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Granello di Sabbia n°98 pag. 1(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Il Granello di Sabbia n°98 - giovedì 05 giugno 2003 UN G8 PER NULLA Indice degli argomenti “Che la pace si cerca, che la pace si sfiora …” Ciao Riccardo I compagni e le compagne di Attac salutano Riccardo Cecchi nel suo viaggio solitario. Infaticabile compagno e amico generoso ci sarà accanto sempre. Nella condivisione delle lotte, nei pensieri e attraverso chi riceverà i suoi organi, come lui aveva predisposto inconsapevole di un così prematuro destino. Attac Roma - MediATTAC - Attac Italia http://www.local.attac.org/roma/ 1 - Un G8 per nulla Definitivamente il G8 non serve a nulla. È la conclusione delle associazioni organizzatrici del Vertice per un altromondo -Agir ici, Amis de la Terre, Attac, CADTM, CCFD, CRID, 4D e Greenpeace – dopo aver letto il comunicato del G8. (…) Traduzione a cura di Claudio Jampaglia 2 – Diario di un controvertice di Corinne Milani (ATTAC Milano e ATTAC Traduzioni) 3 - “L'ordine micidiale e assurdo del mondo” è il responsabile della fame, secondo Jean Ziegler di Rebecca Norton (ATTAC info) Sintesi intervento di Jean Zigler è relatore speciale dell'ONU per il diritto all'alimentazione, al colloquio Attac Venerdi 31 maggio a Ginevra (…)Traduzione a cura di Paola Albergamo 4 - I servizi pubblici al servizio dei diritti sociali di www.edf-gdf-loire-cgt.com Con questo contributo vogliamo aiutare l'espressione delle popolazioni, la costruzione dei loro nuovi diritti e lo sviluppo del loro benessere. (…) Traduzione a cura di Paola Albergamo 5 - Risoluzione all’attenzione dei rappresentanti del G8 di Seminario Sindacale Internazionale Per un internazionalismo rinnovato:al fine di lottare contro il dumping salariale e sociale, contro la delocalizzazione delle imprese e le ristrutturazioni effettuate al solo scopo di veder accresciuto il profitto immediato dei mercati finanziari, esigiamo (…)Traduzione a cura di Giuseppina Dilillo 6 - La Storia del G8: guida alla globalizzazione neoliberista di Gérard Duménil, Dominique Lévy La relazione tra i principali paesi capitalistici è sempre stata un insieme complesso di rivalità e di cooperazione, costantemente ridefinito di fronte ai numerosi scontri ed alleanze. (…) Traduzione a cura di Simone Bocchi e Francesca Marina Nota: G8 Evian: tutte le informazioni, programma, documenti, audio, video ed eventi su: http://www.attac.info/g8evian un’iniziativa MediATTAC internazionale in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 2(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. 1 - Un G8 per nulla Definitivamente il G8 non serve a nulla. È la conclusione delle associazioni organizzatrici del Vertice per un altromondo -Agir ici, Amis de la Terre, Attac, CADTM, CCFD, CRID, 4D e Greenpeace – dopo aver letto il comunicato del G8. I dirigenti del G8 riconoscono la profonda crisi che attraversa il sistema: disparità crescenti tra ricchi e poveri, degradazione delle condizioni sociali, ambiente in agonia, moltiplicazione dei conflitti armati. I capi Stato e di Governo riaffermano tuttavia la loro retorica neolibersita e la loro “confidenza nella crescita”, reiterando la necessità di accelerare ulteriormente la liberalizzazione del commercio mondiale. Così facendo rifiutano di riconoscere che le politiche che promuovono sono di fatto le cause della crisi mondiale. Il “dialogo allargato”, presentato come un’apertura generosa del G8 ai paesi del sud, non è che un ricatto con il quale i paesi ricchi si riservano il diritto di scegliere i loro invitati. Questa configurazione, lungi dal rispondere alla crisi di legittimità del G8, rende solo più complessa la necessità di ridefinizione dell’architettura di una “governance mondiale” realmente democratica. Questa ricostruzione internazionale è d’altra parte essenziale nel momento in cui l’idea stessa di un diritto internazionale base dei diritti fondamentali e della protezione dell’ambiente globale è sotto attacco dalle pratiche unilaterali dell’amministrazione Bush. Oltre a tutto ciò le associazioni che denunciano l’incapacità dei paesi del G8 ad assumere le loro responsabilità su un certo numero di temi essenziali. Aids: non c’è il conto! Gli annunci “generosi” si smascherano, essendo le condizioni poste dagli Usa per offrire il loro aiuto particolarmente inquietanti. D’altra parte, nessuna garanzia è stata data per l’accesso ai medicinali generici nel paesi del sud e il G8 si è accontentato di rinviare la questione alla conferenza del Wto di Cancun. Debito: niente di niente Quattro anni dopo gli impegni del G8 di Colonia, l’alleggerimento del debito resta derisorio riguardo ai bisogni di finanziamento per lo sviluppo. I paesi del G8 devono impegnarsi per annullare immediatamente il debito dei paesi poveri, per aprire gli alleggerimenti ai paesi a reddito medio ed a costituire un tribunale internazionale del debito sotto l’egida dell’Onu per giudicare le situazioni ddi insolvibilità e dei debiti “odiosi” (contratti da dittature e tirannie) Commercio:la fuga in avanti Il proseguimento della liberalizzazione del commercio mondiale continua ad essere presentata come la “via ottimale” per la crescita mondiale per tutti i paesi e in particolare per quelli in via di sviluppo. Sembra un incubo! I paesi del G8 si preparano dunque a rafforzare la liberalizzazione dei servizi, compresi quelli fondamentali, e ad aprire le negoziazioni su nuovi argomenti a Cancun. Corruzione: lavate i panni in casa vostra! Mentre il G8 dedica uno spzio importante nei suoi lavori alla lotta contro la corruzione, l’accento è posto soprattutto sulle responsabilità dei paesi del sud, mentre nessuna menzione viene fatta ai paradisi fiscali. Responsabilità delle imprese: timidi passi I paesi del G8, che contano415 dele 500 maggiori multinazionali del mondo, si impegnano timidamente a richiamare la responsabilità sociale e ambientale delle imprese, a titolo volontario e riferendosi a testi la cui debolezza è già stata sottolineata (direttive dell’Ocse e Global compact). Le conclusioni di questo vertice di Evian ci confortano nella nostra esigenza di dissolvere il G8 e nel promuovere la costruzione di un’architettura internazionale centrata sul diritto e su un sistema di Nazioni Unite rinnovato e rinforzato a servizio della pace, dell’equità e della protezione dell’ambiente. Evian, 03 giugno 2003 Traduzione a cura di Claudio Jampaglia 2 - Diario di un controvertice di Corinne Milani (ATTAC Milano e ATTAC Traduzioni) Siamo arrivate ad Annegasse sabato 31 maggio in mattinata al Villaggio VAAG (Villaggio Anticapitalista Alternativo AntiGuerra) vicino all’altro villaggio alternativo VIG (Villaggio InterGalactica). Questi villaggi sono stati creati per rispondere ad un bisogno di ricerca di alternative su una base di autogestione della vita quotidiana e per promuovere un altro tipo di società nella quale i rapporti umani non sono basati su una logica di profitto e di dominio. Anche a Losanna sono stati creati altri due villaggi simili. Anche se i villaggi alternativi funzionano in autogestione e in modo indipendente, sono tenuti ad una “Carta di funzionamento” ovvero di solidarietà tra di loro, a maggior ragione di fronte alle violenze della polizia su manifestanti. In caso di situazioni difficili (come vedremo in merito agli eventi di Losanna) possono concordare azioni di solidarietà, che vengono sviluppate e decise in comune nel corso di un assemblea generale e votate per alzata di mano. Durante il G8 di Evian sono stati legalmente riconosciuti, anche se ciò non ha impedito alle forze dell’ordine elvetiche di fare irruzione, anche con lacrimogeni, nel villaggio di Losanna. Vogliono anche essere spazi autonomi di riflessione e di azioni politiche, spazi concreti di convergenza delle resistenze alla globalizzazione capitalista, cosi come spazi di sperimentazione sociale e politica in rotta con il capitalismo e con le forme di rappresentazione classiche e/o istituzionale. [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 3(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Il villaggio VAAAG è strutturato con: alcuni “Quartieri” organizzati intorno ad una cucina collettiva come spazio centrale della vita di quartiere, degli spazi collettivi (spazio di accoglienza, di coordinamento informazioni e azioni, stampa, dispensario medicale, info legali, videoteca, bambini, dibattiti-forum, ecc.) e attraverso assemblee generale organizzate la mattina e la sera per decidere insieme manifestazioni e azioni. Sabato 31 maggio – Annemasse (Francia) Oggi, abbiamo assistito a due conferenze. La prima sul RMA (Revenu Minimum d’Activité o Reddito Minimo di Attività ovvero un “nuovo contratto di lavoro” riservato a chi ha diritto al RMI - reddito minimo d’inserimento per 360-520 euro mensili in media di aggiuntivi 140 euro). L’attuazione di questo progetto del Ministro francese Fillon costringerebbe i RMisti ad accettare un lavoro a “part-time” per solo € 140 in più, con un aumento della precarietà e dell’insicurezza sociale. Il RMI sarebbe versato non più ai lavoratori, che saranno pagati dai datori di lavoro, ma direttamente alle imprese !!. Il secondo dibattito riguardava il tema della globalizzazione e precarietà e degli attacchi contro le pensione ed i servizi pubblici. Durante questa conferenze tenuta da portavoce di vari sindacati francesi è emersa, da una parte, la necessità di azioni e mobilitazioni comuni sia a livello nazionale che internazionale (essendo il conflitto identico in tutti i paesi) e, dall’altra parte, l’esistenza crescente di forti tensioni all’interno dei gruppi stessi e tra di loro. Questa difficoltà di lavorare insieme rende ancora più difficile un percorso che deve già affrontare le varie problematiche del movimento. Nel caso specifico e attuale francese (il progetto di legge Fillon-Raffarin sulle pensione) è stato invocata la necessità di uno sciopero generale sia per le imprese pubbliche che private. Nel pomeriggio è stato organizzata ad Annemasse una manifestazione di protesta nei confronti dell’incontro di François Hollande (segretario del P.S. francese), che presiedeva “i lavori del Forum Socialiste per un’altra globalizzazione “. Eravamo circa 400 manifestanti a volere protestare in modo pacifico contro lo svolgimento di questa riunione, che rappresentava un chiaro tentativo di “recuperare” il movimento, dopo la sconfitta elettorale del P.S. francese alle ultime elezioni presidenziali e politiche. Ci sono stati evidenti contrasti tra i manifestanti sulla forma dell’azione e l’interdizione dell’entrata da parte della polizia ha provocato una reazione violenta tra alcuni manifestanti,che hanno rotto un vetro. Siamo stati fatti arretrare e spinti, anche a colpi di lacrimogeni, nel villaggio VAAG. La giornata si è conclusa con un concerto all’aperto presso l’Aerodromo di Annemasse, con protagonisti gli artisti del cd di sostegno alla campagna per l’annullamento del debito: “Drop the debt”. Domenica 1 giugno Alle 10 parte la manifestazione francese dai villaggi VAAAG e VIG . La manifestazione sul territorio francese si è svolta in modo molto pacifico, senza incidenti, particolari. Vista la situazione sociale attuale francese, con mobilitazioni di lavoratori e sindacati costanti da settimane, la manifestazione è stata aperta da uno striscione “Personnel en lutte” (ndt: Dipenditi in lotta) con rappresentanti di scuole in sciopero e di sindacati con un riferimento marcato alla contestazione del progetto di riforme delle pensione del governo attuale. Oltre al riferimento al contesto sociale, si è potuto notare la presenza di numerosi cortei differenti. Lo spezzone “rosso e nero” – quello degli anarchici - “contre les saigneurs du G8” (ndt : contro gli sgozzatori del G8 ; ma da notare anche il gioco di parole in francese : saigneurs /seigneurs inteso come padroni) è stato senza dubbio il più importante della manifestazione. Lo spezzone “la Claaac G8 – Convergence des luttes antiautoritaires et anticapitalistes contre le G8” (ndt: Convergenza delle lotte anti-autoritarie e anticapitaliste contro il G8), che raggruppava per la prima volta all’interno di un coordinamento comune e creato ad hoc differenti movimenti libertari (Alternative libertarie, Federazione anarchica, rete No Pasaran, Organizzazione Comuniste Libertarie e CNT anarchicasindicalista). Il corteo di Attac di importanza più o meno uguale a quello di Claac G8 e molto colorato , ha denunciato il potere delle multinazionale e l’attacco contro i servizi pubblici. Ed infine il corteo del CADTM (Comitato per l’annullamento del debito dei paesi del terzo-mondo) con immensi anelli di catene in cartone come simbolo della “schiavitù del debito. Nonostante la maggiore parte dei commercianti avessero chiuso i loro negozi con pannelli di compensato, sicuramente in seguito alle fortissime campagne di intimidazioni da parte dei media, la manifestazione è stata ben accettata dai cittadini, che hanno “avuto il coraggio” di affrontare la folla per organizzare anche sui marciapiedi dei punti di ristoro d’acqua Dopo dieci chilometri sotto un sole di piombo e tanto sudare siamo arrivate alla frontiera franco-svizzera, dove ci siamo ricongiunte alla manifestazione proveniente dalla Svizzera, in un simbolico incontro oltre le frontiere. Intorno alle ore 13.30, abbiamo cominciato la marcia indietro per tornare al villaggio, non essendo stato previsto alcun mezzo per il trasporto dei manifestanti. E’ solamente sulla strada del ritorno che abbiamo incontrato le forze dell’ordine, che durante tutta la manifestazione erano pressoché invisibili. Ore 19 : Assemblea Generale all’interno del villaggio VAAAG per decidere quale azioni organizzare nella stessa serata o nella giornata di lunedì in risposta alle violenze e agli “errori” delle forze dell’ordine elvetiche (taglio della corda a cui era appeso un ragazzo a Losanna, scontri durante alcune manifestazioni a [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 4(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Ginevra, fermi effettuati nel campeggio di Losanna con lanci di lacrimogeni anche dagli elicotteri, irruzione al centro Usine di Ginevra, centro sociale e culturale dove si trovava il Mediacenter). Davanti a difficoltà concrete sia per definire azioni utili sia per recarsi a Losanna (causa ora tardiva e blocchi in dogana), è stato deciso di fare una manifestazione di protesta pacifica insieme ai militanti del villaggio VIG con sit-in e cena sulla piazza centrale davanti al comune di Annemasse. Il Presidente dei commercianti di Annemasse insieme a due cittadini, che hanno partecipato all’Assemblea del villaggio VAAAG per esprimere il loro ringraziamento e solidarietà ai militanti dei villaggi alternativi, ci hanno informato dello spiegamento delle forze dell’ordine (sempre in modo molto “discreto”) nel centro di Annegasse. La maggiore parte dei manifestanti era dell’avviso, che un azione di protesta in Svizzera rischiava di macchiare l’immagine del movimento, che non doveva assolutamente cadere in trappola di fronte ad una violenza già prevedibile in un clima di fortissime tensione. Quindi dopo circa due ore di discussione agitata e difficile, è stato deciso di andare in centro città con un gruppo di samba e materiale di cucina, pentole, coperchi cucchiai. Il corteo, formatosi in modo del tutto spontaneo e composto dagli ultimi militanti rimasti ancora nei villaggi (circa 200), si è spostato verso il centro della città. E’ come se vi fosse stato un accordo tacito tra la polizia e i manifestanti ; ognuno doveva badare allo svolgimento tranquillo della marcia. Un elicottero sorvolava comunque il centro. Il ritorno verso i villaggi si è fatto, intorno alla mezzanotte, in un atmosfera tranquillissima, direi quasi piacevole, con musica e canti . Lunedì 2 giugno Assemblea Generale all’interno del villaggio VAAAG in mattinata, sempre per decidere come organizzare le proteste di solidarietà ai compagni ancora arrestati, ma anche soprattutto alle violenze della polizia elvetica nella giornata di lunedì e nei prossimi giorni. Ovviamente i villaggi VAAAG e VIG si stavano svuotando con poco alla volta e una presa di decisione e/o di posizione risultavo sempre più difficile. Dopo circa 2 ore di discussione un gruppo di militanti ha deciso di prendere il treno per andare manifestare a Ginevra davanti alla sede del Wto, dove era in corso una riunione nel quadro del G8 sulla privatizzazione dell’acqua. Per concludere vorrei dire, che questo G8 ha giocato a favore del movimento consolidando – come se fosse ancora ben utile – l’immagine e l’importanza di questo movimento, che cresce ogni giorno. I veri protagonisti di questa manifestazione non sono stati gli otto capi di stato, ma gli “altermondialisti” , che con la loro forte partecipazione hanno ribadito, che non vogliono lasciare il loro futuro in mano a multinazionali e a dei presidenti senza scrupolo. Senza dimenticare questi villaggi alternativi, che hanno saputo riproporre altri spazi auto-gestiti per opporsi a qualunque forma di dominio (economico, sociale, culturale) e per riappropriarsi dei mezzi di produzione per tutti e non solamente per pochi. 3 - “L'ordine micidiale e assurdo del mondo” è il responsabile della fame, secondo Jean Ziegler di Rebecca Norton (ATTAC info) Sintesi intervento di Jean Zigler è relatore speciale dell'ONU per il diritto all'alimentazione, al colloquio Attac Venerdi 31 maggio a Ginevra. La curva della fame aumenta in cifre assolute. Secondo la FAO, nel 2002, 800 milioni di persone nei paesi in via di sviluppo hanno sofferto la fame. Un vero scandalo, quando si sa che l'agricoltura mondiale potrebbe provvedere ai bisogni di 12 miliardi di persone, ovvero due volte la popolazione della terra. Secondo Ziegler, "il massacro più spaventoso è nel Sud". Sugli 1,2 miliardi di persone che vivono in povertà estrema, più del 75% vivono nelle campagne. Paradosso: chi produce il cibo è chi soffre di più per la sua mancanza. Fra i bambini di meno di 5 anni, le conseguenze della malnutrizione sono spesso irreversibili. I neuroni del cervello rimangono atrofizzati. Spesso "crocifissi dalla nascita" secondo Ziegler, molti bambini sono vittime di di una cattiva crescita intra-uterina, legata alla malnutrizione ed al cattivo stato di salute delle loro madri. La risposta al problema della fame proposta da alcune istituzioni e soprattutto dalle grandi imprese alimentari sono gli OGM - organismi geneticamente modificati. Soggetto assolutamente controverso sul quale infuria il dibattito. In seguito all'insicurezza alimentare grave che minaccia attualmente più di 13 milioni di persone nell'Africa australe, il PAM, Programma Alimentare Mondiale dell'ONU, ha inviato del mais transgenico in Zambia, dono degli Stati Uniti. Il governo dello Zambia ha rifiutato questo dono di "cibo avvelenato" Difendendo la posizione del governo zambiano, Ziegler stesso fu accusato di dubitare della generosità del popolo americano a fronte della grave carestia che minaccia l'Africa. Secondo J. Ziegler, "è una menzogna pura e semplice il rivendicare gli OGM come risposta alla fame e alla insicurezza alimentare nel mondo". La fame e l'insicurezza alimentare sono in primo luogo legati ad un malfunzionamento dell'economia di mercato: l'accesso all'alimentazione e la sua distribuzione (Confederazione contadina Giugno 2001). Il cibo è disponibile, ma spesso non è accessibile alle popolazioni più svantaggiate. Alla base di questo malfunzionamento, il [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 5(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. neoliberalismo a oltranza e la spudorata ricerca di profitto. Gli OGM provocherebbero la schiavitù dei contadini, attraverso il loro assoggettamento alle grandi aziende agro-chimiche e semenziere che detengono i brevetti su questi organismi, che minacciano anche la biodiversità e presentano inoltre rischi, ancora poco chiariti e studiati, per la salute. Attualmente, malgrado il rifiuto della grande maggioranza della popolazione europea verso gli OGM, l'Unione Europea, sottoposta a varie pressioni, si prepara a togliere la moratoria sulle sementi e prodotti OGM. E' quindi urgente lottare contro questi ultimi e lottare per il diritto all'alimentazione e alla sovranità alimentare. Un mondo in cui circa 6 milioni di bambini muoiono di malnutrizione o di cause associate è inaccettabile. Il grido di rivolta di Jean Ziegler deve assolutamente essere ascoltato: "Dietro ad ogni bambino che muore c'è un assassino”. Traduzione a cura di Paola Albergamo 4 - I servizi pubblici al servizio dei diritti sociali di www.edf-gdf-loire-cgt.com Con questo contributo vogliamo aiutare l'espressione delle popolazioni, la costruzione dei loro nuovi diritti e lo sviluppo del loro benessere. I servizi pubblici gestiti dalla collettività (comuni, dipartimenti, regioni o stati) sono degli strumenti favolosi per garantire i diritti sociali. Perché le privatizzazioni, oltre a procurare profitti agli azionisti creando rendite su questi monopoli naturali, organizzano un vero e proprio trasferimento di potere su beni indispensabili, cosa che permette un dominio delle popolazioni da parte delle potenze finanziarie. Fra questi beni di prima necessità, l'energia è una posta in gioco di primaria importanza. La legge del 10/02/2000, in uno dei suoi aspetti positivi, istituisce il diritto all'energia. Ma questo nuovo diritto è ancora da conquistare. 1) Da conquistare per il terzo mondo: Un terzo della popolazione mondiale non ha accesso all'elettricità. Ogni paese deve quindi offrire questo accesso all'equivalente di un terzo della propria popolazione (per la Francia questo significa 20 milioni di persone) ai paesi svantaggiati, con delle soluzioni adatte alle condizioni locali e rispettose dell'ambiente. Questa sfida è ambiziosa, ma totalmente realistica: proprio i francesi hanno fatto il doppio in trent'anni all'inizio del XX° secolo con mezzi ben più deboli di quelli di cui disponiamo attualmente. In effetti, l'EDF ha dispensato nel 2002 più di 6 miliardi di Euro in acquisti azzardati di azioni straniere per consolidare una "dominazione economica mondiale". Quest'assurdità è il frutto della "liberalizzazione" del mercato dell'energia in Europa. Prima, l'EDF aveva organizzato, con i paesi vicini, degli accordi mutuamente vantaggiosi di scambio di elettricità e messa in opera dei programmi di cooperazione con i paesi emergenti. Ora, non è più questione di cooperare con i concorrenti, neanche con quelli che saranno dominati. Allo stesso tempo, per mettersi la coscienza a posto, l'EDF ha aperto un piccolo programma per "offrire", nel quadro dei contratti, l'accesso all'elettricità a meno di 100 mila persone all'anno; per esempio 15000 con l'elettricità fotovoltaica al Marocco. Sono quindi belle cose ben lontane dal conto di prima, che non rappresentano neanche l?1% dello sforzo fatto dai nostri nonni per l'elettrificazione del paese. Infine, non ci si deve far ingannare da certi annunci. Per esempio, l'EDF avrebbe portato la corrente a 500.000 persone in una township del Capo in Africa del Sud, acquistando la concessione di distribuzione dell'elettricità. Di fatto non abbiamo fatto altro che normalizzare le reti e installare dei contatori, sopprimendo tutti gli allacciamenti pirata. Ci si può consolare pensando che queste popolazioni, laboriose ma solvibili, saranno meno derubate dai francesi che dai fondi di pensione americani che avrebbero potuto prendere l'affare. 2)Da conquistare per il quarto mondo nella stessa Francia: Si taglia ancora la fornitura dell'energia a famiglie bisognose per fatture non pagate. Il Fondo di Aiuto per l'Energia è stato abbandonato dall'EDF (meno dello 0,05% del giro d'affari; 23 milioni su 48 miliardi di Euro), ma anche il Fondo non copre tutti i bisogni. E chi si trova al limite dei criteri di attribuzione deve stringere sempre di più la cintola o entrare nella spirale infernale della miseria. La legge del 10/02/2000 prevede la creazione di una tariffa di prima necessità. Aiutati dalle loro organizzazioni sindacali, gli operatori del servizio pubblico con i loro eletti, gli organismi sociali e tutti i volontari, hanno organizzato numerosi forum. Ma non si è ancora riusciti a far emanare i decreti di applicazione per la creazione di queste tariffe. Rassicuriamoci, non sempre è così: tutte le leggi favorevoli alle potenze economiche sono stati firmati. Sono stati spinti dalle lobbies e dalle direzioni delle imprese pubbliche che non hanno altro sogno se non di diventare i padroni di gruppi multinazionali privati. Con questo contributo, vogliamo aiutare l'espressione delle popolazioni, la costruzione dei loro nuovi diritti e lo sviluppo del loro benessere. Speriamo che possiate darci delle indicazioni per costruire le idee e le azioni che permetteranno di progredire sul cammino che ci libererà dalle potenze neoliberiste, questa nuova aristocrazia mondiale. E che ci permetteranno di costruire l'altra globalizzazione, quella che vogliamo per la razza umana. NO all'APERTURA al CAPITALE degli stabilimenti pubblici dell'energia, aiutaci a trovare una gestione curata del bene pubblico per l'EDF-GDF. www.edf-gdf- [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 6(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. loire-cgt.com (*) La CGT è una delle confederazioni sindacali francesi Traduzione a cura di Paola Albergamo 5 Risoluzione rappresentanti del G8 all’attenzione dei Esigiamo l’applicazione della risoluzione del G7 del 1992, la quale prevedeva che lo 0.7% del PIL dei paesi ricchi fosse assegnato allo sviluppo dei paesi del Sud, nel quadro di uno sviluppo a lungo termine e che perché questo fosse realizzato si annullasse il loro debito. Il progresso sociale e lo sviluppo a lungo termine passano per il rispetto dei popoli e per la pace nel mondo. Noi condanniamo ogni tipo di intervento militare. Traduzione a cura di Giuseppina Dilillo di Seminario Sindacale Internazionale Al termine del seminario sindacale internazionale, tenutosi il 23 maggio 2003 presso l’Ufficio Internazionale del Lavoro di Ginevra, i lavoratori e le lavoratrici provenienti da tutti i settori economici di Svizzera, Francia e Italia, hanno adottato la seguente risoluzione. Per un internazionalismo rinnovato: Al fine di lottare contro il dumping salariale e sociale, contro la delocalizzazione delle imprese e le ristrutturazioni effettuate al solo scopo di veder accresciuto il profitto immediato dei mercati finanziari, esigiamo: - il rispetto delle norme dell’ Organizzazione Internazionale del Lavoro a livello mondiale (partecipazione dei lavoratori e libertà sindacali, diritto all’informazione, miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro, proibizione del lavoro minorile...); - il rispetto delle direttive UE in Europa ... e in Svizzera; - lo sviluppo sociale per tutti i paesi del pianeta; - la condivisione della ricchezza creata con lo sviluppo del diritto al lavoro per tutti. Esigiamo altresì la riabilitazione delle istituzioni internazionali rendendole democratiche, considerando inammissibile che il 17% della popolazione del globo detenga, di fatto, il potere. Per lo sviluppo dei servizi pubblici: Disporre di servizi pubblici di qualità e dei beni essenziali è indispensabile per il benessere dei popoli e per lo sviluppo delle economie dei vari paesi. Esigiamo che si metta fine ai processi di privatizzazione e sosteniamo lo sviluppo dei servizi pubblici (distribuzione delle risorse vitali: acqua, energia, comunicazioni e trasporti, sanità e formazione) sotto controllo democratico. Per una ridistribuzione delle ricchezze: Esigiamo che i guadagni della produttività vengano restituiti ai/alle salariati/e e ai popoli sotto forma di: - creazione di posti di lavoro; - aumento dei salari; - riduzione dell’orario di lavoro, giornaliero, settimanale, annuale, nell’arco della vita professionale. 6 - La Storia del G8: guida alla globalizzazione neoliberista di Gérard Duménil, Dominique Lévy La relazione tra i principali paesi capitalistici è sempre stata un insieme complesso di rivalità e di cooperazione, costantemente ridefinito di fronte ai numerosi scontri ed alleanze. I – L’unione fa la forza dei ricchi, ovvero che cos’è il G7/G8. La relazione tra i principali paesi capitalistici è sempre stata un insieme complesso di rivalità e di cooperazione, costantemente ridefinito di fronte ai numerosi scontri ed alleanze. Al termine della seconda guerra mondiale, si è tuttavia affermata una nuova configurazione, che consacrava il predominio incontrastato degli Stati Uniti tra i paesi capitalisti avanzati, in un mondo diviso dalla Guerra Fredda. La ricostruzione dell’Europa dell’ovest, si è fatta allora sotto l’egida dell’ombrello americano; il nuovo Giappone è stato il prodotto dell’intervento forzoso degli Stati Uniti. A metà degli anni ’70, il rapporto tra gli stati Uniti e i suoi alleati, si è pertanto trasformato, nel contesto dell’affermazione economica e politica dei paesi europei e del Giappone, disegnando così la figura tripolare della triade. Non è dunque un caso se le relazioni tra i paesi capitalistici dominanti ebbero un nuovo impulso intorno agli anni del 1970. Queste relazioni, tesero allora, ad istituzionalizzarsi, all’interno di ciò che è stato presto chiamato il G7 (poi il G8, con l’ammissione della Russia). Senza sostituirsi agli accordi multilaterali anteriori, si trattava di conferire un carattere sistematico alla cooperazione economica, in special modo attraverso una riunione periodica annuale al più alto livello, quello dei capi di stato. Fatto altamente simbolico, essa doveva tenersi ogni anno in un diverso paese del gruppo. I paesi del G7 e il G7 come istituzione. Si parla spesso del G7 come di un insieme di paesi, un’entità economica e politica: Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Canada e Italia. Si fa altresì riferimento, per esempio alla produzione dei [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 7(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. paesi del G7: il suo volume, il suo tasso di crescita, etc. Il potere economico e politico del G7 è considerevole. Nel 2000, i 7 paesi hanno totalizzato XXX % della produzione mondiale. Il reddito medio di un abitante era XXX volte superiore alla media mondiale. Le spese militari di questi paesi rappresentavano XXX % delle spese totali nel mondo. In questo insieme, la parte degli Stati Uniti emerge in maniera preponderante (nel 2000, XXX % della produzione e XXX % dell'armamento). Ma il G7 è anche un’istituzione, e ancora più precisamente un incontro annuale. Generalmente, si fa risalire la sua istituzione, alla riunione tenuta dai ministri delle finanze degli Stati Uniti, Germania, Regno Unito e della Francia, nel marzo 1973, nella biblioteca della Casa Bianca. I ministri delle finanze, assieme al ministro giapponese, continuarono a riunirsi per qualche anno. Così prese forma il G5. Il presidente Giscard d'Estaing lanciò in seguito l'idea di una riunione dei capi di stato dei 5 paesi, senza che venisse posto il principio di una periodicità annuale. Essa si tenne a Rambouillet, nel novembre 1975, riunione a 6 per l’accorpamento dell’Italia. Il presidente Ford decise di convocare un altro summit, l'anno seguente a Porto Rico, nel giugno 1976. L'arrivo del Canada aprì l'era del G7, e la periodicità annuale da allora, fu rispettata. A partire dal terzo incontro, la Comunità Europea, poi Unione Europea, fu rappresentata come entità politica. Fino al 1996, i comunicati cominciavano sempre con la stessa formula: «Noi, capi di Stato e di Governo dei sette paesi più industrializzati e Presidente della Commissione europea ci siamo riuniti... ». E’ solamente dal 1997, che la Russia venne veramente accorpata al gruppo, e che il G8 vide la luce del giorno. Nacque così la formula « Noi, partecipanti al Summit degli otto…». L'anno seguente, il comunicato si riferirà alle «otto democrazie», e nel 2002, fu presa la decisione di conferire la presidenza del G8 alla Russia nel 2006! Bisogna notare che la nascita del G8 non segnò la morte del G7. Al contrario, questo continua a prosperare in margine al G8, in particolare per ciò che concerne le questioni economiche e finanziarie. I programmi delle riunioni dei ministri, durante i vertici annuali, prevedono incontri ristretti al G7. Questa situazione testimonia la sopravvivenza di limiti all'integrazione della Russia. Allo stesso modo, si parla del G10, che è un’istituzione totalmente diversa dal G7 e G8, in quanto comprende i paesi del G7 più i Paesi-Bassi, il Belgio e la Svezia –così come la Svizzera, portando così il numero dei partecipanti a 11 senza che la sigla venga modificata. Questa fu creata nel 1962, al momento della firma degli Accordi Generali sul Prestito, del Fondo Monetario Internazionale (FMI), di cui si parlerà ulteriormente. Un’istituzione informale ma sofisticata. Il G7/G8 non è un’organizzazione internazionale, come lo sono il FMI e la Banca Mondiale. Ma si tratta comunque di un sistema assai strutturato e relativamente complicato. Il meccanismo base è la riunione annuale, propriamente detta, dei capi di stato, che rifiutano ogni forma di burocratizzazione e sostengono degli incontri personali a porte chiuse (lo testimonia l’appello lanciato alla fine del comunicato del 19931, rinnovato l'anno seguente). Il secondo livello, immediatamente sotto ai capi di stato, è quello dei ministri delle finanze, degli affari esteri e altri (commercio, lavoro, ambiente, ...). A ciò si aggiunge il lavoro degli esperti dell’entourage dei capi di stato. Vi sono altresì delle riunioni occasionali dei capi di stato o ministri di un sotto-gruppo di paesi. Si continua così a parlare di G5 o di G3. Ogni problema, o avvenimento economico o politico, è a priori suscettibile di portare alla formazione di un gruppo. Nel corso degli anni, di questi gruppi ne sono stati creati nei settori più disparati: le risorse energetiche, l'aiuto alla Russia o a diverse regioni dell'Africa, la lotta contro il terrorismo, etc. A cosa serve il G7/G8 ? Questo gruppo di paesi ricchi ha la funzione di assicurare un coordinamento delle politiche economiche e delle politiche in generale. La dimensione puramente politica non ha smesso di affermarsi nel corso degli anni. Le prime riunioni avevano come obiettivo principale la gestione dei problemi economici dei paesi del gruppo: chiaramente l'attenuazione delle rivalità tenuto conto delle difficoltà in cui si erano trovate. Nel corso degli anni, e con l'affermazione del neoliberismo, si è trattato principalmente di un controllo economico e politico del resto del pianeta e specificamente della creazione di un quadro favorevole agli interessi dei paesi del centro e degli strati sociali più avvantaggiati. In questa gestione della globalizzazione neoliberista, le altre istituzioni internazionali giocano con tutta evidenza un ruolo maggiore. Il primo concerne la liberalizzazione degli scambi commerciali. La volontà di accelerare i negoziati del GATT, poi dell'OMC, è costantemente riaffermata nei comunicati. Succede lo stesso con il FMI, il cui potenziale finanziario deve essere accresciuto, e le cui azioni devono essere incoraggiate (vedere il saluto indirizzato a quest’istituzione nel 1984), così come l'OCDE, le cui azioni sono descritte in maniera positiva2. Bisogna ricordarsi del ruolo chiave che giocò l'OCDE nell'affermazione dell'ordine neoliberale. Molto prima che venissero poste questioni di neoliberismo, i Codici di liberalizzazione dei movimenti di capitale vennero annunciati nel 1961 in occasione della creazione di questo organismo. Si può individuare in questi organismi dei pilastri della globalizzazione dell'ordine neoliberale, e questi appelli del G7 sono facilmente comprensibili. [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 8(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. II – Dalla crisi del sistema monetario internazionale alla mondializzazione neoliberale, ovvero l'economia del G7. La situazione economica dei paese del G7 si è profondamente modificata dalla sua creazione, e un certo regresso è ora necessario. • Il contesto della creazione: la crisi del sistema monetario internazionale, la crisi petrolifera, e la recessione del 1974-1975. Gli inizi dell'istituzione risalgono dalla crisi, nella prima metà degli anni 1970, del sistema monetario internazionale messo in piedi a Bretton Woods nel 1944. Questa crisi è ugualmente designata come quella del dollaro (che era al centro del sistema). Durante il suo svolgimento, le tensioni erano forti tra gli Stati Uniti e gli altri paesi capitalisti sviluppati, come la Germania, e quei tira e molla giocarono un ruolo chiave nell'emergenza del G7. Nella pratica del sistema di Bretton Woods, le parità delle monete (i tassi di cambio) erano fissi, ma a dei livelli rivisti per ogni paese in maniera ricorrente. Tipicamente, le monete diverse dal dollaro erano periodicamente svalutate in rapporto al dollaro (e all'oro, per il fatto della convertibilità del dollaro in oro ad un tasso determinato). I capitali circolavano nel mondo. Gli investimenti diretti stranieri degli Stati Uniti verso l'Europa, per esempio, non cessarono di crescere nel corso dei primi decenni del dopo guerra. Ma esisteva un sistema di controllo degli scambi che permetteva di regolamentare i flussi finanziari e specialmente di limitarli considerevolmente allorché il differenziale dell’inflazione di un partner degli Stati Uniti lasciava supporre l'imminenza di una svalutazione. Al momento delle svalutazioni, il controllo degli scambi veniva rinforzato; successivamente attenuato. Anche gli Stati Uniti fecero di queste limitazioni ai movimenti di capitali (fino al 1974). All’inizio degli anni 1970, la bilancia commerciale degli Stati Uniti divenne regolarmente deficitaria, allora quando quantità di dollari convertibili in oro si accumularono all’estero. Gli Stati Uniti chiesero ai partner di rivalutare, e questi rifiutarono. La Germania si sentì particolarmente minacciata da queste mosse, poiché il marco era considerato come una moneta rifugio. Temeva un impatto inflazionistico dall’arrivo dei capitali. Gli Stati Uniti ruppero unilateralmente il vecchio sistema sospendendo la convertibilità in oro del dollaro, e lasciandolo fluttuare, trascinando così la fluttuazione delle altre monete. Il dollaro si trovò di fatto fortemente svalutato. Questi avvenimenti testimoniano la mancanza di coordinamento internazionale. Bisogna notare che questa lotta ebbe luogo tra paesi in cui i capi di Stato giocarono un ruolo maggiore, senza che il FMI vi giocasse la parte che avrebbe potuto o dovuto giocare. L'Europa si trovò piazzata in una situazione del tutto nuova e i rapporti tra l'Europa e gli Stati Uniti risultarono profondamente modificati. Il sistema monetario evolse allora rapidamente, preparando l'entrata nel neoliberismo. E’ in questo contesto, risultando la necessità di un coordinamento al più alto livello, che si tenne la prima riunione dei ministri delle finanze, nella biblioteca della Casa Bianca nel 1973. Queste condizioni che circondarono la nascita del G7, ne marcarono profondamente il corso. Negli anni che seguirono, il controllo delle fluttuazioni dei tassi di cambio, costituirà la preoccupazione centrale. Al di là della fiducia riposta nel mercato, gli Stati Uniti si preoccuparono di queste fluttuazioni (vedi, per esempio, il comunicato del 1978 e il riferimento all’impegno di Williamsburg del 1983 di intervenire sui mercati dei cambi al momento giusto; vedi ugualmente il comunicato dei Ministri delle Finanze del 1997). E’ proprio in questo momento che si produsse la crisi petrolifera e la crescita improvvisa del prezzo del petrolio nel 1973-1974. La necessità per i paesi sviluppati di spalleggiarsi davanti all’OPEP si fece sentire in modo piuttosto evidente. Questi paesi entrarono in recessione nel 1974 con una contrazione dell'attività d'ampiezza eccezionale dalla Seconda Guerra mondiale, che rinforzava la necessità di agire. La questione dell'energia resterà al centro delle preoccupazioni dei vertici, specialmente lo sviluppo del nucleare e del carbone, come sostituto del petrolio. • La crisi strutturale degli anni 1970 e gli ultimi lampi del keynesianismo. Si capisce molto bene nei comunicati del G7, specialmente quello del 1978, l'ambiguità della transizione in cui erano impiegati i principali paesi capitalistici sviluppati. La determinazione –che prefigurava il neoliberismo, allora detto monetarista– a lottare contro l'inflazione venne esplicitata fin dall’origine già a livello delle dichiarazioni. Il dogma che fece della stabilità dei prezzi la condizione della crescita era già presente nei proclami dell'epoca. Pertanto, la necessità del rilancio era ancora pienamente ammessa. Sulla scia della crisi del dollaro e della crisi petrolifera, il capitalismo entrava, infatti, in una fase recessiva dell’andamento economico a lungo termine: la crisi strutturale degli anni 1970. La crescita e l'investimento furono ridotti considerevolmente: i tassi disoccupazione si acuirono; la crescita del potere d’acquisto dei lavoratori perdette il suo dinamismo del dopo-guerra; le condizioni del cambiamento tecnico (specialmente il progresso della produttività del lavoro) e del rendimento del capitale erano compromessi. Negli Stati Uniti come in Europa, furono perseguite politiche keynesiane di stimolo dell'attività; i tassi di interesse restarono deboli e, corretti dall'inflazione, restavano nulli o negativi. I budget erano in deficit. Questo periodo fu un periodo di smarrimento e di lotte, nel corso delle quali le alleanze sociali del dopo guerra si trovarono rimesse in questione. I paesi del centro si trovavano in difficoltà e rinforzarono la loro collaborazione, senza che la prospettiva di un rilancio [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 9(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. concertato, di un keynesianismo mondiale, fosse chiaramente voluto. In quest’epoca, l'attenzione del G7 si concentrò principalmente su questa situazione di crisi e l'economia era al centro delle sue preoccupazioni. L'ordine neoliberale: la prova della superiorità americana. Il corso delle politiche fu completamente cambiato dalla decisione della Federal Reserve nel 1979 di alzare i tassi di interesse ad un punto tale, così come era necessario per la lotta contro l’inflazione che rovinava effettivamente i creditori. Questa epoca fu anche quella in cui Margaret Thatcher trascinò il Regno Unito nell’opzione finanziaria ad oltranza. Poco tempo dopo, la Francia della sinistra unita lanciò l'illusione del perseguimento delle politiche di rilancio e di nazionalizzazione, ma fu un’idea effimera. Questo cambiamento, subito preso, aprì un’altra epoca per il paesi del G7 e i suoi vertici. Il credo neoliberale fu molto chiaramente formulato a partire dal 1981. Dopo una fluttuazione di pochi anni, all’uscita dalla recessione del 1982 negli Stati Uniti (comunicato del 1983) e dalla crisi delle istituzioni finanziarie di questo paese, la crescita ricominciò, aprendo un’era di trionfalismo neoliberale. Curiosamente, malgrado il ricordo della disoccupazione «in certi nostri paesi», della volontà di far abbassare i tassi d'interesse, e della necessità della vigilanza in rapporto ai meccanismi monetari e finanziari, l'ottimismo americano si impose nei comunicati (vedi quello del 1986: «l'efficacia delle politiche che ci siamo impegnati ad applicare» o quello del 1988: «il maggior periodo di crescita economica nella storia del dopo-guerra»). Implicitamente, secondo l’argomentare delle dichiarazioni, gli Stati Uniti avevano portato la prova della superiorità del neoliberismo. La crescita restava molto meno forte in Europa, quando il Giappone faceva ancora un’eccellente figura. Comunque, tutti i rendimenti erano diminuiti in rapporti ai primi decenni del dopo guerra. Questo ottimismo neoliberale che attraversa i comunicati del G7 dell'epoca, testimonia lo straordinario lavoro degli Stati Uniti sui suoi partner: une sola via era chiaramente tracciata vero la prosperità: quella degli Stati Uniti neoliberali! Il cambiamento verso il neoliberismo preso in Europa, e più tardi in Giappone, prova che il coordinamento che assicurava il G7 e le relazioni prevalenti tra i paesi dominanti in generale, era molto efficace. Essa ha coinciso con la globalizzazione del nuovo ordine neoliberale, che il G7 avrebbe guidato in piena euforia. Nel 1991, cominciò, ciononostante, una contrazione dei tassi di crescita. Dal 1991 al 1994, i comunicati riaffermarono i principali dogmi del credo neoliberale, in particolare l'equilibrio budgetario e la remunerazione del risparmio. Nel 1993, certe concessioni verbali erano fatte per il rilancio giapponese, ma i deficit avrebbero dovuto ricomprendere un impegno all'equilibrio più a lungo termine. Gli ultimi comunicati, del 2001 e 2002, nulla dicono sulla recessione de 20002001 negli Stati Uniti o, in tutti i paesi, la caduta della borsa. Tenere la rotta nella tempesta che scuote gli altri. Il capitalismo neoliberale ha trascinato dietro di sé una serie di danni visibili di cui è uno dei principali responsabili: come è noto, la crisi del debito dei paesi della periferia del mondo e la successione delle crisi monetarie e finanziarie in Asia, in Russia, in Turchia e in America Latina. Per il G7, il messaggio è limpido: i paesi della periferia devono continuare, perseguire nella liberalizzazione degli scambi, dei movimenti dei capitali, l'equilibrio del budget e le riforme strutturali. La posta in gioco è la globalizzazione dell'ordine neoliberale: l'estensione al pianeta del terreno di caccia del capitalismo interazionale. L'esempio della crisi messicana del 1994 è chiaro. Dopo un appello al FMI per intervenire rapidamente e promuovere un controllo dei meccanismi monetari, i vantaggi della mobilità dei capitali sono affermati senza vergogna: è necessario che i paesi "siano continuamente incoraggiati a eliminare le restrizioni poste ai mercati di capitali"(comunicati del 1995). Allo stesso modo, i comunicati appoggiano sempre la transizione dei paesi del vecchio blocco sovietico, di cui le performance sono comunque deludenti. Non c'è ragione di mettere in dubbio la sincerità dei dirigenti quando parlano e agiscono in questo senso, perchè queste politiche sono in linea rispetto a quelle che hanno applicato nei loro rispettivi paesi,e conforme alla visione che hanno degli interessi del loro paese. La crisi asiatica è analizzata nel comunicato del 1998, senza emozioni eccessive:"le prospettive mondiali restano nell'insieme buone. Dal nostro ultimo incontro, comunque,sono temporaneamente oscurate dalla crisi finanziaria in Asia". Il credo neoliberale è allora riaffermato con la convinzione abituale: (1) la crisi è dovuta alla mancanza di trasparenza e alla cattiva gestione degli affari pubblici; (2) il piano del FMI è la soluzione a breve termine; (3) a più lungo termine, è necessario rafforzare la libertà di commercio e il libero movimento dei capitali!Sullo stesso stile, nel 99,ci sono le crisi in Russia e in America Latina. Tutto riposa su delle debolezze istituzionali (nei paesi coinvolti) e "l'attenzione insufficiente al rischio" da parte delle banche e degli investitori internazionali. * Abnegazione e buoni sentimenti: sviluppo-zero, crescita delle ineguaglianza,e distruzione del pianeta Contro le esortazioni all'avanzata del neoliberismo, tutte le raccomandazioni relative all'aiuto allo sviluppo, all'educazione,alla salute e alla preservazione delle diversità culturali e del pianeta, ai quali sono consacrate sempre più spazi nei comunicati(fino alla formazione del Nuovo partenariato per lo sviluppo all'inizio del 1996), hanno un carattere differente. Lo zelo neoliberale ha ceduto qui il posto alla propaganda, [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 10(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. anche se nessuno ha più effettivamente interesse alla perpetuazione degli aspetti i più scioccanti dei disequilibri economici e ecologici mondiali, e se delle misure sono suggeriti come la riduzione del debito dei più poveri (l'iniziativa della riduzione del debito di colonia,1998) più la sua eventuale estensione (la lista dei paesi concernenti nel 1999 : Bénin, Bolivia, Burkina Faso, Honduras, Mauritania, Mozambico, Uganda, Senegal e Tanzania, estesa a 23 paesi nel 2001). Il discorso resta quindi lo stesso, quello dell'armonia universale: tutto il mondo approfitterà dello sviluppo dell'Africa subsahariana, tutto il mondo beneficerà della preservazione dell'atmosfera ( vedere il comunicato del 1998 dove appariva il termine sviluppo sostenibile, che diventa subito un leitmotiv). Allo stesso modo, e reciprocamente, lo sviluppo della periferia è subordinato alla prosperità dei paesi del centro: la nostra prosperità deve essere assicurata, perché questa condiziona la vostra! I rischi legati al cambiamento climatico sono affermati vigorosamente nel 1995, in riferimento alla conferenza di Kyoto, come anche i problemi legati alla salute o alla clonazione. Questi temi saranno completati da quelli delle biotecnologie, del genoma umano e della sicurezza sugli alimenti. * L'avanzata delle inquietudini: verso una riforma del neoliberismo? Tutti i caratteri del neoliberismo appaiono con una nettezza estrema nel funzionamento e nei comunicati del G7. Fino all'inizio degli anni 1980, solo il prezzo del petrolio rappresentava nei comunicati una aggressione esterna, che metteva in pericolo la prosperità dei paesi dominanti. Ma il mondo esterno prendò gradualmente un peso crescente nelle preoccupazioni dei dirigenti del gruppo, e il tono cambiò all'inizio del 1995, in seguito alla crisi messicana del 1994. La necessità di una riforma delle istituzioni finanziarie internazionali fece allora la sua apparizione come un'urgente necessità. Sono coinvolte le FMI e le Banche Multilaterali dello Sviluppo, cioè il gruppo della Banca Mondiale e le banche regionali dello sviluppo (come la BERD in Europa). Il tavolo delle riforme è preceduto nel comunicato del 1995, dalla riaffermazione dei principi fondamentali del neoliberismo, dall'apertura delle frontiere commerciali e finanziarie: non si tratta di rimettere in discussione le regole, ma di controllarne anche il funzionamento, tenuto conto dei danni. Questi danni si riferiscono, nello spirito dei responsabili del G7, di più all'instabilità monetaria e finanziaria suscettibile di compromettere la globalizzazione del neoliberalismo, che alla riduzione dei tassi di crescita di certi paesi impegnati nelle riforme neoliberiste o alla crescita delle ineguaglianze e della miseria. La riforma, come è descritta nei comunicati, avrebbe per primo obiettivo l'accrescimento dell'informazione e il controllo esercitato dal FMI(i cui richiami potrebbero essere raddoppiati, all'occorrenza, dalle pressioni dei governi di certi paesi), cosi come il controllo dei mercati finanziari. A questo si aggiunge l'aumento del potenziale d'intervento del FMI, in quanto i paesi del G10 erano disposti ad acconsentirgli un prestito (secondo gli Accordi Generali di Prestito). Quanto alle Banche Multilaterali dello Sviluppo, si fa allusione alle critiche che gli sono rivolte e sono predisposte ad accrescere la loro efficacia. L'insieme del dispositivo è lungamente ripreso ed esteso (s'impone il concetto di controllo) nel comunicato del 1996, sempre in riferimento al Messico, poi in quello del 1998, nell'avanzata della crisi asiatica. Ma le raccomandazioni restano fondamentalmente le stesse. Appariva, dunque, la preoccupazione di "aiutare i paesi a prepararsi ai movimenti di capitali", come alla necessità di rinforzare i sistemi finanziari nazionali (i loro controlli) e di promuovere una gestione d'impresa secondo i principi neoliberisti. Bisogna notare che questa riforma si estende all'ONU, nel campo economico e sociale( che fa oggetto di una lunga descrizione nel comunicato del 1996). III- Il migliore dei mondi capitalisti e le forze del male o la politica del G7 poi del G8. Sempre più spesso nel corso degli anni,le preoccupazioni politiche fecero la loro entrata nei comunicati del G7/G8. La cronologia delle raccomandazioni è evidentemente dettata dai fatti. * L'altro impero: l'URSS. Il tema dei paesi socialisti,in particolari dell'URSS, era originariamente presente nei comunicati del G7 sotto le sembianze della cooperazione economica. Partendo dal postulato che l'estensione degli scambi è sempre auspicabile, questi paesi erano specificatamente nominati: era necessario estendere gli scambi, finché non mettono in pericolo la sicurezza dei paesi del G7. La prima questione specificatamente politica che appariva nei comunicati (nel 1980) è l'occupazione dell'Afganistan da parte dell'URSS. Ma non si tratta che di una dichiarazione d'opposizione che si prolungherà negli anni seguenti, fino all'inizio della ritirata, avvenuta nel 1988. Le cose cambiarono con l'inizio della perestroika( da vedere il documento del 1990. "la rinascita della democrazia nella maggior parte del mondo"). I dirigenti dei 7 paesi salutarono la volontà di cambiamento, e la porta si apri’gradualmente. Nel luglio 1989, Mikhail Gorbatchev inviò una lettera a François Mitterand, che chiedeva di essere associato ai grandi. Gorbatchev si recò a Londra nel 1991, per incontrare i presidenti. In questa occasione, gli ultimi ostacoli alla riduzione degli armamenti strategici (START) furono tolti con George Bush. Il seguito dei contatti tocco a Boris Eltsin e delle riunioni furono tenute con chi era divenuto la Russia, nel 1992 e nel 1993. A partire dall'anno seguente, si entra nel processo d'integrazione della Russia. * Globalizzare in pace: i conflitti regionali. [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 11(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Senza che si sappia quale fu la loro importanza prima nelle loro discussioni tra capi di Stato, i conflitti regionali, militari, politici e sociali, fecero la loro apparizione nei comunicati a partire dall'inizio degli anni '80. Nel corso di questo decennio, si può menzionare: i conflitti del Medio Oriente (Israele, Palestina, Libano), la guerra Iran-Irak, il conflitto in Cambogia, l'apartheid in Sud Africa, la riunificazione della Germania, le riforme nell'Europa dell'Est, e la repressione della piazza di Tian An Men. Nel corso degli anni '90: la Guerra del Golfo (con i complimenti dell'ONU), il conflitto israelo-palestinese e gli altri paesi arabi, i diversi episodi di guerra e violenze sul territorio dell'ex-Yugoslavia, il ritorno della democrazia in Cile, la tragedia del Bangladesh, la crisi del Corno d'Africa, Haiti, la Libia, l'inizio del processo di pace israelo-palestinese, gli accordi di Belfast, ecc.. Il giudizio e le raccomandazioni formulate in queste occasioni sono delle dichiarazioni edificanti di pacifismo e di attaccamento ai valori democratici. Alcune delle dittature benedette da Washington ora o nel passato non sono menzionate come oggetto di preoccupazioni, salvo eventualmente quando scomparissero: la famiglia Somoza (1936-1979) in Nicaragua, lo Shah dell'Iran (1941-1979), Marcos (1996-1986) nelle Filippine, Saddam Hussein durante le guerre Iran-Irak (1980-1990), Pinochet (1973-1990 e più) in Cile, Suharto (1967-1998) in Indonesia, Mobutu (1967-1999) in Zaire. Una sola illustrazione sarà sufficiente a rischiarire il tenore dei comunicati: in seguito all'intervento degli Stati Uniti a Panama(dicembre 1989-gennaio 1990), della disfatta elettorale dei Sandinisti in Nicaragua nel febbraio 1990 al termine dei 10 anni di sovversione da parte degli Stati Uniti, alla fine del regno di Pinochet in Cile, di cui si conoscono i legami internazionali e il ruolo nell’instauro del neoliberalismo a scala mondiale, il comunicato del 1990 saluta -in ciascun caso-gli sforzi tendenti al ristabilirsi della democrazia o al suo ritorno! Queste affermazioni prendono senso quando le si legano alla lunga trattazione sui "diritti dell'uomo" del comunicato dell'anno precedente. * La minaccia insidiosa:il terrorismo Il tema del terrorismo è antico, già presente nel comunicato del 1978 che si appella alla sospensione di tutti i voli verso e dai paesi che sostengono il terrorismo. A partire dal 1990, si fa menzione del "risorgere dell'intolleranza che affligge i gruppi etnici e religiosi", e i Talebani sono additati nel 2000, Ma l'indignazione esplode dopo gli attentati del 11 settembre 2001. IV-Un bilancio difficile:la parola e l'azione. La grande difficoltà nell'apprezzare il ruolo del G7/G8 è la confusione possibile tra la parola e l'azione: quello che è detto nei comunicati e il ruolo giocato dai vertici nel condurre gli affari del mondo. Si sa quello che il G7/G8 dice e non quello che fa. Bisogna dunque leggere dietro le parole. Si registra anche abbastanza chiaramente uno slittamento in tre tappe nei contenuti dei comunicati. Durante i primi anni, furono affrontati i problemi economici dei paesi partecipanti, nel contesto della crisi monetaria internazionale e della crisi strutturale degli anni 1970. Si scopre allora uno sforzo di coordinazione, la volontà di evitare i conflitti e il desiderio di controllare nuovi meccanismi, come le fluttuazioni del corso degli scambi. Fu un periodo di relativa sincerità. L'affermazione del neoliberalismo diviene quindi il tema centrale. Un grande autocompiacimento si affermò. I problemi (coma l'aumento della disoccupazione in Europa) erano chiari e riconosciuti, spingevano a proseguire. A partire dall'inizio del 1990, un atteggiamento difensivo sostituisce questa soddisfazione, a causa della moltiplicazione delle crisi monetarie e finanziarie proprie del neo-liberalismo (ivi compreso, senza dubbio, alla fine del periodo, la caduta della borsa lasciata nell'ombra). Questa preoccupazione si aggiunge alla presa di coscienza della contestazione e delle resistenze. Il risultato fu l'importanza crescente delle componenti che vogliono l'affermarsi dei buoni sentimenti nei comunicati, che si vuotarono così di reale sostanza. All'inizio degli anni 2000, si potrebbe credere che la preoccupazione numero 1 dei governi dei principali paesi è la lotta contro la povertà, il miglioramento delle condizioni di vita e la preservazione del pianeta !. La considerazione della crescita delle resistenze appariva dopo il comunicato del 2000: "Dobbiamo riconoscere le preoccupazioni che suscita la globalizzazione". L'indignazione è manifesta dopo le manifestazioni di Genova: "Non possiamo lasciare una minoranza violenta disturbare le nostre discussioni sulle gravi questioni che si pongono nel mondo"(comunicato del 2001) .Ma il credo della globalizzazione è riaffermato con la solita violenza: "Integrare i paesi poveri nell'economia mondiale è il mezzo più sicuro di rispondere alle loro aspirazioni fondamentali"(comunicato del 2001). La sequenza, sincerità di fronte ai problemi, autocompiacimento di fronte ai “salti mortali” dell'ordine neoliberale, autodifesa di fronte a certi scogli, è rivelatrice della natura dell'istituzione, dei rapporti effettivamente stabiliti tra gli Stati del G7/G8, e dell'evoluzione del mondo capitalista. La natura dell'istituzione: come l'immagine delle dominazioni e dei compromessi sociali in ciascun paese e riflettendo le loro trasformazioni dal Keynesianismo al neoliberalismo. I rapporti tra gli Stati: il dominio degli Stati Uniti nel sistema di Bretton Woods e dalla sua dissoluzione, e dalla sua dissoluzione, poi l'egemonia americana nell'imposizione del nuovo ordine liberale che affligge profondamente l'Europa e il Giappone. Le evoluzioni del mondo capitalista: le crisi del sistema monetario internazionale e la crisi strutturale, poi il neoliberalismo e la sua globalizzazione. [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia Granello di Sabbia n°98 pag. 12(13) Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. La formula del governo mondiale è spesso usato per caratterizzare l'azione del G7/G8. Questa istituzione non è pertanto un governo mondiale, nonostante vi si ritrovino tutte le modalità del potere globale, tale quale è esercitato dai principali paesi capitalisti. Le tensioni che li oppongono apparivano un po' nei primi anni,nonostante il tono dei comunicati sia sempre euforico. Sparivano gradualmente La preponderanza degli Stati Uniti è chiaramente evidente, come figura di punta dell'ordine neoliberista e la sottomissione generale va crescendo. Se non è un governo, il G7/G8 è dunque indubitabilmente una delle istituzioni-chiave dove si forma il potere mondiale sotto l'egemonia americana. Il fatto che le riunioni riuniscono direttamente i capi di Stato, che rivendicano costantemente una relazione diretta, informale e a porte chiuse, una sorta di consiglio di famiglia al più alto livello, mostra che si tratta di un luogo privilegiato per la formazione del consenso che unisce questi paesi malgrado le loro specificità. I comunicati più recenti rivelano la conferma di un fronte comune contro le contraddizioni dell'ordine neoliberale e le resistenze che suscita. Ma è necessario ugualmente comprendere che questo consenso non è senza falle, come lo dimostra l'opposizione attuale alla guerra in Irak. La questione è evidentemente politica ma ugualmente economica. Nel caso dell'Irak, la questione del peso relativo delle imprese dei differenti paesi(degli stati uniti e dell'Europa) è posta. Questa situazione sarà evidentemente il cuore delle discussioni durante il prossimo vertice del giugno 2003. L'unione fa la forza dei ricchi ma non li pacifica pienamente, anche se si credono bravi a parlarci ogni volta di una voce sola, quella della virtù e della saggezza! Traduzione a cura di Simone Bocchi e Francesca Marina [email protected] - http://attac.org/ - Per abbonarsi: http://attac.org/listit.htm Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia