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Postatarget Magazine - tariffa pagata - DCB Centrale/PT Magazine ed./aut.n.50/2004 - valida dal 07/04/2004 - Aut. Trib. Forlì n. 29 del 1999 Magazine n° 1/2007 Generation Il magazine di Jaguar Italia Intervista con Bibiana Boerio C-XF: sguardo al futuro A tavola col console Ieri, oggi, domani L a nascita di un nuovo giornale è sempre un fatto importante. Perché apre un dialogo. Ogni numero che esce rinnova il colloquio coi lettori, è un po' come l'appuntamen- to tra un gruppo d'amici per parlare d'argomenti d'interesse comune. E questo è quanto, attraverso Jag Generation, vogliamo fare con i nostri amici clienti. Cominciamo da questo 2007, un anno ricco d'avvenimenti e di novità che ci riguardano: la nuova XK ha rilanciato l'immagine del giaguaro nel segmento delle sportive di lusso; è una purosangue che ci permette di competere con i marchi più famosi e titolati; l'XJ Model Year 2008, presentata a Ginevra, ha accresciuto l'interesse per questa berlina diventata ormai un classico, ma il rinnovamento continuerà l'anno prossimo con quella che sarà la futura S Type, che già sappiamo si chiamerà XF. Sì, perché questa nuova berlina avrà, pur essendo una comoda cinque posti, delle connotazioni spiccatamente sportive. E questo lo s'intuisce dal prototipo C-XF esposto a Detroit e che vi proponiamo nelle pagine del giornale. Il cliente d'oggi, ma preferisco chiamarlo amico, è molto evoluto e si aspetta contenuti che una volta erano inimmaginabili, ha delle noi della Jaguar, d'aver contribuito all'ascesa del rugby italiano), aspettative decisamente più alte in termini di qualità, affidabili- per la moda, l'arredamento e poi ci sono, e ci saranno ancora, tà, tecnologia. Dà per scontato, salendo su una Jaguar, che non gl'incontri con i personaggi della Casa (in questo numero abbia- ci siano soltanto contenuti di legno, di radica di noce, di pelle, mo intervistato Bibiana Boerio, dal 2004 responsabile mondiale ma anche di tecnologia innovatrice come il Bluetooth, il naviga- Jaguar Cars). Ma, soprattutto, sarà l'occasione di rinnovare il tore sofisticato ma intuitivo nell'uso, e così via. Tutto questo, e piacevole colloquio con voi quasi a sottolineare la personalizza- molto di più, è sul prototipo C-XF e sarà trasferito sulla berlina zione del rapporto col cliente amico. Caratteristica, questa, che di futura produzione. Così, anche sotto questo profilo, torneremo ci ha consentito di crescere. E’ quella che noi chiamiamo la ad essere all'avanguardia. Nelle pagine di Jag Generation potre- "Jaguar difference", traducibile con Jaguar fa la differenza. te ritrovare una parte della nostra tradizione e della nostra sto- Accade spesso, nei saloni nazionali e internazionali, che gli ria, scoprirete l'alta tecnologia dei nostri prodotti e la cura sar- acquirenti vengano a parlare con noi. S'instaura così un rappor- toriale con cui sono confezionati gl'interni delle nostre automo- to che va ben oltre il prodotto. E lo stesso avviene nelle nostre bili, ma c'è anche spazio per il mondo che ci circonda ed in cui concessionarie e questo fa, rispetto ad altri marchi, la differen- il nostro amico cliente, personalità moderna e dinamica, si za. Non solo Fast Beautiful Cars, belle auto veloci, ma anche muove. C'è spazio per la musica e l'arte figurativa, per il piace- calda amicizia e disponibilità. re della tavola con la scoperta di luoghi dove ritrovare i ritmi Enrico Romano rilassanti ed il gusto del passato, per lo sport (siamo orgogliosi, Amministratore delegato di Jaguar Italia 3 P/P OGM In questo numero Pag. 3_ Ieri, oggi, domani - Incontro con Enrico Romano Pag. 7_ L'amica del Giaguaro - Intervista con Bibiana Boerio Pag. 10_ Il futuro è già oggi - La C - XF anticipa la nuova berlina Pag. 13_ La vignetta di Russell Brockbank Pag. 14_ Tecnica d'avanguardia - La scocca in alluminio dell'XJ Pag. 16_ Ritratto d'autore - La XKR Portfolio Pag. 18_ Music on the road - Novità per i melomani Pag. 21_ Very Jaguar Person - Davide Mengacci racconta Pag. 22_ Fashion - I grandi della moda italiana Pag. 24_ Rugby - Così la nazionale italiana è cresciuta Pag. 26_ Golf - Il calendario degli eventi 2007 Pag. 28_ A tavola col console - Itinerari per golosi sulle Vie consolari Pag. 32_ La cultura del bello - Così nasce una Jaguar Pag. 34_ Breve storia di un mito - La Jaguar E-Type Pag. 37_ DNA sportivo - Jaguar e le competizioni Pag. 40_ Arte - Alla scoperta dei giovani: Antonio Sgroi Pag. 43_ Tendenze - Vivere nel verde, intervista con Ettore Mocchetti Generation Postatarget Magazine - tariffa pagata - DCB Centrale/PT Magazine ed./aut.n.50/2004 - valida dal 07/04/2004 - Aut. Trib. Forlì n. 29 del 1999 Magazinen° 1/2007 Il magazine di Jaguar Italia Intervista con Bibiana Boerio C-XF: sguardo al futuro A tavola col console Editore: Studio Dott. Della Casa sas, Modena Tel. 059-34.62.99 - E-mail: [email protected] Postatarget Magazine - tariffa pagata - DCB Centrale/PT Magazine ed./aut.n.50/2004 valida dal 07/04/2004 - Aut. Trib. Forlì n. 29 del 1999 Magazine n° 1/2007 Azienda con sistema qualità certificata da BVQI in conformità alla normativa ISO 9001:2000 Direttore responsabile: Marcello Minerbi Capo redazione: Marco Pederzoli Direzione Editoriale: Stefano Della Casa Artwork: Cecilia Marsigli Coordinamento grafico: Studio Degò - MO Hanno collaborato a questo numero: Marcello Minerbi, Gian Paolo Galloni, Walter Marcelli, Marco Pederzoli, Elsa Pontiggia, Maurizio Torretti, Dino Della Casa, Ufficio Stampa Jaguar Italia Fotografie di: Nicolò Minerbi, Press Office Jaguar Cars, Massimo Trenti Concessionaria esclusiva di pubblicità: Cataldo & Associati ADV 98000 Monaco, ufficio di Milano: Tel. 02/97373574 Per maggiori informazioni: www.jaguar.it Stampato in esclusiva per l’editore della Casa:OGM (PD) A norma dell’art. 7 della legge n. 196/2003 il destinatario può avere accesso ai suoi dati, chiederne la modifica o la cancellazione oppure opporsi al loro utilizzo scrivendo a: Studio dott. Della Casa S.a.s. – Via Giardini, 431/E – 41100 Modena (MO) 5 6 L’amica del Giaguaro Intervista esclusiva con Bibiana Boerio, Managing Director di Jaguar Cars Quando ha cominciato a pensare alle automobili? Da bambina? “Mio padre si divertiva a lavorare sull'auto di casa, e alla domenica, come altri in famiglia, lo aiutavo mentre ci trafficava. Mio fratello sembrava essere molto portato alla meccanica, però anch'io ai libri quasi quasi preferivo l'auto. Quando poi mio padre decise di cambiare il motore della sua automobile questo diventò un affare di famiglia. Tutti fummo coinvolti. Ho cominciato ad interessarmi sempre di più alle quattro ruote quando, dopo l'università, sono entrata in Ford. Fare automobili è un'attività molto coinvolgente, si devono prendere decisioni tutti i giorni per un prodotto che magari nasce dopo tre, quattro anni. E’ poi un lavoro che collega molte altre attività industriali: il tessile, la chimica, il marketing, la produzione e così via prima di arrivare al prodotto finale e tutto poi deve girare perfettamente. Forse è proprio per questo che ho cominciato ad amare sempre di più le automobili. Non saprei certo fare computer, o venderli, per esempio”. Le donne diventano sempre più importanti nella progettazione, nel collaudo, nel disegno delle automobili. E' vero? “Abbiamo cominciato molto presto a dare posti di responsabilità alle donne. Oggi molte di loro sono in posizioni chiave; per esempio, Adriana Monk è il riferimento per il disegno degl'interni, altre sono nella progettazione e nel marketing; anno dopo anno apprezziamo il loro lavoro e la loro capacità di contribuire al successo nel mondo di vetture alto di gamma come le nostre”. DI GRAN CARRIERA Nasce a Latrobe, Pennsylvania, il 17 Marzo 1954 Studi: Laurea con lode alla Seton Hill University, Greensburg, U.S.A., Tessuti & Design, Specializzazione School of Business, MBA, Finance & Accounting, Università di Pittsburgh, Dottorato onorario in legge presso la Seton Hill University Curriculum professionale: Ford Motor Company 1976 -1983 Finance Staff 1984 -1985 Product Development Finance 1986 - 1995 In sequenza: Sales Programming Manager Regional Marketing Manager Ford Credit Asst. Controller General Auditors Office Glass Division Controller PRODUCT STRATEGY OFFICE 1995 - 2000 Direttore Finanziario Jaguar Cars Ltd. 2000 -2003 Ford Credit - Vice President esecutivo e Chief Financial Officer 2003 - 2004 Direttore Strategia e Finanza International Operations 2004 luglio Amministratore Delegato Jaguar Cars Ltd. Hobby: Giardinaggio, viaggi, nipoti Onorificenze: Ex alunna illustre della University of Pittsburgh (2001) Figlia illustre della Pennsylvania (2004) Chuck Berry in una sua canzone dice: "guido senza saper dove vado, per il piacere d'andare". L'auto, per lei, è ancora sinonimo di libertà? “Assolutamente. L'auto per tutti, i giovani, le donne, la gente è portatrice di benefici. Io mi considero molto fortunata a poter prendere la mia Jaguar e, magari la domenica mattina, inserire nel navigatore una destinazione che non conosco e viaggiare così nella campagna affidandomi poi per tornare a casa alla tecnologia… satellitare. Questa è la mia personale libertà, la libertà della domenica, ma, nei giorni di lavoro, è anche la libertà di uscire da casa un po' dopo, d'arrivare con l'auto proprio sul posto e non dove vuole il treno… E' libertà sociale che genera libertà economica, e poi, non trascurabile, dà lavoro e quindi ancora libertà”. Quando pensate ad un nuovo modello vi riferite più all'uomo o alla donna? “Prima di tutto pensiamo a che cosa vuole il cliente, poi teniamo conto della globalizzazione. In realtà, le differenze non vengono dalle diverse esigenze, ma, piuttosto, da diversità Continua a pag. 8 7 Segue da pag. 7 ergonomiche, dalle dimensioni delle persone. Quel signore molto alto rappresenta una certa percentuale, io che sono di bassa statura un'altra ancora. Insomma, l'importante è che, nonostante tutte queste differenze, tutti, uomini e donne, si trovino a proprio agio a bordo, sicuri e comodi. C'è da dire poi che l'approccio della donna all'auto è meno emozionale: noi badiamo più al concreto, alla praticità. Prestiamo più attenzione alla guidabilità, all'assenza di problemi, alla facilità d'uso del mezzo e siamo meno attirate dalle prestazioni pure, velocità ed accelerazione”. Quali sono i punti su cui ponete più attenzione nello studiare una nuova auto? “Per prima cosa pensiamo ai valori del nostro marchio. Per noi le Jaguar sono belle auto veloci e questo vuol dire utilizzare la nostra capacità di fare oggetti di lusso, raffinati, dotati di tecnologia user friendly, con ottime prestazioni dinamiche, bassi consumi ed emissioni ridotte. Ci prefiggiamo di bilanciare tutte queste componenti per arrivare ad offrire al segmento di riferimento, e quindi al cliente, quello che davvero vuole. Certo, se è relativamente facile arricchire di contenuti tecnologici le grandi auto alto di gamma sportive questo è meno facile per le vetture piccole. Ma, in buona sostanza, sono sempre le aspettative del cliente che ci fanno muovere in una certa direzione”. Teme un futuro senza automobili? Dall'alto, il nuovo frontale della XJ con la presa aria inferiore ed il paraurti ridisegnati. La feritoia uscita aria vano motore dietro al passaruota ed il nuovo cerchio in lega a cinque razze. Sotto, la linea elegante della nuova ammiraglia. 8 “No, direi proprio di no. Se ci riferiamo alle restrizioni ed ai problemi del traffico devo dire che i governi e i gestori delle città devono proporre alternative commerciali offrendo infrastrutture come trasporti ferroviari, metropolitane, autobus e così via. E' evidente che ci devono essere sinergie tra pubblico e privato in termini di mobilità e che l'uso intelligente dell'auto genera libertà. Ci aspettiamo interventi da tutti per la flessibilità di movimento generata da mezzi e supporti diversi”. Quante ore il giorno lavora? “Quelle che servono. Preferisco girare tra la gente che restare in ufficio, mi piace andare dai concessionari, sentire il parere degli utenti, avere reazioni, negative o positive che siano, che mi facciano capire quanto siamo sulla giusta strada. Poi svolgo anche le operazioni classiche, leggo le email, sbrigo le faccende burocratiche, ma, se posso, preferisco girare, in fabbrica, tra la gente, negli uffici”. Parla con i clienti Jaguar? “Sicuro, e cerco di farlo ogni volta che posso; questo è per me facile in Inghilterra e negli Stati Uniti, ovviamente per il linguaggio, ma parlo anche un po' di francese. Mio nonno era italiano, ma non aveva alcuna voglia d'insegnarcelo così non lo parlo, mi piacerebbe però fare un corso e magari aggiungerci anche una scuola di cucina italiana. Si, mi piacerebbe”. Nel suo garage può mettere una Jaguar, una sola, quale? “ Una XKR Portfolio, convertibile”. Definisca in tre parole la sua azienda. “ Beautiful, fast car, belle auto veloci”. Dall'alto, la lussosa e raffinata plancia della nuova XJ: legno, pelle, design e tecnologie hi-tech per il piacere della guida. Le linee morbidamente decise della coda sono esaltate dalle luci posteriori e dal nuovo paraurti. 9 L “ 10 e grandi Jaguar fanno girare la testa. Catturano l'atten- evocano una coupé. All'interno, la plancia d'alluminio satinato, zione. Sono evocatrici di desideri. Questo suscita la C-XF". come un segno grafico, sottolinea l'innovativo design dei quattro Così il designer Ian Callum definisce la sua creatura. Una sedili e quello della strumentazione. Il tunnel centrale, separando linea proiettata nel futuro con un sapiente gioco di pieni e vuoti, di le poltrone, dà la sensazione di essere avvolti dall'abitacolo. Un linee tese e arrotondate: ecco la nuova icona delle berline sporti- luogo di relax dove la più avanzata tecnologia di climatizzazione e ve Jaguar. Dinamismo, potenza, equilibrio e modernità definisco- d'entertainement offrono un comfort inimitabile. Pelli speciali e no lo spirito della nuova C-XF. Il frontale è esaltato dalla calandra materiali hi-tech accentuano poi il carattere innovativo della C-XF. rettangolare verso cui convergono i fari, le prese aria inferiori e le Il motore, un V8 4.2 litri da 420 cv e 500 Nm di coppia, è accoppia- linee del cofano. Forme moderne, muscolose, ma equilibrate, in to a un cambio automatico a sei rapporti a gestione elettronica. una fiancata dove la finestratura tesa, il parabrezza fortemente L'impianto elettrico sfrutta la tecnologia WIC (Wire In Composite) inclinato e la curva quasi senza soluzione di continuità tra cofano, che elimina i cavi nel vano motore incorporandoli, a vantaggio del- padiglione e posteriore, rimarcata dagli splendidi cerchi in lega, l'efficienza e della durata, in una guaina di fibra di carbonio. C-XF: domani è oggi Ecco la nuova berlina sportiva Jaguar, sarà un'icona Dall'alto, una berlina dalla linea innovativa e l'anima di una coupé; la coda, ispirata alle sportive Jaguar, esalta la personalità della C-XF. L'abitacolo dal design straordinario offre quattro posti in un ambiente hi-tech. Il motore, 4.2 litri, 420 cv e 500 Nm di coppia, abbinato ad un cambio automatico a 6 marce, offre prestazioni di assoluto rilievo. 11 Trasportiamo i vostri sogni Logistica e trasporto auto di lusso con controllo satellitare EUROTRASPORTI Ltd – Srl Suite B, 29 Harley Street W1G 9QR London – England For Italy: Call + 39 3889241158 Trasporto per manutenzioni “Luxury car” in tutta Europa Ridere col giaguaro La vignetta di Russell Brockbank N ato a Niagara Falls, in Canada, inglesi. Nel 1949 approda al mitico Punch, da famiglia britannica, Russell la solforica rivista satirica della City, Brockbank torna, all'età di 16 diventandone poi l'Art Director. I suoi car- anni, in Inghilterra. E' al liceo artistico di toons, o vignette, sono stati raccolti in vari Chelsea che nasce in lui la passione per le libri pubblicati in Inghilterra negli anni dal automobili che, unita alla sua gran capaci- '40 al '70. Una fondazione a lui dedicata si tà d'illustratore, gli permetterà di raccon- preoccupa di far rivivere e conoscere alle tare, con arguzia ed ironia, la vita dell'au- nuove generazioni il suo grande senso tomobilista di tutti i giorni. Il suo tratto dell'humour. Russell Brockbank morì, a brillante, caratterizzato da una grande soli 66 anni, nel 1979. (Per saperne di più: attenzione ai particolari, lo rende ben pre- www.russellbrockbank.co.uk). sto famoso nel mondo dei cartoonist mm "Mmmm, è una quarta… mi dici chi hai portato a spasso?". 13 Jag on the spot L’obiettivo sulle tecnologie d'avanguardia Jaguar: la scocca in alluminio dell'XJ L 'alluminio da sempre è sinonimo di resistenza e leggerezza. vari elementi sono state utilizzate tecniche derivanti dall'industria E' impiegato sulle auto da competizione, in aeronautica e spaziale. L'85 per cento della scocca è formato da lamiere d'allu- nell'industria spaziale proprio per queste sue caratteristi- minio stampate, il 5 per cento da fusioni impiegate nelle sospensio- che. Alla Jaguar anni fa, dopo aver usato questo metallo nelle car- ni e nei punti di montaggio dei componenti, il rimanente 10 per rozzerie delle vettura da corsa, si cominciò a pensare ad una berli- cento da estrusi usati nelle portiere, nei rinforzi locali e nei paraur- na ad alte prestazioni dotata di una scocca che coniugasse legge- ti. Ma quali sono, in sostanza, i punti forti di questa tecnologia? rezza ed alta rigidità torsionale. Nel 2002 esce la XJ, prima grande Dicevamo leggerezza, infatti, la struttura Body-in-White (BIW) è del berlina di lusso con struttura interamente d'alluminio integrata da 40 per cento più leggera rispetto a quella in acciaio, pur mantenen- sospensioni in lega leggera montate su un sottotelaio in acciaio. Il do intatti i requisiti di sicurezza e durata; poi aggiungiamo la rigidi- sistema costruttivo della struttura è definito Body-in-White ed tà torsionale perché questa carrozzeria è del 60 per cento più rigi- include lamiere, getti e estrusi di alluminio. Per la giunzione dei da rispetto al passato. Il che si traduce in precisione di guida asso- In questa splendida immagine la struttura in alluminio della XJ viene elevata a forma d'arte: leggerezza e complessità strutturale, insieme col colore del metallo, fanno di un pezzo d'alta ingegneria un capolavoro da gustare con gli occhi. 14 Immagini prese dalla catena d'assemblaggio di Castle Bromwich dove la danza dei robot porta alla composizione della struttura dell'auto. In alto nella foto, il coperchio del bagagliaio attende d'essere posato sulla scocca. "L'XJ continua ad essere un riferimento nella propria categoria grazie alla sua struttura in alluminio ed i benefici di questo modo avanzato di costruire automobili che offrono emissioni e consumi ridotti oggi sono molto più importanti che in passato". Bibiana Boerio, direttore di Jaguar Cars luta ed eccellenti prestazioni dinamiche. una costruzione monoscocca convenzio- Inoltre, dal punto di vista economico, la nale; tuttavia vengono utilizzate anche sua industrializzazione non prevede gros- componenti ottenute per fusione ed estru- si problemi e possono essere utilizzati i sione proprio per migliorarne la struttura classici impianti di produzione standard e ridurre il numero dei pannelli. ed in serie. David Utilizzando per la prima volta la tecnologia Programma di Sviluppo, alla presentazio- di giunzione vincolata con rivettatura, per ne della vettura aveva escluso la ricerca l'intera struttura portante vengono impie- del nuovo per il nuovo, ma aveva detto: gati rivetti autobloccanti e adesivi epossi- "Per la nuova XJ abbiamo scelto un'archi- dici presi dall'industria aerospaziale nel tettura leggera in alluminio perché ci ha collegamento delle parti in alluminio permesso di fornire ai nostri clienti van- pressate, fuse ed estruse. Questo conferi- taggi reali e significativi". Come dire, la sce grande forza, robustezza e durata. La ricerca Jaguar ha come obbiettivo finale la carrozzeria in alluminio è, prima di tutto, soddisfazione del cliente. Welcome Scholes, Responsabile del 15 Ritratto Ecco l’insolito connubio tra le forme statiche di una villa e quelle dinamiche di un’auto. 16 d’autore L inee pure ed essenziali. Espressione di uno studio attento ed accurato che rispetta l'ambiente e vi si posa con delicatezza. Questa la filosofia che ha ispirato Graham Phillips nella progettazione di una delle più interessanti architet- ture di oggi. E' la Skywood House, una villa costruita a Denham, nei dintorni di Londra. Ed in questo contesto, inserita come un cameo il cui disegno sembra fondersi e liquefarsi nell'acqua, scomponendosi in un suggestivo caleidoscopio di forme, l'essenziale, slanciata linearità immaginata da Ian Callum per la XKR viene esaltata ed incornicia così una dea del movimento. Per saperne di più: www.skyhouse.com 17 Music on the road A cura di Walter Marcelli Quattro proposte per i musicofili che amano viaggiare con la testa tra le note Enrico Rava Quintet The Words and the Days Ecm Nuovo album e un nuovo quintetto d'eccezione per Enrico Rava, grande protagonista della scena jazz internazionale, un lavoro che presenta tutti gli elementi della magnifica arte compositiva del trombettista triestino che raccoglie ciò che Easy Living aveva seminato nel 2003 con il suo ritorno alla prestigiosa Ecm. Leggero e rarefatto, ma con sonorità intense, l'ensemble formato da Petrella, Pozza, Bonaccorso e Gatto, è di una trasparenza esemplare e lascia ampio spazio per esaltare i virtuosismi di Rava, qui in perfetta simbiosi con la classe strumentale ed esecutiva di ciascun musicista. Pregevoli sono gli intermezzi solistici distribuiti nelle dodici tracce, con il suono nitido di Rava che, grazie al supporto armonico del piano, emerge nel pieno della sua fioritura nell'omaggio a Ellington Echoes of Duke così come nel brano che dà il titolo all'album; un Rava lirico e talvolta intimista, ma anche rapido nelle sue sottigliezze ritmiche come avviene in Dr. Ra and Mr. Va e nell'animata evocazione di Don Cherry Art Deco. Suono magico e inconfondibile. Geminiani Concerti Grossi VII-XII (after Corelli, Op. 5) Academy of Ancient Music Andrew Manze director - Harmonia Mundi Violinista con talento di prim'ordine e brillante compositore, Francesco Geminiani assunse come punto di riferimento Corelli, suo ammiratissimo maestro, e le forme musicali da lui coltivate, adottando però una maggiore libertà nell'elaborazione ritmica e tematica, una ricchezza di sonorità e il virtuosismo strumentale decisamente sviluppato. I sei Concerti e la Sonata in D minor, Op. 5 no. 2, proposti in questa bella incisione costituiscono un ascolto nel segno della raffinatezza in cui si impongono la modulazione dolce e piena di espressività, l'armonia sempre perfetta e un'accattivante effetto timbrico. Quella dell'Academy of Ancient Music, diretta da Andrew Manze, è un'interpretazione estremamente pulita e ricca di sfumature, che restituisce la giusta dimensione ad una parte del repertorio geminiano poco conosciuta dal grande pubblico. La ripresa sonora impeccabile è godibilissima dalla prima all'ultima traccia. 18 AA.VV. The Laya Project EarthSync Production/Fanzines 2 Cd + Dvd Difficile non restare incantati dinanzi al fascino delle splendide melodie e poliritmie di questo lavoro, che si configura come un viaggio sonoro di matrice "world" ad amplissimo spettro e che tocca le regioni dei sei paesi colpiti dallo tsunami del 2004: Sri Lanka, Thailandia, Indonesia, Maldive, Myanmar e India. Pensato e realizzato da una produzione anglo/indiana e da un cast internazionale di musicisti/fonici/fotografi/video-operatori per restituire speranza alle popolazioni colpite dall'onda assassina e aiutarle soprattutto a preservare la loro musica, The Laya Project esalta la sensibilità e la bellezza di suoni, ritmi e voci di culture “altre” offrendo più di novanta minuti di musica dall'effetto inebriante. In molti casi, i musicisti locali coinvolti nel progetto hanno sviluppato arrangiamenti moderni senza snaturare lo spirito originale delle composizioni elevandolo invece ad un altro livello di emozione. Difficile scegliere i momenti migliori o più convincenti di questo lavoro che si mantiene sempre su livelli di equilibrio sonoro straordinario. Il dvd allegato è un documentario appassionato, con fotogrammi intensi e bellissimi, tuttavia senza ambizioni estetiche o didattico-filologiche, che vuole aprire le porte della conoscenza e della condivisione. Un obiettivo ampiamente realizzato. Maurizio Torretti America Here and Now Burgundy/Sony Dopo molti anni di silenzio, le chitarre e le voci degli America sono di nuovo on the road con un doppio album che comprende un disco di materiale inedito ed una raccolta dei loro maggiori successi, registrato dal vivo. Gerry Beckley, Dewey Burnell e Dan Peek, figli di militari americani di stanza in Inghilterra, debuttarono agli inizi degli anni Settanta ottenendo un successo quasi immediato, essendo riusciti a convogliare nella propria musica sia la forte influenza dei Beatles, sia il sound dei Byrds. L'addio di Dan Peek, nel 1977, portò ad un'involuzione degli America che nel 1980, però, ottennero un clamoroso successo in Italia con Survival. Beckley e Burnell tornano oggi sulla breccia, e per questa loro rentrée si circondano di giovani e talentuosi musicisti sulla cresta dell'onda, cercando di strizzare l'occhio ad un pubblico che non li ha potuti conoscere nel loro momento d'oro. Tra gli inediti da segnalare la gradevole Chasing the Rainbow, Ride On, impreziosita dalla chitarra di Ryan Adams, Always Love e Indian Summer, il miglior brano dell'album. Tra i brani del disco "live", non potevano mancare successi come A Horse With No Name, Tin Man, Sister Golden Hair, o I Need You e Ventura Highway, che hanno fatto degli America gli alfieri del sound californiano anni '70 pur arrivando dall'altra parte dell'Oceano. Walter Marcelli Banca Popolare di Milano B ( PM) è una del le principali banche popolari italiane. Focalizza la sua attività sul la clientela retail, sulle piccole e medie imprese e sui prodotti di risparmio gestito. Il Gruppo nel suo complesso conta più di 65 mila soci ed è sviluppat o su base interregionale. Banca Popolare di Milano è una società c ooperativa a responsabilità limitata fondata a Milano nel 1865 che ha sempre saputo coniugare cooperazione e competizione. BPM è og gi una banca commerciale interregionale che offre, direttamente o tramite le Società c ontrollate e partecipate, una gamma completa e integrata di prodotti e servizi. SEDE CENTRALE Piazza Meda, 4 - 20121 Milano M ( I) Tel. 0277001 - Fax 0277002829 www.bpm.it VJP (Very Jaguar Person) “Sono vivo grazie alla XK8” L'aveva scelta per la bellezza e lo stile, quella Tourer del 1998. Lei, oltre a dargli tutto questo, fece molto di più: gli salvò la vita Lo confessa il medesimo protagonista, Può elencarci i pezzi della sua collezione “In effetti, prima di essere conduttore tele- Davide Mengacci, noto al grande pubblico di “giaguari”? visivo, mi sento fotografo. Anche perché la per il suo sorriso rassicurante dai villaggi “La seconda fu una 3.4 S, poi vennero due macchina fotografica era un po' un emble- più belli e dai banchetti più gustosi d'Italia. coupé 4.2 XJ, quindi fu la volta di una XJ 12 ma della mia generazione. Cominciai a 11 “E' successo nel 1998 - racconta - e la mia da 5.3 litri. Nel 1990 arrivò una XJ 6 2.9, anni, collaborai tra l'altro come fotografo Jaguar XK8 Tourer aveva appena 2000 chi- l'anno dopo una XJ R 4.2 Sport, nel 1996 alle pagine milanesi de Il Giorno, La lometri. Ho sbagliato una curva ai 150 una XJ 6 3.2”. Repubblica e a Qui Touring, il mensile del all'ora sull'autostrada Milano - Sanremo, Come diceva qualcuno, a questo punto la Touring Club Italiano. Nel 1986 gli impegni rovinando contro due guard rail. La carroz- domanda sorge spontanea: perché tante televisivi mi costrinsero a smettere. Nel zeria si è completamente accartocciata su Jaguar? 2006 però ho ripreso questa attività, che ha se stessa, ma la cellula di sicurezza ha “Soprattutto per il fatto che mi sono inna- già portato ad una mostra presso il Museo tenuto. Così ho riportato soltanto qualche morato del “concetto Jaguar”, ovvero della d'Arte Contemporanea di Lissone. Sto pre- escoriazione”. sua voluta ambiguità tra l'idea di berlina di parando anche un libro fotografico su Oltre a quella XK8 che si immolò per lei, famiglia e la realtà di auto sportiva, che Milano: 180 scatti, naturalmente tutti in ha posseduto altre Jaguar? negli Anni Sessanta rappresentò un'auten- bianco e nero”. “Finora, nella mia vita sono state nove. tica innovazione”. Di successi televisivi ne ha avuti tanti. Se Due le più significative: l'ultima, per i moti- La sua capacità di cogliere tali particolari tuttavia dovesse salvarne uno soltanto, vi già descritti, e la prima, una Mark II 3,8 le deriva probabilmente da una vecchia quale sceglierebbe? litri, perché mi fu regalata da mio padre, passione, forse sconosciuta al grande “Indubbiamente Candid Camera Show. Mi nel 1972”. pubblico. Può accennarne brevemente? divertivo tanto, perché facevo l'attore, inventando i soggetti ed interpretandoli”. Marco Pederzoli Sopra, Davide Mengacci in versione fotografo. Nato a Milano l'8 settembre 1948, ha coltivato l'amore per la fotografia in bianco e nero fin dall'età di 11 anni. Dopo una pausa ventennale dovuta agli impegni televisivi, ha ripreso la sua passione nel corso del 2006. A fianco, una delle nove Jaguar di Davide Mengacci: una XJ del 1996 21 Fascino Fashion Alcune proposte di grandi stilisti viste alla settimana della moda italiana a Milano L o scandalo è scoppiato il 22 febbraio: Guy Trebay, sul sito del New York Times, ha scritto “Italian fashion in the time of the trollop” dove trollop, un termine un po' arcaico, shakespeariano, sta per sgualdrina. E così la settimana della moda autunno-inverno 2007-2008 è diventata ancora più frenetica. “L'attacco“, spiegano gli addetti ai lavori, “è pretestuoso e in realtà è un problema di business“. Mario Boselli, presidente della Camera della Moda: “Forse è perché stiamo riprendendoci il primato e non ci vogliono stare”. I dati confermano: nel 2007 fatturato totale della moda italiana 69,94 miliardi di euro e saldo con l'estero di 17,88 miliardi. 800 mila addetti, 80 mila imprese, 2000 persone di 40 paesi che, a Milano, 228 sfilate in sette giorni, hanno decretato il trionfo della no-trollop. La riprova? Giorgio Armani sceglie gambe nude, scarpe basse di raso, gonne rimborsate che scoprono il ginocchio, piccole giacche da portare a pelle e calottine di rete nascondi-chiome. Abiti da cocktail con spalline di vernice sulla schiena, copribraccia di rete luminosa e un abito, con cristalli Swarovski, esposto in Triennale, a Milano, nella mostra antologica itinerante, Giorgio Armani, retrospettiva su trent'anni di lavoro. Roberto Cavalli evoca le raffinate atmosfere di Agata Christie in Egitto, con impeccabili sahariane e pantaloni da cavallerizza, abiti cangianti, cappe di coccodrillo, pepli di chiffon verde Nilo, tuniche di seta blu scarabeo e un abito coperto di dischetti di rame e oro. Ancora oro e tanto argento, argento- 22 Nella pagina a sinistra, foto grande: l’abito con cristalli Swarovski di Giorgio Armani; dall’alto in basso, due creazioni della milanese Veronica Etro. In questa pagina, foto grande a destra: abito da sera di Valentino; in alto da sinistra, alcune proposte di Max Mara. mania, negli abiti e negli accessori, Gianfranco Ferré li mescola con maestria e riceve una standing ovation dopo la sfilata. Metallo anche per Dolce&Gabbana, che usano tessuti tecnologici metallizzati, simili a lattine accartocciate ma morbidi al tatto. Viti da ferramenta saldano abiti e cappotti, tacchi stiletto di 12 centimetri, cinture bustino lucide alte 18 centimetri, un visone stampato a macchie di leopardo ingabbiato dal tulle goffrato e abiti sfavillanti di cristalli. Veronica Etro si ispira agli astrattismi geometrici del pittore Kazimir Malevich per le cappe e le gonne di panno, usa colori dark con accenni di zafferano, smeraldo, ametista, ruggine e propone camicie con collo a sciarpa chiuso con un fiocco, calze velate con la riga e scarpe con tacchi gioiello illuminati da led. Da Max Mara una collezione cocoon, proteggifreddo, con salopette per il giorno e per la sera, tute da sci in duchesse di seta, maglie con lunghe frange di lana nera con cristalli a cascata, cappotti doppi, scomponibili e pantaloni con elastico che li ferma sotto la scarpa. Prada o la trasgressione, “da ragazza permale”, con i calzettoni di lana che lasciano scoperti i piedi su sandali aperti con tacchi alti, cappotto maschile, senza maniche, pellicciotto di alpaca tricot, gonne, di feltro laminato, che, di sera, si vestono di piume. Valentino ha sfilato a Parigi e ha ricevuto una standing ovation, un anticipo degli applausi per 45 anni di creatività. Si celebrano a Roma, dal 6 all'8 luglio, con mostra retrospettiva e gran festa. “Il mio mantra è che le donne siano belle”, spiega, e mescola il glamour delle dive Anni Quaranta come Laureen Bacall con la forza degli Ottanta e la modernità d'oggi. Il risultato? Cappotti a uovo e giacche corte, tween set di cachemire con bordi di visone, copribraccia con alti polsi di pelliccia, calze nere gommate. Che altro? Il colore più nuovo è il bluette insieme a grigio perla, mandarino, ciliegia, verde smeraldo. Le pochette, extralarge di giorno, di sera sono preziose. Teste essenziali, con tagli stile Valentina di Crepax o di femminilità esplosiva come Laureen Bacall in Acque del Sud e Rita Hayworth in Gilda. Trucco acqua e sapone o bocca scarlatta ben delineata, labbra rosa baby o nere dark. Insomma ritorna l' eleganza, la seduttività sommessa, cerebrale, la trasgressione sexy sadomaso rivisitata con ironia, il glamour anni Quaranta: sì, tutto questo è moda. Elsa Pontiggia 23 Grazie, Jaguar Due inquadrature dell’Italia del rugby. Sopra, la Under 21 durante un'azione. Sotto, gli atleti nella Nazionale maggiore posano con un'argentea XK coupé, icona della sportività a quattro ruote. Se la nazionale di rugby è cresciuta ed è diventata popolare, il merito va anche alla filiale italiana della Casa del Giaguaro, che ha sempre creduto nel potenziale della squadra e l'ha supportata. Scatto, potenza e sportività i tratti distintivi del team azzurro, che si coniugano perfettamente con lo spirito delle vetture inglesi Rugby: quando lo sport diventa filosofia Il rugby è nato nel college della città di Rugby. Nessun dubbio, quindi, sull'origine del nome di uno sport praticato oggi in gran parte del mondo. La storia narra che, in una fredda ed uggiosa mattina del 1823, lo studente William Webb Ellis, nel corso di una partita interclasse, non riuscendo a calciare il pallone con i piedi, improvvisamente, afferrata la palla con le mani, cominciò a correre come un razzo verso la linea di fondo opposta. Fu, quindi, grazie all'incapacità di calciare il pallone del giovane William che nacque il rugby. Ci volle naturalmente qualche anno prima che il nuovo gioco fosse regolamentato. Nel 1841 il college di Rugby adottò la nuova disciplina sportiva e Thomas Arnold, il preside di allora, riconobbe che il nuovo sport poteva essere un antidoto "al bere, al ballo e alla ribellione dei giovani". Qualcun altro, a dimostrazione che il rugby era nel naturale ciclo evolutivo dell'umanità, ha sostenuto che il gesto di Ellis aveva fatto capire che l'uso delle mani, da sempre, aveva messo l'uomo in condizione di superiorità rispetto al resto del mondo animale. Come dire che il calcio era ormai divenuto preistoria. A dare maggior forza a questa convinzione dei primi appassionati rugbisti, la massima secondo la quale mentre il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da selvaggi, il rugby è un gioco selvaggio praticato da gentiluomini. Il rugby è, ed è sempre stato, non soltanto una pratica agonistica, ma uno stile di vita, una filosofia che va ben oltre gli angusti limiti del campo di gioco. E' sicuramente spettacolo, ma anche disciplina dura che richiede, in parti eguali, coraggio, generosità, sacrificio, altruismo, rispetto dell'avversario e delle regole, nonché, ovviamente, preparazione fisica ed atletica. Non acca- 24 de di vedere i giocatori contestare una decisione dell'arbitro o simulare un infortunio. Il più delle volte medico e massaggiatore prestano le cure del caso al giocatore a terra, mentre dall'altra parte del campo il gioco prosegue. Un rugbista non prende mai in considerazione l'idea della sconfitta. Meno che mai, di uscire dal campo senza aver dato il meglio di sé, senza aver contrastato e reso quanto mai difficile la vita sul campo ai suoi avversari. Anche il rugby ha i suoi fuoriclasse, campioni che si elevano sopra la media, ma è il collettivo ad imporsi, perché ognuno dei quindici giocatori deve interpretare al meglio il suo ruolo, proprio come se si giocasse su una scacchiera, fino al risultato finale di portare il pallone oltre la meta. La partita è una vera e propria battaglia, fatta di colpi duri, ma che termina al fischio finale dell'arbitro. A fine gara, i vincitori rendono "l'onore delle armi" ai vinti e viceversa. E poi, tutti insieme, ad affogare la propria gioia o tristezza in un bicchiere di birra, bevuto fianco a fianco con chi, fino a meno di un'ora prima, non ci si era risparmiato alcun colpo. E' il cosiddetto "terzo tempo", un'altra delle sacre tradizioni del rugby. Non sono da meno gli spalti degli stadi del rugby, permeati della stessa atmosfera e dello stesso spirito che si respira sul campo. Correttezza, rispetto, mai episodi di "tifo contro", così caratteristico, per esempio, nel calcio. E come i giocatori, anche gli stessi tifosi vivono il loro terzo tempo dopo la partita. Una ulteriore dimostrazione che certi valori possono resistere nel tempo. Walter Marcelli C on le mani nel rugby si costruisce una meta, con le mani in Jaguar si plasma una “scultura mobile”, da esibire e da guidare. Del resto, unitamente all'intelligenza, necessaria sia per la tattica di gioco sia per la progettazione di un modello di automobile, le mani sono uno degli elementi chiave che distinguono da sempre l'uomo dal resto degli animali. Naturale quindi che la “Casa del Giaguaro” senta un'affinità elettiva con questo sport, tanto da scendere in campo per anni da protagonista a fianco della Nazionale Italiana. E se quest'anno i risultati sono arrivati, con ottime performance nell'ambito del “Sei Nazioni”, è perché nell'epoca dei “tempi non sospetti” qualcuno ci ha sempre creduto, sostenendo la nobile disciplina del rugby. Già, nobile. Perché anche se l'agone di una mischia può apparire roba da truppe d'assalto, lo spirito che anima il vero giocatore di rugby è tutt'altro. Rispetto al calcio, il parente - serpente, definito dai rugbysti “sport da gentiluomini giocato da selvaggi”, si dice che il rugby sia “sport da selvaggi giocato da gentiluomini”. Qui non sono ammesse simulazioni, qui l'avversario gode del massimo rispetto anche tra tifosi, qui esiste soprattutto il “terzo tempo”, momento sacro o norma consuetudinaria che dir si voglia, dove alla faccia delle moviole i giocatori delle due squadre si ritrovano a bere insieme, comunque sia andata. Uno spirito da lealtà anglosassone, in altri termini, che fa rima con il tipico “English Style” impersonato dai modelli Jaguar. Tra le tante curiosità e vicissitudini correlate a questo sport, una questione ancora aperta riguarda la presenza alle Olimpiadi. Il rugby fu inserito già nella seconda Olimpiade dell'era moderna, svoltasi a Parigi nel 1900. Dopo il 1924, tuttavia, fu decurtato dal novero degli sport olimpici. Il motivo? La scarsa popolarità negli Stati Uniti, sebbene proprio gli Stati Uniti si fossero aggiudicati la medaglia d'oro nelle edizioni del 1920 e del 1924. Per la riammissione di questo sport ai Giochi Olimpici, bisognerà attendere con tutta probabilità il 2012. Allora, per gli appassionati sarà un dovere morale riprendere nuovamente in mano il libro di storia e tributare il giusto onore a chi vi ha profuso sempre un costante impegno. Grazie, Jaguar. Marco Pederzoli 25 Tutti gli appuntamenti dell’anno per i giaguaristi che amano il green 26 27 1-Via Emilia A tavola col console Jag Generation vuole condurvi alla scoperta (o alla riscoperta) delle trattorie e dei ristoranti lungo le vie consolari romane. Una volta santuari del mangiar bene e dello spender poco, ci si fermavano i camionisti, oggi ultimi capisaldi contro il Fast food Foto di Nicolò Minerbi L a Via Emilia in origine era la strada consolare che univa Rimini a Piacenza. Tracciata tra il 189 e il 187 A.C. dal console Marco Emilio Lepido doveva permettere il veloce spostamento delle legioni romane da Rimini a Piacenza. I Romani l’allungarono poi sino a Milano. Per secoli è stata arteria vitale per l'economia del Paese e una delle più trafficate fino al 1958, vera spina dorsale dell'Italia, riceveva tutto il traffico da Nord a Sud e viceversa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la rinascita del Paese, nel tratto da Piacenza a Rimini aprirono decine di ristoranti e trattorie, che vedevano nelle ore dei pasti i loro parcheggi stracolmi di camion e di vetture. Erano un appuntamento fisso per gli amanti della buona cucina, veri e propri luoghi di degustazione dove si potevano trovare tutti i prodotti della generosa terra emiliana e romagnola: salumi, formaggi, Gian Paolo Galloni, parmigiano DOC, Direttore della comunicazione del Gruppo Michelin per l'Italia e la Grecia, è uno dei veri conoscitori della cucina internazionale e del nostro Paese. Non solo per un fatto culturale, ma per vera passione e competenza, infatti è anche un ottimo cuoco. tagliatelle, lasagne, tortelli, tortellini, tigelle, piadine, bolliti, zamponi, cotechini, crostate, tiramisù e tante altre specialità, che, annaffiate col generoso e spumeggiante Lambrusco o col più ruvido, corposo e sanguigno Sangiovese, davano gioia e piacere ai viaggi. Dopo 50 anni che cosa è cambiato? Sicuramente il traffico: l'Autostrada del Sole assorbe gran parte di quello pesante, ma ristoranti e trattorie sono sempre lì, pronti a soddisfare il palato di tutti. Continua a pag. 30 28 Clinica gastronomica, Rubiera: i bolliti. Bitone, Bologna: la mousse di mortadella. Casa Rusticale dei Templari, Forlì: delizia di crostacei. 29 Informazioni utili: telefono 0522.626124 (meglio prenotare), email [email protected]; carte credito accettate, chiuso Pasqua ed Agosto, Domenica e lunedì a mezzogiorno. Bologna - Bitone, Via Emilia Levante, 111. Il ristorante offre, in una sala simile ad un giardino d'inverno, un'ampia scelta di piatti ed un'interessante carta dei vini. Ottimi gli spaghetti alla chitarra con rosso d'uovo, olio a crudo e scaglie di pecorino; fragrante e gustosa la freschissima insa- Segue da pag. 28 30 Rubiera RE - Arnaldo - Clinica Gastronomica, la modernità, dove spume e sifoni sono piazza 24 Maggio 3, a 100 metri dalla via ai tavoli i celebri salumi, i fumanti arrosti Emilia. Questo ristorante famoso tra i ed i bolliti, le invitanti paste asciutte, un buongustai (lo stesso Enzo Ferrari era un assortimento infinito di dolci e una scelta cliente) e tuttora onorato della stella di contorni che sembra non finire mai, ser- Michelin, apre i battenti nel lontano 1936 viti da simpatiche cameriere con grembiu- col nome Aquila d'Oro. Qui il tempo sem- le di pizzo come usava una volta, la sosta si bra essersi fermato: è un bastione della trasforma in un vero e proprio momento di cucina emiliana senza compromessi con relax per la mente e per il corpo. banditi. In un via vai di carrelli, che portano lata di mare, dove il pesce utilizzato arriva giornalmente dal vicino Adriatico. I tortellini in brodo evocano lontani ricordi e ti riportano nell'Emilia che tutti conosciamo. Un imperdibile gelato di crema mantecato all'aceto balsamico è, a nostro avviso, il giusto finale di un pasto che non sarà mai banale. Informazioni utili: telefono 051.546110 (meglio prenotare), email [email protected]; carte credito accettate, chiuso Agosto, lunedì e martedì. Forlì - La Casa Rusticale dei Cavalieri Templari, Viale Bologna, 275. Il locale, già Ospitale di San Bartolo dei Templari sin dal 1200, continua la tradizione d'accoglienza e d'ottima cucina sotto l'egida di tre donne. E' possibile scegliere tra il menu degustazione di carne, di pesce o vegetariano. Ravioli di scorfano, strozzapreti con pesto alla genovese, fagiolini e patate, insalata di misticanza all'aceto balsamico, per proseguire con un'ottima orata al forno con peperoni; insomma, una vera gioia per il palato. Ma a tutti consigliamo di concludere con una deliziosa crema croccante alle fragole e gelato servita con frutta: eccellente! Ora possiamo proseguire il viaggio e pensare già a programmare il prossimo. Informazioni utili: telefono 0543.701888; carte credito accettate, chiuso dal 24 Dicembre al 3 Gennaio, Agosto, Domenica e lunedì. Gian Paolo Galloni 31 La cultura del bello E’ innata nei maestri che vestono gl'interni delle Jaguar, solo loro sanno fare d'un abitacolo la sala di un club esclusivo 32 L a cultura del bello non s'impara un'auto il salotto di un club esclusivo. E dall'oggi al domani, è figlia del questa straordinaria capacità, fatta oltre tempo. Viene da lontano, da anni che d'abilità artigiana, di gusto raffinato e trascorsi in mezzo ad oggetti raffinati, d'attenzione alle tendenze, è un'altra delle dalla capacità d'innamorarsi di una vena- caratteristiche uniche della Jaguar. Per tura del legno, o, ancora, di gustare col fare una plancia in radica di legno, per senso del tatto la morbidezza di una pelle. esempio, si parte dal massello individuan- Alla Jaguar il legno nelle sue varietà più do quello dalle venature più belle, si taglia pregiate, le pelli più belle e piacevoli da il pezzo scelto in sottili lastre perché nodi toccare, i tessuti più raffinati per i tappeti e venature siano speculari, ecco perché del pavimento sono parte integrante del un cruscotto non è mai uguale ad un altro. marchio. Provate ad andare un po' indietro Per la selleria i parametri fondamentali nel tempo, per esempio sino alle MK2 nella scelta della pelle sono la grana, il degli anni Sessanta e poi risalite su, su colore e la qualità della conciatura. Poi c'è sino alla XJ in tutte le sue declinazioni. la grande abilità degli ebanisti e dei sellai Troverete sempre lo stesso amore per a fare della vostra Jaguar un pezzo unico, quei materiali che fanno dell'abitacolo di un'auto su misura. Solo per voi. In alto, da sinistra, i rotoli con le pelli per la selleria vengono dalle migliori concerie europee; la scelta della radica; i fogli tagliati in modo speculare sono stesi per essere lavorati; un maestro ebanista taglia i pannelli di radica di legno che poi passano alla fase della verniciatura di protezione. Mani esperte ed amorevoli cuciono le pelli dei sedili e dei pannelli. L'occhio acuto del ritoccatore scopre e corregge le minime imperfezioni del legno. 33 E-Type breve storia d'un mito Lunga, dalle linee morbidamente sinuose, mai s'era vista un'auto così glamour 34 G inevra, marzo 1961: Sir William to alla matita di Malcolm Sayer, che si Lyons presenta ad una stampa definiva, più che stilista, aerodinamico. Tra estasiata la nuova sportiva della l'altro, alla presentazione, aveva anche Jaguar, l'E Type o XKE, come la chiamaro- detto che l'E era la prima auto al mondo no gli americani. La linea straordinaria- ad essere stata disegnata matematica- mente aerodinamica, slanciata ed essen- mente. Sia come sia, la coda morbida ed ziale, le prestazioni di tutto rispetto grazie arrotondata, il muso lungo con le feritoie ai motori proposti, prima il 3.8 litri, poi il di sfogo aria e il rigonfiamento centrale, i 4.2 sei in linea, infine il 5.4 litri V12 con fari carenati, le ruote a raggi, i due posti potenze da 265 a 276 cv, e un prezzo stra- secchi, una plancia strumenti in puro ordinariamente competitivo (le Aston British Style diventarono subito i "marker" Martin e le Ferrari del tempo costavano della sportiva del giaguaro. Due le versio- più del doppio), ne fecero subito un best ni proposte: la prima ad uscire fu la spi- seller. Il design della carrozzeria era dovu- der, poi arrivò anche, come tradizione della Casa, la coupé. Nella prima serie il lungo, robusto ed elastico sei in linea bialbero, sistemato in posizione arretrata per equilibrare i pesi sugli assali, era accoppiato ad un cambio a quattro marce cui, nel 1966, si affiancò quello automatico. Le prestazioni erano di ottimo livello: velocità massima 241 km/h per le sei cilindri, 230 per la V12 e scatto, sempre per le sei cilindri, da 0 a 100 km/h in 7 secondi netti. La Continua a pag. 36 Il posto guida della E Type, nitido esempio di stile inglese. 35 Tre serie e... mezzo 1961-1968, prima serie - spider e coupé, 6 in linea, bialbero 3.8 litri, 265 cv e 4.2 stessa potenza. Nel 1966 viene presentata la versione 2+2 coupé. fine 1967, prima serie detta 1/2 - spider e coupé, fari senza carenatura, ma presa aria piccola. 1968-1970, seconda serie - spider, presa aria allargata, 6 in linea, bialbero 3.8 litri, 265 cv. 1968-1970, seconda serie - coupé, parabrezza e interno modificati, motore 4.2 litri, 265 cv. 1971-1975, terza serie - spider e coupé 2+2, nuova griglia, 12V 5.3 litri, 276 cv, freni maggiorati. Da The Jaguar File, Erick Dymoc Motor Book Segue da pag. 35 vita dell'E Type fu lunga e felice: in tutto, dal 1961 al 1975, uscirono dalle catene di montaggio ben 75.520 esemplari divisi in spider e coupé, prima, seconda e terza serie. L'E Type entrò alla grande nell'immaginario collettivo; naturalmente, il mercato principe fu quello nordamericano, ma anche l'Europa fece la sua parte al punto che le sorelle Angela e Luciana Giussani, le inventrici nel 1962 dei mitici fumetti di Diabolik, decisero che l'auto del protagonista delle loro storie non poteva che essere un'E Type coupé nera. Il duo romantico e criminale Eva Kant e Diabolik, in lotta perenne con l'ispettore Ginko, riuscirà sempre a farla franca grazie a trucchi ingegnosi e a straordinarie fughe proprio a bordo della famosa Jaguar E-Type. Anche questo fa parte del mito. In alto, l'ultima versione della Jaguar E Type, la serie III; siamo nel 1971. I fari non sono più carenati, la griglia è più importante, il motore adesso è un V12 5.4 litri da 276 cv. A fianco, la mitica E Type nera coupé usata da Diabolik per le sue imprese. La vettura inglese entrò nelle storie inventate dalle sorelle Giussani negli anni Sessanta. 36 DNA sportivo La storia della Jaguar è costellata di vittorie su tutte le piste del mondo, lo stress di una gara migliora la produzione, è come un imprint che identifica la specie L e corse migliorano la razza e in Jaguar lo sanno. 1951, alla 24 Ore di Le Mans debuttano tre C Type affidate a Moss-Fairman, Walker- Whitehead e Johnson-Biondetti. Fino all'ultimo, l'1-2-3 sembra possibile, ma Biondetti prima e Moss poi si ritirano. Walker e Whitehead, con la terza vettura, vincono. 1953, la Jaguar, con l'arma Continua a pag. 38 Sopra, la XKR e l'edizione Apex corsa per l'Europeo FIA GT3. A destra, un quadro che riproduce la C Type del 1953, vincitrice alla 24 Ore di Le Mans. 37 Segue da pag. 37 "segreta" dei freni a disco, domina Le Bueb, sulla D Type, vincono la 24 Ore di Le 1958 e 1959 vittorie nei rally ed al Tour de Mans: primo, secondo e quarto posto. Mans. 1956, Adams sbanca il Rally di France delle berline MK2. 1982, il team 1954, esordio della nuova D Type. Monte Carlo, a Le Mans la D Type di Group 44 costruisce la XJR-5 per il cam- Hamilton e Rolt arrivano secondi, ma Flockhart-Sanderson taglia il traguardo in pionato IMSA con ottimi risultati. Tom poche settimane dopo, alla 12 Ore di prima posizione. 1957, sempre a Le Mans, Walkinshaw prepara una XJ-S per il Reims, c'è la rivincita. 1955, Hawthorn e 1-2 delle D Type dell'Ecurie Ecosse. Nel Campionato Europeo Turismo. Le Jaguar Sopra, da sinistra a destra. 1956, Adams, con la MK VII, sbanca Montecarlo. La D Type ha trionfato a Le Mans nel 1955. La XJR 12 in livrea Silk Cut per la 24 Ore. Foto grande, la XKR preparata per le gare di campionato europeo GT. 38 conquistano il primo e secondo posto al 1987, la TWR sviluppa la XJR-8 e la Jaguar motore V8 4.2 litri sovralimentato, 475 cv, Tourist Trophy di Silverstone. L'anno dopo è Campione del Mondo. 1988, Le Mans, cambio Hewland 6 marce sequenziale vincono cinque volte. 1984, la TWR domina nuova vittoria e altro titolo mondiale. 2007, trans-axle, pneumatici Michelin Racing da l'Europeo. Sulla scia di questo successo, scende in pista la XKR, preparata 11" le sue caratteristiche principali. Pochi nasce l'auto per il titolo mondiale: la dall'Apex Motorsport per il Campionato costruttori hanno una forte tradizione Jaguar vince a Le Mans per la sesta volta. Europeo FIA GT3. Telaio in alluminio, sportiva. La Jaguar ce l'ha. 39 Inizia, da questo primo numero, la rubrica che Jaguar Italia dedica all'arte, in particolare alle giovani realtà emergenti Antonio Sgroi, il volto del simbolo Foto di Massimo Trenti S i è diplomato all'Accademia di Belle meglio dire acquisiscono fascino, perché osserva, questa scultura si presta ad una Arti di Bologna, Antonio Sgroi, l'arti- entra in gioco il simbolo, vero io narrante molteplicità di interpretazioni (non sono sta modenese di 42 anni che soprat- della sua scultura. Come nel caso di Ascolti tante del resto le sensazioni provate ogni tutto è cresciuto sul campo, tra i laboratori interiori, marmo di Carrara del 2002. Per giorno tramite l'orecchio?), con la parte di Carrara e Pietrasanta, plasmando il ammissione dello stesso artista, quest'ope- anteriore, più figurativa, che può alludere marmo, la terracotta, il bronzo. Con la sua ra, sensuale e polifonica, è nata ad occhi anche ad un atto sessuale nella visione di produzione, già mostrata in più occasioni in chiusi, iniziando a plasmare l'argilla. Qui i due gambe che s'intrecciano e la parte Italia e all'estero, sta dimostrando che oggi, simboli si rincorrono, anche perché l'orec- posteriore, più astratta, che ricorda quasi per essere moderni, non occorrono linguag- chio, cui allude la scultura, ha tantissime una cornucopia o una conchiglia, uno stru- gi incomprensibili. Anzi, la sua poetica è simbologie. "Ciò che percepiamo attraverso mento musicale pronto a suonare note l'opposto: definizione, chiarezza, nitidezza. l'udito", dice Sgroi, "può sollevare o tormen- melodiose. Non meno affascinante è Tanto da fare pensare ad una maniera neo- tare, rasserenare o angosciare". Allora ecco Metamorfosi: da un elemento che può ricor- classica. Ma le cose si complicano, o per che, secondo le angolazioni da cui la si dare una forma cartacea, un drappeggio, o, A fianco: Ascolti interiori, marmo di Carrara, 2002. Particolarmente ricca la simbologia utilizzata da Sgroi in quest'opera, dove l'orecchio diventa porta d'ingresso verso un caleidoscopio di sentimenti ed esperienze umane. 40 perché no, una crisalide, ma che in realtà Atropo, che cedono il passo ad un Pan oriz- assume un valore più astratto in cui la luce zontale, morto. E' la fine degli dei "falsi e crea volutamente un intrigante gioco di bugiardi", sottolineata anche da una frattu- chiaroscuri dal sapore barocco, nasce una ra fisica della composizione, che riprende la figura - insetto, innovativa rispetto agli narrazione dal Bambino, figura Christi, il schemi accademici per la sua posizione ani- quale con un gesto del braccio destro malesca e insolita. Che dire poi di Teoria del richiama a sé i tempi andati e dà un nuovo sacro, l'opera che Sgroi aveva realizzato in corso alla storia, lineare e fluido, che attra- occasione 2000? versa i secoli, arriva fino al nuovo Millennio Originariamente pensata per essere espo- e prosegue, prosegue…fino alla sfera, la cui sta a Roma, nel Pantheon, successivamen- simbologia è nota. Antonio Sgroi, si può già te è stata considerata troppo audace dalla capire da queste note introduttive, è nemico committenza. "Ma ciò che è bello rimane, dei cliché e ama l'intuizione, l'attimo, il ed è un possesso per tutta l'eternità", momento. "La creatività", spiega, "per amava dire Oscar Wilde. La composizione, quanto mi riguarda non è altro che un'as- in terracotta, si legge da sinistra a destra, senza di amnesia, perché penso che un arti- dove il centauro Chirone, mezzo uomo e sta, se ha talento, ha innata in sé la capaci- mezzo bestia, nel pieno delle sue forze inse- tà di creare, per cui deve “solo” ricordare, in gna all'uomo l'adorazione degli dei. Passa un certo senso, quello che già sa fare. Poi, è così alle Moire il filo, il drappo del destino, chiaro, la formazione e l'esperienza quoti- che, scorrendo in modo tortuoso come un diana affinano il processo creativo. Quando torrente, attraversa i secoli del paganesimo. concepisce un'opera", prosegue ancora Il passare del tempo indebolisce progressi- Sgroi, "l'artista attinge più o meno conscia- vamente la carica vitale di Lachesi, Cloto e mente a un patrimonio atavico, collettivo, del Giubileo del Continua a pag. 42 A sinistra: Antonio Sgroi. Nato a Bazzano (BO) l'8 novembre 1964, oggi vive e lavora tra Savignano sul Panaro (MO) e Carrara. Sopra: Ascolti interiori vista da una diversa prospettiva, dove la forma dell'orecchio pare cedere ad altri significati, non ultima quella di una sensuale unione di due corpi. Un primo sguardo alle sue sculture potrebbe fare pensare ad una ripresa di canoni classici, per l'abilità tecnica nel definire le figure. Ma subito dopo, o meglio in contemporanea, ecco che l'opera inizia a raccontare ciò che è…e cominciano la simbologia, l'evocazione, il sogno 41 Dall'alto: Teoria del sacro, 1999, terracotta, cm 500 x 80; Metamorfosi, 2001, marmo di Carrara; “Libera”, fontana, 2001, marmo di Carrara, cm 450 x 300. Segue da pag. 41 infinito, che si espliciterà nella forma da realizzare. Questo caratterizza l'opera d'arte". Non esiste quindi una categoria in cui "imprigionare" la produzione di Sgroi, se non quella libertà, cui ha dato forma concreta in Libera, complesso studiato per la piazza centrale di Savignano sul Panaro, il paese in provincia di Modena in cui risiede e lavora. Doveva essere un monumento contro la mafia. Non a caso la piazza è intitolata a Giovanni Falcone. Il risultato è una splendida figura femminile, nuda, pulita, giovane, che emerge con forza dal labirinto del sommerso, dell'intrigo mafioso. Diventa naturale, ad un artista che si sente e vuole essere libero, chiedere cosa ne pensi della committenza. E anche in questo caso Sgroi sorprende. "Molti pensano che la committenza sia una modalità antica per fare arte. Io credo invece che ancora oggi rappresenti una grande opportunità. Sta poi nell'abilità dell'artista esprimere anche tematiche che possono apparire quotidiane in forme scultoree innovative e stimolanti". E' giovane Sgroi, ma con queste affermazioni dimostra di avere ben chiara la via sulla quale proseguire. Che in lui ci sia talento lo ha del resto affermato anche il papa, allora Cardinale Ratzinger, che, incontrando l'artista modenese nel 1996 durante una mostra in Germania, si complimentò con lui per le sue opere e per una Sacra Famiglia, che poi gli fu donata. Marco Pederzoli 42 (per saperne di più www.antoniosgroi.it) Energia verde, in casa: un'utopia? Nuove tendenze: le piante arricchiscono l’arredamento e purificano l’ambiente. I consigli dell’architetto I l sogno di molti è quello di poter vivere Ettore Mocchetti è nato a Solbiate Comasco il 24 agosto 1941. Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1975, è stato collaboratore di Oscar Niemayer. Ha realizzato numerosi allestimenti in Italia e all'estero nonché la progettazione di linee editoriali di successo. Dal 1980 dirige la rivista di architettura, design e arredamento AD, Architectural Digest. Nel 1986 fonda Bell'Italia, nel 1993 Bell'Europa. Nel 1998 progetta e dirige l'edizione monografica internazionale di Traveller per la Condé Nast. Tra i progetti di restauro e Interior design: Villa Marzotto a Cortina, Maison Leovino a Courmayeur, Villa Greggio a Milano, Villa Copy a Marina di Alassio, Villa Fantoni a Gemonio, Casa della Meridiana a Varese, Residence Engiadina a Silvaplana, Palazzo Adler a Lugano. nel verde, non solo in una casa circondata da alberi e prati, ma con piante, fiori e mini foreste dentro, quasi a fare parte integrante degli interni come per catturarne gli effluvi vitali. Abbiamo voluto chiedere ad Ettore Mocchetti, architetto, arredatore di fama, inventore di pubblicazioni di successo e Direttore di AD, come è possibile convivere col verde in casa. "La tendenza di arredare con una forte presenza di piante e fiori non è tipica delle nazioni con clima caldo e cielo luminoso, come il nostro. Siamo più portati a sviluppare giardini, terrazze, verande piuttosto che farcire gl'interni con piccole foreste e fioriere in quantità. E' vero che le piante ornamentali hanno sempre goduto di considerazione, ma non in misura tale da farle diventare elementi fondamentali d'arredamento; piuttosto, complementi”. Grandi o piccole le piante? "Quantità e dimensioni sono in funzione, primo, delle dimensioni dell'appartamento o dei locali; secondo, se parte di un progetto organico che preveda una vera e propria Continua a pag. 44 43 Segue da pag. 43 44 ristrutturazione. Nella prima ipotesi lo spa- va messa in zone dove non ci sia la neces- stione è rappresentata dall'uomo. Il meta- zio, la superficie abitabile, è fortemente sità d'intervenire spesso con spostamenti bolismo umano produce CO2 durante condizionante: se la metratura è attorno ai od altro e, naturalmente, in posti irraggiun- l'espirazione. Naturalmente, la sua con- 100 mq, quella più comune oggi anche per gibili per bambini ed animali domestici". centrazione dipenderà dal numero di per- motivi economici, è chiaro che non si può Una parete "verde" in casa può servire da sone presenti, dal volume del locale e dalla pensare a una concentrazione di piante schermo? qualità della ventilazione. In certe case ed imponente e importante. Meglio allora gio- "Certamente, piante ornamentali bene in certi contesti uso il verde per arricchire care sulla decoratività del verde; per esem- inserite e raggruppate possono schermare la piacevolezza dell'appartamento, quindi pio, stanno tornando in auge le piante gras- le zone della casa. Quelle in cui si vuole vasi con belle piante, o fioriere sgargianti di se, cuscino, aumentare e proteggere la privacy. colori con una funzione decorativa. C'è una l'Echinocactus, che ha il vantaggio d'esse- Intendiamoci, non parlo di ballatoi, terrazzi tendenza oggi, portata avanti da Patric re bella, molto decorativa, facile da curare, od altro, ma, per esempio, di una finestra in Blanc, che, con supporti di feltro doppio anche se, per via delle lunghe spine, ha lo bagno che guarda verso una casa vicina”. strato, agganciati su lastre di PVC espanso, svantaggio d'essere poco maneggevole. C'è una corrente di pensiero che avanza a sua volta fissato su un'ossatura metalli- Piante di questo genere, ma in realtà tutte oggi: verde sinonimo di salutare? ca, ha rivestito con una foresta verde ester- le piante grasse o i classici Ficus possono "Sì, è un po' la conseguenza del formarsi di ni di palazzi e qualche parete interna. Sono essere inseriti nell'arredo in appositi spazi una coscienza ecologica e salutistica oltre i cosiddetti giardini verticali: si possono con illuminazione corretta e mai luce che del desiderio di un ritorno alla natura. vedere a Parigi sulla facciata della eccessiva, non certo in ombra o vicino a Ecco che allora il verde, le piante in casa, Fondation Cartier, al Museo du Quai fonti di calore come calorifero, stufa oppu- dal tradizionale Ficus alla più esotica Cycas Branly, nel Qatar al Doha Office Tower. Ma re camino o di freddo eccessivo. Infine, non all'Echinocactus, trovano spazio ed estima- le dimensioni delle nostre normali abitazio- bisogna sottovalutare mai dove si posiziona tori. Il processo di fotosintesi, che però la ni non sono in grado di reggere una tale la pianta, il verde inserito in un'abitazione notte si arresta, è noto, ha benefici effetti foresta anche se sviluppata in verticale e deve seguire una certa logica, come dire, di sull'atmosfera dove la principale fonte di poi, poi c'è sempre quel contro della notte". praticità. Quindi una pianta grassa spinosa emissione dopo gli apparecchi a combu- Marcello Minerbi soprattutto quelle a P/P MSC CROCIERE 45 Nel prossimo numero Focus sulla XF, la nuova berlina sportiva Jaguar Golf Trophy 2007: le classifiche A tavola col console - Via Aurelia Fashion - Le tendenze della prossima stagione Saranno famosi - Jaguar per i giovani artisti Musica - Proposte per l'Autunno Sport - Campionato Superstars Nel prossimo numero di Jag Generation, continueremo il viaggio lungo un’altra via consolare, quella Via Aurelia che congiunge Pisa a Roma. Vi daremo la classifica finale del Jaguar Trophy 2007. Proseguiremo nella promozione di giovani artisti anche stranieri come la ricerca della musica meno commerciale ma nelle sue forme più autentiche. Come Jaguar è sempre più “Car Fashion”, così sarà la nostra attenzione alle collezioni moda dell’autunno/inverno 2007/2008 di Milano, Roma e non solo. Claudio Marcolongo Responsabile Marketing e P.R. Jaguar Italia 46 GAN assicurazioni diventa Groupama Assicurazioni Una forza unica si evolve in un Gruppo Unico. Questa evoluzione sottolinea l’integrazione con un Gruppo assicurativo e finanziario leader in Europa. Presenti in Italia da oltre 125 anni, siamo oggi al vostro fianco con una squadra di 400 Agenti. Groupama Assicurazioni S.p.A. opera nei rami danni mentre Groupama Vita S.p.A. opera nell’area Previdenza, Investimenti e Protezione. Nell’area finanziaria il gruppo è presente con Groupama Sgr S.p.A. e con la rete di Promotori Finanziari di Groupama Sim S.p.A. Groupama, costituisce uno dei più solidi ed affermati poli assicurativi europei ed internazionali ed è Leader, in Francia, nel settore mutualistico. Fortemente radicato nel tessuto economico e sociale francese, Groupama dispiega le proprie attività in ogni settore dei servizi assicurativi e finanziari. Groupama Assicurazioni S.p.A. e Groupama VITA S.p.A. Via Guidubaldo del Monte, 45 00197 Roma Tel. 06/809741 - Fax 06/8088169 www.groupama.it - [email protected] Delegazione Nord Via San Maurilio, 13 - 20123 Milano Tel. 02/72566111 - Fax 02/8693191 Angelo Negrini Agente generale Via Guerrazzi, 2 - 21052 Busto Arsizio (VA) Tel. 0331/630528 - Fax 0331/679571