TERZO PILASTRO 2015 su 31 12 2015_v05 clean
Transcript
TERZO PILASTRO 2015 su 31 12 2015_v05 clean
TERZO PILASTRO DI BASILEA 3 INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31 DICEMBRE 2015 1 Indice 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Introduzione Requisito informativo generale Ambito di applicazione Composizione del patrimonio di Vigilanza Requisiti di capitale Rischi di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate ed in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB Tecniche di attenuazione del rischio Rischio di controparte Rischio di cartolarizzazione Rischio operativo Esposizione in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Attività vincolate Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione Leva Finanziaria Pagina 3 Pagina 4 Pagina 24 Pagina 25 Pagina 26 Pagina 27 Pagina 33 Pagina 34 Pagina 37 Pagina 38 Pagina 40 Pagina 41 Pagina 42 Pagina 44 Pagina 46 Pagina 49 2 Introduzione Il presente documento, pubblicato con frequenza annuale, è redatto in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente in merito agli obblighi di informativa al pubblico sull’adeguatezza patrimoniale, sull’esposizione ai rischi e sulle caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo. A partire dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 575/2013 (“CRR”), con il quale vengono introdotte nell’Unione Europea le regole definite dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria con l’articolato insieme di documenti unitariamente denominato “Basilea 3”, in materia di vigilanza prudenziale (Primo pilastro) ed informativa al pubblico (Terzo pilastro). CRR e Direttiva 2013/36/UE (“CRD IV”) definiscono il nuovo quadro normativo di riferimento nell’Unione Europea per banche ed imprese di investimento e, a partire dal 1°gennaio 2014, sono integrati da norme tecniche di regolamentazione o di attuazione approvate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità Europee di Supervisione (“ESA”) che danno attuazione alla normativa primaria. Con l’attuazione del regolamento di esecuzione (UE) n. 680/2014 sono state stabilite le norme tecniche di attuazione (Implementing Technical Standards – ITS -) vincolanti in materia di segnalazioni prudenziali armonizzate delle banche e delle imprese di investimento relative a: fondi propri, rischio di credito e controparte, rischi di mercato, rischio operativo, grandi rischi, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria. Banca d’Italia ha emanato la Circolare 285 con cui sono state recepite le norme della CRD IV e le Circolari n. 286 e n. 154 che traducono, secondo lo schema matriciale attualmente adottato nelle segnalazioni di vigilanza, i sopra menzionati “Techincal Standards” di emanazione comunitaria. A gennaio 2015 Banca d’Italia ha inoltre aggiornato la Circolare n. 286 del 17 dicembre 2013 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare”) per recepire le innovazioni contenute nell’ ITS in materia di “Asset Encumbrance” (Attività Vincolate). Per una completa informativa sui rischi, sulla governance e sulle politiche di remunerazione si rimanda alla Relazione sulla Gestione ed al Bilancio. Le informazioni quantitative sono rappresentate in Euro per le indicazioni sull’assorbimento dei fondi propri ovvero in Euro migliaia per le altre informazioni. L’informativa al Pubblico è pubblicata sul sito internet www.fonspa.it 3 1 – Requisito informativo generale Strategie e processi per la gestione dei rischi Sistema dei Controlli Interni Nel corso del 2015 il Sistema dei Controlli Interni di Credito Fondiario, rivisitato nel corso del 2014 in conformità con quanto dettato dall’ 11° aggiornamento della circolare 285/2013 (ex 263/2006), è stato ulteriormente potenziato con l’emanazione di procedure specifiche per la gestione del rischio informatico e il fine-tuning dell’assetto organizzativo. L’insieme delle relazioni che intercorrono tra organi aziendali e le funzioni di controllo rappresenta uno dei fondamentali meccanismi operativi di funzionamento del Sistema dei Controlli Interni, la cui inadeguata realizzazione può condurre a fenomeni di presidio incoerente, incompleto o ridondante. Spetta agli organi aziendali, ciascuno secondo le proprie competenze, la responsabilità primaria dei presidi relativi al sistema dei controlli interni, che richiede appunto “il pieno coinvolgimento degli organi aziendali nella definizione del sistema di controllo e di governo dei rischi e nell’individuazione del rischio tollerato”. L’esistenza, a tutti i livelli pertinenti, di un sistema efficace di segnalazione interna e di comunicazione delle informazioni è considerata dalle Autorità di Vigilanza come elemento fondamentale di un assetto organizzativo che sia in grado di assicurare la sana e prudente gestione, il contenimento del rischio e la stabilità patrimoniale. In sede di valutazione degli assetti organizzativi, particolare attenzione è rivolta alla capacità degli intermediari di cogliere e analizzare con tempestività le interrelazioni tra le diverse categorie di rischio (di mercato, di credito, di controparte, di liquidità, così come tra i rischi operativi, di reputazione e legali). Credito Fondiario attribuisce un valore strategico al Sistema dei Controlli Interni e, più in generale, al diffondersi all’interno della banca di una solida cultura del rischio, in quanto strumenti fondamentali per garantire la salvaguardia del patrimonio sociale, l’efficienza e l’efficacia dei processi e delle operazioni aziendali, l’affidabilità dell’informazione finanziaria, il rispetto di leggi e regolamenti. I principi base della gestione e del controllo dei rischi sono: • chiara individuazione delle responsabilità di assunzione dei rischi; • misurazione e controllo dei rischi ben delineati e costantemente aggiornati; • separazione organizzativa tra le funzioni deputate alla gestione e le funzioni addette al controllo; • produzione di flussi informativi accurati, completi e tempestivi. Conformemente a quanto indicato dalla normativa e nel rispetto del criterio di proporzionalità - che consente di applicare le disposizioni normative in maniera equilibrata rispetto alla natura, alla dimensione ed alla complessità dell’attività svolta, nonchè alla tipologia ed alla gamma dei servizi prestati – il Sistema dei Controlli Interni della Banca coinvolge i seguenti organi/ruoli: Il Consiglio di Amministrazione - Organo di indirizzo strategico – approva, individua e riesamina periodicamente gli orientamenti strategici e le politiche di gestione dei rischi assicurando, tra l’altro: la chiara definizione di responsabilità in capo alle diverse Funzioni e Uffici coinvolti nel processo ICAAP; l’utilizzo delle risultanze dell’ ICAAP nella definizione degli indirizzi strategici e nelle decisioni d’impresa; la coerenza fra linee generali del processo ICAAP, “Risk Appetite Framework” (RAF), piano d’impresa, e la tempestiva rivisitazione degli stessi in caso di modifiche significative delle linee strategiche, dell’assetto organizzativo e/o del contesto operativo di riferimento; il costante aggiornamento dell’elenco dettagliato delle tipologie di rischio in cui può incorrere la Banca; i criteri per individuare operazioni di maggior rilievo, la definizione di procedure di allerta interna (early warning). 4 L’Amministratore Delegato - Organo con funzione di gestione – è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di gestione e di controllo dei rischi, in attuazione degli indirizzi strategici stabiliti dal Consiglio di Amministrazione. L’Amministratore Delegato, coadiuvato dalle strutture interne alla Banca, informa costantemente il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale circa l’andamento dei rischi insiti nell’attività e supporta l’organo strategico nella definizione delle strategie di esposizione ai rischi. Il Collegio Sindacale - Organo con funzione di controllo – vigila sull’adeguatezza e rispondenza del sistema complessivo di controllo dei rischi ai requisiti stabiliti dalla normativa; promuove, se necessario, interventi correttivi a fronte di carenze o irregolarità rilevate. Il Collegio Sindacale è inoltre destinatario delle informative rese dalle Funzioni aziendali di controllo sulle verifiche eseguite e può avvalersi della collaborazione delle medesime Funzioni per l’esecuzione delle proprie. L’Organismo di Controllo ex D. Lgs 231/01 conduce l’attività di verifica interna sull’efficacia ed efficienza del Modello di Organizzazione Gestione e Controllo. Il Comitato Crediti, Rischi e Investimenti costituisce un organo tecnico avente funzioni informative e consultive in relazione all’attività creditizia (incluso il rispetto dei requisiti di Vigilanza per la correlazione tra attività creditizia e di provvista), agli investimenti proprietari ed al presidio e gestione coordinata dei rischi. Le singole Unità di Business e le Unità Operative sono responsabili del controllo di primo livello dei rischi legati all’attività svolta. Le Funzioni di Controllo di secondo e terzo livello operano in conformità con quanto previsto dalla normativa vigente, rispondono gerarchicamente al Consiglio di Amministrazione e funzionalmente al Collegio Sindacale della Banca, sottopongono agli Organi Societari, su base trimestrale, un resoconto sulle attività svolte e monitorano costantemente l’attività in modo da assicurare il corretto presidio dei rischi e adeguata informativa in merito all’evolversi della normativa vigente. La Funzione Compliance - costituita con delibera del Consiglio di Amministrazione del 29 novembre 2006, su esplicita richiesta e precisa volontà dell’azionista, prima ancora dell’entrata in vigore delle disposizioni della Banca d’Italia - è incaricata di prevenire e gestire, secondo un approccio risk based, il rischio di non conformità alle leggi, alle disposizioni di Vigilanza della Banca d’Italia e alla normativa esterna e di auto-regolamentazione. La Funzione Antiriciclaggio - costituita con delibera del Consiglio di Amministrazione del 6 giugno 2011 in conformità al provvedimento della Banca d’Italia del 10 marzo 2011, affidandone la responsabilità alla stessa funzione aziendale che riveste il ruolo di Compliance Officer – verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l'obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme eteroregolamentazione (leggi e norme regolamentari) e autoregolamentazione in materia di riciclaggio e finanziamento al terrorismo. La Funzione Risk Management - la cui responsabilità, precedentemente in capo al responsabile della Funzione Compliance e Antiriciclaggio, nel novembre 2014 è stata affidata alla Responsabile della Funzione Risk Management della capogruppo, dal luglio 2015 assunta in Credito Fondiario - assicura il presidio puntuale e prospettico dell’esposizione della Banca alle diverse tipologie di rischio e garantisce il supporto necessario agli Organi Aziendali nel promuovere e diffondere un’adeguata e solida cultura del rischio all’interno della Banca. Così come previsto dalla normativa, la funzione Risk Management propone i parametri quantitativi e qualitativi necessari per la definizione del RAF (soglie e limiti operativi), a seguito delle opportune analisi e simulazioni che facciano riferimento anche a scenari di stress e di cambiamento del contesto operativo interno ed esterno; definisce metriche di valutazione dei rischi operativi condivise e coerenti con il RAF; monitora costantemente il rischio effettivamente assunto e la sua coerenza con gli obiettivi di rischio ed il rispetto dei limiti operativi; 5 predispone trimestralmente il RAF report; provvede all’aggiornamento del Resoconto ICAAP e riveste il ruolo di proponente nell’intero processo. La Funzione di Internal Audit opera in base alle linee guida sull’attività di internal audit stabilite dal Consiglio di Amministrazione, ha il compito di controllare il regolare andamento dell’operatività e l’evoluzione dei rischi, e di valutare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa della banca e delle altre componenti del sistema dei controlli interni. Sistema di governance a) Numero di cariche di Amministrazione affidate ai membri dell’organo di amministrazione Oltre all’Amministratore Delegato, due Consiglieri hanno ricevuto specifiche deleghe ed attribuzioni di responsabilità dal Consiglio di Amministrazione, in qualità – rispettivamente - di Chief Financial Officer e Head of Banking. Nessun Consigliere riveste cariche in campo bancario, assicurativo o finanziario al di fuori del Gruppo Tages Holding. b) La politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di amministrazione e le loro effettive conoscenze, competenze e esperienza Per il corretto assolvimento dei propri compiti è necessario che il Consiglio di Amministrazione sia composto da soggetti (i) pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato a svolgere, (ii) dotati di professionalità adeguate al ruolo ricoperto e rapportate alle caratteristiche operative e dimensionali della banca, (iii) con competenze diffuse tra tutti i componenti e diversificate in modo che ciascuno dei componenti possa contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della banca, (iv) che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico. Le competenze e le professionalità che si ritiene debbano essere presenti nel Consiglio di Amministrazione sono molteplici e spaziano in diversi settori. Tra le principali richieste, che sono state considerate altresì dall’assemblea dei soci in sede di nomina dei nuovi componenti dell’organo consigliare, si annoverano, sempre nell’ottica di assicurare una sana e prudente gestione, le seguenti: a) competenze aventi carattere generale - una profonda conoscenza del business bancario; - l’esperienza delle dinamiche del sistema economico-finanziario, in special modo nei periodi recessivi o di crisi; - una buona famigliarità con la regolamentazione della finanza e del governo societario; - una provata capacità nell’individuazione, valutazione, gestione, monitoraggio e controllo dei rischi; b) competenze specifiche – comprovata esperienza e conoscenza - degli andamenti macroeconomici e delle correlazioni con i mercati finanziari; - del rischio strategico, di significativa rilevanza in una fase di riorganizzazione e rilancio dell’attività, con profili di sostanziale diversità rispetto al recente passato; - del rischio creditizio, in tutte le sue componenti (famiglie, consumo, PMI, corporate, operazioni strutturate); - del rischio di mercato (tassi di interesse, cambi, titoli obbligazionari ed azionari, prodotti derivati); - del mercato dei capitali, con particolare riguardo alla sottoscrizione di titoli ed alle operazioni di provvista; 6 - - dell’organizzazione, strutturazione ed esecuzione di operazioni finanziarie complesse (in primis, ma non esclusivamente, le cartolarizzazioni), al fine principale di colmare il gap ancora esistente tra domanda ed offerta delle attività deteriorate detenute dalle banche italiane; della gestione delle cartolarizzazioni, nella loro completezza; del sistema bancario italiano, quale principale “originator” degli attivi deteriorati o “non core”, che sono al cuore della missione aziendale; degli investitori istituzionali e privati, in prevalenza internazionali, per i co-investimenti e, in generale, per apportare liquidità al mercato italiano; dei rischi legali e di natura fiscale che sottendono a tutte le attività sopra descritte; della legislazione di settore e della normativa di Vigilanza, in un’epoca di ri-regolamentazione conseguente gli effetti della crisi economico-finanziaria iniziata alla fine del 2007, alla luce delle scelte organizzative da compiere (specialmente nell’articolazione del sistema dei controlli interni) in una Banca di piccole dimensioni, ma con un’operatività diversificata. L’elenco – di certo non esaustivo – delle competenze suddette (fatte salve quelle di carattere generale, che sono valide per qualsiasi istituzione finanziaria) non deve essere considerato definitivo, in quanto suscettibile nel tempo di revisione, alla luce della concreta operatività della Banca e della regolamentazione vigente di tempo in tempo. c) La politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell’organo di amministrazione, i relativi obiettivi ed eventuali target stabiliti nel quadro di detta politica nonché la misura in cui tali obiettivi e target siano stati raggiunti Il Consiglio di Amministrazione effettua auto-valutazioni periodiche, anche attraverso appositi questionari, l’ultima delle quali nel Consiglio di Amministrazione del.... 16 marzo 2016 In conformità a quanto previsto dalle disposizioni di Vigilanza, il processo di autovalutazione dei membri del Consiglio di amministrazione è articolato in: i) una fase istruttoria, di raccolta delle informazioni e dei dati, tramite la compilazione di questionari, sulla base dei quali effettuare la valutazione; ii) una fase di elaborazione; iii) una fase di predisposizione degli esiti del processo, con l’individuazione dei punti di forza e di debolezza riscontrati; iv) una fase di discussione collegiale degli esiti e di predisposizione di eventuali misure correttive opportune. Le risposte ai questionari, nel rilevare un giudizio complessivamente positivo, portano comunque ad evidenziare quale aree di intervento, una più tempestiva ricezione da parte del Consiglio di Amministrazione dei flussi informativi e una più adeguata rappresentazione degli argomenti più significativi e delle principali proposte strategiche. Si ricorda infine che, alla luce dell’ingresso di Tiber Invetmenst S.à r.l. nel capitale della Banca, nel marzo 2016, il numero dei componenti del Consigli di Amministrazione è stato portato a 11, dei quali 3 indipendenti. d) Se l’ente ha istituito un comitato di rischio distinto ed il numero di volte in cui quest’ultimo si è riunito La Banca ha istituito dal novembre 2013 il Comitato Crediti, Rischi e Investimenti, che si riunisce periodicamente – almeno con cadenza mensile – con funzione consultiva, per esprimere un parere sui seguenti temi: o assunzione di rischio di credito in conto proprio (incluso il rispetto dei requisiti di Vigilanza in relazione alla correlazione tra eventuale attività creditizia di erogazione e provvista) per operazioni: con ammontari superiori alle soglie di approvazione di un singolo membro della Direzione, ovvero per le materie in questo ambito di diretta pertinenza del Consiglio di Amministrazione; ovvero 7 o o o o che non soddisfino normali criteri di erogazione o investimento; qualsiasi investimento (in proprietà, leasing o altra forma) singolarmente superiore a €200.000 o in aggregato superiore a €200.000 per esercizio sociale, ovvero qualsiasi operazione che comporti impegni di spesa individualmente superiori a €200.000; assunzione di altri rischi ritenuti di elevata “significatività” per l’operatività dell’azienda (ad es., reputazionali); presidio e gestione coordinata delle problematiche inerenti alla gestione dei rischi nel suo complesso; approvazione di nuovi prodotti o nuovi servizi. Nel corso del 2015 il Comitato si è riunito 13 volte. e) La descrizione del flusso di informazioni sui rischi indirizzato all’organo di amministrazione Oltre all’ICAAP, approvato entro la fine di aprile di ogni anno per il successivo invio alla Banca d’Italia da parte della capogruppo Tages Holding, il Consiglio di Amministrazione riceve: • una relazione sui rischi relativa alla situazione al 30 giugno di ogni anno; • informativa trimestrale del risk manager; • informativa trimestrale del compliance officer; • informativa trimestrale dell’internal auditor; • tableau de bord trimestrale con riassunto delle verifiche compiute dal sistema dei controlli interni e relative problematiche e follow-up; • informativa semestrale del responsabile della funzione anti-riciclaggio; • informativa semestrale dell’Organismo di Vigilanza D. Lgs. 231/01; • informativa necessaria ai fini di una compiuta valutazione annuale sull’attività di compliance, antiriciclaggio e risk management; • informative “ad hoc” tutte le volte che le circostanze o le verifiche compiute dal sistema dei controlli interni lo richiedano. Risk Appetite Framework e Internal Capital Adequacy Assessment Il fulcro nella politica della gestione dei rischi è rappresentato dal Risk Appetite Framework (“RAF”), quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio della Banca, e dal processo di autovalutazione Internal Capital Adequacy Assessment (“ICAAP”); i due processi sono strettamente correlati. 8 La definizione ed approvazione di un “Risk Appetite Framework” permette che gli Organi Societari siano consapevoli dell’assunzione, attuale e prospettica, dei rischi in quanto periodicamente informati in merito al profilo di rischio insito nell’attività svolta e sulle modalità di gestione/mitigazione dello stesso. La propensione al rischio della banca viene definita ex – ante ed è accompagnata dalla creazione di presidi che assicurino il rispetto delle soglie di tolleranza stabilite in conformità alla normativa vigente. Il superamento degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza comporta l’attivazione di specifiche procedure ed interventi gestionali in grado di riportare il rischio entro i livelli obiettivo. In particolare sono individuati: - Risk Appetite (obiettivo di rischio o propensione al rischio), livello di rischio che la banca intende assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici; - Risk Tolerance (soglia di tolleranza), devianza massima dal Risk Appetite che la Banca intende accettare; - Risk Capacity (rischio massimo assumibile), livello massimo di rischio che la Banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli Azionisti o dall’Autorità di Vigilanza. Al fine di garantire che la posizione patrimoniale, la posizione di liquidità e la leva finanziaria della Banca siano soddisfacenti, il RAF considera tutti i rischi rilevati, a livello singolo ed integrandoli tra loro, ed incorpora valutazioni prospettiche e scenari di stress conformemente a quanto suggerito dal Regolatore. Indicatori di rischio-rendimento assicurano il conseguimento di una crescita sostenibile; limiti operativi gestionali definiti in coerenza con gli obiettivi di rischio permettono inoltre di declinare tali obiettivi nella gestione quotidiana. Il superamento delle soglie Risk Appetite comporta il coinvolgimento dell’Amministratore Delegato che provvederà ad informare il Consiglio di Amministrazione. Un livello di rischio effettivamente assunto superiore alla soglia di tolleranza (Risk Tolerance) comporta il tempestivo coinvolgimento dell’Amministratore Delegato e del Consiglio di Amministrazione, cui compete l’esame delle cause che hanno determinato il superamento e l’approvazione degli interventi gestionali necessari a riportare il rischio assunto entro gli obiettivi prefissati. Qualora si verifichi un livello di rischio effettivamente assunto superiore al livello di rischio massimo assumibile (Risk Capacity), il Consiglio di Amministrazione è chiamato ad informare tempestivamente l’Autorità di Vigilanza dell’accaduto e ad individuare e promuovere opportune azioni di contenimento del rischio anche ricorrendo a misure di carattere straordinario. Nella tabelle che segue si riportano gli indicatori di Risk Appetite attualmente individuati e approvati dal Consiglio di Amministrazione del 16 dicembre 2015 ed una sintesi del processo ICAAP. Indicatore Common Equity Tier 1 Metrica Capitale primario di classe 1/Total RWA (credito+mercato+operativo) Risk Appite Risk Tolerance Risk Capacity 12,0% 10,5% 9,5% 9 Total Capital Ratio Patrimonio di Vigilanza / Total RWA (credito+mercato+operativo) 15,0% 13,5% 12,5% Free Capital/Capitale complessivo (*) (Capitale complessivo -capitale interno complessivo relativo ai rischi di 1° e 2° Pilastro / Capitale complessivo) 24% 11% 0% Leverage Ratio Capitale di classe 1 / Totale attivo - attività immateriali + garanzie rilasciate e impegni 5% 4% 3% Liquidity Ratio Coverage Stock liquidità primaria / Net cash otuflows (30 giorni) 110% 105% 100% Net Stable Funding ratio Available Stable Funding / required Stable Funding 110% 105% 100% Indice di liquidità Liquidità disponibili / impegni di pagamento (orizzonte 3 mesi) 55% 50% 50% Return on Risk Weighted Assets Margine di intermediazione / Total RWA 9% 7% 0% Oggetto di valutazione sono i così definiti “Rischi di Primo Pilastro”, rischio di credito, rischio di controparte, rischio operativo e rischio di mercato, e gli “Altri Rischi”, rischio di liquidità, rischio residuo, rischio strategico, rischio di reputazione, rischio di concentrazione, rischio di tasso di interesse sul banking book e rischio di cartolarizzazione. Rischio paese, rischio trasferimento e rischio base, brevemente descritti alla fine del paragrafo, sono considerati dalla Banca attualmente e potenzialmente non rilevanti. Data l’attuale attività della banca i rischi più rilevanti sono: • rischio di credito • rischio di controparte • rischi di mercato; 10 • rischio di liquidità; • rischio di cartolarizzazione • rischio strategico; • rischio residuo; • rischio di reputazione. In particolare, sono correlati all’attività creditizia i rischi di credito e di controparte, il rischio di cartolarizzazione, il rischio operativo ed il rischio residuo, mentre sull’attività di servicing è prevalente il rischio operativo. I restanti rischi rilevanti sono insiti nel complesso dell’attività della banca. In linea con quanto previsto dalla normativa di vigilanza, a partire dal 2015 si è data concreta attuazione organizzativa al presidio del rischio informatico. Rischio di Credito Il rischio di credito rappresenta il rischio di incorrere in perdite dovute al peggioramento inatteso del merito creditizio di un cliente affidato anche a seguito di situazioni di inadempienza contrattuale. Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio di credito è considerato un rischio quantificabile a fronte del quale viene stimato un capitale interno attuale e prospettico. A partire dal 2014 il Credito Fondiario ha orientato la propria attività creditizia nel senso di intraprendere un coinvolgimento attivo, con assunzione di una quota di rischio, nella propria attività di asset / portfolio management, di servicing e di consulenza. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Coerentemente con le disposizioni contenute nella Circolare 263/2006 di Banca d’Italia e successivi aggiornamenti (primo Pilastro) relative ai gruppi bancari con attivo consolidato/individuale pari o inferiore ai 3,5 Mld di Euro (Classe 3), la Banca utilizza la metodologia standardizzata semplificata per la determinazione del requisito patrimoniale regolamentare (e del capitale interno). L’applicazione di tale metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in diverse classi a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di quest’ultimo. A ciascuna classe si applicano dei coefficienti di ponderazione diversificati definiti dalla normativa di Vigilanza. L’adeguatezza patrimoniale a fronte del rischio di credito viene ulteriormente monitorata tramite analisi di stress, effettuate attraverso test di sensitività volti a verificare la dotazione patrimoniale in condizioni di operatività eccezionali ma comunque plausibili. Per l’attenuazione del rischio di credito il Credito Fondiario adotta quali garanzie eleggibili sia garanzie di tipo personale (fideiussioni, garanzie personali, derivati su crediti) sia garanzie di tipo reale (garanzie reali finanziarie collateral, ipoteche immobiliari) nonché operazioni di cartolarizzazione. Per le diverse tecniche di mitigazione del rischio sono previsti requisiti di ammissibilità di carattere generale, diretti ad assicurare la certezza giuridica e l'effettività delle garanzie, quali: il carattere vincolante dell'impegno giuridico; l'azionabilità del giudizio; la documentabilità; l'opponibilità dello strumento ai terzi e la tempestività di realizzo in caso di inadempimento. Specifici requisiti sono dettati per le singole forme di attenuazione del rischio in relazione alle caratteristiche delle stesse e sono finalizzati ad assicurare un elevato livello di effettività della protezione del credito. Ai fini della mitigazione del rischio di credito, le garanzie personali ricevute sono valutate secondo il principio di sostituzione (miglioramento ottenuto con la ponderazione del garante anziché del garantito), mentre la valutazione delle garanzie reali finanziarie segue il metodo integrale (l’ammontare dell’esposizione viene ridotto dell’ammontare della garanzia). Attività deteriorate 11 Al mancato pagamento della terza rata, il credito si intende deteriorato e la struttura organizzativa dedita al recupero dei crediti inizia le relative procedure. Tali procedure possono essere stragiudiziali (attraverso piani di rientro programmati, transazioni, rinegoziazioni e via dicendo) o giudiziali. Le posizioni che presentano andamento anomalo sono classificate in differenti categorie, a seconda del livello di rischio, secondo la vigente normativa. L’adeguatezza delle rettifiche di valore è assicurata confrontando il portafoglio della banca con le medie del sistema ed aggiornando le modalità di determinazione delle previsioni di recupero sulla base delle risultanze che nel tempo producono le procedure di recupero avviate (valori delle Consulenze Tecniche di Ufficio, prezzi fissati per le aste e prezzi di vendita tramite asta e via dicendo). Rischio di controparte Il rischio di controparte, da considerare come una particolare fattispecie del rischio di credito, è il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima dell’effettivo regolamento della stessa. Le esposizioni soggette al rischio di controparte sono: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC); operazioni di pronti contro termine; operazioni con regolamento a scadenza. Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio di controparte è considerato un rischio quantificabile a fronte del quale viene stimato un capitale interno attuale e prospettico. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio La Banca misura il rischio di controparte ai fini regolamentari applicando, al valore delle esposizioni calcolato tramite il metodo del valore corrente, i fattori di ponderazione per controparte previsti dalla normativa in materia di rischio di credito (metodologia standard). Così come per l’attenuazione del rischio di credito, a mitigazione del rischio di controparte possono essere assunte sia garanzie di tipo personale (fideiussioni, garanzie personali,) sia garanzie di tipo reale (garanzie reali finanziarie collateral). Ai fini della mitigazione del rischio di credito, le garanzie personali ricevute sono valutate secondo il principio di sostituzione (miglioramento ottenuto con la ponderazione del garante anziché del garantito), mentre la valutazione delle garanzie reali finanziarie segue il metodo integrale (l’ammontare dell’esposizione viene ridotto dell’ammontare della garanzia). Rischio operativo Per rischio operativo si intende il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre sono esclusi quelli strategici e di reputazione. Rilevano, inoltre, i nessi esistenti tra le diverse tipologie di rischio, che possono generare ricadute in termini di rischi operativi, in particolare le “perdite operative di confine con i rischi di credito” (credit risk boundary losses) e “perdite operative di confine con i rischi di mercato” (market risk boundary losses). Rientra tra i rischi operativi anche il rischio informatico - a partire dal 2015 gestito e monitorato con specifiche procedure così come previsto dal 15° aggiornamento della Circolare 263, ora 11° aggiornamento della Circolare 285 - e il rischio di riciclaggio. Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio operativo è considerato un rischio quantificabile a fronte del quale viene stimato un capitale interno attuale e prospettico. 12 Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Il requisito patrimoniale consiste nel metodo BASIC INDICATOR APPROACH (BIA) ed è pari al 15% della media delle ultime tre rilevazioni su base annuale del margine di intermediazione. Qualora una di tali rilevazioni risulti negativa o nulla, tale dato non viene preso in considerazione nel calcolo del requisito patrimoniale complessivo. Il requisito viene quindi calcolato come media delle sole osservazioni aventi valore positivo. Il requisito va calcolato utilizzando esclusivamente i valori del margine di interesse determinato in base ai principi contabili IAS/IFRS. Il Credito Fondiario adotta presidi di natura gestionale del rischio operativo, basati principalmente sul presidio dei quattro fattori di rischio identificati dal Comitato di Basilea, al fine di limitare le frequenze di perdita e/o ridurne l’eventuale entità: Processi interni; Risorse umane; Sistemi (Rischi informatici); Fattori esterni. I presidi attivati sui fattori sopra elencati riguardano, principalmente: • Processi: i principali processi del Credito Fondiario sono oggetto di apposita regolamentazione interna, redatti, monitorati ed aggiornati dagli Uffici competenti, al fine di regolare al meglio l’operatività e ridurre i margini di discrezionalità possibili cause di errori e perdite operative. I regolamenti operativi sono sempre disponibili nelle versioni aggiornate al personale nell’intranet della Banca. • Risorse umane: il contenimento di perdite di natura operativa connesse alle risorse umane è perseguito principalmente attraverso una adeguata politica di selezione del personale e dei collaboratori che a vario titolo si relazionano con la Banca. È adottata, inoltre, una politica di formazione e aggiornamento del personale dipendente mirata al raggiungimento di standard operativi e comportamentali che agevolino il monitoraggio delle attività. I comportamenti non in linea con le obbligazioni contrattuali o comunque che disattendono la normativa interna vengono rilevati ed eventualmente sanzionati. • Sistemi: nell’ambito della gestione della continuità operativa è prevista un’apposita sezione, il Disaster Recovery, che mira a individuare e gestire in maniera tempestiva eventuali interruzioni o malfunzionamenti della funzionalità dei sistemi informatici. Tale sezione individua le soluzioni/gli interventi tecnico-organizzativi per il superamento della crisi in tempi considerati “accettabili”, con l’obiettivo minimo di assicurare il ripristino delle operazioni definite critiche affinché siano rispettate le obbligazioni assunte verso il sistema finanziario e verso la clientela. • Fattori esterni: per fattori esterni si intendono l’instabilità del contesto politico-legislativo-fiscale, l’inadempimento delle obbligazioni finanziarie da parte di fornitori/consulenti, i reclami della clientela, gli eventi calamitosi (terremoti, inondazioni, ecc.) e gli eventi criminosi. Sono attivati specifici presidi sui fattori esterni considerati a maggiore impatto: in particolare, i reclami della clientela sono oggetto di monitoraggio da parte dell’Internal Audit e della Funzione Compliance, al fine di identificare eventuali segnalazioni ricorrenti, che possano essere considerate possibili warning di disfunzioni operative non rilevate in altre attività di monitoraggio. Un importante presidio gestionale del rischio operativo è costituito dalla Funzione Compliance della Banca che, nell’ambito della sua attività di monitoraggio e presidio del rischio di non conformità, contribuisce a contenere effetti negativi connessi al manifestarsi di eventi di rischio operativo. La Funzione svolge, inoltre, attività di assurance nei confronti degli Organi di Vertice sulla gestione appropriata dei rischi di non conformità ai quali il Credito Fondiario è esposto, attraverso il monitoraggio continuo delle attività di business. Ai fini della mitigazione del rischio, la Banca ricorre: a. ad un “Risk Self Assessment”, rivisto su base regolare, in cui ciascun Ufficio valuta l’esposizione ai rischi operativi, ed al successivo “follow – up” periodico; b. all’adozione di un “Business Continuity Plan” (nell’ambito del quale è inserita la procedura di “disaster recovery”) per assicurare il processo lavorativo anche in casi di crisi; c. alla stipula di polizze assicurative per gli eventuali danni causati alle società veicolo per le cartolarizzazioni gestite dal Credito Fondiario, a fronte di rischi operativi. Rischio di mercato 13 Il rischio di mercato è il rischio di variazione sfavorevole del valore di una posizione in strumenti finanziari, inclusa nel portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza, a causa dell'andamento avverso dei tassi di interesse, dei tassi di cambio, del tasso di inflazione, delle volatilità, dei corsi azionari, degli spread creditizi, dei prezzi delle merci (rischio generico) e del merito creditizio dell’emittente (rischio specifico). Relativamente all’attività di negoziazione, la normativa identifica e disciplina tre tipologie di rischio: rischio di posizione, derivante dall’oscillazione del prezzo dei valori mobiliari (titoli di debito, titoli di capitale, quote di fondi OICR) per fattori attinenti all’andamento dei mercati e alla situazione della società emittente; a sua volta composto da: - rischio generico, in riferimento a perdite causate da un andamento sfavorevole dei prezzi della generalità degli strumenti finanziari negoziati (es. variazione tassi per titoli di debito e del mercato per titoli di capitale); - rischio specifico, consiste nel rischio di perdite causate da sfavorevoli variazioni del prezzo degli strumenti finanziari negoziati a causa di fattori connessi alla situazione dell’emittente. rischio di regolamento, si determina nelle operazioni di transazioni su titoli di debito e di capitale, contratti derivati, valute e merci qualora la controparte alla scadenza del contratto non abbia adempiuto alla propria obbligazione di consegna dei titoli o degli importi di denaro dovuti. Il requisito patrimoniale viene quindi calcolato sulle posizioni del portafoglio di negoziazione a fini di Vigilanza non ancora liquidate dopo lo scadere della data di consegna dei titoli di debito, dei titoli di capitale, delle merci oppure degli importi di denaro dovuti; rischio di concentrazione, derivante da posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza che determinano il superamento del “limite individuale di fido” previsto dalla disciplina della concentrazione dei rischi. Con riferimento all'intero bilancio bilancio della Banca vengono invece identificati il rischio di cambio, ovvero il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla Banca ed il rischio di posizione su merci, rischio di subire perdite derivanti da attività e passività in bilancio e fuori bilancio su merci. Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio di mercato è considerato un rischio quantificabile a fronte del quale viene stimato un capitale interno attuale e prospettico. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Il Credito Fondiario utilizza la metodologia standardizzata per la determinazione del requisito patrimoniale regolamentare (e del capitale interno). Tale metodo prevede l’attuazione del cosiddetto “approccio a blocchi” (building-block approach), secondo il quale il requisito complessivo è pari alla somma dei requisiti di capitale a fronte dei rischi relativi al portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza (rischio di posizione, rischio di regolamento e rischio di concentrazione) ed all’intero bilancio (rischio di cambio e rischio di posizione su merci). Il Credito Fondiario presenta attualmente un’esposizione residuale al rischio di mercato; la determinazione del requisito patrimoniale è condotta relativamente al solo rischio di posizione generico e specifico sul portafoglio di negoziazione secondo quanto previsto dal metodo standardizzato: rischio generico: le posizioni vengono suddivise in posizioni lunghe e corte ed imputate, in base alla scadenza, all’interno della maturity ladder appropriata tra le 13 previste e successivamente ponderate con dei coefficienti previsti da normativa. Il requisito di capitale si ottiene come somma delle posizioni opportunamente pesate; rischio specifico: le posizioni nette sono moltiplicate per coefficienti che dipendono dalla tipologia di emittente, stabiliti dalla normativa. Il requisito complessivo è dato dalla somma delle posizioni nette lunghe e nette corte ponderate. In particolare, come definito dalla normativa di Vigilanza, il trattamento dei contratti derivati sul credito, prevede: ai fini del requisito patrimoniale a fronte del rischio di posizione, l’utilizzo dell’ammontare nozionale del contratto derivato sul credito; ai fini del requisito patrimoniale a fronte del rischio del 14 rischio specifico, l’utilizzo della durata residua del contratto di derivato sul credito in luogo di quella dell’obbligazione. In particolare, il Credit Default Swap (CDS), ai fini del rischio specifico, dà luogo ad una posizione lunga riferita alla reference entity. Nel caso in cui il derivato abbia un rating esterno e soddisfi le condizioni per essere un titolo qualificato, può essere rilevata una posizione lunga con riferimento al derivato. Se il CDS comporta il pagamento di premi o interessi, i flussi di cassa corrispondenti vanno trattati come posizioni nozionali in titoli di Stato. Per la valutazione delle fattispecie di rischio di regolamento e rischio di concentrazione, attualmente non presenti per il Credito Fondiario, la metodologia di valutazione è effettuata sulla base delle disposizioni previste dalla circolare 263/2006 di Banca d’Italia (Titolo II, Capitolo 4, Sezione Terza Quarta). L’adeguatezza patrimoniale a fronte del rischio di mercato viene ulteriormente monitorata tramite analisi di stress, effettuate trimestralmente attraverso test di sensitività volti a verificare la dotazione patrimoniale in condizioni di operatività eccezionali, ma comunque plausibili. L’ipotesi metodologica scelta per lo scenario di stress è quella prevista dal metodo standardizzato che prevede lo stress del rischio specifico, attraverso: il passaggio da “emittente qualificato” a “emittente non qualificato” della controparte che presenta maggiori posizioni nel portafoglio di negoziazione, il peggioramento del merito creditizio dei titoli governativi che comporta un cambiamento della classe di rating, con conseguente passaggio da una ponderazione nulla ad una ponderazione dello 0,25%. Rischio di liquidità Il rischio di liquidità si manifesta quando la Banca non è in grado di adempiere ai propri impegni di pagamento alla rispettiva scadenza; esso riferisce dunque alle disponibilità liquide della Banca, occorrenti per fronteggiare i pagamenti non solo in condizioni di operatività ordinaria, ma anche in presenza di tensioni acute, a livello di singolo istituto (crisi specifica) o che interessano tutto il mercato (crisi sistemica). Il rischio di liquidità può manifestarsi attraverso: • l’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk): in questo caso, la Banca non è in grado di far fronte in modo efficiente alle proprie uscite di cassa sia attese che inattese, correnti e future, senza pregiudicare l’operatività quotidiana o la situazione finanziaria della Banca stessa; • presenza di limiti nello smobilizzo degli attivi (market liquidity risk): in questo caso, la Banca non è in grado di liquidare una attività finanziaria, senza incorrere in perdite in conto capitale a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento o di disordini nello stesso. Le due forme di rischio di liquidità sono spesso fortemente correlate e possono manifestarsi a fronte dei medesimi fattori scatenanti. Solitamente, tuttavia, il market liquidity risk viene ascritto all’ambito dei rischi di mercato (rischio di prezzo); pertanto, i processi e i regolamenti volti a misurare, controllare e mitigare il rischio di liquidità si focalizzano sull’aspetto del funding risk, in linea peraltro con quanto indicato anche in ambito regolamentare. In particolare, soprattutto con riferimento al rischio di liquidità inteso come difficoltà a reperire i fondi per far fronte ai propri impegni di pagamento, si distingue tra: • Mismatch liquidity risk: il rischio che deriva dalla non conformità (mismatch) tra gli importi e/o le scadenze dei flussi in entrata e in uscita relativi all’operatività, con riferimento sia alle scadenze contrattuali che comportamentali; • Contingency liquidity risk: il rischio che deriva da eventi futuri inattesi che possono richiedere un ammontare di liquidità maggiore di quello attualmente considerato necessario; in altri termini, è il rischio di non riuscire a far fronte ad impegni di pagamento improvvisi ed inattesi a breve e brevissimo termine. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Il sistema di misurazione e gestione del rischio di liquidità del Credito Fondiario ha il principale obiettivo di garantire un sufficiente equilibrio tra i flussi di liquidità in entrata ed in uscita, al fine di soddisfare i propri impegni di pagamento in relazione alla propria capacità di finanziarsi. 15 L’approccio metodologico utilizzato per la misurazione del rischio è quello del liquidity gap, secondo l’approccio semplificato identificato dalle linee guida del Regolatore. Il Consiglio di Amministrazione ha stabilito la soglia di tolleranza al rischio di liquidità della banca, diverso nello scenario di going concern e di stress. Il calcolo di tale soglia viene integrato settimanalmente nella elaborazione della maturity ladder, che costituisce la base della misurazione del rischio di liquidità. La Banca d’Italia identifica nella costruzione di una maturity ladder (scala delle scadenze) lo strumento base per la gestione dei flussi di cassa. Tale prospetto è definito in relazione all’orizzonte temporale, agli elementi liquidi o facilmente liquidabili ed alle eventuali poste opzionali (o a vista) e quindi integrato con una analisi di scenario. L’analisi di scenario permette di valutare la reazione della maturity ladder (e della soglia di tolleranza) della banca al verificarsi di eventi modificativi rilevanti delle poste in essa incluse. Si parte dalla proiezione del cash flow della banca a date future. Tali proiezioni risultano dall’applicazione di diversi scenari raggruppabili in tre diverse tipologie: a) operatività ordinaria in cui non vi sono tensioni di liquidità tali da non poter essere gestite con l’ordinaria operatività; b) tensioni acute di liquidità a livello della banca, alle quali si fa fronte con interventi straordinari, di solito esterni; c) crisi del mercato in generale. L’analisi di tali scenari porta alla creazione di un Contingency Funding Plan (CFP), che ha lo scopo di predisporre strategie per la gestione delle crisi e il reperimento di fondi in caso di emergenza. Per mitigare il rischio di liquidità, la Banca d'Italia richiede la costituzione di riserve di liquidità, rappresentate da eventuali depositi presso la Banca Centrale, da "riserve di prima linea", costituite dal margine disponibile delle attività stanziabili per le operazioni di mercato aperto con il sistema delle Banche Centrali Europee, e dalle "riserve di seconda linea", formate da titoli prontamente liquidabili in un orizzonte temporale di un mese. Altro strumento di attenuazione del rischio di liquidità è rappresentato dall'elaborazione costante di indicatori di early warning, che permettono di cogliere andamenti gestionali critici che potrebbero avere ricadute dirette sul rischio di liquidità. Infine, la banca si è anche dotata di limiti di concentrazione delle fonti di provvista con riferimento alle controparti e alla tipologia del funding. In particolare, la concentrazione per fonte di provvista e per singola controparte non deve superare il 50% delle fonti globali di provvista, con esclusione di quella proveniente dall’azionista. La banca elabora anche due indici per il controllo del rischio di liquidità: Liquidity Coverage Ratio - valuta la capacità di far fronte ad uno scenario di forte stress nel breve periodo (trenta giorni). Si prende in considerazione la qualità e la stanziabilità degli assets presenti in bilancio e si rapportano con la liquidità necessaria a far fronte ad improvvisi impegni legati al venir meno di fonti di provvista contrattuali o meno. Net Stable Funding Ratio - misura la quantità di fonti di provvista stabilmente a disposizione della banca in un orizzonte temporale di un anno rispetto a quelle richieste. Si tratta, pertanto, di un indice che esprime una capacità strutturale di resistenza al rischio di liquidità, basandosi sull'assegnazione di apposite ponderazioni di rischio sia agli assets che alle esposizioni. Rischio di cartolarizzazione Il rischio di cartolarizzazione rappresenta il rischio di incorrere in perdite dovute alla mancata rispondenza tra la sostanza economica delle operazioni poste in essere e le decisioni di valutazione e gestione del rischio. Il rischio di cartolarizzazione si configura, quindi, come la somma di una serie di altre tipologie di rischi, nei quali si può incorrere in caso di errata valutazione della rischiosità delle operazioni, quali ad esempio: rischi di credito, rischi operativi, rischi legali, rischi informativi. La normativa sull’adeguatezza patrimoniale specifica, inoltre, che “le cartolarizzazioni producono effetti sulla situazione patrimoniale delle banche, sia che esse si pongano come cedenti delle attività o 16 dei rischi sia che assumano la veste di acquirenti dei titoli emessi dal veicolo o dei rischi di credito”; da qui la necessità di specifiche previsioni da rispettare nell’ambito di queste operazioni. Per il Credito Fondiario il rischio di cartolarizzazione assume una valenza rilevante in quanto la nuova missione aziendale, come stabilito nel Piano Industriale, prevede che l’attività core della Banca si sostanzi in acquisto di obbligazioni cartolarizzate ovvero in cartolarizzazione di portafogli in seguito al loro acquisto da parte della Banca, da sola oppure unitamente ad altri investitori. Inoltre, la normativa prevede l’obbligo per la Banca di mantenere, nelle operazioni di cartolarizzazione poste in essere, un interesse economico netto su base continuativa in misura pari almeno al 5%. Tutte le operazioni perfezionate dal Credito Fondiario sono di tipo “tradizionale”, cioè realizzate mediante la cessione di un determinato portafoglio di attività ad una Società Veicolo appositamente costituita ex L. 130/99, che ne ha finanziato l’acquisto mediante emissione di titoli. Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio di cartolarizzazione è considerato un rischio quantificabile a fronte del quale viene stimato un capitale interno e prospettico e sono eseguite prove di stress. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Coerentemente con le disposizioni contenute nella Circolare 263/2006 di Banca d’Italia e successivi aggiornamenti, “nel caso in cui la banca adotti il metodo standardizzato per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito, per le attività cartolarizzate cui si riferiscono le posizioni verso la cartolarizzazione detenute, l’importo ponderato per il rischio viene calcolato secondo un metodo che attribuisce, di regola, alle posizioni verso la cartolarizzazione una ponderazione che dipende dal rating attribuito da una ECAI”. L’ammontare ponderato per il rischio di una posizione in bilancio derivante da cartolarizzazione, quindi, è calcolato moltiplicando l’ammontare al valore delle esposizioni in bilancio al netto delle rettifiche di valore delle esposizioni verso cartolarizzazioni per la ponderazione di rischio appropriata stabilita in funzione del rating esterno della posizione stessa. In particolare, il Credito Fondiario utilizza come riferimento il rating assegnato dalle principali agenzie di rating internazionali. Nel caso in cui le posizioni verso la cartolarizzazione siano prive di rating, la Banca applica un fattore di ponderazione del rischio pari al 1250% ovvero la deduzione, fatta salva la possibilità di applicare il metodo look-through. In base a tale metodo, la Banca applica alla posizione verso la cartolarizzazione priva di rating un fattore di ponderazione pari al prodotto tra: • fattore di ponderazione medio ponderato (con pesi pari ai valori delle singole attività) relativo alle attività cartolarizzate, calcolato sulla base del metodo standardizzato per il calcolo del requisito patrimoniale per il rischio di credito; • coefficiente di concentrazione, dato dal rapporto tra: - la somma degli importi nominali di tutte le tranches in cui è strutturata la cartolarizzazione; - la somma degli importi nominali delle tranches aventi un rango pari o subordinato rispetto alla tranche cui si riferisce la posizione verso la cartolarizzazione detenuta, inclusa quest’ultima tranche. Il fattore di ponderazione del rischio così ottenuto non può eccedere il 1250% e non può essere inferiore a qualsiasi fattore di ponderazione del rischio applicabile a una tranche provvista di rating e caratterizzata da un rango più elevato rispetto a quella cui si riferisce la posizione verso la cartolarizzazione detenuta. In caso di esposizioni fuori bilancio, ad esempio linee di liquidità, per il calcolo delle attività ponderate per il rischio le banche devono applicare: • un fattore di conversione creditizia, necessario per ottenere l'equivalente creditizio, pari al 100%; nel caso si tratti di una linea di liquidità idonea, tale fattore si riduce al 50% ; • una ponderazione per il rischio corrispondente a quello maggiore tra i fattori di ponderazione relativi a ciascuna attività cartolarizzata in base al metodo standardizzato. Per l’attenuazione del rischio di cartolarizzazione, si rimanda alle tecniche richiamate nel commento al rischio di credito. Molteplici sono, inoltre, i livelli di monitoraggio delle operazioni sottoscritte. 17 Su base almeno trimestrale (in coincidenza con la scadenza del periodo di interessi dell’operazione e del relativo pagamento ai detentori delle obbligazioni cartolarizzate), la Banca analizza: • l’ammontare ed il numero dei crediti scaduti da più di trenta, sessanta e novanta giorni, con indicazione della percentuale di ciascuna classe sul totale del portafoglio; • i tassi di default; • le estinzioni anticipate; • i mutui / le posizioni creditizie classificati tra i crediti deteriorati; • i livelli di LTV, ove applicabili; • la diversificazione per regione di residenza del debitore; • la diversificazione per regione ove è situato l’immobile a garanzia del credito (se crediti ipotecari); • tutte le altre informazioni presenti nei rapporti di servicing trasmessi agli investitori e/o alle agenzie di rating. Per tutte le operazioni nelle quali la Banca ha investito / sottoscritto titoli / assunto rischi, oltre alle informazioni suddette, monitora: • gli incassi del portafoglio nel periodo; • il confronto con gli incassi previsti da business plan; • l’analisi delle posizioni chiuse con procedura esecutiva; • l’analisi delle posizioni chiuse con transazioni stragiudiziali (DPO); • l’analisi delle perdite sulle posizioni chiuse e le eventuali possibilità di ulteriore recupero del credito; • l’elenco e l’analisi delle posizioni per le quali lo special servicer ha richiesto il write-off; • l’esito del controllo che tutte le posizioni in arretrato siano state lavorate dal servicer; • l’andamento delle spese legali e delle spese generali relative al recupero del credito; • la performance dei legali esterni rispetto ai tempi medi dei rispettivi Tribunali; • eventuali inadempimenti da parte dello special servicer; • eventuali proposte per il miglioramento della performance del portafoglio; • eventuali variazioni del business plan, in ragione della performance o di mutate circostanze esterne; • ogni altro elemento giudicato utile per la comprensione piena dell’andamento dell’investimento. In caso di esposizioni particolarmente significative, ovvero di operazioni che non rispettano il business plan, si effettuano una serie di prove di stress relative ai seguenti principali fattori: • variazione dei tassi di interesse (a titolo di esempio +/- 200 punti base); • peggioramento del livello dei crediti in arretrato e dei tassi di default; • ritardo negli incassi previsti per procedure esecutive e DPO; • peggioramento del livello di realizzo dei crediti in arretrato; • variazione dei tassi di estinzione anticipata, se applicabili; • peggioramento delle valutazioni sottostanti i crediti ipotecari. Rischio strategico Il rischio strategico è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo, da decisioni aziendali errate, da un’attuazione inadeguata di decisioni e da scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo e di mercato. Esso comprende: • il rischio di business o commerciale (rischio connesso alla volatilità dei volumi e dei margini anche rispetto alle previsioni di budget generalmente dovuta a modifiche e cambiamenti del contesto competitivo, del comportamento della clientela o dello sviluppo tecnologico); • il rischio strategico in senso stretto (rischio di forti discontinuità nelle variabili gestionali derivante da errori nella realizzazione del piano strategico o da inadeguate risposte a variazioni del contesto competitivo prodotte anche da errate decisioni di investimento); • il rischio normativo (rischio che le variazioni nell’impianto legislativo nazionale o sovra-nazionale possano minacciare la posizione competitiva della Banca e la sua capacità di condurre il business in maniera efficiente). 18 Il rischio è presidiato dall’Ufficio Pianificazione e Controllo. Detto Uffcio, in circostanze normali, e cioè in vigenza di un business plan pluriennale, utilizza analisi di tipo "What if". Il controllo viene eseguito almeno semestralmente. La valutazione del rischio strategico è richiesta dalla Circolare 263/2006 di Banca d’Italia e successivi aggiornamenti ai fini della valutazione di adeguatezza del patrimonio bancario. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Il rischio strategico è considerato un rischio non quantificabile, a fronte del quale non è necessario effettuare una stima del capitale interno. Le disposizioni di Vigilanza impongono, d’altra parte, la valutazione di tale rischio, in relazione all’adeguatezza dei presidi organizzativi a mitigazione dello stesso. In particolare, la Banca presidia il rischio strategico attraverso: il controllo del budget almeno trimestrale; la rivisitazione almeno annuale del Business Plan in presenza di fattori significativi che variano le “assumptions” di base; la verifica se vi sono sostanziali scostamenti. Per la revisione periodica del Piano Industriale, sono condotte delle analisi di tipo “what if” in base: ai volumi originati; alle variazioni dei costi di struttura (compreso il costo di provvista), delle performance dei crediti e dei portafogli in cui la Banca investe (anche in base all’andamento degli insoluti); ai volumi dei portafogli cartolarizzati eventualmente acquisiti per la gestione. Considerata la situazione della Banca in seguito al cambiamento di proprietà, è previsto che la revisione del Piano d’Impresa avvenga su base annuale o con periodicità più ravvicinata qualora le condizioni di mercato o l’andamento aziendale lo richiedessero. Rischio residuo Il rischio residuo rappresenta il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca risultino meno efficaci del previsto. Tra i rischi residuali derivanti dall’utilizzo degli strumenti di Credit Risk Mitigation (CRM) assumono rilievo i rischi connessi con il mancato funzionamento, la riduzione o la cessazione della protezione. Il rischio residuo è pertanto originato da rischi legali, di documentazione, di liquidità e valutazione degli assets a garanzia: può essere valutato come una forma di rischio operativo. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Il rischio residuo è considerato un rischio non quantificabile, a fronte del quale non è necessario effettuare una stima del capitale interno. Le disposizioni di Vigilanza impongono, d’altra parte, la valutazione di tale rischio, in relazione all’adeguatezza dei presidi organizzativi a mitigazione dello stesso. Il rischio residuo è gestito attraverso presidi organizzativi che presiedono all’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di CRM (Credit Risk Mitigation) utilizzati. Essi mirano a disciplinare e rafforzare la qualità del proprio portafoglio mediante garanzie per la mitigazione del rischio di credito, minimizzando la possibilità che le garanzie in essere non possano più essere considerabili eleggibili ai fini Basilea. Al fine di presidiare tale rischio sono stati, inoltre, istituiti controlli specifici sul processo di acquisizione, gestione e monitoraggio delle garanzie, in particolare con riferimento a: tipologia di garanzie acquisibili; requisiti richiesti per l’eligibilità ai fini Basilea; monitoraggio dei requisiti specifici nel tempo. In particolare con riferimento all’ultimo punto, sono previsti controlli sul valore degli immobili ipotecati, al fine di assicurare il loan to value. Ulteriori fattori di mitigazione considerati per la gestione del rischio residuale del Credito Fondiario sono: l’esperienza legale consolidata all’interno del Credito Fondiario; la continua revisione dei programmi informatici che segnalano le scadenze delle ipoteche; i controlli scrupolosi sull’operato dei notai in sede di stipula e di registrazione dell’ipoteca. 19 Rischio reputazionale Il rischi reputazionale è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della banca, investitori o autorità di Vigilanza. Viene considerato un rischio di secondo livello, o derivato, in quanto generato da fattori di rischio originari ascrivibili ad altri rischi, quali: rischi operativi; rischio di compliance; rischio strategico e di business. Possono rappresentare effetti esterni legati al peggioramento della reputazione: una diminuzione del livello di fidelizzazione della clientela e del relativo grado di soddisfazione; una contrazione delle opportunità commerciali. Parallelamente, le conseguenze del rischio di reputazione sul versante interno della società possono manifestarsi attraverso un declino nella soddisfazione dei dipendenti. Sistemi di misurazione e tecniche di mitigazione del rischio Il rischio di reputazione è considerato un rischio non quantificabile, a fronte del quale non è necessario effettuare una stima del capitale interno. Le disposizioni di Vigilanza impongono, d’altra parte, la valutazione di tale rischio, in relazione all’adeguatezza dei presidi organizzativi a mitigazione dello stesso. La valutazione e il monitoraggio del rischio di reputazione prevede la messa a punto di presidi organizzativi in grado di mitigare il rischio e prevedere gli interventi necessari a governarlo. Il livello di reputazione che la Banca intende preservare nel tempo è evidenziato dall’attenzione alle tematiche di carattere socio-economico e culturale, alla qualità dei prodotti e servizi offerti alla propria clientela e nell’adeguatezza delle condizioni economiche proposte. Riveste, pertanto, estrema importanza per il Credito Fondiario la capacità di prevedere idonee misure per la prevenzione e l’eventuale attenuazione degli impatti derivanti da situazioni lesive della propria reputazione. In particolare, la Banca presidia il rischio di reputazione attraverso: • valutazione del rischio di reputazione attuale; • valutazione del rischio di reputazione prospettico; • monitoraggio del rischio di non conformità: • attenzione alle politiche del personale; • valutazione delle comunicazioni verso l’esterno; • identificazione, nell’ambito del Risk Appetite Framework, di limiti da monitorare; • attività connesse alla customer care. Inoltre la Banca fa riferimento al regolamento “Compliance Policy e Modello di Responsabilità”, nel quale è descritta in dettaglio l’attività di controllo del rischio di non conformità alle norme di auto ed etero-regolamentazione; il mancato rispetto di tali norme potrebbe infatti provocare danni all’immagine ed alla reputazione della Banca. Il rischio reputazionale è, per via dei suoi tratti distintivi, una componente della rischiosità difficile da gestire in termini di previsione, individuazione e di misurazione, in quanto non vi sono tecniche di misurazione “robuste”, collaudate e condivise. Assume priorità aziendale l’esigenza di prevenire e mitigare il verificarsi del rischio di reputazione e di contenere il relativo assorbimento di capitale attraverso la definizione di elevati standard etici e professionali e l’approvazione di chiare politiche e procedure finalizzate al loro rispetto. In particolare, é stata effettuata un’analisi dei processi aziendali (Comprehensive Assessment) finalizzata all’individuazione delle aree esposte al rischio di compliance che necessitano di essere sistematicamente valutate e presidiate. Tale analisi ha previsto lo svolgimento delle seguenti attività: • identificazione del perimetro di competenza: analisi della normativa interna ed esterna di riferimento, al fine di definire il perimetro normativo con riguardo alle aree di competenza e di individuare i referenti “owner” delle aree potenzialmente a rischio di non conformità; 20 • valutazione dei rischi: individuazione dei rischi di compliance (tramite la compilazione di uno specifico questionario e la conduzione di interviste) connessi a processi/attività rilevanti e valutazione del potenziale impatto dei rischi rilevati; • identificazione e valutazione dei controlli: analisi documentale e delle evidenze emerse durante gli incontri con i referenti “owner” delle aree oggetto di analisi, al fine di individuare sia i controlli posti a presidio dei rischi sia la valutazione dell’efficacia dei controlli stessi; • valutazione dei rischi residui: individuazione delle aree di rischio non adeguatamente presidiate dai controlli esistenti; • piano di mitigazione dei rischi: identificazione e descrizione dei piani di azione per la mitigazione dei rischi residui “da gestire”; • redazione della Compliance Map: i risultati dei questionari e delle interviste sono stati esposti in un documento (Compliance Map) che descrive sotto forma di database, per ciascuna attività aziendale, i rischi potenziali, gli strumenti di controllo rilevati ed i rischi residui individuati; • condivisione della Compliance Map: condivisione dei risultati con i referenti intervistati e omogeneizzazione delle modalità di rappresentazione. Le attività sulla Compliance Map sono portate all'attenzione del Consiglio di amministrazione e del Collegio Sindacale con frequenza trimestrale, oppure immediatamente al verificarsi di situazioni straordinarie (ad esempio violazioni delle principali norme di riferimento, ecc.) o di segnalazioni ricevute o di altre fattispecie che rivestono carattere d’urgenza. Gli altri rischi I rischi sopra esposti sono quelli considerati più rilevanti per la banca. Per gli altri rischi la banca ha utilizzato i sistemi di misurazione semplificati anche in considerazione della dimensione ridotta e della assenza, fatta eccezione per il rischio di tasso di interesse, dei rischi stessi al 31 dicembre 2015. Il rischio di concentrazione, derivante da una concentrazione delle esposizioni verso determinate controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Questa tipologia di rischio può essere distinta in due sottotipi: single-name concentration (concentrazione verso soggetti appartenenti al medesimo gruppo economico e/o connessi); sectorial concentration (concentrazione verso particolari settori economici e/o aree geografiche). Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio di concentrazione è considerato un rischio quantificabile ma, data la limitata operatività della Banca, tale il rischio, risulta, in linea generale ed al momento, poco significativo e solo potenziale e non determina la valutazione del capitale interno. Coerentemente con le disposizioni del Regolatore, Credito Fondiario utilizza la metodologia standardizzata per la determinazione del requisito patrimoniale regolamentare (e del capitale interno) a fronte del rischi di concentrazione single-name. Tale metodo prevede il calcolo del “Granularity Adjustement”, da considerare come un add-on di capitale interno derivante dal livello di granularità del portafoglio. Il rischio di tasso di interesse sul banking book Il rischio di tasso d’interesse del banking book è il rischio causato dalla differenza nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso di interesse delle attività e delle passività (variazione del valore di mercato delle poste di bilancio a seguito di una variazione della curva dei rendimenti). Nell’ambito del Processo ICAAP, il rischio di tasso è considerato un rischio quantificabile ma, data l’esiguità del portafoglio di strumenti finanziari, risulta, in linea generale ed al momento, poco significativo e solo potenziale e non determina la valutazione del capitale interno. 21 La Banca misura il rischio di tasso di interesse sul banking book ai fini regolamentari applicando il metodo semplificato. Tale metodo presuppone: • la determinazione delle “valute rilevanti” ovvero le valute il cui peso, misurato come quota sul totale attivo oppure sul passivo del portafoglio, sia superiore al 5%. Le posizioni denominate in “valute rilevanti” vengono considerate valuta per valuta, mentre le posizioni in “valute non rilevanti” vengono aggregate tra loro. Nel caso del Credito Fondiario si riscontra che la valuta rilevante è rappresentata dall’Euro; la classificazione delle attività e delle passività avviene in 14 fasce temporali secondo le seguenti regole: - le attività e passività a tasso fisso sono classificate in 14 fasce temporali in base alla loro vita residua; - le attività e le passività a tasso variabile sono ricondotte nelle diverse fasce temporali sulla base della data di rinegoziazione del tasso di interesse. • Ponderazione delle posizioni nette all’interno di ciascuna fascia: all’interno di ogni fascia le posizioni attive sono compensate con quelle passive, ottenendo in tal modo una posizione netta. La posizione netta di ogni fascia è moltiplicata per fattori di ponderazione, ottenuti come prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi ed una approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce. Il valore di tali fattori di ponderazione è riportato nella Circolare 263/2006 di Banca d’Italia, Titolo III, Capitolo I, Allegato C, ora Circolare 285/2013. • Somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce: le posizioni ponderate nette di tutte le 14 fasce temporali sono sommate algebricamente tra loro. L’esposizione netta complessiva ottenuta in questo modo approssima la variazione del valore attuale delle poste denominate in una certa valuta nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato. • Determinazione dell’indice di rischiosità: l’importo ottenuto al punto precedente è rapportato al Patrimonio di Vigilanza: ℎ à= La soglia di attenzione dell’indice di rischiosità è fissato da Banca d’Italia al 20% e rappresenta il limite oltre il quale la Banca è tenuta ad intervenire operativamente per il rientro nel limite massimo. Al fine di valutare l’adeguatezza delle risorse patrimoniali rispetto ai rischi assunti la Banca conduce prove di stress, come definite dalla normativa di Vigilanza, che prevede l’applicazione di uno shock di 200 basis point parallelo dei tassi. In questo contesto vengono valutati gli effetti tanto di una variazione al rialzo (fattori di ponderazione con segno positivo) quanto al ribasso (fattori di ponderazione con segno negativo). Data l’attuale operatività della Banca, il rischio di tasso di interesse sul banking book risulta, in linea generale ed al momento, poco significativo e solo potenziale. Il rischio di leva finanziaria eccessiva rappresenta il rischio che la banca presenti una esposizione debitoria eccessiva rispetto al valore del patrimonio. Una delle caratteristiche di fondo della crisi è stata l’accumulo di un eccessivo grado di leva finanziaria, in bilancio e fuori bilancio, nel sistema bancario. In numerosi casi, le banche hanno accumulato una leva eccessiva pur evidenziando robusti coefficienti patrimoniali basati sul rischio. Nella fase più acuta della crisi, il settore bancario è stato costretto dal mercato a ridurre la propria leva, il che ha amplificato le pressioni al ribasso sui prezzi delle attività, accentuando ulteriormente la spirale tra perdite, erosione del capitale delle banche e contrazione della disponibilità di credito. In considerazione di ciò, il Comitato Basilea III ha concordato di introdurre un indice di leva finanziaria (leverage ratio) semplice, trasparente e non basato sul rischio, calibrato in modo da rappresentare una misura supplementare credibile rispetto ai requisiti patrimoniali basati sul rischio. Nell’ambito del Processo ICAAP, il Credito Fondiario considera il rischio di leva finanziaria eccessiva un rischio quantificabile. Per le modalità di calcolo si rinvia a pagina 49. In particolare, la misura dell'esposizione complessiva risulta essere definita come la somma dei valori dell'esposizione di tutte le attività ed elementi fuori bilancio non dedotti nel determinare la misura del Capitale di classe 1. 22 Il rischio paese rappresenta il rischio di perdite derivanti da eventi che si verificano in un paese diverso dall’Italia verso il quale la banca ha una esposizione. Il rischio di trasferimento rappresenta il rischio che una banca, esposta nei confronti di un soggetto che si finanzia in una valuta diversa da quella in cui percepisce le sue principali fonti di reddito, realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire la propria valuta nella valuta in cui è denominata l’esposizione. Il rischio di base rappresenta il rischio di perdite derivanti da eventi da variazioni non allineate dei valori di posizioni di segno opposto, simili ma non identiche. 23 2 – Ambito di applicazione Denominazione della banca a cui si applicano gli obblighi di informativa. Gli obblighi imposti dalla normativa si applicano al Credito Fondiario S.p.A. (“Credito Fondiario”). Illustrazione delle differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio. Il Credito Fondiario detiene un’unica partecipazione nella società veicolo Legge 130/99 International Credit Recovery (8) S.r.l. (“ICR8”). Il Credito Fondiario, a partire dal 31 ottobre 2013, è parte del Gruppo Bancario Tages Group con Capogruppo la società Tages Holding S.p.A., la quale consolida il bilancio del Credito Fondiario e di ICR8 nel bilancio consolidato del Gruppo. 24 3 – Composizione del patrimonio di Vigilanza Informativa qualitativa Indicazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali di ciascun elemento patrimoniale. Il Credito Fondiario ha un patrimonio di Vigilanza composto esclusivamente da elementi del patrimonio di base. Non sono stati emessi strumenti innovativi di capitale nonché strumenti a cui si applicano clausole di salvaguardia. Gli elementi che concorrono alla formazione del patrimonio di Vigilanza sono il capitale sociale, pari ad Euro 12 milioni ed interamente versato, le riserve patrimoniali costituite con utili di esercizi precedenti, la riserva costituita dai versamenti dell’ex azionista a fronte di future perdite, la riserva in conto capitale e la riserva di valutazione IAS. Informativa quantitativa Composizione dei Fondi Propri Elementi patrimoniali Capitale sociale Riserva legale Riserva statutaria Ex riserva rischi bancari generali Riserva negativa di prima applicazione IAS Riserva di valutazione ai sensi dello IAS 19 Riserva da valutazione IAS Riserva in conto capitale Perdita dell’esercizio 2015 Patrimonio contabile Elementi patrimoniali non ricompresi nel CET1 Quota riserva di valutazione IAS non ammessa Perdita dell’esercizio 2015 non computabile (60%) Capitale primario di classe 1 (CET1) prima dell’applicazione dei filtri prudenziali Elementi a dedurre dal CET 1 – attività immateriali Totale capitale primario di classe 1 (CET 1) Parte computabile delle plusvalenze maturate sui titoli diversi dai titoli di Stato Capitale di classe 2 (T2) Totale dei Fondi Propri Importi in Euro 12.000.000 1.032.759 371.987 3.000.000 (2.078.237) (307.197) 142.678 41.252.237 (10.846.217) 44.568.010 (135.539) 6.507.730 50.940.201 (725.586) 50.214.615 5.354 5.354 50.219.969 Per il corrente anno devono essere soddisfatti i seguenti requisiti patrimoniali, espressi in percentuale degli attivi ponderati per il rischio (RWA – Risk Weighted Assets): • Il capitale primario di classe 1 deve essere almeno pari al 7% degli RWA totali; • Il capitale di classe 1 (T1) deve essere almeno pari al 9,4% degli RWA totali; • I fondi propri (pari alla somma del T1 e del T2) devono essere almeno pari al12,5% degli RWA totali. Al 31 dicembre 2015 il Credito Fondiario S.p.A. presenta un rapporto Capitale primario di classe 1 / RWA pari al 63,79%, un rapporto capitale T1 / RWA del 63,79% ed un rapporto Fondi Propri / RWA del 63,80%. 25 4 – Requisiti di capitale Informativa qualitativa Sintetica descrizione del metodo adottato dalla banca nella valutazione dell’adeguatezza patrimoniale del proprio capitale interno. Il Credito Fondiario appartiene alla classe 3 ai fini ICAAP (banche che utilizzano metodologie standardizzate, con attivo individuale pari o inferiore a 3,5 miliardi di Euro), così come definita dalla Circolare della Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006. Pertanto, il capitale interno complessivo viene determinato secondo un approccio “building block” semplificato, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi del Primo Pilastro l’eventuale capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti. Informativa quantitativa Requisiti patrimoniali 31 dicembre 2015 Informazioni Rischio di credito – metodo standard Esposizioni verso o garantite da amministrazione centrali o banche centrali Esposizioni verso o garantite da enti territoriali Esposizioni verso o garantiti da intermediari vigilati Esposizioni verso o garantite da imprese Esposizioni garantite da immobili Esposizioni in stato di default Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Posizioni verso le cartolarizzazioni Totale rischio di credito Rischio operativo – metodo base Rischio di controparte Rischio di mercato Immobili acquistati per recupero crediti Partecipazioni acquistate per recupero crediti Totale requisiti patrimoniali Coefficienti di solvibilità (%) Core Tier 1 ratio Tier 1 ratio Total capital ratio Importi non ponderati Importi ponderati Requisiti 8.552.747 6.586 1.317 105 23.330.615 33.912.613 3.981.649 18.234.882 7.000 2.384.402 3.353.796 10.191.245 5.012.613 1.362.077 27.352.324 17.500 2.363.906 4.530.604 815.300 401.009 108.966 2.188.186 1.400 189.112 362.449 4.066.527 1.616.391 105.858 508.926 6.297.701 63,79% 63,79% 63,80% 26 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche Informativa qualitativa Definizioni di crediti deteriorati e di crediti scaduti utilizzate ai fini contabili Rientrano tra le attività finanziarie deteriorate i crediti che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi successivamente alla loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Per la classificazione delle attività deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, inadempienze probabili, esposizioni scadute/sconfinanti) la Banca fa riferimento alla normativa emanata in materia dalla Banca d’Italia, coerente con il “nuovo accordo di Basilea” ed i principi contabili IAS/IFRS, integrata con disposizioni interne che fissano criteri e regole per il passaggio dei crediti nell’ambito delle distinte categorie di rischio. Tutte le posizioni che presentano arretrato sono affidate alla Divisione Servicing – Ufficio Crediti della Bbanca che, sulla base di procedure interne debitamente formalizzate, cura il recupero dei crediti stessi. Le definizioni delle diverse categorie dei crediti deteriorati sono di seguito indicate. Sofferenze Esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza (anche giudizialmente non accertato) o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle previsioni di perdita formulate dalla banca. Sono inclusi, in particolare, i finanziamenti concessi a persone fisiche integralmente assistiti da garanzie ipotecarie concessi per l’acquisto di immobili di tipo residenziale, o per altro motivo, quando sia stata effettuata la trascrizione del pignoramento al debitore. Inadempienze probabili Esposizioni creditizie, diverse dalle sofferenze, per le quali la banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni. Esposizioni scadute e/o sconfinanti Esposizioni per cassa e fuori bilancio – diverse da quelle classificate a sofferenza o inadempienza probabile - che alla data di riferimento risultano scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni con un carattere continuativo. Descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Ad ogni data di bilancio le attività finanziarie sono sottoposte ad un test di impairment (perdita di valore) al fine di verificare se esistono obiettive evidenze che possano far ritenere non interamente recuperabile il valore di bilancio delle stesse. Le valutazioni di impairment sono condotte su base analitica per i crediti verso clientela ricompresi nelle categorie delle sofferenze, delle partite incagliate e quelle scadute e/o sconfinanti. Per tutte le altre esposizioni si applicano valutazioni di carattere collettivo. Per esposizioni in sofferenza il credito residuo alla data di fine esercizio viene confrontato con l’importo che si presume di recuperare, determinato sulla base del valore corrente della garanzia, stabilito o sulla base di una perizia dell’immobile a supporto del credito o sulla base di eventuali CTU o prezzi base d’asta nei procedimenti di recupero forzoso del credito. Il valore di presumibile realizzo è attualizzato alla data di bilancio, tenendo conto del tasso interno di rendimento del singolo credito, utilizzato ai fini dell’applicazione del metodo del costo ammortizzato e del fattore tempo intercorrente tra la data di presumibile realizzo e la data di chiusura del bilancio. 27 Per le esposizioni scadute e/o sconfinate, le valutazioni sono operate analiticamente sulla base della probabilità della posizione di finire tra le esposizioni in sofferenza. Per tali crediti non si applica l’attualizzazione del valore di recupero. Infine, per le valutazioni collettive si utilizzano le percentuali di perdite desunte da serie storiche di portafogli originati dalla banca stessa. Il portafoglio di attività finanziarie detenute per la negoziazione ricomprende un contratto di Credit Default Swap valutato al fair value. Tra le attività finanziarie disponibili per la vendita sono ricompresi titoli statali per Euro 5,1 milioni, titoli bancari per Euro 4,6 milioni e titoli ABS relativi ad una cartolarizzazione di crediti per fatture commerciali per Euro 1 milione. I titoli sono valorizzati al fair value. Nei crediti verso banche sono ricompresi sia i depositi in conti correnti della liquidità presente al 31 dicembre 2015 per Euro 6,2 milioni sia depositi vincolati per l’impiego di liquidità sul Mercato Interbancario dei Depositi per Euro 10,2 milioni. Nei crediti verso clientela si segnalano, in particolare, i mutui fondiari residenziali concessi a personale dipendete della banca (per Euro 3,9 milioni) interamente coperti da ipoteche su immobili residenziali. Inoltre, nei crediti verso la clientela sono anche ricompresi titoli ABS sottoscritti in qualità di sponsor o acquistati per Euro 20,9 milioni. Infine, nella voce al 31 dicembre 2015 è anche ricompresa una posizione verso un gruppo industriale italiano interamente garantita da un deposito di cash collateral. 28 Informativa quantitativa Esposizioni creditizie lorde - - Totale - Esposizioni Scadute non deteriorate - Esposizioni Scadute deteriorate 1.352 Altre attività Totale 2015 Totale 2014 Esposizioni Ristrutturate 1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 2. Attività finanziarie disponibili per la vendita 3. Attività finanziarie detenute fino alla scadenza 4. Crediti verso banche 5. Crediti verso clientela 6. Attività finanziarie valutate al fair value 7. Attività finanziarie in corso di dismissione 8. Derivati di copertura Incagli Portafogli/Qualità Sofferenze (importi in migliaia di Euro) 2.316 10.672 16.424 55.594 85.006 2.039.215 2.316 10.672 16.424 55.594 85.006 2.040.568 29 Esposizioni creditizie suddivise per settore economico delle controparti (valori di bilancio) (importi in migliaia di Euro) Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Rettifiche valore specifiche X - - X - - X - - X - - X - - X X - - X X - - X X - - X X - - X X - - X X Rettifiche valore di portafoglio Esposizione netta - Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche - Rettifiche valore di portafoglio Esposizione netta X Rettifiche valore di portafoglio - Rettifiche valore di portafoglio - Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Altri soggetti Esposizione netta Imprese non finanziarie Rettifiche valore specifiche Società di assicurazione Esposizione netta Società finanziarie Rettifiche valore specifiche Esposizioni / Controparti Altri enti pubblici Esposizione netta Governi A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.2 Inadempienze probabili - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.3 Esposizioni scadute deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.4 Esposizioni non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni Totale A B. Esposizioni fuori bilancio B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate Totale B Totale (A+B) 2015 Totale (A+B) 2014 5.081 X 5.081 X X X X X X X X X X X X X X X X X X - 5.081 - X X - X X - X X X - - - - - - - X - - X X X 22.182 X 22.182 X 2.799 2.799 24.981 20.828 - - (180) X - (180) X X X - X - X - (180) - - - X - - X X X 30.342 X 30.342 X - 30.342 1.658 - - - X X X 4.070 X 4.070 X (28) - - X (95) X - 4.070 4.816 - (95) X X X (95) (123) 30 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valori di bilancio) (importi in migliaia di Euro) Rettifiche valore complessive Esposizione netta Rettifiche valore complessive Esposizione netta Rettifiche valore complessive Resto del Mondo Esposizione netta - Asia Rettifiche valore complessive - America Esposizione netta A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Inadempienze probabili A.3 Esposizioni scadute deteriorate A.4 Esposizioni non deteriorate Totale B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate Totale Totale 2015 Totale 2014 Altri paesi europei Rettifiche valore complessive Esposizioni/Aree geografiche Esposizione netta Italia - - - - - - - - 60.561 60.561 (275) (275) 1.115 1.115 - - - - - - - 2.199 2.199 62.760 27.224 (275) (151) 600 600 1.715 3 - 75 - - - - - 31 Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive Sofferenze Totale Causali/Categorie A. Rettifiche complessive iniziali 28 - di cui: esposizioni cedute non cancellate B. Variazioni in aumento B.1 rettifiche di valore B.2 perdite da cessione B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.4 altre variazioni in aumento 841 C. Variazioni in diminuzione C.1. riprese di valore da valutazione (28) C.2 riprese di valore da incasso (841) C.3 utili da cessione C.4 cancellazioni C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate C.6 altre variazioni in diminuzione D. Rettifiche complessive finali - di cui: esposizioni cedute non cancellate - Di cui: esposizioni oggetto di concessioni (importi in migliaia di Euro) Inadempienze Esposizioni probabili scadute deteriorate Di cui: Di cui: esposizioni esposizioni Totale Totale oggetto di oggetto di concessioni concessioni - - - - - - - - - - 32 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate ed in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB Informativa qualitativa Agenzie esterne utilizzate Ai fini della determinazione delle ponderazioni per il rischio nell’ambito del metodo standardizzato, il Credito Fondiario adotta sul portafoglio “esposizioni verso o garantite da Amministrazioni Centrali o Banche Centrali” oggetto di segnalazione la valutazione di Fitch Ratings sullo Stato italiano. Informativa quantitativa Per le esposizioni ponderate per il rischio di credito secondo il metodo standardizzato si rimanda a pagina 12 della presente informativa 33 Tavola 7 – Tecniche di attenuazione del rischio Informativa qualitativa Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio” con l’indicazione della misura in cui la banca ricorre alla compensazione. Il Credito Fondiario non utilizza, al momento, tecniche di compensazione né in bilancio né fuori bilancio per posizioni reciproche tra la banca e la controparte. Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali. L’erogazione di crediti con acquisizione di garanzie reali è soggetta a norme e processi interni per la valutazione del bene, il perfezionamento della garanzia ed il controllo del valore. L’eventuale realizzo forzoso della garanzia è curato da strutture specializzate nel recupero del credito. La presenza di garanzie reali non esime da una valutazione completa dei rischi di credito incentrata sulla capacità del cliente di far fronte alle obbligazioni assunte indipendentemente dall’annessa garanzia. Le garanzie ricevute concorrono al calcolo del Loss Given Default (LGD) in funzione del valore della garanzia stessa, della tenuta nel tempo di tale valore e della facilità di realizzo. Le garanzie reali ammesse sono le ipoteche su immobili, a condizione che siano prestate per un lasso di tempo almeno pari alla durata del finanziamento (anche attraverso i rinnovi delle ipoteche) e siano acquisite in forma opponibile a terzi ed in conformità alle modalità definite dalle normative vigenti. La valutazione dei beni è effettuata, prima della delibera di concessione del credito, avvalendosi sia di tecnici interni che di tecnici esterni. L’operato dei periti è costantemente monitorato, tramite riscontri statistici e controlli a campione effettuati dalla banca. Nella fase di concessione del credito, la valutazione degli immobili è basata sul valore di mercato prudenziale. Un aggiornamento della valutazione è previsto ogni tre anni o in casi di danneggiamento dei beni oppure ancora nel caso di insolvenza da parte del mutuatario. 34 Informativa quantitativa Esposizioni creditizie verso clientela garantite Valore esposizione netta (importi in migliaia di Euro) Garanzie reali (1) Garanzie personali (2) Derivati su crediti Totale Crediti di firma (1) + (2) Altri enti pubblici Banche Altri soggetti Governi e banche centrali Altri enti pubblici Banche Altri soggetti 9.504 - - 28.900 - - - - - - - 30.200 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - CLN Titoli Altre garanzie reali Governi e banche centrali 33.719 Immobili leasing finanziario 1. Esposizioni creditizie per cassa garantite: 1 .1 totalmente garantite - di cui deteriorate 1 .2 parzialmente garantite - di cui deteriorate 2. Esposizioni creditizie "fuori bilancio" garantite: 2 .1 totalmente garantite - di cui deteriorate 2 .2 parzialmente garantite - di cui deteriorate Immobili ipoteche Altri derivati 68.604 - 600 - - 600 - - - - - - - - 600 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Esposizioni creditizie verso banche garantite 35 Non presenti. 36 8 – Rischio di controparte Il rischio di controparte, da considerare come una particolare fattispecie del rischio di credito, è il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima dell’effettivo regolamento della stessa. Le esposizioni soggette al rischio di controparte sono: • • • strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC); operazioni di pronti contro termine; operazioni con regolamento a scadenza. Il metodo di calcolo del rischio utilizzato dalla banca è quello del metodo del valore di mercato di cui all’articolo 274 della CRR. Il metodo del valore di mercato si basa, nella sostanza, su un costo corrente di sostituzione, ossia il costo che la banca dovrebbe sostenere per trovare un altro soggetto che subentri negli obblighi contrattuali della originaria controparte insolvente (valore corrente del contratto). A tale valore di mercato si somma l’esposizione creditizia potenziale futura che si determina applicando all’importo nozionale una percentuale indicata dalla normativa che dipende sia dalla durata residua dell’operazione che dalla tipologia di contratto. Nel caso di operazioni Credit Default Swap (art. 299 CRR) per determinare il valore dell’esposizione creditizia potenziale futura secondo il metodo di cui alla sezione 3, si moltiplica il valore dello strumento per le percentuali del 5% o 10% in relazione alle caratteristiche dell’eventuale esposizione diretta. Per l’operazione pronti termine con una banca italiana di medie dimensioni posta in essere nel corso del 2014 l’ottenimento di una garanzia reale finanziaria in titoli ha permesso l’integrale copertura della posizione creditizia da parte della garanzia annullando in tal modo l’assorbimento di capitale dell’operazione. Un ulteriore requisito patrimoniale richiesto dalla normativa è dato dal Rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA - Credit Value Adjustment), che riflette un aggiustamento della valutazione intermedia di mercato del portafoglio di operazioni con una controparte (Parte III, Titolo VI della CRR). Al 31 dicembre 2015 la banca ha in essere un derivato creditizio con Morgan Stanley & Co International plc che presenta un valore positivo di Euro 2.316.042 - Fair Value calcolato tramite l’attualizzazione dei flussi di cassa netti previsti dall’operazione. In particolare il valore è generato dai premi da incassare trimestralmente, sulla base del Business Plan dell’operazione, a fronte degli eventuali esborsi da corrispondere nel caso la performance del portafoglio peggiorasse oltre certi limiti, che, al momento attuale, sono stimati pari a zero. Dalla combinazione delle disposizioni prima citate (artt. 274 e 299 della CRR) risulta che il costo corrente di sostituzione è dato dal solo Fair Value registrato in bilancio. Poiché il Credito Fondiario non utilizza la valutazione del merito di credito effettuata da un’ECAI prescelta, il coefficiente di ponderazione da applicare al costo corrente di sostituzione è pari al 100%. Il calcolo del CVA tramite il metodo standardizzato ha generato un valore di Euro 105.858. 37 9 – Rischio di cartolarizzazione Informativa qualitativa Operazioni di cartolarizzazione: obiettivi dell’attività e ruoli svolti dalla banca Nei passati esercizi le operazioni di cartolarizzazione rappresentavano uno strumento di funding che ha consentito di ridurre il costo della provvista della banca. Al 31 dicembre 2015 il Credito Fondiario amministra/gestisce, con vari ruoli, 23 portafogli per conto delle società veicolo di cartolarizzazione ex L.130/99, per complessive n. 413.675 posizioni, con un valore lordo dei crediti di Euro 3.787 milioni. Le tipologie di crediti gestiti possono essere suddivisi nelle seguenti categorie: - crediti in bonis (“PLs”); - crediti dubbi (“NPLs”); - finanziamenti ipotecari commerciali (“CMBS”); - crediti commerciali. I ruoli svolti dal Credito Fondiario dimostrano la capacità della banca di fornire qualsiasi tipo di servizio, dalla costituzione della società veicolo fino al rimborso di tutte le obbligazioni emesse. I ruoli svolti sono: - Master servicer; - Primary servicer; - Special servicer; - Corporate servicer; - Account bank; - Computation agent; - Paying agent; - Reppresentative of noteholders; - Registar; - Agent bank; - Facility agent; - Regulatory reporting agent. Si sottolinea che le operazioni di cartolarizzazione per le quali il Credito Fondiario svolge il ruolo di “servicer” ai sensi della Legge 130/99 sono tutte di “primo livello”, contraddistinte cioè da una correlazione diretta tra i titoli obbligazionari emessi sul mercato o collocati presso investitori istituzionali e l’attivo (costituito da crediti ipotecari e non) sottostante. Inoltre, il Credito Fondiario ha pienamente aderito, fin dal 2008, alle raccomandazioni del “Financial Stability Forum”, ora “Financial Stability Board”, del 7 aprile 2008 intitolate “Rafforzare la Stabilità dei Mercati e degli Intermediari”, in particolare per quanto riguarda il Titolo III, n. 4 “Trasparenza nelle cartolarizzazioni e nei mercati”, in relazione al miglioramento quantitativo e qualitativo ed alla standardizzazione dell’informativa continuativa resa al mercato nel corso della vita delle operazioni sulle quali vengono esercitati i controlli previsti dalla L. 130/99, nonché alle successive raccomandazioni. Infine, si ritiene che le novità introdotte all’inizio del 2011 dalla normativa ad hoc di Vigilanza in tema di cartolarizzazioni rendano tali operazioni più affidabili e trasparenti, con un corretto allineamento degli interessi di “originators” ed investitori ed una maggiore responsabilizzazione di tutte le parti che svolgono un ruolo in tali operazioni. In questo contesto, la piattaforma di servicing del Credito Fondiario è pronta a cogliere eventuali opportunità che si dovessero presentare sul mercato, in linea con le esigenze derivanti dalla normativa sopra citata. Operazioni di cartolarizzazione: politiche contabili Le regole per la rilevazione contabile delle operazioni di cartolarizzazione sono stabilite dallo IAS 39. 38 Qualora siano stati trasferiti effettivamente tutti i rischi e benefici che sono in capo all’originator, il cedente provvede all’eliminazione contabile dal proprio bilancio delle attività cedute. Qualora non siano soddisfatti i requisiti definiti dallo IAS 39, e quindi l’operazione di cartolarizzazione non si qualifichi per la “derecognition”, il cedente provvede al mantenimento del portafoglio ceduto nel proprio bilancio. Informativa quantitativa Al 31 dicembre 2015 il Credito Fondiario detiene tre posizioni verso cartolarizzazioni. Un primo investimento è stato operato in qualità di sponsor nella cartolarizzazione Danubio S.r.l. L’investimento ammonta ad Euro 2.343.124. In qualità di sponsor, la banca applica all’investimento una ponderazione pari al rischio medio ponderato del portafoglio di natura sofferenziale sottostante (150%). Il secondo investimento riguarda i titoli della cartolarizzazione Novus Italia 1 S.r.l., che presentano, al 31 dicembre 2015, un valore di bilancio (pari al fair value dei titoli) di Euro 16.194.471. Anche in questo caso la banca applica il fattore di ponderazione del rischio medio ponderato che sarebbe applicato alle esposizioni sofferenziali cartolarizzate qualora la banca detenesse direttamente i crediti (articolo 253 del Regolamento U.E. n. 575/2013), ossia il 150%. Infine, la banca ha investito Euro 1.000.000 sulla cartolarizzazione Lana Trade S.r.l. Il capitale impegnato a fronte del rischio di cartolarizzazione è di Euro 362.449 ed è calcolato sui titoli Danubio S.r.l. e Lana Trade S.r.l. L’investimento nei titoli Novus Italia 11 S.r.l. rientra nell’ambito del rischio di credito. 39 10 – Rischio operativo Informativa qualitativa Metodo di calcolo del rischio operativo Come già evidenziato, la banca adotta il metodo BASIC INDICATOR APPROACH (BIA) che è pari al 15% della media delle ultime tre rilevazioni su base annuale del margine di intermediazione. Qualora una di tali rilevazioni risulti negativa o nulla, tale dato non viene preso in considerazione nel calcolo del requisito patrimoniale complessivo. Il requisito viene quindi calcolato come media delle sole osservazioni aventi valore positivo. Il requisito va calcolato utilizzando esclusivamente i valori del margine di interesse determinato in base ai principi contabili IAS/IFRS. Scheda di misurazione del rischio alla data del 31 dicembre 2015 Sulla base dei dati alla fine degli ultimi 3 esercizi l’assorbimento di capitale risulta: Base di calcolo al 31/12/2013 (+) Base di calcolo al 31/12/2014 (+) Base di calcolo al 31/12/2015 (+) 3.250.408 17.221.474 11.855.931 Media Assorbimento di capitale (15% del valore medio dei 3 anni) 10.775.938 1.616.391 40 11 - Esposizioni in strumenti di capitale – informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Il Credito Fondiario detiene un investimento classificato tra le partecipazioni. Poiché la partecipazione riguarda la società del Gruppo International Credit Recovery (8) S.r.l. nessuna valutazione di impairment è effettuata considerando anche il contenuto valore della esposizione. Il valore della partecipazione ammonta ad Euro 7.000. 41 12 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Informativa qualitativa Natura del rischio di tasso di interesse. Il rischio di tasso di interesse rappresenta il rischio che variazioni dei tassi abbiano riflesso sul margine di interesse e sul valore attuale netto delle attività e delle passività comprese nel bilancio della banca. La metodologia di calcolo del rischio tasso di interesse seguita dalla banca si articola nelle seguenti fasi: 1. Determinazione delle valute rilevanti (nel caso del Credito Fondiario solo Euro); 2. Classificazione delle attività e passività in fasce temporali in base alla data di rinegoziazione del tasso di interesse; 3. Ponderazione delle esposizioni nette all’interno di ciascuna fascia. I fattori di ponderazione sono indicati in una apposita tavola e vengono ottenuti come prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi di 200 punti base per tutte le scadenze ed una approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce; 4. Somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce, che genera l’esposizione ponderata netta e cioè la variazione nel valore attuale delle poste analizzate in caso di uno shock di tasso; 5. Aggregazione, per valori assoluti, delle esposizioni nelle diverse valute; 6. Determinazione dell’indicatore di rischiosità, che viene generato rapportando semplicemente l’esposizione ponderata netta al patrimonio di Vigilanza. La Banca d’Italia determina come soglia di attenzione un indicatore di rischiosità della banca pari o superiore al 20%. In termini concreti ciò significa che, a seguito di una sensibile variazione dei tassi di interesse, la riduzione del risultato economico della banca deve essere contenuta al di sotto del 20% del patrimonio di Vigilanza. In caso contrario (indicatore di rischiosità pari o superiore al 20%), la Banca d’Italia approfondisce con l'intermediario i risultati e si riserva di adottare provvedimenti. 42 Informativa quantitativa Tavola 1 - Fattori di ponderazione per la metodologia semplificata - 31 dicembre 2015. Fascia temporale Scadenza mediana per fascia Duration modificata approssimata (A) Shock di tasso ipotizzato (B) A vista e revoca fino a 1 mese da oltre 1 mese a 3 mesi da oltre 3 mesi a 6 mesi da oltre 6 mesi a 1 anno da oltre 1 anno a 2 anni da oltre 2 anni a 3 anni da oltre 3 anni a 4 anni da oltre 4 anni a 5 anni da oltre 5 anni a 7 anni da oltre 7 anni a 10 anni da oltre 10 anni a 15 anni da oltre 15 anni a 20 anni 0 0,5 mesi 2 mesi 4,5 mesi 9 mesi 1,5 anni 2,5 anni 3,5 anni 4,5 anni 6 anni 8,5 anni 12,5 anni 17,5 anni 0,04 0,16 0,36 0,71 1,38 2,25 3,07 3,85 5,08 6,63 8,92 11,21 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base 200 punti base oltre 20 anni 22,5 anni 13,01 200 punti base Fattore di ponderazione (C)=(A)x(B) 0,00% 0,08% 0,32% 0,72% 1,43% 2,77% 4,49% 6,14% 7,71% 10,15% 13,26% 17,84% 22,43% 26,03% (importi in Euro) fascia temporale A vista e revoca fino a 1 mese da oltre 1 mese a 3 mesi da oltre 3 mesi a 6 mesi da oltre 6 mesi a 1 anno da oltre 1 anno a 2 anni da oltre 2 anni a 3 anni da oltre 3 anni a 4 anni da oltre 4 anni a 5 anni da oltre 5 anni a 7 anni da oltre 7 anni a 10 anni da oltre 10 anni a 15 anni da oltre 15 anni a 20 anni oltre 20 anni Attività 6.979.679 19.060.389 25.875.073 2.718.025 3.061.758 65.457 1.562.775 20.575 2.545.630 46.206 61.468 1.104.105 18.497.380 32.983 81.631.503 - - Passività Posizione netta 76.774 6.902.905 4.950.000 14.110.389 25.875.073 2.718.025 28.900.000 25.838.242 600.000 534.543 1.562.775 20.575 2.545.630 46.206 61.468 1.104.105 18.497.380 32.983 -34.526.774 47.104.729 Posizione netta ponderata 11.288 82.800 19.570 369.487 14.807 70.169 1.263 196.268 4.690 8.151 196.972 4.148.962 8.585 4.364.425 50.219.969 Patrimonio di Vigilanza 8,69% Indice di rischiosità (*) (deve essere < al 20%) (*) rapporto tra Posizione netta ponderata e Patrimonio di Vigilanza Si evidenzia che nella fascia da oltre 6 mesi a un anno è incluso tra le passività il Cash Collateral ricevuto da una primaria controparte a garanzia di un credito concesso nell’ambito di una ristrutturazione del debito del Gruppo Ferroli, che si trova in parte nella fascia da oltre un mese a tre mesi (Euro 23,9 milioni) e in parte nella fascia fino a un mese (Euro 5,0 milioni). Dal 22 gennaio 2016 Credito Fondiario non è più creditore di nessun importo nei confronti del suddetto Gruppo. 43 13 – Attività vincolate L’Autorità Bancaria Europea (“EBA”) ha pubblicato nel luglio 2014 una versione aggiornata del set di norme tecniche di attuazione (ITS – implementing technical standards) in materia di rendicontazione sull’assets encumbrance (attività vincolate). Gli ITS emanati ai sensi dell’articolo 100 della CRR prevedono l’obbligo per gli enti creditizi di segnalare alle autorità competenti il livello di tutte le attività vincolate, che la CRR individua nei contratti di vendita con patto di riacquisto, operazioni di concessione di titoli in prestito e, genericamente, in tutte le forme di gravame sulle attività. La Banca d’Italia ha pubblicato il 3° aggiornamento della Circolare n. 286 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare) e i connessi schemi di segnalazione, contenuti nel 56° aggiornamento della Circolare n. 154 (Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi), che recepiscono i nuovi requisiti informativi contenuti nell’ITS. E’ considerata vincolata l’attività che è stata costituita in garanzia o altrimenti riservata per fornire forme di copertura, garanzia o supporto al credito (credit enhancement) ad un’operazione da cui non può essere ritirata liberamente. A titolo esemplificativo, rientrano tra le attività vincolate le seguenti tipologie di contratti: • Operazioni di finanziamento garantite, compresi i contratti e accordi di vendita con patto di riacquisto, le concessioni di titoli in prestito e le altre forme di prestito garantito; • Varie forme di contratti di garanzia, ad esempio garanzie reali collocate a copertura del valore di mercato delle operazioni derivate; • Garanzie finanziarie assistite da garanzie reali; • Linee di credito delle Banche Centrali. Le attività già posizionate non vanno considerate vincolate, salvo i casi in cui la Banca Centrale consente il ritiro delle attività collocate solo previa autorizzazione; • Attività sottostanti strutture di cartolarizzazione, laddove le attività finanziarie non siano state eliminate contabilmente dalle attività finanziarie della banca. Le attività sottostanti i titoli mantenuti non sono considerate vincolate, a meno che i titoli in questione non siano costituiti in garanzia o altrimenti costituiti in garanzia reale per fornire una forma di assicurazione ad una operazione. ATTIVITA’ Vincolate Non Vincolate Forme tecniche VB 1. 2. 3. Finanziamenti a vista Titoli di capitale Titoli di debito 4. Finanziamenti diversi da quelli a vista 5. Altre attività finanziarie FV VB 4.605.902 7.000 23.244.898 FV 25.035.835 2.007.333.461 9.945.063 Totale 2.045.336.324 GARANZIE RICEVUTE Vincolate Non Vincolate Forme tecniche VN FV 1. Attività finanziarie 2.522.515.044 2.464.703.807 2.522.515.044 2.464.703.807 2. Titoli Altre Attività non finanziarie Totale 2.522.515.044 2.464.703.807 VB FV 44 ATTIVITA’ VINCOLATE/GARANZIE REALI RICEVUTE E PASSIVITA’ ASSOCIATE Attività, collaterali a garanzia Passività associate o propri titoli vincolati Forme tecniche Totale 1.977.002.746 2.464.703.807 45 14 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione Le politiche di remunerazione e di incentivazione di Credito Fondiario per l’anno 2016 e l’informativa sull’attuazione delle politiche e prassi di remunerazione ed incentivazione dell’esercizio 2015 sono consultabili al seguente indirizzo www.fonspa.it Per completezza, si segnala che a fronte dell’attività svolta nell’anno 2014, sono stati riconosciuti a n. 26 impiegati e quadri della Banca, in via eccezionale, dei bonus discrezionali, per un importo complessivo di circa Euro 110.000; tali bonus, di modesta entità, sono stati riconosciuti nel maggio 2015, al fine di premiare taluni dipendenti per la fattiva collaborazione dagli stessi prestata nel delicato periodo immediatamente successivo all’acquisizione della Banca da parte di Tages Holding S.p.A, avvenuta a fine 2013. I bonus, come anticipato, sono stati riconosciuti a fronte dell’attività svolta dai dipendenti nel corso del 2014 e sono stati erogati nel corso del 2015, fatta eccezione per due figure professionali per le quali è stato previsto un pagamento del 50% del bonus agli stessi riconosciuto differito al 2016 e al 2017. 46 47 Informativa aggregata sulle remunerazioni (Situazione al 31 dicembre 2015) Componenti degli importi remunerativi per il 2015 Personale più rilevante Categoria Fissa Variabile Cariche particolari art. Lavoro dipendete 2389 cc Azioni e strumenti collegabili ad esse Beneficiari Contante Retribuzione differita Trattamenti inizio/fine rapporto Trattamento fine rapporto Accantonata Erogata nel 2015 Altro Beneficiari per gli anni precedenti per il 2015 Erogati nel 2015 Beneficiari Erogato nel 2015 Pagamento più elevato del 2015 Amministratori con incarichi esecutivi 3 753.794,52 430.000,00 - - - - - - 0 - 0 - - Responsabili di funzioni aziendali 4 - 625.391,72 4.000,00 - - - - - 1 25.000,00 0 - - Responsabili di funzioni aziendali di controllo 3 - 521.237,32 6.000,00 - - - - - 0 - 0 - - 10 753.794,52 1.576.629,04 10.000,00 1 25.000,00 0 - - - - - - 48 15 – Leva finanziaria La regolamentazione prudenziale ha introdotto l’obbligo di calcolo, di segnalazione e di pubblicazione di un coefficiente di leva finanziaria che rappresenterà un requisito regolamentare supplementare rispetto agli indicatori risk based. L’indice di leva finanziaria persegue i seguenti obiettivi: • Contenere l’accumulo di leva finanziaria nel settoere bancario; • Rafforzare i requisiti patrimoniali con una misura integrativa semplice e non basata sul rischio. Il livello minimo dell’indicatore è stato fissato dal Comitato di Basilea al 3%. Il coefficiente di leva finanziaria è calcolato come rapporto tra il Capitale di Classe 1 e l’Esposizione complessiva. In particolare, il denominatore dell’indicatore è costituito dal totale delle esposizioni corrette escludendo, tra l’altro, le attività dedotte dal Capitale di Classe 1 e includendo le operazioni fuori bilancio. Con riferimento al numeratore, invece, si evidenzia che a decorrere dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2021, il coefficiente è calcolato utilizzando: • il Capitale di Classe 1 “transitorio”, ovvero la somma del Capitale primario di Classe 1 (CET1) e del Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) della banca: • il capitale di Classe 1 “a regime”, cioè depurato delle regole di cui alle Disposizioni transitorie. Al 31/12/2015 la banca presenta un indice di leva finanziaria pari al 45,54% superiore al livello minimo regolamentare. Ad oggi, l’indicatore è oggetto di segnalazione trimestrale ai fini del monitoring di Banca d’Italia. La banca reputa, al momento, il rischio di leva finanziaria contenuto. Modello LRSum – Riepilogo della riconciliazione tra attività contabili e esposizioni del coefficiente di leva finanziaria Importi applicabili 1 Attività totali come da bilancio pubblicato 91.601.330 2 Rettifica per i soggetti consolidati a fini contabili ma esclusi dall’ambito del consolidamento regolamentare 3 (Rettifica per le attività fiduciarie contabilizzate in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile ma escluse dalla misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 13, del Regolamento (UE) n. 575/2013 4 Rettifica per gli strumenti finanziari derivati 2.544.629 5 Rettifica per le operazioni di finanziamento tramite titoli (SFT) 6 Rettifica per gli elementi fuori bilancio (conversione delle esposizioni fuori bilancio in importi equivalenti di credito) 2.798.546 UE - (Rettifica per le esposizioni infragruppo escluse dalla misura dell’esposizione 6a complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 7, del Regolamento (UE) n. 575/2013) UE – (Rettifica per le esposizioni infragruppo escluse dalla misura dell’esposizione 6b complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 14, del Regolamento (UE) n. 575/2013) 7 Altre rettifiche (725.586) 8 Misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria 96.218.919 49 Modello LRCom – Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria Esposizione del coefficiente di leva finanziaria (CRR) 1 2 3 4 5 UE – 5a 6 7 8 9 10 11 12 13 14 UE – 14a 15 UE – 15a 16 17 18 19 UE – 19a UE – 19b Esposizioni in bilancio (esclusi derivati e SFT) Elementi in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie, ma comprese le garanzie reali) (Importi delle attività dedotte nella determinazione del capitale di classe 1) Totale esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie) (somma delle righe 1 e 2) Esposizione su derivati Costi di sostituzione associato a tutte le operazioni su derivati (al netto del margine di variazione in contante ammissibile) Maggiorazioni per le potenziali esposizioni future associate a tutte le operazioni su derivati (metodo del valore di mercato) Esposizioni calcolata secondo il metodo dell’esposizione originaria 91.601.330 (725.586) 90.875.744 2.544.629 - Lordizzazione delle garanzie reali fornite su derivati se dedotte dalle attività in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile (Deduzione dei crediti per il margine di variazione in contante fornito in operazioni su derivati) (Componente CCP esentata delle esposizioni da negoziazione compensate per conto del cliente) Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti (Compensazioni nozionali effettive rettificate e deduzione delle maggiorazioni per i derivati su crediti venduti) Totale esposizioni su derivati (somma delle righe da 4 a 10) Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli Attività SFT lorde (senza rilevamento della compensazione) previa rettifica per le operazioni contabilizzate come vendita (Importi compensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lorde) Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT Deroga per SFT: esposizione al rischio di controparte ai sensi dell’articolo 429ter, paragrafo 4, e dell’articolo 222 del regolamento (UE) n. 575/2013 Esposizioni su operazioni effettuate come agente (Componente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del cliente Totale Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli (somma delle righe da 12 a 15) Altre esposizioni fuori bilancio Importo nozionale lordo delle esposizioni fuori bilancio (Rettifica per conversione in importi equivalenti di credito) Totale Altre esposizioni fuori bilancio (somma delle righe 17 e 18) (Esposizoni esentate a norma dell’articolo 429, paragrafi 7 e 14, del Regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio (Esposizioni infragruppo (su base individuale) esentate a norma dell’articolo 429, paragrafo 7, del Regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio)) (Esposizioni esentate a norma dell’articolo 429, paragrafo 14, del Regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio) 2.544.629 2.798.546 2.798.546 50 Esposizione del coefficiente di leva finanziaria (CRR) 20 21 22 UE 23 UE 24 Capitale e misura dell’esposizione complessiva Capitale di Classe 1 Misura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria (somma delle righe 3, 11, 16, 19, UE-19° e UE-19b Coefficiente di leva finanziaria Coefficiente di leva finanziaria Scelta delle disposizioni transitorie e importo degli elementi fiduciari eliminati Scelta delle disposizioni transitorie per la definizione della misura del capitale 43.822.001 96.218.919 45,54% a regime Importo degli elementi fiduciari eliminati ai sensi dell’articolo 429, paragrafo 11, del Regolamento (UE) n. 575/2013 - Modello LRSpl – Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate) Esposizione del coefficiente di leva finanziaria (CRR) UE-1 Totale Esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate), di cui: UE-2 esposizioni nel portafoglio di negoziazione 2.316.042 UE-3 esposizioni nel portafoglio bancario, di cui: UE-4 obbligazioni garantite UE-5 esposizioni trattate come emittenti sovrani 8.552.747 UE-6 esposizoni verso amministrazioni regionali, banche multilaterali di sviluppo, organizzazioni internazionali e organismi del settore pubblico non trattati come emittenti sovrani 6.586 UE-7 enti 21.014.573 UE-8 garantite da ipoteche su beni immobili 3.891.649 UE-9 esposizoni al dettaglio UEimprese 31.114.067 10 UEesposizioni in stato di default 18.234.882 11 UEaltre esposizioni (ad esempio in strumenti di capitale, cartolarizzazioni e altre 12 attività diverse dai crediti) 6.470.784 51 Coefficiente di leva finanziaria (CRR) – Modello d’informativa Modello LRQua 1 Descrizione dei processi utilizzati per gestire il rischio di leva finanziaria 2 Descrizione dei fattori che hanno avuto un impatto sul coefficiente di leva finanziaria durante il periodo cui si riferisce il coefficiente di leva finanziario pubblicato I processi di gestione del rischio di leva finanziaria sono inseriti nella procedura interna di gestione del Risk Appetite Framework di cui l’indice di leva finanziaria è parte. Per ogni nuova operazione di investimento della banca sono eseguite delle simulazioni dell’impatto sull’indice in oggetto. Gli investimenti eseguiti nel corso del 2015 sono stati tutti finanziati dalla liquidità interna riveniente dalla ri – patrimonializzazione della banca del 2013. Pertanto, l’indice risulta elevato e ben superiore al minimo normativo. 52