iPhone 5 al banco di prova Telefono promosso, iOS6 no

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iPhone 5 al banco di prova Telefono promosso, iOS6 no
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
EDITORIALE
30 anni di CD
per sentire peggio
Oggi, proprio oggi, trent’anni fa,
fu lanciato il compact disc.
Il 1 ottobre 1982, infatti, vide la
luce il CD 52nd Street di Billy Joel
e il primo indispensabile lettore,
il Philips CDP-101, del costo di
oltre 2 milioni di lire.
Era l’inizio della nuova era digitale che, partita proprio dall’audio,
ha finito per riguardare tutto:
video, fotografie, telefonate,
informazioni. A pensarci bene
fu l’inizio della “dematerializzazione” dei contenuti: si passava
dalle meravigliose copertine
degli album 33 giri ai piccoli
(e inizialmente molto poveri)
booklet dei CD. I “resistenti”
furono moltissimi: difficile rinunciare alle illustrazioni giganti;
coraggioso spendere cifre triple
per acquistare un CD al posto
del 33 giri; spiazzante il suono del
silenzio digitale tra una canzone
e l’altra, confrontato con i click”
e i “pop” del vinile. La dinamica
e la purezza dei dischi “DDD”
(quelli anche incisi e masterizzati
in digitale, il primo fu Brothers
in Arms dei Dire Straits), fece
cadere le ultime perplessità. Una
storia da 300 miliardi di pezzi,
incredibile e irripetibile ai giorni
nostri, soprattutto se si pensa che
il formato era “proprietario” e
non condiviso tra tutta l’industria e progettato (con Sony) da
Philips, un’azienda europea. Un
formato che, pur con tutte le difficoltà del mercato discografico, è
vivo e vegeto ancora adesso.
E allora, buon compleanno CD;
un compleanno triste, nella
consapevolezza che 30 anni non
ci sono bastati per imparare ad
ascoltare meglio: i file MP3
suonano peggio del CD e
pochi, troppo pochi, lo dicono
chiaramente. Banda, codifiche,
memorie e player per la musica
lossless ci sono, ma manca la volontà di venderla, probabilmente
per colpa di discografici miopi
che non vogliono far circolare
file troppo “buoni”. In molti, nel
frattempo, scaricano musica
FLAC pirata da Internet, con
l’apparente scusante di non poter
avere la medesima qualità con
l’offerta legale. Evidentemente
la domanda di maggiore qualità
c’è, anche tra quelli che rubano;
figurarsi tra gli onesti.
Gianfranco Giardina
p.1
MOBILE / Lo smartphone Apple nel test completo di DDAY.it
iPhone 5 al banco di prova
Telefono promosso, iOS6 no
Rispetto al 4S migliorie notevoli. Ma iOS6 merita un rapido aggiornamento
di E. Villa
S
e ne parla da tempo, ma la disponibilità italiana dell’iPhone 5 è
una notizia dell’ultim’ora. L’abbiamo provato, non tanto per scoprire se
sia un prodotto di valore e se offra buone prestazioni (cosa che, considerando
la tradizione iPhone, è quasi scontata),
ma più che altro per valutare la “distanza” generazionale con iPhone 4S, uno
smartphone di per sé già completo,
potente e versatile. Sulla carta il rinnovamento c’è e si sente (più che altro,
si vede): il display è sempre un Retina,
ma è più grande e in formato 16:9, cosa
che, se da un lato permette di ospitare
più informazioni, dall’altro obbliga gli
sviluppatori a un aggiornamento delle
app. Al momento solo quelle di Apple
e poche altre sono aggiornate, le altre
funzionano benissimo ma hanno le
classiche “bande nere” ai lati, indispensabili per non deformare il quadro. Miglioramenti anche sul fronte
del design, con uno chassis
unibody più sottile e leggero, ma senza dimenticare la
potenza raddoppiata con il
SoC A6 e una fotocamera
dalle prestazioni superiori.
Il sistema operativo, invece,
non cambia, nel senso che
anche iPhone 4S è aggiornabile a iOS 6. Tutto questo
sulla carta, ma solo una prova pratica può dimostrare il
vero valore del nuovo smartphone Apple. Ve la proponiamo integralmente, a
partire da pagina 9.
GAME & MOVIE / Interessante cambio di strategia in casa Fox
Film in rete prima del DVD!
Più enfasi allo streaming e download con uscite in anticipo su DVD e Blu-ray
di E. Villa
L
ungi dal “trascurare” i supporti
standard dell’Home Video, ovvero DVD e Blu-ray Disc (oggi
anche in versione 3D), 20th Century
Fox ha recentemente annunciato
un’iniziativa volta ad enfatizzare lo
streaming e il download legale dei
contenuti cinematografici. Si chiama Digital HD ed è un nuovo ca-
talogo di film che 20th Century Fox
mette a disposizione dei fornitori
di servizi di streaming e download
online. La notizia interessante è che
questi film sono tutti in alta definizione e, soprattutto, vengono proposti in anticipo rispetto alla data
d’uscita del supporto fisico. Per
maggiori dettagli, si veda la news a
pagina 22.
DDAY.it magazine 55
In questo fascicolo
tra le altre cose...
MOBILE
02 Nokia Lumia 920: buona
“potenza” fotografica
03 HTC presenta Windows
Phone 8X e 8S
06 Mappe iOS 6, Apple va
“fuori strada”
TV & VIDEO
12 TV Panasonic EM5 50’’
a 899 euro
13 Cubovision, nuovo
decoder e tariffe flat
HI-FI & HOME THEATER
15 B&W lancia
2 diffusori AirPlay
16 Audioquest Dragonfly:
e la musica vola
PEOPLE & MARKET
18 iPhone 5 con Tim,
Vodafone e Tre.
Tariffe a confronto
20 TV 3D, ecco quando
conviene comprarli
GAME & MOVIE
22 Fox Digital HD
22 PS3 Ultraslim
DIGITAL IMAGING
24 Leica Reflex M
25 Canon EOS 6D
27 Nikon Coolpix S800C
TEST
09 iPhone 5
32 Intreeo Casper
35 Apple Mac Book Pro Retina
38 Panasonic Eluga
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Ospite allo stand Zeiss del Photokina Nokia mostra tutta la potenza fotografica del nuovo Lumia PureView
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Buona
“potenza” fotografica per il Nokia Lumia 920
Quando c’è poca luce straccia l’iPhone 4S e il Samsung Galaxy S III, il sensore è però spesso 6mm ed è difficile da utilizzare in uno smartphone sottile
di R. Pezzali
A
llo stand Zeiss del Photokina
era presente il Lumia 920 PureView. Purtroppo non abbiamo
potuto utilizzate “da soli” il nuovo top
di gamma Lumia con sistema operativo Windows 8 e non abbiamo potuto prelevare dallo smartphone i file
originali delle foto scattate, ma siamo
riusciti a salvare qualche filmato delle
funzioni Lenses e a ottenere qualche
dettaglio in più, strappato con fatica
allo stand. Il motivo per il quale non
si possono avere le foto è semplice: lo
smartphone ancora non è definitivo,
almeno nel software. Il lancio, ci dicono, avverrà sicuramente entro il periodo natalizio, ma la data ancora non è
stata stabilita.
Ben fatto, ma pesante
Il Lumia 920 è davvero ben fatto, è
solido e massiccio e questo ovviamente si riflette sul suo peso: quasi
200 grammi. Il sistema operativo non
sembra, a prima vista, molto diverso
da Windows Phone 7: c’è la nuova
home screen e tutte le funzioni già
viste quando Joe Belfiore l’ha presentato, ma altre piccole novità, per
esempio al client di posta o all’organizzazione delle applicazioni, non
ce ne sono. Ci aspettavamo almeno
una gestione delle app in cartelle,
o un’organizzazione migliore delle
mail, invece al momento sembra di
trovarsi davanti a un Windows Phone
7 con qualche funzione in più e una
home screen con le tile più piccole
che però si adatta alla perfezione al
grande schermo del Lumia 920. Il display PureMotion HD+ è bellissimo:
abbiamo avuto modo di confrontarlo sotto un faretto allo stand Zeiss
direttamente con un Galaxy S III e
con un iPhone 4S e, nonostante la
luminosità dello schermo non fosse
impostata al massimo, la leggibilità,
anche sotto una fonte di luce diretta
è comunque eccellente. Lo schermo
si può usare anche con i guanti ma
la risposta non è così immediata. Ci
è sembrata migliore anche la fluidità, anche se non di molto rispetto a
WP7, già fluidissimo. Buona anche la
ricarica a induzione: rispetto ad altre soluzioni simili, dove si deve fare
attenzione a come si appoggia lo
smartphone sulla base di ricarica, il
sistema Nokia è molto più tollerante:
basta appoggiarlo, anche storto, e lo
smartphone inizia a ricaricarsi.
Foto ottime, sensore grande
Trattandosi del Photokina, l’attenzione
era tutta rivolta alla parte “fotografica”.
Nokia allo stand Zeiss ha preparato
una sorta di “black box” con all’interno
un pattern da fotografare praticamente in assenza di luce, per fare il confron-
to diretto con l’iPhone 4S e il Galaxy S
III. Da quanto abbiamo potuto vedere,
questo sensore è davvero un bel passo
avanti rispetto a quello che offre oggi
il mercato degli smartphone. Il sensore è spesso quasi 6 mm, impensabile
quindi inserirlo ad esempio nel nuovo
iPhone 5: Nokia non a caso l’ha inserito
nella zona centrale dello smartphone,
l’unica che, grazie allo spessore maggiore, poteva ospitare un sensore
stabilizzato ottico così grande. Le
performance sono davvero eccellenti:
i vantaggi si ottengono soprattutto in
ambito video e durante lo scatto in assenza di luce. Abbiamo fatto un paio
di foto al pattern dinamico preparato
da Zeiss allo stand per provare i nuovi
obiettivi: in situazioni ottimali, con un
soggetto ben illuminato, il Lumia restituisce ottime foto, anche se è davvero
difficile percepire differenze tra i tre
smartphone. Quando invece si tratta di
scattare al buio il Lumia 920 ha almeno
3 marce in più: la possibilità di aumen-
tare l’esposizione grazie allo stabilizzatore ottico permette di realizzare scatti
decisamente più brillanti e equilibrati
senza la necessità di un flash. Purtroppo non ci hanno permesso di scaricare
i file quindi si dovrà attendere l’uscita
sul mercato per provare sul campo le
performance del nuovo PureView, tuttavia se la fotocamera rappresenta uno
dei motivi di scelta di uno smartphone
quella usata da Nokia non ha al momento rivali sul mercato. Abbiamo
avuto modo di provare anche Lenses,
ovvero i plugin che si possono richiamare dall’applicazione fotocamera per
poter aggiungere effetti e ritoccare le
foto. In questo caso siamo riusciti a
fare anche un video.
Prezzi e disponibilità
Sono stati comunicati anche i prezzi:
Lumia 920 arriverà a metà novembre
in Italia insieme al Lumia 820, rispettivamente a 599 euro per il primo e 499
per il secondo.
Nokia Lumia 920 PureView
anteprima video dal Photokina
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Disponibili a partire dal mese di novembre i due smartphone HTC Windows 8, non ancora comunicati i prezzi
p.3
HTC presenta gli smartphone Windows Phone 8X e 8S
Sfoggiano un design giovane e colorato, hanno display da 4.3 e 4 pollici, utilizzano un processore dual core e offrono la tecnologia Beats Audio
di P. Centofanti
P
eter Chou e Steve Ballmer
hanno presentato la gamma
di smartphone HTC Windows
Phone 8. Descritti come il punto di
arrivo di una collaborazione lunga
15 anni, i nuovi smartphone sono
contraddistinti da un design giovane, colorato e per certi versi in linea
con i nuovi Lumia di Nokia. Proprio
come Nokia, anche HTC ha posto
l’accento, oltre che sulle caratteristiche del nuovo sistema operativo,
soprattutto sulla fotocamera. In particolare HTC ha portato sulla gamma
Windows Phone le stesse tecnologie impiegate sulla gamma Android
One: sensore, processore di immagine e obiettivo con apertura F2.0. E
sempre dalla gamma Android arriva
anche la tecnologia Beats Audio,
con un amplificatore audio dedicato
sul modello di punta. I due modelli
di differenziano prima di tutto per il
taglio del display. Il Windows Phone
8X è basato su un display da 4.3 pollici con risoluzione di 1280x720 pixel
MOBILE /
HTC Windows Phone 8S
in tecnologia LCD. Il processore è un
Qualcomm S4 dual core da 1.5 GHz,
con 1 GB di RAM, versione LTE per
gli Stati Uniti, 16 GB di memoria integrata, NFC e fotocamera da 8 Megapixel. Interessante la fotocamera
frontale da ben 2.1 Megapixel. La
batteria ha invece una capacità di
1800 mAh.
L’HTC Windows Phone 8S monta un
HTC Windows Phone 8X
display più piccolo, 4 pollici, e meno
risoluto, WVGA. Anche le altre caratteristiche tecniche sono ridimensionate: il processore è sempre un S4
dual core, ma con clock a 1 GHz, la
RAM scende a 512 MB, niente LTE
o NFC, fotocamera da 5 Megapixel
e solo 4 GB di memoria integrata,
anche se in questo caso troviamo
lo slot di espansione per schede
Presentato ufficialmente WeMove Legend, smartphone top di gamma di NGM
NGM: ecco il dual-SIM con SuperAMOLED
Utilizza Android Ice Cream Sandwich e ha un display 4.3” Super AMOLED Plus. Il prezzo è contenuto, soli 299 euro
di V. R. Barassi
D
a NGM arriva una proposta
che sembra davvero molto
interessante, rivolta soprattutto a coloro che non possono fare
a meno di utilizzare due schede SIM.
WeMove Legend è il nuovo smartphone top-di-gamma dell’azienda
e le caratteristiche per arrivare ad un
buon riscontro a livello commerciale
ci sono tutte. Lo smartphone è caratterizzato da un bellissimo display
da 4.3 pollici di diagonale caratterizzato da una tecnologia Super AMOLED Plus e sormontato da un Gorilla
Glass; il sistema operativo è l’ormai
onnipresente Android Ice Cream
Sandwitch che “gira” sfruttando le
potenzialità del processore CortexA9 da 1 GHz di clock, non certo un
mostro nelle prestazioni ma sicura-
mente “dignitoso” e
adeguato al dispositivo. Il design è molto piacevole; salta
subito all’occhio lo
spessore molto ridotto del dispositivo (spesso solo 9.5
millimetri) e non è
difficile
accorgersi
del peso piuttosto
contenuto (solo 120
grammi).
La fotocamera è da
8 megapixel ed è in
grado di registrare
filmati a 720p sulla
memory card da 8
GB offerta nella confezione di vendita; non mancano infine il software
di navigazione NGM (c’è pure il GPS
integrato), la tastiera SwiftKey e la
Radio FM. Un ottimo pacchetto, in
sostanza, proposto ad un prezzo
di listino davvero niente male: 299
euro al lancio.
microSD. Entrambi gli smartphone
saranno disponibili da novembre
(prezzi ancora da annunciare) con
colori sgargianti. HTC Windows Phone 8X sarà disponibile con lo chassis
in giallo, blu, rosso e nero, mentre
Windows Phone 8S (qui nell’immagine in alto) verrà venduto in versione blu e nera, gialla e grigia, rossa e
bianca e nera.
MOBILE
HTC ha copiato
i Nokia Lumia?
L’annuncio dei nuovi
smartphone Windows Phone
di HTC ha visto reazioni
contrastanti in casa Nokia. Il
capo del marketing di Nokia,
Chris Weber, dapprima a The
Verge si è dichiarato contento
per l’arrivo di nuovi terminali,
una cosa sicuramente positiva
per l’ecosistema Windows
Phone; poi, su Twitter, si è
lasciato andare a ben altre
considerazioni, gettando più di
un’ombra sul lancio degli HTC:
“non basta copiare i colori per
copiare il Lumia 920”. A prima
vista, infatti, i nuovi Windows
Phone 8X e Windows Phone 8S
ricordano molto i Lumia di Nokia,
sia nei colori che nelle forme. Per
il bene dell’ecosistema Windows
Phone ci auguriamo che Nokia
non faccia causa a HTC, sarebbe
come tirarsi la zappa sui piedi.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE
Matias Duarte:
“Android è a un
terzo di strada”
Matias Duarte, il designer
responsabile dei miglioramenti
dell’interfaccia di Android, non
ha ancora finito di dare una
ripulita all’esperienza utente
di P. Centofanti
Android ha fatto molta strada, ma
è solo a partire da Gingerbread e
soprattutto Ice Cream Sandwich
(Android 4.0), che l’interfaccia
utente ha fatto significativi balzi
in avanti per pulizia, coerenza e
intuitività. Non è un caso che ciò
sia avvenuto con l’ingresso nel
team Android di Matias Duarte,
designer che fu responsabile del
progetto dell’interfaccia di WebOS per il Palm Pre e che da due
anni si occupa di dare una bella
rinfrescata all’aspetto del sistema
operativo di Google.
Duarte è stato inserito nella lista
di FastCompany dei 50 designer
che stanno ridefinendo il futuro,
ma Duarte ammette che di strada
da fare ce n’è ancora: tra comandi
che non sempre fanno quello che
ci si aspetta, incongruenze di stile
nei menù e nelle icone, bug vari,
per il grafico di Android il lavoro
è solo a un terzo dall’obiettivo finale. Resta da chiedersi in quanti
possono godere del lavoro di
Duarte o dei suoi raffinamenti:
tra interfacce customizzate dai
produttori e difficoltà nel ricevere
gli aggiornamenti, l’evoluzione di
Android rischia di rimanere qualcosa per pochi intenditori, ed è
un vero peccato.
MOBILE / In arrivo il nuovo smartphone della gamma Nexus?
HTC One X5=Google Nexus 5
Lo smartphone da 5 pollici di HTC svelato da poco sarà il prossimo Nexus
di P. Centofanti
A
lla vigilia dell’evento HTC, erano emerse le immagini di un
nuovo smartphone con display
da 5 pollici denominato HTC One X5.
Ora, stando alle fonti di GSMarena,
si apprende che quel terminale potrebbe essere la base di un nuovo
smartphone della gamma Nexus di
Google. Tra un paio di mesi il Galaxy
Nexus compie infatti un anno, ed è
lecito aspettarsi l’annuncio di nuovi prodotti della gamma. Il nuovo
smartphone secondo le fonti, si chiamerebbe Nexus 5, sarebbe basato su
Android 4.1.2, display da 5 pollici
con risoluzione Full HD, processore
Qualcomm Snapdragon S4 Pro e
avrebbe una fotocamera da ben 12
Megapixel. GSMarena ci tiene a precisare che non ha modo di verificare
l’informazione, che però arriverebbe
direttamente dall’interno di HTC.
MOBILE
In dirittura d’arrivo il tablet 7 pollici Acer
L’Iconia Tab A110 arriverà in Italia con Android Jelly Bean e Tegra 3
di P. Centofanti
Presentato al Computex, arriverà in ottobre
in Italia il nuovo Acer Iconia Tab A110.
Si tratta di un tablet che si pone
come diretto concorrente
dell’Asus Nexus 7, con processore NVIDIA Tegra 3, display da 7 pollici e sistema
operativo Jelly Bean di serie.
Non mancano però alcune differenze. Il display ad esempio ha una
risoluzione inferiore, 1024x600 pixel,
il tablet pesa un po’ di più, 390 grammi,
mentre la fotocamera è da 2 Megapixel (in questo caso superiore a quella da 1.2 Megapixel del Nexus 7). La memoria integrata è da 8 GB, ma è
espandibile tramite slot per schede microSD fino a 32 GB, a differenza del
tablet Asus. Oltre alla porta microUSB, c’è anche l’uscita HDMI per il collegamento a display esterni. La connettività wireless comprende Bluetooth
3.0 e Wi-Fi 802.11n, mentre è assente il supporto all’NFC. Il prezzo per l’Italia è di 249 euro.
MOBILE
p.4
Motorola Razr i
l’Android con
Intel inside
IMotorola annuncia
ufficialmente Razr i, versione
del nuovo Razr M basato però
su processore Intel Atom. Così
Intel cerca di riagguantare il
mondo mobile
di P. Centofanti
Il Motorola Razr i visto da fuori
non sembra troppo diverso dal
nuovissimo Razr M, smartphone
Motorola con display da 4.3 pollici Super AMOLED HD, fotocamera da 8 Megapixel e sistema
operativo Android 4.0. Ma dentro invece del solito processore
ARM c’è una CPU Intel Atom.
Ecco spiegata quella i, nel nome,
Razr i, il primo smartphone Motorla con processore Intel. Dopo
ZTE e Lenovo, Intel trova in Motorola un altro importante partnet per riagguantare il mercato
dei dispositivi mobile. Il nuovo
smartphone, dedicato al mercato europeo (e sudamericano),
utilizza un processore Atom single core con architettura Medfield da 2 GHz, capace insieme
alla batteria da 2000 mAh di assicurare 20 ore di utilizzo “misto”
e sufficientemente potente per
scattare, ad esempio, fino a 10
foto al secondo.
Lo smartphone sarà disponibile
a partire da questo m,ese inizialmente però in Francia, Germania e UK.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Arriva un nuovo operatore mobile virtuale che opera su rete Tre, promette tariffe low cost
Bip Mobile, telefonia low cost a metà
Solo 3 centesimi al minuto per le chiamate, 12 centesimi gli SMS, meno conveniente la tariffa per il traffico dati
di M. Dalli
S
i chiama Bip Mobile, è il nuovo
operatore di rete mobile virtuale che, per funzionare, si appoggia alla rete di 3 Italia. Prima del
lancio le promesse erano molto interessanti: Bip Mobile avrebbe infatti
dovuto ricalcare il modello di alcuni
operatori low cost, come esempio
la francese free, che propone tariffe
molto vantaggiose. Le offerte di Bip,
che avrà prefisso 373, prevedono una
tariffazione di 3 centesimi al minuto
per le chiamate, calcolati con scatti di
30 secondi e scatto alla risposta di 16
centesimi. La tariffa si applica anche
alle chiamate verso Cina e India, e
Albania, Marocco e Romania su rete
fissa. Gli SMS hanno invece un costo
di 12 centesimi e, per chi attiva una
SIM in promozione, verrà erogata
un’autoricarica di 3 centesimi per
ogni SMS ricevuto, ad eccezione di
quelli ricevuti da rete 3 Italia (il credito
omaggio sarà valido fino al 30 giugno
2013). Le tariffe voce sono effettiva-
MOBILE
È NEC il tablet più
leggero al mondo
Il tablet Medias Tab UL N08-D
è il 7” più leggero al mondo.
Non arriverà nel nostro Paese,
è realizzato e venduto solo in
Giappone da NTT Docomo,
tuttavia la strada percorsa da Nec
potrebbe essere seguita da altri
produttori. Il segreto è una fibra
di carbonio che ha permesso di
contenere lo spessore del tablet
in soli 7.9 mm e il peso, batteria e
circuiti inclusi, a soli 249 grammi.
Se si pensa che il Nexus 7 pesa
345 grammi la riduzione di peso
è notevole, circa il 30%. Il Medias
Tab UL N08-D ha uno schermo
da 1280 x 800, processore dual
core da 1.5 GHz, batteria da 3100
mAh e fotocamera Exmor-R da 8
megapixel.
mente convenienti, ma la parte dati
ci sembra sostanzialmente allineata
con la concorrenza: navigare da PC o
tablet costa 2 euro alla settimana per
500 MB di traffico (8 euro al mese per
2 GB di traffico), mentre la navigazione da smartphone costerà sempre 2
euro a settimana, ma il traffico sarà
ridotto a 300 MB (il traffico è da considerarsi esclusivamente su rete UMTS).
Oltre alle tariffe sono stati presentati
anche due dispositivi brandizzati Bip,
un telefono dual SIM DS 100 a 49 euro
e una chiavetta internet a 69 euro con
6 mesi di navigazione inclusi. Doven-
do quindi trarre le somme, Bip Mobile
risulta molto conveniente per la parte
di fonia, anche se forse per chi chiama molto conviene ancora stipulare
un abbonamento forfetario, cosa che
Bip (che ha solo ricaricabili) ancora
non permette. Bip Mobile è stata però
pensata per la “smart generation”, che
sicuramente è più propensa a fare
uso di Facebook, SMS e Whatsapp
piuttosto che chiamate vocali. Se
questo è davvero il target, Bip Mobile
ha poco di diverso da offrire rispetto
alla concorrenza. Si può dunque definire ancora low cost?
p.5
MOBILE
Jelly Bean per
Galaxy S III, si
parte dalla Polonia
Samsung ha finalmente iniziato
il rilascio di Jelly Bean per il
Galaxy S III: l’aggiornamento
inizia dalla Polonia dove gli
utenti si sono visti recapitare
la notifica della disponibilità di
Android 4.1.1. L’aggiornamento
mantiene l’interfaccia custom di
Samsung, ma “importa” alcune
delle maggiori novità di Jelly
Bean: project butter per una
più fluida grafica, il servizio
Google Now, la nuova barra delle
notifiche, mentre direttamente
dalla TouchWiz del Galaxy Note
II, arriva il nuovo Popup che
comanda diverse funzioni durante
una chiamata. L’aggiornamento
arriva a circa due mesi dall’uscita
di Jelly Bean, in ambito Android
un piccolo record di velocità
per un produttore di terze parti.
Al momento nonc’è una road
map precisa per il rilascio degli
aggiornamenti in Europa ma
possiamo aspettarci che il rilascio
per l’Italia non sia poi così lontano.
MOBILE
MOBILE
Qualcomm sbeffeggia Intel con un video
L’azienda compara i suoi processori di due anni fa con gli attuali Intel
di P. Centofanti
L’ingresso di Intel in
campo mobile con un
processore per smartphone e tablet ha
generato sicuramente
interesse tra gli appassionati, ma cosa ne
pensano gli addetti ai
lavori? Qualcomm ovviamente non ci sta e
ha realizzato un video
in cui mette a confronto le prestazioni di un Sony Xperia Arc con processore
Snapdragon del 2010, con quelle dello smartphone reference per l’architettura Medfield.Il video non è certo clemente nei confronti della piattaforma Intel, specie alla luce del fatto che il processore dello smartphone Sony
ormai comincia a essere vecchiotto. Va però detto che il confronto non è
nemmeno così “pulito”: quando è ottimizzato Android per il processore Intel? Il software qui fa una differenza di non poco conto, e mentre Android
è nato su ARM, il codice per x86 non è così rodato, anzi. Resta il fatto che
in alcune operazioni le differenze sono davvero significative e la possibilità
che alcune app potrebbero non essere compatibili con smartphone basati
su Intel (i giochi nel video), non è da sottovalutare.
LG denuncia
Samsung per
l’OLED
LG e Samsung tornano in tribunale
per l’OLED. Anzi, sarebbe più
corretto dire che dopo la denuncia
presentata da Samsung contro
LG per aver sottratto tecnologie
OLED, LG risponde denunciando a
sua volta Samsung presso la Seoul
Central District Court. Questa
volta non si tratta di TV, ma di
smartphone e tablet: secondo LG
i Samsung Galaxy S III, Galaxy S
II, Galaxy S II HD, Galaxy Note e il
Galaxy Tab 7.7 infrangono 7 loro
brevetti, incluso quello del Narrow
Bezel, ovvero il brevetto per la
cornice sottile. LG chiede 7 miliardi
di Won, 1 miliardo per ogni
brevetto infranto. La stessa esatta
cifra chiesta da Samsung nell’altro
processo. “Samsung e Samsung
Display devono smettere di usare
le nostre tecnologie e i nostri
brevetti senza permesso”, tuona
LG.L’impressione è che tutto finirà
a tarallucci e vino.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Apple con iOS 6 ha abbandonato Google Maps, la nuova soluzione però non convince
Mappe iOS 6, Apple va “fuori strada”
Le mappe per ora sono ancora incomplete e sbagliate, Apple per migliorle conta anche sull’aiuto degli utenti
MOBILE
Smart Pad 875
Jelly Bean
a 169 euro
Mediacom presenta il nuovo
tablet Smart Pad 875: ha un
processore dual core da
1.5 GHz, schermo da 8” IPS
e sistema operativo Jelly Bean
di R. Pezzali
S
ono bastate poche ore con iOS 6
per capire che la scelta di Apple
di affidarsi ad un nuovo servizio
di mappe proprietario abbandonando Google Maps è stata più una scelta
politica che un cambiamento rivolto
al consumatore. Le nuove mappe inserite nel sistema operativo non solo
sono incomplete, ma contengono
anche errori paradossali come strade
interrotte, crateri e ristoranti in mezzo ai fiumi, situazioni improbabili che
stanno facendo il giro del web suscitando l’ilarità. Chi ha conosciuto Steve
Jobs giura che una cosa del genere lo
avrebbe fatto andare su tutte le furie e
che sicuramente qualche testa sarebbe caduta.
Cosa ha combinato Apple con queste
mappe? Noi stiamo usando iOS 6 in
versione Golden Master e il servizio
mappe da prima del rilascio ufficiale,
lo abbiamo provato a Colonia e a Milano, a prima vista non sembra affatto
male. Apple però è partita da zero,
Google è da oltre 10 anni che perfeziona il suo sistema quindi è normale
sia migliore: se Apple voleva proporre
un’alternativa a Google Maps soddisfacente doveva per forza bussare alla
porta di Microsoft chiedendo i dati di
Bing Maps o da Nokia, gli unici servizi
che al momento potrebbero competere con quello di Google. Apple, invece, è partita da TomTom e da altri provider, e sta cercando di costruire tutto
partendo dai dati di un’azienda che di
base produce una cartografia per navigatori. Elaborando i dati forniti dalle
foto aeree, Apple, utilizzando computer e algoritmi, sta aggiungendo i dati
mancanti alle mappe: probabilmente
inserisce fiumi, foreste ed elementi
ambientali usando una sorta di riconoscimento fotografico (si spiegano i
fiumi che si spezzano e che scompaiono e riappaiono). Allo stesso modo,
utilizzando foto da più angoli, elabora
un’immagine 3D per le mappe tridimensionali, al momento funzionanti
solo negli Usa. I POI arrivano da Yelp
e da altri fornitori di servizi: anche qui
non c’è un lavoro manuale per certificare la posizione di alcuni riferimenti
e così si spiegano musei posizionati
in mezzo al fiume e altre strutture in-
p.6
di R. Pezzali
Sopra si nota un errore evidente: un corso d’acqua che termina nel nulla;
situazioni come questa hanno suscitato ilarità sul Web.
serite a caso. Purtroppo la cartografia
è un lavoro che fin dai tempi antichi
ha richiesto sopralluoghi e analisi attente: Google in questi anni ha speso
milioni di euro per mappare il mondo
intero, ha fatto rilievi sul posto, ha corretto, sistemato, ottimizzato strade e
percorsi, arrivando a offrire un servizio
che, come il suo motore di ricerca, è
ad oggi insostituibile. Apple si è sganciata da Google, ed è ovviamente una
scelta politica, ma gli utenti dovrebbero essere solo contenti: così come con
YouTube, Google dovrà proporre ora
un’applicazione Maps sullo Store (e se
Apple non l’approvasse scoppierebbe un caso politico). Un’applicazione
è decisamente più interessante della
soluzione integrata da Apple stessa:
Google può aggiornarla quando vuole, migliorarla e aggiungere nuove
funzioni. Apple ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, dove spiega che
Maps è solo un inizio e che essendo
una soluzione “cloud based” sarà migliorata grazie all’utilizzo da parte degli utenti. Ma difficilmente, arriverà ai
livelli di Google Maps.
L’arrivo dei tablet da 7” a basso
costo con processore quad core
ha rotto “le uova nel paniere” a
quei produttori che puntavano
su tablet dal costo sensibilmente
più basso rispetto a quelli offerti dai grossi nomi del mercato.
Mediacom è sicuramente uno
di questi: ha guadagnato, infatti,
una buona fetta di mercato puntando sui tablet con una fascia
di prezzo dai 100 ai 200 euro, e
ora si trova a lottare nella fascia
dei 199 con Asus, Google, Acer e
gli altri in arrivo. Per farlo ha lanciato il nuovo Smart Pad 875 S2,
un tablet superslim con schermo
IPS da 8” e Android 4.1 Jelly Bean
a bordo. Smart Pad 875 è basato
su un processore dual core da 1.5
GHz con 1 GB di RAM, ha connettività Wi-Fi e Bluetooth e anche
una porta HDMI per collegare in
HD uno schermo esterno. Come
altri prodotti Mediacom, dispone
anche di porta USB per collegare
una chiavetta 3G, soluzione che
tampona l’assenza del 3G integrato. La memoria interna è di 8 GB
espandibile, la fotocamera da 2
Megapixel posteriore e 0.3 Megapixel anteriore. Il prezzo di listino è
di 169 euro, ma siamo sicuri che si
troverà sul mercato a un po’ meno.
A breve proveremo uno di questi
tablet “low cost”: può davvero
competere con un Nexus 7?
p.7
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / iFixit fa letteralmente a pezzi il nuovo iPhone 5, è costruito meglio dei suoi predecessori
Smontato iPhone 5, ecco com’è fatto
È più facile da riparare, il display si smonta con una ventosa e il tasto home si sostituisce facilmente. Delicato il nero
di R. Pezzali
I
il famoso riparatore iFixit a poche
ore dal debutto ha già sezionato
iPhone 5. La scocca unibody è
molto simile a quella dell’iPhone 3 e
3GS, un guscio unico, il display si toglie nuovamente con una ventosa,
risultando facilmente sostituibile anche dai meno esperti. Un vantaggio
enorme: cambiare il display che si
rompe cadendo con un uno nuovo
comprato magari su ebay è sempre
stato uno dei punto di forza dell’iPhone 3, vanificato poi dalla struttura più
complessa del 4. Inoltre il connettore
di aggancio alla motherboard ora è
unico, un ulteriore punto di vantaggio
per chi vuole cambiare lo schermo da
solo. Ma il nuovo iPhone dal 4 prende
però la struttura interna: la batteria
non è più sotto e incollata al case ma
è di fianco alla motherboard:
anche per lei bastano un paio
di viti per la rimozione e un
eventuale cambio. Nessuna
sorpresa invece per la motherboard: c’è il nuovo processore
“custom” A6 e come previsto
sparisce la RAM di produzione Samsung: la memoria flash
è prodotta da Hynix mentre
la RAM è un modulo Elpida
marchiato Apple. Apple è impeccabile anche nella scelta di
altre soluzioni: c’è un doppio
controller per il touchscreen
come quello dell’iPad per assicurare una maggiore reattività e il tasto
home, causa di problemi su iPhone 4,
è finalmente sostituibile in pochi passi. iFixit ha provato anche a “sfregiare”
con il cacciavite la lente della fotocamera senza riuscirci: pare sia davvero
p.8
MOBILE
Schmidt
“Niente app
Google Maps
su iOS6, per ora”
Il CEO di Google smentisce
le voci che volevano un’app
di Google Maps in arrivo a
brevissimo su iOS 6
di M. Dalli
trattata con lo zaffiro e decisamente
resistente. Una sola nota negativa:
la versione “nera” si sfregia molto facilmente, e pare non regga molto le
impronte. Per vedere tutte le foto e il
teardown completo questo è l’indirizzo. Buona visione.
MOBILE / Il nuovo connettore dell’iPhone 5 non solo è piccolo e “facile”, ma è anche protetto
Lightning è intelligente, frega i furbetti
Lo standard prevede un sistema di autenticazione per evitare l’utilizzo di accessori non certificati da Apple
di R. Pezzali
I
l cambio del connettore Apple, dal
vecchio 30 pin al nuovo Lightning,
è una novità che molti fan della
mela non hanno digerito. Per Apple
il cambiamento era necessario per
ridurre l’ingombro del connettore,
tuttavia c’è dell’altro. Qualcuno ha
pensato bene di smontare l’adattatore Apple per vedere com’è fatto, e
oltre al DAC audio per la compatibilità
con le vecchie docking, ha trovato altri chip, incluso un processore che gestisce l’autenticazione del cavo con il
dispositivo. Apple con Lightining non
ha solo ridotto l’ingombro del connettore, ma ha anche tagliato fuori tutto
il mercato degli accessori “illegali”. Per
realizzare un cavo per iPhone o iPod
e una docking, infatti, si deve passare tramite un programma di licenza
molto rigido e che, oltre ad una fee di
ingresso, richiede il pagamento di una
quota per ogni cavo prodotto. La licenza permette di usare il logo “Made
for iPod” e Made for iPhone”, tuttavia
non è necessaria per realizzare un
cavo USB – 30 pin: online si trovano
infatti offerte per il vecchio cavo USB
– 30 pin anche a 1 euro, un cavo illegale ma comunque funzionante.
G&BL, azienda che realizza anche
accessori certificati da Apple, ci ha
confermato che effettivamente con
il nuovo connettore sarà molto più
difficile realizzare non solo cavi economici ma anche cavi illegali (anche
se per questi prima o poi una soluzione si troverà).Al momento Apple
non ha ancora rilasciato le specifiche
neppure ai produttori ufficiali, quindi
chi vuole un secondo cavo Lightining
deve per forza acquistare quello Apple
a 19 euro (disponibile però tra 3 settimane). L’acquisto del cavo marchiato
Apple potrebbe essere una soluzione
anche nei prossimi mesi: difficilmente infatti un produttore come G&BL
riuscirà a competere inizialmente
con questo prezzo: i nuovi cavi sono
molto più costosi da produrre. I primi
accessori di terze parti dovrebbero
comunque arrivare entro fine di ottobre, anche se i prezzi non saranno
bassi. Lightning non solo è piccolo,
ma è anche un grande business per
Apple: quello che era un pezzo di plastica e rame si è trasformato improvvisamente in oro.
L’arrivo di iOS 6 ha sancito la fine
dell’integrazione dei servizi Google all’interno di iPhone e iPad.
Niente più YouTube, niente più
Google Maps. Se la prima è stata sostituita da un’app ufficiale
di Google in brevissimo tempo,
la seconda ha per erede la poco
affidabile Apple Maps, che ha
lasciato più di un utente insoddisfatto. Nei giorni scorsi erano
trapelate in rete voci di corridoio
che davano per imminente l’arrivo di un’app ufficiale Google
Maps per iOS 6. Stando a quanto
riporta Reuters, però, il CEO di
Google, Eric Schmidt, avrebbe
smentito la notizia a un gruppo
di giornalisti durante una visita
a Tokyo. Google non ha inviato
nessuna app di Google Maps ad
Apple, per il momento. Tuttavia,
fa notare lo stesso Schmidt, le
due aziende continuano a parlarsi quotidianamente. Per il momento quindi, gli utenti Apple
delusi dalle nuove Mappe dovranno accontentarsi della web
app di Google Maps, ma non è
detto che tra qualche settimana
non arrivi un’app ufficiale. Staremo a vedere.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Display 16:9, un design rinnovato, potenza da vendere e la “solita” grande versatilità: abbiamo provato iPhone 5
p.9
iPhone
5 in prova: un ulteriore “visibile” passo avanti
Le critiche sull’eccessiva somiglianza con iPhone 4S sono infondate: iPhone 5 è un prodotto innovativo sotto molti punti di vista, non solo del display
di R. Pezzali
T
ra tutti i prodotti lanciati da Apple
in questi anni, l’iPhone 5 è quello
forse più discusso e criticato, ma
nonostante questo non sono mancate
le classiche code di fronte ai negozi per
essere tra i primi a possederlo. E i pareri dei primi che hanno preso in mano
il nuovo e sottilissimo iPhone sono
unanimi: meraviglioso. Erano quindi
ingiustificate tutte le critiche sollevate?
In questi giorni l’abbiamo provato a
fondo e ci siamo anche divertiti a cercare, persino con una certa insistenza,
i piccoli difetti. L’iPhone 4S ha messo in
difficoltà Apple: era ed è tuttora uno
dei migliori tre smartphone sul mercato, quindi il modello successivo doveva
per forza essere diverso. Non solo nel
design, ma proprio nel concetto. Ecco
quindi forzature non da poco, dal connettore Lightning allo schermo in formato 16:9 per passare a un processore,
totalmente custom, disegnato pare a
mano: l’iPhone 5 è ancora una volta il
miglior iPhone di sempre?
Diverso dal predecessore
Toccando con mano il nuovo iPhone
ci si rende subito conto che si tratta
di uno smartphone profondamente
diverso. Le critiche mosse riguardo
alle linee e alla somiglianza con il 4 e il
4S sono ingiustificate: volendo fare un
confronto, è molto più simile il nuovo
Lumia 920 al Lumia 800 o il Galaxy S
III al Galaxy Nexus. La parte frontale
ricorda molto il 4S, è vero, ma dimensioni, peso e materiali scelti restituiscono un feeling totalmente diverso.
Vogliamo partire proprio dai materiali:
l’esemplare provato è quello con finitura bianca, anche se abbiamo avuto
modo di provare e toccare anche la
versione “dark”. Il primo, in bianco e alluminio spazzolato, è molto più “Apple
Style”, elegante e raffinato, il secondo
è un po’ più sfacciato e particolare, ma
anche più delicato. L’alluminio anodizzato, verniciato in nero, non maschera
a sufficienza le impronte e soprattutto
è davvero delicato:
basta una piccola
sbeccatura per far
emergere il brillante
alluminio naturale
sotto la verniciatura. Apple, come
sempre, ha fatto un
lavoro eccezionale
a livello di finiture:
dal taglio netto dei
bordi lucidati ai piccoli dettagli come
l’inserimento della lente in zaffiro alle
giunzioni tra vetro e alluminio. Il peso
è l’altro punto di forza: rispetto ai modelli precedenti, questo iPhone sembra quasi “vuoto”: qualcuno potrebbe
criticare la sensazione di assenza di
massa, ma avere in tasca uno smartphone che pesa davvero poco è un
vantaggio non indifferente. Infine, le
dimensioni: il “telecomando”, come lo
ha definito qualche utente per la sua
forma allungata, non è poi così allungato. Apple ha ridotto gli spazi sopra
e sotto lo schermo per contenere
l’incremento delle dimensioni e, tra le
mani, l’iPhone 5 non sembra neppure
più grande. I millimetri in più tuttavia
si sentono quando si tiene lo smartphone in tasca nei jeans e quando
dobbiamo usarlo con le applicazioni
già ottimizzate per lo schermo pieno.
Se con i modelli precedenti bastava
usare una sola mano per raggiungere con il pollice i quattro angoli del
display, con il nuovo iPhone solo una
mano grande riesce, impugnando
correttamente lo smartphone, a toccare i quattro angoli senza modificare
la postura. A bilanciare queste piccole scomodità c’è però la riduzione di
spessore, e non è cosa da poco.
Vantaggi (ma
non solo) del 16:9
Il nuovo iPhone 5 usa
uno schermo da 4” in
formato 16:9, una scelta davvero particolare e delicata, che ha rotto il magico
equilibrio dell’ecosistema app di Apple
dove la proporzione 3:2, dai tempi del
primo iPhone, era una sorta di “formula
magica” per il successo. Il passaggio al
16:9 introduce ora una quinta risoluzione per gli sviluppatori di applicazioni,
dopo le due di iPhone (3:2 standard e
Retina) e le due per iPad (4:3 standard
e Retina). Una risoluzione questa che
richiede un riadattamento completo
delle applicazioni; non è un caso che,
su 100 applicazioni installate, solo
quelle di Apple e una decina di altre
app abbiano già il formato aggiornato:
per tutte le altre l’update è in arrivo, o
forse non arriverà mai. Apple ha scelto
una strada comunque saggia: nessuno
scaling fastidioso, ma una semplice
uscita 1:1 con bande nere sopra e sotto. Scelta questa comunque fastidiosa,
un po’ perché non è bello vedere due
porzioni di schermo inutilizzate e un
po’ perché, in qualche frangente, questa scelta confonde l’utilizzatore abituale. È il caso ad esempio della tastiera
integrata, che parte un centimetro più
in alto per le apps non native e che
disturba la memoria ottica dell’utilizzatore: chi usa iOS da sempre deve fare
i conti con una tastiera che si sposta
di un centimetro su o giù a seconda
dell’app. Il cambio di schermo però ha
anche dei vantaggi notevoli: per le app
ora c’è più spazio da sfruttare, i video
sono nel formato corretto e soprattutto ora l’iPhone condivide la stessa
segue a pag. 10
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.10
TEST
Apple iPhone 5
segue da pag. 9
risoluzione degli smartphone Android,
cosa che faciliterà non poco chi sviluppa per entrambi i sistemi. Sotto il profilo delle performance, il display fa un
altro piccolo passo verso la perfezione:
ad un ottimo angolo di visione aggiunge anche una luminosità notevole, superiore a quella di un OLED e a quella
dei precedenti schermi usati da Apple.
Ottima la resa cromatica. Le altre caratteristiche dell’iPhone sono note: il processore A6, ridisegnato completamente con una CPU Dual Core e una GPU a
tre core, è perfettamente adeguato per
gestire iOS 6 e tutte le funzionalità e le
caratteristiche di questo smartphone.
Apple ha il vantaggio/svantaggio di
realizzare allo stesso tempo hardware
e software per raggiungere le migliori
performance possibili quindi riteniamo
inutile discutere la mancanza di un
processore Quad Core o di eventuali 2
GB di RAM: con questa configurazione
il nuovo iPhone è più veloce, e soprattutto in questi giorni di utuilizzo non
abbiamo mai avvertito la necessità di
una maggiore potenza.
Benvenuto Lightning
Rivoluzioni anche sotto il profilo della
connettività: sparisce il vecchio connettore a 30 pin e arriva Lightning, e
contestualmente viene spostato anche il connettore delle cuffie nella zona
bassa. Una scelta quest’ultima che a noi
non è dispiaciuta: è decisamente più
comodo e naturale di prima. Quando
infiliamo infatti il telefono in una tasca
con un movimento naturale, la parte
inferiore è quella che teniamo in alto,
e avere il jack da quella parte impedisce ai fili di arrotolarsi. Dobbiamo però
dire che il jack in questa posizione im-
pedisce l’utilizzo di molti accessori che
in questi anni sono stati realizzati per
gli smartphone Apple, dai microfoni
esterni ad alcuni piccoli gadget come
gli anemometri. Poca roba se si pensa
ai milioni di accessori che invece sfruttavano il connettore a 30 pin, anch’esso
abbandonato in favore del Lightning. Il
nuovo connettore scelto da Apple colpisce per le sue dimensioni ridotte, ma
con la sua facilità di inserimento e la
possibilità di essere usato da entrambi i
lati è di una comodità unica. Lightning
è un connettore costruito molto
meglio del micro USB, è più solido
e senza contatti mobili; tuttavia,
parte del suo potenziale è ancora
inespresso. Ci riferiamo ad esempio all’assenza dell’USB 3.0, che
avrebbe velocizzato la sincronizzazione con il computer e i backup,
ma siamo certi che questa svista
non è casuale: Apple vuole dare
un taglio ai cavi, spingendo le
persone a passare da iCloud per
il backup, dal Wi-Fi per il sync con
iTunes e da AirPlay per lo streaming audio video. Le dimensioni
di Lightning, infatti, fanno pensare ad
un suo scarso impiego come connettore per realizzare docking station audio: uscirà qualche accessorio, ma difficilmente sarà diffuso come lo è stato
il suo predecessore. L’unica perplessità
è legata alla porta Lightining dell’iPhone: solo il tempo ci dirà cosa succede
quando sporco e polvere si accumulano sul fondo. Ricordiamo infine che
l’iPhone 5 è il primo smartphone ad
adottare le Nano-SIM.
Migliora anche la fotocamera
Nonostante la riduzione di spessore,
Apple è riuscita a migliorare il versante
fotografico di iPhone 5. La fotocamera
frontale infatti, un nuovo modulo Omnivision, riesce a scattare foto e a riprendere video a 720p con qualità migliore
a quella di molti smartphone di fascia
medio-bassa sul mercato. Quella posteriore, prodotta invece da Sony, supera in prestazioni il modulo montato
sull’iPhone 4S. In condizione di buona
luminosità, le performance sono simili,
ma la camera dell’iPhone 5 restituisce
una foto più pulita e con meno rumore
in condizioni di scarsa illuminazione.
Attenzione però: abbiamo notato che
in condizioni di forte contrasto luminoso le luci fuori campo tendono a
rientrare nella foto sotto forma di alone
viola, un problema questo che potreb-
Un esempio di impiego del display 16:9 nei giochi. Le proporzioni restano le stesse, ma la versione 16:9 ottimizzata per iPhone 5 (a destra) mostra una discreta quantità d’immagine in più.
be essere dovuto o alla lente in
zaffiro o all’eliminazione del filtro
IR sul modulo camera. In ogni caso
questo non può essere eliminato
via software. Noi propendiamo comunque per una rifrazione interna
della lente in zaffiro. Apple non ha
rivisto più di tanto l’applicazione
fotografica, ha solo aggiunto una
modalità panoramica che sfrutta
un principio simile allo Sweep Panorama di Sony: niente di nuovo quindi, ma in alcuni casi può essere utile.
Abbiamo come sempre scattato alcune foto, che potete vedere nella pagina
seguente a piena risoluzione cliccando
sopra la preview.
Uso e autonomia
Uno smartphone nasce per telefonare,
e per fortuna alla Apple se ne sono ricordati. Abbiamo provato a fare diverse
chiamate anche in ambienti particolarmente rumorosi, come un mercato di
quartiere nei giorni di festa, e dobbiamo dire che Apple è riuscita a migliorare sia l’audio in entrata sia l’audio in
uscita. L’iPhone è dotato di due piccole
casse acustiche: una è posta sotto, subito dietro la griglia forata alla destra
del connettore Lightning, mentre l’altra è nascosta sotto la griglia superiore, quella che si appoggia all’orecchio.
La qualità audio, in fase di chiamata e
anche in vivavoce è notevole, con un
buon livello di uscita. Apple ha voluto
migliorare anche l’algoritmo di riduzione del rumore ambientale portando a tre i microfoni: uno è nella zona
bassa, tra il jack e il connettore, uno è
di fianco alla fotocamera frontale e uno
è di fianco alla fotocamera posteriore.
I microfoni vengono gestiti dinamicamente a seconda dell’uso: solitamente
segue a pag. 11
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.11
TEST
Apple iPhone 5
segue da pag. 10
funziona quello inferiore con gli altri
due che filtrano i rumori, mentre in
fase di ripresa video si usa quello di
fianco alla videocamera scelta. Buona
anche la resa dei nuovi auricolari in
dotazione: la forma è un po’ particolare
e dobbiamo dire che il feeling non è
immediato, ma dopo un po’ si fa l’abitudine. Attenzione però a che musica
si ascolta: gli Earpods spingono un po’
troppo sui bassi e non sempre l’ascolto è piacevole. In ogni caso, se usate
l’iPhone come iPod, è sempre meglio
dotarsi di un buon set di auricolari di
marca. Nulla da dire sul fronte “velocità”: così come l’iPhone 4S era più veloce dell’iPhone 4, anche l’iPhone 5 è più
rapido del 4S, ma questo incremento si
apprezza solamente in alcune situazioni particolari, come la rapidità di scatto,
l’elaborazione di alcune foto e soprattutto il flyover delle mappe e i giochi
in 3D. L’iPhone 5 è più fluido e in alcuni
giochi sembra avere un framerate più
elevato, tuttavia si tratta di dettagli: le
performance non sono mai state un
problema per gli iPhone. Lo era invece
l’autonomia, ma anche qui Apple sembra aver migliorato le cose. Difficile dire
se si superino i due giorni pieni di utilizzo moderato; la batteria è nuova, deve
stabilizzarsi e deve fare almeno un
video
Apple iPhone 5
La prova completa in video
centinaio di cicli di carico/scarico per
andare a regime. Con un uso intenso,
quindi un po’ di foto per questa prova,
giochi, navigazione web, video, mappe
e Siri abbiamo raggiunto la giornata di
utilizzo, mentre con un uso più moderato siamo arrivati a sera con la batteria
ancora al 40%. Per quanto riguarda la
ricezione, nonostante il guscio in alluminio, il nuovo iPhone non ci ha dato
alcun problema né in Wi-Fi, né in 3G e
neppure durante il fix dei satelliti GPS.
Nel corso delle nostre prove, l’unico
aspetto che ci lasciato qualche piccolo
dubbio è il touch-screen: anche se globalmente funziona molto bene e offre
una reattività immediata, è capitato di
saltare qualche lettera in fase di digitazione. Apple ha usato un display con
tecnologia InCell, quindi con i sensori
del touchscreen uniti allo schermo in
un unico layer: non sappiamo se è solo
questione di abitudine, ma un paio
di volte, soprattutto durante la digitazione e in qualche sessione di gioco,
il touch non ha mostrato la sua solita
precisione e immediatezza.
Ottimo iPhone, meno iOS 6
Chiudiamo ora la parentesi smartphone per aprirne una breve dedicata a
iOS 6. iPhone per molti è sinonimo di
iOS, tuttavia ci sembra corretto dividere le due cose: se l’iPhone 5 è uno
smartphone eccellente, iOS 6 è la classica “ciambella senza il buco”. Il nuovo
sistema operativo di Apple infatti, oltre
a non essere così diverso e innovativo rispetto ad iOS 5 è criticabile sotto
molti punti di vista. Delle Mappe si
è già parlato abbondantemente nei
giorni scorsi, e Apple ha già promesso che migliorerà il servizio. YouTube
poi sparisce, e al suo posto arriva una
applicazione di Google, applicazione
che però non è ancora ottimizzata
per iOS 6. Il nuovo servizio Passbook,
Alcune immagini scattate con la fotocamera da 8 Megapixel di iPhone 5:
particolari diurni e anche scatti in condizioni di scarsa luminosità, con
almeno per l’Italia, è ancora inutile: da
come l’aveva descritto Apple sembrava una applicazione per gestire carte
fedeltà, codici sconto e coupon, ma
alla fine non è altro che una app che
aggrega i contenuti generati da altre
applicazioni compatibili (un po’ come
Newstand). E al momento le applicazioni sono davvero poche. Per l’Italia
arriva anche Siri: sta ancora imparando
l’italiano ma funziona già discretamente, fornisce il meteo, i risultati sportivi,
aggiorna lo stato e twitta per noi. In
macchina è davvero utile, ma se abbiamo in mano l’iPhone è molto meglio
usare i metodi tradizionali, si risparmia
tempo. Criticabile invece il correttore
ortografico italiano: rispetto ad iOS 5
sembra peggiorato, mette molti verbi
al passato sostituendo le lettere con
le accentate. Attenzione poi: in iOS 6
Apple ha introdotto la possibilità per
gli sviluppatori di tracciare le abitudini
degli utenti per fornire pubblicità mirata. Questa possibilità è attiva di default,
e per disattivarla si deve andare sotto
Impostazioni, Generali, Info, scorrere
fino in fondo e scegliere “Promozione”.
Dobbiamo dire che Apple si è proprio
impegnata a nascondere bene questa
funzionalità. Che voto si merita l’iPhone 5? Quando Apple afferma che è “il
miglior iPhone di sempre” ha ragione,
perché effettivamente lo smartphone
è migliorato nella maggior parte delle
sue funzionalità: più veloce, più leggero, più sottile e con una migliore qualità
dello schermo, delle chiamate e della
fotocamera (attenzione però al Purple
Halo). Se a questo aggiungiamo anche
la maggiore autonomia, si capisce che
Apple ha lavorato davvero bene. Due
gli aspetti criticabili: il formato dello
schermo e il cambio di connettore.
Su quest’ultimo non vogliamo essere
così critici: dopo 10 anni è una scelta
dolorosa ma che andava fatta per svariati motivi; se Apple avesse messo fin
da subito l’USB 3.0, sarebbe stata una
pillola meno amara. Lo schermo invece genera il duplice problema delle
dimensioni del dispositivo e della compatibilità delle app. Il primo è un po’
una questione di abitudine, per le applicazione “letterboxed” non resta che
aspettare tutti gli aggiornamenti. Ma
si può anche guardare l’altro lato della
medaglia: iPhone e Android hanno ora
lo stesso formato di schermo. Una nota
infine sul prezzo: in Italia si parte da
729 euro per la versione da 16 GB, un
prezzo non certo basso, ma allineato
a quello che sta diventando un prezzo
standard per gli smartphone di fascia
alta. Il Galaxy Note II, ad esempio, sarà
disponibile a 699 euro. È l’iPhone ad
essere troppo caro o l’intera categoria
a costare troppo?
e senza flash. Per ingrandire le foto e osservarle a risoluzione nativa, è
sufficiente cliccarci sopra.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO / Il costruttore giapponese lancia una serie di TV LCD LED dal prezzo interessante
TV
Panasonic EM5, 50” a soli 899 euro
Niente Smart TV e 3D, un po’ troppa plastica, ma con meno di 900 euro ci si porta a casa un TV LCD da 50 pollici
l
non sono tagli comuni per un LCD
e probabilmente Panasonic ha rinunciato ai suoi più costosi pannelli
IPS per puntare su pannelli prodotti
da terze parti, Chimmei (o qualche
altro produttore orientale). La nuova serie EM5 è già in distribuzione
nei negozi e nell’ultima settimana
ha fatto la sua comparsa anche su
qualche volantino.
Viewsonic Pro9000: il prezzo lo fa l’utente
Negli States lo stesso proiettore costerà il doppio, da noi non arriverà perché non c’è un distributore ufficiale
L
’arrivo dei primi proiettori Full
HD ibridi laser LED sta stuzzicando molti utenti: performance e durata della lampada vanno
finalmente a braccetto. Si tratta di
soluzioni, come il K750 di Acer, assolutamente economiche: poco più di
1500 euro per un prodotto Full HD
con un proiettore privo della tradizionale lampada e capace di ottime
prestazioni. Se pensiamo che fino a
cinque anni fa ne servivano 10.000
Acer H6510BD
e H5370B
che prezzi!
di R. Pezzali
TV & VIDEO / Viewsonic lancia in Europa il proiettore Full HD ibrido laser/LED a soli 1900 euro
di R. Pezzali
tv & video
Acer lancia due proiettori 3D
per Home Cinema e console.
Stupiscono prezzi: da 999 euro
per il modello top di gamma
di R. Pezzali
l successo della serie ET5 di Panasonic, 3D polarizzato e prezzo
competitivo ha spinto l’azienda
giapponese a proporre una seconda serie di TV LCD retroilluminati a
LED dal prezzo decisamente abbordabile.
Il listino parla chiaro: per la ET5 si
parte con il TX-L32EM5 a 449 euro,
si passa al TX-L39EM5 a 599 euro
per arrivare al grande TX-L50EM5
a 899 euro. Panasonic quindi punta decisamente su un favorevole
rapporto qualità/prezzo e sacrifica
molte funzionalità ritenute non fondamentali: mancano Smart TV e 3D,
ma anche la riproduzione dei video
tramite USB sui modelli da 32” e 39”
(funziona solo sul 50”).
Il design è decisamente semplice, vene utilizzata molta plastica e
un taglio di schermo che non sarà
sfuggito ai più attenti: 39” e 50”
p.12
solo per un proiettore 1080p, si capisce quanto questo mercato abbia
subito una forte erosione di prezzi.
L’ultima novità è il proiettore DLP
1080p laser/LED destinato al cinema
in casa: il ViewSonic Pro 9000, Full HD
non 3D che promette 20000 ore di
durata della lampada e 100.000:1 di
contrasto. Un prodotto sicuramente interessante a livello globale, un
po’ meno per noi italiani, dato che
Viewsonic non ha più un distributore e un rivenditore in Italia. In Europa
Viewsonic venderà questo modello
a 1999 euro, mentre negli Stati Uniti
viene venduto a 4500 dollari. Un’anomalia: un prezzo
doppio per gli Stati Uniti
rispetto all’Europa, mai
successo. Abbiamo provato a chiedere a Viewsonic Europe i motivi di
questa scelta e, anche se
non c’è una dichiarazione
ufficiale, abbiamo intuito che
non si tratta di una svista, ma semplicemente di una scelta commerciale.
Negli USA infatti l’Home Cinema è
ancora di moda e i prodotti Viewsonic sono distribuiti anche presso
negozi specializzati di audio e Home
Theater: è quindi facile trovare clienti disposti a spendere di più per una
tecnologia migliore. In Europa Viewsonic è veicolato tramite distributori
e negozi soprattutto sul canale informatico: i proiettori per uso business costano ormai pochissimo, e il
Pro9000 viene venduto senza troppo
ricarico con le logiche di un prodotto IT. Non è escluso comunque che
il prezzo USA venga corretto. Questa
vicenda dimostra che il prezzo giusto
è quello che un utente è disposto a
pagare: dove c’è richiesta per un prodotto di questo tipo il prezzo viene
tenuto alto con ampi margini, dove
invece la richiesta è bassa e non c’è
un canale adeguato i margini sono
bassi, e il prezzo anche.
I proiettori, come le TV, hanno fatto passi enormi dal punto di vista
qualitativo e offrono, ad un prezzo
sensibilmente più basso, performance che fino a qualche anno fa
erano appannaggio di modelli più
costosi.
Acer ha presentato due modelli
destinati all’entertainment caratterizzati da un prezzo decisamente
accessibile: si parte dai 999 euro
per l’H6510BD (foto sopra) e si passa a 899 euro sempre di listino per
l’H5370BD (foto sotto). I due modelli
sono simili, condividono il 3D (con
sistema NVIDIA o con sistema DLP
Link, occhiali non inclusi), la conversione 2D - 3D, un contrasto pari
a 10:000 dichiarato e una lampada
da ben 7000 ore. Mentre il modello
H6510BD, con matrice DLP Full HD,
è pensato espressamente per l’Home Cinema, essendo dotato anche
di iris dinamico e di altre soluzioni
per migliorare colori e contrasto,
l’H5370BD è pensato per il gaming
e le console. La risoluzione è solo
HD 1280 x 720, ma Acer ha inserito
alcune soluzioni utili come l’autokeystone per sistemazioni veloci e
la connessione MHL per collegare
smartphone e tablet. Chi li vuole
però dovrà aspettare: usciranno nel
corso del primo trimestre 2013.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO / Telecom Italia non abbandona il progetto Cubovision e introduce importanti novità
Cubovision,
nuovo decoder e tariffe flat
Soli 9,9 euro al mese (4,42 euro per 6 mesi), i contenuti si possono vedere anche con Xbox e i TV Samsung e LG
di R. Pezzali
C
ubovision non molla, anzi
rilancia. La televisione on demand lanciata da Telecom Italia due anni fa entra nel terzo anno
di vita con grandi novità. Oltre al
nuovo logo, che ha debuttato ormai
da qualche mese, Cubovision rinnova il decoder, sparisce la scomoda
forma di “cubo” per lasciare spazio
ad un decoder più tradizionale.
Cambia anche l’offerta: a fianco dei
classici film acquistabili con carta di
credito o addebito diretto in bolletta,
Telecom infatti attiva una modalità
abbonamento che, con soli 9.9 euro
al mese (4,42 per i primi sei mesi in
promozione) offre più di 1000 contenuti divisi su 25 canali, ai quali si aggiunge anche Super HD: un canale
con contenuti in HD. Un’offerta che
si affianca ad una serie di contenuti
“Premium” disponibili per l’acquisto o
il noleggio separatamente.
Telecom percorre
quindi la via di Premium Play, scegliendo una soluzione comoda.
Rispetto a Mediaset però Cubovision deve lavorare ancora tanto
sui contenuti: ad oggi infatti ,oltre
alle serie TV della CBS e a qualche
film, i contenuti recenti inclusi nel
pacchetto “flat” non sono molti. La
scelta di passare ad un decoder più
tradizionale ha anche un significato
sottointeso: Telecom vuole slegare
il suo servizio dal suo decoder, che
in effetti è solo una delle possibili
soluzioni per fruire del servizio VOD.
I possessori di TV Samsung e LG, di
una console Xbox 360 e di tablet o
smartphone possono infatti scari-
Dopo il lancio all’IFA, Philips ha comunicato i dettagli dei modelli e il listino prezzi della nuova gamma TV
S
ta per giungere finalmente nei
negozi italiani la gamma di TV
Philips per il 2012, serie 9000
Full LED e serie Design Line incluse.
Philips per l’Italia ha fatto una scelta abbastanza radicale: per la serie
entry level tagli piccoli, per le serie
medium e premium tagli grandi.
Di fatto quindi per le serie sopra la
5000 spariscono i modelli sotto il 40”,
anche perché ormai è impossibile essere competitivi in un mercato che sta
55 pollici del 55PFL8007K/12. Tutte le
informazioni sulla line-up 2012 dei TV
Philips, inclusi i prezzi di listino nella
nostra news pubblicata su DDay.it.
L’unico modello che manca ancora è il
47” serie 9000, che arriverà il Italia sicuramente, con un prezzo di listino che
sarà pari a 2999 euro.
MODELLO
PREZZO
MODELLO
PREZZO
32PFL3517H/12
419,99
47PDL6907H/12
1499,99
32PFL4007H/12
469,99
42PFL6907H/12
1499,99
40PFL7007H/12
1399,99
32PFL5007H/12
529,99
32PFL5507H/12
579,99
37PFL4007H/12
599,99
42PFL3507H/12
599,99
42PFL4007H/12
659,99
40PFL5007H/12
699,99
40PFL5507H/12
749,99
42PFL6007H/12
1049,99
42PDL6907H/12
1249,99
Mobile Drive Sq
TV, l’HDD nato
per il PVR
di R. Pezzali
care l’applicazione e godere degli
stessi identici servizi senza dotarsi
di decoder aggiuntivo. Il decoder
costa 199 euro ed è basato sul processore Intel ATOM CE 4523, ma
sul sito non compaiono ulteriori
dettagli tecnici. Chi ha un tablet o
uno smartphone inoltre può anche
vedere, tramite Cubovision, le partite in diretta di Juve, Inter, Milan e
Roma: il servizio tuttavia ha un costo e funziona solo (anche se il sito
non è chiarissimo) sui dispositivi
mobile e tramite rete 3G (la connessione però non si paga).
Philips, i prezzi dei TV 2012 per l’Italia
portando il prezzo delle TV da 32”, 37” e
40” a livelli impensabili. Anche se nessuno conferma, girano voci che per
Natale nei punti vendita potrebbero
esserci TV da 40” a 300 euro: prezzi
da capogiro. Si parte da meno di 420
euro per il modello 32PFL3517H/12
per arrivare a circa 2600 euro per il
tv & video
L’hard disk di Freecom è pratico
e ben costruito. La versione da
500 GB è in vendita a 169 euro
quella da 1 Terabyte a 129 euro
TV & VIDEO / In arrivo nei negozi da settembre, comprese le serie 9000 Full LED e Design Line
di R. Pezzali
p.13
40PFL8007K/12
1599,99
47PFL4007H/12
829,99
46PFL5007H/12
899,99
46PFL5507H/12
949,99
47PFL6007H/12
1299,99
47PFL6907H/12
1499,99
46PFL7007H/12
1699,99
46PFL8007K/12
1949,99
55PFL8007K/12
2599,99
La registrazione su USB è una
feature di moltissimi TV, anche
di fascia media. Freecom, società
del gruppo Mitsubishi, ha lanciato un hard disk esterno pensato
per i TV. Non dovrebbero esserci troppe differenze tra un hard
disk normale e un hard disk per
il PVR, tuttavia lo Sq TV è stato
pensato per consumare poco ( è
alimentato dal TV) e soprattutto
per essere agganciato dietro al
televisore con la staffa in dotazione, da agganciare a uno degli attacchi VESA. Una soluzione
comoda e elegante, disponibile
in due versioni da 500 GB e da
1 Terabyte al prezzo di 129 e
169 euro. Freecom Mobile Drive
Sq TV è USB 3.0 e ha un design
piacevole, con un cabinet in alluminio dalle forme stondate: un
paradosso se si pensa che è un
prodotto fatto per stare agganciato dietro il televisore. L’azienda produttrice ha rilasciato un
file Excel con le TV compatibili,
noi lo abbiamo provato con un
TV LG (non elencato nel file)
senza problemi di alcun tipo.
Ovviamente, trattandosi di un
disco USB 3.0 esterno, può essere usato anche con un computer
per caricare filmati da riprodurre
poi tramite TV, tuttavia ricordiamo che per funzionare come
PVR l’hard disk dev’essere formattato dalla TV e non tutte le
TV riconoscono eventuali dischi
partizionati.
p.14
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
hifi & hometheater
Neil Young svela
Pono, lettore ad
alta fedeltà
La rivoluzione digitale ha portato a
nuovi modi di ascoltare la musica
ma ha sacrificato la qualità, con
formati compressi che, secondo
Neil Young, distruggono in parte
quanto creato nello studio di
registrazione. Ciò non succederà
con Pono, un nuovo sistema
audio studiato da Young e che
potrebbe debuttare il prossimo
anno. Un articolo del RollingStone
rivela come la qualità audio di
Pono abbia sorpreso il celebre
produttore Rick Rubin e i membri
dei Red Hot Chili Peppers, tra i
primi che hanno avuto modo
di avere una dimostrazione del
prototipo del lettore. L’ecosistema
progettato da Neil Young, e che
avrebbe già raccolto l’appoggio
delle tre major del disco, si
compone di uno store per il
download di brani a 192 KHz e 24
bit e una gamma di lettori portatili
in grado di offrire la qualità sonora
necessaria. Nei Young ha fatto
anche un’apparizione al Late
Show with David Letterman in
cui ha mostrato per la prima volta
un modello di lettore Pono, dal
particolare design a prisma.
HIFI & HOME THEATER / Presentati due lettori Blu-ray ad alte prestazioni, per “appasionati”
p.15
Oppo, due nuovi lettori Blu-ray al top
Il BDP-103 offre upscaling 4K e conversione 2D - 3D, il BDP-105 ha in più una sezione audio di altissimo livello
.di R. Pezzali
M
entre i grandi produttori si
limitano a lanciare lettori entry level a prezzi abbordabili,
Oppo continua a credere nel disco a
laser blu e propone due nuovi modelli, aggiornati all’ultima novità tecnologica. Oppo, particolarmente apprezzata dagli appassionati, con i nuovi
DBP-103 e DBP-105 vuole catturare
l’attenzione di coloro che sono alla
ricerca del player universale perfetto.
Il modello entry level, dal prezzo di listino negli Stati Uniti di 499 $, integra
il processore Marvell Qdeo per il video
processing, un processore in grado
di convertire le immagini 2D in 3D e
di fare l’upscaling del video dall’HD
al 4K. Per essere al passo con i tempi
il nuovo Blu-ray ha inoltre una porta
frontale HDMI da usare come ingresso MHL per uno smartphone, un’app
per il controllo e le porte IR e RSR232
per l’integrazione in un eventuale sistema domotico. Chi vuole invece
connessioni bilanciate, trasformatore
toroidale e tutte quelle attenzioni costruttive che permettono il raggiungimento della miglior qualità audio può
Oppo BDP-103
Oppo BDP-105
rivolgersi al DBP-105: uscirà entro fine
anno a 1199 $ e promette performance al top. Oppo su questo modello ha
aggiunto anche una coppia di DAC
ESS Sabre32 Reference e un controller
d’ingresso che promette miracoli se si
utilizza l’USB come sorgente. Entrambi i modelli sono compatibili con tutti
i formati audio e video esistenti, dal
FLAC all’AVC-HD all’MKV, per arrivare a
SACD e DVD Audio. Labtek, il distributore italiano di Oppo, ci ha contattato
per comunicarci che la californiana
Oppo Digtal in realtà non produrrebbe direttamente versioni europee delle proprie macchine, con i corretti codici di area e con la certificazione CE.
Queste, infatti, sarebbero realizzate da
Oppo UK, una società creata ad hoc
proprio per la “europeizzazione” dei
prodotti Oppo. Questo porterebbe ad
aggravi di costo e il doppio pagamento di royalties (cambia il codice con
il suffisso EU), fattori che portano il
prezzo finale “italiano” del DBP-103EU
a 699 euro, IVA inclusa.
HIFI & HOME THEATER / Per gli utenti Apple arrivano due affascinanti novità musicali da B&W
B&W lancia due diffusori con AirPlay
A5 (500 euro) e A7 (800 euro) hanno un design elegante, amplificazione digitale e altoparlanti di ottima qualità
Estratto dal quotidiano online
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n. 416 del 28 settembre 2009
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Per la pubblicità
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di R. Faggiano
B
owers & Wilkins ha lanciato i
nuovi A5 e A7, esteticamente
simili tra loro, ispirati ai già noti
MM1 ma con dimensioni molto più
grandi. L’elegante finitura in metallo
e tessuto nero nasconde la migliore
tecnologia B&W, anche per l’elettronica
con amplificazione digitale e upsampling a 192 kHz con DSP dei segnali
digitali in arrivo. Il modello d’ingresso
è l’A5 (500 euro), utilizza un sistema a
due vie per canale con tweeter Nautilus da 25 mm e midwoofer da 10 cm;
ogni altoparlante ha il suo amplificatore dedicato con potenza di 20 watt.
Per le sorgenti di segnale è disponibile
l’ingresso di rete oppure il Wi-Fi, si può
anche collegare una sorgente tradizio-
nale o smartphone non Apple tramite
il consueto ingresso minijack.
Il modello top di gamma A7 (800
euro) ha una diversa configurazione
degli altoparlanti, con un subwoofer
da 15 cm in comune ai due canali,
mentre il resto della gamma è affidato a un tweeter Nautilus da 25 mm
e un midrange da 75 mm per ogni
canale. Oltre agli ingressi di rete, o
Wi-Fi e l’ingresso minijack analogico, è presente anche un ingresso
USB per collegare direttamente un
computer. Il minijack è però compatibile anche con segnali digitali ottici
tramite apposito cavo adattatore. La
potenza disponibile è di 50 watt per
il subwoofer e 25 watt per ogni altoparlante. Entrambi i diffusori hanno
in dotazione il telecomando e pos-
sono essere controllati dall’apposita
applicazione già disponibile per i
dispositivi mobili del mondo Apple.
Entrambi i modelli hanno la sola alimentazione da rete elettrica..
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
HI-FI & HOME THEATER
Pioneer BDP-450
Blu-ray low cost
Pioneer lancia il nuovo player
blu-ray BDP-450, un lettore
3D con processore QDEO,
doppia HDMI e lettura di
SACD e DVD Audio.
Costa 299 euro
di R. Pezzali
Non ci sono ormai molti motivi per cambiare il lettore Bluray, tuttavia se proprio si deve
scegliere un nuovo modello,
è sempre meglio dotarsi di un
prodotto full-optional calcolando che probabilmente sarà
l’ultimo Player di supporti fisici
che aggiungeremo alla nostra
catena audio/video. Pioneer ha
presentato il nuovo DBP-450, un
lettore che non offre particolari
novità rispetto ai migliori player
sul mercato ma è comunque
completo e offerto al prezzo
onesto di 299 euro, ovviamente
di listino. Legge, SACD, DVD Audio, DVD e Blu-ray, questi ultimi
anche in 3D oltre a tutti i tipi di
file audio e video esistenti, inclusi il 3GP dei cellulari (ma ci sono
ancora smartphone che riprendono in 3gp?) e il FLAC.
Non manca la connessione al
web per le app di YouTube e Picasa oltre a quella alla rete locale
con un pratico client DLNA. Il
Blu-ray, inoltre, può essere controllato anche con due app per
Android e iOS. Lato performancem, il BDP-450 offre una doppia
uscita HDMI per accontentare
gli utenti che non hanno un
apmplificatore audio video con
HDMI 1.4 e il processore QDEO
Marvell, una delle migliori soluzioni esistenti in commercio per
lo scaling e il processing delle
immagini. La disponibilità del
Pioneer BDP-450 è fissata per
ottobre.
hi-fi & home theater / La libellula di Audioquest funziona benissimo, peccato per il prezzo
p.16
Audioquest Dragonfly: e la musica vola
In prova la chiavetta USB che incorpora un DAC di alto livello per computer, pronta per una cuffia o per l’impianto stereo
di R. Faggiano
I
l dilemma di come portare la
musica liquida archiviata su un
PC a un livello decente di ascolto
tramite cuffia o impianto stereo ha
avuto diverse proposte di soluzione. Oggi proviamo la Audioquest
Dragonfly (libellula in inglese) che
sembra in grado di risolvere il problema. Infatti nello stretto spazio di
una comune chiavetta USB contiene
un convertitore digitale/analogico
Sabre da 24 bit/96 KHz e l’uscita minijack pronta per una cuffia oppure
per il collegamento a un impianto
stereo. Non serve l’alimentazione
perché viene direttamente dal PC
e quando non si usa si ripone facilmente nella sua custodia di tessuto.
Grazie alle sue dimensioni può essere facilmente usato anche in mobilità, per un migliore ascolto in cuffia.
Il problema fondamentale è il prezzo
di listino di ben 249 euro, una quotazione che inevitabilmente ne restringe l’utilizzo a chi ha molta musica
in versione FLAC archiviata sul solo
computer, magari portatile. Audioquest è alla sua prima incursione al
di fuori del mondo dei cavi e lo ha
fatto con il meglio della tecnologia
del settore: DAC Sabre, trasmissione
asincrona del segnale in Classe 1 con
protocollo Streamlenght, doppio
master clock per minimizzare il jitter
e possibilità di fissare la conversione
su quattro diverse frequenze (44.1,
48, 88,2 e 96 KHz). L’uscita di 2 Volt
può pilotare senza problemi una
cuffia con impedenza minima sino
a 12 ohm oppure un sistema stereo.
Dato il prezzo e la tradizione Audioquest in materia ci saremmo aspettati di trovare in dotazione almeno
un piccolo adattatore da mini-jack a
pin RCA stereo, invece nulla a parte
l’indicazione dei vari adattatori che
potete trovare in vendita nel catalogo Audioquest.
Bella e luminosa
Questa “libellula” è ben rifinita in
nero opaco con sensazione vellutata al tatto sul corpo metallico,
magari piuttosto facile da graffiare
ma di bell’effetto. Altrettanto bella
l’illuminazione della libellula quando
l’oggetto è in funzione, il colore infatti varia a seconda della frequenza
impostata: verde per i 44.1 KHz, blu
per i 48 KHz, ambra per gli 88.2 KHz e
magenta per i 96 kHz.
Installazione facile
ma non per tutti
La messa in opera del Dragonfly è elementare, dato che basta collegarla a
una qualsiasi presa usb del computer;
le dimensioni minuscole non dovrebbero far sorgere problemi di inserimento anche con prese molto vicine
ad altri connettori. Piuttosto sorge
un problema di compatibilità: infatti
la nostra prima prova è stata con un
notebook con sistema operativo Windows Vista, dichiarato come compatibile da Audioquest. Viceversa sorgono problemi oscuri che determinano
l’impossibilità di alzare il volume dallo
0. Recentemente se ne sono accorti
anche in California e infatti sul sito del
costruttore come risoluzione del problema si legge: “Si consiglia l’upgrade
a Windows 7”. Come dire che la colpa
è di Microsoft e loro non ci possono
fare niente (e anche vostra che avete
ancora un catorcio come notebook).
Detto fatto abbiamo risolto il problema passando a un lussuoso ultrabook
Samsung 900X, sul quale la nostra libellula si è trovata a suo agio tramite
Winamp per riprodurre FLAC e MP3.
Naturalmente nessun problema anche in casa Apple.
Passiamo all’ascolto
A questo punto abbiamo collegato
la chiavetta al nostro sistema di riferimento tramite un volgare adattatore
e passato in rassegna tutta la nostra
collezione flac (ignorando i pochi file
a 192 kHz) e siamo rimasti davvero
impressionati. Siamo di fronte a uno
dei migliori DAC per computer mai
passati davanti alle nostre orecchie.
La musica si articola e si diffonde
come dai migliori SACD per quanto
riguarda i FLAC a 96 kHz, difficile trovare un difetto in alcun parametro.
Non mancano dinamica, dettaglio,
tridimensionalità, perfino qualche
eccesso in fase di registrazione che
non sfugge alla libellula. Sopra tutto
quel gradevole effetto di ascoltare
la musica e non ciò che la sta riproducendo, quel far scorrere le tracce
senza pensare a passare oltre che è
tipica di tutti i componenti hi-fi di
grande livello. Stesse sensazioni con
i più accessibili FLAC a 44.1 KHz. Perfino con la più modesta musica MP3
le sensazioni non cambiano di molto
e l’ascolto rimane molto più godibile
che con altri convertitori provati in
precedenza (anche se di prezzo più
conveniente). Ottime prestazioni anche in cuffia, utilizzando una B&W P3
e una iGrado abbiamo ottenuto alte
pressioni sonore e tanta eccellente
musica. Quindi libellula promossa a
pieni voti, ma senza lode a causa del
prezzo di listino al di fuori della portata di molti.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
PEOPLE & MARKET
NFC a Milano
primi passi da
fine ottobre
Il capoluogo lombardo sarà la
prima smart city italiana ad
adottare i servizi NFC. Le prime
sperimentazioni a fine ottobre,
altri servizi sono in arrivo per
Expo 2015
di M. Dalli
Dopo la sperimentazione dello
scorso anno con i biglietti dei
mezzi pubblici di ATM, Milano
si appresta a fare un altro passo
verso la “smart city”. Il capoluogo
lombardo sperimenterà infatti i
servizi Near Field Communication in occasione del NFC Mobile Money Summit che si terrà dal
23 al 25 ottobre a Milano. I partecipanti al summit, come membri
della sperimentazione, riceveranno uno smartphone con NFC
e una SIM abilitata, con cui potranno utilizzare i mezzi pubblici, pagare i taxi, pagare in alcuni
negozi, interagire con “smart poster” e ricevere informazioni su
beni artistici o architettonici. Alla
sperimentazione parteciperanno
anche circa 1000 esercenti, che
accetteranno pagamenti tramite
tecnologia contactless.
Questi i progetti per la sperimentazione, ma altri “innovativi”
servizi arriveranno poi con l’Expo
2015 ospitato dal capoluogo meneghino. Resta da capire, però,
cosa succederà nel frattempo, in
quei 2 anni e mezzo che ci separano dall’Esposizione Universale.
I servizi che adesso sono sperimentali saranno poi allargati anche al resto della popolazione, o
tali rimarranno?
HI-FI & HOME THEATER / La famiglia Denon si arricchisce
Denon Ceol anche in Italia
I sistemi Denon dedicati alla musica liquida diventano due, N5 e N8
Per entrambi ci sono i diffusori opzionali, migliorati e con AirPlay di serie
di R. Faggiano
D
opo un fugace annuncio estivo
sono ora disponibili anche in
Italia i nuovi sistemi Denon Ceol,
ancora laccati bianchi o neri, ma con
diffusori migliorati e AirPlay di serie.
Il Ceol N8 (749 euro) riprende per gran
parte il modello precedente N7 ma ora
l’AirPlay è già installato e le nuove app di
controllo sono disponibili non solo per
il mondo Apple ma anche per Android.
Dal punto di vista tecnico ritroviamo il
network player con compatibilità DLNA
e FLAC fino a 96 kHz, dock per iPhone
e iPod (ma con il connettore 30 pin),
affiancati dal tradizionale lettore CD e
dalla radio FM. Il collegamento alla rete
è via cavo o Wi-Fi e c’è la possibilità di
collegare due sorgenti analogiche e
una digitale ottica. L’amplificatore integrato eroga 65 Watt per canale. I diffusori SC-N8 sono opzionali ma costano
solamente 100 euro la coppia, anch’essi
sono disponibili con finitura bianca o
nera. Il Ceol N5 (549 euro), chiamato
Ceol Piccolo, riprende buona parte
delle funzioni del fratello maggiore ma
esclude le sorgenti convenzionali (CD e
Ceol piccolo N5
p.17
PEOPLE & MARKET
E se il pirata
si lamenta
della pirateria?
Una rappresentante del Partito
dei Pirati tedesco ha scritto un
libro, che è stato subito piratato,
e ne ha chiesto la rimozione.
Ma non è come sembra
di M. Dalli
Ceol N8
radio) lasciando protagonista il network
player. Per i collegamenti è disponibile
un ingresso analogico per qualsiasi
componente stereo oltre al digitale
ottico. Identiche all’N8 le funzionalità
di rete (l’antenna wi-fi è interna) e la
potenza dell’amplificatore. I diffusori
opzionali SC-N5 costano 100 euro la
coppia e montano un woofer più piccolo rispetto agli N8, 10 cm contro i 12
del modello superiore.
PEOPLE & MARKET
Boeing dice sì all’uso dei cellulari in volo
Entro il 2013 tutti i nuovi Boeing 747-8 e i 777 saranno Wi-Fi ready
di V. R. Barassi
Attraverso il suo sito ufficiale,
Boeing, leader mondiale nella
progettazione e nella costruzione di aeroplani (e non solo), ha
annunciato che entro la fine dell’anno prossimo tutti i nuovi 747-8
e i 777 saranno realizzati per permettere l’utilizzo di telefoni cellulari durante i voli. I velivoli appena
citati si andranno ad aggiungere al già “abilitato” 787, progetto di più recente
ideazione e in grado di garantire “nativamente” questa particolare funzionalità. Gli aerei saranno inoltre Wi-Fi ready e in grado di ricevere segnali satellitari
al fine di condividere la connessione ad internet e i segnali televisivi. Boeing,
inoltre, ha annunciato che ha iniziato a lavorare per implementare tutte queste
caratteristiche anche sul popolare 737, che dal 1967 è stato prodotto in oltre
7200 esemplari, diventando il vero best-seller della storia dell’aviazione. Molto
presto riusciremo a parlare, navigare e guardare la TV anche sugli aerei; anche
sulle tratte medio-brevi.
Julia Schramm, blogger tedesca e
rappresentate del partito dei pirati,
ha scritto un libro in cui difende il
diritto d’autore. Il libro (“Klich Me”,
“Cliccami”) è stato in poco tempo
piratato su Internet e la casa editrice
ne ha prontamente chiesto l’eliminazione. Molti giornali hanno “deriso” la Schramm e il partito perché,
secondo loro, sono bravi a chiedere
l’abolizione del diritto d’autore, finché non vengono toccati interessi
personali. Ma la realtà è diversa.
Come spiega Raoul Plommer (link),
esponente del partito dei pirati finlandese, lo scopo del partito dei pirati non è quello di abolire il diritto
d’autore, ma ridurne l’estensione.
Attualmente, infatti, il copyright
si estende fino a 70 anni dopo la
morte dell’autore in molti Paesi
occidentali, a tutto favore dell’industria più che dell’autore e dei suoi
eredi. Le richieste di riduzione variano da Paese a Paese: in Germania,
Paese della Schramm, la richiesta
è di far cessare il copyright 1 anno
dopo la morte dell’autore. La stessa Schramm, inoltre, ha sì un contratto con la casa editrice, ma con
due clausole interessanti. La prima
prevede che il diritto d’autore cessi
a 10 anni dalla pubblicazione, la seconda stabilisce che chi condivide
il libro non sia passibile di denuncia
se, una volta avvisato, provvede a
rimuovere il contenuto. In quest’ottica, la casa editrice ha avvisato il
sito che ospitava la copia piratata,
che ha prontamente rimosso il file,
e nessuno si è “fatto male”.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.18
PEOPLE & MARKET / Finalmente disponibile, iPhone 5 fa parlare di sé anche per quanto riguarda le tariffe degli operatori
iPhone
5 con Tim, Vodafone e Tre. Tariffe a confronto
Abbiamo confrontato le tariffe dei principali operatori italiani per vedere se conviene davvero avere l’iPhone 5 gratis, ma vincolandosi per 30 mesi
di R. Pezzali
L
’ultimo smartphone firmato Apple è sicuramente l’iPhone che
ha ricevuto il numero maggiore
di critiche per via dello schermo e del
connettore, tuttavia i primi numeri lasciano intendere che sarà in ogni caso
l’iPhone più venduto di sempre. Le
code di fronte ai negozi al “Day One”
sono state eloquenti e hanno dimostrato che, anche in periodo di crisi,
iPhone mantiene il suo status di “oggetto del desiderio”. Vendere però un
prodotto che di listino parte da 729
euro e supera i 900 euro in un periodo
di crisi non è facile, ma fortunatamente vengono in soccorso gli operatori
con le loro “tariffe-manette” che vincolano per 30 mesi, ma permettono di
avere un iPhone 5 nuovo fiammante
da pagare a rate distribuite sulla durata del contratto. Abbiamo come
sempre voluto fare un confronto tra
le tariffe dei tre operatori italiani che
propongono l’iPhone per capire se
veramente conviene scegliere una
di queste offerte e soprattutto quale
operatore è il più conveniente. Rispetto allo scorso anno, però, siamo andati
oltre: dal costo totale nei 30 mesi abbiamo anche scorporato il costo del
telefono, per vedere quanto costa la
parte “voce&dati” al mese; un calcolo
semplice, per capire se davvero è conveniente la proposta di TIM, Vodafone
e Tre. Di seguito proponiamo le offerte in dettaglio (per le immagini ad alta
risoluzione, consigliamo di leggere
l’articolo online, disponibile a questo
link).
L’operatore conviene
Sicuramente approfittare di un’offerta
legata al singolo operatore conviene,
soprattutto Tre se non si vuole spendere molto e non si effettua molto traffico voce e SMS. La tariffa base di Tre
infatti è convenientissima, imbattibile.
Ottima anche la proposta di Vodafone
con la sua tariffa Relax: è una tariffa
flat con tutto incluso, che permette
anche il cambio dello smartphone.
Non male: finalmente una cosa nuova. TIM come sempre è un po’ più cara
dei concorrenti: è quella che ha la rete
con più copertura, ha anche l’EDGE e
queste cose si pagano.
TIM non è molto conveniente
Tra le tre soluzioni, Tim è quella con un costo più elevato, anche se rispetto ai precedenti anni ha sensibilmente abbassato il prezzo globale della tariffa Top, ovvero la Tuttocompreso
1500. Il piano non è facilissimo da capire: c’è un contributo
inziale per il telefono, uno mensile e un canone per la parte
voce e dati. Grande risparmio però per chi passa a TIM (per la
tabella del “Passa a TIM” si veda l’articolo pubblicato online,
a questo link): in 30 mesi si risparmiano anche 1000 euro.
Attenzione a Tutto Compreso 250: costa uguale al 500 e offre
meno. Scelta questa incomprensibile. Ne parliamo più approfonditamente nella pagina seguente.
TIM
Minuti di chiamate
SMS
Dati
Tassa concessione
Contributo mensile telefonia
Durata (mesi)
TRE è la meno cara
per chi parla poco
Tre non cambia l’offerta già fatta con i vecchi iPhone e si parte sempre da 29 euro al mese più tassa di concessione per il
modello da 16 GB. Due opzioni, con RID bancario e finanziamento Compass o con carta di credito. Per l’opzione “Passa a
Tre” si veda l’articolo pubblicato online, a questo link.
3
Minuti di chiamate
SMS
Dati
Tassa concessione
Contributo mensile telefonia
Canone mensile (tax incl)
Durata vincolo (mesi)
Tutto
compreso
250
Tutto
compreso
500
Tutto
compreso
1000
Tutto
compreso
1500
250
250
1 GB
500
250
1 GB
1000
250
1 GB
1500
250
1 GB
€ 5,16
€ 29
€ 5,16
€ 39
€ 5,16
€ 59
€ 5,16
€ 79
30
30
30
30
€ 20
€ 54,16
€0
€ 10
€ 54,16
€0
€ 10
€ 74,16
€0
€ 10
€ 94,16
€0
€ 1.625
€ 1.625
€ 2.225
€ 2.825
Top Smart 400
Top Smart 800
400
100
2 Gb
800
200
2 Gb
€ 5,16
€ 29,00
€ 34,16
€ 5,16
€ 49,00
€ 54,16
30
30
Con iPhone 16 GB…
Contributo iniziale
€0
€0
€ 1.025
€ 1.625
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
€ 729
€ 729
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 9,9
€ 29,9
Costo finale
Con iPhone 32 GB…
Contributo iniziale
€ 99
€0
€ 1.124
€ 1.625
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
€ 839
€ 839
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 9,5
€ 26,2
Costo finale
Con iPhone 16 GB…
Contributo mensile smartphone
Canone mensile (TAX incl)
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 729
€ 729
€ 729
€ 729
€ 29,9
€ 29,9
€ 49,9
€ 69,9
Con iPhone 32 GB…
Contributo mensile smartphone
Canone mensile (TAX incl)
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 25
€ 59,16
€0
€ 15
€ 59,16
€0
€ 15
€ 79,16
€0
€ 15
€ 99,16
€0
€ 1.775
€ 1.775
€ 2.375
€ 2.975
€ 839
€ 839
€ 839
€ 839
€ 31,2
€ 31,2
€ 51,2
€ 71,2
€ 25
€ 59,16
€ 99
€ 15
€ 59,16
€ 99
€ 15
€ 79,16
€ 99
€ 15
€ 99,16
€ 99
€ 1.874
€ 1.874
€ 2.474
€ 3.074
Con iPhone 64 GB…
Contributo mensile smartphone
Canone mensile (TAX incl)
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 949
€ 949
€ 949
€ 949
€ 30,8
€ 30,8
€ 50,8
€ 70,8
Con iPhone 64 GB…
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 199
€ 99
€ 1.224
€ 1.724
€ 949
€ 949
€ 9,2
€ 25,8
Top Smart 1600
Top Smart 3000
Minuti di chiamate
SMS
Dati
1600
400
2 Gb
3000
600
20 Gb
Tassa concessione
Contributo mensile telefonia
Canone mensile (tax incl)
5,16
59
64,16
5,16
79
84,16
30
30
Durata vincolo (mesi)
Con iPhone 16 GB…
Contributo iniziale
€0
€0
€ 1.925
€ 2.525
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
€ 729
€ 729
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 39,9
€ 59,9
Costo finale
Con iPhone 32 GB…
Contributo iniziale
€0
€0
€ 1.925
€ 2.525
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
€ 839
€ 839
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 36,2
€ 56,2
Costo finale
VODAFONE: che vantaggio
il cambio smartphone
Vodafone propone l’iPhone 5 in abbinamento al suo piano Relax, il piano flat per voce e SMS che prevede diversi
tagli a seconda del taglio di dati Internet scelti. La scelta
del piano Relax non è da sottovalutare per un motivo semplice: prevede anche il cambio di smartphone ogni 6 mesi.
Questo vuol dire che al lancio del prossimo iPhone nel 2013
si potrà avere lo smartphone nuovo restituendo il 5, e così
nel 2014 con l’eventuale iPhone 6 (o altri telefoni della concorrenza). Ma non solo: volendo, un utente può provare ora
l’iPhone, poi magari passare al Lumia e provare il nuovo Galaxy S 4. L’unica scocciatura è che ogni volta che si cambia
smartphone, il calcolo dei mesi si resetta e si riparte da 30,
ma almeno con il piano Relax ogni sei mesi si può avere
uno smartphone nuovo fiammante. Da apprezzare poi per
Vodafone la scelta di non privilegiare con tariffe speciali chi
passa a Vodafone: nuovi e vecchi clienti sono trattati nella
medesima maniera.
Con iPhone 64 GB…
Contributo iniziale
Costo finale
€ 49
€0
€ 1.974
€ 2.525
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
€ 949
€ 949
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 34,2
€ 52,5
Vodafone
Relax
Relax Completo
Minuti di chiamate
SMS
Dati
illimitati
illimitati
2 GB
illimitati
illimitati
5 GB
Tassa concessione
Contributo mensile telefonia
Contributo mensile iPhone
Canone mensile (tax incl)
€ 5,16
€ 49,00
€ 5,00
€ 59,16
€ 5,16
€ 69,00
€ 0,00
€ 74,16
30
30
Durata vincolo (mesi)
Con iPhone 16 GB…
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 69
€5
€ 1.844
€ 2.230
€ 729
€ 729
€ 37,2
€ 50,0
Con iPhone 32 GB…
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 169
€ 99
€ 1.944
€ 2.324
€ 839
€ 839
€ 36,8
€ 49,5
Con iPhone 64 GB…
Contributo iniziale
Costo finale
Prezzo smartphone in vendita senza abbonamento
Costo reale mensile telefonia (tax incl)
€ 269
€ 199
€ 2.044
€ 2.424
€ 959
€ 959
€ 36,2
€ 48,8
Sicurezza
IN PARETE
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n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.20
PEOPLE & MARKET / Tuttocompreso 250 costa uguale a Tuttocompreso 500 e offre di meno
iPhone
5 TIM: caos Tuttocompreso 250
Tim confonde gli utenti con due offerte differenti ma con lo stesso prezzo, attenti a scegliere quella giusta
L
49 euro. La stessa cifra che serve per
TuttoCompreso 500, dove la parte
“voce&dati” sale a 39 euro ma il contributo per lo smartphone scende a
10 euro. Totale sempre 49 euro.
Perché TIM ha fatto una cosa simile? La tariffa TuttoCompreso è valida
anche per altri smartphone e quindi
può essere anche vantaggiosa. Nel
caso dell’iPhone però è una tariffa
per polli, e TIM, vista la confusione
che la cosa può generare, avrebbe
fatto bene a toglierla.
Il bravo e onesto rivenditore dovrebbe far notare questi aspetti,
consigliando direttamente l’opzione 500. Se scegliete TIM attenti a
non farvi spennare.
PEOPLE & MARKET / Un’analisi svolta su 70 TV 3D mostra le oscillazioni di prezzo dopo il lancio
TV
3D, ecco quando conviene comprarli
I prezzi dei TV Toshiba e LG sendono circa del 30% dopo 3 mesi, più stabili i prezzi di vendita di Sony e Samsung
di R. Pezzali
Q
uando comprare il TV? Una ricerca svolta dal comparatore
Idealo su oltre 70 televisori 3D
delle migliori marche ci viene in aiuto. Idealo ha analizzato l’andamento
medio del prezzo su 600 negozi partendo dalla data di lancio e rilevando le oscillazioni a 30, 60 e 90 giorni,
per vedere chi tra Samsung, Sony,
Panasonic LG e Toshiba mantiene il
prezzo più stabile nel tempo. L’analisi è stata svolta su modelli 2012, in
tutti i casi con il passare del tempo
i prezzi sono scesi, mediamente del
9,5% trenta giorni dopo il lancio, del
15,2% dopo sessanta giorni e del
19% dopo novanta giorni. Il grafico
mostra l’andamento dei prezzi per le
singole marche, LG e Toshiba sono
le aziende con cali rilevanti nell’arco dei nove mesi: le loro TV costano
anche il 30% in meno. Più stabili invece Sony e Samsung, 10% in meno
a 3 mesi dal lancio. I risultati sono
riportati anche nella tabella riassuntiva. Nel caso di Toshiba e LG forse
è meglio attendere un po’ prima di
comprare, mentre con Sony o Samsung se si vuole aspettare è solo per
sfruttare qualche mega offerta volantino: difficilmente il prezzo scenderà di tanto.
Universal/EMI
e la musica
online trema
Le quattro sorelle del disco
diventano tre: USA e Unione
Europea danno il via libera
all’acquisizione di EMI da
parte di Universal. Servizi
digitali a rischio
di R. Pezzali
a chiarezza non è il punto di
forza delle nuove tariffe TIM per
l’iPhone 5: se l’operatore avesse
chiamato l’offerta Tutto Incompreso
nessuno avrebbe avuto da ridire.
Analizzando infatti le offerte dei
vari operatori, come abbiamo fatto
in questo lungo articolo emerge
come ci siano due tariffe, TuttoCompreso 250 e TuttoCompreso 500 che
costano precisamente la stessa cifra.
Nel caso della soluzione 250 si pagano 29 euro al mese per la parte
“voce&dati” e 20 euro al mese di
contributo per lo smartphone, totale
people & market
di P. Centofanti
Gli organi competenti hanno dato
il loro beneplacito all’acquisizione
di EMI da parte di Universal Music.
Nasce così una delle più grandi
case discografiche al mondo e le
grandi multinazionali del disco
scendono a tre: Sony, Universal/
EMI e Warner sono oggi le ultime
sopravvissute alla rivoluzione digitale. E proprio il mondo dei servizi
digitali si interroga su quello che
questa fusione può comportare.
Perché se un tempo convincere
una o due delle “quattro grandi”
poteva far da leva sulle altre al lancio del servizio, ora il gruppo Universal/EMI, con il 40% del catalogo
delle major, con il suo “no” può frenare sul nascere qualsiasi iniziativa
(o azzoppare servizi esistenti che
non vanno più a genio).
In un’intervista per l’Huffington
Post, Paul Vidich, ex dirigente Warner Music che finalizzò l’accordo
con Steve Jobs per il lancio di
iTunes, sottolinea la criticità: “All’interno del nuovo gruppo Universal/EMI ci sarà una sola manciata
di dirigenti ad effettuare decisioni
chiave per il licensing. E così questo
gruppo ristretto terrà in pugno le
startup musicali che avranno bisogno di queste licenze. [...] Gli interessi
strategici di questi dirigenti avranno
uno sproporzionato impatto sulla
diversità e l’innovazione dell’intero
mercato della musica online”.
Anche per questo motivo l’UE ha
chiesto come condizione al sì per
l’acquisizione, la cessione da parte
di Universal di buona parte delle
divisioni europee del gruppo EMI
e in particolare della storica etichetta Parlophone (a cui fa capo il
catalogo di artisti come Pink Floyd,
Queen e Radiohead) e delle sottoetichette di musica classica.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
PEOPLE & MARKET / Il progetto dello smartphone Aliyun OS di Acer e Alibaba non piace a Google
Google blocca Acer: o Android o niente
Acer era in procinto di lanciare uno smartphone in Cina con un SO Linux non Android. Ma Google ha bloccato tutto
di P. Centofanti
U
no strano “caso” si è creato
tra Google, Acer e il sito di
e-commerce Alibaba. Acer e
Alibaba pianficavano di lanciare un
nuovo smartphone estremamente
economico sul mercato cinese basato su un sistema operativo Linux,
denominato Aliyun OS realizzato da
Alibaba. La cosa non è però piaciuta
a Google, che ha intimato alle due
aziende di bloccare la vendita dello smartphone: in sostanza, se Acer
realizza lo smartphone, non potrà
mai più utilizzare Android sui suoi
dispositivi. Alibaba aveva sollevato
il caso con parole piuttosto chiare:
“Google ha notificato al nostro partner
(Acer), che se avessimo proceduto con
il lancio di Alyun, Google avrebbe interrotto la collaborazione nella realizzazione di prodotti Android e revocato
le relative autorizzazioni tecniche”. Al
people & market
Maxi-rissa alla
Foxconn e stop
alla produzione
La fabbrica cinese di Taiyuan, che
dà lavoro a circa 79mila operai,
produce componenti elettronici
destinati all’industria automobilistica e, secondo indiscrezioni, da
qualche mese si occupa anche di
assemblare il nuovo iPhone 5. Secondo quanto riportato dalle emittenti locali, una decina di operai
avrebbe dato vita ad una maxi-rissa
in uno dei dormitori adiacenti alla
fabbrica, culminato con l’intervento
di 5000 poliziotti. All’alba è emerso
che circa 40 persone sono state
trasportate in ospedale mentre un
numero non meglio specificato
di operai è stato arrestato. Difficile
risalire ai motivi della rissa ma, secondo le autorità locali, questi non
sarebbero riconducibili a “cause
lavorative”. La polizia sta investigando sull’accaduto e al momento c’è
il massimo riserbo. Nel frattempo
Foxconn ha deciso di chiudere lo
stabilimento per un giorno al fine
di permettere alle forze dell’ordine
la massima libertà di azione.
centro dello scontro c’è il fatto
che Acer è membro della Open
Handset Alliance che promuove Android, ma Aliyun OS pur
non essendo un fork ufficiale di
Android, ne utilizzerebbe diversi
elementi. Un comportamento
secondo Google inaccettabile
da parte di un membro dell’associazione, tanto più che Aliyum
OS rompe la compatibilità con
Android. La cosa non è evidentemente piaciuta ad Alibaba che si
chiede se effettivamente Android sia
aperto a questo punto: “Aliyun OS non
fa parte dell’ecosistema Android, pertanto Aliyun OS non è e non deve essere
compatibile con Android. È ironico che
un’azienda che parla tanto di ‘apertura’
stia promuovendo un sistema chiuso”.
La risposta di Google è arrivata con un
post su Google+ di Andy Rubin: “Il fatto è che Aliyun usa runtime, framework
e strumenti di Android. Il vostro app sto-
re include applicazioni Android (comprese applicazioni Google piratate). [...]
Così se volete i benefici dell’ecosistema
Android, allora scegliete di essere compatibili con esso. È facile, gratuito, e vi
daremmo pure una mano. Ma se non
volete essere compatibili, allora non
aspettatevi aiuto da membri dell’OHA,
che sono tutti al lavoro per realizzare
un ecosistema Android unificato”. Insomma, Alibaba si deve trovare un
altro partner per lanciare il suo sistema operativo in Cina.
Pirateria musicale, l’Italia è terza al mondo
Il nostro Paese si piazza terzo per download musicali da BitTorrent
E si scopre che in testa ai desideri illegali degli italiani c’è la Pausini
di M. Dalli
Raramente l’Italia riesce a piazzarsi sul podio quando si parla di tecnologie
digitali, a meno che non ci sia di mezzo la pirateria. Secondo una ricerca
di Musicmetric, infatti, l’Italia è dietro solo a Stati Uniti e Gran Bretagna
per numero di download musicali
illegali da BitTorrent.
Il Bel Paese ha infatti totalizzato 33
milioni di download; “meglio” di noi
hanno fatto solo Regno Unito (43 milioni) e Stati Uniti (97 milioni). Considerando però la popolazione di tutti i Paesi, l’Italia scende al settimo posto
(0,55 download per abitante), mentre il primato va all’Australia (con 0,86
download per abitante).
La ricerca va poi in profondità, analizzando il download più popolare per
Paese. In Italia la più “scaricata” è Laura Pausini con Inedito, che totalizza
poco meno di 240mila download in Italia, 260mila in totale.
Totale download
people & market
Sky/Warner,
e la TV toglie
i contenuti
alla rete
SKY UK ha stretto un accordo di
esclusiva con Warner Bros: novità
e catalogo solo sui canali e servizi
online di SKY. A secco gli altri
people & market
Paese
p.21
Brano più scaricato
Stati Uniti
96868398
Drake - The Motto
Regno Unito
43314568
Ed Sheeran - Plus
Italia
33226258
Laura Pausini - Ineditdo
di P. Centofanti
Dopo aver parlato dell’iniziativa Digital HD di Fox, con la quale lo studio
americano garantisce ai nuovi servizi digitali addirittura una finestra di
anteprima sull’home video classico
a titoli di punta, ora dall’Inghilterra
arriva invece una notizia che sembra andare nella direzione opposta.
SKY UK ha infatti stretto un accordo
di esclusiva con Warner Brothers:
nel Regno Unito, SKY avrà l’esclusiva
per minimo 6 mesi sulle prossime
novità, nonché esclusiva su diversi
titoli di catalogo dell’importante
studio hollywoodiano. In sostanza,
chi vorrà vedere le ultime novità
Warner in digitale (supporti fisici
esclusi) o si abbona a SKY o dovrà
utilizzare il servizio NOW TV (sempre di SKY), perché sui vari iTunes,
Netflix, ecc., non potrà trovarle. Con
questa mossa, di fatto, una TV, SKY,
è riuscita a liberarsi della concorrenza dei servizi via Internet. Viene
da chiedersi se l’ingresso dei tradizionali broadcaster su Internet con
piattaforme di video on demand
non sia finalizzato esclusivamente
a cercare accordi di questo tipo per
proteggere il loro tradizionale modello di business. Perché in questo
caso SKY potrebbe decidere di tenersi alcuni titoli solo per i canali TV,
ad esempio, senza un’equivalente
offerta on demand online, eliminando ogni possibile concorrenza.
E l’Unione Europea, di solito sensibile ai temi della libera concorrenza,
non ha niente da dire?
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Interessante iniziativa di Fox volta a valorizzare i film “liquidi” in alta definizione
Fox: film in download prima che su Blu-ray
20th Century Fox annuncia un cambio di strategia per l’home video legato all’iniziativa chiamata Digital HD
Contenuti in download e streaming tre settimane prima dell’uscita su supporto ottico, apre le danze Prometeus
di P. Centofanti
F
ox, uno degli studi più “conservatori” per quanto riguarda l’home video annuncia un deciso
cambio di strategia: più enfasi sui servizi digitali grazie all’iniziativa Digital
HD. Non si tratta di un vero e proprio
nuovo servizio, piuttosto di un nuovo catalogo di film in alta definizione
disponibile per i vari fornitori di servizi di download e streaming online,
disponibile in 50 paesi, e che include
nuove uscite in anticipo rispetto ai
classici DVD e Blu-ray Disc. Digital HD
ad esempio debutta oggi negli Stati
Uniti con l’uscita di Prometheus in
anticipo di tre settimane rispetto al
supporto ottico, su iTunes, Play Store,
YouTube e altri provider. Si tratta di
una scommessa sul digital download
piuttosto forte, e Fox è praticamente il primo studio ad offrire titoli di
grande richiamo con così anticipo
sul supporto tradizionale. Vedremo
se l’iniziativa porterà anche ad un arricchimento dell’offerta in Italia sulle
(poche) piattaforme disponibili.
GAME & MOVIE / Corpo ridotto del 25% e nuovo design per la PS3, disponibile da pochi giorni
Il 28 settembre è uscita la PS3 “ultraslim”
C’è anche con SSD, ma non costa meno
Sony ha lanciato la nuova Playstation 3 “mini” con HDD da 500 GB, e a breve con memoria flash da 12 GB
di R. Pezzali
P
iù piccola, più leggera ma anche leggermente più costosa:
la nuova Playstation 3 di dimensioni ridotte (25% in meno rispetto
all’attuale) è arrivata in Italia il 28 di
settembre nella versione da 500 GB
al prezzo di 299 euro (come la 320 GB
attuale) in bundle con FIFA 13, seguita il 12 ottobre dalla versione priva di
hard disk integrato con memoria flash
da 12 GB a 229 euro. Questa versione
economica potrà però integrare un
disco da 2,5 pollici opzionale, che potrà essere installato a scelta dall’utente
oppure acquistato come accessorio
ufficiale nella versione da 250 GB. La
nuova console è stata completamente ridisegnata con un’integrazione
ancora maggiore dei componenti, ma
oltre a questo le specifiche tecniche
non cambiano di molto. La versione
da 12 GB flash è una chiara risposta
a Microsoft che ha già in gamma la
Xbox 360 Arcade da 4 GB, e per garantire in futuro la possibilità di avere più
spazio, Sony ha realizzato un
particolare hard disk esterno
da 250 GB che sarà venduto a
89 euro e funzionerà solo con
la nuova console. Accanto
alla nuova PS3 Sony ha lanciato anche alcuni giochi della collezione “PS3 Essentials”,
disponibili in negozio a 20
euro e alcuni (quelli segnati
con *) anche online a 15 euro.
Ecco la lista completa dei titoli Sony: Uncharted: Drake’s
Fortune* - Resistance Fall of
Man - inFAMOUS* - Motorstorm - Heavenly Sword - MAG* - God of War III - LittleBig Planet* - Ratchet & Clank: Tools
of Destruction - ModNation Racers*
- Sports Champions* - EyePet & Friends - Start The Party! - DanceStar Party!
- Medieval Moves* - Move Fitness* - The
Fight*. L’elenco dei titoli di terze parti è
invece composto da: Assassin’s Creed
II* - Assassin’s Creed* - Assassin’s Creed
Brotherhood* - Far Cry 2* - Prince of
Persia* - Driver San Francisco* - Tom
Clancy’s Rainbow Six: Vegas 2* - James
Cameron’s Avatar: The Game* - Prince
of Persia – The Forgotten Sands* Call of Juarez: Bound in Blood* - Tom
Clancy’s Ghost Recon: Advanced Warfighter 2* - Brothers In Arms: Hell’s Highway - Tom Clancy’s H.A.W.X - Deus
Ex: Human Revolution* - Tomb Raider:
Underworld* - Just Cause 2* - Sniper:
Ghost Warrior - Tekken 6 - SEGA Mega
Drive: Ultimate Collection - Sonic Unleashed - Virtua Fighter 5 - Darksiders:
Wrath Of War* - Homefront: Ultimate
Edition*.
p.22
GAME & MOVIE
Il visore 3D Sony
sperimenta
l’head-tracking
Un grande occhio, al centro della
fronte: il visore OLED Sony per il
gaming si trasforma in un Polifemo
moderno per aggiungere una nuova dimensione di realismo ai giochi.
Sony ha mostrato infatti al Tokyo
Game Show un prototipo di HMZT2 denominato “Prototype-SR” , sigla
che sta per “Substitutional Reality”.
L’obiettivo è ovviamente aggiungere una nuova dimensione al gioco
andando oltre il grande schermo e il
3D che già i visori offrono. Grazie ad
un sensore e alla videocamera infatti sarà possibile aggiungere l’head
tracking, ovvero il tracciamento dei
movimenti della testa e la realtà aumentata, fondendo elementi reali
con il gioco che viene proiettato
sui due piccoli schermi OLED da
1280 x 720 pixel. Sony ha rilasciato
nei giorni scorsi un video del visore
“modificato”.
GAME & MOVIE
Secondo NVIDIA
le console hanno
gli anni contati
In un’intervista rilasciata a
Venturebeat, Phil Eisler, General
Manager della divisione GeForce
Grid Cloud Gaming di Nvidia, ha
dichiarato a chiare lettere che
l’azienda è già pronta per puntare
tutto sul “cloud gaming” e, a suo
dire, le prossime Xbox e PlayStation
saranno le ultime console ad
essere introdotte sul mercato. Con
il progressivo miglioramento della
banda media a disposizione della
popolazione mondiale cresceranno
sensibilmente i servizi “cloud
based” e non ci sarà più bisogno
di “appoggiarsi” su complicate
console da gioco. Una volta
abbattuti i tempi di risposta medi
dei TV attuali (secondo Eisler un
obiettivo facilmente raggiungibile
lavorando a stretto contatto con
i maggiori produttori mondiali)
Nvidia sarà pronta ad offrire servizi
di “cloud gaming” di qualità e
esenti da difetti/ritardi. La latenza
è oggigiorno uno dei maggiori
problemi di servizi come OnLive,
ma ben presto saranno superati.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Si è chiusa una frizzante edizione della mostra dedicata al mondo della fotografia, il nostro bilancio
p.23
Photokina 2012: la fotografia è più viva che mai
Largo a mirrorless e smart camera, spariscono le videocamere ma gli smartphone non hanno ancora vinto: la fotografia è nel cuore degli appassionati
di R. Pezzali
S
i è da poco chiusa l’edizione
2012 del Photokina e dopo
tanti anni possiamo dire tranquillamente che è ancora la più importante manifestazione mondiale
dell’imaging. Un’edizione, quella di
quest’anno, decisamente ricca di novità, anche se come già successo in
occasione dell’IFA i produttori hanno
scelto di scaglionare i lanci le settimane precedenti alla fiera. È partita
Fujifilm, poi è arrivata Sony e infine
Nikon. Solo Canon e Panasonic hanno
lanciato i loro prodotti in fiera, per poi
mostrarli direttamente al pubblico. È
ora tempo di bilanci: dove sta andando il mondo dell’imaging?
Smartphone e fotocamere
per girare video
Chi pensava che la fotografia fosse
destinata a sparire per lasciare il posto agli smartphone dovrà ricredersi:
il numero di persone interessate alla
foto cresce anno per anno, ed è bastato un giro tra i padiglioni della fiera
per rendersi conto di quanto interesse
sollevano le nuove fotocamere agli
occhi anche dei più giovani. Lo smartphone cresce, non a caso anche HTC
ha esposto al Photokina la sua gamma
One, tuttavia è un’alternativa alla compatta di fascia bassa, non certo alla reflex o alle fotocamere di un certo livello, dalle superzoom alle mirrorless. Gli
smartphone e le fotocamere hanno
però letteralmente ucciso la videocamera: le uniche videocamere presenti
in fiera erano le NEX-VG di Sony, e sappiamo tutti che non siamo di fronte a
vere videocamere ma a un’evoluzione
del progetto NEX in chiave video. A
un’IFA senza alcuna novità in chiave
video è seguito un Photokina senza
nessun nuovo modello: i produttori
ci confermano che stanno riducendo tutte le loro line-up, segno che tra
qualche anno il video si farà o con lo
smartphone o con le compatte. Fare
una bella foto è, infatti, più semplice
che fare un bel video, quest’ultimo
richiede talento, capacità di editing e
anche una videocamera di qualità.
Se poi ci spostiamo sul video di un
certo livello ormai si prendono in considerazione solo le reflex che, grazie
a un numero enorme di accessori, si
trasformano in videocamere di fascia
alta, capaci di una qualità degna di
una produzione cinematografica. I
principali produttori di obiettivi hanno mostrato tra le novità una serie
di ottiche dedicate espressamente al
video, silenziose, rapide e con ghiere
sagomate per i vari rig professionali.
Spazio a compatte e mirrorless
Tolti gli smartphone e le videocamere,
al Photokina restano solo le macchine fotografiche autentiche, anche se
ormai i produttori si sono “livellati” su
gamme di prodotto molto (forse troppo) simili tra di loro. Il menù di ogni
grade marchio è composto da almeno una superzoom, da una compatta
con Wi-Fi integrato, da una compatta
di fascia alta e da una mirrorless, senza
nessuna eccezione. Quest’anno hanno riscosso particolare attenzione le
fotocamere compatte di alto livello:
costano quasi come le mirrorless ma
hanno dalla loro il vantaggio di un
corpo compatto, di uno zoom versatile integrato e in molti casi di un
mirino ottico. Canon ha lanciato la
Cresce il segmento delle compatte ad ottiche intercambiabili e i produttori
propongono a catalogo un numero crescente di ottiche di alta qualità
G15, Fujifilm la XF1, Samsung la EX2,
Olympus la ZX-2 e Nikon la P7700: difficile trovare le differenze tra una e l’altra, anche perché ormai, un po’ come
accade con gli smartphone, le feature
che una macchina deve avere sono
quelle. L’altro segmento interessante
è quello delle mirrorless: l’Europa ini-
zia a capirne i vantaggi, l’Italia un po’
meno. Durante una chiaccherata con
alcuni operatori del settore, infatti, abbiamo avuto modo di dare un occhio
ai numeri del mercato italiano: in una
settimana in Italia si vendono circa 200
mirrorless, un numero davvero basso
se paragonato al mercato tedesco o
segue a pag. 24
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Leica lancia al Photokina i suoi “gioielli”, sempre nel rispetto della lunga tradizione Made in Germany
p.24
Leica
svela la nuova reflex M, full frame compatta
La M ha sensore e processore nuovi, costerà 6.200 euro. Presentate anche il modello economico M-E (4800 euro) e la compatta X2 (da 1785 euro)
di R. Faggiano
I
l padiglione Leica al Photokina era
al di fuori del passaggio dei visitatori in modo che solo gli interessati lo
raggiungessero. All’interno una grande
mostra fotografica e le diverse sezioni
di prodotto contrassegnate dalle lettere della serie X, M, S e le compatte Lux.
Grande attesa degli appasionati per
la nuova M10, che in effetti si chiama
Leica M
semplicemente M, arriverà nel 2013
e costerà 6.200 euro, il solo corpo. La
nuova M utilizza sensore full frame e
processore nuovi, sviluppati da Leica: il sensore CMOS è a 24 megapixel
mentre il processore Maestro è stato
ottimizzato per la ripresa video Full
HD. Rinnovato anche il display LCD da
3” rivestito in Gorilla glass. Il corpo della
M è interamente in lega di magnesio
per un peso di 680 grammi.
La nuova M in versione economica si
chiama invece M-E e costa “solo” 4.800
euro. In pratica è una M9 rinnovata ma
con gli stessi contenuti tecnici , tutt’altro che trascurabili o sorpassati.
Novità più frivole per la compatta X2
che è ora disponibile in due nuove
versioni. Quella realizzata dallo stilista
Paul Smith è colorata in vistose varianti di verde e arancio, ha in dotazione
molti accessori personalizzati in pelle e
Leica M-E
costa 2.445 euro. Poi c’è la versione “a la
carte”, cioè personalizzabile nei colori e
negli accessori per avere un modello
veramente su misura: questo modello
è quotato 1.785 euro.
Per i professionisti c’era la nuova S, la
medio formato che raggiunge nuovi
vertici per prestazioni e qualità. Qui
purtroppo non troviamo il modello
economico e i prezzi partono, per il
solo corpo, da 19.890 euro.
Leica X2 - Paul Smith
Digital Imaging
Photokina 2012
segue da pag. 23
inglese. Mercati che, a loro volta, sono
decisamente più piccoli del mercato
giapponese, dove ormai la mirrorless
fa numeri da reflex.
Questa crescita del segmento delle
compatte ad ottiche intercambiabili
ha portato i produttori a incrementare il parco ottiche: Zeiss ha lanciato
le ottiche per le Sony NEX e la serie X
di Fuji; Samyang e Sigma hanno già
inserito a catalogo nuovi obiettivi per
le Pen Olympus e per altre marche e
così si apprestano a fare anche molti
altri produttori. Una sorta di invito per
i consumatori: le macchine ci sono, le
ottiche ci sono, non esistono più scuse per non passare a una fotocamera di questo tipo. Ed effettivamente
dobbiamo dire che al Photokina di
modelli interessanti se ne sono visti
parecchi, primo tra tutti la GH3 di Panasonic che, come ha già fatto Olympus con la OM-D, vuole far capire che
il sensore micro 4:3 è tutt’altro che
uno svantaggio.
Interessanti anche la X-E1 di Fujifilm e
la Sony NEX-6: hanno tutto quello che
si può desiderare da una fotocamera,
dal mirino al flash integrato alle funzioni di scatto creativo. A proposito di mirino, abbiamo speso qualche minuto
in fiera per chiedere ai visitatori di passaggio con una reflex al collo un parere
sulle nuove mirrorless e, risultato quasi
unanime, quello che non convince
ancora è il mirino di tipo elettronico.
Effettivamente, anche il migliore dei
mirini oculari OLED non può proprio
competere, come realismo e fedeltà,
con un mirino di tipo ottico.
Full Frame ottime, ma il prezzo
le rende inarrivabili
Chiudiamo con le Full Frame: Nikon
D600, Canon 6D e Sony a99 sono le
ultime novità in termini di fotocamere
a sensore pieno. Tre macchine eccellenti, che però hanno prezzi inarrivabili
per la maggior parte degli utenti.Non
c’è, infatti, solo il costo della macchina
da calcolare, ma anche quello di un
nuovo parco ottiche per il grande formato. Un sensore Full Frame costa sicuramente di più di un sensore APS-C,
ma non è certo un costo che giustifica
fotocamere reflex così costose. Spesso
si tende a vedere il “Full Frame” come
un punto di arrivo, tuttavia non è così,
è più un’alternativa. Per alcune esigenze, come la foto sportiva, un sensore
di tipo APS-C e una macchina veloce
sono sicuramente più utili di un sensore Full Frame, che invece resta la scelta
migliore per i ritratti, per il reportage e
anche per le foto turistiche. Ecco perché ci sarebbe piaciuto vedere una
seconda “Digital Rebel”, una reflex Full
Frame per il fotografo amatoriale che
non offre tutte le funzionalità avanzate
di 6D o 5D ma solo il vantaggio di un
sensore più grande. Magari da accoppiare a un paio di obiettivi di buona
qualità e dal prezzo abbordabile. Siamo certi che nei prossimi anni, quando il segmento mirrorless crescerà
tenendosi stretto il formato APS-C, ci
sarà spazio anche per reflex Full Frame
davvero entry level.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Al Photokina abbiamo avuto modo di provare la EOS 6D, l’attesa reflex full frame entry level Canon
p.25
Canon EOS 6D: prime impressioni, dettagli e video
Il costo non è proprio economico, si parla di circa 2.150 euro per il solo corpo macchina: non pochi, ma la EOS 6D offre una qualità davvero elevata
di R. Pezzali
C
anon nel segmento delle reflex
full frame “low cost”, propone la
nuova 6D, una macchina con
un sensore CMOS da 20 Megapixel,
ISO fino a 102.400, DIGIC 5+, 4.5 fps di
raffica, motore AF a 11 punti di nuova
concezione e Wi-Fi con GPS integrato
(per maggiori dettagli vi rimandiamo
alla news pubblicata qui). Una fotocamera dalle specifiche tecniche non
esagerate, come da tradizione Canon,
che potrebbe sembrare, fatta eccezione per il Wi-Fi e il GPS, poco innovativa. I punti “caldi” sono sicuramente il
motore autofocus a 11 punti, un solo
slot SD e la copertura del mirino al
97%. Dopo aver provato e riprovato
a scattare e aver parlato con chi ha
lavorato allo sviluppo della macchina
siamo riusciti a chiarirci un po’ le idee.
A prima vista, infatti, la 6D sembrava
una fotocamera reflex assemblata in
fretta, per far concorrenza a Nikon con
la sua D600: già a giugno si sapeva che
Nikon avrebbe lanciato una reflex full
frame in questo segmento e quindi
Canon è dovuta correre ai ripari. Non
a caso la D600 è già in tutti i negozi,
mentre per la Canon si dovrà aspettare fine anno. Le due reflex sembrano
però destinate a due segmenti diversi:
la Nikon D600 è più rivolta a chi vuole fare il grande passo nel full frame
mentre la 6D vuole essere un’alternativa per chi aveva una vecchia reflex
full frame Canon e non può permettersi la 5D Mark III che ha un prezzo di
listino davvero alto.
Il corpo macchina della EOS 6D, infatti,
ha un prezzo di 2.150 euro, ma rimane
da acquistare a parte un flash esterno
e soprattutto un’ottica EF, almeno un
24-105 F4 L, e qui almeno altri 1.000
euro al budget vanno aggiunti. Non
proprio un pacchetto “low cost” per il
passaggio al full frame quindi, ma una
nuova full frame destinata a chi il formato pieno lo ha già assaggiato e ha il
corredo necessario.
Il paragone con la 5D Mark II regge
fino a un certo punto: sulla carta sono
molto simili, ma la 6D è migliore quasi
in tutto. Il corpo è in magnesio e più
compatto, anche se per una questione di costi e leggerezza si è scelto di
inserire qualche parte in policarbonato, le dimensioni sono quelle della 7D
e la disposizione di ghiere e pulsanti
è studiata alla perfezione. Il sensore
è nuovo, ha una maggiore sensibilità rispetto a quello della 5D Mark II e
struttura gapless come quello della
Mark III, quindi spazio praticamente
nullo tra i fotori- cettori. L’autofocus,
che a prima vista poteva sembrare un
sistema riciclato e limitato rispetto
alle serie supe- riori, in realtà è un
AF ridisegnato con un punto centrale
crosstype con sensibilità fino a -3EV,
superiore a quello della Mark II e allineato al target della macchina. L’ab-
biamo provato (per quanto possibile)
ed effettivamente sembra più preciso
e reattivo, ma non siamo nelle condizioni di fare valutazioni. Certo, più
punti di messa a fuoco non facevano
male ma giustamente Canon ha una
gamma da preservare.
Rispetto alla 5D MarK II migliora anche
il video: utilizzando SD Card ultraveloci è infatti possibile registrare filmati in
modalità Intraframes, quindi il risultato
è un filmato composto solo da fotogrammi chiave di qualità decisamente
superiore rispetto a quello registrato
con la Mark II. Gli ultimi minuti a nostra disposizione con la fotocamera li
abbiamo spesi per approfondire il WiFi: sulla 6D c’è un sistema completo
che consente la condivisione dei file
su tablet e smartphone, il controllo re-
moto con EOS Utility, la riproduzione
DLNA su TV e la stampa wireless dei
file. Potrebbe sembrare una scelta azzardata, ma il controllo remoto può
risultare davvero utile in molte situazioni. Nel complesso la 6D, che a un
primo impatto ci aveva deluso per la
mancanza di innovazione, non ci è dispiaciuta. Forse Canon ha sbagliato il
nome, doveva chiamarsi EOS 5D MK III
e l’attuale Mark III, con la sua velocità
di scatto e il suo motore AF a 61 punti forse meritava una sigla diversa, ad
esempio 3D. La 6D non è la fotocamera per convincere coloro che hanno
un corpo APS-C a passare al full frame,
anche perché l’investimento non è indifferente, ma è una fotocamera che
sostituisce la 5D MarK II (destinata ad
andare fuori produzione) nella fascia
di prezzo dai 1.600 ai 2.000. Per il prezzo di listino italiano si parla di 2.150
euro, ma il prezzo europeo dovrebbe essere un po’ più basso, attorno ai
1.999 €. A qualche mese dall’arrivo sul
mercato non si farà fatica a trovare la
6D a un prezzo decisamente più concorrenziale.
video
Canon EOS 6D
Tutti i dettagli nell’anteprima video
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presentano caratteristiche eccezionali, unite ad un controllo intelligente
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n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.27
Digital Imaging / Nikon sta per lanciare la fotocamera compatta con a bordo Android; l’abbiamo provata al Photokina
Nikon Coolpix S800C, ecco le prime impressioni d’uso
Non ci ha convinto del tutto, troppo lenta e il costo (300 euro) è alto, considerando che la qualità è quella di una compatta di livello medio-basso
di R. Pezzali
D
opo aver provato la Galaxy
Camera di Samsung, con
processore Exynos Quadcore
e Android Jelly Bean 4.1, non potevamo ignorare la Android Camera di
Nikon, un prodotto che ha obiettivi meno ambiziosi (e un prezzo più
basso, ma non di troppo) ma che
condivide con il modello di Samsung
il sistema operativo di Google, seppure nella versione 2.3 Gingerbread.
Se Samsung ha costruito il suo stand
del Photokina attorno alla Galaxy
Camera, Nikon la S800C l’ha quasi
nascosta tra le compatte.
La S800C non è molto diversa dalle
altre Coolpix di fascia media: ha uno
zoom motorizzato da 10 ingrandimenti, un sensore da 16 Megapixel
di piccole dimensioni (il classico
1/2.3” che si trova ormai su quasi
tute le compatte); ciò che fa la differenza è la possibilità tramite Android
di accedere a tutte le app presenti
sullo store per facilitare la condivisione e lo sharing. Una mossa questa
che però viene limitata dall’assenza,
all’interno della fotocamera, del modulo 3G: la S800C, infatti, è solo Wi-Fi
e per collegrasi in Rete ha bisogno
di un hotspot.
Dopo aver provato a scattare qualche foto con la S800C abbiamo comunque capito perché Nikon non
ha troppo pubblicizzato il prodotto:
non è uno dei migliori realizzati dal
produttore giapponese. Samsung
per sviluppare la Galaxy Camera
ha avuto l’appoggio della divisione
“mobile” che Nikon non ha e, dopo
aver utilizzato entrambe le fotocamere, è facile rendersi conto come
si tratti davvero di due pianeti diversi. La Android Camera di Nikon,
non solo è basata su Gingerbread
ma ci ricorda nel funzionamento e
nella reattività uno smartphone di
due anni fa, con tutte le sue problematiche. Il problema più grande
è senz’altro la velocità: una fotocamera deve poter scattare una foto
in un secondo e accendersi nel più
breve tempo possibile. E se già la velocità mette in difficoltà un prodotto
“premium” come la Galaxy Camera,
sulla Nikon Coolpix S800C la situazione è davvero pessima: il touch è
poco reattivo, le applicazioni sono
abbastanza lente a caricarsi e, come
se non bastasse, c’è anche qualche
bug di troppo. Nikon non ha personalizzato troppo l’interfaccia, ma si è
limitata a rivedere completamente
la parte fotografica aggiungendo
tutte le opzioni di una compatta
con un’interfaccia grafica totalmente rinnovata rispetto a quella della
camera di Android.
Abbiamo girato un breve video indicativo per mostrare la fotocamera:
trattandosi di un prodotto basato
su un software bastano alcuni accorgimenti per migliorare il tutto,
anche se Nikon non ha utilizzato per
la Android Coolpix un processore
quad core, come ha fatto Samsung.
A questo punto è lecito chiedersi se
serve davvero una fotocamera basata su Android. L’obiettivo dei produttori, ovviamente, è unire la qualità
di una compatta e i vantaggi dello
zoom ottico alla versatilità e alle
possibilità offerte dallo smartphone, tuttavia non siamo certi che per
raggiungere l’obiettivo sia questa la
strada giusta.
Non è solo una questione di praticità, ma di prezzo: una Android camera come la Nikon Coolpix S800C
ha un prezzo di 300 euro, molto se si
considera che la parte “fotografica” è
quella di una compatta di fascia medio-bassa.
video
Nikon Coolpix S800C
anteprima video dal Photokina
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Al Photokina Canon lancia la PowerShot G15, arriverà a ottobre a 660 euro
G15, ecco la nuova compatta pro Canon
Tra le caratteristiche più interessanti un’ottica luminosissima f/1.8-2.8, zoom 5x e un nuovo sensore 12,1 Mpixel
di M. Dalli
L
e PowerShot G di Canon sono
un riferimento per chi cerca un
buon compresso tra portabilità
e qualità. Al Photokina non poteva
mancare l’ultima nata della famiglia: Canon PowerShot G15. Al suo
interno Canon ha implementato un
nuovo sensore CMOS da 12,1 Megapixel grande 1/1.7 pollici, affiancato
dal processore Digic 5 che estende
la sensibilità fino a 12.800 ISO. La
seconda novità è la luminosa ottica
f/1.8-2.8 con zoom 5x, equivalente a
un 28-140mm. L’ottica è stabilizzata
e garantisce una riduzione del movimento fino a un massimo di 4 stop.
Trattandosi di una compatta “pro”,
sono ovviamente previsti controlli di
scatto manuale con ghiera frontale
e il mirino ottico che fornisce un’immagine reale, oltre alla possibilità di
scattare in formato RAW.
Sul retro della fotocamera, oltre al
mirino ottico, è presente anche un
display da 3 pollici e 920.000 pixel. La
PowerShot G15 offre anche la possibilità di registrare video a 1080/24p
e una modalità HDR integrata. Sulla
parte superiore della fotocamera,
infine, è presente una slitta per gli
accessori Canon standard, come per
esempio flash esterni, sebbene un
flash a scomparsa sia già integrato
nel corpo macchina.
La Canon PowerShot G15 arriverà sul
mercato italiano nel mese di ottobre
a un prezzo di circa 660 euro.
Digital Imaging / Olympus presenta la sua compatta di riferimento, in vendita a 549 euro
Pro anche per Olympus, si chiama XZ-2
Uttilizza lo stesso sensore della Canon G15,ha un’ottica di pregio e un processore che velocizza tutte le funzioni
di M. Dalli
L
’erede della XZ-1 è finalmente
arrivata al Photokina di Colonia.
Olympus ha, infatti, presentato
la Stylus XZ-2, compatta “pro” di riferimento per il produttore giapponese.
Al suo interno c’è un sensore CMOS
BSI retroilluminato da 12,3 Megapixel, con dimensione di 1/1.7 pollici
(stessa dimensione della Canon G15).
Al fianco del sensore c’è l’ultimo processore di Olympus, il TruePic VI che
velocizza tutte le funzioni della fotocamera, dalla ripresa dallo stand-by
alla velocità di scatto oltre, naturalmente, ad estendere la sensibilità
fino a 12.800 ISO. Di grande pregio
è anche l’ottica, una i.ZUIKO DIGITAL
da 28mm f/1.8 estendibile con zoom
4x fino a 112mm a f/2.5. Sul retro si
trova, invece, un display LCD reclinabile e sensibile al tocco da 3 pol-
lici e 920.000 punti.
Dal display, oltre
alla configurazione
della fotocamera, è
possibile controllare anche il punto
di messa a fuoco,
semplicemente toccandolo sullo schermo. Non mancano,
infine, la modalità
video, per riprendere fino a 1080p, e i
filtri creativi, tra cui anche la funzione HDR Backlight Adjustment, per
una corretta esposizione quando si
scatta controluce. Manca, invece, un
mirino, che è possibile però acquistare separatamente come accessorio e installare nell’apposita slitta. La
Olympus Stylus XZ-2 sarà disponibile in nero a partire da fine ottobre al
prezzo di 549 euro.
p.28
digital imaging
Fujifilm XF1
profumo di
fotografia vera
Fujifilm lancia la fotocamera
compatta XF1: ha zoom
manuale, sensore grande
e look vintage
di R. Pezzali
Fujifilm continua a puntare
su look vintage e tecnologia
all’avanguardia; dopo X100, X10
e X-Pro1 è la volta della XF1, una
compatta con zoom manuale.
Lo zoom ottico Fujinon 4x 25100mm f/1.8 va, infatti, azionato
come si usa qualsiasi obiettivo
di reflex, ruotando la ghiera per
gestire l’ingrandimento. La XF1 ha
un corpo compatto in alluminio
rivestito in cuoio e un sensore
EXR da 2/3” e 12 Megapixel,
quindi decisamente più grande di
quello usato su molte fotocamere
compatte. Il pezzo forte della
XF1 è l’ottica: un obiettivo quello
Fujinon f/1.8 realizzato con 7 lenti,
quattro asferiche e 3 a bassissima
distorsione, dotato anche di
stabilizzazione ottica. L’obiettivo
è perfetto anche per la fotografia
macro: la distanza di messa a fuoco
è di 3 cm. Fujifilm promette un
autofocus velocissimo, tantissime
modalità di scatto, incluse quelle
tipiche dei sensori EXR già viste
sulla X10, e ripresa video HD. Tra
le altre caratteristiche interessanti
sottolineiamo
una
nuova
interfaccia studiata per usare al
meglio la fotocamera in modalità
manuale e una serie di filtri artistici
per realizzare foto con effetti
particolari. Ancora da comunicare
prezzi e disponibilità; negli USA
arriverà a circa 500 dollari.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging
5.000 euro per
una Sony NEX-7
“ricarrozzata”
Hasselblad annuncia una
partnership con Sony e
propone la nuova Lunar, la
prima mirrorless APS-C. Ma è
una NEX-7 con un “guscio” che
costa 4.000 € in più
di R. Pezzali
La buona notizia è che Hasselblad
ha lanciato al Photokina una fotocamera di “fascia” bassa, una
mirrorless con sensore APS-C al
prezzo competitivo, per un marchio come Hasselblad, di “soli”
5.000 euro. La brutta notizia è
che questa macchina è una Sony
NEX-7, che di euro ne costa mille.
La Lunar non è solo ispirata, ma
è la fotocopia esatta della mirrorless di punta di Sony, come dimostra anche il menù a schermo.
Processore Bionz, doppie ghiere,
mirino OLED: c’è davvero tutto,
incluso anche l’obiettivo Sony
18-55 rimarchiato Hasselblad. Ci
auguriamo che questo sia solo il
primo prodotto della nuova partnership con Sony, e che i prossimi
siano prodotti per lo meno originali.
La Sonar, o NEX-7, sarà disponibile
a partire da 5.000 euro a seconda
della finitura scelta: grip e “guscio”
si possono, infatti, scegliere in
diversi materiali che ovviamente
aumentano il costo.
Digital Imaging / Presentata la GH3, la micro quattro terzi Panasonic per “fotografi pro”
p.29
Panasonic sfida le reflex con la GH3
È robusta e leggera, ha il corpo in magnesio impermeabilizzato, controlli manuali e ripresa video migliorata
di R. Pezzali
I
l campo di battaglia non è certo
a favore di Panasonic: Photokina, Colonia, terra di reflex, ma
l’azienda di Osaka non si spaventa.
Panasonic ha lavorato a questa fotocamera per molto tempo e per
la prima volta si vede l’impronta e
il look da fotocamera professionale.
Ghiere, tasti funzioni, grip, tutto sembra essere al posto giusto per riuscire
a convincere che alla fine il micro 4:3
non sfigura affatto rispetto all’APS-C,
nonostante le dimensioni. La GH3 ha
ottiche intercambiabili, è costruita
su quattro concetti fondamentali: un
corpo in magnesio impermeabilizzato e sigillato, un sensore Live MOS
da 16 Megapixel,
un processore quad
core Venus Engine e
un nuovo filtro passa basso. Di questi
però il corpo macchina è il “pilastro” a
cui Panasonic tiene
di più: grazie alla
forma, alla robustezza e alla leggerezza la GH3 è pronta
per essere usata sul
campo da fotografi
e professionisti del video. Il video è
un altro punto su cui Panasonic punta molto con la GH3: grazie a uno
studio attento della dissipazione
del calore, l’azienda ha realizzato un
nuovo dissipatore per il sensore che
permette di riprendere video per un
periodo di tempo prolungato senza
surriscaldarsi. Nuovi anche il sensore, 16 Megapixel e ISO fino a 12800
(25600 in modalità espansione), il
sistema autofocus a contrasto (il più
veloce della categoria, secondo Pa-
nasonic) e lo schermo, orientabile e
con un pannello OLED. Non manca, ovviamente, un mirino oculare,
un OLED da 1 milione di punti. Per
rendere la GH3 ancora più completa
Panasonic ha inserito anche il WiFi: la fotocamera si può controllare
con un tablet o uno smartphone
(acquisendo così anche i dati GPS).
Il prezzo americano è fissato a 1.300
dollari, siamo in attesa di conoscere
maggiori dettagli per la commercializzazione nel nostro Paese.
Digital Imaging / Canon presenta una fotocamera bridge con un incredibile zoom ottico
Canon superzoom: la SX50 arriva a 50x
Monta un sensore BSI da 12 Megapixel e ottica 24-1200mm, disponibile in ottobre al prezzo di 550 euro
di M. Dalli
P
er tutti i paparazzi in erba,
Canon ha portato al Photokina
un nuova bridge superzoom,
la PowerShot SX50 HS. Il cuore della fotocamera è rappresentato da
un sensore CMOS BSI da 12,1 Megapixel e 1/2.3 pollici; al suo fianco
Canon ha messo il processore di ultima generazione Digic 5 capace di
estendere la sensibilità del sensore
fino a 6.400 ISO. Ma la vera novità
di questa SX50 è l’ottica, un’impressionante 24-1200mm, ovvero 50x di
zoom ottico con apertura f/3.4-6.3.
Con una simile focale la stabilizzazione è d’obbligo, qui implementata
sulle lenti e che garantisce 4,5 stop
di guadagno.
Sul retro della macchina trova posto un display LCD da 2,8 pollici e
461.000 punti, che può essere orien-
tato per facilitare gli scatti in
Live View. Sopra al display c’è
anche un mirino elettronico in
formato 4:3 da 202.000 punti.
Non mancano, poi, la slitta per
accessori Canon, la ghiera di selezione e la registrazione video
fino a 1080p. Per i soggetti in
movimento, infine, questa nuova bridge garantisce una ripresa
fino a 13 scatti al secondo a piena risoluzione.
La Canon PowerShot SX50 HS
sarà disponibile nel mese di ottobre
a un prezzo di 550 euro.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.30
PC & MULTIMEDIA / Continua l’evoluzione della suite multimediale Nero, in direzione “multimedia”
Nero 12, il supporto a Windows 8 è servito
Nero 12 introduce il supporto a Windows 8 e ai Blu-ray 3D. Sempre meno masterizzazione, molti miglioramenti
di M. Dalli
C
ontinua l’annuale evoluzione
della suite Nero, una volta simbolo della masterizzazione su
PC e da qualche tempo sempre più
votata al multimedia. L’ultima versione,
Nero 12, non fa che confermare questo
trend: arriva il supporto (“obbligato”) a
Windows 8, ma tutte le altre novità si
concentrano sull’aspetto multimediale
e su un miglioramento generale della suite. Nero 12 ha meno programmi
rispetto alle versioni precedenti, ma le
funzionalità (ci assicurano) sono rimaste invariate. Dalle 20 applicazioni di
Nero 8, si passa ora a soli 7 programmi
in Nero 12: Nero Burning ROM, Nero
Express, Nero Video, Nero Recode, Nero
Back It Up, Nero Rescue Agent e Nero
Kwik Media. Nero ha migliorato anche il
processo di installazione, storicamente
“lento”, dividendolo in due fasi: l’installazione dei soli programmi e l’installazione dei filtri creativi e dei menù. Tra le
novità di Nero 12 c’è anche il supporto a Microsoft Windows 8, anche se il
programma resta compatibile con le
versioni precedenti, fino a Windows XP.
Windows 8, però, non significa touch:
Nero 12 infatti sarà un programma desktop che funzionerà ancora con mouse e tastiera. Tra qualche mese arriverà
un’app touch Metro, ma non sarà di
“creazione”, come vedremo a breve.
Nero 12 porta novità un po’ in tutti i programmi di video della suite: Nero Recode, per esempio, gestisce ora il trimming
dei video direttamente dal programma,
senza bisogno di esportare prima il filmato, oltre a poter importare tracce audio separate (anch’esse trimmabili) e video da Internet. Quest’ultimo aspetto è
interessante per come viene realizzato:
anziché scaricare il filmato direttamente dal portale (come YouTube, Vimeo,
ecc...), operazione illegale in molti casi,
Nero Recode va a “spulciare” la cache
del browser in cerca di filmati scaricati.
L’operazione funziona solo se un video
è stato riprodotto dall’inizio alla fine,
ma è sicuramente un modo “furbo” per
aggirare, legalmente, le limitazioni delle
major. Il software di editing della suite,
Nero Video, vede invece l’aggiunta di
alcuni filtri creativi in stile vintage (à la
Instagram) e filtri per accelerare filmati o fare slow motion. L’ultima novità
riguarda Kwik Media,
che consente ora di
selezionare le foto con
un volto noto e associarle in batch a una
persona già “taggata”.
Arriva anche il supporto ai Blu-ray 3D e
lo streaming, tramite
DLNA, dei contenuti
multimediali raccolti
all’interno di Kwik.
Al contrario del DLNA classico, però,
Kwik fornisce ai client una vista sulle
cartelle “smart”, ovvero quelle dinamiche create a partire da una tag. A fine
2012, inizio 2013 al massimo, dovrebbero inoltre arrivare delle app dedicate
per Kwik Media, associate a un servizio cloud. Al momento sono previste
app per Android e un’app Metro per
Windows 8, ma ne sapremo di più al
prossimo CES. Nero 12, nel frattempo,
è già disponibile online, mentre nei negozi arriverà il 15 ottobre. I prezzi sono
di 80 euro per la versione base (40 euro
per l’upgrade) e 100 euro per la versione Platinum (50 per l’aggiornamento
PC & MULTIMEDIA
Intel: Windows 8
è ancora pieno
di bug
Secondo il CEO di Intel,
Windows 8 esce incompleto,
con tanti bug ancora da
sistemare. Ma per Microsoft
era indispensabile sfruttare
il periodo natalizio
di R. Pezzali
da una versione precedente). Le versioni base e Platinum si differenziano per
la capacità di riprodurre e rippare Bluray, 2D e 3D, per la stabilizzazione dei
video e per gli effetti video e temi retrò,
tutti presenti nella versione Platinum,
ma assenti nella versione base (la riproduzione dei Blu-ray è disponibile tramite plugin opzionale a pagamento nella
versione base). Solo online, inoltre, sono
disponibili per l’acquisto separatamente i singoli programmi Nero Burning
ROM, Nero Video, Nero Recode e Nero
Back It Up. SonoS gratuiti i programmi
“storici” di Nero come CoverDesigner,
SoundTrax e WaveEditor.
PC & MULTIMEDIA
Logitech Z553, gli originali speaker per PC e TV
Speaker System Z553 di Logitech è un sistema di altoparlanti 2.1
Si collegano a PC e TV grazie agli ingressi jack da 3,5 mm o RCA stereo
di M. Dalli
Logitech ha annunciato una
nuova coppia di speaker 2.1,
Speaker System Z553, caratterizzati da un desing decisamente
originale (che piaccia, poi, è un
altro discorso). Gli Z553 offre
due altoparlanti con potenza di
10 watt RMS ciascuno e un subwoofer rivolto verso il basso capace di erogare una potenza di
20 watt RMS.I satelliti sono posizionati su supporti in metallo che ne consentono
l’inclinazione per indirizzare meglio il suono verso il punto d’ascolto o installarli
a muro. I cavi di 2 metri in dotazione consentono inoltre di posizionare al meglio
i diffusori, che possono così diventare un set di casse per PC, ma anche per TV e
lettori DVD o Blu-ray. Tra gli ingressi ci sono infatti un jack da 3,5 mm, ma anche
una coppia RCA stereo. Il tutto è controllato da un telecomando a filo da cui regolare il volume e i bassi e che offre un’uscita per le cuffie. Il Logitech Speaker
System Z553 sarà disponibile dal mese di ottobre a 130 euro.
Windows 8 non è ancora un prodotto maturo e verrà lanciato il
26 ottobre con ancora tanti bug
che verranno poi corretti con
Service Pack e fix tramite Windows Update. A dirlo non è una
persona qualunque, ma il CEO di
Intel Paul Otellini nel corso di un
meeting a Taiwan. Una dichiarazione fatta in ambito privato
che qualche “spia” ha spifferato
ai giornali, e che ora sta facendo
il giro del mondo. Intel ha subito
rilasciato una precisazione dicendo che loro credono in Windows 8 e che non commentano
dichiarazioni che riguardano discussioni private, ma la fonte è
abbastanza sicura.
Windows 8 secondo Microsoft
è un sistema operativo che in
questi mesi è stato testato a fondo, più di ogni loro altro sistema
operativo: non è escluso che ci
sia qualche bug, ma sicuramente
quanto detto da Otellini si riferisce a qualche problematica più
grande. Noi abbiamo provato
Windows 8 e ci sembra un prodotto stabile e ben fatto, tuttavia
ci sono due scuole di pensiero:
c’è chi dice che Microsoft ha fatto uscire Windows 8 prima dei
tempi per sfruttare le vendite del
periodo natalizio e chi invece afferma che Otellini è un po’ arrabbiato per il rilascio della versione
ARM, che pone fine al duopolio
AMD / Intel.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Abbiamo provato lo Smart TV Box LG SP820, in dotazione offre il nuovo e funzionale telecomando Magic Remote
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LG
SP820 fa diventare il tuo vecchio TV più Smart
È un piccolo set top box, costa 199 euro e permette di trasformare un qualsiasi TV in uno Smart TV LG completo di app, browser e Media Player
di R. Pezzali
T
utti i TV moderni di fascia media integrano ormai una piattaforma Smart TV: network
player, media player e store per le
applicazioni sono i punti fissi dei
maggiori produttori. Purtroppo
negli ultimi anni le piattaforme
Smart TV si sono evolute e solo
con i TV del 2012 hanno raggiunto una buona maturazione. LG
offre la possibilità a tutti i possessori di un TV “vecchio”, o privo
di funzionalità web / network, di
trasformarlo in uno Smart TV, aggiungendo un piccolo set top box
esterno. L’SP820 racchiude la logica “smart” dei TV LG più evoluti e
la rende disponibile a tutti: c’è il
browser, c’è l’app store, c’è la parte
di condivisione e riproduzione dei
contenuti e in dotazione c’è il Magic Remote, che rende molto più
facile l’utilizzo del dispositivo.
Ottimo Magic Remote
L’SP820 è un parallelepipedo completante nero, senza tasti di accensione,
si accende solo tramite telecomando
Magic Remote e una sottile fascia LED
rossa indica lo stato di accensione. Sul
retro poche connessioni: due porte
USB per collegare chiavette e hard
disk, uscita HDMI e uscita ottica per
portare l’audio ad un amplificatore e
la rete, anche se è più pratico usare il
Wi-Fi integrato. Il Magic Remote è lo
stesso venduto come “optional” con
i TV LG di fascia media: manca infatti il microfono per il controllo vocale, si può usare facilmente in modo
manuale usando rotella e controlli,
raggiungibili con il pollice. Il Magic
Remote è una piacevolissima sorpresa: bastano pochi secondi per far pra-
video
LG SP820
guarda la video prova
tica e controllare ogni applicazione,
anche quelle che richiedono l’inserimento di testi. Rispetto ad un telecomando di tipo tradizionale, il passo
avanti è notevole. Anche operazioni
che possono sembrare difficili, come
la navigazione web, risultano incredibilmente semplici usando puntatore,
tasti e rotella di scroll.
Poche applicazioni
Abbiamo installato l’ultima release
del software LG, la 8.0. L’interfaccia
è a schede, la stessa già vista sui TV,
divisa in quattro aree principali: una
sezione di applicazioni Premium con
le app scelte da LG, una sezione dedicata ai video 3D in streaming che LG
offre gratuitamente ai suoi utenti, la
sezione app che l’utente può scaricare dopo essersi registrato al servizio e
Smart Share, il media player da USB e
da rete tramite DLNA.
La parte più “debole” è quella delle applicazioni da scaricare: gli sviluppatori
di applicazioni sono attratti dalle più
remunerative app per smartphone e
tablet e non sono propensi a svilupparle per i TV, quindi le app sono poche e
abbastanza povere (quelle relative alle
news sono tutte simili tra loro).
La parte gestita da LG è invece migliore: le applicazioni sono quelle che
già conosciamo, da AceTrax a Cubovision, ma almeno ci sono YouTube con
una interfaccia per TV, le mappe di
Google e c’è un browser veloce con
supporto a flash. Purtroppo il caricamento delle app non è immediato:
ci vuole qualche secondo, e da un
processore Dual Core ci aspettavamo
qualcosa in più in termini di velocità.
Molto valida invece la sezione DLNA
/ Media Player: l’SP820 tiene traccia
dei contenuti visti di recente, riesce
a monitorare le cartelle dei dispositivi condivisi e gestisce diversi server
DLNA e diverse condivisioni senza
troppi problemi. LG ha infine inserito
un canale di video in 3D da vedere in
streaming e in alta definizione: i video
sono ben fatti, anche se si tratta di video dimostrativi. Ci sono una serie di
documentari in 3D sui luoghi religiosi
del mondo, altri sulle auto, ma non
sono certo contenuti di grande interesse, come film o cortometraggi.
Buono, ma il prezzo è elevato
Nel complesso l’SP820 è un buon prodotto, ma il prezzo di listino ci sembra
decisamente elevato: 199 euro sono
infatti tanti, se si guarda ai contenuti
offerti dalla sezione applicazioni. Le
performance ci sono, la parte Smart
Share si comporta bene e il Magic Remote è decisamente più utilizzabile
di un normale telecomando, tuttavia
l’assenza di applicazioni e contenuti
pesa sul rapporto qualità prezzo. Il
prossimo anno LG dovrebbe comunque lanciare la nuova piattaforma
Smart TV Alliance, e la collaborazione
con altri brand dovrebbe portare più
contenuti. Se l’SP820 fosse aggiornabile (e dovrebbe esserlo, trattandosi
di un sistema un Dual Core con una
buona dose di memoria a bordo), potrebbe diventare un prodotto davvero interessante.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Abbiamo provato il tablet Intreeo Casper da 7”, un tablet Android 4.0 low cost. È un prodotto valido o c’è la fregatura?
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La prova di Intreeo Casper, il tablet low cost da 100€
Il display non convince ed è l’anello debole di questo prodotto, ma per le operazioni di base il tablet si comporta bene. In pratica, vale quello che costa
di R. Pezzali
C
’è una domanda che sicuramente tutti si sono posti di fronte a
volantini dei centri commerciali: “Come andranno questi tablet che
vengono venduti a 100 euro?”. Non è
un segreto che di fianco ai soliti noti
marchiati Apple, Samsung, Asus, Sony
etc, esiste un numero quasi infinito di
tablet low cost dalle specifiche tecniche più disparate. Quello che importa
comunque non è tanto il costo, ma
il risultato: poco importa se questi
tablet costano poco e magari hanno
una scocca in plastica e un marchio
poco famoso: se funzionano bene e
costano poco possono comunque
risolvere molti problemi. Ecco perchè
abbiamo scelto il Casper Intreeo, un
tablet da 7” che viene venduto a 109
euro di listino ma si trova anche a
meno. Sulla carta non sembra male:
schermo da 7” 800 x 480 capacitivo,
processore Cortex A8 da 1.2 Ghz,
512 MB di RAM e 4 GB di memoria.
C’è pure la fotocamera, 2 megapixel
sul retro e 1 megapixel sul frontale.
Manca naturalmente la connetività
3G, ma per il resto c’è tutto ciò che
serve, inclusa una USB Host e il sistema operativo Ice Cream Sandwich
Android 4.0.
una cornice di qualche centimetro,
dei tasti touch sul bordo inferiore, le
fessure per la videocamera e i tasti e
i connettori disposti lungo la cornice.
Lo spazio c’è: Casper non è sottilissimo,
quindi nessun problema per l’integrazione di una mini USB e di un lettore di
card microSD. Sul fondo ci sono anche
due piccoli tasti: accensione e home.
La posizione e la dimensione non
sono delle più felici: piccoli, neri, quasi
anonimi per due tasti che svolgono le
funzioni più importanti per il tablet.
Occhio allo schermo
Alla prima accensione diamo un occhio allo schermo, e dopo qualche
secondo ci rendiamo conto che è lui
uno dei veri anelli deboli dell’intero
tablet: la risoluzione è bassissima, il
formato non è corretto (le immagini sono leggermente schiacciate) e
trattandosi di un pannello LCD di tipo
TN l’angolo di visione è pessimo. Un
display davvero economico, poco luminoso e poco naturale con un livello
di contrasto basso e i pixel ben visibili a occhio nudo. Un vero peccato,
perchè come vedremo poi il touch
è reattivo e il tablet non si comporta
affatto male.
Reattivo ma poco appagante
Casper non è un tablet da prestazioni, ma per navigare in rete, leggere le
email e guardare qualche filmato si
comporta davvero bene. Il processore,
nel suo piccolo, svolge generosamente il suo lavoro e anche la fluidità del
sistema non è affatto male: abbiamo
visto tablet con Honeycomb comportarsi peggio. Purtroppo lo schermo
rovina tutto: come abbiamo già evidenziato e come si evince dal nostro
video la risoluzione bassa, l’angolo di
Non ha un “design”
Da un tablet da poco più di 100 euro
di listino non possiamo aspettarci certo miracoli di design, ed infatti Casper
è plastica pura, senza troppe finiture
raffinate e senza una linea caratteristica. È il classico tablet/tavoletta con
visione pessimo e la resa cromatica
poverissima disturbano e non poco.
Casper non è perfetto, dunque: nonostante sia sufficientemente fluido, la
personalizzazione del tablet è decisamente approssimativa e si vede. I tasto
volume e il tasto home sono addirittura duplicati, a schermo e sulla cornice
in modo disassato: questo perché probabilmente la scocca era fatta per Gingerbread ed è stata aggiornata a Ice
Cream Sandwich, che non ha tasti fisici. Altro problema del Casper è il Wi-Fi:
poco sensibile, si sgancia spesso, serve
un hotspot potente. Una nota infine
per le applicazione: scordatevi giochi
in 3D come Dead Trigger: si bloccano
o non partono nemmeno.
La risposta alla domanda iniziale è
quindi semplice: nessuno fa miracoli,
e se questi tablet costano 100 euro un
motivo ci sarà. Il problema vero è che
questi tablet, guardando le specifiche,
non sono magari diversi da altri e spesso non si capisce dove sia la fregatura.
Magari non c’è una fregatura, ma c’è
del risparmio, come in questo caso: lo
schermo non è all’altezza, ma uno migliore sarebbe costato 15$ in più, così
come un modulo Wi-Fi migliore avrebbe richiesto una spesa aggiuntiva. Ecco
quindi che, per arrivare ad un prodotto
soddisfacente, si arriva al prezzo di un
Nexus 7 o di un Galaxy Tab 2, tablet di
tutt’altra categoria. Questi tablet valgono quello che costano: ci sono prodotti
migliori e prodotti peggiori, ma spesso
si compra online e a scatola chiusa. E
per un prodotto dove la qualità dello
schermo è uno dei punti caldi, non è
sempre la scelta migliore.
video
Intreeo Casper - la videoprova
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Tra le soluzioni per “dare voce” ai dispositivi portatili ci ha incuriosito la proposta Panasonic, dalla forma originale
p.33
Da Panasonic in prova il macaron senza fili che suona
Se avete bisogno di un piccolo diffusore portatile, bello da vedere e che si collega in wireless con il Bluetooth, ecco una soluzione interessante.
di R. Faggiano
I
l macaron è un piccolo dolce francese, ottimo ma costoso, il Panasonic SC-MC07 è invece un piccolo
diffusore portatile che si collega senza
fili a qualsiasi sorgente tramite Bluetooth e costa 70 euro. L’hanno ribattezzato macaron perché ha proprio la
stessa forma del pasticcino francese,
solo un po’ più grande; avrebbero
potuto anche chiamarlo hamburger,
ma certo sarebbe stato molto meno
“glamour”. Gli altoparlanti miniaturizzati sono sistemati all’interno del
diffusore e diffondono tramite la sottile griglia che circonda quasi tutto il
diffusore. Trattandosi di un diffusore
portatile, l’alimentazione è a batteria,
purtroppo tramite due semplici stilo
e non con una batteria interna ricaricabile. La presa mini USB che c’è sul
retro serve ancora per l’alimentazione
tramite un notebook o un qualsiasi
caricatore con USB a 5 volt. Stranamente non c’è alcun ingresso audio
fisico, che sarebbe stato utile nel caso
si volesse risparmiare l’energia della
batteria per il collegamento wireless
oppure nel caso di utilizzo con dispositivi che non hanno il Bluetooth. La
regolazione del volume avviene con
due piccoli tastini posizionati sul retro
oppure direttamente dal riproduttore. Da segnalare una caratteristica
insolita del collegamento Bluetooth:
tramite un altro pulsante è possibile
selezionare una migliore qualità sonora oppure privilegiare la sensibilità
di ricezione. Una possibilità che non
ricordiamo di avere mai trovato su altri dispositivi e che permette teoricamente di allargare il campo d’azione
dell’oggetto che è di circa 10 metri.
Tecnicamente parlando
Per chi ama i dettagli ecco le principali caratteristiche del Macaron. Gli
altoparlanti sono due larga banda
da 36 mm, la potenza
è di 1 watt per canale, la circonferenza è
di circa 10 cm per 42
mm di altezza mentre
il peso è di 216 grammi comprese le batterie. Per l’autonomia si
dichiarano circa 4 ore
con batterie alcaline,
noi per esagerare abbiamo usato delle stilo
al litio il cui prezzo va
riducendosi anche se
siamo sempre vicino al + 50% rispetto
alle migliori stilo tradizionali. Volendo
si possono usare batterie ricaricabili
(con il loro caricatore), ma l’autonomia ne risentirà.
Piccolo, ma sa il fatto suo
Il Macaron è un bell’oggetto, pratico
da infilare anche in tasca o in borsa e
la sua totale autonomia è sempre un
bel vantaggio, anche se un ingresso
minijack sarebbe stato utile in ogni
caso. Anche se il prezzo di listino è
contenuto sarebbe stata gradita una
piccola custodia da viaggio. Per il collegamento Bluetooth basta osservare
la spia luminosa frontale, i suoi lampeggi azzurri indicano che il collegamento sta per essere attivato mentre
la luce fissa indica accensione e aggancio del segnale. Se invece la spia
è rossa vuol dire che la batteria è scarica oppure che c’è qualcosa che non
va. Per l’ascolto abbiamo utilizzato un
iPod Touch con vari generi musicali.
Prima di passare all’ascolto vero e proprio dobbiamo notare di non avere
rilevato differenze tra l’ascolto nelle
due modalità Bluetooth e nemmeno
tra alimentazione via USB (a 5 volt) e
batterie (3 volt). Colpa probabilmente
delle inevitabili limitazioni sonore del
diffusore. In effetti il Macaron non se la
cava male come estensione delle frequenze ma il suono è sempre piuttosto soffocato e limitato nella dinamica. Resa migliore nei brani vocali dove
non ci sono incertezze o sibilanti di
troppo, buono anche l’allargamento
virtuale del fronte sonoro nonostante
la sorgente praticamente monofonica. Il volume raggiungibile è più che
sufficiente per sonorizzare una stanza
di medie dimensioni oppure per coprire una buona area all’aperto.
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n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Tante novità per il primo Mac Retina, dal design compatto e sottile all’hardware integrato, tutto al servizio del display super-risoluto
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Apple MacBook Pro Retina: display tra luci e ombre
Abbiamo messo alla frusta il MacBook Pro, top di gamma dei portatili Apple con un “pauroso” display da 15,4 pollici e risoluzione di 2.880x1.800 pixel
di M. Dalli
A
pple porta il suo famoso display “retina” anche sui computer portatili col nuovo MacBook
Pro Retina, che la società di Cupertino chiama sibillinamente “MacBook
Pro di nuova generazione”, come a
indicare che le prossime versioni saranno (forse) tutte così. Il modello da
noi provato, il 15.4 pollici, è per ora
l’unico disponibile col nuovo schermo; il cuore di tutto è ovviamente il
display, un 15.4 pollici con risoluzione di 2880x1800 pixel. Accanto al display, il modello in prova vantava la
configurazione top, con processore
quad core Intel Core i7 da 2,6 GHz,
8 GB di RAM e 512 GB di SSD. Il prezzo di listino è di 2930 euro, una cifra
decisamente ragguardevole e che
spaventa i più, ma il target di questo
portatile sono i professionisti del video e delle foto, che necessitano di
una configurazione potente per poter lavorare anche sul campo. Non a
caso questo nuovo MacBook va a sostituire il vecchio MacBook Pro da 17
pollici, non nella dimensione ma per
potenza di calcolo e prezzo di listino.
Ma come si comporta sul campo?
Sottilissimo e completo
Il MacBook Pro Retina rappresenta
un piccolo grande cambiamento per la famiglia MacBook Pro, da
tempo legata a un design sempre
identico. Le forme restano le stesse
dei modelli precedenti, così come
spesso del MacBook Air (a destra
nella foto accanto). Per far fronte al
ridotto spessore, però, Apple ha dovuto abbandonare il lettore ottico,
una scelta che certo non renderà felici coloro che hanno bisogno di leggere o masterizzare CD e DVD, che
dovranno quindi ricorrere a un’unita
USB esterna (Apple ne fornisce una
alla modica cifra di 79 euro, ma ovviamente sono disponibili anche
prodotti di terze parti). L’assenza
del lettore ottico ha spostato anche
l’organizzazione delle porte sui lati
del notebook: a sinistra si trovano
ora ben due porte Thunderbolt, una
porta USB 3.0 e l’uscita cuffie, oltre al
connettore dell’alimentazione MagSafe 2. La doppia porta Thunderbolt
è pensata per poter collegare contemporaneamente due periferiche
che non supportano il collegamento
in cascata, come per esempio alcune
videocamere, dischi esterni o adattatori. Niente porte FireWire né Ethernet, che richiedono un adattatore
esterno (disponibile su porta Thunderbolt), una soluzione che certo
penalizza chi ha un parco di periferiche FireWire oppure chi, lavorando
in ambienti sovraffollati, preferisce
la sicurezza del cavo all’intasamento delle reti wireless. Sparisce anche
l’indicatore di carica della batteria:
non è certo una tragedia, ma in alcuni casi era una comodità in più. Sul
lato destro, invece, troviamo la seconda porta USB 3.0, lo slot per schede SDXC e un’uscita video HDMI a
Lo spessore del MacBook Pro Retina è decisamente limitato: 1,8 cm, 1 mm
in più del punto più spesso del MacBook Air (a destra nella foto).
l’alluminio usato per la scocca, ma
lo spessore si riduce di parecchio: da
2,41 cm del 15 pollici tradizionale, a
1,8 cm, 1 mm in più del punto più
pieno formato, una soluzione questa
che farà sicuramente piacere a coloro che usano il portatile sul campo
con monitor HDMI e non dovranno
MacBook Pro Retina - 2.929€ (modello in prova)
Quality
Longevity
Design
8
6
10
più quindi avere sempre con sé un
adattatore mini DisplayPort-HDMI. La
separazione delle due porte USB sui
due lati, inoltre, rappresenta un’altra
novità della famiglia MacBook Pro,
che nei modelli non Retina spesso
costringe a usare delle prolunghe
nel caso di connettori troppo grandi che occupano anche parte della
porta accanto. Nella parte interna,
invece, il nuovo MacBook Pro Retina
è quasi indistinguibile dai modelli
con schermo tradizionale. C’è sempre la tastiera retroilluminata e l’ampio trackpad, ma il pulsante di espulsione del disco (accanto a F12) lascia
il posto al pulsante di alimentazione,
che abbandona così la classica forma
circolare come pulsante a sé stante
in alto a destra. A fianco della tastiera rimangono anche le griglie per gli
altoparlanti, che sfruttano delle feritoie nella parte inferiore dello chassis
per la riproduzione dei bassi.
Simplicity D-Factor
10
8
Value
7
tutta l’IFA di Berlino come principale
PC di lavoro. Durante una fiera si scrive
molto, si gestisce una gran quantità di
foto e si montano parecchi video; oltre
a questo il computer viaggia tutto il
giorno in uno zaino in spalla, sballottato tra una conferenza stampa e uno
stand. Cerchiamo quindi di analizzare,
sotto diversi aspetti, il comportamento del nuovo MacBook Pro Retina.
Lato destro: slot per schede
SDXC, porta USB 3.0, HDMI
Lato sinistro: connettore
MagSafe 2, porta USB 3.0, due
porte Thunderbolt, jack audio
Una prova inedita per
il nuovo MacBook Pro Retina
Per testare questo nuovo MacBook Pro
Retina abbiamo deciso di fare una prova un po’ diversa dal solito. Il portatile
ci ha infatti accompagnato durante
Nella parte inferiore dello
chassis vi sono le feritoie per i
bassi degli altoparlanti.
segue a pag. 36
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.36
TEST
MacBook Pro Retina
segue da pag. 35
Un mostro di potenza
La pura potenza di calcolo è un fattore
che interessa molti acquirenti di un PC
del genere, che devono poterlo usare
senza problemi sul campo. Per quanto
riguarda la configurazione da noi provata, un quad core Intel Core i7 da 2,6
GHz Ivy Bridge, scheda grafica NVIDIA
GeForce GT 650M con 1 GB di memoria dedicata e disco SSD da 512 GB, la
potenza di calcolo non sembra essere
un limite per questo portatile. Durante
la prova abbiamo importato centinaia
di foto da una card SD ed editato video in HD 1080p senza notare mai
nessun rallentamento. Anche durante
la compressione dei filmati, utilizzando Final Cut Pro, la CPU non supera
mai il 90% dell’occupazione, lasciando
un piccolo margine per eseguire altre
applicazioni senza rallentamenti. I dati
di XBench ci vengono in aiuto, evidenziando un buon comportamento della
CPU e della GPU, ma anche del disco
allo solido, che nel Disk Speed Test arriva a 400 MB/s in scrittura e 450 MB/s
in lettura (con scritture e letture casuali
e blocchi da 4K questo dato si sposta
rispettivamente a 90 MB/s e 16 MB/s).
Questo nuovo disco allo stato solido
rende tutto più veloce, dal normale
avvio alla apertura delle applicazioni.
rati “normalmente” Retina; vista però la
distanza da cui si utilizza normalmente
questo schermo, ci sentiamo effettivamente di dire che i singoli pixel sono
pressoché indistinguibili, giustificando
così l’appellativo di Retina. Apple ha
scelto di non gestire questa risoluzione in maniera nativa, ma ha optato
per aumentare i DPI dello schermo.
Questo significa che le applicazioni
e i caratteri mantengono la stessa
dimensione “reale” che avrebbero su
un monitor tradizionale, ma migliora
la definizione globale dell’immagine
vista a schermo. Le icone e i testi risultano così molto più definiti, ma l’applicazione
deve essere ottimizzata.
Paradossalmente, infatti,
i programmi non ottimizzati per lo schermo
Retina si vedono peggio
di come si vedrebbero su
un monitor tradizionale:
emblematico è il caso
dell’App ufficiale di Twitter per Mac, che visualizza il testo dei tweet completamente
“squadrettato”. Contrariamente alle
nostre paure iniziali, però, i siti Web si
vedono bene, sia per la parte testuale
che per le immagini. Dove l’upscaling
sembra soffrire un po’ di più è sulle piccole icone presenti sui siti, che appaiono un po’ troppo sfocate rispetto al
resto della pagina. Al momento della
prova, inoltre, solo poche applicazioni
erano effettivamente ottimizzate per il
nuovo display: oltre a quelle di Apple
(Aperture, Final Cut Pro, la suite iLife,
Safari e le altre app di sistema) solo
Chrome e poche altre potevano vantare il supporto al display ultra risolu-
to del MacBook Pro Retina. Adobe ha
promesso un aggiornamento della
Creative Suite entro l’anno, ma non
tutte le applicazioni sono state già aggiornate. È forse questo uno dei punti
che, al momento, penalizza di più questo schermo: una delizia per gli occhi
quando il programma è ottimizzato,
una croce (o, se si preferisce, un pugno
in un occhio) quando l’applicazione è
vecchia o non ottimizzata. Risoluzione
a parte, il display presenta anche altri
punti di forza, come per esempio la
fusione del pannello LCD con il vetro
frontale, che aumenta il contrasto percepito, riduce lo spessore del display
e fa sembrare le immagini disegnate
sulla superficie dello schermo, non più
dietro. Questa soluzione consente anche di ridurre i riflessi; la nostra prova
ha infatti evidenziato che, rispetto a un
monitor di un tradizionale MacBook
Pro, questo Retina soffre meno i riflessi di luci esterne, consentendo
così di lavorare meglio. Completa il
Il display Retina
sbarca sui Mac
L’aspetto più caratterizzante per questo
MacBook Pro Retina, oltre all’hardware
di ultima generazione, è ovviamente il
nuovo schermo Retina. Mantenendo
le stesse dimensioni del modello da
15 pollici, infatti, Apple è riuscita a quadruplicare il numero di pixel, portando
cioè la risoluzione a 2880x1800 pixel
(rispetto a 1440x900 pixel del modello
da 15 pollici tradizionale). Questa risoluzione comporta una densità di circa
226 PPI, al di sotto dei 300 PPI conside-
tutto un pannello IPS, un’altra novità
per un MacBook: questa tecnologia
consente di avere angoli di visione
più ampi e una qualità cromatica più
fedele. Anche qui il paragone con un
MacBook Pro tradizionale è piuttosto
impietoso: inclinando lo schermo il
nuovo display Retina mantiene inalterati i colori, mentre un MacBook Pro
non Retina cambia i colori anche solo
inclinando lo schermo di pochi gradi.
La domanda che però ci poniamo è:
a chi servono tanti pixel? Una risoluzione così alta consente, per esempio,
di editare un filmato HD in Final Cut
Pro avendo un’anteprima Full HD non
riscalata, oppure di editare una foto
senza dover zoomare troppo indietro. Considerata però la grandezza dei
pixel, difficilmente si noterà la differenza. Può inoltre una così alta risoluzione
sopperire a uno schermo più piccolo
(rispetto al 17 pollici che va a sostituire)? A nostro avviso no, dal momento
che le dimensioni fisiche del display,
al di là dei pixel contenuti, contano
ancora molto per molte applicazioni,
dove la densità troppo alta di comandi
e palette rischia di mandare insieme
la vista. Lo stesso Final Cut Pro riesce
a essere usato bene solo in modalità a
tutto schermo, sfruttando quindi tutti i
pixel disponibili.
Buona autonomia,
ma occhio allo Stand-by
Un dettaglio dello schermo del MacBook Pro Retina con un crop 1:1
dell’icona del Calendario, ridisegnata per sfruttare la definizione del display.
Uno degli ultimi aspetti che andiamo
ad analizzare è la durata della batteria,
fattore spesso cruciale per un portatile.
Questo MacBook Pro, nonostante le
ridotte dimensioni, riesce infatti a mantenere i valori dei modelli standard,
quindi 7 ore di navigazione e circa 1
segue a pag. 37
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.37
TEST
MacBook Pro Retina
segue da pag. 36
In questa tabella (clicca per ingrandire), i risultati del benchmark
XBench.
ora e mezzo di uso intensivo. Tutto
questo grazie a una nuova batteria, di
dimensioni maggiori che, non a caso,
mantiene alto il peso del portatile (2
Kg). Abbiamo però riscontrato alcuni
problemi dovuti allo standby, probabilmente colpa dell’aggiornamento a
Mac OS X 10.8.1. Durante lo stop, infatti, il computer consuma molto più
del normale rispetto a un MacBook
tradizionale, problema che pare essere
condiviso da molti utenti, non solo del
Retina. Un’altra piccola imperfezione
riguarda la ripresa dallo stop, che in alcuni casi è (giustamente) istantanea, in
altri un po’ troppo lenta, con il portatile
che resta bloccato per parecchi secondi (tastiera senza retroilluminazione)
prima di riprendersi completamente. Il
problema sembrerebbe però di natura
software e confidiamo che Apple riesca
a risolverlo quanto prima. Al momento
di scrivere, infatti, Apple ha rilasciato
Mac OS X 10.8.2, ma non abbiamo
avuto modo di provarlo sul Retina. Du-
rante i nostri test il MacBook Pro Retina
ha mantenuto temperature operative
accettabili anche sotto sforzo. Dopo un
uso intenso di parecchi minuti la scocca si scalda, ma al tocco non è ustionante, anche se tenerlo sulle ginocchia
per fare un encoding video può risultare fastidioso, specialmente in estate. Il
calore arriva anche nella parte superiore, dove c’è la tastiera, ma qui si avverte
di meno. Le ventole, quindi, riescono a
smaltire bene il calore prodotto dallo
sfiato posto immediatamente sotto al
display, senza peraltro dar troppo fastidio. Grazie infatti a una particolare configurazione delle lamelle, gli ingegneri
di Apple sono riusciti a contenere le
emissioni sonore a livelli decisamente
accettabili. Ci ha invece piacevolmente
stupito il reparto audio che, pur non
essendo certo alla pari di una soluzione esterna, è in grado di riprodurre una
buona qualità sonora anche sui bassi.
Molto però dipende dalla superficie
su cui appoggia il portatile, in quanto
le basse frequenze fuoriescono da due
griglie poste ai lati della base e richiedono quindi una riflessione su un piano rigido per risaltare al meglio. Chiudiamo con la tastiera, un aspetto che
solitamente trattiamo molto prima ma,
vista la mole di novità di questo Retina,
abbiamo preferito tenere per ultimo.
La tastiera è infatti una delle altre vittime illustri del ridotto spessore, che ha
forzato Apple a ridurre la corsa dei tasti.
Il comfort di scrittura assomiglia ora più
a quello di un MacBook Air che non a
quello di un MacBook Pro: un piccolo
passo indietro, a nostro avviso, anche
se, dopo qualche giorno di allenamento, ci si fa la mano.
Promosso, ma con riserva
Valutare un prodotto relativamente
innovativo come questo MacBook Pro
Retina non è mai facile. Alcune caratteristiche sono infatti di tutto rispetto:
come Apple sia riuscita a inserire un
processore Quad Core non depotenziato in uno spessore così ridotto senza
far sciogliere il tutto è già un piccolo
miracolo. Lo schermo è l’altro piccolo
miracolo di questo portatile, ma anche
il suo più grande difetto: come abbiamo visto, infatti, la qualità è senza pari
nell’attuale gamma MacBook, ma le
app non ottimizzate rischiano di far
saltare i nervi ai puristi. Volendo fare un
paragone con i primi iPhone 4 e iPad 3,
anche per questo MacBook Pro Retina
si dovrà attendere che i produttori software aggiornino i loro programmi, ma
non sempre questo verrà fatto. Se poi
l’aumento di risoluzione è immediatamente percepibile nel passaggio da
iPhone 3GS a iPhone 4/4S o da iPad 1/2
al nuovo iPad, qui la differenza è più
sottile. Certamente l’intero schermo
risulta più brillante e definito, ma certe
sottigliezze si possono apprezzare solo
avvicinandosi molto allo schermo, cosa
che normalmente non avviene con un
portatile. Il tutto è offerto a un prezzo
di listino che parte da 2300 euro e,
nel nostro caso, arriva a sfiorare i 3000
euro. A questo bisogna aggiungere la
RAM saldata direttamente alla scheda
madre, quindi non espandibile, e il disco con connettore proprietario. Come
per i MacBook Air, quindi, l’espandibilità non è purtroppo contemplata,
fattore che non farà certo piacere a chi
spende cifre così elevate senza avere
un minimo di garanzia sulla possibilità di potenziarlo in futuro. Il nuovo
MacBook Pro Retina, inoltre, vorrebbe
essere il sostituto del vecchio MacBook
Pro da 17 pollici. Come potenza di calcolo ci siamo, ma la dimensione dello
schermo, nonostante la risoluzione
quadrupla, potrebbe risultare ancora
penalizzante per molti (ma anche un
vantaggio per altri, ad esempio). Ci
sono però alcuni aspetti della gamma
MacBook che rendono quasi un “affare”
questo MacBook Pro Retina. Il modello “base” dei MacBook Pro da 15 pollici, infatti, costa 1900 euro e monta lo
stesso processore della versione base
del MacBook Pro Retina. Portandolo a
parità di configurazione (8 GB di RAM
anziché 4 e disco SSD da 256 GB anziché disco rigido da 500 GB) ecco che
il prezzo finale sale addirittura a 2500
euro, ben 200 in più del Retina, che dal
canto suo vanta un peso e uno spessore ridotti e uno schermo decisamente
più bello. Conviene prendere il Retina,
quindi? La scelta, come sempre, sta ai
singoli, che dovranno valutare le reali
esigenze. Il Retina offre una migliore
portabilità, soprattutto rispetto al 17
pollici, ma anche rispetto al normale
15 pollici (che è più spesso e pesa mezzo chilo in più), oltre a una potenza di
calcolo da vero purosangue che supera quella del MacBook Pro non Retina,
grazie al quantitativo doppio di RAM
e, soprattutto, al disco allo stato solido. Ci sono inoltre alcune connessioni
pensate appositamente per i professionisti, come per esempio la doppia
Thunderbolt e l’uscita HDMI, ma mancano componenti importanti come il
FireWire 800, l’Ethernet e il drive ottico
(tutte disponibili come accessori esterni, che però aggiungono peso e volume all’attrezzatura da portare in giro).
Se siete pronti ad abbandonare i dispositivi legacy e a utilizzare in prevalenza
software Apple ottimizzato (Aperture,
Final Cut, ecc), allora il Retina potrebbe
regalarvi delle piacevolissime sorprese.
Altrimenti, al momento, rischiano di essere più le rinunce dei reali benefici.
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Sottile e leggero, ma anche resistente all’acqua e alla polvere: abbiamo testato Eluga, il primo smartphone Android di Panasonic
p.38
In prova: Eluga, l’Android che non ha paura dell’acqua
Il primo smartphone Android di Panasonic ha un processore Dual Core, schermo OLED da 4.3” ed è certificato per resistere fino a 30 minuti sott’acqua
di P. Centofanti
E
luga (acronimo di Elegant User
Gateway), è il nome scelto da
Panasonic per lo smartphone
Android con cui torna sul mercato
dei cellulari in Europa. Si tratta di
uno smartphone con display OLED
da 4.3 pollici, processore Dual Core
da 1 GHz e connettività NFC. Esce
sul mercato con Android 2.3 ed è
appena stato protagonista di un
sensibile taglio al prezzo di listino.
La caratteristica che lo contraddistingue di più è forse però l’impermeabilità, con certificazione IP57
che garantisce la “resistenza” fino a
30 minuti a 1 metro di profondità.
Un ritorno riuscito per Panasonic nel
mondo dei cellulari? Scopriamolo
nella nostra prova.
Non teme l’acqua (fino a 1
metro per 30 min.) e la polvere
Con Eluga, Panasonic torna anche in
Italia sul mercato degli smartphone.
Lo fa con Android e un terminale dal design pulito, resistente ad
acqua e polvere e dotato di caratteristiche come il display OLED e il
supporto all’NFC. Esteticamente il
Panasonic Eluga si presenta con un
design molto pulito e sobrio: un sottile blocco nero, con spigoli laterali
smussati, frontale totalmente ricoperto in vetro, chassis posteriore in
plastica ma ben rifinito. L’aspetto più
interessante è costituito dalla certificazione IP57 che garantisce una
resistenza all’acqua di 30 minuti a 1
metro di profondità e alla polvere.
Lo smartphone è costruito attorno a
un display da 4.3 pollici. Si tratta di
uno schermo OLED con risoluzione
qHD: 960x540 pixel. Si tratta però di
uno schermo pentile, con conseguente retinatura che riduce un po’
la risoluzione percepita, specie per i
testi. Per quanto riguarda i pulsanti
funzione, questi sono a sfioramento,
con serigrafie bianche appena sotto il logo Panasonic e LED bianchi
che si accendono come dei puntini
appena sotto. A livello hardware lo
smartphone è basato su processore
Texas Instruments OMAP 4430 Dual
Core a 1 GHz e con 1 GB di RAM. La
memoria integrata è di soli 8 GB e
purtroppo non c’è la possibilità di
espanderla tramite schede microSD. L’altro aspetto critico è quello
della batteria: per fare stare tutto
in 7.8 mm, Panasonic ha integrato
una batteria da appena 1150 mAh
di capacità e non intercambiabile.
Vedremo poi nella nostra prova se il
processore Dual Core è sufficientemente efficiente. Per quanto riguarda la connettività abbiamo la classica porta microUSB, l’uscita per le
cuffie, Wi-Fi 802.11n, Bluetooth solo
2.1, HSDPA a 21 Mbit/s e, oltre a tutti
i soliti sensori e GPS, supporto per
l’NFC. In dotazione troviamo anche
una tag NFC, che ci permetterà con
l’applicazione apposita di attivare
applicazioni o impostare in un particolare modo il telefono semplicemente accostandolo. La fotocamera
infine utilizza un sensore da 8 Megapixel e non c’è alcun flash.
Senza Jelly Bean (ma nemmeno Ice Cream Sandwich)
Eluga esce con Android
2.3 Gingerbread. Un
aggiornamento a Ice
Cream Sandwich era
stato annunciato per
l’estate, ma nel momento in cui scriviamo questo non si è ancora visto.
Il maggior svantaggio è
che senza Android 4.0
non è possibile sfruttare l’NFC per Android
Beam, una delle pochissime applicazioni utili
al momento della tecnologia. Panasonic ha
Panasonic Eluga - da 349 euro
Quality
Longevity
Design
7
7
8
completamente ridisegnato il tema
grafico, con un’interfaccia a prima
vista dai colori scuri, che si adatta
al design dell’hardware. In realtà il
tema è semitrasparente e il colore è
dato dallo sfondo che si sceglie per
la home screen. Il tema non ci convince del tutto, con uno stile un po’
datato, specie alla luce del lavoro
fatto con Jelly Bean. Pre-installate
troviamo diverse applicazioni, delle
quali la più interessante è probabilmente quella firmata Panasonic per
il risparmio energetico. Si tratta di
un’app che permette di disattivare
servizi o funzionalità quando la batteria raggiunge un certo livello, per
prolungare al massimo l’autonomia
di utilizzo. L’app è
ben disegnata e
prevede anche un
widget che evidenzia lo stato della
batteria (e livello
di risparmio energetico) sulla home
screen. L’altra applicazione di maggiore
interesse è quella
per la programmazione dell’etichetta
Simplicity D-Factor
7
7
Value
8
NFC fornita nella confezione. Come
già visto in altre soluzioni simili di altri produttori, si può utilizzare la tag
per effettuare delle operazioni automaticamente accostando il telefono
ad essa. In questo caso le possibilità
sono piuttosto limitate: è possibile
lanciare un’applicazione, cambiare
lo sfondo della home screen, oppure
lanciare una pagina web. Davvero un
po’ poco. Per il resto troviamo il quasi
ubiquo Polaris Office per l’editing dei
documenti, un installer per McAfee,
un’app per accedere a dispositivi
DLNA e una per la gestione delle
applicazioni in esecuzione in background. Oltre naturalmente a tutte
le principali Google Apps.
segue a pag. 39
n. 55 / 1 ottobre 2012
estratto da www.dday.it
p.39
TEST
Panasonic Eluga
segue da pag. 38
di 1280x720 pixel. Il telefono non ha
un tasto di scatto dedicato e non è
presente la funzionalità “touch to
focus”, il che crea qualche problema
soprattutto se si vogliono fotografare dei particolari in modalità macro.
La qualità delle immagini denota un
discreto livello di dettaglio, ma anche una rumorosità superiore alla
media anche in buone condizioni
di luminosità. I colori appaiono invece piuttosto neutrali e forse un
po’ poco brillanti. Decisamente deludente invece la qualità di ripresa
video, anche in alta definizione. Qui
in basso proponiamo degli scatti di
esempio e un video test.
Più potente di quel che sembra
è attivato, le prestazioni con alcune
Il Panasonic Eluga è un dispositivo pagine scendono ulteriormente.
abbastanza ben disegnato a livel- Questi rallentamenti sembrano
lo prettamente estetico, che però in realtà interessare più che altro
risente soprattutto di un software le applicazioni di default. Le altre
ormai un po’ datato. Mentre diversi applicazioni si comportano infatti
“concorrenti” aspettano l’aggiorna- come ci si aspetta e senza particomento a Jelly Bean, Eluga esce con lari rallentamenti, segnale che è l’inGinger Bread, con un aggiornamen- terfaccia customizzata di Panasonic
to ad Ice Cream Sandwich che non a non essere del tutto ottimizzata.
arriverà ancora per qualche setti- Basta installare ad esempio Firefox
(Chrome non è
mana. La nostra
evidentemenimpressione è che,
te
supportato,
tra l’altro, la vervuole Ice Cream
sione di Android
Sandwich) per
montata su Eluga
apprezzare una
non sia nemmeno
differenza di fluipar ticolarmente
dità clamorosa.
ottimizzata
per
C’è sempre quall’hardware. Nonoche rallentamenstante il procesto, ma niente a
sore Dual Core,
Eluga - la videoprova completa dello
smartphone Panasonic - DDay.it
che vedere con
le
animazioni
il software predell’home screen
sono poco fluide, con a volte vistosi installato. Come abbiamo visto,
rallentamenti. La navigazione web, il display è di tipo pentile, fattore
in particolare, non è all’altezza di che incide non poco sulla resa dei
uno smartphone con processore font che spesso appaiono piuttosto
Dual Core: il browser di default pre- “frastagliati” anche senza avvicinare
senta un frame rate piuttosto basso troppo lo schermo agli occhi. Detto
nello scrolling o lo zoom delle pagi- questo, e a parte dei bianchi un po’
ne, e quando il plug-in Adobe Flash troppo violacei, come ogni OLED
che si rispetti lo
schermo dell’Eluga colpisce per
brillantezza dei
colori e resa del
nero. Anche la
leggibilità all’aria
aperta è tutto
sommato buona.
La durata della
batteria è invece un po’ quella
video
che è. D’altra parte, come abbiamo
visto, la batteria non è delle più
capienti ed è il frutto di un compromesso dettato dalle dimensioni
dello smartphone. Sta di fatto che,
anche con la funzione di risparmio
energetico, arrivare anche a sera
senza ricaricare Eluga non è facile.
Foto nella norma
video deludente
Il telefono Pansonic è dotato di fotocamera con sensore da 8 Megapixel e, incredibilmente, senza flash.
L’applicazione è nella norma con le
usuali impostazioni che troviamo
su quasi tutti i telefoni Android:
modalità scena, bilanciamento del
bianco, risoluzione, ISO ed effetti. È
possibile impostare anche il livello
di compressione delle immagini su
più livelli. In modalità video è possibile riprendere fino a un massimo
Aggiornamento cercasi
Il primo smartphone Android di
Panasonic ha dalla sua un design
pulito e la particolarità di essere impermeabile, una caratteristica che
per molti potrebbe essere molto
interessante. Paga un po’ la scelta di
uscire con Android 2.3, specie alla
luce di un’interfaccia personalizzata
non molto fluida. L’aggiornamento
a Ice Cream Sandwich è previsto e
annunciato, ma nel momento in cui
scriviamo non è ancora disponibile.
Quando uscirà, sarà anche possibile
sfruttare meglio la connettività NFC.
Aspetto più problematico quello
della batteria, che ha una capacità
limitata, per quanto la funzione di
risparmio energetico permette di
sfruttarla al massimo. Interessante il
prezzo di listino, che è stato sensibilmente tagliato a 349 euro.