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NA VOLTA, parlando di sé, si è
paragonato a un bricoleur
nell’accezione che ne dava
Lévi-Strauss: uno che prende un sacco, va
nella foresta, raccoglie quello che trova, poi
torna a casa, vuota il sacco ritrova le cose
raccolte e dà loro un ordine nuovo. Isao
Hosoe lavorava così. Raccoglieva e
riordinava. Provava e riprovava. Finché
trovava il modo di trasformare l’esistente in
qualcosa di nuovo. Uno dei suoi oggetti-
icona, la lampada Hebi, flessibile e sinuosa,
prodotta da Valenti nel 1970, era nata così:
dall’uso risemantizzato di un tubo in PVC
(uno di quelli usati di solito per convogliare
cavi e fili nelle pareti) fino a farne una sorta
di serpentello risvegliato dal suono ipnotico
del pifferaio delle fiabe. C’era spesso una
componente fiabesca, nei lavori di Isao
Hosoe. Un gusto tutto orientale per la
gentilezza e l’eleganza. Come in un’altra
delle sue icone, la lampada Heron, realizzata
nel 1994 con Alessio Pozzoli, capace di
assumere differenti posture ornitologiche a
simulare l’atto del volo. “Heron – ha detto
Isao Hosoe – ama volare alto. Volava così alto
che un giorno si è allontanato dal suo pianeta
e quando è arrivato sulla Terra è diventato
luce”. Forse, con queste parole, Isao – che ci
ha lasciato il 3 ottobre, a 73 anni – non
parlava solo di Heron. Parlava anche di sé.
Ora che non c’è più, ci piace ricordarlo così.
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l fascino discreto della borghesia rivive grazie ad un salto nel passato di
più di 500 anni. L’intuizione dell’architetto Giacomo De Amicis, dello
studio milanese De Amicis Architetti, ha rivoluzionato un appartamento di Torino affacciato sul fiume Po: i progettisti hanno
trasformato una casa ottocentesca riportandola alla pianta tipica delle dimore del 1500.
Risultato? Dove c’era un
lungo corridoio, con tante
stanze allineate, ora una
camera sembra rincorrere l’altra. Aree ampie e luminose prendono il posto
di camere anguste e prive
di luce. I corridoi tipici delle case aristocratiche, e la
concatenazione dei numerosi locali, si riorganizzano in grandi spazi aperti.
L’idea, apparentemente fuori dal tempo ma a
sorpresa molto attuale, la
racconta Giacomo De Amicis: «La valorizzazione degli elementi storici, e insieme la contaminazione del
contemporaneo, hanno segnato il nostro modo di lavorare. Ma il progetto della casa torinese è diventato per noi rivoluzionario soprattutto sul piano concettuale». Il primo passo è stato abbattere tutti i muri non
portanti. Quindi reinventarsi gli spazi: «Abbiamo disegnato una pianta classica centrale ricollegandoci alle case cinquecentesche che
prevedevano una concatenazione degli ambienti. In questo modo una stanza sembra inseguire l’altra e ogni ambiente ha una sua pro-
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pria funzione che rompe il consueto meccanismo dei locali serviti e serventi».
Seguendo questa intuizione è accaduto
l’imprevedibile: il nucleo della casa è diventato la cabina armadio. «Il guardaroba è un cuore dorato, nel centro della pianta, rivestito in
foglia d’oro – spiega l’architetto – la sua collocazione e il pregiato rivestimento, scardinano
il luogo comune che vuole la cabina armadio
come l’ambiente meno significativo e la trasformano in un cuore passante che fa da filtro
in un centro geometrico».
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Ogni luogo ha così una diversa funzione: lo
studio classico dal pavimento a spina di pesce
per leggere e studiare, la cucina con caratteri
rustici per mangiare con gli amici, il salone
arioso e proiettato sul fiume per rilassarsi, il
bagno dedicato al riposo (con vasca incassata
nel pavimento) diventa la classica “stanza da
bagno” diffusa in passato. Grande attenzione
è stata riservata ai materiali. Le pavimentazioni definiscono le aree differenti: marmi chiari
e venati si alternano a parquet di rovere termotrattato rincorrendosi ed alternandosi lungo le stanze. «Le nostre scelte
non sono state solo distributive ma anche materiche - spiega l’architetto pensate per soddisfare una casa grande pensata per ospitare una famiglia
ma anche tanti amici. L’appartamento sul fiume è così aristocratico ma insieme contemporaneo e facile da vivere».
La casa si sviluppa senza eccessi negli arredi. Gli spazi apparentemente
vuoti sono una scelta voluta dai padroni di casa. Pochi, dunque, gli elementi
di design: un tavolo ampio ma semplice, un grande divano chiaro, una libreria di legno indonesiano, un tavolo
chiaro in cucina, la vasca da bagno padronale incassata nel pavimento e le
lampade lavorate come pezzi di arte
contemporanea.
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