san mansueto - Mansuè viva

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san mansueto - Mansuè viva
SAN MANSUETO
VESCOVO DI TOUL
PATRONO DI MANSUÈ
agiografia e iconografia
PARROCCHIA DI MANSUÈ
SAN MANSUETO
VESCOVO DI TOUL
PATRONO DI MANSUÈ
agiografia e iconografia
SAN MANSUETO
VESCOVO DI TOUL
PATRONO DI MANSUÈ
agiografia e iconografia
promosso da
Parrocchia di San Mansueto
di Mansuè
ringraziamenti per
Scuola Mosaicisti del Friuli
Lisa Battistutta
Don Lucio Marian
Cecilia e Narciso Bertacchini
Michele e Stefano Gava
Alberto Maronese
Bortolo Maronese
Guido Pasquali
Lino Vaccher
Consiglio Pastorale
di Mansuè
a cura di
Roberto Costella
Renzo Marcon
Silvano Rubert
progetto grafico
e impaginazione di
Roberto Costella
Silvano Rubert
crediti fotografici di
Domenico Cattai
Renzo Marcon
Paolo Gaviglio
traduzioni di
Luigi Marson
Armony Cucine
Banca FRIULADRIA
Bertacchini Cassetti
Dalex
Henry glass
Italiana Assicurazioni
Legnonova
LM&P
Melody
MTS
Onoranze Frè
Quadrifoglio
Rampogna Sergio marmi
SuperMercato MAXI Ca’Zorzi
stampato da
GRAFICHE ODERZO
VENETO BANCA
settembre 2012
© 2012 Autori, per i propri testi
Questa pubblicazione su San Mansueto Vescovo di Toul, titolare e patrono della parrocchia di Mansuè
(unica in Italia ad essere intitolata a questo Santo) è un sogno che si realizza: non ci sono infatti, a nostra
portata, testi che parlino di San Mansueto. Da tempo e da più parti se ne sentiva il bisogno. La presente
opera viene a colmare tale lacuna e a richiamare l’attenzione sul nostro Santo patrono che, da secoli, veglia sul cammino della comunità di Mansuè ma che purtroppo rimane ai più un illustre sconosciuto e di
conseguenza poco invocato.
Dopo la felice realizzazione del mosaico raffigurante il nostro Santo Patrono e collocato sopra il portale
principale esterno della nostra chiesa il 3 settembre 2011, è nata e maturata l’idea di raccogliere in un
libro quanto più possibile materiale sulla figura di San Mansueto.
Ecco dunque finalmente quest’opera che nasce grazie alla passione, alla competenza e all’impegno di Luigi
Marson che ha raccolto e curato i testi sul Patrono, e insieme, di Roberto Costella, Silvano Rubert e Renzo Marcon. A loro va la mia personale riconoscenza e quella di tutta la comunità per aver lavorato generosamente e in modo del tutto gratuito per offrirci quanto abbiamo tra le mani.
Quest’opera è resa possibile anche grazie alla sponsorizzazione di diversi imprenditori, commercianti e
operatori finanziari di Mansuè che hanno accolto con entusiasmo l’invito a sostenere la realizzazione del
mosaico di San Mansueto e la presente pubblicazione. Anche a loro va il grazie mio e di tutti.
Esprimo l’auspicio che la lettura di queste pagine contribuiscano a una maggior conoscenza della figura
di San Mansueto e soprattutto a ravvivarne il culto e la venerazione. Guardando al suo Santo Patrono e
considerando la sua testimonianza di fede in tempi certamente non più facili dei nostri, la nostra comunità cristiana può trovare motivi e stimoli nell’affrontare le sfide del tempo presente, rimanendo fedele alla
propria identità cristiana e sentendosi, come ci invita il nostro Vescovo Corrado alla conclusione del Convegno ecclesiale diocesano, “corresponsabile per la missione”, capace di “rendere ragione davanti a tutti
della Speranza che c’è in noi”.
Il Signore, che nel vescovo San Mansueto, ha dato alla Chiesa un pastore mirabile per la dottrina e per la
santità della vita, conceda a noi che lo veneriamo come maestro e protettore di perseverare e di crescere
nella fede in questo nostro tempo di grandi e rapidi cambiamenti.
E credo tornino opportune da meditare le parole che leggiamo nella Lettera agli Ebrei:
“Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente
l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi
sviare da dottrine varie e peregrine” (Eb 13, 7-9a).
don Lucio Marian
Parroco di Mansuè
Accogliamo con entusiasmo questa pubblicazione, poiché costituisce il giusto completamento del percorso
rigoroso e non sempre facile che la comunità di Mansuè ha compiuto per arrivare alla realizzazione dell’immagine del santo titolare per la facciata della chiesa arcipretale.
Le pagine che seguono, infatti, raccontano scrupolosamente tutte le fasi del percorso stesso, facendo emergere con chiarezza il motivo profondo che ha portato all’inserimento del mosaico con il San Mansueto
vescovo, intervento che va ben oltre la ricerca del godimento estetico e che tende piuttosto a ri-scoprire e
valorizzare la figura del santo che per molti secoli la gente di Mansuè ha venerato.
La richiesta di poter realizzare una nuova immagine del vescovo di Toul è stata innanzitutto sottoposta
alla Diocesi, che ha accolto di buon grado l’iniziativa quale espressione di una comunità viva, impegnata e
desiderosa di lasciare un segno tangibile della propria fede; nel caso specifico, il nuovo manufatto doveva
inserirsi entro la facciata di un edificio storico ed occupare il posto di un’antica immagine ad affresco
ormai perduta, lo stesso che per diversi anni aveva ospitato l’opera dell’artista Gina Roma, poi rimossa
per questioni conservative; ecco che l’Ufficio per l’Arte Sacra si è rivolto ai competenti organi di tutela, la
Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici e quella ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Province.
Si è stabilito così un proficuo dialogo tra le istituzioni e la Parrocchia, che ha condotto poco a poco alla
condivisione del materiale e della tecnica di esecuzione, nonché della scelta iconografica. Se il ricorso al
mosaico è stato suggerito in primis dalla maggiore durevolezza di questa tecnica rispetto al buon fresco,
tale decisione ha costituito ben presto una preziosa opportunità di contatto con una realtà d’eccellenza
qual è la Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. Per quanto concerne invece i canoni figurativi del
santo, pur trattandosi di un’opera ex novo, si è creduto di dover accogliere l’istanza della Parrocchia e
l’intento filologico di fondo: rinunciare a formulazioni aggiornate per riferirsi piuttosto alla monumentale
immagine fornita dalla Pala di Andrea Vicentino che fin dal 1599 occupava l’altare maggiore della vecchia chiesa e che, non avendo trovato posto nel rinnovato edificio, è conservata presso il Museo diocesano
d’Arte Sacra “Albino Luciani” di Vittorio Veneto; oltre alla pertinenza con Mansuè, il dipinto fornisce
senza dubbio la rappresentazione più nota di San Mansueto. Si è convenuto infine che il mosaico dovesse
essere realizzato su pannello mobile, per mantenerlo svincolato dall’edificio storico, assicurarne il carattere di reversibilità e renderlo facilmente ispezionabile.
Ebbene, il frutto di tale sinergia è oggi visibile a tutti coloro che si recano presso la chiesa arcipretale di
Mansuè e vengono accolti all’ingresso dalla maestosa immagine musiva di San Mansueto, autorevole e
paterno protettore di questa operosa comunità.
Gabriella Delfini
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici
ed Etnoantropologici per le Province
di Venezia, Belluno, Padova e Treviso
Cristina Falsarella
Diocesi di Vittorio Veneto, Ufficio per
l’Arte Sacra e i Beni Culturali
Il libro San Mansueto Vescovo di Toul e Patrono di Mansuè conclude idealmente l’operazione del mosaico
per la facciata della Chiesa di Mansuè costituendone il memoriale, cioè il rendiconto delle intenzioni
originarie, delle fasi progettuali e delle vicende esecutive.
Ma, nel libro, sono pubblicate anche le tre immagini di San Mansueto storicamente legate al paese; una
quarta, la più antica, dipinta sulla parete della Chiesa e ancora vagamente percepibile nel 1960, non è
risultata documentabile.
La monografia presenta sequenzialmente la Pala d’altare di Andrea Vicentino dipinta intorno al 1599,
rimasta nella Chiesa di Mansuè fino al 1950 e ora esposta al Museo Diocesano “Albino Luciani” di
Vittorio Veneto, poi l’affresco di Gina Roma eseguito nel 1990 e resistito in parete fino al 2002, e, infine,
il mosaico realizzato dalla Scuola di Spilimbergo inaugurato il 3 settembre 2011.
Così, nella “sezione iconografica”, l’opera musiva della Scuola Mosaicisti del Friuli e di Lisa Battistutta
si accompagna idealmente alle altre due rappresentazioni, perché il paramento aspira a riproporre
l’immagine antica di Andrea Vicentino – sintonizzandosi anche con l’architettura seicentesca della
facciata – ma è esecutivamente un’immagine moderna, come l’affresco di Gina Roma.
Il testo dedicato a San Mansueto compone inoltre una “sezione agiografica” frutto degli studi
dell’appassionato medievista Luigi Marson che, sul protovescovo di Toul, le sue gesta e la diffusione del
suo culto, da molto tempo stava indagando. Nel saggio qui pubblicato, tentando di distinguere tra storia e
leggenda, di collegare personaggi e fatti, egli non esclude un San Mansueto eponimo, cioè come figura e
riferimento da cui potrebbe essere derivato il nome del borgo.
Si tratta dunque di un testo che non si limita a ricapitolare, a recuperare e spiegare, ma che fornisce un
nuovo contributo, finalizzato a dare senso storico e religioso alla figura di San Mansueto, individuando
anche un ipotetico nesso tra parrocchia e patrono che potrebbe spiegare il toponimo “Mansuè”, mettendo
in discussione la tradizionale derivazione dal latino “mansio”.
Esprimiamo perciò gratitudine a Luigi Marson per la qualificata ricerca, a don Lucio Marian che
per ragioni documentali e devozionali ha sostenuto il progetto editoriale, a tutti coloro che hanno creduto
e contribuito a San Mansueto Vescovo di Toul, Patrono di Mansuè: un libro che ha richiesto quasi un
anno di lavoro e che non è solo una biografia, perché ha approfondito motivi originari della nostra storia,
perché ha indagato e cercato di spiegare la nostra condivisa e qualificante identità, indissolubilmente
legata a Mansuè.
Roberto Costella
Renzo Marcon
Silvano Rubert
Comitato San Mansueto
Chiesa
Parrocchiale
di Mansuè;
fotografia degli
anni Trenta.
Al centro della
facciata è ancora
ben visibile
l’affresco che
rappresenta quasi
certamente il
patrono San
Mansueto vescovo
di Toul
SOMMARIO
17
San Mansueto: vita e miracoli
Luigi Marson
63
San Mansueto e Mansuè
Luigi Marson
73
Vita Brevior
Autore anonimo
83
Acrostico “Magni Consilii”
Autore anonimo
85
Iconografia di San Mansueto
Roberto Costella
SCHEDE ICONOGRAFICHE
Roberto Costella
91
Pala con San Mansueto Vescovo,
Madonna e Bambino in gloria e Santi
Andrea Vicentino
97
San Mansueto Vescovo
Gina Roma
103
Mosaico di San Mansueto Vescovo
Scuola Mosaicisti Friulani e Lisa Battistutta
105
L’esecuzione del mosaico di San Mansueto
Lisa Battistutta
107
Relazione finale sul Mosaico
di San Mansueto. 3 settembre 2011
Roberto Costella
SAN MANSUETO: VITA E MIRACOLI
Luigi Marson
Scarse sono le notizie su San Mansueto, evangelizzatore dei Leuci1, primo vescovo della diocesi di Toul2 (ora di Nancy e di Toul3). Mancano del tutto testimonianze storiche sulle sue vicende mortali.
Dopo un lungo silenzio, nel X secolo la figura di San Mansueto acquista importanza a Toul, vengono scritte due storie agiografiche che esaltano la sua santità
ed il suo carisma, il culto si diffonde ed un flusso di pellegrini comincia a frequentare la chiesa dove riposa il “corpo santo”, fiduciosi nel suo potere taumaturgico. Tutto ciò perdura fino alla metà del secolo XI, poi riprende un parziale
oblio. E’ pur vero che negli anni seguenti breviari commemorano ancora la
santità del vescovo Mansueto e reliquiari ne raccolgono i resti mortali. In età
barocca eruditi raccontano di lui, primo presule della diocesi tullense. Ma in
epoca contemporanea mancano studi approfonditi su San Mansueto: prova ne
sia il fatto che anche nella diocesi che ebbe lui quale primo pastore risulta difficile reperire al riguardo documentazione recente.
Ne consegue che per svelare le vicende della vita del presule Mansueto farò
riferimento soprattutto a due testi scritti più di mille anni or sono: le due agiografie succitate.
La Vita Brevior, di autore anonimo, della quale a seguire verrà riportato integralmente il testo commentato e quindi tradotto, opera che a parere del sottoscritto
emerge dal contesto agiografico coevo per la sua essenzialità non disgiunta da
momenti di autentica ispirazione poetica.
La Vita Prolixior Fabulosa et Miracula, scritta da Adsone4, monaco e direttore
della scuola dell’abbazia di sant’Apro5 a Toul al tempo del vescovo Gozzelino6;
quindi abate del monastero di Montier-en-Der7, nella quale si raccontano vicende sulla vita di San Mansueto prive di attendibilità storica, spesso stereotipate
secondo i canoni della letteratura agiografica del IX secolo.
Le due vite succitate sono riportate negli Acta Sactorum Septembris Tomus
Primus8, testo cui si farà riferimento per molte altre questioni. Mansueto era
nato nelle isole britanniche9, più esattamente nell’ Irlanda10. La maggior parte
dei testi (stampati o su internet) che citano il primo vescovo di Toul indicano le
sue origini scozzesi, tratti in inganno da quanto riportato nelle principali opere
17
agiografiche: nobili Scottorum sanguine oriundus11; nomine Mansuetus, transmarinis
partibus nobilium quidem Scotorum clara progenie genitus 12. In realtà Scotia (Maior)
era il nome con cui i Romani, soprattutto nell’ultimo periodo dell’impero, designavano l’Irlanda, chiamata anche Hibernia. Tale denominazione restò nei testi
agiografici per tutto l’Alto Medioevo13.
L’attuale Scozia era la Caledonia, regione selvaggia a settentrione della provincia
romana della Britannia. Prova ne è l’apodittica, risolutoria sentenza di sant’Isidoro, vescovo di Siviglia nel VII secolo: Scotia idem et Hibernia proxima Britanniae
insula, spatio terrarum angustior, sed situ fecundior. […] Cuis partes priores Hiberiam
et Cantabricum Oceanum intendunt, unde et Hibernia dicta: Scotia autem, quod ab
Scotorum gentibus coltur, appellate14. [la terra degli Scoti, che parimenti è l’Ibernia
(cioè l’attuale Irlanda), è un’isola vicina alla Gran Bretagna, più piccola di superficie, ma dalle terre più fertili. […] Le sue regioni meno lontane (dall’Europa
continentale) sono rivolte verso la Penisola Iberica ed il Mare Cantabrico, per
cui viene anche detta Ibernia: altresì è denominata Scotia poiché è abitata dal
popolo degli Scotti].
Tutte le citazioni nelle opere medievali15 attestano i nobili natali di San Mansueto; è questo comunque un elemento ricorrente nelle agiografie di quel periodo: nobili Scottorum sanguine oriundus16 [oriundo da aristocratico sangue irlandese]; adolescens, nomine Mansuetus, transmarinis partibus nobilium quidem Scotorum clara progenie genitus17 [un giovane, di nome Mansueto, senza dubbio nato
da un’illustre stirpe di nobili irlandesi nelle terre di là del mare] (qui Adsone
pone in evidenza anche un altro aspetto: la vocazione, la chiamata alla santità
avviene fin da quando egli era adolescens, cioè a circa 15 anni d’età); Mansueti,
claris natalibus orti18 [Mansueto, discendente da un’eminente famiglia]; quidam
eximiae nobilitatis ac praestantis formae iuvenis… nomine Mansuetus19 [un giovinetto di alta nobiltà e di bell’aspetto, chiamato Mansueto] (l’anonimo autore
della vita dei beati Mariano e Murcherato ribadisce anche la bellezza del giovane, con un velato riferimento alla sua prestanza fisica, forse alla sua altezza).
Mansueto, lasciata la sua terra, attraversò tutta l’Europa, fino a Roma. Nessun
testo fa menzione della conversione, né del battesimo del giovane nobile irlandese. Ne consegue che quando raggiunse l’Urbe, Mansueto faceva già parte
della comunità cristiana.
Qui conobbe San Pietro, che ne apprezzò le virtù e la fede, così raccontano i testi
agiografici. Videns autem beatus Petrus futuri proventus ac bonarum virtutum in eo
signa radiare20 [vedendo altresì il beato Pietro che in lui (Mansueto) risplende-
18
Carta dei cammini
in terra francese
che portano a
Santiago de
Compostela (1648)
Particolare della
Carta dei cammini:
antica via da
Treviri verso Metz
e Toul
San Mansueto
resuscita il figlio
del re dei Leuci:
disegno
acquerellato di
Jacques Callot
(1621)
devotis precibus incubuit, invocatoque Christi nomine”. Tutta la folla tace.
Nelle acque scure del fiume appare il corpo del fanciullo, dalle profondità è
trascinato in superficie “corpus iacentis pueri apparuit, et a profundis eductum ferri
super aequora coepit”.
Mansueto si rivolge al padre: ecco hai il corpo senza vita, come desideravi “ecce
habes, inquit ad patrem, corpus exanime, quod petisti”. Allora il re, tutti i presenti
gridano, dichiarano pubblicamente all’unisono che rinnegheranno gli idoli
pagani e d’ora innanzi saranno fedeli dell’unico vero Dio “tunc pater et cuncti,
qui aderant, unanimiter profitentur, abdicatis idolis, veri Dei futuros se esse cultores”.
24
detti refrattari), soprattutto nelle zone rurali, si era
rifiutato di giurare, spesso pagando con il sacrificio
della vita quest’atto di fedeltà alla Chiesa di Roma.
142 Histoire
du Diocèse de Toul et de celui de Nancy:
abbé Pierre-Étienne Guillaume; Nancy, 1866.
143 Mémoires
de la Société d’Archéologie Lorraine et du
Musée Historique Lorrain. Notice sur l’Abbaye de Saint
-Mansuy-lès-Toul: abbé Pierre-Étienne Guillaume;
Nancy, 1879.
144 Nel
secolo IV ebbero a compiersi le vicende u-
mane di San Mansueto. Nel X secolo la devozione
per il santo vescovo di Toul raggiunse l’apice.
Particolare del
cenotafio di San
Mansueto
60
Chiesa
Parrocchiale
di Mansuè
nell’anno 1913
prima della
costruzione delle
navate laterali.
Sia pur molto
scorciato, è
evidente la
presenza del
dipinto di San
Mansueto
62
SAN MANSUETO E MANSUÈ
Luigi Marson
Ai nostri giorni sono poche le chiese dedicate al primo vescovo di Toul, evangelizzatore dei Leuci: una dozzina in tutto, ubicate quasi esclusivamente nei territori dell’antica diocesi tullense, soprattutto laddove esistevano priorie o cappelle che dipendevano dall’abbazia benedettina di San Mansueto1.
In Italia solo la chiesa parrocchiale di Mansuè è affidata al patronato celeste del
beato presule di Toul2, situazione del tutto particolare, visto che si tratta dell’unico caso al di fuori della regione francese della Lorena.
Qual è la correlazione fra Mansuè e San Mansueto? Quando e come un frammento di reliquia del santo di Toul giunse qui, sì da poter consacrare una chiesa
a lui dedicata? E’ infatti del tutto improbabile, se non impossibile, che nelle terre venete, in epoca medievale, venisse titolata una pieve parrocchiale ad un santo del quale forse non era conosciuto neppure il nome, la cui venerazione stava
confinata in territorio assai lontano, senza la presenza di una reliquia di sicura
provenienza che ne attestasse la santità. Al riguardo nessun documento svela il
quesito.
Poiché mancano le prove storicamente certe, non resta che percorrere la strada
delle ipotesi, le quali non possono prescindere dalla ricerca di un elemento essenziale: lungo le linee che hanno segnato le umane esistenze nell’arcano oblio
dei tempi passati è possibile trovare al riguardo un punto di intersecazione che
ponga in diretta, reciproca relazione il primo santo vescovo di Toul ed il paese
di Mansuè nell’antica diocesi di Ceneda? Ma questa correlazione deve risultare
ben documentata dalle fonti storiche, proprio per conferire verosimiglianza all’ipotesi.
La citazione storica più antica che attesta la presenza di una chiesa a Mansuè è
del 1188: il 21 novembre di quell’anno, il vescovo di Ceneda, Matteo da Siena3, a
Mansuè sotto il portico della chiesa sentenziò “actum ad Mansuetum sub porticu
ecclesiae4” in un arbitrato che riguardava un episcopato limitrofo: si trattava infatti della lite fra il presule di Belluno, Gerardo de Taccoli5, ed i canonici della
sua cattedrale di San Martino riguardo all’ospizio di Vedana6. Quale assistentitestimoni nella risoluzione della controversia vi erano il pievano della chiesa di
Mansuè, Giovanni, con il chierico Bastiano, dimostrando quindi che alla fine del
63
VITA BREVIOR
San Mansueto
evangelizza il
popolo dei Leuci:
disegno stampato
di Jacques Callot
VITA BREVIOR
auctore anonimo1
Licet sanctorum omnium virtutes2 et exempla merito semper sint recolenda et
memoriae commendanda, juxta Scripturae vocem: «Sapientiam Sanctorum narrant omnes populi, et laudem eorum nuntiat Ecclesia », illorum tamen crebrius
nobis sunt gesta revolvenda, quorum patrociniis Domino donante regimur et
quorum reliquias possidemus.
Igitur quia de Actis pontificum Leuchorum, prout Dominus dederit, scribere ad
memoriam posterorum decernimus, ab ipso primo eiusdem civitatis Patre ac
praesule, videlicet sancto Mansueto, dignum est ut exordium sumamus.
Fuit enim idem venerandus Pater, sicut relatu maiorum didicimus, nobili Scottorum sanguine oriundus; sed divina praevidente clementia, quae cuncta mirabiliter praeordinat atque disponit, a suis finibus exul factus est, quatenus in regione superna colonus fieret, et illos, qui a patria regni caelestis erant exules, supernorum civium efficeret coheredes.
Nec mirum ergo, si Dominus et Salvator omnium, qui omnes vult salvos fieri et
in agnitionem veritatis venire, tantum Auctorem3 de remotis terrae partibus vocatum ad seminanda verbi divini semina, et illustranda caeca populorum corda
destinavit; qui etiam per semetipsum de caelestibus descendens sedibus, genus
humanum originali et actuali delicto astrictum visitare dignatus est.
Tempore namque, quo Beati Petri Apostolorum principis praedicatione et apostolatu Romana fulgebat Ecclesia, duce Christo, illuc perductus est, seque doctrinae Apostolicae subdidit: a quo documentis fidei Catholicae imbutus, atque
scientia divinorum Eloquiorum pleniter institutus, ad praefatam urbem Pontificali benedictione consecratus, velut lampas fulgida ad repellendas erroris tenebras directus est4.
Ubi quantum vitae sanctitate et praedicationis resulserit instantia, non sufficit
sterilis enarrare lingua.
Non solum enim ad superandam gentilium ferocitatem copiosa Evangelicae fidei claruit doctrina; sed etiam tanta virtutum meruit illustrari gratia, ut filium
principis civitatis eiusdem suis precibus suscitatum a morte restitueret incolu-
74
VITA BREVE
autore sconosciuto
Anche se doverosamente i miracoli e gli esempi di tutti i santi devono essere sempre
onorati e consegnati alla memoria, secondo le parole della Scrittura «tutti i popoli narrano la saggezza dei santi e la Chiesa proclama la loro lode», tuttavia noi dobbiamo ripensare con maggior fervore alle vicende di quelli dalle cui intercessioni siamo tutelati
grazie alla misericordia del Signore e dei quali possediamo le reliquie.
Pertanto poiché intendiamo scrivere a ricordo per i posteri delle azioni compiute dai vescovi dei Leuci, secondo quanto Dio destinò, riteniamo giusto iniziare proprio dal primo
padre e vescovo della città medesima, cioè da San Mansueto.
Quel padre venerabile di certo ebbe origine da nobile sangue irlandese, come ci fu tramandato dagli antenati; ma divenne esule fuori dal suo paese per la previdente bontà
divina che ordina e dispone in modo mirabile tutte le cose, sì da poter assumere il ruolo
di colui che coltiva il terreno in vista di un mondo superiore e rendere dunque eredi del
Paradiso quanti erano proscritti dalla patria del regno celeste.
Non è quindi cosa strana se il Signore e Salvatore di tutti, che vuole redente tutte le
genti, una volta giunte a conoscenza della verità, abbia destinato un uomo tanto importante, chiamato dai più lontani confini del mondo, a spargere i semi della parola divina
ed a illuminare i ciechi cuori dei popoli, Egli che pure si è degnato di visitare il genere
umano oppresso dai peccati, sia quello originale che quelli che quotidianamente vengono
commessi, scendendo dalle dimore celesti con il suo proprio corpo.
Infatti nel tempo in cui la Chiesa Romana rifulgeva grazie alla predicazione ed alla missione apostolica del beato Pietro, principe degli Apostoli, guidato da Cristo, (Mansueto)
fu spinto là ed umilmente fece sua la dottrina della Chiesa: così istruito dal papa nei
principi della fede cattolica e reso edotto in modo esaustivo sulla conoscenza della parola
divina, consacrato (vescovo) con la benedizione del pontefice fu mandato verso la città
predestinata per scacciare le tenebre dell’errore, quale lampada sfavillante.
L’arida parola non è in grado di descrivere quanto (Mansueto) abbia brillato (fra i contemporanei) per la santità di vita e per l’assidua veemenza delle sue predicazioni.
Ebbene non solo acquistò fama per la sua vasta conoscenza della fede cristiana tramandata dai vangeli, (necessaria) per vincere l’animosità dei pagani, ma anche ottenne che
un così grande potere taumaturgico fosse reso manifesto, sì da restituire sano e salvo
alla vita il figlio del principe di quella città, dopo averlo resuscitato da morte grazie alle
sue preghiere.
75
men vitae.
Quo miraculo territus pater devotae fidei Christi collum summisit, omnique errore diabolico excluso, cum filio et omni paganorum multitudine a sancto Mansueto baptismatis meruit purificari lavacro.
Emundata igitur omni idolorum superstitiosa ac vana spurcitia, aedificavit ibi
templum in honore perpetuae Virginis et Dei Genitricis5, sanctique protomartyris Stephani, aliasque circum quasque6 ecclesias, ordinatis presbyteris et diaconibus, ubi glorificetur7 admirabilis Deus in Sanctis suis usque in praesentem
diem.
Impossibile vero est cuncta scribendo perstringere, quae tantus ac talis Vir in
corpore positus gessit, et quanta docuit, quantamque credentium multitudinem
per Evangelium in Christo genuit, necnon qualiter in custodiendo grege sibi
credito, digne docendo ac sancte vivendo, vigilavit.
Sed hoc tantum brevitatis compendio ponimus, ne talis lucerna per indebitum
silentium nostrum velut sub modio posita lateret, sed luceret omnibus, qui in
domo Dei sunt.
Peracto etenim admirando vitae cursu, et ecclesia in Christo confirmata, reliquit
ipse gloriosus Domini Sacerdos praesentis saeculi naufragium, petens perpetuae quietis portum8, coronatus a Christo in perpetuum.
Sanctissimum namque corpus illius, sepultum non longe a praedicta civitate, tenetur in ecclesia, quae ab ipso fundata dicitur, et nomine beati Apostoli Petri
dedicata; quamque et praesentia suarum reliquiarum Deus omnipotens innumerabilibus virtutibus illustrat.
Ubi cum aliquis petiturus accedit, per eiusdem merita se impetrasse gratulatur.
Cuius humili supplicatione flagitemus auxilium9, ut suo patrocinio ac pastorali
defensione nos in praesenti tueatur ab adversitatibus universis, et peracto istius
vitae certamine ad remunerationis brachium faciat feliciter pervenire, miserante
gratia Redemptoris nostri, qui talem suis ovibus proposuit10 Pastorem, quique
cum coaeterno Patre et Spiritu sancto aequalis Deitatis obtinet Trinitatem per
infinita saecula saeculorum. Amen.
Post excessum igitur praedicti sanctissimi Pontificis et egregii doctoris, quis ei
in sede episcopali successerit, memoremus.
Primus post eum domnus Amon cathedrae pontificalis adeptus est dignitatem;
qui cum eodem, videlicet suo praedecessore beato Mansueto, requiescit in eccle76
Fortemente turbato da questo miracolo il padre si sottomise devotamente alla fede di
Cristo ed avendo cacciato ogni seduzione diabolica fu degno di essere purificato da San
Mansueto mediante il lavacro del battesimo assieme al figlio ed a tutta la moltitudine
dei pagani (che abitavano in quelle terre).
Pertanto dopo aver purificato (i luoghi) da ogni lordura vana e superstiziosa degli idoli,
lì fece edificare un santuario in onore della Madre di Dio sempre Vergine ed in memoria
di santo Stefano protomartire; (consacrò) altre chiese nelle vicinanze, dopo aver ordinato
presbiteri e diaconi, dove Dio, degno d’ogni onore, possa essere glorificato assieme a tutti i suoi santi fino al giorno presente.
In verità è impossibile esaurire in un testo scritto tutte le cose che quest’uomo così grande e tanto importante portò a compimento durante la sua vita terrena, e quanto ammaestrò il suo popolo e quale vasta moltitudine di credenti fece rinascere in Cristo mediante
il vangelo, nonché come fu vigile nel custodire il gregge a lui affidato, insegnando correttamente e vivendo in modo santo.
Ma poiché dobbiamo essere brevi riteniamo quando scritto già tanto affinché una tale
lucerna non abbia a restare nascosta a causa del nostro indegno silenzio, come posta sotto il moggio, bensì possa risplendere per tutti quelli che fanno parte del popolo di Dio.
Portato infine a compimento il corso ammirabile della vita e resa salda in Cristo la comunità dei credenti, egli glorioso sacerdote del Signore abbandonò lo sfacelo del secolo
presente, agognando il rifugio dell’eterna pace, incoronato da Cristo per l’eternità.
In verità il suo santissimo corpo, sepolto non lontano dalla testé citata città, è conservato in una chiesa, che si ritiene fondata proprio da lui e che è stata dedicata al nome del
beato apostolo Pietro; così Dio onnipotente continua a rendere famosa questa (chiesa)
attraverso innumerevoli miracoli, anche in virtù della presenza delle reliquie (di San
Mansueto).
Qui ogni volta che qualcuno giunge per impetrare una grazia, è lieto di esser stato esaudito grazie ai meriti dello stesso.
Orsù imploriamo il suo aiuto con umile preghiera, affinché in questa vita ci protegga da
tutte le avversità con la sua intercessione e con sua paterna difesa e, portata a termine la
battaglia di questa vita, ci faccia finalmente giungere fra le braccia della ricompensa
(eterna), grazie all’amore misericordioso del Redentore nostro che destinò un pastore
così illustre per le sue pecore, Lui che con il sempre eterno Padre e con lo Spirito Santo
di eguale essenza divina coesiste nella Trinità per l’infinito svolgersi dei secoli. Amen.
Andiamo quindi a ricordare chi gli sia succeduto nella sede episcopale, dopo la morte del
santissimo vescovo e dell’esimio maestro di cui abbiamo appena parlato.
Primo dopo di lui conseguì l’onore della cattedra episcopale il venerabile Amone, il quale, con lo stesso, cioè con il suo predecessore il beato Mansueto, riposa nella già citata
77
sia praefata sanctissimi principis Apostolorum Petri; quorum meritis, id est,
sancti Mansueti atque praelibati beati Amonis, plurimi, caecitatis, leprae ac
febris, caeterorumque languorum aegritudine detenti, redduntur sanitati.
Ad quorum patrocinia multi reges et principes venire consueverant, atque
eorum locum ex proprio ditabant: erat enim illic confluens turba advenientium,
et innumera multitudo pauperum, quibus, unde viverent, erat a fidelibus constitutum;
unde usque hodie dicitur: «Ad matriculam11 domni Mansueti et
domni Amonis».
Croix de mission (Croce di missione) che
documenta la rievangelizzazione della
Francia dopo la rivoluzione del 1789,
eretta il 6 agosto 1808 a Vannes-le-Châtel
(Meurthe-et-Moselle)
Particolare della Croix de mission a Vannes-leChâtel; con ogni probabilità si tratta di
San Mansueto evangelizzatore
e primo vescovo di quel territorio
78
chiesa del santissimo Pietro, principe degli Apostoli; di certo per i meriti di questi, cioè
di San Mansueto e del beato Amone, di cui abbiamo appena accennato, moltissimi colpiti dall’afflizione della cecità, della lebbra e della febbre, nonché di tutte le altre malattie,
sono guariti, ritornando in buona salute.
E molti re e principi erano soliti venire (qui per ottenere) la loro intercessione ed arricchivano il luogo con proprie donazioni. Davvero colà confluiva una moltitudine di pellegrini ed un numero immenso di poveri per i quali vigeva la consuetudine di essere sfamati grazie alle offerte dei fedeli; così fino al giorno d’oggi si continua a dire: «(andare
alla mensa registrati) nella lista degli esimi Mansueto ed Amone».
NOTE
1
La “vita brevior”, di autore anonimo, venne tra-
2
Il sostantivo “virtus” nelle opere agiografiche
scritta nel codice mansuetino primo (Codex manu
dell’Alto Medioevo sta a significare il miracolo,
scriptus Mansuetinus primus) che iniziava con il ca-
cioé quella manifestazione dell’onnipotenza divi-
talogo dei vescovi di Toul, cui seguiva la vita breve
na che si attua attraverso un santo: tale termine
di cui si tratta.
risulta infatti assai più frequente delle parole me-
Tale codice trae il nome dall’abbazia di San Man-
morabilia (usato in epoca classica), oppure miracula
sueto presso Toul, dove fu composto, probabil-
(utilizzato in genere per designare l’insieme dei
mente verso la metà del secolo XI, di certo prima
miracoli, soprattutto nei titoli delle numerose
dell’ anno 1069.
narrazioni degli stessi).
Le opere contenute nel codice mansuetino primo
Gli esempi sono innumerevoli: se ne citano due.
furono riprese anche da altri codici posteriori dei
- Tunc baculum figens in terram, quasi metam, quo
secoli XI e XII [Codex Mansuetinus secundus, Codex
usque deberent excurrere, virtutis potentia designavit
Sancti Maximini Treverorum (di Treviri), Codex
[allora (sant’Ilario) conficcando il bastone nella
Ochsenhusii (del monastero benedettino di Ochsen-
terra, quale fosse un picchetto, delimitò grazie
hausen, nel land tedesco del Baden-Württemberg),
alla potenza del miracolo il confine oltre cui (i
Codex Camberonensis (dell’abbazia cistercense di
serpenti) non dovevano passare].
Cambron, nella provincia belga dell’Hainaut),
Vita Sancti Hilarii episcopi Pictaviensis (caput X):
Codex Dilinganis (del cenobio di Dillingen an der
auctore Venantio Honorio Clementiano Fortunato
Donau, in Baviera)].
(San Venanzio Fortunato); Patrologiae Cursus Com-
In epoca moderna la vita breve di cui in esame fu
pletus - Series Latina – Tomus LXXXVIII: Jacques
pubblicata nel «THESAURUS NOVUS ANECDO-
Paul Migne; Parigi, 1850.
TORUM» di Edmond Martène e di Ursin Durad
- Sed distributor omnium honorum, qui electum suum
(1717), nonché nel trattato «HISTORIAE LOTHA-
glorificare disposuit,hanc virtutem ei reservavit [ma
RINGICAE IN MONUMENTIS» di Augustin Cal-
Colui che assegna ogni ricompensa, avendo stabi-
met (1728). Infatti sia Martenio che Calmeto inseri-
lito di rendere celebre il suo eletto (San Geraldo,
rono nelle suddette opere il catalogo dei vescovi
conte d’Aurillac), lo destinò a compiere questo
della diacesi di Toul, catalogo cui seguiva proprio
miracolo].
questa vita breve.
De vita Sancti Geraldi Auriliacensis comitis (liber
Martenio trasse il testo della “vita brevior” dal codi-
quartus, caput XII): auctore Sancto Odone (San
ce camberonense, Calmeto dal codice mansuetino
Oddone, abate di Cluny); Patrologiae Cursus Com-
più antico (primus).
pletus - Series Latina – Tomus CXXXIII: Jacques
Nell’anno 1746 la vita breve venne pubblicata dai
Paul Migne; Parigi, 1853.
Bollandisti in «ACTA SANCTORUM SEPTEMBRIS
TOMUS PRIMUS», i quali per il testo fecero riferi-
3
mento a tutto il materiale reperibile.
rem, anziché Auctorem.
Nel testo di Martenio compare la parola Docto-
La “vita brevior” è di autore sconosciuto; con ogni
probabilità è anteriore all’opera agiografica compo-
4
sta dall’abate Adsone: forse venne scritta appena
“lampas fulgida ad repellendas erroris tenebras direc-
dopo la metà del X secolo (950-960) da un monaco
tus est”.
Pregnante di religiosa poesia l’espressione
della scuola del monastero tullense dedicato a sant’Apro.
5 Il
80
monaco che scrisse questa “vita brevior” rivela
una profonda cultura teologica: per Maria usa il
devotorum eleemosynis pascit quotidie a fidelibus ne-
titolo di Dei Genitricis, cioè di madre di Dio, nella
cessaria tribuantur [dato che dai fedeli viene elargi-
forma latina conforme al dogma proclamato nel
to tutto ciò che è necessario (per provvedere) a
Concilio Ecumenico di Efeso nell’anno 431, confu-
quella matricola (lista di poveri) che il santo ogni
tando le tesi sostenute da Nestorio, patriarca di
giorno riesce a sfamare grazie alle elemosine dei
Costantinopoli. Maria è Θεοτόκος, non solamente
pellegrini a lui devoti].
madre di Cristo (Χριστοτόκος).
De miraculis Sancti Martini Episcopi libri quatuor
(liber primus, caput XXXI): auctore Sancto Georgio
6
Nel libro di Martenio viene scritto circumquaque,
Florentio Gregorio (San Gregorio, vescovo di
non circum quasque.
Tours); Patrologiae Cursus Completus - Series Latina
– Tomus LXXI: Jacques Paul Migne; Parigi, 1849.
7 Martenio
qui riporta glorificaretur, anziché glorifi-
Talora la “matricula” era sostenuta dalla carità di
cetur.
una sola persona; è il caso di santa Radegonda,
moglie di Clotario re dei Franchi: nam praeter quo-
8 “reliquit…
naufragium, petens perpetuae quietis por-
tidianam mensam qua refovebat matriculam, duobus
tum”: quale poesia e quale ineffabile sentimento di
semper diebus sabbati quinta et sabbato vicibus balneo
pace e di letizia interiore si diffondono da queste
parato ipsa succincta de sabano linteo capita lavans
parole; l’uomo moderno, incapace di cogliere l’af-
egenorum… vermes extrahens, purgans cutis putredi-
flato poetico nel vivere quotidiano, volutamente
nes [infatti oltre al pasto con cui ogni giorno nutri-
ignora quel che ci ha trasmesso il Medioevo, so-
va l’elenco (dei poveri da lei assistiti), sempre
prattutto nei primi secoli.
alternativamente nei due giorni di mercoledì e di
“Abbandonò lo sfacelo del secolo presente, ago-
sabato, una volta preparato il bagno, lei stessa,
gnando il rifugio, il porto, dell’eterna pace”; questo
dopo esserci cinta con un panno di lino, lavava le
breve passo della “vita brevior” riecheggia le pre-
teste dei mendicanti… togliendo (dalle piaghe) i
ghiere di Isacco il Siro (mistico della Chiesa siro-
vermi, pulendo la putredine della pelle]. Sanctae
orientale, vescovo di Ninive fra il 676 ed il 680):
Radegundis Reginae Vita (liber primus, caput XVII):
“all’alba, quando i marinai si trovano nel mare del
auctore Venantio Honorio Clementiano Fortunato
mondo, da ogni moto, mio Signore, fa’ riposare le
(San Venanzio Fortunato); Patrologiae Cursus Com-
anime nel tuo porto”. Discorsi ascetici. Terza collezio-
pletus - Series Latina – Tomus LXXXVIII: Jacques
ne: a cura di Sabino Chialà; Bose, 2004.
Paul Migne; Parigi, 1850.
9
Il testo di Calmeto qui risulta lacunoso della parte
“supplicatione flagitemus auxilium”.
10 Nel
libro di Martenio sta scritto praeposuit, non
proposuit.
11 Con
il termine “matriculae”, caratteristico del lati-
no medievale, si intendono i registri nei quali venivano iscritti i poveri che dimoravano nelle vicinanze dei più importanti luoghi di pellegrinaggio. Grazie alle elargizioni dei fedeli i “matricularii”, che
formavano una sorta di confraternita, ricevevano
dai monaci o dai canonici i pasti per potersi nutrire
e sopravvivere.
Famosa era la “matricula” del santuario a Tours
dove si conservavano i resti mortali di San Martino:
cum ad matriculam illam quam Sanctus suo beneficiode
81
ACROSTICO “MAGNI CONSILII”
Nell’introduzione alla vita di San Mansueto di Toul, scritta dall’abate Adsone
“VITA PROLIXIOR FABULOSA ET MIRACULA – auctore Adsone, abbate Dervensi” compare un acrostico in otto esametri dedicato al santo.
Tale acrostico è riportato per la prima volta nel Codex manu scriptus Ochsenhusii
Monasterii (abbazia benedettina fondata nel 1093 a Ochsenhausen), quindi è
presente nel Codex manu scriptus Mansuetinus secundus del XII secolo; manca
invece nel primo codice mansuetino (XI secolo). Ciò lascia supporre che il
componimento poetico sia di autore anonimo (probabilmente della prima metà
del XI secolo), non attribuibile all’abate Adsone, morto in navigazione sulla via
di Gerusalemme nel 992 (secondo quanto citato in una cronaca del secolo XI
sulle vicende del cenobio di Montier-en-Der e sui miracoli di San Bercario).
Magni consilii per te quos imbuit olim
A ngelus, in fidei sublimans arce decenti,
N ominis atque sui ditans charismate summi,
S it tua sed pietas, qui noster Apostolus extas,
U ranicae nobis habitatio detur ut urbis,
E lectis cunctis quo nos per saecula iuncti,
T ecum laudare et benedicere, magnificare
E t spectare Deum laeti mereamur in aevum.
Traduzione.
A chi un giorno l’angelo diede l’ispirazione grazie a te, elevandoli alla splendida fortezza della fede e rendendoli ricchi del carisma del suo nome potentissimo, si rivolga anche
la tua benevolenza, tu che sei il nostro apostolo, affinché ci sia assegnata la dimora
nella città celeste, dove, uniti nei secoli a tutti gli eletti, possiamo meritare, assieme a
te, di lodare e benedire, di magnificare e contemplare lieti Dio per l’eternità.
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ICONOGRAFIA DI SAN MANSUETO
Roberto Costella
Mansueto di Toul risulta un santo leggendario, biograficamente descritto nel
X secolo da Adsone come originario dalle isole britanniche, consacrato vescovo
a Roma e poi assegnato alla città della Gallia belgica nel 338, capace di resuscitare il figlio del governatore e conseguentemente di convertire al cristianesimo
la popolazione dei Leuci; secondo la stessa fonte presso la sua tomba a Toul si
sarebbe accostato anche San Martino. Poco altro si sa o risulta credibile su San
Mansueto, il cui culto si diffonde dal basso medioevo, ma la cui personalità risulta storicamente priva di documentazione certificata, probante e coeva.
In ambito artistico viene rappresentato con paramenti vescovili – pastorale, piviale e mitra – vecchio e barbuto, spesso insieme ad un bambino per alludere
all’episodio miracoloso del giovane figlio del governatore annegato e poi riportato in vita da San Mansueto. Una lastra scultorea nel Museo di Toul, due incisioni e un bozzetto pittorico di Jacques Callot (1592–1635) e alcune vetrate moderne del XIX e XX secolo lo documentano: si tratta comunque di una tradizione figurativa limitata alla Lorena, quasi assente nel resto della Francia e pressoché sconosciuta in Europa. Silvano Rubert e Luigi Marson hanno recentemente
condotto un’accurata ricerca, rintracciando altre immagini che sono state inserite nella pubblicazione: si tratta comunque di rappresentazioni isolate che confermano un profilo vago, una presenza minima e poco definita, e che sono sempre provenienti o contestuali alla regione citata.
Risultano perciò importanti le immagini della parrocchia di Mansuè che, fin dal
basso medioevo, ha individuato il suo santo patrono nel protovescovo francese:
tale patrimonio iconografico – un ideale trittico d’opere – è in assoluto la collezione più ricca su San Mansueto.
Se resta comunque problematico avere certezze sull’origine del rapporto tra
Mansuè e il suo patrono, è altresì da sottolineare che il legame tra la parrocchia
e San Mansueto è consolidato e testimoniato sia dalla pala dipinta da Andrea
Vicentino (1544 c.–1619 c.) rimasta dal 1599 al 1950 sull’altare della chiesa parrocchiale (ora al Museo Diocesano di Arte Sacra “Albino Luciani” di Vittorio
Veneto), sia da un antico affresco posto sulla facciata seicentesca della chiesa,
dove il patrono era rappresentato entro la cornice muraria aggettante sopra il
85
portale d’ingresso e sotto il rosone centrale. Questa raffigurazione, deterioratasi
nel tempo, ma documentata da una fotografia del primo Novecento, era ancora
percepibile nel 1960 sia pure come sagoma labile e quasi evanescente: impossibile tentare un’attribuzione o una datazione anche in riferimento alle fotografie
più datate.
L’immagine del vescovo, nel frattempo scomparsa dalla facciata, è stata riproposta dall’artista Gina Roma (1914–2005) che in quello spazio architettonico,
Particolare di
una fotografia
di gruppo
dell’Azione
Cattolica Italiana
Fanciulli del 1963.
Risulta ancora
visibile la sagoma
della figura
di San Mansueto
Particolare della
facciata nel 1982
con la cornice
ormai priva di
qualsiasi traccia
pittorica
nella Chiesa di Catena di Villorba
(1990). Con questi presupposti Gina
Roma si è accinta all’impresa; nella
realizzazione del San Mansueto si è
avvalsa della collaborazione tecnica
dell’impresa edile di Enrico Bazzicchetto che ha innalzato le impalcature
e steso l’intonaco; l’artista, allora
settantaseienne, predisposto un disegno preparatorio, ha eseguito il dipinto salendo sul tavolato posto a sei metri dal suolo, impiegando quattro giornate di lavoro.
Il risultato è un San Mansueto con i
paramenti vescovili appoggiato al pastorale, con un piviale aderente alle
spalle e alle braccia, affine a quello di
Andrea Vicentino; il vescovo è leggermente piegato verso il basso, forse per
farsi più vicino ai suoi fedeli. L’atteggiamento e il viso mostrano i segni
della vecchiaia e una stanchezza derivata dagli anni vissuti. Ma questo lo
rende più vero perché, oltre al ruolo
pastorale, fa emergere l’identità dell’uomo, la sua palese ed autentica umanità.
San Mansueto solitario si staglia contro un fondo vegetale rigoglioso, che
evoca la verde campagna trevigiana,
chiuso da un cielo azzurro solcato a
destra due bianche colombe, simbolo
Affresco di San
Mansueto nel
contesto
architettonico
della facciata e,
particolari dello
stesso alla pagina
seguente
tradizionale di purezza, ma anche costante figurativa dell’iconografia di
Gina Roma, come emblema di eleganza, libertà e vita. La testa di San Man98
ta sotto la guida dei maestri mosaicisti Luca De Amicis e Romeo Burelli.
Complessivamente l’effetto di superficie è, analogamente ai mosaici paleocristiani, mutevole, essendo determinato dall’irraggiamento solare e dalle condizioni atmosferiche: la tessitura musiva è molto sensibile alla luce per i materiali vetrosi usati, per la variegata struttura del piano di affioramento, per il contrappunto cromatico delle singole tessere. Risulta inizialmente più viva e pigmentata; nel tempo una pellicola si depositerà attenuando la vibrazione tonale
e integrando ancor più l’opera alla muratura.
Così la Chiesa dedicata a San Mansueto riacquista il suo originario equilibrio architettonico, ricomponendo in facciata la tripartitura orizzontale con
quella verticale; ritrova un centro focale, ridando policromia ad un prospetto altrimenti monocromo, inserendo nel cuore del bianco intonaco, tra
le scure forature del portale e del rosone, la cristallina forma -colore del
mosaico.
La Comunità di Mansuè finalmente riscopre visivamente il suo patrono, ne
conferma e ribadisce il ruolo di protettore e presenza emblematica: assiso
sulla cattedra egli è capace di guardare lontano, nello spazio come nel tempo, e anche, oltre il nostro spazio, oltre il nostro tempo.
San Mansueto, presenza ideale e sommo episcopos, è figura carismatica che
– come da etimo – osserva dall’alto e sovrintende, ponendosi a salvaguardia di una terra e dei suoi abitanti anche fuori dalla sua Chiesa. Il 3 settembre è il suo giorno canonico, che nel 2011 viene solennemente celebrato
dall’intera Comunità riunita intorno a don Lucio Marian arciprete di Mansuè, a monsignor Eugenio Ravignani vescovo emerito di Trieste e di Vittorio Veneto: con il nuovo mosaico, si compie e radiosamente si rivela il
ritorno del Patrono.
A pagina 112: trasferimento del mosaico di San Mansueto dalla Scuola di Spilimbergo alla Chiesa di
Mansuè (18 agosto 2011)
A pagina 113 e 115: inaugurazione e benedizione del mosaico (3 settembre 2011)
114
Si precisa che alcune delle immagini stampate risultano prive di attribuzione o di altri riferimenti identificativi, in quanto non è stato possibile rintracciare autore o i titolari dei diritti d’autore. Di seguito sono
riportati la sitografia (consultazioni avvenute da ottobre 2011 a giugno 2012) e la provenienza: Archivio
parrocchiale; http://www.mansueviva.it; http://fr.wikipedia.org/wiki/Mansuy_de_Toul;
http://
commons.wikimedia.org/wiki/[file vari]; http://www.santiebeati.it/dettaglio/68900; http://
www.introibo.fr/Saint-Mansuy-Eveque; http://patrimoine-de-lorraine.blogspot.fr/2010/11/bouvron-54
-leglise-paroissiale-saint.html; http://patrimoine-de-lorraine.blogspot.fr/2011/05/vannes-le-chatel-54croix-de-mission.html; http://fr.wikipedia.org/wiki/Eglise_Saint-Mansuy_de_Fontenoy-le-Chàteau;
http://clochers.org/Fichiers_HTML/Accueil/Accueil_clochers/54/accueil_54242.htm; http://la lorraine-se-devoile.blogspot.it/2011/03/eglise-renaissance-saint-mansuy-de.html; http://la-lorraine-sedevoile.blogspot.it/2010/10/eglise-medievale-saint-mansuy-serecourt.html; http://fr.wikipedia.org/
wiki/Gèrard_de_Toul; http://fr.wikipedia.org/wiki/Hamonville; http://educators.mfa.org/objects/
detail/272278?keyword=Callot; http://www.ebay.it/itm/MANSUE-TREVISO-SAN-MANSUETOPATRONO-1a-EDIZIONE-CALLOT-/360204044328?
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