 mesi:
___________________________________
___________________________________
___________________________________
Coincidono con gli esempi fatti prima?
Forse, in parte... Posso dirti però che la totalità
dei ragazzi ai quali ho rivolto la stessa domanda mi hanno risposto con una delle frasi che hai
letto prima. Il fatto è che, molto spesso, facciamo coincidere le nostre sfide quotidiane con gli
obiettivi che vogliamo raggiungere e credo che
Una di queste sia senza dubbio l’imprevisto.
Quanti di noi hanno dovuto fare i conti con un
dolore improvviso, come la perdita di una persona cara; si saranno sentiti spiazzati, forse delusi
e amareggiati, magari avranno accantonato per
un pò la voglia di lottare. Il giochino con i numeri
che avete letto all’inizio della pagina è chiamato
di “pensiero laterale”, proprio perché insegna
a guardare oltre, ad uscire dalla gabbia che avevamo in mente. È un pò come avere altri due
occhi sopra le orecchie, messi lì per guardare di
lato. Spesso la vita ci lancia delle sfide che non
avevamo nemmeno pensato di dover affrontare.
Una vera sfida ai giorni nostri per una Scolta o
un Rover, così come per ogni cristiano, è anche
quella di aprirci all’imprevisto. Mentre da un lato
diventeremo abili a leggere i “segni dei tempi”, dall’altro diventeremo anche donne e uomi-
ni che non vivono alla giornata. Persone capaci
di guardare più avanti, ed ancora più avanti. Con
gli occhi fissi sul traguardo, ma con i piedi ben
piantati per terra. Proviamo a guardare il mondo
con occhi nuovi. Proviamo ad allargare l’intorno
temporale all’interno del quale prendiamo le nostre decisioni.
Queste parole ti sembrano troppo generiche?
Prive di concretezza, ma ricche di retorica?
Due esempi allora: quando incontro un ragazzo
o una ragazza che mi piace ho già in testa che
potrebbe essere lui o lei la persona della mia
vita? Magari non lo sarà. Ma non posso neanche
iniziare un rapporto d’amore pensando già che
avrà una scadenza. Non trovi? Oppure, quando
capita qualcosa che non è esattamente nei miei
piani. Mi ricordo che il Signore vede molto più
avanti di me e che la sua volontà su di me è di
gran lunga migliore di quella che ho io per me
stesso? La vera fede si vive con delle scelte concrete. Scelte che riescono a dare una svolta a
tutta la vita. Scelte che riescono a dimostrare
con i fatti in chi e in cosa crediamo. Non solo a
parole, ma con i fatti. Scelte d’amore insomma.
E l’imprevisto? Sarà certamente una sfida, che
ci metterà forse in crisi, ma che ci proietterà più
lontano, ancora più forti e più decisi di prima.
Un’ultima cosa… per la quale la società di oggi
ha anche bisogno della tua importante testimonianza. Ovunque giri lo sguardo sembra che tutto stia lì a ripeterti che il raggiungimento dei tuoi
obiettivi dipenda esclusivamente dalle tue forze,
dalla tua bravura, dalla tua capacità di sopravanzare sugli altri.
Tu Scolta, tu Rover, porti qualcosa in più dentro
di te: puoi mostrare a tutti quelli che incontri che
non è sempre e solo così. Puoi gridare al mondo
che non siamo soli e che la tua felicità dipende
anche da quanto riesci ad ascoltare, sorridere
nelle difficoltà e soprattutto fidarti ed affidarti
a chi ti vuole veramente bene. Così facendo troviamo il coraggio per volare in alto. Perché accontentarsi di una vita mediocre?
C - 2010
17
Apertamente
Vania Ribeca & Martino Piovesan..................................................................
Ma tante sono le storie che stanno dietro i molti
atleti che hanno partecipato alle paralimpiadi e
che per la prima volta una Televisione in Italia ha
trasmesso per intero. Storie di vite, di incidenti
e tanta forza di volontà, storie di sofferenza e di
grande impegno. Veri e propri eroi, come Terry
Fox, il grande atleta canadese prematuramente
scomparso, divenuto famoso per la “Maratona
della speranza” una corsa effettuata, con una
protesi alla gamba destra, da una costa oceanica all’altra del Canada, con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro, quella
stessa malattia che lo avrebbe stroncato a neppure 23 anni.
Un’a ltr a possibilità
Francesca Porcellato, nata a Castelfranco Veneto (Tv) nel 1970, ha
vinto 11 medaglie olimpiche ed è l’unica atleta al mondo ad aver
vinto la medaglia d’oro sia alle olimpiadi estive che invernali.
Ma voi avete mai sentito parlare di lei?
N
oi no. Almeno fino a poco tempo fa,
quando abbiamo letto una sua intervista che parlava proprio della sfida
contro se stessa e contro quella che tutti noi
chiameremmo sfortuna. Francesca all’età di
18 mesi (avete capito bene: 18 mesi, 1 anno e
mezzo) è stata investita da un camion ed ha perso l’uso delle gambe. Si è poi avvicinata all’atletica conquistando un ricchissimo palmares che
comprende anche l’ultima medaglia d’oro vinta
alle Paralimpiadi di Vancouver di questo marzo
2010 nel km sprint.
18
CarnetdiMarcia
E, come tutti gli atleti nelle sue condizioni, ha
una forza d’animo che disarma e fa sentire piccoli, impotenti, quasi incapaci. Ha sfidato se
stessa, il mondo e non si è data mai per vinta cercando sempre una seconda possibilità:
“Voglio dedicare questa medaglia canadese al
mio movimento, a quei ragazzi sfortunati che
attraverso lo sport possono avere la possibilità
di rifarsi una seconda vita. Spero che questa
medaglia serva a far uscire di casa tanti giovani disabili, il nostro movimento ne ha bisogno”;
spiega Francesca dopo il suo rientro in Italia.
Roberto La Barbera
(Alessandria, 25 febbraio 1967) è un atleta italiano. Soprannominato Il Barbaro, ha subito l’amputazione di un arto dopo un
incidente in motocicletta. Ha iniziato a fare atletica dopo aver
visto gare di atleti disabili in televisione. Ha partecipato alle Paralimpiadi estive 2004 vincendo l’argento nel salto in lungo F44
uomini.
E ancora, la storia di Rick Hansen, atleta paralimpico costretto su una carrozzina da quando aveva 15 anni, ideatore del “Man in Motion
Tour”, che lo ha portato, con la sua determinazione e grande forza di volontà, a toccare 34
paesi in quattro continenti per raccogliere fondi
per chi come lui era affetto da infermità spinali.
Alexi Salamone, invece, è una vittima del
disastro nucleare di Chernobyl che gli aveva
procurato terribili malformazioni alle gambe
da renderne necessaria l’amputazione. Ciononostante, diventa pedina fondamentale della
nazionale statunitense, considerato uno dei migliori al mondo nello sledge
hockey. O ancora la storia di
Bebe, 13 anni, di cui trovate sotto il sito internet che
vi consigliamo di guardare
specie nella parte dedicata
alla rassegna stampa. Non
ha ancora partecipato alle
Paralimiadi ma se continua
così… E tante, tante altre
sono le storie e tante sono le sfide che questi uomini e queste donne hanno affrontato.
Ognuno di loro a suo modo ha vinto la sfida.
Provate a cercare altre interessanti storie e poi
confrontarvi in Clan ed in Fuoco. Magari anche
vicino a voi ci sono sfide da raccontare e sostenere. Impossibile è solo una parola pronunciata
da piccoli uomini che trovano più facile vivere
nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che
cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato
di fatto, è un’opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per
tutti. Impossibile non è per sempre. Impossible
is nothing (Muhammed Alì).
Vania e Martino
P.s. Date un occhio a questo sito:
www.art4sport.org e perdete un pò di
tempo per ascoltare la storia di Bebe…
commovente e straordinaria è dir poco.
C - 2010
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Giocare il Gioco
a cura del Mago G.........................................................................................
Il tuo autoroscopo
Per diventare Qualcuno. Per fare della tua vita qualcosa di bello. Per iniziare e portare avanti grandi
cose. Cose che cambiano il mondo. Un segreto: conosci te stesso. Sì, ma come? Leggi quanto segue e
lo scoprirai...
4
c.i.t.
4chiacchiereintenda.
Da questo numero CdM si arricchisce di una striscia a fumetti. Oltre a farci sorridere, ci
fa anche riflettere un pò su come il mondo “virtuale” dei computer e della multimedialità
porti con sé il rischio di prenderci così tanto da farci uscire “fuori di testa”. Meno male che
la nostra cara, vecchia e polverosa Strada ci riporta con i piedi per terra. Vi invitiamo ad
ascoltare allora queste 4 chiacchiere in tenda... Diceva B.-P. che in ogni cosa, oltre ad un
5% di buono, c’è almeno un 5% di divertente. Con questo spirito, speriamo che vi piaccia...
Buona lettura!
P
er conoscere i segreti del tuo autoroscopo rispondi alle domande qui di seguito (non di fretta, ma sforzandoti di rispondere a ciascuna delle domande con un sì o con un no). Se hai potuto rispondere lealmente
almeno 8 volte su 10 con un “SÌ”, allora possiedi molto bene la qualità di cui si tratta. Se hai da 5 a 7 “SÌ”
possiedi solo benino tale qualità. Se hai 6 o più “NO” è perché scarseggia veramente. Nessuna esitazione allora.
Mettiti presto a coltivare, per almeno un mese, o anche di più se necessario, questa famosa qualità.
Come gli smileys...
Non è facile saper sorridere anche quando le cose non vanno.
Non innervosirsi, non brontolare, accettare tutto con calma
amabile, conservare sempre lo stesso umore, un buon umore.
Che fortuna, per gli altri! sei anche tu così?
20
Si sbaglierebbero sicuramente i tuoi genitori o i tuoi amici se ti
soprannominassero “il brontolone”?
Sì
No
Hai molti amici (dei veri amici, non sullo schermo come su
facebook) che hanno piacere di trovarsi in tua compagnia?
Sì
No
Quando sei imbronciato e qualcuno ti fa notare che dovresti
sorridere, rispondi quasi subito con bel sorriso?
Sì
No
Hai il coraggio di ritirarti in disparte, per cercare di rimetterti di
buon umore, quando ti senti “nero”?
Sì
No
Hai l’abitudine, quando qualcosa non va come vorresti, di
considerare ciò che c’è di buono anziché lamentarti perché le
cose stanno andando male?
Sì
No
Cerchi di creare attorno a te (a scuola, al lavoro, all’università...)
un’atmosfera di gioia con la tua allegria e il tuo spirito?
Sì
No
Sai perdere senza arrabbiarti o portare il broncio?
Sì
No
Accetti, senza rispondere per le rime e senza scatti di collera,
le osservazioni degli altri o quando ti fanno notare che hai
sbagliato?
Sì
No
Ti sforzi, col sorriso e il buon umore, di fare del bene a coloro
che hanno delle proccupazioni?
Sì
No
Vai abbastanza spesso a cercare nel sacramento della riconciliaione,
in una coscienza più pura, il segreto di una grande gioia e quindi di un
maggior buon umore?
Sì
No
CarnetdiMarcia
La Guida sorride e canta
anche nelle difficoltà
Lo Scout sorride e canta
anche nelle difficoltà
Numero dei “SÌ”: ....
Sostituendo i “NO” con dei
“SÌ” diventerai:
... | --- | .-. | .. | -.. | . | -. | - | .
C - 2010
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Vita da Rover...
Vincenzo Archinà...........................................................................................
Diario di un’Uscita
Regionale dei Clan e dei
Fuochi a Caulonia
P
rima di narrare le gesta compiute dalle
pattuglie regionali Rover e Scolte della Calabria che si sono svolte a Caulonia il 13 ed
il 14 marzo del 2010, voglio partire da un racconto che ha fatto il nostro Parroco, durante l’omelia della Santa Messa, e che tanto mi ha colpito.
La storia racconta di due amici in cammino nel
deserto, un giorno i due litigarono e uno diede
uno schiaffo all’altro. L’amico che ricevette lo
schiaffo, camminando, per non dimenticare l’affronto subito, scrisse sulla sabbia: “Oggi il mio
amico mi ha dato uno schiaffo”. Proseguendo il
loro cammino, fecero sosta in un’oasi e il ragazzo (che aveva ricevuto lo schiaffo), scivolò nella
sorgente d’acqua che era lì e, prima di annegare, lo stesso amico che gli aveva dato lo schiaffo
lo tirò fuori. Questa volta, per non dimenticare
l’aiuto ricevuto, scrisse su una pietra: “Oggi il
mio amico mi ha salvato la vita”. Proseguendo
nell’omelia Don Donato, e questo è ciò che mi ha
colpito, ci ha fatto capire che le cose brutte devono essere scritte sulla sabbia, dove con il tempo
si cancellano e quindi si dimenticano, mentre le
cose belle devono essere scritte sulla pietra, affinché non vengano dimenticate, neanche con il
passare del tempo. Partendo da questo, voglio
22
CarnetdiMarcia
raccontarvi dei nuovi amici che ho avuto il piacere di conoscere nei giorni scorsi, quando una
settantina di scout, provenienti da tutta la Calabria, con lo zaino in spalla e tanta voglia di conoscere nuovi fratelli e nuovi posti, sono venuti a
Caulonia. Mentre le Scolte sono state ospitate
nell’oratorio di Caulonia centro e da Don Fabrizio,
“noi” Rover siamo stati accolti presso l’Eremo di
S. Ilarione. Scrivo “noi” perché ho avuto il piacere di partecipare alle attività del Clan, anche se
abbondantemente fuori limite d’età, e di questo
ringrazio Sergio (Lupo Intransigente) che ha avuto l’intuizione e lo spirito d’iniziativa di creare un
Clan a Caulonia, dandomi la possibilità di coadiuvarlo in questa ed in molte altre imprese; se non
fosse stato per lui, non ci sarebbe stato un Clan
a Caulonia. L’avventura non sembrava iniziare
nel migliore dei modi per noi Rover; scendendo
dal pullman, nella piccola frazione di San Nicola,
ci siamo resi conto che dovevamo raggiungere
l’Eremo a piedi e sotto la pioggia, ma la sorpresa
più brutta fu che, a causa di un guasto, tutta la
zona era senza energia elettrica. Non avremmo
mai immaginato che quello che noi consideravamo un imprevisto, si rilevasse invece un bellissimo dono. Il buio dell’Eremo, smorzato dalla
vita da Scolta
pallida luce di qualche candela, ha avvolto tutti in
una misteriosa atmosfera medievale trasformando il fuoco serale in uno spettacolare momento
di allegria a colpi di scenette, bans, canzoni e
anche in intensi momenti di raccoglimento e di
preghiera. Mentre la sezione femminile ha preso
parte ad una suggestiva veglia su Santa Caterina, il Clan ha messo in piedi una bellissima veglia
sul tema “Io e la strada”, entrambe emozionanti.
Alla fine delle rispettive veglie, in una notte gelida, ogni unità si è accampata dove possibile.
Al sorgere del sole (essendo già sveglio da un
po’e per non disturbare gli altri) attendevo dentro
al mio sacco a pelo che anche il resto del gruppo si svegliasse. Fu in quest’attesa che iniziai a
chiedermi cosa spinge dei ragazzi di 17/20 anni
a lasciare le comodità delle loro case e le loro
ragazze per andare a dormire per terra, ad alzarsi
la mattina presto e percorrere chilometri a piedi
sotto il sole o sotto la pioggia? La risposta mi fu
data dai ragazzi stessi, durante la lunga ed estenuante giornata di marcia.
Conoscendoli meglio, mi sono reso conto di
quanti sacrifici fanno i responsabili per poter gestire un evento del genere, tenendo conto dei
problemi di famiglia, di salute e di lavoro che
ognuno di loro ha, senza considerare le rinunzie
che questi ragazzi fanno per ritrovarsi insieme a
degli estranei a pregare,mentre forse potevano
rimanere a casa a dormire o a divertirsi con gli
amici. Anche se stremati dalle fatiche del giorno,
riescono a trasmettere alle persone che incontrano la loro disponibilità ed il loro entusiasmo
per quello che fanno, rispecchiando in pieno la
descrizione del vero scout: “Lo scout è sempre
pronto a mettersi in gioco, a fare per primo ciò
che gli viene chiesto, a ridere ed entusiasmarsi
come una Coccinella, ad urlare e divertirsi come
un Lupetto, a vagare nel bosco a cercar legna
come un Esploratore, ad ingegnarsi a preparare
il proprio spiedino come una Guida, a mettersi
alla prova e trovare la strada che sembra non esserci come un Rover e camminare scoprendo
l’altra persona prima ancora di riscoprire se stesso come capita alle Scolte, riuscendo a vedere la
strada, le distanze e la salita non come fatica ma
come conquista e compiere passi poggiando su
certezze, legati a coloro che camminano al suo
fianco!”. Dopo che tutti si sono alzati e dopo le
Lodi mattutine, abbiamo lasciato i nostri rispettivi alloggi partendo per un lungo ed impegnativo
cammino e affrontando innumerevoli difficoltà.
“Noi” Rover abbiamo costeggiato la fiumara
Allaro, mentre le Scolte l’Amusa, fino ad incontrarci tutti nella nostra Parrocchia. Tutti insieme
abbiamo ascoltato la Santa Messa, celebrata dal
nostro vice Parroco, con una bellissima Omelia
sulla parabola del figliol prodigo. Dopo le fatiche
della lunga camminata, finalmente il giusto riposo (ed il tanto desiderato pranzo!) consumato negli spazi antistanti al salone parrocchiale.
Dopo un pomeriggio trascorso in modi diversi
dai componenti delle due unità, è seguito un
lungo momento di preghiera. Ed eccomi arrivato al termine della cronaca; le chiacchierate e le
attività che Clan e Fuochi hanno vissuto rimarranno sicuramente impresse nel ricordo di tutti
i membri. Questi due giorni di canti, scenette,
riflessioni, ma soprattutto d’allegria, sono stati
sensazionali non solo perché sono stati per me
formativi, ma anche perché mi hanno dato la
possibilità di conoscere nuovi amici. Il mio augurio è quello che si possa ripetere ancora questo
evento. Concludo con l’appuntare sul mio Carnet
di marcia un grazie a tutti i capi ed a tutti i ragazzi
che hanno condiviso con me questo cammino,
dandomi la possibilità di intravedere la presenza
di Dio in tanti fratelli, un pò matti, ma che mettono tanta passione in ciò che fanno. Per la nostra
comunità è stata una presenza nuova, gradita e
che con il tempo, sicuramente, ci consentirà di
vedere nuovamente questi ragazzi con gli zaini in
spalla. Buona Rotta!
Martin Pescatore Tenace
(Vincenzo Archinà)
C - 2010
23
Vita da Rover...
vita da Scolta
Federica Marchioni........................................................................................
SFIDE!
Fabrizia e Simona - Roviano 1
“Scolte in Partenza”
Sant’Antimo 27-28 marzo 2010
C
…I
mmagino cavalieri del passato,
bardati di tutto punto, pronti a
conquistare il territorio nemico o a
difendere il proprio da un’invasione di barbari.
Immagino viaggiatori incalliti (il nonnino di Up!),
che sfidano pioggia, vento, neve, pur di raggiungere la meta prefissata. Immagino marinai, su
grosse navi, solcare le profondità dell’oceano,
verso orizzonti sconosciuti...
Penso poi alle paraolimpiadi, sfida contro se
stessi, o forse meglio CON se stessi, per andare oltre le difficoltà oggettive di un fisico che
non ce la fa, aggrappandosi ad una impressionante forza d’animo e ad un coraggio ancora più
grande. Penso poi, molto più semplicemente,
a quei ragazzi che ci sono stati affidati...Immagino le loro espressioni, la prima volta davanti
ad uno zaino da 60 litri, da riempire in qualche
modo...in qualsiasi modo! O le Scolte, ai piedi di un sentiero che sale su ripido, che al solo
guardarlo pensano “Ce la farò questa volta?”...
Penso agli “scogli” dei Rover, alle mete affrontate in Fuoco... Ogni giorno, ogni istante una
24
CarnetdiMarcia
sfida nuova. Da vivere pienamente e consapevolmente, coscienti che solo la fatica della salita
renderà più dolce il sapore del traguardo… Penso a quei giovani che di sfide non ne vogliono
sentire neppure parlare. Quelli del “tutto e subito”, del denaro facile, della storiella poco impegnativa perché “per le cose serie ci sarà tempo
dopo!”. Penso a loro ed a loro è rivolta la sfida
più grande, la nostra, quella della testimonianza
Vera, piena. La sfida della Croce, del Vangelo...
di Gesù che dice “lascia tutto e seguimi!”.
E della sfida di San Francesco ne vogliamo
parlare?! Lascia tutto, tutto! Abiti di finissime
stoffe, amici, persino la famiglia... va CONTROCORRENTE, sfidando prima la volontà del padre, poi i suoi stessi timori, per raggiungere,
infine, la Gioia Vera. Ecco cos’è la sfida! Mettersi in gioco, sapendo già dalla partenza che ne
varrà la pena, perchè il tesoro che scopriremo
dopo tanto peregrinare sarà così splendente da
lasciarci senza fiato.
he dire?!... a volte ci stupiamo ancora
delle tante cose che una semplice uscita, come tante altre fatte in 12 anni di
scouts, può insegnarci! Certo, non nascondiamo che le due giornate sono state davvero stancanti: il lungo viaggio, il freddo patito soprattutto
durante la notte, la sveglia presto, eppure tornate a casa sentivamo di aver dentro qualcosa in
più... sentivamo di aver dato un senso al nostro
essere scout... ci sentivamo finalmente pronte
a “partire”, a prendere quella tanto attesa PARTENZA che ci faceva anche un pò paura, una
partenza che non rappresenta la fine del nostro
essere Scolta ma è semplicemente l’inizio di un
nuovo percorso, di una nuova scelta... la scelta
di ascoltare ciò che la gente ha da dirci, la scelta
di vedere ancora quei sorrisi sui volti dei bambini
contenti dopo un giochino o un semplice canto
fatto tutti insieme...
LA SCELTA DI ESSERE ANCORA SCOUT!
ecco, per tutto questo dobbiamo ringraziare
Padre Stefano che ci ha accolto e ci ha trattato come una famiglia, ma soprattutto dobbiamo ringraziare noi stesse che ancora una volta
siamo pronte a metterci lo zaino sulle spalle e
intraprendere la nostra Strada... un grazie davvero a tutte! L’uscita è stata fantastica. Piena
di domande, e risposte. e non solo quelle delle
iene: in quell’ abbazia immersa nel verde, padre
Stefano ha chiarito un sacco di cose. E gettato le
basi della partenza. Fondamentale, per le scelte
che faremo tra qualche mese, quest’incontro.
Non posso aggiungere di più!! Semplicemente:
l’uscita giusta al momento giusto! :)
Federica Marchioni
C - 2010
25
Custodi della terra
Marco Fioretti................................................................................................
abbasso lo sporco,
ma senza sporcare
U
na delle fonti più importanti di spesa,
sprechi e inquinamento, sia in famiglia
che nelle attività Scout, è costituita dai
detersivi. Spesso ne usiamo troppi, male e senza sceglierli attentamente. A dire la verità pensavo di parlarne più avanti, ma ho cambiato idea
quando Aline, tornando da un incontro con delle
Capo Fuoco, mi ha scritto: “molte Capo Fuoco
son rimaste entusiaste (della rubrica in generale)
e proponevano l’uso di detersivi alternativi fatti in
casa (c’è chi dice che lava tutto con il bicarbonato, anche in lavatrice a costo e impatto inquinante pari a zero!!)”. Prima di dire la mia sull’argomento, ringrazio di cuore e mi permetto un paio
di richieste. Nel primo articolo dei Custodi avevo
scritto: “Se qualche Unità sta già facendo queste
cose da “Custodi” o altre simili, mi raccomando,
fatecelo sapere!” L’invito è sempre valido. Mi
piacerebbe davvero lasciare spazio a voi anche
in questa parte di CdM, quindi sotto con esperienze e suggerimenti! A parte questo, quando
ho iniziato questa rubrica avevo un timore che,
lo confesso, mi è tornato in mente leggendo
le righe qui sopra. Sicuramente mi sbaglio, ma
finchè non riceverò prove del contrario il dubbio
continuerà a rodermi, quindi grazie in anticipo a
chi saprà tranquillizzarmi. Cose come i detersivi,
e altri argomenti di cui ho parlato e parlerò per i
Custodi, sono molto vicine alla “Economia Domestica” degli Istituti Tecnici Femminili di una
volta. Ecco, non vorrei che in qualche Rover ci
fosse l’idea, magari inconsciamente, che queste
siano ancora “cose da femmine”, quindi...
Sorelle Scolte e Capo, aiutate i vostri fratelli che ne avessero bisogno a mettersi al passo
con i tempi;
26
CarnetdiMarcia
Fratelli Rover e Capi, dimostratemi che il mio
dubbio è assolutamente infondato!
Passiamo ai detersivi
Dare indicazioni dettagliate in due pagine è impossibile, perché piatti, bucato, vetri, pavimenti e il nostro stesso corpo richiedono detersivi
diversissimi fra loro e fortemente dipendenti da
struttura della famiglia e gusti personali. Chi
per scelta o necessità (tipo allergie) veste
solo fibre naturali non fa proprio lo stesso bucato di chi porta solo capi sportivi hi-tech; due genitori con due figli
piccoli possono riempire due lavastoviglie al giorno, quattro studenti fuorisede, che mangiano a
mensa e nel weekend tornano a
casa, no. In ogni caso, c’è tantissimo che si può fare come Scout
Custodi per ridurre l’inquinamento da detersivi senza essere degli
eroi, come dimostra questa breve
lista:
• Passate subito ai detersivi naturali fai-date (vedi link) per la pulizia delle sedi Scout, per
imparare tutti insieme e senza rischiare di rovinare qualche salotto buono.
• Provate appena possibile gli stessi detersivi
per stoviglie e bucato almeno ai Campi, visto
che si svolgono in località ecologicamente fragilissime, in cui non dovremmo mai inquinare
con schiume.
• Scoprite, studiando attentamente le ricette
segnalate, quali sono adatte a esigenze e usi
della vostra famiglia, e limitatevi, finchè non
siete sicuri, a sostituire uno o due prodotti al
massimo. Stiamo parlando di cambiare abitudini un pò alla volta, ma sul serio, non di prove
una tantum per farsi belli.
• Qualsiasi detersivo usiate, anche naturale,
evitate l’accanimento igienico: una casa superpulita potrebbe essere solo una casa inquinata da sostanze chimiche anzichè cibo,
polvere e simili.
• Idem per l’igiene personale. Puzzare NO,
certo, ma rovinarsi pelle e capelli lavandoli
continuamente o rovesciandoci tre volte più
sapone del necessario bene non fa, oltre a
inquinare.
• Guadagnateci sopra! Basta con le
vendite di autofinanziamento in Parrocchia limitate a torte o discutibili soprammobili! Provate
invece a produrre e vendere detersivi, che servono
davvero a tutti!
• Se proprio non potete o volete farvi i
detersivi in casa, comprateli solo alla spina!
Trovarli è sempre più
facile, almeno in molte grandi città, e come
minimo, eliminerete tutti
quei contenitori di plastica
usa-e-getta. Non produrre rifiuti è sempre molto meglio che
riciclarli!
• Svolgere le due attività precedenti anche
come servizio. Ci sono tante persone anziane che hanno estremo bisogno di risparmiare,
ma vivono troppo lontano dai punti vendita alla
spina, perchè non portargli i detersivi a casa?
Per saperne di più:
• il capitolo “Pulire senza inquinare” della mia tesina per il brevetto,
http://scout.zona-m.net/node/3
• http://biodetersivi.blogspot.com/
• http://biodetersivi.altervista.org/index_file/page0003.htm
Non abbiate paura, è facile!
Farsi i detersivi da soli potrebbe non essere sempre possibile, ma certo non perchè sia troppo
difficile. Per darvi un’idea, ecco una ricetta di detersivo per stoviglie, adatta anche a un campo
fisso (i dettagli sono nel primo link): frullare due
limoni e 130 gr. di sale grosso, fateli bollire per 20
minuti in 270 cl d’acqua e 70 gr. di aceto bianco
e filtrate. Fatto!
A proposito di contribuire... occhio ai file!
Articoli e foto per CdM sono sempre graditissimi, ma ho notato che fra gli ultimi file arrivati a
CdM ce n’erano uno o due in formato .docx. Parlandone “da Custodi”, vorrei chiedervi di evitare
sempre, d’ora in poi, quello e tutti gli altri formati
dell’ultima versione di Microsoft Office quando
spedite file a chiunque, a meno che non vi siano stati espressamente richiesti proprio quegli
specifici formati. Il motivo è che quei formati
sono leggibili solo con le ultime versioni di pochi
programmi, che anche quando sono legalmente
installabili gratis (es. OpenOffice) hanno requisiti hardware piuttosto elevati. Spedire file in quei
formati significa dare per scontato che tutti i destinatari possano permettersi quei programmi e
un computer abbastanza nuovo e potente da farli
girare. Cioè che siano disposti, ammesso che
abbiano i soldi, a buttar via computer ancora perfettamente funzionanti ogni pochi anni, solo per
leggere qualche file. Meglio evitare, no? Soprattutto ripensando a quanto vi raccontavo qualche
numero fa sulla pericolosità dei rifiuti elettronici.
Anche perchè la soluzione è facilissima: quando
spedite file da ufficio, limitatevi sempre ai formati OpenDocument (leggibili anche dalle nuove
versioni di Office) o ai vecchi formati di Office
stesso, che hanno meno problemi di compatibilità. Grazie! Marco, [email protected]
Detersivi alla spina:
• www.detersiviallaspina.it/
• www.saponando.it/
• http://millebolle.iport.it/
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C - 2010
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Scienza dei boschi
Marco Fioretti.....................................................................
la giungla dei
contenitori
Regole generali
Partiamo dalle cose ovvie: l’equipaggiamento di
uno Scout deve essere sicuro, economico, realmente necessario, pratico e più leggero ed ecologico possibile. Pertanto, la prima cosa da fare
è eliminare tutti i gli oggetti non indispensabili, la
seconda nel decidere se comprare o fabbricarsi
da soli certi contenitori. Questo è possibile in diversi dei casi discussi nel seguito, anche usando
materiali sintetici moderni che non saranno biodegradabili, ma possono essere molto più leggeri
e resistenti degli altri. Su Internet è abbastanza
facile, per esempio, trovare rivenditori degli stessi tessuti utilizzati per tende e zaini commerciali,
con i quali un Clan o Fuoco, dotati di una macchina per cucire e un pò d’intraprendenza, potrebbero facilmente fabbricare sacche, borse o marsupi.
Se lo fate, spediteci le foto!
28
CarnetdiMarcia
A
mmettiamolo, nessuno
sceglie con la stessa cura
tutti i componenti del proprio equipaggiamento.
In alcuni casi come scarponi e zaino si passano (giustamente!)
giorni interi a studiare cataloghi, ma ci sono tanti altri articoli
che compriamo senza pensarci affatto, se non per trovare il
modello più economico. Eppure di scelte che possono influire
sensibilmente su comodità, efficienza e sicurezza delle nostre
escursioni ce ne sono tante!
Avete mai pensato al fatto che il contenitore vostro fedele
compagno sulla Strada, lo zaino, in realtà contiene tanti altri
contenitori di tutti i tipi, e che molti di quegli altri contenitori li
avete scelti senza rifletterci affatto, a volte solo per tradizione?
Ecco allora qualche suggerimento e spunto di riflessione per
ottimizzare l’uso di alcuni contenitori a cui non pensiamo quasi
mai, anche quando dovremmo davvero farlo.
letti) e soprattutto sono flessibili, cioè pratiche
e silenziose. Man mano che si svuotano potete
schiacciarle come i tubetti del dentifricio, quindi
entrano dappertutto e vi liberano per sempre da
quel fastidioso sciacquio che bottiglie e borracce
mezze vuote fanno durante la marcia.
Alcool
C’è chi mette nelle bottigliette di acqua minerale
anche l’alcool per cucinare. Per la fragilità continua a valere il discorso già fatto. Certo, se si rovescia sui vestiti o sul sacco a pelo l’alcool fa molto
meno danni della benzina, ma perché rischiare?
Le soluzioni sono due: per le Route, comprare
per ogni pattuglia una di quelle borracce speciali
per combustibili in alluminio. Nelle Uscite settimanali, può bastare la soluzione spiegata per
l’olio più avanti.
Acqua
Carta, libri e cancelleria
Portarsene nello zaino due o tre borracce tradizionali è poco consigliabile, per ovvie ragioni di
peso e di costo, ma allora come fare per bere e
cucinare in Route, se in certe zone si può stare
anche 24 ore senza incontrare sorgenti? Molti rispondono con le bottiglie di plastica, ma questa
è un’abitudine che sconsiglio vivamente e vorrei
davvero che fosse abbandonata da tutti gli Scout.
Prima di tutto non dovremmo averle affatto, perché acqua e bibite in bottiglie di plastica hanno
costi ecologici e sanitari enormi (vedi prossima
puntata dei Custodi). Poi quando stanno esposte
al sole per giorni possono alterare le bevande e,
francamente, non sono proprio il massimo a livello di stile. Il problema principale comunque è la
fragilità. Basta urtare un ramo o posare lo zaino
in terra senza guardare e tutta la vostra riserva
d’acqua sparisce! Se vi servono contenitori supplementari di acqua, lasciate quindi perdere le
bottiglie di plastica! Conviene spendere qualche
euro per le borracce flessibili tipo Platypus. Se
ne trovano da uno a quattro litri, sono leggerissime e molto resistenti (anche ai raggi ultravio-
Qui probabilmente mi attirerò i fulmini di parecchi
lettori, ma devo dirlo lo stesso. Continuo a incontrare sulla Strada Scolte e Rover che, dopo aver
speso settimane ad alleggerire lo zaino in tutti i
modi possibili, vi infilano intere Bibbie o Carnet
di Marcia formato Enciclopedia, protetti da elegantissime custodie in pelle, corda, stoffa, legno
o mille altri materiali sempre pesantissimi e non
impermeabili. Non mi sogno nemmeno di partire
senza la Parola di Dio nello zaino, nè di imporre
a nessuno di separarsi da cimeli entrati nella sua
vita molto prima della fidanzata, però permettetemi un consiglio: pesate quei contenitor e poi
pensate seriamente a come alleggerirli, o come
minimo a far sì che proteggano davvero ciò che
contengono.
Cartine
Il contenitore d’eccellenza della cartine che dobbiamo consultare continuamente per trovare la
strada durante giornate intere di marcia è, molto spesso, la tasca dei pantaloni. Scoprire se è
adeguato è facilissimo: mettetevi in piedi con la
cartina in mano, come se foste a un bivio e doveste decidere quale direzione prendere. Poi fatevi
rovesciare addosso un innaffiatoio, per simulare
un temporale in montagna. Se la cartina non si rovina e riuscite a usarla, passate al paragrafo successivo, altrimenti tenetela sempre in (almeno)
una cartellina di plastica trasparente da cancelleria. Potrei suggerire anche un portamappe, ma
molti modelli sembrano quasi dei portaBibbia...
Cibo
Il cibo deve stare asciutto e protetto da pressioni eccessive, panini inclusi: avete mai notato che
quando sono schiacciati sembrano meno buoni?
Evitate perciò di infilare a forza il pranzo nelle
fessure fra giacca a vento e borraccia dentro una
busta di plastica, a meno che non sia per poche
ore. Trovate invece un vecchio contenitore di plastica da cucina compatibile con il vostro zaino e
fate di quello la vostra dispensa. Risparmierete e
ci guadagnerete in salute e sicurezza: se non c’è
da preoccuparsi di rotture, la scelta degli alimenti
sarà molto più vasta e lo zaino si potrà comprimere meglio, sbilanciandovi meno. Basta che il contenitore sia robusto, largo e basso per accedere
senza problemi a tutto il cibo, con un coperchio
che chiuda bene. Esistono portavivande in alluminio fatti proprio così, ma non mi piacciono molto
perchè non sono impermeabili (almeno alcuni) e
non hanno un sistema di chiusura che mi convinca, pur essendo molto costosi. Per rendere il
portavivande impermeabile, chiudetelo pure in
una o due buste del supermercato. Un discorso
a parte lo meritano olio, zucchero, sale e (temperature permettendo) formaggio grattugiato: per
risparmiare in peso pur evitando perdite nello zaino, io li tengo in quelle bottigliette di plastica per
yoghurt da 100 o 200 Cl con il tappo avvitabile,
chiuse in un sacchettino di nylon per buona misura, ovviamente dentro al contenitore principale
per proteggerle dallo schiacciamento.
Buona Strada
Marco, [email protected]
C - 2010
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Vita associativa
Piano redazionale
Michela Bertoni.............................................................................................
CENTENARIO DEL GUIDISMO:
30
CarnetdiMarcia
de
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1910-2
010
I
l 10 aprile la WAGGS ha ufficialmente dato il
via ad un’iniziativa di carattere triennale dedicata alle Guide del mondo. La nostra Associazione già da qualche mese sta lavorando ad alcuni progetti che vi vedranno (e qualcuna già lo
è stata) coinvolte e che vi saranno proposti man
mano. Credo che un anniversario così non debba passare in secondo piano: è un bel traguardo
che fa intravedere lontani orizzonti. Quando tu
appartieni ad un gruppo, e vi appartieni con fierezza, ti incuriosisce sapere qualcosa di più della
sua storia: non solo chi l’ha fondato, ma quando
e perché, se gli obiettivi di un tempo sono
sempre attuali o meno.
E dopo cento anni, chissà quante storie
ha da raccontarci questo Guidismo!
Roma, 28 dicembre 1943… ci dice
qualcosa? Ci dice di una sfida grande,
quella di un grappolo di giovani donne
che nel periodo più pericoloso per
ogni organizzazione educativa si
mettono in gioco per vivere il Guidismo. Settimana Santa, 1947,
Assisi. La prima Route nazionale
italiana di Scolte, l’adozione di
Squilla come canto ufficiale della branca. Tanto per dare due
date che una scolta non può
non conoscere. Ci sono diversi
libri usciti anche recentemente,
raccolte di interviste a donne
che hanno contribuito in maniera esemplare a trasmettere lo
spirito del guidismo, attraverso
tenario del Guidism
n
e
·C
2011
√ C - IO
√ D - Sogni
A - Perdono
B - Tempo
C - Fatica
D - IO PER L'ALTRO
E - Vocazione
2010
2012
√ A - Dolore
√ B - Coraggio
√ C - Sfide
D - IO E L'ALTRO
E - Confronto
A - Paura
B - Libertà
C - Strada
o
OCCASIONE O
CELEBR AZIONE?
2009
i
Gu
na
a
i
l
a
ne It
Associazio
scelte e passi concreti e visibili, cioè testimoniando nella vita di tutti i giorni. Quello che credo però che possa sorprendervi è la ricchezza
di donne che vivono molto più vicino a voi,
e che hanno con la loro passione fatto sì
che voi stiate oggi vivendo questo tratto
di Strada. Di loro vorremmo che sapeste
qualcosa di più, i libri sono affascinanti ma i
testimoni lo sono ancora di più, e credo che non si tirerebbero indietro se
le invitaste ad una vostra riunione,
od organizzaste un’attività insieme
a loro. Ecco, credo che se vissuto
in questo modo, questo centenario possa essere davvero diverso,
e la proposta di un’inchiesta sulle origini del guidismo nel vostro territorio (Iniziativa che sarà
proposta a breve, a tutti i Fuochi
d’Italia) sia tutt’altro che una celebrazione sterile del passato, ma
un’occasione di verifica sui valori
che hanno e continuano a contraddistinguere il nostro movimento.
C - 2010
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L'altracopertina... di Giorgio Sclip
Riflettendo sulle... sfide.
“Tu, chi dici che
io sia?”
(Mt 16, 13-20)
Rallegratevi voi che, in un mondo
sporco di doppi sensi e sovraccarico
di ambiguità camminate con cuore
incontaminato, seguendo una logica che
appare spesso in ribasso nella borsa valori
della vita terrena ma che sarà un giorno
la logica vincente. Su con la vita voi che,
sfidando le logiche della prudenza carnale,
vi battete con vigore per dare alla pace
un domicilio stabile anche sulla terra: non
lasciatevi scoraggiare dal sorriso dei benpensanti, perché Dio stesso avalla la vostra
testardaggine.
La vita è una sfida,
affrontala.
(Madre Teresa)
Guardate lontano,
oltre le prime pietre sul vostro
cammino; guardate a cosa conduce
quella pista, e andate avanti sereni.
(B.-P.)
(Tonino Bello, Alle porte del regno)
La regola secondo me è: quando sei a un
bivio e trovi una strada che va in su e una
che va in giù, piglia quella che va in su. È
più facile andare in discesa, ma alla fine ti
trovi in un buco. A salire c’è più speranza.
È difficile, è un altro modo di vedere le
cose, è una sfida, ti tiene all’erta.
(Tiziano Terzani)
Le nostre azioni
non sono state ancora all’altezza
della vastità delle sfide esistenti..
(Barack Obama)