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A Y T Y A C H TIN G
La Croazia che non conosci
«Il Mediterraneo com'era una volta», recita
lo spot dell' Ente del Turismo. Un mondo ai
primi giorni della creazione, viene voglia di
rincarare. Da nord a sud, dall'Istria alla
Dalmazia,la Croazia è una sfilata
d'insenature, baie, sabbia, ghiaia, scogliere
strette da montagne e isole, isole e ancora
isole. In tutto ce ne sono 1185. Per un totale
di 5740 chilometri di labirintiche coste
sparse di approdi-gioiello.
Nulla è eguagliabile alle notti d’estate
trascorse in rada. Notti piene di stelle e di
silenzi, di una pace atavica. E non c’è luogo
migliore per provare quest’esperienza di
una delle molte isole che si affacciano sulla
costa fra Spalato e Ragusa. Isole ricche di
anfratti e insenature protette, dove è facile
dare fondo all’ancora, legare due cime a
terra, e lasciarsi andare al dondolio della
propria imbarcazione cullata dalle onde.
Quelle stesse on- de che accarezzano
sponde impareggia- bili per bellezza e
unicità. A Brazza, come nella vicina Lesina
(in croato Braz e Hvar), a Curzola, Lissa e
Lagosta (oggi Korcula, Vis e Lastovo) mille
insenature e fiordi nascosti accolgono
d’estate una nutrita flotta di barche,
assicurando a tutti la possibilità di trovare
un posto sufficientemente isolato e solitario. E poi, una volta dato fondo all’ancora,
non resterà che assaporare il silenzio della
notte popolata da una miriade di stelle, o il
mare che risplende di mille riflessi
fluorescenti.
La quadruplice linea di isole che si
allungano in direzione est-ovest (Brazza,
Lesina, Curzola e, più a sud, Meleda)
forma una barriera variegata di fronte alle
coste croate. Tutte sono splendide e danno
la possibilità di una vacanza ineguagliabile
in barca a vela: si può anche trascorrere
un’intera settimana senza mai mettere
piede in una darsena, tante sono le
opportunità di ormeggio e di ancoraggio
offerte. Per il nostro itinerario di una decina
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di giorni, abbiamo scelto di partire da
Spalato per fare rotta su Brazza e poi
navigare verso Lissa, Lagosta, Curzola e
Lesina, facendo poi ritorno a Spalato,
anche se, con più tempo a di- sposizione,
varrebbe la pena di proseguire verso
Meleda (Mljet) e l’arcipelago delle Elafiti,
che meritano da sole un’intera crociera.
Spalato è un porto comodo per chi arriva
via mare da Pescara, ma esistono porti
doganali anche a Curzola e a Ubli, sull’isola
di Lagosta, comodi per chi parte da
Brindisi. Inoltre, d’estate sono aperti anche
gli scali doganali di Lesina o di Stari Grad a
Lesina, e di Lissa o Komiza a Lissa.
A chi salpa dall’Italia per fare rotta verso
Spalato, consigliamo di partire di notte:
potrà così approfittare delle brezze di bel
tempo provenienti da settentrione ed essere
poi agevolato dal maestrale mattutino nel
suo avvicinamento alle coste. Anche lo
scirocco, purché non sia troppo forte, come
tutti i venti dei quadranti meridionali, gli
faciliterà la traversata, mentre se c’è bora,
dovrà rimandare la partenza. Per chi invece
non vuole cimentarsi in una traversata
dell’Adriatico, arrivare a Spalato non è
comunque difficile: c’è un ottimo aeroporto
internazionale e diversi marina,in uno dei
quali sono ormeggiate le barche della
nostra flotta. Il marina è situato vicino al
centro della città, in posizione strategica per
ammirare il palazzo di Diocleziano . Da qui
la navigazione lungo il nostro tragitto non
sarà particolarmente impegnativa: le isole
più interne (quelle di Brazza, Curzola e
Lesina) offrono una buona protezione
contro lo scirocco, ed offrono anche buoni
ridossi rispetto alla bora violenta che a volte
spira dalla costa.
A Lagosta e Lissa, invece, raramente la
bora è forte, ma i ripari dallo scirocco, che
qui alza onde ripide, sono veramente pochi;
fortunatamente però, d’estate lo scirocco
non raggiunge grande intensità. Il
maestrale è senz’altro il vento estivo più
frequente in queste zone: rende piacevole la
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navigazione ed è un vento costante.
Quando spira forte però bisogna fare
attenzione navigando nei canali fra Brazza
e Lesina e fra quest’ultima e Lissa, dove
può creare mare agitato.
POPOLI E LA STORIA
La storia della Dalmazia è così ricca e
movimentata da costituire un capitolo a sé.
La regione si è sempre contraddistinta per
la rivalità fra la gente delle isole,
discendente da popolazioni illire latinizzate,
e la forte comunità slava stanziata sulla
terraferma sin dal VII secolo. Questa
rivalità fu quanto mai evidente nel
medioevo, quando i veneziani, a partire dal
998, estesero il loro dominio su quel
territorio, favorendo le comunità marinare
a discapito di quelle dell’entroterra. Per la
verità, la signoria veneziana non assunse
mai i caratteri di un dominio militare, ma
piuttosto quelli di un protettorato: le città
dalmate spesso fornivano un contingente
all’esercito o alla marina veneziana o
pagavano tributi in moneta o in natura,
ricevendo in cambio protezione contro le
mire espansionistiche avanzate prima
dall’Ungheria, che aveva dapprima
conquistato l’entroterra dalmato, e più tardi
dai Turchi, che avevano strappato quel
territorio all’Ungheria. Grazie all’aiuto di
Venezia e a un’abile diplomazia, le
principali città marittime della Dalmazia (e
la Repubblica di Ragusa in primo luogo)
riuscirono invece a conservare la propria
autonomia fino alla fine del 1700, dando
vita, soprattutto dopo la battaglia di
Lepanto (1571) a un periodo d’intensa
crescita economica e culturale. Un periodo
bruscamente interrotto dalla caduta della
Repubblica di Venezia nel 1797 e dal
Trattato di Campoformido, con cui
Napoleone sancì il passaggio della
Dalmazia all’Austria in cambio del Belgio.
Dopo il 1867, con l’avvento dell’Impero
Austro-Ungarico, la linea di demarcazione
fra isole e terraferma nel territorio dalmato
fu ancora più rimarcata: la Dalmazia fu
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dell’Adriatico. Se si vuole evitare di sta- re
in darsena (a Milna c’è un Marina ACI),
una delle insenature più belle è Porto
Bobovisca, un golfo protetto da tutti i venti
(tranne la tramontana) e ricco di piccole
rade. Si può gettare l’ancora a Vica (su un
fondale dai tre ai cinque metri), oppure
ormeggiarsi alle boe che si trovano di fronte
al paese. Un altro riparo apprezzabile è
Lucice, una baia costituita da cinque insenature: la più occidentale è dotata di boe,
ma si può anche gettare l’ancora e legare la
poppa a riva, cosa assai facile, visto che in
questa parte della baia ci sono molti alberi
e soltanto un paio di case. Nella parte nordorientale di Brac, vicino a Povlje, si trova
invece la solitaria insenatura di Luka, divisa
in tre fiordi. Il promontorio di Crni Rat,
alto quasi cento metri, ripara questo
ancoraggio dalla bora, che qui colpisce con
ITINERARI
un’intensità spesso notevole. E se si è ben
Per organizzare al meglio una crociera nelle ancorati, si può anche scendere a terra e far
visita a uno dei piccoli ristoranti che si
isole dalmate, l’ideale è progettare tragitti
affacciano lungo il molo riservato ai battelli
brevi, lasciandosi il tempo e la calma per
turistici.
assaporare ogni singola tappa. Le isole
meritano tutte più di un giorno di visita e le
PAKLENI OTOCI
baie sono così numerose e stupende che
A poche miglia dalla costa occidentale di
non vi stancherete mai di scoprirle. Per
assicurarsi gli ancoraggi migliori, è meglio Brac, passato il canale di Lesina e doppiato
Capo Pellegrino, l’arcipelago delle
raggiungere presto il posto prescelto per
Spalmatore (Pakleni Otoci) accoglie le
trascorrere la notte, in modo da evitare la
ressa che inevitabilmente si crea nei ridossi barche con la sua selvaggia singolarità. Le
Spalmatore non sono certo una meta scoe negli approdi nel tardo pomeriggio. In
nosciuta ai croceristi, però si fa fatica a
fondo, nessuno ci vieta di fare un bagno
pomeridiano nel posto che abbiamo deciso rinunciare a una veleggiata nel canale tra
queste isole coperte di pini.
di usare per l’ancoraggio notturno: tutto
diventerà più semplice e comodo, e non
dovremo navigare di sera alla ricerca di un LISSA
Lissa(Vis) si trova a poca distanza dalle
ormeggio. È consigliabile inoltre stare attenti alla presa dell’ancora e scendere con
Spalmatore, eppure dà sempre
la maschera a dare un’occhiata al corpo
l’impressione di un’isola remota, circondata
morto quando si ormeggia alle boe predidal mare aperto. Per decenni quest’isola è
sposte in certe insenature.
rimasta un luogo inavvicinabile, sede di
BRAC
bunker e di postazioni militari. Dopo lo
La prima nostra meta è Brazza(Brac),
scioglimento della Jugoslavia, però,
l’esercito se n’è andato, e ora Lissa attrae
un’isola molto grande e boscosa, sulle cui
flotte di navigatori, anche se il canale che la
ripide pendici cresce la vite dalla quale si
separa da Lesina è spesso agitato, e ogni
ottiene uno dei più antichi vini
posta sotto l’amministrazione austriaca, e la
Croazia assegnata al Regno di Ungheria.
Il conflitto etnico-politico fra le città
costiere e i popoli dell’entroterra, rimasto
irrisolto sotto l’impero asburgico, tornò a
manifestarsi dopo la disintegrazione
dell’Austria-Ungheria, quando, in base al
principio di nazionalità, la Dalmazia fu annessa al neocostituito Regno di Serbia,
Croazia e Slovenia, mentre Zara, Lagosta e
altre tre isole furono assegnate all’Italia.
Mussolini condusse un tentativo di
italianizzazione forzata su Zara e le isole,
allontanandone le popolazioni slave che vi
risiedevano, ma dopo la seconda guerra
mondiale e la nascita della Jugoslavia di
Tito, iniziò il controesodo pressoché totale
degli italiani dalla Dalmazia.
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tanto anche d’estate si verificano vere e
proprie tempeste. Ma nei suoi porti e nelle
sue baie regna una calma piatta, che
nemmeno la bora riesce a distrarre. Il più
bel tratto di costa è quello tra Stoncica e
Stiniva. A Stoncica il mare ha scavato i
contorni delle sponde, lasciando in fondo
solo lo spazio per una piccola spiaggia di
sabbia candida. Sulla punta di Stoncica
sorge un faro e, sulle rive, alcune case di
pescatori rendono armonico il paesaggio.
L’arrivo via mare è però indimenticabile
soprattutto a Stiniva. Due alti speroni di
roccia scendono nelle acque e si avvicinano
creando uno stretto canale largo appena
alcuni metri, oltre il quale si apre una
spiaggia e quattro case. Qui, la sensazione è
quella di essere protetti all’interno di una
caverna cui manca so- lo il tetto, eppure
l’impressione è ingannevole: quando lo scirocco si fa sentire, l’approdo non è per nulla
sicuro. Un’altra spiaggia si trova a Zaglav,
protetta dall’isolotto di Budihovac.
Qui il mare è limpido e forma quasi una
laguna, purtroppo spesso piena di bagnanti.
Per chi preferisce la solitudine c’è
l’alternativa dell’insenatura opposta, rivolta
verso oriente, che d’estate è ben protetta
dalle raffiche di maestrale.
Più avanti si trova l’isola di Ravnik, con la
sua Grotta Smeraldo. La grotta ha due
ingressi, delle dimensioni del portale di una
cattedrale, e all’interno è così spaziosa che
durante la Seconda guerra mondiale vi ha
trovato rifugio una torpediniera inglese.
Dentro alla grotta, nella penombra, la luce
scende da un anfratto del soffitto, e
rifrangendosi sulle superficie del mare crea
un’atmosfera surreale di chiazze
verdazzurre. Ma la grotta più famosa della
zona è la Grotta Azzurra, che si trova
nell’isolotto di Biscevo, a poche miglia dalle
coste occidentali di Lissa.
È una caverna scavata lentamente dalle
onde del mare. Vi si può accedere
tranquillamente col tender (l’ingresso è a
pagamento), ma bisogna visitarla di
mattino: verso le 11, infatti, gli effetti di
luce sono straordinari e si ha la
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sensazione di avanzare sotto le vetrate di
una cattedrale gotica. La sala principale è
sulla destra, una vasta apertura sottomarina
dove il mare si trasforma in un placido lago blu cobalto e il fascio di luce taglia le
rocce con fendenti d’argento. Un’altra
grotta, meno affascinante ma singolare si
trova, sempre a Bisevo, nella parte
meridionale dell’isola. Si chiama
Medvidina Spilja, e qui si può entrare in
barca e ormeggiarsi legando la prua alla
stalattite che si trova nel mezzo della sala.
LAGOSTA
Un qualcosa di magico, avvolto nel silenzio,
interrotto dall’invisibile orchestra delle
cicale e dallo sciabordare delle onde intorno alla barca vi accoglie se arrivate ai 46
isolotti che circondano l’isola di Lastovo.
Ubli è il suo porto d’ingresso doganale,
assai frequentato, ma molto più attraenti
sono le grandi e piccole baie che
circondano l’isola. I luoghi d’ancoraggio
più sicuri si trovano a Mali Lago (Piccolo
Lago), una laguna chiusa da una serie di
isole e scogli sulla costa occidentale. Una
fitta macchia di pini che arrivano fino al
mare nasconde poche case affacciate sulla
parte orientale dell’insenatura, davanti alle
quali si trovano degli ormeggi; verso il
fondo della baia, invece, la costa è
disabitata, mentre più a sud è
contrassegnata da due file di case e da una
riva, al termine della quale si stacca il ponte
che separa la baia dalla vicina Veli Lago
(Grande Lago). All’interno della baia di
Mali Lago c’è anche un ormeggio
attrezzato di fronte all’albergo Solitudo, con
circa 50 posti.
Lagosta ha anche begli ancoraggi nella
parte settentrionale: si può stare all’ancora
nell’insenatura di Zaklopatica, un lungo
fior- do protetto da un promontorio e da
due isolotti, così stretto che penetrandovi si
possono vedere gli abitanti all’interno delle
case. Da Zaklopatica, un sentiero
percorribile in una mezz’oretta, immerso in
un fitto bosco di pini, porta fino a Lagosta.
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Arrivare a Lagosta nel tardo pomeriggio è
uno spettacolo che non si dimentica: le
case illuminate dal caldo sole pomeridiano
si confondono con le pendici occidentali del
monte, quasi a formare uno splendido
anfiteatro rivolto verso il mare. Sopra la
città s’innalza la fortezza di Glavica,
costruita dai francesi agli inizi dell’Ottocento, mentre sotto al borgo si trovano
ampi campi coltivati.
CURZOLA
Lungo la rotta di ritorno verso Spalato,
Curzola (Korcula) è più di una semplice
sosta. Conosciuta dai naviganti sin
dall’antichità, Curzola è una terra ricca di
tradizioni e leggende. Per visitarla, l’ideale è
lasciare la barca in un ormeggio sicuro e
affittare uno scooter per percorrerla tutta.
Una bellissima baia, distante da Lagosta
poco più di 30 miglia è quella di Pupnat,
che offre riparo sicuro da tutti i venti,
eccetto quelli meridionali. La baia termina
con una grande spiaggia e un porticciolo,
dal quale parte una stradina, lunga quattro
chilometri, che vale la pena percorrere per
arrivare fino al paese, situato sul colle più
elevato dell’isola. Se avete la fortuna di
arrivare qui il sei di agosto, potrete assistere
a un’antica sagra risalente a centinaia di
anni fa: la “kumpanija”, una festa in
costume che celebra la Madonna delle Nevi
con canti e danza delle spade. Un miscuglio di rito pagano (una volta
contemplava anche il sacrificio del bue), di
tradizioni cristiane e di danze di guerra.
A est di Pupnat, un approdo sicuro e molto
attrezzato è Lumbarda, con le sue spiagge
sabbiose, troppo famose oramai per lasciare spazio a un po’ di quiete. Per visitare
la città di Curzola, invece, l’ideale è
ormeggiare al Marina ACI di Curzola,
situato nella parte orientale dell’isola.
Curzola è interamente costruita su una
penisola circondata da uno spesso bastione
e da potenti torri da cui si gode uno
stupendo panorama sul mare circostante.
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SCEDRO
Un’isola intima come un muto compagno
di viaggio sulla via del ritorno è Scedro.
L’abbiamo scelta per la sua particolare
atmosfera di luogo disabitato e solitario.
Un’insenatura, Monastir, divisa in tre
diramazioni, è l’approdo più ambito da
tutti i naviganti che arrivano a Scedro.
Purtroppo la baia è in grado di ospitare
solo una ventina d’imbarcazioni: una
decina di barche trova ormeggio alle boe
poste dai ristoratori locali; gli altri gettano
l’ancora nel mezzo della baia, profonda
circa 10 metri.
LESINA
La fama e le attrazioni turistiche non hanno
risparmiato Lesina ( Hvar) , e oggi
quest’isola è uno dei centri più frequentati
della Croazia. La tranquillità e la pace di
Scedro qui sono inevitabilmente lontane, e
solo poche baie sono state preservate
dall’edilizia. Una di queste è Porto Tiha,
situata sulla costa occidentale dell’isola,
nella parte settentrionale del golfo di Stari
Grad. Sulla parte settentrionale di Lesina,
invece, si trova Vrboska, un tempo piccolo
villaggio di pescatori situato in un seno
profondo e protetto. Vrboska non ha del
tutto perso le sue caratteristiche di minuscolo borgo marinaro, e il chiasso estivo vi
arriva un po’ meno. Un marina ACI
accoglie le barche nella parte più interna
del porto, subito a contatto con il centro
della città. Le case sulla riva, (chiamata
Vela Bonda) sono ancora quelle originarie,
con le pietre un pò rustiche e mal
squadrate, bianche come rocce di sale, lisce
e quasi saponose al tatto, d’un bianco
venato di sottili strisce amaranto. Una
piazzetta si apre sullo specchio d’acqua del
porticciolo, e un fondaco con l’immancabile
leone di San Marco regala al paesaggio un
vago sapore di piccola Venezia. Da
Vrboska, il tragitto verso Spalato è breve.
Dopo poche miglia si avvista già Brazza e,
una volta superato il canale Splitska Vrata,
si è già in rotta per Spalato.
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