Raffaella Freschi

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Raffaella Freschi
mapaus
master in programmazione di ambienti urbani sostenibili
Università degli Studi di Ferrara (Italia)
Pontificia Università Cattolica del Paranà (Brasil)
Università Cattolica di Cordoba (Argentina)
Università Tecnica Federico Santa Maria di Valparaiso (Chile)
anno accademico 2006-2007
FRAM_MENTI:
autocostruzione di un processo partecipativo a
Castelfranco Veneto
Raffaella Freschi
Castelfranco Veneto Italia 2007
mapaus
master in programmazione di ambienti urbani sostenibili
Università degli Studi di Ferrara (Italia)
Pontificia Università Cattolica del Paranà (Brasil)
Università Cattolica di Cordoba (Argentina)
Università Tecnica Federico Santa Maria di Valparaiso (Chile)
anno accademico 2006-2007
FRAM_MENTI:
autocostruzione di un processo partecipativo a
Castelfranco Veneto
Raffaella Freschi
Castelfranco Veneto Italia 2007
II
Indice
ELENCO DEGLI ACRONIMI
ABSTRACT
pag.IV
pag.V
1.
INTRODUZIONE
pag.1
2.
LA GENESI
pag.3
3.
4.
5.
2.1 GRUPPO DI LAVORO
pag.3
2.2 NASCITA ED DELL’IDEA
pag.4
2.3 DALL’IDEA AGLI SCOPI
pag.5
2.4 STORIA DEL LUOGO SCELTO
pag.7
LA STRUTTURA
pag.8
3.1 TEMPI
pag.8
3.2 CHI E PERCHE
pag.10
GLI EVENTI
pag.14
4.1 2 LUGLIO
pag.14
4.2LABORATORI DI SETTEMBRE
pag.15
I RISULTATI
5.1 COMPIMENTO DELL’IDEA:RISULTATI della prima fase per categorie di attori
pag.21
pag.21
5.2 COMPIMENTO DELL’IDEA:RISULTATI della seconda fase per integrazione di categorie di
attori
pag.24
5.3 EVOLUZIONE DI UNA NUOVA COSCIENZA: OSSERVAZIONI E PROPOSIZIONE DI
TEMATICHE
6.
CONCLUSIONI
6.1I LUOGHI
pag.24
pag.26
pag.26
6.1.a DAL TERRITORIO ALLA CITTA’
pag.26
6.1.b DALLA CITTA’ AL LUOGO
pag.27
6.2 RIPRODUCIBILITA’ DELL’EVENTO
pag.28
BIBLIOGRAFIA
pag.30
ALLEGATI ESTERNI AL DOCUMENTO
ALLEGATO A
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
MAPPA di CASTELFRANCO E dell’AREA EX FRAM
ALLEGATO B
ALLEGATO C
PIANO COMUNALE
ALLEGATO D
PROPOSTE del BTU
ALLEGATO E
PROPOSTE dell’ISALL
ALLEGATO F
PROPOSTE dei CITTADINI
ALLEGATO G OSSERVAZIONE del PROF. THORSTEN
ALLEGATO H ANALISI E PROPOSTE degli SCOUT
ALLEGATO L PROGRAMMA PASSEGGIATE URBANE
III
ELENCO DEGLI ACRONIMI
BTU
EASW
ISALL
PAT
PI
QUAP
VAS
Brandenburgische Technische Universitat
European Awareness Scenario Workshop
Institute Superieur d’Architecture Lambert Lombard
Piano di Assetto del Territorio
Piano degli Interventi
Qualità Urbana della Aree Produttive
Valutazione Ambientale Strategica
IV
ABSTRACT
Castelfranco paradigma del nord-est:se ne è discusso per circa 2 mesi negli spazi dell’ex- Fram tra luglio e
settembre.
Fram_menti nasce dalla volontà di 11giovani professionisti di stimolare il dialogo, la discussione propositiva
e la partecipazione infra e inter generazionale cittadina riguardo alle politiche del territorio, alla promozione
di processi di sviluppo della città attenti alle differenze sociali nel rispetto e nella tutela dell’ambiente, alla
produzione e alla sperimentazione di cultura attraverso occasioni e luoghi in cui poterla condividere.
Gli spazi dell’ex Fram, ottocento metri quadri di capannoni industriali, sono diventati l’opportunità fisica per
poter realizzare tutto questo, particolarmente adatti in quanto luogo iconico dello sviluppo industriale
cittadino nel dopoguerra, di una storia sociale partecipata, di un territorio veneto costellato di fabbriche ormai
chiuse, simbolo oggi di un nuovo sviluppo territoriale dominato dalla rendita. Le attività di riflessione e
coinvolgimento sono iniziate nella primavera 2006 con la collaborazione di scout, di ex operai, di anziani
della casa di riposo e alcuni professionisti al fine di comprendere il loro approccio alla città e di farli riflettere
su temi quali gli spazi verdi, le infrastrutture, i luoghi pubblici, i cambiamenti negli anni, ecc.
In data 2 luglio 2006 Q.U.A.P., Unindustria e Provincia di Treviso,che in quei giorni stava svolgendo dei
workshop sulla riconversione delle aree industriali nella Provincia, hanno dato il via ufficialmente, a "Frammenti di territorio" nell’area ex-Fram; erano presenti rappresentanti di categorie, amministratori, giovani,
cittadini
In breve, i "frammenti" di un contesto urbano a bassa e media intensità, come quello della realtà veneta,
diventano strumenti di memoria ed occasioni di coinvolgimento della comunità intera. Questo, in estrema
sintesi, quanto è stato fatto con l'esposizione all'ex Fram (nella quale da area industriale si passerà a zona
residenzial-commerciale, con notevoli polemiche) dove sono stati raccolti video, fotografie, documenti,
prospetti e testimonianze che descrivono i cambiamenti di Castelfranco ed allo stesso tempo forniscono
spunti a nuove forme evolutive. L’idea si è confrontata con gli attuali “urban center”, affrancandosi da
un’ipotesi sostanzialmente espositiva per divenire laboratorio di interattività e di partecipazione con la
cittadinanza. Il contenitore è divenuto un locus operandi, una oficina sulla città in cui nell’ultima settimana di
settembre sono stati realizzati laboratori di partecipazione cittadina, workshop di architettura con studenti
delle università di Venezia, Cottbus, Liegi e Palermo, riguardanti il territorio castellano, in particolare l’area
ex-Fram e l’area del Muson, proiezione di filmati e di musiche sullo sviluppo delle città industriali, laboratori e
spettacoli di teatro e danza circa lo spazio e il movimento, attività per bambini sulla percezione della città
attraverso esperienze dirette e lavori manuali con materiali di riuso e riciclo. A completare il tutto sono state
organizzate conferenze con professori universitari ed esperti in materia concernenti la gestione e lo sviluppo
sostenibile del territorio declinando modalità, strumenti, attori, esperienze, esempi e alternative. I risultati di
questi giorni di lavoro ed attività sono stati estremamente interessanti e condivisi grazie alla forte coesione
sociale creatasi fra le diverse parti coinvolte. Ogni voce è stata per noi architetti e professionisti motivo di
riflessione e tessera importante di un puzzle da ricomporre. Gli spazi industriali testimoni di un cambiamento
storico importante si sono rivelati particolarmente adatti a contenere al loro interno differenti iniziative,
categorie sociali, generazioni, idee, modi di espressione, a sperimentare soluzioni innovative e creative, a
metter in relazione saperi e competenze diverse. I temi cardine sono stati la vivibilità della città, i problemi
legati alla sicurezza e alla mobilità alternativa, la possibilità di usufruire delle aree verdi e il ripensamento di
V
ex-spazi industriali come luoghi di incontro e di scambio di cultura e di opinioni. Una città a misura non solo
d’uomo, quindi, ma anche di donna, di bambina, di bambino, di anziani.
Ne emerge un approccio di indagine e progettazione del territorio che destruttura la città olisticamente,
basandosi sulla complessità ed eterogeneità che la società e il territorio ci propongono differenziandosi da
un approccio postfordista, tutt’ora erroneamente seguito nel territorio veneto, in cui è ancora presente una
forte divisione funzionale e temporale. Fram_menti segue e propone le politiche di indirizzo della Comunità
Europea che sollecitano la progettazione partecipata, concertata e condivisa attraverso strumenti simili a
quelli sperimentati negli spazi dell’ex-Fram, che pongano in primo piano l’implementazione del capitale
sociale e ambientale compatibile con uno sviluppo economico lungimirante e a lungo termine. Auspica che
quella che oramai è una prassi comune e scontata in molti Paesi europei, e non solo, trovi diffusione anche
nei nostri territori, particolarmente bisognosi di politiche di interventi che pongano in prima istanza la salute
del cittadino, la possibilità e l’importanza di espressione e la tutela e la salvaguardia dell’ambiente troppo
spesso sottovalutata e dimenticata.
VI
1.INTRODUZIONE
L’esperienza nasce come insieme di saperi di matrice architettonica urbanistica contagiati da
approfondimenti teorici e pratici peculiari di ogni componente del gruppo Fram_menti. La formazione
accademica e il vissuto quotidiano di un territorio stanco e diretto verso un futuro breve senza prospettive
politiche attente ai cambiamenti storici in corso ha determinato la presa di coscienza e l’assunzione di
responsabilità da parte di chi dovrebbe occuparsi di territorio nel tentativo di mettere un piccolo seme in una
regione
arsa dalla speculazione edilizia e dalla cultura dell’automobile. La constatazione di
un’insoddisfazione generalizzata verso i servizi culturali offerti e verso gli spazi messi a disposizione della
collettività ha indotto, unita alle conoscenze di progettazione partecipata, a creare una nuova forma di ritrovo
e di scambio di idee, saperi, pensieri.
La visione di una nuova città o regione scostata dal modello nord-orientale deriva dalla scuola veneziana di
maestri come Bernardo Secchi, Francesco Indovina, Paola Viganò e dalla parte milanese quindi di
importanti studiosi come Maria Cristina Gibelli, Alessandro Balducci, Maria Rosa Vittadini. Teorie trattate e
ritrattate cui però non sembra giungere una soluzione finchè la poca lungimiranza amministrativa e privata
nel Veneto non vorrà trasformarsi in strategia politica territoriale. Esempi positivi di pianificazione di area
vasta sono stati letti invece in esperienze emiliane o bolognesi in cui grazie a una forte volontà
amministrativa pubblica unita a una solida cooperazione con enti pubblici o privati esperti in materia, come
Caire nel primo caso e la Provincia di Bologna nel secondo, hanno messo in atto strategie di progettazione
integrata finalizzate ad una gestione efficiente ed economicamente ed ambientalmente conveniente delle
risorse. Castelfranco inserita nel famoso nord est, ed ancor peggio nel triangolo focale, negli ultimi anni
invece di guardare a tali esempi se ne discosta sempre più a favore di una edificazione paesaggisticamente
casuale ed ambientalmente insostenibile. Logiche pianificatorie diverse da quelle individualistiche a favore di
uno sviluppo collettivo attento ai mezzi di trasporto pubblico e alle vie di comunicazione e scorrimento
differenziato e integrato, come appreso da Maria Rosa Vittadini o da esempi svizzeri, anglosassoni,
austriaci-tedeschi, sono state trasmesse attraverso l’intervento di esperti in dialogo non solo con i cittadini
ma con l’amministrazione stessa in libere tavole rotonde. Questi apporti accademici esterni hanno aiutato a
rendere reale e necessario un altro modo di progettare la città con la riprova di esempi realizzati e
favorevolmente funzionanti e d hanno reso possibile un confronto diretto fra cittadini e persone spesso
difficilmente raggiungibili o lontane. La partecipazione degli abitanti ha quindi trovato espressione sia in
momenti più propriamente di conferenza e dibattito, ma soprattutto in momenti propri di laboratorio e di
attività. Le esperienze di riferimento come Avanzi o Avventura urbana, piuttosto che A21L riuscite e di
esempio come Faenza o Venezia, o le teorie e le tecniche di Bobbio o Padovani, sono state importanti
soprattutto nel vedere un possibile approccio cooperante di cittadini e Amministratori nel gestire e pensare la
città e nell’applicazione di metodi di gestione dei conflitti e di mediazione delle parti.
E’ fondamentale ricordare che la forza della cosa, non sta tanto nell’aver ricucito saperi diversi, quanto più
nell’aver saputo cercare e trovare il colore esatto del filo per far dialogare queste forme di valutazione e
valorizzazione del territorio e delle sue risorse umane e ambientali. Il valore aggiunto dell’iniziativa composta
di teorie già studiate e sperimentate è l’aver individuato il comune denominatore di queste azioni che a volte
agiscono in separata sede e averle valorizzate attraverso iniziative culturali di diversa natura rivolte a
differenti tipologie di pubblico, tutte parti attive interessate fruenti della città. Per intensificare il senso di
appartenenza ad una comunità la ricerca di un luogo adatto e di identificazione ha sicuramente giocato una
parte fondamentale.
2
2. LA GENESI
2.1 COMPOSIZIONE GRUPPO DI LAVORO
Il gruppo di lavoro e studio si compone di sei architetti, una economista e una laureata in scienze politiche di
età compresa fra i 24 e i 27 anni d’età. Nasce eterogeneo con l’intenzione di allargarsi ad altri saperi e
professionalità che permettano di approfondire tematiche soprattutto di carattere sociale, ambientale ed
urbanistico. Precisamente due architetti presentano un indirizzo compositivo architettonico, uno proviene
dalla scuola di Bernardo Secchi e perciò presenta un’impostazione urbanistica di carattere accademico, un
altro predilige l’aspetto territoriale ambientale e della valutazione approfondita assieme a Maria Rosa
Vittadini, le ultime due entrambe orientate alla partecipazione cittadina e una con specializzazione
ambientale internazionale. La varietà della formazione porta eterogeneità, dialogo costruttivo e possibilità di
integrazione di saperi diversi ma interdipendenti. Questa prima matrice di persone nel corso dell’esperienza
qui illustrata e nel corso delle avventure successive ha mantenuto la capacità e la convinzione di
collaborazione e apertura verso nuove persone con conoscenze specifiche diverse e complementari ai
saperi del gruppo per la realizzazione di studi e progetti. Importante è riconoscere la collaborazione spesso
spontanea di amici, conoscenti, giovani e persone impegnate nella società nelle iniziative perseguite.
3
2.2 NASCITA ED EVOLUZIONE
DELL’IDEA
La composizione eterogenea del gruppo
ha determinato fin dall’inizio discussione,
dialogo e avvicendarsi di proposte ed idee
sull’impostazione
da
privilegiare
nel
condurre l’iniziativa. Quando ci si ritrova
nel dicembre 2005 si ha la percezione di
voler far sorgere qualcosa di sentito e
culturalmente
mangiato
nuovo
da
in
strade
un
e
territorio
capannoni
industriali, in città dove si respira la
stanchezza
dell’individualismo
e
la
mancanza di luoghi di cultura comuni di
svago e di riflessione e impegno collettivi.
I temi che emergono sono molti. Si parte
dall’ormai
retorica
città
diffusa,
si
prosegue per la dismissione delle aree
industriali,
fino
alla
questione
della
mancata correlazione cittadino-territorio e
al problema dell’inquinamento determinato
dalla mancanza di politiche territoriali a
lungo termine. Anche l’area di analisi non è certa fin dall’inizio. Deve mantenersi entro l’ambito cittadino o
allargarsi ad una scala territoriale più ampia? Nel secondo caso, quali sono i criteri che ne definiscono il
limite, se mai se ne dovesse stabilire uno? Da un lato sembra anacronistico e inadeguato far riferimento ad
una realtà specifica senza coordinare la sua genesi e la sua gestione in relazione al territorio circostante;
dall’altro bisogna però valutare le possibilità reali di “una dieci giorni”, di far interagire contesti diversi in
modo approfondito e propositivo. L’ultimo motivo di discussione all’interno del gruppo di lavoro stesso sono
le modalità di coinvolgimento e partecipazione cittadina, dall’accademica conferenza con discussione finale
ai laboratori aperti e interagenti fra loro.
Due sono state le idee madri che si sono fuse per generare quello che poi è stato Fram_menti. Una prima di
stampo accademico universitario progettuale prevedeva attività di workshop di studenti italiani e stranieri con
lo scopo di creare una rete di cooperazione di sapere internazionale e di formulare delle ipotesi compositivo
urbanistiche di sviluppo della città cui sarebbero seguiti incontri di presentazione dei lavori ai residenti
interessati. A coronare le attività vi sarebbero stati interventi didattici, ma anche conferenze pubbliche
condotte da professori universitari e intellettuali esperti in materia di cambiamenti territoriali e problemi
relativi alle politiche consolidate della “città diffusa”. L’evento avrebbe richiamato professionisti, studenti,
professori ed esperti determinando un apporto culturale sostanziale ed obbligando indirettamente
l’Amministrazione a considerare e riconoscere formalmente l’iniziativa e a valutare le ipotesi progettuali
4
formulate. Una seconda ipotesi di origine partecipativa territoriale voleva una sorta di laboratorio sulla città
all’interno della città stessa, in quei luoghi abbandonati economicamente ma non dimenticati dalla memoria
identitaria collettiva, che potesse allargare le proprie riflessioni all’area vasta ma anche concentrarsi sulla
percezione soggettiva ed esperenziale dello spazio. Fondante in questa possibilità era la partecipazione
libera dei cittadini a tout court, il riuscire a coinvolgere soggetti diversi per formazione ed età, il creare uno
spazio di vissuto cittadino nel quale poter discutere e riconoscersi anche per un breve periodo. Una sorta di
icona di una città pensata diversamente. Altro punto di forza era la confluenza e il confronto di attività
eterogenee con un solo comune denominatore all’interno di uno stesso spazio identitario di Castelfranco. Le
due ipotesi all’inizio quasi contrastanti per il modo di intenderle e pensarle hanno trovato confluenza a partire
dai problemi posti da entrambe. Infatti le due riconoscevano prioritari i temi di un’urbanizzazione stanca,
improvvisata, guidata da logiche particolaristiche ed economiche, non pensate nel lungo periodo, irrispettose
dell’ambiente e non capaci di coinvolgere chi abita e conosce. Inoltre era percepito da entrambe le parti la
necessità di uno sguardo nuovo sul territorio capace di vedere soluzioni alternative alla città pensata per
aree disgiunte, a misura d’auto e non di uomo e guidata da logiche di speculazione e non da principi di
valorizzazione. La soluzione è stata quindi non contrapporre i due gruppi di attori individuati apparentemente
non comunicanti, ma integrarli e favorire una loro collaborazione che individuasse delle strategie di progetto
complete a partire dalla diversità di conoscenze portate dai due.
2.3 DALL’IDEA AGLI SCOPI
Questa modalità di lavoro avrebbe dovuto secondo Fram_menti stimolare e avviare un circolo virtuoso di
riflessioni, azioni e auspicabilmente politiche. L’interazione fra due mondi spesso distanti, accademico e
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cittadino, sarebbe stata di stimolo alla confronto per entrambi e sarebbe riuscita a condividere un sapere che
troppo spesso è affrontato in sedi separate e con modalità differenti. Evitare i progetti calati dall’alto, ma
anche le richieste di intervento particolaristiche per favorire la proposizione di progetti supportati da
strumenti tecnici adeguati e studi provenienti da realtà altre in dialogo con una conoscenza quotidiana del
territorio, delle sue problematiche, della sua storia, delle sue potenzialità.
L’altro capo guida voleva essere l’avvicendarsi ininterrotto e contemporaneo di attività culturali eterogenee di
diverso tipo ma che in qualche modo affrontassero il tema della città e delle sue implicazioni sia a livello di
pianificazione, sia ai livelli di cognizione, socialità, naturalità, dinamismi. Questi incontri oltre ad essere scopi
essi stessi nel loro realizzarsi, erano strumenti per l’avverarsi di obiettivi importanti e fondanti l’iniziativa.
Tutto questo avrebbe dovuto svolgersi secondo il parere comune dell’intero gruppo di lavoro in un luogo
iconico forte della città che in qualche modo manifestasse i cambiamenti territoriali in atto, ma che allo
stesso tempo, in quanto simbolo di qualcosa, rappresentasse un luogo in cui facilmente riporre i propri sogni
e in cui lavorare per un reale e concreto cambiamento. Il luogo cui si è fatto riferimento fin dal principio è
stata la ex Fram-Geconf, industria storica della castellana sia da un punto di vista urbanistico sia economico,
di cui si farà breve cenno nel paragrafo successivo.
Riprendendo gli scopi iniziali e finali dell’iniziativa emerge come il voler far interagire cittadini e studiosi e il
voler concentrare in un unico spazio simbolo modi di espressione e partecipazione avevano le seguenti
necessarie e volute implicazioni:
coinvolgere i cittadini nelle scelte politiche della città e farli partecipi dei cambiamenti territoriali
-riflettere assieme alla cittadinanza sull’evoluzione territoriale, politica, ambientale, sociale
-creare un luogo di aggregazione, incontro, confronto
-suggerire un modo diverso di intendere il territorio e di pensare e progettare la città
ipotizzare un uso sociale dell’archeologia industriale
E’ interessante sottolineare che gli obiettivi appena citati possono essere intesi sia come corollari delle
iniziative sopra descritte, sia, secondo una logica rovesciata rispetto a questa, come obiettivi principi finali di
cui le iniziative sono gli strumenti per il loro compimento. Quali siano le implicazioni e quali le cause ha forse
poca importanza. Quale sia l’approccio alla città e quali le tematiche e le modalità da miscelare con risultati
nuovi in un luogo che si vuol fare dimenticare sono forse gli elementi cardine dell’iniziativa.
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2.4 STORIA DEL LUOGO SCELTO
Dopo la liberazione del 1945 a Castelfranco, come i
molte zone d’Italia, forze laiche e forze cattoliche
prendono la guida politica della città. E’ la fase della
ricostruzione e della volontà di far emergere un nuovo
sviluppo economico, diverso da quello fino a quel
momento condotto dai grandi proprietari terrieri.
L’architetto Bonfanti assieme ai partiti al governo
ipotizza uno sviluppo che preveda il potenziamento
dell’istruzione superiore e quindi dei poli scolastici, la
creazione di un anello di collegamento veloce esterno
ai confini della città, la creazione di quartieri popolari, l’individuazione di un’area industriale a produzione
tessile nella zona nord-est di Castelfranco a supporto della già esistente area produttiva pesante a sud della
ferrovia. Alcuni di questi progetti sono realizzati subito, altri modificati con il primo piano regolatore del 1967.
La zona orientale di nuova espansione industriale include anche l’area sulla quale si è svolto il laboratorio da
Fram_menti organizzato. Destinata ad uso tessile vede l’avvicendarsi di una serie di industrie che si rivelano
fondamentali per il numero di persone impiegate. Già nel 1970 però la GECONF, ex Confitex, che conta
circa 400 lavoratori, entra in crisi determinando lotte sindacali e numerose discussioni con l’intervento finale
della GEPI e la CIG di diversi lavoratori. Agli inizi degli anni ’80 interviene la SOGEFI S.p.a. per l’acquisto di
una parte della GECONF e la sua riconversione in azienda metalmeccanica specializzata nella produzione
di filtri per autoveicoli Circa 150 dipendenti vengono assorbiti dalla nuova industria. L’azienda, prima Sofil,
nel 1986, prende il nome di FRAM FILTER e grazie ad un fatturato via via crescente contribuisce in modo
determinate alla crescita del gruppo SOGEFI. Nel 2001 la fabbrica entra nuovamente in crisi e i suoi
dipendenti vengono messi in CIG, poichè la FRAM avrebbe dovuto essere delocalizzata in un Paese
dell’Europa dell’Est dove la manodopera ha un altro costo. In realtà poi verrà solo spostata inToscana.
Questi avvenimenti provocano la mobilitazione attiva dei lavoratori, che organizzano manifestazioni e
dibattiti, ma anche concerti e spettacoli con personaggi come l’attore Paolini interessato ai problemi del suo
territorio. A queste giornate di manifestazioni partecipano le diverse estrazioni della cittadinanza castellana
riconoscendosi in un pezzo di storia della propria città e nella necessità di persone che in poco tempo non
hanno più lavoro. E’ interessante notare come questo evento abbia unito diverse categorie e abbia fatto
emergere un simbolo in Castelfranco. Non solo gli operai direttamente coinvolti, ma anche amici, famiglie,
cittadini che hanno sentito la necessità di queste persone di fronte a interessi economici maggiori e che
manifestano forti dubbi sul destino ipotizzato per quest’area. Ecco perchè l’area Fram. Luogo di storia
urbanistica ed economica segnato dal dopoguerra e da decisioni ancora forti di indirizzo delle politiche della
città. Luogo in cui più fasce della cittadinanza si riconoscono e in cui già i cittadini hanno trovato un loro
modo di espressione e di dialogo. Luogo di dismissione industriale dal futuro mancato esemplare del
territorio veneto e dal periodo storico che lo attraversa. Luogo situato in una posizione centrale rispetto alla
cittadina, direttamente collegato al centro storico, facilmente raggiungibile con i diversi mezzi e chiaramente
visibile.
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3. LA STRUTTURA
3.1 TEMPI
Novembre-dicembre 2005: nascita dell’idea
Vengono
definite
le
modalità
di
intervento
e
di
organizzazione
dell’evento.Vengono concordati gli scopi finali e gli obiettivi parziali.
Emergono tre priorità: la partecipazione cittadina ai cambiamenti del
proprio territorio, la conoscenza delle dinamiche in atto e la proposizione di
valide alternative anche attraverso l’ausilio di università slegate dagli
interessi economici territoriali, la creazione di un luogo di incontro e
scambio culturale per i cittadini.
Gennaio-marzo 2006: costituzione dell’Associazione e inizio lavori
Si avvia l’organizzazione pratica del lavoro con la fondazione dell’Associazione, la definizione dei tempi,
l’avanzamento della richiesta dell’uso del fabbricato, la ricerca degli sponsor, l’individuazione delle prime
categorie da invitare e coinvolgere, la selezione delle attività da privilegiare.
Marzo-giugno 2006: fase di outreach e prime attività con i cittadini
Comincia il lavoro in loco e la fase di outreach. L’Amministrazione in carica viene informata dell’iniziativa
cercando una non trovata collaborazione. Si contattano e raggiungono gli attori deboli, come bambini e
anziani, per una conoscenza altra sensibile e documentata della percezione della città. Viene disposto e
pubblicato il sito internet per una prima conoscenza e diffusione capillare dell’iniziativa e per una raccolta di
opinioni, saperi e ricezione sensibile riguardo i cambiamenti territoriali in atto. Apertura del forum. Si
ricercano gli attori chiave per l’organizzazione delle attività e per la raccolta di materiale come l’Associazione
“El Paveion”, fotografi per la documentazione storica e percettiva.
Luglio 2006: inaugurazione degli spazi dell’ex Fram e
anticipazione di qualcosa che sarà
2 luglio: festa di inaugurazione di qualcosa che avverrà a
settembre. La preparazione alla giornata richiede la pulizia e
la sistemazione della fabbrica, la raccolta del materiale, la
preparazione del materiale informativo Si alleste una mostra
del lavoro svolto con anziani, bambini delle scuole e scout,
fotografi, studenti universitari che hanno progettato in
Castelfranco, professionisti che hanno determinato lo sviluppo
urbano della città attraverso interventi importanti e qualitativi
come la casa di riposo progettata da Giuseppe D’avanzo, il
complesso residenziale “le torri” dello stesso e altri. Proiezione
di filmati sulla città. Ha luogo la presentazione pubblica del
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lavoro ai cittadini e all’Amministrazione e il confronto con QUAP, Unindustria e Provinicia di Treviso.
Banchetto conviviale conclusivo.
Luglio-settembre 2006: preparazione a settembre
Si preparano e strutturano nei dettagli i dieci giorni
conclusivi: dalla disposizione degli spazi e degli
allestimenti alla definizione e organizzazione temporale
ed economica delle attività.. Nei mesi di luglio e agosto
gli spazi occupati vengono aperti ad alcune attività e
laboratori che trovano un luogo in cui poter realizzarsi.
Comincia il processo di fruizione e vissuto dell’ex Fram.
con lo scopo di uscire allo scoperto.e di informare
informalmente che questi spazi sono usufruibili e
possono diventare un centro di aggregazione, socialità e scambio.
Settembre 2006: laboratori all’interno dell’ex Fram
Dieci giorni in cui i cittadini vivono gli spazi dell’ex Fram. Sono organizzate attività di diverso tipo il cui
denominatore comune è il tema della città nicchia ecologica dell’uomo, la percezione, la memoria,
l’immaginazione dei luoghi, la riconversione diversa e condivisa di un luogo storico per Castelfranco, la
creazione di un posto dove poter partecipare, esprimersi, vivere la città nella comunità. Laboratori e
spettacoli teatrali, laboratori per bambini, laboratori per i cittadini adulti, proiezione di filmati, laboratori di
danza, workshop progettuali universitari, conferenze di professori, professionisti ed esperti, dibattiti fra la
cittadinanza, l’Amministrazione e gli esperti e concerto finale.
Ottobre 2006: presentazione osservazioni al Piano e prosecuzione
raccolta opinioni attraverso il sito internet
Vengono presentate le osservazioni al Piano da parte dei cittadini,
degli studenti e della stessa associazione Fram_menti. Il sito
internet rimane aperto per la raccolta delle osservazioni, per il
libero intervento, per la proposta di tematiche nuove e sentite dalla
cittadinanza.
LAVORO SUL TERRITORIO
CON ANZIANI, BAMBINI
ASSOCIAZIONI
2LUGLIO
16 SETTEMBRE
ESPOSIZIONE:CASTELFRANCO AGLI
OCCHI DI…
IMPLEMENTAZIONE MATERIALE
USO LIBERO DEGLI SPAZI
LABORATORI ed EVENTI
ELABORAZIONE PROGETTI
PRESENTAZIONE OSSERVAZIONI
24 SETTEMBRE ISTITUZIONE COMITATO AMBIENTE
SITO INTERNET
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3.2 CHI PERCHE’
Uno degli scopi primi dell’iniziativa è stato coinvolgere disparate tipologie e fasce di attori. Diversità che si
declina in categorie sociali, responsabilità pubbliche o private, professionalità, età, capacità di interazione,
contributo possibile da apportare. Ogni gruppo di attori infatti arricchisce in modo personale e
complementare i contributi e le informazioni degli altri ed esprime un proprio linguaggio e una propria forma
comunicativa assolutamente legate al modo di recepire e vivere la città. Da qui la necessità di organizzare
tipi di incontri differenti dipendenti dagli interlocutori coinvolti. Le categorie con cui abbiamo lavorato sono
state: bambini delle scuole, bambini appartenenti ai gruppo scout, bambini che liberamente volevano
partecipare ai laboratori, anziani, adulti, studenti, professori, professionisti, tecnici, artisti, l’Amministrazione,
attori, fotografi, ballerini, musicisti.
Notevole apporto volontario è stato dato da giovani
amici e conoscenti che hanno aiutato ad organizzare le
attività e a sistemare gli spazi. Questa inaspettata volontà
di essere coinvolti in un progetto e di ritrovare un luogo di
incontro, di lavoro e di scambio da parte dei ragazzi ha
facilitato notevolmente gli aspetti pratici di preparazione e
gestione e ha marcato l’esigenza di creare posti in cui
vivere la città e in cui socializzare, confrontarsi e
impegnarsi.
Primavera 2006
Nei primi mesi si è preparato un terreno di lavoro fertile attraverso gli
incontri con gli anziani della casa di riposo e i bambini delle scuole e
degli scout. Per i primi le attività sono state soprattutto di dialogo e di
racconto con l’aiuto di fotografie, carte geografiche cittadine e disegni.
Attraverso l’uso della telecamera le voci e i volti sono diventati
testimonianze, spunti di riflessione e proposte attive all’interno dei
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laboratori svolti a settembre. Interessante è stata l’interazione fra piccoli e anziani. “I nonni raccontano”, i
“nipoti” immaginano e propongono una città ideale a misura di bambino attraverso un laboratorio di
costruzione della propria città dei sogni realizzata con materiali di riuso.
Diverso è stato il lavoro svolto con gli scout con i quali si è
esplorato sensorialmente l’ambiente urbano. I diversi incontri
sono stati sviluppati così da avvicinare l’aspetto dell’orientamento
a quello della percezione attenta e a quello della conoscenza. Le
prime volte si è data priorità alla capacità di percepire gli spazi, i
colori, gli odori, le sensazioni piacevoli o di insicurezza attraverso
piccole camminate, giochi all’aperto e disegni o collage. In un
secondo momento è stata esplorata la capacità di muoversi,
orientarsi e identificare i punti di riferimento. Gli incontri nei mesi precedenti a luglio si sono conclusi con
un’uscita in bicicletta lungo il fiume Muson. Questo ha permesso loro di incontrare la naturalità persa e
frammentata della città e di acquisire informazioni riguardo le funzioni dei corsi d ‘acqua anche nelle aree
urbane, riguardo la morfologia dell’ambiente rurale adiacente e riguardo la ricchezza ecosistemica degli
habitat perifluviali attraverso l’apporto di uno studioso della materia che li ha accompagnati nel percorso e
ha aiutato noi a comprendere la percezione sensibile dei bambini nelle aree naturali e a ricavare degli
indicatori validi al fine di valutare e progettare il rapporto urbano-naturale.
Il percorso intrapreso invece con le scuole continua tutt’ora ed ha
trovato un’organizzazione “istituzionale formale” attraverso la
costituzione del Consiglio dei Ragazzi. Il progetto si focalizza sulla
possibilità di muoversi e raggiungere i diversi luoghi nella città da
parte dei bambini. Partendo da un progetto dei percorsi sicuri
casa-scuola si è arrivati all’analisi morfologica della città e della
caratterizzazione formale, sociale e funzionale delle diverse zone.
I bambini hanno trovato un organo democratico per esprimere le
proprie proposte riconosciuto anche dagli adulti. Le diverse classi
discutono i problemi, li affrontano e ipotizzano soluzioni che
vengono recepite dai loro rappresentanti eletti e poi discusse nel
Consiglio dei Ragazzi. Recentemente sono stati istituiti su loro
proposta i Consigli dei Ragazzi di Quartiere, organi che
periodicamente si incontrano e si confrontano con i rappresentanti
dei Consigli di Quartiere degli adulti.
Luglio e settembre 2006
Significato differente ha avuto il laboratorio teatrale per
bambini, svoltosi a settembre,“Le briciole di Pollicino” in cui i
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ragazzi hanno potuto esplorare o spazio nelle sue diverse forme e attraverso la percezione di tutti e cinque i
sensi.
Passeggiate urbane con grandi e piccini si sono svolte sia nei mesi precedenti le attività di settembre sia
all’interno delle stesse al fine di riattivare e rafforzare il legame cittadino-città attraverso un’analisi ecologica,
morfologica, territoriale e percettiva dell’intorno.
L’iniziativa “Fram_menti” ha trovato respiro e continuità anche all’interno dell’incontro “Un Castello per
Giocare” organizzato nel mese di settembre da parte del Coordinamento del Volontariato della Castellana e
dal Gruppo Insieme di Borgo Pieve e che invade felicemente il centro della città. Con questa manifestazione
si dà la possibilità ai bambini per un giorno di poter vivere pienamente la città, in un’iniziativa fatta per loro e
che, chiudendo il castello cittadino al traffico urbano, esclude auto e pericoli; e stimola nei più piccoli
l’autonomia, l’apprendimento e l’avvicinamento al mondo associativo.
Nel giorno del 2 luglio si è dato spazio al lavoro con gli anziani, a quello con gli scout, alla mostra dei
fotografi e a quella dei progetti di studio universitari o reali di professionisti su Castelfranco Veneto e il
rapporto con il territorio. Importante è stato l’incontro dei cittadini con forme di lettura della città. La mostra
fotografica attraverso l’occhio attento ed esperto dei fotografi ha evidenziato il processo storico di
cambiamento del territorio e i luoghi importanti, di qualità, di degrado di identità.
Il confronto fra la mano degli studenti di Architettura
di Venezia e quella dei progettisti che realmente
sono intervenuti sul territorio ha invece sottolineato il
diverso approccio del mondo Accademico e del
mondo lavorativo. I progetti degli studenti hanno
evidenziato le aree potenziali o di emergenza e le
possibili alternative alle soluzioni esistenti. Gli
interventi dei professionisti hanno sottolineato quali
sono
stati
i
progetti
che
hanno
determinato
cambiamenti importanti nella città nel corso degli
anni dipendenti nella qualità e nella tipologia anche
dal periodo storico di realizzazione.
Nelle settimane di settembre interessante è stata la
condivisione dei medesimi luoghi da parte di
tipologie di cittadini diverse. Gli spazi dell’ex fabbrica
sono stati abitati da chiunque volesse partecipare e
contribuire ad una riflessione e ad un lavoro per
cambiare la città. Laboratori teatrali, di cittadini,
scambi di idee, proiezione e discussione di filmati,
spettacoli di danza si svolgevano in contemporanea
e si avvicendavano permettendo un reale e libero
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confronto di idee che hanno prodotto integrate ipotesi progettuali di sviluppo cittadino.
A chiusura e valutazione del tutto vi è stata una conferenza con ospiti il. Sindaco, il prof. Rocchetto (i.u.a.v.dpa), prof. Cunico (i.u.a.v.-dpa), prof. Mancuso (iuav-du), arch. Giancarlo Bassetti (Caire), arch. Alessandra
Valentinelli, Carolina Pacchi (Gruppo Avanzi, Milano) e architetti della cittadina. aperta a tutti i partecipanti
quale momento di confronto fra i lavori compiuti, le previsione dell’Amministrazione, le opinioni degli esperti.
Per concludere secondo lo spirito che ha animato i lavori il Maestro Brunello e l’Orchestra d’archi hanno
offerto a tutti i presenti un concerto negli spazi dell’ex Fram.
Molteplici scopi fra loro interconnessi e interdipendenti hanno guidato l’iniziativa dalla sua ideazione alla sua
realizzazione e valutazione.
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4. GLI EVENTI
4.1 2 LUGLIO
Questa sorta di pre-evento è finalizzato alla conoscenza pubblica di qualcosa che sta accadendo nel
territorio fisico e sociale di Castelfranco e che troverà il suo apice e il maggior approfondimento nelle
settimane di settembre. Una giornata inaugurativa e di presentazione , un momento di riflessione dopo mesi
di lavoro, un punto di partenza per nuove attività. Gli spazi della fabbrica vengono dopo tanti anni di
inaccessibilità aperti alla cittadinanza che in un qualche modo se ne riappropria e li rivive: non solo ex operai
che lì hanno lavorato e poi lottato perchè non fosse chiusa, ma anche cittadini comuni che in questo luogo
hanno sempre visto un simbolo, un pezzo di storia della città, bambini che finalmente possono scrivere e
disegnare sui muri, ragazzi che sperano di poter esprimere la propria creatività e di poter condividere attività
culturali che non trovano spazio in Castelfranco effetto vetrina.
Per l’associazione Fram_menti è un momento per farsi conoscere, ma soprattutto una giornata per
raccogliere informalmente le impressioni che gli abitanti hanno dei cambiamenti urbani in atto.
Importante è la modalità con cui questa apparente mostra di fotografie, progetti, filmati e manifestazioni
artistiche si trasforma in un avvicendamento interattivo fra chi esibisce e chi osserva. All’entrata viene
allestito un banchetto di accoglienza in cui oltre al materiale di divulgazione vengono forniti dei post-it
colorati, delle penne e delle matite per poter intervenire liberamente nel grande planivolumetrico di
Castelfranco posto al centro del primo spazio e nella Castelfranco - murales stilizzata su una parete della
fabbrica da due ragazzi attenti alle problematiche del territorio. Cartellini rossi e verdi rispettivamente per
osservazioni negative o positive, cartellini gialli per proposte e idee. Contemporaneamente sono proiettati
“Le mani sulla città”, “Metropolis” e il filmato sonoro “Scardassi”; pellicole che evidenziano l’evoluzione
urbanistica fondiaria, l’essere cittadino, i continui cambiamenti urbani e i loro risvolti sul territorio e sugli stili
di vita degli abitanti.
La possibilità di intervento e di espressione dei cittadini preziosa all’associazione proponente è continua in
tutte le sezioni esposte. Al centro delle sezioni”anziani”, bambini”, “progettisti”, “studenti universitari” è posto
un piano d’appoggio su cui vi sono diversi block-notes e penne per aggiunte, ricordi, puntualizzazioni. In
particolare nella parte riguardante i “nonni”, oltre a lavori, fotografie, racconti, una voce anziana narra la
Castelfranco dei suoi tempi, dei fossati, dei campi, delle biciclette..Molti sono gli interessati e interessante è
soffermarsi ad ascoltare da parte di adulti, ma anche di bambini, giovani e anziani stessi.
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Un’ultima sezione del noto scultore Castagna da la possibilità ai partecipanti di posizionare delle figurine
ritraenti le sue sculture su luoghi di Castelfranco che tali non si possono definire per la mancata e non
cercata qualità. L’intento è di indicare le zone cittadine che necessitano di una riqualificazione, ma anche di
individuare luoghi carichi di potenziale ma abbandonati e non valorizzati. Questo non solo come gioco e
riflessione ma al fine di un effettivo intervento da parte dello scultore nella città per rendere manifesti e visibili
i Non Luoghi e per testimoniare la necessità di un ripensamento nella pianificazione della città e nei valori
cardine fondamentali finali che la determinano.
A ricondurre il tutto sotto un unico filo tematico le fotografie del Circolo fotografico “El Paveion” si
susseguono lungo l’intero percorso mostrando l’evoluzione urbana di Castelfranco dalla guerra ad oggi.
L’iniziativa si è conclusa la sera stessa con la presentazione ufficiale alla popolazione, al QUAP che in quei
giorni stava sperimentando dei workshop sulle aree industriali dismesse venete, all’Amministrazione che a
seguito del consenso da parte della cittadinanza ha in quell’occasione dato il patrocinio. Per favorire il
dialogo, l’informale scambio di idee e la conoscenza reciproca è stato organizzato un banchetto conviviale
accompagnato da musiche e filmati sonori.
Inizia così il processo per la creazione di un’identità nuova, una riconversione attraverso l’uso e la memoria.
4.2 LABORATORI DI SETTEMBRE
LABORATORIO BAMBINI
La città dei sogni
Responsabile animatrice:Anna Berton
Il laboratorio "Le città dei sogni" si propone di far costruire ai
bambini di età che va dai 5 agli 11 anni, la loro città da sogno, la
loro città ideale, la loro città pazzesca, la loro città, inventata.
L'obbiettivo è quello di far pensare e sognare i bambini, dando
loro la possibilità di scoprire le forme, i colori, i volumi, il senso, il
ritmo, di una città. Il laboratorio vuole essere dunque un piccolo,
giocoso, approccio all'urbanistica, basato sul vissuto e sui sogni e desideri del bambino. Il metodo è quello
del laboratorio manuale artistico durante il quale i partecipanti possono esprimersi con i colori, i materiali di
recupero(bottiglie, scatole, lattine, tubi di cartone, vasetti dello yogurt,ecc.) e non solo, dando sfogo
liberamente alla propria fantasia.
Durante il laboratorio, al quale possono partecipare anche i genitori, ogni bambino, dopo un veloce ma
ragionato progetto sottoforma di disegno, può realizzare artigianalmente la sua città ideale accompagnato e
aiutato dagli animatori. Man mano che i prototipi saranno pronti si crea una mostra, sia dei progetti cartacei
sia dei lavori finiti, con tanto di cartellino con il nome del "progettista ,artista, geometra, architetto" e del
nome immaginario della città realizzata. Prevede anche la realizzazione di un reportage fotografico con
didascalie descrittive per completare l'esposizione. Il tutto si svolge intorno a tavoli non troppo alti,con il
materiale a completa disposizione dei partecipanti. Questi ultimi possono accedere al laboratorio più o meno
liberamente fino a conclusione del proprio lavoro.
Una volta terminata l'esposizione delle opere chi è interessato può tornare a ritirare le proprie creazioni.
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LABORATORIO TEATRALE PER BAMBINI
Le briciole di Pollicino
Conduttrici: Margherita Betto e Anna Bragagnolo
L’espressività è la chiave di lettura. del laboratorio teatrale
per bambini “Le briciole di Pollicino”. Un viaggio dedicato
all’esplorazione della dimensione spaziale, alla scoperta delle
caratteristiche e delle potenzialità dello spazio e di ciò che lo
occupa e lo anima; la costituzione del luogo ideale, fatto di voce
e respiro,di gioco e ascolto.
Proporre un’esperienza teatrale ai bambini significa prima di
tutto partire dal bambino stesso e dalla teatralità spontanea che è in grado di esprimere naturalmente;
l’incontro con il teatro, meglio con il gioco del teatro, diventa strumento di socializzazione, presa di coscienza
delle proprie possibilità espressive, spazio protetto in cui poter indagare e formalizzare le proprie emozioni,
liberare energie, ascoltare ed essere ascoltati, riflettere sulla propria identità, ovviamente nelle forme e con
le parole misurate all’età infantile.
LABORATORIO TEATRALE
Regia: Barbara Riebolge
Le iniziative proposte, a partire dai laboratori, danno la possibilità a utenti di diverse età di avvicinarsi
all’esperienza teatrale: hanno modo di calcare la scena allievi-attori dai 19 ai 60 anni. Molti degli allievi del
laboratorio custodiscono da sempre la volontà di accostarsi a questo tipo di esperienza, chi di trovare una
nuova forma di comunicazione attraverso cui esprimersi, chi di rendersi partecipe di un lavoro collettivo, di
collaborazione reciproca e di socializzazione, chi semplicemente per curiosità. Il progetto permette di “fare
teatro” a partecipanti solitamente poco esposti a questa forma d’arte.
I tipi di lavoro proposti sono tutti tesi alla ricerca di nuove e diverse forme espressive per una comunicazione
scenica spontanea, nella consapevolezza che in ciascuno sono già presenti gli strumenti necessari per
sostenere l’idea del racconto e raccontare tanto storie antiche quanto moderne. Per questo l’approccio della
compagnia al lavoro d’attore parte da uno studio sensoriale della propria spontaneità, sensibilizzando
ognuno agli stimoli, tanto esteriori quanto interiori, per mantenere alto il livello di percezione di ciascuno.
Il programma è pensato appositamente per un luogo come un ex edificio industriale: da un lato si propone
una riflessione critica sul nostro territorio e gli spazi urbani, proprio a partire da forme alternative di utilizzo
degli stessi, dall’altro si valorizza lo studio e la sperimentazione dell’azione teatrale in luoghi non
convenzionali, di cui si sente fortemente l’esigenza, con la volontà di offrire al territorio uno spaccato, se pur
conciso, del teatro di ricerca. Luogo distintivo della città e collegato alla storia di Castelfranco, la Fram è lo
spazio ideale per dare vita ad una Città - palcoscenico per l’espressione di varie forme d’arte. Il programma
teatrale è indirizzato a costruire dei percorsi artistici a partire dagli spunti offerti dal luogo e dalla sua storia;
una proposta importante che rafforza la dimensione territoriale dell’arte, con l'obiettivo di riscoprire e
valorizzare il patrimonio socio-culturale del territorio urbano. Le proposte sono quindi di due tipologie
differenti: due spettacoli con cui riflettere sugli spazi urbani e favorire l’aggregazione sociale dei cittadini; due
workshop per promuovere la partecipazione attiva di quanti vogliano avvicinarsi all’esperienza teatrale,
iniziando dalle suggestioni e dagli stimoli artistici offerti dal luogo.
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PASSEGGIATE SONORE
Via Molini
Interpreti: Andrea Fagarazzi e Lisa Scarabello Coreografia: Laura Moro
Musica: Rob Armhus Film: Francesco Marchetti
In un tempo in cui l'arte è estremamente consapevole di sè, mentre si
fa
un gran vociare di multimedialità e nuovi moduli espressivi è
proprio all'interno di uno spettacolo multimediale, che ritorna la poesia
inconsapevole di un mondo spesso snobbato e lentamente ma
irreversibilmente relegato in una zona d'ombra: quello dell'artigianato e
della manualità.
"Craftsmanship", per usare un termine straniero che forse a questa
realtà in declino fa maggior giustizia perchè sottolinea appunto la
"maestria" di questi artisti spesso inconsapevoli. In questo spettacolo
la coreografa intende andare alle fonti delle suggestioni e dei motivi ispiratori che sono alla base del suo
senso estetico e poetico gettando un ponte tra la propria infanzia veneta in cui il mondo agricolo e del lavoro
manuale echeggia attraverso il racconto degli anziani con forti impressioni rimaste incancellabili all'interno di
un linguaggio espressivo formatosi in seguito a contatto e secondo gli schemi della cultura nord europea.
Protagonisti i gesti di abilissime mani al lavoro, attività antiche come quelle del fabbro o del tessitore di reti,
del liutaio e della ricamatrice. Essi diventano i motivi ispiratori per un movimento più astratto che intende
isolarne il valore estetico al di là del prodotto creato trasformandosi in danza. La danza di un racconto
circolare che parla di se stesso attraverso movimenti ripetuti per secoli tramandati attraverso una tradizione
verbale e, forse soprattutto, visiva.
PASSEGGIATE SONORE/OFICINETEATRALI
Improvvise Partiture e Il corpo pensante
Coreografia: Laura Moro
Spettacolo di improvvisazione diretta dal vivo da uno o più
conduttori, secondo il sistema impro-compositivo coniato da
Laura Moro all'interno di Passeggiate Sonore
Il corpo pensante si muove in perfetto accordo tra spontaneità e
conoscenza, tra istinto e coscienza. Più che sorprenderci e
trasportarci, i nostri impulsi diventano così motivi ispiratori,
all’interno di un circolo creativo in cui il movimento spontaneo, la
coscienza di esso e la scelta motoria deliberata si alternano
dando vita ad un divenire motorio dove il danzatore si riconosce
e viene percepito dal proprio pubblico come “animale pensante”
ritrovando nella danza la propria unità fisico - intellettuale Non
più esseri meccanici che si muovono inconsciamente nella
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propria città, ma cittadini consapevoli delle proprie scelte, dei movimenti e delle possibilità del proprio corpo,
degli spostamenti pensati e non più meramente eseguiti.
Il lavoro è volto innanzitutto alla creazione e allo sviluppo di un vocabolario di movimento specifico e
personale derivandolo non solo dall’interno e cioè dall’universo intrinseco delle nostre emozioni e sensazioni,
ma anche dall’ambiente esterno. Si esplorano differenti condizioni fisiche e i modi in cui possiamo esserne
influenzati nel generare movimento, si impara a trasformare il proprio repertorio motorio, il modo di muoverci e
danzare, attraverso l’interiorizzazione e la coscienza di queste condizioni, lasciandoci deliberatamente
influenzare ed ispirare da esse. Tutto questo attraverso esercizi che relazionano il corpo allo spazio, al suono,
alla luce, alle immagini e al pubblico.
OFICINETEATRALI
Gli Uccelli di Aristofane
regia Barbara Riebolge
I due ateniesi Pistetero ed Elvepide lasciano la loro città,
divorata dal disfacimento e sull’orlo del crollo definitivo, per
andare in cerca di un luogo tranquillo dove vivere in pace.
Trovano tra gli uccelli una patria dolce e materna senza leggi
né violenza. Pistetero ha un’idea geniale: fondare nel cielo la
città delle creature alate, Nubicuculia, dove vivere un’esistenza
libera e beata.
Il mondo degli uccelli, modello di una vita genuina, secondo natura ed emancipata dagli egoismi individuali
propri degli uomini, è l’utopia che si contrappone al modo di vivere corrotto umano e nella quale lo spettatore
trova riparo. La commedia, attuale oggi come venticinque secoli fa, si diverte a tracciare un’apparente
dicotomia tra la natura umana e la stirpe degli uccelli. La prima è oscura, debole, effimera, vana, infelice,
incapace di volare; la seconda, invece, immortale, eterna, razza primigenia la cui origine risulta precedente
persino alla nascita degli dei. Una stirpe vicina al cielo, non solo per il fatto di abitarlo e percorrerlo in volo,
ma anche perché capace di creare la vita.
I volatili stessi a volte, con toni farseschi altre con una vena malinconica, denunciano l'uomo, a loro noto
come cacciatore, prevaricatore e minaccia, e la condotta umana, che avvelena la terra e il cielo. Uomini e
uccelli al contempo si sentono prigionieri di un sistema, dal quale vorrebbero fuggire, per costruire un mondo
alternativo. Si ricerca sulla possibilità di costruire una città migliore di quella che si è lasciata alle spalle. Il
risultato: rivoluzione o illusione?
OFICINETEATRALI
Mal Bianco
regia Barbara Riebolge
La follia, quella relegata nei manicomi, la malattia che esce e si
discosta dal modello di comportamento imposto dalla società, in
quanto c’è chi assume certi atteggiamenti diversi e c’è chi li
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definisce, li classifica e li inserisce nei modelli di conoscenza propri di una società gerarchica.
Si parla di disagio mentale, della versione alienata, deformata e disprezzata del fondamentale bisogno di
uscire da sé, si parla degli ospedali psichiatrici, oggi chiusi, che sono stati assurda causa di sofferenza di
molte persone. L’insania, tuttavia, è anche un rapporto magico con la realtà e gli attori-allievi del laboratorio
raccontano il tempo del manicomio: attimi sospesi, ore dilatate e anni bruciati, attraverso momenti romantici
e sognanti. Narrano fatti che trovano una coerenza nel denominatore comune non solo della riflessione sulla
sofferenza ma anche sul rispetto della dignità umana. Viene a crearsi un codice di comportamento, si è
sottoposti a regole assurde, ci si organizza in una micro società con ruoli e responsabilità, si conosce lo
spazio attraverso i sensi assopiti in città.
Ad ispirare lo spettacolo in primo luogo il romanzo di Saramago, “Cecità”, in secondo luogo, i versi di scrittrici
e poetesse, quali la Bishop e la Merini, che hanno sperimentato in prima persona il degrado vissuto nelle
case di cura.
PERFORMANCE AUDIO VIDEO:
Scardassi
regia musica riprese Mauro Martinuz
Scardassi è una performance audio-video creata dalla
collaborazione fra Mauro Martinuz, musicista/chitarrista di
ricerca, e Giancarlo Baggio, fotografo appassionato anche di
video e immagini in movimento. Scardassi è un edificio di
Castelfranco Veneto che è stato demolito il 12 Agosto del 1992
per lasciar spazio ad una nuova costruzione progettata da
Mario Botta, a ridosso delle mura vecchie della città di
Castelfranco Veneto. Del vecchio edificio rimane soltanto un video documento della sua distruzione e la
performance "Scardassi" vuole essere una riflessione sulla troppa facilità con la quale ci si dimentica della
bellezza e della storia degli edifici vecchi per lasciar spazio al nuovo e sull’indifferenza verso le categorie
deboli della città (l’edificio era abitato da immigrati lavoratori a Castelfranco) a favore delle categorie forti che
fanno del territorio la propria risorsa economica.
La performance consiste nella proiezione di 25 minuti del video documento sui quali Mauro Martinuz
improvvisa, in tempo reale, una musica realizzata con la chitarra, l'archetto del violino ed un effetto per
chitarra.
LABORATORI DI CITTADINI
I laboratori aperti a tutti i cittadini si sono svolti prevalentemente
in orario serale così da dare modo a tutti gli interessati di
parteciparvi. Scopo è stato far emergere da chi vive
quotidianamente la città le emergenze, le necessità e le
potenzialità del territorio cittadino in tutte le sue forme di
esistenza: dai trasporti, alle aree verdi, ai luoghi di incontro, agli
spazi marginali. Brainstorming, creazione di scenari con
metodologia EASW, individuazione di forze e debolezze, analisi
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SWOT e individuazione di strategie e politiche hanno accompagnato e scandito l’attività. Importanti sono
stati i momenti di incontro e confronto fra i cittadini e gli studenti e i professori universitari che stavano
svolgendo parallelamente workshop di progettazione sull’area interessata e su Castelfranco. Le proposte
cittadine sono state presentate ad ottobre sottoforma di osservazioni in sede di consiglio comunale.
WORKSHOP UNIVERSITARI DI LIEGI E COTTBUS
I laboratori universitari hanno visto coinvolti studenti di
università europee quali Liegi, Cottbus, Venezia, Palermo.
Sono stati studiati da un punto di vista sia temporale sia
spaziale
i
cambiamenti
morfologici,
funzionali,
sociali,
ambientali ed economici e i loro risvolti fisici sul territorio
castellano per poter individuare, grazie anche all’ascolto
attento dei cittadini, grandi e piccini, le vocazioni del luogo.
Queste ovviamente si sono tramutate in proposte progettuali
elaborate in giorni interi di lavoro, che sono poi state presentate pubblicamente e che hanno trovato
espressione scritta nelle osservazioni presentate al consiglio comunale. Fondamentali sono stati
l’internazionalità, lo scambio professori e studenti, il dialogo con i cittadini, il vivere quotidianamente
all’interno dello spazio fabbrica, la contemporaneità di attività disciplinari diverse.
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5. I RISULTATI
5.1 COMPIMENTO DELL’IDEA:risultatI della prima fase PER CATEGORIE di attori
I laboratori proposti nella prima parte della settimana di settembre e le attività svoltesi nei mesi precedenti
hanno prodotto risultati diversi nelle modalità, ma simili nel concepire la città e nel pensare gli spazi dell’ex
Fram. Emerge la necessità di realizzare luoghi integrati dove sia possibile una vivibilità data dall’interazione
di ambiente verde non costruito, spazi comuni di socialità, vie e modi di comunicazione e spostamento
idonei a tutte le categorie di utenza.
In particolare gli esiti dei workshop di studenti e professori universitari riguardavano in questa prima fase
specificatamente l’area industriale, il suo possibile nuovo uso e il suo inserimento nella città.
La Btu ha formulato ed analizzato
due ipotesi iniziali: la prima seguiva
la scelta fatta dall’Amministrazione
comunale
di
destinare
l’area
a
residenza ad alta densità, la seconda
di recupero dell’esistente e riconversione in centro culturale. Uno studio approfondito ha dimostrato come la
costruzione di nuove residenze a blocchi contribuisse a separare ulteriormente il centro cittadino
caratterizzato da un tessuto a scala ridotta e ad aumentare gli scompensi ambientali, sociali e urbanistici fra
lo stesso centro e l’area orientale di recente costruzione sviluppata su una griglia di grandi dimensioni.
Il secondo caso preso quindi in considerazione e suggerito all’Amministrazione come possibile nuovo
sviluppo dell’area sottolineava la particolare idoneità per dimensione e tipologia degli spazi industriali per un
possibile uso sociale. Vedeva la possibilità di soddisfazione non solo degli utenti d’uso, ma anche dei
possibili investitori privati, così spaventati da una riqualificazione altra da quella residenziale dell’area, nel
loro potere d’acquisto, di vendita e di investimento. Inoltre poneva questa ipotesi architettonica come punto
d’inizio di un strategia urbanistica a medio lungo termine, mancante in Castelfranco Veneto, che contempla
come valori fondamentali per uno sviluppo sostenibile una mobilità organizzata per il pedone e la bicicletta,
spazi verdi e pubblici all’aperto, i valori di densità.
Evidenziano la mancanza e l’esigenza di luoghi di incontro, ipotizzano spazi in successione con proprie
specificità qualitative, introducono elementi di novità atti a ricreare un modo di incontro. Manifestano il
desiderio di ricreare in questi spazi di memoria cittadina dinamiche di relazione simili a quelle tipiche della
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Piazza, ma inserite in un contesto culturale e territoriale diverso da quello che ha generato nel passato i Fori
delle nostre città.
I laboratori dell’Università di Cottbus hanno
trovato il loro punto di partenza da un’analisi
territoriale
degli
elementi
costitutivi
di
Castelfranco, dell’area Castellana e del sistema
Veneto regionale: l’evoluzione nel tempo della
griglia romana, del sistema delle acque, delle vie
di comunicazione e dei modi di insediamento. La
domanda sembrava essere che cosa rimanesse
di un modello di territorialità costitutivo dell’organizzazione sociale e come fossero mutati i suoi cardini così
da determinare i cambiamenti territoriali ma anche di aggregazione
della comunità evidenti oggi a
Castelfranco e nell’area ex Fram. L’ipotesi progettuale, verificata la perdita di valore del territorio a seguito
dei suddetti cambiamenti, prevedeva una ricomposizione
organica degli elementi territoriali nella
dimensione della macro scala fino al dettaglio dell’area industriale. Venivano così a ripristinarsi aree verdi,
centuriazione
ed acque, viabilità efficace e aree con specificità sociali e di interrelazione. Particolare
attenzione era data quindi al rapporto natura e costruito.
L’analisi condotta dall’Università di Liegi (ISAL)sull’area Castellana ha
fatto emergere la forte mancanza e al tempo stesso necessità di “spazi
pubblici e di servizi intesi a rispondere a bisogni diversificati utili allo
1
sviluppo socio-culturale della popolazione” . Lo sviluppo orizzontale della
città copre a tappeto la forma di un territorio che aveva un senso per
ciascuno degli abitanti (parcellizzazione agraria e senso d’appartenenza),
costituendo, oggi, sempre più dei luoghi asettici che possono solo
accogliere
automobili
e
funzioni
di
consumo,
quindi
d’interesse
esclusivamente privato. Si è dunque di fronte ad un paradosso: un territorio
ricco d’interstizi che potrebbero qualificare la città, ma assolutamente
2
inaccessibili “ La proposta progettuale dell’Università di Liegi quindi parte
proprio dagli interstizi della città per ricomporre la coerenza territoriale e
cittadina
e per ricreare quelle relazioni sociali e connessioni ambientali
proprie del paesaggio veneto e costituenti un modello che in questi anni si è
andato perdendo. Da un piano esteso urbano i lavori si sono poi focalizzati
sull’area ex-Fram per progettare spazi destinati alla cultura e alla socialità in
grado di innescare processi di ricomposizione della comunità e di
completare la città con quelle attività e funzioni fondanti che sembra aver
dimenticato, ma di cui i cittadini manifestano il bisogno. Ancora una volta
quindi le ipotesi progettuali partono da una riflessione sulla città e sull’area
considerata e propongono soluzioni ad entrambe le due scale.
1
2
Prof. Rita Occhiuto osservazione del 2/10/2006
Prof. Rita Occhiuto osservazione del 2/10/2006
22
I laboratori di partecipazione cittadina possono considerarsi un
termometro della città. Il contributo dei cittadini infatti oltre a
proporre soluzioni alternative a quelle previste dal PRG hanno
fornito importanti indicazioni circa lo stato della vivibilità quotidiana
di Castelfranco. Le analisi hanno sottolineato l’esigenza forte di
ricreare una città a misura di cittadino che tenga conto innanzitutto
dei suoi abitanti, a partire dalle fasce “deboli” Importante nel
progettare la città è la conservazione della memoria e dell’ identità
storica, che permette un’evoluzione coerente del territorio, la
creazione di reti per la mobilità di pedoni e biciclette, il
mantenimento e il ripristino di aree verdi. Si sono formati due
grandi gruppi di lavoro a loro volta suddivisi in due sottogruppi.
Forte nel primo è emerso il bisogno di progettare la città a partire
da alcuni temi fondamentali per la vivibilità dell’uomo e per l’identità
della città: equilibrio fra costruito e verde urbano e periurbano e
preservazione del suolo non urbanizzato, qualità architettonica
urbanistica dei manufatti e degli interventi, rete di mobilità
ciclopedonale e di trasporto pubblico alternativa all’automobile. Nel
secondo si è evidenziata la necessità di favorire la partecipazione
dei cittadini e l’ascolto delle opinioni degli abitanti attraverso organi
riconosciuti da parte degli Amministratori. Riqualificazione dei luoghi
di memoria e di aggregazione, creazione di centri di incontro e
confronto, attenzione alle nuove categorie di utenza, alle nuove
comunità insediate e alla loro possibilità di esprimersi, ascolto delle
istanze dei cittadini. I due slogan riassuntivi scelti sono stati:
”incontrarsi a Castelfranco è strabello, senz’auto, da cittadini a
cittadini è meglio” e “la pluralità genera qualità. La città che sa vedere e ascoltare le opinioni”.
23
COMPIMENTO DELL’IDEA:risultati della seconda fase per INTEGRAZIONE DI
CATEGORIE di attori
Molto interessante nelle modalità e ai fini dei risultati è stato il momento di confronto fra i laboratori e la loro
integrazione. Accanto ai frequenti confronti informali e scambio di informazioni fra i gruppi vi sono stati
incontri programmati fra cittadini e studenti e professori universitari così da poter trasformare in forma di
progetto e piano le istanze e le proposte di chi vive la città quotidianamente. Inoltre il punto di vista di più
occhi esterni estranei alle dinamiche evolutive e disinteressati agli interessi economici del nostro sistema
territoriale ha supportato attraverso una valenza accademica e oggettivizzante i progetti prodotti e le
successive osservazioni al Piano fornite.
I progetti risultanti puntano tutti sul riconoscimento del valore sociale dell’area e su una sua risistemazione
all’interno di un complesso a maglia di spazi di naturalità e di rappresentanza e vivibilità cittadina.
In particolare il Btu di Cottbus secondo le indicazioni delle due linee direttive dei gruppi cittadini e da quanto
emerso dalle analisi fatte ha individuato due approcci di intervento. Un primo maggiormente concentrato
nell’area stessa e che privilegia l’aspetto sociale e di incontro e quindi una riconversione della fabbrica in
centro di aggregazione e di cultura. “La pluralità genera qualità. La città che sa vedere e ascoltare le
opinioni”, lo slogan scelto dai cittadini del primo gruppo di lavoro, trova realizzazione in questo progetto in cui
le richieste di piccole aree verdi servite e raggiungibili, il riconoscimento di Piazza Giorgione come luogo di
aggregazione e soprattutto la riconversione di spazi vuoti inseriti nella maglia cittadina in centri culturali per
associazioni, attività, incontro e scambio di cultura destinati ad ogni fascia di età trovano verità progettuale e
supporto tecnico. A corredo di questi punti chiave seguono le strutture che rendono il tutto necessario e
possibile: una viabilità pensata per il cittadino e non per l’auto, un inserimento territoriale strategico e in rete
di questi luoghi, la previsione di servizi per la sicurezza della persona, un ripristino di dinamiche
paesaggistiche e quindi sociali proprie della cultura veneta. Questi ultimi elementi si compongono per
generare il secondo progetto dei colleghi tedeschi che individua le chiavi di lettura e le caratteristiche proprie
del territorio veneto per ricomporle e ripristinarne le logiche nell’area castellana che sembra volerle
dimenticare. L’area ex Fram si inserisce così in un sistema territoriale ampio di relazione e comunicazione
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che trova la sua forma nella costitutiva griglia romana e ripristina il sistema delle aree verdi e dei corridoi
ecologici, di una viabilità efficace e non invasiva, delle relazioni i collegamenti fra le aree verdi, fra le aree
importanti della città attraverso una mobilità pubblica
EVOLUZIONE DI UNA NUOVA COSCIENZA: OSSERVAZIONI E PROPOSIZIONE DI
TEMATICHE
L’evento non sarebbe stato completo se non avesse poi trovato una sua continuità autonoma nella
cittadinanza. I risultati dei laboratori hanno prodotto una serie di osservazioni che sono state presentate in
Consiglio Comunale a nome dei cittadini, delle università partecipanti, del gruppo Fram_menti stesso. In
particolar modo è emersa forte dai cittadini l’esigenza di progettare il territorio tenendo conto dell’opinione
dei suoi abitanti, che ritengono inopportuno un progetto quale quello previsto per l’area in questione a fronte
di interventi che qualifichino il territorio su scala ambientale, culturale e sociale. Le osservazioni quindi
sottolineavano l’esigenza di una diminuzione della costruzione edilizia a fronte di un recupero e ripristino
delle aree verdi che dovrebbero essere pensate come un sistema a rete e un pezzo imprescindibile della
realtà urbana, la sistematizzazione del sistema della mobilità in particolar modo alternativa, la progettazione
di spazi di aggregazione e produzione di cultura sia nel centro cittadino che nelle aree industriali in
dismissione facilmente accessibili. Alcune osservazioni specialmente presentavano un carattere tecnico
approfondito sia sull’area interessata sia sulle altre zone castellane investite da forti cambiamenti d’uso, di
funzione, di costruzione. Questo a testimonianza della preparazione completa e precisa di alcuni cittadini
presenti in Castelfranco e da sempre impegnati nelle dinamiche territoriali.
Le osservazioni presentate dalle tre università vertevano l’attenzione sulle politiche territoriali di Castelfranco
non curanti di una coerente evoluzione culturale del paesaggio veneto rurale e urbano e sull’inopportunità di
prevedere ulteriori vani abitabili a favore della creazione di spazi di cultura e incontro assenti e necessari
nella città da inserirsi in un sistema viario e vede coerente.
Infine la presentazione delle osservazioni del gruppo Fram_menti. Le prime osservazioni si riferiscono al
metodo utilizzato nel pianificare la città fino ad oggi e su quello consigliato dalla legge regionale 11/2004
basata sulla partecipazione e sulla gestione di strumenti di piano integrati come PAT, PI, VAS ecc. presa di
riferimento da Fram_menti. Si passa poi a osservazioni di carattere generale di studio e di approccio
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progettuale e di considerazione degli impatti ambientali che si generano a seguito di interventi di tale entità.
Nello specifico si declinano diseconomia della mobilità, eccessivo carico demografico, discontinuità
ecologica, non relazione con il centro storico, estraneità dal quadro paesaggistico, anacronistica
monofunzionalità dell’area. Si torna quindi alla necessità di inserire il progetto in un analisi di tipo sociale
demografica, ambientale paesaggistica e della mobilità, economica funzionale e storico culturale.
Tutte le osservazioni sono state raccolte e presentate in Consiglio Comunale.
Inoltre a seguito dell’iniziativa un gruppo di persone ha formato un Comitato Ambiente, eterogeneo per
composizione e quartiere di provenienza che, a partire dall’area Fram e dalle sue problematiche di piano e
progetto, è tutt’ora attivo nel territorio nel proporre e nell’affrontare tematiche e politiche di metodo e azione
sul territorio. Il processo poi è ancora in corso anche attraverso il sito internet in cui ogni cittadino può
liberamente porre temi di discussione, suggerire iniziative cui partecipare e informarsi riguardo i processi
attivati.
Innescare un processo partecipativo gestito liberamente, volontariamente e autonomamente dai cittadini e
non solo gestire un’ iniziativa di tempo determinato è stato scopo iniziale alla fine quindi soddisfatto.
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6. CONCLUSIONI
6.1 I LUOGHI
6.1.a DAL TERRITORIO ALLA CITTA’
La marca trevigiana, è il cuore di un modello produttivo e sociale identificatosi nel corso degli anni all’interno
di un sistema territoriale-economico che da tempo si pone come tema di studio multidisciplinare a livello
internazionale.
Il nord-est è stato ed è ancora oggi, pur con dinamiche profondamente diverse, un concetto che interessa
sociologi, urbanisti, economisti, antropologi; campo d’indagine oramai logoro per certi aspetti che continua
tuttavia ad essere coagulo di fenomeni eterogenei, il più delle volte slegati tra loro, almeno apparentemente.
Le mutazioni che negli ultimi anni hanno interessato ed interesseranno la città di Castelfranco Veneto sono
paradigmatiche di quanto sta accadendo più in generale all’intero territorio veneto, o almeno a quella sua
porzione interessata nei decenni passati da intensi fenomeni di urbanizzazione diffusa, tanto nelle
campagne quanto a ridosso dei centri consolidati delle aree urbane (si faccia riferimento nel dettaglio anche
a quanto è stato prodotto dal punto di vista legislativo da provincia e regione, in particolare negli ultimi 2 - 3
anni).
Nello specifica realtà cittadina a Castelfranco aree distanti tra loro poche centinaia di metri, sono interessate
da profondi cambiamenti che sottendono a fini diversi e che sono messi in atto attraverso mezzi altrettanto
lontani tra loro in linea di principio. Nel contempo nuove dinamiche sociali ridefiniscono i confini della
comunità consolidata, aprendo nuove questioni per chi deve amministrare e progettare il territorio.
Si cita ad esempio:
- la formazione della cosiddetta “area grandi servizi”, tra Castelfranco e Salvarosa, attraverso progetti a
scala medio - grande, in parte già realizzati e a regime d’utilizzo, in parte ancora in fase di progettazione ed
approvazione. Un’analisi anche sommaria del progetto per questo ampio bacino d’espansione di
Castelfranco, evidenzia un rapporto decisamente diverso, rispetto all’esempio precedente, con elementi
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salienti quali: il suolo, inteso come supporto fisico al costruito, le preesistenze residenziali e commerciali,
l’infrastruttura viaria.
- La nascita di infrastrutture di nuova concezione per l’accesso alla città: circonvallazioni a sud - ovest del
territorio comunale, potenziamento di alcuni assi di attraversamento in funzione di una nuova domanda
residenziale e commerciale.
- La questione sempre più centrale ed urgente di che destino prevedere per le ex industrie manifatturiere che
insistono su diversi punti del perimetro urbano, condizionandone inevitabilmente le linee di sviluppo.
- I “quartieri storici” e le “aree di servizi per la cittadinanza” (da un lato si pensi all’esempio di borgo Pieve,
dall’altro all’area delle piscine) che si trovano in una fase di transizione, tra un passato che sembra
lontanissimo nei ricordi degli abitanti ed un futuro ancora da definire.
Tutto ciò, assieme ad un allentamento del legame cittadino-città, enti sempre più legati da uno sterile
rapporto consumatore-bene di consumo, fa perdere di vista non tanto il fine, se mai ce ne sia uno, quanto i
mezzi con cui questi processi prendono quotidianamente corpo sotto i nostri occhi. Raccogliere quante più
voci e visioni attorno all’immagine del contesto in cui ogni giorno viviamo. Creare in sostanza delle letture
analitiche, secondo chiavi interpretative colte a diversi livelli d’approfondimento, coinvolgendo esperti,
studiosi, professionisti, amministratori, ma anche e soprattutto cittadini, scuole, associazioni locali, circoli
culturali all’interno di uno spazio simbolo nella storia cittadina ed esempio ritrovabile in molte realtà attigue.
L’intento non è stato quindi soffermarsi ancora una volta sul vastissimo panorama di studi, ricerche e
pubblicazioni accademiche, professionali e legislative tutt’ora dibattuti, ma calarsi in un quadro d’insieme
delle dinamiche che interessano i panorami urbani e sociali del territorio, a prescindere da giudizi di valore di
qualsiasi tipo e partendo con un lavoro dal basso, ovvero accumulando il materiale utile attraverso ciò che la
città ed il territorio hanno da offrire.
6.1.b DALLA CITTA’ AL LUOGO
E’ emersa forte l’esigenza imprescindibile di legare il tutto ad un simbolo, uno spazio forte, un luogo
interessato direttamente dai fenomeni di cui si e’ poi trattato all’interno dello stesso e che riflettesse le
dinamiche in atto a livello territoriale ampio.
I tratti caratteristici di Castelfranco Veneto sono cambiati troppo velocemente negli ultimi anni creando
quotidiani disequilibri nella vita dei cittadini, privandoli dei diritti nei confronti degli spazi che la città offriva
loro, disorientandoli di fronte a sistemi di riferimento urbani consolidati che stanno evolvendo.
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Per dare a tutto questo un senso tangibile, reale e comprensibile è stato scelto necessariamente uno spazio
iconico. Non un contenitore qualsiasi, ma un luogo, che in quanto tale sia spazio e spazio opportuno. Gli
spazi dell’ “ex-Fram”, costituiscono in tal senso un’opportunità unica, essendo nel contempo interessati
direttamente dalle mutazioni in atto, ma centrati quasi a fare da perno, su un’area che fu già protagonista di
un periodo di forti cambiamenti per Castelfranco Veneto, quando la fabbrica, era il nuovo per definizione,
quando la prossimità della stessa con il resto della città era questione strategica lontana da venire, almeno
nei termini in cui la viviamo oggi.
FRAM è anche questo, innanzitutto è nome che evoca; nel corso degli anni ha saputo divenire funzione
urbana cardine nella memoria collettiva: una delle industrie simbolo della città, simbolo dello sviluppo e
dell'aumento del benessere generale, fino alle contestazioni operaie di qualche anno fa e alla riconversione
dell'area.
Il gruppo FRAM_MENTI ha cercato di dialogare con queste memorie, non abbandonandole, ma
individuando elementi di ricucitura territoriale e urbanistica, oltre che nei rapporti tra ente proponente e attori.
FRAM è stata dunque anche pretesto non per imporre differenti modi di razionalizzazione del suolo e di
ridisegno della città ma strumento per regolare e chiarire le relazioni che esistono tra questi nuovi luoghi
dello "sviluppo" della città, dispersi ed isolati all'interno di un territorio plurimo e in trasformazione.
6.2 RIPRODUCIBILITA’ DELL’EVENTO
Sicuramente uno degli elementi caratterizzanti il processo sviluppato e in particolare la manifestazione, che
ne è una parte, è la loro efficace riproducibilità. Innanzitutto il luogo: Luoghi Simbolo, Non Luoghi, Luoghi
Incerti sono, in quanto chiave nel processo di pianificazione e sviluppo delle odierne cittadine in particolar
modo venete, gli oggetti di studio di partenza per poter poi allargare la riflessione all’intero territorio e
soprattutto si propongono con questo tipo di iniziativa, non come più luoghi di seconda categoria con
primaria funzione esternalizzata, ma come luoghi chiave appositamente cercati e scelti per svolgere le
attività fino ad adesso descritte. Rispetto alla metodologia adottata nell’affrontare e organizzare il lavoro è
fondamentale ricordare il fine: leggere il territorio nella sua complessità di vissuto e di interpretazione per
poter restituire uno strumento ogni volta nuovo e il più possibile completo che permetta di comprendere e
gestire il territorio in modo sostenibile per chi lo abita, l’ambiente che lo determina e per chi lo amministra. Di
conseguenza sono indispensabili tutti “gli esperti del territorio”, ovvero tutte le persone che lo vivono, lo
studiano e lo progettano, nonchè i facilitatori che agevolano la trasmissione delle conoscenze e la
collaborazione fra le diverse categorie. Il metodo adottato si può quindi riassumere con alcune parole chiave
quali coscienza, partecipazione, integrazione, sincronia e finalmente complessità creativa. Attori coinvolti e
metodologia applicata si dimostrano anch’essi riproducibili in quanto adattabili alle diverse situazioni
territoriali e sociali proprio grazie al loro carattere intrinseco olistico, aperto, incerto e complesso. Anche le
attività svolte presentano tali caratteristiche. Infatti non vengono definite a priori, ma selezionate dopo una
prima conoscenza dei possibili attori coinvolti e dei soggetti attivi nel territorio. Sempre sono auspicati
laboratori paralleli e collaboranti di cittadini e studenti universitari, in quanto i primi presentano una sincera
percezione e conoscenza del territorio, mentre i secondi mettono a disposizione strumenti tecnici e
accademici slegati da logiche di semplice guadagno economico. Sono poi auspicate attività che riescano a
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coinvolgere quelle categorie di cittadini spesso appositamente dimenticate in quanto poco influenti
politicamente e richiedenti attenzioni particolari quali anziani, bambini, immigrati, disabili. Ad addolcire il tutto
si favorisce l’azione di qualsiasi tipo di laboratorio o spettacolo che tematizzi lo spazio, il territorio, la città,
l’ambiente o che agisca da legante sociale e da elemento di attivazione di processi di partecipazione e
coinvolgimento alle diverse scale. Le tematiche affrontate pur partendo dal comune denominatore della
riflessione su uno sviluppo spesso incerto dal punto di vista della sostenibilità trovano poi gli specifici e la
scelta delle priorità nella realtà in cui sono calate. L’individuazione di politiche, sul territorio la proposta di
dinamiche alternative e l’innesco di processi autoalimentati di partecipazione cittadina sono il fine ultimo del
lavoro.
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