matrimonio, amore e caritä: consigli ai fidanzati

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matrimonio, amore e caritä: consigli ai fidanzati
MATRIMONIO, AMORE E CARITÄ:
CONSIGLI AI FIDANZATI
d. CURZIO NITOGLIA
2 aprile 2011
http://www.doncurzionitoglia.com/matrimonio_amore_caritas.htm
●Dopo aver visto cos’‚ la vera Carit€ soprannaturale ed averla distinta innanzitutto
dall’amore naturale (che ‚ buono ma imperfetto) e soprattutto dall’erotismo freudiano,
che oggi ha invaso ogni cosa, che ‚ puro egoismo, amor proprio, ed ‚ la morte del vero
amore naturale e soprannaturale, cerchiamo ora di applicare la nozione di vero amore
naturale, che deve essere perfezionato da quello soprannaturale, al Matrimonio e di
dare dei consigli ai giovani fidanzati, affinchƒ possano prepararvisi convenientemente e
viverlo stabilmente.
●Il Matrimonio ‚ un’unione stabile, che dura per tutta la vita, tra un uomo e una donna,
in vista di formare una famiglia, di avere e dare dei figli soprattutto a Dio in Paradiso e
di aiutarsi reciprocamente, nel corpo e nello spirito. Affinchƒ il marito sia fedele alla
moglie e viceversa “nella buona e nella cattiva sorte”, tutti i giorni “sino a che morte
non li separi”, ‚ necessaria una buona preparazione al Matrimonio. Per esempio, come
per diventare sacerdote si entra in Seminario, si compiono gli studi e si rispetta la
disciplina durante almeno 5 anni per vedere se si ‚ realmente chiamati alla vita
sacerdotale, o per fare il militare si entra nell’Accademia, cos† dovrebbe essere anche
per il fidanzamento in vista del Matrimonio. Se infatti non si vive bene il fidanzamento,
molto probabilmente si vivr‡ malamente il Matrimonio. Come se si fa malamente il
Seminario o l’Accademia e non ci si ritira prima si avr‡ quasi sicuramente una vita
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sacerdotale o militare a rischio.
●Uno degli sbagli che si commette piˆ frequentemente nel fidanzamento, soprattutto
nel tempo attuale, ‚ di vederlo solo ed esclusivamente o anche principalmente come
attrazione fisica, senza discernere se vi sia comunanza di idee e di sentimenti. Questo ‚
lo sbaglio iniziale. Le cose peggiorano quando all’atto pratico non si rispetta il proprio
corpo (che ‚ “Tempio dello Spirito Santo”) e quello dell’altra met‡. L’unione sessuale ‚
ordinata alla procreazione, che ‚ lecita solo nel Matrimonio. Mancando, lungo il corso
del fidanzamento, il rispetto per sƒ e per l’altro e viceversa, durante il Matrimonio le
mancanze di rispetto reciproco saranno sempre maggiori e renderanno la sopportazione
mutua, il vivere assieme una tortura. Ecco l’importanza iniziale di scegliere il proprio
fidanzato o la propria fidanzata in vista non solo delle qualit‡ esterne, ma anche - e
soprattutto - di quelle interiori, che uniscono gli spiriti, i quali sono piˆ stabili e duraturi
dei corpi e poi di vivere praticamente bene il fidanzamento secondo la legge naturale e
rivelata. Altrimenti si fonda il Matrimonio senza Dio, senza amore reciproco di
benevolenza, ma solo egoisticamente, vedendo nell’altro un oggetto di uso e consumo e
non un soggetto intelligente e libero da conoscere amare, rispettare per essere riconosciuti, ri-amati e rispettati. Matrimonio significa convivenza, amore reciproco e
altruistico. Quindi, se esso viene fondato sull’egoismo o concupiscenza, non pu‰ durare.
●Il vero amore ‚ altruistico (de bono alieno), non ‚ di concupiscenza (de bono proprio),
che in ultima analisi ‚ solo egoismo (‘ego’ = ‘io’: amo solo e soprattutto me e non l’altra
persona, la quale viene sfruttata da me e per me) ed ‚ tutto il contrario dell’amore, il
quale consiste nella benevolenza, ossia nel volere bene all’altro e il bene dell’altro e
trovare anche la nostra felicit‡ nell’altro conosciuto ed amato. Quindi l’amore o
benevolenza comporta reciprocit‡ tra il soggetto amante e la persona amata ed infine la
comunanza di vita non solo fisica, ma soprattutto spirituale, cio‚ di pensieri e di affetti
razionali e soprannaturali.
●Il vero amore, perci‰, deve tendere a rendere la persona amata libera, forte e non
eccessivamente dipendente dalla persona amante (ci‰ vale per marito/moglie,
genitori/figli, sacerdote/fedeli, maestro/allievi e viceversa, religioso/Dio…). Se
vogliamo bene a qualcuno e il bene di qualcuno, dobbiamo sforzarci di valorizzarlo e non
di schiacciarlo, manipolarlo o renderlo schiavo e succubo. L’amore rende uniti ma non
dipendenti. L’unione rafforza, la dipendenza indebolisce. Nel fidanzamento, che ‚ la
preparazione al Matrimonio, occorrer‡ aiutarsi vicendevolmente nelle cose non solo
temporali e materiali, ma soprattutto razionali e spirituali. Infatti l’uomo non ‚ solo
materia, neppure ‚ un puro spirito, ma un composto (assai complicato) di corpo e
anima, per cui bisogna tenere sempre presenti queste due componenti umane, ma nel
loro ordine e subordinazione: il corpo ‚ sottomesso all’anima e l’anima deve dirigere il
corpo. Anche se dopo il peccato originale abbiamo perso la piena padronanza sul corpo,
manteniamo pur sempre un certo potere (diplomatico, non dispotico) sulle nostre
passioni, istinti e impulsi. L’uomo perci‰ ‚ ancora libero e responsabile dei propri atti:
la sua volont‡, che se ‚ stata ferita dal peccato di Adamo, ‚ rimasta integra, non ‚ stata
distrutta, come invece insegnano LUTERO e FREUD. Il Matrimonio, se ‚ vissuto solo in vista
del corpo, fallisce, non pu‰ durare sino alla morte: la bellezza fisica appassisce, i piaceri
col passar degli anni svaniscono, le malattie, le difficolt‡ temporali avanzano e non vale
la pena di mantenere in piedi qualcosa che ‚ basato solo su ci‰ che si corrompe per
definizione. Se, lo Sposalizio fosse vissuto solo secondo lo spirito, mancherebbe di
realismo, ignorando la reale natura umana composta subordinatamente di materia e
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anima, e frusterebbe il suo fine primario che ‚ la pro-creazione (ossia quasi una
“creazione” di una “creaturina” vivente). Mai dimenticare che non siamo nƒ puri angeli,
nƒ pure bestie, ma un misto, misterioso, di “angelo” (anima spirituale) “incarnato in un
corpo animale”. Per cui il vero amore naturale significa desiderare che l’altro sia buono,
felice e che giunga al suo Fine ultimo, il quale ‚ Dio, ed esso non si deve fermare al solo
aspetto materiale e fisico, che pure deve essere presente, ma deve subordinarlo a
quello razionale e spirituale, data la natura dell’uomo, “animale razionale” e non “puro
animale”. Inoltre l’amore naturale deve essere perfezionato dalla Carit‡ soprannaturale,
poichƒ Dio ci ha elevati all’ordine soprannaturale e non possiamo restare in quello
semplicemente naturale, che, se ‚ buono, ‚ pur sempre imperfetto, mancante e
deficiente di Grazia soprannaturale e santificante, inizio di vita eterna, alla quale siamo
ordinati. L’altro – perci‰ – non va amato come Fine, non deve essere idolatrato, nƒ tanto
meno disprezzato, ferito, posseduto, manipolato, ma benvoluto come “mezzo”, nel
senso buono del termine (is qui est ad finem): ci‰ che tende al Fine e ci aiuta
validamente a cogliere il Fine, e, non nel senso peggiorativo del termine, come “puro
oggetto di capriccio”, di comodo e di sfruttamento di cui ci serviamo e poi lo gettiamo
quando non ci serve piˆ.
●Il vero amore di benevolenza, reciprocit‡ e comunanza deve infondere all’altro
fiducia, tranquillit‡, sicurezza, forza, verit‡, coraggio, in breve ci‰ che ‚ il bene per
l’altro e dell’altro. Mai ferisce, umilia, scoraggia, rende schiavo, dipendente,
manipolato, insicuro. Solo satana (il “grande satana”, ossia il diavolo) e il “piccolo
satana” (ossia l’uomo che serve da supposito del diavolo) scoraggiano, tolgono la pace,
rendono schiavi e dipendenti mediante l’errore, la menzogna e il male morale. Gesˆ che
significa ‘Salvatore’, non ‚ colui che perde o il “Dannatore” che distrugge l’altro.
Paraclito significa ‘Avvocato difensore’, non ‚ l’Accusatore, che invece ‚ il diavolo o
dem‰ne, il quale si diverte, con sarcasmo ed ironia (le famose “frecciatine”, che
feriscono piˆ delle cannonate) a manipolare l’anima e il pensiero dell’uomo per renderlo
suo adepto e schiavo.
●Un rischio da evitare ‚ quello di voler essere accettati a tutti i costi dalle creature e di
non dispiacere loro, anche a condizione di essere determinati dall’altro, rinunziando e
perdendo cos† la nostra vera libert€ (“fare il bene e fuggire il male”) e autentica
personalit€ (“creatura irripetibile fatta a immagine e somiglianza di Dio personale e
trascendente”), che pu‰ conoscere realmente e oggettivamente ed amare liberamente e
meritoriamente Dio, dopo essere stata conosciuta, amata e creata da Lui. Non bisogna
mai metter l’altro (chiunque esso sia, anche “il padre e la madre”, fidanzato/a o
sposo/a) al posto di Dio, di modo che per amor dell’altro si dimentichi Dio e la sua Legge
(si fa il male e si evita il bene, il contrario della sinderesi), e, per compiacere l’altro, si
rinunci a conoscere ed amare Dio (che ‚ l’essenza della persona umana, la quale ‚ un
soggetto intelligente e libero, fatto per conoscere il Vero ed amare il Bene) rovinando
cos† noi stessi, il prossimo e perdendo l’amicizia con Dio, Summum Verum et Bonum.
L’Imitazione di Cristo ci avverte: “la maggior parte dei nostri affanni dipende dal fatto
che desideriamo di piacere agli altri e temiamo di dispiacere loro”.
●Per giungere ad aiutare il prossimo nel suo perfezionamento o bene razionale, affettivo
e spirituale, bisogna prima aver lavorato su se stessi (nemo dat quod non habet) e aver
guardato in faccia e in profondit‡ i nostri lati positivi e negativi, che solo con la Grazia
di Dio possiamo migliorare, ma che potremo curare completamente solo in Paradiso (con
la ‘Visione beatifica’). Solo la spiritualit‡, ossia la vera Carit‡ soprannaturale, che si
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fonda sull’amore naturale di benevolenza (gratia supponit naturam, non tollit sed
perficit eam), pu‰ sanare - abbastanza bene su questa terra (gratia sanans) e
completamente in Paradiso (Lumen gloriae) - l’uomo composto di corpo, anima e spirito.
Oggi si vorrebbe guarire con la sola medicina e psicologia, quasi che l’uomo sia solo
materia e raziocinio e non sia stato elevato all’ordine soprannaturale. Quindi non
dobbiamo mai sentirci totalmente e assolutamente indegni e malvagi davanti a Dio, a
noi stessi e al prossimo (per es. Caino e Giuda), come neppure totalmente e
assolutamente perfetti e santi (per es. il Fariseo che sale a pregare nel Tempio).
Altrimenti distruggiamo noi stessi (per disperazione o presunzione) e trasmettiamo agli
altri questi sentimenti negativi (per difetto, sfiducia - o - per eccesso, megalomania) che
ci ostiniamo a portare dentro di noi e che ci porterebbero ad “amarli” in “fusione
assoluta”, quasi siano una nostra appendice, o - narcisisticamente - in dipendenza totale
da noi. Attenzione anche all’eccessivo distacco, alla freddezza, alla durezza di cuore,
alla lontananza di pensiero e di sentire. Invece rispetto, sviluppo, crescita nostra e
dell’altro, restando se stessi (individuum est indivisum in se et divisum a quolibet alio)
e aiutandoci vicendevolmente nella vita, che ‚, res severa (come dicevano gli antichi
Romani) e nel senso piˆ alto del termine, un viaggio verso Dio. Vero amore ‚ aiutarsi a
realizzarsi o divenire in atto quel che si ‚ in potenza, in Domino.
●Come si vede le relazioni (fidanzamento, matrimonio, direzione spirituale, discenza,
docenza, vita consacrata) possono restare costanti e durature solo se vengono orientate
principalmente su Dio e poi se sono fondate sul bene dell’altro e all’altro (e non
esclusivamente su noi stessi), che dobbiamo amare come noi stessi per aiutarci a
vicenda a cogliere il nostro Fine, che ‚ il Signore. Infatti i bisogni dell’animo umano, che
‚ spirituale, sono aperti oggettivamente all’Infinito (anima est quodammodo, seu
obiective, omnia) e solo Dio, che ‚ Infinito, li pu‰ soddisfare. Non vi riusciremmo mai da
soli e neppure aiutati da un'altra creatura finita e limitata come noi, ma, soltanto
amando noi e il prossimo per il bene dell’altro, e non per egoismo, reciprocamente e in
comunanza di idee e di sentimenti propter Deum, potremo trovare la pace dell’anima e
la felicit‡ relativa su questa terra, che sar‡ completa solo nell’altra vita, quella vera,
ossia quella eterna.
●Bisogna pure evitare l’eccesso di amore o amore assassino, che consiste nel volere
talmente bene all’altro da volerlo controllare in tutto, pensando di farlo per il suo bene,
mentre, in realt‡, lo si rende debole, dipendente, si impedisce la sua crescita. Ci‰ pu‰
avvenire tra genitore e figlio, marito e moglie, sacerdote e fedeli, maestro ed allievi.
Una degenerazione di questo eccesso ‚ lo spirito della setta, in cui un leader o
“santone” controlla e manipola psicologicamente e mentalmente il suo gruppo, sino a
renderlo suo schiavo anche interiormente. Invece il vero amore ‚ di benevolenza o de
bono alieno ed ‚ fatto di affetto, fiducia e conforto dato all’altro, che lo rende piˆ
forte, sicuro, tranquillo. Bisogna incoraggiare, valorizzare l’altro e, se lo si corregge
quando ‚ necessario, lo si fa per il suo bene e lo si deve fare bene, ossia facendogli
capire che non si gode nel castigarlo, che non lo si fa per crudelt‡, sadismo, antipatia o
scatto d’ira, ma perchƒ si migliori, non ripeta i suoi sbagli ed esca dal male. • satana
che vuol controllare ogni cosa, spiare, possedere, schiacciare, svilire, accusare,
rinfacciare e ricattare. Egli non corregge, ma accusa per far restare l’altro nel male, ‚ il
manipolatore per eccellenza, che mette dubbi nell’altro per renderlo suo schiavo per
sempre. Cerchiamo di non agire come lui (agere sequitur esse): sarebbe molto
pericoloso soprattutto per noi.
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●Mi sembra di poter concludere col ricordo di ALDO FABRIZI. Che i fidanzati lo prendano ad
esempio e il loro Matrimonio sar‡ colmo di buoni ricordi e privo di spiacevoli sorprese,
delle quali fanno le spese soprattutto i figli di genitori “mal-sposati”.
d. Curzio Nitoglia
2 aprile 2011
http://www.doncurzionitoglia.com/matrimonio_amore_caritas.htm
[1] Leggendo la vita di Aldo Fabrizi, mi ha colpito la risposta che ha dato alla domanda di rito: “Cosa ricorda
di pi• di sua moglie?”. Il regista-attore romano ha detto senza esitare: “che il primo bacio ce lo siamo dato
la prima notte di matrimonio”. Ecco l’importanza di rispettare la persona amata e di farsi rispettare come
persona e non di trattare e lasciarsi trattare come oggetto di consumo. La crisi dei matrimoni „ dovuta in
gran parte a questa mancanza di comprensione dell’amore vero di benevolenza, che rispetta e vuole
l’onorabilit… e l’onest… dell’altra parte e non la v†ola e non la sporca. Certamente una fidanzata cos† la si
ricorda per tutta la vita matrimoniale ed anche durante la vedovanza, come „ successo ad Aldo Fabrizi. Ma
se essa non si sa far rispettare, se il fidanzato non la rispetta, quale ricordo o buona opinione potr… averne
durante il resto del fidanzamento e del matrimonio? Potranno fidarsi uno dell’altro, quanto alla fedelt…
coniugale? Se non si son mantenuti integri durante il fidanzamento, la mancanza di fiducia li roder… durante
il Matrimonio.
[2] La quale, strettamente parlando, appartiene solo a Dio, che crea ex nihilo.
[3] La vita spirituale o soprannaturale ci porta, se vissuta bene, al “Fidanzamento e Matrimonio Spirituale”
(v. San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila). Per cui ci‡ che si dice per i fidanzati e gli ammogliati,
vale – analogamente ed in grado eminente – per i religiosi e i consacrati. Essi debbono vivere con Dio un
rapporto di Amore soprannaturale o di Carit… infusa, che sia 1‰- benevolente o altruistico (amare Dio pi• di
noi stessi); 2‰- reciproco (Dio ci conosce e ci ama, ma vuol essere conosciuto e amato da noi, tramite la
Fede, la Speranza e la Carit…); 3‰- in comunanza o convivenza (vivere assieme a Dio, presente realmente e
fisicamente nell’anima del giusto per la Grazia santificante). Se il religioso non riempie di Dio la sua vita,
specialmente con l’orazione mentale, essa sar… uno scacco: ben presto saranno le creature a prendere il
posto di Dio, e ci‡ comporta il “divorzio” tra Dio e il religioso o il consacrato, che nella sua professione o
ordinazione ha contratto un vero e proprio Matrimonio mistico e spirituale con Dio.
[4] Ci‡ vale anche e specialmente per la vita cristiana o spirituale. Dio ci ama e vuole la nostra felicit…
eterna, ma noi possiamo guastarla con una falsa idea della vita spirituale e del rapporto con Dio, temuto pi•
che amato, visto come un Padrone e non come un Amico. Invece Ges• ci ha rivelato “vi chiamer‡ amici e
non servi”. Dipende da noi vivere la Religione e il rapporto con Dio in maniera vera, fiduciosa, serena e non
triste, terrorizzata e piagnona. Specialmente il sacerdote e la guida spirituale devono fare molta attenzione,
nel formare le anime, a non plagiarle rendendole dipendenti da loro stessi, ma a rafforzarle e valorizzarle in
Dio.
[5] Vedi nota 1.
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