S. Nico - Sperimentazione Piani Locali Giovani

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S. Nico - Sperimentazione Piani Locali Giovani
Tra ulivi, oleandri e cattedrali
Antonimina, Ardore, Ciminà, Gerace, Portigliola, S. Ilario dello Ionio
Nel cuore della Locride
Laruffa Editore
La guida turistica della Locride
è stata realizzata nell’ambito
del progetto Sperimentazione Piani Locali Giovani,
promossi e sostenuti dal
Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri,
in collaborazione con l'Anci Associazione Nazionale Comuni Italiani
e con la Rete Iter
Con il contributo
dell’Associazione
Testi e foto di:
Luisa Catanzariti
Maria Rita Ferrò
Teresa Stefania Mirarchi
Chiara Mulè
Denise Varacalli
Coordinamento di redazione:
Maria Teresa D’Agostino
Supervisione:
Ugo Mollica
A.D. 2010
© Copyright
LARUFFA EDITORE S.R.L.
Via Dei Tre Mulini, 14
Tel. 0965.814948-814954
89124 REGGIO CALABRIA - ITALY
ISBN 978-88-7221-508-1
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www.laruffaeditore.it
Introduzione
C
on una sistematica ed intelligente lettura del territorio, la guida ci accompagna attraverso sei Comuni contigui, ricadenti proprio nel centro dell’area dell’alto Jonio reggino che prende il nome suggestivo di Locride. Antonimina, Ardore, Ciminà, Gerace, Portigliola e S. Ilario, che raggiungono insieme
l’estensione di circa 200 kmq, fanno parte di quella breve dorsale che dal mare si spinge verso l’interno, quasi a saldare tra di loro, lungo la direttrice sud-nord, i due consistenti massicci montani dell’Aspromonte e
delle Serre.
I rilievi di questa dorsale che potremmo chiamare intermedia, balza su balza, arrivano fino ad una altitudine di 1000 m e vanno a riposare sui fianchi del lungo altipiano dello Zomaro, che è una immensa terrazza
di abeti, di faggi e di pini, alta sui due mari e sostenuta simmetricamente sul versante opposto dai rilievi che
guardano il Tirreno.
Ci troviamo intorno a 38,15° di latitudine nord e 16,10° di longitudine est.
I SEGNI DELLA NATURA
È un poligono irregolare di terra che accarezza il mare per una dozzina di chilometri, con spiagge dorate,
moderni ed attrezzati lungomari, camping e lidi attraenti, frequentati e funzionali. Dalla linea di costa poi il
territorio, sfruttando come confini naturali il largo e bianco letto delle fiumare, si spinge verso l’interno fino al limite verde intenso del dinamico villaggio di Moleti.
Il clima è dolcemente ammorbidito, sia dalla forte marittimità appena stemperata dai rilievi, sia dalle correnti di provenienza ionica, che rendono tiepidi e generosi gli inverni e le estati sopportabili e salutari, perché facilmente mitigate dal mare, dalle vicinissime alture e dalle risorse idriche abbondanti e capillarmente
diffuse.
Una rete idrografica sempre a regime torrentizio, con la tipica disposizione a pettine, muove stagionalmente
dalle gole profonde dei monti ad animare le pietraie riarse e a portare il naturale tributo al grande mare. Sono le nostre tipiche fiumare, immancabili in ogni scorcio di paesaggio calabrese. Nella nostra zona di riferimento ricordiamo il San Paolo che scende da Antonimina, va a Gerace e da qui al mare; il Micò e il torrente Colla, che proprio sotto l’abitato antoniminese spinge le sue acque - anche d’estate vigorose e chiare fra sassi ed arbusti, regalando ai molti visitatori un breve percorso di vivacità di natura e di refrigerio, il cosiddetto u vasalu da conca. Siamo proprio a ridosso della vasta area che contiene la preziosa risorsa delle
acque termali (Bagni di Antonimina), che da secoli impreziosiscono la vallata del San Paolo, regalando i benefici straordinari di acque prodigiose e molto utili al recupero della salute.
Soprattutto nelle zone marine risulta assai facile anche la captazione delle acque a scopo irriguo e in pieno
sviluppo risultano gli impianti agricoli di ortaggi, di clementine ed agrumi vari, che si spera possano quanto prima ritrovare congrui mercati, sia interni che di esportazione.
Non mancano intelligenti iniziative di innovazione, come le coltivazioni di piccoli frutti di bosco in serre apposite, che creano lavoro, mercato, agreste bellezza e stimolo di nuove imprese.
Ma le dolci colline scolpite nel cuore della Locride prosperano e risplendono per la maestà degli ulivi, che
le proteggono con il loro delizioso manto grigio -verde, inondando le nostre mense di olio purissimo, che
è certezza di sapori, oltre che antica riserva di serenità e di benessere per il popolo calabrese.
La quercia, la vite, il fico, il gelso e l’intera gamma dei fiori completano il quadro nobile della vegetazione
mediterranea che tutta ci appartiene.
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I SEGNI DEL TEMPO
Questo variegato e vivace bacino naturale ha ospitato tantissimi secoli di storia: dai tempi lontani delle necropoli di Canale, Parrere e Stefanelli, alla felice stagione della colonizzazione greca, i cui segni straordinari
insistono anche sul territorio di Portigliola, che è gemella di Locri nella custodia delle vestigia di Epizephiri. Anche il grande tempo di Roma imperiale è passato da noi e Gerace conserva scrupolosamente, scolpito in un’ara meravigliosa, l’attestato di un vincolo di amicizia e di fede con Roma eterna.
Monumenti che testimoniano della nobiltà antica di questi luoghi, nei quali ferveva vita dinamica, di pensiero e di impresa in tempi in cui molte città oggi più celebrate e più ricche non erano ancora uscite dalle
nebbie delle iniziali incertezze. E le navi Locresi, di trasporto e di guerra, trovarono riparo e cura nel grande porto ai piedi di Castellace, sulla fiumara navigabile tra S. Ilario e Portigliola e il primo germoglio della
cristianità, sulla strada apostolica di Paolo, trovò qui accoglienza, seguito e luoghi di culto.
Finché pure le nostre marine non subirono insidie ed assalti pirateschi, lasciando alle zone di altura il compito di offrirsi alle popolazioni atterrite come asilo di protezione e di riparo.
Nacquero così quei paesi d’entroterra come Antonimina, Ardore, Condoianni, Gerace e Ciminà, che si legarono con fiducia e speranza ai fianchi della montagna.
Per l’esiguità degli spazi, la fantasiosa architettura del bisogno ha saputo nel tempo inventare, con la pietra
semplice dei nostri luoghi, le più strane ed ardite combinazioni di equilibrio, per assicurare un riparo notturno a quella gente, che sapeva vivere di niente e confidava soltanto nell’aiuto del cielo.
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Lentamente i piccoli borghi diventarono paesi, aggiungendo altre case accanto alla chiesa, o alle falde dell’altura del castello o del palazzo del potente e dando vita per lunghi secoli alla società del privilegio e della subalternità, faticosa e misera per molti e dalla quale siamo usciti, possiamo dire, solo di recente.
Sono ben evidenti e numerosi i segni di quelle epoche, nei castelli (Ardore, Condojanni e Gerace) e nelle
numerose case patrizie e ville nobiliari disseminate sul territorio, che se da un lato lo arricchiscono di beni
architettonici e storici di rilievo, dall’altro fanno pensare ad epoche assolutamente prive del concetto di democrazia e di equità sociale.
Nella trattazione dei singoli paesi della guida il diligente e motivato gruppo di lavoro, seguito da una tutor
appassionata e colta, ha fornito esaurienti note descrittive sul cospicuo lascito che ci è pervenuto dal passato. Con l’unificazione dell’Italia (oggi si festeggia il 150° anniversario) vogliamo ricordare che un nuovo
fervore ha rianimato le nostre marine, le quali, bonificate nelle zone paludose, hanno preso impulso e slancio dalla costruzione della ferrovia jonica (1872) e questa realizzazione ha favorito, dieci secoli dopo, l’inversione di tendenza nell’incremento abitativo, a vantaggio questa volta delle aree del litorale, che lentamente hanno visto nascere i nostri paesi sul mare, che oggi sono cittadine in pieno sviluppo.
GASTRONOMIA
Le nostre abitudini alimentari sono rimaste per moltissimo tempo legate alla loro tradizione antica, mosaico anch’essa dell’arte dei sapori, perché frutto delle prelibatezze che ciascun popolo le ha lasciato nel lungo alternarsi delle vicende storiche. Così abbiamo oggi una gastronomia fantasiosa e nobile, che segna il
trionfo dei sapori mediterranei, a cui hanno contribuito greci e bizantini, arabi e normanni, spagnoli e francesi, che hanno dimostrato grande perizia nella cura degli alimenti, nella confezione delle conserve, dei salumi e dei latticini e nella selezione degli ingredienti e degli odori. Si è creata così una cucina dai sapori solidi, quasi scolpiti nelle varie pietanze con vigore deciso ed inimitabile fragranza. Spezie particolari ed il “nostro” peperoncino hanno poi aggiunto al gusto quel tocco di intrigante armonia, che rende tipica, deliziosa, salutare e, quindi, molto richiesta la nostra cucina.
Vogliamo qui ricordare come i prodotti della terra, nella lunga tradizione contadina fossero il frutto sudato della fatica agreste dell’uomo e delle fatiche domestiche della donna, la quale, dopo aver partecipato al
raccolto, si assumeva il compito di selezionare, ripulire, conservare e cucinare, con una cura ed una perizia
estreme, in uno scambio di ruoli e di mansioni, da cui dipendeva spesso non tanto il benessere della famiglia, quanto la sua stessa difficile sopravvivenza. Per questo la cucina calabrese è così ricca di sapori, perché
è straordinariamente “farcita” di fatica e di amore. Lo stesso amore che deve assolutamente ritrovare la nostra gente nel trattare la madre terra con previdente accortezza, preservandola dall’insulto rovinoso ed indecente dei roghi estivi, mediante una saggia e sistematica manutenzione, da attivare stagionalmente in
ogni paese secondo calendari di interventi da rispettare rigorosamente.
Tra le preziosità del nostro tipico menù ricordiamo: il caciocavallo di Ciminà, il pane di casa, le conserve, i
vari salumi, le straordinarie pietanze agli ortaggi e legumi, i dolci della tradizione religiosa dal sacro profumo di bontà e di fede.
Bisogna aggiungere a questi eccezionali valori di base, l’ulteriore impulso che i Comuni e le Pro-Loco dei
vari luoghi annualmente offrono, con le numerose iniziative che, nel recupero delle antiche tradizioni e nel
rispetto delle esigenze della modernità, rendono ancora più interessante e gradevole il richiamo turistico.
Questa guida vuole essere una piccola finestra d’interesse aperta su questa zona meravigliosa e promuovere un reale bisogno di conoscenza, stimolando eventuali approfondimenti.
Perché una terra è veramente nostra, non tanto se la “possediamo” nelle indicazioni dei documenti, ma se
la viviamo con intensità di amore, apprezzandone i pregi, impegnandoci per valorizzarla e migliorarla. Una
terra è completamente nostra, se sappiamo anche presentarla, con misurato ed intimo orgoglio, al rispetto
ed all’ammirazione di tutti.
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Introduction
T
he guide deals to explain how visit our wonderful strip land: Locride. Our trip scours six really particular towns: Antonimina, Ardore, Ciminà, Gerace, Portigliola and S. Ilario dello Ionio.
They stand along Jonica coast just nearaby to the deep blue of sea. Protected by Aspromonte
mountains and Serra mountains, these six towns cover about 200 kmq. A generous big upland,
Zomaro, stands around them and offers an exclusive view towards Tirreno coast. There, the landscape appears as a big terrace where grows up spruce trees, beeches and pines.
NATURAL ASPECTS
These six villages compose together a polygon shape, where golden seashore and modern equipped
seafront, with all kinds of facilities, offer to our tourist an incredible relaxing amusing holiday.
Our Mediterranean climate, mitigated by sea and the nearness of soft reliefs, gives us some clement
summers and the winters are not so harsh.
Some important rivers, belonged to our strip land, are: Saint Paul River, which flows from Antonimina; Mico River and Colla Stream flow into “Vasalu da Conca” (a wonderful natural basin which collects pure clear water, where people could swim in).
Carrying on our trip, we achieve Antonimina-Locri thermal cooperative. Here, a thermal resort helps
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people to cure different kind of illnesses using a thermo-mineral isotonic sulphur-sulphate-alkaline
water, which flows from a local spring.
Local crop production bases on maquis products as: citrus fruit, olive, almonds and grapevine.
To complete Mediterranean Landscape there are also oak trees, mulberry trees and a multitude of
flowers with a broad range of colours which make this strip land the most harmonious and bright in
Italy.
SIGNS OF PAST
The glorious past of these little towns is marked by lots important buildings, which are able to bring
back our mind to discover old community’s daily routine, customs, beliefs… fears.
Three imposing castles rose up in Ardore, Condojanni e Gerace and, with them, also a large number of patrician and noble villas, which are testimony of a clear division into different social class.
The history saw a continuous handover of populations (as Roman, Greek) that conquered this strip
land with passing time. Some piratical invasions forced a few part of population to move on the high
ground, just to find a protected safer place where live. Consequently this moving, born some townlet, Antonimina, Ardore, Condojanni, Gerace and Ciminà, which became more and more large and
developed.
After Italy Unification (this year Italy celebrates 150° anniversary) lots marshes along the coast were
reclaimed, so a big part of community left the hill to move on the coast. In 1872 born the rail transport, which allowed to increase local business.
Nowadays our coast appears as many little towns , which are working together just to develop them
selves ever more and to promote their exclusive historical traditions and their local natural beauty.
COOKERY
Our eating habits are a clear symbol of our history and past. Indeed, our cooking was influenced by
different populations which invaded our land. Greek, Byzantine, Roman, Spanish left trace of their
cooking, which was mixed with our eating habits in passing time.
Calabrian cooking uses all our local different tastes. They belong to our land and are the same tastes
relished by our ancestors.
That reminds me the famous Calabrian chilli peppers which is always used to bring out food taste.
Other calabrian typical foods are: “Caciocavallo” from Ciminà, a typical aged cheese whose production belong to one of these little town mentioned above; “pane di casa”, a bread cooked using old
original recipe; “conserve” an old way to preserve tomato sauce in boiled bottle; various kind of cold
meat; vegetables and legumes cooked according to old recipe. In the end, it’s important remind the
different kind of desserts cooked according to old local traditions.
To promote these unique aspects, Pro-Loco cooperative and City Halls work together to enhance and
save the entire traditions, customs, values, beliefs… which made the history of these people.
This handbook would be a little window on this spellbinding strip land, where antiquity and tradition are living together with our real need of modernity and progress.
Ugo Mollica
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Antonimina
Cenni di storia
Antonimina is a little town located on a lovely hill in front
of the sea where it’s still possible breathe the old fragrances and emotions which made the history of this
people.
It is erected at the feet of a solid rock called “Prache” and
offers an unique landscape where olive’s silver colour
spreads out over oak’s deep green.
At its shoulder there are Zomaro’s mountains and at its
flanks there are two rivers: Mico and Principessa. At the
right of midtown rises Saint Peter mountain, better known
as “Monte Tre Pizzi” (a particular mountain which has
three tops).
The name “Antonimina” seems to come to an important
figure whose name was “Antonio Mina”. This person settled here right from the beginning.
P
oco lontano dal mare e dalla calda sabbia dorata, emblemi dei paesi che si affacciano sulla
costa Ionica, è possibile rivivere i colori, i profumi
e le emozioni caratteristiche dei piccoli paesi di
un tempo.
A pochi chilometri da Locri, ai piedi della rocca
delle Prache, coronata da querce e dal verde argenteo degli ulivi, a 327 metri sul livello del mare,
si erge Antonimina, che gode di una favorevole
posizione geografica e si affaccia sul mar Ionio. Il
territorio copre una superficie di 22.2 kmq e confina con i Comuni di Ciminà, Sant’Ilario, Portigliola, Locri, Gerace e Cittanova.
Il nome Antonimina potrebbe derivare da un personaggio di spicco di una comunità, stanziatasi fin
dalle origini in questa zona, chiamato Antonio Mina, in vernacolo Ntoni Mina. Ancora oggi il cognome Mina è molto diffuso, ma non mancano altre e più suggestive interpretazioni sull’etimologia del toponimo Antonimina: per alcuni significa
“di fronte al mare”, per altri “bosco fiorito”, entrambi derivanti da radice greca.
Antonimina’s history bagan in the past with a population’s
moving. Indeed, people left his native land just to escape
from Saracen. According to other view this townlet was
colonised by a farmer community in XV century. This other point of view seems to be verified forasmuch the heart
of town is called “Terrata”, an old local expression that
means sheepfold.
In 1783 a big earthquake destroyed little town of Antonimina. In 1811 it was annexed to Gerace so, since this
moment, it began a slow pickup process.
Subsequently the violent earthquake, a devastating inundation hit the town in 1950.
Despite other destructive natural disasters, came up
against Antonimina, this little lovely community could increase its local economy.
Nowadays, the townlet is shared out among 4 little parts:
Town Centre, “San Nicola” (Saint Nicholas’ zone), “Tre
Arie” and “Località Bagni” where rises up a splendid thermal resort.
Di origine antica, il paese seguì le sorti della maggior parte dei centri della Locride, i cui abitanti furono costretti a ripararsi sulle alture per sfuggire
agli attacchi dei nemici saraceni.
Antonimina ha alle spalle le montagne dello Zomaro ed è fiancheggiata da due fiumare, Micò e
Principessa, che, proprio sotto il paese, vanno a
confluire con il torrente Portigliola.
A destra del centro abitato, si erge, come custode
maestoso e solitario, il monte San Pietro, meglio
conosciuto come Monte Tre Pizzi per la curiosa
forma a tre punte. Secondo alcuni il territorio dell’odierna Antonimina fu popolato soltanto nel XV
secolo da pastori che vi si stabilirono. Tale evento
sembra trovare riscontro nel nome che ancora
identifica la parte centrale del paese, la Terrata,
che nel dialetto locale vuol dire ovile. Nel 1783
Antonimina fu colpita da un sisma che causò ingenti danni. Per poter assistere ad una parziale ri-
This little town offers us a spellbinding unique landscape
where live together natural beauty and urbanisation. For
this reason it’s possible find two types of tourists who decides for: a naturalist route or a cultural, religious one.
NATURALIST ROUTE
Vasalu da Conca: outside of Antonimina’s centre, a
splendid natural basin collects the clear water flowing
from a rock. This beautiful area, where the pure water is
originated from Antonimina’s mountains, offers the wonderful view of an uncontaminated naturalist landscape
where water’s sound and birds’chirp spreads out all over
an evocative background.
Water flows into a stream used in the past for irrigation.
Monte Tre Pizzi: its original name was Saint Peter Mountain but it’s always been better known as Monte Tre Pizzi
according to its particular aspect bases on a mountain
with three tops. Route starts crossing a flourishing thick
vegetation which goes on up to mountain’s foot. Land-
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presa della cittadina, si dovette quindi attendere
fino al 1807, quando venne inclusa nel governo di
Gerace e, infine, nel 1811 divenne comune.
L’economia del paese fu nuovamente messa a dura prova nell’ottobre del 1951, quando una violenta alluvione durata una settimana, distrusse
gran parte dell’abitato. Nel corso degli anni successivi altre terribili calamità infierirono sul territorio antoniminese causando distruzione e malessere. Ma la gente con una forza d’animo eccezionale riuscì a risollevarsi, rimettendo nuovamente
in piedi il paese, che è risorto nello stesso luogo
di prima per poter godere ancora dell’incantevole paesaggio delle colline circostanti.
È importante a questo punto ricordare che ad Antonimina nacque una splendida ragazza, Rosella
Staltari (1951-1974), candido esempio di virtù
non comuni, per la quale il suo ordine religioso,
“Figlie di Maria Corredentrice”, ha promosso un
processo di beatificazione che quanto prima si
concluderà con l’elevazione agli altari della pia
fanciulla.
scape is really incredible there and you can also explore
mountain top just to admire old Saint Peter Church’s ruins
CULTURAL AND RELIGIOUS ROUTE
Chiesa Matrice San Nicola di Bari: is a little church,
which became parish with bishop Orazio Mattei in 1605.
It keeps inside many goods belonged to old local destroyed churches.
A big fire demolished it and afterwards church was built
again in Roman style.
It hosted many confraternities as Holy Sacrament, Maria
Most Sacred of Rosary, The
Carmine and The Secret Union of Maria’s Daughters and
Honour Guards.
In 1908 an earthquake destroyed the church which was
built again in 1928.
Località Bagni: located in the heart of a peaceful big valley, where sky blue spreads out all over this zone. Since
1870, here rises up an important thermal resort belong to
Antonimina-Locri thermal cooperative. The water always
flows at 35° and it is utilised to cure many illnesses as female infertility; respiratory system, circulatory system.
Here people could have thermal baths or mud baths;
aereosol therapy; nebulisation, irrigation, insufflation,
douche and beauty treatments;massages and hydromassages. A new thermal structure is building near to the old
one and it could increase Antonimina’s business.
In this little town born Rosella Staltari, a pure girl (19511974) belonged to an holy order called “Maria Corredentrice’s daughters”. There is a beatification process which
will be finalised to Rosella’s Sanctification.
Il territorio del Comune di Antonimina, protetto
dai venti cattivi, gode di un clima mite e ideale.
Il paese è composto da diverse località. Naturalmente il nucleo maggiore è nel capoluogo, ma di
altrettanta notevole bellezza e interesse sono le
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zone di San Nicola, Tre Arie e Bagni.
Il piccolo centro arroccato sulla montagna locrese offre la visione di un paesaggio straordinario.
L’intersecarsi di natura e urbanizzazione agevola
l’afflusso turistico di un’utenza indirizzata sia ad
un percorso di tipo naturalistico che religioso.
A completare l’aspetto turistico-naturalistico del
piccolo centro vi sono le famose Terme di Antonimina, rinomate per le acque salubri e salutari.
Da visitare
N
el centro storico è possibile ammirare la
Chiesa Matrice di San Nicola di Bari
della quale non si conosce la data di costruzione.
Elevata a parrocchia dal vescovo Orazio Mattei nel
1605, all’interno è stata arricchita nel tempo con i
beni di cappelle ormai soppresse.
Distrutta da un incendio e successivamente ricostruita, sulla stessa area, in stile romanico-lombardo a tre navate, fu sede di numerose confraternite: SS. Sacramento, Maria SS. del Rosario, il Carmine, San Bartolomeo, San Giuseppe. Ospitò la
Pia Unione delle figlie di Maria e delle Guardie
d’Onore.
La chiesa fu anche danneggiata dai terremoti del
1908 e del 1928 e successivamente restaurata.
Il progetto dell’edificio prevedeva una struttura
più estesa in lunghezza ma, durante la costruzione, venne alla luce una grossa roccia che ridimensionò il disegno originale.
U Vasalu da Conca
San Nicola è la parte più alta del paese. Per la tenacia dei loro legami profondi molte persone
hanno voluto edificare in quei luoghi difficili ed
aspri, pur di conservare alla loro terra di origine la
dignità di centro abitato. Le costruzioni, arroccate
l’una sull’altra, i vicoli stretti che uniscono ogni
parte del paese con la via principale, gli antichi
balconi ancora esistenti adornati con originari vasi floreali, fanno rivivere l’atmosfera magica di fraternità solidale che solo un piccolo centro urbano
può offrire.
Tre Arie è situata sulla prima terrazza che si incontra salendo dalla provinciale per Antonimina. È
oramai diventato un piccolo centro urbano formatosi nel tempo a causa dello spostamento degli abi-
Monte Tre Pizzi
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tanti che avevano trovato dimora su quelle colline,
ma che non hanno resistito alle intemperie nella
loro solitudine. Questa zona gode di una vegetazione incantevole: vi sono, infatti, diversi pascoli.
Allontanandosi di poco dal centro abitato è possibile raggiungere una fonte d’acqua purissima, la
Martilla, assai apprezzata dai cittadini della marina,
che si recano periodicamente su quelle alture per
fare proprio un bene che la natura generosa gli offre.
moderna struttura termale risale al 1870. L’acqua
sgorga a 35° ed è consigliata per una varia tipologia di malattie costituzionali, per la cura della sterilità femminile, per malattie dell’apparato respiratorio e circolatorio. Conosciute come “acque
sante locresi”, sono classificate come acque termominerali, isotoniche, leggermente sulfuree-salso-sosfato-alcaline, con tracce di iodio, ideali per
bagni, fanghi, aerosolterapia, nebulizzazioni, irrigazioni, insufflazioni e docce, cure estetiche, massaggi e idromassaggi.
L’acqua è batteriologicamente pura. È infatti periodicamente sottoposta ad esami batteriologici
ed esami chimico-fisici a cura dell’Istituto di Igiene dell’Università di Messina.
È in via di ultimazione e, si spera, di prossima utilizzazione un moderno complesso termale che
sorge proprio accanto al luogo delle vecchie terme. Si tratta di una struttura che potrebbe dare
impulso all’intera economia della zona, con importanti benefici anche sugli aspetti ricettivi ed
ambientalistici della vallata di Antonimina.
Proprio di fronte allo stabilimento termale, grazie
La località Bagni Termali è posta nel cuore di
un’ampia e tranquilla vallata, protetta sui lati da
verdeggianti alture che ne delimitano lo spazio e
confortata costantemente dal mite azzurro del
cielo e da un’aria limpida, che invita l’animo alla
serenità e alla pace. Tutti elementi peculiari che
portarono nel tempo alla costruzione di un luogo
d’importanza notevole per la gente di antonimina
e per coloro che possono beneficiare di un bene
prezioso: le Terme.
Le Terme del consorzio Antonimina-Locri erano
conosciute fin dall’antichità, ma la creazione della
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alle donazioni dei fedeli, è stata costruita di recente un chiesetta. Sull’altare vi è un grande dipinto raffigurante Maria SS. del monte Carmelo.
È un luogo affascinante, facile da raggiungere con
l’aiuto di persone esperte che possono attentamente spiegare i particolari del paesaggio facendo
innamorare coloro che ascoltano. Il percorso, rigorosamente a piedi, avviene attraverso uno stretto
sentiero sul lato destro della gola, dal quale è possibile ammirare il fluire dell’acqua sotto i nostri piedi accompagnato dal cinguettio degli uccelli e dal
fruscio delle foglie mosse da un leggero venticello.
In questo luogo, dominato dal silenzio, riecheggia
solo il suono prodotto dall’acqua che si interrompe, lungo il cammino, fra pietre e salti improvvisi,
trasmettendo all’ascoltatore la tranquillità e la pace
che solo un luogo del genere può regalare.
Poco oltre si imbocca un selciato che punta dritto
verso il Tre Pizzi. Il sentiero si inerpica attraverso
una fitta e rigogliosa vegetazione fino a raggiungere alla base del “terzo dente” il massiccio montuoso. Il paesaggio è mozzafiato e, dopo averlo
ammirato, si può esplorare la cima del monte a
destra dove si trovano i ruderi della chiesetta mononavata di San Pietro.
Itinerario naturalistico
A
llontanandosi dal centro storico di Antonimina,
in direzione monte Tre Pizzi, è possibile raggiungere un luogo d’incantevole bellezza. Il posto
viene chiamato Vasalu da Conca. L’acqua, che
sgorga dalla roccia, proviene direttamente dalle
montagne alle spalle del paese e crea ai piedi della
cascata una vera e propria vasca (vasalu) dove, gli
antoniminesi, nelle calde estati si recano per rinfrescarsi. L’acqua sfocia nel torrente che costeggia
il paese e in parte viene utilizzata, grazie alla presenza di due canaloni su ambo i lati della gola, per
l’irrigazione degli orti limitrofi, conservando così,
come anticamente veniva fatto, il fine principale di
questo luogo: semplice raccolta dell’acqua che la
natura donava per poter irrigare i campi arsi dal
caldo.
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Terrata
NOTIZIE UTILI
Il vulcano
Cda. Barbaro
Cell. 327 4411609 / 346 4109258
E-mail: [email protected]
Specialità: pasta di casa con agnello
• Festa di San Rocco la seconda domenica di agosto
• Festa dell’emigrante in agosto
• Sagra “mangiandu e scoiandu” (prodotti tipici)
• Festa della Madonna delle Grazie Luglio - Bagni di
Antonimina
Hotel Residence Il giardino degli aranci
Via Regina Margherita
Tel: 0964 312498 / 0964 312362
Cell: 349 6116256
E-mail: info@[email protected]
Sito: www.ilgiardinodegliaranci.it
Ristorante di Pelle Immacolata
Via Consalvo
Cucina tipica antoniminese
Specialità: maccheroni con carne di pecora
Sito del comune:
[email protected]
Numero informazioni 0964/312000
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Ardore
Cenni di storia
R
igogliose e verdi colline di fronte al mare cercarono quei lontani progenitori per farvi nascere la cittadina di Ardore. Alture fertili e vive per
poter godere anche del profumo dei gelsomini in
una serena e dolce agiatezza.
Forse erano bizantini e lo si desume anche da
qualche nome che ancora sopravvive come Pietrazomita, Stracà, Pintammati. Col susseguirsi
dei secoli le invasioni turche concessero alla già
bella Ardore un pizzico di brio orientale. Una concreta testimonianza del passaggio di tale cultura la
si può ritrovare nelle Grotte dei Turchi, numerosissime e particolarmente suggestive. Come
ogni luogo dal passato importante, Ardore si porta dietro numerose leggende. Si narra che anticamente le popolazioni ardoresi si fossero sistemate intorno al lago Odore, che bagnava i piedi del
vulcano Tre Pizzi. Ma una violenta eruzione costrinse i pochi sopravvissuti di quel villaggio ad
abbandonare la loro terra per trasferirsi verso
sud-est, su un’altura che si offriva ad accoglierli. In
memoria del loro luogo d’origine, decisero di
chiamare la nuova terra Ardore.
Ma tra storia e leggende… dovranno trascorrere
ancora molti anni prima di poter assistere alla nascita ufficiale del Comune di Ardore, che arriverà
solo nel 1809. Il comune neonato volle riprodurre nel suo gonfalone l’immagine di un’aquila che
stringe vittoriosa tra gli artigli un ramoscello d’ulivo in fiore ed esibisce sul petto una fiamma intensa. Una corona in cima allo stemma, infine, reca con fierezza la scritta Ardor et odor.
Ardore is situated in a valley from the hills down to
the ionic coast. It is set out in three urban district:
Petrazomita, Stracà, Pintammati. It was born in
1809, when the ancient people of ardore coast to
defende themselves by turk fouded Ardore over a
hill.
THE CENTRE
CHURCH OF ST. LEONARDO FROM LIMOGES AND ST. MARIA LAUTRENTA: It was built in 1963, it was demaged
in 1908 by a earthquake and today restoyed. It is in
baroque style and inside there are a lot of painting.
CHURCH OF ST. ROCCO: It was founded, in 700 century it was demaged by a earthquake in 1783. It was
rebuilt by a bishop Domenico Schioppa.
CHURCH OF ST. ROSA FROM VITERBO: It was consecrated in 1846. Inside there are a sarcofagin marble
of the first duke of Ardore, Orazio Gambacorta, and
the relict of St. Rosa.
ARDORE MARINA
In the past Ardore marina was a small village of fishman, today is a big commercial area.
CHURCH OF ST. MARIA DEL POZZO: It was founded
around 1870 in Marasà street. When population
grown, a new church was built in centre with the same name and consacrated in 1913. Inside there is
the statue of St. Virgin sit on the wall.
CHURCH OF MADONNA DELLA MARINA: It was founded
in the Ardore coast in 1600. It was built on the ruins
of an old monastery. Inside there are paintings of
Napoleonic age.
CHURCH OF CARMINE: It was founded outside the wall
of city by Marando family. Remained only the bronze bell and a painting of Madonna and a child.
Centro storico
Il borgo antico di Ardore sorge alla sommità di
una ridente collina. È imponente nella sua strategica posizione ed offre la visione di un paesaggio
incantevole, nel quale urbanizzazione e natura si
integrano in un continuum di colori e forme di
straordinaria armonia. A causa della configurazione naturale della zona, l’incremento abitativo si
volse prevalentemente verso sud-est, dove si arrivava attraverso due porte fortificate. Oggi delle
Chiesa Matrice
14
due impenetrabili strutture, rimane solo la Porta
del Dongione, posta a sud del paese e risalente
agli inizi del XVII secolo. Ristrutturata di recente,
è testimone del fascino dell’antica città.
SAN NICOLA DEI CANALI
The history of this street begins with the construction of a byzantine monastery.
In this place there is the St. Maria church.
BOMBILE
It is situated on the near the river of Condojanny
particularity of this place are the roof of the house,
a large stones, that serve by protect of the wind.
MADONNA DELLA GROTTA SANCTUARY
It is built inside a cave dug in the sandstone of the
perpendicular wall of a hill. The access is through a
staircase of 141steep.
It was founded in 1509, and the altar inside in 1752
by a Sicilian artist. The door was construction by
monk’s of Serra st. Bruno.
The church has two aisles, a beautiful altar with a
statue of Carrara marble.
During the spring of 2004, the mountain around the
cave collapsed, but miraculously the statue of virgin
is saved.
Da visitare
G
rande vanto della piazza Umberto I è il maestoso castello medievale, la cui costruzione
viene fatta risalire al XVI secolo. A quel tempo
Orazio Gambacorta, primo duca di Ardore, elesse
il paese capoluogo del proprio feudo e decise di
edificare una dimora in grado di accogliere l’intera corte con i suoi uffici amministrativi. A pianta
quadrangolare, l’edificio ospita agli angoli due
torri cilindriche e due a base quadrata. Dalle quattro torri si aprivano passaggi segreti che, secondo
le ingegnose astuzie e precauzioni difensive di
quei tempi, mettevano in comunicazione non solo alcune sale del castello fra loro, ma anche l’interno dell’edificio con l’esterno. Leggenda vuole
che i castelli della zona avessero segrete. Oggi
dell’antico sfarzo del castello feudale rimane ben
poca cosa rispetto a quanto raccontano gli atti notarili in merito all’elevato valore della struttura. La
dislocazione degli ambienti divideva il seminterrato (dedicato alle cisterne per la raccolta dell’ac-
Castello
15
Castello
qua, alle officine e alle stalle) dagli ambienti al primo piano, definito piano nobile. Quest’ultimo, oltre alla residenza feudataria, comprendeva i magazzini ed il carcere. Gli ambienti erano collegati
da lunghi corridoi o scale a chiocciola ed erano
coperti da volte a botte. A seguito dell’estinzione
della famiglia Gambacorta il castello cominciò a
decadere fino al crollo di gran parte delle antiche
strutture.
Per i primi interventi di recupero si dovettero
aspettare gli anni 1992-94, con il consolidamento
conservativo dei locali delle “ex carceri” (unico
ambiente non distrutto dal tempo). Nel periodo
1999-2000, il secondo intervento mirò al ripristino del locale delle “ex stalle”, oggi pienamente riportato alla luce. Negli anni che seguirono una serie di interventi mirarono al consolidamento delle mura e della pavimentazione esterna.
Di antica origine, la Chiesa matrice di San Leonardo da Limoges e Santa Maria di Lautrenta fu elevata ad arcipretura nel 1693. Danneggiata
dal cataclisma del 1908 e restaurata di recente, in
stile barocco, è composta da tre navate a pianta
Chiesa della frazione di Bombile
16
basilicale e conserva al suo interno numerose
opere d’arte. La Chiesa di San Rocco, costruita
ai primi del ’700 subì gravi danni a causa del terremoto del 1783; in seguito venne ricostruita a
spese della Cassa Sacra. La Chiesa di Santa Rosa di Viterbo, custodita anticamente da un eremita, passò al patronato del barone De Blasi fondatore dell’omonima confraternita; consacrata
nel 1846, custodisce il sarcofago in marmo del primo duca di Ardore, Orazio Gambacorta, insieme
alle reliquie di Santa Rosa.
Piazza della Concordia
Ardore Marina
Alla fine dell’Ottocento, con l’inizio del popolamento delle marine, anche ad Ardore sorsero piccole abitazioni per i pescatori e, poi, lentamente
un nucleo abitativo in espansione. Ma solo alla fine della seconda guerra mondiale si ebbe un minimo di organizzazione sociale ed economica, che
diede alla marina di Ardore l’aspetto di una nuova entità urbana in crescita. Si cominciò ad avviare lo sviluppo edilizio, nacquero attività commerciali, aziende agricole e qualche timida struttura
ricettiva. Oggi la marina di Ardore, cresciuta notevolmente sul piano urbanistico, è una splendida
realtà moderna che vanta, oltre all’impianto economico e commerciale capace di soddisfare qualsiasi esigenza, un bellissimo ed attrezzato lungomare.
La Chiesa di Santa Maria del Pozzo fu costruita intorno al 1870, in contrada Marasà, grazie alla
concessione del senatore Macrì, che donò gratuitamente un’ampia area di terreno. Venne così riedificata l’antica ed originaria chiesa dedicata a
Santa Maria del Pozzo.
Col crescere della popolazione nella zona di Ardore Marina, venne costruita una nuova chiesa, a
spese dello Stato, al centro della nuova ed emergente cittadina. Tale struttura, col nome della precedente, fu consacrata il 14 Agosto 1913. L’interno
è strutturato in tre navate: in fondo alla navata
centrale, a coronamento dell’altare, vi è la statua
della Santissima Vergine seduta sul pozzo.
Alla periferia di Ardore Marina, a solo un chilometro dal centro, sorge la chiesetta della Madonna della Marina. Risale alla prima metà del 1600
e fu edificata sulle rovine di un antico monastero.
A navata unica, conserva al suo interno antichi di-
Chiesa di S. Leonardo
pinti e stendardi risalenti al periodo napoleonico.
Nelle più recenti ristrutturazioni, con l’aiuto dei
fedeli, la chiesa è stata riportata al suo originario
prospetto in pietra. Vi si venera una statua lignea
della Madonna della Marina, restaurata negli anni
’60 e, di recente, nel 2003.
Il culto alla Madonna della Marina, alla quale si attribuiscono miracolose guarigioni, è molto sentito non solo dalla gente del luogo, ma anche dagli
abitanti delle contrade limitrofe che accorrono
numerosi nel giorno della festa.
Un tempo essa si celebrava il 3 di settembre e durava un giorno. C’era la consuetudine, da parte
delle donne del vicinato, di trascorrere interamente la giornata in compagnia della Vergine “per
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non lasciarla sola” (pe nommu a
dassàmu sula).
Dell’antica Chiesa del Carmine,
invece, ubicata alla periferia di Ardore, rimane solo la campana
bronzea, datata MDLXXX, ed al
suo interno è possibile ammirare
una formella rappresentante la Madonna col Bambino.
chiesa e la sistemazione di una scalinata più comoda scavata nel tufo.
La splendida statua della Vergine
col Bambino, in candido marmo di
Carrara, che la leggenda dice sia
stata l’offerta preziosa di un ricchissimo mercante, che volle così ringraziare la Vergine che col Suo intervento divino lo aveva salvato da
una terribile tempesta del mare. La
statua venne commissionata al più
abile scultore dell’epoca, il quale
colpito da un malore, non riuscì a
portare a termine l’opera. Ma la leggenda non lascia mai le cose a metà e aggiunge ancora che la medesima statua la si ritrovò ultimata ad
opera di “mani angeliche”.
Riconosciuto l’intervento divino si decise di trasferirla su una nave in un luogo indicato dalla
stessa Vergine. Approdata a terra la statua sarebbe
stata collocata su un carro trainato da buoi, che la
condussero proprio nel piccolo paese di Bombile.
È tradizione attendere, riuniti in religioso silenzio,
per ascoltare ancora il rumore del carro servito
per il “trasporto portentoso”. Purtroppo lo scorso
2004, la montagna sovrastante ha ceduto sotterrando cosi la Vergine miracolosa e la sua Grotta,
che da secoli accoglieva la devozione di tutti i fedeli di Reggio e di tutti gli emigrati che la invocano nella loro preghiera. In seguito a tale crollo,
solo la statua della Vergine a l’altare che la custodiva rimasero miracolosamente intatti.
Oggi la santissima Vergine è stata trasportata nella Chiesa parrocchiale dello Spirito Santo al centro di Bombile dove continua ad essere oggetto
della medesima grandissima devozione.
San Nicola dei Canali
La frazione di San Nicola è situata a
350 metri d’altitudine. È il punto
più alto del Comune di Ardore e
probabilmente il più antico. Nata in
epoca paleocristiana, pare si sia sviluppata nel periodo bizantino. È divisa in due quartieri chiamati “susu”, quello di sopra e “jusu”, quello di sotto. Caratteristica del paesino sono le viuzze che conservano ancora il fascino del mondo contadino. Qui è
possibile visitare il cinquecentesco Palazzo Baronale.
Bombile
La frazione di Bombile si erge sulla cresta di una
collinetta delimitata dalla fiumara di Condojanni da
un lato e dal vallone della grotta dall’altro.
Lasciate alle spalle le ultime case del paese verso il
monte, un ampio giro ci porta verso un profondo
vallone con uno strapiombo. A metà di quella parete si trovava il Santuario della Grotta, immerso nella fiancata della roccia di arenaria erosa dal
vento e dall’acqua. Per giungere al santuario occorreva scendere una scalinata di ben 144 alzate,
tagliate nel tufo, per un dislivello di circa 28 metri.
Si giungeva così al piazzale adiacente al portale
della grotta costituito da due colonne corinzie,
con capitello d’acanto scolpito in pietra di tufo.
Le prime notizie storiche portano al 1502, quando
frate Jacopo da Tropea costruì un monastero di
Agostiniani, i quali scavarono nella roccia una
grotta e ai lati delle celle per gli eremiti di Sant’Agostino. La statua della Madonna venne portata
nel 1509 e, quattordici anni dopo, la chiesa fu finalmente consacrata. L’altare fu ultimato nel 1752
e la decorazione del portale nel 1758. Dei rifacimenti vennero effettuati verso il 1981 con l’ampliamento e la ristrutturazione dell’interno della
Portale del Dongione
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• Sagra del “musuluco”
• Ardore in festa (10-13 Agosto)
• “Affruntata” il giorno di Pasqua – Ardore Centro
La foresta
C/da Salvatore
Cell. 346 7251566
Specialità: cucina tipica calabrese e sarda
Azienda Agricola “Procopio Raffaele”
C/da Merlo - Tel. 0964 628192
Produzione: Olio extra-vergine d’oliva e vino rosso.
Casa di Mamre
Via Fontanelle, 5
Cell. 348 3954860
E-mail: [email protected]
Specialità: carne alla brace
Azienda Agricola “Parlongo Bruno”
Cell. 331 9480145
Produzione di vino rosso, denominazione “Marasà”.
Agriturismo Il punto verde
C.da Colarrò
Tel. 0964 629509 / 628283
Cell. 347 1402653 / 393 9374027
E-mail: [email protected]
Sito: www.agrituristcalabria.it
Cucina tipica calabrese
Azienda Agricola “Antichi sapori”
di Romeo Antonio
C/da San Filippo - Tel. 346 8631685
E-Mail: [email protected]
La produzione tipica si basa sul caseificio e produzione del latte. In attesa di ottenere il marchio D.O.C.
per il caciocavallo, l’azienda ha già una sua utenza
per l’acquisto del latte fresco. Prodotto tipico è il
“musulucu”, che si ottiene dal primo fiore del latte
in fase di lavorazione. Si produce inoltre olio biologico e salumi casarecci lavorati con gli antichi metodi
calabresi senza conservanti aggiuntivi.
Hotel Panama
Via Foscolo, 46 C
Tel. 0964 629471 Fax. 0964 626113
E-mail: [email protected]
sito: www.hotelpanama.org
Casa per ferie Mamre
Via Fontanelle, 5
Cell. 348 3954860-1
E-mail: [email protected]
S.P.A.M.
(Spezie Particolari Aromi Mediterranei)
Via Matteotti,10
Tel/Fax. 0964 629337 Cell. 349 1019562
E-Mail: [email protected]
Principali produzioni: camomilla, origano, finocchietto e peperoncino.
Centro polifunzionale Magna Grecia
C/da Vescovado
Area attrezzata e piccola ristorazione
Sito del Comune: www.comune.ardore.rc.it
Numero informazioni 0964 64366
RISTORANTI/PIZZERIE
La conchiglia
C/so Carducci, 89
Cell. 334 8561712
Specialità: pesce
Gallo
Via Foscolo, 46
Cell. 348 3954860
Specialità: pesce
Servizio Catering
Il Muretto
Via Foscolo, 109
Cell. 349 1864905
E-mail: [email protected]
Red Cristal
Via Carducci, 7 S.S.106
Cell. 347 0063594 / 320 8228620
Specialità: piatti a base di carne
Campanile Santuario di Bombile
19
Ciminà
Cenni di storia
I
mmersa in uno splendido polmone verde ai piedi dello Zomaro, Ciminà vive la sua agiata e serena condizione di entroterra, cogliendo i forti e
sicuri benefici della montagna, ma sempre in rapporto diretto e intenso con la realtà della marina.
Il nome di questa cittadina collinare deriva dal
greco kiminà, ossia “luogo dove cresce il cumino”, una pianta alta 30-40 cm, volgarmente chiamata ciminaia, i cui semi sono usati sia in cucina
(soprattutto per conservare i cibi o per farne un
liquore chiamato kumeel) che in medicina.
Il centro storico conserva alcune strutture originarie, soprattutto nella parte alta, costituite da
abitazioni modeste, ma molto interessanti per il
materiale usato nella costruzione: un tufo gialloviola difficilmente reperibile altrove in Calabria.
Il paese si apre in una suggestiva visione d’insieme, con la distesa dei tetti delle case, ricoperti
dalle calde mattonelle dette ceramidi.
Sullo sfondo, il paesaggio quieto e solare va a sfumare nel tenero azzurro dello Ionio. Ciminà comprende diverse frazioni, quali Camuti, Fantò, Quarantana e una zona di grande richiamo turistico in
montagna: Villaggio Moleti.
Ciminà is situated in a green landscape at Zomaro’s feet
so that it can enjoy the mountain benefits, with the privilege to be not so far to the sea.
The name of this hilly town comes from the Greek kiminà
(the place where cumin growns on), an umbrellifer family
plant of 30-40 centimetres.
Ciminà includes different hamlets: Camuti, Fantò and
Quarantana; it further embrace a beautiful turist area
named “Villaggio Moleti”. Ciminà is in a natural environment of high value and it offers magic places being situated in Aspromonte’s National Park. The town rises on
the “Tre Pizzi”, an imposing rock wall which seems to protect it from on high. Ciminà is rich in woods and coniferouses, and it attracts hikers and trekkers thanks to the
great diversity of its views. In the built-up area we can
visit the two main churches while the hilly area is characterized by wheat-growing fields and olive groves. In the
past Ciminà was rich in sycamines, indispensable for the
growth of silkworm, that has held the economy of the village for ages, along with the production of oil, flour and
dairy products.
CHURCH OF ST. NICOLA DI BARi: it is the parish church, consacrated to St. Nicola di Bari, town’s patron. It dates back
to the 17th century and it was reconstructed in 1930. It is
characterized by a marble altar with a statue made of
wood, representing the patron. It was damaged by earthquakes in 1783 and 1908 and restored several times, the
last renovation in 1982.
Today it is in a good state of preservation. The floor is a
mix of gravel and marble. Inside we can also admire a
wooden baptistery and Immaculate Conception’s statue
dating back to 17th century; it is made by wood too.
Ciminà si trova in un contesto naturalistico di alta
valenza ambientale ed offre luoghi di notevole fascino, ricadendo completamente nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il paese appare appoggiato
al Monte Tre Pizzi, una maestosa parete di roccia che sembra proteggerlo dall’alto. Ricca di boschi e conifere, è meta di escursionisti e appassionati di trekking per la varietà dei suoi panorami.
Il centro abitato è tutto raccolto tra le due chiese
principali e si affaccia naturalmente nella valle della fiumara Condojanni. La fascia collinare è caratterizzata da campi coltivati a frumento, intervallati da uliveti. In passato era ricca di gelsi, indispensabili per la crescita del baco da seta, che insieme
alla produzione di olio, farina, latticini, ha retto
per secoli l’economia del paese.
Tipico del luogo è il caciocavallo, prodotto secon-
CHURCH OF MARIA SS. ADDOLORATA: it is the second church
and it was constructed in 1835 by the brotherhood from
which it takes its name. Maintenance works was carried
out in 1960 aimed at recovering of old stuccoes which
made plasters and altars to rise again. Olso we can admire the wooden statue of Virgin Mary.
CHURCH OF ST. PETER AND PAUL: it was situated on the “Tre
Pizzi” mountain, 710 metres above sea level. This little
Church had the hermitage where a Basel hermit lived in.
There were single-lancet windows and an apse. Today the
Church is nothing more than a ruin.
NATURALISTIC ITINERARIES
Eight fountains’ track: Eight springs are in the higher
part of Ciminà, in a woody area covered by beeches, hollies and ferns. The way is easy to go and it stretches in a
circular rout. The eight springs have a tourist attraction
tanks to an undamaged vegetation that is the setting of
an evocative sight.
TRE PIZZI
20
WAY:
the ‘Tre Pizzi’ mountain is in the National
do la tradizione gelosamente custodita dai pastori dell’Aspromonte. Si tratta di un formaggio fatto
con latte di mucca che può presentarsi in varie
forme: rotonda, allungata, a colomba o a maialino. Annualmente, nel mese di agosto, ne ricorre
la Sagra, diventata ormai appuntamento fisso per
migliaia di persone. L’evento si svolge prevalentemente nella piazza principale, dove vengono allestiti strutture idonee ad accogliere i numerosi degustatori. Il tutto crea un’atmosfera quasi surreale
in quanto, miracolosamente, le vie di questa solitaria cittadina si ripopolano.
Park of Aspromonte, about 800 metres to the sea level.
The climate is mild and the Mediterranean vegetation
changes as soon as you move away from the sea level. It
is caracterized by a biologically rarety: the cumin that
grows up spontaneously all along the mountain’s ridge.
The fauna also attracts the tourist who can run into some
rapacious bird like the hawk, the sparrowhawk, the owl or
the screech- owl. You can also see wild cats, boars, badgers and some exemplary of wolfs, foxes, squirrels and
loirs.
It is possible to visit the ‘Tre Pizzi” mountain by bicycle or
by horse.
WATERFALL’S WAY: it is a fascinating way on the Nessi river
along which you can admire the suggestive passing to the
Caccamelles’ waterfall. It is here where the river has
carved the rocks where it flows, forming two big vases.
Carrying on this way you reach ‘Piano Moleti’, where is a
beautiful holiday village surrounded by beech groves,
pinewoods and fir-woods; there are many spring rises rich
in beneficial characteristics.
Another fundamental stage is a little lake near to the riding ground and Villaggio Natura, that have a refreshment
stand for anybody who wants to enjoy those areas.
Da visitare
L
a Chiesa parrocchiale è dedicata a S. Nicola di Bari patrono del paese. Risalente al XVII
secolo fu ricostruita nel 1930. È caratterizzata da
un altare marmoreo con statua in legno, raffigurante il Santo Protettore, che ha sostituito la tela
dipinta ad olio di autore ignoto del secolo XVII,
peraltro conservata nello stesso luogo sacro. Fu
danneggiata dal terremoto del 1783, restaurata a
Gastronomy
One of the most important products of Ciminà is the ‘caciocavallo’, a typical cheese made by cow’s milk that can
have different shapes: a round-shaped, a pear- shake or
a pig- shaped.
Every year, in August, it’s celebrated the caciocavallo’s
feast in the principal square.
21
La Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo era situata sul
monte Tre dita o Tre pizzi, a circa 710 metri sul livello del mare. La Chiesetta aveva il romitorio e vi
dimorava un eremita basiliano. Era costruita in
pietra locale con ingresso a sud. Al suo interno si
articolava un sistema di finestre monofore lungo
la parete meridionale ed un abside. Oggi si possono ammirare solamente i ruderi.
Itinerari naturalistici
Sentiero delle Otto Fontane
Le otto sorgenti sono situate nella parte più alta e
boschiva di Ciminà, sul crinale aspromontano coperto da faggi con sottobosco di pungitopo, agrifoglio e felci.
Il cammino è di facile percorrenza anche per coloro i quali non hanno nessun tipo di esperienza
nel campo delle escursioni. Si snoda in un tragitto a forma di anello che taglia per ben due volte il
sentiero principale. Le mete di arrivo più ambite,
e meritevoli di essere visitate, sono appunto le
principali otto sorgenti, ai margini delle quali una
vegetazione ancora immacolata fa da coronamento ad uno spettacolo inconsueto e suggestivo.
spese del comune, demolita poi nel 1929 per i
gravi danni prodotti dal terremoto del 1908 e
nuovamente restaurata nel 1930-31. L’ultimo restauro è del 1982. Degna di particolare rilievo anche l’insolita struttura a quattro navate. Il campanile era caratterizzato da un orologio a corda caduto in seguito al terremoto del 1783.
Oggi appare in buono stato di conservazione. L’interno presenta un pavimento misto a graniglia e
tasselli di marmo e mosaico. Sulle pareti vi sono
cornici e stucchi recentemente restaurati. All’interno della Chiesa è possibile ammirare la statua
della Madonna Immacolata del XVII sec. e un Battistero in legno.
Percorso Tre Pizzi
Prolungamento dell’Appennino meridionale, il
monte Tre Pizzi, che raggiunge la soglia degli 800
metri sul livello del mare, è tutt’oggi meta turistica
ambita. Ricade nel territorio del Parco Nazionale
d’Aspromonte e presenta la tipica vegetazione mediterranea. Il clima, prevalentemente mite nelle
basse quote, non propone picchi elevati di escursione termica nemmeno a quote più elevate.
La Chiesa di M. SS. Addolorata
e al Sacro Cuore di Gesù è la seconda Chiesa esistente ed è stata
edificata nel 1835 ad opera della
Confraternita che da essa prende il
nome. Nel 1960 sono stati operati alcuni interventi di manutenzione e di
restauro volti al recupero di antichi
stucchi che portarono in vita gli intonaci e gli altari. All’interno si può ammirare la statua in legno della Madonna Addolorata.
22
Proprio qui cresce in modo spontaneo il cumino,
vera rarità biologica.
Protetti dalla fitta vegetazione, infine, molte specie animali vi hanno trovato il loro habitat naturale. È possibile imbattersi in alcuni rapaci: il falco,
lo sparviero, il gufo e il barbagianni. Diffusissimi
sono i gatti selvatici, i cinghiali , il tasso ed alcuni
esemplari di lupi, volpi, scoiattoli e ghiri.
È possibile prendere parte all’itinerario anche in
mountain-bike o a cavallo.
Percorso della Cascata
Tra i più intriganti e suggestivi tragitti della zona,
il percorso della cascata è un itinerario estremamente affascinante sul fiume Nessi, che si svolge
percorrendo la più variegata quantità di paesaggi
flora-faunistici.
Continuando, meta altrettanto suggestiva è il passaggio per la Cascata delle Caccamelle, punto in
cui una parte della fiumara ha inciso a forma di vasi le rocce nella quali scorre. Proseguendo su questo percorso si raggiunge il Piano Moleti, oggi sede di un villaggio turistico immerso nel verde dei
boschi con villette circondate da faggeti, pinete e
abetaie.
Numerose sono le sorgenti, ricche d’acqua dalle
molte proprietà. Altra tappa fondamentale è un
piccolo laghetto della zona nelle cui vicinanze il
maneggio ed il Villaggio Natura, con il suo parco
giochi, offrono un grazioso punto ristoro agli appassionati di queste zone.
Produzione: i rinomati caciocavalli di Ciminà, la ricotta e i
formaggi. L’azienda offre la vendita diretta in sede e fattoria didattica.
Azienda agricola “Eredi Domenico Grillo”
C/da Macaria
Tel/Fax. 0964 334808 Cel. 349 6463812 / 3406978726
E-Mail: [email protected]
Sito: www.agriturismocimina.it
Produzione: agrumi, marmellate, miele, olio extra vergine
d’oliva, liquori, salumi. Di notevole interesse è la coltivazione
della Rosa Canina. Antico fiore utilizzato prevalentemente
per infusi e conserve nei territori asiatici e conosciutissimo
in Italia ed Europa per la sua notevole bellezza. La produzione di tale fiore, infatti, trae profitto dalla vendita dello stelo
stesso presso i fioristi e designer che lo impiegano nella realizzazione delle più svariate, incantevoli opere floreali.
Azienda agricola “Zucco Filippo”
Via Rione Cacia
Cel. 347 9429941
E-Mail: [email protected]
Produzione di more e lamponi.
EVENTI:
• Sagra del Caciocavallo di Ciminà (Agosto)
• Premio “Cumino” (Agosto)
• Festa di San Rocco (Agosto)
• “Ferragosto Ciminese” – Villaggio Moleti (15 Agosto)
• Festa dell’Addolorata (2° domenica di Settembre)
Azienda agricola “Chianese Maria”
Cell. 347 5353433
Produzione: pasta di mandorle
Numero informazioni: 0964 334040
Sito del Comune: www.comune.cimina.rc.it
Azienda agricola “Polifroni Pasqualino”
C/da Vignali
Cel. 347 7574289
Produzione di frutti di bosco e marmellate: in particolare
vengono prodotte le more, i mirtilli e i lamponi.
Agriturismo
“‘A Sena Runcatini”
C.da Sena, (Strada Provinciale Ardore-Ciminà)
Tel/Fax. 0964 334808 Cel. 349 6463812 / 340 6978726
E-mail: [email protected]
Sito: www.agriturismocimina.it
Azienda agricola “Romano Anna e Siciliano”
C/da Santa Marina
Tel. 0964 334166
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Gerace
Cenni di storia
G
erace domina la costiera della Locride dalla
sommità della sua rocca maestosa e dalla sua
straordinaria monumentalità. A circa 500 metri
d’altitudine, collocata in un’ottima posizione panoramica, è lontana appena 8 km dal mare e 12
dalla montagna e si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Ricca di storia e di cultura e impreziosita da antiche strutture, che conservano ancora oggi il suggestivo fascino medioevale, Gerace rappresenta un punto di rara eccellenza nella geografia turistica calabrese.
Il suo nome deriva dal greco Ierax, sparviero e la
leggenda narra, infatti, che gli abitanti della costa,
in fuga dalle razzie saracene, nel 915 siano stati
guidati da uno sparviero verso i monti che dominano la zona di Locri, fino al luogo in cui fondarono Gerace. Anche sullo stemma comunale, infatti, è rappresentato uno sparviero. Nel X secolo
Pride of the entire Calabria, Gerace begins in 915 when
the inhabitants, of the coast to defend by saracens guided by a hawk jerax, in the mountain above locri they
founded Gerace whit a name of “Santa Ciriaca”.
It is set out in three urban district, typical of medieval urban settlement: “borgo”, “borghetto” and centre.
BORGO
When we arrived in the “borgo” we meet the “cittadella”,
a small street, typical medieval century, inside there is a
beautiful monastery of capuchin monk’s, in baroque style.
CHURCH OF ST. MARIA DEL MASTRO: it was founded in 1083
and dedicated to the martirs Eustazio and Caterina.
Square bell tower, a baroque portal carved in stone and
remains of the ancient apse are the heritage of the
church.
CHURCH OF ST. GIORGIO MARTYR: inside there is a painting
oil canvans of 18 century, painted St. Giuseppe with a
child, and Madonna between angels in glory, appears that
a bishop with a silver chalice with a wine.
CHURCH OF CARMINE: it was founded in XVI and XVIII cen-
Cattedrale
24
la cittadina divenne una roccaforte bizantina, con
il nome di Santa Ciriaca, e fu tanto fortificata che
resistette ai numerosi attacchi degli arabi.
Durante la dominazione normanna, Gerace divenne un principato, e vide sorgere, nella zona
più alta della città, uno splendido castello. Il suo
borgo medioevale viene descritto come uno tra i
più belli d’Italia. Anticamente l’accesso era delimitato da porte urbiche, sostenute da possenti
mura di cinta, munite di congegni difensivi.
Gerace è disposta su tre livelli: in basso il Borgo
Maggiore, poi il Borghetto e più in su la Città
Alta.
La cucina geracese, fatta di sapori intensi, trae le
sue origini dalla civiltà contadina, caratterizzata
dall’uso di peperoncino, olio d’oliva, pomodoro e
verdure. Nei ristoranti locali è possibile gustare diverse specialità: dagli insaccati alle verdure locali,
alle erbe selvatiche e gli ottimi formaggi. Vere leccornie sono i dolci, come le Pitte di San Martino prodotte nel periodo natalizio, le Sgute di Pasqua dalle forme caratteristiche, la Pignolata, la
Cicerata, i Zzippuli, il Torrone e i Gelati alla
frutta. Tipico dolce geracese sono i Rafioli che
veniva anticamente preparato in onore degli sposi
e per la cui fattura occorrono moltissime uova.
Molte sono le testimonianze storiche che decantano le qualità del Vino Greco di Gerace. Si tratta
di un vino dolce, liquoroso dal color d’ambra e
dall’aroma graditissimo. La gradazione si aggira
intorno ai 20 gradi.
Interno Cattedrale
tury, inside there are a silver chalice dated 1719 and a silver chalice dated 1764, a statue of St. Francesco da Paola and of Madonna del Carmine.
CHURCH OF ST. MARIA LA NUOVA AND CAPUCHIN MONASTERY:
today of this building remain only the refectory, wineries,
the kitchen, some cell, the cloister, the garden and a well.
Inside the church there is an altar in baroque style and a
ciborium in mother pearl dates 1720.
BORGHETTO
Passed the “borgo” there is the ancient wall, and some
home caved in the rocks
CHURCH OF ST. MARTIN: in byzantine, baroque and neoclassical style, remains only a organ pipe of the 1851.
THE CENTRE
“Porta del sole” on which is held of the city coats-of-arm
in bronze displaying a hawk with the writing “SOLUN
DEUO SUBJECTI” (Only to God subjecty).
Da visitare
A
ppena arrivati al Borgo Maggiore, ci viene incontro la Cittadella (antico avamposto militare) dove ci sono gli antri dei vasai scavati nel tufo.
L’architettura è spesso molto semplice; il tessuto
urbano di questa zona è tipicamente medioevale.
All’interno del Borgo troviamo il Convento dei
Cappuccini, una costruzione baroccheggiante,
che sta tornando agli antichi splendori.
Nella parte est c’è il cimitero, con le cappelle delle famiglie nobiliari, in cui è possibile notare le
tombe recintate con inferiate artistiche, secondo
vari influssi architettonici. Vicino troviamo la
Chiesa di Monserrato, un piccolo complesso
PROMENADE OF THE BOMBARDE: the bombards recall belligerent episodes related to the pirates who used the land
to prey and to the cannons.
“DEL TOCCO” SQUARE: this terms signified the beel’s sound
that gathered the 80 members of the local parliament, for
other it could mean the cap of a magistrate, consequently, public square of justice.
CHURCH OF ST. TEODORO: the byzantine structure goes up
to the 11 century. Portal of the 18 century, tiny-apse and
fan vaulting bell-tower. Deprived of covering, in the cavety
of the apse of the church you one can identify painting
frescos of 11 th and 12 th century. The walls old two sets
of single-lamp windows and chromatic traces.
CHURCH
25
AND MONASTERY OF
ST. ANNA: with a single nave,
I resti del Castello
ecclesiastico di grande spiritualità, che conserva i
resti dell’importante latinista Francesco Nicolai,
fondatore di una colonia arcade.
holds baroque altar of 1752 with an architectonic
fastigium adorned with images of silver angels. At the
centre one can notice a pale of the 18 century rappresenting st. Anna on the sthrone among angels. On both
sides statues of the 16 century rapresenting St. John the
Babtist and St. Maria de Jesus. On the lateral altars are
the portraits of St. Veneranda and St. Michael Archangel.
The monastery was founded in 1334 by Zaccaria Carbone
of Gerace.
Chiesa di Santa Maria del Mastro
Chiesa a pianta centrale fondata nel 1083, dedicata ai megalomartiri Eustazio e Caterina, ma di
aspetto sei-settecentesco. Campanile a torre quadrata. Attigui al bel portale di stile barocco (XVIII
sec.) in pietra intagliata, ci sono i resti della primitiva abside. All’interno della chiesa sono stati rilevati un pozzo e quattro ossari con all’interno
medagliette votive, monete in rame, riposte assieme al defunto come obolo per la “traversata” nell’aldilà. Fu chiesa protopapale.
THE CATHEDRAL: is an armonic combination of of byzantine, Norman and Romanesque style (11th Century) with
Arabic suggestions.
It has three aisles divided by 20 ancient columns, 10 for
each side. The columns differ fron each other in colors,
materials, and origin. Inside there are a altar in baroque
style, the cript, the museum of sacred art, the chapel of
st. Sacramento, in gothic style. Thealtar in policrome marble. In the “Largo tre chiese” there are.
CHURCH OF ST. GIOVANNELLO: it is the oldest church orthodox of entire Calabria.
Chiesa di San Giorgio Martire
Demolita in seguito al terremoto del 1783, la chiesa fu riedificata nel 1876 ad unica navata. Tra le opere custodite troviamo un olio su tela del XVIII secolo, raffigurante San Giuseppe col Bambino, una
Madonna in Gloria tra Angeli, che appare ad un
santo vescovo, un calice in lamina d’argento decorata con motivi di tralci d’uva.
CHURCH OF SACRO CUORE: a baroque-neoclassical building with an original floor in majolica.
CHURCH OF ST. FRANCESCO: with a Sicilian arabe portal and
the main altar decorated with polychrome marble inlays.
THE CASTLE: it was founded in 8 century by the byzantine
on or ancient Greek Roman plan.
Fundamental strategic point, fortified by Normans. On the
cylindrical tower with cordon, a coats-of-arm in with marble stands out shoving a relief of 25 pots 5 lilies, a lion and
5 towers. It was accessible by a draw bridge.
26
Chiesa del Carmine
È stata fondata a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.
Facciata frontale terminante a cuspide. Fanno parte del corredo sacro: un calice ed un ostensorio
d’argento del 1719; un calice d’argento del 1764;
la statua di San Francesco da Paola del XVII sec. e
quella della Madonna del Carmine del 1750.
Lasciandoci alle spalle il belvedere delle Bombarde, terminologia che riprende vicende bellicose
del passato, proseguiamo il nostro percorso attraverso la “porta del sole” risalente al XVI secolo
sulla quale si erge lo stemma civico in bronzo recante il motto “Solum Deo Subjecta” scolpito insieme all’immagine di uno sparviero.
Chiesa Santa Maria La Nuova e Convento
dei Cappuccini
Il complesso conventuale ha uno stile semplice e a
pianta quadrilatera. La chiesa di S. Maria La Nuova
fu assegnata nel 1534 dal vescovo A. Cesarini ai frati, i quali edificarono il convento. In seguito al sisma
del 1783, il convento fu soppresso e la chiesa chiuso al culto. Dopo essere stato riaperto e poi di nuovo soppresso, il vescovo Pellicano favorì il ritorno
dei frati nel 1823. Nel 1955 i frati abbandonano definitivamente il convento, di cui rimangono ancora
le cantine, il refettorio, le cucine, qualche celletta il
chiostro, l’orto e il pozzo. La chiesa conserva tre
magnifici esempi di altari barocchi in noce e un ciborio con tarsie in avorio e madreperla, scolpiti a
mano da Fra’ Ludovico da Pornicari nel 1720.
Il Borghetto
Superato il Borgo Maggiore si raggiunge il piazzale
di Santa Maria Egiziaca, dove è possibile osservare
la porta del Borghetto. Si consiglia l’ingresso pedonale, così da poter gustare il fascino della monumentalità del posto. Nel Borghetto è possibile intravedere un tratto delle antiche mura di cinta e alcuni resti delle abitazioni edificate sulla roccia.
Chiesa e Monastero di S. Anna
La struttura presenta un’unica navata con al termine un altare in stile barocco risalente al 1752
sul quale si erge un fastigio raffigurante immagini
di angeli in argento. Impreziosita al suo interno
con una pala d’altare rappresentante la Madonna
con gli angeli, statue in marmo bianco ad opera
delle maestranze siciliane e quadri raffiguranti
San Veneranda e San Michele. All’interno la chiesa propone un battistero risalente al secolo XVI
dedicato a San Giovanni Battista. Nelle vicinanze
il Monastero che riprende lo stesso nome dalla
chiesa di S. Anna, fu fondato nel 1344 da Zaccaria
Carbone. Successivamente tale struttura fu adibita a day hospital, ma dal 1893 in poi anche tale utilizzo venne meno.
Piazza del Tocco
L’etimologia del nome viene fatta risalire a due diversi significati; primo fra tutti, forse il più attendibile, si pensa sia stato ripreso dal suono delle
campana che riuniva l’assemblea degli 80 membri
del parlamento locale. Per antitesi, invece, il significato del termine sarebbe fatto risalire al berretto
del magistrato, luogo pubblico di giudizio. Vicino
alla piazza del Tocco è situato il Palazzo di Grimaldi-Serra, risalente al XVI secolo. Quest’ultimo
fu sede della Soprintendenza sotto prefettura e
attualmente ospita il municipio. All’interno, l’edificio custodisce l’Ara Votiva dei locresi, risalente al
decimo secolo d.C.. Quest’ultima veniva utilizzata
come suggello dell’alleanza della “Roma eterna”.
Chiesa di San Martino
L’edificio si pensa sia di origine bizantina e ne sono testimonianza i resti di una piccola necropoli
posta accanto. Fu ricostruita dopo il terremoto
del 1783. La facciata presenta tratti di tardo-barocco e di neoclassico. L’interno è ad un’unica navata ed è possibile osservare i resti di un pregiato
organo a canne del 1851.
Chiesa di San Teodoro
(o dell’Annunziatella)
Della struttura originaria oggigiorno ne rimane
ben poco, dai resti dell’antica chiesa si evince la
struttura bizantina risalente all’XI secolo, l’absidiola e il campanile a ventola. All’interno custodisce campionature di affreschi di immenso valore
situati proprio nella parte dove la copertura del-
La città alta
La Città Alta riunisce insieme elementi rinascimentali e ottocenteschi, con i mille frammenti
medioevali, diffusamente presenti dappertutto.
Da qui si gode di una vista a dir poco spettacolare, che si estende dalla punta di Stilo a Capo Spartivento.
27
Cattedrale
Maestosa struttura architettonica risalente al periodo Normanno con influsso Bizantino, si erge nel
cuore della cittadina di Gerace. In perfetta sintonia
col fascino che l’antica cittadina, situata a pochi
chilometri da Locri, suscita nell’animo dei turisti
che decidono di visitarla. Situata nel centro storico
del paese, costituito da un reticolo di piazze e cortili, si incastra perfettamente con gli edifici che vennero costruiti in epoche differenti. A croce latina, la
cattedrale dell’Immacolata propone due date differenti per quanto riguarda la sua consacrazione: la
prima la si fa risalire alla data 1045 scolpita su una
delle colonne interne, della quale, purtroppo oggi,
non rimane alcuna traccia; la seconda, più incerta,
sarebbe invece avvenuta durante una visita di Federico II di Svevia che si trovava di passaggio a Gerace intorno all’anno 1222. Oggi non è possibile
ammirare la struttura nel suo antico splendore, in
quanto una serie di rifacimenti risalenti ad epoche
diverse, ne modificarono l’aspetto originario. Un rifacimento si ebbe anche in epoca medioevale, situazione che spiegherebbe le due date di consacrazione del luogo di culto in questione. La duplice abside che si affaccia su piazza Tribuna, insieme
all’Arco dei Vescovi, è l’elemento architettonico
che maggiormente aiuta a comprendere la maestosa monumentalità dell’edificio. In realtà le absidi sono addirittura tre. L’abside di destra in stile barocco dal quale si apre il portale che permette l’accesso alla cripta, di sinistra il più antico e quello
centrale. L’accesso all’edificio avviene mediante il
grazioso portalino di San Giuseppe dal quale è possibile raggiungere la corte che racchiude la torre
campanaria a pianta quadrangolare. L’interno della
struttura, impreziosito dagli affreschi dalla solenne
grandiosità, racchiude inoltre diverse opere d’arte
risalenti a diversi periodi. Spiccano in chiesa monumenti funebri come il sarcofago si San Giovanni
e Battista Caracciolo, la cappella del SS. Sacramento in stile gotico, l’Altare Maggiore in marmo policromo ad opera della maestranza siciliana. Gran
parte degli arredi sacri sono oggigiorno custoditi
nella suggestiva Cripta Bizantina a causa dei numeri furti avvenuti nel corse dei secoli. Inestimabile il
Tesoro Della Cattedrale.
l’abside viene meno. Al suo interno si identificano
due ordini diversi di monofore e tracce cromatiche. Si presume che antecedentemente alla costruzione della chiesa, tale struttura fosse utilizzata per contenere le tombe di personaggi illustri.
Chiesa dell’Addolorata
Attraverso la via Paolo Frascà si arriva alla chiesa in
origine dedicata a San Pietro Apostolo dalla quale
si accede attraverso un elegante portale del 1756,
l’interno ornato da quadri di buon pennello raffigurano la Maria Santissima Addolorata con San Filippo Neri e Cristo alla Colonna. Di fianco all’altare un interessante modello di organo a canne e
un’altra statua della Madonna Addolorata del
1762, commissionata dal Vescovo Stoppa a Francesco Vitozzi. Proseguendo per via Zaleuco, è importante soffermarci sul largo Barlaam II vescovo
di Gerace nonché maestro di greco e latino di Petrarca e Boccaccio. Giunti a Piazza Tribuna, a destra, è possibile ammirare il Palazzo Arcano, originaria sede della colonia Letteraria Arcadica di Gerace, che fu fondata nel 1752 da Francesco Nicolai. Alla sua sinistra la facciata del primitivo seminario geracese, sulla quale è posta una lapide che
ricorda la permanenza a Gerace di Edmondo De
Amicis.
Chiesa del Sacro Cuore
La chiesa è stata costruita sull’edificio sacro dedi28
la Madonna col Bambino fra due angeli. Nel vano
sottostante vi è la cripta romanica. Il convento,
soppresso nel 1809, fu destinato a carcere distrettuale rimanendo attivo fino al 1897. del complesso
rimangono visibili, tra i ruderi, il pozzo, parte del
chiostro e del caseggiato con i “bassi”.
Chiesa di San Giovanni Crisostomo (o San
Giovannello)
Edificio bizantino risalente al X secolo e la chiesa
ortodosso più antica d’Italia. L’abside è orientata ad
Est e l’edificio è illuminato da sette piccole monofore arcate e da un monocolo. All’interno sono presenti nicchie per Pròthesis (riservata per la preparazione dei sacri doni) e Diaconicon (destinata ai
paramenti del diacono); è possibile vedere tracce
di affreschi ed una cisterna anticamente alimentata
da acque piovane. La chiesa è dotata di due porte,
un tempo destinate una ai fedeli e l’altra comunicante con l’adiacente Monastero (che era posto
nell’attuale Largo delle Tre Chiese).
cato a Santo Stefano, il terremoto del 1783 la distrusse, ma venne ricostruita nel 1851 grazie all’impegno della Confraternita del Sacro Cuore.
Il castello
Il castello sorge proprio in cima all’amba rocciosa
sulla quale si sviluppò l’originario centro abitato
del paese. Venne edificato nel corso del VII° secolo come semplice fortificazione e venne raso al
suolo all’arrivo delle truppe bizantine. Il castello
era circondato da possenti mura di difesa, e possedeva ingegnosi sistemi di canalizzazione delle
acque piovane, un grande pozzo e un piccolo oratorio bizantino. Era dotato di ponte levatoio che si
apriva sul lato orientale della rocca, di un’ampia
sala d’armi, di un bel cortile interno e ne sono testimonianza le tracce del colonnato, e numerosi
altri ambienti adibiti a tutte le funzioni. Interessanti sono soprattutto i resti dell’imponente torrione centrale del castello a pianta cilindrica, sul
quale è visibile uno stemma in marmo bianco con
rilievo di 25 pignatte, 5 gigli, un leone e 5 torri. All’interno rimangono avanzi di baluardi, resti di antiche muraglie, una cisterna romana, tombe scavate nella roccia ed è stata trovata anche ceramica
di epoca gotica. Secondo la tradizione, in una
grotta nei pressi del castello visse S. Antonio, chiamato appunto “del castello”. Nella zona antistante il castello vi è un piazzale, detto “Baglio”, probabilmente dal nome di un magistrato che nella
piazza emetteva le sentenze.
Chiesa di San Francesco
Insieme a San Giovannello e al Sacro Cuore, caratterizza il Largo delle Tre Chiese. Faceva parte di un
complesso conventuale costruito probabilmente
alla fine del XIII secolo e soppresso nel 1809. Conserva uno splendido portale a triplice archivolta
arabo-svevo decorato con fregi geometrici, sulla sinistra è scolpita una svastica che è il simbolo
orientale della forza del sole. La chiesa è ad un’unica navata, illuminata da monofore archiacute e,
all’entrata si conserva un altare dedicato a Sant’Antonio. Il fastosissimo Arco Trionfale è intarsiato con marmi policromi, e l’altare rappresenta la
sintesi di esperienze artistiche europee, occupando una posizione centrale nell’ambito dell’arte barocca meridionale. In esso vengono rappresentati
paesaggi medievali, scene di vita, intrecci di fiori,
ecc. Dietro l’altare c’è il sepolcro del principe Nicolò Ruffo, comandante militare angioino della
Piazzaforte di Gerace. Il sepolcro reca iscrizioni a
caratteri gotici ed è sorretto da tre figure alate simboleggianti la fortezza, la fede e la carità. Sulla lastra frontale sono raffigurati i Santi: Francesco, Pietro, Elena, Caterina, Paolo, Domenico e al centro
29
Agriturismo Modi
C.da Modi
Tel. 0964 356497 Cell. 335 1283052
E-mail: [email protected]
www.baronemacri.it
Piatto tipico: pasta di casa con “malangiani ‘mbuttunati”
ALBERGHI
La Casa nel Borgo
Via Nazionale, 66
Tel. 0964 355150 Fax. 0964 355081
E-mail: [email protected]
www.lacasanelborgo.it
Palazzo Sant’Anna
Via Sant’Anna, 1
Tel. 0964 355170 Fax. 0964 355081
E-mail: [email protected]
www.palazzosantanna.it
RISTORANTI – PIZZERIE
Coco lights
P.zza Castello, 1
Cell. 349 3213770
E-mail: [email protected]
Sito: www.cocolights.viaggicalabria.it
Specialità: pasta in casa con “filello”
La Casa di Gianna
Via Paolo Frascà, 4
Tel: 0964 355024/18 Fax: 0964 355081
E-mail: [email protected]
www.lacasadigianna.it
A Due Passi Dalle Stelle
Ristorante estivo di Palazzo Sant’Anna
Via S. Domenico - Tel: 0964 355170
B&B Il Giardino di Gerace
Tel: 0964 356732
Via Fanfani, 8
Il Cantuccio Rustico
Ristorante de La Casa di Gianna
Via Paolo Frascà - Tel: 0964 355024/18
Bellavista
C.da Rocca snc
Tel: 0964 356384 Cell: 338 9617981
La Leggenda del Leone
Via Zaleuco – Piazza del Tocco
Cel: 346 6309564
Specialità “La pasta del brigante”
Penisola Verde
C.da Prologo snc
Tel: 0964 22240 Cell: 393 8937378 / 338 7750316
A Squella
Via Circonvallazione, 8 (angolo Via Caduti sul Lavoro)
Tel: 0964 356086 - Cucina tipica
Lo Sparviero (casa vacanze)
Via Nazionale, 15
Tel: 0965 355015 Cell: 347 1689511
La Fenice
Via IV Novembre
Tel: 320 9407830 / 349 8083470
Cucina tipica, specialità: selvaggina
Il Cappero
Via Tommaso Campanella
Cell. 348 7915426
www.locandailcappero.it
Lo Sparviero
Via Luigi Cadorna
Cel: 329 1011408
Cucina tipica, specialità: frittelle di verdure
Casa vacanze Le bouganville
Via Cavour, 29
Tel. 0964 366112 Cell. 347 0420031
Agriturismo Le contrade
C.da Azzurria
Tel: 0964 21416 Cell: 340 3412719
- Cucina tipica
Tribula
C.da Merici
Tel. 0964 356887 Cel. 348 7224492
Pizzeria - paninoteca, cucina tipica. Produzione di
birra artigianale
Specialità: pasta di casa con sugo di caprettone
La valle Incantata
C.da Preioti
Cell: 327 3898828 / 328 0832451
www.lavalleincantatagerace.com
Cucina calabrese. Specialità “pasta di casa alla Valle
Incantata”
La Terrazza
Via Nazionale, 2
Tel/Fax. 0964 356739 Cell. 349 1181358
Piatto tipico: grigliata mista di carne
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Il Lupo Cattivo
C.da Cavuria, 69
Tel. 0964 355143
E-mail: [email protected]
www.ristoranteillupocattivo.com
Specialità: stringozzi alla jeracisa
La Tavernetta
C.da Azzurria
Tel. 0964 356020 Cell. 349 6162254
E-mail: [email protected]
Piatto tipico: pesce stocco alla moda locale
AZIENDE
Azienda Panificio Limoni-Marzano
C.da Badea
Tel: 0964 356367
Specialità: produzione dei “rafioli”, dolce tipico geracese
Festival Musicarchitettura
Agosto – Settembre - Rassegna di musica e teatro
finalizzata a riscoprire inediti napoletani dal 600 ad
oggi
22 /23 Agosto
Concerto di Capodanno e dell’Epifania
1 -6 Gennaio - Un concerto di musiche natalizie si
tiene ogni anno nella maestosa cattedrale della città.
Il Borgo Incantato
Rassegna internazionale di arte di strada - Degustazione dei prodotti della gastronomia locale
Sito del Comune: www.comune.gerace.rc.it
Numeri utili: 0964-356401 0964-356243 0964356004
Casarecci di Gerace
Largo Tre Chiese, 3
Tel./Fax: 0964 356274 Cel: 348 8916602
www.sapuricalabrisi.com
e-mail: [email protected]
Prodotti tipici. Specialità: vino al bergamotto
Azienda Azzuria-Mantanea
C.da Mantanea – Locri
0964 21416
Produzione “Mandarino tardivo”, “agrumi”, olio d’oliva.
Azienda agricola naturale Fratelli Femia
Via Cavour, 29
Tel. 0964 356112 Cell. 347 0420031
Produzione vino da dessert ( greco di Gerace), Mantonico, vino bianco e vino rosso
Azienda agricola Barone G.R. Macrì
Via Cavour,15
Tel. 0964 356497 Cell. 335 1283052
Produzione biologica: miele, vino, olio, formaggi, ortaggi, agrumi, olive.
Festa di Maria Santissima di Prestarona
Prima domenica dopo Pasqua - Festa religiosa e
campestre con fiera del bestiame e di prodotti artigianali
Festa del Sacro Cuore
Prima domenica di Luglio
Festa della Madonna del Carmine
Il Sabato e la Domenica successivi al 16 Luglio - Festa religiosa e civile
31
Portigliola
Cenni di storia
Portigliola was founded in 915 AD, when Saracenics looted and destroyed Locri Epizephiri, Graecia Magna’s pearl.
Etymologically Portigliola means harbour’s flowerbed.
Three hills tower above the country: Mannella, Abbadessa
and Castellace; in the Quote S. Francesco quarter, so
named in honour of St. Francesco of Assisi, there were
remains of Franciscans’ convent and many other ruins
which attest the existence of Graeco-Roman baths.
L
a fondazione di Portigliola si ritiene sia avvenuta verso il 915, epoca in cui i saraceni, provenienti dall’Arabia, con inaudita ferocia, saccheggiarono e distrussero la fiorentissima città di Locri, perla della Magna Grecia. Un tempo Portigliola veniva chiamata Polipoli e/o Paleopoli, ovvero
“città antica”, presumibilmente perché sorgeva
nei pressi dell’antico abitato magnogreco, vicino
al torrente dove si cercano i resti del porto di Locri Epizephiri, che si ipotizza fosse situato poco
prima della foce della suddetta fiumara, a quel
tempo navigabile. Inoltre, per la sua privilegiata
posizione, per la peculiarità del suo terreno fertile, tutto coronato di ulivi, di vigne dorate e di
mandorli in fiore, era considerata la più bella
aiuola della florida città limitrofa.
Etimologicamente, Portigliola significherebbe
porti-aiuola ossia l’aiuola del porto. Tre colline
sovrastano il territorio: la Mannella, l’Abbadessa e
Castellace, dove esisteva una zona industriale,
chiamata Cretelle per la natura del terreno argilloso da cui si ricavava la materia prima per la fabbricazione e la lavorazione delle terrecotte votive
e domestiche, comprese quelle destinate al culto
della dea Persefone e della dea Athena.
Nella contrada Quote S. Francesco, così chiamata
in onore di San Francesco d’Assisi, sono stati ritrovati i ruderi del convento dei Francescani e
molti altri resti attestanti l’esistenza di terme di
epoca greco-romana. La storia antica di questo
piccolo paese ai piedi del Tre Pizzi, è intimamente connessa con quella di Locri Epizephiri e molti
dei reperti della nobile colonia magnogreca insistono oggi sul territorio portigliolese.
CANALE’S PRE-HELLENIC NECROPOLIS: Archeologist Paolo
Orsi explored the necropolis, foreseeing their existence
by some typical finds of funerary outfit, discovered by a
landowner in the area; he found eighty tombs with a large
number of vases, bronze spears, and rings.
MARZANO TOWER RUINS: Today remain the ruins of two towers which difended the town from enemy’s incursions.
Marzano’s tower, by the property owner’s name, constituted the most important fortification system behind the
town. Maybe it was a cult place, perhaps attended by military guards. We can still see a four-sided block of limestone and a little fortress with ceramics’ fragment. Castellace’s tower still shows in the ruins of the mighty walls, its
military function.
Da visitare
GRAECO-ROMAN THEATRE: It was build around the fourth or
third century BC, discovered on the slope of the quarter
Pirettina by P.E. Arias in 1940 and reveald by A. De Franciscis in 1955. The orchestra, has a diameter of 24 meters
and is enclosed by blocks of lytic stones.You can still see
the remains of the pipage used for water collection.
È
stato l’archeologo Paolo Orsi nel 1890 ad
esplorale le Necropoli preelleniche di Canale, intuendone l’esistenza da alcuni reperti tipici dei corredi funerari, rinvenuti da un possidente della zona. Egli trovò così un insieme di
ZEUS’
32
SANTUARY SHRINE:
It is an entirely hollow block of
ben ottanta tombe con un cospicuo numero di
vasi, lance di bronzo, anelli, fibule, che accompagnavano il sonno eterno di quei nostri antichissimi conterranei.
limestone founded near the theatre. The lid is a circular
stone with four bronze rings which were used to lift it. Inside there were 39 bronze tablets dating back to democratic period (IV-III sentury B.C.). This shrine served as
archive of Zeus’ temple, it was used to record accounting
acts of the sacred place. Retrieval came in 1959.
Sono ancora visibili i resti di due torri. I ruderi di
Torre Marzano, in contrada Mannella, facevano
parte del sistema di fortificazione alle spalle della città, la prima sul declivio della Mannella e la
seconda alla sommità del bacino del porto.
La Torre Marzano, così chiamata dal nome
del proprietario del fondo, presenta anche i
segni di luogo di culto, forse frequentato
dai militari di guardie. Rimangono ben visibili un quadrilatero a blocchi di calcare
tenero, un rocchino di colonna dorica, insieme a frammenti di ceramiche, probabilmente con funzioni votive.
La Torre di Castellace mostra ancora
nei resti possenti delle mura, la sua funzione di opera militare, baluardo di difesa della città.
PORTIGLIOLA’S TOWER: It was built on the beach near the ancient port as a sighting tower. The tower suffered heavy
damages due to quake of 1638. It was used as a customs point during the French occupation. The earthquake of 1907 raze the tower to the ground.Today remains visible only half of the original 18 metres.
ST. NICHOLAS FROM BARI’S CHURCH: Its construction
dates back to the founding of the country. The sacred building was almost totally destroyed by the
earthquake of 1783, rebuilt and enlarges by the
addition of a second nave. On the facade you
can see a rectangular portal surmounted by three
single-lancet windows. Alongside the building
there is a bell tower built in 1909. On the altar
there is the St. Nicholas from Bari’s statue and
along the aisles there are some niches containing votive statues.
ST. LEONARD CHURCH: It was built
in the nineteenth century and it
is located in the town center.
On the front of the Church
there are all sorts of pilasters
with decorative capitals. The
three-nave interior houses St.
Leonard’s statue, patron of
this little town.
Fontana
Asso di Coppe
33
Fortezza Castellace
Il Teatro greco-romano, costruito intorno al IV
o III secolo a.C., con rifacimenti di età romana
imperiale, fu scoperto sulla conca a declivio di
contrada Pirettina in territorio di Portigliola dal P.
E. Arias nel 1940 e portato alla luce da A. De Franciscis nel 1955.
L’orchestra, in terra battuta, ha un diametro di 24
metri ed è recintata alla base della cavea da un
parapetto di blocchi litici calcarei squadrati. Sono
ancora visibili i resti delle tubature utilizzate per la
raccolta idrica. Il teatro è segno evidente di una vita culturale molto sviluppata.
La Teca del Santuario di Zeus, rinvenuta a
breve distanza dal teatro, nei pressi di una casa
colonica, è un unico blocco di calcare interamente cavo (diametro di 157 centimetri, altezza di
126). Il coperchio è di forma circolare di pietra
con quattro anelli di bronzo di dimensioni diverse , che servivano per sollevarlo.
All’interno erano contenute 39 tavolette di bronzo risalenti al periodo del governo democratico
(IV-III sec. a. C.). Si notano, inoltre, fenditure regolari forse usate per reggere tramezzi di legno.
Questa teca fungeva da archivio del tempio di
Zeus, serviva cioè per registrare atti contabili del34
l’amministrazione del luogo sacro. Il ritrovamento
avvenne nel 1959.
di San Nicola e lungo le navate si nota un buon
numero di nicchie che ospitano una serie di statue votive. Da segnalare, inoltre, la presenza di un
antico mosaico.
Sulla costa vi è la Torre di Portigliola (o Torre
di Pagliapoli). Venne costruita sulla spiaggia nelle
vicinanze dell’antico porto come torre di avvistamento, secondo le norme istitutive del sistema difensivo di tutta la riviera jonica, esposta alle scorrerie piratesche del 1550. Della sua esistenza si
hanno notizie certe a partire da 1582. La torre
subì ingenti danni dal terremoto del 1638. Durante l’occupazione francese il punto difensivo fu utilizzato come riferimento doganale. Il terremoto
del 1907 la rase al suolo. Oggi resta visibile soltanto la metà dei 18 metri originari.
Chiesa di San Leonardo (Matrice)
Edificata nel XIX secolo si trova nel centro del
paese. Sulla facciata con timpano si notano una
serie di lesene con capitello decorativo. Il portale
rettangolare è decorato da finte colonne a base
circolare. In alto una nicchia con timpano a lunetta e semicolonne con capitello. L’interno a tre navate custodisce la statua di San Leonardo patrono
di Portigliola.
Chiesa di San Nicola di Bari
La sua costruzione risale, con ogni probabilità, alla fondazione del paese. L’edificio sacro fu quasi
del tutto distrutto dal terremoto del 1783. Ricostruita a una sola navata fu, successivamente, ingrandita con l’aggiunta di una seconda navata.
Sulla facciata si notano un portale rettangolare
sormontato da tre monofore. Affianca l’edificio
un campanile costruito nel 1909. All’interno, sull’altare costruito di recente, si conserva la statua
- Pasqua “ affruntata”
- Agosto: settimana del turista e festa di San Rocco
dal 16 al 22 Agosto
- Novembre festa patronale di San leonardo
Azienda agricola Morano
Via Quota San Srancesco
Tel. 0964 361010
Produzione agrumi.
Olivicoltura: tondo geracese.
Informazioni 0964/365002
[email protected]
Agriturismo “Ritorto”
C/da Calevace, 3
Tel / fax 0964/ 365346
Cell. 338 7480843
E-mail: [email protected]
Sito: www.agriturismoritorto.it
Campeggio “Helios”
Marina di Portigliola
Tel. 0964/361140
E-mail: [email protected]
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S. Ilario dello Jonio
Cenni di storia
S. Ilario dello Ionio’s history saw a continuous handover of
power to guide the Community: the hamlet Condojanni
possessed town’s guide up to 1783, when an heavy
earthquake hit this area. After this natural disaster a big
part of population moved to a safe heartland, S. Ilario,
which took over the power of the City.
È
relativamente recente la storia di S. Ilario dello Ionio, rispetto a quella fascinosa e antichissima della sua frazione, Condojanni, che conserva
assai bene i segni suggestivi del suo importante
passato, insieme all’impianto tipico dei paesini
medievali.
Nel tempo, difatti, tra S. Ilario e Condojanni è avvenuto un passaggio di consegne nella guida della
Comunità, anche a causa del terremoto del 1783,
che ha determinato il trasferimento della popolazione verso località più sicure e centrali rispetto all’intera estensione del territorio comunale.
The S. Ilario centre keeps a lot of historic buildings dated from Patrician Period.
Palazzo Vitale and Palazzo Speziale: they are offices
belonged to Proloco and City All, today.
PALAZZO MURDACA AND RUDERI MONACI: are located on an
upland called Fallò, where it’s possible to have an incomparable view.
VILLA ST. ANNA: it is a building dated back to eighteenth
century, is located on a strategical point which allows to
watch the entire coast. This building has annexed to a little church where, every 26 July, lots believers make pilgrimage.
Ad uguale distanza da Reggio e da Catanzaro, la cittadina di Sant’Ilario occupa anche la posizione intermedia rispetto all’intera fascia costiera della Locride.
Questa centralità, contenendo le distanze, consente ai suoi cittadini di conoscere e frequentare agevolmente gli altri luoghi.
CHURCH OF ST. ILARIONE ABATE: it has a nave and two
aisles, which became parish owing to bishop Diez in
1711. Nawadays, it still keeps inside frescos of great
worth and a wonderful furniture belonged to the noble lineage. On the dome are painted two art works which are
made by two local artists: Antonio Trifoglio and Salvatore
Ciano.
S. Ilario ha un territorio di 1513 kmq, per circa
1500 abitanti, dalla morfologia rettangolare, con i
lati minori ad est sulla linea dell’arenile e ad ovest
verso le prime consistenti alture collinari dell’interno. I lati lunghi coincidono a nord con la fiumara di Portigliola e a sud con quella di Condojanni. L’immagine dell’insieme è molto suggestiva: appena lasciato il piano della marina, si evidenziano una serie articolata di balze collinari, rivestite dal verde argenteo degli ulivi e trapuntate,
a giusti intervalli, dalla monumentale architettura
di maestose querce secolari. Altre coltivazioni tipiche sono gli agrumi, il mandorlo, la vite. E qua
e là, in misurata e facile convivenza, l’albero del fico, il sostegno più sicuro e più dolce nelle passate stagioni di difficoltà, che ha aiutato tutti a resistere, quando vivere era dura fatica.
Per diverso tempo, tra gli anni ’60 e ’70, una cospicua piantagione di gelsomini ha assicurato alle
raccoglitrici dell’epoca, dopo intense e profumate
mattinate di lavoro, un piccolo reddito, sulla via
della emancipazione e del primo accenno di be-
Chiesa del Sacro Cuore
S. ILARIO MARINA
CHURCH OF SACRO CUORE: it is a little church dated 1928
and belonged to noble family Carafà. Inside it’s possible
admire a particular art work in Robbiana School style. It
shows the image of the Annunciation and it’s made using
high relief method. In 1986 the chevet was adorned with
an art work made by Antonio Trifoglio.
NEW CHURCH OF SACRO CUORE: it was built next to the old
Jesus’Sacred Heart Church and commissioned by father
Gino Viscardi.
36
nessere. Quel piccolo fiore bianco ha dato poi il
suo nome a tutta quanta la nostra bella riviera.
Il territorio di Sant’Ilario Jonio è in via di consistente incremento abitativo, tanto che sempre
nuove contrade, come Cardesi, Quarantano e Rosa, vanno assumendo l’aspetto di veri nuclei urbani separati, resi ancora più attraenti dalla modernità delle linee e dalla distinzione dei caseggiati.
Ma i luoghi di maggiore rilievo sono il centro, la
frazione Condojanni e la Marina, che è proiettata
verso un sempre più consistente sviluppo.
CONDOJANNI
The little town of Condojanni is named the heart of S.
Ilario because the history of this people began from here.
It’s located on a marvellous place with an incomparable
environmental charm where the imposing castle makes
this Land look really evocative. Condojanni’s history began in the past with a piratical invasion followed by Normans who built the stately manor house, just around XI
century.
Da visitare
CHURCH OF ST. ANTONIO ABATE: it is a little church built
around X century which was destroyed by an earthquake
in 1783. It was remodelled then it was pulled down and
built again. Inside it keeps a wonderful fresco belonged to
a local painter, which shows the image of Saint Sebastian.
Condojanni was annexing to Gerace for long time when,
finally in 1346, achieved its self government. So it started
to belong to Enrico Ruffo, son of Gulielmo Sinopoli the
earl. Afterwards Marullo’s dinasty achieved the ownership of this land and some years later it became a possession of the Carafa, who held it up to 1806.
L
a cittadina jonica conserva nel suo centro storico numerosi palazzi del locale patriziato ottocentesco. Il Palazzo Vitale e quello SpezialiCarbone, acquisiti ai beni della Comunità, sono
diventati di recente, rispettivamente, la sede del
Comune e quella della Pro Loco.
Risalente alla prima metà dell’Ottocento è pure la
Villa Speziali di via Mazzini, che presenta un
ampio e suggestivo giardino a terrazze e una linea
architettonica di grande pregio. Palazzo Mur-
CHURCH OF ST. CATERINA: it is a little church whose only
few ruins it’s possible observe nowadays. People are trying to remodel it just to give back to the church its heavenly spirituality.
Vista della piazza di Condojanni
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Castello di Condojanni
daca (nella zona S. Michele) e Ruderi Monaci,
sull’altopiano di Fallò, in splendida posizione panoramica, sono anch’essi dei segni cospicui della
nobiltà santilariese del passato. In località Dromo
sorgevano pure le residenze degli amministratori
del Principe di Roccella, oggi divenute un moderno residence adibito all’ospitalità turistica.
cupola (rappresentanti le virtù teologali) e le opere di due artisti del luogo: Antonio Trifoglio e Salvatore Ciano.
La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù si trova invece alla Marina. Piccolo edificio sacro a navata
unica, edificato dalla nobile famiglia Carafa, il cui
stemma, in mattonelle di ceramica, campeggia al
centro del pavimento, con la datazione del 1928.
Al di sopra del portale d’ingresso si può ammirare un’opera di Scuola Robbiana in ceramica ad altorilievo, con la raffigurazione dell’Annunciazione. Del 1986 è il grande dipinto che impreziosisce
Villa Sant’Anna è una splendida struttura settecentesca, con annessa cappella di palazzo, in posizione panoramica sul nostro mare, residenza estiva
per numerose generazioni della famiglia Speziali. Il
dott. Fortunato oggi, in omaggio al mondo e alla
storia dei suoi avi, vi ha raccolto la memoria e le impronte in un piccolo museo della civiltà contadina.
La chiesetta di Sant’Anna, che per lunga tradizione si apre annualmente, il 26 luglio, a un sentito
pellegrinaggio, è un luogo di sincera devozione e
di diffusa religiosità popolare.
La Chiesa di S. Ilarione Abate è costituita da
tre navate, costruite in epoche successive ad iniziare da quella centrale del 1500, cui è seguita un
secolo dopo quella di sinistra e l’altra verso il
1850. Fu elevata a parrocchia dal Vescovo Diez nel
1711 e conserva all’interno affreschi ed arredi di
valore. Di particolare pregio sono i dipinti della
Palazzo Vitale
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l’abside, opera magistrale del pittore Antonio Trifoglio. La Chiesa Nuova del Sacro Cuore è
sorta, negli anni ’90, accanto alla precedente per
l’iniziativa ed il fervore del missionario monfortano, padre Gino Viscardi.
ve lesioni. Demolita nel 1919 e riedificata nel 1930
conserva al suo interno un bellissimo altare al
centro del quale è custodita la statua del Santo. Di
notevole all’interno sul soffitto della navata di destra è possibile ammirare un bellissimo affresco,
raffigurante l’immagine di S. Sebastiano, opera
del pittore condojannese Piccolo.
Condojanni è il cuore antico del paese e sorge
in un luogo ricco di fascino, tale da spingere negli
anni lontani del medioevo i potenti dell’epoca a
nobilitarlo con l’imponente opera di un castello.
Ma Condojanni esisteva già prima di quel tempo.
E la sua storia, intrisa di leggenda, ma non per
questo meno fascinosa e credibile, la affianca nell’epopea magnogreca al nome stesso di Locri Epizefiri.
Restano, difatti, come misteriose connotazioni del
paese, due toponimi antichi, che fanno storia e
mito insieme: Idomeneo ed Uria. Il primo, l’avventuriero cretese, portatore di civiltà e di luce,
avrebbe fondato la città di Uria, che più tardi sarebbe diventata Condojanni. Altro nome suggestivo ed antico è la misteriosa Eco di Condojanni
che, per effetto della “magia” del luogo, rendeva
possibile, in via dell’Eco, il ripetersi delle voci e
dei suoni.
La storia, più fedele agli avvenimenti reali, parla di
una devastante incursione piratesca verso il decimo secolo, cui seguì un lento periodo di smarrimento, fino al lento recupero della vitalità e dell’efficienza. I Normanni così, intorno al XI secolo
vollero dotare la città di un grandioso maniero,
che nei secoli successivi, fino a tutto il 1500 continuò ad avere rifacimenti migliorativi.
Dalla storia sappiamo che Condojanni, precedentemente unita alla Contea di Gerace, verso il 1346
diventò baronia autonoma alle dipendenze di Ernico Ruffo, figlio di Guglielmo conte di Sinopoli.
Nel 1498 la baronia passò ai Marullo (i cui discendenti ancora oggi in Sicilia conservano il titolo di
baroni di Condojanni). Nel 1629 l’ultimo erede
dei Marullo, Giovanni, vendette la baronia ai Carafa, che la detennero fino all’eversione della feudalità del 1806.
Chiesa di Santa Caterina
Rimangono poche, cadenti strutture di quello che
fu un fervido centro di culto nei secoli passati.
Sembra che oggi si voglia iniziare un indispensabile recupero, anche per conservare il ricordo dei
notevoli valori di spiritualità che Condojanni aveva.
Azienda agricola Simone Antonio
Via Marconi n. 88
Tel. 0964 365256 - Cell. 347 0844514
Produzione agrumi: arance, mandarino tardivo di
Giaculli, tarocco nocillare, valencia.
Olivicoltura: oliva Geracese (produzione biologica)
• Festa patronale Sant’Ilarione Abate
• Festa del Sacro Cuore
• Festa di San Sebastiano Martire
• Opera Sacra (riti della Pasqua)
• Epizephiry Film Festival
• Sentori di antichi sapori
• Calcio a 5 femminile
Sito del Comune:
www.comune.santilariodelloionio.rc.it
Numero informazioni: 0964 365006
RISTORANTE- PIZZERIA
“Il Pentagono”
Lungomare
Tel. 0964 311351
[email protected]
“Osteria Romana La Taverna del Conte Janni”
Via Sant’Antonio
Cell. 339 7625649
Specialità: cucina romana
E-mail: [email protected]
RESIDENCE
“Arcabria”
P.zza Uria
Tel. 0964 365434
Cell. 348 9001150
E-mail: [email protected]
La Chiesa di Sant’Antonio Abate, sita nel cuore di Condojanni, fu edificata intorno al X secolo.
A seguito del terremoto del 1783, tutto il paesino
fu distrutto e con esso anche la chiesa. Successivamente venne ricostruita ma nel 1908 subì nuo39
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