Istituzioni di Linguistica - Dipartimento di Scienze Umane per la

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Istituzioni di Linguistica - Dipartimento di Scienze Umane per la
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2010 / 2011
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia / Dr.ssa Francesca Strik Lievers
([email protected] / [email protected])
1. Le lingue d’Europa: lo spazio geolinguistico europeo
Europa come appendice del continente asiatico: delimitata a nord dalle regioni artiche, a
ovest dall’oceano Atlantico, a sud dal mar Mediterraneo
→ i confini orientali dell’Europa, convenzionalmente, sono fatti coincidere con i monti
Urali e del Caucaso. “rilievi montuosi che non rappresentano, né furono mai, confini
invalicabili e che, piuttosto, funzionarono da tramiti, anche se non sempre agevoli, tra
Europa e Asia”
(Emanuele Banfi, 1993, La trama storica dell’Europa linguistica: dalla fine del I alla
fine del II millennio, in Banfi, Emanuele (a cura di), La formazione dell’Europa
linguistica, Firenze, La Nuova Italia, p. 7)
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“I confini geografici fra Europa e Asia, come avviene fra le nazioni, non coincidono con
quelli linguistici e una volta di più si osserva come le catene montuose non siano barriere
invalicabili: sui due versanti degli Urali troviamo infatti lingue appartenenti agli stessi
raggruppamenti genetici o legate comunque da affinità tipologica. Il confine orientale non
segno un’interruzione, ma cade su una continuità garantita a nord dalle lingue uraliche e a
sud dalle lingue altaiche”
(Nocentini, Alberto, 2002, L’Europa linguistica: profilo storico e tipologico, Firenze, Le
Monnier, p. 282)
→ la delimitazione del territorio europeo rispetto a quello asiatico deve tenere conto di
aspetti socio-culturali e storico-politici
→Alcuni propongono che anche l’Armenia e la Georgia siano da considerarsi parte del
territorio europeo
(Hagège, Claude, 1992, La souffle de la langue. Voies et destins des parlers de l’Europe,
Paris, Jacob)
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1.1 Quadro linguistico dell’Europa contemporanea
Caratteristiche essenziali dell’Europa linguistica:
(a) Grande frammentazione linguistica; più di sessanta lingue statutarie (riconosciute
dalle Costituzioni dei singoli stati), oltre ad un numero non definibile di lingue non
statutarie
(b) Sostanziale omogeneità genealogica; la maggior parte delle lingue parlate nel
territorio europeo appartengono alla famiglia indoeuropea, mentre la componente non
indoeuropea è minoritaria (basco, lingue uraliche / ugrofinniche, maltese, turco, calmucco)
→ tuttavia, l’Europa non è sempre stata “indoeuropea” (cf. 2)
(c) La distribuzione dei gruppi linguistici in Europa era già definita attorno alla fine del I
millennio dell’èra volgare
→ fa eccezione la regione dell’Europa sud-orientale (penisola balcanica) interessata
dall’espansione dell’Impero Ottomano
→ in tempi più recenti, l’Europa è stata (ed è tuttora) interessata da notevoli flussi
immigratori, che hanno arricchito il “patrimonio linguistico” del continente
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1.1.1 Europa indoeuropea ed Europa non indoeuropea
Le lingue indoeuropee sono diffuse in un territorio che si estende tra Europa ed Asia.
Gruppi linguistici estinti della famiglia indoeuropea:
(1) Lingue anatoliche → diffuse nella Turchia asiatica (Anatolia), lingue quali l’ittito, il
lidio, il licio e il luvio; sostituite progressivamente dalla lingua e dalla cultura greche
(gruppo estinto attorno al I sec. d.C.)
(2) Lingue tocarie → parlate da una popolazione indoeuropea, nel territorio dell’attuale
Xinjiang (Cina occidentale); due varietà, denominate convenzionalmente “tocario A” e
“tocario B”
→ lingue indoeuropee più orientali, sopraffatte da lingue turciche e cinesi (ca. VIII sec. d.
C.)
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Gruppi linguistici maggiori:
(3) Lingue romanze (o neolatine) → sistemi linguistici derivati dal latino, una lingua
italica occidentale; le lingue romanze statutarie sono portoghese, gallego, spagnolo (o
castigliano), catalano, francese, italiano, romeno; esempi di lingue romanze non statutarie
sono l’aragonese, l’occitano (o provenzale), il còrso, il giudeo-spagnolo, etc.
→ il romeno e le sue varietà sono gli unici rappresentanti della antica latinità balcanica
→ distinzione importante tra ambiente romanzo occidentale (spagnolo, portoghese,
francese) e orientale (italiano, romeno); la linea di separazione convenzionale tra i due
gruppi è la Rimini – La Spezia (o, meglio, Senigallia – Massa)
N.B.: lingue italiche = lingue indoeuropee dell’Italia antica (latino, osco-umbro,
messapico, etc.)
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(4) Lingue germaniche → articolate in tre sottogruppi principali; lingue germaniche
occidentali (inglese, tedesco, nederlandese…), settentrionali (danese, svedese,
norvegese…) e orientali (gotico, vandalo, burgundo)
→ il ramo orientale è estinto, le lingue germaniche orientali non sono sopravvissute
→ all’interno del ramo occidentale vi è una importante distinzione tra dialetti altotedeschi (tra cui il tedesco standard) e basso-tedeschi
(5) Lingue slave → articolate nei sottogruppi occidentale (ceco, polacco…), orientale
(russo, ucraino…) e meridionale (sloveno, serbo e croato, bulgaro…)
→ la lingua di cultura che è stata comune a tutti i popoli slavi ortodossi è l’antico slavo
ecclesiastico (o paleoslavo), veicolo dell’evangelizzazione dei popoli slavi dalla seconda
metà del IX secolo d.C.
→ la lingua slava con più locutori e diffusa sul territorio più ampio è il russo (143 milioni
di parlanti, più 110 milioni di persone che parlano il russo come seconda lingua)
(dati da Lewis, M. Paul, 2009, Ethnologue: Languages of the World (16° edizione),
Dallas, SIL International)
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Gruppi linguistici minori:
(6) Lingue baltiche → lingue nazionali delle repubbliche baltiche Lettonia e Lituania,
attestate a partire dal XVI secolo
→ una importante lingua baltica era il prussiano antico, parlato nei territori prussiani
fino al XVIII secolo e sostituita dal tedesco
(7) Lingue celtiche → articolate nei sottogruppi del celtico continentale (gallico,
celtiberico, galatico…) e del celtico insulare (irlandese, scozzese, gallese); il gruppo
insulare è ulteriormente diviso nei rami goidelico / gaelico (irlandese, scozzese…) e
brittonico / britannico (gallese, bretone)
→ le lingue celtiche continentali erano parlate nel territorio europeo (Francia, Germania
meridionale, Austria, Italia settentrionale, Spagna) e nell’Anatolia centrale (attuale
Turchia), all’altezza del I millennio a. C.; nei primi secoli della nostra èra si sono estinte
→ l’unica varietà celtica che è prima lingua di un paese è l’irlandese nella Repubblica
d’Irlanda (accanto all’inglese); lo scozzese è parlato da circa 66.000 persone, mentre il
gallese ha 530.000 locutori (ma solo una piccola parte di essi è monolingue); il bretone
(parlato in Francia) ha circa mezzo milione di locutori, ma gode di scarso prestigio
(dati da Lewis, M. Paul, 2009, Ethnologue: Languages of the World (16° edizione),
Dallas, SIL International)
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Lingue indoeuropee isolate:
(8) Neogreco → “figlio ‘unico’ di una tradizione linguistica indeuropea che risulta essere
la più antica, per documentazione, tra quelle presenti in Europa”
(Banfi, Emanuele & Grandi, Nicola, 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci, p. 39)
→ la forma popolare (dimotikì) del neogreco è caratterizzata da numerosi prestiti di
origine turca e romanza
Ess.: sokáki ‘vicolo’ < turco sokak, deftéri ‘quaderno’ < turco defter; suffisso veneziano –
áda (liakáda ‘sole cocente’, prasináda ‘verde intenso’)
→ dialetti neogreci sono parlati anche nell’Italia meridionale, nel Salento e
nell’Aspromonte
(9) Albanese → lingua con notevoli influssi greci, latini, romanzi, slavi e turchi;
l’albanese è distinto in due varietà il ghego (settentrionale) e il tosco (meridionale), su cui
si basa la lingua standardì; varietà di albanese sono parlate anche nell’Italia meridionale
(comunità arbrësh) e dagli albanesi emigrati in Europa, Stati Uniti, Australia, etc.
→ cf. shkollë ‘scuola’ < veneziano scola, dyfek ‘fucile’ < turco tüfek
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Gruppi linguistici non-indoeuropei d’Europa:
(11) Basco: lingua isolata, parlata in una regione compresa tra Spagna e Francia, isola
linguistica all’interno di un’area interamente romanza
→ lingua di più antico insediamento dell’Europa occidentale, parlata nella regione dei
Pirenei settentrionali prima dell’indoeuropeizzazione d’Europa (cf. 2)
→ il basco ha un futuro incerto: ha un numero di parlanti molto ridotto, è frammentato
sia dal punto di vista linguistico che geografico (confine franco-spagnolo) ed è sottoposto
alla pressione del francese e dello spagnolo
(12) Lingue uraliche → divise in due principali gruppi, lingue ugro-finniche (ungherese,
finnico, estone…) e samoiede (ostiaco, nenets…) ; diffuse su un territorio vastissimo,
dalla Norvegia settentrionale (regione del Finnmark) fino al fiume Jenisej, in Siberia
→ la continuità territoriale delle lingue uraliche è molto bassa, e spesso le popolazioni
uraliche vivono in regioni abitante da una maggioranza parlante lingue diverse (mordvini
in aree russofone, Sami in Norvegia, etc.)
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(13) Lingue turche: famiglia composta da una trentina di lingue, diffuse dai balcani fino
all’Asia centrale, con una certa continuità territoriale; i rami della famiglia rappresentati
in Europa (o, meglio, tra Asia ed Europa) sono quello occidentale (baschiro, tataro…) e
quello meridionale (turco di Turchia o ottomano, azeri…)
→ la distribuzione delle lingue turche è il risultato del nomadismo che caratterizzava le
genti turche, originarie dell’Asia centrale (regione dell’Altai)
→ in inglese (così come in altre lingue) sono disponibili termini diversi per indicare le
‘lingue turche’ (Turkic) e la lingua turca di Turchia (Turkish), mentre in italiano no e,
pertanto, si usa la dizione “turco di Turchia” per indicare la lingua standard della
Repubblica di Turchia
→ le lingue turche sono caratterizzate da una forte omogeneità (con l’eccezione del
ciuvascio), che ne rende difficile la classificazione; ad esempio, la parola per ‘testa’ è
<baş> nel turco di Turchia, ma anche in gaugaso, azeri, turkmeno, tataro (di Kazan),
baschiro, nogài, kazako, kirghiso, uigurico, etc. → dall’Europa alla Siberia orientale!!
(Manzelli, Gianguido, 1993, Le lingue turche, in Banfi, Emanuele (a cura di), La
formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia, p. 553-4)
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(14) Lingue mongole → gruppo linguistico considerato (non unanimemente!!) parte di
una (macro-)famiglia altaica, che comprenderebbe anche le lingue turche; la lingua più
importante del gruppo è il mongolo (della Repubblica di Mongolia), l’unica lingua
presente sul territorio europeo è il calmucco, parlato nella Repubblica di Calmucchia
(Federazione Russa; ca. 140.000 locutori)
→ i calmucchi sono l’unica popolazione in Europa di religione buddhista (lamaista); il
tibetano classico è la lingua religiosa e in calmucco sono presenti numerosi prestiti da tale
lingua (e dal sanscrito), come degtr ‘libro’ (< tib. class. deγ-thér)
(15) Lingue semitiche → l’unica lingua semitica parlata in un paese europeo è il maltese,
lingua ufficiale di Malta; il maltese è l’unica lingua semitica parlata in un paese a
maggioranza cristiana e che è resa grafematicamente mediante l’alfabeto latino
→ Malta è stata una terra di conquista per molti popoli (fenici, arabi, ostrogoti, normanni,
inglesi, italiani); la lingua maltese conserva tracce di molte delle lingue di quei popoli; il
35-40% del lessico maltese è costituito da elementi stranieri, soprattutto siculo-italiani
(gvern, palazz, relazzjoni, istrutturi, muskolu, forn, furketta, serp…)
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Altri sistemi indoeuropei:
(16) Lingue indo-iraniche → lingue indoeuropee parlate in Asia (Hindi, Urdu, Persiano,
etc.); le uniche parlate indo-arie del continente europeo sono quelle degli zingari, dette
lingue “romani”, originarie dell’India nord-occidentale
→ probabilmente, solo il 20% dei rom padroneggia una varietà romani
→ nelle parlate degli zigane sono presenti numerosi elementi lessicali provenienti dalle
lingue dei paesi di transito delle popolazioni zingare (drom ‘viaggio’ < gr. drómos, méro
‘mare’ < ted. Meer…)
(Manzelli, Gianguido, 1993, Un caso a sé: le parlate degli zingari (le lingue indoiraniche
d’Europa), in Banfi, Emanuele (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica,
Firenze, La Nuova Italia, p. 339-349)
(17) Armeno → lingua indoeuropea isolata, è parlato al di fuori del territorio europeo
(nella definizione convenzionale)
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2. Processo di indoeuropeizzazione dell’Europa
All’inizio del I millennio della nostra era, l’Europa è caratterizzata dalla presenza
massiccia di lingue indoeuropee → non è sempre stato così
Principali teorie riguardanti il processo di indoeuropeizzazione dell’Europa:
(1) La teoria “tradizionale” → attorno al V-IV millennio a. C., popolazioni di “guerrieripastori” sono migrate dalle steppe dell’Asia centrale verso i territori dove sono parlate,
attualmente, le lingue indoeuropee
→ ipotesi dei kurgan (tumuli funerari delle steppe dell’Ucraina), modello in tre fasi:
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(a) 4500-4000 a.C., espansione di popoli (proto-)indoeuropei dalle regioni del Volga
verso il bacino del Danubio fino ai Balcani;
(b) 3500-3000 a.C., migrazione di genti (proto-)indoeuropee dal Caucaso
settentrionale e dall’Ucraina, verso il l’Europa settentrionale, nord-occidentale e
verso la penisola italica; formazione dei gruppi celtico, germanico, baltico, slavo,
italico;
(c) 3000 a.C., nuovi flussi migratori dal sud-est europeo verso l’Europa centrosettentrionale e centro-orientale, oltre che verso la Scandinavia
(per approfondimenti: Gimbutas, Marija, 1980, The Kurgan Wave Migration (c. 34003200 BC) into Europe and the Following Transformation of Culture, in “Journal of Near
Eastern Studies”, 9, pp. 273-315)
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(2) Teorie della “dipersione neolitica indoeuropea” → continuità degli insediamenti in
Europa nelle età del rame e del bronzo; le culture dei kurgan e dei “popoli delle asce da
guerra” sarebbero, quindi, intrusioni in un territorio già indoeuropeo
→ Renfrew: un mutamento della situazione europea quale l’indoeuropeizzazione può
essere avvenuto solo all’altezza del VII millennio a.C., quando si sono diffuse le tecniche
agricole; i popoli (proto-)indoeuropei giunsero in Europa dalla penisola anatolica, dalla
penisola balcanica e da alcune aree del Mediterraneo centro-occidentale e, in seguito, da
zone della Germania e dell’Europa orientale
(Renfrew, Colin, 1987, Archaeology and Language. The Puzzle of Indoeuropean Origins,
London, Jonathan Cape)
→ (proto-)indoeuropei come popoli medio-orientali che hanno portato la loro tecnologia
superiore nel continente Europeo
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(3) Teoria della “continuità uralica” → popolazioni uraliche e samoiede sarebbero
stanziate in Europa già dal paleolitico e dal mesolitico; è possibile ipotizzare che anche
genti (proto-)indoeuropee fossero insediate in Europa già dalla remota antichità
→ teoria sostenuta anche dalla ricerca genetica, secondo cui l’80% del patrimonio
genetico delle popolazioni europee risale al paleolitico
(per approfondimenti: Alinei, Mario, 1996 / 2000, Origini delle Lingue d’Europa (voll. I
e II), Bologna, Il Mulino)
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3. Greco e latino nella modellizzazione dell’Europa linguistica
“La storia linguistica dell’Europa medievale, moderna e contemporanea è
incomprensibile se non si tiene conto del ruolo e della funzione che hanno avuto, nel
processo della sua formazione, le due grandi lingue classiche dell’antichità: il greco e il
latino. Ad esse si deve, oltre che la trasmissione dell’enorme patrimonio culturale che
innerva il complesso dell’Europa medievale e moderna, anche la funzione di potenti
“serbatoi” per la “modellizzazione” di strutture linguistiche e per la diffusione di elementi
lessicali e fraseologici comuni”
(Banfi, Emanuele & Grandi, Nicola, 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci, p. 41)
Greco e latino in età imperiale romana:
Espansione romana nel Mediterraneo e in Europa dalla fine del III sec. a.C. all’inizio del
II sec. d.C. → affermazione del latino nei territori conquistati, resistenza nei confronti del
latino nelle aree grecofone di Grecia, Anatolia, Medio Oriente
→ greco come lingua di cultura nel mondo romano; gli uomini di cultura conoscevano sia
il greco che il latino; formazione di una koiné greco-romana
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Formazione di due poli politico-culturali nell’Alto Medioevo:
Scissione tra Impero romano d’Occidente e d’Oriente e fine dell’Impero d’Occidente
(476)
Insediamento di genti slave meridionali e turco-tatare (sklavinoí / sclavini) nel sud-est
europeo (VI-VII sec.) → primo elemento di separazione tra ambiente latino-romano (e
romano-germanico) e ambiente greco-bizantino; “creazione” del paleoslavo (IX sec.),
reso grafematicamente mediante l’alfabeto glagolitico (a base greca), lingua religiosa ed
amministrativa per le popolazioni slave (dai fratelli Ss. Cirillo e Metodio)
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Scisma tra chiesa cattolica romana e chiesa ortodossa bizantina (1054): separazione netta
di due aree politico-culturali, occidentale ed orientale, e di due modelli imperiali
(romano-germanico vs. greco-bizantino)
→ tre grandi lingue veicolari: latino, greco e paleoslavo
→ dal VII secolo, il greco viene eliminato dalla liturgia cristiana occidentale; il latino
diventa progressivamente lingua unitaria della cultura europea, lingua comune anche
nell’insegnamento universitario (dal XII secolo)
→ il greco (bizantino-medievale) è stato “collante” di popoli diversi nell’Europa
orientale, ma non ha avuto un ruolo paragonabile a quello del latino in occidente; il greco
non ha dato origine a una pluralità di lingue neogreche e non si è imposto come lingua
comune presso le genti slave; la conquista ottomana (XV sec.) ha ulteriormente
accentuato l’isolamento della tradizione linguistica e culturale greco-bizantina
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4. Processi di formazione delle moderne lingue europee
4.1 Medioevo e Rinascimento
X secolo: presenza in Europa di due lingue veicolari, il latino e il greco-bizantino
medievale, caratteristiche di due aree culturali → inizia anche la diffusione dell’antico
slavo ecclesiastico
Alto medioevo: prime testimonianze di lingue romanze (ibero-romanze e italo-romanze);
situazione di diglossia latino vs. volgari (romanzi, germanici e slavi occidentali, slavia
cattolica)
→ le lingue germaniche e slave occidentali subirono l’influenza del latino (lessico,
sintassi) proprio nel periodo della loro formazione
→ il greco-bizantino medievale non diede origine a “volgari”, le varietà diatopiche di
greco non si imposero sul greco-bizantino; non furono creati centri di diffusione culturale
(università) di lingua greco-bizantina, le élites culturali greche consideravano il greco
classico quale lingua “sacra” e disprezzavano il greco corrente, degenerazione della
lingua istituzionale
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Basso medioevo, sec. XII-XIII: grande sviluppo socio-economico dell’Europa
occidentale, crescita dei centri urbani (in Italia, comuni, repubbliche, signorie),
potenziamento degli studia (istituti di istruzione superiore, università)
→ categorie quali i mercanti, gli artigiani, i banchieri, i chierici acquisiscono una sempre
maggiore coscienza del ruolo dei volgari rispetto al latino, lingua veicolare della chiesa,
dell’amministrazione e della cultura
→ ad est, crisi delle istituzioni imperiali e scisma tra chiesa di Roma e di Costantinopoli
(1054) → isolamento dell’Europa bizantino-slava
→ conquista turco-ottomana dell’impero bizantino (1453, caduta di Costantinopoli) →
creazione di uno spazio linguistico-culturale turchizzato (e, parzialmente, islamizzato)
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Sec. XIV-XVI: emancipazione delle lingue volgari (rispetto al latino) in Francia, Spagna,
Italia, Germania, Inghilterra; crescita degli ambiti di utilizzo dei parlari volgari
→ formazione delle monarchie assolute in Francia (Luigi XI, 1461-83), Inghilterra
(Enrico VII, 1485-1509), Spagna (Ferdinando il Cattolico, 1469-1510), Russia (Ivan III,
1462-1505); Carlo V d’Asburgo diventa imperatore del Sacro Romano Impero (1519) →
formazione di Stati nazionali, le capitali (Parigi, Madrid, Londra) contribuiscono alla
stabilizzazione delle lingue nazionali
→ francese, spagnolo, italiano, portoghese, tedesco e inglese acquisiscono una forma
stabile e diventano lingue di cultura (in Europa e nel mondo)
Riforma protestante (dal 1517): legittimazione delle lingue con la traduzione dei testi
sacri (danese, svedese, finnico, ungherese, ceco, polacco); accelerazione
dell’alfabetizzazione di massa (ma non nell’Europa meridionale →
ritardo
nell’alfabetizzazione, maggioranza dialettofona)
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Europa sud-orientale: nei Balcani, il turco diventa lingua ufficiale dell’amministrazione
(dalla metà del XIV sec.) → turchizzazione in ambiente greco, albanese, slavomeridionale, romeno e ungherese
→ presenza notevole di elementi lessicali e fraseologici turchi anche nelle lingue
moderne dell’area dei Balcani
Ess.:
alb. asqer, blg. asker, sr. asker, rom. ascheriu < trc. asker ‘soldato’
alb. dollap, blg. dolap, sr. dolap, rom. dulap < trc. dolab ‘armadio’
ngr. bogiá, blg. boja, sr.boja, rom. boia < trc. boya ‘colore’
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4.2 L’età moderna
Le “due Europe”: Europa degli Stati nazionali (Francia, Inghilterra…) vs. Europa degli
imperi orientali (turco-ottomano, russo e asburgico); gli imperi orientali, di natura
sovranazionale, ostacolarono la formazione di Stati nazionali e l’emancipazione delle
lingue locali
→ nei Balcani ottomani, il turco era la lingua dell’amministrazione, l’arabo e lo slavo
ecclesiastico erano le lingue liturgiche; l’assenza di vere strutture nazionali compromise
l’emergere del romeno, dell’albanese, delle lingue slave meridionali
→ l’Impero asburgico favorì il latino (come lingua ufficiale e religiosa) e il tedesco a
scapito delle lingue non germaniche presenti sul territorio
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“(…) [L]a confusione tra lingue della Chiesa (slavo ecclesiastico e latino, nell’Impero
degli Asburgo; slavo ecclesiastico, greco-bizantino e arabo, nell’Impero turco-ottomano)
e lingua dello Stato rappresentò un fattore frenante per l’emergere delle lingue nazionali.
(…) Le lingue liturgiche (latino, greco e slavo ecclesiastico) ritardarono l’emergere delle
lingue diffuse nelle aree dominate dal cristianesimo sia romano che constantinopolitano:
in Italia il latino ritardò l’ascesa del toscano, base dell’italiano; in Polonia e Ungheria il
latino per lungo tempo (fino all’inizio del XIX secolo) ebbe funzione preminente rispetto
al polacco e all’ungherese.”
(Banfi, Emanuele & Grandi, Nicola, 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci, p. 81)
→lingue di cultura del mondo ortodosso: tedesco e francese
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Processo di normazione delle lingue d’Europa:
XVI secolo
• Editto di Villers-Cotterêts (1539) → francese come unica lingua amministrativa nel
regno di Francia; fissazione della norma del francese scritto
• Fissazione della norma del portoghese, compilazione di grammatiche e dizionari
• Fioritura del castigliano come lingua letteraria
• Stampa del primo libro romeno (1544)
• Primi utilizzi del romancio come lingua letteraria
• Definizione del dialetto merciano (Londra) quale base dell’inglese moderno
• Prime traduzioni della Bibbia in svedese (1541) e in danese (1550)
• Primi testi a stampa in prussiano, lituano e lettone
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• Primo catechismo (luterano) in estone (1535)
• Primo libro in finnico (1544)
• Prima traduzione in ungherese della Bibbia protestante (1590)
• Prima traduzione calvinista del Nuovo Testamento in Basco (1571)
XVII-XVIII secolo
• Accelerazione del processo di normazione
→ l’italiano (su base toscana) diventa lingua di cultura internazionale
→ ruolo determinante delle accademie di Francia, Spagna e Italia
• “Esportazione” di inglese, francese, spagnolo e portoghese nelle colonie; espansione
del russo in Asia
• Prime grammatiche di romeno (XVIII sec.)
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• Stabilizzazione della norma del tedesco moderno, pubblicazione delle prime
grammatiche nederlandesi (XVIII sec.)
• Pubblicazione della prima grammatica del maltese (XVIII sec.)
XIX secolo
• Diffusione degli ideali romantici, valorizzazione delle lingue nazionali e inizio dei
primi progetti di descrizione scientifica delle lingue, oltre alla raccolta di dati
dialettologici
• Occidentalizzazione del romeno (con elementi francesi)
• Codificazione del nynorsk in Norvegia e del feringio nelle isole Faer Ør
• Definizione del quadro linguistico slavo moderno
• affrancamento dei greci e dei popoli slavi meridionali dal dominio ottomano →
emergono neogreco, bulgaro, serbo-croato
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XX secolo
• Fioritura di opere grammaticali, anche in risposta alle istanze autonomistiche di
comunità linguistiche minoritarie (ladino dolomitico e romancio in Svizzera,
catalano e gallego in Spagna, etc.)
• Codifica del macedone standard (1944)
• Distanziazione tra serbo e croato
• Derussificazione delle lingue baltiche (ex-sovietiche)
• Affermazione della dimotikì (variante popolare) come standard neogreco (1976)
• Formazione di uno standard per il basco (euskara batua), riconosciuto come lingua
co-ufficiale nei Paesi Baschi
• Maltese come lingua co-ufficiale di Malta
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• Affermazione dell’inglese come lingua di comunicazione internazionale, ripresa del
tedesco come lingua di cultura dell’Europa centrale (e declino del russo)
• Yiddish e giudeo-spagnolo vicine alla scomparsa nel territorio europeo, in seguito
alla shoah e all’emigrazione di molti ebrei in Israele
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5. Alfabeti in Europa
La resa grafematica delle lingue d’Europa è affidata a tre alfabeti: latino, cirillico e
greco
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‘Benventi a San Pietroburgo’
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‘Centro culturale di Itaca’
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Diffusione dell’alfabeto latino: espansione dell’Impero Romano, utlizzo del latino per la
liturgia cattolica
Diffusione dell’alfabeto cirillico: politiche linguistiche dell’Unione Sovietica
→ molte lingue (indoeuropee e non indoeuropee) dell’ex-Unione Sovietica sono (o sono
state) rese grafematicamente con una versione dell’alfabeto cirillico: tagiko, osseto,
kazako, kirghiso, calmucco…
→ anche il mongolo standard, nella Repubblica di Mongolia, viene reso con l’alfabeto
cirillico (modificato)
Diffusione dell’alfabeto greco: limitata alla sola lingua neogreca
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3.1 Cenni storici
Alfabeto greco: alfabeto europeo più antico tra quelli in uso (ca. X sec.); adattamento
dell’alfabeto (consonantico) fenicio alla lingua greca, i segni per le consonanti vengono
reinterpretati come lettere per vocali
→ cf. nomi delle lettere greche: alpha, beta, lambda < alpu, bētu, lamdu…(cf. ebraico
mod. aleph, beth, lamed…)
(adattato da Coulmas, Florian, 2003, Writing Systems, Cambridge, CUP, p. 195)
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→ 450 a.C.: stabilizzazione dell’ordine alfabetico greco
Alfabeto cirillico: derivato dall’alfabeto glagolitico, utilizzato dai Santi Cirillo e Metodio
nell’opera di evangelizzazione dei popoli slavi (IX sec.); l’alfabeto glagolitico, a sua
volta, è modellato su quello greco
Alfabeto latino: evoluzione di una variante dell’alfabeto greco, con la mediazione della
scrittura etrusca
→ tutti e tre gli alfabeti dell’Europa moderna sono di origine greca e, quindi, fenicia
(semitica)
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