DAZI E QUOTE PER SALVARE IL PAESE C`è una Cina
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DAZI E QUOTE PER SALVARE IL PAESE C`è una Cina
DAZI E QUOTE PER SALVARE IL PAESE C’è una Cina che copia tutto ed esporta al costo della materia prima, senza tutele ai lavoratori ed infischiandosene dell’ambiente. Una sfida ricca di possibilità e opportunità dicono le multinazionali con il beneplacito di Montezemolo ed il nostro Presidente Ciampi. Ma soprattutto di rischi per le nostre piccole e medie imprese. Il Governo italiano è impegnato da tempo a promuovere rapporti commerciali con Pechino e l’Oriente, ma nello stesso tempo è chiamato a tutelare le nostre Pmi dall’assalto della competitività disumana e tecnologica a basso costo cinese. La lega è stata la prima a denunciare la pericolosità della concorrenza sleale cinese per il nostro tessuto imprenditoriale, la prima a chiedere interventi urgenti a difesa delle aziende italiane e particolarmente carpigiane che rischiano tutt’oggi di restare soffocate dal dumping valutario e sociale della Cina. Molte nostro malgrado sono già state uccise da un immobilismo accondiscendente di autorità e organizzazioni. La Lega sta rilanciando a livello di politica romana la sua battaglia a salvaguardia delle piccole e medie imprese. Lo ha fatto alla luce dell’ultima discutibile decisione dell’Unione Europea di abolire, dal primo gennaio 2005, i sistemi di quote d’importazione nel settore tessile e calzaturiero, che metterà in ginocchio le nostre Pmi. Ed a queste condizioni sarà difficile competere. Ambiguità e antagonismi che fanno di questo ‘capitalismo comunista’ un sistema incapace di garantire e difendere la libertà e i diritti delle democrazie occidentali, figuriamoci le norme più elementari della concorrenza (il governo di Pechino è nel Wto). La Cina è sempre meno un’opportunità per il nostro paese e dunque un pericoloso nemico per le nostre Pmi. Non è questione di essere nostalgici di protezionismo ma senza quote e dazi in alcuni settori chiave della nostra economia rischiamo il tracollo. Il nostro settore, quindi tessile, uno dei più apprezzati, e anche uno di quelli soggetti al rischio di una concorrenza sleale fondata su prodotti di imitazione a bassissimo costo. Sono necessarie Misure antidumping Alto commissariato per la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale Etichettatura d’origine del prodotto Nessun sussidio statale a chi delocalizza Tagli Irap ai comparti più colpiti Dazi doganali Quote d’importazione Gia da qualche anno, gli osservatori più attenti avevano lanciato un segnale d’allarme circa i pericolosissimi effetti che l’importazione incontrollata di beni dall’estero, dalla Cina in particolare, avrebbero potuto provocare nei confronti delle nostre imprese. Vede illustrissimo sig. sindaco, quello che mi accingo a dire, mio malgrado, non sarà tema di miopie e ottusaggine , come lei ben spiega riguardo una certa forza di governo, in tal caso Lega Nord Padania, riguardo dazi quote ecc ecc , ma cercherò di ragionare non inveendo contro nessuno ne pretendendo di avere la bacchetta magica ( 1 solo ragionare riportato alle mie modeste facoltà) allarmi inascoltati, come spesso accade in questo paese. Il nostro segretario federale Umberto Bossi, ha da mesi iniziato una forte campagna di sensibilizzazione nell’opinione pubblica su questo grave problema : le piccole e medie imprese costituiscono la spina dorsale della nostra economia , quindi la chiusura di molte di esse avrebbe un’impatto sociale devastante, proprio in un momento in cui il governo si appresta a varare importanti riforme istituzionali. Per questo motivo si chiede la reintroduzione dei dazi doganali nei confronti delle merci provenienti da Cina e dintorni. Gli allarmi di Bossi sono stati rigettati con il consueto coro di no da parte del centro sinistra con l’avvallo, non nego, di una certa parte della maggioranza. Percorrendo all’indietro la storia d’Italia negli ultimi sessanta anni, possiamo notare come l’industria in prevalenza costituita da imprese padane sia rapidamente passata da posizioni di preminenza a livello mondiale, alla situazione attuale, che la vede rilegata al ruolo di colonia delle grandi multinazionali estere. La grande industria manifatturiera che costituiva l’orgoglio del paese in molti casi ora è scomparsa, parlo dell’industria dei computer IBM parlo delle grandi industrie REX SINUDINE prodotti che ora acquistiamo all’estero, parlo delle grandi industrie farmaceutiche già da tempo in mano alle multinazionali svizzere, parlo delle grandi aziende chimiche che vendevano prodotti come le PIATTAFORME PETROLI FERE in tutto il mondo, che adesso si vedono ridotte al misero ruolo di venditori di polimeri, parlo delle grandi industrie aeronautiche SIAE MARCHETTI e CAPRONI della BREDA e della FIAT AEREONAUTICA. Lotta di classe? Lotta di sindacato? Dov’è finita ? Questa è l’industria che ha annientato il nostro patrimonio genetico. Ora, in Italia esistono le piccole medie imprese che grazie al sudore e lacrime di piccoli imprenditori ed artigiani consentono all’Italia di potersi sedere al tavolo delle grandi potenze industriali. Tuttavia osserviamo che il declino delle grandi industrie non è un procedimento indolore, è proprio la grande industria manifatturiera che , grazie alla sua presenza fornisce lavoro, non solo ai lavoratori , ma anche ad un enorme indotto. La grande industria manifatturiera è una fucina di idee e possiede reparti di ricerca e sviluppo, per essa innovazione e fonte di vita ma, non solo della propria, anche di quella del proprio indotto. E se la grande industria manifatturiera viene a mancare chi svilupperà i nuovi prodotti? Chi farà l’innovazione tecnologica ? Sicuramente non saranno le piccole imprese, che nella stragrande maggioranza sono più preoccupate a vendere per sopravvivere, che a investire per espandersi , per giunta , proprio per sopravvivere, alcune aziende hanno delocalizzato la propria produzione verso altri paesi, dove il costo del lavoro è inferiore rispetto all’Italia. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una emorragia di imprese, verso la Romania, Ungheria, Slovacchia, altri paesi in via di sviluppo, e le più forti economicamente verso la Cina, ovviamente proprio per queste aziende, l’introduzione di dazi doganali nei confronti dei prodotti provenienti dalla Cina 2 sarebbe deleteria, in quanto vedrebbero almeno parzialmente annullati, i vantaggi economici di produrre in quel paese. Sono proprio queste aziende, sicuramente minoritarie nel panorama economico italiano ma sostenute dal Prodiano Montezemolo i più feroci avversari delle proposte di Umberto Bossi e della Lega. Ma perché l’introduzione dei dazi è giustificata , allo scopo di proteggere le nostre piccole e piccolissime imprese ? Si è finora di un fenomeno di concorrenza sleale perché i prodotti fabbricati in Cina costano poco, anzi pochissimo, a ci hanno ricordato che in quel paese non esistono sindacati, che i brevetti non vengono rispettati, che si pratica il lavoro minorile , che i lavoratori stanno più di settanta ora alla settimana alla catena di montaggio 365 giorni all’anno. Tutto vero, e bisogna cercare di porvi rimedio, un rimedio che prima di tutto dovrà essere cercato dal governo cinese, magari adeguatamente sensibilizzato dai governi dei paesi occidentali, tuttavia vi sono ancora altri fattori che pochi hanno sinora ricordato e che ci devono preoccupare forse ancora di più. Molti credono che dalla tecnologia gialla , ci possa salvare l’alta tecnologia e l’alta qualità, l’innovazione e la ricerca, in quanto i prodotti cinesi sarebbero di qualità scadente, ma questa situazione non corrisponde alla realtà, ed è in continua evoluzione a favore della Cina , si intende la Cina è un paese di 1.300.000 di abitanti , qualcosa come venti Italiette messe assieme, e le sue università sfornano migliaia di ingegneri, dottori, chimici, biologi, biotecnologi, fisici, all’anno. I ricercatori delle nostre università ne sanno qualcosa, perché hanno riscontrato ai congressi internazionali che la presenza di scienziati cinesi è da qualche anno in continuo aumento. Ciò significa che la Cina sta recuperando in fratta e che presto saranno i paesi occidentali ad acquistare tecnologia cinese e non il contrario. L’Italia deposita annualmente un numero di brevetti europei paragonabili a quelli di Olanda e Svizzera, assolutamente inferiori a Francia, Gran Bretagna, Svezia, per non parlare della Germania che in questo caso si pone al livello di Stati Uniti e Giappone, ma se la ricerca è un fattore di sviluppo, in grado di determinare il nostro futuro il presente è ancora più in pericolo, a fronte di un crescente flusso di prodotti dalla Cina ( +41%) nel 2002, cos’è in grado di offrire il nostro paese all’enorme mercato cinese, un mercato di consumatori in via di sviluppo come lo era l’Italia del dopo guerra? Offriamo loro i buoni vini, il nostro ottimo olio d’oliva, la nostra alta moda, il nostro design, fiori all’occhiello di quello che è rimasto dell’economia italiana . Forse, ma sicuramente non basterà a colmare la bilancia commerciale che resterà desolatamente in rosso, vincerà a mio avviso, la sfida con il mercato cinese chi riuscirà a portare in quel paese i prodotti di largo consumo, e qui parlo di automobili, telefonini cellulari, medicinali, impianti stereo, computer di elevato livello tecnologico. Quanti di questi prodotti che tutti abbiamo nelle nostre case, e che presto saranno nelle case cinesi, sono o saranno di produzione italiana ? Nessuno o quasi, i prodotti 3 che permettono di affrontare alla pari il mercato cinese verranno in gran parte da StatiUniti, Germania, Francia, Finlandia e Svezia . Questo è il principale motivo perché l’Europa della globalizzazione costituita dall’asse franco tedesco ( e colpevolmente sostenuta anche da Prodi ) e contro i dazi, non sanno cosa farsene, perché le loro grandi industrie manifatturiere e per il loro indotto di piccole medie imprese la Cina è un’enorme opportunità da non lasciarsi scappare, al contrario per l’Italia , che ormai la grande industria manifatturiera se la ricorda in cartolina, rimarrà qualche prodotto di nicchia, a fronte dell’invasione di mobili, tessuti, abbigliamento, che ne sono certo ci abitueremo anche noi ad acquistare, perché di buona qualità e a buon mercato. Allora ben vengano i dazi a protezione delle nostre aziende, bravo il nostro segretario federale, che li ha proposti, ma essi debbono essere trattati con l’Europa, perché nei confronti della Cina i paesi europei non sono tutti uguali e i nostri patners si dovranno convincere che se le piccole aziende padane chiudono, sarà l’intera Europa ad impoverirsi, ricostruire la grande industria manifatturiera mi sembra un’impresa utopistica, semplicemente impossibile, stanno tuttavia emergendo almeno a livello di certe regioni esempio il Veneto e cioè grazie alla fantasia e lungimiranza di alcuni politici nuove proposte veramente innovative, che se ben applicate potranno ridare slancio al sistema economico ed aiutare le nostre piccole medie imprese a superare questo momento difficile, penso ad esempio alla legge sui distretti produttivi applicata in Veneto. Lega Nord Padania non ha da difendere interessi di potentati o lobby economiche Lega Nord Padania ha nel cuore le lobby della nostra gente che si alza presto al mattino ed ha fatto grande questa nostra terra. Pertanto illustrissimo sig. sindaco leggendo il suo discorso lanciato verso il futuro, non riesco a capire ne a descrivere tanto livore verso una forza politica che rappresenta la lobby del popolo , ma altrettanto me ne lusingo visto che cita direttamente nel bilancio di previsione, le auguro e ci auguriamo che le sue previsioni siano veritiere, e che io stesso mi sbagli anzi, che sia un brutto sogno perché se si avverasse anche in piccola parte quello che penso, non solo io ma tante altre persone, sarà veramente difficile andarlo a spiegare alla lobby della gente comune. 4