Cook Islands - Ambasciata d`Italia

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Cook Islands - Ambasciata d`Italia
SCHEDA PAESE
ISOLE COOK
DATI DI BASE
Nome Ufficiale:
Superficie:
Popolazione:
Capitale:
Forma di Governo:
Capo dello Stato:
Capo del Governo:
Ministro degli Affari Esteri:
Sistema legislativo:
Suffragio:
Gruppi etnici:
Religioni:
Isole Cook (Kūki 'Āirani)
236 Km2 (15 isole), 1.800.000 km2 Zona
Economica Esclusiva
9.838 (Censimento 2015)
Avarua (nell’isola di Rarotonga)
Monarchia Costituzionale
H.M. Elizabeth II, rappresentata da Tom
John Marsters. Alto Commissario
designato dalla Nuova Zelanda: Joanna
Kempkers
Henry Puna
La politica estera, come anche quella di
difesa, è gestita in consultazione con la
Nuova Zelanda, con la quale esiste un
rapporto di libera associazione
Parlamento Monocamerale
Universale (18 anni).
Maori (88%), Altri (12%)
Protestanti (Cook Islands Christian
Lingue:
Partiti politici principali:
Prossime elezioni:
Church, 49%; Chiesa cristiana avventista
del settimo giorno 8%; Assemblee di
Dio, 3.7%; Chiesa Apostolica, 2.1%),
Cattolici (17%), Mormoni (4.4%).
Inglese e Maori
Cook Islands Party (CIP), Democratic
Party (DP), One Cook Islands Movement
(OCI)
2018 (ultime elezioni: luglio 2014)
CENNI STORICI
Le Isole Cook sono un arcipelago di quindici isole sparse su una superficie di circa 2
milioni di km2, un’area grande quanto l’Europa occidentale. I luoghi più vicini sono
Tahiti a est e le Samoa Americane a ovest, entrambe distanti circa 1.500 km.
Si ritiene che 40.000 anni fa la regione del Pacifico fosse totalmente disabitata. In
seguito, le popolazioni dell'Asia iniziarono a spostarsi e a occupare l'Australia e la
Melanesia. Gli aborigeni australiani e le tribù della Papua Nuova Guinea discendono
da questi primi abitanti. Le migrazioni proseguirono in tutto il Pacifico meridionale
per migliaia di anni, ma le Isole Cook iniziarono a essere abitate solo circa 1.500 anni
fa da parte di popolazioni provenienti dalle attuali isole di Samoa e della Polinesia
Francese.
I primi europei giunti presso l'arcipelago furono l'esploratore spagnolo Alvaro de
Mendaña, che nel 1595 avvistò Pukapuka, e il portoghese Pedro Fernández de Quirós,
che nel 1606 mise piede sull’isola di Rakahanga. Per i 150 anni successivi non si
hanno notizie di altri contatti europei fino a quando il capitano James Cook esplorò
buona parte dell'arcipelago durante le sue spedizioni del 1773 e del 1777. Nel 1813 il
missionario John Williams fu il primo europeo ad avvistare l’isola di Rarotonga.
Ulteriori missionari arrivarono nelle isole nel 1821, mantenendo il controllo della vita
religiosa per tutto il XIX secolo. I missionari scelsero Rarotonga quale loro centro
amministrativo e in genere ignorarono le isole più esterne, lasciandole al governo dei
capi tribù, gli ariki, i quali mantennero in vita la cultura, la lingua e la religione
tradizionale delle isole.
Nel 1858 nacque il Regno di Rarotonga, ma nel 1888 l’espansionismo francese
indusse l’allora Regina, Makea Takau, a far passare le isole sotto il controllo degli
inglesi, che trasformarono il regno in Protettorato britannico.
Nel 1901 le Cook passarono alla Nuova Zelanda, di cui rimasero protettorato fino al
1965, quando ottennero l’autogoverno in libera associazione con la Nuova Zelanda.
Le Isole Cook hanno il diritto di dichiarare la piena indipendenza, con azione
unilaterale, in qualsiasi momento. Pur se indipendenti de facto, ufficialmente le Isole
Cook sono ancora considerate sotto la sovranità neozelandese e non sono membri
delle Nazioni Unite. Nel 2001, Nuova Zelanda e le Isole Cook hanno firmato una
“Joint Centenary Declaration”, nella quale sono stati codificati i principi più recenti
che regolano i rapporti tra i due Paesi.
L'11 giugno 1980 è stato firmato un trattato con gli Stati Uniti d'America, con il quale
si sono definiti i confini marittimi tra le isole Cook e le Samoa Americane, con il
quale gli statunitensi hanno inoltre rinunciato alle loro pretese sulle isole Penrhyn,
Pukapuka, Manihiki, e Rakahanga, delle isole Cook settentrionali.
Un report realizzato nel 2003 dall'allora Ministro dell'Immigrazione Wilkie
Rasmussen ha tentato di pervenire a una definizione unitaria del termine Cook
Islander, in modo da fissare una volta per tutte i caratteri dell'identità nazionale. Dal
report emerge che possa essere definito Cook Islander solo chi, al tempo stesso, sia di
etnia Maori, abiti le Isole dalla nascita, segua le consuetudini Maori e partecipi alla
proprietà di terra Maori. Gli abitanti delle Isole Cook sono automaticamente
considerati cittadini neozelandesi; circa 62.000 Maori delle Cook Island vivono in
Nuova Zelanda.
POLITICA
Le Isole Cook godono di un autogoverno in libera associazione con la Nuova Zelanda.
Questo significa che ufficialmente esse sono sottoposte alla sovranità neozelandese,
rappresentando una delle quattro dipendenze di Wellington, assieme a Tokelau, Niue
e la Ross Dependency. Massima autorità è il sovrano del Regno Unito, la regina
Elisabetta II, rappresentato nelle Isole Cook da un Queen’s Representative (non un
Governor-General, poiché essendo le Cook parte del Regno di Nuova Zelanda esse
fanno riferimento al Governatore Generale di Wellington). Un Alto Commissario
viene nominato dalla Nuova Zelanda.
La politica interna, comunque, è controllata esclusivamente a Rarotonga, mentre
quella estera e di difesa sono sotto la supervisione della Nuova Zelanda. Al momento,
oltre alla moneta, rimangono responsabilità di Wellington le questioni concernenti
difesa e cittadinanza. Attraverso il Mutual Assistance Programme la Nuova Zelanda
offre assistenza nei settori delle forze di polizia e di sicurezza e si occupa anche della
sorveglianza della vasta zona economica esclusiva delle Isole Cook.
Le Isole Cook sono una democrazia parlamentare e hanno una propria costituzione
che risale al 1965. Il Parlamento è composto da 24 membri eletti ogni quattro anni in
collegi uninominali con il sistema first-past-the-post (FPTP, o anche FPP). Dal 1966
esiste anche una camera alta, la House of Ariki, dove siedono quindici capi villaggio
(ariki, nominati dal Monarca britannico) che hanno compiti consultivi per le questioni
relative all'utilizzo delle terre e alle consuetudini.
La Costituzione delle Isole Cook prevede la nomina del Rappresentante del Sovrano
britannico, della Magistratura e la creazione del Parlamento e dell'Esecutivo. L'Alta
Corte è suddivisa nei dipertimenti Civile, Penale e di Divisione della Terra. I ricorsi
sono inoltrati alla Corte di Appello. Il Privy Council (Consiglio della Corona) è
l'ultima istanza d’appello.
L'Esecutivo è costituito dal Primo Ministro e da un Gabinetto di sette ministri. Sir
Geoffrey Henry, capo del Cook Islands Party, ha dominato la scena politica dal 1989
sino alle elezioni generali del giugno 1999, quando il Cook Islands Party si è
confermato al potere in coalizione con il New Alliance Party. Nel novembre 1999
una coalizione del Democratic Party e del New Alliance Party è giunta al potere a
seguito di un voto di sfiducia nei confronti del Primo Ministro Williams, che era
salito al potere nel giugno 1999. Nelle elezioni del 2004 ha prevalso ancora il
Democratic Party, e il suo nuovo leader Jim Marurai è diventato Primo Ministro, ma
nel corso del 2005 c’è stato un ribaltamento degli equilibri politici che ha portato alla
creazione di una coalizione tra il Cook Islands Party e il nuovo Partito Temu Enua,
causando lo scioglimento del Parlamento nel luglio 2006. Le elezioni generali del 26
settembre 2006 hanno sancito nuovamente la vittoria del Democratic Party, che ha
conquistato 15 seggi. Il Cook Islands Party ne ha ottenuti 8, mentre i restanti 2 seggi
sono stati assegnati a candidati indipendenti. Jim Marurai ha mantenuto la sua carica.
Il 13 giugno 2008 la maggioranza dei membri della House of Ariki ha tentato un
colpo di mano per far cadere il governo assumendo il controllo del paese. Il tentativo
non ha comunque avuto seguito, e dopo alcuni giorni la situazione è tornata alla
normalità. Nel dicembre 2009 Marurai ha escluso dal Gabinetto il suo vice,
provocando una serie di dimissioni a catena di membri del Democratic Party dal
governo. Successivamente lo stesso Marurai è stato espulso dal partito. A seguito
delle elezioni del settembre 2010 è stato nominato Primo Ministro Henry Puna.
ECONOMIA
Lo sviluppo dell'economia delle Isole Cook è limitato sia dall'isolamento che dalla
dispersione dei piccoli centri abitati nelle numerose isole. Il mercato interno è
piccolo, quelli internazionali distanti, con costi di trasporto elevati. Se il PIL pro
capite è alto rispetto a numerosi altri paesi dell’Oceania, ciò è dovuto alle isole più
interessate dai flussi turistici (Rarotonga e Aitutaki). Il resto delle isole vive di
un’economia di sussistenza. La priorità del governo rimane lo sviluppo delle isole più
isolate (cosiddette Outer Islands). Altro problema è quello della diminuzione della
popolazione a causa, principalmente, dell’emigrazione verso Nuova Zelanda e
Australia.
Le risorse naturali sono limitate, le infrastrutture inadeguate e l'ambiente è fragile. Il
paese è poi vulnerabile alle calamità naturali, soprattutto ai cicloni. L’agricoltura
impiega il 15% degli isolani, l’industria il 10%, i servizi invece il 75%. Le Isole Cook
hanno messo bene a frutto i vantaggi che il turismo può offrire. Tale settore è di gran
lunga il più importante, contribuendo a circa il 40% del PIL. I prolungati livelli di
crescita economica durante gli anni Ottanta e i primi anni Novanta (con aumenti medi
del 6% all'anno) sono dovuti soprattutto a questo settore.
La bilancia commerciale delle Isole Cook, tuttavia, non accenna a invertire un ormai
consolidato trend negativo, parzialmente compensato dalle rimesse degli immigrati e
dall’aiuto estero, soprattutto della Nuova Zelanda. Il principale prodotto delle
esportazioni è rappresentato dalle perle nere (ricavate negli atolli settentrionali) che
vengono esportate principalmente in Giappone, Australia ed Europa. Alcuni prodotti
agricoli, in particolare papaya e taro (radice commestibile) sono esportati in Nuova
Zelanda. Altri prodotti d’esportazione sono la copra, derivato della noce di cocco, e il
caffè. Circa il 49% del valore totale delle esportazioni delle Isole Cook è diretto verso
il Giappone, seguono a grande distanza Nuova Zelanda (7%), Australia (3%) e Stati
Uniti (2%). Quanto alle importazioni, si tratta prevalentemente di carburanti e
macchinari. Esse provengono in particolare dalla Nuova Zelanda (63%), dalle Fiji
(18%) e dall’Australia (7%).
La vera ricchezza delle Isole Cook risiede comunque nel suo sottosuolo marino, dove
si ritiene esistano importanti giacimenti di manganese, cobalto e altri metalli. È
stimato che le sole riserve di cobalto siano tali da garantire da sole l’intera domanda
mondiale per i prossimi 5.000 anni.
L'economia delle Isole Cook ha subito una grossa battuta d’arresto negli anni
1996/1997, anche a causa dell'elevato debito pubblico generato dal continuo ricorso a
prestiti esteri e a un settore pubblico sovradimensionato. La ristrutturazione del
debito pubblico, la vendita di beni dello Stato e alcune riforme nella Pubblica
Amministrazione (riduzione del numero dei Ministeri e degli impiegati) e nel sistema
fiscale (introduzione di una tassa al consumo), hanno alleggerito la situazione
economica del paese.
Per la bassa imposizione fiscale attuata e, in particolare, per l'assenza di norme e
misure restrittive di controllo sul versante delle transazioni finanziarie, nel 2010 le
Isole Cook sono state annoverate nella “black list” dell’OCSE tra i cosiddetti
"paradisi fiscali", lista successivamente emendata dalla stessa Organizzazione. A
seguito dell’introduzione di misure legislative a contrasto del riciclaggio di denaro
sporco dal 2005 le Isole Cook non sono più nella lista nera della Financial Action
Task Force.
Dalla fine degli anni Ottanta le Isole Cook sono diventate un luogo specializzato nei
cosiddetti “asset protection trusts”, dove gli investitori riparano i capitali per sfuggire
a creditori e autorità legali esterne. Secondo un articolo del New York Times del
dicembre 2013, il sistema legislativo delle Isole Cook mira alla protezione dei beni
stranieri da azioni legali nei loro paesi d'origine, inizialmente ideato per ostacolare il
lungo braccio della giustizia nordamericana. In pratica i creditori, per far valere i loro
diritti, devono farlo attraverso le istanze locali, spesso affrontando spese proibitive.
A differenza di altre giurisdizioni estere come le Isole Vergini Britanniche, Isole
Cayman e la Svizzera, le Isole Cook generalmente ignorano le ordinanze dei tribunali
stranieri e non richiedono che i conti bancari, immobili, o altri beni protetti dalla
legislazione debbano essere ubicati fisicamente all'interno dell'arcipelago, inoltre è
illegale rivelare i nomi o qualsiasi informazioni sui trusts locali. Le entrate derivanti
dal settore finanziario rappresentano circa l'8% dell'economia delle Isole Cook,
secondo solo al turismo, che costituisce circa il 67,5% del PIL. Inoltre, l'economia è
sostenuta da aiuti stranieri, in gran parte dalla Nuova Zelanda; anche la Repubblica
Popolare Cinese ha manifestato interesse contribuendo all’edificazione di opere
pubbliche nel paese.
POLITICA ESTERA
La politica estera e di difesa dal 1965 è supervisionata dalla Nuova Zelanda la quale
agisce per conto delle Isole Cook in materia di politica estera e di difesa, ma solo
quando richiesto espressamente dal governo Isole Cook e con il suo consenso. Più
recentemente le Isole Cook hanno iniziato a avere un ruolo maggiore sulle decisioni
della propria politica estera, decisione che ha portato il paese ad avere un ruolo
sempre più visibile nella regione, soprattutto nell’ambito del Pacific Islands Forum.
A riprova di ciò è la tenuta nel settembre 2012 del vertice annuale del PIF a
Rarotonga, a cui hanno partecipato anche il Segretario di Stato Hillary Clinton e il
Ministro degli Esteri francese, Alain Juppé.
Tale recupero di sovranità è avvenuto aderendo a varie istituzioni internazionali e
agenzie dell’ONU, Convenzioni internazionali quali quelle sui Cambiamenti
Climatici, sulla Biodiversità e contro la Desertificazione, e stabilendo relazioni
diplomatiche dirette basate sul reciproco riconoscimento. Dal giugno 2015 le Isole
Cook sono entrate a far parte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).
L’Unione Europea è impegnata a favore delle Piccole Isole in Via di Sviluppo del
Pacifico (SIDS) con nuovi Programmi Indicativi Nazionali (NIP) firmati durante la
conferenza SIDS a Samoa, nel settembre 2014. Questo ulteriore impegno nell'ambito
del cosiddetto PATHWAY Samoa sarà cruciale per il raggiungimento di progressi in
numerosi settori importanti nei prossimi sei anni. Vale la pena ricordare che l'Italia
contribuisce al 17% del bilancio dell'Unione Europea (UE).
Le Isole Cook sono tra i destinatari dei nuovi NIP per un valore di 1,8 mln. US$ (era
3,9 mln. US$ negli ultimi 5 anni). L'Unione europea ha investito 114 mln. Euro nel
periodo 2008-2013 (in parte nei NIP) e sta investendo 166 mln. Euro nel periodo
2014-2020 a livello regionale, focalizzati su progetti relativi alle energie rinnovabili.
Durante l’undicesimo EDF, 2014-2020, circa 1.4 milioni di euro verranno utilizzati
per le risorse idriche e i servizi igienico-sanitari.
L’UE ha fornito aiuti alle Isole Cook per un totale di 11.9 milioni di Euro nell’ambito
del nono e decimo European Development Fund (EDF), allocati allo sviluppo dei
servizi igienico-sanitari. Nel quadro del nono EDF, il budget fu usato per la
ricostruzione delle abitazioni dell’isola di Pukapuka, distrutte dal ciclone Percy nel
2005.
Sotto l’egida del decimo EDF, 3 milioni di Euro sono stati utilizzati per promuovere
la sanità pubblica, la crescita economica e iniziare un progetto a lungo termine di
protezione dell'ambiente, che ha interessato impianti di trattamenti delle acque in
varie isole. In più 4.6 milioni di Euro sono stati stanziati per supportare progetti di
energia rinnovabile nelle isole remote, in cooperazione con la Nuova Zelanda sotto il
programma di “EU/NZ Energy Access Partnership”.
RAPPORTI BILATERALI
- Interscambio commerciale
L’interscambio commerciale tra Italia e Isole Cook è marcatamente incostante.
Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel 2014 l’Italia ha esportato alle Isole Cook merci,
massimamente prodotti finiti, per un valore totale di 39.120 €, eccezionalmente
inferiore rispetto al dato del 2014, quando l’export aveva sfiorato i 10,5 mln. €,
analogamente a quanto verificatosi nel 2009 quando si registrarono esportazioni per
oltre 7 mln. €, dovuto nella sua interezza alla vendita di panfili e altre navi e
imbarcazioni. Le nostre importazioni verso le Isole Cook riguardano invece prodotti
finiti e transazioni non classificate per 5.409 € nel 2014 (-98,3% rispetto al 2013).
- Cooperazione
Nel 2007, l'Italia ha avviato un programma di partnership a lungo termine sulle
energie rinnovabili e l'efficienza energetica con 14 Paesi SIDS, che si è dimostrato
così efficace e concreto da catalizzare la partecipazione di altri donatori quali
l'Austria, Lussemburgo e Spagna. Le Isole Cook sono tra i 14 destinatari membri;
alcuni progetti sono attuati a livello nazionale, altri a vivello regionale. Finora l'Italia
ha investito nella regione del Pacifico più di 10 mln. US$, impegnandosi per altri 6
mln. US$, condividendo coi SIDS l'aspirazione ad un mondo sostenibile.
Nelle Cook Islands l’Italia sta sviluppando un progetto denominato “National
Programme of Action for Adaptation to Climate Change”, del valore complessivo di
150.000 US$ (75.000 US$ ancora da versare). Altri progetti sono realizzati a livello
regionale in tutti i SIDS. Finora, l'Italia ha investito in questo programma più di 13
mln. US$, e si è impegnata per altri 6 mln. US$.
Nell’agosto 2015, l’Italia ha partecipato ai festeggiamenti per i 50 anni di
autogoverno in libera associazione con la Nuova Zelanda. Per il Primo Ministro,
Henry Puna, la celebrazione dell’anniversario di indipendenza ha rappresentato un
momento di visibilità internazionale, un trampolino di lancio per far sentire la propria
voce nel mondo. Il Primo Ministro sta portando avanti una campagna, poco
apprezzata dai cittadini, di emancipazione dalla Nuova Zelanda, soprattutto per
fermare lo spopolamento delle isole. L’Italia continua a seguire l’evoluzione della
vicenda, senza però dare esplicitamente credito all’una o l’altra posizione.
- Candidature e interessi italiani
Nel settembre 2015, il SS Della Vedova ha incontrato la delegazione delle Isole Cook
a margine del Post Forum Dialogue del Pacific Island Forum: durante l’incontro, è
stato sottolineato l’impegno italiano nel Pacifico e sono state discusse attività di
cooperazione allo sviluppo. Le Isole Cook sono solitamente ben disposte verso le
candidature italiane alle varie organizzazioni internazionali, sebbene non siano parte
di molte di esse (presso l’ONU hanno solo lo status di osservatore, anche se in varie
occasioni è stata sollevata l’ipotesi di fare domanda quale Stato indipendente – senza
l’appoggio della Nuova Zelanda). Da segnalare fra gli altri il sostegno alla
candidatura italiana presso il Consiglio ICAO (2007-2010).
Nel 2006 è stato raggiunto un accordo con il governo italiano per la riduzione del
debito da 47 milioni di dollari neozelandesi a un unico pagamento di 13 milioni.
Nel 2011 è stato firmato a Wellington un accordo bilaterale in materia di scambio di
informazioni fiscali. L’accordo è entrato in vigore nel febbraio 2015.
Le Isole Cook beneficiano di fondi italiani di cooperazione allo sviluppo attraverso il
Fondo Europeo di Sviluppo, il progetto sulla sicurezza alimentare della FAO, il
progetto UNDESA per lo sviluppo sostenibile e il programma sulle energie
rinnovabili e i cambiamenti climatici. Alle Isole Cook nel 2008 è stato assegnato un
contributo di 40.000 € per l’acquisto di attrezzature mediche. Le Isole Cook hanno
beneficiato del programma MAE-ISPI per la formazione di giovani funzionari.