Rischi - Comune di Marsciano
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Rischi - Comune di Marsciano
Regione Umbria Servizio Protezione civile Tipologie dei rischi e Pianificazione dell’emergenza Rischi Rischio sismico Rischio incendi boschivi Rischio idrogeologico Rischio vulcanico Rischio industriale 1 Carta del Rischio È una stima del danno producibile da un potenziale evento calamitoso; Tiene conto degli aspetti socioeconomici dell’area studiata Espressione analitica del Rischio R=PxExV Pericolosità (P): quantifica la probabilità che si verifichi la situazione di emergenza tramite T (tempo di ritorno); Valore degli elementi a rischio (E): esprime la quantità di persone ed il valore dei beni presumibilmente soggetti all’evento calamitoso; Vulnerabilità (V): misura la capacità degli elementi di resistere all’evento considerato. RISCHI PREVEDIBILI RISCHI NON PREVEDIBILI (Frane, Alluvioni) (Terremoti) PRECURSORI DI EVENTO EVENTO POSSIBILE EVENTO EVENTO EVOLUZIONE DELL’EVENTO GESTIONE DEL PIANO DI EMERGENZA 2 Rischio sismico RISCHIO SISMICO PERICOLOSITA’ VULNERABILITA’ ESPOSIZIONE Il rischio sismico è la misura dei danni che, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti), ci si può attendere in un dato intervallo di tempo. 3 I terremoti che hanno colpito la Penisola hanno causato danni economici consistenti, consistenti, valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 135 miliardi di euro Zone sismiche del territorio italiano individuate con ordinanza statale e successivamente aggiornate dalle singole Regioni (al 2005). La sismicità sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, geografica, perché perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. 4 All’ All’origine di un terremoto vi è qualcosa di simile a ciò che accade quando facciamo schioccare le dita di una mano: mano: spingendo le dita l’una contro l’l’altra, l’attrito impedisce il movimento fino a quando la maggiore forza applicata le fa spostare rapidamente in direzione opposta. L'ipocentro è il punto all'interno della Terra dove ha inizio la fratturazione e lo scorrimento dei blocchi rocciosi. La rottura provoca il rilascio dell'energia accumulata. In superficie, in corrispondenza dell'ipocentro si trova l'epicentro.. In genere, sentiamo parlare soprattutto di quest'ultimo. Le località località più più vicine all'epicentro sono quelle dove le scosse sismiche sono maggiormente risentite. 5 Faglie La faglia è una frattura della roccia che mostra evidenze di movimento relativo tra le due masse rocciose da essa divise Metodi di misurazione dei terremoti Gli eventi sismici possono essere misurati in funzione dei danni provocati (misurazione secondo la cosiddetta "scala MercalliCancani-Sieberg") ed in funzione dell'energia liberata (misurazione secondo la cosidetta "scala Richter"). 6 Scala Mercalli Il terremoto viene misurato attraverso gli effetti sull’uomo, sulle costruzioni e sull’ambiente. Tali effetti sono suddivisi in livelli: I, II, III, fino a XII 7 Scala Richter Si misura attraverso le registrazioni degli strumenti (sismografi) ed esprime l’energia sprigionata (magnitudo) da un terremoto. Fissata la magnitudo a 0, Richter ha definito le varie magnitudo passando da un livello all’altro ogni volta che l’oscillazione dell’ago del sismografo diventa dieci volte più grande. I terremoti di magnitudo 3,5 vengono classificati lievi, da 3,5 a 6 medi e a partire da 6 forti. 8 9 10 11 Rischio Incendio 12 In Italia i boschi ricoprono oltre 9.800.000 ettari del territorio, pari a circa il 32% dell'intera superficie nazionale. Negli ultimi 20 anni gli incendi boschivi hanno distrutto circa 1.100.000 ettari di superficie boscata: un'estensione superiore a quella dell'Abruzzo! L’incendio è sicuramente una delle più gravi e durature perturbazioni che l’equilibrio dell’ecosistema bosco possa subire. Il fuoco può destabilizzare i rapporti fra i viventi e variare gli effetti delle condizioni climatiche nelle zone incendiate. 13 Nella lotta contro il fuoco, riveste grande importanza l'attività di previsione e prevenzione. A tale scopo il Dipartimento della protezione civile ha diramato alle Regioni le linee guida per l'attuazione dei piani regionali antincendio boschivi. Questi piani, aggiornati ogni tre anni ed elaborati su base provinciale, portano alla realizzazione della cosiddetta carta del rischio: su di essa vengono indicati i boschi da difendere e viene segnalata la presenza di eventuali acquedotti, bacini e serbatoi d'acqua, piazzole per elicotteri, piste forestali percorribili da fuoristrada e così via. Stagione del fuoco 14 Poiché la maggioranza degli incendi è causata dall’uomo, è necessaria la collaborazione e un comportamento responsabile da parte di tutti i cittadini affinchè sempre più boschi vengano salvati e con essi la vita e l’uomo stesso. 15 Educazione e informazione La popolazione può svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione Contribuendo alle fasi di spegnimento Evitando di provocare incendi Per prevenire gli incendi boschivi molto spesso sarebbe sufficiente rispettare alcune semplici norme di comportamento: - non accendere fuochi fuori dalle aree attrezzate quando si fanno gite fuori città città: è pericoloso e vietato; - non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi nelle aree verdi, o quando si viaggia in auto o in treno; - gettare i rifiuti negli appositi contenitori: contenitori: se abbandonati, infatti, i rifiuti possono prendere fuoco; - non parcheggiare le automobili in zone ricoperte da erba secca: secca: il calore della marmitta potrebbe incendiarle 16 Lotta attiva agli incendi boschivi L'attività di avvistamento incendi boschivi (AIB) viene svolta in convenzione con la Comunità Montana afferente secondo specifiche direttive e a seguito di un corso di formazione per avvistatori antincendio. L'attività si svolge nel periodo estivo su dei percorsi prestabiliti e concordati con i servizi della Comunità Montana. Sistema di allertamento nazionale Rischio incendi Il Centro Funzionale Nazionale del DPC emana quotidianamente, entro le ore 16.00, uno specifico Bollettino, reso accessibile a: Regioni •Province Autonome •Prefetture - UTG •CFS e CFR •VVF Organizzare flusso informazioni a livello regionale 17 MEZZI AEREI COMPONENTI LA FLOTTA AEREA DELLO STATO Agusta-Bell AB 412 CAPACITA’ :litri 1.000 VELOCITA’ : 260 Km/h AUTONOMIA: 2 ore e 30 minuti – 810 litri carburante EQUIPAGGIO: 2 18 CANADAIR CL 415 CAPACITA’: litri 6.000 VELOCITA’: 376 Km/h AUTONOMIA: 2427 KM – 6 ore EQUIPAGGIO: 2+4 specialisti NH 500 CAPACITA’: litri 360 VELOCITA’: 278 Km/h AUTONOMIA: 450 KM EQUIPAGGIO: 1-2 piloti 19 ERICKSON S64 F CAPACITA’: litri 9.000 caricati in 45 secondi VELOCITA’: 220 Km/h AUTONOMIA: 2 ore e 15 minuti EQUIPAGGIO: 3 Boeing CH-47 Chinook CAPACITA’: litri 6.300 VELOCITA’: 315 Km/h AUTONOMIA: 2060 km EQUIPAGGIO: 2 piloti + 1 addetto al carico 20 SA 315 B “LAMA” (I – MICU) CAPACITA’: litri 1.000 VELOCITA’: 287 Km/h AUTONOMIA: 860 KM EQUIPAGGIO: 1+ 3 passeggeri 21 22 23 Rischio Idrogeologico Rischio idrogeologico Alluvioni Frane Emergenza idrica Mareggiate e erosione costiera Valanghe 24 Rischio idrogeologico Le alluvioni, le frane, l’instabilità delle coste, i collassi dovuti alla presenza di cavità nel sottosuolo, sono il risultato dell’interazione tra eventi meteorologici (essenzialmente le piogge e le mareggiate) e l’ambiente geologico, morfologico e idrologico. Le aree montagnose e collinari e le coste alte e ripide sono, per ragioni morfologiche, quelle più esposte al pericolo di frane. Le pianure alluvionali sono, invece, esposte al pericolo d’esondazioni. Eventi connessi al rischio idrogeologico sono, dopo i terremoti, quelli che provocano in Italia i maggiori danni. Alluvioni L'alluvione è un'evento di accumulo di materiale fluviale. Può ritenersi sinonimo di inondazione, in effetti le due parole attualmente sono utilizzate con lo stesso significato. La causa principale dei danni e morti provocati dalle alluvioni non è la geologia o il tempo, bensì la distribuzione delle popolazioni vicino all'acqua 25 Si ha un evento alluvionale quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella campagna circostante o in un centro abitato. Chisone – Pinerolo ottobre 2000 26 Soverato settembre 2000 Aspetto principale dell’ dell’attività attività di protezione civile: il “fattore tempo” tempo” Torrente Quiliano, Quiliano, 22 settembre 1992 Ore 10,45 Ore 15,40 Ore 15,30 Ore 15,45 27 “The day after”: i danni prodotti Cosa si può fare? Cultura di previsione e prevenzione, prevenzione, diffusa a vari livelli, imperniata sull’ sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’ all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’ dell’impatto degli eventi. Efficace sistema di allertamento e di sorveglianza dei fenomeni e alla messa a punto di una pianificazione di emergenza volta a coordinare in modo efficace la risposta delle istituzioni agli eventi. 28 Centri Funzionali Sistema di centri operativi di supporto, in grado di raccogliere, elaborare e scambiare dati scientifici, in particolare modo meteorologici, idropluviometrici ed idraulici. Avviso di condizioni meterolorogiche avverse 29 Meteorologia Questa scienza ha l'obiettivo di misurare dati instantanei e fornire previsioni su determinati eventi futuri, ma anche quello di registrare l'andamento climatico ed osservare o prevedere i cambiamenti futuri. Radiometri Localizzato su satelliti misura l'energia elettromagnetica reirradiata dal pianeta verso lo spazio esterno, fornendo quindi un'immagine dello stato dell'atmosfera e della presenza di nuvole 30 Palloni sonda Attraversano verticalmente l'atmosfera per ottenere profili verticali di pressione, temperatura, umidità umidità e vento (sono (sono per ora la principale fonte di dati per i modelli meteorologici) meteorologici) Radar meteorologici Uno degli strumenti operativi più più utili nel monitoraggio e nelle previsioni a brevissima scadenza (nowcasting), nowcasting), è costituito dal radar meteorologico. Registrano gli echi dei loro raggi per sondare la struttura interna delle nubi. 31 Idrometro L'idrometro L'idrometro è lo strumento necessario per poter rilevare le quote idrometriche, cioè cioè l'innalzamento o l'abbassamento del livello dell'acqua dei fiumi o dei laghi. laghi. Pluviometro E’ lo strumento utilizzato per misurare la quantità di pioggia caduta Costruirsi un pluviometro http://www.lineameteo.it/come-costruire-un-pluviometro-manuale-kba15.html 32 Significato di “Aree Inondabili” Aree soggette ad inondazione da parte delle acque non più contenute nell’alveo in corrispondenza dei tratti insufficienti al deflusso di portate al colmo di piena, relative a fissate probabilità di evenienza (tempi di ritorno che negli “Atti di indirizzo e coordinamento –DPCM 29.09.98” sono assunti pari a T30/T50, T/100/T200, T300/T500). SCENARIO DI RISCHIO QUADRO ANALITICO DEGLI ELEMENTI ESPOSTI 33 Livelli di allerta Il periodo di emergenza va articolato secondo tre livelli di allerta: attenzione avviso di condizioni meteo avverse o superamento di una soglia “x” predeterminata; preallarme superamento di una soglia "y" predeterminata e/o dall’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici; allarme superamento di una soglia "z" predeterminata e/o dall’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici. Ad ogni livello di allerta corrisponde l’attivazione di una fase operativa Frane Si intende per frana un “movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante”. Le frane sono molto diffuse nel nostro Paese a causa delle condizioni orografiche e della conformazione geologica del territorio, giovane ed in via di sollevamento. 34 Tipi di frane Sarno - maggio 1998 35 Emergenza idrica In un sistema di approvvigionamento idrico si verifica una situazione di deficienza idrica quando l’ordinaria domanda d’acqua da parte degli utenti non può più essere corrisposta, sia per eventi di siccità, inquinamento o errata gestione delle fonti di alimentazione, sia per carenza negli impianti (D.P.C.M. 4 marzo 1996). Valanghe Una valanga è una massa di neve in movimento. Poiché la neve assume caratteristiche diverse a seconda di moltissimi parametri che ne influenzano la deposizione, si hanno diversi tipi di valanghe in relazione alla neve che le compone, ed ai diversi fattori fisici in cui esse si originano, quali la temperatura, la quota, ecc. 36 Rischio Vulcanico Sebbene meno frequenti e devastanti di terremoti e alluvioni, le eruzioni vulcaniche episodicamente producono grandi disastri con molte vittime COLATE DI LAVA La loro velocità velocità di avanzamento è in genere troppo bassa per minacciare le vite umane, ma possono causare enormi danni 37 ERUZIONI ESPLOSIVE Emissioni di alta energia di gas con frammenti di magma: di gran lunga le più più distruttive I maggiori disastri dovuti a : flussi piroclastici es. Mt. Pelée, Martinique, 1902: 29.000 vittime Molte città nel mondo a rischio per eruzioni vulcaniche. Azioni per la mitigazione del rischio: Mappe e scenari di pericolosità pericolosità Studi di vulnerabilità vulnerabilità Monitoraggio geofisico e geochimico per la previsione delle eruzioni Piani di emergenza Misure di mitigazione del rischio VESUVIO: il vulcano col più alto rischio al mondo 38 Le zone a diversa pericolosità pericolosità Il piano nazionale d'emergenza, elaborato sulla base dello scenario scenario dei fenomeni più più probabili, fornito dalla comunità comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità pericolosità definite: zona rossa, zona gialla e zona blu Gli abitanti della zona rossa dovranno essere allontanati prima dell'inizio dell'eruzione. Naturalmente in Campania non vi sarebbe la possibilità di accogliere 600 mila persone, pertanto, anche per consentire il mantenimento delle relazioni sociali e la continuità delle attività scolastiche, ciascuno dei 18 comuni della zona rossa è gemellato con una regione che, in caso di eruzione, ne accoglierà gli abitanti. 39 Rischio Industriale 40 Si parla di rischio industriale ogni qualvolta in un contesto territoriale vi è la contemporanea presenza di stabilimenti industriali che detengono e/o utilizzano sostanze pericolose e di un tessuto territoriale urbanizzato. Tale tipologia di rischio si prefigura con il rilascio incontrollato di sostanze pericolose sia all’interno che all’esterno dello stabilimento in misura tale da produrre conseguenze dirette o indirette sulla popolazione e sull’ambiente. 41 Le sostanze pericolose sono quei composti chimici che provocano effetti sull’organismo umano se inalati, ingeriti o assorbiti (sostanze tossiche) oppure che possono liberare un gran quantitativo di energia termica (infiammabili) e barica (esplosivi). La tipologia di incidente che origina il rilascio di sostanze pericolose viene definita come incidente rilevante cioè un evento quale “un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità (…) e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose” 42 CONSEGUENZE DI UN INCIDENTE RILEVANTE OGGETTO COLPITO AMBIENTE UOMO BENI CONSEGUENZE DI UN INCIDENTE RILEVANTE DANNI PER L’UOMO LESIONI U O M O USTIONI CAUSTICAZIONI TOSSICITA’ Occhi Pelle Organi Interni Acuta Cronica Cancerogeni Mutageni Teratogeni 43 CONSEGUENZE DI UN INCIDENTE RILEVANTE DANNI PER L’AMBIENTE E I BENI Contaminazione AMBIENTE Danni da incendi Crolli BENI Danneggiamenti Danni da incendi RIDUZIONE DEL VALORE DEL RISCHIO AZIONI INTERNE LO STABILIMENTO: IL GESTORE PROVVEDE ALLA STESURA DEL PEI E ALLA REALIZZAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ESTERNE LO STABILIMENTO: L’AUTORITA’ COMPETENTE PREDISPONE IL PEE, EFFETTUA LE ISPEZIONI PRESSO LE INDUSTRIE E INFORMA LA POPOLAZIONE 44 PIANO DI EMERGENZA INTERNO CONTENUTI MINIMI (All. IV DEL D.LGS.334/99) nome o funzione delle persone autorizzate ad attivare le procedure. descrizione delle misure da adottare per far fronte a tali situazioni o eventi e per limitarne le conseguenze; misure atte a limitare i pericoli per le persone presenti nel sito; disposizioni per avvisare tempestivamente, in caso di incidente, l’ l’autorità autorità incaricata di attivare il PEE; disposizioni adottate per formare il personale ai compiti che sarà sarà chiamato a svolgere; disposizioni per coadiuvare l’ l’esecuzione delle misure di intervento adottate all’ all’esterno del sito. Il Piano di Emergenza Esterno (PEE) OBIETTIVO Limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti all’esterno dello stabilimento 45 Zone a rischio Rappresentano l’estensione spaziale degli effetti di un incidente rilevante sul territorio e si differenziano in base alla gravità delle conseguenze attese Gravità decrescente Zona di sicuro impatto Stabilimento Zona di danno Zona di attenzione Informazione preventiva alla popolazione OBIETTIVI Rendere la popolazione residente nelle zone consapevole dei rischi causati da un incidente Selezione dei cittadini al fine di costituire un nucleo qualificato per la trattazione di temi specifici 46 C O M P N O O R R D T M I A E M E N T O IL RISCHIO NEL TRASPORTO Il rischio nel trasporto è significativamente diverso dal rischio negli impianti fissi perché perché: l’evento incidentale può avvenire in un punto qualsiasi tra origine e destinazione del movimento i quantitativi in gioco sono differenti la distribuzione della popolazione, le condizioni meteorologiche, le eventuali sorgenti di innesco sono molto variabili lungo il percorso i sistemi di protezione sono più più limitati l’errore umano ha una rilevanza maggiore 47 PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA SERVIZIO SERVIZIO NAZIONALE NAZIONALE DI DI PROTEZIONE PROTEZIONE CIVILE CIVILE Legge Legge 24 24 febbraio febbraio 1992 1992 n. n. 225 225 ART.2 TIPOLOGIA DEGLI EVENTI E AMBITI DI COMPETENZA Evento Evento di di tipo tipo aa fronteggiabile con interventi di un solo Ente competente in via ordinaria (Comune) Evento Evento di di tipo tipo bb fronteggiabile con interventi di più Enti competenti in via ordinaria (Regione,Provincia) Evento Evento di di tipo tipo cc fronteggiabile per intensità ed estensione con mezzi e poteri straordinari (dichiarazione dello stato di emergenza) 48 EVENTO EVENTO DI DI TIPO TIPO A A Gestito da un ente in via ordinaria SINDACO SINDACO Dirige e coordina Informa Servizi Servizi comunali comunali Soccorso Soccorso ee assistenza assistenza Prefetto Prefetto Presidente PresidenteGiunta GiuntaRegionale Regionale EVENTO EVENTO DI DI TIPO TIPO B B Gestito da più enti competenti in via ordinaria CHIEDE INTERVENTO SINDACO SINDACO PREFETTO PREFETTO Dirige e coordina Dirige e coordina Informa Servizi Servizi comunali comunali di di soccorso soccorso ee assistenza assistenza Servizi Servizi provinciali provinciali di di emergenza emergenza DPC Min.Interno Presidente Giunta Regione 49 EVENTO EVENTO DI DI TIPO TIPO C C Fronteggiato con mezzi e poteri straordinari Informa Ministro Ministro interno interno ee Pres. Pres. Giunta Giunta Reg. Reg. Prefetto Prefetto Capo Capo Dipartimento Dipartimento Protezione Protezione Civile Civile che propone al Presidente Presidente Consiglio Consiglio dei dei Ministri Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza sottoposta al vaglio del Consiglio dei Ministri Cos’è un Piano di Protezione Civile? Insieme coordinato delle misure da attuarsi in caso di eventi naturali, o connessi all’attività dell’uomo, che comportino rischi per l’incolumità pubblica Definizione dei ruoli degli organismi preposti alla Protezione Civile 50 Perché si fa un Piano di Protezione Civile? Per mettere in atto il fondamentale principio della prevenzione; Per fornire le necessarie direttive alle strutture di P.C. che dovessero essere chiamate a intervenire in caso di calamità; Per fornire al Sindaco le notizie necessarie per informare la popolazione in materia di P.C. e sulle norme da seguire in situazioni di emergenza in relazione alla tipologia degli eventi. Il Piano di Protezione Civile Parte generale Lineamenti della pianificazione Modello d’intervento 51 Parte Generale Raccolta di tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio e dei rischi che incombono su di esso, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari. PER SCENARIO SI INTENDE LA DESCRIZIONE DETTAGLIATA DEI DANNI PROVOCATI DALL’EVENTO ATTESO A: •POPOLAZIONE •EDIFICI PUBBLICI E PRIVATI •ATTIVITA’ PRODUTTIVE •RETI ED INFRASTRUTTURE DI SERVIZI •BENI CULTURALI E AMBIENTALI 52 Lineamenti della pianificazione Individuazione degli obiettivi da conseguire per dare un’ un’adeguata risposta ad una qualsiasi domanda di emergenza: emergenza: •Coordinamento operativo •Salvaguardia della popolazione •Rapporti tra Istituzioni locali e nazionali •Informazione alla popolazione •Salvaguardia del sistema produttivo nell’area di competenza •Ripristino delle comunicazione e dei trasporti •Funzionalità delle telecomunicazioni •Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali •Modulistica dell’intervento •Relazione giornaliera per le autorità centrali e conferenza stampa •Struttura dinamica del Piano Modello di intervento Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze. Il modello riporta il complesso delle procedure per la realizzazione del costante scambio di informazioni tra il sistema centrale e periferico di protezione civile, in modo da consentire l'utilizzazione razionale delle risorse, con il coordinamento di tutti i Centri Operativi dislocati sul territorio in relazione al tipo di evento (art. 2, L.225/92). Le azioni da compiere come risposta di protezione civile vengono suddivise secondo aree di competenza: FUNZIONI DI SUPPORTO Ciascun Centro Operativo è Ogni funzione di supporto responsabile. strutturato per funzioni di supporto. ha un responsabile. Il Centro Operativo ha un responsabile per il coordinamento di tutte le attività attività. 53 Eventi di tipo “c” Sistema di comando e controllo DI.COMA.C Direzione Comando e Controllo Attivato dal DPC dopo dichiarazione Stato di Emergenza C.C.S. Centro Coordinamento Soccorsi Eventi di tipo “b” Massimo organo di coordinamento a livello provinciale C.O.M. Centro Operativo Misto C.O.C Sindaco Centro Operativo Comunale Centro Operativo a diretto supporto del Sindaco Eventi di tipo“a” Struttura operativa che coordina i Servizi di Emergenza Funzioni di supporto ( Pianificazione provinciale) F.1 Tecnica e di pianificazione F.8 Servizi Essenziali F.2 Sanità F.9 Censimento danni a persone e cose F.3 Mass-media e informazione F.4 Volontariato F.5 Materiali e mezzi F.6 Trasporti circolazione, viabilità F.7 Telecomunicazioni F.10 Strutture Operative F.11 Enti Locali F.12 Materiali pericolosi F.13 Assistenza alla popolazione F.14 Coordinamento Centri Operativi 54 Funzioni di supporto ( Pianificazione comunale) F.1 Tecnica e di pianificazione F.8 Servizi Essenziali F.2 Sanità F.9 Censimento danni a persone e cose F.3 Mass-media e informazione F.4 Volontariato F.5 Materiali e mezzi F.6 Trasporti circolazione, viabilità F.7 Telecomunicazioni F.10 Strutture Operative F.11 Enti Locali F.12 Materiali pericolosi F.13 Assistenza alla popolazione F.14 Coordinamento Centri Operativi Funzioni di supporto Ogni funzione ha un responsabile in modo da tenere “vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed aggiornamenti; Si struttura la Sala Operativa a seconda del numero di funzioni di supporto attivate. 55 56 Grazie per la cortese attenzione A Cura del Dott. Francesco Lucaroni Servizio Protezione Civile Sezione Volontariato, Formazione e Comunicazione Tel. 075-504.22671 Email [email protected] 57