L`asino del Re: Zaccaria 9, 9

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L`asino del Re: Zaccaria 9, 9
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Scuole primarie:
• Il duello: la fionda di Davide e la lancia di Golia: I Samuele, 17, 1-51;
• L'asino del Re: Zaccaria 9, 9-10;
• Beati i miti: Matteo 5,5
Le beatitudini (Mt 5,1-12)
1) Introduzione
Il passo delle beatitudini (Mt 5, 1-12) – posto significativamente all’inizio del primo
grande discorso che Matteo riferisce a Gesù, conosciuto come il Discorso della
Montagna - costituisce in un certo senso la sintesi del vangelo. Esso costituisce
infatti, soprattutto nella versione che ne dà Matteo, l’elemento cristiano parallelo al
decalogo mosaico, dato da Dio pure su un monte, il Sinai (Es 20,1-17). Il filo
conduttore, con ogni evenienza, è la reiterazione del termine beati, che torna per ben
nove volte, in altrettanti versetti, in bocca al Nazareno. In realtà, la beatitudine è un
genere letterario ben noto già al Primo Testamento, visto che vi si trovano ben 45
macarismi (il termine nasce dal greco makàrios, appunto beato). Si tratta della
rivelazione, o scoperta, di un felicità profondissima, fondamentale, che l’uomo
biblico riferisce a Dio; spesso, rovesciando radicalmente quello che è il normale
sentire umano, i suoi valori. Senza contare l’ultima beatitudine, che è uno sviluppo
tematico della penultima, le otto restanti di corrispondono chiasticamente a due a due:
a) povertà – persecuzione (vv. 3 e 10); b) afflizione – pace (vv. 4 e 9); c) mitezza –
purezza (vv. 5 e 8); d) giustizia – misericordia (vv. 6 e 7). All’inizio e alla fine, la
motivazione della beatitudine è la stessa: “perché di essi è il regno dei cieli”, mentre
tutte le motivazioni intermedie sono considerabili altrettante specificazioni di questa
motivazione fondamentale: l’ormai prossima venuta del Regno di Dio, tema centrale
nell’annuncio pubblico di Gesù.
È difficile, certo, per noi valutare il carattere paradossale delle beatitudini, che
capovolgono tutti i valori convenzionali del mondo greco-romano, dichiarando felici
e baciati da Dio quanti non partecipano di quei valori e hanno il coraggio di porsi alla
sequela di Gesù.
2) Testo1
1
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi
discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3
”Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4
Beati quelli che sono nel pianto,
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Dal testo della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) 2008.
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perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
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Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è
la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima
di voi”.
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3) Apparati
Note al testo
v. 1 – La scelta di salire sul monte è legata, simbolicamente, non solo alla solennità
del discorso che Gesù si prepara a fare, ma anche, come in genere nell’antropologia
religiosa di sempre, alla maggiore vicinanza con Dio (la cui sede è ritenuta trovarsi
nei cieli).
v. 3 – Matteo vuole evidenziare come non basti la povertà economica, per dirsi beati:
occorre anche essere umili, miti, e così via: solo a questa condizione si è in grado di
accogliere il regno che viene. L’espressione regno dei cieli si presenta come una
locuzione semitica per indicare il regno di Dio: nel Nuovo Testamento è adoperata
esclusivamente da Matteo, oltre trenta volte.
v.4 – La beatitudine relativa a coloro che si trovano nel pianto riecheggia apertamente
la frase di Is 61,3, con cui il profeta si proclama inviato dal Signore a consolare tutti
gli afflitti: i poveri, gli schiavi, i prigionieri.
v. 5 – La frase riecheggia le promesse della terra fatte ai patriarchi d’Israele nel
Primo Testamento.
v. 8 – La purezza di cuore è la semplicità, che rende trasparente lo sguardo umano.
Nella Bibbia, il contrario di un cuore puro è un cuore diviso. Si ricordi inoltre che nel
linguaggio biblico il cuore indica il centro della persona umana, la facoltà che guida
l’esistenza, e non solo la sede dei sentimenti.
3
INTRODUZIONE AL VANGELO SECONDO MATTEO
Matteo, o Levi, era un esattore d’imposte a Cafarnao, in Galilea: un collaborazionista
della potenza occupante, potremmo dire, cioè di Roma. Chiamato da Gesù, egli,
lasciato tutto senza pensarci due volte, lo seguì. Secondo il suo vangelo (9,10-13),
avrebbe dato un pranzo d’addio ai suoi collaboratori, cui prese parte anche lo stesso
Gesù con i discepoli. Non conosciamo altro della sua vita.
Gli studiosi sono convinti che un Vangelo secondo Matteo scritto in aramaico
sarebbe andato perduto, mentre il Matteo greco giunto a noi, probabilmente, non
risale all’apostolo, pur servendosi di materiale dell’opera originale, ma è opera di un
rabbi giudeo-cristiano, in ogni caso ottimo conoscitore delle Scritture. Il testo sarebbe
stato redatto negli anni 70-80 d.C. in Palestina o in Siria, e rivolto in primo luogo a
un pubblico ebraico, come deduciamo da frasi e termini ebraici non spiegati perché
dati per noti (ad es. 4,5; 5,22; 18,18; 23,33) e da ulteriori indizi.
Il fatto che Mt occupi normalmente il primo posto nel canone dei vangeli è legato
all’opinione comune che fosse il più antico fra i quattro, ma anche all’alto valore
assegnatogli nel corso dei secoli dalla chiesa. Oggi gli studiosi non pensano più che
sia stato il primo a essere scritto, mentre resta la sua rilevanza, testimoniata fra l’altro
dal suo frequente utilizzo in chiave liturgica e catechetica. Escludendo i racconti
dell’infanzia (capp. 1-2) e la passione-morte-resurrezione di Gesù (capp. 26-28), il
resto del materiale di Mt è ben distribuito in cinque blocchi, formati ciascuno da una
parte narrativa e una didattica, concluse con la formula caratteristica: “Quando Gesù
ebbe finito questi discorsi…” (7,28; 11,1; 13,53; 19,1; 26,1).
UN’INTERPRETAZIONE EBRAICA (scheda)
“Se, oltre all'Antico Testamento, si conosce il pensiero degli altri ebrei di allora e si
ha una discreta padronanza del patrimonio ebraico, sulla base del retroterra giudaico
si possano comprendere meglio le parole di Gesù. Numerosi studenti cristiani
vengono da me a Gerusalemme, all'Università ebraica, per capire meglio i vangeli
con l'aiuto della scienza ebraica. Per quanto ne vedo io, quando tornano nei loro paesi
sono dei cristiani migliori. È un'avventura appassionante, per esempio, per i miei
allievi cristiani comprendere il discorso della montagna sul suo sfondo ebraico. Se
non si conosce la cornice ebraica del discorso della montagna si può pensare che esso
sia un sogno utopico per il futuro o una regola di comportamento per lo stato di
perfezione, per esempio per i monaci. Se invece il discorso della montagna viene
giustamente paragonato a un iceberg, la cui parte visibile, il discorso della montagna
appunto, è solo la punta, e se ciò che è evidente e perciò inespresso, e cioè l'elemento
giudaico, viene paragonato alla parte maggiore dell'iceberg che si trova sott'acqua,
allora il discorso della montagna viene attualizzato per la vita etica quotidiana di tutti
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gli uomini. Se si leggesse il discorso della montagna collegato al suo sottofondo
giudaico inespresso e ovvio, si diventerebbe uomini migliori, cristiani migliori. Se
cioè si intende la dottrina di Gesù come un messaggio giudaico, non si perde niente,
anzi si guadagna molto”.
(David Flusser, Il cristianesimo. Una religione ebraica, San Paolo, Cinisello
Balsamo 1992, p.158)
Scuole secondarie di primo grado:
1) L'assedio: si combatte a Gerico: Giosuè 6, 1-25;
Uno dei testi più noti della Bibbia, letti, pregati e cantati da generazioni di credenti,
alla cui origine sta una tradizione del santuario di Gàlgala. Il protagonista del
racconto non è tanto Giosuè, successore di Mosè alla leadership del popolo d’Israele
uscito dall’Egitto e in cammino verso la terra promessa di Canaan, ma Dio stesso.
La narrazione della presa di Gerico, antichissima città cananea, situata sotto il livello
del mare a 8 km a nord del Mar Morto e prima a essere conquistata dagli ebrei, è
infatti tutta ritmata da una serie di elementi liturgici: dall’arca dell’alleanza, segno
della presenza di Dio accanto al suo popolo, ai sacerdoti dotati dello shofar, il corno
d’ariete ancor oggi in uso nella liturgia ebraica; dall’indicazione dei sette giorni,
classica durata delle feste solenni, fino al discorso dello stesso Giosuè, in cui egli
precisa che la città sarà donata da Dio e non vinta dall’esercito… Tale forte impronta
liturgica consente di cogliere il valore storico della narrazione: gli ebrei, giunti dal
deserto e consapevoli della rilevanza strategica di Gerico, si trovano con sorpresa di
fronte a una città già abbattuta. Il rito di processione che conclude questo passo non
fa che rappresentare idealmente l’evento meraviglioso, in cui viene letta l’opera di un
Dio in azione a favore della sua gente. In realtà, l’archeologia non offre alcun indizio
di una distruzione di Gerico verso la fine del XIII sec a.C., verosimile datazione
dell’impresa qui rievocata.
2) Testo
1
Ora Gerico era sbarrata e sprangata davanti agli Israeliti; nessuno usciva né entrava.
Disse il Signore a Giosuè: “Vedi, consegno in mano tua Gerico e il suo re, pur
essendo essi prodi guerrieri. 3Voi tutti idonei alla guerra, girerete intorno alla città,
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percorrendo una volta il perimetro della città. Farete così per sei giorni. 4Sette
sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno,
poi, girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe.
5
Quando si suonerà il corno d’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto
il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città
crolleranno e il popolo salirà, ciascuno diritto davanti a sé”.
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Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: “Portate l’arca dell’alleanza;
sette sacerdoti portino sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca del Signore”. 7E
al popolo disse: “Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato
passi davanti all'arca del Signore”. 8Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette
sacerdoti, che portavano le sette trombe di corno d'ariete davanti al Signore, si
mossero e suonarono le trombe, mentre l'arca dell'alleanza del Signore li seguiva. 9Il
gruppo armato marciava davanti ai sacerdoti che suonavano le trombe e la
retroguardia seguiva l'arca; si procedeva al suono delle trombe. 10Giosuè aveva dato
quest'ordine al popolo: “Non lanciate il grido di guerra, non alzate la voce e non esca
parola dalla vostra bocca fino al giorno in cui vi dirò di gridare. Allora griderete”.
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L’arca del Signore girò intorno alla città, percorrendone il perimetro una volta. Poi
tornarono nell'accampamento e passarono la notte nell’accampamento.
12
Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore; 13i sette
sacerdoti, che portavano le sette trombe di corno d'ariete davanti all’arca del Signore,
procedevano suonando le trombe. Il gruppo armato marciava davanti a loro e la
retroguardia seguiva l'arca del Signore; si procedeva al suono delle trombe. 14Il
secondo giorno girarono intorno alla città una volta e tornarono poi
all'accampamento. Così fecero per sei giorni.
15
Il settimo giorno si alzarono allo spuntare dell'alba e girarono intorno alla città sette
volte, secondo questo cerimoniale; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro
intorno alla città. 16Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè
disse al popolo: “Lanciate il grido di guerra, perché il Signore vi consegna la città.
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Questa città, con quanto vi è in essa, sarà votata allo sterminio per il Signore.
Rimarrà in vita soltanto la prostituta Raab e chiunque è in casa con lei, perché ha
nascosto i messaggeri inviati da noi. 18Quanto a voi, guardatevi da ciò che è votato
allo sterminio: mentre operate la distruzione, non prendete nulla di ciò che è votato
allo sterminio, altrimenti rendereste votato allo sterminio l'accampamento d’Israele e
gli arrechereste una disgrazia. 19Tutto l’argento e l’oro e gli oggetti di bronzo e di
ferro sono consacrati al Signore: devono entrare nel tesoro del Signore”.
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Il popolo lanciò il grido di guerra e suonarono le trombe. Come il popolo udì il
suono della tromba e lanciò un grande grido di guerra, le mura della città crollarono
su se stesse; il popolo salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e si
impadronirono della città. 21Votarono allo sterminio tutto quanto c'era in città: uomini
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e donne, giovani e vecchi, buoi, pecore e asini, tutto passarono a fil di spada.
Giosuè aveva detto ai due uomini che avevano esplorato la terra: «Entrate nella casa
della prostituta, conducetela fuori con quanto le appartiene, come le avete giurato».
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Quei giovani esploratori entrarono e condussero fuori Raab, suo padre, sua madre, i
suoi fratelli e quanto le apparteneva. Fecero uscire tutti quelli della sua famiglia e li
posero fuori dell'accampamento d'Israele. 24Incendiarono poi la città e quanto vi era
dentro. Destinarono però l'argento, l'oro e gli oggetti di bronzo e di ferro al tesoro del
tempio del Signore. 25Giosuè lasciò in vita la prostituta Raab, la casa di suo padre e
quanto le apparteneva. Ella è rimasta in mezzo a Israele fino ad oggi, per aver
nascosto gli inviati che Giosuè aveva mandato a esplorare Gerico.
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3) Apparati
Note al testo:
v.1 - La città di Gerico è nota agli archeologi per essere stata una delle prime città
fortificate, anche se risulta che, al tempo dell’arrivo degli ebrei in Canaan (XIII – XII
secolo), la fiorente città fosse già stata abbandonata o comunque ridotta alla
dimensione di villaggio.
v. 5 – Grido di guerra, ma nel contempo acclamazione religiosa legata al rituale
dell’arca (cfr. Nm 10,5s).
v. 17 – Lo sterminio sacro, in ebraico cherem(in origine separato, consacrato),
rimanda all’offerta a Dio dell’intero bottino, regola normale della guerra santa, ed
evita che i vincitori possano trarre benefici personali da una vittoria dovuta in realtà a
Dio. Si noti che l’autore biblico si preoccupa di giustificare l’eccezione fatta per
Raab, sulla scorta del racconto di Gs 2,1-21.
INTRODUZIONE AL LIBRO DI GIOSUE’
E’ il sesto libro del Primo Testamento, il primo dopo il Pentateuco e, nella tradizione
ebraica, il primo dei cosiddetti Profeti Anteriori (che vanno appunto da Giosuè al
Secondo libro dei Re). Giosuè è ovviamente la figura centrale del libro, con il quale si
inaugura una nuova tappa della storia d’Israele, fatta in primo luogo di campagne
militari e relative vittorie da parte delle dodici tribù di cui era composto il popolo
(ciascuna corrispondente al nome di uno dei figli del patriarca Giacobbe). Tuttavia,
tale immagine di successo non è priva di tensioni: i resoconti militari si concentrano
in particolare sull’area della Palestina centrale, a dispetto delle continue affermazioni
secondo cui tutta la terra sarebbe stata conquistata. Il testo, in ogni caso, è composto
di narrazioni e discorsi, tramite i quali emerge comunque un dato teologico:
l’importanza dell’alleanza fra Dio e Israele, e della legge data dallo stesso Dio a
7
Mosè, sulla linea del libro del Deuteronomio, più volte qui ricordato come il “libro
della legge” (cfr. ad es. 1,7-9 e 8,34-35). Se il dono della terra, del riposo e della
benedizione suggellano le promesse divine, non mancano pagine in cui si rammenta
che il dono è di chi lo merita: mentre chi viola il patto è punito e perde la terra
(23,16).
Il libro può essere suddiviso in tre parti diseguali: a) La conquista di Canaan (1,112,24); b) La distribuzione della terra (13,1 – 22,34); La conclusione (23,1-24,33).
4) Scheda del personaggio
GIOSUE’
Il suo nome significa “JHWH è salvezza”. E’ il personaggio dominante del libro
omonimo, successore di Mosè e sovrintendente alla conquista ebraica di Canaan,
oltre che all’assegnazione della terra alle varie tribù. Figlio di Nun e appartenente alla
tribù di Efraim (Nm 13,8), si chiamava in realtà Osea, prima di ricevere il nuovo
nome dallo stesso Mosè. Appare per la prima volta nella Bibbia in Es 17,8-13,
quando Mosè lo sceglie per guidare la battaglia contro Amalèk a Rafidin, impresa che
egli porta a fine con successo. In seguito, fa parte delle dodici spie inviate a esplorare
Canaan. Quando è nominato comandante, operando in sintonia con Eleazaro, sommo
sacerdote successore del padre Aronne, pone l’accampamento sulle rive del
Giordano: un assalto dopo l’altro, egli conquista le città fortificate sulla sponda
opposta. Dopo le vittorie militari, Giosuè si dedicherà, come accennato, alla
suddivisione della terra ottenuta (Gs 14-17), chiedendo poco per sé (Gs 19,50). Poco
prima della sua morte, radunerà il popolo a Sichem in un’assemblea fondamentale,
esortandolo a restare leale verso Dio (Gs 24, 1-28).
Secondo la Bibbia, Giosuè fu onorato da Dio come lo era stato lo stesso Mosè (Gs
3,9). Probabilmente, sul piano storico la sua figura ebbe meno rilevanza, rispetto alla
narrazione biblica che lo riguarda, che lo elegge capo incontrastato del popolo per la
sua fede e obbedienza a Dio, capace di portare a termine la sua missione in modo
efficace e completo.
Nella tradizione biblica più recente, è ricordato soprattutto per le sue grandi imprese
(Sir 46,1-8) e per la sua totale fedeltà alla legge (1 Mac 2,55).
5) La storia degli effetti
Cominciamo con una suggestione legata alla produzione musicale di uno dei gruppi
attualmente più noti al mondo, gli irlandesi U2. C’è un luogo nel deserto della
California dove i fiori non hanno un nome, dove la terra per centinaia di chilometri si
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tinge di rosso, e la sabbia non trova mai un fiume che la bagni. C’è soltanto un albero
a indicarci che non è quello l’inferno: è l’albero di Joshua, nome ebraico di Giosuè,
così chiamato dai primi mormoni giunti in America, come a paragonare quel luogo
alla terra promessa di Giosuè. La speranza cresce sempre dove c’è disperazione.
All’albero di Joshua pensarono gli U2 nel 1987 per dare un luogo alla loro musica.
Nacque così The JoshuaTree, il quinto album della band capitanata da Bono, e uno
dei più importanti della storia del rock’n’roll. Come le radici dell’albero di Giosuè
devono scavare in profondità per raggiungere l’acqua, così le canzoni di The
JoshuaTree arrivano nei luoghi più profondi dell’anima, attraversando tutte le
emozioni dell’animo umano, dalla primordiale voglia di libertà che spinge a correre
“dove le strade non hanno un nome”, Where the streetshave no name, al bisogno mai
appagato di conoscere il divino di I stillhaven’tfoundwhatI’mlooking for, dalla
rabbia e le urla di Bullet the blue sky, all’amore e i sospiri di With or withoutyou.
Come sempre, la figura di Giosuè è stata rappresentata a più riprese, nell’arte e nella
musica classica: la ritroviamo, ad esempio, nelle Logge Vaticane di Raffaello, che
dipinse la traversata del fiume Giordano, e nella Porta del paradiso di Firenze, in cui
Lorenzo Ghiberti descrive la processione del popolo in occasione della presa di
Gerico. JoshuaFit the Battle of Jericho (Giosuè combattè la battaglia di Gerico),
infine, è il titolo di uno degli spiritual più noti, e rappresenta uno standard nel
repertorio di molti interpreti, in particolare di Mahalia Jackson. Qui, come in molti
altri spiritual, la condizione del popolo ebraico viene letta come anticipazione del
destino del popolo africano in esilio.
6) Attività didattiche
Comprendi:
1) Elenca gli elementi liturgici presenti nel testo.
2) Cosa dovrà accadere, stando al testo, quando sarà suonato il corno d’ariete?
3) Cos’è l’arca dell’alleanza? L’hai già incontrata nei testi biblici letti in precedenza?
Ricerca:
4) La parola araba harem ha la stessa radice dell’ebraico cherem. Sai cosa significhi?
Trovi qualche legame fra i due termini?
5) Il racconto della presa di Gerico ha carattere storico, o a tuo parere risponde
soprattutto a esigenze di tipo teologico? Perché?
6) Aiutandoti con il WEB, traccia una breve storia della città di Gerico, considerata
una delle più antiche città al mondo e passata di occupazione in occupazione nel
corso dei secoli. In quale stato si trova ora?
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7) Cerca su You Tube qualche canzone dell’album degli U2 The JoshuaTree, e
traduci quella che ti piace di più, spiegando il motivo della tua preferenza.
• Non si addestreranno più per la guerra: Michea 4, 1-5;
• I costruttori di pace: Matteo 5, 9 (vedi scuole primarie)
Scuole secondarie di secondo grado:
• Il bastone di Dio: Esodo 17, 8-16
• Querce di giustizia: Isaia 61, 1-4
• Sale della terra: Matteo 5, 13 (vedi scuole primarie)