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Tecnica dicembre 2013 LA TERMOTECNICA Refrigerazione di A. Arteconi, F. Polonara 47 Liquefazione del gas naturale su piccola scala Questo lavoro tratta impianti di liquefazione su micro-scala e ha lo scopo di condurre un’analisi tecnico-economica di diverse tecnologie di liquefazione. I cicli considerati sono il ciclo Linde, il ciclo Claude e il ciclo Brayton inverso con azoto. Inoltre viene fornita una panoramica delle tecnologie concorrenti, allo scopo di comprendere quale risulti la più conveniente da applicare nel contesto di riferimento. SMALL-SCALE NATURAL GAS LIQUEFACTION This paper deals with the liquefaction of natural gas by micro-scale plants. A technical and economic analysis of different liquefaction technologies is performed and the liquefaction cycles considered are Linde cycle, Claude cycle and reverse-Brayton cycle. Moreover an overview on the competitors technologies is presented in order to understand the most suitable for each given application. INTRODUZIONE L’attuale interesse verso impianti di liquefazione su piccola scala è principalmente dovuto alla crescente domanda di energia e dei costi energetici, che rendono interessanti applicazioni di nicchia come l’impiego di metano da discarica, lo sfruttamento di riserve marginali o il recupero di gas di boil-off (cioè la quantità di gas che vaporizza nello stoccaggio di un gas liquefatto per effetto del riscaldamento esterno) da serbatoi contenenti LNG (Liquefied Natural Gas). La fattibilità di un impianto di liquefazione dipende da diversi fattori, tra cui la capacità della riserva, la taglia dell’impianto e la distanza dal mercato del pozzo considerato. I nuovi treni di liquefazione raggiungono taglie di 8 mtpa (millioni di tonnellate anno) e lo sfruttamento di un pozzo di gas naturale è giustificato da una produzione annua di diversi milioni di metri cubi di gas all’anno. In genere le tecnologie impiegabili su impianti di grande scala non sono adatte per scala ridotta, dove il costo dell’investimento iniziale e l’efficienza raggiungibile hanno un peso rilevante. Questo lavoro tratta impianti di liquefazione su scala che può essere definita micro-scala, riferendosi a capacità di produzione giornaliera inferiori a 100.000 litri. Lo scopo è di condurre un’analisi sia dal punto di vista tecnico sia economico, relativa a diverse tecnologie di liquefazione, al fine di verificare gli ambiti in cui la realizzazione di impianti di scala ridotta risultino fattibili, con particolare attenzione allo sfruttamento dei pozzi marginali. IL MERCATO DI RIFERIMENTO Un pozzo marginale è una riserva di gas naturale che è stata scoperta, ma non è sfruttata per ragioni di natura fisica o economica. In altre parole è una riserva che potrebbe avere una collocazione remota rispetto al mercato cui è rivolta, rendendo la costruzione di metanodotti troppo costosa, oppure potrebbe essere troppo piccola per giustificare gli investimenti necessari all’estrazione, liquefazione e trasporto del gas. Anche il “gas associato”, recuperato all’interno dei pozzi di petrolio, può essere considerato una risorsa marginale quando il suo recupero non è economicamente conveniente e per questo viene conseguentemente bruciato in sito. Per gli scopi di questo lavoro, viene definito pozzo marginale un pozzo di capacità inferiore a 0,01 Tcf (1 Tera cubic feet = 2,8·1010 Sm3 e dunque la capacità di un pozzo marginale è inferiore a 2,8·108 Sm3). Studi esistenti in questo settore hanno valutato l’esistenza di più di 6.000 riserve marginali nel mondo [1], con la maggiore concentrazione in Australia, Russia, Indonesia e Messico [2]. Questo mercato è dunque molto esteso e promettente per impianti di liquefazione di piccola taglia, ma la reale possibilità di sfruttamento di tali riserve dipende dalla portata, dalla composizione chimica e dal sito in cui ciascun pozzo è collocato. Gli impianti di liquefazione di piccola taglia sono gli unici con una produzione idonea a riserve così ridotte, infatti, si consideri che un treno di liquefazione che produce 1 mtpa (million ton per year) di LNG (che corrisponde a circa 4,7·106 Sm3 di gas naturale in ingresso al giorno) ha bisogno di una riserva di almeno 1,5 Tcf di gas naturale per garantire un funzionamento di circa 20 anni, tempo necessario a recuperare completamente l’investimento iniziale e ottenere la remunerazione necessaria (nella valutazione una perdita di gas del 20% circa è stata considerata nelle fasi di estrazione, purificazione e liquefazione). Ciò significa che un impianto che produce 0,01 mtpa di LNG è idoneo allo sfruttamento di un pozzo da 0,01 Tcf. In Tabella 1 sono riportate le tipiche dimensioni di treni di liquefazione relativi a diverse taglie di impianto, con le corrispondenti dimensioni dei pozzi sfruttati e dei costi di liquefazione [3]. Gli impianti di grande taglia (base load plants) hanno costi capitali nel range di 300 - 1.500 $ per tonnellata prodotta all’anno e i valori maggiori sono relativi a progetti più recenti che hanno risentito di accresciuti costi dei materiali, aumento dei tempi di consegna dei componenti, carenza di personale specializzato. I costi capitali per gli impianti di piccola taglia sono generalmente superiori per la presenza di costi fissi che difficilmente si riducono con la taglia. TABELLA 1 - Dimensione dei pozzi e costi di investimento per diverse taglie di impianti di liquefazione VALUTAZIONE ENERGETICA DELLE TECNOLOGIE DI LIQUEFAZIONE Le tecnologie di liquefazione analizzate (Figura 1) sono il ciclo Linde, il ciclo Claude e il ciclo Brayton inverso utilizzante azoto come refrigerante [4]. I cicli sono paragonati sulla base della loro efficienza energetica. La scelta di questi cicli si basa sulla loro semplicità realizzativa. Sono riportate, Alessia Arteconi - Università degli Studi e-Campus Fabio Polonara - Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche, Università Politecnica delle Marche Tecnica 48 Refrigerazione dicembre 2013 LA TERMOTECNICA FIGURA 1 - Processi di liquefazione: a) Ciclo Linde; b) Cliclo Claude; c) Ciclo Brayton inverso TABELLA 2 - Risultati dell’analisi energetica comparativa dei diversi cicli di liquefazione per impianti offshore [8]. Confrontando le prestazioni energetiche degli impianti considerati con le prestazioni di impianti su grande scala, dove in genere sono utilizzati cicli in cascata o a refrigeranti misti, che hanno efficienze di 0,375 kWh/kg [5], è possibile notare che la semplicità del ciclo condiziona notevolmente la prestazione raggiungibile. La gran parte del costo di investimento per un impianto di liquefazione è dovuta al costo dei componenti (sistema di purificazione, scambiatori di calore...); tra gli altri, gli scambiatori di calore rivestono un ruolo molto importante negli impianti su grande scala [9]. È facile comprendere che il ciclo Linde ha un costo iniziale più basso di tutti gli altri processi. Mantenere il costo capitale basso è di importanza fondamentale con la riduzione della taglia dell’impianto, invece quando la produzione cresce il costo energetico aumenta, così che diventa interessante complicare il processo allo scopo di incrementarne l’efficienza energetica. I costi della materia prima (gas naturale) sono stati trascurati in quest’analisi; essi rappresentano la parte principale del costo di produzione dell’LNG [10] e il loro valore decide la fattibilità economica di impianti di liquefazione di piccola scala, insieme con l’investimento iniziale e l’efficienza energetica del processo. L’analisi economica è strettamente connessa con il mercato cui l’LNG è rivolto, poiché stabilisce il prezzo di vendita finale. In genere il contributo sul costo dei vari anelli della catena di approvvigionamento dell’LNG sono: gas naturale (25 - 35%), liquefazione (40 - 50%), trasporto (15%), rigassificazione (9%). Considerando, ad esempio, il mercato degli Stati Uniti, il prezzo medio del gas naturale nel 2010 era circa 0,35$/ kg [11], questo significa che il costo del gas della riserva dovrebbe essere inferiore a 0,09$/kg e il costo della liquefazione inferiore a 0,14$/kg per avere la fattibilità economica del progetto. Questo ragionamento, che ha senso per impianti di grande taglia, non può essere applicato a impianti di piccola scala che sfruttano risorse remote disponibili in genere a costi più elevati e tecnologie di liquefazione con efficienze ridotte. La liquefazione è un’opzione economicamente conveniente per i pozzi marginali solo per quei mercati di nicchia dove l’aggravio di costo per la liquefazione non rappresenta un ostacolo (es. carenza di altre risorse, combustibili alternativi...) o quando la domanda futura di gas naturale non sarà più completamente soddisfatta dalle riserve attualmente sfruttate. Altre tecnologie di liquefazione che possono essere utilizzate alla piccola scala sono: il ciclo a refrigeranti misti (MRC) e la liquefazione per mezzo di vaporizzazione di azoto liquido. Il primo è un processo ampiamente impiegato negli impianti di grande taglia e la sua efficienza dipende dalla miscela di refrigeranti utilizzati, che in genere contiene idrocarburi e/o azoto in diverse percentuali. Questo ciclo è più complicato e richiede diversi scambiatori di calore e organi di espansione, ma permettere di ottenere prestazioni più elevate. Per esempio il ciclo MRC sviluppato dal SINTEF per impianti di piccola-media taglia dichiara un’efficienza che varia nel range 0,6 - 0,9 kWh/kgLNG [6], invece un altro ciclo MRC presentato da Gong et al. [7] riporta un’efficienza di 0,9 - 1,0 kWh/kgLNG. Per quanto riguarda la liquefazione con azoto liquido, può essere utilizzata quando è accessibile, in termini di quantità e prezzo, l’azoto liquido (ad esempio vicino a impianti di separazione dell’aria) e quando piccole portate di metano devono essere liquefatte, poiché il processo è estremamente semplice ma con un’efficienza termodinamica dell’intero sistema molto bassa. Un processo che utilizza azoto liquido insieme ad anidride carbonica liquida è stato proposto come soluzione TECNOLOGIE CONCORRENTI Lo sfruttamento di pozzi marginali attraverso la liquefazione è stato comparato con altre tecnologie alternative: GTL (Gas-To-Liquid), GTH (Gas-To-Hydrate), CNG (Compressed Natural Gas) e generazione di potenza (GTW). La tecnologia GTL usa il processo Fischer-Tropsch per produrre, partendo dal gas naturale o da altri idrocarburi, un gas di sintesi da convertire in combustibili liquidi. Questo processo richiede elevati costi capitali e consumi energetici. La sua fattibilità economica è strettamente connessa con l’investimento iniziale, i costi operativi, il costo del gas naturale e sopratutto il prezzo del petrolio, che viene utilizzato come termine di paragone [12]. In realtà la tecnologia GTL non si rivolge al mercato del gas, quanto più al settore dei combustibili per il trasporto. Inoltre, diversamente dall’LNG, i prodotti GTL sono venduti su spot-market e non richiedono contratti di vendita a lungo termine e accordi preventivi di acquisto [13]. Gli idrati del gas naturale (GTH) possono contenere fino a 150 - 180 Sm3 di gas ogni metro cubo di solido, quindi sono molto adatti al trasporto e allo stoccaggio del gas naturale, in particolare se vengono mantenuti a inoltre, ulteriori considerazioni su cicli con miscele di refrigeranti (MRC) e liquefazione tramite vaporizzazione di azoto liquido. In Tabella 2 sono riassunte le condizioni operative di ciascun ciclo e i risultati principali della valutazione energetica. È possibile vedere che il ciclo Claude ha l’efficienza più elevata tra i cicli analizzati (nella valutazione è stato considerato di recuperare il lavoro della turbina). Il ciclo Linde invece ha l’efficienza più bassa, non molto peggiore di quella del ciclo Brayton inverso, anche se vale la pena evidenziare che il ciclo Brayton presenta minori problemi di sicurezza per la ridotta quantità di idrocarburi e, dal momento che l’azoto non subisce cambiamenti di fase nel ciclo, la progettazione dei componenti coinvolti risulta più semplice da realizzare [5]. L’efficienza energetica dei cicli considerati potrebbe essere ulteriormente incrementata per mezzo di un preraffreddamento esterno, schemi a doppia pressione o turbine multistadio, rinunciando però in parte alla semplicità del processo. Tecnica dicembre 2013 LA TERMOTECNICA bassa temperatura (-15 °C) dove sono stabili a pressione atmosferica. I costi capitali di questa tecnologia (includendo la produzione, il trasporto e la rigassificazione) sono valutati circa al 25% in meno dei costi per impianti di liquefazione di grande taglia, perché comporta minor consumo energetico [14]. Evitando elevati costi di investimento iniziale, gli idrati diventano interessanti per il trasporto di gas da riserve marginali [15]. Lo svantaggio è che gli idrati occupano volumi maggiori rispetto all’LNG, quindi necessitano di più mezzi per movimentare la stessa quantità di gas. Il gas naturale dai pozzi marginali può anche essere compresso (CNG), invece di essere liquefatto, fino a 200 bar e mantenuto a basse temperature (0 ÷ -40 °C) per essere trasportato per mezzo di navi dedicate. I costi capitali di questa tecnologia sono dovuti al sistema di compressione e refrigerazione; inoltre, il costo di acquisto delle navi per il trasporto deve essere considerato nella valutazione ed esso rappresenta circa il 90% del costo totale. Questa tecnologia è stata valutata più conveniente rispetto alla liquefazione se la distanza dal mercato è inferiore ai 4.000 km. Il CNG richiede un più semplice e meno energivoro processo, ma d’altro canto lo stoccaggio di gas compresso a elevata pressione presenta problemi di sicurezza e inoltre le navi per il trasporto sono disponibili in ridotta quantità e hanno una capacità di carico pari a 1/3 delle metaniere per LNG [16]. Il gas compresso può anche essere consegnato al mercato, se non è necessario il trasporto oltremare, su strada, immagazzinato in apposite bombole. Quest’opzione è particolarmente conveniente per piccoli quantitativi di gas, come nel caso dello sfruttamento dei pozzi marginali. Un’altra opportunità per usare le riserve marginali è la generazione di potenza in loco, per mezzo di microturbine o motori a combustione interna, di corrente elettrica trasportabile via cavo (Gas-To-Wire). La convenienza di questa opzione dipende dal fabbisogno di energia elettrica vicino al sito considerato e dal prezzo dell’energia elettrica sul mercato di riferimento. Infatti, installare linee per il trasporto dell’elettricità per coprire grandi distanze è costoso come costruire metanodotti e le perdite di trasmissione sono significative su lunghe distanze, non favorendo la convenienza economica di questa opzione [17]. Diversi studi hanno cercato di valutare l’economicità delle varie soluzioni riportate e in genere le alternative sono paragonate in termini di capacità e distanza. Gudmundsson and Mork [14] mostrano che l’LNG è in genere considerato conveniente per grandi volumi ed elevate distanze; il GTL per medio bassi volumi e lunghe distanze; il CNG e i GTH per medio bassi volumi e brevi distanze, quindi sembrerebbero la miglior opzione per lo sfruttamento dei pozzi marginali. In realtà al momento solo la liquefazione e il processo GTL hanno dimostrato di essere tecnologie commercialmente testate e affidabili. Inoltre questi studi in genere considerano una fase di trasporto via mare per raggiungere il mercato, che non è un’opzione fattibile per le ridotte quantità di gas dei pozzi marginali. Il trasporto via terra crea interessanti possibilità per il CNG, come già ricordato, ma anche per l’LNG per mezzo di serbatoi criogenici. In questo modo è possibile per esempio rifornire regioni senza metanodotti o paesi con geografie complesse. Brendeng and Hetland [9] considerano la liquefazione su piccola scala economicamente conveniente per distanze di trasporto di circa 500 km e volumi trasportati inferiori a 0,6 - 0,7 mtpa. CONCLUSIONI In questo lavoro è stata presentata una comparazione tra diverse tecnologie di liquefazione per lo sfruttamento di riserve marginali (<0.01Tcf). I Refrigerazione 37 49 risultati di quest’analisi mostrano la prestazione di diversi cicli e mettono in evidenza il ruolo centrale dei costi capitali e dei costi energetici nella scelta della migliore tecnologia per la liquefazione su piccola scala. Inoltre sono state descritte le tecnologie concorrenti alla liquefazione. In particolare i gas idrati (GTH) e il gas compresso (CNG) sembrano essere interessanti alternative per le piccole scale, perché riducono l’investimento iniziale del progetto. In ogni modo anche l’LNG è una buona opzione per lo sfruttamento di piccole riserve se il mercato non è troppo lontano dalla collocazione del pozzo ed è raggiungibile con trasporto via terra, grazie all’elevata densità energetica del metano liquido. BIBLIOGRAFIA 1. Mustang Engineering 2007, Small scale, short haul LNG, workshop on Downscaling LNG Export, Zeus Development, Houston. 2. Edingis 2006, Gas & Condensate, non producing fields, discoveries, Internal report. 3. 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