Notizie - Asso Pensionati

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Notizie - Asso Pensionati
2014/09/ 16-17
Notizie
La Repubblica 15/9/2014
• L'austerity affonda l'Italia, l'inclusione sociale è a livello di Romania e Bulgaria - In Italia la crisi
economica ha raddoppiato il numero dei poveri, che sono ormai il 12,4 per cento del totale della
popolazione, una percentuale allarmante e anomala per un paese industriale. E quanto a inclusione
sociale, cioè alla capacità di inserire le persone nella vita sociale e lavorativa normale, il nostro paese è
sceso al ventiquattresimo posto sui ventotto paesi dell'Unione. Soltanto l'Ungheria dell'autoritarismo
nazionalista e darwinista del premier Viktor Orbàn, la Romania, la Bulgaria (cioè il più povero dei paesi
dell'Unione europea) e la Grecia stremata dall'iperindebitamento e dalle draconiane misure di rigore
imposte dalla troika, stanno peggio di noi. Lo afferma la fondazione Bertelsmann, l'influente centro studi
legato alla grande azienda editoriale tedesca, nel suo rapporto pubblicato
stamane. Gli italiani poveri, cioè costretti a pesanti privazioni materiali,
scrive il rapporto, sono quasi raddoppiati dall'inizio della crisi economica,
passando dal 6,8 per cento della popolazione nel 2007 al 12,4 nel 2013. Lo
studio pone l'Italia, appunto, al poco invidiabile 24esimo posto per
inclusione sociale. …... Il documento sottolinea comunque che in generale la
situazione è in peggioramento nell'intero vecchio continente. In particolare,
"le rigide politiche di austerità portate avanti durante la crisi, e le riforme strutturali miranti alla
stabilizzazione economica e dei conti pubblici, hanno avuto nella maggior parte dei casi, nei paesi in cui
sono state varate, effetti negativi sulla giustizia sociale". Il rapporto suona tra l'altro, a livello politico,
come una implicita ma durissima critica e sconfessione della politica della priorità al rigore a tutti i costi
e al consolidamento dei bilanci sovrani, che la Germania governata da Angela Merkel in grande
coalizione con la Spd e gli altri paesi "falchi" dell'Eurozona continuano a tentare di imporre a governi e
opinioni pubbliche del resto dell'Unione.
• Buonuscite da record: a un impiegato servono 953 anni per fare
Montezemolo - il calcolatore di Repubblica sugli stipendi, ha confrontato le
liquidazioni da record dei manager italiani con il trattamento di "normali"
operai, impiegati o dirigenti. Per fare l'assegno di Colaninno ci vogliono 18
vite di un operaio, nove per quello di Scaroni …...
• Lavoro, Italia ultima nell'Unione europea per efficienza - Mentre in Senato ci si appresta ad affrontare il
nodo dell'articolo 18 all'interno della discussione sul Jobs Act, alcuni dati mostrano che il mercato del
lavoro italiano è ultimo per efficienza in Europa e 136mo su 144 censiti nel mondo. In termini di
efficienza ed efficacia si situa infatti a un livello leggermente superiore a quelli di Zimbabwe e Yemen ed
inferiore a quelli di Sri Lanka e Uruguay. Lo rivela un'elaborazione del Centro Studi ImpresaLavoro sulla
base dei dati pubblicati dal World Economic Forum. Rispetto al 2011 retrocediamo di 13 posizioni a
livello mondiale in termine di efficienza generale del nostro mercato del lavoro e soprattutto perdiamo
19 posizioni con riferimento alla collaborazione tra impresa e lavoratore così come altre 15 per la
complessità delle regole che ostacolano licenziamenti e assunzioni (hiring and firing process). L'unico
settore in cui non si registra un arretramento dell'Italia è quello relativo alla partecipazione delle donne
al mercato del lavoro: conserviamo infatti la comunque assai deludente 93ma posizione che avevamo
raggiunto nel 2011. …... Tra i Paesi dell'Europa a 27, ad esempio, rileva ImpresaLavoro, "siamo ultimi per
quanto concerne la collaborazione nelle relazioni tra lavoratori e datore di lavoro (ai primi tre posti ci
sono Danimarca, Austria e Olanda). Siamo terz'ultimi per flessibilità nella determinazione del salario,
intendendo con questo che a prevalere è ancora una contrattazione centralizzata a discapito di un
modello che incentiva maggiormente impresa e lavoratore ad accordarsi. E proprio in tema di
retribuzioni siamo il peggior Paese europeo per capacità di legare lo stipendio all'effettiva produttività.
Dati questi che vanno letti assieme a quelli sugli effetti dell'alta tassazione sul lavoro: nessun Paese in
Europa fa peggio di noi quanto a effetto della pressione fiscale sull'incentivo al lavoro". E l'Italia è ancora
ultima per l'efficienza nelle modalità di assunzione e licenziamento. …... "L'elaborazione del nostro
Centro Studi - sottolinea Blasoni, presidente di ImpresaLavoro - chiarisce come i problemi del nostro
mercato del lavoro siano da tempo sempre gli stessi e abbiano subìto un peggioramento piuttosto
marcato rispetto al 2011, complice con ogni probabilità l'ulteriore irrigidimento delle regole stabilito
dalla cosiddetta Riforma Fornero. Gli alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, e i
cronici bassi tassi di attività sono una diretta conseguenza di un sistema tributario e di regole che
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rendono sempre più difficile assumere e creare occupazione.
Fisco, agli italiani servono 161 giorni di lavoro per pagare le tasse - Su ogni famiglia italiana grava un
carico fiscale medio annuo di quasi 15.330 euro. Tra l'Irpef e le relative addizionali
locali, le ritenute, le accise, il bollo auto, il canone Rai, la tassa sui rifiuti, i
contributi a carico del lavoratore etc., ogni nucleo famigliare versa all'erario, alle
Regioni e agli enti locali mediamente 1.277 euro al mese. I conti li ha fatti l'Ufficio
studi della Cgia, secondo cui con una pressione fiscale che per il 2014 è destinata a
toccare il record storico del 44%, quest'anno i contribuenti italiani hanno lavorato
per il fisco fino all'11 giugno: ben 12 giorni in più di quanto avevano fatto nel 1995. I giorni di lavoro
necessari per pagare le tasse ammontano - riferisce la Cgia - a 161, come nel 2011 e contro i 160 del
2013 e i 155 del 2010 e del 2011. Sono dati che piovono come un macigno nel mezzo della discussione
europea sulle strade per la ripresa economica: proprio ieri l'Eurogruppo ha indicato come priorità la
necessità di impegnarsi in riforme per abbattere il carico fiscale sul lavoro, anche se l'impressione di
molti è l'ennesima affermazione poi scarica di contenuti. …..... "Nonostante la restituzione degli 80 euro
ai redditi più bassi - dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - con un carico fiscale di questa
portata sarà difficile rilanciare i consumi delle famiglie. Il livello di arrabbiatura raggiunto nei confronti di
un fisco sempre più aggressivo e pretenzioso, ha fatto scendere ai minimi storici la fiducia dei
consumatori italiani". … “Al netto delle modifiche che potrebbero essere introdotte nella nota di
aggiornamento al Def che sarà presentata nelle prossime settimane, la pressione fiscale di quest'anno è
destinata a salire di 0,2 punti percentuali rispetto al livello raggiunto nel 2013".
La crisi nel carrello della spesa: sette italiani su dieci scelgono il low-cost - La crisi spinge la spesa low
cost e la ricerca di sconti e promozioni: 5 famiglie su 7 hanno provato almeno una volta i
discount nei primi otto mesi di quest'anno, confermando una tendenza cresciuta con la
recessione e consolidatasi nel 2012-2013. Secondo uno studio del centro studi
Unimpresa, il 71,8% degli italiani fa economia e così rispetto al primo trimestre dello
scorso anno sono più che raddoppiati, tra gennaio e agosto, gli acquisti di offerte speciali.
….. I dati del sondaggio Unimpresa indicano che i piccoli negozi sono sempre meno
frequentati (-6,5%) e il trend è negativo anche per i supermercati (-2,1%); solo i discount
segnano una tendenza positiva (+4,8%). Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi
per far ripartire l'economia "serve una cura da cavallo: giù le tasse, subito. Senza indugi o tentennamenti
di sorta; la legge di stabilità deve rappresentare una scossa per il Paese".
MF-MILANO FINANZA martedì 16 settembre 2914
• L'Ocse svela il gioco di Merkel - L'avanzo di Roma è il doppio di Berlino (che senza export
precipiterebbe in negativo), il resto del continente aggancia la ripresa con politiche di deficit, come del
resto fanno Usa e Gran Bretagna - Stavolta, per il governo la doccia è stata davvero ghiacciata: l'Italia è
alla guida del semestre europeo ma, quanto a crescita economica, ha ancora la maglia nera dell'ultimo in
classifica. Tra i tutti Paesi Ocse, infatti, nel 2014 sarà l'unico ancora in recessione, per il terzo anno di fila.
Secondo i dati diffusi ieri, la nostra economia si contrarrà di un altro 0,4%, dopo aver registrato il -2,4%
nel 2012 e il -0,9% lo scorso anno. Nel 2015 dovrebbe andare appena un po' meglio: +0,1%. Saltano
tutte le cifre indicate nel Def del 15 aprile scorso, il primo documento di finanza pubblica del Premier
Matteo Renzi e del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che segnavano +0,8% per il pil di
quest'anno, +1,3% nel 2015 e addirittura un +1,7% in media nel triennio. L'economia italiana è ancora in
piena recessione e nessun beneficio sembra essere derivato dalle due misure promozionali, gli 80 euro
di credito di imposta concessi da maggio a 10 milioni di lavoratori e la rimozione dei disincentivi
all'occupazione a tempo determinato, ciascuna delle quali era stata accreditata di un contributo netto
pari al +0,2% del pil.
Facendo un velocissimo confronto, l'andamento del pil nel complesso
dell'Eurozona appare piuttosto modesto, considerando i dati di Germania (+1,5%) e Francia (+0,4%),
rispetto a quelli di Gran Bretagna (+3,1%) e Stati Uniti (+2,1%). Naturalmente, sono state le politiche non
convenzionali delle banche centrali a fare la differenza: gli asset iscritti nel bilancio della Fed, misurati in
percentuale del pil statunitense, sono continuamente cresciuti, passando dal 5,6% di metà 2008 al 24,8%
di metà 2014, mentre la Bce ha addirittura contratto le sue posizioni passando dal 32% di fine 2012 al
22% di metà 2014: non sono i tassi di sconto vicini allo zero a mettere in moto l'economia reale, ma le
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iniezioni di liquidità diretta attraverso il bilancio pubblico. Il canale bancario, lo dimostra la esperienza
quotidiana, continua ad essere occluso Inutile, infine, parlare della dinamica monetaria giapponese, con
gli attivi della Bank of Japan che sono raddoppiati, passando dal 30 al 60% del pil dopo la crisi. La
frenata dell'economia italiana è tutta attribuibile alla severità delle manovre sul bilancio pubblico, che
infatti presenta performance assolutamente invidiabili. Il nostro saldo primario, quello calcolato al netto
degli interessi, è sempre stato attivo dal 2012 ad oggi. Quest'anno si assesterà al +2,3% del pil e l'anno
prossimo dovrebbe crescere ancora, per arrivare al +3,3%, una percentuale più che doppia rispetto alla
Germania, che si fermerà solo al +1,4%. Niente a che vedere con il -1,6% che la Francia registrerà ancora
quest'anno, il -2,8% della Spagna, il -3,5% della Gran Bretagna e il -3,2% degli Usa. Se poi facessimo il
confronto con il saldo strutturale del bilancio pubblico nel 2014, calcolato in percentuale sul pil
potenziale, i dati dei nostri competitor sono addirittura agghiaccianti: -4,9% negli Usa, -3,8% in Gran
Bretagna, -4,4% in Spagna, -1,9% in Francia, rispetto al -0,8% dell'Italia e al +0,2% della Germania.
Crescono tutti, i nostri competitor, ma a forza di deficit pubblici. Quelli al di fuori dell'Eurozona
approfittano di grandi iniezioni di liquidità da parte delle rispettive banche centrali, e la differenza si
vede tutta nei casi di Spagna e Francia rispetto al Regno Unito. Fa eccezione la Germania, che beneficia
però di un euro gravido delle debolezze dei paesi mediterranei: senza export sarebbe nei guai. L'Italia è
condannata a soffrire, chissà per quanto ancora: con un debito pubblico enorme, non può svalutare, né
beneficiare di una politica monetarie davvero accomodante. Già con il Trattato di Maastricht, vivere con
l'euro era un purgatorio. Adesso, con il Fiscal compact, è un vero inferno.
Draghi presta, ma ci vuole il QE - C'è il rischio che i soldi non vadano all'economia reale. Così Ocse e
Standard & Poor's chiedono l'avvio di massicci acquisti di titoli. Per Guglielmi (Mediobanca): solo
questo può salvare l'Italia - Tutto è pronto per la prima asta T-Ltro della Bce, che si terrà dopodomani,
lo stesso giorno del referendum sull'indipendenza della Scozia. Ma crescono anche i dubbi sulla sua
efficacia. L'agenzia di rating Fitch lo ha scritto in modo chiaro: se non verrà rispettato il requisito di
utilizzare la nuova liquidità per erogare prestiti all'economia reale, ovvero alle aziende e alle famiglie, le
banche dovranno rimborsare fondi T-Ltro a settembre 2016, due anni prima della scadenza. Ma avranno
comunque beneficiato di due anni di finanziamenti al tasso dello 0,05%. C'è quindi il rischio che le
banche chiedano molti finanziamenti, ma solo per sostituire le Ltro esistenti con scadenza a gennaio e
febbraio 2015. Al 26 febbraio dell'anno prossimo, infatti, le banche dovranno avere restituito alla Bce
360 miliardi di euro. Mentre l'ammontare massimo delle prime due T-Ltro di dopodomani e del prossimo
4 dicembre è di 400 miliardi. In teoria, dunque, c'è il rischio che all'economia reale arrivino solo 40
miliardi. Questa somma potrebbe addirittura restare nelle banche, che poi la restituirebbero alla Bce fra
due anni. Non per niente l'Ocse sembra convinto della scarsa efficacia non solo delle T-Ltro ma degli
acquisti di Abs e covered bond, visto che chiede il lancio del QE, ovvero dell'acquisto in misura massiccia
di titoli di Stato e di bond emessi dal settore privato …... Sulla stessa linea è Standard & Poor's, secondo
cui la Bce potrebbe acquistare Abs e covered bond per meno di 10 miliardi di euro al mese. Niente di
paragonabile agli 85 miliardi di dollari al mese messi in campo dalla Federal Reserve ai tempi della
massima espansione del suo QE. Sulla necessità del QE si è espresso anche Antonio Guglielmi, global
strategist di Mediobanca, in una conversazione con Ambrose Evans-Pritchard, firma di punta del Daily
Telegraph. Commentando le previsioni dell'Ocse di un calo dello 0,4% del pil dell'Italia di quest'anno,
Guglielmi ha detto che è un dato «catastrofico per le finanze del Paese. Stiamo andando verso un
rapporto debito pubblico/pil del 145% l'anno prossimo. Chi lo sa qual è il livello massimo che i mercati
potranno tollerare? Il numero è già spaventoso, ma per il momento il poker di Draghi sta dimostrando di
avere successo e adesso l'odore del QE in arrivo farà continuare il gioco un po' più a lungo». Per quanto
riguarda l'Italia, però, «ci vorrebbe una bomba nucleare per cambiare la situazione. E se Draghi alla fine
non facesse quasi niente, e c'è molto scetticismo sui piani della Bce, allora l'Italia sarebbe morta ».
Insomma, o Draghi avvia al più presto un vero QE con massicci acquisti di titoli di Stato, oppure l'Italia
(assieme all'intera Eurolandia) tornerà ai tempi cupi dell'autunno 2011. Ad aumentare lo scetticismo sul
lancio di un super QE, sono però arrivati i risultati delle elezioni di domenica scorsa nei Laender dell'ex
Germania Est, la Turingia e il Brandeburgo, dove il partito anti-euro, Alternativa per la Germania (AfD),
ha ottenuto rispettivamente il 10,6% e il 12,2%, due settimane dopo il successo nel voto in Sassonia. AfD
fa concorrenza da destra alla Cdu-Csu della cancelliera Angela Merkel. Ormai la concorrenza è temibile e
quindi ci si può scordare un ammorbidimento del governo di Berlino nei confronti delle politiche di
austerità. Questo renderà ancora più baldanzosa l'opposizione del presidente della Bundesbank, Jens
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Weidmann, al lancio di un vero e proprio QE. ….... Tornando al T-Ltro della Bce, alle aste di dopodomani
e di dicembre le banche potranno ricevere fondi equivalenti al 7% dei propri impieghi esistenti calcolati
al 30 aprile. Bank of America Merrill Lynch si aspetta per queste due aste richieste complessive per 260
miliardi di euro, ma ritiene che «il loro impatto sui prestiti potrebbe essere solo marginale». Mentre il
presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, ha assicurato che la
banca utilizzerà i finanziamenti T-Ltro soprattutto «per far credito alle imprese che investono in impianti
e prodotti nuovi», mentre è escluso «il finanziamento delle perdite». Per le banche italiane il potenziale
di finanziamento ammonta a 75 miliardi di euro per le prime due aste Tltro. Ma sulla base delle
indicazioni fornite dagli istituti di credito si può stimare una richiesta intorno ai 45 miliardi. Intesa
Sanpaolo dovrebbe chiedere circa 13 miliardi, UniCredit circa 15 miliardi ma solo la metà destinati al
mercato italiano, il resto riguarda gli altri Paesi dove opera il gruppo guidato da Federico Ghizzoni. Mps
chiederà sei miliardi e Ubi banca 3 miliardi, ma solo all'asta di dicembre. Hanno indicato l'intenzione di
ricorrere alle T-Ltro anche Banco Popolare, Bpm, Creval, Banca Carige e Mediobanca.
Ansa 16/9/2014
• Cala ancora fiducia investitori in Germania - Nuova caduta per l'indice Zew, che misura la fiducia degli
investitori in Germania: rispetto agli 8,6 punti di agosto, a settembre l'indice registra un calo a 6,9,
secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Si tratta del nono calo consecutivo, e per gli analisti va
ricondotto alle tensioni politiche in Europa.
• Ue-18: costo lavoro +1,2% su anno in secondo trimestre. In Italia il costo è rimasto invariato Nell'eurozona il costo orario del lavoro è cresciuto dell'1,2% su anno nel secondo trimestre. Lo stesso
incremento è stato registrato nell'Ue nel suo insieme. Lo comunica Eurostat. Nel primo trimestre l'indice
era salito dello 0,6% nei 18 e dell'1% nei 28. In Italia il costo è rimasto invariato (0,0%). I maggiori
aumenti in Estonia (7,3%), Slovacchia (+6%), Lettonia (5,9%), Lituania (5,1%) e Romania (5%), i cali più
marcati a Cipro (-3,9%) e Irlanda (-0,4%). Germania +1,7%, Francia +0,9%, Spagna +1,3%.
• Confindustria taglia stima Pil, -0,4% 2014, +0,5% 2015 - Svanisce anche la modesta crescita stimata per
il 2014 da Confindustria appena lo scorso giugno (+0,2%): le nuove stime vedono un Pil in calo dello
0,4%. Per il 2015 l'incremento atteso è dimezzato al +0,5%. "Si può e si deve reagire tempestivamente
con misure di rilancio di competitività e investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente". "Per
finanziare una serie di impegni già previsti" la Legge di Stabilità 2015 come "ipotesi minima" dovrà
prevedere risorse per 18,6 miliardi il prossimo anno, 25,7 nel 2016, 30,3 nel 2017. Per il 2015 2,7 miliardi
sono già individuati dai tagli del Dl Irpef, per altri 15,9 "è elevato il rischio di coperture più tradizionali".
"Il 2014 ce lo siamo giocato", ora - avverte il capoeconomista di Confindustria Luca Paolazzi
commentando le nuove stime del centro studi degli industriali, "l'attenzione è tutta sul 2015: siamo stati
più ottimisti di altri prevedendo un +0,5% del Pil, ma è un tutto da conquistare". Il rapporto sugli scenari
economici di via dell'Astronomia indica che per l'economia italiana "l'immagine complessiva è di
assestamento. Il rischio - avverte - è di essere in presenza di una subsidenza". Il centro studi di
Confindustria stima un indebitamento netto della P.a. al 3% del Pil quest'anno ed al 2,9% nel 2015, "in
linea quindi con i vincoli europei". Il peggioramento del deficit rispetto alla previsione di giugno (2,9%
quest'anno, 2,5% il prossimo) è spiegato dalla dinamica del Pil nominale "sensibilmente più bassa"
rispetto alle precedenti stime "e ben al di sotto delle stime del Governo diffuse nell'aprile scorso con il
Def".
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Mps vuole 500 mila clienti online - L'obiettivo è raggiungere 20 miliardi di masse intermediate e mille
promotori entro il 2018 Si punta così a recuperare redditività. L'ad Viola preoccupato per la prolungata
recessione …....... MF-MILANO FINANZA mercoledì 17 settembre 2014
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Widiba, la nuova banca multicanale di Mps punta a 20 mld di masse in quattro anni
FINANZA.com 16 settembre 2014 - A partire dal prossimo 18 settembre Widiba, la nuova banca digitale del
Monte dei Paschi che incorpora al suo interno anche la rete di 700 promotori finanziari Mps, sarà live per 15
giorni in via esclusiva e riservata per coloro che hanno contribuito a costruirla. La piattaforma dovrebbe poi
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entrare a regime per tutti i primi giorni di ottobre. Gli obiettivi della nuova banca. Widiba si propone di
raggiungere masse in gestione pari a 20 miliardi di euro e 500 mila clienti nel giro di quattro anni dall’inizio del
2015 grazie anche al supporto della rete di promotori che dovrebbe crescere a 1.000 unità nello stesso periodo.
Lo ha reso noto l’amministratore delegato di Widiba, Andrea Cardamone, nel corso di una presentazione questa
mattina a Milano. Tra gli obiettivi della nuova realtà anche quello di vedere l’utile dopo due anni di attività. …....
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Allarme sofferenze, colpite tutte le banche CORRIERE DELLA SERA mercoledì 17 settembre 2014
Non c’è aiuto della Bce che tenga: le imprese hanno poco (nuovo) credito mentre il vecchio è un fardello che
impedisce agli istituti di svolgere la funzione di volano economico, e li gonfia di perdite. Lo mostrano le cifre sul
cattivo credito tratte dalle semestrali delle banche italiane (vedi tabella). Le sofferenze crescono per quasi tutti, e
ingessano la qualità dell’attivo di gruppi come Mps, Banco popolare, Carige, Veneto Banca, Popolare di Vicenza.
Tutte con crediti deteriorati crescenti e a rischio di avvitarsi: senza ripulire i libri si fa poco nuovo credito, senza
nuovo credito non si guadagna, anzi dopo un po’ si perde. Ma ripulire i libri, svalutando crediti, fa imbarcare
nuove perdite. Anche il bollettino mensile dell’Abi offre tinte fosche. Altri due miliardi di euro di sofferenze per le
banche italiane a luglio, nel ruolino di marcia che seguita da gennaio e porta un nuovo record dei crediti non
esigibili lordi, a luglio saliti a 172,34 miliardi (+23% su base annua). Il rapporto tra sofferenze e impieghi sale al
9%, sui massimi da fine ‘98. A fine 2007, prima della crisi, quel rapporto era al 2,8%. Anche le sofferenze al netto
di svalutazioni crescono a luglio: 78,2 miliardi, dai 77 di giugno. Benché in agosto si noti una qualche ripresa dei
prestiti (-2,3% su base annua, ma il miglior risultato da due anni) c’è da temere che la recessione, gli esiti degli
esami della Bce e l’avvicinarsi delle pulizie di fine anno tengano i crediti bassi e le sofferenze alte per mesi ancora.
Ciò che è peggio, il rapporto sofferenze/impieghi alle imprese sale al 14,8%, quattro volte peggio che nel precrisi. Sono le imprese il punto dolente per le banche italiane, che continuano a prestare più di quel che
raccolgono (ad agosto 1.818 miliardi contro 1.708 raccolti). Nelle semestrali bancarie è diffusa la crescita delle
sofferenze, dei crediti dubbi (con le sofferenze ci sono incagli, ristrutturazioni, crediti scaduti). Un quintetto di
banche ha sofferenze ormai sopra il 5% dei crediti, livello che gli operatori dicono “di guardia”: sono Carige,
Popolare Vicenza, Veneto Banca, Banco popolare, Mps. Di queste solo Banco popolare ha ridotto un po’ il
rapporto rispetto a dicembre 2013. Il monte crediti dubbi, invece, sale per tutti se comparato al totale crediti: si
va dal 15,11% di Veneto Banca a un 17% di Mps. A Siena i deteriorati sono ormai il doppio degli 11 miliardi di
patrimonio netto. Ma Carige sta al 243%, e le altre del gruppetto ben oltre il 115%, contro un 80% circa di
Unicredit e Intesa Sanpaolo. In questi numeri ci sono gran parte dei guai italiani. …..... E del resto è difficile
ricapitalizzare senza una storia di redditività da vendere ai soci». Se l’economia italiana non si riprende, le sole vie
d’uscita possibili potrebbero essere bad bank, svendita di crediti problematici, perdita di autonomia degli istituti.
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Ansa 17/9/2014
• Mercato auto cresce in Ue,'altalena' Fca - Estate in crescita per il mercato dell'auto europeo. Le
immatricolazioni nei 28 Paesi Ue più i 3 Efta (Islanda, Norvegia e Svizzera), secondo i dati Acea, sono
state a luglio 1.082.000 (+5,6% sullo stesso mese) e in agosto oltre 700.000 (+1,8%). Nei primi 8 mesi
dell'anno sono state vendute 8.636.000 auto, +5,8% sull'analogo periodo 2013. Risultati alterni, invece,
per Fiat Chrysler Automobiles: a luglio le immatricolazioni sono cresciute del 3,2%, in agosto sono
diminuite -2,7%.
• Istat, export luglio +1,1% su anno - A luglio 2014 le esportazioni sono cresciute dell'1,1% rispetto allo
stesso mese del 2013, con un -1,4% invece per l'import. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che si tratta della
sintesi dell'incremento delle vendite verso l'area Ue (+2,5%) e della diminuzione di quelle verso l'area
extra-Ue (-0,5%). Negativi invece i dati congiunturali: rispetto al mese precedente, a luglio si rileva una
diminuzione sia dell'export (-1,6%) che dell'import (-2,5%).
• Borsa, Europa sale in attesa Fed e Tltro (10:11) - Mercati azionari europei in leggero rialzo in avvio di
una seduta che guarda alla riunione del Fomc della Federal Reserve e alla prima operazione Tltro della
Bce di domani, mentre sullo sfondo rimane il referendum per l'indipendenza della Scozia. Londra e
Madrid si muovono poco sopra la parità, più toniche Parigi e Francoforte (+0,3%), ma la migliore è
Milano, che sale dello 0,5% con Wdf che corre del 7% dopo l'annuncio dell'uscita dell'amministratore
delegato José Maria Palencia.
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Notizie
2014/09/ 16-17
FTSE MIB : Ultimo prezzo: 20.945,97 +0,76% (11.05)
BANCA POPOLARE DI MILANO : Ultimo prezzo: 0,621 +1,06% (11.06)
Spread Btp-Bund Ultimo Prezzo : 139 -2,16% (11.15)
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Spuntano nuovi vincoli per le banche. Con «Basilea 4» un tetto al credito - CORSERA 17 settembre 2014
Il documento di lavoro, appena arrivato sui tavoli delle maggiori banche italiane ed europee, sta già creando più
di qualche preoccupazione. Porta l’intestazione del Financial stability board, che ha avviato in Australia, a Cairns,
una due giorni di riunione plenaria in vista del vertice dei ministri e dei governatori delle banche centrali dei
venti Paesi più ricchi del mondo in programma per questo fine settimana: l’idea è quella di prevedere ulteriori
rafforzamenti di capitale in modo da renderle più solide nell’affrontare eventuali nuovi scenari di crisi. Un
orientamento che però prefigura un rischio: proprio mentre in queste settimane la Bce ha adottato misure per
consentire di allargare il credito alle imprese, sul mercato si potrebbe riaccendere il timore di una nuova stretta
creditizia. Certo, non in tempi brevissimi dal momento che le regole alle quali si sta lavorando entreranno in
vigore nell’arco di uno o due anni, ma la preoccupazione è forte. Più capitale vuol dire maggior presidio dei rischi
ma, in ogni caso, minori linee di credito per le imprese e le famiglie. In particolare la bozza di lavoro indica la
possibilità di un ulteriore quota di capitale per rafforzare il cosiddetto core Tier 1 — un’ipotesi arriva ad
immaginare fino al 25% in più — per aumentare la capacità di assorbimento delle perdite delle istituzioni più
significative (Glac: gone-concerne loss-absorbing-capacity). Come dire: si sta appena concludendo il percorso di
Basilea3, l’accordo che prevedeva il rafforzamento patrimoniale degli istituti, che già si prepara una vera e
propria Basilea 4. Negli stessi giorni in cui le maggiori banche sono in attesa degli esiti delle verifiche degli attivi
di bilanci, condotte dalla Bce in vista dell’avvio della Vigilanza unica a Francoforte. Nonché dei risultati degli stress
test, previsti per la seconda metà di ottobre (potrebbero anche slittare di qualche giorno) da cui potrebbe
dipendere anche la richiesta di ulteriori aumenti di capitale. Dall’altro lato gli istituti attendono la partenza,
prevista per domani, della prima operazione di Tltro, cioè della concessione di prestiti a lungo termine a tassi
vantaggiosissimi (0,15%, lo 0,10% in più del tasso di riferimento) da destinare al finanziamento di imprese e
famiglie (esclusi i mutui immobiliari). Due tappe importanti che però vanno in direzioni contrastanti, la prima,
quella del rafforzamento del capitale, induce a restringere i cordoni dei finanziamenti all’economia, la seconda,
invece, per allargarlo, nel quadro dei programmi di credit easing, varati dalla Bce di Mario Draghi per contrastare
la bassa inflazione e per stimolare la crescita. L’iniziativa del Fsb, che vuole portare a compimento la regolazione
delle principali banche considerate troppo grandi per fallire — too big to fail — porterà inevitabilmente alla
revisione dei parametri di Basilea3. ….....
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Bruxelles ci chiede di aumentare l'Iva: il governo cala le braghe - Il Giornale 16/9/2014
Bruxelles ce lo dice da tempo. L'economia italiana per ripartire ha bisogno di una scossa. Una scossa che solo le
riforme possono dare. Serve la riforma del lavoro, una riduzione del carico fiscale sul lavoro, una drastica
accellerata sui tempi della giustizia. E serve anche una revisione delle aliquote Iva. Roma non ne parla molto
volentieri visto il doppio aumento dal 20 al 22% dei governi Monti e Letta. Eppure secondo una fonte del
ministero dell'Economia interpellata dal Messaggero "in questo momento di deflazione un ritocco dell'Iva
potrebbe far bene anche per ripartire i prezzi e il gettito potrebbe essere usato per abbassare le tasse sul lavoro".
Questa volta l'aumento non sarebbe rivolto verso le categorie già tassate con l'aliquota del 22%. Il vice ministro
del Tesoro Luigi Casero e l'ex responsabile del dipartimento fiscale della Banca d'Italia stanno
lavorando a un dossier per decidere come muoversi. Quello che andrebbe riconsiderato è il
sistema di esenzioni e agevolazioni che ogni anno sottrae all'erario un gettito stimato di 256
miliardi di euro. Si deve rivedere per esempio l'esenzione dall'Iva per le pompe funebri o le
agevolazioni sui prodotti agricoli. Inoltre si valuta un aumento della percentuale Iva per cinema
e alberghi che attualmente è fissata al 10%. Non si esclude un aumento anche per i prodotti che
si trovano nella fascia del 4% oppure la creazione di una nuova aliquota la 7-8 per cento.
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… qual'è l'iva per il pane ? ...
MF-MILANO FINANZA mercoledì 17 settembre 2014
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Notizie
2014/09/ 16-17
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Banche domani il tavolo: si teme un nuovo muro contro muro con i sindacati - Abi, niente sconti sul
contratto - Sugli aspetti economici Profumo potrebbe ribadire la linea di austerity del predecessore
Micheli - Posizione giustificata con il crollo verticale dei profitti. E le sigle sono pronte alla
mobilitazione …......
Tedeschi in fuga dalle loro banche - I rendimenti dei conti correnti degli istituti in Germania sono
soltanto dello 0,53%, tra i più bassi di tutta Europa Così i risparmiatori spostano i soldi negli istituti
stranieri - Nein. Una parola che ormai si identifica con Jens Weidmann. Al consiglio direttivo della Bce di
inizio mese il biondo presidente della Bundesbank ha detto no anche al taglio dei tassi d'interesse,
ridotti allo 0,05%. Il solito fanatico del rigore, si è sempre pensato a ogni nein di Weidmann. Ma se si
ricorda che tra i suoi compiti principali c'è quello di assicurare la stabilità del sistema bancario tedesco
(anche a detrimento degli ideali europeistici di cui peraltro non è mai sembrato entusiasta), allora i nein
del presidente della Bundesbank diventano più comprensibili. La discesa dei tassi d'interesse della Bce
sotto l'1% e ora praticamente a zero ha conseguenze pesanti sui risparmiatori. E sta provocando una
vera e propria fuga dalle banche tedesche. Perché il tasso d'interesse sui depositi a un anno in Germania
è ormai sceso allo 0,53%, il livello più basso d'Europa a eccezione del Lussemburgo e dei tre Paesi Baltici,
Lettonia, Lituania ed Estonia. Lo 0,53% è un livello inferiore all'inflazione in Germania, attestata allo
0,6%. Questo significa che non conviene parcheggiare i soldi nelle banche di casa perché il loro valore
viene eroso. E così i tedeschi stanno abbandonando le banche del loro Paese per depositare i risparmi in
banche estere che offrono rendimenti più elevati: in Europa il tasso di remunerazione più alto lo si trova
in Romania, al 3,08%. Il tasso medio di Eurolandia è l'1,32%, mentre le banche italiane in media offrono
l'1,58% e quelle francesi l'1,86%. Non c'è da stupirsi, quindi, se dal 2010, anno in cui i rendimenti dei
conti correnti delle banche tedesche sono diventati inferiori al tasso d'inflazione, i depositi dei
risparmiatori governati da Angela Merkel nelle banche estere che operano in Germania siano balzati
dell'80% a circa 190 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati della Bundesbank. Si tratta di una quota pari
al 20% del denaro depositato nei conti correnti del Paese, un livello superiore al 15% del 2010, quando è
scoppiata la crisi greca. Le banche preferite dai tedeschi sono quelle olandesi, che offrono rendimenti
medi dell'1,96%. ….... Ma non sono pochi i tedeschi che, pur di avere rendimenti più alti, abbandonano
la tradizionale prudenza e si rivolgono alle banche bulgare, che offrono il 2,79% e consentono di aprire
conti in euro, eliminando così il rischio di cambio. La situazione è talmente preoccupante che
Commerzbank ha cominciato a offrire un benvenuto di 100 euro ai nuovi correntisti. …... Nonostante le
sanzioni, poi, anche le banche russe continuano a operare in Germania e a raccogliere i risparmi dei
tedeschi, in particolare Sberbank. E così si capisce perché Weidmann è ostile a Mario Draghi che,
abbassando i tassi a zero, è colpevole di avere aperto il mercato del risparmio tedesco alle scorrerie delle
banche estere, perfino di quelle russe e bulgare.
Topo divora risparmi pensionata – Ansa 16/9/2014
Non un ladro, ma un vero "topo d'appartamento" a quattro zampe quello che ha divorato, nel
vero senso della parola, i risparmi di una pensionata livornese. Per allontanare l'intruso è
intervenuta l' Aamps, l'azienda di servizi di Livorno che ha reso nota la vicenda e secondo la
quale la Banca d'Italia dovrebbe cambiare con banconote integre quelle, per oltre 500 euro,
mangiucchiate dal topolino. Il denaro era contenuto in una scatola di metallo che una volta era
usata per i biscotti.
... attenzione !!! ….
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Franconauta
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