conversazioni con dio - La Via del Getsemani

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conversazioni con dio - La Via del Getsemani
NEALE DONALD WALSCH
CONVERSAZIONI
CON DIO
Traduzione di Mariagrazia Oddera Bianchi
SPERLING & KUPFER EDITORI
MILANO
Conversations with God
Copyright ©1995 by Neale Donald Walsch
All rights reserved
This edition published by arrangernent with G.P. Putnam's Sons
©1998 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
ISBN 88-200-2501-988-1-98
A
ANNE M. WALSCH
la quale non soltanto mi ha insegnato che Dio esiste
ma ha aperto la mia mente alla verità più mirabile,
quella secondo cui Dio è il mio migliore amico;
e che è stata di gran lunga più di una madre per me,
per aver suscitato la vita in me
con un anelito verso Dio e l'amore per Lui
e per tutto ciò che è bene.
Mamma è stata
il mio primo incontro
con un angelo.
Ea
ALEX M. WALSCH
che mi ha detto ripetutamente per tutta la vita:
«Non c'è niente di difficile»,
«Non devi accettare un no come risposta»,
«Sei tu l'artefice della tua fortuna»
e
«C'è di più di quanto sembri».
Papà è stato
la mia prima esperienza
in fatto di coraggio.
Ringraziamenti
PER prima cosa, in ultimo e sempre, voglio ringraziare la Fonte di tutto quanto si trova
in questo libro, di tutto quanto costituisce la vita e appartiene alla vita stessa.
In secondo luogo voglio esprimere la mia riconoscenza ai miei maestri spirituali, tra i
quali sono compresi i santi e i saggi di tutte le religioni.
Come terza cosa, è evidente che noi tutti siamo in grado di presentare un elenco di
nomi di persone dalle quali le nostre esistenze sono state influenzate in maniera così
significativa e profonda da sfidare qualunque classificazione o descrizione; persone che
hanno condiviso con noi la loro saggezza, che ci hanno comunicato la loro verità, hanno
sopportato i nostri errori e le nostre ossessioni con pazienza infinita, e ci hanno aiutato a
superare tutto ciò, riuscendo a scorgere in noi quanto di meglio era possibile scorgere.
Persone che, sia accettando sia rifiutando di accettare la parte di noi che in effetti
sapevano non sarebbe stata fatta oggetto della nostra scelta, ci hanno spinto a crescere a
diventare in qualche modo più grandi.
Tra le persone che, oltre ai miei genitori, si sono trovate a mia disposizione in questo
senso vanno incluse Samantha Gorski, Tara-Jenelle Walsch, Wayne Davis, Bryan Walsch,
Martha Wright, lo scomparso Benn Wills Junior, Roland Chambers, Dan Higgs, C. Berry
Carter II, Ellen Moyer, Anne Blackwell, Dawn Dancing Free, Ed Keller, Lyman W. (Bill)
Griswold, Elisabeth Kübler-Ross e la carissima Terry Cole-Whittaker.
Voglio comprendere in questo gruppo le mie ex compagne, delle quali intendo
rispettare la privacy evitando di nominarle qui, ma il cui contributo alla mia vita è stato
profondamente assimilato e apprezzato.
E mentre la gratitudine per i doni da me ricevuti da tutte queste persone meravigliose
mi gonfia il petto, mi sento scaldare il cuore in maniera particolare al pensiero della mia
collaboratrice, sposa e compagna, Nancy Fleming Walsch, una donna dotata in misura
straordinaria di saggezza, sensibilità e capacità di amare, che mi ha mostrato come i miei
pensieri più elevati circa i rapporti umani non dovevano restare fantasie, poiché
rappresentavano sogni che si potevano avverare.
E infine, voglio esprimere riconoscenza per alcune persone che non ho mai
incontrato, ma la cui vita e la cui opera mi hanno colpito con tale forza da rendere
impossibile non ringraziarle dal profondo del mio essere per i momenti di piacere
squisito, per la capacità di intuizione a proposito della condizione umana, e per il puro e
semplice Lifegefeelkin* (ho creato io stesso questo termine) che hanno procurato.
Sapete che cosa si prova quando alcune persone vi offrono un assaggio, un piccolo
esempio, di quello che è realmente la vita? Per me, nella maggior parte dei casi costoro
sono stati artisti o personaggi del mondo dello spettacolo, perché è dall'arte che io ricevo
l'ispirazione, dall'arte mi vengono i momenti di riflessione, e nell'arte trovo ciò che
chiamiamo la più meravigliosa espressione di Dio.
* il termine si può tradurre con «sentimento di comunione con la vita». (N. d. T.)
E quindi voglio ringraziare: John Denver, le cui canzoni mi commuovono l'anima e la
colmano di nuova speranza su come la vita potrebbe essere; Richard Bach, i cui scritti
penetrano così in profondità nella mia vita quasi fossero opera mia, con le descrizioni di
grandissima parte di quelle che sono state le mie stesse esperienze; Barbra Streisand, la cui
energia, interpretazione e abilità musicale riescono a conquistare il mio cuore ogni volta di
più, con il risultato di fargli sentire meglio, e non semplicemente riconoscere, quello che è
vero; e lo scomparso Robert Heinlein, la cui opera letteraria utopistica ha sollevato
interrogativi e proposto risposte in modi che nessuno ha mai nemmeno osato sfiorare.
Introduzione
SIETE sul punto di fare un'esperienza straordinaria. State per avere un colloquio con
Dio. Sì, sì. Lo so che non è possibile. Con ogni probabilità pensate (o avete pensato), che
ciò non sia possibile. Uno può parlare a Dio, sicuramente, ma non con Dio. Dio non si
prende la briga di rispondere, giusto? Almeno, non sotto forma di una conversazione
normale, di tutti i giorni!
Questo è quanto pensavo anch'io. Poi mi «capitò» questo libro. E intendo la cosa alla
lettera. Questo libro non è stato scritto da me, mi è capitato. E il leggerlo sarà qualcosa
che capiterà anche a voi, perché siamo tutti guidati alla verità per la quale siamo pronti.
La mia vita sarebbe stata molto probabilmente più facile se avessi mantenuto tutto ciò
sotto silenzio. Eppure non è stata questa la ragione per cui la cosa mi è capitata. E
qualsiasi inconveniente mi possa causare questo libro (come quello di essere definito
blasfemo, truffatore, ipocrita per non aver vissuto queste verità in passato, o forse, nel
peggiore dei casi, un sant'uomo), non è più possibile ormai interrompere il corso degli
eventi. Né io lo voglio. Ho avuto le mie opportunità di uscire da tutta la faccenda, e non
le ho colte. Ho deciso di attenermi a quello che l'istinto mi diceva, trascurando ciò che mi
avrebbe detto il mondo, circa questo argomento.
L'istinto mi suggeriva che un libro simile non era una sciocchezza, il frutto del
superlavoro di un'immaginazione spiritualmente frustrata, o semplicemente la
giustificazione di un uomo alla ricerca di una difesa per una vita traviata. Oh, mi sono
trovato a pensare tutte queste cose... non una di meno. Per cui ho consegnato il materiale
a un certo numero di persone perché lo leggessero mentre era ancora sotto forma di
manoscritto. Ne furono commossi. E piansero. E risero per la gioia e l'umorismo in esso
contenuti. E le loro vite, così dissero, subirono un mutamento. Si sentirono colpiti fin nel
profondo. Si sentirono potenziati.
Molti dissero di essere stati trasformati.
Fu allora che capii che il libro era adatto a chiunque, e che doveva essere pubblicato;
poiché è un dono meraviglioso per coloro che vogliono davvero delle risposte e che
davvero hanno a cuore gli interrogativi; per coloro che si sono impegnati nella ricerca
della verità con cuore sincero, spinti da un anelito dell'anima e con una mentalità aperta.
E questo vuol dire la maggior parte di noi.
Questo libro parla di tutte quelle domande che ci siamo sempre posti sulla vita e
l'amore, gli scopi e le azioni e i rapporti tra le persone, il bene e il male, la colpa e il
peccato, il perdono e la redenzione, il sentiero verso Dio e la via che porta all'inferno...
tutto. Tratta, in maniera diretta, di sesso, potere, denaro, figli, matrimonio, divorzio,
lavoro, salute, aldilà, principio... tutto. Prende in esame la guerra e la pace, il noto e
l'ignoto, il dare e l'avere, la gioia e il dolore. Si occupa del concreto e dell'astratto, del
visibile e dell'invisibile, della verità e della menzogna.
Potreste definire questo libro «l'ultima parola di Dio sulle cose», sebbene qualcuno si
troverà in difficoltà a questo proposito, soprattutto se ritiene che Dio abbia smesso di
parlare duemila anni fa o che, qualora Dio abbia continuato a comunicare, lo abbia fatto
soltanto con i santi, con le donne guaritrici, o con chi sì sia dedicato alla meditazione per
trent'anni, o sia stato buono per venti, o almeno quasi rispettabile per dieci (nessuna di
queste categorie riguarda me).
La verità è che Dio parla a chiunque. Al buono e al cattivo. Al santo e al furfante. E
senza dubbio a ciascuno di noi tra questi estremi. Prendete in considerazione voi stessi,
per esempio. Dio è venuto a voi in numerosi modi, nella vostra vita, e questo è uno di
essi. Quante volte avete udito ripetere l'affermazione: Quando l'allievo è pronto, compare
il maestro? Questo libro è il nostro maestro.
Non molto tempo dopo che la cosa aveva cominciato a capitarmi, mi resi conto che
stavo parlando con Dio. In maniera diretta, personale. Irrefutabile. E che Dio stava
rispondendo alle mie domande in diretto rapporto alla mia capacità di comprensione.
Cioè, che mi venivano date risposte in modi e con un linguaggio che Dio sapeva
sarebbero stati da me capiti. Ciò spiega in vasta misura lo stile colloquiale del testo e gli
occasionali riferimenti al materiale raccolto da altre fonti e da precedenti esperienze della
mia esistenza. So adesso che tutto quanto mi è capitato nella vita mi è giunto da Dio ed è
ora riunito, raccolto, in una stupenda, completa risposta a ogni domanda che mi sia mai posto.
E in qualche punto lungo il cammino mi resi conto che ne sarebbe nato un libro
destinato a essere pubblicato.
Per amore di chiarezza spiegherò che, mentre trascrivevo a mano questi dialoghi,
sottolineavo o tracciavo un cerchio intorno a parole e frasi che mi giungevano con
particolare enfasi - come se Dio stesse pronunciandole con voce tonante - che ho lasciato
evidenziate in corsivo nel testo stampato.
Sento adesso la necessità di dire che - avendo letto e riletto le parole di saggezza qui
contenute - sono profondamente in imbarazzo di fronte alla mia stessa vita, che è stata
segnata da continui errori e malefatte, da taluni comportamenti davvero disonorevoli e da
alcune scelte e decisioni che, ne sono certo, altri considererebbero offensive e
imperdonabili. Sebbene provi un profondo rimorso per aver fatto soffrire qualcuno, mi
sento indicibilmente grato per tutto quanto ho imparato, e penso di avere ancora da
imparare per ciò che riguarda le persone che sono nella mia vita. Mi scuso con tutti per la
lentezza di questo apprendimento. Eppure sono incoraggiato da Dio ad accordare il
perdono alle mie mancanze e a non vivere in preda al timore e al senso di colpa, bensì
continuando a tentare... continuando a tentare... di vivere una più chiara e ampia visione.
So che questo è quanto Dio desidera per noi tutti.
1
NELLA primavera del 1992, era verso Pasqua secondo quanto rammento, nella mia
vita si verificò un fatto straordinario. Dio prese a parlare con voi. Per mio tramite.
Lasciate che vi spieghi.
In quel periodo, per motivi personali, professionali e sentimentali, ero molto infelice e
la mia vita dava l'impressione di essere un fallimento sotto tutti gli aspetti. Poiché avevo
coltivato per anni l'abitudine di mettere per iscritto i miei pensieri presi il mio fido blocco
degli appunti giallo e cominciai a riversarvi i miei sentimenti.
Quella volta, invece di un'ennesima lettera a un'altra persona con la quale immaginavo
di compiangermi, pensai di rivolgermi direttamente alla fonte; direttamente ai più grande
persecutore di tutti. Decisi di scrivere una lettera a Dio.
Si trattava di una lettera malevola, appassionata, contorta, piena di confusione e di
biasimo. E di una quantità di domande irate.
Perché la mia vita non andava? Che cosa ci sarebbe voluto per far sì che le
cose funzionassero? Perché non riuscivo a trovare la felicità nei miei rapporti con
gli altri? Quando avrei guadagnato in modo soddisfacente? In ultimo, e nel tono più
enfatico: Che cosa avevo fatto per meritare un'esistenza nella quale ero costretto a
lottare senza posa?
Con mia sorpresa, mentre scarabocchiavo l'ultima delle mie amare domande senza
risposta e mi accingevo a mettere da parte la penna, la mia mano rimase posata sopra il
foglio, come se vi fosse costretta da qualche forza invisibile. A un tratto, la penna
cominciò a muoversi per conto proprio.
Non sapevo che cosa stessi per scrivere, ma un'idea sembrava cominciare a farsi strada,
per cui decisi di non oppormi. Ne venne fuori:
Desideri davvero una risposta a tutte le domande, o stai soltanto sfogandoti?
Battei le palpebre, e poi la mia mente escogitò una replica. Misi anche questa per iscritto.
Entrambe le cose, mi sto sfogando, certo, ma se queste domande hanno una
risposta, sono certo come dell'inferno che mi piacerebbe ascoltarla!
Tu sei «certo come dell'inferno» a proposito di una quantità di cose. Ma non sarebbe
bello esserne «certi come del paradiso»?
E io chiesi per iscritto: E questo che cosa vorrebbe dire?
Prima che me ne rendessi conto, avevo dato inizio a una conversazione, e non stavo
scrivendo, ma piuttosto soggiacevo a una dettatura.
Tale dettatura si protrasse per tre anni, e all'epoca non sapevo dove mi avrebbe
portato. Le risposte agli interrogativi che stavo mettendo sulla carta non mi giungevano
mai prima che le domande fossero scritte in maniera completa e che io avessi tolto di
mezzo i miei pensieri razionali. Spesso le risposte arrivavano più in fretta di quanto mi
riuscisse di tenervi dietro con la scrittura, e dovevo affrettarmi a scarabocchiarle per
riuscire a mantenere il passo. Quando mi confondevo o perdevo la sensazione che le
parole venivano da qualche altro luogo, posavo la penna e mi distoglievo dal dialogo fin
quando non mi sentivo di nuovo «ispirato» (sono spiacente, ma è questa la sola parola che
davvero si adatti) a fare ritorno al blocco degli appunti giallo e a ricominciare a trascrivere.
Le conversazioni continuano ancora anche mentre scrivo questo libro. E troverete
gran parte di esse nelle pagine che seguono, pagine che contengono uno stupefacente
dialogo a cui sulle prime non credevo, che in seguito ho pensato avesse un valore
personale, ma che adesso capisco era rivolto a un più vasto uditorio. Era destinato a
chiunque capiti di venire a conoscenza di questo materiale. Perché le mie domande sono
anche le vostre.
Voglio che veniate a conoscenza del mio dialogo quanto prima vi è possibile, perché
ciò che è davvero importante nel nostro caso non è la storia che riguarda me, bensì quella
che riguarda voi. la vostra storia personale ad avervi condotto qui. E all'interno della
vostra esperienza che ha importanza questo materiale. Altrimenti non vi trovereste qui,
alle prese con esso, proprio in questo momento.
Quindi diamo inizio al dialogo con una domanda che ho continuato a pormi per
lunghissimo tempo: Come parla Dio, e a chi? Quando ho formulato questo
interrogativo, ecco la risposta che ho ricevuto:
Parlo con tutti. Senza interruzione. La domanda non è a chi parlo, ma: chi mi sta a
sentire?
In preda a un vivo interesse, domandai a Dio di approfondire questo argomento.
Ecco quanto mi disse:
Innanzitutto sostituiamo la parola parlare con la parola comunicare. Si tratta di
un'espressione migliore, più completa, più accurata. Quando cerchiamo di parlarci: Io con
te e tu con Me, ci troviamo immediatamente costretti dall'incredibile limitazione delle
parole. Per questo motivo, non comunico soltanto tramite le parole. In effetti lo faccio
ben di rado. Per Me, la forma più frequente per comunicare sono i sentimenti.
I sentimenti sono il linguaggio dell'anima.
Se vuoi sapere quanto c'è di vero per te in qualcosa, prendi in considerazione quello che
senti a quel proposito.
I sentimenti sono talvolta difficili da individuare, e spesso ancora più difficili da
riconoscere. Eppure, nascosta tra i sentimenti più profondi si trova la più alta delle verità.
Il trucco è arrivare a tali sentimenti. Ti mostrerò come potrai fare. Di nuovo. Se lo
vuoi.
Dissi a Dio che lo volevo, ma che in quel preciso momento desideravo una
risposta completa ed esauriente alla mia prima domanda. Ecco quanto disse Dio:
Comunico anche tramite il pensiero. Pensiero e sentimenti non sono la stessa cosa,
sebbene possano presentarsi nello stesso momento. Comunicando con il pensiero spesso
ricorro a immagini e raffigurazioni. Per questa ragione, i pensieri sono più efficaci delle
semplici parole nella comunicazione.
In aggiunta ai sentimenti e ai pensieri, mi servo anche del tramite dell'esperienza come
di un importante sistema di comunicazione.
E in ultimo, quando sentimenti e pensieri ed esperienza si dimostrano tutti un
fallimento, mi servo delle parole. Le parole occupano davvero l'ultimo posto tra i mezzi
per comunicare. Sono le più esposte a essere fraintese, e ancora più spesso a venire male
interpretate.
E questo, perché? A causa di quello che sono le parole. Le parole sono solo delle
semplici espressioni: suoni che stanno per sentimenti, pensieri ed esperienze. Sono
simboli. Segni. Emblemi. Non sono la Verità. Non sono le cose reali.
Le parole possono aiutare in parte a capire. L'esperienza consente di comprendere.
Eppure ci sono cose, alcune cose, che non si possono sperimentare. Così vi ho dato altri
strumenti di conoscenza. E questi vengono definiti: «sentimenti». E anche «pensieri».
Ora la suprema ironia sta qui, nel fatto che si sia data così grande importanza alla
Parola di Dio, e così poca all'esperienza.
In effetti attribuite così scarso valore all'esperienza che quando ciò che voi
sperimentate su Dio differisce da quanto avete sentito dire su Dio, in maniera automatica
scartate l'esperienza e vi attenete alle parole, mentre sarebbe giusto seguire l'altra strada.
L'esperienza e i sentimenti a proposito di una cosa rappresentano quello che in effetti,
e intuitivamente, si conosce circa quella cosa. Le parole possono soltanto cercare di dare
un significato a ciò che si conosce, e riescono spesso a confondere quanto ci è noto.
Sono questi quindi gli strumenti con i quali io comunico, eppure non sono i modi,
poiché non tutti i sentimenti, non tutti i pensieri, non tutte le esperienze, e non tutte le
parole vengono da Me.
Molte parole sono state pronunciate da altri, in Mio nome. Molti pensieri e molti
sentimenti sono stati promossi da cause al di fuori di una Mia diretta creazione. Molte
esperienze risultano da ciò.
La sfida riguarda il discernimento La difficoltà sta nel rendersi conto della differenza
tra i messaggi di Dio e i dati provenienti da altre fonti. La distinzione è una semplice
questione legata all'applicazione di una regola fondamentale.
Il Mio è sempre il vostro Più Alto Pensiero, la Più Chiara delle Parole, il Più Grande
dei Sentimenti. Qualunque cosa sia inferiore a questo arriva da un'altra fonte.
Ora il compito di effettuare una differenziazione diventa facile, poiché non dovrebbe
essere complicato neppure per un allievo principiante identificare la cosa Più Elevata, la
Più Chiara e la Più Grande. Eppure vi fornirò queste indicazioni.
Il Pensiero Più Elevato è il pensiero che contiene la gioia. Le Parole Più Chiare sono
quelle che contengono la verità. Il Sentimento Più Grande è il sentimento che voi
chiamate amore.
Gioia, verità, amore. Questi tre elementi sono intercambiabili, e ognuno di essi
conduce sempre agli altri. Non importa in quale ordine siano messi.
Con queste indicazioni è facile stabilire quali messaggi giungano da Me e quali arrivino
da un'altra fonte, l'unico interrogativo rimasto è se ai Miei messaggi verrà prestata
attenzione.
Alla maggior parte dei miei messaggi non capita. A taluni perché sembrano troppo
belli per essere veri. Ad altri perché sembrano troppo difficili da seguire. Una parte viene
semplicemente fraintesa e un'altra non viene recepita.
Il Mio più efficace messaggero è l'esperienza, e voi ignorate anche questa. Ignorate
soprattutto questa.
Il vostro mondo non sarebbe nelle attuali condizioni se vi foste limitati a dare retta
alla vostra esperienza. li risultato, per non aver tenuto in alcun conto l'esperienza, è quello
di continuare a riviverla all'infinito. Poiché il Mio proposito non sarà disatteso, né la Mia
volontà ignorata. Riceverete il messaggio. Prima o poi.
Non vi costringerò, in ogni caso. Non vi forzerò mai. Perché vi ho concesso il libero
arbitrio - la possibilità di fare come preferite - e non vi toglierò mai questa possibilità, mai.
E quindi continuerò a inviarvi gli stessi messaggi nel corso del tempo in qualsiasi
angolo dell'universo occupiate. Continuerò a inviarvi i Miei messaggi, fin quando non li
avrete ricevuti e tenuti cari, definendoli come vostri.
I Miei messaggi vi giungeranno in centinaia di forme diverse, in migliaia di momenti,
attraverso un milione di anni. Non vi potranno sfuggire se siete davvero in ascolto. Non li
potrete ignorare una volta che li abbiate davvero uditi. Di conseguenza la comunicazione
tra noi incomincerà sul serio. Poiché nel passato vi siete limitati a parlarMi, a pregare, a
intercedere presso di Me, a supplicarMi. Eppure adesso posso rispondervi, addirittura
come sto facendo qui.
Come faccio a sapere che questa comunicazione proviene da Dio? Come
faccio a sapere che non si tratta della mia immaginazione?
Quale sarebbe la differenza? Non ti rendi conto che proprio con la stessa facilità
potrei operare attraverso la tua immaginazione come in qualsiasi altro modo? Ti darò i
pensieri, le parole o i sentimenti esattamente giusti, in un qualsiasi dato momento, adattati
in maniera precisa allo scopo in questione, ricorrendo a uno solo, o a diversi stratagemmi.
Ti renderai conto che queste parole giungono da Me perché tu, per tua stessa
ammissione, non hai mai parlato con tanta chiarezza. Se avessi già parlato tanto
chiaramente su questi interrogativi, non staresti ponendomeli adesso.
Con chi comunica Dio? Esistono persone speciali? Ci sono momenti speciali?
Tutti gli individui sono speciali, e tutti i momenti sono buoni. Non esistono persone
e non ci sono momenti più speciali di altri. Molti scelgono di credere che Dio comunichi
in maniera particolare e soltanto con particolari persone. Questo esclude la massa della
gente dalla responsabilità di udire il Mio messaggio, e ancora di più di riceverlo (che è
un'altra questione), e consente loro di accettare la parola di qualcun altro per ogni cosa.
Non vi sentite in dovere di ascoltarMi perché avete già deciso che altri mi hanno già
ascoltato su qualunque argomento e che voi dovete ascoltare loro.
Ascoltando quello che gli altri pensano di aver udito dire di Me, voi vi ritrovate a non
dover pensare affatto.
Questa è la ragione principale per cui la maggior parte della gente si sta distogliendo dai
Miei messaggi a livello personale. Se riconosceste di stare ricevendo i Miei messaggi in
maniera diretta, allora sareste responsabili della loro interpretazione. È molto più sicuro e
più semplice accettare l'interpretazione di altri (anche se gli altri sono vissuti duemila anni
fa) che cercare di interpretare il messaggio che potreste benissimo trovarvi a ricevere in
questo stesso momento.
Eppure Io ti invito a una nuova forma di comunicazione con Dio. Una
comunicazione a due sensi. In verità, sei stato tu a invitarMi. Perché io sono venuto a te,
in questa forma, proprio adesso, in risposta alla tua chiamata.
Perché taluni, come per esempio Cristo, sembrano udire meglio di altri quanto
Tu comunichi?
Perché taluni sono più fortemente intenzionati a udire. Vogliono ascoltare e vogliono
restare aperti alla comunicazione anche quando essa sembra allarmante, o pazzesca, o del
tutto sbagliata.
Dovremmo ascoltare Dio anche quando ciò che sta dicendo sembra sbagliato?
Soprattutto quando sembra sbagliato. Se pensi di aver ragione su ogni cosa, che
bisogno c'è di parlare con Dio?
Va' avanti e agisci in base a tutto quanto conosci. Ma renditi conto di come ciascuno
di voi abbia fatto questo sin dall'inizio dei tempi. E guarda com'è diventato il mondo.
Risulta evidente che ti sei lasciato sfuggire qualcosa. Ovviamente c'è qualcosa che non
capisci. E quello che non capisci potrebbe sembrare giusto a te, perché «giusto» è un
termine di cui tu ti servi per designare ciò con cui sei d'accordo. Quanto ti è sfuggito,
perciò, apparirà a un primo sguardo «sbagliato».
L'unico modo per procedere in questo caso è domandarsi: Che cosa accadrebbe se
tutto quello che da me è ritenuto sbagliato fosse in effetti «giusto»? Ogni grande
scienziato ne è consapevole e quando il suo lavoro non funziona, mette da parte ogni
presupposto e ricomincia daccapo. Tutte le grandi scoperte sono state fatte partendo dalla
disponibilità, e dalla capacità, di riconoscere di non essere nel giusto.
Non potrete conoscere Dio fin quando non avrete smesso di dirvi che lo conoscete
già. Non potrete udire Dio fin quando non avrete smesso di pensare di averlo già udito.
Non potrò dirti la Mia Verità fin quando non smetterai di dirMi la tua.
Ma la mia verità su Dio mi viene da Te.
Chi lo ha detto?
Gli altri.
Quali altri?
Capi di stato. Ministri. Rabbini. Preti. Libri. La Bibbia, per l'amor del cielo!
Queste non sono fonti autorevoli.
Non lo sono?
No.
Allora quali lo sono?
Ascolta i tuoi sentimenti. Dai retta ai tuoi Pensieri più Elevati. Dai retta alla tua
esperienza. Ogni qualvolta qualcuno di essi differisce da quanto ti è stato detto dai tuoi
insegnanti, o hai letto nei tuoi libri, dimentica quelle parole. Le parole sono le meno
affidabili apportatrici di Verità.
Ci sono moltissime cose che Ti vorrei dire, moltissime domande che Ti vorrei
porre. Non so da dove cominciare.
Per esempio, perché non riveli Te Stesso? Se davvero esiste un Dio, e Tu lo sei,
perché non Ti riveli in una maniera comprensibile a tutti?
L'ho fatto, più e più volte, senza posa. Lo sto facendo di nuovo, proprio adesso.
No. Intendo grazie a un modo che sia incontrovertibile, che non possa essere
negato.
E sarebbe?
Quello di apparire qui davanti ai miei occhi proprio adesso.
Lo sto facendo in questo momento preciso.
Dove?
Dovunque tu guardi.
No, intendo in un modo incontrovertibile. In un modo che nessun uomo possa
negare.
Che modo sarebbe? In quale forma o aspetto vorresti che apparissi?
Nella forma o nell'aspetto che tu effettivamente hai.
Questo sarebbe impossibile, dato che non ho alcuna forma o aspetto che tu capisca.
Potrei adottare una forma o un aspetto che tu potresti comprendere, ma chiunque
finirebbe per presumere che quanto ha visto sia l'unica e sola forma e aspetto di Dio,
invece di una delle forme o degli aspetti di Dio, uno dei tanti.
La gente crede che io sia quello che vede di Me, piuttosto che quello che non vede.
Ma io sono il Grande Invisibile, non ciò che procuro di essere in un particolare momento.
Nel senso che sono quello che non sono. Questo deriva dal non-essere dal quale giungo e
al quale sempre ritorno.
Eppure quando mi paleso sotto un particolare aspetto che ritengo che le persone
possano capire - queste finiscono per attribuirmi tale aspetto per l'eternità.
E se mi presentassi sotto qualsiasi altra forma, a qualsiasi altra persona, la prima
direbbe che non sono apparso alla seconda perché di fronte a quest'ultima non avevo
l'aspetto con cui mi ero mostrato in precedenza, né avevo detto le stesse cose, e di
conseguenza come potevo essere Io? Ti rendi conto, quindi, come non abbia importanza
sotto quale forma o in qual modo Io Mi riveli: qualsiasi modo scelga e qualsiasi aspetto
assuma, niente potrebbe essere incontrovertibile.
Ma se Tu facessi qualcosa che mettesse in evidenza chi Tu sei al di là di ogni
possibile dubbio...
...ci sarebbero ancora quelli che direbbero che è opera del diavolo o il frutto
dell'immaginazione di qualcuno. O qualsiasi altra causa, Me escluso.
Se Mi rivelassi come l'Altissimo, il Re dei Cieli e della Terra, e muovessi le montagne
per dimostrarlo, ci sarebbero quelli che direbbero: «Deve trattarsi di Satana».
E potrebbe benissimo essere così. Perché Dio non rivela Dio Stesso a Dio Stesso,
grazie o per mezzo di una osservazione esteriore, bensì tramite l'esperienza interiore. E
quando l'esperienza interiore ha rivelato Dio, le osservazioni superficiali non sono
necessarie. E se l'osservazione superficiale si rende necessaria, l'esperienza interiore non è
possibile.
Qualora, quindi, la rivelazione venga richiesta, non può aversi, perché l'atto di
chiederla è una dichiarazione che essa non c'è, che niente di Dio si sta adesso rivelando.
Una tale dichiarazione produce l'esperienza. Perché il tuo pensiero su una qualsiasi cosa è
creativo, e la tua parola generatrice, e il tuo pensiero e la tua parola insieme sono efficaci
in maniera meravigliosa nel dare vita alla tua realtà. Perciò sperimenterai che Dio non è
adesso rivelato, perché se lo fosse, non chiederesti che Dio lo fosse.
Questo significa che non posso fare domande su qualsiasi cosa desideri? Stai
dicendo che pregare per qualcosa in effetti allontana questo qualcosa da noi?
Questa è una domanda che è stata posta più volte nel corso dei secoli, e ha ottenuto
risposta ogni volta che qualcuno l'ha formulata. Eppure tu non hai udito la risposta, o non
vuoi prestarvi fede.
A tale domanda viene di nuovo data risposta, nei termini e nel linguaggio odierno, in
questo modo: Non avrai quello che chiedi, né puoi avere qualsiasi cosa tu voglia. Questo
perché la tua stessa richiesta è una dichiarazione che ti manca qualcosa, e il tuo dichiarare
di desiderare questo qualcosa funziona soltanto nel senso di dar luogo a quella precisa
esperienza: il senso della mancanza, nella tua realtà.
La preghiera corretta non è mai perciò una preghiera di supplica, ma una preghiera di
ringraziamento.
Quando ringrazi Dio in anticipo per quello che scegli di sperimentare nella tua realtà, tu,
di fatto, riconosci che ciò esiste... in effetti.
La riconoscenza è perciò la dichiarazione più potente nei confronti di Dio; una
affermazione di come, ancor prima che si chieda, Io ho risposto.
Perciò, non bisogna mai supplicare. Ma apprezzare.
Ma che cosa succede se sono grato a Dio in anticipo per qualcosa, e il
qualcosa non si verifica mai? Ciò potrebbe condurre a delusioni e amarezza.
La gratitudine non può rappresentare un mezzo tramite il quale manipolare Dio; un
espediente con cui farsi beffe dell'universo.
Non si può mentire a se stessi. La tua mente conosce la verità dei tuoi pensieri. Se stai
dicendo: «Grazie, Dio, per questo e per quest'altro», mentre nel frattempo ti è molto ben
chiaro che tutto ciò non è presente nella tua attuale realtà, non puoi aspettarti che Dio sia
meno consapevole di quanto lo sia tu, e che perciò lo metta in atto per te.
Dio sa quello che tu sai, e quanto tu sai è ciò che appare come la tua realtà.
Ma allora come faccio a essere davvero grato per qualcosa che so non esistere?
Con la fede. Se hai soltanto tanta fede quanta equivale a un seme di senape, riuscirai a
muovere le montagne. Giungerai a sapere che esiste perché Io ho detto che esiste, perché
sono stato Io a dirlo; ancora prima che tu formulassi una domanda ho risposto; perché ho
detto e l'ho detto a te in ogni concepibile modo, per mezzo di ogni maestro tu possa
nominare, che qualsiasi cosa tu scelga, scegliendola in Mio Nome, così sarà.
Eppure un gran numero di persone sostiene di aver visto esaudite le sue
preghiere.
Nessuna preghiera, e una preghiera non è niente più di una fervida dichiarazione di
ciò che è in tal modo, resta inascoltata. Ogni preghiera - ogni pensiero, ogni dichiarazione
- è creativa. Secondo il livello in cui viene con fervore considerata una verità, a quel livello
verrà resa manifesta nell'esperienza.
Quando si dice che una preghiera è stata esaudita, quanto è in realtà accaduto è che il
pensiero, la parola o il sentimento albergato con il più grande fervore è diventato
operativo. Eppure dovresti saperlo - e qui sta il segreto è sempre il pensiero dietro il
pensiero, quello che si potrebbe definire il Pensiero Promotore, a rappresentare il
pensiero che domina.
Perciò, se preghi e supplichi, c'è una minore possibilità che tu sperimenti quanto pensi
di aver scelto, perché il Pensiero Promotore dietro ogni supplica è che non possiedi adesso
quello che desideri. E questo Pensiero diventa la tua realtà.
Il solo Pensiero Promotore capace di prevalere su questo pensiero è quello riposto
nella fiducia che Dio esaudirà qualsiasi cosa venga chiesta, senza fallo. C'è chi possiede
una fede del genere, ma ad averla sono in pochi.
Il procedimento della preghiera diventa assai facile quando, invece di dover credere
che Dio dirà sempre di sì a ogni richiesta, una persona si rende conto grazie all'intuito che
la richiesta stessa non è necessaria. Allora la preghiera è una preghiera di ringraziamento. Non è affatto
una richiesta, bensì una dichiarazione di gratitudine per quello che è com'è.
Quando affermi che una preghiera è una dichiarazione di come stanno le cose,
stai dicendo che Dio non fa nulla, che tutto quanto accade dopo una preghiera è
una conseguenza dell'azione della preghiera?
Se credi che Dio sia un essere onnipotente che ode tutte le preghiere, e dice «sì» a
qualcuna, «no» ad altre, e «forse, ma non adesso» a quelle che restano, ti stai sbagliando.
In base a quale regola stravagante si troverebbe a decidere Dio?
Se credi che Dio sia il creatore e l'arbitro di tutte le cose nella tua vita, ti stai sbagliando. Dio
è colui che osserva, non colui che risolve i problemi. E Dio è pronto ad assisterti mentre
tu vivi la tua vita, ma non nel modo in cui ti puoi aspettare.
Non è compito di Dio quello di creare o di distruggere le circostanze o le condizioni della tua
esistenza. Dio ti ha creato a Sua immagine e somiglianza. Tu hai creato il resto, per mezzo
del potere che Dio ti ha conferito. Dio ha creato il corso della vita e la vita stessa come tu
la conosci. Ma Dio ti ha dato il «libero arbitrio», per fare della tua vita quello che
preferisci.
In questo senso la tua volontà per quello che ti riguarda è la volontà di Dio nei tuoi confronti.
Stai vivendo la tua vita nel modo in cui la vivi, e Io non ho preferenze in materia. Questa è la
grande illusione in cui ti sei trovato preso: quella che Dio si curi in un modo o nell'altro di
quello che fai. Non Mi importa quello che fai, e questo è duro per te da accettare. A te
forse importa quello che fanno i tuoi figli quando li mandi fuori a giocare? E una
questione che ha qualche conseguenza per te se giocano a prendersi o a nascondino o a
mosca cieca? No, non lo è, perché sai che sono del tutto al sicuro. Li hai sistemati in un
ambiente che consideri amichevole e molto adatto a loro.
Naturalmente speri sempre che non si facciano del male. E se dovesse accadere, tu
saresti là pronto ad aiutarli, a medicarli, a consentire loro di trovarsi di nuovo al sicuro, di
essere di nuovo felici, e di andare una volta di più a giocare il giorno dopo. Ma se
scelgono di giocare a nascondino, o a mosca cieca non ti interesserà nulla, nemmeno il
giorno dopo.
Dirai loro, questo è certo, quali giochi sono pericolosi. Ma non puoi impedire ai tuoi
figli di fare cose in cui possano venirsi a trovare in pericolo. Non sempre. Non per sempre. Non in ogni momento da qui alla morte. I genitori saggi sono quelli che se ne
rendono conto. Eppure i genitori non smettono mai di preoccuparsi delle conseguenze. È
questa dicotomia - quella di non preoccuparsi seriamente di come si svolgono le cose, ma
di preoccuparsi seriamente dei risultati - che riesce a descrivere in maniera appropriata
l'azione di Dio.
Eppure Dio, in un certo senso, non si deve nemmeno preoccupare delle conseguenze.
Non delle conseguenze estreme. Questo perché le estreme conseguenze sono certe.
E questa è la seconda grande illusione dell'uomo: che l'esito della vita sia in dubbio.
È stato questo dubbio circa le estreme conseguenze a creare il vostro maggiore
nemico: la paura. Perché se dubitate delle conseguenze, allora dovete dubitare del
Creatore, dovete dubitare di Dio. E sarete costretti a vivere nella paura e nel senso di colpa
per tutta la vita.
Se dubitate delle intenzioni di Dio - e della capacità di Dio di dar luogo a questo
estremo esito - allora come potrete mai rilassarvi? Come potrete mai trovare davvero la
pace?
Ma Dio ha il pieno potere di far coincidere le intenzioni con i risultati. Non potete e non
volete credere in questo (anche se sostenete che Dio è onnipotente), e perciò dovete
creare nella vostra immaginazione un potere equivalente a Dio, allo scopo di riuscire a trovare
un modo in cui la volontà di Dio sia contrastata. E così avete dato vita nella vostra mitologia
all'essere che chiamate «diavolo». Avete addirittura immaginato un Dio in guerra con
questo essere (pensando che Dio risolva i problemi nel modo in cui li risolvete voi). In
ultimo, avete in effetti immaginato che Dio possa perdere questa guerra.
Tutto questo viola ogni concetto che dichiarate di avere a proposito di Dio, ma ciò non conta. Vivete la
vostra illusione, e così vi trovate in preda alla paura, derivante nella suo totalità dalla decisione da voi
presa di dubitare di Dio.
Ma che cosa succederebbe se prendeste una decisione diversa? Quale sarebbe allora il
risultato?
Vi dico questo: dovreste vivere come visse Buddha. Come visse Gesù. E come ha
vissuto ogni santo che abbiate mai adorato.
Eppure, come è accaduto a molti di loro, la gente non vi capirebbe. Se cercaste di
spiegare tale senso di pace, la gioia nella vita, l'estasi interiore, le vostre parole sarebbero
udite, ma non ascoltate. Si cercherebbe di ripeterle, si farebbero delle aggiunte.
Ci si meraviglierebbe di come abbiate potuto raggiungere quanto ad altri era stato
impossibile conseguire. E questo susciterebbe gelosie. Ben presto la gelosia si
trasformerebbe in rabbia, e nella sua rabbia la gente cercherebbe di convincervi che siete
voi a non riuscire a capire Dio.
E qualora fosse impossibile distogliervi dalla vostra felicità, tenterebbero di farvi del
male, tanta sarebbe la loro collera. E quando direste loro che ciò non ha importanza, che
nemmeno la morte riuscirebbe a sottrarvi la gioia né a cambiare la verità, senza dubbio vi
ucciderebbero. Poi, vista la serenità con la quale accettereste la morte, vi definirebbero
«santo», e ricomincerebbero ad amarvi.
Perché è nella natura delle persone amare, poi distruggere, poi amare di nuovo quello che per esse vale
di più.
Ma perché ci comportiamo in questo modo?
Tutte le azioni umane sono motivate al loro livello più profondo da uno o due
sentimenti: la paura o l'amore. In effetti esistono soltanto due sentimenti, solo due parole
nel linguaggio dell'anima. Esse rappresentano gli estremi opposti della grande polarità che
ho creato quando ho dato vita all'universo, e al vostro mondo, come lo conoscete oggi.
Essi costituiscono i due punti, l'Alfa e l'Omega, dai quali è consentito al sistema da voi
definito «relatività» di esistere. Senza questi due punti, senza queste due idee circa le cose,
nessun altro concetto potrebbe esistere.
Ogni pensiero umano, e ogni azione dell'uomo, si basa sull'amore o sulla paura. Non
c'è altra motivazione umana e tutti gli altri concetti derivano unicamente da questi due.
Sono soltanto versioni diverse, variazioni sullo stesso tema.
Rifletti con attenzione e vedrai che è vero. È questo ciò che ho definito il Pensiero
Promotore. Si tratta di un pensiero d'amore o di paura. Si tratta del pensiero dietro il
pensiero dietro il pensiero. Si tratta del pensiero primario. Si tratta della forza primaria. Si
tratta della forza bruta che guida il motore dell'esperienza umana.
È la ragione per cui il comportamento umano dà luogo a ripetute esperienze dopo
ripetute esperienze; è la ragione per cui l'umanità ama, poi distrugge, poi ama di nuovo:
c'è sempre l'oscillazione da un sentimento all'altro. L'amore promuove la paura che
promuove l'amore che promuove la paura...
E la ragione risiede nella prima menzogna - la menzogna da voi sostenuta come la
verità a proposito di Dio -, cioè che di Dio non ci si può fidare; che non si può fare
affidamento sull'amore di Dio; che l'approvazione di Dio per quanto vi riguarda sottostà a
determinate condizioni; che l'esito ultimo è perciò incerto. Perché se non vi è possibile
fare affidamento sul fatto che l'amore di Dio è sempre disponibile, su quale amore potrete
fare affidamento? Se Dio si allontana e si sottrae quando non vi comportate bene, non lo
faranno anche i semplici mortali?
E così, nel momento in cui impegnate il vostro più elevato amore, date il benvenuto alla più grande
paura.
La prima cosa della quale vi preoccupate dopo aver pronunciato le parole «Ti amo» è
di domandarvi se ve le sentirete ripetere in risposta. E se ve le sentite ripetere, cominciate
allora subito a preoccuparvi del fatto di poter perdere quell'amore appena trovato. E in tal
modo tutte le azioni diventano reazioni, una difesa contro la perdita, anche mentre cercate di
difendervi contro la perdita di Dio.
Eppure se sapeste Chi Siete, cioè l'essere più meraviglioso mai creato da Dio, non
avreste più timore. Perché chi potrebbe respingere una così stupenda magnificenza?
Nemmeno Dio potrebbe trovare pecche in una simile creatura.
Ma non sapete Chi Siete, e vi considerate molto più scadenti. E da dove vi viene la
convinzione di essere fino a tal punto meno meravigliosi di quello che siete? Dalle uniche
persone in cui credete più che in ogni altro. Da vostra madre e da vostro padre.
Sono loro ad amarvi o ad avervi amato più di tutti. Perché dovrebbero mentirvi?
Eppure non vi hanno forse detto che siete troppo di questo e non abbastanza di quello?
Non vi hanno rammentato che dovete farvi vedere ma non sentire? Non vi hanno
rimproverato in qualche momento della vostra più grande esuberanza? E non vi hanno
incoraggiato a mettere da parte qualcuna delle vostre più sfrenate fantasie?
Tali sono i messaggi che avete ricevuto, e sebbene non corrispondano ai principi, e
non siano perciò messaggi provenienti da Dio, potrebbero benissimo esserlo stati, perché
sono giunti dagli dei del vostro universo.
Sono stati i vostri genitori a insegnarvi come l'amore soggiaccia a delle condizioni,
avete subito le loro molte volte, e questa è l'esperienza che portate nei vostri rapporti
affettivi.
Ed è inoltre l'esperienza che Mi portate. Da questa esperienza tirate le conclusioni sul
Mio conto. Dall'interno di questa struttura esprimete la vostra verità. «Dio è un Dio
d'amore», sostenete, «ma se infrangete i suoi comandamenti, Egli vi punirà bandendovi in
eterno e con un'imperitura dannazione».
Non avete forse sperimentato il bando impostovi dai vostri stessi genitori? Non
conoscete la sofferenza della loro condanna? Come potreste allora immaginare che le cose
possano essere diverse nei Miei confronti?
Avete dimenticato ciò che significa essere amati senza condizioni. Non ricordate
l'esperienza dell'amore di Dio. E così cercate di immaginare a che cosa potrebbe essere
simile quell'amore, basandovi su quello che vedete dell'amore nel mondo.
Avete proiettato il ruolo di «genitore» su Dio, e siete quindi arrivati a concepire un Dio
giudicante che premia o punisce, basandovi su come Egli apprezzi la conclusione a cui
siete arrivati. Ma si tratta di un modo di vedere semplicistico circa Dio, fondato sulla
vostra esperienza personale. Ciò non ha niente a che fare con quello che Io sono.
Avendo in tal modo creato un sistema di pensiero a proposito di Dio, basato
sull'esperienza umana invece che sulle verità spirituali, date origine a un'intera realtà
attorno all'amore. Si tratta di una realtà fondata sulla paura, radicata sul concetto di un
Dio terribile, vendicativo. Il suo Pensiero Promotore è sbagliato, ma negare tale pensiero
vorrebbe dire distruggere nella sua totalità la vostra teologia. E sebbene quella che
verrebbe a sostituirla costituirebbe una vera salvezza per voi, non la potete accettare,
perché l'idea di un Dio di cui non si dovrebbe avere timore, che non giudica e non ha motivo di punire, è
addirittura troppo meravigliosa per essere abbracciata anche entro l'ambito del più grande concetto che
possiate avere su chi e che cosa sia Dio.
Questa realtà di un amore fondato sulla paura domina le vostre esperienze affettive; e
in effetti le crea. Perché non soltanto vedete voi stessi ricevere un amore soggetto a
condizioni, ma vi vedete offrirlo nello stesso modo. E anche mentre vi negate e vi ritraete e
ponete le vostre condizioni, una parte di voi si rende conto di come questo non sia
quanto l'amore è veramente. Inoltre vi sembra che non si possa cambiare il modo in cui lo
dispensate. Avete imparato la durezza, vi dite, e che siate dannati se avete intenzione di
rendervi di nuovo vulnerabili. Eppure la verità è che sarete dannati qualora non lo
facciate.
Grazie alle vostre stesse opinioni (sbagliate) circa l'amore, vi dannate non
sperimentandolo in maniera pura. Inoltre, dannate voi stessi evitando di conoscerMi per
quello che sono in realtà. Fin quando non finirete per farlo. Perché non sarete in grado di
rinnegarMi per sempre e arriverà il momento della nostra Riconciliazione.
Tutte le iniziative intraprese dagli esseri umani si fondano sull'amore o sulla paura, e
non soltanto quelle che riguardano i rapporti affettivi. Le decisioni riguardanti gli affari,
l'industria, la politica, la religione, l'educazione dei giovani, l'ordine sociale della nazione,
le mete economiche della società, le scelte in cui sono coinvolte la guerra, la pace,
l'attacco, la difesa, le aggressioni, la sottomissione; le decisioni in merito ad agognare o a
rinunciare, a serbare o a condividere, a unire o a separare... ognuna delle libere scelte che
decidiate di fare si sviluppa da uno dei due unici possibili pensieri che esistono: un
pensiero d'amore o un pensiero di paura.
La paura è l'energia che costringe, rinchiude, trattiene, trasforma, nasconde, accaparra,
danneggia.
L'amore è l'energia che espande, apre, esprime, sopporta, rivela, condivide, risana.
La paura avvolge i vostri corpi con gli abiti, l'amore ci consente di starcene nudi. La
paura si avvinghia e si aggrappa a tutto quello che abbiamo, l'amore distribuisce tutto
quanto possediamo. La paura tiene costretti, l'amore tiene stretti. La paura afferra, l'amore
lascia liberi. La paura affligge, l'amore consola. La paura guasta, l'amore migliora.
Ogni pensiero umano, ogni parola e ogni azione si fondano sull'uno o sull'altro di questi sentimenti.
Non avete scelta a tale proposito, poiché non esiste nient'altro tra cui scegliere. Ma avete la possibilità di
decidere a quale dei due rivolgervi.
Fai apparire tutto ciò così facile, eppure al momento della decisione la paura
vince con maggiore frequenza. Perché?
Vi è stato insegnato a vivere nella paura. Vi è stato detto della sopravvivenza dei più
idonei e della vittoria dei più forti e del successo dei più intelligenti. Vi hanno solo
accennato alla gloria di chi ama di più. E quindi cercate di essere i più idonei, i più forti, i
più intelligenti - in un modo o nell'altro - e se vi considerate come qualcosa di meno di
questo in qualunque situazione, temete di perdere poiché vi è stato detto che mostrarsi
inferiori significa perdere.
E così, naturalmente, scegliete i promotori dell'azione della paura, perché questo è
quanto vi hanno insegnato. Eppure Io vi insegno quanto segue: Quando sceglierete i
promotori delle iniziative dell'amore, vi troverete a fare qualcosa di più del limitarvi a
sopravvivere, in tal caso otterrete di più di una vittoria, sarà per voi meglio dell'ottenere
soltanto un successo. Sperimenterete la piena gloria di Chi Siete in Realtà, e di chi
potreste essere.
Per fare questo potete mettere da parte gli insegnamenti dei vostri bene intenzionati
ma male informati professori terreni e dare retta ai consigli di coloro la cui saggezza giunge da
qualche altra fonte.
Esistono molte di queste persone in grado di insegnare in mezzo a voi, come sono
sempre esistite, perché non intendo lasciarvi senza chi vi potrebbe istruire, mostrare la
giusta via e guidarvi e ricordarvi queste verità. Per quanto chi potrebbe costituire il
miglior maestro non sia nessuno al di fuori di voi, ma soltanto la voce del vostro cuore.
Costituisce il principale mezzo da Me usato, poiché si tratta di quello più accessibile.
La voce interiore è la voce più sonora con cui ci si possa esprimere, dal momento che
è quella più vicina a voi. È la voce che vi dice se una qualsiasi cosa è vera o falsa, giusta o
sbagliata, buona o cattiva come voi l'avete definita. È il radar che stabilisce la rotta,
manovra la barca, guida il viaggio se soltanto glielo consentite.
È la voce che vi dice proprio in questo momento se le parole che state leggendo sono
parole d'amore o di paura. Grazie a questa valutazione potete decidere se ascoltarle o
ignorarle.
Hai detto che ogni volta che scelgo le azioni promosse dall'amore potrò
sperimentare la piena gloria di chi sono e di chi potrei essere. Ti spiacerebbe
approfondire questo concetto, per favore?
C'è un solo scopo per tutti i viventi, e vale per te e per tutti quelli che vivono per
sperimentare la gloria più piena.
Qualunque altra cosa tu dica, pensi o faccia, è connessa a quella funzione. Non esiste
nient'altro che la tua anima possa fare, e nient'altro che voglia fare.
La cosa meravigliosa a questo proposito è il fatto che questo processo è senza fine.
Un termine è una limitazione, e lo scopo di Dio esula da tali confini. Se a un certo
momento proverai l'esperienza della gloria più piena, in quell'istante immaginerai una
gloria ancora maggiore da conseguire. Più grande sarai, e più potrai diventarlo, e quanto
più lo puoi diventare, ancora di più potrai esserlo.
Il segreto più profondo è che la vita non costituisce un processo di scoperta, ma un processo di
creazione.
Non stai scoprendo te stesso, ma stai creando te stesso dì sana pianta. Cerca, perciò,
non di scoprire Chi Sei, ma di stabilire Chi Vorresti Essere.
Ci sono coloro i quali dicono che la vita è una scuola, che ci troviamo qui per
apprendere precisi insegnamenti, che una volta «diplomati» potremo continuare
verso più ampie ricerche, non più ostacolati dal corpo. E così?
Si tratta di un'altra parte della vostra mitologia, basata sulle esperienze umane.
La vita non è una scuola?
No.
Non siamo qui per apprendere delle lezioni?
No.
Allora perché siamo qui?
Per ricordare, e ricreare, Chi Siete. Ve l'ho detto, più e più volte. Non Mi credete.
Eppure questo è proprio come potrebbe essere. In verità, se non create voi stessi per
Quelli Che Siete, non riuscirete a esserlo.
E va bene, mi hai messo fuori combattimento. Torniamo a quella faccenda
della scuola. Ho sentito insegnante dopo insegnante dirci che la vita è una scuola.
Mi sento francamente scosso nel sentirTi negare questo concetto.
La scuola è un luogo che frequenti se c'è qualcosa che non sai e che vuoi sapere. Non
è un posto in cui ti rechi se già sai le cose e vuoi soltanto sperimentare la tua istruzione.
La vita (come tu la definisci) rappresenta per voi un'opportunità di conoscere in maniera
sperimentale quanto già conoscete concettualmente. Non hai bisogno di imparare nulla per fare
questo. Hai bisogno solo di ricordare quanto già sai, e di lavorare con esso.
Non sono sicuro di avere capito.
Cominciamo da qui. L'anima, la tua anima, sa tutto quello che c'è da sapere fin
dall'inizio. Non c'è nulla che le sia celato, niente che le sia sconosciuto. Eppure sapere
non basta. L'anima cerca di sperimentare.
Puoi sapere di essere generoso, ma a meno che tu non faccia qualcosa per dimostrare la
tua generosità, non hai altro se non un concetto. Puoi possedere la consapevolezza di essere
di animo gentile, ma se non tratti gentilmente qualcuno, non hai altro se non un'opinione
su te stesso.
L'unico desiderio della tua anima è quello di trasformare il più alto concetto di sé nella
più grandiosa delle esperienze.
Fin quando il concetto non si trasforma in esperienza, tutto si limita a essere
speculazione. Mi sono trovato impegnato a speculare su Me Stesso a lungo. Più a lungo di
quanto Io e voi possiamo collettivamente ricordare. Più a lungo di quanto l'età di questo
universo possa commisurarsi con l'età dell'universo. Puoi renderti conto, quindi, di come
sia giovane, di come sia nuova, l'esperienza che ho di Me Stesso!
Mi sono di nuovo perduto. La Tua esperienza di Te Stesso?
Sì. Consentimi di spiegarti la cosa in questo modo: In principio, Quello che Esiste era
tutto quello che c'era, e non c'era altro. Però Quello Che Esiste non avrebbe potuto aver
coscienza di sé, perché Tutto Quello Che Esiste era tutto quello che c'era, e non c'era
nient'altro. E così, Tutto Quello Che Esiste non c'era. Perché, in assenza di qualcos'altro,
Tutto Quello Che Esiste non esiste.
Questo è il grande Esiste/Non Esiste cui i mistici hanno fatto riferimento fin
dall'inizio dei tempi.
Ora, Tutto Quello Che Esiste sapeva di essere tutto quello che c'era, ma ciò non
bastava, perché poteva avere la consapevolezza della sua magnificenza soltanto
concettualmente, non in maniera sperimentale. Però la consapevolezza di sé è quello a cui
anelava poiché voleva sapere che cosa si provasse a essere tanto meravigliosi. E
comunque questo era impossibile, perché lo stesso termine «meraviglioso» è un termine
relativo. Tutto Quello Che Esiste non potrebbe sapere quello che si prova a essere
meravigliosi a meno che quanto non esiste non si manifesti. In assenza di quello che non
esiste, quello che esiste non c'è. Hai capito?
Credo di sì.
L'unica cosa di cui Tutto Quello Che Esiste aveva conoscenza era che non esisteva
nient'altro. E in tal modo avrebbe potuto, e voluto, non arrivare mai a conoscere se stesso
da un punto di riferimento al di fuori di sé. Un tale punto non esisteva. Esisteva soltanto
un unico punto di riferimento, ed era l'unico luogo interiore. L'«E/Non È». Il
«Sono/Non Sono».
Eppure, il Tutto di Ogni Cosa scelse di conoscere se stesso grazie all'esperienza.
Questa energia, questa energia pura, non vista, non udita, non osservata e perciò
ignota-a-chiunque-altro, scelse di sperimentare se stessa come l'estrema magnificenza
quale essa era. Per fare ciò, si rese conto che avrebbe dovuto servirsi di un punto di
riferimento interiore.
Ragionò, in maniera del tutto corretta, che qualsiasi parte di sé avrebbe dovuto essere
necessariamente qualcosa di meno del tutto, e che se Esso si limitava a dividersi in parti,
ciascuna parte, essendo qualcosa di meno del tutto, avrebbe potuto volgersi indietro a
guardare il resto di sé e vedere la magnificenza.
E perciò Tutto Quello Che Esiste si divise, diventando, in un istante glorioso, quello
che è questo, e quello che è quello. Per la prima volta questo e quello esistevano, del tutto
separatamente l'uno dall'altro. E ancora, esistevano entrambi in modo simultaneo. Come
fece tutto quello che non era né l'uno né l'altro.
Quindi, a un tratto tre elementi si trovarono a esistere: quello che è qui. Quello che è
là. E quello che non è né qui né là, ma che deve esistere perché qui e là esistano.
È il nulla che contiene il tutto. È il non-spazio a contenere lo spazio. È il tutto che
contiene le parti. Riesci a capire questo?
Penso di sì, in effetti. Che Tu lo creda o no, ti sei servito di una spiegazione
tanto chiara da indurmi a ritenere di aver in effetti capito.
Ho intenzione di procedere oltre. Ora questo nulla che contiene il tutto è quello che
taluni chiamano Dio. Eppure ciò non è nemmeno esatto, poiché suggerisce che esiste
qualcosa che Dio non è, per esempio ogni cosa che non sia «nulla». Ma Io sono Tutte le Cose
- visibili e invisibili per cui la Mia descrizione quale il Grande Invisibile, il Niente, o lo
Spazio Intermedio, una definizione di Dio essenzialmente orientale, non è più esatta di
quanto lo sia l'essenzialmente occidentale e pratica descrizione di Dio come tutto ciò che
si può vedere. Coloro i quali credono che Dio sia Tutto Quello Che Esiste e Tutto Quello
Che Non Esiste, sono coloro la cui comprensione è esatta.
Ora, nel creare quello che è «qui» e quello che è «là» Dio rese possibile a Dio di
conoscere se stesso. Nel momento di quella grande esplosione dall'interno, Dio creò la
relatività, il più grande dono che Dio abbia mai fatto a se stesso. Perciò la relazione
costituisce il più grande dono che Dio vi abbia fatto.
Dal Nulla quindi si sprigionò il Tutto, un evento spirituale totalmente coerente, a
proposito, con quanto i vostri scienziati chiamano la teoria del Big Bang.
Mentre gli elementi del tutto si precipitavano a farsi avanti, veniva creato il tempo,
poiché una cosa prima era qui e poi era là, e il periodo che ci voleva per portarsi da qui a
là era misurabile.
Proprio come le parti di Lui Stesso che sono visibili cominciarono a definirsi «relative»
l'una rispetto all'altra, altrettanto, a loro volta, fecero le parti che sono invisibili.
Dio sapeva che perché esista l'amore, e per conoscersi come puro amore, doveva
esistere anche il suo esatto opposto. Perciò Dio volle creare la grande polarità, l'assoluto
opposto dell'amore, tutto quello che non è amore, quanto adesso viene definito «paura».
Nel momento in cui la paura ebbe vita, l'amore poté esistere come qualcosa che sarebbe potuto
essere sperimentato.
Ed è questa creazione di una tale dualità tra l'amore e il suo opposto quella a cui gli esseri
umani si riferiscono nelle loro diverse mitologie come nascita del male, caduta di Adamo,
ribellione di Satana, e così via.
Proprio nello stesso modo in cui avete scelto di personificare il puro amore come
l'essere che definite Dio, così avete scelto di personificare la vile paura con il personaggio
che voi chiamate diavolo.
Taluni sulla Terra hanno stabilito elaborate mitologie circa questo evento, complete di
scene di battaglie e di guerre, con soldati angelici e guerrieri diabolici, le forze del bene e
del male, della luce e delle tenebre.
Queste mitologie hanno rappresentato i primi tentativi del genere umano di capire, e
di riferire agli altri raccontandolo in un modo comprensibile, un avvenimento cosmico del
quale l'animo umano è profondamente consapevole, ma che la mente riesce a fatica ci concepire.
Nel rendere l'universo una suddivisa versione di sé, Dio ha creato, servendosi della sola
energia, tutto quanto adesso esiste, visibile o invisibile.
In altre parole, così è stato creato, non soltanto l'universo fisico, ma anche l'universo
metafisico. La parte di Dio che costituisce la seconda metà dell'equazione Sono/Non Sono
è a sua volta esplosa in un numero infinito di unità più piccole dell'intero. Tali unità di
energia voi le definireste «spiriti».
In talune delle vostre mitologie religiose si afferma che il Dio Padre ha molti spiriti
figli. Questo parallelo con le esperienze umane della vita che si moltiplica sembra essere
l'unico modo per far sì che le masse afferrino la realtà dell'idea dell'improvviso apparire della subitanea esistenza - di innumerevoli spiriti nel Regno dei Cieli.
In questo caso, i vostri racconti e le storie mitiche non sono poi così lontani dalla
realtà ultima, poiché gli spiriti in moltitudini senza fine che comprendono la totalità del
Mio essere sono, in un senso cosmico, la Mia progenie.
Il Divino proposito che Mi ha indotto a suddividerMi era quello di creare un numero
sufficiente di parti di Me così da potermi conoscere in maniera sperimentale. Esiste un
unico modo per il Creatore di avere coscienza di sé per quanto riguarda un'esperienza
quale Creatore, ed è quella di creare.
E perciò ho dato a ciascuna delle innumerevoli parti di Me (a tutti i Miei figli spiriti) lo
stesso potere di creare che apparteneva a Me come un tutto.
Questo è quanto intendono le vostre religioni quando dicono che siete stati creati a «immagine e
somiglianza di Dio». Ciò non vuol dire, come qualcuno ha suggerito, che i nostri corpi fisici siano simili
(per quanto Dio possa assumere qualsiasi forma fisica scelga per un particolare scopo). Significa che la
nostra essenza è la stessa. Siamo fatti della stessa sostanza. Noi SIAMO la «stessa sostanza»! Con
tutte le stesse proprietà e capacità, compresa quella di creare realtà fisiche dal nulla.
Il Mio scopo nel crearvi, Mia progenie spirituale, era per Me quello di diventare
consapevole di Me come Dio. Non avevo modo di raggiungerlo se non per il vostro tramite.
Perciò si può dire (ed è stato detto, numerose volte) che il Mio scopo nei vostri riguardi è
di farvi diventare consapevoli di voi stessi come parti di Me.
Questo sembra sorprendentemente semplice eppure diviene molto complesso, poiché
esiste soltanto un modo per voi di riconoscervi in Me, ed è che diventiate innanzitutto
consapevoli di voi stessi come non-Me.
Adesso il discorso diventa sottile. Sei pronto?
Credo di sì.
Bene. Ricorda, sei stato tu a chiedere questa spiegazione. Sono anni che l'aspetti. Hai
chiesto di averla in termini profani, non secondo dottrine teologiche o scientifiche.
Sì... so quello che ho chiesto.
Ora, per rendere semplici le cose, mi servirò del modello mitologico dei figli di Dio,
perché si tratta di un modello con il quale hai familiarità, e che sotto diversi aspetti non si
discosta più di tanto dalla verità.
Per cui torniamo al modo in cui questo processo di conoscenza di sé deve funzionare.
C'è un sistema che mi avrebbe consentito di rendere tutti i Miei figli spirituali consapevoli
di se stessi quali parti di Me, e sarebbe stato quello di limitarMi a rivelare loro la cosa. E lo
feci. Ma vedi, non basta per uno Spirito riconoscere se stesso come Dio, o come parte di
Dio, o figlio di Dio, erede del regno di una qualsiasi mitologia della quale tu voglia
servirti.
Come ho già spiegato, sapere qualcosa e sperimentarla è diverso. Lo spirito anela a
conoscersi per mezzo dell'esperienza (proprio come ho fatto Io). La consapevolezza
concettuale non basta per te. Così ho escogitato un piano. Si tratta dell'idea più
straordinaria in tutto l'universo, e della più spettacolare collaborazione. Ho detto
«collaborazione» perché tutti voi vi siete coinvolti insieme a Me. Secondo il piano, voi quali puri
spiriti sareste entrati nell'universo fisico appena creato. Questo perché l'aspetto fisico della
cosa è l'unico mezzo per conoscere in pratica quanto si conosce concettualmente. Si tratta
in effetti della ragione per cui ho creato il cosmo fisico con il quale incominciare, e il
sistema di relatività che lo governa.
Una volta all'interno dell'universo materiale, voi, i Miei spiriti figli, avreste potuto
sperimentare quanto conoscete di voi stessi, ma prima dovevate arrivare a conoscere l'opposto.
Per spiegare questo in maniera semplice dirò che non è possibile avere coscienza di sé
come persone alte di statura se non si sa e fin quando non si sa dell'esistenza dei nani.
Non potete sapere che cosa voglia dire essere grassi a meno che non arriviate a conoscere
il concetto di magro.
Portato alla logica estrema, non potete avere esperienza di voi quali siete fin quando
non vi sarete imbattuti in quello che non siete. Questo è alla base della teoria della relatività,
e di tutta la vita fisica. È grazie a quello che non siete che voi stessi potete essere definiti.
Ora, nel caso della consapevolezza estrema - nel caso che tu riconosca te stesso nella
veste di Creatore - non puoi avere esperienza di te come Creatore a meno che e fin quando
non avrai creato. E non puoi creare te stesso fin quando non ti troverai nella condizione
di non esistere. In un certo senso, dovrai prima «non esistere» allo scopo di esistere. Mi
segui?
Credo...
Non ti scoraggiare. Certo non c'è modo per te di non essere chi sei e quello che sei,
sei ciò che sei sempre stato e sempre sarai (un puro spirito, uno spirito creativo). E quindi
hai fatto la cosa più immediata e migliore. Hai indotto te stesso a dimenticare Chi Sei in Realtà.
Entrando nell'universo fisico, hai abbandonato il ricordo di te stesso. Questo ti consente di
scegliere di essere Chi Sei, invece di limitarti a prendere le cose come vengono.
Nell'iniziativa di scegliere di essere una parte di Dio, piuttosto di limitarti a sentirti
dire che tu sei, riesci a far compiere a te stesso l'esperienza di trovarti di fronte a una scelta
totale, il che costituisce, per definizione, quello che è Dio. Eppure come puoi avere una
scelta circa qualcosa sulla quale non c'è scelta? Non puoi non essere la Mia progenie, non
importa quanto duramente ci provi... ma puoi dimenticare.
Sei, lo sei sempre stato, e lo sarai sempre, una parte divina del divino tutto, un membro
dell'insieme. E questa è la ragione per cui l'atto di riunire il tutto, di tornare a Dio, è detto
reminiscenza. In effetti tu cerchi di rimembrare Chi Sei in Realtà, o di unirti di nuovo con le
varie parti di te per sperimentare il tutto di te, vale a dire il Tutto di Me.
Il tuo compito sulla Terra, perciò, non è quello di apprendere (perché già sai), ma di
rimembrare Chi Sei. E di rimembrare chi sia chiunque altro. Ed è per questo che una gran
parte del tuo compito consiste nel ricordare agli altri, così che anch'essi siano in grado di
ricordare.
Tutti i meravigliosi maestri spirituali hanno svolto proprio tale compito. E' il tuo unico
scopo. Il che sarebbe a dire lo scopo della tua anima.
Ma è così semplice, è così... simmetrico Voglio dire, questo quadra! Tutto ciò
a un tratto si accorda! Ho adesso davanti agli occhi un'immagine che non avrei
mai messo insieme prima.
Bene. Questo è bene. E' lo scopo del nostro dialogo. Mi hai interrogato per avere
delle risposte. Io ti ho assicurato che te le avrei fornite. Farai di questo dialogo un libro, e
renderai le mie parole accessibili a molta gente. Fa parte del tuo lavoro. Ora, hai molte domande,
molte indagini da fare sulla vita. Abbiamo messo qui le basi. Abbiamo posto le
fondamenta per un'ulteriore opera di comprensione. Dedichiamoci a questi altri
interrogativi. E non preoccuparti. Se c'è qualcosa in quello che abbiamo appena
considerato che non hai capito appieno, ti riuscirà tutto chiaro tra non molto.
Ci sono così tante cose che vorrei domandarti. Ci sono così tanti interrogativi.
Suppongo di dover cominciare con i più importanti, con quelli ovvi. Come, perché
il mondo ha la struttura che ha?
Tra tutte le domande che l'uomo ha rivolto a Dio, questa è quella che è stata
formulata più spesso. Fin dall'inizio dei tempi l'uomo l'ha posta. A partire dal primo
momento e fino a ora ha voluto sapere: Perché deve essere così?
La formulazione classica della domanda di solito è: Se Dio è la perfezione e l'amore,
perché avrebbe creato la pestilenza e la carestia, la guerra e le malattie, i terremoti e i
tornado e gli uragani e tutti i tipi di disastri naturali, le profonde delusioni personali e le
calamità mondiali?
La risposta a questa domanda giace nel più profondo mistero dell'universo e nel più
alto significato della vita.
Non ho mostrato la Mia bontà nel creare soltanto quello che voi definite «perfezione» tutto intorno a
voi. Non ho dimostrato il Mio amore non consentendovi di dimostrare il vostro.
Come ho già spiegato, non potete dimostrare l'amore fin quando non riuscite a
dimostrare il non amore. Una cosa non può esistere senza il suo opposto, tranne che nel
mondo dell'assoluto. Eppure il regno dell'assoluto non bastava per voi o per Me. Io
esistevo in esso, nell'eternità, e di là anche voi siete venuti.
Nell'assoluto non esiste nessuna esperienza, soltanto la conoscenza. La conoscenza è
una condizione divina, però la gioia più grande è nell'essere. L'essere si consegue soltanto
dopo l'esperienza. Lo sviluppo è questo: conoscere, sperimentare, essere. Questa è la
Santa Trinità, l'Uno e Trino che è Dio.
Dio il Padre è la conoscenza, l'origine di tutta la comprensione, colui che ha generato
ogni esperienza, perché non si può sperimentare quello che non si conosce.
Dio il Figlio è l'esperienza, l'incarnazione, la messa in atto, di tutto quello che il Padre sa
di se stesso, poiché non si può essere quello che non si è sperimentato.
Dio lo Spirito Santo è l'essere, la disincarnazione di tutto quello che il Figlio ha
sperimentato di se stesso; la semplice, squisita condizione di esistere possibile soltanto
attraverso il ricordo della conoscenza e dell'esperienza.
Questo semplice essere è beatitudine. È la condizione in cui si trova Dio dopo aver
conosciuto e sperimentato se stesso. E quello cui Dio anelava al principio.
Naturalmente sei molto oltre il punto nel quale ti si deve spiegare che le descrizioni di
Dio come padre-figlio non hanno niente a che fare con il genere maschile. Mi servo qui
del pittoresco modo di esprimersi dei vostri più recenti testi sacri. Scritture sacre molto
più antiche situano questa metafora in un contesto madre-figlia. Nessuna delle due
soluzioni è corretta. La tua mente potrebbe attenersi più vantaggiosamente a un rapporto
del genere: genitore-progenie. Oppure: quello che dà origine e quello che trae origine.
Aggiungendo la terza parte della Trinità si ottiene questo rapporto: quello che dà
origine/quello che trae origine/ quello che esiste.
Questa Realtà Trina è la firma di Dio. È il modello divino. L'Uno e Trino si trova
dovunque nei regni del sublime. Non puoi sfuggire a esso trattando di tempo e spazio,
Dio e consapevolezza, o una qualsiasi delle relazioni fondamentali.
Qualche teologo ha descritto la Verità Trina come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Alcuni dei vostri psichiatri si servono dei termini super-io, io, e inconscio. Ci sono tra i
vostri spiritualisti quelli che parlano di corpo, mente e spirito. C'è chi tra gli scienziati
prende in considerazione materia, energia ed etere. Qualche filosofo dichiara che una cosa
non è vera fin quando non è vera nel pensiero, nella parola e nell'azione. Quando
dissertate sul tempo, gli attribuite tre aspetti soltanto: passato, presente e futuro.
Analogamente ci sono tre momenti nella vostra percezione: prima, adesso e poi. In
termini di relazioni spaziali, se considerate i punti dell'universo, o i diversi punti nella
stanza in cui siete, riconoscete il qui, il laggiù e lo spazio intermedio.
A un livello meno elevato, materiale, nelle relazioni non riconoscete nessun «elemento
intermedio». Questo è perché i rapporti elementari sono sempre coppie, mentre i rapporti
che appartengono a sfere superiori sono delle triadi. Ci sono quindi la destra e la sinistra,
il sopra e il sotto, il grande e il piccolo, il veloce e il lento, il caldo e il freddo, e la più
grande delle coppie mai create: il maschio e la femmina. Non esistono elementi intermedi in
queste coppie. Una cosa è uno o l'altro dei due, o una più grande o più piccola versione in
rapporto con una di queste due polarità.
Nel regno di queste relazioni elementari niente può essere ridotto a espressione
concettuale senza ridurre a concetto anche il suo opposto. La maggior parte delle vostre
esperienze quotidiane trova fondamento in queste realtà.
Nel regno dei rapporti sublimi non esiste niente che abbia un opposto. Tutto È Uno e
tutto procede da uno all'altro in un cerchio senza fine.
Il tempo è un regno sublime, dove quello che voi definite passato, presente e futuro
esiste in maniera interrelazionale.
Cioè, non sono opposti, ma piuttosto parti di uno stesso tutto; progressioni di uno
stesso concetto; cicli della medesima energia; aspetti della stessa immutabile verità. Se
partendo da questo giungete alla conclusione che il passato, il presente e il futuro esistono
in uno stesso «tempo», avete ragione. Il mondo è com'è perché non potrebbe essere in
nessun altro modo, e inoltre esiste nel regno fisico. Terremoti e uragani, inondazioni e
trombe d'aria ed eventi che definite calamità naturali sono soltanto movimenti di elementi
da una polarità all'altra. L'intero ciclo nascita-morte fa parte di questo movimento. Si
tratta di ritmi della vita e tutto nella realtà volgare è soggetto a essi, poiché la vita stessa è
un ritmo. È un'onda, una vibrazione, una pulsazione proprio nel cuore di Tutto Quello
Che È. La malattia e le infermità sono i contrari della salute, e si manifestano nella vostra
realtà al vostro comando. Non vi potete ammalare senza esserne voi stessi la causa, a
qualche imprecisato livello, e potete ristabilirvi in un momento semplicemente decidendo
di farlo. Le profonde delusioni personali sono reazioni che vengono scelte e le calamità
planetarie sono il risultato di consapevolezze planetarie.
Le tue domande insinuano che sono stato Io a scegliere questi eventi, che è Mia
volontà e Mio desiderio che accadano. Eppure non voglio che queste cose si verifichino, Mi limito a
osservarvi mentre siete voi a causarle. E non faccio nulla per impedirle, perché se lo facessi
sarebbe contrastare la vostra volontà. Questo, a sua volta, vi priverebbe dell'esperienza di Dio.
L'esperienza che voi e Io abbiamo scelto insieme.
Non condannate, quindi, tutto quello che considerate un male nel vostro mondo. Interrogatevi
piuttosto su che cosa, a questo proposito, avete giudicato un male, e che cosa, se mai, vorreste fare per
cambiarlo.
Indagate nell'interiorità invece che nell'esteriorità, domandando: Quale parte del mio
io voglio mettere alla prova adesso, di fronte a questa calamità? Quale aspetto dell'essere
scelgo di far emergere? Perché tutto quanto appartiene alla vita esiste come uno
strumento della vostra stessa creazione e tutti i suoi eventi si limitano a presentarsi come
opportunità per voi di decidere, ed essere Quelli Che Siete.
Ciò è vero per ciascuna anima, quindi vedete come non ci siano vittime nell'universo, ci
sono soltanto creatori. I Maestri che hanno calpestato il suolo di questo pianeta lo
sapevano tutti. Per questa ragione non importa quale Maestro possiate nominare, nessuno
di loro si è immaginato di essere stato perseguitato, sebbene molti siano stati in effetti
crocifissi.
Ogni anima è un Maestro, per quanto talune non ricordino la loro origine o il loro
retaggio. Eppure ciascuna crea la situazione e la circostanza per il proprio più alto scopo e
il proprio più rapido ricordare, in qualsiasi momento si definisca con il termine «adesso».
Non giudicate, perciò, il cammino karmico, il destino seguito da qualcun altro. Non
invidiate il successo, non commiserate il fallimento, dal momento che non sapete quale sia il successo o il
fallimento nella valutazione dell'anima. Non definite una cosa una calamità, né giudicatela un
felice evento, fin quando non avrete deciso come usarla, o non abbiate visto come viene
usata. Perché la morte di un individuo è una calamità se grazie a essa si è salvata la vita di
migliaia di altri? E una nuova vita è un gioioso evento qualora non riesca a procurare altro
se non dolore? Eppure neanche questo vi è dato di giudicare, ma tenete per voi la vostra
opinione e consentite agli altri di avere la propria.
Questo non significa ignorare una richiesta di aiuto, né la sollecitazione del vostro
stesso animo a operare il cambiamento di talune circostanze o condizioni. Significa evitare
etichette e giudizi mentre intraprendete una qualsiasi azione. Poiché ogni circostanza è un
dono, e in ogni esperienza si cela un tesoro.
Una volta c'era un'anima che sapeva di essere la luce. Si trattava di un'anima nuova, e
quindi ansiosa di compiere esperienze. «Sono la luce», diceva. «Sono la luce.» Eppure tutta
la consapevolezza di ciò e tutto il ripetere quell'affermazione non poteva essere un
sostituto dell'averlo sperimentato. E nel regno dal quale quell'anima emergeva, esisteva
soltanto la luce. Ogni anima era grande, ogni anima era meravigliosa e ogni anima
splendeva con la luminosità della Mia gloria. E quindi, la piccola anima in questione era
una candela di fronte al sole. In mezzo alla più grande delle luci - della quale Io ero parte non riusciva a vedere se stessa, né a mettere alla prova se stessa come Chi e Cosa in
Realtà essa È.
Ora si dava il caso che quest'anima anelasse senza tregua a conoscere se stessa. Ed era
così grande il suo anelito che un giorno le dissi: «Sai che cosa devi fare per soddisfare
questo tuo anelito?»
«Oh, che cosa, Dio? Che cosa devo fare? Sono pronta a tutto», disse la piccola anima.
«Devi separarti dal resto di noi», risposi, «e poi devi richiamare su di te le tenebre.»
«Che cosa sono le tenebre, Signore Santo?» domandò la piccola anima.
«Quello che tu non sei», risposi, e l'anima capì.
E quindi l'anima lo fece, allontanandosi dal Tutto, proprio così, recandosi addirittura
fino a un altro regno. E in quel regno l'anima aveva il potere di convocare nella sua
esperienza tutti i generi di tenebre. E così fece.
Nondimeno, in mezzo a tutte le tenebre, prese a gridare: «Padre, Padre, perché mi hai
abbandonato?» Proprio come fate voi nei vostri momenti più bui. Eppure non vi ho mai
abbandonato, ma vi sono sempre stato al fianco, pronto a rammentarvi Chi Siete in
Realtà; pronto, sempre pronto a riportarvi a casa.
Perciò siate una luce nelle tenebre, e non maleditele. E non dimenticate Chi Siete nel momento in cui
vi trovate circondati da quello che non siete. E lodate la creazione, anche mentre cercate di cambiarla E
sappiate che quanto fate nel momento della vostra peggiore prova può portarvi al più grande trionfo.
Perché l'esperienza da voi creata costituisce una dichiarazione su Chi Siete, e su Chi Volete Essere.
Ti ho raccontato questa storia - la parabola della piccola anima e del sole - per farti
capire meglio perché il mondo è così com'è, e come possa cambiare in un istante quando
tutti ricordino la divina verità della loro più alta realtà.
Ora esiste chi afferma che la vita è una scuola e che le cose da te osservate e
sperimentate nella tua esistenza sono fatte per insegnarti. Ti ho già parlato di questo e te
lo dirò ancora: sei giunto in questa vita senza niente da imparare, devi soltanto dimostrare quanto già
sai. Nel dimostrarlo, lo metterai in opera, e ti creerai di nuovo, per mezzo della tua esperienza. Perciò
giustifica la vita e dalle uno scopo. Perciò santificala.
Stai dicendo che tutte le cose cattive che ci accadono sono cose che noi stessi
abbiamo scelto? Intendi dire che anche le calamità mondiali e i disastri sono, in
un certo senso, create da noi in modo da renderci possibile «sperimentare il
contrario di Chi Siamo»? E, se così fosse, non esiste qualche modo meno
doloroso, per noi e per gli altri, che possa offrirci l'opportunità di metterci alla
prova?
No, non tutte le cose che vi capitano e che tu definisci «cattive» sono una vostra
scelta. Non in maniera consapevole, almeno, ma sono tutte una vostra creazione.
Siete sempre intenti a creare. In ogni momento. In ogni minuto. In ogni giorno. Siete una
grandiosa macchina per creare, e ne offrite continuamente una nuova manifestazione
letteralmente alla velocità con cui riuscite a pensare.
Eventi, avvenimenti, casi, condizioni, circostanze: sono tutte cose create dalla
consapevolezza. La consapevolezza individuale è potente quanto basta. Puoi immaginare
quale energia creativa venga sprigionata ogni volta in cui due o più persone si trovano
riunite in Mio nome. E la consapevolezza delle masse? Ecco, questa è così potente da
riuscire a creare eventi e circostanze di importanza mondiale e dalle conseguenze
planetarie.
Non sarebbe preciso dire - non nel modo in cui voi lo intendete - che state scegliendo
queste conseguenze. Non le state scegliendo più di quanto le stia scegliendo Io. Come
Me, anche voi le state osservando. E decidete Chi Siete riguardo a esse.
Eppure non c'è nessuna vittima, nel mondo, e nessun malvagio. Nessuno è vittima
delle scelte altrui. A un certo livello hai creato tutto quello che dici di detestare, e avendolo
creato, lo hai scelto.
Questo è un livello di pensiero elevato, uno di quelli che tutti i Maestri prima o poi
raggiungono. Perché soltanto quando riescono ad accettare la responsabilità per tutto ciò
riescono a conseguire il potere di cambiare una parte di esso.
Fin quando accetti l'idea che ci sia qualcosa o qualcuno là fuori «a farlo» al tuo posto,
ti privi del potere di compiere una qualsiasi azione a quel proposito. Soltanto quando dici:
«L'ho fatto io», sei in grado di trovare la forza di cambiarlo.
È molto più facile cambiare quanto stai facendo che non cambiare quanto sta facendo un altro. Il
primo passo nel cambiare qualcosa è sapere e accettare di avere scelto che sia quello che
è. Se non puoi accettare ciò a un livello personale, convienine mediante la comprensione
che Siamo Un Tutto Unico. Cerca allora di creare il cambiamento non perché una cosa è
sbagliata, ma perché non offre più un'accurata dichiarazione di Chi Sei.
C'è un'unica ragione per fare qualcosa: quella di dichiarare all'universo Chi Sei. Interpretata in
questo modo, la vita diventa autocreativa. Ti servi della vita per creare Te Stesso come Chi
Sei e come Quello Che Hai Sempre Voluto Essere. Esiste una sola ragione per annullare
ogni cosa: ed è perché ciò non costituisce più una dichiarazione di Chi Vorresti Essere. Non
rispecchia più la tua identità. Non ti rappresenta.
Se vuoi essere rappresentato di nuovo in maniera confacente a Chi Sei, devi darti da fare
per cambiare tutto quello che nella tua vita non si adatta all'immagine di te che desideri proiettare
nell’eternità.
In senso più lato, quindi, tutte le cose cattive che si dà il caso ti siano capitate sono una
tua scelta. L'errore non è stato nello sceglierle, ma nel definirle «cattive». Perché
definendole cattive, definisci cattivo te stesso, dal momento che sei stato tu a crearle.
Non puoi accettare questa etichetta, perciò invece di etichettare te stesso come
cattivo, rinneghi le tue stesse creazioni. È questa disonestà intellettuale e spirituale a consentirti
di accettare un mondo nel quale le condizioni sono quello che sono. Se ti trovassi a dover
accettare, o addirittura a provare dentro di te, un profondo senso di responsabilità personale
per il mondo esso sarebbe un luogo diverso. Il mondo sarebbe di gran lunga diverso se
ciascuno si sentisse responsabile.
I disastri e le calamità terrene, le trombe d'aria e gli uragani, i terremoti e le
inondazioni, tutti gli sconvolgimento fisici non vengono creati da voi in maniera specifica.
Quello che viene creato da voi è la misura in cui questi eventi influiscono sulla vostra vita.
Nessuno sforzo d'immaginazione riuscirebbe a sostenere che sei tu a istigare o a
creare gli eventi che accadono nell'universo. Tali eventi vengono creati dalla
consapevolezza collettiva dell'umanità. È tutto il mondo, riunito insieme in una
collaborazione creativa, che produce queste esperienze; quello che fa ogni individuo è
muoversi all'interno di esse, stabilendo, se non altro, che cosa significhino per voi, e Chi e
Che Cosa Voi Siete in rapporto a esse.
Perciò create, in maniera collettiva e individuale, la vita e i tempi dei quali fate esperienza per il fine
dell'anima, che è quello di evolversi.
Hai domandato se non esista un modo meno penoso per affrontare questo processo,
e la risposta è sì, eppure, nella vostra esperienza esteriore niente cambierebbe. Il modo
per ridurre il dolore che tu associ alle esperienze e agli eventi terreni - sia per quanto
riguarda te, sia per quanto riguarda gli altri - è quello di cambiare il sistema con cui considerate la
cosa.
Non puoi cambiare gli avvenimenti esterni (perché sono stati creati da tutti voi, e tu
non sei cresciuto abbastanza nella tua consapevolezza per alterare individualmente quanto
è stato creato in maniera collettiva), per cui puoi cambiare l'esperienza interiore. È questo
il sistema da padroneggiare nella vita.
Niente è doloroso in sé e per sé. Il dolore è il risultato di un pensiero sbagliato. E un
errore nel modo di pensare. Un Maestro può far sparire il dolore più straziante. In tal
modo il Maestro risana. Il dolore deriva da un'opinione che ti sei fatto su una cosa.
Scaccia quell'opinione e il dolore sparisce.
L'opinione spesso si fonda su esperienze precedenti. Il tuo parere su una cosa deriva
da un'idea precedente circa quella cosa. La tua precedente idea deriva da un'idea nata
ancora prima, e quell'idea discende da un'altra, e così via, come particelle elementari, fin
quando non ripercorri all'indietro tutta la strada nella sala degli specchi fino a quello che
Io chiamo «il primo pensiero».
Il pensiero è creazione e nessun pensiero è più potente di un pensiero originario.
Questo è il motivo per cui ciò viene talvolta definito anche come «peccato originale».
Il peccato originale si ha quando il tuo primo pensiero su una cosa è in errore. Tale
errore viene aggravato sempre più quando tu hai un secondo o un terzo pensiero,
improntati sul primo, circa una questione. È compito dello Spirito Santo ispirarti per una
nuova comprensione, che ti possa liberare dai tuoi sbagli.
Stai dicendo che non dovrei sentirmi a disagio a proposito dei bambini che
muoiono di fame in Africa, a proposito dell'ingiustizia e della violenza in America,
o a proposito del terremoto che ha ucciso centinaia di persone in Brasile?
Non esistono «dovrei» e «non dovrei» nel mondo di Dio. Fa' quello che vuoi. Fa'
quello che ti rispecchia, quello che ti ri-presenta come una versione più grande di Te
Stesso. Se vuoi sentirti a disagio, sentiti a disagio.
Ma non giudicare, e non condannare, poiché non sai perché una cosa accade, né a quale scopo. E
ricordati di questo: quello che tu condanni, condannerà te e quello che giudichi, ti
giudicherà un giorno.
Piuttosto, cerca di cambiare queste cose - o sostieni altri che stanno cambiando queste
cose - che non rispecchiano più il tuo più elevato senso di Chi Sei. Inoltre, benedici tutto,
perché tutto è creato da Dio, attraverso la vita che vive e che è la più alta delle creazioni.
Ti ho proprio sentito dire che non ci sono «dovrei» e «non dovrei» nel mondo
di Dio?
Esatto.
Ma se non esistono nel Tuo mondo, dove sarebbero?
In effetti, dove?
Ripeto la domanda: Dove altro apparirebbero i «dovrei» e «non dovrei» se non
nel Tuo mondo?
Nella tua immaginazione.
Ma quelli che mi hanno edotto circa il giusto e l'ingiusto, il da farsi e il da non
farsi, il si deve e il non si deve, mi hanno detto che tutte le regole sono state
stabilite da Te, da Dio.
Allora quelli che ti hanno istruito sbagliavano. Non ho mai stabilito un «giusto» o uno
«sbagliato», un «da farsi» e un «da non farsi». Ciò avrebbe significato sottrarti del tutto il
dono più grande, l'opportunità di fare quello che ti piace, e di sperimentarne i risultati; la
possibilità di crearti di nuovo a immagine e somiglianza di Chi Sei in Realtà; lo spazio per
dar luogo a una realtà di un più grande e ancora più grande te stesso, basata su un più
elevato concetto di quello di cui tu sei capace.
Dirti che qualcosa - un pensiero, una parola, un'azione - è «sbagliata» equivarrebbe a
dirti di evitarla. Dirti di evitarla significherebbe proibirtela. Importi una proibizione
vorrebbe dire limitarti. Limitarti sarebbe negare la realtà di Chi Sei Veramente, e al
contempo sottrarti l'opportunità di creare e sperimentare questa verità.
Ci sono coloro che sostengono che ti ho concesso il libero arbitrio, eppure queste
stesse persone proclamano che se non Mi obbedisci, io ti manderò all'inferno. Che razza
di libertà sarebbe questa? Non è un prendere in giro Dio... non dire nulla di nessun genere
circa il vero rapporto tra noi?
Bene, stiamo entrando adesso in un altro campo che mi sta a cuore prendere
in esame, e si tratta dell'intera faccenda del paradiso e dell'inferno. Da quanto ho
dedotto qui, non esiste niente di simile all'inferno.
L'inferno c'è, ma non è quello che pensi, e tu non lo sperimenterai per le ragioni che ti
sono state date.
Che cos'è l'inferno?
È l'esperienza del peggior esito delle tue scelte, delle tue decisioni e delle tue creazioni.
È la conseguenza naturale di ogni pensiero che Mi neghi, o dica no a Chi Sei in relazione
a Me.
È la sofferenza che provi a causa del modo sbagliato di pensare. Sebbene anche la
definizione «modo sbagliato di pensare» sia una definizione inappropriata, perché non
esiste una cosa come lo sbaglio.
L'inferno è il contrario della gioia. È il sentirsi inappagati. È il sapere Chi e Che Cosa
Sei, e mancare di sperimentarlo. È il non essere all'altezza. Questo è l'inferno, e non ce n'è
uno più grande per la tua anima.
Ma l'inferno non esiste come il luogo di cui tu hai fantasticato, in cui bruci in una
fiamma inestinguibile o esisti in uno stato di eterno tormento. Che scopo avrei in tutto
questo?
Anche se concepissi lo straordinario pensiero che tu non «meriti» il paradiso, perché
avrei bisogno di andare in cerca di una specie di vendetta, o di punizione, per la tua
mancanza? Non sarebbe una faccenda più semplice per Me limitarmi a liberarmi di te?
Quale vendicativa parte di Me potrebbe chiedere che ti sottoponga a un'eterna sofferenza
che vada al di là di ogni descrizione?
Potresti rispondere che è per un bisogno di giustizia, ma la semplice negazione di una
comunione con Me in paradiso non servirebbe ai fini della giustizia? Sarebbe necessario
anche infliggere un'infinita sofferenza?
Ti dico che non esiste un'esperienza di tale sofferenza fisica dopo la morte, che avete
costruito voi sulla base di teologie fondate sulla paura. Eppure esiste un'esperienza
dell'anima così piena di infelicità, così incompleta, così inferiore al tutto, a tal punto
separata dalla più grande gioia di Dio, che per la tua anima costituirebbe l'inferno. Ma ti
dico che non ti manderò laggiù, né farò in modo che tale esperienza ti sia inflitta. Tu stesso
però crei l'esperienza, ogni volta che separi il tuo Io dal tuo più elevato pensiero su di te.
Tu stesso crei l'esperienza ogni volta che neghi Te Stesso; ogni volta che respingi Chi e
Che Cosa Sei Veramente.
Eppure anche questa esperienza non è mai eterna. Non può esserlo, perché non è il Mio
piano che tu resti separato da Me per sempre. In effetti, una cosa simile è impossibile: per
realizzare una simile evenienza non soltanto tu avresti dovuto negare Chi Sei, ma avrei
dovuto farlo anch'Io. Io non lo farò mai. E fin quando uno di noi possiede la verità su di
te, la verità su di te finirà per prevalere.
Ma se non esiste nessun inferno come noi lo immaginiamo, questo significa
che posso fare quello che voglio, agire a mio piacimento, commettere qualsiasi
azione, senza tema di castigo?
Sarebbe la paura ciò di cui hai bisogno per essere, fare e avere quanto è
intrinsecamente giusto? Devi essere minacciato per essere buono? E che cosa significa
«essere buono»? Chi ha il diritto di avere l'ultima parola a questo proposito? Chi stabilisce
le direttive? Chi detta le regole?
Ti dico questo: sei tu ad avere il compito di crearti delle norme. Tu a stabilire le
direttive. E tu a decidere fino a che punto hai agito bene; fino a che punto ti stai
comportando bene. Perché sei stato tu a decidere Chi e Che Cosa Sei in Realtà, e Chi
Vuoi Essere. E sei l'unico che può valutare quanto ti comporti bene.
Nessun altro ti giudicherà mai: infatti, perché, e come, Dio potrebbe giudicare la Sua
stessa creatura e definirla cattiva? Se avessi voluto che tu fossi perfetto e facessi tutto in
maniera perfetta, ti avrei lasciato nello stato di totale perfezione dal quale sei venuto.
Il nocciolo della questione era di farti scoprire te stesso, di farti creare il tuo Io, come
sei davvero, e come davvero vuoi essere. E comunque non lo potresti essere a meno che
anche a te non fosse data la possibilità di scegliere di essere qualcos'altro.
Potrei perciò punirti per aver fatto una scelta che Io Stesso ho posto di fronte a te? Se
non avessi voluto che tu facessi una seconda scelta, perché ne avrei create altre oltre la
prima? Questa è una domanda che avresti dovuto porre a te stesso prima di assegnare a
Me il ruolo di un Dio che condanna.
La risposta diretta alla tua domanda è che sì, puoi fare quello che desideri senza tema
di castigo. Può esserti utile, comunque, essere consapevole delle conseguenze. Le
conseguenze sono i risultati. Gli esiti naturali. Questi non sono affatto simili a punizioni o
a castighi. Gli esiti sono semplicemente questo: sono il risultato derivante dalla naturale
applicazione di leggi naturali. Sono quello che accade, in maniera del tutto prevedibile, in
conseguenza di quanto è successo.
Tutta la vita fisica funziona in accordo con le leggi naturali, come quella di causa ed
effetto. Una volta che tu tieni presenti queste leggi, e le applichi, hai padroneggiato la vita
stessa a un livello materiale. Quanto ti sembra una punizione... o quello che tu chiameresti
male, o cattiva fortuna... non è niente di più che una legge naturale la quale difende se
stessa.
Allora se conoscessi queste leggi e le rispettassi, non avrei mai più problemi?
E questo che mi stai dicendo?
Non faresti più l'esperienza di Te Stesso coinvolto in quelli che definisci «problemi». Non
saresti incline a considerare ogni situazione della vita come un problema. Non
affronteresti ogni circostanza con trepidazione. Metteresti fine a tutte le preoccupazioni,
ai dubbi e alle paure. Vivresti come immagini vivessero Adamo ed Eva, non come spiriti
disincarnati nel regno dell'assoluto, ma come spiriti disincarnati nel regno del relativo.
Eppure godresti di tutte le libertà, di tutte le gioie, di tutta la pace, e di tutta la saggezza, la
comprensione e il potere dello Spirito che sei. Saresti un essere pienamente realizzato.
Questo è lo scopo della tua anima. Questo è il suo obiettivo realizzarsi appieno nel
corpo; diventare l'incarnazione di quello che è in realtà.
Questo è il mio piano per quanto ti riguarda. Questo è il mio ideale: raggiungere la
realizzazione per il tuo tramite. Far sì che il concetto si trasformi in esperienza, che Io possa
conoscere Me Stesso in maniera sperimentale.
Le leggi dell'Universo sono leggi che ho stabilito Io. Sono leggi perfette, che danno
luogo a un perfetto funzionamento di tutto quanto è fisico. Hai mai visto qualcosa di più
perfetto di un fiocco di neve? La sua complessità, il disegno, la simmetria, la conformità a
se stesso e l'originalità rispetto a ogni altro... tutto ciò è un mistero. Resti meravigliato di
fronte a questa manifestazione della Natura tale da ispirare reverenza. Eppure, se riesco a
fare questo con un singolo fiocco di neve, che cosa pensi che riesca a fare, ad avere fatto,
con l'universo?
Sebbene in grado di scorgerne la simmetria, la perfezione del disegno - dal più enorme
dei suoi componenti fino alla più minuscola particella - non saresti capace di afferrare la
verità di ciò nella tua realtà. Anche adesso, mentre ne intravedi uno scorcio, non riesci
ancora a immaginarne o a capirne le implicazioni. Eppure puoi renderti conto che
esistono delle implicazioni... di gran lunga più complesse e di gran lunga più straordinarie
di quanto la tua attuale comprensione possa afferrare. Il vostro Shakespeare lo ha detto in
maniera meravigliosa: «Esistono molte più cose in Cielo e in Terra, Orazio, di quante ne
immagini la tua filosofia».
Allora come posso conoscere queste leggi? Come le posso apprendere?
Non si tratta di apprenderle, ma di ricordarle.
Come le potrei ricordare?
Incominciando con l'essere silenzioso. Fai tacere il mondo esteriore, così che il mondo
interiore ti possa portare a «vedere». Questa capacità interiore di vedere è quanto cerchi,
eppure non la puoi conseguire fin tanto che sei così profondamente preoccupato dalla
realtà esterna. Cerca perciò di andare nell'interiorità quanto più ti è possibile. E quando
non ti stai spingendo in profondità, tratta con il mondo esteriore giungendo da quello
interiore. Ricorda questo assioma: Se non sei diretto verso l'interiorità, non andare in nessun posto.
Mettilo in prima persona mentre lo ripeti, per renderlo più personale:
Se non mi dirigo
verso l'interiorità
non vado in nessun posto.
Sei andato verso l'esterno per tutta la vita. Ma non lo devi fare, e mai avresti dovuto
farlo. Non c'è nulla che tu non possa essere, non c'è nulla che tu non possa fare. Non c’è
nulla che tu non possa avere.
Questo suona come la promessa di avere la Luna.
Quale altra promessa vorresti che Dio facesse? Crederesti in Me se ti promettessi
qualcosa di meno? Per migliaia di anni la gente non ha prestato fede alle promesse di Dio
per la più straordinaria delle ragioni: erano troppo belle per essere vere. Per cui tutti
hanno finito per scegliere una promessa più modesta, un amore in tono minore. Perché la
più alta delle promesse di Dio deriva dall'amore più elevato. Però voi non potete
concepire un amore perfetto, e quindi anche una promessa perfetta diventa inconcepibile.
Come lo è una persona perfetta. Perciò non potete credere nemmeno in Voi Stessi.
La mancanza di fede in ciascuna di queste cose significa la mancanza di fede in Dio.
Poiché credere in Dio induce a credere nel più grande dono di Dio, un amore
incondizionato, e nella Sua più grande promessa, un potenziale illimitato.
Posso osare interromperTi? Ho sentito questo discorso circa un illimitato
potenziale già prima d'ora, e non quadra con l'esperienza umana. Lasciando da
parte le difficoltà incontrate dalle persone dotate di medie capacità, che dire delle
sfide di quelli nati con limitazioni mentali o fisiche? Anche il loro potenziale è
illimitato?
Lo avete riportato nelle vostre stesse Sacre Scritture, in molti modi e in diversi punti.
Forniscimi un riferimento.
Guarda quello che si dice nella Bibbia nel libro della Genesi, paragrafo 11, versetto 6.
«E il Signore disse: 'Ecco, essi formano un popolo solo e hanno tutti un
medesimo linguaggio: questo è il principio delle loro imprese. Niente ormai gli
impedirà di condurre a termine tutto quello che si propongono’.»
Sì. Puoi prestare fede a ciò?
Questo non risponde alla domanda sul debole, sull'infermo, sul minorato, su
quelli che sono afflitti da limitazioni.
Pensi che siano afflitti da limitazioni, come dici tu, non per loro scelta? Ritieni che un
animo umano incontri le sfide della vita, di qualsiasi genere possano essere, per caso? E
questo che immagini?
Intendi dire che un'anima sceglie in anticipo quale tipo di vita sperimenterà?
No, questo farebbe fallire lo scopo dell'incontro. Il proposito è quello di creare la tua
esperienza, e perciò di creare il tuo Sé, nel glorioso momento del Presente. Tu perciò, non
scegli in anticipo la vita che sperimenterai.
Puoi comunque selezionare le persone, i luoghi e gli eventi - le condizioni e le
circostanze, le sfide e gli ostacoli, le opportunità e le opzioni - con i quali creare le tue
esperienze. Puoi scegliere i colori per la tua tavolozza, gli attrezzi per la tua cassetta, i
macchinari del tuo laboratorio. Che cosa crei con essi è affar tuo. È una questione che
riguarda la vita.
Il tuo potenziale è illimitato in tutto quello che hai scelto di fare. Non supporre che
un'anima incarnatasi in un corpo da te definito «limitato» non abbia raggiunto il suo pieno
potenziale, perché non sai che cosa quell'anima stava cercando di fare. Non lo deduci dalla
sua agenda. Sei all'oscuro delle sue intenzioni.
Perciò benedici ogni persona e ogni condizione e rendi grazie. In tal modo ratifichi la
perfezione della creazione di Dio, e dimostri la tua fede in essa. Poiché niente avviene per
caso nel mondo di Dio, e non esistono cose come le coincidenze. Né il mondo è preso di
mira da ripetute scelte a caso, o da quello che tu chiami il «fato».
Se un fiocco di neve è assolutamente perfetto nel suo disegno, non credi che lo stesso
si potrebbe dire a proposito di una cosa meravigliosa come la tua vita?
Ma perfino Gesù ha risanato gli infermi. Perché avrebbe dovuto sanarli se le
loro condizioni erano così «perfette» ?
Gesù non ha guarito quelli che ha guarito perché considerava le loro condizioni
imperfette. Li ha guariti perché si rendeva conto che quelle anime chiedevano la
guarigione come parte del loro progresso. Si rendeva conto della perfezione del loro
sviluppo. Riconosceva e capiva le intenzioni dell'anima. Se Gesù avesse avuto la
sensazione che tutte le malattie, mentali o fisiche, rappresentassero un'imperfezione, non
si sarebbe limitato a guarire tutti sul pianeta, in una volta sola? Dubiti che lo potesse fare?
No. Credo che avrebbe potuto farlo.
Bene. Allora la mente supplica di sapere: Perché non lo ha fatto? Perché il Cristo
avrebbe scelto di lasciar soffrire alcuni e di guarire altri? Quanto a questo, perché Dio
permette una qualsiasi sofferenza in un qualsiasi momento? Tale domanda è stata posta in
precedenza, e la risposta rimane la stessa. C'è la perfezione in questo procedere, e tutta la
vita nasce da una scelta. Non è appropriato interferire con le scelte né porre domande a
quel proposito. Ed è inappropriato in maniera particolare condannarle. È opportuno
restare a osservarle, e poi fare qualunque cosa sia possibile per assistere l'anima nella sua
ricerca e nel mettere in pratica una scelta più elevata. Siate vigili, perciò, circa le scelte altrui,
ma non assumete un atteggiamento censorio. Sappiate che la loro scelta è per essi perfetta
nel momento attuale, ma tenetevi pronti ad assisterli qualora giungesse il tempo in cui
cercheranno una scelta più nuova, una scelta diversa, una scelta più elevata.
Mettetevi in comunione con le anime degli altri, e i loro scopi, le loro intenzioni vi
saranno chiari. Questo è quanto ha fatto Gesù con coloro che ha guarito, e con tutti
coloro le cui vite sono venute in contatto con lui. Gesù ha guarito tutti quelli che erano
andati a lui, o che avevano mandato qualcuno a supplicarlo a nome loro. Non praticò
un'opera di guarigione casuale. Il farlo avrebbe significato violare una sacra Legge
dell'Universo: Consenti a ogni anima di percorrere la propria strada.
Questo vuoi dire che non dobbiamo aiutare nessuno senza che l'aiuto ci venga
richiesto? Sicuramente no, altrimenti non riusciremmo mai ad aiutare i bambini
indiani che muoiono di fame, o le tormentate moltitudini africane, o i poveri, o gli
oppressi di qualsiasi luogo. Tutti gli sforzi umanitari andrebbero perduti, ogni
opera di carità sarebbe vietata. Dobbiamo restare in attesa che un individuo ci
gridi la sua disperazione, o che il popolo di una nazione supplichi il nostro
soccorso, prima che ci sia consentito di fare quanto è evidente essere giusto?
Vedi, la domanda si risponde da sola. Se una cosa è ovviamente giusta, falla. Ma
ricorda, esercita un estremo discernimento in merito a quello che definisci «giusto» o
«sbagliato». Una cosa è giusta o sbagliata soltanto perché lo dici tu. Non è giusta o sbagliata in maniera
intrinseco.
Non lo è?
Il fatto di essere «giusto» o «sbagliato» non rappresenta una condizione intrinseca,
rappresenta un giudizio soggettivo in un personale sistema di valori. Secondo il tuo
giudizio soggettivo tu crei il tuo sé, secondo i tuoi valori personali determini e dimostri
Chi Sei.
Il mondo esiste esattamente così com'è in modo da consentirti di esprimere questi
giudizi. Se il mondo esistesse in una condizione di perfezione, il processo di creazione del
Sé nella tua vita sarebbe determinato. La carriera di un avvocato avrebbe termine domani
stesso se non ci fossero più controversie legali. La carriera di un medico avrebbe fine
domani stesso se non ci fossero più malattie. La carriera di un filosofo finirebbe domani
stesso se non ci fossero più interrogativi.
E la carriera di Dio avrebbe fine domani stesso se non ci fossero più problemi!
Proprio così. Hai espresso l'idea alla perfezione. Noi, noi tutti avremmo chiuso con la
creazione se non ci fosse più niente da creare. Noi, tutti noi, abbiamo interessi in gioco
nel far continuare la partita. Per quanto tutti dichiarino che gradirebbero veder risolti tutti i
problemi, non osiamo risolverli, altrimenti non ci rimarrebbe più niente da fare.
Le vostre organizzazioni militari e industriali capiscono la cosa molto bene. Per questo
si oppongono dovunque con decisione a ogni tentativo di instaurare un governo
determinato a evitare ogni conflitto per sempre. La classe medica a sua volta lo capisce
benissimo. Per questo si oppone con fermezza - deve farlo, non può evitare di farlo per la
propria sopravvivenza - a ogni nuova medicina o cura risolutiva, per non dire nulla della
possibilità degli stessi «miracoli» di guarigione.
Anche la vostra comunità religiosa condivide questa chiarezza di vedute. Perciò
attacca in modo solidale qualsiasi definizione di Dio che non includa la paura, il giudizio e
la pena, e qualunque definizione dell'Io che non comprenda il loro stesso concetto dell'unica via
per arrivare alla Divinità.
Se ti dico che sei Dio, dove finirebbe la religione? Se ti dico che sei guarito, dove
finiscono la scienza e la medicina? Se ti dico che vivrai in pace, che fine farebbero i
pacifisti? Se ti dico che il mondo è tutto a posto, dove finirebbe il mondo?
Che ne sarebbe, allora, degli idraulici? Il mondo è pieno essenzialmente di due generi
di persone: quelle che ti forniscono le cose che vuoi, e quelle che le aggiustano. In un
certo senso anche chi si limita a fornirti le cose che vuoi - il macellaio, il panettiere, il
fabbricante di candelieri - è a sua volta una persona in grado di mettere rimedio ai bisogni.
Perché nutrire un desiderio per qualcosa significa spesso averne necessità. Per questo si
dice che anche i tossicomani hanno bisogno di «rimediare una dose». Fate attenzione,
però, che il desiderio non diventi una assuefazione.
Stai dicendo che il mondo avrà sempre dei problemi? Stai dicendo che in effetti
Tu vuoi che le cose stiano così?
Sto dicendo che il mondo esiste così com'è - proprio come un fiocco di neve esiste
così com'è - secondo un preciso disegno. Lo avete creato in quel modo, proprio come avete
creato la vostra vita nel modo in cui è.
Io voglio quello che voi volete. Il giorno in cui davvero vorrete mettere fine alla fame,
non esisterà più la fame. Vi ho fornito tutte le risorse con le quali raggiungere tale
risultato. Disponete di tutti i mezzi con i quali compiere questa scelta. Non l'avete fatta.
Non perché vi era impossibile farla. Le nazioni potrebbero mettere fine alla fame nel
mondo fin da domani. Avete scelto di evitare questa soluzione.
Avete proclamato che ci sono buoni motivi perché quarantamila individui muoiano di
fame ogni giorno. Non esistono buoni motivi. Eppure nello stesso tempo in cui avete
affermato di non poter fare nulla per impedire che quarantamila persone muoiano
quotidianamente di fame, avete fatto in modo che cinquantamila creature umane
venissero al mondo ogni giorno per iniziare una nuova vita. E questo lo definite «amore».
Lo definite un «progetto divino». Si tratta di un progetto che manca in maniera totale di
logica o di ragione, per non parlare della compassione.
Ti sto mostrando senza mezzi termini che il mondo esiste nel modo in cui esiste
perché siete stati voi a fare la scelta a questo proposito. State sistematicamente distruggendo
l'ambiente, poi indicate i cosiddetti disastri naturali come prova della crudele burla di Dio,
o del comportamento crudele della Natura. Vi siete giocati da soli, e sono i vostri
comportamenti a essere crudeli.
Nessuno, nessuno è più gentile della Natura. E nessuno, nessuno è stato più crudele
dell'uomo con la Natura. Eppure vi fate da parte rispetto a ogni coinvolgimento a questo
proposito; negate ogni responsabilità. Non è colpa vostra, sostenete, e in questo avete
ragione. Non è una questione di colpevolezza, si tratta di una scelta.
Potete scegliere di porre fine alla distruzione delle foreste equatoriali fin da domani.
Potete scegliere di smettere di impoverire lo strato protettivo che si stende nel cielo sopra
il vostro pianeta. Potete scegliere di interrompere l'aggressione in corso contro
l'ingegnoso ecosistema terrestre. Potete scegliere di rimettere insieme i fiocchi di neve, o
almeno di fermare il loro inesorabile sciogliersi... ma lo farete?
Nello stesso modo potreste eliminare tutti i conflitti fin da domani stesso. Semplicemente.
Con facilità. E necessario soltanto - lo è sempre stato - che vi mettiate tutti d'accordo.
Eppure se non riuscite a mettervi d'accordo su una cosa fondamentalmente tanto
semplice, come il fatto di rinunciare ad ammazzarvi l'un l'altro, come potete fare appello
al cielo agitando i pugni perché metta ordine nelle vostre vite?
Non farò nulla a vostro beneficio se non sarete voi stessi a farlo. Questo secondo la
legge e i profeti. La Terra si trova nelle condizioni in cui è a causa vostra e delle scelte che
avete fatto, o mancato di fare, perché anche non decidere è decidere. La vostra stessa vita
è quella che è a causa delle scelte che avete fatto, o avete trascurato di fare.
Ma non sono stato io a scegliere di essere investito da quell'autocarro! Non ho
scelto di essere aggredito da quel rapinatore, o di subire violenza da quel
maniaco. La gente potrebbe obiettare questo.
Potete venire considerati tutti come la causa prima delle condizioni esistenti che hanno
creato nel rapinatore il desiderio, o il bisogno impellente, di rubare. Avete tutti contribuito
a creare il tipo di pensiero che ha reso possibile la violenza sessuale. Soltanto quando
riconoscete in voi stessi la causa del crimine incominciate finalmente a sanare la condizione
dalla quale ha origine.
Date da mangiare agli affamati, restituite dignità ai poveri. Accordate opportunità ai
meno fortunati. Mettete fine al pregiudizio che mantiene le masse ignoranti e affamate
con piccole promesse di un domani migliore. Lasciate da parte i tabù e i condizionamenti
circa la naturalezza degli impulsi sessuali: aiutate gli altri, invece, a comprenderne davvero
la meraviglia e a incanalare gli impulsi in maniera positiva. Fate questo e vi troverete
molto avanti sulla via che porta a porre fine per sempre a rapine e stupri.
Quanto ai cosiddetti incidenti - l'autocarro che svolta improvvisamente dalla curva, il
mattone che cade dall'alto - imparate ad accogliere ognuno di questi eventi come una
piccola parte di un più vasto mosaico. Siete venuti per mettere in opera un progetto
individuale per la vostra stessa salvezza. Ma la salvezza non significa salvare voi stessi
dalle trappole del diavolo. Non esiste niente come il diavolo, e non esiste l'inferno. Vi
state salvando dall'oblio della non realizzazione.
Non potete perdere questa battaglia. Non potete fallire. Di conseguenza non si tratta
di una battaglia, ma di un semplice processo. Eppure, ignorando questo, potreste
considerare tale processo come una lotta costante. Potreste addirittura credere nella lotta
abbastanza a lungo da creare intorno a essa un'intera religione. Tale religione vi insegnerà
che la lotta è lo scopo di tutto questo. Si tratta di un falso insegnamento. Non è lottando che il
processo avanza. Con la resa si consegue la vittoria.
Gli incidenti accadono perché accadono. Taluni elementi del processo della vita
vengono a trovarsi assieme in una maniera particolare in un particolare momento, con
esiti particolari, esiti che scegliete di definire «sfortunati», per vostri motivi particolari.
Eppure potrebbero non essere sfortunati affatto, considerando il percorso che sta
compiendo la vostra anima.
Ti dico questo: non esistono coincidenze, e niente succede «per caso». Ogni
avvenimento e ogni avventura viene richiamata presso il vostro Io da Voi Stessi allo scopo
di creare e di sperimentare Chi Siete Realmente. Tutti i veri Maestri lo sanno. Questa è la
ragione per cui i Maestri mistici rimangono imperturbabili di fronte alle peggiori
esperienze della vita (come solete definirle).
I grandi insegnanti della religione cristiana lo dicono. Sanno che Gesù non era turbato
dalla crocifissione, ma se l'aspettava. Avrebbe potuto andarsene, ma non lo fece. Avrebbe
potuto interrompere il corso delle cose in qualunque momento. Ne aveva il potere.
Eppure non lo fece. Acconsentì a essere crocifisso allo scopo di ergersi come simbolo
dell'eterna salvezza per l'uomo. Guarda, disse, quello che posso fare. Guarda ciò che è vero. E
renditi conto che potresti fare anche tu questo e altro. Non ho forse detto che siete fatti a
Mia immagine e somiglianza? Eppure non lo credete. Se poi non riuscite a credere in voi
stessi, credete in Me.
La compassione di Gesù era tale che creò le condizioni per essere un esempio di tale
portata nel mondo da dimostrare che tutti possono andare in paradiso (la Realizzazione di
Sé), se non in altra maniera, allora per suo tramite. Perché sconfisse la miseria, e la morte.
E altrettanto potete fare voi.
Il più grande insegnamento di Cristo non era che avreste avuto una vita eterna, ma che
sareste stati voi a crearla. Non che avreste ottenuto la fratellanza con Dio, ma c e sareste
stati voi a crearla; non che avreste avuto qualunque cosa potevate chiedere, ma che
sareste stati voi a crearla.
Tutto quanto si richiede è di esserne consapevoli. Dal momento che siete voi i creatori
della vostra realtà, e la vita non può mostrarsi in nessun altro modo per voi se non in
quello in cui pensate che lo farà. La portate a esistere con il pensiero. Questo è il primo passo
nella creazione. Dio Padre è pensiero. Il vostro pensiero è il genitore che fa nascere tutte
le cose.
Questa è una delle leggi da ricordare?
Sì.
Me ne puoi dire altre?
Ve le ho già dette. Ve le ho dette tutte, fin dal principio dei tempi. Più e più volte ve le
ho ripetute. Vi ho mandato un maestro dopo l'altro. Non ascoltate i miei maestri. Li
uccidete.
Ma perché? Perché uccidiamo i più santi tra noi? Li uccidiamo o li
disonoriamo, il che è la stessa cosa. Perché?
Perché si contrappongono a ogni pensiero voi nutriate che Mi rinneghi. E dovete
negare Me, se dovete negare il vostro Io.
Perché dovrei voler negare Te, o me?
Perché hai paura. E perché le Mie promesse sono troppo belle per essere vere. Perché
non riuscite ad accettare la più grande delle Verità. E perciò dovete ridurre voi stessi a
una spiritualità che insegna la paura, la dipendenza e l'intolleranza invece dell'amore, del
potere e del consenso.
Siete pieni di paura, e la vostra paura più grande è che la Mia più grande promessa
possa essere la più grande menzogna della vita. E quindi create la più grande delle fantasie
che vi riesca di escogitare per difendervi da questo. Dichiarate che ogni promessa che vi
garantisce un potere illimitato e l'amore divino potrebbe essere la falsa promessa del diavolo.
Dio non avrebbe mai fatto una simile promessa, vi dite, soltanto il diavolo avrebbe potuto
farla, per spingervi a negare l'identità di Dio come la più terrificante, gelosa, vendicativa e
punitiva delle entità.
Anche se questa descrizione si adatterebbe meglio alla definizione di un diavolo
(qualora ve ne fosse uno), avete assegnato caratteristiche diaboliche a Dio per convincere voi
stessi a non accettare le promesse del vostro Creatore, o le qualità divine del Sé. Tale è il
potere della paura.
Sto cercando di liberarmi della paura. Mi diresti qualcosa di più sulle leggi?
La Prima Legge è che tu puoi essere, puoi fare e avere tutto quello che riesci a
immaginare. La Seconda Legge è che tu attiri quanto ti fa paura.
E questo perché?
L'emozione è il potere che attira. Quanto tu temi fortemente, lo sperimenterai. Un
animale, da voi considerato una forma di vita inferiore (anche se gli animali si
comportano con maggiore integrità e con più grande coerenza degli esseri umani), capisce
immediatamente se avete paura. Le piante, da voi ritenute una forma di vita ancora più
bassa, reagiscono a chi le ama molto meglio di quanto facciano nei confronti di chi è loro
indifferente.
Niente di tutto questo avviene per coincidenza. Non esiste la coincidenza nell'universo,
soltanto un grande disegno; un incredibile «fiocco di neve».
L'emozione è energia in movimento. Quando muovete l'energia, create un effetto. Se
mettete in moto sufficiente energia, create la materia. La materia è energia conglomerata.
Mossa di qua e di là. Compressa insieme. Se manipolate l'energia abbastanza a lungo in un
certo modo, ottenete la materia. Ogni maestro capisce questa legge. Si tratta dell'alchimia
dell'universo. Costituisce il segreto di tutta la vita.
Il pensiero è pura energia. Qualunque pensiero abbiate, abbiate mai avuto e mai
avrete, è creativo. L'energia del vostro pensiero non muore mai. Mai. Abbandona il vostro
essere e si dirige nell'universo, e si estende per sempre. Un pensiero è per sempre.
Tutti i pensieri si coagulano; tutti i pensieri incontrano altri pensieri, incrociandosi in
un incredibile labirinto di energia, formando un disegno sempre mutevole di indicibile
bellezza e di incredibile complessità.
Ogni energia attira un tipo consimile di energia, formando piccole entità di energia
dello stesso genere. Quando queste entità consimili di energia si imbattono le une nelle
altre, si aggregano tra loro. Ci vuole una massa indicibilmente grande di questa energia per
formare la materia. Ma la materia è costituita dalla pura energia. In effetti questo è l'unico
modo in cui può formarsi. Una volta che l'energia sia diventata materia resta tale per un
lunghissimo tempo, a meno che la sua costruzione non venga demolita da una forma di
energia contraria o dissimile. Questa energia dissimile, agendo sulla materia, in effetti la
smembra, liberando l'energia grezza con la quale si era costituita.
Questa, in termini elementari, è la teoria che sta alla base dell'invenzione della bomba
atomica. Einstein giunse più vicino di qualunque altro essere umano a una spiegazione del
segreto della creazione dell'universo.
Si può così capire meglio come le persone dalla mentalità consimile riescano a lavorare
insieme per creare una realtà privilegiata. La frase: «Ogni volta che due o più persone si
riuniscono nel Mio nome... » diventa più significativa.
Com'è naturale, quando intere società pensano nello stesso modo, molto spesso
accadono cose stupefacenti, e non tutte necessariamente desiderabili. Per esempio, una
società che vive in preda alla paura, assai sovente - in effetti, in maniera inevitabile - dà
forma a quello che teme di più.
In modo analogo, vaste comunità o congregazioni spesso scoprono il potere di
produrre eventi considerati miracolosi con il pensiero collettivo (o con ciò che alcuni
chiamano preghiera comune).
E persino i singoli individui - se il loro pensiero (preghiera, speranza, desiderio, sogno,
paura) è straordinariamente forte - riescono a produrre da soli un tale risultato. Gesù lo
faceva regolarmente. E anche molti Maestri hanno sperimentato questo fenomeno.
Pure tu puoi venirne a conoscenza. Proprio adesso. Questa è la conoscenza del bene e
del male che Adamo ed Eva condividevano. Fino a quando essi non compresero ciò, non
poté esistere la vita come voi la conoscete. Adamo ed Eva, i nomi mitici che avete attribuito a
chi rappresenta il Primo Uomo e la Prima Donna, erano il Padre e la Madre
dell'esperienza umana.
Quello che è stato descritto come il peccato di Adamo era in effetti il suo
innalzamento, il più grande e unico avvenimento nella storia del genere umano. Perché,
senza di esso, il mondo della relatività non sarebbe esistito. Quanto Adamo ed Eva hanno
commesso non era il peccato originale ma, in verità, la prima benedizione. Dovreste
ringraziarli fin dal profondo del cuore, poiché essendo stati i primi a compiere una scelta
«sbagliata», Adamo ed Eva hanno procurato la possibilità di fare una qualsiasi scelta.
Nella vostra mitologia avete fatto di Eva «la cattiva», in questo caso la tentatrice che
mangia il frutto della conoscenza del bene e del male e timidamente invita Adamo a
imitarla. Questa narrazione mitologica vi ha consentito di fare della donna la «rovina»
dell'uomo da allora in poi, la causa di molti mali e delle tentazioni materiali, come la
sessualità. (Come potete sentirvi tanto a vostro agio a proposito di qualcosa di così
disdicevole?)
Quello che temete di più in realtà è quanto vi tormenta maggiormente. La paura vi
trascinerà verso di esso come un magnete. Tutte le Sacre Scritture - di qualsiasi credo e
tradizione religiosa si tratti - contengono la chiara ammonizione: non temere. Pensate che
questo avvenga per caso? Le leggi sono molto semplici:
1. Il pensiero è creativo.
2. La paura attrae come l'energia.
3. L'amore è tutto quello che esiste.
A proposito di questa Terza Legge, come fa l'amore a essere tutto quello che
esiste se la paura attira come l'energia?
L'amore è la realtà estrema. È l'unica. Il tutto. Il sentimento dell'amore è la tua esperienza di Dio.
Nella più alta Verità, l'amore è tutto quello che esiste, tutto quello che è esistito, tutto
quello che sempre esisterà. Quando ti muovi nell'assoluto, ti muovi nell'amore.
Il regno del relativo è stato creato allo scopo di farmi sperimentare il Mio Sé. Ciò ti è
già stato spiegato. Questo non rende reale il regno del relativo. Si tratta di una realtà creata
che voi e lo abbiamo progettato e continuiamo a progettare, al fine di poterci conoscere
sperimentalmente.
Eppure la creazione può sembrare molto reale. Il suo scopo è quello di apparire così
reale, e noi l'accettiamo come se esistesse davvero. In questo modo, Dio ha contribuito a
creare «qualcos'altro» diverso da Sé (sebbene in più stretti termini questo sia impossibile,
dal momento che Dio è. IO SONO Tutto Quello Che È).
Nel creare «qualcos'altro», vale a dire il regno del relativo, ho dato luogo a un
ambiente nel quale puoi sperimentare la mente di Dio sotto forma di atto di creazione; nel
quale la piccola candela nel sole - la più piccola delle anime - può avere coscienza di sé
come di una luce.
La paura è l'altro estremo dell'amore. È la polarità primaria. Nel creare il regno del
relativo, per prima cosa ho creato il contrario di Me Stesso. Ora, nel regno in cui vivete
sul piano fisico ci sono soltanto due luoghi di esistenza: la paura e l'amore. I pensieri radicati
nella paura produrranno un tipo di manifestazione sul piano fisico. I pensieri radicati
nell'amore ne produrranno un altro.
I Maestri che hanno vissuto sul pianeta sono quelli che hanno scoperto il segreto del
mondo del relativo e si sono rifiutati di riconoscerne la realtà. In breve, i Maestri sono quelli
che hanno scelto solo l'amore. In ogni caso. In ogni momento. In ogni circostanza. Perfino
mentre venivano uccisi, amavano i propri assassini. Anche mentre venivano perseguitati,
amavano i loro oppressori.
Questo è molto difficile per voi da capire, e ancora di più da emulare. Ciononostante,
è quello che ogni Maestro ha sempre fatto. Non importa quale sia la filosofia, non importa
quale sia la tradizione, non importa di quale religione si tratti, ciò è quanto ogni Maestro
ha fatto.
Questo esempio e questo insegnamento vi sono stati spiegati molto chiaramente. Più e
più volte, ancora e ancora vi sono stati mostrati. Attraverso tutti i secoli e in ogni luogo.
Durante tutto il tempo delle vostre vite e in qualsiasi momento. L'universo si è servito di
ogni mezzo per mettervi davanti questa Verità. Nelle canzoni e nei racconti, nella poesia e
nella danza, nelle parole e nei gesti, in immagini in movimento che chiamate film, e in
raccolte di parole, che chiamate libri.
È stata gridata dalla più alta montagna, nei luoghi più infimi si è udito il suo sussurro.
Lungo i canali di tutte le esperienze umane è riecheggiata questa Verità: la risposta è l'amore. Eppure
voi non l'avete ascoltata.
Adesso giungerà a voi da questo libro, che interroga Dio una volta di più su quanto
Dio vi ha detto innumerevoli volte in innumerevoli modi. Ciononostante ve lo ripeto
ancora, qui. Ascolterete adesso? Starete davvero a sentire?
Che cosa pensate che vi abbia portato ad accostarvi a questo dialogo? Come accade
che vi troviate un libro simile tra le mani?
Non esiste nessuna coincidenza nell'universo.
Ho udito il pianto del vostro cuore. Mi sono accorto della ricerca compiuta dalla
vostra anima. So quanto profondamente abbiate desiderato la Verità. Nel dolore e nella
gioia avete gridato per ottenerla. Mi avete implorato senza fine. Mi sono mostrato. Mi sono
spiegato. Mi sono rivelato.
Lo sto facendo qui, in termini così facili che non potete fraintendermi. In un linguaggio così semplice,
che non potete confondervi.
Quindi tu vai pure avanti. Puoi domandarMi qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa. Mi
impegnerò a darti una risposta. Mi servirò dell'intero universo. Perciò sta' in guardia.
Questo libro è ben lontano dall'essere il Mio solo mezzo. Puoi porre una domanda e poi
scrivere questo libro. Ma osserva. Ascolta. Le parole della prossima canzone che sentirai. Le
informazioni contenute nel prossimo articolo che leggerai. La trama del prossimo film alla
proiezione del quale assisterai. La chiacchierata con la quale si sfoga la prossima persona
che incontrerai. O il sussurro del fiume più vicino, dell'oceano, della brezza che di qui a
un momento verrà ad accarezzarti l'orecchio: tutti questi espedienti sono i Miei; tutte queste
vie sono aperte per Me. Ti parlerò, se tu mi ascolterai. Verrò a te se Mi inviterai. Ti
mostrerò allora come Mi sia sempre trovato qui. Sempre.
2
Mi mostrerai la via della vita:
la pienezza della gioia al tuo cospetto,
le delizie perenni alla tua destra.
Libro dei Salmi, 16, 11
Ho cercato il sentiero di Dio per tutta la vita...
So che lo hai fatto...
…e adesso l'ho trovato e non ci posso credere. E come se stessi seduto qui, a
scrivere tutto questo a me stesso.
È quello che fai.
Il che non sembra come una comunicazione con Dio dovrebbe sembrare.
Vorresti qualcosa di più eclatante? Vedrò quello che posso fare.
Lo sai, vero, che ci sono quelli che definiranno blasfemo questo libro.
Soprattutto se continuerai a mostrarTi un tipo tanto saggio.
ConsentiMi di spiegarti qualcosa. Hai idea che Dio si mostri soltanto in un modo nella
vita. Si tratta di una convinzione molto pericolosa. Ti impedisce di vedere Dio dovunque.
Se pensi che Dio abbia un unico aspetto o si esprima soltanto con un determinato suono
o sia in un solo modo, finirai per guardare sempre al di là di Me. Trascorrerai l'intera vita
in cerca di Dio senza trovare una Lei. Perché stai cercando un Lui. Mi servo di questo
come di un esempio.
È stato detto che se non vedi Dio nel profano e nel sacro, stai perdendoti una metà della storia. Si
tratta di una grande Verità.
Dio è nella tristezza e nella felicità, nell'amarezza e nella dolcezza. Esiste uno scopo
divino dietro ogni cosa, e quindi una presenza divina ovunque.
Una volta avevo cominciato a scrivere un libro intitolato Dio è un panino al
salame.
Sarebbe stato un ottimo libro. Sono stato Io a darti l'ispirazione. Perché non lo hai
scritto?
Mi sembrava blasfemo. O come minimo terribilmente irriverente.
Vuoi dire meravigliosamente irriverente! Che cosa ti ha indotto a pensare che Dio sia
soltanto degno di reverenza? Dio è l'alto e il basso. Il caldo e il freddo. La destra e la
sinistra. La reverenza e l'irriverenza.
Credi che Dio non possa ridere? Pensi che Dio non se la goda per uno scherzo
riuscito? Ti risulta che Dio sia privo del senso dell'umorismo? Te lo dico Io, è stato Dio a
inventare l'umorismo. Dovete parlare in tono sommesso quando vi rivolgete a Me? Le
parole di gergo o il linguaggio volgare sono al di fuori della Mia comprensione? Potete
rivolgervi a Me come vi rivolgete al vostro migliore amico.
Credi che ci sia una parola che non ho mai sentito? Qualcosa che non ho mai visto?
Un suono che non conosco? E tua convinzione che disprezzo alcune di queste cose
mentre ne prediligo altre? Te lo dico Io, non disprezzo nulla. Niente di tutto questo suscita repulsione
in Me. È la vita, e la vita è un dono; un indescrivibile tesoro; la cosa più santa delle cose sante.
Sono la vita, perché sono della materia di cui è fatta la vita. Ogni suo aspetto ha uno
scopo divino. Niente esiste, niente... senza una ragione compresa e approvata da Dio.
Come può essere questo? Che mi dici del male che è stato creato dall'uomo?
Non potete creare niente - non una cosa, un oggetto, un evento -, nessuna esperienza
di alcun genere al di fuori del piano di Dio. Perché il piano di Dio per voi è creare qualunque
cosa, tutte le cose, quali che siano e che voi vogliate. In tale libertà si trova l'esperienza di
Dio nella sua qualità di Dio, e questa è l'esperienza per la quale ho creato voi. E la vita
stessa.
Il male è quello che voi chiamate «male». Eppure amo anche questo, perché soltanto
attraverso quanto definite «male» vi è possibile sapere che cos'è il bene; soltanto tramite
quanto definite «opera del diavolo» potete conoscere e compiere l'opera di Dio. Non amo
il caldo più di quanto ami il freddo, l'alto più del basso, la sinistra più della destra. E tutto
relativo. Fa tutto parte di ciò che esiste.
Non amo il «buono» più di quanto ami il «cattivo». Hitler è venuto in paradiso.
Quando capirete questo, capirete Dio.
Ma sono stato cresciuto con la convinzione che il buono e il cattivo esistono;
che giusto e sbagliato sono il contrario l'uno dell'altro; che talune cose non vanno
bene, sono sconvenienti, inaccettabili secondo il giudizio di Dio.
Tutto è «accettabile» a giudizio di Dio, poiché come potrebbe Dio non accettare quello
che esiste? Respingere una cosa significa negarne l'esistenza. Definirla sconveniente è
come dire che non è una parte di Me, e ciò è impossibile.
Eppure attenetevi alle vostre convinzioni, e restate fedeli ai vostri valori perché sono i
valori dei vostri genitori, come lo erano dei genitori dei vostri genitori; dei vostri amici e
della società. Costituiscono la struttura della vostra vita, e perderli significherebbe
smembrare il tessuto della vostra esperienza. Comunque, esaminateli uno per uno.
Passateli in rassegna pezzo per pezzo. Non demolite l'edificio, ma controllatelo mattone
per mattone e sostituite quelli che risultano rotti, non più in grado di sopportare la
struttura.
Le vostre opinioni circa il giusto e l'errato sono soltanto questo: opinioni. Sono
pensieri che costituiscono la forma e la sostanza di Chi Siete. Ci sarebbe soltanto una
ragione per cambiare qualcuno di essi; soltanto uno scopo nell'effettuare un
cambiamento: qualora non foste soddisfatti di Chi Siete.
Soltanto voi potete sapere se siete felici. Soltanto voi potete dire della vostra vita:
«Questa è la mia creazione [figlio], in cui mi compiaccio».
Se i vostri valori vi sono utili, manteneteli. Sosteneteli nelle discussioni. Lottate per
difenderli. Ma cercate di battervi in modo da non fare del male a nessuno. Recare danno
non è un ingrediente necessario per guarire.
Dici di mantenermi fedele ai miei valori e nello stesso tempo sostieni che i
miei valori sono tutti sbagliati. Aiutami a capire.
Non ho detto che i tuoi valori siano sbagliati. Ma non ho nemmeno detto che siano
giusti. Sono semplicemente delle opinioni. Dei pareri. Delle decisioni. Nella maggior parte
sono decisioni prese non da te, ma da qualcun altro. Dai tuoi genitori, forse. Dalla tua
religione. Dai tuoi insegnanti, dagli storici, dai politici.
Ben poche delle valutazioni comprese nella tua verità sono valutazioni fatte da te
stesso basandoti sulle tue esperienze. Eppure l'esperienza è quanto sei venuto qui per fare,
e in base alla tua esperienza devi creare te stesso. Hai creato te stesso in base
all'esperienza di altri.
Se ci fosse qualcosa come il peccato, questo ne sarebbe un esempio: permettere a voi stessi di diventare
quello che siete grazie all'esperienza altrui. Tale è il «peccato» che avete commesso. Tutti voi.
Non avete aspettato di fare esperienza in prima persona, avete accettato l'esperienza di
altri alla lettera, e poi quando vi siete imbattuti nella vera e propria esperienza per la prima
volta, avete sovrapposto quello che già pensavate di sapere alla percezione di quello che è.
Se non vi foste comportati in tal modo, avreste potuto avere un'esperienza del tutto
diversa, un'esperienza che avrebbe potuto rivelare l'errore del vostro maestro o della vostra
fonte originale. Nella maggior parte dei casi, non volete dar torto ai vostri genitori, alla
vostra scuola, alle tradizioni, alle Sacre Scritture, per cui negate la vostra esperienza a favore di
quanto vi è stato detto di pensare.
Questo è molto evidente nel modo in cui viene considerata la sessualità umana. Tutti
sanno che quella sessuale può rappresentare un'esperienza fisica unica, e la più gratificante,
la più eccitante, la più forte, quella capace di dare la più grande euforia e di rinnovare, la
più energetica, la più positiva, la più intima, quella che unisce di più tra le esperienze che
gli uomini siano in grado di fare. Avendo scoperto questo in via sperimentale, avete scelto
di accettare invece i pregiudizi, le opinioni e le idee sul sesso resi di pubblico dominio da
altri, i quali tutti hanno in gioco precisi interessi circa il modo in cui voi la pensate.
Tali opinioni, giudizi e idee si sono dimostrati diametralmente opposti alla vostra
personale esperienza, eppure, poiché aborrite di riconoscere in errore i vostri maestri, vi
convincete che è la vostra esperienza a doversi ritenere sbagliata. Il risultato è quello di
aver tradito la vostra effettiva verità su quell'argomento, con risultati devastanti.
Avete fatto la stessa cosa con il denaro. Ogni volta che in vita vostra avete posseduto
ingenti somme di denaro, vi siete sentiti grandi. Vi sentite grandi quando lo ricevete e vi
sentite grandi quando lo spendete. Non c'è niente di male in questo, niente di disdicevole,
niente di «sbagliato» in maniera intrinseca. Eppure avete così profondamente radicato
dentro di voi l'insegnamento di altri su questa faccenda da essere disposti a rinnegare la
vostra esperienza in favore della «verità».
Avendo adottato questa «verità» come vostra, avete dato luogo a pensieri a quel
proposito, pensieri creativi. Avete quindi creato una realtà personale circa il denaro che
tende ad allontanarlo da voi, perché quale sarebbe la ragione di attirare ciò che non è
bene?
In modo stupefacente, avete creato questa stessa contraddizione sul conto di Dio.
Tutto quello che sperimenta il vostro cuore in merito a Dio vi dice che Dio è buono.
Tutto quello che vi insegnano i vostri maestri sul conto di Dio vi dice che Dio è cattivo. Il
vostro cuore vi suggerisce che si deve amare Dio senza paura. I vostri maestri vi dicono
che Dio va temuto, perché è un Dio vendicativo. Dovete vivere nel timore dell'ira di Dio,
dicono. Dovete tremare alla Sua presenza. Durante tutta la vostra esistenza avete dovuto
paventare il giudizio del Signore. Perché il Signore è «giusto», vi viene detto. E Dio sa
come vi troverete nei guai quando dovrete confrontarvi con la terribile giustizia del
Signore. Dovete, quindi, essere obbedienti ai «comandamenti» di Dio. Altrimenti...
Soprattutto non dovete porre domande tanto logiche come: Se Dio voleva una
rigorosa obbedienza alle Sue Leggi, perché ha creato la possibilità che queste Leggi siano
violate? Ah, vi dicono i vostri maestri, perché Dio voleva che tu avessi il libero arbitrio.
Eppure quale genere di arbitrio può essere libero quando scegliere una cosa piuttosto di
un'altra procura un biasimo? Come può essere libera una «libera volontà» quando non è la
vostra volontà ma quella di qualcun altro a doversi compiere? Quelli che vi insegnano
cose del genere vorrebbero far apparire Dio come un ipocrita.
Vi hanno detto che Dio è perdono e compassione, eppure se non chiedete il perdono
nel modo giusto, se non «andate a Dio» nella maniera opportuna, la vostra supplica non sarà
ascoltata, il vostro grido andrà negletto. Anche questo non sarebbe tanto male se ci fosse
un unico modo corretto, ma esistono tanti «modi corretti» quanti sono maestri che li
insegnano.
La maggior parte di voi, perciò, trascorre la propria vita adulta in cerca della maniera
«giusta» di venerare, di obbedire e di servire Dio. L'ironia di tutto questo è che non voglio la
vostra venerazione, non ho bisogno della vostra obbedienza e non è necessario per voi servirMi.
Questi comportamenti rappresentano, come riferisce la storia, i comportamenti
richiesti ai propri sudditi dai monarchi, di solito monarchi megalomani, insicuri, tirannici.
Non sono pretese divine in alcun senso, ed è degno di nota che il mondo non sia finora
giunto alla conclusione che tali pretese sono false, non avendo niente a che fare con la
Divinità.
La Divinità non ha necessità. Tutto Quello Che Esiste è esattamente questo: tutto quello che esiste.
Perciò non chiede nulla, o non manca di nulla, per definizione.
Se scegliete di credere in un Dio che in qualche modo ha bisogno di qualcosa - e ha
sentimenti così inclini al male che se non ottiene quanto vuole, punisce coloro dai quali si
aspetta di riceverlo - allora avete scelto di credere in un Dio più meschino di quanto lo
sia. Siete davvero Figli di un Dio Minore.
No, figli Miei, Io non ho nessun bisogno. Non pretendo nulla. Questo non significa che sia
privo di desideri. Desideri e bisogni non sono la stessa cosa (sebbene molti di voi li abbiano
resi tali durante la vita).
Il desiderio è l'inizio di ogni creazione. È il primo pensiero. È un grande sentimento
insito nell'anima. E Dio, che sceglie quanto verrà creato in seguito. E qual è il desiderio di
Dio?
Desidero innanzitutto conoscere e sperimentare Me Stesso, in tutta la Mia gloria, sapere Chi
Sono. Prima che vi inventassi - e assieme a voi tutti i mondi dell'universo era impossibile
farlo per Me.
In secondo luogo desidero che voi vi conosciate e sperimentiate Chi Siete Davvero, tramite il potere
che vi ho conferito di creare e di sperimentare voi stessi in qualsiasi modo vi piacesse
scegliere.
Come terza cosa, desidero che l'intero processo della vita sia un'esperienza di costante gioia, di
continua creazione, di espansione senza fine, e di completo realizzazione in ogni momento del presente.
Ho stabilito un sistema perfetto grazie al quale questi desideri possono essere
realizzati. Essi vengono realizzati adesso, in questo preciso momento. L'unica differenza
tra voi e Me è che Io ne sono consapevole.
Nel momento in cui farete la vostra completa conoscenza (un momento che potrebbe
arrivarvi addosso in qualunque istante), voi, a vostra volta, vi sentirete come Io Mi sento
sempre: gioioso, pieno di amore, indulgente, ben disposto e grato.
Sono questi i Cinque Atteggiamenti di Dio, e prima che si giunga alla fine di questo
dialogo, avrò mostrato come il mettere in pratica questi atteggiamenti nella vostra vita
attuale possa portarvi - e vi porterà - alla Devozione.
Tutto questo costituisce una risposta molto lunga a una brevissima domanda. Sì,
attieniti ai tuoi valori, fino a quando sperimenterai che ti sono utili. Ma fai un controllo
per vedere se i valori che tu segui con i tuoi pensieri, parole e azioni, portano nello spazio
della tua esperienza alla più elevata e migliore idea che tu abbia mai avuto sul tuo conto.
Esamina i tuoi valori uno per uno. Portali alla luce di un minuzioso esame pubblico.
Se tu sei in grado di dire al mondo chi sei e che cosa credi senza rompere il passo o
esitare, allora sei soddisfatto di te. Non c'è ragione di proseguire molto oltre con questo
dialogo con Me, perché hai creato un'identità - e una vita per tale identità - che non
necessita di miglioramenti. Hai raggiunto la perfezione. Puoi mettere il libro da parte.
La mia vita non è perfetta, né si avvicina alla perfezione. Non sono perfetto.
Sono anzi un cumulo di imperfezioni. Mi auguro - talvolta me lo auguro con tutto
il cuore - di riuscire a correggerle, di sapere che cosa causa i miei comportamenti
e i miei fallimenti, che cosa continua a ostacolarmi nel mio cammino. Per questo
mi sono rivolto a Te, suppongo. Non sono riuscito a trovare le risposte da solo.
Sono lieto che tu lo abbia fatto. Sono sempre stato qui per aiutarti. Sono qui anche
adesso. Non devi trovare da solo le risposte. Non hai mai dovuto farlo.
Eppure sembra così presuntuoso limitarsi a mettersi seduto e dialogare con Te
in questo modo, e ancora di più immaginare che Tu, Dio, stia rispondendo... tutto
questo è pazzesco.
Capisco. Gli autori della Bibbia erano tutti sani, ma tu sei pazzo.
Gli scrittori della Bibbia sono stati testimoni della vita di Cristo, e hanno
registrato fedelmente quanto avevano udito e visto.
Nella maggior parte, gli scrittori del Nuovo Testamento non hanno visto né
conosciuto Gesù in vita loro. Vissero molti anni dopo che Gesù ebbe lasciato questa
Terra. Non avrebbero riconosciuto Gesù di Nazareth se si fossero imbattuti in lui per la
strada.
Ma...
Gli scrittori della Bibbia erano fervidi credenti e grandi storici. Presero i racconti orali
che erano stati riferiti loro da amici e da altri, più vecchi, da anziano ad anziano, finché in
ultimo i racconti vennero messi per iscritto.
E non tutto quanto era stato riferito dagli autori della Bibbia venne incluso nel documento finale.
Intorno agli insegnamenti di Gesù erano già sorte delle «chiese», e come sempre
accade ogni volta e dovunque la gente si riunisca in gruppi attorno a una formidabile idea,
ci furono alcune persone autorevoli in seno a queste chiese che decisero quali parti della
Storia di Gesù sarebbero state narrate, e come. Questo processo di selezione e di
redazione ha continuato a essere messo in atto attraverso la raccolta degli scritti, gli studi
teologici e le successive pubblicazioni dei Vangeli e della Bibbia.
Perfino diversi secoli dopo che le trascrizioni originali erano state messe per iscritto, un
Concilio della Chiesa stabilì ancora una volta quali dottrine e verità dovessero essere
incluse nel testo ufficiale della Bibbia, e quali sarebbe stato «pericoloso», «deviante» o
«prematuro» rivelare alle masse.
E nel tempo ci sono state anche altre «sacre scritture», dovute a uomini, a volte anche
apparentemente comuni, che hanno seguito la loro ispirazione.
Stai forse suggerendo - non lo stai facendo, vero? che questo scritto possa
diventare un giorno una «sacra scrittura»?
Figlio mio, nella vita tutto è sacro. In base a questo metro, sì, anche queste sono sacre
scritture. Ma non intendo dedicarmi con te ai giochi di parole, perché mi rendo conto di
quello che vuoi dire.
No, non sto suggerendo che questo manoscritto diventerà un giorno una sacra
scrittura. Almeno non da qui a diversi secoli, fino a quando il linguaggio non diventerà
fuori moda.
Vedi, il problema in questo caso sta nel fatto di essere troppo colloquiali, troppo
discorsivi, troppo contemporanei. La gente presume che se Dio volesse parlare con te in
maniera diretta, non sceglierebbe di esprimersi con il linguaggio di tutti i giorni. Dovrebbe
esserci una certa struttura del linguaggio codificata, per non dire sublime. Una certa
dignità. Un certo senso del Divino.
Come ho già detto in precedenza, questo fa parte del problema. La gente ha la
sensazione che Dio «si manifesti» sotto una sola forma. Qualunque cosa sovverta tale
forma viene considerata blasfema.
Ma torniamo alla tua domanda di prima. Perché pensi che sia pazzesco per te riuscire
ad avere un dialogo con Dio? Non credi nella preghiera?
Sì, ma è una cosa diversa. La preghiera per me è sempre stata qualcosa a senso
unico. io chiedo e Dio rimane immutabile.
Dio non ha mai risposto a una preghiera?
Oh, sì, ma mai verbalmente.
Certo, mi sono capitate tante cose nella vita che, ne sono convinto,
costituivano una risposta, una risposta molto diretta, alle mie preghiere. Ma Dio
non mi ha mai parlato.
Capisco. Così, questo Dio in cui tu credi, questo Dio può fare tutto, soltanto non può
parlare.
Certo che Dio può parlare, se vuole. Solo che non sembra probabile che Dio voglia
parlare con me.
Questa è la radice di ogni problema che sperimenti nella vita, il fatto di non considerarti abbastanza
meritevole perché Dio ti rivolga la parola.
Santo cielo, come puoi sentire la mia voce se pensi di non essere nemmeno degno
quanto basta perché ti si rivolga la parola?
Ti dico questo: non solo sto parlando con te, ma con ogni persona che sceglierò di leggere questo libro.
Sto parlando adesso con ciascuno di loro. So chi è ognuno di loro. So fin d'ora chi
troverà la propria strada verso queste parole, e so che (proprio come con tutte le Mie altre
iniziative per comunicare) qualcuno riuscirà ad ascoltare, e qualcuno riuscirà soltanto a
sentire, ma non ascolterà nulla.
Bene, questo solleva un'altra questione. Sto già pensando di pubblicare questo
materiale fin da adesso, mentre ancora lo sto scrivendo.
Sì. Che cosa c'è di male in questo?
Non si potrebbe sostenere che sto creando tutta questa faccenda per trarre un
profitto? Ciò non renderebbe sospetta l'intera iniziativa?
È stato il desiderio di riuscire a procurarti un mucchio di soldi a costituire il motivo
per il quale ti sei sentito spinto a scrivere qualcosa?
No. Non è questa la ragione per cui ho incominciato. Ho iniziato questo
dialogo sulla carta perché la mia mente è stata tormentata da interrogativi per
trent'anni, interrogativi ai quali ero smanioso -fino a esserne ossessionato - di
trovare una risposta. L'idea che avrei potuto fare di tutto questo un libro mi è
venuta in seguito.
Da Me.
Da Te?
Sì. Non crederai che avessi intenzione di lasciarti sprecare tutte queste meravigliose
domande e risposte, vero?
Non ci avevo pensato. All'inizio, volevo solo avere una risposta alle domande;
arrivare alla fine del senso di frustrazione; terminare la ricerca.
Bene. Allora smettila di continuare a interrogarti sulle tue motivazioni e andiamo
avanti.
3
BENE, ho un centinaio di domande. Un migliaio. Un milione. E il problema è
che certe volte non so da dove cominciare.
Basta che elenchi le domande Limitati a cominciare da un punto o dall'altro. Vai avanti,
senza indugiare. Fai un elenco delle domande che ti vengono in mente.
Va bene. Qualcuna finirà per sembrare piuttosto semplice, piuttosto banale.
Smettila di esprimere giudizi negativi su di te. Limitati all'elenco.
Giusto. Bene, ecco quelle che mi sono venute in mente.
l. Quando infine la mia vita prenderà quota? Che cosa ci vuole per «averne il
controllo» e conseguire anche un modico successo? Potrà mai avere fine la lotta?
2. Quando ne saprò abbastanza circa i rapporti umani per riuscire a far andar
bene le cose? C'è qualche modo per essere felici nei rapporti con il prossimo?
Devono sempre continuare a costituire una sfida?
3. Perché sembra che non riesca mai a guadagnare abbastanza denaro nella
mia vita? Sono destinato lesinare e a risparmiare per il resto della mia esistenza?
Che cosa mi impedisce dì realizzare il mio pieno potenziale a questo riguardo?
4. Perché non posso fare un mestiere che mi piaccia e al tempo stesso mi dia
da vivere?
5. Come posso risolvere alcuni dei problemi di salute che devo affrontare?
Sono stato vittima di sufficienti problemi cronici da bastare per un'intera
esistenza. Perché ce li ho tutti adesso?
6. Qual è la «lezione karmica» che si suppone io sia qui per apprendere? Che
cosa sto cercando di padroneggiare?
7. Esiste qualcosa come la reincarnazione? Quante vite ho già vissuto? Chi ero
in esse? Il «debito karmico» è una realtà?
8. Certe volte mi sento molto «sensitivo». Esiste una cosa come l'«essere un
medium»? Io lo sono? e persone che dichiarano di essere sensitive hanno a che
fare con il demonio?
9. È giusto accettare soldi per fare il bene? Se scelgo di fare il lavoro di guarire
il mondo - il lavoro di Dio - lo posso fare diventando anche finanziariamente
ricco? O le due cose si escludono a vicenda?
10. Il sesso è una buona cosa? Insomma, qual è la vera storia che sta dietro
questa esperienza umana? Il sesso serve soltanto per la procreazione, come,
sostengono talune religioni? E vero che la santità e l'illuminazione possono essere
conseguite per mezzo della rinuncia, o della trasformazione, dell'energia sessuale?
È una cosa giusta praticare il sesso senza l'amore? La sola sensazione fisica
ch’esso procura è sufficiente a giustificarlo?
11. Perché hai fatto del sesso un'esperienza umana così bella, così spettacolare,
così potente se tutti noi poi ci dobbiamo tenere lontani da esso quanto più
possiamo? Che cosa ci offre? Quanto a questo, perché tutte le cose piacevoli sono
«immorali, o illegali o fanno ingrassare»?
12. Esiste la vita su altri pianeti? Siamo stati visitati da quelle forme di vita? Ci
stanno osservando in questo momento? Avremo la prova, inoppugnabile e
indiscutibile, di una vita extraterrestre nel corso della nostra esistenza? Ogni
forma di vita ha un suo Dio. Sei Tu il Dio di Tutto Quanto?
13. L'utopia arriverà mai sul pianeta Terra? Dio si mostrerà mai ai terrestri,
come promesso? Esiste una cosa come il Secondo Avvento? Ci sarà mai una Fine
del Mondo, o un'Apocalisse come profetizza la Bibbia? Esiste un'unica vera
religione? E se così fosse, quale sarebbe?
Queste sono soltanto alcune delle mie domande.
Come ho detto, ne avrei altre cento. Alcune di esse mi mettono in imbarazzo,
sembrano poste da un liceale. Ma ti prego di rispondermi comunque.
Bene. Non scusarti per le tue domande. Si tratta di interrogativi che gli uomini si
pongono da centinaia di anni. Se fossero sciocchi non assillerebbero da generazioni
l'umanità. Perciò dedichiamoci alla prima domanda.
Ho stabilito le Leggi dell'universo in modo tale da rendervi possibile ottenere, creare, esattamente
quello che scegliete. Queste Leggi non possono essere violate, non si possono ignorare. Non puoi esimerti
dall'adeguarti a tali Leggi, perché è così che funzionano le cose. Non sottrarti a ciò; non puoi operare al di
fuori di esse.
In ogni minuto della tua vita stai agendo nel loro ambito, e tutto quanto hai mai
sperimentato lo hai quindi creato. Ti trovi unito in un sodalizio con Dio. Condividiamo
un eterno accordo. La mia promessa è quella di darti sempre quello che chiedi. La tua
promessa è quella di chiedere; di capire il procedimento del domandare e del rispondere.
Ti ho già spiegato una volta tale procedimento. Lo farò di nuovo in modo da consentirti
di capirlo con chiarezza.
Sei un essere triplice. Sei composto di un corpo, di una mente e di uno spirito. Puoi
definire queste cose anche come il fisico, il non-fisico e il metafisico. Questa è la Santa Trinità,
che è stata chiamata in molti modi.
Ciò che voi siete lo sono anch'Io. Mi sono manifestato come Uno e Trino. Qualche
teologo ha definito questo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Gli psicanalisti hanno riconosciuto tale triumvirato e lo hanno chiamato es, io e
super-io, i filosofi lo hanno definito id, ego e super-ego. La scienza lo chiama energia,
materia e antimateria. I poeti parlano di cuore, di mente e anima. I pensatori della New
Age si riferiscono al corpo, alla mente e allo spirito.
Il vostro tempo si divide in passato, presente e futuro. Non potrebbe esserci
un'analogia con l'es, l'io, il super-io? Lo spazio è in maniera analoga diviso in tre: qui, là e
lo spazio intermedio. È nel descrivere questo «spazio intermedio» che la questione si fa
difficile, elusiva. Nel momento in cui incominciate a definirlo o a descriverlo, lo spazio
che descrivete diventa «qui» o «là». Eppure sappiamo che questo spazio intermedio esiste.
E questo a localizzare il «qui» e il «là», proprio come l'eterno «adesso» fornisce
un'ubicazione al «prima» e al «dopo».
Questi tre aspetti di te sono in effetti tre tipi di energia. Potresti definirli pensiero, parola
e azione. Tutti e tre messi insieme danno luogo a un risultato, che nel vostro linguaggio e
nella vostra comprensione viene definito «sensazione», o «esperienza».
La vostra anima (inconscio, id, spirito, passato eccetera) costituisce la somma totale di
qualunque sensazione abbiate mai provato (creato). La vostra consapevolezza di alcune di
queste sensazioni viene chiamata memoria. Avere una memoria significa ricordare.
Rimettere insieme. Riassemblare le parti.
Quando avrai riassemblato tutte le parti di te, avrai ricordato Chi Sei Veramente. Il
processo della creazione ha inizio con un pensiero, un'idea, un concetto, una
visualizzazione. Tutto quello che vedi è stato l'idea di qualcuno. Non esiste niente nel
vostro mondo che non sia esistito in precedenza come puro pensiero.
Questo vale anche per l'universo. Il pensiero è il primo livello della creazione. Subito
dopo viene la parola. Tutto quanto viene detto è un pensiero espresso. È creativo e invia
energia creativa nell'universo. Le parole sono più dinamiche (quindi, qualcuno potrebbe
dire più creative) del pensiero, perché le parole si trovano a un diverso livello di
vibrazione rispetto al pensiero. Esse disturbano (cambiano, alterano, intaccano) l'universo
con un maggiore impatto. Le parole costituiscono il secondo livello della creazione.
Subito dopo viene l'azione.
Le azioni sono parole in movimento. Le parole sono pensieri espressi. I pensieri sono idee formulate.
Le idee sono energie riunite. Le energie sono forze rilasciate. Le forze sono elementi che esistono. Gli
elementi sono particelle di Dio, parti del Tutto, il materiale che costituisce ogni cosa.
Il principio è Dio. La fine è l'azione. L'azione è Dio che crea, o Dio che viene
sperimentato.
Il tuo pensiero in merito a te stesso consiste nel ritenerti non abbastanza buono,
abbastanza meraviglioso, abbastanza senza peccato per poter essere una parte di Dio, in
sodalizio con Dio. Hai negato tanto a lungo Chi Sei da averlo dimenticato.
Ciò non è accaduto per coincidenza, non si tratta di un caso. Fa tutto parte del piano
divino, perché tu non avresti potuto proclamare, creare, sperimentare Chi Sei se già tu lo
eri. Era necessario innanzitutto per te abbandonare (negare, dimenticare) il tuo
collegamento con Me allo scopo di sperimentarlo appieno tramite una totale ricreazione
di esso. Perché il tuo più grande desiderio e il Mio più grande desiderio nei tuoi confronti
era quello di sperimentare te stesso come la parte di Me che sei. Stai già sperimentando te
stesso, ri-creandoti in ogni singolo momento. E questo vale anche per Me. Per tuo
tramite.
Ti rendi conto del sodalizio? Ne afferri le implicazioni? Si tratta di una santa
collaborazione, una santa comunione di intenti.
La vita «prenderà quota» per te, allora, quando scegli in suo favore. Finora non hai
ancora scelto in tal senso. Hai procrastinato, prolungato, protratto, protestato. Adesso è
giunto il momento che tu proclami e metta in atto quello per cui ti sei impegnato. Per
farlo, devi credere nella promessa, e devi viverla. Devi vivere la promessa di Dio.
La promessa di Dio è che tu sei Suo Figlio. Il frutto di Lei. Simile a Esso. Uguale a
Lui.
Ah... e qui è dove ti fermi. Puoi accettare di essere «Suo Figlio», il «frutto», «simile»,
ma ti ritrai quando sei definito «uguale a Lui». È troppo perché tu lo accetti. Un'eccessiva
grandezza, un'eccessiva meraviglia... un'eccessiva responsabilità. Perché se sei uguale a Dio,
questo significa che niente è stato fatto per te, e tutte le cose sono state create da te. Non ci
possono più essere né vittime né scellerati, soltanto conseguenze del tuo pensiero a proposito di
qualcosa.
Ti dico questo: tutto quanto vedi nel tuo mondo è il risultato della tua idea in merito a esso. Vuoi
davvero che la tua vita «prenda quota»? Allora cambia l'idea che te ne sei fatta. Parla,
pensa e agisci come il Dio Che Sei.
Naturalmente questo ti separerà da molti, dalla maggior parte dei tuoi simili. Ti
definiranno pazzo. Diranno che sei blasfemo. In effetti finiranno per averne abbastanza di
te, e tenteranno di crocifiggerti.
Non lo faranno perché pensano che stai vivendo in un inondo tutto tuo fatto di
illusioni (la maggior parte degli uomini è abbastanza misericordiosa da concederti di
godere dei tuoi divertimenti privati), ma perché prima o poi altri saranno attratti dalla tua
verità, a causa di ciò che essa promette loro.
Questo è il punto in cui i tuoi simili interferiranno, perché comincerai a essere una
minaccia per loro. Perché la tua semplice verità, il tuo semplice modo di vivere risulterà
più confortevole, sarà apportatore di maggiore bellezza, offrirà una maggiore gioia e pace
e amore per se stessi e per gli altri di quanto sia in grado di procurare qualunque cosa i
tuoi compagni terrestri si siano potuti assicurare.
E tale verità, una volta adottata, significherebbe la fine del loro modo di essere.
Significherebbe la fine dell'odio e della paura, del bigottismo e della guerra. La fine delle
condanne e delle uccisioni perpetrate in Mio nome. La fine del diritto del più forte. La fine
dell'acquisire mediante il potere. La fine della lealtà e della deferenza fondate sulla paura.
La fine del mondo così come loro lo conoscono, e come lo avete creato fino a questo
momento.
Perciò tieniti pronta, anima gentile. Perché verrai vilipesa e maltrattata, ingiuriata e
abbandonata, e in ultimo ti accuseranno, ti giudicheranno e ti condanneranno - tutto a
modo loro - dal momento che tu accetti e adotti la tua santa causa, la realizzazione del Sé.
Perché farlo, allora? Perché non ti interessa più di essere accettato o approvato dal
mondo. Non sei più soddisfatto di quello che ti ha procurato. Non sei più compiaciuto di
quello che ha dato agli altri. Vuoi che la sofferenza si interrompa, che il dolore abbia fine,
che le illusioni non esistano più. Ne hai avuto abbastanza del mondo così com'è al
presente. Cerchi un mondo più nuovo. Non lo cercare più. Adesso, fallo nascere.
Mi puoi aiutare a capire meglio come devo fare?
Sì. Rivolgiti innanzitutto al pensiero più alto che nutri su di te. Immagina l'Io che
saresti se vivessi questo pensiero tutti i giorni. Immagina che cosa penseresti, faresti e
diresti, e in quale modo reagiresti a quello che gli altri fanno e dicono. Riconosci qualche
differenza tra questa raffigurazione e quello che pensi, dici e fai adesso?
Sì. Ci vedo una gran differenza.
Bene. Dovresti infatti, dal momento che sappiamo come, proprio in questo momento,
tu non stia vivendo secondo la più grandiosa immagine di te stesso. Ora, avendo
constatato la differenza tra dove sei e dove vorresti essere, incomincia a cambiare, a
cambiare in maniera consapevole, ì tuoi pensieri, le parole e le azioni per adeguarli alla tua
più grandiosa immagine.
Ciò richiederà un tremendo sforzo fisico e mentale. Comporterà un controllo
costante, momento per momento, di ogni tuo pensiero, parola e azione. Coinvolgerà una
serie ininterrotta di scelte consapevoli. L'intero procedimento è un massiccio avanzare
verso la consapevolezza. Quanto scoprirai su di te, se affronterai questa scelta, ti farà
rendere conto di aver trascorso metà della tua vita in uno stato di incoscienza. Cioè nell'ignoranza,
a livello conscio, di quello che stavi scegliendo quanto a pensieri, parole e azioni, fino a quando
non ne avevi sperimentato i risultati.
Poi, una volta sperimentati tali risultati, eri solito ritrovarti a negare che i tuoi pensieri,
le tue parole e le tue azioni avessero avuto niente a che fare con essi.
Questo è un appello a smettere di vivere in maniera tanto inconsapevole. Si tratta di una sfida a
quello che la tua anima ti ha chiamato a fare fin dall'inizio dei tempi.
Un tale controllo mentale ha l'aria di dimostrarsi estenuante in maniera
terribile...
Potrebbe esserlo, finché non diventerà una seconda natura. In effetti esso è la tua
seconda natura. La tua prima natura è quella di essere amorevole senza riserve. La tua
seconda natura è quella di scegliere di esprimere la tua prima natura, la tua vera natura, in
maniera consapevole.
Scusami, ma questo genere di ininterrotto rendere pubblico tutto quello che
penso, dico e faccio non potrebbe farmi passare per noioso?
Mai. Diverso, sì. Noioso, no. Gesù era noioso? Non credo. Era forse opprimente
avere attorno il Buddha? La gente si affollava, supplicava, per trovarsi alla sua presenza.
Nessuno tra coloro i quali raggiungono la supremazia può considerarsi noioso. Insolito,
forse. Straordinario, forse. Ma mai noioso.
E così, vuoi che la tua vita «prenda quota»? Incomincia subito a immaginarla nel modo in cui
vorresti che fosse, e immedesimati in essa. Controllo ogni pensiero, parola e azione che non sia in armonia
con essa. E allontanati da queste disarmonie.
Quando hai un pensiero che non si adegua alla tua immagine più grandiosa, passo a un
altro pensiero, senza indugio. Quando dici qualcosa che non è in linea con la tua idea più
grandiosa, prendi nota di non dire di nuovo qualcosa del genere. Quando compi
un'azione non in sintonia con le tue migliori intenzioni, decidi che quella sarà l'ultima
volta in cui ti capiterà di farlo. E sistema in modo appropriato la faccenda con chiunque
vi si trovi coinvolto, se puoi.
Ho già sentito dire queste cose in precedenza e mi sono sempre schierato
contro di esse, perché sembravano così sleali. Voglio dire, se sei molto ammalato,
si suppone che tu non lo ammetta. Se sei ridotto alla miseria, si suppone che tu
non lo confessi mai. Se sei sconvolto da morire, si suppone che non lo dimostri.
Questo mi ricorda la barzelletta dei tre che erano stati mandati all'inferno. Uno
era un cattolico, l'altro un ebreo e il terzo un seguace della New Age. Il diavolo
disse al cattolico, con aria beffarda: «Beh, ti piace il calduccio?» e il cattolico
rispose, in tono sprezzante: «Offro le mie sofferenze a Dio». il diavolo allora si
rivolse all'ebreo:« E a te piace il caldo?» L'ebreo ribatté: «E cos'altro potrei
aspettarmi se non ancora dell'altro inferno?» In ultimo il diavolo si avvicinò al
seguace della New Age. «Caldo?» fece quest'ultimo, madido di sudore. «Quale
caldo?»
È una bella storiella. Ma non sto dicendo di ignorare il problema, o di fingere che non
esista. Sto dicendo di prendere nota delle circostanze e poi di esprimere la tua più alta
verità sull'argomento.
Se sei rovinato, sei rovinato, non ha scopo mentire su ciò, ed è in effetti sminuente
cercare di mettere insieme menzogne sulla questione, così come non ammetterlo. Eppure
è in tal modo che la pensate in questi casi: Fallire è una brutta cosa, è orribile, Sono una
persona malvagia, perché la brava gente che sgobba davvero cerca in ogni modo di non
fallire mai, e così via. Questo prevale nella maniera in cui affrontate l'esperienza del
«fallimento».
Sono le vostre parole: «Sono un fallito», «Non ho un soldo» , a stabilire per quanto
tempo resterete squattrinati. È il vostro modo di fare in tali circostanze - il sentirvi
dispiaciuti per voi stessi, l'aggirarvi scoraggiati, senza cercare di trovare una via d'uscita
perché «Ormai a che cosa serve?» - a creare la vostra realtà a lungo termine.
La prima cosa da capire circa l'universo, come ho già detto, è che non esistono
condizioni buone o cattive. Sono condizioni, e basta. Per cui smettetela di stabilire giudizi
di valutazione.
La seconda cosa da sapere è che tutte le condizioni sono temporanee. Niente resta sempre
uguale, niente rimane statico. Il modo in cui una situazione cambia dipende da te.
Che cosa mi dici allora a proposito di una persona ammalata, che ha una fede
capace di smuovere le montagne, che perciò è convinta di riprendersi, eppure
finisce per morire sei settimane dopo? Come si accorda ciò con la faccenda del
pensare e dell'agire in maniera positiva?
Mi stai ponendo una domanda difficile. Va bene. Non ti limiti ad accettare la Mia
parola su ogni cosa. C'è un punto, lungo il percorso, in cui dovrai accontentarti della Mia
parola, perché in effetti scopriresti che potremmo discuterne per sempre, tu e Io, fino
quando non ci fosse più nulla da fare se non «provarlo o negarlo». Ma non ci siamo
ancora arrivati. Perciò andiamo avanti con il dialogo.
La persona che ha una «fede capace di smuovere le montagne» e muore sei settimane
più tardi ha smosso le montagne per sei settimane. Questo per lei potrebbe essere
abbastanza. Potrebbe averlo deciso nell'ultima ora dell'ultimo giorno. «Va bene, ne ho
avuto abbastanza. Sono pronto adesso per andare ad affrontare un'altra avventura».
Potresti non aver saputo nulla di questa decisione, perché non te ne ha detto nulla. La
verità è che potrebbe aver preso quella decisione qualche tempo prima - giorni, settimane
prima - senza dirtelo; e senza averlo detto a nessun altro.
Avete creato una società nella quale non è affatto accettabile voler morire, non è
affatto accettabile essere veramente a proprio agio con la morte. Dato che non volete
morire, non riuscite a immaginare che qualcuno desideri morire, non importa quali siano le
circostanze e le sue condizioni.
Ma ci sono molte situazioni in cui la morte è preferibile alla vita, e so che puoi
immaginarlo anche se ci pensi soltanto per un istante. Eppure queste verità non ti
vengono in mente, non sono così evidenti, quando ti trovi dì fronte a qualcuno che
sceglie di morire. E il morente lo sa. Può intuire il livello di accettazione in coloro che lo
circondano.
Hai mai notato quante persone aspettano fino a quando rimangono sole nella stanza
prima di morire? Qualcuno addirittura deve dire ai suoi cari: «No, davvero, puoi andare.
Va' a mangiare un boccone» oppure: «Vai, cerca di dormire un po'. Io sto bene. Ci
vediamo domani». E poi, quando il fedele assistente se ne va, l'anima fa altrettanto,
abbandonando il corpo dell'assistito.
Se queste persone dicessero ai parenti e agli amici lì riuniti: «Voglio soltanto morire»,
in effetti nessuno le starebbe a sentire. «Oh, non pensi quello che dici», oppure: «Non dire
queste cose», oppure: «Non scoraggiarti», o ancora: «Ti prego, non mi lasciare».
L'intera professione medica addestra chi la pratica a mantenere in vita le persone,
invece che a metterle a proprio agio per fare in modo che possano morire con dignità.
Vedi, per un dottore o per un'infermiera la morte è un fallimento. Per un amico o per un
parente la morte è un disastro. Soltanto per l'anima la morte è un sollievo, una liberazione.
Il dono più grande che possiate fare a un morente è quello di lasciarlo morire in pace,
senza pensare che debba «non scoraggiarsi» o continuare a soffrire, o preoccuparsi per chi
gli sta intorno in quel momento.
Per cui questo è quanto accade spesso nel caso di chi asserisce che continuerà a
vivere, che ne è convinto, che addirittura prega per vivere: a livello dell'anima ha
«cambiato opinione». E giunto il momento di abbandonare il corpo e di liberare l'anima
per altri scopi. Quando l'anima prende questa decisione, il corpo non può fare nulla per
cambiarla. La mente non pensa nulla in grado di mutarla. Solo al momento della morte ci
rendiamo conto di chi sia, nella triade corpo-mente-anima, a gestire le cose.
Per tutta la vita siete convinti di essere il vostro corpo. Per qualche tempo vi
identificate con la mente. Solamente al momento della morte scoprite Chi Siete in Realtà.
Ora, ci sono momenti in cui il corpo e la mente si limitano a non ascoltare l'anima.
Anche questo contribuisce a creare lo scenario che descrivi. La cosa più difficile per la
gente è ascoltare la propria anima. (Pochissimi si accorgono di questo.)
Comunque, come si verifica spesso, è l'anima a prendere la decisione che è arrivato il
momento di abbandonare i corpo. corpo e a mente - sempre a servizio e anima - lo
sentono e il processo di liberazione ha inizio. Eppure la mente (l'ego) non vuole
accettarlo. Dopo tutto, questo significa la fine della sua esistenza. Per cui ingiunge al
corpo di resistere alla morte. Il corpo lo fa di buon grado, dal momento che anch'esso
non desidera morire. Il corpo e la mente ricevono grandi incoraggiamenti, grandi lodi in
merito a ciò dal mondo esteriore, il mondo della sua creazione. Per cui la strategia viene
confermata.
Ora, tutto dipende da quanto è forte il desiderio dell'anima di andarsene. Se non c'è
una grande urgenza, l'anima potrebbe dire: «Va bene, hai vinto. Me ne starò da queste
parti ancora per un po'». Ma se l'anima ha ben chiaro che restare non ha alcuna utilità per
i suoi più elevati programmi, che non c'è modo per lei di potersi ulteriormente evolvere per
mezzo di quel corpo, se l'anima intende andarsene, niente la potrà fermare, né si potrebbe
tentare di fare qualcosa in quel senso.
L'anima ha ben chiaro come il suo scopo sia quello i evolversi. E questo il suo solo, e
unico, proposito. Non si preoccupa del conseguimenti del corpo o dello sviluppo della
mente. Tali cose sono prive di significato per l'anima.
L'anima si rende anche conto molto bene di come nessuna tragedia sia collegata
all'abbandono del corpo. In diversi sensi la tragedia sta nel corpo. Per cui devi capirlo,
l'anima considera l'intera faccenda della morte in maniera diversa. Essa, è ovvio, vede
anche l'intera «faccenda della vita» in maniera diversa, e questa è fonte di molte delle
frustrazioni e delle ansie alle quali una persona è soggetta nel corso dell'esistenza. Le ansie
e le frustrazioni derivano dal non dare retta all'anima.
Come posso ascoltare nel migliore dei modi la mia anima? Supposto che
l'anima sia il principale, come faccio a essere sicuro di ricevere queste
comunicazioni interne dall'ufficio della direzione?
La prima cosa che puoi fare è quella di chiarire che cosa persegua l'anima, e di
smettere di formulare giudizi a quel proposito.
Sto formulando giudizi sulla mia stessa anima?
Di continuo. Ti ho appena mostrato in qual modo giudichi te stesso perché vuoi
morire. Giudichi te stesso anche per quanto concerne il desiderio di vivere, di vivere
davvero. Giudichi te stesso per il desiderio di ridere, di piangere, di vincere di perdere,
per il desiderio di sperimentare la gioia e l'amore; ti giudichi soprattutto per questo.
Davvero?
A un certo punto ti sei imbattuto nell'idea che negarti la gioia sia un'azione pia, che
non celebrare la vita sia divino. La rinuncia, hai detto a te stesso, è una virtù.
Stai dicendo che è male?
Non è né bene né male, è semplicemente una rinuncia. Se ti senti bene dopo aver
negato qualcosa a te stesso, allora nel tuo mondo ciò è una virtù. Se ti senti a disagio,
allora è male. Per la maggior parte delle volte non sei in grado di decidere. Neghi a te
stesso questo o quello perché dici a te stesso che dovresti farlo. Poi affermi che si tratta di
una buona cosa da farsi, ma ti domandi perché non ti senti soddisfatto.
E quindi la prima cosa da fare è smettere di esprimere questi giudizi contro te stesso.
Cerca di sapere quale sia il desiderio dell'anima e adeguati a esso. Va' dove ti porta
l'anima.
Quanto l'anima persegue è la più elevata sensazione d'amore che si possa immaginare.
È questo il desiderio dell'anima. È questo il suo scopo. L'anima va in cerca delle
sensazioni. Non della conoscenza, ma delle sensazioni. Possiede già la conoscenza, ma la
conoscenza è concettuale. Il sentimento è basato sull'esperienza. L'anima vuole sentire se
stessa, e perciò conoscere se stessa nelle proprie esperienze.
La più elevata sensazione è l'esperienza dell'unità con Tutto Quello Che Esiste.
Questo è il grande ritorno alla Verità al quale anela l'anima. Questa è la sensazione del
puro amore.
Il puro amore è per la sensazione quello che il bianco è per il colore. Molti pensano
che il bianco sia la negazione dei colori. Non è vero. È l'insieme di ogni altro colore. Il
bianco è tutti i colori che esistono, combinati insieme.
Così è anche l'amore, non l'assenza di ogni sentimento (odio, rabbia, brama, gelosia,
desiderio), ma la somma di ogni sentimento. Ne è l'insieme. L'intero ammontare. Il tutto.
Quindi l'anima per sperimentare l'amore perfetto deve sperimentare ogni sentimento
umano.
Come posso avere compassione per quello che non capisco? Come posso perdonare
in un altro quello che non ho mai sperimentato in me stesso? Così ci rendiamo conto a un
tempo sia della semplicità sia dell'importanza, tale da incutere reverenza, del viaggio
dell'anima. Capiamo finalmente in che cosa sia impegnata.
Lo scopo dell'anima umana è sperimentare tutto, in modo da poter essere tutto.
Come potrebbe essere in alto se non è mai stata in basso, a sinistra se non è mai stata
a destra? Come potrebbe essere calda se non conosce il freddo, buona se nega il male?
Ovviamente l'anima non può scegliere di essere nulla se non esiste nulla tra cui scegliere.
Perché l'anima sperimenti la propria magnificenza deve sapere che cosa sia la
magnificenza. Non può fare ciò se esiste soltanto la magnificenza. E in tal modo l'anima si
rende conto che la magnificenza esiste solamente nel luogo di quello che magnifico non è.
L'anima perciò non condanna mai quello che non è magnifico, ma lo benedice, scorgendo
in esso una parte di se stessa che deve esistere perché un'altra parte di se stessa si manifesti.
Il compito dell'anima è quello di indurci a scegliere la magnificenza, a selezionare il
meglio di Chi Siamo, senza condannare quello che non viene scelto. Si tratta di un
compito grandioso, che impegna numerose vite, perché siete soliti precipitarvi a giudicare,
a definire una cosa «sbagliata» o «cattiva» o «insufficiente», invece di benedire quanto non
scegliete.
Fate anche peggio che condannare, in effetti cercate di arrecare danno a quello che
non scegliete. Cercate di distruggerlo. Se esiste una persona, un luogo o una cosa con cui
non vi trovate d'accordo, li aggredite. Se c'è una religione che contraddice la vostra, la
ritenete sbagliata. Se c'è un pensiero in contrasto con il vostro, lo ridicolizzate. Se c'è
un'idea diversa dalla vostra, la respingete. In questo sbagliate, perché create soltanto una
metà dell'universo. E non potete nemmeno capire la vostra metà quando avete respinto fuori
portata l'altra.
Quello che dici è molto profondo, ti ringrazio di avermelo spiegato con tanta
semplicità. E io sto cercando di capire. Eppure c'è qualcosa di veramente difficile
da afferrare. Per esempio, dovremmo amare quanto è «sbagliato» per poter
conoscere il «giusto». Stai dicendo che dovremmo abbracciare il diavolo?
In quale altro modo lo potresti esorcizzare? Naturalmente un vero diavolo non esiste,
ma ti rispondo nel tono che hai scelto.
Guarire è un processo che richiede di accettare tutto, poi optare per il meglio. Questo
lo capisci? Non puoi scegliere di essere Dio se non esiste nient'altro tra cui scegliere.
Un momento! Chi ha mai detto niente circa lo scegliere di essere Dio?
La sensazione più alta è il puro amore, sei d'accordo?
Sì, direi di sì.
E riesci a trovare una migliore descrizione di Dio?
No, non ci riesco.
La tua anima cerca la sensazione più elevata. Cerca di sperimentare, di essere, il puro
amore. È il puro amore, e lo sa. Eppure vuole fare di più del limitarsi a saperlo Vuole
essere il puro amore nella sua esperienza. E ovvio che stai cercando di essere Dio! Che
cos'altro pensi di stare facendo?
Non lo so. Non ne sono sicuro. Suppongo di non aver mai pensato alla
questione in questo modo. Si direbbe comunque che ci sia qualcosa di vagamente
blasfemo in tutto ciò.
È interessante che tu non trovi niente di blasfemo nel cercare di essere come il
diavolo, ma cercare di essere come Dio ti scandalizza...
Adesso aspetta un attimo! Chi sta cercando di essere come il diavolo?
Tu! Voi tutti! Avete perfino creato religioni che vi dicono che siete nati nel peccato,
che alla nascita siete già peccatori, allo scopo di convincere voi stessi della vostra malvagità.
Eppure se ti dico che sei nato da Dio, che alla nascita siete puri Dei e Dee, puro amore,
solete respingerMi.
Trascorrete tutta la vita a persuadervi che siete malvagi. E non soltanto che siete
malvagi, ma che anche le cose da voi desiderate sono cattive. Il sesso è male, i soldi sono
male, la gioia è male, il potere è male, il possedere molto, molto di qualunque cosa, è male.
Talune delle vostre religioni vi hanno addirittura portato a credere che ballare sia male, la
musica sia male, celebrare la vita sia male. Ben presto sarete d'accordo che sorridere è male,
ridere è male, amare è male.
No, no, amici Miei, potete non avere le idee molto chiare su molte cose, ma su una
cosa non avete dubbi: voi, insieme alla maggior parte delle cose che desiderate, siete
malvagi. Avendo acquisito questo giudizio su voi stessi, avete deciso che il vostro compito
fosse quello di migliorarvi.
Va benissimo, badate bene. Si tratta della stessa meta, in ogni caso, solo che c'è una
via più immediata, una strada più breve, un sentiero più rapido.
Che sarebbe?
L'accettare Chi e Che cosa Sei, senza indugi, e il dimostrarlo.
Questo è stato quanto ha fatto Gesù. È il sentiero di Buddha, la via di Krishna, il
percorso di ogni Maestro apparso sul pianeta. E ogni Maestro ha ricevuto in maniera
analoga lo stesso messaggio. Quello che Io sono, tu lo sei, quello che Io posso fare, lo
puoi fare anche tu. Queste cose, e ancora di più, anche tu le potrai fare.
Eppure non Mi hai ascoltato. Hai scelto invece il sentiero di gran lunga più difficile di
chi pensa di essere il diavolo, di chi immagina di essere il diavolo.
Dici che è difficile percorrere il sentiero di Cristo, seguire gli insegnamenti del
Buddha, portare avanti la luce di Krishna, essere un Maestro. Ma Io ti dico questo: è
molto più difficoltoso negare Chi Sei invece di accettarlo.
Sei bontà e misericordia e compassione e comprensione. Sei pace e gioia e luce. Sei
perdono e pazienza, forza e coraggio, un aiuto nei momenti di bisogno, un conforto nei
momenti di dolore, un guaritore quando ci sono ferite, un maestro nei periodi di
confusione. Sei la saggezza più profonda e la più alta verità; la pace più grande e il più
grande amore. Sei queste cose. E in un momento della tua vita ti sei riconosciuto in queste
cose.
Scegli adesso di identificarti per sempre in queste cose.
4
Mi stai illuminando!
Bene, se non riuscisse a illuminarti Dio, chi diavolo lo potrebbe fare?
Sei sempre così irriverente?
Non lo intendevo come un'irriverenza.
Oh, capisco.
Sì, comunque, sarebbe andato bene anche se fossi stato irriverente, vero?
Non lo so. Sono abituato a un Dio un po' più serio.
Bene, famMi un favore, non tentare di reprimerMi. A proposito, fa' anche a te lo
stesso favore. Si dà il caso che Io abbia un gran senso dell'umorismo. Direi che non si può
evitare di averlo quando ci si rende conto di quello che avete combinato con la vostra
vita, ti pare? Voglio dire, talvolta non posso fare altro se non metterMi a ridere.
In ogni caso va bene, perché, vedi, so che finirà tutto per il meglio.
Che cosa intendi dire?
Che non puoi perdere a questo gioco. Non puoi sbagliarti. Non fa parte del piano.
Non è possibile che tu non vada dove sei diretto - Non c'è modo per te di non arrivare a
destinazione. Se Dio è la tua meta, sei fortunato, perché Dio è così grande che non Lo puoi
mancare.
Questa è la grande preoccupazione, certo. La grande preoccupazione è che in
qualche modo faremo dei pasticci e non arriveremo nemmeno a vederTi, a stare
con Te.
Intendi «andare in paradiso»?
Sì. Abbiamo tutti paura di andare all'inferno.
Quindi vi siete messi là, tanto per incominciare, allo scopo di evitare di andarci. Hmmm.
Una strategia interessante.
Ci risiamo, stai dì nuovo prendendo le cose alla leggera.
Non ci posso fare nulla. Tutta questa faccenda sta mettendo allo scoperto i Miei lati
peggiori!
Santo Cielo, sei davvero spiritoso.
E c'è voluto tutto questo tempo perché te ne accorgessi? Hai dato un'occhiata al
mondo, ultimamente?
Il che mi porta a farti un'altra domanda. Perché non dai appunto una
sistemata a questo mondo, invece di lasciarlo andare all'inferno?
Perché non lo fai tu?
Perché non ne ho il potere.
Sciocchezze. Hai il potere e la capacità di mettere fine alla fame nel mondo in questo
stesso momento, di curare subito le malattie. Che cosa ne pensi se ti ripeto che la vostra
stessa classe medica non fa conoscere le cure, si rifiuta di approvare la medicina e le terapie
alternative perché rappresentano una minaccia alla stessa struttura sanitaria? Che cosa ne
pensi se ti dico ancora che i governi del mondo non vogliono la fine della fame nel mondo?
Mi crederesti?
Ho qualche difficoltà a questo riguardo. So che si tratta del punto di vista
populista, ma non riesco a credere che in effetti corrisponda al vero. Nessun
medico sarebbe disposto a negare una cura. Nessun governante vorrebbe vedere il
suo popolo morire.
Nessun dottore preso individualmente, questo è vero.
Nessun particolare uomo di governo, giusto. Ma la professione medica e l'attività
politica si sono istituzionalizzate, e sono le istituzioni che si battono contro queste cose,
talvolta in maniera molto subdola, talaltra senza nemmeno volerlo, ma ineluttabilmente,
perché per queste istituzioni è una questione di sopravvivenza.
Per esempio, ti ho già detto che i dottori in occidente negano l'efficacia terapeutica
della medicina orientale perché ammettere che talune modalità alternative alle loro
riescano a ottenere anche soltanto qualche risultato nelle guarigioni significherebbe
lacerare il tessuto stesso dell'istiI uzione così come si è tradizionalmente strutturata.
Non si tratta di una forma di malevolenza, ma è un'azione molto insidiosa. La
medicina ufficiale non fa una cosa del genere per cattiveria, lo fa perché è spaventata.
Tutte le aggressioni sono una richiesta di aiuto.
L'ho letto in A Course in Miracles.
Lo so. Ce l'ho messo io.
Hai davvero una risposta per tutto.
Il che mi ricorda che abbiamo appena cominciato con le tue domande. Stavamo
discutendo del modo in cui tu avresti potuto mettere sulla buona strada la tua vita. Del
modo per farla «decollare». Stavo parlando del processo della creazione.
Sì, e io continuo a interromperti.
Giusto, ma facciamo ora un passo indietro, per non perdere il filo di qualcosa che è
molto importante.
La vita è una creazione, non una scoperta.
Non vivi per scoprire che cosa ti porta di nuovo ogni giorno, bensì per crearlo. Crei la
tua realtà minuto per minuto, con ogni probabilità senza saperlo.
Ecco qui il motivo per cui ciò è così, e come funziona.
l. Ti ho creato a immagine e somiglianza di Dio.
2. Dio è il creatore.
3. Sei tre esseri in uno. Puoi definire questi tre aspetti dell'essere in qualunque modo
tu voglia: Padre, Figlio e Spirito Santo; spirito, mente e corpo; super-io, io e inconscio
eccetera.
4. La creazione è un processo che procede da queste tre parti del tuo essere. Messo in
altri termini, tu crei a tre livelli. I mezzi della creazione sono: il pensiero, la; parola e le
azioni.
5. Tutta la creazione incomincia dal pensiero («Procede dal Padre»). Tutta la creazione
poi continua con la parola («Chiedi e ti sarà dato, parla e per te sarà fatto»). Tutta la
creazione si compie nell'azione («E il Verbo si incarnò e rimase tra noi»).
6. Quello che pensi, ma in seguito non esprimi mai in parole, viene creato su un certo
livello. Quello che pensi ed esprimi in parole viene creato su un altro livello. Quello che
pensi, esprimi e fai, diventa manifesto nella tua realtà.
7. Pensare, esprimere, e fare qualcosa in cui non si creda totalmente è impossibile.
Perciò il processo della creazione deve includere la fede, ossia la consapevolezza. Questa
è la fede assoluta. Questo va al di là della speranza. Questo è avere coscienza di una certezza.
(«Grazie alla tua fede sarai guarito».) Perciò la parte attiva della creazione include sempre
la consapevolezza. Si tratta di una chiarezza a livello viscerale, una totale certezza, una
completa accettazione di qualcosa come una realtà.
8. Questo luogo di autentica conoscenza è un luogo di intensa e incredibile
gratitudine. Si tratta di un'anticipata riconoscenza. E questa, forse, è la più importante chiave
per la creazione: essere grati in anticipo, e a causa della creazione. Dare la cosa per scontata
in partenza, non solo è giustificato, ma incoraggiato. Costituisce il chiaro indice di una
profonda conoscenza. Tutti i Maestri sanno in precedenza che l'azione si è compiuta.
9. Celebra e godi di tutto quello che crei, che hai creato. Respingere una qualsiasi parte
di esso è respingere una parte di te stesso. Qualunque cosa si presenti adesso come una
parte della tua creazione, possiedila, reclamala, benedicila, siine grato. Cerca di non
condannarla («Dio la maledica!») perché condannarla vuol dire condannare te stesso.
10. Se esiste qualche aspetto della creazione che trovi insoddisfacente, benedicilo e
limitati a cambiarlo. Fai una nuova scelta. Chiedi una nuova realtà. Pensa un pensiero
nuovo. Pronuncia una nuova parola. Fai qualcosa di nuovo. Fallo in maniera magnifica e
il resto del mondo ti seguirà. Chiedi che lo faccia. Pretendilo. Di': «Sono la Vita e la Via,
seguitemi».
Questo è il modo di manifestare la volontà di Dio «così in Cielo come in Terra».
Se fosse tanto semplice, se questi dieci iniziative sono tutto quello di cui
abbiamo bisogno, perché le cose non funzionano in tal modo per molti di noi?
Funzionano così, per tutti voi. Alcuni di voi agiscono in maniera consapevole, e altri
senza rendersene conto, senza nemmeno sapere quello che fanno.
Taluni di voi procedono del tutto vigili, e altri sono sonnambuli. Eppure tutti state
creando la vostra realtà - creandola, non scoprendola - ricorrendo al potere che vi ho
conferito, e al procedimento che vi ho appena descritto. Quindi, tu mi hai domandato
quando la tua vita avrebbe «preso quota», e io ti ho dato la risposta. Otterrai che la tua
vita «decolli» innanzitutto diventando ben certo di quello che ne pensi. Pensa a quello che
vorresti essere, a quello che vorresti fare e avere. Pensaci spesso finché non ti sarai
chiarito appieno le idee. Poi, quando avrai raggiunto tale risultato, non pensare ad altro. Non
immaginare nessun'altra possibilità.
Scaccia tutti i pensieri negativi dalle tue costruzioni mentali. Sbarazzati di ogni
pessimismo. Abbandona qualunque dubbio. Respingi la paura. Disciplina la tua mente
perché si attenga strettamente al pensiero creativo originale.
Quando i tuoi pensieri saranno limpidi e incrollabili esprimili come verità. Pronunciali
ad alta voce. Serviti della grande autorevolezza che suscita il potere creativo: Io sono.
Dichiara il fatto che tu esisti agli altri. «Io sono» è la dichiarazione creativa più forte in
tutto l'universo. Qualunque cosa tu dica, dopo le parole «Io sono» mette in moto queste
esperienze, le suscita, le porta a te.
Non esiste altra via della quale l'universo abbia nozione circa il proprio
funzionamento. Non esiste altra strada da prendere di cui esso sia a conoscenza.
L'universo risponde alle parole «Io sono» come risponderebbe il genio della lampada.
Tu dici: «Abbandona qualunque dubbio, respingi la paura, sbarazzati di ogni
pessimismo», come se dicessi: «Prendi una fetta di pane». Ma queste cose è più
facile dirle che farle. «Scaccia tutti i pensieri negativi dalle tue costruzioni
mentali», potrebbe benissimo leggersi come, «Scala il monte Everest, prima di
colazione». Si tratta piuttosto di un ordine ancora più impegnativo.
Imbrigliare i tuoi pensieri, esercitando il controllo su di essi, non è così difficile come
potrebbe sembrare. (Né, quanto a questo, lo è lo scalare il monte Everest.) E tutta una
questione di disciplina. È tutta una questione di volontà.
Il primo passo è quello di imparare a controllare i tuoi pensieri; a pensare a quello a cui
stai pensando. Quando ti sorprendi a pensare pensieri negativi - pensieri che negano la tua
più alta idea circa una cosa - ricomincia a pensare! Voglio che tu lo faccia alla lettera. Se
pensi di essere in un periodo di depressione, in una situazione spiacevole, e che niente di
buono ne può derivare, pensa di nuovo. Se pensi che il mondo sia un luogo deplorevole,
pieno di eventi negativi, ricomincia a pensare. Se pensi che la tua vita stia andando a
catafascio, e hai l'impressione di non riuscire più a rimetterne insieme i pezzi, ricomincia a
pensare.
Ti puoi addestrare a farlo. (Rifletti su come sei riuscito bene ad addestrare te stesso a
non farlo!)
Grazie. Non mi hanno mai prospettato questo procedimento con tanta
chiarezza. Vorrei che fosse facile a farsi come a dirsi, ma ora se non altro ho capito
con chiarezza, credo.
Bene, se hai bisogno di un ripasso, abbiamo a disposizione numerose vite.
5
QUAL è la vera via per arrivare a Dio? Passa attraverso la rinuncia come
qualcuno crede? È il servire Dio la strada che porta a Lui come dicono molti
asceti? Dobbiamo imparare la via verso il paradiso «comportandoci bene» alla
stregua di quanto insegnano tante religioni? O siamo liberi di agire come
vogliamo, violando e ignorando ogni regola, lasciando da parte ogni monito delle
tradizioni, indulgendo a ogni tipo di concessione nei nostri confronti, per trovare
in tal modo il Nirvana, come predicano molti dei seguaci della New Age? Di che
cosa si tratta? Dei rigorosi modelli morali, o del fai-quello-che-ti-pare? In che cosa
consiste? Nei valori tradizionali o nel procedere come si è sempre fatto? Nel
seguire i Dieci Comandamenti, o i Sette Passi verso l'illuminazione?
Si direbbe che sia proprio indispensabile per te mettere le cose in un modo o in quello
opposto; evita di farlo. Non potrebbe trattarsi di tutto quello che hai elencato?
Non lo so, Te lo sto domandando.
Ti risponderò, allora, in un modo in cui Mi potrai capire meglio, anche se ti dico fin
d'ora che la tua risposta la troverai dentro di te. L'ho detto a tutti coloro i quali hanno
ascoltato la Mia parola e sono andati in cerca della Mia verità.
Ogni cuore che domanda pieno di zelo sincero: «Qual è il sentiero che porta a Dio?»
ottiene che ciò gli sia mostrato. A ciascuno viene fornita una verità tratta dal profondo del
cuore. Vieni a Me seguendo il sentiero del cuore, non compiendo un viaggio attraverso la
mente. Non Mi troverai mai nella mente.
Allo scopo di conoscere veramente Dio, devi venirti o trovare al di fuori della tua mente.
Eppure la tua domanda esige una risposta e Io non intendo farmi da parte
sottraendomi alla sincerità della tua indagine.
Comincerò con una dichiarazione che ti farà allarmare... e forse offenderà la sensibilità
di molti: non esiste nulla di simile ai Dieci Comandamenti.
Oh, Mio Dio, non ci sono?
No, non ci sono. Chi comanderei? Me stesso? E perché tali comandamenti sarebbero
richiesti? Qualunque cosa Io voglia, è. Come sarebbe quindi necessario comandare
qualcuno?
E, qualora avessi emanato dei comandamenti, non sarebbero stati rispettati in maniera
automatica? Come potrei desiderare con tanta intensità qualcosa da sentirmi indotto a
imporla con un ordine, e poi starmene lì a guardare mentre non sono obbedito? Che razza
di re sarebbe chi lo facesse? E che razza di governante chi si comportasse così?
Eppure ti dico: non sono né un re né un governante. Sono semplicemente - e in
maniera tale da incutere reverenza - il Creatore. E comunque il Creatore non governa, ma
si limita a creare, a creare, e a continuare a creare.
Ho creato te - che tu sia benedetto - a Mia immagine e somiglianza. E ti ho fatto
talune promesse e ho assunto determinati impegni nei tuoi confronti. Ti ho detto, in un
linguaggio semplice, che cosa ti accadrà quando diventerai un tutto unico con Me.
Sei, come lo era Mosè, uno zelante ricercatore. Anche Mosè, come fai tu adesso,
rimase davanti a Me, supplicando per ottenere delle risposte. «Oh, Dio dei Miei Padri»,
gridava. «Dio del mio Dio, degnati di mostrarti a me. Dammi un segno, che io possa
riferirlo al mio popolo! Come facciamo a sapere che siamo i prescelti?»
E Io mi sono mostrato a Mosè, nello stesso modo in cui ho fatto con te adesso, con
un divino e solenne accordo, una promessa imperitura, un impegno fermo e del quale non
si può dubitare. «Come faccio a esserne sicuro?» domandò Mosè lamentoso. «Perché sono
stato io a dirtelo», risposi Io. «Hai la Parola di Dio.»
E la Parola di Dio non era un comandamento, ma un accordo. Questi, allora, sono i…
DIECI ACCORDI
Saprai di aver imboccato la strada verso Dio e saprai di aver trovato Dio, perché ci
saranno questi segni, queste indicazioni, questi cambiamenti in te:
1.
Amerai Dio con tutto il tuo cuore, tutta la tua mente, tutta la tua anima. E non
ci sarà altro Dio al di fuori di Me. Non venererai più l'amore umano, o il
successo, o il denaro, o il potere, né alcun altro simbolo di tal genere. Metterai
da parte queste cose come un bambino mette da parte i giocattoli. Non perché
siano prive di valore, ma perché le hai superate.
E saprai di aver imboccato la strada verso Dio perché:
2.
Non pronuncerai il nome di Dio invano. Né Mi invocherai per motivi frivoli.
Capirai il potere delle parole e dei pensieri, e non penseresti di invocare il nome di
Dio in una maniera indegna di Dio. Non userai il Mio nome invano perché non
puoi. Poiché il Mio nome - il grande «Io Sono» - non è mai usato invano (cioè
senza risultato), né potrà mai esserlo. E quando avrai trovato Dio, lo conoscerai.
E ti darò anche questi altri segni:
3.
Non dimenticherai di riserbare un giorno per Me, e lo chiamerai «santo».
Questo per evitare che tu resti a lungo nelle tue illusioni, ma procuri invece di
ricordare a te stesso chi e che cosa sei. E poi ben presto definirai tutti i giorni
santi, e santo ogni momento.
4.
Onorerai la madre e il padre, e sarai consapevole di essere il Figlio di Dio quando
onorerai il Dio tuo Padre/Madre, e tuo padre e tua madre sulla Terra (perché ti
hanno dato la vita), così come, inoltre, onorerai tutti.
5.
Sai di aver trovato Dio allorché ti rendi conto che non ucciderai (vale a dire non
ucciderai volontariamente, senza un motivo). Poiché, rendendoti conto che non
puoi mettere fine alla vita di un altro in qualsiasi circostanza (tutta la vita è
eterna), non sceglierai di interrompere alcuna particolare incarnazione, né di
cambiare l'energia di una qualsiasi vita facendola passare da una forma a un'altra
senza la più sacra delle giustificazioni. La tua nuova reverenza verso la vita ti
indurrà a onorare tutte le forme di vita - comprese le piante, gli alberi e gli
animali - e a colpirle soltanto quando ciò viene fatto per il più alto bene.
E ti invierò anche questi altri segni dai quali potrai dedurre di essere sulla strada
giusta:
6.
Non violerai la castità dell'amore con la disonestà o con l'inganno, poiché
questo è adulterino. Te lo assicuro, quando avrai trovato Dio, non commetterai
questo adulterio.
7.
Non ti impossesserai di una cosa che non sia tua, né froderai, né ti renderai
complice di azioni disoneste, e neppure recherai danno ad altri per il possesso di
qualcosa, poiché questo significherebbe rubare. Te lo assicuro, quando avrai
trovato Dio, non ruberai.
Né farai in modo di...
8.
Dire una cosa che non sia vera, dando così falsa testimonianza.
Né farai in modo di...
9.
Desiderare la donna del tuo vicino, perché quale ragione ci sarebbe di desiderare
la donna del vicino quando sai che tutte le altre donne sono le tue?
10. Desiderare i beni del tuo vicino, perché per quale ragione dovresti desiderare i
beni del tuo vicino quando sai che tutti i beni possono appartenerti e tutti i tuoi
beni appartengono al mondo?
Ti renderai conto di aver trovato la via per arrivare a Dio quando vedrai questi segni.
Perché ti assicuro che nessuno il quale sia davvero alla ricerca di Dio potrà mai compiere
queste azioni. Sarebbe impossibile perseverare in un tale comportamento.
Queste sono le tue libertà, non i tuoi limiti. Sono i Miei accordi, non i Miei ordini. Perché
Dio non ordina a proposito di quanto Lui Stesso ha creato: Dio si limita a dire ai figli di
Dio: «Questo è il modo in cui saprete che state tornando a casa».
Mosè domandò con grande serietà: «Come posso sapere? Dammi un segno». Mosè Mi
pose la stessa domanda che Mi stai ponendo tu adesso. Lo stesso interrogativo che tutti
dovunque hanno posto fin dall'inizio dei tempi. La mia risposta è in maniera analoga
eterna. Ma non è mai stata, né mai sarà, un comandamento. Perché chi comanderei? E chi
punirei se i miei comandamenti non venissero rispettati? Ci sono soltanto Io.
Quindi io non ho bisogno di attenermi ai Dieci Comandamenti per andare in
paradiso.
Non esiste niente di simile all'«andare in paradiso». Esiste solo la consapevolezza che
tu ci sei già. Esiste una disponibilità ad accettare, una comprensione, non un adoperarsi o
uno sforzarsi per assicurarselo.
Non puoi andare dove già sei. Per farlo, dovresti abbandonare il luogo dove ti trovi, e
questo significherebbe venir meno all'intero scopo del viaggio. L'ironia sta nel fatto che la
maggior parte della gente pensa di dover lasciare il luogo dove si trova per andare dove
vorrebbe essere. E così abbandona il paradiso per recarsi in paradiso, e ci arriva attraverso
l'inferno.
L'Illuminazione è la comprensione che non esiste nessun luogo in cui recarsi, niente da fare, e nessuno
che tu debba essere tranne esattamente chi sei stato fino a questo momento.
Sei in un viaggio diretto in nessun posto.
Il paradiso, come lo chiami tu, non è in nessun posto. Il paradiso è qui, adesso.
Lo dicono tutti! Ma se il «paradiso è qui, adesso» come faccio a non
accorgermene? Perché non me ne rendo conto? E perché il mondo è un tale
pasticcio?
Capisco la tua frustrazione. È quasi altrettanto frustrante cercare di comprendere tutto
questo come lo è cercare di farlo capire a chiunque altro.
Aspetta un momento! Stai cercando di dire che Dio si sente frustrato?
Chi credi che abbia inventato la frustrazione? E credi di poter immaginare qualcosa che
a me sia impossibile? Te lo dico io: ogni esperienza che fai, la faccio a Mia volta. Non ti
rendi conto che sto sperimentando il Mio Io attraverso di te? Quale altro scopo credi che
abbia tutto questo?
Non potrei conoscere Me Stesso se non fosse stato per Voi. È stato creando voi che
posso sapere Chi Sono. Ora non voglio fare a pezzi tutte le tue illusioni su di Me in un
colpo solo, perciò ti dirò che nel Mio aspetto più sublime, quello che chiamate Dio, non
sperimento la frustrazione.
Così va meglio. Per un momento mi hai spaventato.
Ma non perché non possa. È semplicemente perché non ho scelto di farlo. Anche tu
puoi fare la stessa scelta, a proposito.
Frustrato o no, mi sto ancora domandando come può essere che il paradiso sia
proprio qui, e io non riesca a sperimentarlo.
Non puoi sperimentare quello che non conosci. E non sai di essere in «paradiso»
proprio adesso perché non lo hai ancora sperimentato. Vedi, per te questo costituisce un
circolo vizioso. Non puoi, non hai ancora trovato un modo per sperimentare quello che
non conosci, e non conosci quello che non hai sperimentato.
Quanto l'Illuminazione vi chiede di fare è di conoscere qualcosa che non avete ancora sperimentato e
perciò di sperimentarlo. La consapevolezza apre la porta all'esperienza, e la vostra immaginazione
costituisce la via per aggirare l'ostacolo.
In effetti conoscete molte più cose di quante ne abbiate sperimentate. Semplicemente
non vi rendete conto di tutto quello che sapete. Sapete che esiste un Dio, per esempio.
Ma potreste non sapere di saperlo. Quindi continuate a restare in attesa di sperimentarlo. E
nel frattempo continuate a fare tale esperienza. E comunque, pur facendola, non ne siete
consapevoli, il che è come non farla affatto.
Stiamo andando avanti girando su noi stessi, a questo punto.
Sì, è così. E invece di girare su noi stessi, forse potremmo essere il circolo stesso. Ma
non deve essere un circolo vizioso. Può trattarsi di un circolo sublime.
E la rinuncia fa parte della vita spirituale?
Sì, perché in ultimo lo spirito rinuncia a tutto quello che non è reale, e niente nella vita
che voi conducete è reale, a parte il vostro rapporto con Me. Eppure non si richiede una
rinuncia nel classico senso della negazione di sé.
Un vero Maestro non «rinuncia» a qualcosa. Un vero Maestro si limita a metterla da
parte, come è solito fare in qualsiasi caso quando non ne può trarre alcuna utilità.
Ci sono coloro i quali vi dicono che dovete avere la meglio sui vostri desideri. Io vi
dico che dovete limitarvi a cambiarli. Mettere in pratica il primo incitamento fa apparire la
faccenda come una severa disciplina, il secondo come un gioioso esercizio.
Ci sono coloro i quali dicono che per conoscere Dio dovete sconfiggere tutte le
passioni terrene. Eppure basta capirle e accettarle. Ciò cui opponete resistenza persiste. Ciò che
guardate in faccia scompare.
Quelli che cercano con tanto zelo di sconfiggere tutte le passioni terrene spesso si
impegnano tanto duramente da indurre gli altri a dire che ciò è diventato la loro passione.
Hanno una passione «per Dio»; una passione per conoscerLo. Ma la passione rimane
sempre tale, e scambiare l'una con l'altra non contribuisce a eliminarle.
Perciò non giudicate quello di cui siete appassionati. Limitatevi a constatarlo, poi
vedete se vi può essere utile, in relazione a quello e a chi volete essere.
Non dimenticatelo, siete sempre impegnati a creare voi stessi. In ogni momento state
decidendo chi e che cosa siete. Lo decidete ampiamente tramite le scelte da voi fatte in
merito a chi e a che cosa vi sentite appassionati.
Spesso qualcuno impegnato in quello che voi definite un «percorso spirituale» sembra
aver rinunciato a tutte le passioni terrene, a tutti gli umani desideri. Quanto ha fatto è
stato capirli, vedere le illusioni, e allontanarsi dalle passioni che non gli erano utili, pur
continuando nel frattempo ad amare l'illusione per ciò che essa gli ha procurato: la
possibilità di essere del tutto libero.
La passione è il voler tramutare l'essere in azione. Alimenta il motore della creazione.
Cambia i concetti in esperienza. La passione è il fuoco che ci guida a esprimere quello che
siamo in realtà. Non rinnegate mai la passione, perché sarebbe come negare Chi Siete e
Chi davvero Volete Essere.
La rinuncia non nega la passione, la rinuncia si limita a negare l'attaccamento ai
risultati. La passione è l'amore per fare. Il fare significa l'essere, sperimentato. Eppure che
cosa viene spesso creato come parte del fare? L'aspettativa.
Vivere la vita senza aspettarsi nulla, senza la necessità di risultati specifici, questa è la
libertà. Questa è la Divinità. Questo è il modo in cui Io vivo.
Non sei interessato ai risultati?
Assolutamente no. La mia gioia è nel creare, non sta nelle conseguenze. La rinuncia
non è la decisione di negare un'azione. La rinuncia è la decisione di negare il bisogno di
un risultato preciso. C'è una bella differenza.
Potresti spiegare che cosa intendi quando dichiari: «La passione è il voler
tramutare l'essere in azione»?
Il fatto di esistere rappresenta lo stato più elevato dell'esistenza. Si tratta della più pura
essenza. E «l'ora-non ora», il «tutto-non tutto», il «sempre-mai» che costituisce l'aspetto di
Dio.
Il puro essere è il puro Essere Dio. E comunque non è mai stato abbastanza per noi il
limitarci a essere. Abbiamo sempre anelato all'esperienza. Quello Che Siamo, e quello che
richiede un intero altro aspetto della divinità, chiamato «agire». Diciamo che siete, al
nocciolo del vostro meraviglioso Sé, quell'aspetto della divinità chiamato «amore».
(Questa è la Verità che vi appartiene.)
Ora, una cosa è essere l'amore, e tutt'altra cosa fare qualcosa con amore. L'anima anela a fare
qualcosa circa quello che è, perché così può conoscere se stessa nella propria esperienza. Perciò cercherà di
realizzare i suoi concetti più elevati per mezzo dell'azione.
Questo impulso a fare ciò viene definito «passione». Sopprimete la Passione e
sopprimerete Dio. La Passione è Dio che vuole dire: «Salve».
Ma, vedi, una volta che Dio (o Dio-in-te) compie questa amorevole azione, Si realizza
e non ha bisogno di niente di più. L'uomo, d'altro canto, spesso sente di aver bisogno di
una resa dei suoi investimenti. Se intendiamo amare qualcuno, va bene, ma sarà meglio se
otterremo un po' d'amore in cambio.
Questa non è Passione. Questa è aspettativa. Rappresenta la maggiore fonte di infelicità
per l'uomo. Costituisce quanto separa l'uomo da Dio.
L'asceta cerca di porre fine a questa separazione tramite l'esperienza che certi mistici
orientali hanno chiamato samadhi. E cioè unità di soggetto e oggetto e comunione con
Dio; un unirsi a Dio e un fondersi nella divinità. L'asceta perciò rinuncia ai risultati, ma non
rinuncia mai in nessun caso alle passioni. In effetti, il Maestro sa in maniera intuitiva come
la passione sia la giusta via. È la strada che porta all'autorealizzazione. Perfino in termini
terreni sarebbe giusto dire che se non hai nessuna passi ne, non puoi nemmeno dire di
vivere.
Hai detto che «quello a cui ti opponi persiste e quello che guardi in faccia
scompare». Puoi spiegarmelo?
Non puoi opporti a qualcosa alla quale non garantisci nessuna realtà. L'azione di
opporsi è un gesto che le garantisce l'esistenza. Quando resisti a un'energia, la situi nello
spazio. Più le resisti e più la rendi reale, a qualunque cosa tu opponga resistenza.
Quello che guardi con occhi ben aperti sparisce. Cioè, cessa di mantenere la suo forma
illusoria. Se osservi qualcosa, se lo esamini davvero, riuscirai a vedere attraverso di esso, e
attraverso tutte le illusioni che ti possa offrire, lasciando soltanto la sua realtà ultima
esposta alla tua vista. Di fronte alla realtà ultima la tua misera illusione non ha nessun
potere. Non riesce più a trattenerti a lungo nella sua presa che si va indebolendo. Tu ne
scorgi il vero aspetto, e vedere la verità ti rende libero.
Ma che cosa accade se non vuoi che la questione sulla quale concentri il tuo
interesse sparisca?
Dovresti sempre volerlo! Non esiste nulla nella tua realtà a cui aggrapparsi. Eppure se
tu scegli l'illusione della tua vita sulla realtà ultima, puoi semplicemente ricrearla, proprio
come l'hai creata per incominciare. In tal modo puoi ottenere nella vita quello che hai scelto
di avere ed eliminare da essa quanto non intendi più sperimentare.
E comunque non opporti a nulla. Se pensi che per mezzo della tua opposizione la
eliminerai, pensa di nuovo. Riuscirai solamente a fissarla meglio al suo posto. Non ti ho
forse detto che tutto il pensiero è creativo?
Anche un pensiero il quale dica che non voglio qualcosa?
Se non lo vuoi, perché ci pensi? Non rivolgergli un secondo pensiero. Ma se sei
costretto a pensarci, cioè, se non puoi non pensarlo, allora non resistere. Piuttosto considera
qualsiasi cosa sia in maniera diretta - accetta la realtà come una tua creazione - poi scegli se
conservarla o no, come vuoi.
Che cosa orienta questa scelta?
Chi e Che Cosa pensi di Essere. E Chi e Che Cosa tu scegli di essere. Questo detta
tutte le scelte, ogni scelta tu abbia già fatto nella vita. E ogni scelta che mai farai.
Quindi la vita di un rinunciatario è una strada errata?
Questa non è una verità. La parola «rinunciatario» nel senso comune contiene un
equivoco di significato. In verità, non puoi rinunciare a niente, perché ciò a cui tu ti opponi si
perpetua. Il vero asceta non rinuncia, ma si limita a fare una scelta diversa. Questo
rappresenta l'azione di spostarsi verso qualcosa, non di allontanarsi da qualcosa.
Non puoi allontanarti da qualcosa perché ti perseguiterebbe senza requie fino
all'inferno e ritorno. Perciò non resistere alle tentazioni, limitati a distoglierti da esse
andando verso qualcos'altro. Rivolgiti a Me e distogliti da qualsiasi cosa dissimile da Me.
Ma sappi questo: non esiste niente di simile a una strada sbagliata, perché in questo
viaggio non puoi «non arrivare» dove sei diretto. È solo una questione di velocità solamente una questione di quando arriverai laggiù - eppure anche questa è un'illusione,
poiché non esiste un «quando» né esiste un «prima» o un «dopo». C'è soltanto il presente;
un eterno momento di sempre in cui stai sperimentando te stesso.
Ma se non esiste modo di «non arrivare» a destinazione, qual è lo scopo della
vita? Perché ci dovremmo sia pure minimamente preoccupare di quello che
facciamo?
È vero, naturalmente non dovresti preoccuparti. Ma faresti bene a essere «osservante».
Limitati a osservare chi sei, che cosa fai e che cosa ottieni, e vedi se ti è utile.
Lo scopo della vita non è arrivare in qualche posto, è osservare che sei, e sei sempre stato, a
destinazione. Sei sempre e per sempre, nel momento della pura creazione. Lo scopo della vita è quindi
creare chi e che cosa sei, e poi sperimentarlo.
6
E che cosa mi dici della sofferenza? La sofferenza è una strada per arrivare a
Dio? Qualcuno dice che sia l'unica via.
Non Mi fa piacere la sofferenza, e chiunque dica il contrario non Mi conosce. La
sofferenza è un aspetto non indispensabile dell'esperienza umana. Non soltanto è inutile,
ma è anche poco opportuna, scomoda e pericolosa per la vostra salute.
Perché allora c'è tanta sofferenza? Perché Tu, se sei Dio, non vi metti fine se ti
piace tanto poco?
Io ho posto fine alla sofferenza. Ma voi semplicemente vi rifiutate di servirvi dei
mezzi che vi ho messo a disposizione per realizzare ciò. Vedi, la sofferenza non ha niente
a che fare con gli eventi, ma con la reazione a essi da parte di un essere vivente.
Quanto accade è soltanto quello che accade. Che cosa voi proviate a quel proposito è un'altra
questione.
Vi ho fornito mezzi per affrontare e reagire agli eventi in modo da ridurre, in effetti
da eliminare, il dolore, ma voi non ve ne siete serviti.
Ma perché non eliminare addirittura gli eventi?
Un ottimo suggerimento. Sfortunatamente non ho nessun controllo su di essi.
Non hai nessun controllo sugli eventi?
No di certo. Gli eventi sono episodi nel tempo e nello spazio cui voi date luogo in
base a determinate scelte, e Io non interferirò mai con le scelte. Farlo significherebbe
ovviare alla vera ragione per la quale vi ho creato. Ma questo l'ho già spiegato in
precedenza.
A certi avvenimenti date luogo in maniera volontaria, e altri ve li procurate, più o
meno inconsciamente. Qualche evento - le più grandi calamità naturali sono tra quelli che
voi comprendete in questa categoria - sono attribuiti al «fato». Eppure anche alla parola «fato»
si potrebbe assegnare il significato di «avvenimenti risultanti da tutti i pensieri pensati dovunque». In altre
parole, dalla consapevolezza di tutti gli uomini sul pianeta.
La «consapevolezza collettiva».
Proprio così. Esatto.
Alcuni dicono che il mondo è pronto per la catastrofe. Il pianeta si sta
avviando verso un imponente disastro ecologico e geofisico. Terremoti. Forse
addirittura uno spostamento dell'asse terrestre. E c'è chi sostiene che la
consapevolezza collettiva potrebbe cambiare tutto questo, che possiamo salvare la
Terra.
Con i vostri pensieri messi in atto. Se un sufficiente numero di persone sul pianeta sarà
convinto che qualcosa debba essere fatto per preservare l'ambiente, salverete la Terra. Ma
dovete operare in fretta. Sono stati già fatti tanti danni, e così protratti nel tempo.
Vuoi dire che, se non lo faremo, vedremo la Terra e i suoi abitanti distrutti?
Ho stabilito le leggi dell'universo fisico in modo abbastanza chiaro perché possano
capirle tutti. Esistono leggi di causa ed effetto che sono state messe in risalto a sufficienza
dai vostri scienziati, dai fisici, e che oggi conoscono bene anche i politici e i capi di stato.
Ma, tornando alla sofferenza, da dove mai abbiamo tratto la convinzione che il
dolore sia un bene? Che il santo soffre in silenzio?
Il santo «soffre in silenzio», ma questo non significa che la sofferenza sia un bene. Gli
allievi di un Maestro spirituale soffrono in silenzio perché capiscono che la sofferenza
non è la via per arrivare a Dio, ma piuttosto un sicuro segno che c'è ancora qualcosa da
imparare circa la strada che porta a Dio, ancora qualcosa da «ricordare».
Il vero Maestro non soffre affatto in silenzio, sembra solo che soffra senza lamentarsi.
La ragione per cui il vero Maestro non si lamenta sta nel fatto che il vero Maestro non sta
soffrendo, bensì semplicemente sperimentando una serie di circostanze che voi definireste
«intollerabili».
Un allievo che è sulla strada per diventare Maestro non parla di sofferenza
semplicemente perché capisce senza difficoltà il potere della Parola, e perciò si limita a scegliere
di non dire una parola in proposito.
Rendiamo reale ciò cui prestiamo attenzione. Il Maestro lo sa. Il Maestro si pone di
fronte a una scelta in merito a quello che sceglie di rendere reale. Avete tutti fatto questo di
tanto in tanto. Non esiste uno solo tra voi che non abbia fatto sparire un mal di testa, o
non abbia reso meno penosa una visita dal dentista, grazie a una decisione presa in proposito.
Un Maestro si limita a prendere la stessa decisione su questioni di più ampia portata.
Ma perché dev'esserci la sofferenza? Perché deve esserci anche solo la
possibilità di soffrire?
Non puoi sapere, e diventare, quello che sei in assenza di quello che non sei, come già
ti ho spiegato.
Ancora non riesco a capire come mai ci siamo fatti l'idea che soffrire fosse un
bene.
Sei saggio a insistere su questo interrogativo. La saggezza originale che circondava il
soffrire in silenzio è stata così stravolta che molti oggi credono (e diverse religioni in
effetti insegnano) che soffrire sia un bene, e gioire un male. Perciò avete deciso che se qualcuno
è gravemente malato, ma si tiene la cosa per sé, è un santo, mentre se per esempio una
donna ha una robusta sessualità, e ne gode apertamente, è una peccatrice.
Hai scelto proprio un argomento esplosivo. E hai anche cambiato il soggetto
passando dal maschile al femminile, da un uomo a una donna. Aveva uno scopo
preciso?
Era per mostrarvi i vostri pregiudizi. Non vi piace pensare che le donne abbiano una
robusta sessualità, e tanto di meno vi piace se ne godono apertamente.
Preferite vedere un uomo morire senza un lamento sul campo di battaglia, che non una donna
dichiarare con entusiasmo di fare all'amore con gioia.
E Tu no?
Non possiedo alcun metro di giudizio in un caso o nell'altro. Ma voi ne avete di tutti i
tipi, e io suggerisco che sono i vostri giudizi a tenervi lontani dalla gioia, e le vostre
aspettative a rendervi infelici. Tutto questo messo insieme è quanto causa le vostre
infermità, e in tali circostanze incomincia per voi la sofferenza.
Come faccio a sapere che quello che dici è vero? Come faccio a sapere
addirittura che è Dio a parlare, e non la mia immaginazione?
Hai già posto questa domanda. La mia risposta è la stessa. Che differenza farebbe?
Perfino se tutto quello che ho detto fosse «sbagliato», riesci a pensare a un modo migliore
di vivere?
No.
Allora «sbagliato» è giusto, e «giusto» è sbagliato!
Eppure ti dico questo, per aiutarti a uscire dal tuo dilemma: non credere a niente di
quanto ti dico. Limitati a viverlo. A sperimentarlo. Poi vivi secondo qualsiasi altro paradigma
tu voglia costruirti. In seguito osserva la tua esperienza per trovare la tua verità.
Un giorno, se avrai un grande coraggio, sperimenterai un mondo nel quale fare
all'amore sarà ritenuto miglior cosa del fare la guerra. In quel giorno ti rallegrerai.
7
La vita fa molta paura. E riesce a confondere così tanto. Vorrei che le cose
fossero più chiare.
Non c'è niente che spaventi nella vita, se non sei interessato ai risultati.
Vuoi dire se non desideri nulla.
Sì. Scegli, ma non desiderare.
Ciò è facile per chi non ha nessuno che dipenda da lui. Ma quando uno ha
moglie e figli?
La strada di un capofamiglia è sempre stata una strada piena di sfide. Forse la strada
maggiormente piena di sfide. Come hai fatto notare, è facile «non desiderare nulla» quando
hai a che fare soltanto con te stesso. Ma è naturale, allorché ti trovi ad avere la
responsabilità di altri che ami, volere per loro soltanto il meglio.
Fa male quando non riesci a dar loro tutto quello che vorresti. Una bella casa,
abiti decenti, cibo a sufficienza.
Mi sembra di aver lottato finora solo per sbarcare il lunario. E non ho niente di
cui vantarmi.
Vuoi dire in termini di ricchezza materiale?
Voglio dire in termini di qualcosa di fondamentale che a un uomo farebbe
piacere lasciare ai propri figli. Intendo nei termini di qualcuna delle cose molto
semplici che a un uomo farebbe piacere procurare alla propria moglie.
Capisco. Consideri ciò come il tuo compito principale, quello di provvedere a tutte
queste cose. Immagini che in questo consista lo scopo della tua vita?
Non sono sicuro di intendere proprio questo. Non è lo scopo della mia vita,
ma mi piacerebbe che ne fosse almeno un effetto collaterale.
Bene, facciamo un passo indietro, allora. Qual è l'impegno principale nella tua vita?
Un'ottima domanda. Mi sono dato molte risposte diverse attraverso gli anni.
Qual è la tua risposta adesso?
Ho l'impressione di avere due risposte a questa domanda; la risposta che mi
piacerebbe considerare, e quella che mi trovo davanti.
Quale sarebbe la risposta che ti piacerebbe prendere in considerazione?
Mi piacerebbe prendere in considerazione una vita impegnata nell'evoluzione
della mia anima. Mi piacerebbe considerare la mia vita impegnata nell'esprimere
e nello sperimentare la parte di me che amo di più. La parte di me che è
compassione e pazienza e che si dedica a dare e a prodigarsi. La parte di me che è
consapevole e saggia, pronta al perdono e all'amore.
Si direbbe che tu abbia letto questo libro!
Sì, be', è un libro bellissimo, a livello teorico, ma sto cercando di riuscire a
capire come «mettere in pratica» tutto ciò.
La risposta alla tua domanda che considero reale è che la mia vita si trova
impegnata nel cercare di sopravvivere giorno per giorno.
E ritieni che una cosa precluda l'altra?
Be'...
Pensi che lo spirituale precluda la sopravvivenza?
La verità è che mi piacerebbe fare qualcosa di più del limitarmi a sopravvivere.
Mi rendo conto di essere sempre a questo punto, vorrei che la lotta per la
sopravvivenza avesse fine. Mi accorgo che soltanto l'arrivare da un giorno al
successivo continua a essere una battaglia, ma mi piacerebbe prosperare.
E che cosa vorresti dire con «prosperare»?
Avere quanto basta perché non mi debba sempre preoccupare dei soldi; non
essere sottoposto allo stress e alla tensione soltanto per riuscire a pagare l'affitto, o
la bolletta del telefono. Voglio dire, detesto essere tanto banale, ma qui stiamo
parlando di vita reale, non dell'immagine romantica di un'esistenza
spiritualmente ricca di cui abbiamo finora discusso.
Ho ragione di percepire in te una certa collera a questo punto?
Non tanto collera, quanto frustrazione. Sono stato al gioco spirituale per più di
vent'anni ormai, e guarda che cosa ho ottenuto. Un salario da sussidio di
disoccupazione. E adesso ho appena perso di nuovo il lavoro e si direbbe che il
flusso del denaro si sia fermato ancora. Mi sto proprio stufando di lottare. Ho
quarantanove anni, e mi piacerebbe godere di una certa sicurezza nella vita così
da poter dedicare più tempo alla «questione di Dio», a «coltivare» la mia anima e
così via. Ma non posso farlo.
Bene, hai fatto qui una bella sparata e sospetto che tu stia parlando a nome di molta
gente. Risponderò alla tua «verità» una frase alla volta.
Non sei stato al «gioco spirituale» per vent'anni, ne hai a malapena costeggiato il
limitare. (Questo non è un rimprovero, è soltanto una constatazione della verità.) Ti
concederò che per due decadi non lo hai perduto d'occhio; hai flirtato con esso; lo hai
sperimentato di tanto in tanto, ma non ho sentito la tua vera, la tua più sincera dedizione al
«gioco» se non soltanto da poco.
Mettiamo in chiaro che dedicarsi al gioco spirituale significa darsi corpo, mente e anima senza
riserve al processo della creazione dell'io a immagine e somiglianza di Dio.
Questo è il processo della realizzazione del Sé a proposito del quale hanno scritto i
mistici orientali. È il processo della redenzione di cui parla la teologia occidentale.
È un atto di suprema consapevolezza che si esprime giorno per giorno, ora per ora,
momento per momento. Si tratta di una scelta e di un rinnovo di tale scelta effettuato in
ogni istante. Vuoi dire la continuazione della creazione. Una creazione consapevole. Una
creazione con uno scopo. Vuoi dire usare gli strumenti della creazione di cui abbiamo
discusso con consapevolezza e sublime intenzione.
Questo significa «giocare il gioco spirituale». Ora, per quanto tempo ti ci sei impegnato?
Non ho nemmeno incominciato.
Non andare da un estremo all'altro, e non essere tanto severo con te stesso. Ti sei
dedicato a questo processo, e ti sei in effetti impegnato più di quanto tu creda. Ma non lo
hai fatto per vent'anni, e la verità è che non ha importanza quanto a lungo ti ci sei
impegnato. In questo momento sei impegnato in esso? Questa è la sola cosa che conta.
Andiamo avanti con le tue dichiarazioni. Ti sei descritto come uno che vive a un
passo dalla povertà. Ti guardo e vedo qualcosa di totalmente diverso, vedo una persona
che si trova a un passo dalla casa di un ricco! Ti senti di essere al soldo dell'oblio, e Io ti
vedo come chi sia al soldo del Nirvana. Ora, molto dipende, naturalmente, da quello che
consideri la tua «paga», e dallo scopo per il quale stai lavorando.
Se la mira della tua vita è di conseguire quella che tu definisci la «sicurezza», ricordati
che con la Mia remunerazione tutto ciò che è bene viene a te, compresa l'esperienza del
sentirsi al sicuro nel mondo fisico.
La Mia remunerazione, il guadagno che ricavi quando «lavori per» Me, ti procura di
gran lunga di più del conforto spirituale. Anche il conforto fisico può essere tuo. E
l'aspetto paradossale di tutto questo è che, quando tu avrai sperimentato appieno il genere
di conforto spirituale offerto dalla mia remunerazione, l'ultima cosa a preoccuparti sarà il
conforto fisico.
Perfino il conforto fisico dei membri della tua famiglia non sarà più una
preoccupazione per te, poiché una volta giunto al livello di una consapevolezza divina ti
renderai conto di non essere più responsabile per nessun'altra anima umana, e che,
mentre resta lodevole desiderare che ogni anima viva in maniera confortevole, ognuna di
esse deve scegliere, sta scegliendo il proprio destino in questo stesso istante.
Rimane chiaro che non rappresenta la migliore azione li quella di abusare di qualcuno,
o distruggerlo, con deliberazione. Ed è chiaro come sia in ugual misura inappropriato i
trascurare le necessità di coloro i quali per causa tua si sono trovati a dipendere da te.
Il tuo compito è quello di renderli indipendenti; di insegnare loro il più in fretta e il più
completamente possibile come cavarsela senza di te. Perché non sarai loro di vantaggio
fintanto che avranno bisogno di te per ma li farai davvero felici nel momento in cui si
renderanno conto che tu non sei più necessario.
Nello stesso modo, il più grande momento di Dio è il momento in cui ti accorgi di non
aver bisogno di nessun Dio. Lo so, lo so, questo è in antitesi con tutto quanto ti è stato
insegnato. Eppure i tuoi insegnanti ti hanno parlato di un Dio iracondo, un Dio geloso,
un Dio che ha necessità di essere necessario.
Ma un vero Maestro non è quello con il maggior numero di allievi, ma quello che crea il maggior
numero di maestri.
Il vero capo non è quello con il maggior numero di seguaci ma quello che crea il maggior numero di
capi.
Il vero re non è quello che ha il più gran numero di sudditi, ma quello che guida il maggior numero di
persone verso la regalità.
Il vero insegnante non è quello che possiede il più vasto sapere, ma quello che riesce a portare il
maggior numero di allievi alla conoscenza.
E il vero Dio non è Quello servito dal maggior numero di fedeli servitori, ma Quello che serve di più,
rendendo simili a Lui anche tutti gli altri. Perché ciò rappresenta sia lo scopo sia la gloria di Dio: che i
suoi sudditi non siano più tali e che tutti conoscano Dio non come l'essere irraggiungibile, ma come l'essere
inevitabile.
Vorrei riuscire a farvi comprendere questo: il vostro felice destino è inevitabile. Voi non
potete essere «salvati». Non esiste nessun inferno tranne quello di non sapere queste cose.
Perciò adesso, quali genitori, spose e persone care, non cercate di fare del vostro amore
una colla che leghi, ma piuttosto un magnete che dapprima attiri, poi passi a respingere,
per evitare a chi viene attirato di cominciare a credere che debba tenersi appiccicato a voi
per sopravvivere. Niente potrebbe essere più lontano dal vero. Niente potrebbe essere più
dannoso per chiunque.
Lasciate che il vostro amore sospinga i vostri diletti nel mondo, e nella totale esperienza
di chi essi sono. In questo avrete davvero dimostrato amore.
Si tratta di una grande sfida, questo percorso di un capofamiglia. Ci sono molte
distrazioni, molte preoccupazioni terrene. L'asceta non è disturbato da nessuna di esse.
Riceve il pane e l'acqua, e gli viene dato un umile giaciglio sul quale coricarsi; e può
dedicare ogni ora alla preghiera, alla meditazione e alla contemplazione del divino. Com'è
facile vedere il divino in tali circostanze! Quale compi o senza difficoltà! Ah, ma date a
una persona una sposa e dei figli! Cercate di vedere il divino in un neonato che deve
essere cambiato alle tre del mattino. Di vedere il divino in una fattura che deve essere
pagata il primo del mese. Di riconoscere la mano di Dio nella malattia che colpisce una
sposa, nel fatto di perdere il lavoro, nella febbre di un figlio, nella sofferenza di un
genitore. In questi casi stiamo parlando di santità.
Capisco la tua fatica. So che sei stanco di lottare. Eppure ti dico questo: quando Mi
segui, la lotta sparisce. Vivi nello spazio del tuo Dio, e gli avvenimenti diventano
beatitudine, i uno e tutti.
Come faccio a raggiungere lo Spazio di Dio quando ho perso il lavoro, devo
pagare l'affitto, i bambini hanno bisogno del dentista, e il trovarmi nel mio elevato
spazio filosofico sembra l'ultimo dei modi possibili per risolvere qualcuno di
questi problemi?
Non abbandonarMi quando più hai bisogno di Me. È adesso il momento della grande
prova. Adesso è il momento della tua più grande possibilità. È l'opportunità di verificare
tutto quello che è stato detto qui.
Quando dico: «Non abbandonarMi», sembro quel Dio bisognoso di conferma del
quale abbiamo parlato. Ma non lo sono. Puoi «abbandonarMi» quanto ti pare. Non me ne
curo, e non cambierebbe nulla tra noi. Mi limito a dire questo in risposta alle tue
domande. Proprio quando il cammino si fa difficile vi capita tanto spesso di dimenticare
Chi Siete e i mezzi dei quali vi ho forniti per creare la vita che avreste scelto.
Adesso è più che mai il momento di andare nello spazio del tuo Dio. Innanzitutto ciò
ti arrecherà una gran pace della mente, e da una mente pervasa da una grande pace
fluiscono grandi idee, idee che potrebbero essere la soluzione dei più grandi problemi dai
quali ritieni di essere gravato.
Secondo, è nello spazio di Dio che il tuo Io si realizza e questo è lo scopo, l'unico
scopo, della tua anima. Quando ti trovi nello spazio di Dio sai e capisci come tutto quanto
stai sperimentando adesso sia temporaneo. Io ti dico che il cielo e la terra sono transitori,
mentre tu non lo sei. Questa prospettiva di eterna durata ti aiuta a vedere le cose nella
luce opportuna. Puoi definire le attuali condizioni e circostanze per quello che sono
veramente: temporanee e transitorie. Te ne puoi allora servire come mezzi - poiché in
effetti sono proprio questo, mezzi temporanei e transitori - nella creazione della presente
esperienza.
Per l'esattezza, chi credi di essere? In rapporto all'esperienza chiamata disoccupazione,
chi pensi di essere? E forse, con più precisione, chi pensi che Io sia? Ritieni questo un
problema troppo grande perché Io possa risolverlo? Togliersi da questo pasticcio sarebbe
per Me un miracolo troppo grande da affrontare? Capisco come tu lo possa ritenere
troppo grande da affrontare, sia pure con tutti i mezzi di cui ti ho fornito, ma davvero
pensi che lo sarebbe anche per Me?
Il mio intelletto mi dice che nessun compito è troppo grande per Dio. Ma dal
punto di vista emotivo suppongo di non poterne essere certo. Non del fatto che
Tu non lo possa affrontare, ma del fatto che Tu lo voglia affrontare.
Capisco. Così è una questione di fede.
Sì.
Non discuti la Mia capacità, ti limiti a dubitare della Mia volontà.
Secondo la teologia tradizionale c'è un insegnamento per me in questo essere
lasciato solo ad affrontare le cose. Non sono ancora sicuro se si presupponga che
io abbia una soluzione; forse è stabilito che io abbia il problema. Forse si tratta di
una di quelle «prove» di cui si parla continuamente.
Forse è venuto il momento buono per esaminare una volta di più il modo in cui Io
interagisco con te, visto che ritieni sia una questione di volontà da parte Mia, e Io ti sto
dicendo che si tratta della tua volontà.
Voglio per te quello che tu vuoi per te. Niente di più, e niente di meno. Non me ne
sto qui a giudicare, richiesta dopo richiesta, se qualcosa ti possa essere concesso.
La mia legge è una legge di causa ed effetto, non la legge del «vedremo». Non esiste
nulla che tu non possa avere se così scegli. Perfino ancora prima che tu formuli la
domanda, Io potrei averti accontentato. Credi a questo?
No. Mi dispiace. Ho visto troppe preghiere restare inascoltate.
Non spiacertene. Limitati a restare fedele alla verità, la verità della tua esperienza. Lo
capisco. Lo accetto.
Bene, perché io non credo di ottenere tutto quello che chiedo. La mia vita non
ha mai testimoniato niente del genere. In effetti, ben di rado mi viene concesso
quanto chiedo. Quando succede, mi considero maledettamente fortunato.
Hai fatto un'interessante scelta di parole. A quanto pare, nella tua vita puoi avere una
maledetta fortuna o una benedetta fortuna. Sarei più incline a parlare di «benedetta
fortuna», ma, certo, non interferirò con le tue decisioni.
Ti dico questo: ottieni sempre quello che crei, e stai sempre creando. Non esprimo un
giudizio su quello che crei, mi limito a fornirti un sempre maggiore potere creativo. Se
non ti piace quello che hai appena creato, fai un'altra scelta. Il Mio compito, in qualità di
Dio, è quello di darti di continuo una tale opportunità.
Ora, Mi stavi dicendo di non aver sempre ottenuto quanto desideravi. Eppure Io sono
qui per dirti che lo hai invece ottenuto ogni volta senza eccezione.
La tua vita è sempre un risultato dei tuoi pensieri su di essa, compreso ovviamente il tuo pensiero
creativo sul fatto che ottieni di rado quanto hai scelto.
Ora, nell'esempio attuale ti vedi vittima del fatto di aver perduto il lavoro. Eppure la
verità è che non avevi più scelto quel lavoro. Avevi smesso di alzarti in anticipo al
mattino, e avevi incominciato ad alzarti in preda al timore. Avevi smesso di sentirti
contento della tua occupazione e incominciavi a provare del risentimento. Ti eri
addirittura abbandonato a fantasticare di fare qualcos'altro.
Pensi che queste intenzioni non significhino nulla? Non ti rendi conto del tuo potere.
Ti dirò questo: la tua vita procede in funzione delle tue intenzioni in proposito.
Perciò, quali sono adesso le tue intenzioni? Intendi dimostrare la tua teoria secondo la
quale la vita ben di rado ti concede quello che hai scelto? O intendi dimostrare Chi Sei
Veramente e Chi Sono Io?
Mi sento mortificato. Rimproverato. Imbarazzato.
Ti serve a qualcosa questo? Perché non limitarti a riconoscere la verità quando te la
dicono e a farti incontro a essa? Non c'è ragione di recriminare contro te stesso. Prendi
soltanto nota di quanto stai scegliendo e scegli di nuovo.
Ma perché sono sempre così pronto a compiere scelte negative? E poi a
prendermi a schiaffi per questo?
Che cos'altro ti puoi aspettare? Ti è stato detto fin dai primissimi giorni che eri
«cattivo». Hai accettato di essere nato nel «peccato». Il sentirsi colpevole è una reazione
appresa. Ti è stato detto di sentirti colpevole per quanto riguardava te stesso a causa di
cose che avresti fatto ancora prima di essere in grado di fare qualcosa. Ti hanno insegnato
a provare vergogna per essere nato non del tutto perfetto.
Questo presunte stato di imperfezione nel quale ti è stato detto che sei venuto al
mondo viene chiamato «peccato originale». E si tratta di un peccato originale, ma non
commesso da te. È il primo peccato a essere stato perpetrato a tue spese da un mondo
che non sa niente di Dio se crede che Dio avrebbe voluto, o potuto, creare qualcosa di
imperfetto.
Alcune delle vostre religioni hanno edificato un'intera teologia attorno a questo
concetto, che è errato semplicemente perché tutto quanto Io concepisco, tutto quello a cui do vita, è
perfetto; una perfetta immagine riflessa dello perfezione stessa, fatto a Mia immagine e somiglianza.
Eppure, allo scopo di giustificare l'idea di un Dio punitivo, le vostre religioni hanno
bisogno di creare qualche ragione per cui Io mi debba sentire in collera. Così anche le
persone che conducono una vita esemplare hanno in qualche modo bisogno di essere
salvate. Se non devono essere salvate da se stesse, devono allora essere salvate dalla loro
stessa innata imperfezione. Perciò (dicono queste religioni) faresti meglio a fare qualcosa a
proposito di tutto ciò, e in fretta, altrimenti finirai dritto all'inferno.
Questo atteggiamento, in ultimo, potrebbe non avere alcuna efficacia nell'intenerire
un Dio fatidico, vendicativo, collerico, ma dà vita a religioni fatidiche, vendicative,
colleriche. Così le religioni si perpetuano. In tal modo il potere resta concentrato nelle
mani di pochi, invece di venire sperimentato mediante l'opera di molti.
Naturalmente viene scelto il pensiero più basso, l'idea più meschina, il più modesto
concetto di sé e del proprio potere, per non parlare di Me e del Mio potere. Ti è stato
insegnato in questo modo.
Mio Dio, come faccio a liberarmi da tale insegnamento?
Una buona domanda, e rivolta proprio alla persona giusta!
Puoi liberarti da tale insegnamento leggendo e rileggendo quello che Io ti dico in
questo libro. Leggilo ancora e ancora di nuovo. Fin quando non ne avrai compreso ogni
passaggio, finché non ti sarai familiarizzato con ogni parola. Quando sarai in grado di
citarne dei passaggi ad altri, quando ti sarà possibile riportare alla mente alcune frasi nel
bel mezzo delle tue ore più buie, allora sarai riuscito a liberarti.
Eppure ci sono ancora così tante cose che vorrei domandarTi; ancora così
tante cose che vorrei sapere.
In effetti, hai cominciato con un lunghissimo elenco di interrogativi. Possiamo
tornarci sopra?
8
QUANDO ne saprò a sufficienza per riuscire ad avere dei buoni rapporti di
amicizia? Ed esiste un modo per essere felici in un rapporto? O è inevitabile che
in esso ci sia sempre una sfida?
Non hai niente da imparare circa i rapporti. Ti basta dimostrare quello che già sai. C'è
un modo per ottenere delle felici relazioni con gli altri, ed è quello di utilizzare tali
relazioni secondo lo scopo per cui sono intese, non per lo scopo che tu hai stabilito.
I rapporti in effetti sono sempre una sfida; richiedono di continuo che tu crei, esprima
e sperimenti aspetti sempre e sempre più elevati di te stesso, che tu offra immagini di te
sempre e sempre più grandiose, visioni addirittura magnifiche. In nessuna circostanza
riesci a fare questo in maniera più immediata, con maggiore impatto, e in un modo
impeccabile di quanto tu lo possa fare in un rapporto di amicizia. In effetti, senza un
rapporto con qualcosa che è Altro da te, ciò non ti sarebbe mai possibile.
Soltanto mediante i tuoi rapporti con persone, luoghi ed eventi hai la possibilità di
esistere (come quantità apprezzabile, come qualcosa di identificabile) nell'universo.
Ricorda, in assenza dell'altro, tu non esisti. Così è nel mondo del relativo in opposizione al
mondo dell'assoluto, dove risiedo Io.
Una volta che tu abbia compreso questo in modo chiaro, una volta che tu lo abbia
profondamente afferrato per intuito benedirai ogni e qualsiasi esperienza, tutti gli incontri
umani, e soprattutto i rapporti personali, perché li vedrai come costruttivi, nel più alto
significato del termine. Ti renderai conto di come possano essere usati, debbano essere
usati, e siano usati (che tu lo voglia o no) per costruire Chi Sei Veramente.
Tale costruzione può essere una magnifica creazione del tuo stesso consapevole
proposito, o una configurazione del tutto fortuita. Puoi scegliere di essere una persona
che è risultata meramente da quanto è accaduto, oppure da quello che hai scelto di essere e
di fare circa quanto è accaduto. È in quest'ultima forma che la creazione di Sé diventa
consapevole. È nella seconda esperienza che si realizza l'io.
Benedici perciò tutti i rapporti, e considera ciascuno di essi come qualcosa di speciale e
di formativo di Chi Sei, e adesso scegli di essere.
Ora il tuo interrogativo ha a che fare con i rapporti umani individuali di tipo
sentimentale, e questo lo capisco. Perciò consentiMi di riferirMi in maniera specifica alle
relazioni amorose umane, quelle che continuano a darvi tanti guai!
Quando i rapporti d'amore falliscono (i rapporti non falliscono mai davvero, tranne
che nel senso strettamente umano, se non producono quanto si desidera), lo fanno perché
hanno inizio per un motivo sbagliato. («Sbagliato», è ovvio, rappresenta un termine
relativo, sarebbe meglio dire che: «I rapporti falliscono nella maggior parte dei casi
quando hanno inizio per ragioni non del tutto vantaggiose o confacenti alla loro
sopravvivenza».)
La maggior parte delle persone dà inizio a una relazione tenendo d'occhio quello che
ne può ricavare, invece di considerare quello che potrebbe essere il suo vero apporto.
Lo scopo di una relazione è di decidere quale parte di voi stessi vi piacerebbe che «venisse allo
scoperto», non quale parte di un altro voi potreste catturare e trattenere.
Ci può essere un solo scopo per un rapporto, e per tutto nella vita: essere e decidere
Chi Siete Veramente. E molto romantico dire che non eravate «niente» fino a quando
l'altro individuo speciale non si è fatto avanti, ma non è vero. Ancora peggio, sottopone a
una incredibile pressione l'altro perché sia tutto quel genere di cose che lui, o lei, non è.
Non volendo «deludervi» gli altri cercano con tutto l'impegno di essere e di adeguarsi
a quelle cose fin quando non ce la fanno più. Non riescono più a rappresentare
l'immagine che vi siete fatti di loro. Non sono più in grado di interpretare i ruoli che sono
stati loro assegnati. Cresce così il risentimento e a esso segue la collera.
In ultimo, per salvare se stesse (e il rapporto) queste creature speciali incominciano a
reclamare il proprio vero essere, comportandosi maggiormente in accordo con quello Che
Essi Sono Veramente. Arrivati più o meno a questo punto, voi dite che sono «davvero
cambiati».
È molto romantico dire che l'ingresso nella vostra vita di questo altro individuo
speciale vi ha fatto sentire completi. Eppure lo scopo del rapporto non è quello di avere un altro il
quale vi posso completare; bensì di avere un altro con il quale condividere la vostra completezza.
Qui sta il paradosso di tutte le relazioni umane. Non avete nessun bisogno di un
particolare altro individuo perché possiate sperimentare appieno Chi Siete e d'altra parte,
senza un altro, non siete nulla.
Ciò costituisce a un tempo il mistero e la meraviglia, la frustrazione e la gioia
dell'esperienza umana. Richiede una profonda comprensione e una totale volontà il vivere
entro questo paradosso in un modo che abbia senso. Vedo che pochissime persone ci
riescono.
La maggior parte di voi entra nel periodo di formazione dei rapporti amorosi colma di
aspettative, piena di energia sessuale, a cuore aperto, e con animo gioioso, se non
entusiasta. A un certo punto, tra i quaranta e i sessant'anni (e per la maggior parte è prima
piuttosto che dopo) rinunciate ai vostri sogni più grandiosi, mettete da parte le speranze
più audaci e vi adattate alle più modeste aspettative, o addirittura al nulla.
Il problema è così fondamentale, così semplice eppure frainteso in maniera tanto
tragica: il vostro sogno più grandioso, la vostra più elevata concezione e la speranza più
tenera hanno avuto a che fare più con il vostro diletto compagno che non con il vostro
diletto Sé. La relazione è stata messa alla prova mediante lo stabilire fino a qua punto
l'altro fosse in sintonia con le vostre idee, e quanto voi sareste stato in sintonia con quelle
di lui, o di lei. E comunque l'unico vero test ha a che fare con la misura in cui voi siete in
accordo con le vostre opinioni.
I rapporti sono sacri, poiché forniscono le più grandi opportunità della vita - in effetti
le sue uniche opportunità - di creare e di produrre l'esperienza del dare espressione al più
elevato concetto di Sé. Le relazioni falliscono quando le si considera la più grande
opportunità della vita di creare e di produrre l'esperienza del dare espressione, da parte
vostra, al più elevato concetto di un altro.
Lasciamo che ogni individuo in un rapporto si preoccupi del proprio Sé, di come sia,
agisca e disponga, di quale Se Stesso voglia essere, di cosa pretenda e offra, di quale Se
Stesso stia cercando, creando e sperimentando, e tutti i rapporti assolveranno in maniera
magnifica i propri scopi, e riusciranno a dimostrarsi utili in maniera altrettanto magnifica a
coloro che vi partecipano!
Facciamo in modo che ogni persona in un rapporto non si preoccupi dell'altro, ma soltanto,
unicamente del proprio Sé.
Questo potrebbe sembrare uno strano insegnamento, perché vi è stato detto che nella
più alta forma di rapporto ci si preoccupa soltanto dell'altro. Eppure ti dico questo: il
focalizzare l'attenzione sull'altro - l'ossessione di cui si fa oggetto l'altro - costituisce la causa
del fallimento dei rapporti.
Come sta l'altro? Che cosa sta facendo l'altro? Che cosa gli sta capitando? Che cosa sta
dicendo? Volendo? Pretendendo? Che cosa sta pensando l'altro? Che cosa si spetta? Quali
sono i suoi progetti?
Il Maestro si rende conto di quanto poco importi come stia l'altro, che cosa faccia, che
cosa gli capiti, che cosa stia dicendo, che cosa voglia e che cosa pretenda. Non ha
importanza che cosa stia pensando l'altro, quello che si aspetta, ciò che si propone. Importa
soltanto come ti comporti tu in relazione a tutto questo. La persona più adorabile è la
persona «egocentrica», cioè centrata sul proprio sé.
Questo è un insegnamento radicale...
No, se lo esamini con cura. Se non riesci ad amare Te Stesso, non puoi amare un
altro. Molte persone commettono l'errore di cercare l'amore per Sé attraverso l'amore per
un Altro. Certo, non si rendono conto di comportarsi così. Non si tratta di uno sforzo
consapevole. È quanto accade nella mente. Nel profondo della mente, in quello che
chiamate inconscio, pensate: Se soltanto riesco ad amare gli altri, gli altri ameranno me.
Diventerò quindi simpatico e potrò volermi bene.
In realtà un gran numero di persone si detesta perché ha l'impressione di non essere
amato da nessuno. Questa è una malattia che si verifica quando gli individui sono davvero
«consumati d'amore» perché in verità gli altri li amano, ma questo non ha importanza.
Non ha nessuna importanza quante siano le persone a dichiarare il proprio amore nei loro
confronti, non è sufficiente.
Innanzitutto loro non ci credono. Pensano di essere manipolati, pensano che si cerchi
di ottenere qualcosa. (Come è possibile essere amati per quello che si è veramente? No.
Deve esserci un errore. Gli altri vogliono qualcosa in cambio! Ma che cosa?)
Stanno lì a cercare di capire in quale modo si potrebbe davvero amarli. Perciò non
credono a quanto viene loro detto e danno inizio a una campagna per indurre gli altri a
provare il proprio amore. Per far questo possono pretendere da chi li ama che cominci con
il cambiare comportamento.
In secondo luogo, se in ultimo giungono a un punto in cui possono credere di essere
amati, cominciano subito a preoccuparsi a proposito di quanto a lungo potranno conservare
questo amore, e iniziano con l'alterare il proprio comportamento.
Di conseguenza, due persone si perdono letteralmente in un rapporto. Si buttano in
una relazione sperando di trovare se stesse, e invece finiscono per perdersi. Questa perdita
del Sé è la maggiore causa di amarezza e del senso di fallimento.
Due persone si uniscono in un'associazione con la speranza che il tutto sarà più
grandioso della somma delle parti e finiscono per scoprire come ciò risulti invece assai
inferiore. Si sentono diminuiti rispetto a quando erano soli. Meno capaci, meno abili, meno
eccitanti, meno attraenti, meno allegri, meno felici.
Ciò accade perché in effetti si sono diminuiti. Hanno rinunciato alla maggior parte di
quello che erano allo scopo di essere - e di restare - uniti in quel rapporto.
Le relazioni non sono mai state intese per essere in questo modo. Eppure questo è il
modo in cui vengono sperimentate dalla maggior parte delle persone. Questo perché la
gente ha perduto il contatto (ammesso che lo abbia mai stabilito) con lo scopo dei rapporti
umani.
Quando non ci si consideri a vicenda come anime sante impegnate in un sacro viaggio, allora non si
riesce a vedere lo scopo, il motivo, celato dietro ogni rapporto. L'anima è venuta al corpo e il corpo
alla vita con lo scopo di evolversi. Ti stai evoluendo, ti stai adottando. E ti stai servendo dei
tuoi rapporti con ogni cosa per decidere quello che stai diventando.
Questo è il compito che sei venuto qui ad assolvere. Questa è la gioia di creare il tuo
Sé. Di conoscere il tuo Sé. Di diventare in maniera consapevole quello che vuoi essere.
Questo è quanto si intende con l'essere Consapevoli di Sé.
Hai portato il tuo Sé nel mondo relativo in modo da disporre dei mezzi con i quali
conoscere e sperimentare Chi Sei Veramente. Chi Sei è quanto tu stesso hai creato per
essere in relazione con tutto il resto. I tuoi rapporti personali sono gli elementi più
importanti in questo processo. I tuoi rapporti personali costituiscono perciò un sacro
territorio. Non hanno virtualmente niente a che fare con l'altro individuo, eppure, poiché
lo coinvolgono, hanno tutto a che fare con lui.
È questa la divina dicotomia. Questo è il circolo chiuso. Per cui può non essere un
insegnamento così radicale dire: «Benedetti gli egocentrici, perché conosceranno Dio».
Potrebbe non essere un cattivo traguardo nella tua vita conoscere la parte più elevata di te
e starne al centro.
Il tuo rapporto più importante, perciò, deve essere con il tuo Sé. Devi per prima cosa
imparare a onorare e ad aver caro Te Stesso.
Devi prima imparare a valorizzare Te Stesso per poter valorizzare un altro. Devi innanzitutto
considerare Te Stesso benedetto prima di poter vedere un altro come benedetto. Devi prima riconoscere il
tuo Sé come santo per poter avere coscienza della santità dell'Altro.
Se metti il carro davanti ai buoi - come ti chiedono di fare molte religioni - e se
riconosci un altro come santo prima di aver riconosciuto te stesso, un giorno potresti
risentirtene. Se c'è una cosa che nessuno di voi sopporta è che ci sia qualcuno più santo di
voi.
Eppure le vostre religioni vi costringono a chiamare gli altri più santi di voi. E così
fate, per qualche tempo, dopo di che li crocifiggete.
Avete crocifisso (in un modo o nell'altro) tutti coloro che sono venuti a portarvi il Mio
insegnamento, non soltanto uno. E lo avete fatto non perché fossero più santi di voi, ma
perché siete stati voi a considerarli tali. Costoro sono venuti tutti con lo stesso messaggio. Non
hanno detto: «Io sono più santo di voi», ma: «Voi siete santi quanto Me».
Questo è il messaggio che non siete stati capaci di udire; questa è la verità che non
siete stati in grado di accettare. E questa è la ragione per cui non riuscite mai a
innamorarvi di un altro in maniera sincera, pura. Non vi siete mai innamorati in modo
puro, sincero, di Voi Stessi.
E di conseguenza ti dico questo: concentrati ora e per sempre su Te Stesso. Osserva
per vedere quello che sei, quello che stai facendo e ottenendo in ogni dato momento, non
quello che succede a un altro.
Non è nelle azioni di un altro, ma nelle tue re-azioni, che verrà a trovarsi la tua salvezza.
Lo so bene, ma in qualche modo questo suona come se non si dovesse badare
a quello che gli altri ci fanno all'interno del rapporto. Possono fare qualunque
cosa, e fin tanto che manteniamo il nostro equilibrio, la nostra posizione
«egocentrica», niente ci può toccare. Ma gli altri ci toccano. Le loro azioni certe
volte ci feriscono.
Verrà il giorno in cui non ti sentirai più così. Accadrà quando ti renderai conto, e ne
sarai consapevole, del vero significato dei rapporti; della loro vera ragione d'essere.
Proprio perché hai dimenticato questo, reagisci nel modo in cui reagisci. Ma va bene
così. Fa parte del processo della crescita. Fa parte dell'evoluzione. È il Lavoro dell'Anima
quello in cui ti trovi immerso in un rapporto, eppure ciò costituisce una profonda
comprensione, un vasto ricordare. Fin quando non rammenterai questo - e non
rammenterai anche come servirti di un rapporto come di un mezzo per la creazione del
Sé - devi lavorare al livello al quale ti trovi. Il livello della comprensione, il livello della
determinazione, il livello del ricordo.
E così ci sono cose che puoi fare quando reagisci sentendoti addolorato e offeso di
fronte a quanto sta mostrando di essere qualcun altro, a quanto sta dicendo o facendo. La
prima cosa è ammettere con sincerità con te stesso e con l'altro quello che stai provando.
Molti di voi sono timorosi di farlo, perché pensano di «dare una cattiva impressione». In
qualche punto, in profondità dentro di loro, si rendono conto che forse è ridicolo
«provare quella sensazione». Probabilmente li diminuisce. Sono meno «meschini di così».
Ma non ci possono fare nulla. Continuano a sentire in quel modo.
C'è soltanto questa cosa che potete fare. Dovete tener fede ai vostri sentimenti.
Poiché tener fede ai vostri sentimenti significa tener fede a Voi Stessi. E dovete amare il
vostro prossimo come amate voi stessi. Come potete mai aspettarvi di capire e tener fede
ai sentimenti di un altro se non riuscite a tener fede ai sentimenti all'interno del vostro Sé?
La prima domanda in ogni processo interattivo con un altro è: Ora, Chi Sono e Chi
Voglio Essere, in rapporto a questo?
Spesso non ricordate Chi Siete, e non sapete Chi Volete Essere fin quando non
mettete alla prova qualche modo di essere. È questa la ragione per cui tener fede ai vostri
più sinceri sentimenti ha tanta importanza.
Se la vostra prima sensazione è una sensazione negativa, semplicemente provare tale
sensazione basta per farvene allontanare. E proprio quando siete in preda alla collera quando vi sentite offesi, provate disgusto, rabbia desiderio di «ricambiare il male» - che è
giunto il momento in cui potete rinnegare questi primi sentimenti come qualcosa che non
è in grado di personificare Chi Volete Essere.
Il Maestro è colui, o colei, che ha vissuto tali esperienze in misura sufficiente per
rendersi conto in anticipo di quali siano gli esiti. Non ha bisogno di «mettersi alla prova».
Ha indossato queste vesti in precedenza e sa che non gli si adattano; non sono «le sue». E
dal momento che la vita di un Maestro è dedicata alla costante realizzazione di Sé come uno
sa di essere, tali sentimenti inappropriati non sarebbero mai accettati.
Questa è la ragione per cui i Maestri restano imperturbabili di fronte a quelle che altri
potrebbero definire calamità. Un Maestro benedice la calamità, perché il Maestro sa che
dai semi di un disastro (e da tutte le esperienze) deriva la crescita dell'Io. E il secondo
scopo nella vita del Maestro è sempre la crescita. Poiché quando una persona ha totalmente
realizzato il proprio Sé, non resta più nulla da fare tranne che realizzarsi ancora di più.
E a questo punto si passa dal lavoro dell'anima al lavoro di Dio, poiché è questo quello
a cui Mi dedico! Presumo che tu sia ancora impegnato nel lavoro dell'anima. Stai ancora
cercando di renderti conto (di rendere reale) Chi Sei Veramente. La vita (Io) ti darà
magnifiche opportunità di creare ciò (non lo dimenticare, la vita non è un processo di
scoperta, la vita è un processo creativo).
Puoi creare Chi Sei più e più volte. In effetti, lo fai tutti i giorni. Così come stanno le
cose adesso, non devi sempre uscirtene con la stessa reazione, comunque. Data una stessa
esperienza esteriore, il primo giorno puoi scegliere di essere paziente, amabile e gentile in
relazione a essa. Il secondo giorno puoi scegliere di essere iroso, sgradevole, triste.
Il Maestro è quello che esprime sempre la stessa reazione e tale reazione è ogni volta la
scelta più alta. In questo comportamento il Maestro è prevedibile, senza esitazioni
Viceversa l'allievo è del tutto imprevedibile. Si può dire a che punto si trova una persona
sulla via della i ricerca spirituale limitandosi a osservare quanto sia prevedibile nel fare la
più alta scelta quando risponde o i reagisce a una qualsiasi situazione.
Naturalmente ciò spalanca la via alla domanda: Qual è la scelta più elevata?
Ciò rappresenta un interrogativo attorno al quale hanno ruotato le filosofie e le
teologie dell'uomo fin dal principio dei tempi. Se la domanda ti affascina davvero ti trovi
già sulla strada della realizzazione del Sé. Perché la maggior parte della gente continua a essere
assorbita soprattutto da un altro interrogativo. Non: Qual è la scelta più elevata? ma: Qual
è la più conveniente? Oppure: Come ci posso perdere di meno?
Quando la vita è vissuta tenendo conto soltanto di come riuscire a mantenere sotto
controllo i danni o a ricavare il massimo vantaggio, il vero beneficio dell'esistenza va
perduto. Eppure non verrete mai a conoscenza di ciò nel corso della vostra esperienza se
continuerete a dare risposta alla seconda domanda e non alla prima. Poiché soltanto una
persona che ritenga ci sia qualcosa da guadagnare o da perdere pone la seconda domanda. E
soltanto una persona che veda la vita in maniera diversa - che consideri il proprio Io come
un essere superiore, capisca che vincere o perdere non rappresenta il criterio di giudizio,
ma lo è solamente il fatto di amare o di mancare di amare - pone la prima domanda.
Colui che pone il secondo interrogativo dice: «Sono il mio corpo». Colui che pone il
primo dice: «Io sono la mia anima».
Lascia che tutti coloro i quali hanno orecchie per intendere, ascoltino. Perché Io ti dico questo: al
momento della crisi in tutti i rapporti umani esiste un'unica domanda: Che cosa farebbe adesso l'amore?
Nessun'altra domando è degna di rilievo, nessun'altra domanda ha significato, nessun'altra domanda ha
qualche importanza per la tua anima.
Ora siamo arrivati a occuparci di un punto molto delicato da interpretare, poiché
questo principio dell'azione sostenuta dall'amore è stato ampiamente frainteso, ed è
questo fraintendimento a portare ai risentimenti e alle arrabbiature nella vita, le quali a
loro volta hanno fatto i che un numero così ingente di individui abbia smarrito la via.
Per secoli vi è stato insegnato che le azioni sostenute dall'amore derivano dalla scelta
di essere, fare e aver qualsiasi cosa produca il maggiore beneficio per un altro. Eppure Io
ti dico questo: la scelta più elevata è quella che produce il più alto bene per te.
Sebbene contenga tutta la più profonda verità spirituale, il mistero di questa
dichiarazione si chiarisce nel momento in cui uno decide in che cosa consiste il più alto
«bene» per se stesso. E quando la scelta più elevata in assoluto viene fatta, il mistero si
dissolve, il cerchio si completa, e il più alto bene per te diventa il più alto bene per un altro.
Possono volerci intere esistenze per comprendere ciò e addirittura più vite per
renderlo effettivo - poiché questa verità ruota attorno a un'altra anche più grande: quello
che fai per Te Stesso, lo fai per un Altro. Quello che fai per un Altro lo fai per Te Stesso.
Questo perché tu e l'altro siete una cosa sola. E questo perché non esiste nulla se non tu.
Tutti i Maestri che hanno calpestato il suolo del vostro pianeta lo hanno insegnato.
(«In verità, in verità, vi dico, poiché avete fatto questo all'ultimo dei miei fratelli, lo avete
fatto a Me.» Ma comunque ciò è rimasto per la maggior parte delle persone
semplicemente una grande verità esoterica, con scarse applicazioni pratiche. In effetti è la
verità «spirituale» più praticamente applicabile di tutti i tempi.)
È importante ricordarsi nei rapporti di questa verità, poiché senza di essa i rapporti
sono molto difficili.
Tornando alle applicazioni pratiche di questa saggezza, ho constatato che di sovente,
in relazione alle antiche interpretazioni, le persone di buone intenzioni e ben disposte e
spesso assai religiose hanno fatto quanto ritenevano sarebbe stata la cosa migliore per gli
altri individui nei loro rapporti. E ciò nella maggior parte dei casi ha favorito un continuo
abuso da parte degli altri. Ingiustificati maltrattamenti. Ininterrotte disfunzioni nei
rapporti.
E in ultimo, la persona che cerca sempre di «fare quanto è giusto» per gli altri, di
perdonare senza indugio, di mostrare compassione, di continuare a non dare peso a taluni
problemi e comportamenti, diventa piena di risentimento, irritata e diffidente, perfino nei
confronti di Dio. Perché come può un Dio giusto pretendere una tale sofferenza senza
fine, una tale tristezza, e un tale sacrificio sia pure in nome dell'amore?
La risposta è: Dio non lo pretende. Dio pretende soltanto che includiate anche voi stessi
tra coloro che amate. Dio si spinge ancora più in là. Dio suggerisce, raccomanda, che vi
anteponiate agli altri.
Dicendo queste cose so benissimo che alcuni di voi si scandalizzeranno, e che altri le
accetteranno per distorcerle e adattarle ai propri scopi; per giustificare empietà. Ma
anteporre voi stessi, nel senso più elevato, non porta mai a compiere azioni empie. Se
perciò vi siete sorpresi, nell'atto di commettere un'empietà come risultato del fare, quanto
per voi è meglio, vuol dire che avete frainteso ciò che per voi sarebbe stata la cosa
migliore.
Com'è naturale, determinare quanto per voi è meglio, richiederà da parte vostra lo
stabilire anche che cosa state cercando di fare. Questo è un passo importante che molte
persone trascurano. Che cosa «intendete fare»? Qual è il vostro scopo nella vita? Senza
risposte a queste domande, la questione di che cosa sia «meglio» in una data circostanza
resterà per voi un mistero.
Se considerate quello che è meglio per voi in situazioni in cui si commettono abusi ai
vostri danni, deciderete di porre fine all'abuso. E questo sarà un bene per voi e anche per
chi sta abusando di voi. Perché chi commette un abuso subisce un abuso quando gli si consente di
continuare nel suo comportamento.
Perché se chi si comporta male si accorge che la sua cattiva azione è accettabile, che
conclusione ne trarrà? Mentre se chi abusa scopre che il suo misfatto non verrà più,
tollerato, gli sarà consentito di modificare il proprio comportamento.
Perciò, trattare gli altri con amore non significa necessariamente permettere al
prossimo di fare quello che vuole. I genitori imparano ben presto tutto ciò con i figli. Gli
adulti non sono altrettanto rapidi a metterlo in pratica con gli altri adulti, né una nazione
con un'altra nazione. Ma non si può consentire ai despoti di prosperare, devono invece
essere fermati. L'amore di Sé, e l'amore per i despoti stessi, lo esige .
Questa è la risposta alla tua domanda: «Se l'amore è tutto quanto esiste, come può
l'uomo trovare mai una giustificazione per la guerra?» Talvolta l'uomo deve andare in
guerra per fare la più grande dichiarazione circa chi davvero è l'uomo: quello che
aborrisce la guerra.
Vengono momenti in cui dovete rinunciare a Chi Siete allo scopo di essere Chi Siete. Ci
sono Maestri che lo hanno insegnato: Non potete avere tutto ciò fin quando non desiderate
rinunciare a tutto. Perciò, allo scopo di «considerarti» uomo di pace, devi rinunciare all'idea
di te stesso quale uomo che non andrà mai in guerra. La storia ha fatto appello agli
uomini perché prendessero tali decisioni.
La stessa cosa vale anche nei rapporti individuali e affettivi. La vita può fare appello su
di voi più di una volta perché dimostriate Chi Siete, con il manifestare un aspetto di Chi
Non Siete. La cosa non è poi così difficile da capire se avete vissuto già per qualche anno,
sebbene di fronte agli ideali di un giovane questa possa apparire una contraddizione
estrema.
Nelle relazioni umane ciò non significa che se vi viene fatto del male, dovete a vostra
volta rispondere «facendo del male» (né ha tale significato nelle relazioni tra gli stati).
Significa semplicemente che consentire a un altro di continuare a infliggere danni può non
essere la cosa migliore né per voi né per l'altro.
Secondo alcune vostre teorie pacifiste non è mai giustificata una risposta violenta a
quanto si considera essere un male. A questo punto non si può ignorare la parola «male» e
il giudizio di valutazione che richiede. In verità non esiste niente di male, soltanto
fenomeni obiettivi ed esperienze. Eppure il vostro scopo principale nella vita vi impone di
selezionare, dalla serie infinita di fenomeni, un certo numero di essi che definite «male»,
poiché se non lo faceste, non potreste definirvi «buoni», né potreste definire «bene»
nient'altro, e di conseguenza non potreste conoscere, o creare, il vostro Sé.
Voi definite voi stessi in base a quello che chiamate «male» e in base a quello che
chiamate «bene».
Il male più grande sarebbe perciò di non riconoscere affatto come male nessuna cosa.
Esistete in questa vita nel mondo del relativo, dove ogni cosa può sussistere soltanto
in quanto è in relazione con un'altra. Ciò è a un tempo sia la funzione sia lo scopo del
rapporto: fornire un campo di esperienza in cui trovare voi stessi, definire voi stessi, e qualora lo scegliate - ricreare di continuo Chi Siete.
L'aver scelto di essere a somiglianza di Dio non significa che abbiate scelto di essere un martire. E
certamente non significa che abbiate scelto di essere una vittima.
Lungo la via spirituale - quando ogni possibilità di fare del male, di danneggiare e di
subire perdite è ormai esclusa - sarebbe bene riconoscere il fare del male, il danneggiare e
il subire perdite come facenti parte della vostra esperienza e decidere Chi Siete in
relazione a ciò.
Si, le cose che gli altri pensano, dicono o fanno talvolta saranno fonte di dolore per
voi, fino a quando cesseranno di esserlo. Quello che vi farà giungere più rapidamente da
un punto all'altro è la totale sincerità, l'essere desiderosi di sostenere, di riconoscere e
dichiarare ciò che si prova in merito a un'esperienza. Dite la vostra verità, con gentilezza,
ma senza reticenze e riserve. Vivete la vostra verità, con dolcezza, ma in maniera totale e
coerente. Cambiate la verità con disinvoltura e in fretta quando la vostra esperienza vi
porta nuove chiarezze.
Nessuno sano di mente, e meno di chiunque Dio, vi direbbe, allorché vi sentite feriti
in un rapporto, di «mettervi da parte, di fare come se nulla fosse». Se invece state causando
dolore a qualcuno in questo momento, è troppo tardi per fare in modo che non significhi
nulla. Il vostro compito è adesso di decidere che cosa significa, e di dimostrarlo. Così
facendo, scegliete e diventate Chi State Cercando di Essere.
Perciò non devo essere la moglie che soffre in silenzio da lungo tempo o il
marito disprezzato o la vittima delle mie relazioni allo scopo di renderle sante, o
per far sì che Dio mi guardi con occhi compiaciuti.
Certo che no.
E non devo rassegnarmi agli attacchi alla mia dignità, alle aggressioni al mio
orgoglio, ai danni arrecati alla mia psiche e alle ferite portate al mio cuore allo
scopo di dire che «ho dato il meglio di me» in un rapporto; «ho fatto il mio
dovere» o «non sono venuto meno ai miei obblighi» agli occhi di Dio e degli
uomini.
Nemmeno per un momento.
Allora, Ti prego, dimmi quali impegni dovrei assumere in un rapporto; a quali accordi
dovrei attenermi? Quali obblighi comporta una relazione? A quali. criteri dovrei ispirarmi?
La risposta è una risposta che non puoi ascoltare, poiché ti lascia senza direttive e
rende nullo e vuoto ogni accordo nel momento in cui lo stipuli. La risposta è: Non hai
nessun obbligo, né in una relazione, né negli altri aspetti della tua vita.
Nessun obbligo?
Nessun obbligo. Né alcuna restrizione o limitazione, e neppure alcuna direttiva o
norma. Né sei vincolato da alcuna circostanza o situazione, e nemmeno costretto da
codice o legge. Non sei neanche punibile per offesa, né sei in grado di arrecarne, perché
non esiste niente come l'essere «offensivi» agli occhi di Dio.
Ho già sentito parlare in precedenza di questo genere di religione dove «non ci
sono norme». Si tratta di anarchia spirituale. E non capisco come possa
funzionare.
Non può non funzionare, se sei impegnato a creare il tuo Sé. Se, d'altra parte, ti
immagini impegnato nel compito di essere quello che qualcun altro vuole che tu sia,
l'assenza di norme o di direttive potrebbe in effetti rendere le cose difficili.
Eppure la mente raziocinante si permette di domandare: Se la Divinità ha un modo in
cui vuole che io sia, perché non mi ha semplicemente creato in quel modo, tanto per cominciare?
Perché tutta questa lotta che mi impegna allo scopo di diventare quello che Dio vuole io
sia? Questo pretende di sapere la mente indagatrice, ed è naturale.
I bigotti vorrebbero farti credere che Io ti abbia creato inferiore a Chi Io Sono in
modo da disporre della possibilità di diventare Chi Io Sono impegnandoti contro tutte le
probabilità e contro ogni naturale tendenza che si suppone Io ti abbia dato.
In mezzo a queste cosiddette tendenze naturali c'è l'inclinazione a peccare. Ti hanno
insegnato che sei nato nel peccato, che morirai nel peccato, e che peccare è nella tua natura.
Una delle vostre religioni, per esempio, insegna che non puoi fare nulla per rimediare a
questo. Che le tue azioni sono irrilevanti e prive di significato. Che è arrogante pensare che
grazie a qualcuna delle tue azioni puoi «guadagnarti il paradiso»; esiste una sola strada per
il paradiso (la salvezza) ed essa non passa attraverso nessuna delle tue iniziative, bensì
attraverso la grazia che Dio ti ha accordato dopo aver accettato Suo Figlio quale tuo
intermediario.
In virtù di questo tu puoi essere «salvo». E niente che tu possa fare - la vita che vivi, le
scelte che fai, niente di quanto intraprendi di tua iniziativa nello sforzo di migliorarti o di
valorizzarti - ha qualche effetto, qualche influenza. Sei incapace di procurarti un certo
valore perché sei intrinsecamente privo di valore. Sei stato creato così.
Perché? Dio solo lo sa. Forse ha fatto uno sbaglio. Forse la cosa non gli è venuta
bene. Forse vorrebbe poter rifare tutto daccapo. Ma così è. Che farci...
Mi stai canzonando.
No. Tu stai canzonando Me. Dite che Io, Dio, ho creato esseri intrinsecamente
imperfetti, poi ho chiesto loro di diventare perfetti, altrimenti avrebbero avuto la
dannazione.
State dicendo allora che, in qualche punto a diverse migliaia di anni di esperienza del
mondo, mi sono intenerito, decidendo che da allora in poi non sarebbe più stato
necessario per voi essere buoni, bastava solo che vi sentiste cattivi quando non eravate
buoni, e accettaste come vostro salvatore l'Unico Essere che si sarebbe potuto dimostrare
sempre perfetto, soddisfacendo in tal modo la Mia brama di perfezione. State dicendo che
Mio Figlio - quello che voi chiamate l'Unico Perfetto - vi ha salvato dalla vostra stessa
imperfezione, l'imperfezione che Io vi avrei dato.
In altre parole, il Figlio di Dio vi ha salvato da quanto aveva fatto Suo Padre. Questo è il
modo in cui secondo voi ho predisposto le cose. Ora, chi sta canzonando chi?
Questa è la seconda volta in cui si direbbe che Tu stia sferrando un attacco
frontale contro la concezione cristiana protestante. Ne sono sorpreso.
Tu hai scelto la parola «attacco», Io sto semplicemente affrontando il problema. E la
questione non riguarda la concezione cristiana protestante in particolare: si tratta della
natura di Dio, e dei rapporti di Dio con l'uomo.
Ma torniamo agli obblighi nei rapporti affettivi e nella vita in generale.
Non puoi credere in una relazione priva di obblighi, perché non riesci ad accettare chi
e che cosa sei veramente. Definisci una vita di totale libertà con i termini «anarchia
spirituale». Io la definisco la grande promessa di Dio. Soltanto nell'ambito di questa
promessa il grande progetto di Dio può venire completato.
Non avete obblighi nei rapporti. Avete soltanto opportunità. Le opportunità, non gli obblighi,
rappresentano le pietre angolari della religione, le basi di tutto la spiritualità. Fin quando considererete la
questione nell'altro senso, mancherete lo scopo.
I rapporti - i vostri rapporti con tutte le cose - sono stati creati come mezzi perfetti
perché l'anima svolga il proprio lavoro. Per questo tutti i rapporti umani rappresentano un
terreno sacro. Questa è la ragione per cui ogni rapporto personale è sacro.
In questo, molte religioni hanno ragione. Il matrimonio è un sacramento. Ma non per
via dei suoi sacri obblighi, piuttosto a causa delle sue ineguagliate opportunità.
Non fare mai nulla in un rapporto in base a un senso di obbligo. Qualunque cosa tu
faccia, falla in base al senso della gloriosa opportunità che il tuo rapporto ti offre nel
decidere e nell'essere Chi Sei Veramente.
Questo posso capirlo, eppure più volte nelle mie relazioni ho rinunciato
quando il procedere si faceva difficile. Il risultato è che ho avuto una serie di
rapporti sentimentali mentre da ragazzo pensavo che ne avrei avuto soltanto uno.
A quanto pare io non so mantenere un rapporto. Credi che imparerò mai?
Dalle tue parole sembra che il durare nel tempo sia la misura del successo di una
relazione. Cerca di non confondere la durata con la buona qualità di un compito. Ricorda,
il tuo compito sul pianeta non è quello di constatare quanto a lungo puoi far durare un
rapporto, bensì quello di decidere, e di sperimentare, Chi Sei Veramente.
Questo vale allo stesso modo per le relazioni a breve termine, anche se le relazioni a
lungo termine offrono notevoli opportunità per una mutua crescita, per una mutua
espressione e per un mutuo soddisfacimento.
Lo so, lo so! Voglio dire, l'ho sempre sospettato. E quindi come fare per
raggiungere lo scopo?
Innanzitutto, accertati di impegnarti in un rapporto per le motivazioni giuste.
(«Giuste» in relazione al più vasto proposito al quale tendi nella vita.)
Come ho già accennato in precedenza, la maggior parte delle persone continua a
impegnarsi in un rapporto per i motivi «sbagliati», per mettere fine alla solitudine, per
colmare un vuoto, per assicurarsi l'amore, o qualcuno da amare e questi sono alcuni dei
motivi migliori. Altri lo fanno per salvare il proprio ego, porre termine alla depressione,
migliorare la vita sessuale, riprendersi da una relazione precedente o, che tu lo creda o no,
per alleviare la noia.
Nessuno di questi motivi funzionerà e, a meno che non intervenga qualche
drammatico cambiamento lungo la via, non funzionerà nemmeno il rapporto.
Non mi sono mai impegnato nelle mie relazioni per nessuno di questi motivi.
Sarei incline a contestare questa affermazione. Non credo che tu sapessi per quale
ragione ti impegnassi nelle tue relazioni. Non credo che le prendessi in considerazione
sotto questo aspetto. Non credo che tu abbia iniziato un rapporto di proposito. Credo che
ti sia sempre fatto coinvolgere in una relazione perché ti «innamoravi».
È esattamente così.
E non credo che indugiassi a considerare perché ti eri «innamorato». A che cosa stavi
reagendo. Quali bisogni, o serie di bisogni, stavano per essere soddisfatti.
Per la maggioranza delle persone, l'amore è la risposta al soddisfacimento di un bisogno. Tutti
hanno delle necessità. Tu hai necessità di questo, una donna di quello. Entrambi vedete
l'uno nell'altra una possibilità di soddisfacimento di un bisogno. Per cui vi accordate,
tacitamente, per uno scambio. Io negozierò con te quello di cui dispongo e tu mi darai
quello che possiedi.
Si tratta di una transazione. Ma non dite la verità a quel proposito. Non dite: «Io
approfitto di te moltissimo». Dite: «Ti amo moltissimo», e poi cominciano le delusioni.
Hai già puntualizzato questo.
Sì, e tu hai già fatto queste cose, non una sola, ma diverse volte.
Di tanto in tanto questo libro sembra procedere secondo circoli, arrivando
sempre alle stesse conclusioni.
Un po' come la vita.
Devo ammettere che è così.
Procediamo con te che fai le domande e Io che mi limito a rispondere. Se poni la
stessa domanda in tre modi diversi, sono costretto a continuare a rispondere.
Forse insisto nella speranza di ottenere da Te una risposta diversa. Sottrai
molto del loro fascino romantico alle relazioni affettive quando ne parli di esse.
Cosa c'è di sbagliato nel lasciarsi andare all'essere perdutamente innamorati
senza sentirsi obbligati a riflettere sulla cosa?
Niente. Innamorati di tutte le persone che vuoi in questo modo. Ma se hai intenzione di
stabilire un rapporto che duri una vita, puoi desiderare di aggiungere una certa riflessione.
D'altro canto, se ti diverti a passare da una relazione all'altra con la stessa disinvoltura
con cui bevi un bicchier d'acqua o, ancora peggio, se ne mantieni una sola perché pensi
sia «tuo dovere», e poi trascorri una vita di silenziosa disperazione, se ti diverti a ripetere
questi schemi derivanti dal tuo passato, continua a fare proprio come hai sempre fatto.
Va bene, va bene, ho capito. Sei implacabile, vero?
È questo il problema con la verità. La verità è implacabile. Non ti lascia in pace.
Continua a insinuarsi dentro di te da ogni parte, mostrandoti quanto è in effetti così. Il
che può riuscire seccante.
Va bene. Perciò voglio scoprire i sistemi per avere una relazione a lungo
termine, e Tu affermi che impegnarsi in un rapporto di proposito è uno di essi.
Sì. Accertati che tu e la tua controparte siate in accordo circa il proponimento.
Se entrambi vi accordate consapevolmente sulla premessa che lo scopo della vostra relazione è di creare
un'opportunità, non un obbligo - un'opportunità per crescere, per esprimere se stessi in maniera completa,
per elevare le vostre vite alla più alta potenzialità, per eliminare ogni falso pensiero o idea meschina
abbiate mai albergato sul vostro conto e per una riunione finale con Dio attraverso la comunione delle
vostre due anime - se assumete questo solenne impegno invece degli impegni che vi state solitamente
assumendo, il rapporto avrà avuto inizio su delle ottime premesse. Avrà preso avvio con il piede giusto.
Sarà una felicissima partenza.
Eppure, ciò continuerà a non costituire una garanzia di successo.
Se vuoi delle garanzie, nella vita, allora non vuoi la vita. Vuoi la ripetizione di un testo
che è già stato scritto. La vita, per sua natura, non può offrire garanzie, altrimenti il suo
intero scopo ne risulterebbe ostacolato.
Mettiamo che io abbia avviato il mio rapporto in base a questo «ottimo inizio».
E adesso, come faccio a farlo andare avanti?
Renditi conto e cerca di capire che ci saranno sfide e momenti difficili. Non cercare di
evitarli. Accoglili di buon grado. Con riconoscenza. Considerali grandi doni di Dio;
splendide opportunità di fare quello per cui ti sei impegnato nel rapporto, e nella vita.
Cerca con tutte le forze di non vedere la tua compagna come un nemico, o
l'opposizione, durante questi periodi. In effetti, cerca di non vedere nessuno, e niente,
come un nemico, o addirittura cerca di non vedere come tale problema stesso. Coltiva la
tecnica di vedere ogni problema come un'opportunità, opportunità per...
Lo so, lo so: « ... essere e decidere Chi Sei Veramente ».
Giusto! Ci stai arrivando!
Mi sembra una vita piuttosto piatta.
Allora stai puntando un po' troppo in basso. Allarga la prospettiva dei tuoi orizzonti.
Approfondisci la tua visione.
Cerca di vedere in te più di quanto pensi ci sia da vedere. Cerca di vedere qualcosa di
più anche nella tua compagna.
Non renderai mai un cattivo servizio al tuo rapporto, né a nessuno, scorgendo negli
altri più di quanto essi ti stiano mostrando. Perché c'è in loro molto di più. Di gran lunga
molto di più. E soltanto la loro paura che li blocca nel mostrarsi a te.
Se gli altri si rendono conto che li consideri come qualcosa di più, si sentiranno sicuri
nel mostrarti quanto tu ovviamente già vedi.
Le persone tendono a essere all'altezza delle nostre aspettative sul loro conto.
Qualcosa del genere. Non mi piace però il termine «aspettative». Le aspettative
rovinano i rapporti. Diciamo che le persone tendono a vedere in se stesse quello che noi
vediamo in loro. Più è grande la nostra visione, più cresce la loro volontà di accedere alla
parte di sé che noi abbiamo mostrato loro, e di esibirla.
Non è così che funzionano tutti i rapporti più felici? Tutto ciò non fa forse parte del
processo di guarigione, il processo in base al quale diamo alle persone il permesso di
«lasciar perdere» ogni falsa convinzione si siano mai fatte sul proprio conto? Non è questo
quanto sto facendo qui, in questo libro, per te?
Sì.
Ed è questo il compito di Dio. Il compito dell'anima è quello di risvegliarsi. Il compito
di Dio è di risvegliare tutti gli altri.
Lo facciamo vedendo gli altri per Quello Che Sono, ricordando loro Chi Sono.
Questo lo puoi fare in due modi: ricordando loro Chi Sono (cosa molto difficile,
perché non ti crederanno) , e ricordando Chi Sei (molto più facile, perché non ti serve la
loro fede, bensì soltanto la tua). Dimostrando ciò con costanza si finisce in ultimo per
ricordare agli altri Chi Sono, perché si riconosceranno in te.
Numerosi Maestri sono stati inviati sulla Terra per mostrare la Verità Eterna. Altri,
come Giovanni il Battista, sono stati inviati come messaggeri, a parlare della verità in
termini accesi, parlando di Dio con inconfondibile chiarezza.
Questi speciali messaggeri sono stati dotati di un intuito straordinario e del potere
molto speciale di vedere e di ricevere la Verità Eterna, e inoltre della capacità di
comunicare concetti complessi in modo da poter essere capiti dalle masse. Tu ora sei uno
di tali messaggeri.
Io lo sarei?
Sì. Ci credi?
È una cosa difficile da accettare. Voglio dire, tutti noì vogliamo essere
speciali...
Lo siete tutti, speciali.
...e l'ego raggiunge lo scopo, almeno per quanto mi riguarda è così, e cerca di
farci sentire in qualche modo «prescelti» per un incarico stupefacente. Ho dovuto
lottare per questo ego per tutto il tempo, cercando di purificare e ri-purificare ogni
mio pensiero, parola, e azione in maniera da tenere ogni personale
sopravvalutazione al di fuori di essi. Perciò è molto difficile accettare quanto stai
dicendo, perché sono consapevole che questo compiace il mio ego, e io ho
trascorso tutta la vita battendomi contro di esso.
Lo so. E qualche volta senza troppo successo.
Mi dispiace di doverlo ammettere.
Eppure, sempre, quando la cosa è arrivata a Dio, hai rinunciato all'ego. Sono state
tante le notti in cui hai supplicato e implorato per ottenere chiarezza. Scongiurato il cielo
per avere l'intuizione, non per riuscire ad arricchirti o per accumulare onori su te stesso,
ma spinto dalla profonda purezza di un semplice anelito a sapere.
Sì.
E mi hai promesso, più e più volte, che se fossi arrivato a sapere, avresti trascorso il
resto della tua vita, ogni istante di veglia, condividendo la Verità Eterna con gli altri,
sollecitato non da un bisogno di assicurarti la gloria, bensì dal più profondo desiderio del
tuo cuore di porre termine al dolore e alla sofferenza degli altri; di portare la gioia e la
felicità e l'aiuto e la salute; di ricongiungere gli altri con il senso di comunanza con Dio:
per questo hai sempre fatto esperienza.
Sì. Sì.
E così ti ho scelto perché fossi un mio messaggero. Tu come molti altri. Perché
adesso, durante i tempi immediatamente venturi, il mondo avrà bisogno di numerose
trombe a suonare un fervido appello. Il mondo avrà bisogno di molte voci che
pronuncino le parole di verità e di salvezza alle quali milioni di persone anelano. Il mondo
avrà bisogno di molti cuori riuniti insieme nel compito dell'anima e preparati a compiere il
lavoro di Dio.
Puoi dichiarare con sincerità che non ne sei consapevole?
No.
Puoi negare con sincerità che questo sia il motivo per cui sei nato?
No.
Sei pronto allora, con questo libro, a decidere di dichiarare la tua propria Verità
Eterna, e ad annunciare ed esprimere con chiarezza la Mia gloria?
Devo includere queste ultime frasi nel libro?
Tu non devi fare nulla. Ricordalo. Nel nostro rapporto non hai nessun obbligo. Soltanto
opportunità. Non è forse questa l'opportunità che hai aspettato per tutta la vita? Non hai
forse dedicato Te Stesso a questa missione, e alla conveniente preparazione a essa, fin dai
primissimi momenti della tua gioventù?
Sì.
Allora, non fare quello che sei obbligato a fare, ma quello che hai l'opportunità di fare.
Quanto al comprendere tutto questo nel nostro libro, perché non dovresti? Pensi che
voglia vederti restare un messaggero segreto?
No, suppongo di no.
Ci vuole molto coraggio per annunciare di essere un uomo di Dio. Tu lo capisci, il
mondo ti accetterebbe più facilmente se fossi chiunque altro, ma un uomo di Dio? Un
Suo messaggero? Ognuno dei Miei messaggeri è stato contaminato. Tutti di gran lunga
lontani dall'assicurarsi la gloria, non hanno ottenuto altro se non angoscia.
Sei disposto? Il tuo cuore è in preda all'angoscia per il desiderio di dire la verità su di
Me? Sei disposto a sopportare il ridicolo di cui sarai fatto oggetto da parte degli esseri
umani tuoi simili? Sei pronto a rinunciare alla gloria sulla Terra per la maggiore gloria
dell'anima realizzata appieno?
A un tratto stai facendo apparire tutta la faccenda piuttosto gravosa.
Vorresti che fossi meno esplicito?
Be', potremmo soltanto alleggerire un po' la cosa.
Ehi, sono del tutto incline ad alleggerire le cose. Perché non terminiamo questo capitolo
con una barzelletta?
Buona idea. Ne sai una?
No, ma tu sì. Racconta quella della ragazzina che stava facendo un ritratto...
Oh, sì, quella. Ecco, un giorno una mamma entrò nella sua cucina e trovò la
figlioletta al tavolo, con matite sparse dappertutto, profondamente concentrata su
un disegno che stava eseguendo. «Santo Cielo, cosa stai disegnando con tanto
impegno?» domandò la mamma. «È un ritratto di Dio», rispose la bellissima
bimbetta, con gli occhi scintillanti. «Oh, tesoro, che cosa dolce», disse la mamma,
cercando di esserle di aiuto. «Ma, vedi, nessuno sa davvero a chi somigli Dio.» «
Be'», cinguettò la piccola, «se soltanto mi lasciassi finire...»
È una barzelletta bellissima. Sai in che cosa consiste la parte più bella? La bambina
non dubitò mai di sapere esattamente come disegnarMi!
Sì.
Adesso ti racconterò Io una storiella, e con questa possiamo finire il capitolo.
Benissimo.
C'era un uomo che trascorreva alcune ore ogni giorno a scrivere un libro. Giorno
dopo giorno era solito precipitarsi verso il blocco degli appunti e la penna, talvolta nel bel
mezzo della notte, per catturare ogni nuova ispirazione. In ultimo qualcuno gli domandò
che cosa stesse facendo..
«Oh», rispose lui, «sto scrivendo una lunghissima conversazione che ho iniziato con
Dio.»
È una cosa molto poetica», lo assecondò il suo amico, «ma sai, nessuno conosce con
sicurezza che cosa direbbe Dio. »
«Be'», rispose l'uomo sorridendo, «se soltanto mi lasciassi finire.»
9
Puoi pensare a ciò senza difficoltà, a questa faccenda del «sii Chi Sei Veramente», ma
si tratta della sfida maggiore che ti sarà dato di affrontare nella tua vita. In effetti potresti
non arrivarci mai, sono pochi quelli che ci riescono. Non in un'unica vita. Non in molte.
E allora perché tentare? Perché non limitarsi a vivere la vita come quello che è
in apparenza, un semplice esercizio di cose senza significato che non porta in
nessun posto particolare, un gioco in cui si perde, non importa in quale modo si
giochi; un procedimento che conduce allo stesso risultato, da ultimo, per
chiunque? Dici che non esiste nessun inferno, non c'e nessuna punizione, non c'è
modo di perdere, per cui quale scopo ci sarebbe nel prendersi la briga di cercare
di vincere? Dov'è l'incentivo? Perché non prendersela con calma, in tutta questa
faccenda?
Santo Cielo, siamo proprio frustrati, eh?
Be', mi sono stancato di tentare, tentare, tentare soltanto per vederTi arrivare
qui a dirmi quanto sarà difficile e come soltanto uno su un milione ce la farà, in
ogni caso.
Sì, Mi rendo conto che lo sei. Vediamo se ti posso aiutare. Innanzitutto vorrei
precisare che hai già preso le cose «con calma» a questo proposito. Credi che sia questo il
tuo primo tentativo?
Non ne ho idea.
Non hai l'impressione di esserti già trovato qui in precedenza?
Qualche volta.
Bene, ci sei stato. Molte volte.
Quante?
Molte volte.
Questo si presume sia un incoraggiamento per me?
Si suppone che riesca a stimolarti.
In che modo?
Per prima cosa, elimina dalla faccenda la preoccupazione, introduce l'elemento che
«non puoi fallire» e ti assicura che esiste per te l'intenzione di non fallire. Che avrai tante
possibilità quante ne vuoi e quante te ne serviranno. Puoi tornarci sopra ancora e ancora e
ancora. Se arrivi al prossimo passo, se ti evolvi fino al livello successivo, è perché lo vuoi,
non perché lo devi fare.
Non devi fare niente! Se ti piace la vita a questo livello, se hai l'impressione che questo
sia per te il livello estremo, puoi rifare questa esperienza di nuovo e di nuovo e di nuovo
ancora! In effetti, l'hai fatta ancora e ancora e ancora di nuovo proprio per questa ragione!
Prediligi il dramma. Ti piace la sofferenza. Ti piace «non sapere», il mistero, l'incertezza!
Ami tutto ciò! Per questo ti trovi qui.
Mi stai prendendo in giro?
Ti starei prendendo in giro a proposito di una cosa del genere?
Non lo so. Non so su che cosa scherzi Dio.
Non a proposito di questo. È troppo vicino alla Verità; troppo vicino alla
Consapevolezza. Non scherzo mai su «come stanno le cose». Troppa gente si è baloccata
con la tua mente a questo proposito. Non sono qui per confonderti ancora di più. Sono
qui per aiutarti a chiarire le cose.
Quindi chiariscimele. Mi stai dicendo che mi trovo qui perché voglio esserci?
Sì, certo.
Ho scelto di esserci?
Sì.
E ho ripetuto questa scelta molte volte?
Molte volte.
Quante?
Ci risiamo. Vuoi una cifra esatta?
Limitati a fornirmi una stima approssimativa. Voglio dire, stiamo parlando di
un pugno di volte, o di decine di volte?
Centinaia.
Centinaia? Ho vissuto centinaia di vite?
Sì.
E qui è fin dove sono arrivato?
Qui è per esattezza «un po' più avanti».
Oh, davvero?
Assolutamente. Ecco, nelle passate esistenze in effetti hai ammazzato della gente.
Che cosa c'è che non va, in questo? Lo hai detto Tu stesso che talvolta la
guerra è necessaria per mettere fine al male.
Dovremo finire di sviluppare questo concetto, perché mi rendo conto che tale
dichiarazione può essere usata a proposito o a sproposito, proprio come stai facendo tu
adesso, per cercare di darle ogni tipo di significato, o di razionalizzare ogni genere di
follia.
Secondo tutti i principi più elevati che ho osservato nei progetti umani, l'assassinio
non può mai essere giustificato come modo per esprimere rabbia, per sfogare l'ostilità,
«per raddrizzare un torto» o punire un offensore. L'affermazione che la guerra talvolta è
necessaria per porre fine al male rimane vera, perché voi l'avete resa tale. Avete
determinato, nella creazione del Sé, che il rispetto per ogni vita umana sia, e debba essere,
un valore alto e primario. Sono compiaciuto della vostra decisione, poiché non ho creato
la vita perché venga distrutta.
È il rispetto per la vita a rendere talvolta necessaria la guerra, poiché è attraverso la
guerra contro un male incombente e immediato, è attraverso la difesa contro
un'immediata minaccia nei confronti di un'altra vita, che vi è possibile fare una
dichiarazione di Chi Siete Veramente in rapporto a ciò.
Avete il diritto in base alla più alta legge morale - in effetti avete l'obbligo in base a
questa legge - di fermare un'aggressione contro la persona di un altro o contro voi stessi.
Questo non significa che uccidere come punizione sia un'azione appropriata, né come
castigo, né come mezzo per sistemare divergenze.
Nel tuo passato, hai ucciso in duello per l'affetto di una donna, e hai definito questo
salvaguardare il tuo onore, mentre era l'onore che stavi perdendo. È assurdo servirsi di una forza
come la morte per la soluzione di una disputa. Molti esseri umani stanno servendosi della
forza assassina per risolvere ridicole diatribe ancora oggi.
Spingendo la cosa fino al massimo dell'ipocrisia, taluni uomini uccidono addirittura in
nome di Dio, ed è questa la cosa più blasfema, poiché non parla di Chi Siete.
Oh, allora c'è qualcosa di sbagliato nell'uccidere?
Torniamo indietro. Non c'è niente di sbagliato in niente. «Sbagliato» è un termine
relativo, che sta a indicare il contrario di quello che voi definite «giusto».
Eppure, che cos'è il giusto? Riuscite a essere davvero obiettivi su queste questioni? O
giusto e sbagliato sono soltanto definizioni da voi attribuite a eventi e circostanze in base
alle vostre decisioni in merito?
E che cos'è che costituisce la base delle vostre decisioni? La vostra stessa esperienza?
No. Nella maggior parte dei casi avete scelto di accettare la decisione di qualcun altro.
Qualcuno venuto prima di voi, il quale si presumeva avesse più buon senso. Assai poche
delle vostre risoluzioni quotidiane circa ciò che è giusto e sbagliato sono prese da voi,
fondate sulla vostra comprensione.
Questo è vero soprattutto nelle questioni importanti. In effetti quanto più la questione è importante,
tanto meno è probabile che diate retto alla vostra stessa esperienza, e tanto più sembrate pronti a fare
vostre le idee di qualcun altro.
Questo spiega perché abbiate rinunciato in pratica al totale controllo di alcune sfere
della vostra vita, e di certe questioni che sorgono nell'ambito dell'esperienza umana.
Queste sfere e queste questioni molto spesso includono gli argomenti più vitali per
l'anima: la natura di Dio; la natura della vera moralità; il problema della realtà ultima; le
questioni di vita e di morte riguardanti la guerra, la medicina, l'aborto, l'eutanasia, l'intero
complesso e il contenuto dei valori personali, delle strutture, dei giudizi. A tali questioni la
maggior parte di voi ha rinunciato, affidandole ad altri. Non volete prendere le vostre
personali decisioni in merito a esse.
«Decida qualcun altro! Io sarò d'accordo, sarò d'accordo!» gridate. «Me lo dica qualcun
altro quello che è giusto e quello che è sbagliato!»
E questo il motivo, a proposito, per cui le religioni umane sono tanto popolari. Quasi
non conta quale sia il tipo di fede, fin tanto che è ferma, coerente, chiara per quanto
riguarda le aspettative dei seguaci, e severa. Date queste caratteristiche, potete trovare
individui disposti a credere quasi a tutto. I comportamenti e i credo più strani possono
essere, e sono stati, attribuiti a Dio. È il volere di Dio», dicono. La parola di Dio. E ci
sono quelli che l'accettano di buon grado. Perché questo, vedi, elimina la necessità di pensare.
Ora, ritorniamo all'assassinio. Ci può mai essere un motivo giustificato per uccidere
qualsivoglia persona? Pensaci. Scoprirai che non hai bisogno di direttive esterne per farti
indicare la direzione, di nessuna fonte elevata per fornirti le risposte. Se ci pensi, se
osservi per vedere quello che provi in proposito, le risposte ti riusciranno ovvie e ti
comporterai in maniera adeguata. Questo si chiama agire in base alla tua stessa autorità.
Proprio quando agisci secondo l'autorità altrui finisci per trovarti nei guai. Gli stati
dovrebbero essere autorizzati a servirsi delle uccisioni per raggiungere i loro obiettivi
politici? E le religioni dovrebbero servirsi delle uccisioni per imporre i propri imperativi
teologici? Le società dovrebbero forse servirsi delle uccisioni come reazione contro chi
abbia violato i codici comportamentali? L'uccisione è un rimedio politico appropriato, un
sistema di persuasione spirituale, o la soluzione per un problema della società?
Uccidere è un'azione che è consentito compiere se qualcuno sta tentando di uccidervi?
Sareste disposti a servirvi della forza bruta per difendere la sopravvivenza di un vostro caro?
O quella di un perfetto sconosciuto? Uccidere è un modo appropriato di difesa contro
quelli che intendono togliere la vita se non ci sono altri mezzi per fermarli? Esiste una
differenza tra uccidere e assassinare?
Lo stato vorrebbe farvi credere che uccidere per completare un ordine del giorno
esclusivamente politico sia perfettamente giustificabile. In effetti, lo stato ha bisogno che
accettiate la sua parola su questa questione allo scopo di esistere come un'entità di potere.
Le religioni vorrebbero farvi credere che uccidere per diffondere e mantenere la
conoscenza della loro particolare verità e le adesioni a essa sia del tutto giustificabile. In
effetti le religioni pretendono che si accetti la loro parola a questo proposito allo scopo di
esistere come un'entità di potere.
La società vorrebbe farvi credere che uccidere per punire quelli che commettono
taluni reati (che cambiano con il passare degli anni) sia senza eccezioni giustificabile.
In effetti, la società deve fare in modo di farvi accettare la sua parola in proposito allo
scopo di esistere come un'entità di potere.
Credi che queste posizioni siano corrette? Hai accettato qualche altra parola su di
esse? Che cos'ha da dire il tuo io? Non esiste il giusto o lo sbagliato in questo campo. Ma
a seconda delle vostre decisioni finite per tracciare il ritratto di Chi Siete.
In effetti, secondo i loro divisamenti, le nazioni hanno già tratteggiato tale immagine.
In base alle loro scelte le vostre religioni hanno creato durature e indelebili impressioni.
Con l'assumere determinate prese di posizione le società hanno creato il proprio
autoritratto.
Ti senti compiaciuto di questi ritratti? Sono queste le impressioni che desiderate dare?
Queste le immagini che rappresentano Chi Siete?
Fa' attenzione a queste domande. Possono richieder una riflessione da parte tua.
Pensare è difficile. Esprimere giudizi di valutazione è difficile. Ti costringe a una vera
e propria creazione, poiché si presenta un così gran numero di casi in cui devi dire: «Non
so. Proprio non lo so». Eppure sei ancora tu a dover decidere. E così dovrai scegliere.
Dovrai fare una scelta arbitraria.
Una tale scelta - una decisione non derivante da nessuna precedente e personale conoscenza viene definita pura creazione.
E l'individuo è consapevole, profondamente consapevole, che nel prendere tali
decisioni finisce per creare il Sé.
La maggior parte di voi non è interessata a così importanti attività. La maggior parte di voi preferisce
lasciarle agli altri. E così la maggior parte di voi non è una creatura che si è fatta da sé, ma una creatura
frutto dell'abitudine, una creatura creata da altri.
Allora, quando gli altri ti hanno detto quali sentimenti avresti dovuto provare, ed essi
si scontravano direttamente con quelli che in effetti provavi, hai sperimentato un
profondo conflitto interiore. Qualcosa in fondo al tuo animo ti ha comunicato come
quanto gli altri ti hanno fatto sapere non corrispondeva a Chi Sei. E adesso da chi andare
con queste sensazioni? Che fare?
Il primo luogo in cui ti rechi è presso le persone pie e autorevoli di tua conoscenza, la
gente che ti ha messo per prima in quella situazione. Vai dai tuoi preti e dai tuoi rabbini,
dai tuoi ministri e dai tuoi insegnanti, e loro ti dicono di smettere di ascoltare il tuo Sé
interiore. I peggiori tra loro cercheranno di allontanarti da esso spaventandoti, di
allontanarti con la paura da quello che tu per intuito conosci. Ti parleranno del diavolo, di
Satana, dei demoni e degli spiriti del male e dell'inferno e della dannazione e di ogni cosa
spaventosa che riescano a concepire per indurti a vedere come quello che stavi provando
e conoscendo grazie all'intuito fosse sbagliato, e come l'unico luogo in cui potrai trovare
conforto stia nel loro pensiero, nella loro idea, nella loro teologia, nella loro definizione del
giusto e dello sbagliato e nel loro concetto di Chi Sei.
La seduzione in questo caso sta nel fatto che tutto quanto dovete fare per ottenere
una immediata approvazione è dichiararvi d'accordo. Mostrate il vostro consenso e avrete
un'istantanea approvazione.
Taluni arriveranno addirittura a cantare, a gridare, a danzare e ad agitare le braccia con
entusiasmo. E difficile resistere di fronte a una tale approvazione, a un tale giubilo, per il
fatto che avete visto la luce, che siete stati salvati.
Approvazioni e dimostrazioni di rado accompagnano decisioni interiori. È inconsueto
che abbiano luogo festeggiamenti per la scelta di seguire una verità personale. In effetti è
tutto il contrario. Non soltanto gli altri possono mancare di celebrarla, possono addirittura
coprirvi di ridicolo. Cosa? Pensi a te stesso? Decidi per conto tuo. Stai applicando il tuo metro
di valutazione, il tuo metodo di giudizio, i tuoi valori personali? Chi credi di essere, comunque?
E, in effetti, è proprio questa la domanda alla quale state rispondendo. Ma il lavoro deve
essere compiuto in assoluta solitudine. Senza nessunissima ricompensa, senza
approvazione, forse senza che nessuno nemmeno se ne accorga.
E così tu prima mi hai posto un'ottima domanda. Perché continuare? Perché
addirittura incamminarsi su questa strada? Che cosa c'è da guadagnare accingendosi a un
tale viaggio? Dov'è l'incentivo? Qual è il motivo?
Il motivo è ridicolmente semplice: NON C'È ALTRO DA FARE.
Che cosa intendi dire?
Intendo dire che si tratta del solo gioco disponibile. Non c'è altro da fare. In effetti,
non c'è altro che tu possa fare. Finirai per fare quello che stai facendo per tutto il resto
della tua vita, proprio come l'hai fatto da quando sei nato. L'unica domanda è se lo stai
facendo in maniera conscia o inconsapevolmente.
Vedi, non puoi rinunciare al viaggio. Lo hai iniziato prima ancora di nascere. La tua
nascita sta soltanto a indicare che il viaggio ha avuto inizio.
Per cui la domanda non è: Perché incamminarsi su una simile strada? Ti ci sei già
incamminato. Lo hai fatto con il primo battito del tuo cuore. La domanda è: Voglio
percorrere questa strada in maniera cosciente o senza esserne consapevole?
Rendendomene conto o senza rendermene conto? Come la causa della mia esperienza o
limitandomi a esserne la conseguenza?
Per la maggior parte della tua vita hai vissuto sotto l'effetto delle tue esperienze.
Adesso vieni invitato a esserne la causa. Questo è noto come vivere in maniera
consapevole. Questo è ciò che viene definito procedere nel cammino della consapevolezza.
Ora, molti di voi hanno percorso una certa distanza, come ti ho detto. Tu non hai
fatto soltanto piccoli progressi. Perciò non dovresti avere l'impressione che dopo tutte
queste vite sei arrivato «solo» a questo punto. Taluni di voi sono creature altamente
evolute, con uno spiccato senso del Sé. Sapete Chi Siete e sapete quello che vi piacerebbe
diventare. Inoltre conoscete anche il modo per arrivare da qui a laggiù. Questo è un
grande indizio. È un'indicazione sicura.
Di che cosa?
Del fatto che ti sono rimaste da vivere assai poche vite.
Si tratta di una buona cosa?
Lo è adesso, per te. Ed è così perché sei tu a dirlo. Non molto tempo fa tutto quanto
volevi fare era di rimanere qui. Ora, tutto quanto vorresti fare è andartene. Questo è un
ottimo segno.
Non molto tempo fa uccidevi altre creature - cimici, piante, alberi, animali, persone adesso non puoi uccidere un essere vivente senza sapere con esattezza quello che stai
facendo e perché. Si tratta di un ottimo segno.
Non molto tempo fa vivevi la vita come se non avesse scopo. Adesso sai che non ha
alcuno scopo, tranne quello che tu le attribuisci. Questo è un buonissimo segno.
Non molto tempo fa supplicavi l'universo perché ti fornisse la Verità. Adesso comunichi
all'universo la tua verità. E questo è un ottimo segno.
Non molto tempo fa cercavi di essere ricco e famoso. Adesso cerchi di essere
semplicemente e meravigliosamente Te Stesso.
E non moltissimo tempo fa avevi paura di Me. Adesso Mi ami, abbastanza per
definirMi tuo pari.
Tutti questi sono segni davvero buoni, buonissimi.
Be', per... bacco, mi fai sentire bene.
Dovresti sentirti bene. Chiunque si serva di «perbacco» come esclamazione non può
essere del tutto cattivo.
Hai davvero il senso dell'umorismo, direi.
Ho inventato l'umorismo!
Sì, l'hai già detto. Va bene, e quindi il motivo per andare avanti è che non
rimane altro da fare. Questo è quanto accade qui.
Esatto.
Allora Ti posso domandare... se non altro, non potrebbe essere reso tutto un
po' più facile?
Oh, mio caro amico, è a tal punto più facile per te adesso di quanto lo fosse tre
esistenze prima di questa che non riuscirei nemmeno a fartelo capire.
Sì, sì, diventerà più facile. Quanto più rammenti, più sei capace di fare esperienza, più
sai, per così dire. E quanto più sai, più rammenti. È un circolo chiuso. Perciò, sì, diventa
più facile, diventa meglio, diventa addirittura più allegro.
Ma ricorda, niente di tutto ciò è stato proprio faticoso. Voglio dire, ti è piaciuto tutto!
Ogni istante! Oh, è deliziosa, questa cosa chiamata vita! È un'esperienza squisita, no?
Be', sì, suppongo.
Supponi? Come avrei potuto renderla ancora più squisita? Non ti è forse consentito di
sperimentare qualunque cosa? Le lacrime, la gioia, la sofferenza, la letizia, l'esaltazione, la
profonda depressione, la vittoria, la perdita, l'attrazione? Che altro?
Un po' meno sofferenza, forse.
Una dose di sofferenza minore senza una più grande saggezza annulla il tuo scopo;
non ti consente di sperimentare la gioia infinita, che è Ciò che Io Sono.
Sii paziente. Stai incrementando la tua saggezza. E le tue gioie stanno adesso
diventando sempre più accessibili senza dover soffrire. Anche questo è un ottimo segno.
Stai imparando (ricordando come fare) ad amare senza soffrire; a lasciar perdere senza
soffrire; a creare senza soffrire; addirittura a piangere senza soffrire. Sì, sei addirittura in
grado di provare pena senza sofferenza, se capisci che cosa intendo.
Credo di farcela. Mi godo di più anche i drammi della mia stessa vita. Riesco
addirittura a non esserne partecipe e a vederli per quello che sono. Perfino
ridendone.
Esatto. E non definiresti tutto ciò «crescere»
Suppongo di sì.
E allora, continua a crescere, Figlio Mio. Continua a diventare. E continua a decidere
quello che vuoi diventare nella prossima più elevata versione del tuo Sé. Continua a
lavorare in questo senso. Continua! Continua! Questo è il, lavoro di Dio in cui siamo
impegnati, tu e Io. Perciò, continua!
10
Ti amo, lo sai?
Lo so che Mi ami. E lo amo te.
11
Mi piacerebbe tornare al mio elenco di domande. Ci sono ancora moltissimi
particolari che vorrei approfondire in ciascuna di esse. Potremmo fare un libro
intero soltanto sui rapporti interpersonali, e questo lo so. Ma in tal caso non potrei
mai arrivare a porre le altre mie domande.
Ci saranno altre volte, altri luoghi. Io sono con te. Andiamo avanti. Torneremo su tali
argomenti in questa stessa occasione, se ce ne resterà il tempo.
Allora passiamo alla domanda successiva: Perché sembra che non riesca mai
ad assicurarmi abbastanza soldi nella mia vita? Sono destinato a continuare per
sempre a risparmiare e a lesinare? Che cosa mi impedisce di realizzare tutte le mie
potenzialità di guadagno?
Questa condizione non riguarda solo te, ma interessa un grandissimo numero di
persone.
Tutti mi dicono che si tratta di un problema di disistima; dell'incapacità di
valorizzarsi. Ho avuto una decina di insegnanti di New Age i quali mi hanno detto
che la carenza in fatto di una qualsiasi cosa è sempre riconducibile a una scarsa
valorizzazione di sé.
Si tratta di una comoda semplificazione. In questo caso i tuoi insegnanti si sbagliano.
Non soffri per una bassa opinione di te. In effetti la maggiore sfida in tutta la tua vita è
stato il controllo dell'ego. Si potrebbe piuttosto parlare di sopravvalutazione.
Bene, eccomi qui, in imbarazzo e di nuovo mortificato, ma hai ragione.
Continui a sostenere di essere in imbarazzo e mortificato ogni volta che dico delle
verità su di te. L'imbarazzo è la reazione di una persona il cui ego ha giocato tutto sull'opinione degli
altri. Induci te stesso a superare questo atteggiamento. Cerca una nuova risposta. Cerca di
riderci sopra.
Va bene.
La stima personale non è un tuo problema. Sei benedetto a dovizia in questo senso.
La maggior parte delle persone lo sono. Avete un'altissima opinione di voi, come
giustamente dovrebbe essere. Per cui il valore personale, per la grande massa della gente,
non costituisce un problema.
E quale sarebbe invece il problema?
Il problema è una mancanza di comprensione dei principi dell'abbondanza unita, di
solito, a un marcato travisamento di quello che è «bene» e quello che è «male» Consentimi
di farti un esempio.
Te ne prego.
Sei convinto che il denaro sia una cosa cattiva. E sei anche convinto che Dio sia
buono. Che tu sia benedetto! Perciò, nel tuo ordine di idee, Dio e il denaro non si
mescolano.
Be', in un certo senso, suppongo che ciò sia vero. Io la, penso così.
Ciò rende le cose interessanti, poiché allora questo ti rende difficile accettare denaro
per una qualsiasi buona azione. Voglio dire, se giudichi un'azione davvero molto «buona»,
la valuti meno in termini di soldi. Per cui «migliore» è un'azione (cioè, più è degna di
apprezzamento), tanto meno vale in fatto di denaro.
Non sei il solo a pensarla così. Tutta la società in cui vivi crede in questo. Così i tuoi
insegnanti guadagnano una miseria e le spogliarelliste una fortuna. I tuoi governanti
mettono insieme così poco paragonati ai campioni sportivi da avere la convinzione di
dover rubare per pareggiare la differenza.
Pensaci. Sei portato a insistere perché tutto quello cui attribuisci un elevato valore
intrinseco sia a buon mercato. Il solitario ricercatore scientifico impegnato nello studio di
una cura per l'AIDS si affanna per trovare fondi, mentre la donna che scrive un libro su
cento nuovi sistemi per fare del sesso e realizza video e organizza seminari nei fine
settimana per trattare l'argomento... mette insieme un patrimonio.
Questo far andare le cose al contrario sembra una vostra inclinazione, e ha origine da
un erroneo modo di pensare. Il modo sbagliato di pensare è la vostra concezione del
denaro. Lo amate eppure asserite che è alla radice di ogni male. Lo adorate, eppure lo
definite «lucro». Dite che una persona è «schifosamente ricca». E se una persona arricchisce
compiendo «buone» azioni, diventate subito sospettosi. Giudicate tutto ciò «sbagliato».
Perciò un medico farà bene a non accumulare tanto denaro, o sarà meglio che diventi
riservato riguardo a esso. E una donna sacerdote... dovrà davvero badare a non mettere
insieme grandi somme (ammesso che consentiate mai a una donna di essere sacerdote), o ci
saranno senza dubbio dei guai.
Vedi, secondo quanto voi ritenete, una persona che scelga le vocazioni più elevate deve essere
remunerata con la paga più bassa.
Hmmm.
Sì, un «hmmm» è adeguato. Dovreste riflettere su questo. Perché si tratta di un modo di
pensare sbagliato in misura estrema.
Credevo che non esistessero concetti come giusto o sbagliato.
Non esistono. C'è soltanto quello che vi è utile, e quello che non lo è. Mi servo dei
termini «giusto» e «sbagliato» in questo senso relativo. E in questo caso, in relazione a
quanto vi è utile, in relazione a quanto dite di volere, i vostri pensieri sul denaro sono
pensieri sbagliati.
Rammentalo, i pensieri sono creativi. Perciò se pensate che il denaro sia qualcosa di
cattivo, ma considerate voi stessi buoni... bene, puoi renderti conto tu stesso del conflitto.
Ora tu in particolare, Figlio Mio, manifesti questo tipo di consapevolezza in maniera
davvero grandiosa. Per la maggior parte delle persone tale conflitto non è nemmeno
lontanamente grande come nel tuo caso. La maggior parte delle persone fa cose che
detesta per assicurarsi il proprio sostentamento, per cui non gliene importa nulla di
accettare dei soldi in cambio per farlo. Ricambia il «male» con il «male», per così dire. Ma
tu ami quanto fai con i giorni e le volte in cui vivi. Adori le attività delle quali ti occupi.
Per te, quindi, ricevere notevoli somme di denaro per quello che fai sarebbe, secondo
il tuo pensiero, ricevere il «male» per il «bene» e questo è per te inaccettabile. Preferisci
morire di fame piuttosto di trarre «lucro» dal tuo puro servigio, come se in qualche modo
il servigio reso perdesse la sua purezza se accetti denaro in cambio di esso.
Quindi c'è questa ambivalenza circa i soldi. Una parte di te li respinge, e una parte si rammarica di
non possederne. Ora, l'universo non sa che cosa fare in merito a questo, perché l'universo ha ricevuto due
diversi pensieri da te. In tal modo la tua vita, per quanto concerne il denaro, sta procedendo a sbalzi,
perché continui ad andare avanti in maniera discontinua.
Non hai una chiara visione; non sei ben sicuro di quello che è vero, secondo te. E
l'universo è soltanto una grossa fotocopiatrice. Si limita a produrre molteplici copie dei
tuoi pensieri.
Ora, esiste un solo modo per cambiare tutto questo. Devi cambiare il tuo modo di
pensare a quel riguardo.
Come faccio a cambiare il mio modo di pensare? La penso come la penso, a
proposito di qualsiasi cosa. I miei pensieri, i miei atteggiamenti, le mie idee, non
sono stati creati in un minuto. Sono il risultato di anni di esperienze, di un'intera
vita di lotte. Hai ragione a proposito dei soldi, ma come faccio a cambiare come la
penso?
Questa potrebbe essere la domanda più interessante di tutto il libro. L'usuale sistema
di creazione della propria realtà per la maggior parte degli esseri umani è un processo in
tre stadi, che coinvolge il pensiero, la parola e l'azione.
Prima di tutto viene il pensiero, l'idea formativa; il concetto iniziale. Poi viene la
parola. La maggior parte dei pensieri sono formulati infine in parole, che spesso vengono
in seguito scritte o pronunciate. Tale espressione aggiunge energia al pensiero, facendolo
entrare a far parte del mondo, dove può essere condiviso dagli altri.
In ultimo, in taluni casi le parole possono essere trasformate in azione, e così si ottiene
un effetto, un «risultato»; una manifestazione fisica nel mondo che ha inizio con un
pensiero.
Ogni cosa intorno a te nel mondo costruito dall'uomo prende vita in questo modo, o
da qualche variazione di esso. Vengono impiegati tutti e tre i centri della creazione.
Ma allora, come procedere per cambiare un Pensiero Promotore? Sì, questa è
un'ottima domanda. E molto importante, anche. Perché se l'umanità non cambia taluni
dei suoi Pensieri Promotori, il genere umano, come abbiamo già detto, potrebbe
condannarsi da solo all'estinzione.
La maniera più rapida per cambiare un pensiero radicato, o un'idea promotrice, è
quella di rovesciare la sequenza pensiero-parola-azione.
Puoi spiegarmi meglio questo concetto?
Compi l'azione a proposito della quale vuoi avere un pensiero nuovo. Poi pronuncia le
parole delle quali tu vuoi avere un nuovo concetto. Fai ciò abbastanza spesso e avrai
alienato la mente a pensare in una nuova maniera.
Alienare la mente? Non è come avere il controllo sulla mente? Non si tratta in
effetti soltanto di una manipolazione mentale?
Hai idea di come la tua mente sia arrivata ai pensieri che possiede adesso? Non lo sai
che il tuo mondo ti ha manipolato la mente per indurla a pensare come tu la pensi? Non
credi sia meglio se sei tu stesso a manipolare la tua mente invece del mondo?
Non ti interesserebbe di più pensare i pensieri che vuoi pensare in luogo di quelli degli
altri? Non ti troveresti a essere più agguerrito disponendo di pensieri creativi invece di
disporre di pensieri che inducono una reazione?
Ma la tua mente è colma di pensieri che inducono una reazione, pensieri che traggono origine dalle
esperienze altrui. Ben pochi dei tuoi pensieri nascono da dati che tu stesso ti sei procurato, e assai meno da
preferenze che si sono formate in te.
I tuoi stessi pensieri fondamentali a proposito del denaro (Si tratta di qualcosa di
cattivo) si muovono in contrapposizione diretta alla tua esperienza (È una cosa grandiosa
possedere dei soldi!). Per cui devi andare in giro a mentire a te stesso circa la tua
esperienza per giustificare il tuo pensiero fondamentale.
Tali pensieri sono così radicati in te, che non ti sfiora nemmeno l'idea che il tuo
concetto del denaro possa essere inesatto. Quindi quello in cui siamo impegnati adesso è
individuare qualche dato di prima mano. Ed è così che cambiamo un pensiero radicato,
per farlo diventare un pensiero radicato tuo e non di qualcun altro.
A proposito, hai anche un altro pensiero radicato in merito ai soldi, al quale non posso
fare a meno di accennare.
E sarebbe?
Che non ce ne sono abbastanza. In effetti hai questo pensiero radicato a proposito di
quasi tutto. Non ci sono abbastanza soldi, non c'è abbastanza tempo, non c'è abbastanza
amore, non c'è abbastanza cibo, acqua, compassione nel mondo... Qualunque cosa ci sia
di buono, non ce n'è mai abbastanza.
Questa consapevolezza corrente della «carenza» crea e ricrea il mondo così come lo
vedi.
Bene, allora ho due pensieri radicati, o Pensieri Promotori, da cambiare a
proposito dei soldi.
Oh, due come minimo. Con ogni probabilità sono molti di più. Vediamo: i soldi sono
una cosa cattiva, i soldi sono scarsi, i soldi non si devono ricevere quando si fa un lavoro
per Dio (questo è molto importante per te), i soldi non vengono mai dati gratuitamente, i
soldi non crescono sugli alberi (mentre, in effetti, è proprio così), il denaro corrompe.
Mi rendo conto di avere una quantità di lavoro da fare.
Sì, è vero, se non sei felice con la tua attuale situazione in fatto di soldi. D'altra parte, è
importante capire che sei infelice per la tua attuale situazione in merito al denaro perché sei
infelice circa la tua situazione finanziaria.
Talvolta riesce difficile seguirTi.
Talvolta è difficile guidarti.
Perché non fai in modo che sia facile capirTi?
Ho reso la cosa facile da capire.
Allora perché non fai in modo che io capisca, se è davvero questo quello che
vuoi?
Io voglio davvero quello che vuoi tu davvero... niente di diverso e niente di più. Non
ti rendi conto che è il Mio più grande dono per te? Se volessi per te qualcosa di diverso da
quello che tu vuoi per te, e quindi se Mi spingessi fino al punto da fare in modo che tu lo
ottenga, dove finirebbe il tuo libero arbitrio? Come puoi essere una creatura in grado di
creare se sono Io a stabilire quello che sarai, che farai e che avrai? La Mia gioia è nella tua
libertà, non nella tua acquiescenza.
Va bene, che cosa intendi quando dici che sono infelice per la mia situazione
in merito al denaro, perché sono infelice circa la mia situazione finanziaria?
Sei quello che pensi di essere. È un circolo vizioso quando il pensiero è negativo. Devi
trovare la strada per uscire dal circolo.
Una grandissima parte della tua esperienza si basa sul pensiero precedente. Il pensiero
porta all'esperienza, che porta al pensiero che porta all'esperienza. Ciò può produrre una
gioia costante quando il Pensiero Promotore è gioioso. Può produrre, e lo fa, un
ininterrotto inferno quando un Pensiero Promotore è infernale.
Il trucco è quello di cambiare il Pensiero Promotore. Stavo per illustrarti come farlo.
Vai avanti, allora.
Grazie. Innanzitutto bisogna ribaltare il paradigma pensiero-parola-azione. Ricordi il
vecchio detto: Pensa prima di agire?
Sì.
Bene, scordatelo. Se vuoi cambiare un pensiero radicato, devi agire prima di pensare.
Per esempio, stai camminando lungo la strada e arrivi accanto a una vecchia che
chiede l'elemosina. Ti rendi conto che è una senzatetto e che vive alla giornata.
Immediatamente sei consapevole che per quanto poco denaro tu abbia, senza dubbio ne
hai quanto basta per poterlo dividere con lei. Il tuo primo impulso è quello di darle
qualche spicciolo. C'è anche una parte di te pronta a frugarsi in tasca in cerca di una
piccola banconota, un dollaro o addirittura un biglietto da cinque dollari. Che diavolo, per
lei sarebbe una gran cosa. La rianimerebbe.
Poi, viene a intromettersi un pensiero. Ma come, sei pazzo? Abbiamo soltanto sette
dollari per tirare sera! E gliene vuoi dare cinque? Così continui a frugare per cercare un
dollaro. Di nuovo rifletti. Ehi, ehi, andiamo. Non ne hai poi così tanti anche di questi da
poterli dar via così! Dalle qualche monetina, per l'amor del cielo, e andiamocene.
Ti affretti a frugare nell'altra tasca per trovare qualche quarto di dollaro. Le tue dita
sentono soltanto dei nichelini e qualche centesimo. Sei in imbarazzo. Eccoti qui, ben
vestito, ben nutrito e stai per dare a quella poveretta che non ha nulla soltanto qualche
centesimo.
Cerchi invano di trovare uno o due quarti di dollaro. Oh, eccone uno, in fondo alla
tasca. Ma ormai ti sei lasciata alle spalle la poveretta, con un debole sorriso, ed è troppo
tardi per tornare indietro. La vecchia non riceve nulla. E tu pure. Invece della gioia di
renderti conto della tua ricchezza e di condividerla, ti senti adesso povero come quella
donna.
Perché non ti sei limitato a darle la banconota! Era stato il tuo primo impulso, ma il pensiero
ci si è messo di mezzo. La prossima volta decidi di agire prima di pensare. Dalle il denaro.
Avanti! Lo hai guadagnato e ce n'è ancora nel luogo da dove è venuto. Questo è il solo
pensiero che ti separa dalla senzatetto. Sei sicuro che ce ne sono ancora nel posto da dove
quei soldi sono arrivati, e lei questo non lo sa.
Quando vuoi cambiare un pensiero radicato, agisci in accordo con la nuova idea che ti
è venuta. Ma lo devi fare in fretta, altrimenti la tua mente sopprimerà quell'idea prima che
tu te ne accorga. Intendo alla lettera. L'idea, la nuova verità, morirebbe in te prima ancora
che tu abbia la possibilità di rendertene conto.
Perciò agisci in fretta quando se ne presenta l'occasione, e se farai ciò abbastanza
spesso, la tua mente ben presto finirà per accettare l'idea. Sarà il tuo nuovo pensiero.
Oh, ho appena ricordato qualcosa! È questo quello che si intende con il
Movimento del Nuovo Pensiero?
Se non è così, dovrebbe esserlo. I nuovi pensieri sono la vostra sola possibilità. Si
tratta dell'unica vera opportunità di evolvere, di crescere, di diventare Chi Siete
Veramente.
La tua mente, proprio in questo momento, è colma di vecchi pensieri. Non soltanto
pensieri vecchi, ma soprattutto vecchi pensieri di qualcun altro. È importante nel
momento attuale, è adesso il momento, di cambiare il tuo modo di pensare a proposito di
alcune cose. Questo è in sostanza quanto concerne l'evoluzione.
12
PERCHÉ non posso fare quello che davvero vorrei nella vita e ciò nonostante
continuare a guadagnarmi da vivere?
Quello che intendi in effetti sarebbe che ti vorresti divertire nella vita, e continuare a
essere pagato per mantenerti? Fratello, stai sognando?
Cosa?
Mi limitavo a scherzare, stavo soltanto dedicandomi a una piccola lettura del pensiero.
Vedi, è quello che pensavi in proposito.
Si trattava della mia esperienza.
Sì. Bene, abbiamo preso in esame in maniera approfondita tutto questo ormai un
certo numero di volte. Le persone che riescono a procurarsi da vivere facendo quello che
a loro piace sono le persone che insistono nel continuare a farlo. Costoro non rinunciano.
Non si arrendono mai. Sfidano la vita a non lasciarli fare quello che a loro piace.
Ma c'è un altro elemento che deve essere messo in evidenza, poiché è questo
l'elemento mancante nella comprensione della maggior parte della gente quando si arriva
al lavoro per il sostentamento.
Di che si tratta?
C'è una differenza tra esistere e fare, e la gente nella grande maggioranza pone
l'accento sulla seconda delle due funzioni.
Non dovrebbe?
Non c'è nessun «dovrebbe» o «non dovrebbe». C'è soltanto quello che tu scegli, e il
modo in cui lo puoi ottenere. Se scegli la pace e la gioia e l'amore, non otterrai molto di
essi per mezzo di quanto stai facendo. Se scegli la felicità e l'appagamento, potrai trovare
qualcosa di entrambi sul cammino delle iniziative pratiche. Se scegli la riunione con Dio,
la suprema conoscenza, la profonda comprensione, l'infinita compassione, la totale
consapevolezza, l'appagamento assoluto, riuscirai a conseguire molto di tutto ciò da
quanto hai intrapreso.
In altre parole, se scegli di evolverti, di evolvere la tua anima, non ti sarà possibile
conseguirlo mediante le attività terrene del tuo corpo. Il fare è una funzione del corpo.
L'essere è una funzione dell'anima. Il corpo sta sempre facendo qualcosa. Ogni minuto di
ogni giorno è impegnato in qualcosa. Non smette mai, non riposa mai, è impegnato in
maniera costante in qualche attività.
Compie quanto si trova intento a fare per ordine dell'anima, o a dispetto di essa. La
qualità della tua vita dipende dall'equilibrio.
L'anima esiste per sempre. Esiste in quanto esiste, a prescindere da quello che sta
facendo il corpo, non a causa di quello che sta facendo. Se ritieni che la tua vita concerna
l'attività materiale, allora non capisci che cosa stai facendo.
L'anima non si cura di quello che fai per campare, e quando la tua vita arriva alla fine
neppure tu te ne curerai. L'anima si preoccupa soltanto di quello che sei mentre stai
facendo quella qualsiasi cosa tu faccia.
L'anima va in cerca di una condizione di esistenza, non di una condizione di attività.
Che cosa cerca di essere l'anima?
Me.
Te.
Sì, Me. La tua anima è Me, e lo sa. Quello che sta facendo è di cercare di sperimentarlo.
E quello di cui si ricorda è che la miglior via per avere questa esperienza sta nel non fare
nulla. Non c'è niente da fare se non essere.
Essere cosa?
Qualsiasi cosa tu voglia essere. Felice. Triste. Stanco. Forte. Allegro. Vendicativo.
Intuitivo. Cieco. Buono. Cattivo. Maschio. Femmina. Definiscilo tu.
Tutto questo è molto profondo, ma che cosa ha a che fare con la mia carriera?
Sto cercando il modo per stare al mondo, per sopravvivere, per mantenere me e la
mia famiglia, per fare quello che mi piace.
Cerca di essere quello che ti piace essere.
Che cosa intendi dire?
Certa gente accumula un sacco di soldi facendo quello che fa, altri non riescono a
tirare avanti, eppure fanno la stessa cosa. Che cosa costituisce la differenza?
Certa gente possiede un'abilità superiore a quella di altri.
Così è a prima vista. Ma adesso ci dedicheremo a un secondo esame. Ora, siamo di
fronte a due individui dotati di abilità relativamente uguali. Entrambi laureati
all'università, entrambi al massimo della loro classe sociale, entrambi capaci di capire la
natura di quanto stanno facendo, entrambi consapevoli di come servirsi dei propri mezzi
con grande destrezza, eppure uno riesce ancora a fare meglio dell'altro; uno dei due
prospera mentre l'altro si affanna. Da che cosa dipende?
Dalla posizione.
La posizione?
Qualcuno mi ha detto una volta che ci sono soltanto tre cose da prendere in
considerazione quando si dà inizio a una nuova attività: la posizione, la posizione
e la posizione.
In altre parole, non «Che cosa ti accingi a fare», ma «Dove hai intenzione di essere»?
Esatto.
Questa si direbbe essere anche la risposta alla mia domanda. L'anima è preoccupata
soltanto del dove hai intenzione di trovarti. Finirai per trovarti in un luogo chiamato
paura, o in uno chiamato amore? Dove sei e da dove arrivi mentre incontri la vita?
Ora, nell'esempio dei due lavoratori ugualmente qualificati, uno ha successo e l'altro
no non a causa dell'attività che stanno svolgendo, ma a causa di quello che entrambi sono.
Una persona è aperta, amichevole, altruista, disposta ad aiutare, sollecita, allegra,
fiduciosa, addirittura gioiosa nel proprio lavoro, mentre l'altra è di carattere chiuso,
riservato, indifferente, irriguardosa, scontrosa, addirittura piena di risentimento.
Ora, supponi di trovarti a scegliere stati di esistenza ancora più elevati. Supponi di
scegliere la bontà, la misericordia, la compassione, la comprensione, la clemenza, l'amore.
Che cosa accadrebbe se dovessi scegliere la devozione? Quale sarebbe allora la tua
esperienza?
Ti dico questo. L'essere attrae l'essere e produce esperienza. Non sei qui per produrre
qualcosa con il tuo corpo. Ci sei per produrre qualcosa con la tua anima. Il tuo corpo è
soltanto e semplicemente un mezzo per la tua anima. La mente è il potere che tiene in
moto il corpo. Quindi quello di cui disponi qui è uno strumento di potere, usato per
realizzare il desiderio dell'anima.
Qual è il desiderio dell'anima?
In effetti, qual è?
Non lo so. Te lo sto domandando.
Non lo so. Te lo sto domandando.
Si potrebbe andare avanti così per sempre.
Così è stato.
Aspetta un momento! Un attimo fa hai detto che l'anima sta cercando di essere
Te.
È vero.
Allora è questo il desiderio dell'anima.
In un senso più ampio sì. Ma questo Me che sta cercando di essere è molto
complesso, in larga misura multidimensionale, multi-sensuale, multi-sfaccettato. Ci sono
milioni di aspetti di Me. Miliardi. Trilioni. Vedi? C'è il profano e il sacro, il minore e il
maggiore, il falso e il vero, il demoniaco e il divino. Capisci?
Sì, sì, capisco: il su e il giù, la sinistra e la destra, il qui e il là, il prima e il
dopo, il buono e il cattivo...
Precisamente. Io sono l'Alfa e l'Omega. Non si tratta solo di un modo di dire. Ma di
una Verità tradotta in parole.
Quindi, cercando di essere Me, l'anima ha di fronte un grande compito; tante opzioni
esistenziali tra cui scegliere. Ed è quanto sta facendo in questo stesso momento.
Sta scegliendo stati di esistenza.
Sì, e sta producendo le condizioni migliori in cui creare tale esperienza. È perciò vero
che niente ti succede e niente succede per tuo tramite che non sia per il tuo bene.
Intendi dire che è la mia anima a creare tutto in merito alle mie esperienze,
compreso non soltanto quello che faccio, ma quello che mi succede?
Diciamo che l'anima ti conduce alle opportunità giuste e perfette perché tu sperimenti
con esattezza quanto hai progettato di sperimentare. Quello che tu sperimenti in effetti
dipende da te. Può essere ciò che hai progettato di sperimentare, o potrebbe essere
qualcos'altro, a seconda di quello che scegli.
Perché dovrei scegliere qualcosa che non desidero sperimentare?
Non lo so. Perché dovresti farlo?
Intendi dire che talvolta l'anima desidera una cosa e il corpo e la mente ne
desiderano un'altra?
Che ne pensi?
Ma come potrebbero il corpo e la mente sopraffare l'anima? Quest'ultima non
ottiene sempre quello che vuole?
Il tuo spirito va in cerca, nel senso più ampio, di quel grande momento in cui
conquisterai la consapevolezza dei suoi desideri, e ti fonderai con essi in una gioiosa unità.
Ma lo spirito non imporrà mai e poi mai il suo volere sull'attuale parte fisica e
consapevole di te.
Il Padre non imporrà la propria volontà sul Figlio. Sarebbe contrario alla sua stessa
natura farlo e perciò qualcosa di letteralmente impossibile.
Allo stesso modo e per lo stesso motivo il Figlio si comporterebbe ugualmente nei
confronti dello Spirito Santo e quest'ultimo nei confronti della tua anima.
Finiscono qui le cose impossibili. La mente molto spesso cerca di esercitare la propria
volontà sul corpo, e ci riesce. In maniera analoga, il corpo cerca spesso di controllare la
mente, e non di rado ci riesce.
Eppure il corpo e la mente insieme non devono fare nulla per controllare l'anima,
poiché l'anima è del tutto priva di necessità (a differenza del corpo e della mente che ne
sono condizionati), per cui consente al corpo e alla mente di fare a modo loro senza
interferire.
In effetti l'anima non potrebbe fare altro... poiché se siete voi a creare tale entità, e
quindi a conoscerla, per quello che realmente è, ciò deve accadere mediante un atto di
volontà consapevole, non grazie a un atto di inconsapevole obbedienza.
L'obbedienza non è creazione, e quindi non può mai dare luogo alla salvezza. L'obbedienza è una
reazione mentre il creare è una pura scelta, non imposta, non richiesta. La pura scelta dà
luogo alla salvezza tramite la pura creazione della più elevata idea in questo attuale
momento.
La funzione dell'anima è di indicare il desiderio, non di imporlo. La funzione della mente
è di scegliere tra le proprie alternative. La funzione del corpo è di agire a seguito di tale
scelta.
Quando il corpo, la mente e l'anima creano insieme, in armonia e in unità, Dio diventa
carne. In tal caso l'anima conosce se stessa nella sua propria esperienza.
Allora i cieli esultano.
Proprio adesso, in questo momento, la tua anima ha di nuovo creato l'opportunità per
te di essere, fare e conseguire quello che ci vuole per conoscere Chi Sei Veramente.
La tua anima ti ha portato alle parole che stai leggendo proprio adesso, come ti ha
portato alle parole di saggezza e di verità in precedenza. Che cosa conoscerai? Che cosa
sceglierai di essere? La tua anima aspetta, e osserva con interesse, come ha già fatto tante
volte prima d'ora.
A quanto capisco, stai dicendo che dipende dall'opzione esistenziale da me
scelta se il mio successo terreno (sto ancora tentando di parlare della mia carriera
qui), finirà per realizzarsi?
Non sono interessato al tuo successo terreno, la cosa interessa soltanto te. È vero
però che quando arrivi a conseguire una posizione, socialmente parlando, dopo un lungo
periodo di tempo, il successo è molto difficile da evitare. Eppure non ti devi preoccupare
a proposito del «procurarti i mezzi di sostentamento». I veri Maestri sono coloro i quali hanno
scelto di vivere, e non di procurarsi di che vivere.
Da certi stati di esistenza si sprigiona una vita tanto ricca, tanto piena, tanto
meravigliosa e così gratificante che i beni terreni e i successi mondani non rivestono più
nessun interesse ai tuoi occhi, e la strada è aperta perché affluiscano a te. Ricorda, non
puoi avere quello che vuoi, ma puoi sperimentare qualsiasi cosa tu abbia.
Non posso avere quello che voglio?
No.
Lo hai già detto proprio agli inizi dei nostro dialogo. Eppure continuo a non
capire. Credevo che mi avresti rivelato come mi sarebbe stato possibile ottenere
qualsiasi cosa volessi. «Come pensi, come credi, così verrà fatto nei tuoi
confronti», e così via.
Le due affermazioni non sono in contraddizione.
Non lo sono? A me sembrano proprio contraddittorie.
Questo a causa della tua mancanza di comprensione.
Bene, lo ammetto. Per questo sto parlando con Te.
Allora te lo spiegherò. Non puoi avere qualsiasi cosa tu voglia. Il semplice atto di
volere allontana questo qualcosa da te, come ti ho appunto già detto all'inizio del nostro,
dialogo.
Bene, puoi anche averlo detto prima, ma mi stai facendo smarrire.
Metticela tutta per non perderti. Tratterò di nuovo la faccenda con maggiori
particolari. Cerca di non mollare. Torniamo a un punto che hai capito: il pensiero è creativo.
Va bene?
Va bene.
La parola è creativa. Ci siamo?
Ci siamo.
L'azione è creativa. Pensiero, parola e azione sono i tre livelli della creazione. Ci sei
ancora?
Ci sono.
Bene. Adesso prendiamo le parole «successo terreno» come argomento, visto che era
questa la faccenda a proposito della quale stavi interrogandoMi.
Magnifico.
Ora, ti capita di pensare: Voglio avere successo nel mondo?
Qualche volta sì.
E inoltre qualche volta ti capita di pensare: Vorrei avere più soldi?
Sì.
Puoi perciò non avere né successo nel mondo né una maggiore quantità di denaro.
Perché potrei non averli?
Perché l'universo non ha nessun'altra scelta se non quella di fornirti la diretta
manifestazione del tuo pensiero a quel proposito.
Il tuo pensiero è: Voglio conseguire il successo terreno. Tu lo capisci, il potere
creativo è come il genio dentro la bottiglia. Le tue parole sono ordini. Te ne rendi conto?
Allora perché non ho un maggiore successo?
Ho detto che le tue parole sono ordini. Ora le tue parole sono state: «Voglio il
successo». E l'universo dice: «Va bene, è così», farai l'esperienza di volere il successo.
Ancora non sono sicuro di riuscire a seguirti.
Rifletti sulla cosa in questo modo. La parola «io» è la chiave che dà il via al motore
della creazione. Le parole «io sono» possiedono un estremo potere. Sono l'asserzione
dell'universo. I comandi.
Ora, qualunque sia la parola che segue «io» (che fa nascere il Grande Io Sono) tende a
manifestarsi nella realtà fisica.
Perciò «io» + «voglio il successo» dà luogo a te che vuoi il successo. «Io» + «voglio il
denaro» deve dar luogo a te che vuoi il denaro. Non può dar luogo a nient'altro, perché i
pensieri e le parole sono creativi. Anche le azioni lo sono. E se tu agisci in un modo che
esprime come tu voglia il successo e i soldi, allora i tuoi pensieri, le parole e le azioni sono
in accordo, e tu sei sicuro di avere l'esperienza di questa necessità. Capisci?
Sì! Mio Dio. Davvero funziona in questo modo?
Certo! Sei un creatore molto possente. Ora, d'accordo, se ti viene un'idea, o fai
un'affermazione, soltanto una volta, come quando sei arrabbiato, per esempio, o in preda
alla frustrazione, non è molto probabile che riuscirai a trasformare quei pensieri o quelle
parole in realtà. Per cui non ti devi preoccupare a proposito di «Accidenti» o «Va'
all'inferno» o di tutte le altre cose poco piacevoli che a volte pensi o dici.
Grazie a Dio.
Prego. Ma, se ripeti un pensiero, o dici una parola, ancora e ancora di nuovo - non
una volta, non due, ma decine, centinaia, migliaia di volte - hai un'idea del potere creativo
di ciò?
Un pensiero, o una parola espressa ripetutamente diventa proprio questo: espressa. Cioè, buttata
fuori. Diventa manifesta nel suo aspetto esteriore. Diventa la tua realtà fisica.
Accidenti.
Questo è esattamente quanto molto spesso produce: dolorosi accidenti. Vi piace il
dolore, vi piace il dramma. Cioè, fino a un certo punto. Questo si verifica in un
determinato momento della vostra evoluzione; allorché smettete di amare il dramma,
smettete di amare la vostra i «storia» come l'avete fino a quell'istante vissuta. Ciò accade
quando decidete, per scelta effettiva, di cambiare la faccenda. Solo che la maggior parte di
voi non sa come fare. Tu adesso lo sai. Per cambiare la tua realtà, limitati a smettere di
pensarla in quel modo.
In tal caso, invece di pensare: «Voglio il successo», pensa: «Ho successo».
Questa mi sembra una menzogna. Ingannerei me stesso se dicessi una cosa
simile. La mia mente urlerebbe: Ma cosa diavolo stai dicendo!
Formula allora un pensiero che puoi accettare. Il successo sta per arridermi, oppure:
tutto mi sta conducendo al successo.
E così è questo il trucco dietro la pratica delle solenni affermazioni della New
Age.
Le affermazioni non funzionano se si limitano a essere delle dichiarazioni di quanto tu desideri sia
vero. Le affermazioni funzionano soltanto quando si tratto di dichiarazioni circa qualcosa che tu già
conosci come vero.
La migliore delle cosiddette affermazioni è una dichiarazione di gratitudine e di
apprezzamento: «Grazie, Dio per aver portato il successo nella mia vita». Ora, questa idea,
pensata, espressa e messa in pratica, produce risultati meravigliosi quando giunge da
un'effettiva conoscenza; non da un tentativo di ottenere dei risultati, ma da una
consapevolezza che i risultati sono già stati ottenuti.
Gesù aveva una tale chiarezza. Prima di ogni miracolo, Mi ringraziava per averlo reso
possibile. Non Gli capitò mai di pensare di non sentirsi grato, perché non Gli capitò mai
di pensare che quanto dichiarava non sarebbe accaduto. È un pensiero che non lo sfiorò mai.
Si sentiva tanto sicuro di Chi Era e del Suo rapporto con Me che ogni suo pensiero,
parola e azione rispecchiava tali consapevolezze, proprio come i tuoi pensieri, parole e
azioni rispecchiano le tue.
Ora, se esiste qualcosa che hai scelto di sperimentare nella tua vita, non «volerlo», sceglilo. Hai
scelto il successo in termini terreni? Hai scelto di avere denaro in misura maggiore? Bene.
Allora sceglilo. Davvero. Pienamente. Non con scarsa determinazione.
Eppure, al tuo stadio di sviluppo, non restare sorpreso se il «successo mondano» non
ti interessa più.
Che cosa significa tutto questo?
Arriva un momento nell'evoluzione di ciascuna anima in cui la maggiore
preoccupazione non è più la sopravvivenza del corpo fisico, bensì la crescita dello spirito;
non più l'attaccamento al successo terreno ma la realizzazione del sé.
In un certo senso quello rappresenta un momento molto pericoloso, soprattutto
all'inizio, perché l'entità albergata nel corpo non sa che si tratta soltanto di questo:
un'esistenza all'interno di un corpo, e non l'esistenza di un corpo.
In quello stadio, prima che nell'entità in crescita si maturi un tale modo di vedere,
sussiste spesso una sensazione di disinteresse per le faccende del corpo in tutti sensi.
L'anima è così eccitata di essere stata alfine «scoperta»!
La mente abbandona il corpo e, per estensione, quello che conta per il corpo. Tutto
viene ignorato. I rapporti vengono lasciati da parte. Le famiglie finiscono per sparire. Gli
impegni passano in seconda linea. Le fatture non vengono pagate. Lo stesso corpo smette
di essere nutrito per lunghi periodi. Tutta l'attenzione dell'entità si concentra adesso
sull'anima, e sulle questioni dell'anima.
Ciò può portare a una grave crisi personale nella vita quotidiana dell'essere, sebbene la
mente non sia turbata da alcun trauma. Vive immersa nella beatitudine. Gli altri dicono
che avete perduto il senno, e in un certo senso potreste averlo perduto.
La scoperta della verità che la vita non ha nulla a che fare con il corpo può d'altra parte
creare uno squilibrio. Mentre sulle prime l'entità ha agito come se il corpo fosse tutto
quanto esisteva, adesso si comporta come se non rivestisse più alcuna importanza. Ciò,
naturalmente, non è vero, come l'entità ben presto (e talvolta dolorosamente) finisce per
rammentare.
Sei un essere costituito da tre parti, corpo, mente e spirito. Lo sarai sempre, non
soltanto durante la vita terrena.
C'è chi ipotizza che con la morte il corpo e la mente vengano messi da parte. Non è
affatto così. Il corpo cambia forma, lasciandosi dietro la parte più densa di sé, ma
mantenendo sempre l'involucro esteriore. La mente (da non confondersi con il cervello)
viene anch'essa con te, per unirsi con il corpo e lo spirito come un'unica massa di energia
a tre dimensioni o sfaccettature.
Qualora sceglieste di tornare a vivere un’esperienza terrena, il vostro io divino avrebbe
le sue effettive dimensioni di nuovo separate in quelle che definite corpo, mente e spirito.
In verità siete tutti un'energia, seppure con tre distinte caratteristiche.
E quando iniziate a dimorare in un nuovo corpo fisico qui sulla Terra, il vostro corpo
etereo (come qualcuno di voi lo ha definito) abbassa le vibrazioni, va rallentando da una
vibrazione così rapida da non potere essere vista a una velocità che produce massa e
materia. Questa effettiva materia è la creazione di puro pensiero, l'opera della vostra
mente, il più elevato aspetto della mente del vostro essere costituito da tre parti.
Tale materia è un'aggregazione di milioni, di bilioni, di trilioni di unità di energia
diverse, in una massa enorme, controllabile dalla mente... siete davvero la mente direttiva
di tutto il progetto!
Quando queste sottili unità di energia hanno esaurito la loro carica, vengono messe da
parte dal corpo mentre la mente ne crea delle nuove. Il processo di creazione della mente
trae origine dal suo continuo pensiero circa Chi Siete! Il corpo etereo «cattura» il pensiero,
per così dire, e abbassa ulteriormente le vibrazioni delle unità di energia (in un certo senso
le «cristallizza»), così che diventano materia, la nuova materia della quale è fatto il vostro
corpo. In questo modo ogni cellula si rinnova dopo un determinato numero di anni. Non
siete più, letteralmente, la stessa persona che eravate alcuni anni fa.
Se avete pensieri di malesseri o di malattie (o di continua collera, odio e negatività) la
vostra psiche li trasformerà in disturbi organici. La gente si renderà conto di questa forma
negativa, sofferente e finirà per dire: «Che cosa mai ha in corpo costui?». E non si renderà
conto di quanto appropriata sia tale domanda.
L'anima osserva tutto questo dramma nel suo svolgimento, anno dopo anno, mese
dopo mese, giorno dopo giorno, momento dopo momento, e possiede sempre la Verità
sul vostro conto. Non dimentica mai il progetto; il piano originario; la prima idea, il
pensiero creativo. Il suo compito è quello di rammentarvi - cioè riportarvi alla mente - in
modo che possiate ricordare una volta ancora Chi Siete, e poi scegliere Chi adesso Volete
Essere.
In questo modo il ciclo della creazione e dell'esperienza, dell'immaginare e del
conseguire, del conoscere e del crescere nell'ignoto, continua, ora e per sempre.
Sono affascinato.
Sì, proprio così. Oh, e c'è molto di più da spiegare. Infinitamente di più. Ma non lo
troverai mai in un solo libro, probabilmente nemmeno in tutta una vita. Ma hai
cominciato il cammino e ciò è un bene. Ricordati questo, però.
È come ha detto il vostro grande drammaturgo William Shakespeare: «Esistono molte
più cose in Cielo e in Terra, Orazio, di quante ne immagini la tua filosofia».
Posso farti qualche domanda su questo? Ma allora, quando dici che la mente
viene con me dopo la morte, significa che a venire con me è la mia personalità?
Nell'aldilà saprò chi sono stato?
Sì, e chi sei sempre stato. Sarà tutto allo scoperto davanti a te, perché allora ti sarà utile
saperlo. In questo momento non sarebbe così.
E in merito a questa vita, ci sarà una «registrazione», un esame, ne sarà tenuto
conto?
Non ci sarà nessun giudizio in quello che tu chiami l'«aldilà». Non ti sarà nemmeno
concesso di giudicarti da solo (perché ti attribuiresti senza dubbio un basso punteggio,
visto come sei incline alla critica e inesorabile con te stesso in questa vita).
No, non esiste nessuna registrazione, nessuno che si pronuncerà con un pollice verso
o con un plauso. Soltanto gli esseri umani sono portati alla critica, e poiché tu sei uno di loro, presumi
che io debba a mia volta comportarmi così. Ma io non lo faccio, e questa è la più grande verità che puoi
accettare.
Ciò nonostante, mentre non ci saranno giudizi nell'altra vita, ci sarà l'opportunità di
riconsiderare tutto quello che hai pensato, detto e fatto qui, e di decidere se questo è
quello che sceglieresti di nuovo, basandosi su Chi dici di Essere, e su Chi Vuoi Essere.
C'è un insegnamento mistico orientale riguardante una dottrina chiamata
Kama Loca, secondo la quale al momento della morte a ognuno di noi viene
concessa l'opportunità di rivivere ogni pensiero mai preso in considerazione, ogni
parola mai pronunciata, ogni azione mai intrapresa, non dal nostro punto di vista,
ma dal punto di vista della persona di volta in volta interessata. In altre parole, ci è
consentita l'esperienza di provare quello che le altre persone hanno provato in
ciascuno di quei momenti, e in base a questa misura decideremo se penseremo,
diremo o faremo ancora quelle cose. Hai qualche commento da fare in proposito?
Quanto succede nella vostra vita dopo questa vita è di gran lunga troppo straordinario
per descriverlo qui in termini tali da riuscire a te comprensibili, perché l'esperienza
trascende le tue dimensioni e sfida alla lettera le descrizioni che si servono di mezzi tanto
severamente limitati come le parole. Basterà dire che ti sarà data la possibilità di rivedere
di nuovo questa tua vita attuale, senza sofferenza, o paura o critica, poiché lo scopo è di
decidere quello che provi circa la tua esperienza terrena, e dove intendi andare partendo
da questo punto.
Molti di voi decideranno di tornare qui; di tornare in questo mondo di densità e di
relatività per avere un'altra occasione di sperimentare le decisioni e le scelte che avete
fatto circa Voi Stessi a questi livello.
Altri, pochi, torneranno con una diversa missione. Tu tornerai alla densità e alla
materia per lo scopo dell'anima di portare altri fuori dalla densità e dalla materia. Ci sono
sempre sulla Terra quelli tra voi che hanno fatto questa scelta. Puoi considerarli subito
una cosa a parte. Il loro lavoro è terminato. Sono tornati sulla Terra soltanto e
semplicemente per aiutare gli altri. È questa la loro gioia. È questa la loro esaltazione.
Non cercano altro se non di rendersi utili.
Non possono sfuggirti questi individui. Si trovano dovunque. Ce ne sono più di quanti
tu creda. Esiste la possibilità che tu ne conosca qualcuno, o venga a sapere di qualcuno di
loro.
Sono anch'io uno di loro?
No. Se lo devi domandare, sai di non essere uno di loro. Costoro non farebbero mai
domande. Non c'è niente da chiedere.
Tu, Figlio Mio, in questa vita sei un messaggero. Un ambasciatore. Un portatore di
notizie; un ricercatore e spesso un annunciatore di Verità. Questo è sufficiente per una
vita. Siine felice.
Oh, lo sono. Ma posso sempre sperare in qualcosa di più!
Sì! E lo farai! Avrai, sempre la speranza di qualcosa di più. E nella tua natura. E una
natura divina quella di cercare sempre di essere migliori. Perciò cerca con ogni mezzo.
Ora voglio rispondere in maniera definitiva alla domanda con cui hai iniziato questa
parte della conversazione.
Va' avanti e fa' quello che davvero ti piace fare! Non fare altro! Ti resta così poco
tempo. Come puoi pensare di sprecare un momento dedicandoti a qualcosa che non ti
piace fare per guadagnarti da vivere? Che razza di vita è questa? Questa non è una vita, è una
morte!
Se dici: «Ma ci sono altri che dipendono da me, piccole bocche da saziare, una sposa
che fa affidamento su di me». Ti risponderò: «Se insisti che la tua vita riguarda quanto sta
facendo il tuo corpo, non hai capito perché sei venuto qui. Se non altro fa' qualcosa che ti
piace, che parli di Chi Sei».
Allora se non altro ti sarà possibile evitare il risentimento e la collera verso coloro i
quali secondo te ti impediscono di essere felice.
Quello che sta facendo il tuo corpo non deve essere tenuto in scarsa considerazione.
È importante. Ma non nel senso che tu credi. Le azioni del corpo avrebbero dovuto,
secondo le intenzioni, rispecchiare uno stato di esistenza, non costituire tentativi di
raggiungerne uno.
Nel vero ordine delle cose non si deve fare qualcosa con il fine di essere felici: si è felici
e, perciò, si fa qualcosa. Non si fanno certe cose per essere compassionevoli, si è
compassionevoli e, di conseguenza, si agisce in un determinato modo. Le decisioni
dell'anima precedono le azioni del corpo in una persona dotata di una elevata
consapevolezza. Soltanto un incosciente tenta di dar luogo a uno stato dell'anima tramite
qualcosa che il corpo sta facendo.
Questo è quanto si intende con l'affermazione: «La tua vita non concerne quello che il
corpo sta facendo». Eppure è vero che quanto il corpo sta facendo rispecchia quello che
la vita ha per scopo. Si tratta di un'altra delle dicotomie divine.
Eppure, sappi questo, nel caso tu non capisca altro. Hai diritto alla tua felicità; con i
figli o senza figli; con una sposa o senza una sposa. Vanne in cerca! Trovala. E avrai una
famiglia felice, non importa quanti quattrini farai o non farai. E se loro non saranno felici,
e rinunceranno e ti abbandoneranno, allora lasciali andare con amore a cercare la propria
felicità.
Se, d'altro canto, ti sei evoluto fino al punto in cui le faccende del corpo non sono
fonte di preoccupazione per te, allora sarai ancora più libero di cercare la tua felicità, sulla
Terra così come in Cielo. Dio sa che va bene essere felici, sì, felici anche nel lavoro.
Il lavoro che svolgete la dice lunga su Chi Siete. Se non fosse così, allora perché lo
stareste facendo? Immaginate di essere costretti a farlo?
Non siete costretti a fare proprio nulla.
Se «l'uomo che mantiene la famiglia, a tutti i costi, anche a costo della sua stessa
felicità» rappresenta Chi Siete, allora amate il vostro lavoro, perché vi sta facilitando il
compito di creare una vivente dichiarazione del Sé.
Se «la donna che svolge un lavoro odiato per assumersi le responsabilità così come lei
le vede» rappresenta Chi Siete, allora amate, amate, amate il vostro impiego, perché esso
fornisce un totale sostegno all'immagine del vostro Sé, al concetto che avete di voi stessi.
Chiunque può amare qualsiasi cosa nel momento in cui è consapevole di quello che
sta facendo, e del perché lo fa. Nessuno faccia niente che non voglia fare.
13
COME posso riuscire a risolvere alcuni dei problemi di salute che mi trovo di
fronte? Ho avuto problemi cronici tali da essere sufficienti per la durata di tre
esistenze. Perché devo avere a che fare con tutti quanti proprio adesso, in questa
vita?
Innanzitutto mettiamo a fuoco una cosa. Tu li ami. Ami la maggior parte di essi, in
ogni caso. Te ne servi in maniera ammirevole per autocommiserarti e per attirare
l'attenzione su di te.
Nelle poche occasioni in cui non li hai amati, ciò è accaduto soltanto perché si erano
spinti troppo oltre. Più oltre di quanto avresti mai pensato che facessero quando li hai
creati.
Adesso cerchiamo di capire quello che con ogni probabilità tu già sai: le malattie
vengono create dalle persone stesse. Perfino i medici più tradizionali stanno adesso
accorgendosi di come la gente fa in modo di ammalarsi.
La maggior parte degli individui lo fa in maniera del tutto inconsapevole. Perciò,
quando cadono ammalati, non sanno che cosa li abbia colpiti. Pensano che qualcosa sia
loro accaduto mentre sono stati loro stessi a procurarselo.
Ciò si verifica perché la maggior parte della gente procede nella vita - non soltanto in
merito ai problemi di salute e alle loro conseguenze - in maniera inconsapevole. La gente
fuma e si meraviglia se gli viene il cancro. Si nutre di grassi animali e si meraviglia del fatto
che essi blocchino le arterie. Continua ad arrabbiarsi per tutta la vita e si meraviglia se ha
attacchi di cuore. Gli individui competono con i propri simili, in modo spietato e in preda
a stress incredibili, e si meravigliano se si trovano a essere vittime di colpi apoplettici.
La verità non poi così ovvia è che la maggior parte della gente si preoccupa.
Preoccuparsi è la peggiore forma di attività mentale che ci sia, quasi come l'odio, un
sentimento profondamente autodistruttivo. Preoccuparsi non ha scopo. È uno spreco di
energia mentale. Inoltre dà luogo a reazioni biochimiche capaci di danneggiare
l'organismo, dalle quali dipendono disturbi che vanno dall'indigestione fino agli arresti
coronarici, passando per una moltitudine di disturbi intermedi.
La salute migliora in breve tempo quando le preoccupazioni hanno fine. La preoccupazione
è l'attività di una mente che non capisce il suo collegamento con Me. L'odio rappresenta la
condizione mentale dalla quale dipendono i danni peggiori. Avvelena l'organismo e i suoi
effetti sono in pratica irreversibili. La paura è l'opposto di qualsiasi cosa Voi Siate e quindi
ha l'effetto di contrastare la salute fisica e mentale. La paura è la preoccupazione
ingigantita.
La preoccupazione, l'odio, la paura - insieme con i loro derivati: l'ansia, l'amarezza,
l'impazienza, l'avarizia, la villania, lo spirito critico e la propensione alla censura
aggrediscono tutti quanti l'organismo a livello cellulare. È impossibile avere un corpo sano
in tali condizioni.
In modo analogo, sebbene a un grado in qualche modo inferiore, la presunzione,
l'indulgenza nei confronti di se stessi e l'avidità portano alla malattia fisica, o a una
mancanza di benessere. Tutte le malattie si creano dapprima nella mente.
E che mi dici delle malattie contratte da altri? I raffreddori o addirittura
l'AIDS?
Niente accade nella vita, niente, che non sia in precedenza un pensiero. I pensieri
sono come i magneti, attirano gli effetti su di te. Il pensiero può non essere sempre ovvio
e quindi la chiara causa, come sarebbe dire: «Sto per contrarre una terribile malattia». Il
pensiero può essere, e di solito lo è, di gran lunga più indefinibile di così. (Non sono
degno di vivere. La mia vita è sempre un pasticcio. Sono un perdente. Dio finirà per
punirmi. Sono nauseato e stanco della vita!).
I pensieri sono una forma di energia molto sottile eppure di estrema potenzialità. Le
parole sono più consistenti. Le azioni sono le forme di energia più consistenti. L'azione è
energia nella forma fisica più gravosa, in movimento, nel modo più pesante. Quando
pensate, parlate e agite in base a un concetto negativo quale: «Sono un perdente», finite
per mettere in moto un'energia creativa tremenda. C'è poco da meravigliarsi che vi venga
un'infreddatura. Sarebbe il minore dei mali.
È molto difficile invertire gli effetti del pensiero negativo una volta che abbiano
assunto una forma fisica. Non impossibile, ma molto difficile. Richiede un gesto di fede
estrema. Una straordinaria fiducia nella forza positiva dell'universo, sia che definiate
quest'ultimo Dio, Divinità, il Motore Immobile, la Forza Prima, la Causa Prima o
quant'altro.
I guaritori possiedono esattamente una tale fede. Si tratta di una fede che procede fino
ad arrivare alla Conoscenza Assoluta. Costoro sanno che voi siete un tutto, completo e
perfetto nell'attuale momento. Tale consapevolezza è a sua volta un pensiero, e un pensiero
molto possente. Ha il potere di muovere le montagne, per non parlare delle molecole di
un corpo. Per questo i guaritori riescono a guarire, spesso anche a distanza.
Il pensiero non conosce distanza. Il pensiero viaggia attorno al mondo e attraversa
l'universo più in fretta del tempo che ci vuole a pronunciarlo. «Di' soltanto una parola e il
mio servo sarà guarito.» E così è stato, in quella stessa ora, anche prima che la frase fosse
terminata. Tale era la fede del centurione.
Eppure siete tutti lebbrosi mentali. La vostra mente viene divorata dai pensieri negativi.
Alcuni di essi vi sono appiccicati. Molti di essi sono stati in effetti costruiti, evocati, da voi
stessi e poi albergati e accarezzati per ore, giorni, settimane, mesi, addirittura anni... e voi
domandate perché siete ammalati.
Puoi risolvere qualcuno dei problemi di salute come li hai definiti, risolvendo i
problemi nel tuo modo di pensare. Sì, puoi sanare alcune delle malattie che hai già
contratto (che ti sei procurato) così come impedire che più gravi e nuovi problemi
insorgano. E sei in grado di fare tutto ciò cambiando il tuo modo di pensare.
Inoltre, per quanto sembri un suggerimento banale, prenditi più cura di te stesso. Ti prendi
cura in maniera approssimativa del tuo organismo, prestandogli scarsa attenzione fin
quando non sospetti che ci sia qualcosa che non funziona. In pratica non fai prevenzione.
Ti prendi più cura della tua auto di quanto ti dedichi al tuo corpo.
Non soltanto non fai niente per prevenire eventuali malanni con periodici controlli e
visite mediche e prendendo i medicinali che ti sono stati prescritti (perché andare dal
medico per ottenerne l'aiuto e poi non assumere i rimedi consigliati?) ma maltratti
inutilmente, tra una visita e l'altra, il tuo fisico.
Non lo mantieni in esercizio, per cui diventa sempre più fiacco, meno tonico e, peggio
ancora, indebolito per l'inerzia. Non lo alimenti nella giusta maniera, indebolendolo
ulteriormente. Poi lo riempi di tossine e di veleni e con le più assurde sostanze
spacciandole per cibo. Ed esso continua a funzionare per te, questo motore meraviglioso
continua a scoppiettare, procedendo con coraggio di fronte a tante aggressioni.
È orribile. Le condizioni in cui pretendi che il tuo corpo sopravviva sono orribili. Ma
farai poco o niente a questo proposito. Leggerai queste parole, farai cenni di assenso con
il capo, pieno di rammarico, e tornerai a dedicarti ai maltrattamenti. E lo sai il perché?
Ho paura di domandartelo.
Perché non hai voglia di vivere.
Si direbbe che questo sia un severo atto d'accusa.
Non aveva intenzione di essere severo, né era inteso come un atto d'accusa. «Severo»
è un termine relativo; un giudizio che avete attribuito alle parole. Un «atto d'accusa»
connota una colpevolezza e una «colpevolezza» connota una cattiva azione. Non c'è
alcuna cattiva azione coinvolta in questo caso, e di conseguenza nessuna colpa e nessun
atto d'accusa.
Ho semplicemente dichiarato una verità. Come tutte le dichiarazioni che riguardano
una verità, ha la dote di scuotervi. Taluni individui non amano essere ridestati. La maggior
parte non si ridesta. La maggior parte preferisce dormire. Il mondo è nelle condizioni in
cui si trova perché il mondo è pieno di sonnambuli.
Riguardo alla mia dichiarazione, che cosa in essa sembra non essere vera? Non hai
nessuna voglia di vivere. O almeno non ne hai avuta nessuna finora.
Se mi dici di aver avuto un'«improvvisa conversione», rivedrò le mie previsioni circa
quello che farai adesso. Riconosco che tale previsione si basa sull'esperienza, e aveva
l'intento di scuoterti. Talvolta quando una persona è profondamente addormentata,
bisogna scuoterla un po'.
Mi sono reso conto che in passato hai avuto scarsa volontà di vivere. Ora puoi anche
negarlo, ma in questo caso le tue azioni parlano più forte delle tue parole.
Se in vita tua hai acceso una sigaretta - e tanto più se ne hai fumato un pacchetto al
giorno per vent'anni come hai fatto - avevi davvero una scarsa volontà di vivere. Non ti
curi di quello che fai al tuo corpo.
Ma ho smesso di fumare più di dieci anni fa!
Soltanto dopo vent'anni di sfibrante maltrattamento fisico. E se hai inoltre fatto
ingerire alcol al tuo corpo, hai davvero pochissima voglia di vivere.
Bevo con grande moderazione.
L'organismo non è stato creato per assumere alcol. Indebolisce la mente.
Ma Gesù beveva alcolici! Si recò alle nozze di Cana e trasformò l'acqua in vino!
Ma chi ha detto che Gesù fosse perfetto?
Oh, per l'amor dei cielo.
Cominci a sentirti irritato con Me?
Ben lungi da me l'essere irritato con Dio. Voglio dire, sarebbe un po'
presuntuoso, non Ti pare? Ma penso che potremmo arrivare con tutto questo un
po' troppo lontano. Mio padre mi ha insegnato a fare «tutto con moderazione».
Credo che ci dovremmo attenere a ciò, quando si tratta di alcol.
Il corpo riesce con maggiore facilità a riprendersi dai vizi moderati. Il detto è perciò
utile. Tuttavia mi atterrò alla mia iniziale asserzione. L'organismo non è stato creato per
assumere alcol.
Ma perfino certe medicine contengono alcol!
Non ho nessun controllo su quelle che voi chiamate medicine. Mi atterrò alla Mia
asserzione.
Sei proprio inflessibile, vero?
Senti, la verità è la verità. Ora se qualcuno dice: «Un goccio di alcol non ti può far
male», e pone tale asserzione nel contesto di una vita come quella che vivete adesso,
dovrò trovarmi d'accordo. Ma ciò non cambia la verità di quanto ho detto. Si limita
soltanto a consentirvi di ignorarlo.
Considera questo. Di norma, voi esseri umani consumate il vostro organismo, in
maniera specifica, in un periodo tra i cinquanta e gli ottant'anni. Qualcuno dura più a
lungo ' ma non molti. Alcuni smettono di funzionare più in fretta, ma non si tratta della
maggioranza. Sei d'accordo?
Sì.
Ci siamo, in tal modo ci troviamo con un punto di partenza comune per dibattere.
Ora, quando ho affermato di potermi dire d'accordo con l'asserzione «Un goccio di alcol
non ti può far male», ho posto un limite a ciò aggiungendo: «nel contesto di una vita come
quella che vivete adesso». Vedi, voialtri sembrate soddisfatti del modo in cui conducete la vostra
vita. Ma la vita, anche se potrebbe sorprendervi apprenderlo, era intesa per essere vissuta
in tutt'altro modo. E il vostro corpo era destinato a durare molto più a lungo.
Davvero?
Sì.
Quanto pia a lungo?
Infinitamente più a lungo.
Che cosa significa questo?
Significa, Figlio Mio, che il tuo corpo era destinato a vivere per sempre.
Per sempre?
Sì. Leggi qui: «Per sempre».
Vuoi dire che non saremmo mai dovuti... che non dovremmo mai morire?
Non dovreste mai morire. La vita è eterna. Siete immortali. Non morite. Vi limitate a
cambiare forma. Non dovevate nemmeno fare questo. Avete deciso voi di farlo, non Io.
Ho fatto i vostri corpi in modo che durassero per sempre. Credi davvero che il meglio che
Dio riuscisse a fare, il meglio che potessi escogitare, fosse un organismo di media durata
di sessanta, settanta, forse ottant'anni? È questo, secondo te, il limite delle Mie capacità?
Non ho mai pensato di metterla in questi termini.
Ho destinato il vostro corpo stupendo a durare per sempre. E i primi di voi sono vissuti
in un corpo in pratica libero dalla sofferenza e senza il timore di quella che voi definite
«morte».
Nella vostra mitologia religiosa, simbolizzate la memoria cellulare di queste prime
versioni di creature umane chiamandole Adamo ed Eva. In effetti, com'è naturale, ne
esistevano più di due.
All'inizio l'idea era che voi meravigliose anime aveste l'opportunità di conoscere voi
stesse per Chi Siete Veramente mediante le esperienze acquisite nel corpo fisico, nel
mondo relativo, come ho già ripetutamente spiegato.
Questo è stato ottenuto grazie al rallentamento dell'incommensurabile velocità di tutte
le vibrazioni (il pensiero-forma) per produrre la materia, compresa quella materia che voi
chiamate «corpo fisico».
La vita si è evoluta attraverso una serie di gradi nel battito di ciglia che voi definite
miliardi di anni. E in quel santo istante siete arrivati voi, uscendo dal mare, l'acqua della
vita, sulla Terra e nella forma che avete anche adesso.
Allora i seguaci della teoria dell'evoluzione hanno ragione?
Trovo divertente che voi esseri umani abbiate bisogno di suddividere tutto
continuamente in giusto e sbagliato. Non vi passa mai per la mente di aver creato queste
etichette per aiutarvi a definire la materia, e la vostra identità.
Non pensate mai (se si escludono le menti più acute tra voi) che una cosa possa essere
a un tempo giusta e sbagliata; che soltanto nel mondo del relativo esistono cose in un
modo o nell'altro. Nel mondo dell'assoluto, del tempo-nessun tempo, tutte le cose sono tutto.
Non ci sono maschi e femmine, non c'è né prima né dopo, non c'è rapidità e lentezza,
qui e là, su e giù, destra e sinistra, e niente di giusto e sbagliato.
I vostri astronauti si sono fatti un'idea di questo. Immaginano di venire scaraventati
con i razzi verso l'alto per raggiungere lo spazio esterno, soltanto per scoprire, una volta
arrivati là, che stanno guardando la Terra sopra di loro. Era così? Forse stavano guardando
la Terra sotto di loro! Ma allora, dov'era il Sole? Giù? Su? No. Laggiù, sulla sinistra. Per cui
adesso, a un tratto, una cosa non era né su né giù, era di fianco, e tutte le definizioni perciò
non sussistevano più.
Così è nel mio mondo, nel nostro mondo, il nostro vero regno.
Tutte le definizioni scompaiono, rendendo difficile anche parlare di questo regno in
termini definitivi.
La religione è il vostro tentativo di parlare dell'indicibile. Non fa un gran buon lavoro.
No, Figlio Mio, gli evoluzionisti non hanno ragione. Ho creato tutto questo in un
battito di ciglia; in un santo istante, proprio come hanno affermato i creazionisti. Ed è
accaduto attraverso un processo di evoluzione che è durato miliardi e miliardi di quelli
che voi definite «anni», proprio come sostengono gli evoluzionisti.
Hanno «ragione» entrambi. Come hanno scoperto gli astronauti, tutto dipende da come lo si
considera.
Ma il vero interrogativo è: Un santo istante/miliardi di anni, che differenza fa? Non
potete limitarvi a convenire che su alcuni degli interrogativi della vita il mistero è troppo
grande anche per voi perché possiate risolverlo? Perché non considerate sacro il mistero?
E perché non consentire al sacro di essere sacro, e non lasciarlo in pace?
Suppongo che abbiamo un insaziabile bisogno di sapere.
Ma già sapete! Ve l'ho appena detto! Eppure non volete conoscere la Verità, volete
conoscere la Verità così come voi la comprendete. È questa la grande barriera verso
l'illuminazione. Credete di conoscere già la Verità! Ritenete già di capire come vadano le cose.
Per cui vi dichiarate d'accordo con qualsiasi cosa vediate o udiate o leggiate che venga a
cadere nel paradigma della vostra comprensione e respingete tutto quello che non quadra.
E questo lo definite apprendere. Lo definite essere aperti agli insegnamenti. Ahimè, non
sarete mai aperti agli insegnamenti fin quando rimarrete chiusi a tutto ciò che non sia la vostra stessa
verità.
Perciò anche questo libro potrà essere definito blasfemo o opera del diavolo, da
qualcuno.
Ma a coloro i quali hanno orecchie per intendere, sia consentito ascoltare. Ti dico
questo: era deciso che non sareste mai morti. La vostra forma fisica è stata creata come una
magnifica comodità, un mezzo meraviglioso, un glorioso tramite per consentirvi di
sperimentare la realtà da voi creata con la mente, per consentirvi di conoscere il Sé creato
da voi nella vostra anima.
L'anima concepisce, la mente crea, il corpo sperimenta. Il ciclo è completo. L'anima
allora conosce se stessa nella propria esperienza. Se non le piace quanto sta
sperimentando (provando), per un qualsiasi motivo desidera una diversa esperienza, si
limita a concepirne una nuova. («Io sono la resurrezione e la vita», fu un magnifico esempio di
ciò. Come pensate che lo abbia fatto Gesù, in ogni caso? O non credete che ciò sia mai
accaduto? Credetelo. È accaduto!)
Ma l'anima non prevarrà mai sul corpo o sulla mente. Vi ho fatti quali esseri
tre-in-uno.
Siete tre creature in una, a Mia immagine e somiglianza.
I tre aspetti del Sé non sono in alcun modo diversi l'uno dall'altro. Ciascuno ha una
funzione, ma nessuna prevale, né precede le altre. Sono tutte correlate in maniera
esattamente identica.
Concepire - creare - sperimentare. Quello che concepite create, quello che create
sperimentate, quello che sperimentate, lo concepite.
Per questo si dice che se potete fare in modo che il vostro corpo sperimenti qualcosa
(prendete l'abbondanza, per esempio) ben presto proverete questa sensazione nel vostro
animo, che finirà per concepire se stesso in una maniera nuova (vale a dire, abbondante),
presentando quindi alla vostra mente un nuovo pensiero a tale proposito. Dal nuovo
pensiero scaturisce ulteriore esperienza, e il corpo inizia a vivere una realtà nuova come
un permanente stato dell'essere.
Il vostro corpo, la vostra mente e la vostra anima (spirito) sono un tutto unico. In
questo siete un microcosmo di Me, il Divino Tutto, Ogni Cosa sia Santa, la Somma e la
Sostanza. Ti rendi conto ora di come Io sia il principio e la fine di tutto, l'Alfa e l'Omega.
Adesso ti spiegherò l'ultimo mistero: il vostro preciso e vero rapporto con Me. VOI
SIETE IL MIO CORPO.
Quello che il vostro corpo è per la vostra mente e per l'anima, così siete anche voi per la
Mia mente e per la Mia anima. Perciò: Tutto quanto sperimento, lo sperimento attraverso di voi.
Proprio come il vostro corpo, mente e spirito sono una cosa sola, così è anche per
quanto mi riguarda. Così è che Gesù di Nazareth, tra i molti che hanno compreso questo
mistero, esprime un'immutabile verità quando dice: «Io e il Padre siamo Uno».
Ora ti dirò che ci sono anche delle verità più grandi di questa, delle quali un giorno
sarai messo al corrente. Perché così come voi siete il Mio corpo, lo sono il corpo di un
altro.
Vuoi dire che non sei Dio?
Sì, sono Dio, come tu lo capisci. Sono la Divinità come tu la comprendi. Sono Chi ha
concepito e creato tutto quello che conosci e sperimenti, e voi siete i Miei Figli, così come
lo sono il figlio di un altro.
Stai cercando di dirmi che anche Dio ha un Dio.
Ti sto dicendo che la tua percezione della realtà ultima è più limitata di quanto tu
creda, e che la Verità è maggiormente priva di limiti di quanto tu riesca a immaginare. Ti
sto fornendo un assai ristretto scorcio di infinito, e di infinito amore. (Uno scorcio più
vasto tu non lo potresti sostenere nella tua realtà. Riesci a malapena a reggere questo.)
Aspetta un momento! Vuoi dire che non sto realmente parlando con Dio qui?
Ti ho detto che se tu concepisci Dio come il tuo creatore e signore, così come tu sei il
creatore e il signore del tuo stesso corpo, lo sono il Dio della tua comprensione. E tu stai
parlando con Me, sì. È stata una conversazione deliziosa, non è vero?
Deliziosa o no, credevo di stare parlando con il vero Dio. il Dio di tutti gli dei.
Lo sai, quello al vertice, il capo supremo.
Lo stai facendo. CrediMi. Lo stai facendo.
Eppure hai accennato al fatto che c'è qualcuno al di sopra di Te nel Tuo
schema gerarchico delle cose.
Stiamo cercando adesso di fare l'impossibile, che sarebbe esprimere l'inesprimibile. E
ho detto che è quanto la religione cerca di fare. Vediamo se riesco a trovare un modo per
riassumere questo concetto.
Il «per sempre» dura più a lungo di quanto tu ti renda conto. L'«eterno» dura di più del
per sempre. Dio è più di quanto tu immagini. Dio è l'energia che tu chiami
immaginazione. Dio è creazione. Dio è il primo pensiero. Dio è l'estrema esperienza. Ed è
tutto quanto sta in mezzo.
Hai mai guardato dentro un potente microscopio, o visto le immagini o i film delle
azioni molecolari, dicendo: «Santo Cielo, qui dentro c'è un intero universo. E per questo
universo, lo, l'attuale osservatore, mi posso sentire come Dio!» Non hai mai detto questo,
o fatto questo genere di esperienza?
Sì, direi che ogni individuo pensante l'ha fatta.
In effetti. Hai offerto a te stesso un rapido sguardo di quello che ti sto mostrando qui.
E cosa avresti fatto se ti avessi rivelato che questa realtà della quale ti sei consentito una
rapida occhiata è senza fine?
Ti prego di spiegarmi questo punto.
Prendi la più piccola parte dell'universo che tu possa immaginare. Immagina questa
particella di materia estremamente minuscola.
Va bene.
Adesso dividila a metà.
Va bene.
Che cosa hai ottenuto?
Due metà più piccole.
Esatto. Adesso dividi anche queste a metà. Che cosa hai adesso?
Due metà ancora più piccole.
Giusto. E adesso di nuovo, e di nuovo! Che cos'è rimasto?
Particelle più piccole e sempre più piccole.
Sì, ma quando ciò avrà fine? Per quante volte ancora dovrai dividere la materia per
arrivare a quando smetterà di esistere?
Non lo so. Suppongo che non smetterà mai di esistere.
Vuoi dire che non riuscirai mai a distruggerla completamente? Tutto quanto riesci a fare è
cambiarne la forma?
Sì direbbe di sì.
Ti dico che hai appena appreso il segreto di tutta la vita e guardato nell'infinito.
Adesso ho una domanda da porti.
Va bene.
Che cosa ti fa credere che l'infinito proceda in una sola direzione?
Quindi, non c'è fine se si va verso l'alto, e ancora meno se si va verso il basso.
Non esiste nessun alto o basso, ma ho capito che cosa intendi.
Ma se non c'è alcuna fine nel piccolo, significa che non c'è alcuna fine
nemmeno nel grande.
Esatto.
Ma se non c'è nessuna fine nel grande, allora non c'è nessuno più grande di
tutto. Questo significa, nel senso più ampio, che non c'è nessun Dio!
O, forse... tutto ciò è Dio, e non c'è altro.
Ti dico questo: IO SONO QUELLO CHE SONO e TU SEI QUELLO CHE SEI.
Non puoi non essere. Puoi cambiare tutte le forme che vuoi, ma non puoi fare a meno di
essere. Puoi non sapere Chi Sei, e in questa ignoranza puoi sperimentare soltanto la metà di ciò.
Sarebbe un inferno.
Esatto. Ma non sei condannato a esso. Non sei esiliato in esso per sempre. Ciò che è
necessario per togliersi dall'inferno, per togliersi dall'ignoranza, è saperne ancora.
Ci sono molte maniere e molti luoghi (dimensioni) in cui lo puoi fare. Ti trovi in una
di queste dimensioni, adesso. Viene chiamata terza dimensione.
E ce ne sono molte di più?
Non ti ho forse detto che nel Mio Regno esistono molte dimore? Non te lo avrei
detto se non fosse stato così.
Allora non c'è nessun inferno, non realmente. Voglio dire, non esiste nessun
luogo o dimensione alla quale si sia condannati in eterno!
Quale sarebbe lo scopo di una cosa simile? Eppure siete ancora limitati dalla vostra
conoscenza, perché voi, noi, siamo un essere che si è creato da solo. Non potete essere
quello che non sapete essere il vostro Sé.
Per questo vi è stata concessa questa vita, per consentirvi di conoscervi nella vostra
stessa esperienza. Così potrete concepire voi stessi come Chi Siete Veramente, e creerete
voi stessi in tal modo nella vostra esperienza... e di nuovo il ciclo è completo, solo più
grande.
Quindi ti trovi nel processo di crescere o, come l'ho definito dal principio alla fine di
questo libro, di diventare. Non esistono limiti a quello che puoi diventare.
Vuoi dire, che riuscirei addirittura a diventare - avrò il coraggio di dirlo? - un
Dio, proprio come Te?
Tu che ne pensi?
Non lo so.
Fin quando non lo farai, non puoi saperlo. Ricorda il triangolo, la Santa Trinità:
spirito-mente-corpo. Concepire-creare-sperimentare. Ricorda, servendoti della tua
simbologia:
SPIRITO SANTO = ISPIRAZIONE = CONCEPIRE
PADRE = GENERAZIONE = CREARE
FIGLIO = PROGENIE = SPERIMENTARE
Il Figlio sperimenta la creazione del pensiero generatore, che viene concepito da parte
dello Spirito Santo.
Riesci a concepire te stesso diventare un giorno un Dio?
Nei momenti di maggiore sfrenatezza.
Bene, poiché Io ti dico che sei già un Dio. Solo che non lo sai. Non ti ho forse detto:
«Voi siete Dei»?
14
ECCO qui. Ti ho spiegato tutto. La vita. Come funziona. Le sue vere ragioni e gli
scopi. In che altro posso esserti utile?
Non c'è altro che possa chiedere. Sono pieno di riconoscenza per questo
dialogo incredibile. È stato così vario e completo. E mentre faccio mente locale
alle mie domande iniziali, mi rendo conto che abbiamo trattato in maniera
esauriente le prime cinque, che avevano a che fare con la vita e i rapporti umani, i
soldi e la carriera, e la salute. Avevo altri interrogativi in questo elenco originale,
come sai, ma in qualche modo queste disamine li hanno fatti apparire irrilevanti.
Sì. Eppure tu li hai posti. Consentimi ora di rispondere rapidamente a quelli che
restano, uno alla volta, dato che ci siamo mossi così in fretta attraverso i vari argomenti.
Quali argomenti?
Gli argomenti che ho introdotto qui per esporli. Consentimi di prendere in esame
velocemente le domande rimaste senza risposta.
Va bene, ritorno al primo interrogativo rimasto in sospeso. Qual è la «lezione
karmica» che si suppone io sia qui per apprendere? Che cosa sto cercando di
padroneggiare?
Non stai apprendendo nulla qui. Non hai nulla da imparare. Devi soltanto ricordare.
Ecco di che cosa si tratta, di rammentarti di Me.
Che cosa cerchi di padroneggiare? Stai cercando di padroneggiare il fatto stesso di
essere in grado di padroneggiare.
Esiste una cosa come la reincarnazione? Quante vite precedenti ho già
vissuto? Chi ero in esse? Il «debito karmico» è una realtà?
È difficile credere che ci sia ancora un interrogativo a questo proposito. È stato
riferito sulle esperienze di vite precedenti in larga misura e da fonti affidabili. Talune di
queste persone hanno riportato descrizioni degli avvenimenti così particolareggiate da
lasciare turbati, e dati così facilmente verificabili da eliminare ogni possibilità che fossero
stati inventati o fossero riusciti in qualche modo a ingannare ricercatori e persone care.
Tu hai avuto seicentoquarantasette vite in precedenza, dal momento che insisti per
l'esattezza. Questa è la tua seicentoquarantottesima. Sei stato di tutto nel corso di esse. Un
re, una regina, un servo. Un insegnante, uno studente, un grande artista. Un maschio, una
femmina. Un guerriero, un pacifista. Un eroe, un vigliacco. Un assassino, un salvatore. Un
saggio, un pazzo. Sei tutto questo!
No, non esiste nulla come il debito karmico, non nel senso in cui intendi questa
domanda. Un debito è qualcosa che deve o potrebbe essere ripagato. Non sei obbligato a fare
nulla.
Eppure ci sono certe cose che vorresti fare, scegliere di sperimentare. E talune di queste
scelte dipendono da ciò che hai sperimentato in precedenza, che ha creato il desiderio di
tali scelte.
Questo si avvicina quanto è possibile avvicinarsi a parole a quella cosa da te chiamata
«karma». Se il karma è l'innato desiderio di essere migliori, di essere più grandi, di evolvere
e crescere, e di guardare ai fatti passati e alle esperienze vissute come alla misura di ciò,
allora sì, il karma esiste. Ma non richiede nulla. Nulla è mai preteso. Sei come sempre sei
stato, una creatura dotata di libero arbitrio.
Certe volte mi sento molto «sensitivo». Si possono avere delle percezioni
extrasensoriali? Le persone che dichiarano di essere sensitive «trafficano con il
demonio»?
Sì, esiste un fenomeno come quello di essere un sensitivo. Tu lo sei. Chiunque lo è.
Non c'è persona che non disponga di quella che tu chiami «capacità medianica», ci sono
soltanto persone che non se ne servono.
Servirsi delle capacità medianiche non è niente di più del servirsi del sesto senso.
Ovviamente non si tratta di «trafficare con il demonio», altrimenti non vi avrei forniti di
questo senso. Ed è ovvio come non esista nessun demonio con il quale trafficare.
Un giorno o l'altro spiegherò con esattezza come funzionano le energie e le capacità
medianiche.
È giusto accettare soldi per fare il bene? Se scelgo di guarire il mondo - il
lavoro di Dio - lo posso fare diventando anche finanziariamente ricco? O le due
cose si escludono a vicenda?
Ti ho già esaurientemente risposto.
Il sesso è una buona cosa? Insomma, qual è la vera storia che sta dietro questa
esperienza umana? Il sesso serve soltanto per la procreazione, come sostengono
talune religioni? E vero che la vera santità e l'illuminazione possono essere
conseguite per mezzo della rinuncia, o della trasformazione, dell'energia sessuale?
è una cosa giusta praticare il sesso senza l'amore? La sola sensazione fisica che
esso procura è sufficiente a giustificarlo?
Non c'è dubbio che il sesso sia una buona cosa. Di nuovo, se non avessi voluto che
praticaste taluni giochi, non ve ne avrei forniti i mezzi per farlo. Procurate ai vostri figli
cose con le quali non volete che giochino?
Giocate con il sesso. È un divertimento meraviglioso. Ma proprio perché è il più grande
divertimento che potete trarre dal corpo, che parlate di esperienze strettamente fisiche.
Comunque, non distruggete l'innocenza sessuale e il piacere e la purezza del
divertimento, della gioia, lasciando da parte il sesso. Non servitevene per ottenere il
potere o per scopi nascosti; per la gratificazione dell'ego o per dominarlo; per qualsiasi
proposito al di fuori della pura gioia e della più intensa estasi, donata e condivisa - che
costituisce l'amore, e quell'amore creato di nuovo - che è una nuova vita! Non ho scelto una
maniera deliziosa per moltiplicarvi?
In merito alla rinuncia, ho già trattato questo argomento. Nessuna santità è mai stata
conseguita mediante la negazione. Eppure il desiderio cambia mentre ancora più vaste
realtà vengono intraviste. Non è cosa insolita perciò per certa gente limitarsi a desiderare
una minore attività sessuale o desiderare di escluderla del tutto, oppure di escludere
qualche altra delle numerose attività del corpo. Per certuni, l'attività dell'anima diventa
l'attività principale, e di gran lunga la più piacevole. A ciascuno il suo, senza pregiudizi.
Concludo la risposta alla tua domanda dicendoti che non hai bisogno di avere un
motivo per una qualsiasi cosa. Limitati a esserne la causa. Sii la causa della tua esperienza.
Ricorda, l'esperienza produce il concetto di Sé, il concetto produce la creazione, la
creazione produce esperienza.
Vuoi sperimentare te stesso come un individuo che si procura il sesso senza amore?
Fallo! Lo farai fin quando non cambierai idea. E l'unica cosa che ti fermerà - o che
potrebbe mai fermarti - in questo o in altri comportamenti, è, ancora una volta, il tuo
pensiero emergente a proposito di Chi Sei.
Perché hai fatto dei sesso un'esperienza umana così bella, così spettacolare,
così potente, se tutti noi ci dobbiamo poi tenere lontani da esso quanto più
possiamo? Che cosa ci offre? Quanto a questo, perché tutte le cose piacevoli sono
immorali, illegali o fanno ingrassare?
Ho già risposto in maniera esauriente anche a questa domanda, con ciò che ho appena
detto. Non tutte le cose piacevoli sono immorali o illegali o ingrassanti. La tua vita è,
comunque, un interessante esercizio nel definire che cosa sia piacevole.
Per alcuni «piacere» significa le sensazioni del corpo. Per altri può essere qualcosa di
totalmente diverso. Tutto dipende da chi pensi di essere e da che cosa stai facendo qui.
Ci sarebbe molto più da dire sul sesso di quanto è stato detto nella nostra
conversazione, ma niente risulta più essenziale di questo: il sesso è gioia, e molti di voi
hanno fatto del sesso le cose più disparate a esclusione della gioia.
Il sesso, inoltre, è sacro. Ma la gioia e la sacralità si mescolano (sono, in effetti, la stessa
cosa), e molti di voi pensano che non sia così.
I vostri atteggiamenti in merito al sesso costituiscono uno specchio dei vostri
atteggiamenti nei confronti della vita. La vita dovrebbe essere una gioia, una festa, e si è
trasformata in un'esperienza di paura, di ansia, di «nonbasta-mai», di invidia, di rabbia e di
tragedia. Lo stesso può dirsi del sesso.
Avete represso il sesso, addirittura come avete represso la vita, invece di esprimere
Voi Stessi con abbandono e gioia. Avete coperto di vergogna il sesso, così come avete
fatto con la vita, definendolo peccato e vizio, invece che il più alto dono e il più grande
piacere.
Prima che tu ti metta a protestare dicendo che non avete coperto di vergogna la vita,
prendi in esame le vostre collettive abitudini a questo riguardo. I quattro quinti della
popolazione mondiale considerano la vita una prova, una tribolazione, un periodo di
verifica, un debito karmico che deve essere pagato, una scuola con severe lezioni da
apprendere, e in generale un'esperienza da sopportare aspettando la vera gioia, che arriverà
dopo la morte.
È una vergogna che un così gran numero di voi debba pensarla in questo modo. C'è
poco da meravigliarsi quindi del fatto che abbiate considerato peccaminoso proprio l'atto
che crea la vita.
L'energia che sottolinea il sesso è l'energia che sottolinea la vita; ed essa è la vita! Il
senso di attrazione e il desiderio intenso e spesso incalzante di incontrarsi, di unirsi,
costituisce la dinamica essenziale di tutto quello che vive. L'ho instillata in ogni cosa. È
innata, inerente, interna a Tutto Ciò Che E.
I codici morali, le costrizioni religiose, i tabù sociali e le convenzioni emotive che
avete posto a circondare il sesso (e a proposito, a circondare l'amore e tutto nella vita)
hanno reso in pratica impossibile per voi celebrare la vostra esistenza.
Fin dall'inizio dei tempi tutto quanto l'uomo ha sempre desiderato è stato di amare e
di essere amato. E fin dall’inizio dei tempi l'uomo ha fatto tutto quello che era in suo
potere per rendere impossibile il realizzarsi di tale desiderio. Il sesso è una straordinaria
espressione d'amore, l'amore per un altro, l'amore per Se Stessi, l'amore per la vita.
Dovrebbe piacervi, quindi! (E vi piace, solo che non potete confessare a nessuno che vi piace,
non osate mostrare quanto vi piace, o diranno che siete pervertiti. E invece è questa idea a
essere pervertita.)
Se vuoi prenderemo il sesso in esame più da vicino; esploreremo le sue dinamiche con
maggiori particolari perché questa è un'esperienza dalle vaste implicazioni.
Per ora, e per te personalmente, sappi soltanto che non vi ho dato niente di vergognoso, e
meno di ogni altra cosa proprio il vostro corpo e le sue funzioni. Non è necessario nascondere il corpo o le
sue funzioni, né l'amore per esse e degli uni per gli altri.
I vostri programmi televisivi non si preoccupano di mostrare la più scoperta violenza,
ma evitano di mostrare allo scoperto l'amore. L'intera vostra società rispecchia tale
priorità.
Esiste la vita su altri pianeti? Siamo stati visitati da quelle forme di vita? Ci
stanno osservando in questo momento? Avremo la prova, inoppugnabile e
indiscutibile, di una vita extraterrestre nel corso della nostra esistenza? Ogni
forma di vita ha un suo Dio? Sei Tu il Dio di Tutto Quanto?
Sì, per la prima parte. Sì per la seconda. Sì per la terza. Non posso rispondere alla
quarta domanda, dal momento che ciò mi costringerebbe a predire il futuro, qualcosa che
non intendo fare.
Potremo comunque parlare molto a lungo di questa cosa chiamata «futuro» e della vita
extraterrestre e della natura (e degli aspetti) di Dio.
Ecco l'ultima domanda. L'utopia arriverà mai sul pianeta Terra? Dio si
mostrerà mai ai terrestri, come promesso? Esiste una cosa quale il Secondo
Avvento? Ci sarà mai una Fine del Mondo, o un'Apocalisse come è profetizzato
nella Bibbia? Esiste un'unica vera religione? E se così fosse, quale sarebbe?
Questo è un argomento a sé stante che forse affronteremo un'altra volta. Ho
mantenuto questa conversazione su questioni più personali, su problemi pratici. Mi
sposterò un'altra volta su argomenti più generali e su materie dalle implicazioni planetarie
e universali.
Per ora è tutto? Non parleremo più di nient'altro qui?
Senti già la Mia mancanza?
La sento! è stato divertente! Te ne stai andando, adesso?
Hai bisogno di un po' di riposo. E anche i tuoi lettori a questo punto avranno bisogno
di riposare. Ci sono innumerevoli cose che vanno assimilate. Innumerevoli argomenti da
dibattere. Innumerevoli stimoli sui quali riflettere. Prenditi un po' di tempo. Considerali.
Medita.
E non sentirti abbandonato. Io sono sempre con te. Se hai dei problemi, problemi
quotidiani - come so che ne hai anche adesso, e continuerai ad averne - sappi che puoi
contare su di Me perché fornisca a essi una risposta. Non hai bisogno di ricorrere allo
scrivere un libro come questo.
Non si tratta dell'unico sistema per Me di parlarti. AscoltaMi nella verità della tua
anima. AscoltaMi nei sentimenti del tuo cuore. AscoltaMi nel silenzio della tua mente.
AscoltaMi dovunque. Ogni volta che hai una domanda, limitati a renderti conto che Io ho già
dato una risposta. Poi apri gli occhi sul tuo mondo. La Mia risposta si potrebbe trovare in
un articolo già pubblicato. Nel sermone già scritto e sul punto di essere pronunciato. Nel
film che si sta girando. Nella canzone composta soltanto ieri. Nelle parole che stanno per
essere pronunciate da uno dei tuoi cari. Nel cuore di un nuovo amico che stai per
conoscere.
La Mia Verità è nel sussurro del vento, nel balbettio del ruscello, nello schianto del
tuono, nel battere della pioggia.
È il sentore della terra, la fragranza del giglio, il tepore del sole, il fascino della luna.
La Mia Verità è l'aiuto più sicuro per te nel momento del bisogno, incute lo stesso
timore reverenziale di un cielo notturno ed è tanto semplice e incontrovertibile e sincera
come il balbettare di un neonato.
Fragorosa come il martellare di un cuore e silenziosa come il respiro tratto in unità con
Me.
Non ti abbandonerò, non posso abbandonarti, perché sei la Mia creatura e la Mia
creazione, Mia Figlia e Mio Figlio, il Mio scopo e il Mio...
Sé.
Conta su di Me, perciò, ogni volta e in ogni caso tu ti trovi separato dalla pace che Io
sono.
Mi troverai.
Assieme alla Verità.
E assieme alla luce.
E assieme all'amore.
Per concludere
DAL momento in cui ho ricevuto le informazioni contenute in questo libro, e ho
diffuso la voce in merito a esse, ho risposto a molte domande, sia sul modo in cui le ho
ricevute sia sul dialogo stesso. Considero con rispetto ogni indagine, e la sincerità con cui
viene effettuata. La gente vuole soltanto saperne di più a questo proposito, e ciò è
comprensibile.
Anche se vorrei poter ricevere ogni telefonata e rispondere a ogni lettera
personalmente mi risulta impossibile farlo. Tra le altre cose, mi troverei a rispondere
essenzialmente alle stesse domande. Per cui ho pensato al modo in cui avrei potuto
interagire con voi in maniera più efficiente e continuare a far fronte a ogni interrogativo.
Ho quindi deciso di scrivere una lettera mensile in risposta alle domande o ai
commenti riguardanti questo dialogo. Così mi è possibile rispondere a tutti gli
interrogativi che mi pervengono e reagire a ogni commento, senza dover ricorrere a più di
una lettera ogni mese. Mi rendo conto che questa può non essere la maniera migliore di
comunicare con voi, e senza dubbio non è la più personale, ma, per ora, è quello che
riesco a fare.
La lettera mensile è disponibile dietro richiesta presso:
ReCreation
Postal Drawer 3475
Central Point, Oregon 97502
Agli inizi questa lettera era disponibile gratuitamente, ma non ci saremmo mai sognati
che fossero così in tanti a richiederla. A causa degli incrementi dei costi, chiediamo adesso
una donazione minima di venticinque dollari annui per essere in grado di continuare a
tenerci in contatto con quante più persone possibile. Se non siete in grado di farcela con
questi prezzi, vi prego di inoltrare una domanda per una sottoscrizione riservata agli studenti.
Sono lieto che siate stati in grado di condividere questo straordinario dialogo con me.
Vi auguro la più ricca esperienza delle più alte gioie della vita, e una consapevolezza di
Dio tale da arrecarvi la pace, la felicità e l'amore durante tutti i vostri giorni e le vostre
fatiche quotidiane.
Nota
Anche se sono perfettamente consapevole della legge sui diritti d’autore, non ho
potuto fare a meno di diffondere il più possibile le idee contenute in questo libro, poiché
le considero di inestimabile valore.
Non ritengo di aver in qualche modo danneggiato l’autore visto che la diffusione di
queste idee credo possa contribuire a restituire l’umanità a se stessa.
Dopotutto se TUTTI SIAMO UNO, è giusto che tutti abbiano modo di avere accesso
a questo materiale, gratuitamente.
Ricordare chi siamo e qual è il nostro potenziale, può aiutarci ad uscire da questo
periodo di oscurità in cui l’umanità sembra aver perso la bussola.
Anche se guardandoci intorno possiamo venire presi dallo sconforto, dobbiamo
ricordarci che il primo passo da fare è cambiare i nostri pensieri sul mondo.
Sono sicuro che una volta compresi i meccanismi di base, l’umanità riuscirà a
concepire una migliore immagine di se stessa.
Ho grande speranza a riguardo.
Un operatore di luce
Dello stesso autore in ordine di uscita:
Conversazioni con Dio (libro secondo)
Conversazioni con Dio (libro terzo)
Amicizia con Dio
Comunione con Dio
Nuove Rivelazioni
Il Dio del domani
E sempre legati a questa serie:
Esercizi di Vita
Conversazioni con Dio per i giovani