Pressbook - Film e Documentari
Transcript
Pressbook - Film e Documentari
Amedeo Pagani e Istituto Luce presentano Gli amanti del Nilo Un film di Eric Heumann con EMMA DE CAUNES ERIC CARAVACA BERNADETTE LAFONT JACQUES NOLOT MURRAY HEAD Durata: 1h30 Francia/2001/1.85/Dolby SR/SRD Ufficio Stampa ISTITUTO LUCE Tel. 06/72992274 Fax. 06/7222493 www.luce.it LISTA TECNICA Regia ERIC HEUMANN Sceneggiatura ERIC HEUMANN JACQUES LEBAS FRANCOIS-OLIVIER ROUSSEAU Dialoghi FRANCOIS-OLIVIER ROUSSEAU Produttore MARC SILLAM Direttore della fotografia YORGOS ARVANITIS, AFC Aiuto regista MARC BARADUC Scenografia THIERRY LEPROUST Fonico Montaggio FRANÇOIS WALEDISCH MARTINE BARRAQUÉ Creazione dei costumi CARINE SARFATI Costumi MICHÈLE PEZZIN Direttore di produzione WILHELM LALIGANT 2 Trucco Parrucchiera Casting Adattamento e orchestrazione musicale Missaggio THI-THANH-TU N’GUYEN MARIE-FRANCE THIBAULT FREDERIQUE MOIDON HOUBERT BOUGIS JEAN-CHARLES MARTEL 3 SINOSSI Nella Tunisia meridionale, la giovane Anne Frendo, vive sola con suo padre a Bessariani, la piantagione di famiglia. E' il 1943. Ogni giorno gli eserciti delle potenze dell'Asse sono costrette a ritirarsi dalle forze alleate che avanzano. Un giorno, mentre cammina lungo la spiaggia deserta di Bessariani, Anne si imbatte in un soldato francese che si è lanciato col paracadute da un aereoplano di ricognizione. L'uomo è rimasto ferito dalla caduta e ha camminato finché le forze glielo hanno permesso; per poi morire. Accompagnata da sua zia, l'archeologa Sophie Frendo, comincia così un viaggio nel tempo in cui Anne cerca di impedire l'inevitabile. Anne ritorna a tre giorni prima, in un palazzo egiziano sulle rive del Nilo, dove alcuni ufficiali alleati stanno preparando l'offensiva in Tunisia. Riconosce in uno di loro l'uomo della spiaggia. Ha pochissimo tempo per fermarlo, e una sola arma: i suoi poteri di seduzione. Decide di usarli. Anne è pronta e decisa a fare qualsiasi cosa per cambiare il destino di Samuel, l'estraneo trovato sulla spiaggia, e per impedire che prenda quel volo fatale. Tra traffici spionistici e segreti militari, in incantevoli paesaggi sulle rive del Nilo, Anne deve fare di tutto per tenere in mano la chiave del suo destino e del suo amore per Samuel. E’ una questione di sogno o di morte. 4 EMMA DE CAUNES 1996 L’ECHAPPEE BELLE di Etienne Dhaene AU BORD DE L’AUTOROUTE (cortometraggio) di Olivier Jahan L’ILE DU DOCTEUR MOREAU (CD Rom) di Aîda Julian 1997 UN FRERE di Sylvie Verheyde César per la migliore attrice esordiente 1998 Premio Première del Pubblico 1998 Saint Denis Les acteurs à l’écran LA VOIE EST LIBRE di Stéphane Clavier RESTONS GROUPES di Jean-Paul Salomé BEACOUP TROP LOIN (cortometraggio) di Olivier Jahan 1998 MILLE BORNES di Alain Beigel MONDIALITO di Nicolas Wadimoff 1999 PRINCESSES di Sylvie Verheyde FAITES COMME SI JE N’ETAIS PAS LA di Olivier Jahan SANS PLOMB di Muriel Téodori 2001 ASTERIX E CLEOPATRA di Alain Chabat GLI AMANTI DEL NILO di Eric Heumann 5 ERIC CARAVACA BRASERO (cortometraggio) di Bruno Chiche L’ECHAPPEE BELLE (cortometraggio) di Antoine Vaton 1996 UN SAMEDI SUR LA TERRE LA VOIE EST LIBRE di Diane Bertrand Selezione ufficiale Clermont Ferrand 1997 NICOTINE (cortometraggio) di Pablo Lopez Paredes 1998 LA VOIE EST LIBRE di Stéphane Clavier BEAUCOUP TROP LOIN (mediometraggio) di Olivier Jahan LA VIE NE ME FAIT PAS PEUR di Noémie Lvovsky C’EST QUOI LA VIE di François Dupeyron César per il migliore attore esordiente 2000 Etoile d’Or della Stampa – Miglior Rivelazione Maschile Francese 1998 LA PARENTHESE ENCHANTEE di Michel Spinosa RIEN A FAIRE di Marion Vernoux SANS PLOMB di Muriel Téodori 1999 LA CHAMBRE DES OFFICIERS di François Dupeyron 2001 GLI AMANTI DEL NILO di Eric Heumann 6 BERNADETTE LAFONT 1957 LES MISTONS di François Truffaut 1959 LE BEAU SERGE di Claude Chabrol A DOPPIA MANDATA di Claude Chabrol 1960 LES BONNES FEMMES di Claude Chabrol 1965 VAGONE LETTO PER ASSASSINI di Costa Gavras 1967 IL LADRO DI PARIGI di Louis Malle 1971 LES DOIGTS CROISES di René Clément 1972 MICA SCEMA LA RAGAZZA di François Truffaut 1973 LA MAMAN ET LA PUTAIN di Jean Eustache 1976 NOROIT di Jacques Rivette 1978 VIOLETTE NOZIERE di Claude Chabrol 1978 IL VIZIETTO DELL’ONOREVOLE di Pierre Tchernia 1980 RETOUR EN FORCE di Jean-Marie Poiré 1983 UN BON PETIT DIABLE di Jean-Claude Brialy 1984 CANICULA di Yves Boisset 1985 LE PACTOLE di Jean-Pierre Mocky SARA’ PERCHE’ TI AMO di Claude Miller César per la migliore attrice non protagonista 1986 1986 ISPETTORE LAVARDIN di Claude Chabrol 1987 VOLTO SEGRETO - MASQUES di Claude Chabrol 1988 LA SAISON DU PLAISIR di Jean-Poerre Mocky UNE NUIT A L’ASSEMBLEE NATIONALE di Jean-Pierre Mocky 1992 SAM SUFFIT di Virginie Thévenet VILLE A VENDRE di Jean-Pierre Mocky SISSI LA VALSE DE COEURS di Cristoph Böll 7 1993 PERSONNE NE M’AIME di Marion Vernoux Premio per la Migliore interpretazione femminile a Locarno 1996 RAINBOW POUR RIMBAUD di Jean Teule 1997 GENEALOGIA DI UN CRIMINE di Raoul Ruiz SOUS LES PIEDS DES FEMMES di Rachida Krim VENT DE COLEUR di Michael Reoburn 1998 RIEN SUR ROBERT di Pascal Bonitzer RECTO VERSO di Jean-Marc Longval 2000 UN POSSIBLE AMOUR di Christophe Lamotte 2001 GLI AMANTI DEL NILO di Eric Heumann LES PETITS COULEURS di Patricia Plattner 8 JACQUES NOLOT 1981 HOTEL DES AMERIQUES di André Téchiné 1982 LA SIGNORA E’ DI PASSAGGIO di Jacques Rouffio 1983 L’ESTATE ASSASSINA di Jean Becker L’HOMME A LA SILHOUETTE di André Téchiné 1985 RENDEZ-VOUS di André Téchiné 1986 IL LUOGO DEL CRIMINE di André Téchiné 1987 LES INNOCENTS di André Téchiné 1988 TROIS PLACES POUR LE 26 di Jacques Demy 1989 HIVER 54, L’ABBE PIERRE di Denis Amar LE CAFE’ DES JULES di Paul Vecchiali 1992 BORDER LINE di Daniel Dubroux 1991 NIENTE BACI SULLA BOCCA di André Téchiné 1993 MA SAISON PREFEREE di André Téchiné 1994 J’AI PAS SOMMEIL di Claire Denis L’ETA’ ACERBA di André Téchiné 1995 OUBLIE-MOI di Noémie Lvovsky 1996 LE JOURNAL D’UN SEDUCTEUR di D. Dubroux LES GRANDS DUCS di Patrice Lecomte NENETTE E BONI di Claire Denis 1997 A MORT LA MORT di Romain Goupil 2000 LE CAFE DE LA PLAGE di Benôit Graffin SOTTO LA SABBIA di François Ozon 2000 GLI AMANTI DEL NILO di Eric Heumann REGIA 1986 MA NEIGE (cortometraggio) 1998 L’ARRIERE PAYS 2001 LA CHATTE A DEUX TETES SCENEGGIATURE 1989 LE CAFE DES JULES di Paul Vecchiali 9 1991 NIENTE BACI SULLA BOCCA di André Téchiné 10 INTERVISTA A ERIC HEUMANN Il suo film precedente, “Viaggio a titolo privato”, inventava una città, Port Djema, nel corno d’Africa. Lei è un regista che ama l’evasione, come Anne Frendo, l’eroina del suo “Gli amanti del Nilo”? Amo l’immaginario. Ma l’immaginario è ampio! “Viaggio a titolo privato” era un film sull’impegno, la storia di un medico che partiva alla ricerca di un bambino che il suo migliore amico gli aveva chiesto di ritrovare, e che scopriva che quel bambino non esisteva, che si trattava di un invito al viaggio, e attraverso il viaggio a una riflessione su se stesso… Stavolta è diverso, ma si tratta sempre di un viaggio, verso un altrove molto particolare: un mondo inventato da una giovane artista, che si crea una vita di fantasia con frammenti della sua vita reale, come il calesse con il quale lascia la propria casa in Tunisia e che ritroviamo in Egitto. La sua vita produce l’immaginario, e l’immaginario produce la sua vita. Il suo film appartiene al cosiddetto cinema d’evasione… Sì, un cinema che cerca di far sognare. Anche lì, il genere è ampio! C’è una tradizione dei film d’avventura nel cinema americano, e oggi in Francia si ha voglia di riannodare le fila con un certo cinema popolare. Poi c’è un altro genere di film d’evasione, al quale mi sento forse ancora più vicino: le storie di personaggi che desiderano l’evasione, come Gene Tierney in “L’aventure de Madame Muir” de Mankievicz. Incontriamo questi personaggi anche nella letteratura francese, e particolarmente nel romanticismo. Anne Frendo d’altra parte è un personaggio molto francese, molto D’Artagnan: crede nella parola data, nell’impegno, come molti eroi popolari francesi. Evade in un mondo inventato per cercare lì l’amore dei suoi sogni: lei è tutta nell’immaginario… Anne è amante e artista, è dunque doppiamente inventrice: la delizia dell’amore è quella di ricrearsi attraverso l’altro, di sfuggire a quello che si era e alla vita in cui l’altro non c’era. E anche il piacere dell’artista, è quello di ricreare il mondo. Questo mi ha interessato del personaggio, e anche il fatto che si tratti di un’innamorata. L’amore è il valore che lei difende prima di tutto. E’ l’amore cristiano, sotto la protezione della Santa Vergine di cui si vede la statua all’inizio del film (lei ama la sua famiglia, il padre che protegge e il fratello, la cui tomba adorna di fiori). E poi è l’amore passione, che viene allo stesso tempo impedito e reso vero dalla morte. Come è stato creato l’universo del film, tra Tunisia ed Egitto nel 1943? Si sogna una storia, un personaggio, e le immagini nascono con naturalezza. Io amo l’Africa e conosco bene il Sud della Tunisia. Ero molto affascinato da questo mondo 11 che una volta veniva chiamato la Francia d’oltremare, con persone che avevano costruito su dei deserti delle proprietà illusorie. Anne e suo padre vivono in maniera dolce la fine di un mondo, è una famiglia in cui il tempo è passato, una piccola aristocrazia in declino che veglia suoi suoi ricordi e i suoi morti. La zia di Anne è rivolta al passato, all’archeologia, e anche lei vive circondata dai morti. La guerra provoca una tensione nel loro universo. In un momento in cui il mondo si afferma nella sua brutalità, in cui il destino umano è impigliato nella storia politica e militare, le persone reagiscono, evidentemente, in molti modi diversi. Qui, quello che mi interessava, era il confronto tra l’impegno politico del protagonista (Samuel), e il temperamento di Anne che privilegia il sogno, l’immaginario, la creazione artistica, i giochi con l’inconscio. E’ la via che sceglie lei. L’Egitto è permeato da un immaginario e da una serie di immagini molto romanzesche: è questo che l’ha sedotta? Amo quell’universo di palazzi egiziani cosmopoliti, dove sembra che possa succedere di tutto. Mi sono chiesto che tipo di viaggio poteva immaginare una ragazza di quell’epoca. Un viaggio sul Nilo ovviamente fa sognare. Quindi ho anch’io fatto questo viaggio, ho visto i palazzi, ho scoperto le storie che c’erano tra Francesi, Inglesi ed Egiziani durante la Seconda Guerra mondiale. Allora era l’inizio del nazionalismo arabo, i partigiani facevano spionaggio contro gli Inglesi e cercavano di associarsi con le forze francesi collaborazioniste. Dei Francesi liberi arrivavano insieme ad Inglesi che combattevano altri Francesi. Si sente la complessità di questa situazione nel film, ma non c’è una preoccupazione di precisione storica. C’è un po’ di Tintin e di Blake et Mortimer nell’Egitto de “Gli amanti del Nilo”. Lei è amante dei fumetti? Non sono un lettore esperto ma è il mondo della mia infanzia, un mondo molto semplice pieno di eroi popolari e di cliché. Si dice che bisogna evitare a ogni costo i cliché, come se questo bastasse a essere giusti, veri. Io non credo. I cliché hanno qualcosa da dirci, da farci vedere. Il mio film è fatto di cliché, e vi ho trovato piacere proprio perché questi si accompagnano al mondo semplice dell’infanzia. Quando si comincia a vedere la complessità delle cose, ci si trova tra adulti. E’ quello che dice la zia di Anne: la vita è grigia, non è bianca o nera, non devi credere all’amore… Lei vorrebbe che Anne entrasse nel mondo degli adulti. Ma Anne è l’amore, è quello che è bianco o nero. Ha i valori dell’infanzia, della giovinezza, e anche degli artisti, che si aggrappano sempre a quella parte di assoluto che ci viene dall’infanzia. Visualmente, il film è il prolungamento degli acquarelli di Anne e del quadro che l’affascina. Assolutamente. E’ un misto di parecchi stili che si rispondono. C’è anche un po’ dell’estetica delle fotografie o delle pubblicità che si potevano vedere all’epoca. Ho immaginato che Anne leggesse Vogue e ho sfogliato i numeri degli anni ’40. E’ anche l’epoca dei primi Tintin. E’ tutto l’immaginario che troviamo in letteratura nei romanzi 12 di Pierre Véry o di Pierre Benoit. Anne ascolta Jean Sablon, legge anche Modes et Travaux e Louise de Vilmorin… Ho costruito il suo Egitto con pezzi di quell’epoca. Nel 1943, non dovevano arrivare fino a Sfax tutte quelle riviste, ma siamo al cinema. Un cinema che ama le belle immagini, come dice Anne a Samuel quando si trovano, appunto, al cinema: “Abbiamo bisogno di belle immagini nella vita”. E’ evidente che le è stato piacevole ricreare l’Egitto in studio. Sì, perché un Egitto di sogno mi interessava di più di un Egitto reale. Ricreando questo universo in studio, si ottiene qualcosa di più divertente, e credo di più giusto visto che Anne stessa inventa un Egitto. Quando Anne fa un giro in calesse in Egitto, lei utilizza una retroproiezione per simulare il paesaggio dietro di lei, come nei film del passato. Ha ritrovato l’estetica ma anche la tecnica di quell’epoca? Ci sono allo stesso tempo dei truka in stile antico, che sono in sintonia con il suo mondo ricreato, e delle tecniche molto moderne. Il cinema di ieri e quello di oggi si confondono. Ho ritrovato negli studi de La Victorine dei vecchi apparecchi di retroproiezione utilizzati da Hitchcock per “Nodo alla gola”. Il cinema fa parte del sogno di Anne. Del resto, quando va al cinema con Samuel, c’è una retroproiezione nel film che stanno vedendo. E’ un B-movie che non è del 1943, “Le Mousson”, ma mi piaceva molto quella scena per quello che dice la donna: “Non sono qui per caso”. Bisogna cercare nel film delle citazioni dirette di Hitchcock o di altri registi? Delle citazioni, no. Ma in ogni caso non si può fare cinema senza passare per Hitchcock. Per l’Africa, si può pensare a “L’uomo che sapeva troppo” e a “Nodo alla gola” per l’uso delle trasparenze. Vengono omaggiati altri registi che amo: il bacio del finale assomiglia a una scena di un film di Douglas Sirk e, nell’albergo, i personaggi vanno e vengono un po’ come in Lubitsch. Ma spero che la regia rimanga semplice. Un montaggio classico, piccole carrellate, ma non una volontà di emancipazione della macchina da presa, mai. A differenza di “Viaggio a titolo privato”, dove la macchina da presa raccontava delle cose, qui sono gli attori a raccontare, e i personaggi disegnano da sé il proprio percorso. Il personaggio di Samuel è un aviatore che è stato critico cinematografico… e anche un po’ avventuriero, un po’ artista? E’ una sorta di Romain Gary, aviatore e allo stesso tempo letterato, un innamorato romantico che è anche un conquistatore, attaccato alla legge e ribelle allo stesso tempo … E’ come quei giovani che circondavano De Gaulle a Londra, degli intellettuali che però preferivano l’azione, capaci di farsi uccidere per un ideale di 13 tolleranza. Viene detto molto chiaramente nel film quando Samuel ritrova l’amico che arriva da Londra. E’ anche segnato dalla morte: si comincia scoprendolo morto, e la morte lo perseguita con la notizia del suicidio di una donna che amava… Venendo a conoscere la morte di questa donna, lui ha la misura della violenza della sua libertà: quando uno si concede la libertà, scopre che fa del male agli altri. Ma essere liberi, è proprio accettare questo. Anne fa anche lei questa esperienza. Quando Samuel la incontra, finalmente è in pace. E’ un ragazzo che brucia dentro: non si parte a combattere per l’Africa se non si è un po’ pazzi. Solo Anne può ridargli la pace che gli manca. Solo l’amore può pacificare la guerra. Sono delle apparizioni l’uno per l’altra... Sì, sono degli spettri, dei fantasmi della creazione. Lei gli dice “Sono un effetto della tua febbre”, quando effettivamente è lui a essere un effetto della febbre di lei. In ogni caso, è una febbre che si impossessa di entrambi. Lui scrive a una Anna, e lei diventa Anna. Chi è che fa cosa? Nel desiderio, imitiamo gli uni gli altri. E nel desiderio, c’è anche un desiderio di morte, un desiderio di affondare nell’altro, e che l’altro affondi dentro di te. Il film prende sul serio la questione del desiderio. Lei gli dà in ogni caso un valore cruciale: bisogna credere al proprio desiderio, ai propri sogni. Quando Anne dice “E’ la prima volta che sarò quello che desidero…”, sentiamo che il desiderio non ha solamente la chiave dei sogni, ma la chiave della sua persona. E’ allo stesso tempo una cosa seria e una cosa di fantasia. Anne ha l’audacia di desiderare e di identificare la sua vita con il proprio desiderio. E’ una cosa impossibile: non si può essere quello che si desidera. D’altra parte, perfino nel sogno, Anne è richiamata all’ordine dall’impossibilità rappresentata dal piccolo scarabeo. Lei ama Samuel, ma se vuole stare con lui, deve tradirlo. Alla fine, vuole rimanere nel suo sogno, ma anche lì viene richiamata all’ordine: se resta, muore. E sceglie la morte… Perché è profondamente romantica. Non solo Anne vive circondata dai morti, ma sceglie la morte come amore. E nel suo amore, va fino in fondo. Sfida le proibizioni, prima non prendendo le sue medicine, poi sprofondando nella propria malattia, quindi andando in un territorio proibito, quello del sogno. Passa tutte le frontiere, quella della realtà, quella del tempo, quella della morte… E’ ribelle, combatte la fatalità del suo destino. In questo, è totalmente romantica. Emma de Caunes del resto è un po’ così. Non transige, va fino in fondo alle passioni, ai suoi ruoli. E’ romantica, e lo è anche Eric Caravaca, con una determinazione più maschile. 14 Come li ha diretti? La loro interpretazione non è semplicemente realistica, e Emma de Caunes ha perfino due registri interpretativi molto distinti… Prima è la ragazza che si annoia in Tunisia, assente al mondo e a se stessa, e poi la ragazza che prende in mano la propria vita. Ha subito capito come scivolare in questo universo, e anche Eric. Perché tutti e due amano il cinema, e anche perché sono veramente i due giovani attori più romantici del cinema francese. E’ per questo che li ho scelti. Sono tutti e due ancora attaccati all’infanzia, come i loro personaggi, e mi hanno regalato un po’ della loro giovinezza. Dietro di loro, gli altri personaggi sono più di fantasia… E’ tutto un mondo di fantasia. C’è l’ufficiale inglese, che ho immaginato partendo da un ritratto fatto da Cecil Beaton, il famoso fotografo di moda, che era stato inviato al fronte come reporter di guerra. Rappresenta bene l’idea che i Francesi si facevano delle forze britanniche. E’ meravigliosamente caratterizzato da un Murray Head in gran forma. Ci sono i due nazionalisti arabi che sono antiquari costretti a collaborare con tutto un mondo losco legato al fascismo. Questo contravviene completamente alle loro idee e si disperano di dover lottare contro gli Inglesi in quelle condizioni. Sono delle spie da operetta. C’è la zia di Anne, l’archeologa un po’ pazza che non smette di richiamarla all’ordine della ragione, ma che vive lei stessa in un universo di egittologia un po’ allucinato. Bernadette Lafont dà a questo ruolo la sua dolcezza energica e la sua fragile generosità. Il padre è un personaggio più tradizionale, ma anche lui non è del tutto nella realtà, perché ha perduto sua moglie e suo figlio, vive all’ombra dei morti, e nel dialogo silenzioso con loro. Jacques Nolot dona a questo personaggio un’umanità singolare. Ma con delle sfumature mutevoli. La musica batte sul tasto del romanticismo… Con evidente franchezza! E a volte la stilizzazione crea un effetto più distanziato, si passa dal primo al secondo grado… E’ questo che amo della vita. Le persone che hanno un approccio franco e che hanno allo stesso tempo un po’ di umorismo, che recitano con sincerità il proprio ruolo sapendo che stanno recitando. Il film è così. Io sono veramente nella storia, con il personaggio, ma allo stesso tempo mantengo un po’ di distanza divertita. Il film instaura un rapporto ludico con lo spettatore. Un rapporto di piacere. Non c’è né di più né di meno di quello che si vede sullo schermo. Si possono vedere tante cose, o semplicemente delle belle immagini, e va benissimo. Si può dire tutto, far vedere tutto al cinema, ma bisogna conservare il piacere. Più invecchio, più credo che bisogna parlare di cose importanti con leggerezza. Ne “Gli amanti del Nilo” si possono capire cose sulla creazione, sulla fuga. Ma divertendosi. 15 Sull’evasione, il film dice due cose diverse. Attraverso la canzone di Jean Sablon, c’è l’incoraggiamento a evadere: non bisogna spezzare un sogno. Ma quando Anne e Samuel si trovano davanti al quadro di una nave, parlano dei demoni dell’immaginazione… C’è il sogno, e la trappola del sogno! Quello che dice il sogno di Anne è la passione, il desiderio, l’avventura amorosa e l’avventura dell’immaginazione che portano l’incontro, ma anche la rottura con il mondo. Nella sceneggiatura, quando Anne incontrava Samuel, che stava guardando il quadro della nave, lui le dice: “Viene voglia di essere a bordo, non è vero?” Lei rispondeva: “Ma prende pochissimi passeggeri”, e attaccava i primi versi del Bateau ivre di Rimbaud: “Porteur de blés flamands ou de cotons anglais”… La nave del quadro rappresenta questo: la vera vita è altrove. Ma l’attaccamento a quello che non è la vita vera è anche portatore di morte, e la storia di Rimbaud lo dimostra. L’evasione può essere Rimbaud o la collezione Arlequin, e lei non si oppone a questi piaceri… Ci sono Arlequin e Rimbaud nel film. E credo che ci sia Arlequin in Rimbaud: nelle situazioni più geniali, c’è un essere con emozioni dirette, semplici. La vita è altrove, ma l’altrove può essere l’eternità degli amanti come un viaggio sul Nilo, l’arte o l’esotismo di un romanzo di Arlequin. In tutto questo, c’è una parte di infanzia, ci sono emozioni dirette e semplici. E’ veramente questo che mi interessa, ed è quello che amo nel cinema. Intervista di Frédéric Strauss 16