PRIMAVERA ARABA La necessità di comprendere*

Transcript

PRIMAVERA ARABA La necessità di comprendere*
Commissione Nazionale di Studio Formazione alla Politica aa 2011-2012
PRIMAVERA ARABA
La necessità di comprendere*
A un anno dalle rivolte popolari che hanno colpito e lasciato un indelebile segno di sé nel nord
Africa e nel Medio Oriente, si rende più che mai necessario, soprattutto per noi giovani europei,
comprendere ciò che è accaduto, anche per aver più chiara l’idea di ciò che potrebbe ancora
succedere.
A un’analisi dei fatti, condotta Paese per Paese, ci accorgiamo subito che non si tratta
di “semplici rivolte popolari”, ma sotto questa espressione si cela un gomitolo molto contorto e
confuso composto da giochi di potere e aspirazioni democratiche ed egualitarie. Alcuni aspetti, in
particolare, sono del tutto sorprendenti. Insomma, riconosciamo il giusto merito ai manifestanti
per aver protestato, ottenuto modifiche costituzionali di rilievo, se non rovesciato regimi
oppressivi; ma, come sottotitola “LIMES” nel numero 3/2011: è stata davvero una primavera araba
o piuttosto un “inverno mediterraneo”?
Seguirà adesso un’analisi critica degli avvenimenti succedutisi nei due principali teatri di
rivolte: il Golfo Persico e il Maghreb. Consapevoli che soprattutto nell’era digitale non mancano
certo innumerevoli fonti di informazioni cui poter attingere, suggeriamo in questa sede la lettura
di “LIMES – Rivista Italiana di Geopolitica” e in particolare “LIMES n° 3/2011”. Da essa abbiamo
attinto la maggior parte delle informazioni e dei commenti, che vanno a formare il nostro lavoro.
Insieme poi agli spunti ricavabili dal web (inchieste.repubblica.it - internazionale.it wikipedia.org - …) ecco il quadro che si delinea.
• GOLFO PERSICO E DINTORNI
- Strategie in atto –
Ciò che è accaduto in Medio Oriente e in nord Africa non è affatto una rivoluzione: non
basta rovesciare un dittatore, occorre passare da un regime autoritario alla democrazia. Questo
forse è anche il limite di tutte le rivolte e i conseguenti scontri armati, che hanno caratterizzato
la primavera araba. L’ideale rivoluzionario che ha animato i milioni di manifestanti (in estrema
sintesi: abbattere il regime, cambiare la condizione sociale) deve confrontarsi con un retroterra
culturale in cui la democrazia non attecchirà facilmente.
Prendiamo il caso dell’Iran: non esistono proprio idee o basi politiche per una rivoluzione,
considerate anche le differenze notevoli rispetto al Maghreb in termini di cultura, politica ed
economia. In più, in Iran, l’esercito è schierato compatto a difesa del regime. Si profila pertanto
una “maratona iraniana” (e non uno sprint) per ottenere la democrazia.
In Siria, invece, occorre tener ben presente l’influenza dell’Islam. Già nel 2004 i
Fratelli Musulmani (l’opposizione al regime) si sono pronunciati a favore di uno Stato
1
democratico e moderno. In pratica, sarebbe un modello occidentale, ma con lo scopo di una
islamizzazione “progressista”.
Una situazione quantomeno particolare è quella che caratterizza lo Yemen. Qui la crisi sembra
senza via d’uscita. Nonostante le accese proteste portate avanti da giovani, gruppi tribali e partiti
d’opposizione, il Presidente Saleh non ha inteso mollare il potere. Ciò non ha favorito certo la
pacificazione del Paese. Se aggiungiamo poi che l’Arabia risolve le questioni interne e gli Stati Uniti
sono stati lasciati liberi di combattere al Qaida, comprendiamo bene come la situazione in Yemen
non dia segni di distensione. Tuttavia una svolta, forse, ha preso inizio: pochi giorni fa ha giurato
Hadi, successore di Saleh (di cui era stato vice).
• EGITTO, TUNISIA E MAGHREB
- I retroscena delle rivolte Quasi incredibile a dirsi, di sicuro non preventivato e certo impensabile; ma così è: il
movimento serbo “Otpor” ha addestrato gli egiziani, insegnando strategie non violente e di difesa
in caso di attacco da parte della polizia. La rivoluzione egiziana non è quindi un fatto spontaneo,
ma è stata preparata per ben tre anni, anche grazie a Otpor e con il beneplacito degli Stati Uniti.
Tuttavia, nonostante la caduta di Mubarak, in Egitto un futuro democratico è soltanto un
miraggio. Libertà e democrazia, appunto. Erano questi gli ideali che sostenevano la moltitudine di
nordafricani e mediorientali durante le loro accese proteste contro i regimi dittatoriali.
A onor del vero, questi impulsi ben difficilmente si tradurranno in qualcosa di tangibile e
duraturo. Assomigliano piuttosto a sentimenti romantici sorti, duecento anni dopo, poco più a sud
rispetto all’Europa.
Insomma, se libertà e democrazia sembrano solo utopie, inutile dire che il successo della
primavera araba non è garantito. Eppure, al di là degli ideali romantici e utopici, rimangono le
grandi masse di giovani che manifestavano per un avvenire migliore, da vivere nella concretezza
della vita quotidiana (pensiamo a rivendicazioni come prezzi più bassi, salari più competitivi,
partecipazione alla vita pubblica). Rispetto ad essi, l’Europa può sicuramente fare la sua parte.
Innanzitutto decidendo di porre fine alla poco salutare abitudine di stringere accordi con i
dittatori. Poi, cosa non meno importante, offrendo forti e inequivocabili segnali come, ad esempio,
la soluzione della crisi greca.
Oltre a questi articoli del n°3/2011 di Limes, segnaliamo anche il sito internet:
temi.repubblica.it/limes.
In esso non sono riprodotti i contributi disponibili nella versione cartacea, ma è possibile
comunque trovare altri documenti altrettanto interessanti. Si può dire che costituiscono un
approfondimento dei contenuti della rivista. Ne evidenziamo solo alcuni con un piccolo riassunto.
- “LA CRISI IN YEMEN E’ SENZA VIA D’USCITA”
Si tratta di un’intervista a Fawad Gerges, professore alla London School of Economics.
2
Egli sostiene che la ferma volontà del Presidente Saleh di non mollare la presa del potere, non
contribuirà certo a pacificare il Paese. Saleh, come non bastasse, ha permesso che l’Arabia Saudita
si occupasse delle questioni interne e gli Stati Uniti continuassero a combattere al Qaida.
- “L’UTOPIA DELLA PRIMAVERA ARABA: IL SUCCESSO NON E’ GARANTITO”
Intervista a Lyman Tower-Sargent, professore di Scienze Politiche all’Università del MissouriSaint Louis. Egli sostiene il carattere prettamente utopico degli ideali che hanno animato i
manifestanti: la democrazia e la libertà.
- LA VERA STORIA DELLA RIVOLUZIONE EGIZIANA
Uno studente fornisce la sua versione sullo svolgersi degli eventi: è un racconto “non
convenzionale” e per nulla scontato. Nel quadro che ne esce fuori, un futuro democratico è solo
un miraggio.
- REGOLE PER UNA RIVOLUZIONE NON VIOLENTA
I metodi dei Serbi di Otpor sullo sfondo della Primavera Araba. Si tratta di un articolo che in
un certo modo va a completare l’analisi già condotta nel documento “Il gelsomino nel pugno: il
modello Otpor nelle rivolte arabe” disponibile sulla versione cartacea di Limes”.
*A cura di Stefano Nannini, CNdS FaP
3