La legislazione italiana e regionale sui distretti industriali: situazione
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La legislazione italiana e regionale sui distretti industriali: situazione
Università Cattolica del Sacro Cuore CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA E SVILUPPO ECONOMICO INTERNAZIONALE La legislazione italiana e regionale sui distretti industriali: situazione ed evoluzione Monica Carminati Università Cattolica del Sacro Cuore CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA E SVILUPPO ECONOMICO INTERNAZIONALE La legislazione italiana e regionale sui distretti industriali: situazione ed evoluzione Monica Carminati Dicembre 2006 Monica Carminati è Cultore della Materia presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano e ricercatore dell’Ufficio Studi Economici Edison. [email protected] www.vitaepensiero.it All rights reserved. Photocopies for personal use of the reader, not exceeding 15% of each volume, may be made under the payment of a copying fee to the SIAE, in accordance with the provisions of the law n. 633 of 22 april 1941 (art. 68, par. 4), that is with the agreement between Siae, Aie, Sns and Cna, Confartigianato, Casa, Claai, Confcommercio, Confesercenti (18 december 2000). Reproductions which are not intended for personal use may not exceed 15% of the book and may be only made with the written permission of AIDRO, via delle Erbe, n. 2, 20121 Milano, fax: 02 809506, e-mail: [email protected] Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra Siae, Aie, Sns e Cna, Confartigianato, Casa, Claai, Confcommercio, Confesercenti il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni ad uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, via delle Erbe, n. 2, 20121 Milano, telefax: 02 809506, e-mail: [email protected] © 2006 Monica Carminati ISBN 88-343-1427-1; 978-88-343-1427-2 Abstract Questo lavoro si propone di illustrare le principali tappe del complesso processo legislativo che ha portato nel nostro paese al riconoscimento formale dei distretti industriali, e di fornire un aggiornamento delle normative regionali in materia di distretti. In seguito all’adozione della Legge n. 317 del 1991, con la quale sono stati giuridicamente riconosciuti per la prima volta i distretti industriali, e della successiva Legge n. 140 del 1999 che ha modificato la precedente introducendo criteri meno rigidi per l’individuazione degli stessi, la maggior parte delle Regioni ha infatti provveduto a riconoscere i distretti industriali presenti sul loro territorio, anche allo scopo di poter ricevere particolari finanziamenti sulla base della presentazione di precisi progetti di sviluppo. In questo Working Paper, dopo una sintesi delle principali tappe dell’evoluzione del quadro normativo nazionale in materia di distretti, viene presentata una breve rassegna dei più importanti provvedimenti normativi adottati dalle Regioni che hanno proceduto all’individuazione dei distretti industriali, vale a dire: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata, Sicilia, Sardegna. Per ciascuna Regione viene inoltre fornito il dettaglio del numero dei distretti industriali formalmente individuati e del loro campo di specializzazione produttiva, nonché l’indicazione dell’organismo di rappresentanza istituito, con relative funzioni e composizione. E’ stata anche ricostruita una sorta di “mappa” con l’elenco dei distretti industriali riconosciuti da ciascuna Regione, il numero dei comuni che li compongono e le province in cui si localizzano, il settore merceologico in cui essi operano. 3 4 INDICE 1. Introduzione 7 2. Evoluzione del quadro normativo nazionale di riferimento 9 3. Il recepimento della normativa nazionale a livello regionale: un quadro di sintesi dei distretti individuati dalle Regioni 13 4. Rassegna dei principali provvedimenti legislativi in materia di distretti adottati dalle Regioni italiane x Piemonte x Lombardia x Veneto x Friuli-Venezia Giulia x Liguria x Toscana x Marche x Lazio x Abruzzo x Campania x Basilicata x Sardegna x Sicilia x Puglia 17 17 19 21 24 26 28 29 32 33 36 37 38 39 40 Tabelle 41 5 Riferimenti bibliografici 51 Elenco Quaderni Cranec 54 6 1. Introduzione* Il fenomeno dei distretti industriali italiani, a cui sono stati dedicati in passato numerosi studi1, ha un’importanza fondamentale per l’economia del nostro paese. E’ stato infatti calcolato dalla Fondazione Edison che il contributo dei distretti industriali di piccole e medie imprese alla generazione di valore aggiunto complessivo italiano è pari al 27%, e pari al 38% per ciò che riguarda la generazione del valore aggiunto dell’industria, con incluse le costruzioni (Fortis 2006a); nei distretti industriali trovano inoltre occupazione più del 39% degli addetti dell’industria manifatturiera, e il 25,4% degli occupati dell’intero paese in tutti i settori produttivi (Istat 2005); mentre per quanto riguarda il contributo alla bilancia commerciale con l’estero è stato calcolato che dai distretti industriali proviene oltre il 46% dell’export manifatturiero complessivo del nostro paese (Istat 2002). Ed è proprio grazie al contributo dei distretti industriali del made in Italy che si è potuto contenere il passivo della bilancia commerciale negli anni 2004 e 2005 (dopo ben 11 anni in cui è stata in attivo) generato principalmente dalla * Questo saggio confluirà in un più ampio articolo di Marco Fortis e Monica Carminati dal titolo “I distretti industriali nella concretezza economica e normativa: i «campioni territoriali» dell’Italia” che sarà pubblicato nel volume Valorizzare un’economia forte. L’Italia e il ruolo della sussidiarietà, a cura di Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis, Il Mulino, Bologna, 2007 (in corso di stampa). 1 Tra i lavori più recenti si vedano nei Riferimenti bibliografici: Fortis (1996, 2000, 2004 e 2005); Quadrio Curzio e Fortis (2002); Fortis e Quadrio Curzio (2006); Becattini (2000 e 2002); Brusco e Paba (1997); Cainelli e Zoboli (2004); Iuzzolino (2000); Signorini (2000). 7 “esplosione” della bolletta energetica, in seguito ai forti incrementi del prezzo del petrolio registratisi negli ultimi 2 anni, e dal netto peggioramento del passivo per i prodotti in cui l’Italia presenta una più debole specializzazione, vale a dire la chimica-farmaceutica, gli autoveicoli e l’elettronica-tlc (Fortis 2006b), settori che non godono o che possono contare solo marginalmente sulla presenza di distretti industriali di piccole e medie imprese. La crescente importanza riconosciuta al sistema dei distretti industriali e delle Pmi da parte del mondo politico e di quello produttivo ha portato all’adozione a livello nazionale di una serie di provvedimenti legislativi aventi per oggetto le politiche per lo sviluppo dei distretti industriali, che vanno ad affiancare le varie iniziative intraprese a livello locale da parte di Regioni, associazioni imprenditoriali, Camere di commercio, ecc. per sostenere lo sviluppo economico-produttivo del proprio territorio. Una organica ricostruzione delle principali tappe dell’evoluzione del quadro normativo nazionale è stata realizzata nel 2002 dall’Istituto per la Promozione Industriale in collaborazione con il Ministero delle Attività Produttive (Ipi-Map 2002) alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti2. In questo lavoro verranno invece ricordati brevemente i passaggi più importanti del percorso legislativo che ha portato al riconoscimento formale dei distretti industriali, per poi addentrarci 2 nel dettaglio delle singole legislazioni regionali. In particolare si veda Balestri, Cantoni, Lorenzon, “Le politiche per i Distretti industriali”, pp. 46-73. 8 2. Evoluzione del quadro normativo nazionale di riferimento I principali provvedimenti adottati a livello nazionale per normare la materia dei distretti industriali sono stati la Legge 5 ottobre 1991, n. 317 “Interventi per l’innovazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese”, con la quale sono stati giuridicamente riconosciuti per la prima volta i distretti industriali, e la Legge 11 maggio 1999, n. 140 “Norme in materia di attività produttive” con la quale sono stati modificati i criteri di individuazione dei distretti industriali precedentemente definiti nel Decreto Ministeriale 21 aprile 1993 (c.d. Decreto Guarino) emanato in attuazione della L. 317/1991, in quanto risultati troppo rigidi. In particolare, la Legge 317/1991 ha definito i distretti industriali come “aree territoriali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole e medie imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente, nonché alla specializzazione produttiva dell’insieme delle imprese” (art. 36), ed ha stabilito che le singole Regioni provvedessero all’individuazione dei distretti industriali sulla base dei criteri metodologici-statistici fissati dal Decreto Guarino3. Secondo tale decreto ciascun distretto doveva coincidere con uno dei Sistemi locali del lavoro individuati dall’Istat sulla base del Censimento del 1991 e doveva rispettare i valori-soglia di 5 indicatori statistici, quali: 1) un indice di industrializzazione manifatturiera, in termini di 3 Tale decreto, in base a quanto previsto dalla Legge 317/1991, avrebbe dovuto essere emanato entro 180 giorni dall’entrata in vigore della Legge stessa; le Regioni invece, a causa del grande ritardo con cui è stato adottato il Decreto, hanno dovuto attendere un anno e mezzo prima di poter procedere all’individuazione dei distretti industriali. 9 percentuale di addetti manifatturieri sugli addetti totali, maggiore del 30% dell’analogo dato nazionale o regionale; 2) un indice di densità imprenditoriale manifatturiera, in termini di Unità locali manifatturiere sulla popolazione residente, superiore alla media nazionale; 3) un indice di specializzazione produttiva, in termini di percentuale di addetti del settore di specializzazione sul totale degli addetti manifatturieri, maggiore del 30% dell’analogo dato nazionale; 4) un peso del settore di specializzazione produttiva, in termini di percentuale di addetti del settore di specializzazione sul totale degli addetti manifatturieri, superiore al 30%; 5) un peso delle Pmi nel settore di specializzazione, in termini di percentuale di addetti delle Pmi sul totale degli addetti nel settore di specializzazione, superiore al 50%. La rigidità di questi parametri ha tuttavia comportato la definizione di un quadro distorto della realtà distrettuale italiana: dall’applicazione di questi criteri risultavano, infatti, come distrettuali anche delle aree che nei fatti non potevano essere considerate come tali, mentre aree ben note per la loro specializzazione produttiva non potevano essere riconosciute ufficialmente come distretti industriali per il mancato rispetto delle soglie sopra definite. Per far fronte a tale situazione il legislatore è intervenuto nuovamente nel 1999 con la Legge 140/1999 che, come detto, ha introdotto una semplificazione dei criteri di individuazione dei distretti industriali, definendo dapprima una nuova tipologia di area, vale a dire i “Sistemi produttivi locali”, caratterizzati da contesti produttivi omogenei, elevata concentrazione di imprese non necessariamente industriali e prevalentemente di piccole e medie dimensioni, e una peculiare 10 organizzazione interna (art. 8, comma 1). A cascata sono stati poi definiti i Distretti industriali intesi come Sistemi produttivi locali che in aggiunta alle caratteristiche sopra definite presentano una elevata concentrazione di imprese industriali e una elevata specializzazione produttiva (art. 8, comma 2). La Legge 140/1999, in luogo dei parametri stabiliti dal Decreto Guarino, ha dunque introdotto requisiti di tipo più qualitativo lasciando alle Regioni ampi margini di manovra nella verifica dei requisiti medesimi e nella individuazione dei Sistemi produttivi locali e dei Distretti Industriali. La Legge in questione ha inoltre eliminato il vincolo della presenza esclusiva delle piccole e medie imprese che invece, come visto, era previsto dalla Legge 317/1991, ammettendo la presenza all’interno dei “Sistemi produttivi locali” e dei “Distretti industriali” di imprese anche di grande dimensione (oltre 250 addetti), pur restando valida la prescrizione della prevalenza di quelle piccole e medie (fino a 249 addetti). Altri provvedimenti legislativi adottati per disciplinare ulteriori aspetti connessi alla materia dei distretti industriali sono la Legge 7 agosto 1997, n. 266 “Attività di valutazione di leggi e provvedimenti in materia di sostegno alle attività economiche e produttive” con la quale si è provveduto per la prima volta a finanziare gli interventi nei Distretti industriali, e la delibera CIPE 3 maggio 2001 “Criteri per la suddivisione del territorio nazionale in Sistemi Locali del Lavoro e per l’individuazione di Distretti economico-produttivi”. 11 In particolare, la Legge 266/1997 all’art. 3 prevedeva la “realizzazione nei Distretti Industriali (…) di programmi regionali (…) volti al miglioramento delle reti dei servizi, con particolare riguardo a quelli informatici e telematici” e stabiliva, al medesimo articolo, che il MICA vi avrebbe contribuito in misura non superiore al 50% della spesa prevista, fatte salve alcune eccezioni per cui il contributo veniva elevato al 70% (per maggiori dettagli si veda Ipi-Map (2002), p. 14 e p. 333). A tal fine nel biennio 1998-99 furono stanziati 50 miliardi di vecchie lire, ma solo a partire dal 1° luglio 2000 le Regioni hanno avuto l’opportunità di dare concreta attuazione al sistema di incentivazione previsto dall’art. 3 della Legge 266/1997, in quanto a seguito dell’avvio del decentramento amministrativo non sono mai stati emanati due appositi regolamenti di attuazione, ritenendo opportuno che tutta la materia venisse disciplinata dalle Regioni stesse. Si è pertanto dovuto attendere l’emanazione di due Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri con i quali sono state determinate le “percentuali di riparto tra le Regioni, per l’anno 2000, delle risorse in materia di agevolazioni alle imprese” (DPCM 10 Febbraio 2000) e individuati i “beni e le risorse umane, finanziarie, strumentali ed organizzative da trasferire alle Regioni per l’esercizio delle funzioni in materia di incentivi alle imprese” (DPCM 26 maggio 2000). La delibera CIPE 3 maggio 2001 “Criteri per la suddivisione del territorio nazionale in Sistemi Locali del Lavoro e per l’individuazione di Distretti economico-produttivi” è stata adottata in attuazione della Legge 17 maggio 1999, n. 144 “Misure in materia di investimenti, delega al Governo per il riordino degli incentivi all’occupazione e della 12 normativa che disciplina l’INAIL, nonché disposizioni per il riordino degli enti previdenziali” emanata pochi giorni dopo la Legge 140/1999. Tale delibera, contrariamente a quanto previsto dalla Legge 144/1999 ha confermato l’esclusività delle regioni quali soggetti “individuatori” dei Distretti industriali e ha specificato che “per Sistemi locali del lavoro si intendono le aree identificate sulla base del pendolarismo per ragioni di lavoro e delimitate secondo la metodologia definita dal volume «I sistemi locali del lavoro 1991» pubblicata dall’Istat nel 1997” e che alla delimitazione dei SLL provvederà ciascuna Regione e Provincia autonoma. Ha stabilito poi che “i Distretti economico produttivi verranno individuati dalle Regioni e dalle Province autonome, anche facendo riferimento ai Sistemi locali del lavoro [aggiornati con periodicità almeno decennale sulla base dei dati dei censimenti], mediante utilizzo di metodologie ed indicatori messi a punto con la collaborazione dell’Istat”. 3. Il recepimento della normativa nazionale a livello regionale: un quadro di sintesi dei distretti individuati dalle Regioni Nonostante l’introduzione delle semplificazioni procedurali previste dalla Legge 140/1999, il processo di attuazione in sede regionale è proceduto piuttosto lentamente, e ad oggi vi sono ancora 8 Regioni che non hanno provveduto al riconoscimento formale dei distretti industriali presenti sul loro territorio o che non hanno ancora ultimato il processo di identificazione. Quest’ultimo è il caso delle Regioni Puglia e Sicilia, mentre tra le Regioni che non hanno normato in materia di distretti un discorso a parte merita l’Emilia Romagna: come sottolineato anche nel 13 Rapporto Ipi-Map, la particolare caratterizzazione del tessuto produttivo emiliano, che potrebbe essere considerato a ben guardare come un unico grande distretto multisettoriale, ha infatti indotto la Regione a non riconoscere formalmente i suoi distretti industriali (operazione, inoltre, tutt’altro che agevole data la compresenza in alcune aree di più specializzazioni produttive che rende difficile l’identificazione di un singolo prodotto dominante), per lasciare agli attori locali la facoltà di elaborare progetti di sviluppo che possono di volta in volta interessare aree diverse4. Dal punto di vista della distribuzione geografica, delle 12 Regioni che invece hanno proceduto all’individuazione dei distretti industriali, 8 sono del Centro-Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Marche e Lazio) e 4 del Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Basilicata, Sardegna). La Regione che ha individuato un maggior numero di distretti è il Veneto, con 46, seguito dal Piemonte che ne ha riconosciuti 27 e dalle Marche che ne hanno individuati 26; il Lazio è invece la Regione con il minor numero di distretti industriali individuati (soltanto 3), seguito da Basilicata e Sardegna, entrambe con soli 4 distretti. Complessivamente i distretti industriali formalmente individuati in sede regionale sono 166 (da tale conteggio sono esclusi i 6 meta-distretti della Lombardia), di cui 145 localizzati nel Centro-Nord e 21 nel Mezzogiorno (tabella 1). A questi si aggiungono i 6 distretti industriali in corso di approvazione dalla Regione Puglia, mentre la Regione Sicilia sta ancora vagliando le 4 Per ulteriori approfondimenti in merito alle politiche per lo sviluppo dei distretti industriali in Emilia Romagna si veda Ipi-Map (2002, 68-71). 14 istanze di riconoscimento presentate dai vari soggetti che, in base alla recente legislazione regionale, possono concorrere alla formazione di distretti produttivi. Nella tabella 2 è disponibile il dettaglio dei distretti industriali individuati dalle singole Regioni, mentre la tabella 3 fornisce un quadro di sintesi delle specializzazioni produttive degli stessi. Come si può notare dalla tabella 3, la tipologia prevalente di specializzazione produttiva distrettuale è il tessile-abbigliamento (42 distretti sul totale di 166), seguita a distanza dalle macchine e apparecchi meccanici (22) e dalle pelli, cuoio e calzature (21). Quanto alla normativa nazionale di riferimento, per l’individuazione dei distretti industriali 4 Regioni hanno operato solo in base alla legge 317/1991 (Marche, Abruzzo, Campania, Sardegna), utilizzando gli indicatori statistici definiti nel Decreto Guarino; 2 hanno agito solo in base alla Legge 140/1999 (Basilicata e Lazio); 6 Regioni, dopo aver inizialmente operato in base alla precedente normativa (Legge 317/1991), hanno recepito le indicazioni e i criteri più flessibili introdotti dalla Legge 140/1999 (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Toscana) (tabella 4). Diverso è anche lo strumento legislativo di cui si sono avvalse le Regioni per disciplinare la materia dei distretti industriali: infatti mentre alcune Regioni sono ricorse all’adozione di Leggi Regionali, altre si sono limitate all’adozione di provvedimenti più semplici come le Delibere di Giunta o di Consiglio regionale, o Decreti assessoriali. Quasi tutte le Regioni che hanno normato la materia dei distretti hanno però previsto l’istituzione di un organismo di rappresentanza del distretto (Consulte, Comitati, Agenzie). Anche in questo caso però è stata diversa la modalità di 15 istituzione: alcune Regioni vi hanno infatti provveduto mediante apposita delibera, altre invece ne hanno previsto la costituzione direttamente all’interno della Legge istitutiva dei distretti; vi è poi il caso della Toscana, dove sono stati costituiti alcuni comitati di distretto, sebbene ciò non sia stato previsto da alcuna normativa regionale (tabella 5). Nella maggior parte dei casi gli organismi di rappresentanza hanno funzioni rappresentative degli interessi, sono composti generalmente da rappresentanti delle principali organizzazioni imprenditoriali e sindacali e da rappresentanti delle istituzioni locali (Province, Comuni, Camere di Commercio, autorità portuali, ecc.). Le Regioni hanno inoltre previsto l’adozione di strumenti di programmazione degli interventi (patti di sviluppo distrettuali, programmi annuali o triennali, contratti di programma) che vengono predisposti dagli organismi di rappresentanza del distretto, quando presenti, e successivamente sottoposti alle Giunte regionali per la loro approvazione (Confartigianato Imprese 2006). Di seguito viene presentata una breve rassegna dei principali provvedimenti legislativi adottati dalle diverse Regioni del paese per disciplinare la materia dei distretti industriali. Per ciascuna Regione viene inoltre fornito il dettaglio del numero dei distretti industriali formalmente individuati e del loro campo di specializzazione produttiva, nonché l’indicazione dell’organismo di rappresentanza istituito, con relative funzioni e composizione. 16 4. Rassegna dei principali provvedimenti legislativi in materia di distretti adottati dalle Regioni italiane 4.1 – Piemonte Il Piemonte rientra tra le Regioni che per l’individuazione dei distretti industriali non sono ricorse allo strumento legislativo, limitandosi all’adozione di Delibere di Consiglio Regionale. I distretti industriali piemontesi sono stati infatti individuati la prima volta con la DCR 1 marzo 1994, n. 722-2183 “Individuazione dei distretti industriali (sulla base dei dati del Censimento 1981) ai sensi dell’art. 36 della Legge 317/1991”, cui è seguita a distanza di due anni una successiva delibera di individuazione dei distretti, la DCR 18 giugno 1996, n. 250-9458 “Nuova individuazione dei Distretti industriali ai sensi dell’art. 36 della Legge 317/1991”, effettuata questa volta sulla base dei dati del Censimento 1991, e che ha quindi tenuto conto dei cambiamenti verificatisi nel tessuto produttivo piemontese. Nel febbraio 2002 è stata adottata una ulteriore Delibera di Consiglio Regionale, la DCR 26 febbraio 2002, n. 227-6665 “Rideterminazione dei distretti industriali del Piemonte di cui alla DCR n. 250-9548 del 18 giugno 1996”, con la quale la Regione Piemonte ha ritenuto opportuno procedere nuovamente ad una rideterminazione dei distretti industriali anche sulla base di dati statistici più aggiornati relativi al Censimento Intermedio dell’industria e dei servizi del 1996 e della nuova definizione dei Sistemi Locali del Lavoro 1991 (superando la definizione di Sistemi locali del Lavoro 1981 utilizzata per la individuazione dei distretti ai sensi della DCR 2509458), nonché sulla base delle modifiche apportate dalla Legge 140/199 17 all’art. 36 della Legge 317/1991. Ad oggi i distretti industriali individuati dalla Regione Piemonte sono 27, di cui 12 specializzati nel settore tessile, 11 nella meccanica, 1 nell’alimentare, 1 nell’oreficeria, 1 nella carta stampa e 1 nel legno. Per quanto riguarda l’organismo di rappresentanza, i Comitati di distretto erano previsti all’art. 2 della L.R. del 12 maggio 1997, n. 24 “Interventi per lo sviluppo dei sistemi di imprese nei distretti industriali in Piemonte”. Tale Legge Regionale è stata però abrogata decorsi 12 mesi dall’entrata in vigore della Legge Regionale 22 novembre 2004, n. 34 “Interventi per lo sviluppo delle attività produttive” che all’art. 16 prevede l’abrogazione di una serie di disposizioni di legge tra cui, appunto, la L.R. 24/1997, facendo però salvi gli effetti prodotti ed i rapporti giuridici sorti sulla base di tali disposizioni. Ad oggi risultano pertanto attivi 14 Comitati di distretto e 3 sono in fase di costituzione. In base alla L.R. 24/1997 che ne prevedeva l’istituzione, i Comitati di distretto sono composti dai rappresentanti delle principali associazioni imprenditoriali e sindacali e dai rappresentanti degli enti locali di maggior dimensione nonché di eventuali altre istituzioni pubbliche operanti nel campo della politica industriale dell’area. Tra le sue funzioni vi è quella di promuovere il miglior utilizzo a livello locale degli strumenti di politica industriale presenti nella legislazione regionale, nazionale e comunitaria; esprimere proposte e pareri alla Giunta regionale in materia di politica industriale di interesse locale; presentare alla Giunta Regionale, entro tre mesi dalla data di costituzione, il Programma di sviluppo consistente in un documento programmatico di orientamento e di indirizzo con il quale sono evidenziati gli obiettivi e le strategie di politica industriale locale 18 che si ritiene di perseguire nell’ambito del distretto. I Comitati di distretto sono inoltre chiamati ad esprimere il loro parere in merito ai Contratti di programma che il Presidente della Giunta regionale stipula dietro preventiva approvazione della Giunta regionale, sentito appunto il parere dei Comitati di distretto interessati. 4.2 - Lombardia La Lombardia è stata la prima Regione a introdurre una politica organica per i distretti industriali con la L.R. 22 Febbraio 1993, n. 7 “Interventi per lo sviluppo e l’innovazione delle piccole imprese in attuazione delle Legge 317/1991” e due successive Delibere di Giunta e Consiglio Regionale: la DGR 17 Novembre 1993, n. v/43192 “Individuazione dei distretti industriali in base all’art. 36 della Legge 317/1991 e all’art. 3 della L.R. 7/1993. Proposta di deliberazione consiliare relativa agli indirizzi e alle priorità per la promozione e l’elaborazione dei programmi di sviluppo dei distretti industriali” e la DCR 9 Febbraio 1994, n. v/1049 “Indirizzi e priorità per la promozione dei programmi di sviluppo dei distretti industriali – art. 36, legge 317/1991 – art. 3 L.R. 7/1993”. In seguito all’adozione della Legge 140/1999 l’impianto normativo e amministrativo dei distretti industriali è stato aggiornato con la L.R. 5 gennaio 2000, n. 1 “Riordino del sistema delle Autonomie in Lombardia. Attuazione del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112”, cui hanno seguito nel 2001 due successive Delibere di Giunta per definire i modelli di distretto e la selezione delle aree: si tratta della DGR 16 marzo 2001, n 7/3839 “Individuazione dei distretti industriali di 19 specializzazione produttiva ed approvazione delle linee di indirizzo per la definizione dei criteri per la individuazione dei distretti industriali tematici/meta distretti in attuazione della L.R. 1/2000”, e della DGR 5 ottobre 2001, n. 7/6356 “Individuazione dei meta-distretti industriali/meta-distretti tematici in attuazione della L.R. 1/2000”. In particolare la Regione Lombardia con il nuovo assetto normativo ha definito due tipologie di distretto: i distretti tradizionali di specializzazione produttiva e i meta-distretti. I primi sono aree maggiormente consolidate e mature ove sono sedimentati da tempo sistemi produttivi qualificati. In Lombardia ne sono state individuate 16 di cui 3 appartenenti al settore di specializzazione della produzione e lavorazione dei metalli, 7 appartenenti al settore del tessileabbigliamento, 1 al settore pelli-cuoio-calzature, 2 al settore del legnomobilio, 1 al settore della gomma e plastica, 1 al settore della meccanica e 1 al settore delle apparecchiature elettriche, elettroniche e medicali. I meta-distretti o distretti tematici sono invece “aree caratterizzate dalla presenza di filiere produttive ove ai rapporti di contiguità fisica tra le imprese si sostituiscono i rapporti di rete ed una crescente interazione tra imprese produttive, centri di ricerca e della conoscenza e attività di servizio della filiera”5. L’aggregazione dei comuni distrettuali è stata operata pertanto senza tenere necessariamente conto della prossimità territoriale, per cui alcuni comuni risultano presenti in più metadistretti. In Lombardia sono state individuate 6 aree meta-distrettuali nelle seguenti filiere: biotecnologie alimentari, altre biotecnologie, moda, 5 I nuovi distretti industriali in Lomabrdia, sito ufficiale della Regione Lombardia www.regione.lombardia.it 20 design, nuovi materiali, Ict (quest’ultima in seguito ad una apposita Delibera di Giunta, la DGR 26 marzo 2004, n. 7/16917 “Individuazione del meta-distretto industriale ICT in attuazione dell’art 3, L.R. 7/1993 come sostituito dall’art. 2, c.2 della L.R. del 24 marzo 2003, n. 3”). Infine, con la DGR 29 novembre 2002 n. 7/II384, “Criteri per l’organizzazione e lo sviluppo dei distretti industriali, in attuazione della L.R. 1/2000” sono stati definiti gli indirizzi per le politiche di sviluppo, il modello di governance e le procedure per la programmazione e per i finanziamenti, completando l’aggiornamento dell’impianto normativo e amministrativo risalente al 1994. In particolare, la delibera istituisce il Comitato Regionale dei distretti quale organo di programmazione e di governo delle politiche distrettuali, “costituito dall’Assessore regionale all’Industria, PMI, Cooperazione e turismo, con le funzioni di Presidente; dall’Assessore regionale all’Artigianato, Innovazione e Nuova economia; dai rispettivi Direttori regionali; da 21 testimoni privilegiati dei settori/filiera dei distretti e meta-distretti”. Occorre, inoltre, segnalare una proposta di legge attualmente all’attenzione del Consiglio Regionale che definisce i distretti come “libere aggregazioni di imprese” e che prevede la possibilità che le Associazioni di imprese si costituiscano in distretti (Confartigianato Imprese 2006). 4.3 - Veneto Il Veneto è tra le Regioni che hanno normato con un certo ritardo la materia dei distretti, ma dopo la loro prima individuazione avvenuta nel 21 1998 con la DGR 3 marzo 1998, n. 23 “Individuazione dei distretti industriali del Veneto, in attuazione dell’art. 36 della Legge 317/1991 e successive modificazioni”, tuttavia mai ratificata dal Consiglio Regionale, la Regione è poi intervenuta più volte in materia. Nel luglio 1999 la Giunta Regionale ha sottoposto al Consiglio Regionale una seconda delibera, la DGR 27 luglio 1999, n. 72 “Distretti industriali e sistemi produttivi locali, in attuazione dell’art. 36 della Legge 317/1991 e successive modificazioni” tenendo conto del Decreto Legislativo 112/1998 di attuazione della c.d. “Legge Bassanini” e della Legge 140/1999. Con deliberazione n. 79 del 22 novembre 1999 la proposta della Giunta è stata successivamente trasformata in legge dal Consiglio Regionale. Negli anni 2000-2001 si sono susseguite diverse delibere di Giunta aventi per oggetto una serie di interventi a favore dei distretti industriali veneti (“Affidamento di una ricerca per l’individuazione di una strategia regionale di interventi”, “Prima ricognizione dei soggetti operanti ed attivi nei Distretti Industriali”, “Mercato dell’energia elettrica e distretti industriali”) fino alla presentazione nel 2002 di un Progetto di Legge divenuto poi la Legge Regionale n. 8 del 4 aprile 2003, “Disciplina dei Distretti produttivi ed interventi di politica industriale locale”, modificata dalla Legge Regionale 16 marzo 2006, n. 5 “Modifiche alla Legge regionale 4 aprile 2003, n. 8 - Disciplina dei Distretti produttivi ed interventi di politica industriale locale”, in quanto giunta al termine del primo triennio di applicazione (2003-2005). La nuova Legge introduce due nuove forme di aggregazioni: i metadistretti e i distretti di filiera alla cui individuazione la Regione Veneto dovrà procedere. I primi rappresentano grosse aggregazioni di specifici 22 settori economici a valenza regionale, composte da almeno 250 imprese con almeno 5000 addetti e non direttamente collegate ad uno specifico territorio. I distretti di filiera o di settore sono invece costituiti da un’aggregazione di almeno 10 imprese riferibili ad una medesima filiera o settore produttivi che per vari motivi non possono entrare in un “Patto di distretto” ma che potranno invece unirsi presentando e realizzando uno o più progetti specifici. A questa tipologia sarà riservata una nuova linea di finanziamenti, alimentata dal Fondo Unico Regionale per le Imprese. La nuova legge, inoltre, per sollecitare l’aggregazione ha previsto l’innalzamento dei parametri necessari per attivare un Patto di Distretto: un distretto “tradizionale” dovrà infatti essere composto da un minimo di 100 aziende ed avere almeno 1000 addetti6. Ad oggi i distretti produttivi “tradizionali” del Veneto sono 46, con 8.136 imprese coinvolte per un totale di oltre 203.000 addetti. Di questi, 6 sono più propriamente distretti turistici, 4 appartengono al settore delle pelli e calzature, 3 al settore dell’abbigliamento-accessori-moda (tra cui il distretto cadorino dell’occhialeria), 6 al settore alimentari-bevandeagroindustria, 7 al settore della meccanica, 3 al settore del legnomobilio, 3 al settore della lavorazione dei minerali non metalliferi, 3 al settore della logistica, 2 al settore dei mezzi di trasporto (cantieristica nautica e bicicletta); gli altri 9 distretti appartengono a svariati settori quali quello della bioedilizia, della gomma e materie plastiche, delle attrezzature alberghiere, dell’informatica, delle energie rinnovabili del 6 Informazioni tratte dal sito www.regione.veneto.it/Notizie/Primo+Piano/Disegno+di+legge+sui+distret ti+industriali. 23 vento, del biomedicale e ai settori grafico-cartario, orafo, argentiero. Infine, l’organismo di rappresentanza previsto dalla L.R. 16 marzo 2006, n. 5 è la Consulta dei distretti e metadistretti, presieduta dall’Assessore competente in materia di politiche per l’impresa e composta dai rappresentanti individuati da ciascun Patto di distretto e da un rappresentante per ciascuna delle associazioni di categoria previste dal tavolo di concertazione regionale; la Consulta, istituita presso la Giunta regionale, è l’organismo di partecipazione dei distretti alla fase di realizzazione e monitoraggio dei patti di sviluppo distrettuale. 4.4 - Friuli-Venezia Giulia Anche il Friuli, come la Lombardia, ha proceduto con rapidità all’individuazione dei Distretti Industriali, con l’adozione nell’ottobre 1994 della DGR 13 ottobre 1994, n. 4751 “Legge 317/1991, art. 36. Determinazione dei distretti industriali in Friuli-Venezia Giulia. Modifica della DGR n. 2179/94”7, successivamente ridefiniti nel marzo 2000 (in seguito alle modifiche introdotte dalla Legge 140/1999) con una serie di 4 Delibere di Giunta aventi per oggetto l’individuazione dei 4 distretti industriali friulani della sedia (DGR n. 456 del 3 marzo 2002), del mobile (DGR n. 457), dell’alimentare (DGR n. 458) e del coltello (DGR n. 460), adottate in seguito all’approvazione della Legge Regionale 11 novembre 1999, n. 27 “Per lo sviluppo dei distretti 7 In data 27 maggio 1994 era stata infatti adottata una prima Delibera di Giunta Regionale avente per oggetto l’individuazione dei distretti industriali, la DGR 27 maggio 1994 n. 2179 appunto, che è stata modifica qualche mese più tardi dalla nuova DGR del 13 ottobre 1994. 24 industriali”. Nel luglio 2004, in seguito all’adozione della Legge Regionale 12/2002 avente per oggetto la disciplina organica dell’artigianato che al Titolo V ha introdotto la figura dei Distretti artigianali, una ulteriore Delibera di Giunta, la DGR 1799/2004, ha individuato un quinto distretto, quello artigianale della pietra Piasentina8. Più recentemente è stata adottata la Legge Regionale 4 marzo 2005, n. 4 “Interventi per il sostegno e lo sviluppo competitivo delle piccole e medie imprese del Friuli-Venezia Giulia (…)” che al Capo II modifica alcuni articoli della legge n. 27/1999 istituiva dei distretti, tuttora in vigore. In particolare viene modificata la definizione di distretto industriale, definito nella nuova legge come “un sistema locale formato da imprese variamente specializzate, sia manifatturiere che di servizi, sia artigiane che industriali o che comunque partecipano alla medesima filiera produttiva o a filiere collegate, nonché dagli attori istituzionali che svolgono un’attività rilevante all’interno del contesto locale” (art. 13, in sostituzione dell’art. 1 della legge 27/1999); vengono modificate le modalità di individuazione dei distretti industriali introducendo i criteri dell'indice di densità imprenditoriale dell'industria manifatturiera, dell'indice di specializzazione produttiva, dell'equilibrio nella composizione societaria e delle norme statutarie […] (art. 14, in 8 I riferimenti normativi completi sono i seguenti: x Legge Regionale 22 aprile 2002, n. 12, Titolo V Distretti artigianali, capo I, art. 69. x Delibera Giunta Regionale 9 luglio 2004, n. 1799, “Legge regionale 12/2002 – Istituzione del Distretto artigianale denominato della pietra Piasentina”, BUR Friuli-Venezia Giulia 5.1.2005, n.1. 25 sostituzione dell’art. 2). Viene soppresso il Comitato di distretto e istituita l’Agenzia per lo sviluppo del distretto industriale, definita come “una società consortile a capitale misto pubblico e privato, avente come scopo statutario la promozione dell’evoluzione competitiva del sistema produttivo locale e la prestazione di servizi a supporto dei processi innovativi delle imprese localizzate nell’area territoriale di riferimento.” E’ costituita dai soggetti privati e pubblici che compongono il distretto industriale. Ad essa possono partecipare, tra gli altri, i Comuni, le Province, le Camere di Commercio, i consorzi e gli enti di sviluppo industriale, le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacali, le associazioni, le società finanziarie, gli enti e i consorzi di imprese che svolgono attività rilevanti a favore delle imprese insediate nei singoli distretti industriali (art. 15, in sostituzione dell’art. 3). Tra i suoi compiti vi è l’adozione del Programma di sviluppo del distretto industriale, il monitoraggio e lo studio di fenomeni rilevanti per il distretto; è soggetto titolare del marchio distrettuale di qualità e può erogare servizi (art. 18, in sostituzione dell’art. 6 relativo ai Compiti dei Comitati di distretto). 4.5 - Liguria Anche la Regione Liguria, così come il Friuli e la Lombardia, ha proceduto con solerzia alla individuazione dei Distretti Industriali, con l’adozione nell’agosto 1994 della Legge Regionale 9 agosto 1994, n. 43 “Norme di attuazione della Legge 317/1991 ed interventi per il sostegno delle piccole e medie imprese”. L’individuazione dei distretti è stata in seguito ridefinita nel 2002 (tenendo conto delle modifiche introdotte dalla Legge 140/1999) con la L.R. 13 Agosto 2002, n. 33 “Interventi 26 da realizzarsi nell’ambito dei sistemi produttivi locali e dei distretti industriali” e successiva Delibera di Consiglio Regionale del 30 settembre 2003 n. 35, “Individuazione distretti industriali e sistemi produttivi locali in attuazione della L.R. del 13 agosto 2002, n. 33” che ha individuato 10 distretti industriali, 3 dei quali specializzati nella lavorazione dei minerali non metalliferi, 3 nei mezzi di trasporto (tra cui 1 nella cantieristica e 1 nella nautica), 2 nella meccanica, 1 nell’industria alimentare e 1 nell’elettronica. La Legge, all’art. 8, prevede nell’ambito di ciascun distretto industriale la costituzione del Comitato di distretto, quale sede di confronto tra le parti istituzionali, economiche e sociali, e avente le funzioni di favorire “la migliore utilizzazione, a livello locale, degli strumenti di politica industriale presenti nella legislazione regionale, nazionale e comunitaria”, predisporre il Programma annuale degli interventi, promuovere la realizzazione di progetti comuni tra le imprese dei distretti, individuare la necessità di progetti infrastrutturali facendosene promotore presso gli enti competenti (art. 9). E’ composto da 1 rappresentante dei comuni compresi nel distretto, 1 rappresentante della Camera di Commercio, rispettivamente da 4 e 3 rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali maggiormente rappresentative nell’area e da 1 rappresentante dell’Autorità portuale. La L.R. 33/2002 si appresta tuttavia ad essere superata da una nuova legge sui distretti, approvata in data 7 aprile 2006 dalla Giunta regionale ligure e in attesa di essere ratificata dal Consiglio regionale. In base alla nuova Legge, si legge nel Comunicato stampa della Regione Liguria, i Distretti industriali non sono legati solo ad una specializzazione territoriale, ma estesi alla filiera produttiva; in questo modo si amplia la categoria dei 27 soggetti beneficiari delle agevolazioni, comprendendo non solo i consorzi di imprese, ma anche le associazioni temporanee di impresa e le attività produttive complementari rispetto alla specializzazione del distretto, con l’obiettivo di stanziare risorse selezionando i progetti più innovativi e sollecitare l’iniziativa delle piccole e medie imprese della Liguria. La nuova legge, prosegue il Comunicato, riconosce inoltre “i distretti tecnologici regionali per favorire il progresso dell’alta tecnologia ed il suo trasferimento alle imprese per lo sviluppo scientifico e tecnologico del sistema produttivo”, e prevede che nel Comitato di distretto entrino a far parte anche i rappresentanti delle Province. 4.6 - Toscana La Regione Toscana per normare la materia dei distretti industriali è ricorsa unicamente all’adozione di delibere di Giunta e Consiglio Regionale, senza mai approdare ad una Legge Regionale che disciplinasse la materia in questione. L’individuazione dei distretti risale al 1995, quando è stato adottata la Delibera di Consiglio Regionale 7 febbraio 1995, n. 35 “Individuazione dei distretti industriali, ai sensi dell’art. 36 della legge n. 317/1991, e criteri per l’adozione dei piani di programma di sviluppo locale”. Successivamente, per recepire le modifiche apportate dalla legge 140/1999 è stata adottata nel 2000 una nuova Delibera di Consiglio Regionale, la DCR 21 febbraio 2000, n. 69 “Individuazione dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali manifatturieri, ai sensi dell’art. 36 della legge 317/1991 come modificato dall’art. 6, comma 8, legge 140/1999”, sulla base della quale sono stati individuati 12 distretti industriali, dei quali 4 appartenenti al 28 settore delle pelli-cuoio-calzature, 3 al settore del tessile-abbigliamento, 2 al settore del legno-mobilio, 1 al settore orafo, 1 al settore cartario e 1 al settore dei minerali non metalliferi (marmo). Nonostante nella delibera in oggetto non sia prevista l’istituzione di organismi di rappresentanza dei distretti, risultano attivi alcuni Comitati di distretto, come quello del distretto lapideo di Massa Carrara, quello cartario di Capannori e altri. La Regione Toscana ha inoltre introdotto con la Legge Regionale 5 aprile 2004, n. 21 “Disciplina dei distretti rurali” la figura dei distretti rurali, definiti come sistemi produttivi locali fortemente caratterizzati dall’attività agricola, con lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e la valorizzazione del territorio, ponendo come punto cardine il rispetto delle tradizioni storiche. 4.7 - Marche Nelle Marche il percorso di individuazione dei distretti industriali è stato piuttosto complesso e articolato, e si è limitato al dettato della Legge 317/1991 non avendo sino ad ora proceduto a identificare i distretti sulla base dalla Legge 140/1999. Una prima mappa di 9 distretti industriali, basata sui dati del Censimento 1981, è stata approvata nel 1995 con la DCR 7 marzo 1995, n. 255 “Individuazione dei distretti industriali in applicazione dell’art. 36 della Legge 317/1991 (su dati del Censimento 1981)”. Tre anni più tardi, con una seconda delibera di Consiglio Regionale, la DCR 30 luglio 1998, n. 210 “Individuazione dei distretti 29 industriali”9, si è proceduto ad una nuova mappatura dei distretti industriali, sempre sulla base dei criteri definiti dalla legge 317/1991, ma prendendo come riferimento i dati del Censimento 1991: questa volta i distretti industriali individuati sono stati 22. Pochi mesi dopo una ulteriore Delibera di Giunta Regionale, la DGR 21 dicembre 1998, n. 3236 “Individuazione di aree territoriali locali, distretti industriali, caratterizzate da elevata concentrazione di piccole e medie imprese in base ai dati del Censimento Istat 1991 (…)”, ratificata dal Consiglio Regionale in data 29 luglio 199910, ha individuato 26 “aree a valenza distrettuale” più coerenti con le reali situazioni produttive locali. Per poter fare ciò la Regione Marche, avvalendosi dell’autonomia derivante dal Decreto Legislativo 112/1998 attuativo della c.d. “Legge Bassanini” ha modificato il primo dei criteri previsti dal D.M. 21 aprile 1993 (Decreto “Guarino”), vale a dire l’Indice di industrializzazione manifatturiera, anticipando in un certo senso la Legge 140/1999. Di questi 26 distretti, 4 sono specializzati nel settore del legno-mobilio, 8 nel settore del tessile-abbigliamento, 11 nel settore delle pelli-cuoiocalzature, 1 nel settore della meccanica e 2 nel settore dei giocattoli. L’istituzione dell’organismo di rappresentanza dei distretti è stata invece regolamentata con una apposita Delibera di Giunta, la DGR 20 dicembre 9 La DCR 30 luglio 1998, n. 210 “Individuazione dei distretti industriali in applicazione dell’art. 36 della Legge 317/1991 (su dati del Censimento 1991)” è stata adottata in seguito ad una Delibera di Giunta Regionale, la DGR 22 giugno 1998, n. 1483 “Individuazione dei distretti industriali in applicazione dell’art. 36 della Legge 317/1991 (su dati del Censimento 1991)”. 10 DCR 29 luglio 1999, n. 259 “Individuazione di aree territoriali locali a valenza distrettuale”. 30 1999, n. 3260 “Direttive per l’istituzione dei comitati di indirizzo e di coordinamento nelle aree a valenza distrettuale ai sensi dell’art. 23 della L.R. n. 32/1999”11. Il Comitato di indirizzo e coordinamento è un organismo consultivo con compiti di programmazione, indirizzo e controllo delle politiche distrettuali, composto da rappresentanti dei soggetti istituzionali (Province, Comuni, Comunità Montane) e da soggetti privati che svolgono attività di produzione, di servizio e simili (imprese, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali più rappresentative, centri servizi, centri di ricerca, ecc.). I Comitati di indirizzo definiscono il Programma di sviluppo delle aree a valenza distrettuale di riferimento e lo presentano per l’approvazione alla Regione, che ne verifica la congruenza con il Programma regionale di sviluppo e il Piano di inquadramento territoriale, indicando eventuali proposte di integrazione o modifica. 11 E’ infatti l’art. 23 della L.R. 30 Novembre 1999, n. 32 “Assestamento del bilancio per l’anno 1999” a prevedere l’istituzione di un organismo di rappresentanza, regolamentato poi con la DGR 3260/1999. In base all’art. 23 della L.R. 32/1999 la Regione Marche “allo scopo di favorire la qualificazione delle aree a valenza distrettuale (…) promuove, in via sperimentale, nell’area calzaturiera del fermano-maceratese, nell’area pescarese del mobile, nell’area fabrianese colpita dagli eventi sismici del 26 settembre 1997 e successivi, nell’area plurisettoriale di Recanati-OsimoCastelfidardo e nell’area agro-industriale di San Benedetto del Tronto, la costituzione dei seguenti due organismi: i Comitati di indirizzo e di coordinamento (CO.I.CO), con compiti di programmazione, indirizzo e controllo delle politiche distrettuali; le Giunte esecutive di distretto (G.I.E.) con compiti di programmazione e valutazione degli interventi”. 31 4.8 - Lazio Il Lazio è tra le Regioni che hanno normato la materia dei distretti con maggiore ritardo, legiferando direttamente sulla base del dettato della Legge 140/1999. E’ solo del 2001, infatti, la Legge Regionale con la quale si è proceduto all’individuazione dei distretti industriali laziali, la L.R. 19 dicembre 2001, n. 36 “Norme per l’incremento dello sviluppo economico, della coesione sociale e dell’occupazione nel Lazio. Individuazione e organizzazione dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e delle aree laziali di investimento”. Alla L.R. 36/2001 è seguita la DGR 8 febbraio 2002, n. 135 “L.R. n. 36/2001, prima attuazione. Individuazione e organizzazione dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e delle aree laziali di investimento” con la quale è stato individuato il Distretto industriale di Civita Castellana, e la DGR 11 aprile 2003, n. 311 “L.R. n. 36/2001, prima attuazione. Individuazione e organizzazione dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e delle aree laziali di investimento” con la quale sono stati individuati il Distretto della Valle del Liri e quello dei Monti Ausoni. Con una successiva delibera di Giunta Regionale, la DGR 5 dicembre 2003 n. 130812 quest’ultimo distretto è stato ampliato, comprendendo in esso oltre agli originari 6 comuni del Frosinate anche 2 comuni in provincia di Roma e assumendo la denominazione di Distretto industriale dei Monti Ausoni-Tiburtina. Ad oggi, dunque, i 12 DGR 5 dicembre 2003, n. 1308 “Legge Regionale 19 dicembre 2001, n. 36. Integrazione della DGR dell’11 aprile 2003, n. 311. Ampliamento “Distretto industriale dei Monti Ausoni-Tiburtina del Marmo e del Lapideo (…)” pubblicata sul BURL del 10 aprile 2004, n. 10. 32 distretti definiti dalla Regione Lazio sono complessivamente 3, 1 nel settore della ceramica, 1 in quello dell’abbigliamento e 1 in quello dell’estrazione e lavorazione della pietra. Oltre ai 3 distretti industriali la Regione Lazio ha individuato 5 sistemi produttivi locali, specializzati nei seguenti settori: chimico-farmaceutico, agro-industriale, innovazione, elettronica e audiovisivo. Quanto all’organismo preposto alla stesura dei Programmi di sviluppo dei sistemi produttivi locali, dei distretti e delle aree laziali di investimento, la L.R. 36/2001 ha previsto l’istituzione dell’Agenzia Sviluppo Lazio, che li redige sulla base delle proposte formulate dagli enti locali interessati, dalle Camere di commercio, dalle associazioni di categoria e dalle organizzazioni sindacali, e ne promuove l’attuazione (art. 7). I Programmi di sviluppo, che definiscono gli interventi ritenuti prioritari, le azioni da svolgere complete dei piani finanziari e temporali di spesa relativi a ciascuna di esse, l’entità nonché il tipo di risorse pubbliche e private necessarie per la realizzazione di tali interventi ed azioni, devono essere trasmessi alla Giunta regionale che li adotta, previa verifica della conformità alla legislazione vigente e agli indirizzi della programmazione statale e regionale, o li rinvia all’Agenzia per i necessari adeguamenti in caso di mancata conformità (art. 8). L’Agenzia Sviluppo Lazio, inoltre, esprime proposte e formula pareri alla Giunta regionale in materia di politica industriale di interesse locale. 4.9 - Abruzzo Anche l’Abruzzo, come le Marche, per l’individuazione dei distretti ha operato unicamente in base alla Legge 317/1991. Nel 1996 con la DGR 33 7 marzo 1996, n. 742 “Delimitazione dei distretti industriali e individuazione degli interventi prioritari, ai sensi dell’art. 36 della Legge 317/1991” ratificata dal Consiglio Regionale in data 23 luglio 1996 (DCR 34/1996), sono stati individuati 4 distretti industriali, ai quali nel 2000 ne sono stati aggiunti altri 2 in seguito all’adozione di una successiva Delibera di Giunta, la DGR 12 aprile 2000, n. 722 “Istituzione distretto industriale dei servizi di Pescara-Montesilvano comprendente i comuni di Spoltore, Cepegatti, Cappelle sul Tavo, Città S. Angelo”, e di una Legge Regionale, la L.R. 18 maggio 2000, n. 97 “Individuazione, delimitazione, istituzione del distretto agro-industriale della Marsica”13. Ad oggi sono pertanto 6 i distretti industriali individuati dalla Regione Abruzzo, di cui 2 specializzati nell’abbigliamento e gli altri 4 nei seguenti settori merceologici: macchine elettriche-apparecchiature ottiche, vetro, agro-industria, servizi tecnologico-formativi per le imprese. Sempre in analogia con la Regione Marche, l’organismo di rappresentanza dei distretti industriali è stato istituito con apposita Delibera di Giunta, la DGR 11 Novembre 1997, n. 2901 “Istituzione dei Comitati di Distretto Industriale”14, in base alla quale sono stati istituti i Comitati dei 4 distretti industriali individuati con la DGR 742/1996, mentre il Comitato del distretto agro13 Successivamente la L.R. 18 maggio 2000, n. 97 è stata integrata con la L.R. 16 marzo 2001, n. 8 “Modifiche ed Integrazione alla L.R. 18 maggio 2000, n. 97 recante: Individuazione, delimitazione, istituzione del distretto agroindustriale della Marsica”. 14 Tale Delibera è stata successivamente integrata dalla DGR 29 aprile 1998, n. 1013 “Integrazione alla DGR dell’11 novembre 1997, n. 2901, esecutiva, avente per oggetto l’istituzione dei Comitati di Distretto Industriale”. 34 industriale della Marsica è stato istituito direttamente dalla L.R. 97/2000 istitutiva del distretto. Quanto al Comitato del distretto industriale dei servizi di Pescara-Montesilvano, nonostante non sia stata rilevata traccia di una normativa regionale che lo istituisse, tale Comitato risulta essere stato costituito nel marzo 2004. In linea generale in base alle disposizioni della DGR 2901/1997 istitutiva dei Comitati di distretto industriale ciascun Comitato di distretto è composto da un rappresentante della Camera di commercio, da rappresentanti delle associazioni industriali, artigianali e sindacali maggiormente rappresentative, da due rappresentanti dei comuni indicati dall’Anci, da un rappresentante dei consorzi di sviluppo industriale, nonché da un rappresentante delle società consortili miste maggiormente presenti sul territorio. E’ prevista inoltre la nomina di un esperto da parte della Giunta regionale, anche al di fuori dei componenti il Comitato, con funzioni di direzione e di coordinamento esecutivo dei componenti il Comitato di distretto15. I Comitati di distretto sottoscrivono insieme al Presidente della Giunta regionale un Contratto di programma contenente il piano pluriennale di iniziative di investimento atto a generare significative ricadute sul piano produttivo nel distretto industriale. La relazione annuale sulle iniziative intraprese deve essere poi presentata alla Giunta regionale per l’approvazione. I Comitati di distretto sono infine i responsabili per il monitoraggio e la verifica dei risultati. 15 La nomina di un esperto non è prevista nel caso del Comitato di distretto agro-industriale della Marsica. 35 4.10 – Campania La Campania rientra tra le Regioni che hanno individuato i distretti industriali solo sulla base del dettato della Legge 317/1991. Con la DGR 2 giugno 1997, n. 59 “Individuazione dei distretti industriali. Approvazione degli indirizzi, criteri e priorità per la promozione e la realizzazione dei «Programmi dei distretti industriali»” ha presentato una mappatura di 7 distretti industriali, ratificata due anni più tardi dal Consiglio regionale, con DCR 15 novembre 1999, n. 25 recante la medesima intestazione della DGR 59/1997. I settori merceologici di appartenenza dei 7 distretti sono i seguenti: concia (1 distretto), tessileabbigliamento (5 distretti), alimentare (1 distretto). La produzione normativa successiva ha riguardato per gran parte l’istituzione dei Comitati di distretto: la Regione Campania è, infatti, ricorsa ogni volta ad una diversa Delibera di Giunta per l’istituzione del Comitato di distretto in ciascuna area distrettuale16. 16 Qui di seguito si riportano i riferimenti normativi delle delibere di istituzione dei Comitati di distretto: x DGR 18 ottobre 2000, n. 4867 “Istituzione del Comitato di distretto di Solofra (AV)”; x DGR 8 febbraio 2001, n. 622 “Istituzione del Comitato di distretto di San Giuseppe Vesuviano (NA)”; x DGR 2 marzo 2001, n. 999 “Istituzione del Comitato di distretto di Nocera Inferiore – Gragnano (SA-NA)”; x DGR 2 marzo 2001, n. 998 “Istituzione del Comitato di distretto di San Marco dei Cavoti (BN)”; x DGR 31 luglio 2001, n. 3875 “Istituzione del Comitato di distretto di Calitri (AV)”; x DGR 29 settembre 2001, n. 4625 “Istituzione del Comitato di distretto di Grumo-Nevano – Aversa (NA-CE)”; 36 4.11 - Basilicata L’interesse della Regione Basilicata per i distretti industriali si è concretizzato nella Legge Regionale 23 gennaio 2001, n. 1 “Riconoscimento ed istituzione dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali”, elaborata accogliendo la ratio della Legge 140/1999; anche la Basilicata, quindi, ha atteso non poco tempo prima di conferire un adeguato assetto normativo alla materia dei distretti industriali. Alcuni mesi più tardi con la DGR 25 giugno 2001, n. 1433, avente ad oggetto “L.R. 1/2001 – Attuazione dell’art. 2, punto 1 – Individuazione dei «Sistemi Produttivi Locali» e dei «Distretti industriali Manifatturieri»”, ratificata dal Consiglio regionale in data 1 Agosto 200117, è stata data attuazione alla L.R. 1/2001 individuando 4 Distretti industriali e 3 Sistemi produttivi locali “manifatturieri”18. Dei 4 Distretti industriali 2 rientrano nel settore merceologico dei prodotti per l’arredamento, 1 nel settore agroindustriale e 1 nel tessileabbigliamento. La L.R. 23 gennaio 2001, n. 1, inoltre, all’art. 2 prevede espressamente che i soggetti locali (vale a dire gruppi di imprenditori, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali) possano chiedere, dietro richiesta documentata e motivata, che il proprio territorio venga x DGR 29 settembre 2001, n. 4624 “Istituzione del Comitato di distretto di Sant’Agata dei Goti (BN)”. 17 DCR 1 Agosto 2001, n. 261 “Legge Regionale 1/2001 – Attuazione dell’art. 2, punto 1 – Individuazione dei «Sistemi produttivi locali» e dei «Distretti Industriali Manifatturieri» - Approvazione”. 18 Ad oggi soltanto il Distretto Agroindustriale del Vulture è stato formalmente istituito con DCR 24 febbraio 2004, n. 794 “Individuazione ed istituzione del Distretto Agroindustriale del Vulture, BURB n. 16 del 16 marzo 2004”, seguita alla DGR 28 luglio 2003, n. 1444. 37 riconosciuto come Distretto, indipendentemente dalla conformità a particolari parametri statistici. Quanto agli organismi di rappresentanza, la L.R. 1/2001 istituisce all’art. 4 i Comitati di distretto, nei quali sono rappresentati oltre agli imprenditori e alle organizzazioni sindacali anche gli enti locali e le Camere di commercio. Ciascun Comitato di distretto è infatti composto da 9 rappresentanti del mondo imprenditoriale, 3 rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, 1 rappresentante dei Comuni del territorio compreso nel distretto o sistema produttivo locale, 1 rappresentante della Provincia e 1 della Camera di commercio comprese nel distretto o sistema produttivo locale. Tra i compiti del Comitato la stesura, l’adozione e la promozione del Programma di sviluppo del distretto industriale o sistema produttivo locale; la promozione dell’utilizzo delle risorse che la Regione e gli Enti locali assegnano allo sviluppo dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali; la formulazione di proposte e pareri alla Giunta regionale in materia di politica industriale di interesse locale (art. 6). 4.12 – Sardegna La Regione Sardegna ha provveduto ad individuare i distretti industriali con Decreto Assessore all’Industria 7 agosto 1997, n. 377 “Individuazione dei distretti industriali della Sardegna in applicazione dell’art. 36 della Legge 317/1991”. Accogliendo la metodologia predisposta dal Decreto Guarino del 21 Aprile 1993 sono stati individuati 4 distretti industriali: quello del sughero di CalangianusTempio Pausania; quello del marmo di Orosei; il distretto del tappeto di Samugheo; il distretto del granito della Gallura. Successivamente, 38 recependo solo in parte le novità introdotte dalla Legge 140/1999, con Delibera di Giunta Regionale 2 luglio 2002 n. 21/38 “Individuazione Sistemi produttivi locali”, sono stati individuati 3 Sistemi produttivi locali (telecomunicazioni, informatica, hardware e attività connesse; ricerca e sviluppo; industria alimentare). Non sono invece state apportate modifiche alla mappa dei distretti elaborata sulla base della Legge 317/1991. Quanto agli organismi di rappresentanza, la legislazione regionale non ne ha prevista l’istituzione. 4.13 – Sicilia La Regione Sicilia, pur avendo normato la materia dei distretti industriali con il Decreto Assessoriale 1 dicembre 2005, n. 152 “Criteri di individuazione e procedure di riconoscimento dei distretti produttivi”, non ha ancora ultimato il processo di individuazione dei distretti industriali: ad oggi sono state presentate 58 istanze di riconoscimento di distretti produttivi sulle quali l’Amministrazione regionale dovrà pronunciarsi, tenendo in considerazione quanto stabilito dall’art. 2 del D.A. 152/2005 che definisce il distretto produttivo come “caratterizzato dalla compresenza: a) di agglomerati di imprese che svolgono attività simili secondo una logica di filiera, verticale o orizzontale; b) di un insieme di attori istituzionali aventi competenze ed operanti nell’attività di sostegno all’economia locale”. L’art. 4 del D.A. 152/2005 prevede inoltre che alla formazione del distretto produttivo possano concorrere, tra gli altri, gli enti locali territoriali; le istituzioni pubbliche e private attive nel campo dell’istruzione e della formazione professionale, le Università e la Regione siciliana; le imprese con sede 39 nel territorio regionale; le associazioni di categoria; enti ed associazioni pubbliche e private che svolgono attività nell’ambito della promozione, della ricerca dell’innovazione, finalizzate allo sviluppo del sistema produttivo. L’art. 8, infine, prevede l’istituzione della Consulta dei distretti quale organismo di coordinamento dei distretti nella fase di attuazione e di monitoraggio dei patti di sviluppo distrettuale, composta dai rappresentanti individuati da ciascun distretto produttivo e da un rappresentante per ciascuna delle associazioni previste dal tavolo di concertazione regionale. La Consulta è presieduta dall’Assessore per la cooperazione o suo delegato, che la costituisce con proprio decreto e la convoca. Quanto ai Patti di sviluppo distrettuale, si tratta di documenti programmatici, di durata triennale, che evidenziano i contenuti delle azioni che i distretti si propongono di attuare per lo sviluppo della propria realtà produttiva (art. 5). 4.14 – Puglia Come accennato più sopra, in Puglia l’individuazione dei distretti industriali è ancora in fase di approvazione. La Regione ha infatti predisposto nel lontano 1999 un disegno di legge sulla base della Legge 140/1999, non ancora approvato, nel quale sono stati individuati 6 distretti industriali e 18 sistemi produttivi locali. Dei 6 distretti industriali individuati, 3 appartengono al settore dell’abbigliamento, 2 a quello delle calzature e 1 a quello del mobile imbottito. 40 Tabelle Tabella 1 I distretti industriali individuati dalle Regioni: sintesi Regione N° di distretti individuati Piemonte 27 Lombardia 16 Veneto 46 Friuli-Venezia Giulia 5 Liguria 10 Toscana 12 Marche 26 Lazio 3 Totale Centro-Nord 145 Abruzzo 6 Campania 7 Basilicata 4 Sardegna 4 Totale Sud 21 Totale complessivo 166 Fonte: elaborazione su dati Ipi (2005b)e Confartigianato Imprese (2006). 41 42 Chieri-Cocconato Biella Cossato Crevacuore Gattinara-Borgosesia Tollegno Trivero Oleggio Varallo Pombia Cortemilia Revello Sanfront Ciriè-Sparone Forno Canavese Pianezza-Pianerolo Rivarolo-Pont Canavese Livorno Ferraris-Santhià Omegna-Varallo Sesia-Stresa San Maurizio d'Opaglio-Armeno Casale Monferrato-Ticineto-Quattordio Cerrina Monferrato Borgomanero Carmagnola Canelli-Santo Stefano Belbo Valenza Po Dogliani Verzuolo Valle dell'Arno Lecchese Valli Bresciane PIEMONTE LOMBARDIA Distretto Regione Asti - Torino Biella Biella - Vercelli Biella-Vercelli Biella - Novara - Vercelli Biella Biella Novara Novara Asti - Cuneo Cuneo Cuneo Torino Torino Cuneo - Torino Torino Biella - Torino - Vercelli Verbano-Cusio-Ossola - Vercelli Novara - Verbania Alessandria - Asti - Vercelli Alessandria Novara Torino - Cuneo Asti - Cuneo Alessandria Cuneo Cuneo Varese Bergamo - Como - Lecco - Milano Brescia Provincia I distretti industriali individuati dalle Regioni: dettaglio Tabella 2 Totale Comuni del Distretto 36 33 26 7 18 11 4 7 6 9 3 3 45 10 90 32 19 41 10 50 8 29 10 13 10 8 14 11 40 49 Settore merceologico (segue) Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Tessile Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Alimentari e bevande Oreficeria Carta stampa Legno Produzione e lavorazione metalli Produzione e lavorazione metalli Produzione e lavorazione metalli 43 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Venezia Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Treviso Verona Verona Rovigo Belluno Verona Treviso Verona Treviso Brianza Bergamasca-Val Cavallina-Oglio Bassa Bresciana Abbigliamento Gallaratese Vigevanese Casalasco-Viadanese Termale euganeo Distretto turistico del Garda Distretto produttivo-turistico-culturale delle province di VE-RO-TV-VI Distretto veneto dei beni culturali Distretto turistico della Montagna Cimbra Distretto turistico delle Dolomiti bellunesi Prosecco-Valdobbiadene Sviluppo agroittico della Venezia Distretto veneto lattiero-caseario Vino Distretto ortofrutticolo del Veneto Patto per lo sviluppo del settore ittico Occhiale Veronaprontomoda - Distretto veneto dell'abbigliamento Veneto Sistema Moda Calzaturiero veronese Sportsystem di Montebelluna VENETO 36 26 12 9 8 13 n.d. n.d. Bergamo - Lecco - Lodi - Milano Como - Milano Bergamo - Brescia Brescia - Cremona Varese Pavia Cremona - Mantova Padova Verona Est milanese 28 27 10 9 15 8 11 Como Bergamo Como - Lecco Brescia - Cremona - Mantova Brescia - Cremona Bergamo - Brescia Serico comasco Valseriana Lecchese tessile Castel Goffredo Bassa Bresciana Sebino Abbigliamento Calzature Calzature Abbigliamento Turismo Turismo Turismo Alimentari e bevande Alimentari e bevande Alimentari e bevande Alimentari e bevande Alimentari e bevande Alimentari e bevande Occhialeria Turismo (segue) Tessile (seta) Tessile Tessile Tessile (calze) Cuoio, calzature Gomma e plastica Apparecchiature elettriche, elettroniche e medicali Mobili Abbigliamento Abbigliamento Abbigliamento Meccanica (meccano-calzaturiero) Legno Turismo Turismo Totale Comuni del Settore merceologico Distretto (segue) LOMBARDIA Provincia Distretto Regione 44 Distretto calzaturiero veneto Distretto vicentino della concia Orafo Distretto produttivo argentieri del Veneto Distretto trevigiano del legno-arredo Mobile classico della pianura veneta Mobile d'arte di Bassano Vetro artistico di Murano Marmo e pietre del Veneto Ceramica - terracotta (segue) VENETO Venetoclima - Distretto veneto della termomeccanica Nord Est Packaging Meccatronica Meccanica e subfornitura meccanica Macchine agricole e dell'industria pesante Grafico-cartario veneto Distretto provinciale della cantieristica nautica veneziana Bicicletta Distretto padovano della logistica Portualità, intermodalità e logistica nelle province di VE e TV Distretto logistico veronese Distretto trevigiano della bioedilizia Biomedicale veneto Energie rinnovabili del vento Distretto veneto delle attrezzature alberghiere Distretto regionale della gomma e materie plastiche Distretto veneto del condizionamento e della refrigerazione industriale Distretto veneto della giostra Distretto Regione n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Verona Treviso Padova Belluno Treviso n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Vicenza Vicenza Padova Padova Verona Venezia n.d. Verona n.d. n.d. Rovigo n.d. n.d. n.d. Padova Treviso Padova n.d. Treviso Venezia n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Logistica Bioedilizia Biomedicale Energie rinnovabili Attrezzature alberghiere Logistica Mezzi di trasporto Logistica Mezzi di trasporto Meccanica Meccanica Meccanica Meccanica Grafico-cartario Meccanica Meccanica Meccanica Gomma e plastica Calzature Pelli e calzature Oreficeria Argenteria Legno-mobilio Mobili Mobili Minerali non metalliferi Minerali non metalliferi Minerali non metalliferi Totale Comuni del Settore merceologico Distretto Venezia Vicenza Vicenza Padova Treviso Verona Vicenza Venezia Verona Vicenza Provincia (segue) 45 11 6 9 4 6 14 9 17 14 12 3 9 13 8 10 5 7 12 12 18 6 10 8 13 12 10 5 8 7 2 Pordenone Udine Pordenone Udine Genova Savona La Spezia Imperia Genova Savona Genova Genova Genova La Spezia Pistoia Firenze - Siena Firenze - Pisa Arezzo - Firenze Firenze - Pistoia - Prato Arezzo Firenze Firenze - Siena Siena Arezzo Lucca - Pistoia Lucca - Massa Carrara Pesaro e Urbino Pesaro e Urbino Pesaro e Urbino Macerata Mobile Alimentare Coltello Pietra Piasentina Lavorazione dell'Ardesia di Cicagna Lavorazione vetro e ceramica Lavorazione della pietra Industria alimentare Nautica e metallurgia Fabbricazione mezzi di trasporto Cantieristica Elettronica Meccanica e metallurgia Meccanica, cantieristica e nautica Valdinievole Castelfiorentino Santa Croce sull'Arno Valdarno Superiore Prato Casentino-Val Tiberina Empoli Poggibonsi Sinalunga Arezzo Capannori Carrara Piandimileto Fossombrone Pesaro Treia MARCHE TOSCANA LIGURIA 11 Udine Sedia n.d. Verona Informatica e tecnologico avanzato (segue) Mobili Alimentari e bevande Coltelli e oggetti in metallo Minerali non metalliferi Minerali non metalliferi Minerali non metalliferi Minerali non metalliferi Alimentari e bevande Mezzi di trasporto Mezzi di trasporto Mezzi di trasporto Elettronica Meccanica Meccanica Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Legno-mobilio Legno-mobilio Oreficeria Carta Minerali non metalliferi (marmo) Legno-mobilio Legno-mobilio Legno-mobilio Legno-mobilio Sedie e sedili Informatica Totale Comuni del Settore merceologico Distretto (segue) VENETO FRIULI-VENEZIA GIULIA Provincia Distretto Regione 46 L'Aquila Chieti Teramo Chieti L'Aquila Pescara Piana del Cavaliere Maiella Vibrata-Tordino Vomano Vastese Distretto agroindustriale della Marsica Servizi di Pescara-Montesilvano ABRUZZO LAZIO Pesaro e Urbino Pesaro e Urbino Pesaro e Urbino Pesaro e Urbino Ancona - Pesaro e Urbino Ancona Macerata Macerata Ancona Macerata Macerata Macerata Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ancona - Macerata Ancona - Macerata Ancona Roma - Viterbo Frosinone Frosinone - Roma Sassocorvaro Urbania Sant'Angelo in Vado Pergola Mondolfo Ostra Cingoli Urbisaglia Serra de' Conti Tolentino Civitanova Marche Monte San Giusto Porto Sant'Elpidio Monte San Pietrangeli Montegranaro Montegiorgio Fermo Montefiore dell'Aso Offida Fabriano Recanati Osimo Civita Castellana Valle del Liri Monti Ausoni-Tiburtina (segue) MARCHE Provincia Distretto Regione 4 15 20 15 14 2 Totale Comuni del Distretto 6 3 3 5 8 8 3 4 6 7 3 3 2 2 2 25 7 8 7 16 7 7 8 20 8 Settore merceologico (segue) Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Pelle, cuoio, calzature Meccanica Giocattoli Giocattoli Minerali non metalliferi (ceramica) Abbigliamento Minerali non metalliferi (pietra) Macchine elettriche apparecchiature ottiche Abbigliamento Abbigliamento Minerali non metalliferi (vetro) Agroindustria Servizi organizzativi, tecnologici, formativi per le imprese 47 Solofra Calitri San Marco de' Cavoti Sant'Agata dei Goti-Casapulla Grumo Nevano-Aversa-Trentola Ducenta San Giuseppe Vesuviano Nocera Inferiore Pescopagano Vulture Sant'Angelo Le Fratte Matera Sughero di Calangianus-Tempio Pausania Marmo di Orosei Tappeto di Samugheo Granito della Gallura CAMPANIA Avellino Avellino Benevento Benevento - Caserta Caserta - Napoli Napoli Napoli - Salerno Potenza Potenza Potenza Matera Sassari Nuoro Oristano Sassari Provincia 4 9 16 20 21 8 20 1 15 5 2 3 5 6 12 Concia Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Tessile-abbigliamento Alimentari e bevande (conserve) Tessile-abbigliamento Agroindustria Mobili Mobili Legno Minerali non metalliferi Tessile Minerali non metalliferi Totale Comuni del Settore merceologico Distretto Fonte: elaborazione su dati Ipi (2005b), Confartigianato Imprese (2006) e Regione Piemonte. SARDEGNA BASILICATA Distretto Regione 48 2 1 1 1 Abruzzo Campania Basilicata 2 21 1 11 4 4 1 1 17 1 2 4 2 2 3 2 1 3 1 1 1 2 1 1 13 2 1 2 1 3 1 3 4 1 3 22 1 2 7 1 11 5 1 1 2**** 1 5 3******* 2***** 6 2* 1** 2****** 1** 1 1 13 1 12******** 6 166 4 4 7 6 3 26 12 10 5 46 16 27 Fonte: elaborazione su dati Ipi (2005b) e Confartigianato Imprese (2006) 6 °° ° 6 Carta, Gomma e Minerali Metallo e Macchine e Macchine Altre Altre attività Mezzi di Metastampa, materie non prodotti in apparecchi elettriche industrie Bioedilizia non Totale trasporto distretti editoria plestiche metalliferi metallo meccanici ed ottiche manifatt. industriali * Giocattoli ** Oreficeria-gioielleria *** Tappeti ****Occhialeria e biomedicale *****Bicicletta e cantieristica nautica ******Oreficeria e argenteria ******* Tra cui cantieristica e nautica ******** Di cui: 6 turismo e cultura, 3 logistica, 1 informatica e tecnologie avanzate, 1 attrezzature alberghiere, 1 energie rinnovabili del vento. ° La Regione Veneto ha previsto nei testi di legge adottati l’istituzione dei meta-distretti e dei distretti di filiera, ma non sono ancora stati individuati. °° La Regione Liguria ha previsto l’istituzione dei distretti di filiera, ma non sono ancora stati individuati 3 42 Totale Puglia 1*** 1 Sardegna 12 1 Lazio 5 8 Marche 1 Liguria 3 1 Friuli-Venezia Giulia Toscana 2 6 Veneto 12 7 1 Alimentari e Pelli, Tessile e Legnobevande, cuoio e abbigl. mobilio agroindus. calzature Lombardia Piemonte Regioni Le specializzazioni produttive dei distretti industriali individuati dalle Regioni Tabella 3 Tabella 4 Normativa in base alla quale le Regioni hanno individuato i distretti industriali Solo Legge 317/1991 Solo Legge 140/1999 Prima Legge 317/91, poi Legge 140/99 Marche Lazio Piemonte Abruzzo Basilicata Lombardia Campania Sicilia** Friuli-Venezia Giulia Sardegna* Puglia*** Veneto**** Liguria Toscana * La Regione Sardegna ha elaborato la mappa dei distretti industriali solo sulla base della Legge 317/1991, ma recependo quanto stabilito dalla Legge 140/1999 ha individuato nel 2002 3 Sistemi produttivi locali, lasciando però invariata la mappa dei distretti precedentemente elaborata (nel 1997). ** La Regione Sicilia non ha ancora ultimato il processo di identificazione dei distretti industriali: dopo aver adottato a fine 2005 il Decreto assessoriale avente per oggetto i “criteri di individuazione e le procedure di riconoscimento dei distretti produttivi”, sta ora vagliando le istanze di riconoscimento presentate. *** La Regione Puglia ha individuato in un disegno di legge risalente al 1999 6 distretti industriali, ma tale proposta non è ancora stata approvata. **** La Giunta Regionale veneta nel marzo 1998 ha presentato al Consiglio una prima proposta di individuazione dei distretti industriali veneti, riformulata poi nel luglio 1999 tenendo conto del Decreto Legislativo 112/1998 di attuazione della c.d. “Legge Bassanini”, e delle modifiche introdotte dalla Legge 140/1999. Solo tale seconda proposta è stata successivamente ratificata dal Consiglio regionale. Fonte: elaborazione su dati tratti dai testi legislativi e dai siti ufficiali delle singole Regioni 49 Tabella 5 L’istituzione degli organismi di rappresentanza dei distretti industriali nelle singole Regioni ISTITUZIONE DELL'ORGANISMO DI RAPPRESENTANZA TRAMITE: ISTITUZIONE DELL'ORGANISMO DI RAPPRESENTANZA NON PREVISTA DALLA LEGISLAZIONE REGIONALE la Legge istitutiva dei distretti apposita delibera ma comunque esistente e quindi assente Piemonte * Lombardia Toscana Sardegna Veneto Marche Friuli-Venezia Giulia Abruzzo*** Liguria Campania**** Lazio Basilicata Sicilia** * I Comitati di distretto erano previsti dalla L.R. 24/1997 che però ad oggi risulta abrogata (vedi paragrafo 4.1). ** La Regione Sicilia ha istituito i distretti industriali con l’adozione di un Decreto assessoriale, che già al suo interno prevede l’istituzione della Consulta dei Distretti. *** Fa eccezione il Comitato del Distretto agro-industriale della Marsica che è stato istituito direttamente dalla Legge regionale che ha istituito il distretto stesso. **** La Regione Campania è ricorsa ogni volta ad una diversa Delibera di Giunta per l’istituzione del Comitato di distretto in ciascuna area distrettuale. Fonte: elaborazione su dati tratti dai testi legislativi e dai siti ufficiali delle singole Regioni 50 Riferimenti bibliografici Balestri A., Cantoni A. e Lorenzon G. (2002), “Le politiche per i Distretti industriali”, in Ipi-Map (2002, 46-73). Becattini G. (2000), Il distretto industriale, Rosenberg & Sellier, Torino. Becattini G. (2002), “Dal distretto industriale marshalliano alla «distrettualistica italiana». Una breve ricostruzione critica”, in Quadrio Curzio A. e Fortis M. (a cura di) (2002), pp. 141-177. Brusco S. e Paba S., (1997) “Per una storia dei distretti italiani dal secondo dopoguerra agli anni novanta”, in Barca F. (a cura di) (1997), pp. 265-333. Cainelli G. e Zoboli R. (a cura di) (2004), The Evolution of Industrial Districts, Heidelberg e New York, Physica Verlag, Springer. Confartigianato Imprese (2006), I distretti nella legislazione regionale. Fortis M. (1996), Crescita economica e specializzazioni produttive. 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Siti ufficiali delle Regioni italiane: www.regione.piemonte.it www.regione.lombardia.it www.regione.veneto.it www.regione.fvg.it www.regione.liguria.it www.regione.toscana.it www.regione.marche.it www.regione.lazio.it www.regione.abruzzo.it www.regione.campania.it www.regione.basilicata.it www.regione.sardegna.it www.regione.puglia.it www.regione.sicilia.it Altri siti: www.ipi.it (per aggiornamento dati) www.arianna.consiglioregionale.piemonte.it www.ice.gov.it/italia/bari/sviluppo.htm www.istat.it 53 CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA, ECONOMIA INTERNAZIONALE E SVILUPPO ECONOMICO Working Papers (*) 1994 Alberto Quadrio Curzio La Banca d’Italia dal 1914 al 1936 1994 Alberto Quadrio Curzio Tre livelli di governo per l’economia italiana 1994 Alberto Quadrio Curzio e Roberto Zoboli Linee di recente sviluppo dell’arco alpino ristretto 1994 Giuseppe Colangelo Optimal durability with buyer’s market power 1994 Giuseppe Colangelo Vertical organizational forms of firms 1994 Giuseppe Colangelo Exclusive dealing may foster cross-collusion 1994 Piergiovanna Natale Pricing strategies: a brief survey 1994 Piergiovanna Natale Posted vs. negotiated prices under asymmetric information 1994 Roberto Zoboli The Alps in the economic and ecological systems of Europe 1994 Daniela Feliziani (*) It is a new series of Cranec Working Papers, began in 1994. Since 1978 to 1994, 45 working papers have been published. 54 Organizzazione e regolamentazione degli orari di lavoro nei paesi industrializzati 1995 Maddalena Baitieri Sistemi di ricerca e innovazione tecnologica 1995 Maddalena Baitieri Sviluppo tecnologico e tutela dell’ambiente e della vita 1995 Piergiovanna Natale Rapporto di lavoro: una reimputazione 1996 Alberto Quadrio Curzio e Fausta Pellizzari Risorse, prezzi e rendite ambientali. Un’analisi uniperiodale 1997 Alberto Quadrio Curzio Italy and the European Monetary Union. Why Italy is on the border line? 1998 Giulio Cainelli e Claudio Lupi The choice of the aggregation level in the estimation of quarterly national accounts 1999 Deborah Grbac Sulla globalizzazione del sistema economico con particolare riferimento all’economia lombarda e milanese 1999 Marco Fortis PMI, Distretti industriali e liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica 2000 Deborah Grbac Transnational and inter-regional cooperation and macroeconomic flows, a case-study. Mitteleuropa 55 2000 Alberto Quadrio Curzio Dalle istituzioni economiche nazionali a quelle continentali e sovranazionali. Applicazioni del principio di sussidiarietà 2001 Floriana Cerniglia e Massimo Bordignon L’aritmetica del decentramento: devolution all’italiana e problemi connessi 2001 Fausta Pellizzari Environmental resources, prices and distribution 2001 Massimo Visconti Misure della performance d'impresa e indicatori di bilancio: un paradigma ancora valido? 2001 Marco Fortis e Alberto Nodari Un marchio di qualità AVR per la produzione italiana di rubinetteria e valvolame: uno strumento per la valorizzazione e la promozione del made in Italy 2002 Floriana Cerniglia Distributive politics and federations 2003 Floriana Cerniglia La riforma del titolo V della Costituzione e i nuovi rapporti finanziari fra Stato ed autonomie locali: una valutazione quantitativa 2003 Floriana Cerniglia Decentralization in the public sector: quantitative aspects in federal ad unitary countries 2003 Giuseppe Colangelo, Gianmaria Martini Relazioni verticali e determinazione del prezzo nella distribuzione di carburanti in Italia 56 2003 Floriana Cerniglia (con M. Bordignon e F. Revelli) In search of yardstick competition: a spatial analisys of Italian municipality property tax setting 2003 Alberto Quadrio Curzio Europa: crescita, costruzione e Costituzione, Working Paper Cranec-Diseis (Dipartimento di economia internazionale, delle istituzioni e dello sviluppo) Working Papers edited by Vita&Pensiero (**) 2003 Daniele Schilirò Teorie circolari e teorie verticali della dinamica economica strutturale: verso uno schema analitico di carattere generale 2003 Fausta Pellizzari Esternalità ed efficienza. Un’analisi multisettoriale 2003 Alberto Quadrio Curzio Europa: crescita, costruzione e costituzione 2003 Fausta Pellizzari Regolamentazione diretta e indiretta in un modello multisettoriale 2004 Mario A. Maggioni e Teodora E. Uberti La geo-economia del cyberspazio. Globalizzazione reale e globalizzazione digitale (**) This new series of Cranec Working Papers began in Autumn 2003 with the cooperation of the Catholic University Editor, Vita&Pensiero. 57 2004 Moshe Syrquin Globalization: too Much or is too Little? 2005 Giovanni Marseguerra Il “capitalismo familiare” nell’era Sussidiarietà al servizio dello Sviluppo globale: la 2005 Daniele Schilirò Economia della Conoscenza, Dinamica Strutturale e Ruolo delle Istituzioni 2005 Valeria Miceli Agricultural Trade Liberalization and the WTO Doha Round 2005 Valeria Miceli EU Agricultural Policy: the Concept Multifunctionality and Value Added Agriculture of 2006 Floriana Cerniglia La spesa pubblica in Italia: articolazioni, dinamica e un confronto con altri Paesi 2006 Mario Nosvelli Distretti e tecnologia: il caso di Lumezzane 58 59 Finito di stampare nel mese di dicembre 2006 da Gi&Gi srl - Triuggio (MI) 60 Università Cattolica del Sacro Cuore CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA E SVILUPPO ECONOMICO INTERNAZIONALE La legislazione italiana e regionale sui distretti industriali: situazione ed evoluzione Monica Carminati