DALLA CONTABILITA` TRADIZIONALE A QUELLA AMBIENTALE La

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DALLA CONTABILITA` TRADIZIONALE A QUELLA AMBIENTALE La
DALLA CONTABILITA’ TRADIZIONALE A QUELLA AMBIENTALE
La contabilità tradizionale rileva e rappresenta i fatti aziendali intervenuti durante il periodo di
riferimento, mediante un sistema integrato di conti economici e finanziari sintetizzati nel documento di
bilancio obbligatorio (Conto Economico, Stato Patrimoniale e Nota Integrativa).
La funzione della contabilità ambientale è invece quella di rilevare e rappresentare, mediante un
sistema di conti fisici e monetari, le ripercussioni ambientali che le operazioni aziendali determinano.
Tali rilevazioni vengono sintetizzate nel bilancio ambientale e nel rapporto ambientale, che costituiscono
i documenti mediante i quali le imprese forniscono informazioni di carattere ambientale ai soggetti
interessati. Alla luce di tali considerazioni, va osservato come sia differente la natura, funzione e valenza
informativa del bilancio ambientale rispetto al bilancio tradizionale. Mentre il secondo viene disciplinato
da numerose disposizioni di legge, che ne regolano rigidamente anche la forma, il primo risulta libero,
non obbligatoriamente prescritto.
La funzione del bilancio tradizionale consiste nel rappresentare come il patrimonio aziendale si è
trasformato nell’arco di un esercizio e quale sia il reddito prodotto nel medesimo arco temporale. Il
bilancio ambientale, invece, cerca di rappresentare economicamente i consumi di risorse naturali e le
emissioni nell’ambiente di sostanze derivanti dalle produzioni.
Accanto alla contabilità tradizionale obbligatoria, in numerose imprese viene tenuta una contabilità
analitica finalizzata al controllo di gestione. Mediante la contabilità analitica, per così dire, si
scompongono i costi e ricavi di un determinato esercizio, al fine di analizzare, lungo la catena del valore,
qual è il contributo alla formazione del reddito dei vari centri di attività di cui l’azienda si compone.
Questo tipo di contabilità è non solo eventuale, ma anche a contenuto libero, nel senso che ciascuna
impresa struttura il proprio sistema di contabilità analitica secondo criteri che meglio rispondono alle
proprie esigenze.
Per l’articolazione del bilancio ambientale, così come per il generale sistema di contabilità analitica, non
esiste ancora un modello di riferimento. Si avranno approcci più o meno approfonditi a seconda del grado
di importanza attribuito dalla gestione aziendale alla variabile ambientale. Esistono altre applicazioni del
bilancio ambientale. Le principali sono costituite dal bilancio d’area e dal bilancio di settore. Il bilancio
d’area consiste in un documento che contabilizza e quantifica le emissioni inquinanti prodotte in un
determinato ambito territoriale da tutte le attività umane ivi insistenti (ad es. il “bilancio ambientale di
distretto”). Il bilancio di settore consiste invece in uno strumento che contabilizza le quantità di inquinanti
emesse e le risorse naturali consumate da un intero settore economico.
Dalle considerazioni sopra effettuate emerge chiaramente che l’adozione della contabilità ambientale, al
pari di quanto accade con la contabilità analitica, è attualmente rimessa alla libera determinazione degli
amministratori di ciascuna impresa. Tuttavia, negli ultimi anni, sono stati presentati diversi disegni di
legge diretti ad introdurre, nell’ambito delle norme civilistiche di redazione del bilancio, modifiche
idonee ad integrare l’informazione economico - finanziaria con elementi ambientali, in modo da rendere
identificabili informazioni attinenti la componente ambientale. È questo, ad esempio, il caso del progetto
1di legge n. 6124 presentato alla Camera dei Deputati il 03\06\1999 (“Modifiche del Codice Civile in
materia di redazione del bilancio delle società per azioni ai fini dell’inserimento di elementi di contabilità
ambientale”) e ripresentato successivamente nel 2002. Tali proposte prevedevano l’inserimento tra i
principi di redazione del bilancio d’esercizio la considerazione dei rischi legati a passività ambientali
nascoste, derivanti dai danni ambientali connessi allo svolgimento delle attività produttive. Veniva inoltre
prevista l’iscrizione di un apposito fondo del passivo “per rischi ed oneri ambientali” e speculare
“accantonamento per rischi ed oneri ambientali”, nel conto economico. Infine, era contemplata
l’introduzione, nella nota integrativa, di informazioni relative alla disaggregazione delle spese ambientali,
distinte in spese correnti (per sanzioni derivanti dal mancato rispetto delle norme di settore o derivanti da
risarcimenti a terzi per danni causati da attività passate) e spese capitalizzate (relative ad investimenti
quali, impianti di depurazione, abbattimento fumi, ecc.).
BILANCIO AMBIENTALE: UNA DEFINIZIONE
Il sistema contabile aziendale viene da qualche tempo integrato con la c.d.“contabilità ambientale” in un
numero crescente di imprese: trattasi di un sistema di rilevazioni dirette a dare rappresentazione
dell’impatto che l’attività aziendale determina nell’ambiente in cui opera. Tale impatto si estrinseca
essenzialmente attraverso il consumo di risorse da parte della combinazione produttiva e nell’emissione di
sostanze connaturate al tipo di produzione effettuata, nell’ambiente circostante.
Integrando il sistema di rilevazione contabile tradizionale, obbligatoriamente tenuto dalle aziende a fini
civilistici e fiscali, con quello di tipo ambientale, si perviene ad uno strumento informativo che sintetizza
anche le informazioni di pertinenza ambientale afferenti l’azienda.
NOTE OPERATIVE SULLA FORMAZIONE DEL BILANCIO AMBIENTALE
La prima domanda da porsi quando ci si accinge a redigere un Bilancio ambientale è:
su che cosa rendicontare?
Il quesito può apparire banale, ma non lo è, dal momento che siamo abituati a considerare “ambientali”
solo gli aspetti che afferiscono direttamente all’ambiente, cioè aree verdi e parchi,
interventi di risanamento di aree inquinate, in qualche caso la difesa del suolo, l’informazione e la
formazione in materia di sviluppo sostenibile e poco altro. In realtà i settori che hanno più conseguenze
sia dirette che indirette sull’ambiente sono le attività produttive, i lavori pubblici, l’urbanistica, l’energia,
i trasporti. In tal senso diviene fondamentale l’assunzione di un’ottica “intersettoriale”, “trasversale”
dell’ambiente, tentando quindi una valutazione degli impatti sull’ecosistema territoriale delle
principali attività economiche e non solo di quelle più tipicamente definite ambientali.
Sotto tale aspetto diviene dunque cruciale definire gli “ambiti” del Bilancio ambientale, ovvero i confini
dell’attività di rendicontazione. Una volta individuati gli aspetti ambientali delle politiche, è necessario
costruire un piano dei conti, che significa scegliere gli indicatori fisici da abbinare alle corrispondenti
voci inserite nella struttura contabile, ovvero agli indirizzi, agli obiettivi e alle attività.
Strettamente connessa con le sopra enunciate finalità è la corretta individuazione delle spese ambientali.
2La contabilità ambientale, infatti, prevede una sezione specifica di conti monetari, basata sull’analisi e la
ri-classificazione dei documenti di bilancio della società. L’obiettivo è l’identificazione delle spese con
finalità ambientali sostenute o previste e la loro ripartizione secondo gli ambiti di rendicontazione
utilizzati. Le spese per le quali è stato accertato un contenuto ambientale vengono poi rilcassificate in
base alle aree di competenza della struttura di rendicontazione.
Secondo l’orientamento più diffuso, sono da considerare come “ambientali” le spese sostenute per
attività di prevenzione, riduzione, eliminazione e monitoraggio dell’inquinamento, ripristino e gestione
sostenibile del territorio.
I BENEFICI DEL BILANCIO AMBIENTALE
I principali benefici che l’azienda ottiene dalla redazione di un siffatto documento consistono nel
monitoraggio di tutti gli aspetti ambientali, più concretamente identificabili nelle seguenti fattispecie:
¾ analisi dei costi ambientali e degli eventuali sprechi;
¾ valutazione dell’opportunità di investimenti in tecnologie a minor impatto ambientale;
¾ valutazione del livello di tutela e di valorizzazione del territorio nel quale si opera;
¾ individuazione degli elementi di criticità legati alla propria attività e delle azioni volte al
miglioramento ambientale;
¾ costruzione di una rete di monitoraggio che permetta lo sviluppo di un sistema di gestione
ambientale (Iso14000 o Emas);
¾ sviluppo di strumenti di comunicazione ambientale efficaci rivolti alla popolazione e alla pubblica
amministrazione.
Non devono inoltre essere trascurati i benefici in termini di immagine aziendale (e quindi di valore) che
scaturiscono dalla concreta dimostrazione di un maggior impegno profuso nella gestione delle
problematiche ambientali e dal migliore soddisfacimento delle esigenze conoscitive degli stakeholders.