Il libro di Giosuè

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Il libro di Giosuè
FACOLTÀ TEOLOGICA DEL TRIVENETO
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE
“RUFINO DI CONCORDIA”
IN PORTOGRUARO
Il libro di Giosuè
L’utilizzo della Bibbia nella Didattica
dell’Insegnamento della Religione Cattolica a scuola
Studentessa: Silvia BORTOLIN
Professore: Stefano VIDUS ROSIN
Portogruaro, 2012-13
Introduzione
Nel libro di Giosuè trova compimento il viaggio del popolo ebreo iniziato
con Mosè. Solitamente nella didattica Giosuè non trova molto spazio per
motivazioni di tempo soprattutto, ma se ben letto e utilizzato può diventare, in
particolare per la scuola primaria, un valido momento per fare sintesi dei
personaggi e delle loro storie incontrati durante lʼanno scolastico ricostruendo
così la prima parte della storia della salvezza e leggendo come Dio ha agito
nella vita del suo popolo. Inoltre Giosuè, la sua vita e le sue scelte diventano
base per poter comprendere meglio ciò che si andrà ad incontrare nei
successivi libri storici. Sicuramente gli alunni della scuola primaria potranno
essere affascinati dalla figura del guerriero e del conquistatore, che ha bisogno
sempre dʼessere mediata e riportarta al proprio rapporto di fiducia incrollabile
con Dio.
Il libro di Giosuè può, in alcune sue parti, essere spunto, alle scuole
secondarie di secondo grado, per comprendere nella storia come si sia evoluto
il rapporto tra scienza e fede, rileggendo le motivazioni di alcune scelte della
Chiesa nel tempo e di come tali posizioni siano cambiate con il Concilio
Vaticano II.
2
Il libro di Giosuè
1. Titolo
Libro di Giosuè (Gs). Nella Bibbia ebraica questo libro compare insieme
ai libri dei Giudici, di Samuele e dei Re e sono chiamati “profeti anteriori”1;
questa raccolta di libri è anche conosciuta con il nome di “libri storici” e hanno
come oggetto principale «i rapporti di Israele con YHWH, la sua fedeltà o la sua
infedeltà, soprattutto la sua infedeltà, alla parola di Dio, di cui i profeti sono
strumenti».2
2. Datazione
Rispetto alla datazione del testo, cʼè unʼampia concordanza degli studiosi
nel pensare che questo libro non sia stato direttamente scritto da Giosuè, ma
che sia frutto della scuola definita con il termine “deuteronomista”. Scuola che
avrebbe operato dal regno di Giosia (fine del VII secolo a. C.) sino allʼepoca
dellʼesilio (VI secolo a. C.). Durante il regno di Giosia3 (640-609 a.C.) maturano
le condizioni sia culturali che politiche che portano alla riforma e alla
centralizzazione del culto. Tale riforma porta allʼabolizione di tutti i luoghi di
1
La denominazione deriva da una tradizione che attribuisce la composizione dei libri a dei
profeti e nello specifico: Giosuè avrebbe composto il libro che porta il suo nome; Samuele
avrebbe composto il libro dei Giudici e Samuele e Geremia avrebbero composto i libri dei Re.
Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, EDB, Bologna 2009, p.417.
2
Ibidem.
3
Giosia viene incoronato re allʼetà di otto anni in seguito allʼuccisione del padre Amon.
3
culto, ad eccezione del tempio di Gerusalemme, ed è supportata da un
movimento che trova la propria base nel Deuteronomio, tale movimento ha
come scopo quello di mostrare e sottolineare come la storia di Israele sia legata
allʼadesione vitale al Signore che chiede di abbandonare ogni altra forma di
idolatria.
Per il deuteronomista al centro sta la legge mosaica, collocata allʼinizio
dellʼopera perciò nel libro del Deuteronomio e anche alla fine, ossia nel
secondo libro dei Re, quando il libro viene presentato come scoperto da Re
Giosia.
3. Struttura del libro
Il libro di Giosuè può essere diviso in tre tappe:
1. La conquista della Terra promessa (cc. 1-12), dove si descrive la conquista di
Canaan da parte di Israele e dove lʼautore vuole evidenziare la compattezza
del popolo di Israele, che condotto di Giosuè, inizia la conquista con
unʼoperazione militare costante e continua, che comprende anche sconfitte e
alleanze, come quella con Gabaon.
2. La distribuzione del territorio tra le tribù (cc. 13-21). Questi capitoli
contengono soprattutto indicazioni topografiche e geografiche di come il
territorio conquistato viene diviso da Giosuè tra le tribù di Israele e i due figli
di Giuseppe, Efraim e Manasse, mentre si definisce come «non si diede
parte alcuna ai leviti nella terra, tranne la città dove abitare e i loro pascoli per
le loro greggi e gli armenti». (Gs 14,4)
4
3. Lʼassemblea di Sichem (cc. 22-24). Negli ultimi capitoli del libro Giosuè,
prima di morire, sottolinea come tutte le promesse che Dio aveva fatto siano
state mantenute, «neppure una parola è caduta» (Gs 23,14) e così anche
Israele non dovrà trasgredire lʼalleanza con Dio, perché
se trasgredirete lʼalleanza che il Signore, vostro Dio, vi ha imposto, andando e servire
altri dei e prostrandovi davanti a loro, lʼira del Signore si accenderà contro di voi
e voi sarete spazzati via dalla terra buona che egli vi ha dato». (Gs 23,16)
Lʼultimo capitolo si può definire come un “trattato dʼalleanza”, dove
Israele ribadisce la propria decisione a servire Dio, dunque «nella terra
promessa Israele non sarà più “servo” di padroni e dèi stranieri, costretto a
lavori forzati, ma sarà “servo” del Signore, lo potrà invocare nel culto, lavorando
la terra che gli è stata donata».4
La cornice allʼinterno della quale trova spazio lʼassemblea di Sichem può
essere definita liturgica e in questa cornice si ripercorrono i grandi atti salvifici
compiuti da Dio, perché tutti i partecipanti facendone memoria rinnovino la loro
scelta nei confronti di Dio e lo riconoscano
ancora come lʼunico Dio, che si è rivelato come Dio dei padri, Dio dellʼesodo e del
dono della terra. [...] Le “mani” di questo Dio che crea si identificano con il
“braccio teso” con cui egli libera Israele dallʼEgitto e lo conduce lungo il deserto per
introdurlo nella terra promessa. Le mani di questo Dio che hanno guidato
Giacobbe-Israele [...] si intrecciano con le mani del suo popolo, che gli offre i frutti
di quella terra che egli aveva promesso ad Abramo. 5
4
G. RAVASI, Nuova guida alla Bibbia, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2008, p.153.
5
Ibidem.
5
Tutto il libro racconta le vicende di Giosuè,6 il cui nome già si rivela
essere un vero e proprio programma perché significa “il Signore salva”,7 ma
lʼaltro personaggio centrale del libro è sicuramente la terra promessa, perché
ciò che nel Pentateuco era lʼoggetto della promessa, qui invece diventa la
realizzazione della promessa, tanto che alcuni studiosi sono arrivati a unire il
libro di Giosuè al Pentateuco, parlando di Esateuco.
La terra dunque come luogo della fedeltà di Dio verso il suo popolo e del
popolo verso Dio; luogo di alleanza con Dio e di invito al popolo ad «incontrare
il creato per santificarlo» 8. Una terra però sempre da conquistare che ben
definisce la «tensione, mai eliminata, tra il presente e lʼavvenire che è
costitutiva dellʼesistenza del popolo di Dio».9 La divisione della terra tra i figli
dʼIsraele dà compimento alla promessa fatta da Dio prima ad Abramo e poi
rinnovata a Mosè, dunque leggendo i capitoli dove viene presentata tale
divisione si dovrebbe ben comprendere «la gioia del redattore che presenta
minutamente lʼeredità data da Dio alle tribù»10.
6
Una tradizione biblica riferisce che Mosè stesso abbia cambiato il nome al suo “aiutante” da
Osea a Giosuè, segnando così anche il suo nuovo destino:«Questi sono i nomi degli uomini che
Mosè mandò a esplorare la terra. Mosè diede il nome a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè».
(Nm 13,6)
7
Giosuè che per gli ebrei di lingua greca diventerà Gesù e che permetterà ai cristiani di
accostare Giosuè, come condottiero del popolo verso la terra promessa a Gesù, come
salvatore.
8
La Bibbia Tob nuova traduzione CEI, Elledici, Leumann Torino 2010, p. 399.
9
Ibidem.
10
Ibidem.
6
4. Chi è Giosuè?
Giosuè lo si incontra durante le vicende di Mosé e del popolo di Israele
nel deserto, ma la sua figura viene ben tratteggiata nel libro del Siracide, dove
si dice:
Valoroso in guerra fu Giosuè, figlio di Nun,
successore di Mosè nellʼufficio profetico;
secondo il suo nome,
egli fu grande per la salvezza degli eletti di Dio,
compiendo la vendetta contro i nemici insorti,
per assegnare lʼeredità a Israele.
Comʼera glorioso quando alzava le sue braccia
e brandiva la spada contro le città!
Chi prima di lui era stato così saldo?
Egli guidava le guerre del Signore.
Al suo comando non si arrestò forse il sole
e un giorno divenne lungo come due?
Egli invocò lʼAltissimo, il Sovrano,
mentre i nemici lo premevano da ogni parte;
lo esaudì il Signore grande
con una grandinata di pietre poderose
Egli piombò sulla nazione nemica
e nella discesa distrusse gli avversari
perché le nazioni conoscessero tutte le sue armi
e che la loro guerra era contro il Signore.
Egli infatti marciò dietro al Sovrano
e nei giorni di Mosè compì unʼopera di misericordia:
egli e Caleb, figlio di Iefunnè,
opponendosi allʼassemblea,
impedendo che il popolo peccasse
e calmando le maligne mormorazioni.
Solo loro due furono salvati fra i seicentomila fanti,
per far entrare il popolo nellʼeredità,
nella terra in cui scorrono latte e miele.
(Sir 46, 1-8)
Tuttavia nel Pentateuco, Giosuè vive allʼombra di Mosè e lo accompagna
in ogni tappa della sua vita a partire dallʼuscita dallʼEgitto. Giosuè si trova con
Mosè sul monte di Dio «Mosè si mosse con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì
sul monte di Dio» (Es 24,13); e ancora lo si trova mentre vigila sulla tenda del
convegno: «Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il
7
proprio amico. Poi questi tornava allʼaccampamento, mentre il suo inserviente, il
giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dallʼinterno della tenda» (Es
33,11). Giosuè ricopre anche ruoli militari importanti come nella battaglia contro
Amalek quando Mosè dice a Giosuè:
scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto
sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva
ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne eCur salirono sulla
cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava
cadere, prevaleva Amalek. Poichè Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la
collocarono dietro di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e
lʼaltro dallʼaltra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al
tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo, passandoli a fil di spada.
Allora il Signore disse a Mosè: “Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi
di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!”. Allora Mosè
costruì un altare, la chiamò “il Signore è il mio vessillo” e disse:
“Una mano contro il trono del Signore!
Vi sarà guerra per il Signore contro Amalek,
di generazione in generazione!”. (Es 17,8-16)
Giosuè lo si incontra ancora nel libro dei Numeri e nel Deuteronomio
quando gli viene affidata la missione di condurre il popolo di Israele nella Terra
promessa:
Il Signore disse a Mosè: “Prenditi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo spirito;
porrai la mano su di lui, lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a
tutta la comunità, gli darai i tuoi ordini sotto i loro occhi e porrai su di lui una parte della
tua autorità, perché tutta la comunità degli Israeliti gli obbedisca. Egli si presenterà
davanti al sacerdote Eleazaro, che consulterà per lui il giudizio degli urim davanti al
Signore; egli e tutti gli Israeliti con lui e tutta la comunità usciranno dallʼordine di
Eleazaro ed entreranno allʼordine suo”.
Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato; prese Giosuè e lo fece comparire
davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità; pose su di lui le mani e gli
diede i suoi ordini, come il Signore aveva detto per mezzo di Mosè. (Nm 27,18-23)
Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: “Sii forte e
fatti animo, perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore giurò ai loro
padri di darvi: tu gliene darai il possesso. Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli
sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti dʼanimo!”.
(Dt 31,7-8)
8
E infine Giosuè compare al termine del libro del Deuteronomio quando,
dopo la morte di Mosè, si dice che «Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito
di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui. Gli Israeliti gli
obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè» (Dt 34,9).
Giosuè, insieme a Caleb, saranno gli unici israeliti della vecchia
generazione ad entrare nella Terra promessa.
5. Il libro di Giosuè
Dopo la morte di Mosè Dio parla a Giosuè dicendogli: «Mosè, mio servo,
è morto. Ora, dunque, attraversa questo Giordano tu e tutto questo popolo,
verso la terra che io do loro, agli Israeliti. Ogni luogo su cui si poserà la pianta
dei vostri piedi, ve lʼho assegnato, come ho promesso a Mosè. Dal deserto e da
questo Libano fino al grande fiume, lʼEufrate,tutta la terra degli Ittiti, fino al Mare
Grande, dove tramonta il sole: tali saranno i vostri confini». Dio dice a Giosuè di
essere forte, coraggioso e mettere in pratica tutto ciò che gli ha detto Mosè
prima di morire, solo in questo modo sarà in grado di portare a compimento il
proprio cammino. Così Giosuè e il popolo di Israele iniziano la conquista della
terra di Canaan. La prima città da conquistare è Gerico, difesa da mura e torri.
Prima dellʼattacco Giosuè manda in città degli esploratori, che trovano rifugio a
casa di una donna di nome Raab, la quale li nasconde sul tetto e non li tradisce
quando le guardie vanno a cercarli, chiedendo in cambio di aver salva la
propria vita e quella dei propri familiari, quando sarebbero entrati ad invadere la
9
città. Appena gli esploratori tornano al campo, Giosuè dà ordine al popolo di
partire e attraversare il Giordano. Il corteo è aperto dai sacerdoti che portavano
in alto lʼarca dellʼalleanza. Arrivati al Giordano le acque del fiume si aprono
lasciando un passaggio asciutto per il popolo, terminato il passaggio le acque si
richiudono riprendendo il loro corso. Allora Giosuè, con dodici pietre prese dal
letto del fiume, fa un cippo a ricordo del gesto che Dio aveva compiuto per loro.
Montate le tende il popolo di Israele celebra la prima Pasqua nella terra
promessa, mangiando pane azzimo e grano tostato, dopo che tutti gli uomini
sono stati circoncisi.
Dopo la celebrazione della circoncisione e della Pasqua, il Signore dice a
Giosuè di andare verso Gerico e di fare, per sei giorni, un giro attorno alle mura,
con i sacerdoti, le trombe e lʼarca e Giosuè obbedisce. Il settimo giorno dopo
aver fatto sette giri attorno alle mura della città, Giosuè fa suonare le trombe e
con il popolo lancia il grido di guerra, nello stesso momento le mura della città
crollano lasciando Israele conquistare la città, che viene passata a “fil di spada”,
risparmiando però Raab e la sua famiglia, come promesso dagli esploratori.
Giosuè poi conquista Ai dove edifica un altare, vi brucia olocausti in
onore del Signore e proclama il libro della legge al popolo sul monte Ebal,
secondo quanto Mosè gli aveva comandato.
Per sconfiggere gli israeliti, allora, il re di Gerusalemme si allea con i
sovrani amorrei, ma in questa alleanza non entra Gabaon che trova così un
modo per salvarsi. Quando Giosuè sferra il suo attacco alla coalizione dei re,
10
Dio aggiunge alla confusione della battaglia la furia dal cielo, facendo
grandinare, tanto che disperde più nemici la grandine che gli stessi Israeliti. La
battaglia prosegue e al tramonto Giosuè ricorda la promessa di vittoria fattagli
da Dio e grida al sole di fermarsi su Gabaon, così da poter terminare e vincere i
nemici. Guerra dopo guerra la conquista della terra di Canaan procede come
Dio aveva promesso e quando anche le città del nord sono prese il Signore
parla a Giosuè dicendo dʼaver mantenuto le proprie promesse fatte ai padri, ora
Giosuè ha il compito di dividere la terra tra gli Israeliti. Giosuè raduna le tribù di
Israele a Sichem e a loro ricorda la loro storia a partire da Abramo e chiede al
popolo di decidere di giurare fedeltà al Signore. Conclusa lʼalleanza Giosuè
fissa leggi e precetti per il popolo e pone una pietra sotto una quercia a
testimonianza dellʼalleanza tra Dio e il popolo di Israele. Dopo questi fatti
Giosuè muore a centodieci anni e viene seppellito sulle montagne di Efraim.
Israele continua ad onorare il patto con il Signore fino alla morte di tutti coloro
che avevano visto quanto il Signore aveva fatto per loro.
6. Giosuè nella didattica Irc
Il libro di Giosuè è fonte di spunti per la didattica sia nella scuola primaria
che nella scuola secondaria di secondo grado.
Per la scuola primaria la figura di Giosuè si immette allʼinterno del
cammino di studio della storia del popolo di Israele, può essere utilizzato per
riprendere i contenuti incontrati durante lʼanno scolastico e per far comprendere
11
come il popolo di Israele debba conquistare la terra promessa, decidere per la
propria fedeltà a Dio e infine darsi una struttura come popolo che poi troverà il
proprio compimento nelle vicende dei Re.
I paralleli che si possono fare tra ciò che si legge nel libro di Giosuè e ciò
che gli alunni hanno incontrato durante il loro percorso possono essere:
1. Cʼè un fiume da attraversare per entrare nella terra promessa: il Giordano. La
traversata avviene in un modo conosciuto dagli alunni che possono ricordare
il passaggio del Mar Rosso (Es 14,21-30) e alcuni elementi e personaggi già
incontrati come lʼarca dellʼalleanza (Es 25,10-30), la tenda del convegno (Es
26; 27) i sacerdoti (Es. 28; 29 Sir 45,6-13).
2. Dopo il passaggio del Giordano (Gs 3,1-17) si celebra la Pasqua (Gs
5,10-12) come segno di libertà e di fede. Gli alunni richiamano il significato
della Pasqua ebraica (Es 12) e comprendono il significato di questa prima
Pasqua nella terra promessa.
3. Le promesse di Dio. Nel libro di Giosuè più volte si ripete come Dio abbia
fatto delle promesse al suo popolo e come tali promesse siano sempre state
mantenute. Gli alunni potrebbero provare a redigere una lista delle promesse
che Dio ha fatto ai patriarchi (Gn 9,8-10; Gn 12; Gn 15;...) andando a
ricercare in alcuni brani se le promesse sono state mantenute.
4. La terra promessa è una terra abitata da altri, almeno nei territori
pianeggianti. Gli alunni comprendono come la terra promessa non sia tanto
12
una «terra di origine ma di arrivo» 11, dove «Israele non viene certo accolto
come uno che torna a una terra che gli spetta di diritto»12 ecco il perché della
conquista, inoltre Israele nel conquistare la terra inizia anche a conquistare
non solo uno spazio, ma anche una nuova propria identità.
5. La terra promessa viene ripartita tra le tribù di Israele. Gli alunni hanno modo
di ricordare chi è Israele la sua storia (Gn 25,19-34), il suo nome (Gn
32,23-33), il nome dei figli (Gn 29,31-35; Gn 30,1-24)... e di comprendere la
motivazione di questa ripartizione, anche con lʼaiuto di una scheda che
evidenzi la divisione del territorio.
Per la scuola secondaria di secondo grado il progetto interdisciplinare
potrebbe essere nominato “Scienza e fede”. Gli insegnamenti coinvolti
potrebbero essere: Irc, storia, filosofia e storia dellʼarte e potrebbe basarsi sui
versetti di Gs 10,12-13 «Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Aialon. Si
fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei
nemici». Questi versetti richiamano al “caso Galileo”. Nel 1616 viene
condannata dal SantʼUfficio la teoria copernicana, la quale afferma che il sole è
immobile mentre la terra si muove. A Galileo viene intimato di non aderire a tale
teoria, di non insegnarla, né di difenderla a voce o per iscritto. Nel 1633, nel
convento della Minerva a Roma, Galileo Galilei viene condannato perché
11
G. QUARENGHI, M. FERRI, Io ti domando. Storie dellʼAntico Testamento, Rizzoli, Milano 2010,
p. 170.
12
Ibidem.
13
«giudicato veementemente sospetto dʼeresia»13 e deve legge una dichiarazione
che dice: «Con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto i
suddetti errori ed eresie, e generalmente ogni qualunque altro errore, eresia e
setta contrari alla santa Chiesa»14. A tale conclusione si arriva dopo che Galileo
aveva scritto a Maria Cristina di Lorena presentando la propria posizione sul
rapporto tra scienza e fede, sottolineando come le dimostrazioni scientifiche
non possano essere fondate sulla Sacra Scrittura, perché scopo della Sacra
Scrittura è di far conoscere la fede necessaria per la salvezza, ma non per
questo però Bibbia e scienza si contraddicono perché hanno il proprio autore in
comune: Dio.
Solo con Il Concilio Vaticano II, dopo secoli di discussioni sul rapporto tra
scienza e fede, si dice che «Dio nella Scrittura rivela la “verità in vista della
nostra salvezza”» (DV 11)15 e inoltre si precisa, nella Gaudium et Spes, quale
sia il corretto rapporto tra ricerca scientifica e fede, deplorando
certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani, derivati
dal non aver sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che,
suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere
che scienza e fede si oppongano tra loro. 16
13
RAVASI, Nuova guida alla Bibbia, p. 151.
14
Ibidem.
15
Ibidem.
16
CONCILIO VATICANO II, cost. Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, n. 36, in EnchVat 1/1431.
14
Bibliografia
La Bibbia di Gerusalemme, EDB, Bologna 2009.
La Bibbia Tob nuova traduzione CEI, Elledici, Leumann Torino 2010.
CONCILIO VATICANO II, cost. Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, in EnchVat
1/1319-1644.
G.QUARENGHI, M. FERRI, Io ti domando. Storie dellʼAntico Testamento, Rizzoli,
Milano 2010.
G. RAVASI, Nuova guida alla Bibbia, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi)
2008.
15