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LA VOCE DELL’ORTODONZIA ITALIANA
Ortodonzia italiana, un’eccellenza
da rappresentare nel mondo
Fino a qualche anno fa, non era pensabile fare
formazione senza che nel programma non apparissero grandi nomi dell’Ortodonzia internazionale.
Organizzare un congresso scientifico senza nomi
stranieri di richiamo, sembrava non sufficiente per
catturare l’attenzione degli Ortodontisti italiani,
sempre attratti dall’esterofilia.
Da oltre dieci anni, per fortuna, si assiste ad
un’inversione di tendenza: sempre più clinici italiani
provenienti da più Scuole di Ortodonzia superano le
frontiere del Paese, ospiti di università straniere per
tenere dovunque corsi di formazione clinica.
Obiettivo raggiunto grazie ad un lavoro rigoroso ma
anche alla determinazione della SIDO, una delle
società scientifiche di odontoiatria più numerose del
Paese. L’aprirsi alle iscrizioni internazionali credo sia
stata una scelta faticosa all’inizio, ma che oggi dà
i suoi frutti ed i risultati fanno sentire orgogliosi di
essere italiani ed essere riconosciuti delle eccellenze
anche in questo campo. Ospitare per la seconda
volta un congresso dell’EOS a Venezia in una
cornice unica al mondo, raggiungere con SIDO
una vetrina internazionale a Milano EXPO son cose
che possono sembrare normali ai nostri occhi perché
le vediamo sempre, ma che a quelli del mondo ci
fanno risultare speciali, come la nostra Ortodonzia.
Preciso dovere quindi è condividere quest’esperienza
in modo compatto, mantenendo una linea di rigore
nel rappresentarla nel mondo, adoperandosi perché
i colleghi stranieri conoscano meglio i nostri talenti
ed esperienze cliniche. Di qui l’importanza della
partecipazione agli appuntamenti più importanti in
calendario nell’anno: EOS a Venezia, AIO/SIDO a Chia
(Sardegna), Expo/SIDO a Milano: un vero must per
rappresentare un’eccellenza nel mondo.
Pietro di Michele
Presidente Nazionale SUSO
Il Congresso eos torna in Laguna
Il 91° Congresso della European Orthodondic Society (EOS) si svolgerà dal 13 al 18
giugno a Venezia per la sesta volta nel nostro paese.
Emergenza traumi dentali
A Torino il 2° Corso Nazionale
A carattere interdisciplinare si terrà il 30 maggio a Torino il secondo corso nazionale scaturito
da un’idea di Alberto Laino e Patrizia Biancucci sotto l’egida di varie associazioni. Fondamentale quella della UNESCO Chair in Bioethics e della SIOF.
N.2 •maggio 2015
ANNO XIII
Attenzione agli acquisti dall’estero:
controlliamo la fatturazione
Occorre verificare in modo scrupoloso che la fattura di acquisto dall’estero rechi la
denominazione e la partita IVA estera della società o soggetto non residente
In pieno sviluppo l’azione
promozionale per il rilancio
dell’Ortodonzia e del Sindacato
L’operazione Rilancio in SUSO è in corso. Da un anno a questa parte, grazie alla
volontà e determinazione del Direttivo si stanno raggiungendo obiettivi di vitale importanza per la vita
del sindacato. La mission? Risvegliare in periferia l’interesse e la collaborazione per il rilancio dell’Ortodonzia e del sindacato con una capillare opera di informazione-promozione.
Un vecchio amico ricorda “Mimmo”
Maestro di scienza e di vita
Commosso per la scomparsa di Domenico “Mimmo” Arnone, Damaso Caprioglio a lui
legato da oltre 55 anni di amicizia più che fraterna, ricorda il suo rapporto di collaborazione quasi quotidiano con l’amico per oltre un ventennio senza mai un screzio, una
discussione.
Tesi ieri, oggi e domani di Pietro
Bracco sulla panoramica
Intervistato da un’ ex allieva, Pietro Bracco ricorda il 1967 quando colse al volo la
novità del primo ortopantomografo realizzato dal finlandese Yrjo Veli Paatero per scrivere la sua tesi di laurea a Torino.
L’Ortodonzia “regina” al Collegio dei Docenti
Il Presidente sido, Farronato, spiega perchè
Bastava una scorsa veloce all’opuscolo che raccoglieva le informazioni
relative al Collegio Docenti svoltosi a
Milano dal 9 all’11 Aprile per capire il
“peso” avuto dall’Ortodonzia nell’evento accademico più importante
d’Italia. Ben cinque pagine dedicate al
XX Simposio delle Scuole di Specializzazione nell’Aula San Raffaele
con intervento di una quarantina di
autorevoli ortodontisti, tra presidenti
di seduta e relatori, cui si aggiungeva
quello dedicato alla “Disinclusione
degli elementi dentari: un approccio
chirurgico ortodontico integrato” in
Aula Caravella Nina, per non parlare
del Simposio sulla “Salute orale e
le valutazioni neuromuscolari dello
sportivo” dove ci si è soffermati sulla
traumatologia orale e la prevenzione
traumatologica, in generale e in
particolare, negli sport acquatici.
Senza contare infine contributi
sparsi quà e là: sull’“Intervento
precoce in ortodonzia quale
equilibratore morfofunzionale” e
sull’”Ortodonzia quale strumento
di prevenzione alle problematiche
articolari secondo i concetti del
prof. Sato”.
Insomma, nel confronto con altre
specialità odontoiatriche, pur ben
rappresentate al Congresso, l’Ortodonzia l’ha fatta da regina come
giustamente ha rilevato qualcuno.
Di una presenza così consistente
abbiamo chiesto ragione a Giampietro Farronato, presidente Sido,
presente naturalmente anch’egli al
Simposio. Una prima, fondatissima,
spiegazione secondo Farronato, sta
nel numero che precede il Simposio
(XX), che indica un intervento immediatamente successivo (due anni
dopo) alla nascita del Congresso del
Collegio (XXII edizione) e che gli fa
dire “Da sempre col Collegio c’è un
lavoro sinergico”.
Per questa ragione tutte le Scuole
nazionali vi erano presenti, ma
anche nella felice dinamica del
Simposio stesso, in quanto funziona
una consultazione (votazione)
diretta con l’aula sui lavori scientifici
presentati.
Le Aziende legate all’Ortodonzia da
loro canto si fanno particolare merito
di proporre i loro opinion leader
più prestigiosi. Influiscono indirettamente anche sulla “consistenza
dell’Ortodonzia” al Collegio, la politica
della Sido di invogliare i neo laureati ai
congressi (grazie all’iscrizione gratuita)
e di “affiliare” alla Società ortodontica
nazionale i colleghi stranieri, che ormai
sono diventati un piccolo esercito di
800 unità.
Anche il numero dei poster – riflette il
presidente Sido – esprime la corposità
della presenza ortodontica: su 435,
circa un quarto (106) sono stati infatti
di taglio ortodontico”.
Infine secondo Farronato ha giocato
anche il “Premio Baccetti” di 2.500
euro, offerto da un’Azienda sempre
vicina al mondo ortodontico come la
Leone. “I giovani l’hanno festeggiato
con una serata in discoteca ed anche
questo conta” conclude saggiamente
Farronato.
Il ruolo dell’Ortodontista nel trattamento delle Osas (Apnee ostruttive del sonno) II parte
Minuto per minuto le dinamiche del dormire
Nel regno animale il sonno è un processo indispensabile, utile a mantenere e ripristinare il benessere
dell’organismo. Le sue funzioni sono quelle di riposo, di ripristino biologico (efficienza sinaptica, sintesi
proteica, neurogenesi, funzione metabolica, crescita....), regolazione e protezione immunitaria, consolidamento della memoria e regolazione delle emozioni.
Gli esseri umani tendono ad alternare un periodo di veglia, che dura circa 16 ore, ad un periodo di sonno
continuato di 8 ore (Ritmo Circadiano)
(Fig. 1)
all’interno del quale l’inizio del sonno ed il suo mantenimento sono governati da un ciclo (Ultradiano)
formato da tre a cinque periodi durante i quali le attività cerebrali, muscolari, cardiache e respiratorie
subiscono cambiamenti. (Fig.2).
Il primo stadio di sonno NREM è un momento di passaggio tra la veglia ed il sonno. Gli stadi 1-2 NREM
sono caratterizzati da un sonno leggero, durante il quale il soggetto è facilmente risvegliabile. Con le
fasi 3-4, sempre NREM, si entra nel “sonno profondo”, fase maggiormente ristorativa e dominata da
un’attività cerebrale lenta.
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Arriviamo infine alla comparsa di un sonno leggero (REM, rapid eye movement), caratterizzato da una
riduzione del tono muscolare ed un aumento delle attività cardiache e cerebrali con livelli simili o superiori a quelli presenti durante la veglia.
In questa fase, i sogni hanno un contenuto più creativo e fantasioso con immagine più vivide.
La maggior parte dei movimenti del corpo (gambe, braccia, bruxismo) sono stati osservati nel secondo
stadio della fase NREM. Anche i disturbi della respirazione (apnea ed ipopnea) notturna avvengono
prevalentemente nel sonno NREM 2 ma possono facilmente comparire anche nella fase REM. (Fig. 3)
Una cattiva qualità del sonno si accompagna a frequenti microrisvegli (arousal) con o senza movimenti
del corpo, a passaggi da una fase del sonno ad un’ altra (profonda-leggera-profonda), a disturbi respiratori ed all’aumento del tono muscolare con conseguente interruzione della continuità del sonno ed
alterazione della sua composizione.
Sappiamo che vivere senza dormire è impossibile: l’“insonnia fatale familiare”, rara malattia genetica
rapidamente progressiva, inizialmente caratterizzata dalla sola difficoltà nell’addormentarsi e da disturbi
dei movimenti, può evolvere in insonnia, demenza, perdita di memoria, grave confusione e morte.
Nel prossimo numero parleremo dei “disturbi del sonno”: russamento, apnea, bruxismo e dolori
orofacciali.
William Manuzzi
Tesoriere Nazionale SUSO
Allo Spring Meeting Sido di Milano
primavera nel titolo e nei risultati
Quasi mille professionisti odontoiatrici, tra dentisti,
igienisti e assistenti alla poltrona sono convenuti
in via Washngton a Milano, per lo Spring Meeting
Sido, congresso di primavera (primaverile anche
nelle cifre ndr.) tenutosi all’Hotel Marriot di Milano,
il 6 e 7 marzo, con propaggini fino a tardo pomeriggio.
L’anno passato erano stati circa la metà (500).
Quindi la politica degli eventi Sido funziona,
perché se malgrado le difficoltà del momento e la
mancanza di tempo si raddoppiano le presenze
in tempi di accentuata rarefazione, può voler dire
che c’è un buon lavoro promozionale e soprattutto
voglia di ripresa.
Per contribuire al contenimento dei costi “abbiamo
deliberatamente compresso l’arco di partecipazione
in due giorni e non in tre – ha detto Farronato –
I partecipanti sono arrivati infatti la mattina stessa
del congresso saltando una notte d’albergo”. Una
partecipazione favorita anche dal punto di vista
logistico unendo alloggio e sede di convegno per
ridurre gli spostamenti.
Al venerdì sera tuttavia nessuno ha saputo resistere
al richiamo del Museo della Scienza e della Tecnica,
prezioso ricettacolo di molte preziosissime opere di
Leonardo, teatro elegante della cena di gala. Con
il Museo l’ortodonzia peraltro è in sintonia perché
entrambe hanno dietro di sé istanze di scienza,
tecnica ed arte da conciliare. Inevitabile pensare
ad un altro collegamento importante Sido, ossia
con l’Expo, scelta come sede ideale per il prossimo
congresso come sottolineato da Farronato.
Dal punto di vista scientifico lo Spring Meeting si è
avvalso di relatori di vaglia, ma il presidente si fa
un titolo di merito anche di aver concesso l’accesso a titolo gratuito ai giovani neo laureati (anche
igienisti). Agevolazione che rientra tra le altre
(abbonamento alle riviste, comunicazioni istituzionali, partecipazione agevolata agli eventi e altro) nel
quadro dello status di neo soci a titolo gratuito per
tre anni. Ultima ma non meno importante la caratteristica qualificante del Sido Meeting e che si rifà
alla mission stessa della Sido: ossia il collegamento
con l’arte ortodontica, dal punto di vista teorico
e pratico. Da un lato il Meeting ha focalizzato le
controversie in ortodonzia (che gli hanno dato il
nome), visto che non esistono due casi identici tra
di loro, ed essendo infinte le variabili. L’altro punto
focale è la compliance, momento fondamentale nel
rapporto medico/paziente, che ha animato soprattutto il confronto del sabato.
Sinergia Suso-Aio: dal barocco leccese
alla professione ortodontica
Per il 21 marzo, all’l’hotel Hilton di Lecce, l’AIO di Lecce (presidente
Evelina Ferrari) ha organizzato, il corso “La sfida del cambiamento
in odontoiatria: dallo studio alle consulenze, le nuove regole della
professione” in collaborazione con il SUSO. Articolato in una giornata, ha avuto come relatori parte del direttivo nazionale del SUSO:
il presidente Pietro di Michele, Gianvito Chiarello, Alessandra Leone
e i consulenti Roberto Longhin e Maurizio Tonini. Obiettivo dell’AIO,
trattare temi d’attualità sui mutamenti in corso della professione
con il passaggio dallo studio dentistico tradizionale a una sempre
più massiccia serie di consulenze, alietando i legami con il proprio
ambulatorio.
Gli interventi dei relatori hanno sottolineato come la professione
svolta fino a qualche anno fa con la gestione del titolare dello studio
sia stata superata dall’esercizio di nuovi modelli che spaziano da
poliambulatori a vere e proprie cliniche. È emersa un’esigenza di
cambiamento sia sotto il profilo della responsabilità professionale a
livello medico-legale, gestionale, assicurativo, sia nell’intercettare
nuovi modelli fiscali che interpretino la nuova legislazione, in grado
di presentare strutture sanitarie condivise e di più semplice gestione
rispetto a quelle tradizionali.
Pietro di Michele ha illustrato l’importanza della comunicazione con
il paziente e l’esigenza di una corretta informazione al consenso (e al
dissenso) della prestazione, come atto deontologicamente necessario,
mentre Alessandra Leone ha evidenziato l’importanza di una polizza
assicurativa che partendo da un vincolo di obbligatorietà, necessita
sempre più di personalizzazione, come un abito su misura. Deve
rispondere infatti a caratteristiche che vedono, nel professionista di
oggi, mille diversità in ordine al modello gestionale e alla tipologia di
professione esercitata: dalla titolarità di struttura alla semplice consulenza ortodontica o pluridisciplinare. Con grande attualità, Gianvito
Chiarello ha trattato il tema della presenza pubblicitaria nelle sue varie
dinamiche, partendo dalla tradizionale a quella del web dalle mille
opportunità di presentarsi in modo corretto al pubblico, ma anche
alla facilità di incorrere in modelli pubblicitari aggressivi e deontologicamente perseguibil, ovviamente da evitare per non incorrere in
sanzioni. La relazione dell’avvocato Roberto Longhin, puntuale come
sempre, ha evidenziato come il lavorare in queste nuove strutture
apra nuovi scenari di responsabilità professionale e richieda una
grande attenzione da parte dei consulenti che a vario titolo prestano la
propria opera professionale. Temi come il consenso informato, correttamente predisposto, responsabilità della prestazione nei confronti del
paziente, copertura assicurativa sicuramente obbligatoria ma spesso
di tipo generica, creano difficoltà. La loro vulnerabilità emerge infatti
solo ed esclusivamente al momento del contenzioso medico-paziente
e medico-consulente.
Altro intervento interessante, quello del fiscalista Maurizio Tonini
che si è intrattenuto sulla gran quantità di nuove norme imposte
alla professione. Grazie alla sua abilità i presenti hanno potuto
interfacciarsi in utili chiarimenti per il miglioramento delle proprie
performance gestionali. Molti soci AIO sono intervenuti dalle province
salentine nella bella cornice del barocco leccese, per l’incontro con gli
esperti, traendo spunti di riflessione sui mutamenti in divenire. Ancora
una volta la sinergia dell’AIO Lecce e del SUSO ha quindi funzionato.
Considerazioni di Maria Grazia Cannarozzo
Presidente Coi-Aiog a chiusura del 19° Congresso
Il Cenacolo Odontostomatologico Italiano ha celebrato quest’anno a Bologna, il 28 e 29 marzo, il suo
19° Congresso, il 5° svoltosi sotto la presidenza di
Maria Grazia Cannarozzo.
Che cosa è emerso da un sodalizio “così specifico per identità e mission” come ama sottolineare – non senza un certo compiacimento – la
Presidente?
“Veda, negli ultimi anni il Cenacolo aveva perso un
poco della sua identità…..” esordisce.
Sarebbe a dire?
L’identità, legata inestricabilmente alla sua mission,
è favorire la formazione e l’aggiornamento dei
soci. La nostra categoria sta vivendo una profonda
crisi d’identità, peraltro in linea con la contingenza
generale. Il mio impegno è quindi sempre diretto
verso l’eccellenza che può nascere soltanto da un
aggiornamento continuo. È il nostro unico scudo in
questo momento di difficoltà generale.
Lei è anche una sostenitrice assai fervida del
concetto di team odontoiatrico. Che significa
precisamente, in cosa consiste questa figura
“di gruppo”?
Guardi, il primo ed originario nucleo di team
odontoiatrico nasce ufficialmente a Milano nel
1987. Il primo Cenacolo fu proprio quello milanese
che si presentò alla platea pubblica come una vera
e propria associazione scientifica, con tutto quello
che ne comporta. Quanto al team odontoiatrico –
continua – è un concetto assai importante nella
nostra professione perchè l’eccellenza nasce anche
da una proficua collaborazione di tutte le figure
che affiancano l’odontoiatra. Dagli igienisti, agli
assistenti sanitari, è prevista una specie di cordata
interna mirante essenzialmente ad accordare il
miglior trattamento possibile al nostro paziente.
Non a caso il titolo del vostro ultimo convegno è
stato “Il tuo paziente nel tempo: mantenimento
e riabilitazione”.
Appunto. Abbiamo voluto designare in questo modo
semanticamente in modo anche piuttosto efficace
quale sia il nostro obiettivo finale. È sempre lui, il
paziente, il quale si affida a noi in modo fiduciario.
Non pensa che ultimamente questo rapporto
fiduciario stia scricchiolando per effetto della
crisi ? Come giudica la medicina difensiva a cui
sempre di più i medici devono ricorrere per non
finire stritolati nelle spire della giustizia?
Stiamo parlando di un’esasperazione di certi aspetti
della vita professionale. Resto tuttavia dell’idea
che se ci si attiene alle linee guida con una certa
disciplina, questa per noi sia la miglior difesa.
Per tornare a bomba. È vero secondo lei che in
questo momento l’igiene orale sta vivendo una
sorta di rinascimento privato? Malika Ayane,
ad esempio, ha cantato al Festival di Sanremo
mettendo in mostra la “macchinetta” per i denti
con un certo piglio sbarazzino...
Quello che lei mi fa è un esempio che io stessa tiro
in ballo spesso. L’igiene orale è diventata ormai un
grandissimo veicolo con una connotazione anche
mediatica. La cantante in questione ha dimostrato
che non ci deve essere nessun imbarazzo a cantare
rivelando un apparecchio ortodontico ad una
platea mondiale:se ci pensa è un messaggio molto
preciso nell’indicare che anche in età adulta, cura
della bocca e prevenzione restano fondamentali”.
È vero che la “bocca”, il cavo orale per usare
il frasario accademico, è un po’ la cartina di
tornasole di tante altre malattie?
Verissimo. Non possiamo fare diagnosi ma dalle
condizioni della bocca di un paziente possiamo
ricavare alcuni segnali semeioticamente rivelatori. Dal paziente celiaco a quello diabetico. In un
articolo pubblicato ultimamente è emerso che un
tampone buccale possiede pressochè la stessa
valenza strumentale di un prelievo sanguigno, per
esempio.Pensi poi al fatto che gli stessi cardiopatici
vengono “spediti” dai loro cardiologi ad effettuare
la preventiva bonifica del cavo orale.
E quindi?
E quindi la cura e la prevenzione del nostro
paziente vanno massimizzate soprattutto con
l’eccellenza scientifica. Questo resta il nostro scopo
più tenacemente perseguibile.
Alberto Pezzini
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AVenezia torna (13-18 giugno) dopo 23 anni,
il 91°Congresso dell’eos, Società Europea di Ortodonzia
Dal 13 al 18 Giugno il mondo ortodontico
internazionale si riunisce a Venezia per il
91° Congresso EOS, l’European Orthodontic
Society, antica e prestigiosa società scientifica (oltre 2000 iscritti) fondata a Berlino nel
1907, che raccoglie valenti specialisti da tutto
il mondo ed organizzatrice nel vecchio continente di prestigiosi eventi annuali svoltisi per
cinque volte nel nostro Paese: a Roma (1955),
Bologna (1961), Firenze (1984), Venezia
(1992) e Sorrento (2002), raccogliendo
sempre grande successo di partecipazione.
Il prestigioso incarico di Presidente del
Congresso del 2015 è affidato ad Antonio
Maria Miotti, Direttore della Struttura Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo Facciale
dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di
Udine, Centro di Riferimento per la Diagnosi
e il Trattamento delle Malocclusioni su Base
Scheletrica. Miotti, seppure chirurgo maxillofacciale, è anche specialista in Ortognatodonzia ed appartiene ad una dinastia di
Ortodontisti: suo padre Benito Gerolamo era
stato presidente di EOS nel 1992, la sorella,
Francesca Ada,nella sua veste di presidente
EOS per il 2015, aveva già iniziato l’organizzazione del convegno, ma la morte l’ha colta
prematuramente nel 2013 all’età di 62 anni.
L’evento torna quindi a Venezia, dove si era
svolto 23 anni fa sotto la presidenza di Benito
Miotti e è ancor oggi ricordato come uno dei
più indimenticabili eventi scientifici per la
ricchezza di contenuti e la bellezza del luogo.
Ricco e di interesse culturale il programma:
Trattamento precoce o tardivo in ortodonzia
( Lorenzo Franchi ), C’è ancora bisogno di
estrazioni in ortodonzia? ( Giuliano Maino),
Basi scientifiche nelle decisioni cliniche e
giustificazioni per il trattamento ortodontico
( Stella Chaushu e Andrew Di Biase), Cure
ortodontiche integrate con altre discipline
(Ewa Czochrowska, Martyn Cobourne, David
M. Sarver, Giuseppe Ferronato), Argomenti
vari (Benedict Wilmes, Moschos Papadopulos)
L’evento è dedicato agli specialisti, ai giovani
che si stanno avvicinando ed ai cultori della
materia. Sono previsti importanti corsi pre e
post congressuali, anche in collaborazione
con la Sido che presenta il corso “Update on
Fixed Therapy”. È un’occasione per approfondire conoscenze, per condividere esperienze
scientifiche in una cornice unica come solo
Venezia può offrire. La sede del congresso, al
Lido di Venezia, è infatti articolata in diverse
strutture (Palazzo del Cinema, del Casinò e
Pala Galileo) le uniche in grado di ricevere un
evento di questa portata.
Carmen Mortellaro
Il saluto e l’invito di Antonio Maria Miotti ai Colleghi
Fondata nel 1907 la Società Europea di
Ortodonzia, European Orthodontic Society
(EOS), è un’associazione scientifica tra le
più antiche. Nel corso della sua storia ha
organizzato un congresso degno di nota
in pratica in ogni Paese europeo ad una
frequenza quasi annuale. Per 5 volte il
Congresso si è svolto anche in Italia e il 68°,
presieduto proprio a Venezia da mio padre
Benito 23 anni fa, è ancora ricordato come
uno dei più riusciti. Mia sorella Francesca fu
eletta Presidente EOS nel 2008 a Lisbona con la prospettiva di entrare in carica
nel 2015. In quella circostanza si convenne di tenere la 91° edizione nuovamente
a Venezia e Francesca cominciò subito a lavorare sodo e con passione al nuovo
evento. Destino vuole che non raggiungesse l’obiettivo, perché morì nel 2013.
Quando EOS, di cui sono membro dal 1984, mi offrì di continuare la sua opera,
accettai malgrado un personale senso di inadeguatezza, perché volevo contribuire alla sua memoria con l’aiuto e il sostegno di amici ed allievi, alcuni dei quali
nel Comitato Organizzativo che mi hanno, dietro le quinte, offerto il loro prezioso
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sostegno. Forte del loro appoggio mi lusingo di presentare un programma di
grande richiamo internazionale con 11 relazioni di elevato spessore su temi
d’interesse. Il Congresso si rivolge a tutti coloro che s’impegnano nel campo
dell’Ortodonzia, siano giovani o professionisti di buona esperienza. Sono previsti
anche corsi precongressuali ed un corso per specializzandi.
Il Congresso mira non solo a sviluppare competenza tra gli ortodontisti, ma anche
a facilitare la comunicazione tra colleghi di vari Paesi, essendo una delle migliori
occasioni per riunirli, per condividere e approfondire l’esperienza clinica e scientifica. In aggiunta al programma scientifico vi sarà anche occasione per scoprire
le bellezze di Venezia e le isole dalla laguna. Venezia non ha certo bisogno di
presentazioni essendo una delle più antiche e famosa città del mondo. La sua
storia si riflette nelle centinaia di canali, splendide chiese, nobili dimore, musei e i
vicoli angusti chiamati “calli”, senza tralasciare le sabbiose spiagge del Lido.
Colgo questa opportunità per ringraziare chiunque vorrà partecipare al Meeting
e quanti hanno offerto un contributo clinico scientifico. Da parte di EOS 2015 e
del Comitato Organizzativo ho l’onore di darvi il benvenuto a Venezia nel nome di
Francesca augurandomi che il soggiorno sia tra quelli da ricordare.
Antonio Maria Miotti
Congresso
Sinet
e il movimento
dentario
Alla vigilia del XII Congresso Nazionale
Sinet (23/ 25 maggio) intervista di
SusoNews ad Adolfo Ferro, icona della
Società italiana di terapia non estrattiva.
Che cosa è il gioco delle forze leggere nel
movimento dentario?
Per muovere un elemento dentario, si possono
applicare forze di densità, durata e frequenza
diverse con risultati non sempre sovrapponibili. Le forze leggere producono un movimento
continuo con danni strutturali irrilevanti, ma
richiedono l’uso di un filo tondo sotto sezionato
rispetto agli slot degli attacchi impiegati. Per
la riparazione del parodonto alterato dall’applicazione della forza, le forze pesanti sono
impiegate dall’ortodontista con l’uso di fili
rettangolari. Entrambe le forze, sia leggera
che pesante possono produrre riassorbimento
radicolare.
Quanto conta la biologia nel movimento?
Il movimento dentario è accompagnato da
una serie di eventi biologici prodotti dalla
compressione-tensione del legamento parodontale associato a processi infiammatori. Le
migliori risposte biologiche danno movimenti
rapidi e continui ben tollerati dal parodonto e
dalle radici dentarie. L’intensità della forza, la
scelta del filo ed il tipo di attacco condizionano
tale risposta anche se essa è anche condizionata da eventi biologici in parte ancora non
conosciuti.
Un sorriso va bene per un movimento
annoso?
Io penso di si ma è una scelta del paziente
specie se di sesso femminile
Come ci si regola con il movimento
dentario negli anziani?
Produce una risposta biologica all’applicazione di una forza diversa da quella dell’età
preadolescenziale (6-14 anni). Attualmente
l’interesse degli ortodontisti verso il trattamento di pazienti adulti è favorito dal calo del
numero di pazienti adolescenti sottoposti alla
terapia ortodontica.
Nel 1880 Kingsley affermò “sembra ormai
scontato che vi siano pochi limiti di età oltre
cui il movimento dei denti possa non verificarsi
con successo”. È vero. Ma è anche vero che
nell’adulto quei pochi limiti identificabili nello
sviluppo delle fosse glenoidee, nella densità
delle forze nei muscoli della masticazione e
nelle condizioni paradontali esistenti prima del
trattamento rendono la terapia meno semplice
e con minore successo.
L’età migliore per il movimento dentario resta
quindi sempre dai 6 ai 14 anni.
I traumi dentali? Un argomento sottostimato
(ma non dall’Unesco)
Si terrà il 30 maggio a Torino il 2° Corso nazionale interdisciplinare
sull’EMERGENZA TRAUMI DENTALI. Nato da un’idea di Alberto Laino
e Patrizia Biancucci, si tiene sotto l’egida di un numero nutrito di
Associazioni patrocinanti. La novità principale è tuttavia data dal
patrocinio Unesco Chair in Bioethics ottenuto dalla SIOF.
Siamo abituati a pensare che L’UNESCO si occupa solitamente di
monumenti d’interesse storico-architettonico come il Colosseo,
Castel dell’Ovo o la Mole Antonelliana… come mai in questo caso si
prende a cuore i denti degli adolescenti offesi dai traumi?
Purtroppo la presenza della prestigiosa UNESCO è legata al fatto che
un’altissima percentuale di abusi sui minori si accompagna a traumi
dentali o esiti di essi e pertanto, l’Organizzazione vuole tutelare, con
la sua egida, il bambino e l’adolescente nel periodo più vulnerabile
della loro vita!!!
Un segno dei tempi “che evidenzia – Laino dixit – come i traumi
dentali restino un argomento sottostimato dalla gran parte della
popolazione.
Un bambino su 5 che ha i denti sporgenti, nella sua vita andrà
incontro certamente ad un trauma dentale. Parliamo di una quota
rilevante della popolazione.
Traumi del genere restano fortemente sottostimati – osserva Laino
– e nessuno sa cosa si debba praticamente fare quando si verifichino”.
Nel corso, che riprende quello svolto lo scorso anno, pediatri, medici
di base e soprattutto i genitori potranno apprendere cosa fare,
quali accorgimenti usare in caso
di traumi dentali, i quali possono
andare dalla semplice infrazione
(frattura modesta) di un dente alla,
ben più grave, avulsione, che si
verifica nei casi più disparati: nel
gioco tout court (56%), in attività
sportive, per abusi (12%) fino agli
incidenti stradali. “In questi casi” –
osservano i due organizzatori – “la
distinzione da tenere in mente è
tra dente deciduo (il dente da latte,
volgarmente detto) e permanente.
Nel primo caso il dente non dovrà
essere reimpiantato quindi ci si può
permettere di non recuperarlo. Nel secondo, invece, non conservarlo
può significare arrecare una lesione definitiva. Oggi sono disponibili adesivi particolarmente efficaci per un reimpianto ben adeso
ai denti, riposizionando la radice del dente nella cavità naturale
dell’osso dove alloggiava rispettando l’idratazione e l’integrità del
delicatissimo legamento adeso alla radice.
Quel che tutti ignorano è l’importanza di conservarlo idratato e di
correre dal dentista possibilmente nella prima ora dall’incidente:
molte mamme ripongono il dente in un liquido, che può variare da
una soluzione fisiologica al latte (ancor meglio), il quale contenendo
caseina (ossia una quota calcica) in quei minuti preziosi permette al
dente di conservare le qualità vitali. Se si riesce pertanto a reimpiantarlo entro un’ora, è molto probabile che manterrà la propria integrità
in maniera pressochè completa”.
L’altro aspetto degno di interesse è costituito dalle implicanze
medico legali/assicurative che il trauma dentale porta con sé. Chi
si fa male all’interno di una struttura sportiva (ad esempio Scuola o
Circolo sportivo) può contare solitamente su una copertura assicurativa in grado di coprire i costi vivi emergenti e le successive spese
delle conseguenti cure dentarie rinnovate per tutta la vita.
Ma le vittime, ad esempio, di violenze familiari?
Al riguardo risulta inquietante quanto era emerso l’anno scorso,
grazie all’intervento di Fernanda Deniso, validissima Vice Questore
aggiunto a Torino:i traumi dentali sono le “spie” più fedeli di violenze
familiari, rivelando gli abusi commessi all’interno delle mura domestiche.
Uno schiaffo, un pugno o un calcio colgono preferibilmente l’area
buccale, quasi fosse una specie di sede sinistramente privilegiata.
Se poi si pensa che un incisivo superiore centrale viene liquidato in
ambito civilistico con l’1% di danno biologico ed una somma pari a
7 – 8 mila euro di rimborso puro, somma non trascurabile, da cui si
arguisce l’entità del danno.
Nel corso verranno pertanto divulgate nozioni da tesaurizzare per i
casi di emergenza ma anche linee guida che vanno ben oltre quelle
ministeriali. Perché in questo caso, divulgare è insegnare.
Il rapporto Odontoiatria/Sport al xiv (SIOS)
Congresso Mediterraneo di Favignana
La Società di odontostomatologia dello Sport (SIOS)
organizza per il 23 maggio a Favignana (TP) il XIV
Congresso Mediterraneo di Medicina dello Sport:
”L’odontoiatra e i traumi nello sport”, un titolo che
abbraccia una serie di temi avvertiti in Odontoiatria e in Medicina dello sport. Secondo Domenico
Tripodi, Responsabile del programma scientifico di
Favignana, se vista in rapporto allo sport, l’odontoiatria è sempre stata considerata come “Il portiere
della medicina”.
I medici dello sport si fermavano all’auscultazione
del cuore e dei polmoni: tutto il resto soprattutto
la bocca dell’atleta, veniva considerato come un
riflesso puramente ancillare, quindi trascurato.
Ancor oggi l’intero ecosistema orale risulta fortemente negletto. “Il nostro programma mira dunque
non soltanto a salvaguardare la salute dell’atleta in
generale – dice Tripodi – perchè quasi nessuno sa
che un cavo orale sano influisce sul resto dell’organismo, ma anche a potenziare fortemente le
prestazioni atletiche. Stiamo cercando di sensibilizzare il Ministero della Salute in questo senso:
abbiamo trasformato i vecchi paradenti, scomodi
al punto di non permettere all’atleta di respirare
adeguatamente e non poter comunicare con gli altri
compagni di squadra, in veri e propri “byte” oltre a
preservare il cavo orale da traumi e lesioni di natura
sportiva, se gli atleti indossano i paradenti vincono
di più. Per quale motivo quindi gli sportivi devono
continuare a non indossare byte “comfortanti”?
Ebbene i vecchi paradenti provocavano lo stesso
disagio? D’altronde si sono mai visti ballerini con
indosso gli anfibi?
L’odontoiatra è destinato quindi a ricoprire un ruolo
prezioso anche negli sport, non solo nella prevenzione (finora carente), ma anche per l’importanza
che rivestirebbe nelle competizioni: ogni atleta (e
squadra) verrebbero quindi affiancati dall’odonto-
iatra. Il tutto all’interno di una filosofia imperante
in base alla quale un’ottima igiene dentale resta
strumento privilegiato per godere di una vita più
appagante. Il binomio salute/estetica reso possibile
oltretutto dall’uso della tecnologia, rivela correlazioni molto più strette di quanto non si creda.
Al sorriso non si comanda: quanto vale
un bel viso se i denti non sono all’altezza?
Il XIV Congresso Nazionale della Commissione
Nazionale dei Corsi di Studio in Igiene Dentale
(C.S.I.D) si terrà a Modena il 12 e 13 giugno con
un titolo accattivante: “Il sorriso... benessere
nell’estetica”, un’endiadi insostituibile.
Secondo Andrea Forabosco, Presidente C.d.L.
Igiene Dentale e Direttore Corso di Perfezionamento per Assistenti alla Poltrona all’Università
di Modena, che lo presiederà, vale la regola
dell’equilibrio delle forze estetiche “in campo”:
“Soprattutto nelle donne – in cui la medicina estetica sta guadagnando sempre
più spazio - capita di cogliere
preoccupanti asimmetrie
rispetto al sorriso: a fronte
cioè di interventi chirurgo
estetici inappuntabili fanno
da contraltare denti decisamente scadenti, il chè stona
terribilmente nell’economia
di un volto”. Nato all’insegna
della multidisciplinarietà, il
Congresso si presenta ricco di
spunti: il ruolo dell’odontoiatra
viene visto in collegamento
funzionale con l’otorinolaringoiatra a fronte di un sempre
maggior rilievo al problema
delle apnee ostruttive nel
sonno. Tale disturbo notturno può cagionare significativi squilibri ed alterazioni pressorie che a volte
l’odontoiatra può contribuire a risolvere. Vengono
posti in luce i problemi labio linguali: un logopedista, Martina Lucenti, parlerà dei fattori clinici
per intercettarle. Un momento stimolante rimane
quello legato alle tecniche avveniristiche grazie a
cui si può oggi previsualizzare il sorriso, scegliendosi perfino i denti che si desiderano grazie ad un
sistema di mascherine appositamente studiate.
Il tutto rientra all’interno di quella filosofia ormai
imperante in base alla
quale un’ottima igiene
dentale resta uno
strumento privilegiato
per godere di una vita più
appagante.
Salute ed estetica costituiscono un binomio che
rivela correlazioni molto
più strette di quanto non
si creda, reso possibile
oltretutto dall’uso della
tecnologia che – Philips
insegna - può rivelarsi un
alleato davvero prezioso
nella scelta di certe
tecniche terapeutiche.
05
Legionellosi negli studi odontoiatrici
La Procura Torinese ha avviato un’indagine negli
studi odontoiatrici di Torino per la verifica della
presenza della legionella. La prof.ssa Carla Maria
Zotti, Associato di Igiene Generale e Applicata
Università di Torino, durante la conferenza stampa
organizzata nella sede dell’Ordine torinese dopo gli
articoli pubblicati dalla stampa locale su presunti
pericoli di contagio, ha chiarito che non esiste un
rischio per la salute pubblica.
Alla conferenza stampa del 23 aprile 2015 hanno
partecipato il dott. Guido Giustetto, Presidente
dell’OMCeO di Torino, il dott. Gianuigi D’Agostino,
presidente CAO Torino, avv. Roberto Longhin, prof.
ssa Carla Maria Zotti, Associato di Igiene Generale
e Applicata Università di Torino, dott. Virginio Bobba,
presidente ANDI-Torino, dott. William Manuzzi,
presidente SUSO-Torino, dott. Vincenzo Macrì,
rappresentante dell’AIO che hanno esternato
l’attenzione che già odontoiatri torinesi hanno per la
salute dei loro pazienti.
“La poltrona del dentista – ha spiegato la prof.ssa
Zotti- produce aerosol e dove c’è aerosol c’è un
potenziale rischio ma per fare tramutare il rischio
da presunto in reale, il batterio della legionella
deve entrare nello studio odontoiatrico attraverso
l’acqua potabile e deve, poi, colonizzare all’interno
del riunito”.
Riuniti, ricorda la Prof.ssa Zotti, che hanno normalmente delle procedure di trattamento che prevengono non solo questo tipo di infezione. “Ci sono
comunque delle pratiche quotidiane che possono
evitare la colonizzazione”, aggiunge la ricercatrice.
Fortunatamente la casistica del rischio Legionella
nello studio è comunque molto ridotta sia in termini
SUSO Sindacato Unitario
Specialità Ortognatodonzia
dal 1976
Siamo l’unico puro Sindacato di categoria
Uniamo TUTTI gli Ortodontisti (specialisti,
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“Questo -ricorda la prof.ssa Zotti- non vuole dire
che non ci sia un rischio sia per il paziente che per
gli operatori di contrarre la Legionella nello studio
odontoiatrico, ma che il rischio è molto ridotto
soprattutto se si adottano quelle buone pratiche di
gestione del riunito odontoiatrico”.
La Professoressa Zotti informa inoltre che le nuove
linee guida sulla legionella a cui ha collaborato
per la stesura, nelle quali, per la prima volta “c’è
anche una piccola parte specifica sull’odontoiatria”,
sono al vaglio degli uffici competenti e di prossima
pubblicazione da parte del Ministero della Salute.
Il SUSO richiama l’attenzione di tutti i colleghi sul
problema per evitare spiacevoli sorprese, perché là
dove i controlli hanno dato esito positivo ne sono
discese ordinanze prescrittive che fermano i riuniti
fino alla loro messa in sicurezza con misure di
prevenzione dai costi rilevanti … come sempre tutti
a carico del malcapitato.
Fonte Odontoiatria33
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Chiuso in tipografia il 09/05/2015
06
A cura di Roberto Longhin - Consulente legale SUSO
Occhio all’iva per le prestazioni estetiche
per non incorrere nell’insaziabile Fisco
La crisi economica che da troppo tempo sta
martoriando gli italiani, ha prodotto un crollo della
domanda in tutti i settori ad eccezione di quello
delle cure estetiche. Uomini e donne sembrano non
voler rinunciare al culto della bellezza, all’esigenza
imperante dell’apparire, continuando ad investire
nella cura della persona i pochi danari a volte
sottratti all’essenziale. Lifting, filler, liposuzioni,
botox, faccette sui denti, sbiancamenti ossessivi,
brillantini sugli incisivi sono prestazioni che fanno
ancora circolare qualche soldo. Anche gli odontoiatri hanno quindi convertito parte della loro attività
industriandosi nell’estetica, forti del recente parere
15.7.2014 reso dal Ministero della Salute che ha
riconosciuto legittimazione ad eseguire questi
trattamenti nel limite del distretto della bocca.
Pochi di loro sanno però che il Fisco, famelico ed
insaziabile mostro, ha immediatamente messo gli
occhi su questo mercato, cominciando a colpire
quei professionisti, oggi in prevalenza ancora
medici, che non hanno chiesto e corrisposto l’IVA
per queste prestazioni. Le prestazioni estetiche
sono infatti ritenute prestazioni assoggettate al
regime dell’IVA che, se non corrisposta, espone il
professionista a spiacevoli contestazioni.
Per cogliere la portata del nuovo fenomeno occorre
ricordare che l’art. 10 del D.P.R. 633/1972 esenta
dall’I.V.A. le prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione rese alla persona nell’esercizio delle
professioni e arti sanitarie soggette a vigilanza.
La disposizione deriva dal recepimento nella
normativa nazionale di quanto previsto dall’art. 13,
parte A, n. 1, lett. c) della Direttiva 77/388/CEE la
quale dispone che gli Stati membri esentano “le
prestazioni mediche effettuate nell’esercizio delle
professioni mediche e paramediche quali sono
definite dagli Stati membri interessati”.
Sulla materia si è pronunciata nel 2003 la Corte di
Giustizia dell’Unione Europea con la nota sentenza
20.11.2003 (cause C-307/01 e C-212/01), nella
quale ha enucleato taluni principi e limitazioni
nell’applicazione della suddetta disposizione comunitaria. In particolare, ha precisato che la direttiva
non esenta qualunque prestazione effettuata nell’esercizio della professione medica, ma solo quelle
corrispondenti alla nozione di “prestazioni mediche”
dirette alla diagnosi e alla cura e, nella misura
possibile, alla guarigione. Allora erano in discussione le perizie medico-legali, i certificati e i referti
sullo stato di salute a fini di pratiche assicurative
ecc. che sono state escluse dall’esenzione.
Si è quindi creato all’epoca un momento di difficoltà
interpretativa che ha portato l’Agenzia delle Entrate
ad emettere la Circolare 28.01.2005 n. 4/E, nella
quale aveva precisato la “nozione” di interventi
chirurgia estetica. Essi, si legge, “sono interventi
tesi a riparare inestetismi, sia congeniti, sia talvolta
dovuti a eventi di vario genere (per esempio
malattie tumorali, incidenti stradali, incendi ecc.)
comunque suscettibili di creare disagi psicofisici
alle persone”. La Corte di Giustizia è recentemente
tornata sulla materia con la sentenza 21.03.2013
(causa C-91/12). Un giudice svedese ha chiesto
lumi circa il regime fiscale degli interventi di
chirurgia estetica (aumento, riduzione e lifting del
seno, addominoplastica, liposuzione, lifting del viso,
depilazione definitiva e ringiovanimento della pelle
a luce pulsata, trattamento anticellulite, iniezioni
di botox ed acido ialuronico, filler). La sentenza ha
introdotto la distinzione tra interventi necessari
ed interventi voluttuari, i primi assistiti da finalità
terapeutica avendo “lo scopo di diagnosticare,
curare o guarire malattie o problemi di salute o
di tutelare, mantenere o ristabilire la salute delle
persone”, i secondi privi di tale finalità qualificati
come meramente “cosmetici” e pertanto ricadenti
nell’area I.V.A.. La pronuncia mira ad evitare trattamenti fiscali differenziati in materia di prestazioni
mediche, ma pone rilevanti problemi applicativi
giacché enuncia un principio indeterminato nel suo
nucleo, essendo rimessa al giudice nazionale la
verifica circa la sussistenza nel singolo caso della
suddetta finalità assistenziale, col solo limite che “la
semplice convinzione soggettiva del paziente non è,
di per sé, determinante ai fini della valutazione della
questione se tale intervento abbia scopo terapeutico”, rimanendo questa sempre rimessa in via
esclusiva al medico.
L’impostazione della Corte europea sembra per il
vero ispirata ad una logica “vetusta”, giacché non
“La professione odontoiatrica? Incapace
di proiettarsi nel futuro oltre la barricata”
SusoNews numero zero ha pubblicato con il giusto risalto la notizia della
sentenza n. 1061/14 pronunciata dal TAR dell’Emilia che ha escluso che
gli igienisti dentali siano autorizzati ad aprire un loro studio autonomo.
Al risultato hanno contributo non poco le più accreditate associazioni
degli odontoiatri, scese in causa sfoderando raffinate argomentazioni
giuridiche per sostenere, unanimemente e a gran voce, la ausiliarietà
della professione di igienista e la conseguente preclusione per gli
igienisti dentali a poter effettuare in autonomia le prestazioni riconosciute dall’ordinamento, rese lecite solo dalla loro indicazione da parte
dell’odontoiatra.
Prescindendo da ogni valutazione delle argomentazioni giuridiche, la
sentenza offre spunto per una riflessione sull’incapacità della professione odontoiatrica a proiettarsi nel futuro, uscendo dalla stagnante e
improduttiva visione della barricata quale l’unica difesa per arginare
l’onda del nuovo che avanza.
Nell’ultimo decennio l’onda si è progressivamente gonfiata a causa
dell’accesso indiscriminato ai corsi di laurea professionalizzanti, dalla
nascita della pletora odontoiatrica incrementata dalla libera circolazione
dei professionisti, dalla crisi del mercato, dalla lievitazione dei costi,
dall’abolizione delle tariffe, del varo delle liberalizzazioni, dalla nascita
di nuove professioni tra le quali quella dell’igienista, ma l’odontoiatria
non ha saputo valutare queste novità e meno ancora si è aperta ad esse
trasformandole in opportunità.
Non credo si tratti di miopia, quanto piuttosto dell’incapacità da parte
della categoria di superare la visione “sacrale” che nessuna professione ha più di se stessa.
L’ancillarità di alcune professioni ad altre è il frutto più tangibile
di questo retaggio che impedisce di cogliere i segni dei tempi e
rischia prima di tutto di creare danni.
È infatti facile profetizzare che gli igienisti dentali avranno
buon gioco a rivendicare il rapporto di dipendenza se saranno
costretti a lavorare negli studi altrui, se non godranno di
autonomia, se saranno privi di loro mezzi di produzione e se
rimarranno subalterni agli odontoiatri che saranno indicati
come i loro datori di lavoro.
Al di là dei danni, la visione sacrale impedisce vedute
prospettiche e progettazioni lungimiranti capaci di
valorizzare il nuovo che avanza, creando sinergie e nuove
occasioni di crescita dell’odontoiatria. La nobile professione deve avere il coraggio di abbandonare strade non
più praticabili per altre forse più difficili, meno gratificanti, meno redditizie, più affollate ma necessarie per
uscire da strategie di difesa inidonee ad arrestare l’onda
di piena. Quell’onda sempre più gonfia ed impetuosa di
cui gli igienisti non sono che una minimissima parte. A
renderla gonfia sono i giovani “consulenti” che peregrinano da uno
studio all’altro; i giovanissimi “direttori” dei centri low cost che pullulano
in ogni città; i titolari di “contratti a progetto” che lavorano un po’ in
questa clinica, un po’ in quell’altra per sbarcare il lunario; gli odontoiatri
prestatori d’opera a buon mercato nella odontoiatria sociale, ideata dalle
ASL prive di risorse; per tacere di assistenti alla poltrona, di odontotecnici, di professioniste dell’estetica che premono alla porta di un mercato
diventato troppo piccolo.
Eppure le idee non mancano. Le proposte che circolano sono ancora di
più: iniziare una politica dell’informazione nelle scuole superiori, svolta
capillarmente, con numeri e statistiche sugli sbocchi di lavoro per gli
odontoiatri; aprire un dialogo nuovo con l’Università varando tirocinio
obbligatorio negli studi professionali, anziché innalzare la durata del
corso di laurea; introdurre l’obbligatorietà della pratica professionale
premiando le assunzioni dei giovani neolaureati con sgravi d’imposta;
creare un’odontoiatra di base con quota assistenziale a carico dell’assistito; introdurre gli albi chiusi o gli albi per centri di aggregazione; ripensare alla contrattazione collettiva, etc.. Tante idee, tutte da approfondire,
da studiare, da verificare. Perché questo sia possibile è però necessario
che la professione abbandoni la visione sacrale, esca dalla politica del
protezionismo di pochi, scenda dalla barricate e guardi oltre il confine
verso il domani anche se molto buio, ma soprattutto torni a credere in
se stessa, nei giovani, nel nuovo che
avanza perché da questo dipende
la sua possibilità di crescita
e la sua stessa sopravvivenza.
dà alcuna
rilevanza alla
moderna
nozione
di salute
elaborata dall’O.M.S. ed ormai facente parte del
patrimonio giuridico comune degli Stati occidentali,
che si identifica con una situazione di benessere
psico-fisico che ben può richiedere la previa eliminazione, anche con mezzi chirurgici o odontoiatrici,
di quella situazione di disagio psico-fisico che
rappresenta un vero e proprio stato morboso, ma al
Fisco nostrano l’occasione non poteva essere più
ghiotta. Sono cominciati i primi controlli. A farne
le spese per primi gli studi di chirurgia estetica e
sono fioccate le prime contestazioni, perché ad oggi
nessuno poteva neppure lontanamente immaginare
prestazioni sanitarie soggette ad IVA.
C’è da sperare in repentini chiarimenti dell’Agenzia
delle Entrate prima che i controlli si estendano
anche agli studi odontoiatrici dove le prestazioni
di estetica intese nel senso delineato dalla Corte
di Giustizia Europea stanno diventando una voce
rilevante dei magri incassi. Occhio dunque ad
essere accorti, evitando di annotare prestazioni
estetiche fini a se stesse, a fatturare interventi di
solo botox o soli filler o altre prestazioni con finalità
puramente estetiche che possano prestare il fianco,
perché il mostro famelico non esiterà ad affondarvi
i suoi denti.
Illusione da sfatare
la remunerazione
degli specializzandi
Molti medici ormai prossimi alla pensione sono quotidianamente bersagliati da msm, da newsletter e da
mail che li invitano a promuovere causa per ottenere il
rimborso della mancata remunerazione per la frequenza
delle scuole di specializzazione, cui sono stati iscritti tra il
1982 e il 1991.
La promessa si basa sull’inadempienza dello Stato
italiano alle direttive 75/362/CEE e 82/76/CEE. Della
materia, della quale abbiamo più volte scritto, si è
occupata la giurisprudenza che si è espressa nel corso di
vent’anni con pronunce contrastanti e con interpretazioni
variegate. Tuttavia, negli ultimi anni l’orientamento ha
trovato assestamento sull’insormontabile pilastro della
prescrizione.
L’argomento giuridico è di particolare complessità,
essendo frutto di una lenta evoluzione interpretativa che
ha portato ad affermare che il termine di prescrizione è
decennale (Cass. 9.10.2013 n. 22972).
Esso, secondo la Suprema Corte che ha mutato orientamento più volte, ha cominciato a decorrere per tutti dalla
pubblicazione della legge 19.10.1999 n.370, dalla quale
il diritto al risarcimento avrebbe potuto essere fatto valere
da chiunque (Cass. 20.3.2014 n. 6606). Intraprendere
quindi causa oggi senza aver mai interrotto la prescrizione equivale all’accollo certo di una spesa per un risultato altrettanto certo di insuccesso, almeno a giudicare la
molte pronunce degli ultimi tempi.
Per favorire le adesioni molte newsletter sostengono che
il termine di prescrizione non opera per degli specializzandi degli anni 82-91 nei confronti dei quali le direttive
non hanno mai trovato attuazione, perché il D. Lgs. 257
del 1991 di adeguamento delle scuole e di riconoscimento della borsa è stato utile solo per coloro che hanno
iniziato la specializzazione dopo il 1992.
La tesi è certamente suggestiva, ma si scontra con ben
centosettantasei sentenze della Suprema Corte a partire
dall’anno 2011 (Cass. 20.03.2014 n. 6606 le richiama
tutte in un monito di rilievo). Quanti sceglieranno di rivolgersi al Tribunale devono quindi sapere in cosa investono,
perché queste cause sono tutt’altro che gratuite e, se
perse, comportano anche la rifusione delle spese di lite
allo Stato.
07
A cura di Maurizio Tonini Consulente Fiscale suso
Il “Sistema Tessera Sanitaria” altro onere fiscale per iscritti all’Albo
Ci risiamo. Ecco
un altro adempimento posto
a carico degli
iscritti all’Albo
dei medici
chirurghi e degli
odontoiatri ed in
generale di tutti
i soggetti esercenti un’attività
sanitaria che sicuramente determinerà un aggravio
di tempo e di costo.
L’articolo 3 comma 3 del D. Lgs. 21 novembre
2014, n. 175, noto come Decreto “Semplificazioni
fiscali”, ha disposto che, ai fini della predisposizione del modello 730 precompilato, i soggetti
esercenti un’attività sanitaria ed in particolare
medici chirurghi e odontoiatri dovranno comunicare al Sistema Tessera Sanitaria i dati relativi alle
prestazioni sanitarie erogate.
Tale obbligo decorre dal 2015 e le specifiche
tecniche e le modalità operative relative alla
trasmissione telematica dei suddetti dati dovranno
essere pubblicate nel sito Internet del sistema
Tessera Sanitaria. E meno male che dovrebbe
trattarsi di una “semplificazione fiscale”!!
Pur non essendo ancora resa nota alcuna modalità
di attuazione relativa a tale trasmissione si può
comunque ragionevolmente ipotizzarne i contenuti
minimali. Essendo destinata alla precompilazione
della dichiarazione dei redditi, sicuramente oltre
al codice fiscale ed al corrispettivo introitato dai
soggetti che hanno sostenuto la spesa sanitaria,
dovrà essere comunicata anche la natura delle
prestazioni sanitarie erogate. Infatti non tutte
le spese sanitarie determinano la possibilità di
una detrazione dalla dichiarazione dei redditi; ad
esempio quelle di natura estetica non permettono
alcuna detrazione.
Di conseguenza i dati comunicati non potranno
essere prelevati automaticamente dalle scritture contabili, anche si potesse ipotizzare tale
soluzione, ma si dovrà prevedere comunque una
analisi precisa. Una soluzione poteva essere quella
di collegarsi allo spesometro, che ogni soggetto
passivo IVA deve trasmettere annualmente all’Agenzia delle Entrate, in relazione alle operazioni
attive e passive registrate nell’anno precedente.
Ciò avrebbe dovuto anticipare la sua spedizione
a gennaio o febbraio, rispetto all’attuale mese di
aprile, ma in tale comunicazione non è assolutamente individuabile la natura delle prestazioni
sanitarie erogate.
Quindi si dovrà quasi sicuramente procedere
ad una autonoma dichiarazione telematica, che
comporterà, come già detto, un aggravio degli
adempimenti burocratici e soprattutto un incremento dei costi a carico del professionista.
Oltrettutto pensare ad uno spostamento nel tempo
di tale adempimento lo ritengo quantomeno utopistico, in considerazione della grande campagna
pubblicitaria fatta in questi ultimi tempi sulla
precompilazione della dichiarazione dei redditi da
parte dell’Agenzia delle Entrate. Una soluzione di
compromesso possibile potrebbe essere, tuttavia,
prevedere per i soggetti sanitari che procedono a
tale dichiarazione un corrispettivo anche minimo
per ogni soggetto comunicato, riconosciuto
dall’Agenzia delle Entrate oppure un credito di
imposta correlato alle comunicazioni trasmesse.
Una soluzione non difficile da realizzare, essendo
tutte le comunicazioni tracciate e quindi facilmente
riconducibili al soggetto che le ha effettuate.
Appare evidente che, se non fosse previsto
alcunché per tale nuovo adempimento, si determinerebbe un aumento dei costi a carico degli
odontoiatri ed in generale degli esercenti l’attività sanitaria che si ribalterà sui pazienti finali,
rendendo ancora più difficile l’attività professionale
in un momento di crisi come quello attuale.
Non resta quindi che aspettare gli sviluppi,
sperando che il Governo conceda almeno qualche
compensazione economica.
Trasferimenti più facili per gli immobili
ad uso non abitativo? Il notaio ne dubita
Il DDL sulla
concorrenza
proposto dal
Governo Renzi
ha deciso di
abolire l’obbligo
di atto notarile
per l’acquisto
di immobili
al di sotto dei
100mila euro
ad uso non
abitativo (negozi, uffici, depositi, terreni). All’articolo
29 si stabilisce che i trasferimenti a titolo oneroso
(comprevendite, permute) o gratuito (donazioni) dei
beni immobili non abitativi (box, depositi, negozi,
capannoni, terreni edificabili, agricoli, etc.) con valore
catastale sotto i 100 mila euro, potranno essere
effettuati con una semplice autentica della sottoscrizione delle parti. Sin qui potrebbe sembrare una vera
rivoluzione. Se il DDL passerà, lo sarà, ma in senso
assolutamente negativo. L’articolo 29, infatti, dispone
che i controlli ipotecari e catastali nonché la loro
registrazione e trascrizione sono a carico delle parti.
In buona sostanza il soggetto che autenticherà la
firma si limiterà a certificare che il signor Mario Rossi
e Giuseppe Bianchi sono in effetti loro.
Da un punto di vista della legalità è una scelta al
ribasso, soprattutto per un Paese a rischio come
l’Italia. Il rischio è ritrovarsi come nei paesi anglosassoni, ove non ci sono nè controllo preventivo nè
registri immobiliari controllati e ci sono le frodi immobiliari. In Italia sta già accadendo con le autovetture,
per le quali non vi è l’obbligo di effettuare l’autentica del passaggio di proprietà davanti al Notaio:
è recente la notizia di decine di migliaia di auto
fantasma, intestate a morti, nomadi, senza tetto e via
dicendo, senza assicurazione, utilizzate per operazioni criminali, falsi incidenti ed altro. Con gli immobili
potrà accadere peggio: immagini se un bel giorno vi
vengono a dire che quella che ritenevate casa vostra,
non lo è più; oppure se scopriste se qualcun altro,
fingendosi voi ha ipotecato casa vostra per ottenere
un mutuo. Oggi in Italia è praticamente impossibile,
domani non si sa. Totò che vende la Fontana di Trevi
non sarà solo una scena da film.
Abbassando il livello dei controlli i cittadini si potreb-
08
bero ritrovare in condizioni pericolosissime: comprare
un immobile da un non proprietario o comprarla con
ipoteche od altre formalità pregiudizievoli. Ci sarebbe
poi, un doppio binario. Da una parte gli immobili
trasferiti con atti pubblici, oggetto di controllo e regolarmente registrati e trascritti, dall’altra quelli trasferiti
con autentica. Chi garantirà, un domani, che il laboratorio medico o negozio acquistato in precedenza con
una scrittura autenticata sia effettivamente del mio
venditore? Il pericolo è concreto.
Difficile trovare dei vantaggi per i cittadini e professionisti. Risparmio? No. Il grosso delle spese nella
transazione immobiliare sono le tasse e quelle sono
rimaste. Si dovrà pagare almeno un avvocato per
l’autentica (se non due, qualora le parti preferiscano
avere quello di fiducia, data la non terzietà del legale).
La parte acquirente, poi, vorrà fare controlli preventivi
e, verosimilmente, si rivolgerà ad un professionista
che dovrà essere pagato. Dovrà inoltre registrare e
trascrivere l’atto ed anche qui dovrà rivolgersi ad un
professionista da pagare. Forse I costi sono più alti
di un atto notarile. Semplificazione? Anche in questo
caso, risposta negativa. Oggi si va dal notaio, si
portano i documenti e pensa a tutto lo studio, dalla A
alla Z. Domani ci si dovrà rivolgere almeno a due-tre
professionisti. E pensare che il titoletto dell’articolo
29 è “Semplificazione del passaggio di proprietà di
beni immobili ad uso non abitativo”. Sicurezza? Su
questo punto vi sono già molti spunti per dare una
risposta.
Se la finalità è aiutare il cittadino, la ripresa economica, l’aumento delle transazioni commerciali, siamo
fuori rotta. C’è chi sostiene scenari un po’ oscuri. Nel
DDL è previsto che, nelle società tra professionisti, il
socio di capitale possa essere quello di maggioranza.
In società di questo tipo il professionista verrebbe a
trovarsi come semplice prestanome, per garantire
al socio di capitale una fetta di mercato, quella delle
professioni, in cui non potrebbe accedere. Se questo
fosse l’obiettivo, sarebbe pericolosissimo per la
collettività, poiché il servizio professionale che cura
gli interessi dei clienti, verrebbe trattato né più né
meno come merce di scambio e, allora, la domanda
sorge spontanea: si continuerà a fare l’interesse del
cliente, anche in contrasto con l’esigenza di profitto
del socio di capitale?
Gabriele Naddeo
Notaio in Torino
Se si compra all’estero
attenti alla fattura!
È sempre più frequente notare negli studi
dentistici l’acquisto di materiale odontoiatrico
effettuato da società o soggetti non residenti
nel territorio italiano.
Spesso tali materiali sono già presenti in Italia
presso depositi o magazzini gestiti da rappresentanti fiscali in Italia dei soggetti esteri.,
i quali hanno inoltre una partita IVA italiana
per sostituire i soggetti esteri nei vari rapporti
contrattuali. L’Agenzia delle Entrate, con la
risoluzione n. 21/E del 20 febbraio 2015, ha
chiarito che “il documento emesso con partita
IVA italiana dal rappresentante fiscale di un
soggetto passivo estero residente nella U.E.
(o fuori dalla UE), per una cessione effettuata
nei confronti di una soggetto passivo IVA
residente in Italia, sia da considerare non
rilevante come fattura ai fini IVA e debba
essere richiesta al suo posto la fattura emessa
direttamente dal fornitore estero”.
Si raccomanda, quindi, in considerazione della
non rilevanza ai fini IVA di un documento non
ritenuto valido per la deducibilità del costo, di
verificare in modo scrupoloso che la fattura di
acquisto rechi la denominazione e la partita
IVA estera della società o soggetto non residente. Si ricordano infine gli adempimenti da
porre in essere nel caso di acquisti da parte
di fornitori localizzati all’interno dell’Unione
Europea.
La fattura ricevuta dal fornitore intracomunitario deve essere senza IVA; l’odontoiatra
deve integrarla con l’applicazione dell’IVA,
con le aliquote previste dalla legislazione
italiana, sul costo del materiale indicato in
fattura. Tale fattura deve essere annotata nel
registro IVA vendite per il pagamento dell’IVA
dovuta nella liquidazione mensile o trimestrale
e quindi registrata anche nel registro IVA
acquisti, senza poter portare in detrazione
l’IVA integrata. Infatti essendo correlata a
prestazioni esenti da IVA come nel caso degli
odontoiatri, l’IVA sugli acquisti di beni e servizi,
non può essere portata in detrazione e diventa
un costo.
Si rammenta inoltre che per procedere ad
acquisti intracomunitari occorre essere iscritti
nel registro VIES. Tale iscrizione con la modifica introdotta dall’articolo 22 del
D. Lgs. 21 novembre 2014, n. 175 (Decreto
Semplificazioni fiscali) è divenuta immediata.
Non sarà quindi più necessario come previsto
in precedenza, attendere,30 giorni prima di
procedere ad operazioni intracomunitarie.
A cura della SIOF
Medicina estetica in Odontoiatria e benessere
Due punti fermi al Congresso Poiesis
Il 17 e 18 Aprile 2015: date significative il VI Congresso di POIESIS, si è
tenuto a Verona nella splendida cornice del Museo Nicolis, con una novità
nel panorama odontoiatrico: si è parlato di medicina estetica, di nutrizione e
molto più.
La prima giornata ha visto un tavolo tecnico composto da medici odontoiatri,
estetici, avvocati, noti odontoiatri forensi, professori universitari e associazioni di categoria confrontarsi in una “Consensus Conference” sulla liceità
per l’odontoiatra a svolgere medicina estetica. Tema scottante che negli
ultimi anni ha smosso diversi gruppi e associazioni mediche di vario genere
con pareri difformi e spesso pilotati da interessi politici ed economici. Ma pur
sempre e solo ‘pareri’.
Fra le Associazioni presenti: POIESIS (associazione scientifica di
medici generici o specialisti, medici odontoiatri e operatori
del settore che si occupano di estetica facciale), SIOF
(Società Italiana di Odontoiatria Forense che riunisce
medici-legali, odontologi forensi e giuristi), SUSO
(Sindacato Unitario Specialità Ortognatodonzia), ANDI
(Associazione Nazionale Dentisti Italiani), AIO (Associazione Italiana Odontoiatri), CAO (Commissione Albo
Odontoiatri), SIMEO (Associazione Italiana Medicina
Estetica Odontoiatrica), AIME (Associazione Italiana
Medicina Estetica), AMPIS (Aesthetic Medicine Practical Italian Society). L’’eterogeneità del tavolo tecnico ha
permesso di dare uno sguardo alla giurisprudenza e di approfondire la competenza in materia dell’odontoiatria e i confini medico-legali in
cui può operare.
Pur provenendo da fonti così variegate con assonanza perfetta, le opinioni
sono state unanimemente condivise fra i relatori e supportate da fonti giuridiche e scientifiche: l’odontoiatra è un medico, con competenze mediche.
Superfluo dirlo, ma è sempre bene mettere capisaldi e motivarli. E come è in
grado di compiere anamnesi, anestesia, atti chirurgici anche piuttosto invasivi, prescrivere farmaci e analizzare settori del corpo ‘esterni al dente’ (es.
muscolo temporale in gnatologia, rx mano o vertebre in ortodonzia) può praticare anche la medicina estetica, non solo limitatamente alla zona labiale,
operando il medico odontoiatra da decenni a più livelli su tutto il terzo medio
e il terzo inferiore del viso. A prescindere che l’oggetto del trattamento sia già
paziente odontoiatrico o meno.Quindi, oltre a scrivere “medico odontoiatra”
su targa e biglietti da visita (cosa sdoganata da qualche tempo), ha il diritto
ad avere libertà di scegliere presidi e tecniche più opportune per compiere al
meglio l’attività e raggiungere l’obiettivo concordato col paziente.
A suffragare ciò vi sono diversi orientamenti normativi: in primis - ma non
solo - la Sentenza della Corte Costituzionale che cita “Non è, invero, sotto
alcun profilo, revocabile in dubbio che la professione odontoiatrica sia
medica e essa si concreti, nei limiti del suo specifico oggetto, nell’esercizio
delle stesse attività di prevenzione, diagnosi e cura che connotano l’esercizio di ogni professione medica, quale che sia il campo di cui il medico
si interessi e quale l’oggetto immediato del suo intervento.” E ancora: “Le
circostanze che con legge 24 luglio 1985, n. 409 sia stata istituita in Italia la
professione di odontoiatra ed il relativo albo professionale […] non autorizza
certo ad infierire che, da allora, l’attività che egli esercita non sia più professione medica.”
È stato tuttavia ribadito che laurearsi in medicina o odontoiatria non fa
nascere medici estetici, essendo fondamentale che l’attività sia supportata
da un’adeguata formazione post-laurea. Non esiste una scuola di specializzazione in Medicina estetica né per il medico chirurgo generale o specialista,
né per l’odontoiatra. Quindi, per agire in scienza e coscienza, è inevitabile
che queste figure siano accomunate dalla necessità di apprendere la
capacità di fare diagnosi, approntare adeguati piani di trattamento, avere la
manualità necessaria per applicare tecniche e scegliere i prodotti più idonei,
gestire eventuali emergenze,informando correttamente il paziente.
Questi percorsi formativi sono presenti da anni sul territorio nazionale sotto
forma di Master pluriennali e corredati di ECM del Ministero. Sono sempre
stati aperti anche agli odontoiatri per acquisire informazioni di
angiologia, dermatologia, medicina anti-aging e conoscere
e sapere gestire materiali come filler, tossina botulinica
(nota da tempo e utilizzata in gnatologia), trattamenti fisici
(radiofrequenza, luce pulsata, laser, Plexr, ecc.). Sabato
18, Poiesis in collaborazione con Gerona 2005, ha riunito
alcuni dei maggiori esperti di nutrizione: Lorain Cordain,
studioso americano inventore della dieta Paleozona; Aronne
Romano, pioniere degli studi sulla Paleodieta in Italia; Luigi
Marzio Biasucci, ricercatore e docente presso il Dipartimento di Scienze cardiovascolari della Cattolica di Roma;
Filippo Ongaro, medico dell’Agenzia Spaziale Europea che
da tempo segue l’astronauta Samantha Cristoforetti con cui sta
sviluppando un progetto legato all’alimentazione.
Un interesse che parte dagli studi sull’invecchiamento degli astronauti: “Sei
mesi nello spazio – afferma – corrispondono a 10 anni sulla Terra in termini
di alterazioni metaboliche”. Non ultimo Ezio Costa, che a nome del direttivo
Poiesis, conclude con la necessità di continuare su questa strada. Quasi
tutte le patologie cardiocircolatorie più diffuse – viene ricordato – derivano
da abitudini alimentari sbagliate, l’alimentazione e sport garantiscono lo
stato di salute riducendo notevolmente i rischi anche delle principali malattie
degenerative. Per quanto l’uomo voglia mettere dei recinti al corpo umano,
questo, a più riprese, ci ricorda come non sia fatto a compartimenti stagni e
che ogni elemento, organo, funzione siano coordinati in un gioco di equilibri
che si ripercuote su bellezza e benessere. O per prendere in prestito un
termine suggestivo: ‘bellesserè.
Chantal Milani
Direttivo Nazionale SIOF
Lettera aperta all’“amico Carlo Fossati”
L’8 marzo Carlo Fossati ha concluso la sua
vicenda terrena, lasciando un bel ricordo di sé e
tanto rimpianto. Pubblichiamo l’accorata “lettera
aperta” inviatagli dagli amici e i colleghi SIOF.
Caro Carlo
Si, perché è cosi che ci si mette in contatto con te
sempre, dal telefonino al computer, nostri abituali
strumenti di comunicazione, veloci, essenziali,
un po’ milanesi ma efficienti. Descriverti sembra
complicato. In realtà quando pensiamo a te e
dobbiamo presentarti, è facile.
Carlo Fossati di Milano, sempre sorridente,
garbato, molto disponibile all’ascolto, un signore
di altri tempi, quasi inappropriato per la società
odontoiatrica italiana che vive di altri valori, che
non erano i tuoi.
Raccontare il tuo percorso da professionista
rischia di diventare talmente lungo, che conoscendoti così riservato, potresti arrossire e accennare
un sorriso, tanto le esperienze le hai fatte tutte,
hai lavorato al fianco dei più grandi nomi della
medicina odontoiatrica, hai insegnato il mestiere a
tanti di noi, sei apprezzato e stimato da tutti.
E adesso smetto di dire quello che pensiamo di
te, perché rischio di farti arrabbiare. Tu non ne
sei capace, ma potresti farmelo capire! Vogliamo
parlare allora dei tuoi tanti hobby, dell’ultima
chiacchierata di qualche settimana fa, quando ci
e distratto, pochi secondi per riportarti immediatamente presente in quella realtà che non
vuoi accettare, non vuoi capire, stenti a credere
vera.
Questa volta l’amico che abbiamo perso, solo per
il momento è il nostro Carlo Fossati, il signore, il
gentiluomo, l’uomo. Noi però vogliamo crederti
ancora al nostro fianco, orgogliosi di averti conosciuto e frequentato, e certi di aver fatto tesoro del
tuo stile e dei tuoi insegnamenti, continuando a
pensarti unitamente ai tuoi cari.
A cura degli amici Siof
hai raccontato che stavi preparando la Fulvietta,
una delle tue auto d’epoca per farti una
passeggiata?
Ma questo solo per confermarti uomo marito,
padre professionsta, medico, signore e tanto altro.
Poi ci comunichi con una telefonata rispettosa
e dispiaciuta, l’impossibilità a partecipare ai
nostri ultimi incontri di lavori scientifici, perché
devi curarti. Problemi di salute, il solito tuo modo
elegante per scusarsi sminuendo il problema.
Infine è arrivata la telefonata, la solita, fredda e
sgradevole mentre sei in casa un po’ tranquillo
Malpractice :
un “case report”
Questa è la storia di un soggetto di 25 anni
che giunge all’osservazione dopo 10 anni
di terapia ortodontica attiva e altri 5 anni di
controlli di igiene eseguiti presso sedi diverse
con il dispositivo ortodontico in situ, con
rapporti scheletrici di classe III, ipodivergenza,
rapporti occlusali di classe I tendente a III,
aumento di overbite con morso traumatico,
presenza di diastemi superiori ed inferiori in
entrambi i lati legati a tentativo di chiusura
degli spazi agenesici dei secondi premolari.
STORIA CLINICA
Risulta che all’età di 7 anni e mezzo, dopo
studio del caso effettuato con modelli delle
arcate, ortopantomografia delle arcate
dentarie e teleradiografia latero-laterale del
cranio, viene iniziata la cura con un dispositivo
rimovibile. Il piano di cura è di mantenere
lo spazio per il 22 e per i secondi premolari
agenesici per sostituirli a fine crescita con
impianti.La I fase di trattamento, effettuata
con un apparecchio mobile, si protrae per 6
anni, durante i quali la collaborazione della
paziente – per sua stessa ammissione – è
scarsa.
All’età di 13 anni e mezzo tale dispositivo
viene sostituito con dispositivo fisso in
entrambe le arcate e in tale circostanza
il piano di cura viene cambiato in quanto
l’ortodontista estrae i molarini decidui e inizia
a chiudere gli spazi.Non vengono effettuate
rivalutazioni radiografiche.
Dopo altri 3 anni di cura, sfiduciata per la
mancata chiusura degli spazi di estrazione,
la paziente si rivolge per rivalutazione ad
altro ortodontista che evidenzia presenza di
carie destruente al 26 al di sotto di una banda
ortodontica e riassorbimenti radicolari diffusi,
superiori a 2 mm., nonché necessità di procedere con approccio ortodontico-chirurgico per
la classe III scheletrica.
Nei successivi 5 anni la paziente viene seguita
da altri odontoiatri che effettuano controlli di
igiene e mantengono il dispositivo ortodontico.
CONCLUSIONI
Dopo analisi della storia clinica e della documentazione viene riconosciuta la responsabilità dell’ortodontista motivata nel modo
seguente
La prima fase di cura, protratta dai 7 anni
e mezzo ai 13 e mezzo con scarsa collaborazione da parte della paziente, è da
considerarsi sostanzialmente inutile, se pure
non dannosa. La responsabilità per malpractice viene decisamente riconosciuta per la
seconda parte di cura.
Prima di iniziarla, infatti, sarebbe stato doveroso eseguire una rivalutazione diagnostica
in quanto in un soggetto in fase di crescita
è doveroso riconsiderare l’evoluzione del
modello scheletrico e, nel caso di specie, ciò
avrebbe consentito di evidenziare l’accrescimento in classe III scheletrica e quindi
programmare in modo diverso la gestione
degli spazi agenesici, nonché monitorare lo
stato di salute degli elementi dentari ed intercettare la lesione cariosa del 26. Bloccando
per alcuni mesi gli spostamenti un controllo
degli effetti provocati dalle forze ortodontiche sugli apici radicolari avrebbe inoltre
consentito di intercettare il riassorbimento ed
eventualmente di consentire un recupero in
senso ripartivo.
Si identificano pertanto imprudenza e negligenza che configurano la responsabilità.
Gabriella Ceretti
Direttivo Nazionale SIOF-SUSO
09
“Rilancio in Suso”
Rinnovo in Puglia dei nuovi Direttivi
L ‘operazione Rilancio in SUSO è cominciata da più di un anno raggiungendo obiettivi di vitale importanza per la vita del sindacato. Grazie
alla volontà e alla determinazione del Direttivo, si sono portate avanti
contemporaneamente più esperienze aventi qual comune denominatore
il rilancio della professione ortodontica. Tra le tante azioni programmatiche, l’essere vicino agli ortodontisti “in periferia” era una priorità.
In questi mesi abbiamo seguito un percorso itinerante e formativo di
taglio sindacale ortodontico: tanti contatti, tante presenze ed un grande
interesse per i temi che si stanno portando avanti a difesa della professione. La trasformazione subita dagli ortodontisti, passando da titolari
di studio alla più onerosa posizione di consulenti, ha spinto ad approfondire temi di natura giuridica, amministrativa, legale e medico legale
che implicano responsabilità professionali con ricadute non semplici da
risolvere. Alcuni professionisti si trovano in difficoltà in un momento in
cui la professione non naviga certo in mari calmi,.
Riteniamo quindi particolarmente importante aver riaperto le sedi provinciali della Puglia, con l’insediamento dei nuovi Direttivi provinciali, operazione necessaria per agevolare il contatto coi colleghi del territorio, farli
sentire meno soli nel far fronte alle difficoltà di mestiere. E ci fa piacere
sottolineare la risposta entusiastica della Puglia, dove il primo “rilancio
SUSO” ha avuto luogo,. Non ci resta pertanto che augurare buon lavoro
ai nuovi Presidenti e Direttivi provinciali, non senza aver espresso un
sentito grazie anche agli amici del Direttivo nazionale Gianvito Chiarello,
Domenico Ciavarella ed Alessandra Leone.
Pietro di Michele
Un saluto al nuovo Presidente di Ba-Bat-Br
Cristian Intini
Il 28 marzo si sono svolte a Bari le elezioni provinciali
SUSO della sezione Bari Bat (Barletta, Andria, Trani)
Brindisi durante le quali è stato eletto presidente
Cristian Intini, il quale così si rivolge ai suoi colleghi,
elettori e non. Inaspettatamente mi è stato proposto il
ruolo di Presidente che ho accettato con entusiasmo
motivato dalla passione per l’ortodonzia ed approfitto
di questo spazio per ringraziare i soci e gli amici
che hanno voluto eleggermi. Sento di poter mettere
a disposizione del SUSO l’esperienza associativa e
ordinistica maturata nel tempo, con l’augurio di poter
far crescere numericamente la nostra associazione
e dare lustro alla figura dell’ortodontista spesso
non ben compresa dal cittadino-paziente e confusa
con figure professionali non abilitate all’esercizio
dell’odontoiatria. L’assemblea è stata occasione
di discutere su temi riguardanti la professione in
ambito fiscale, normativo e etico. Il nostro Segretario
nazionale Gianvito Chiarello, nella sua qualità anche
di Segretario OMCeO Bari, ha fatto il punto della
situazione su problematiche assicurative, normative
che regolano i rapporti fra titolari e consulenti di
studio informandoci che a breve partirà a Bari una
campagna promossa dall’Ordine per contrastare il
fenomeno dell’abusivismo sanitario. Nell’attesa di
prendere il testimone dal collega Massimo Bruno,
che ringrazio per l’ottimo lavoro svolto nei mandati
precedenti e riordinare le idee, ho pensato di unire le
forze con i colleghi del Direttivo della nuova squadra
creando da subito un gruppo whatsapp come luogo
di incontro, seppure virtuale, per mantenere contatti
sempre ferventi. E per brindare a questa nuova
esperienza desidero organizzare a breve un incontro
conoscitivo di tutti i soci che saluto con affetto.
Cristian Intini
Sezione di Ba-Bat-Br
Alle frontiere dell’Ortodonzia
con AIO e SIDO
Il 3° Simposio congiunto AIO-SIDO del 12 giugno
a Chia in Sardegna, 2° giornata del Congresso
AIO, ha quali protagonisti Giampietro Farronato,
presidente SIDO, Silvia Allegrini, associato all’Università di Boston e Skander Ellouze, associato alle
università di Bordeaux e Valencia.
Tratteranno un tema valutato raramente nei
consessi odontoiatrici: Considerazioni etniche e
culturali nella scelta del trattamento ortodontico,
perché un Nordafricano e un Nordeuropeo non
solo sono portatori di strutture scheletriche differenti ma hanno tempi di sviluppo diversi.
Così differiscono gli obiettivi dell’ortodontista. Gli
obiettivi di personalizzazione del trattamento sono
condizionati da caratteristiche etniche ed invecchiamento: asiatici, europei od africani non devono
essere trattati per obiettivi estetici identici ma per
avere bei sorrisi a vita. Oltre a temi culturali, quelli
pratici, in particolare le frontiere dei Temporary
Anchorage Devices che hanno permesso all’ortodontista di superare i limiti nell’ancoraggio e
predire difficoltà nei movimenti del dente limitando
al minimo l’impegno biologico.
A completamento della giornata ortodontica,
l’analisi della lettura magistrale di Renato Cocconi
si sposta dal sorriso al volto «Coniugare estetica
e funzione rappresenta una sfida per le diverse
branche dell’odontoiatria» dice Cocconi,che è
direttore del Centro di chirurgia ortodontica Face di
Parma e membro SIDO.
A “Brugg”
SusoNews
e la Sindone
Benvenuto al neo eletto Presidente di Foggia
Alberto Gentile
Attivata la Sezione SUSO di Foggia. A gennaio si era tenuto il corso di
aggiornamento professionale intitolato “Odontoiatria e dintorni, dalla
consulenza alla professione: la gestione del cambiamento” presso la Clinica
Odontoiatrica dell’Università di Foggia, organizzato da ANDI Foggia e dal
SUSO Nazionale.
Di elevato valore formativo, era stato tenuto da Pietro di Michele e da
Leonardo Tomaiuolo, i quali avevano affrontato temi di notevole interesse
quali consenso informato, responsabilità professionale, rapporti di consulenza e collaborazione, assicurazioni.
Al termine del corso si sono riuniti i soci della provincia di Foggia per
10
eleggere i componenti del consiglio direttivo. Il Consiglio provinciale risulta
ora composto da Alberto Rosario Maurizio Gentile, in qualità di Presidente provinciale, Giuseppe Fanelli, Vice presidente, Felice Lipari, Segretario, Maria Addolorata Tubazio Consigliere. Altri soci: Domenico Ciavarella,
che è anche membro del CN, Costanza D’Alessandro,
Ettore Gaudiosi
Sabrina Pensavecchia
Sezione di Foggia
SusoNews sarà presente a Rimini alla 58° edizione
degli Amici di Brugg il 22 e 23 maggio. Sull’onda
del “Rilancio in Suso” il sindacato degli ortodontisti
si presenta infatti al maggior consesso odontostomatologico italiano ed internazionale con una
testata completamente rinnovata nella grafica e nei
contenuti, riaffermando l’intenzione di affrontare e
risolvere le problematiche che gravano sulla vita
professionale e personale degli ortodontisti italiani.
La Rivista SusoNews verrà distribuita durante
l’intera manifestazione e soprattutto nel corso della
presentazione del volume “Autopsia dell’Uomo
della Sindone”. Edito dalla LDC di Torino, curato
da una equipe di cinque medici (di cui tre dentisti)
verrà presentato alle 11,15 di venerdi 22 nel Punto
d’incontro” della Fiera. Tra gli Autori del volume che
consta di circa 140 pagine ed è corredato di varie
foto e disegni di taglio scientifico, anche un ortodontista, il presidente Sido, intervistato assieme ad
altri co-autori sul contributo dato all’Autopsia.
Jean Jaques Lefoulon (1798-1867) inventore
del termine “Ortodonzia”
Jacques Lefoulon nacque a Parigi nel 1798. Scarse
sono le notizie riguardanti la sua giovinezza; egli
stesso afferma di aver effettuato la preparazione in
qualità di autodidatta, basandosi sullo studio dei testi
di vari Autori, come Bourdet, Delabarre, Fox, Maury.
Iniziò la professione di odontoiatra a Parigi, dedicandosi principalmente all’Ortopedia dentale, che lui
stesso per primo denominò “Orthodonsie”, definendola “quella parte di arte dentaria che si occupa delle
deformità congenite o accidentali della bocca” e che
quindi è “la specialità che corregge le malocclusioni”.
Fu, in effetti, tra i pionieri di questa branca odontoiatrica descrivendo, fra i primi, l’atresia dei mascellari
e la possibilità di correggerla mediante appositi
apparecchi che ne praticavano l’estensione. Nel
1839 iniziò a pubblicare a Parigi, sulla “Gazette des
Hospitaux” una serie di articoli riguardanti la pratica
di quella che definì “una
nuova specialità”; nel
1841 diede alle stampe
la sua opera più importante, il Noveau Traitè
théorique et pratique de
l’art du dentiste, dove
espose diverse nuove
teorie.
Fu avverso all’avulsione
dentaria a scopo correttivo, ritenendola una mutilazione e sostenendo che anche le ossa mascellari
durante lo sviluppo aumentano come tutte le altre
ossa del corpo umano, per cui anche i denti sovraffollati, prima o poi, trovano lo spazio per allinearsi.
Si mostrò favorevole invece alla cosiddetta “forza
eccentrica” che consisteva nel praticare quotidiana-
mente l’espansione del
mascellare superiore introducendo le dita in bocca
al bambino a livello dei
processi alveolari palatini,
esercitando appunto una
forza di tipo eccentrico. Fu
sostenitore di una banda
d’oro, da fissarsi su un
dente sano, che doveva
servire quale punto d’appoggio per fili d’argento da
utilizzare per i raddrizzamenti dentali.
Affermò, fra l’altro, che le irregolarità dentarie sono in
correlazione alle anomalie fonetiche e di pronuncia,
dove l’azione della lingua determina lo spostamento
in avanti degli incisivi superiori. Nel 1859 pubblicò un
altro trattato, che deve essere considerato fra i più
completi dedicati solo all’ortodonzia: Des deviations
de dents et de l’orthopédie dentaire. Des soins
de donner aux enfants à l’époque de la seconde
dentition. In esso vengono rielaborate le teorie già
esposte, corredate da una numerosa casistica
clinica.
Da un punto di vista odontoiatrico generale fu
contrario all’utilizzo dell’amalgama di Regnart e di
Taveau, che iniziava allora ad affermarsi, sostenendo che provocava gravi gengiviti; affermò quindi
di preferire l’oro come materiale da otturazione,
seguendo un suo personale metodo di orificazione,
descritto nel trattato Notice sur la carie dentaire
et sur l’emploi d’une pate alumineuse étherée,
pubblicato nel 1834. Decisamente contrario invece
ad un’altra pratica, allora molto in voga: quella del
reimpianto o trapianto di dente umano, ritenendola
immorale, pericolosa per la possibilità di infezione,
ed inutile in quanto destinata a fallimento nel giro di
pochi anni. Morì a Parigi nel 1867.
Paolo Zampetti
Damaso Caprioglio
“Mimmo” Arnone, maestro di scienza
e di vita nel ricordo dell’amico
Lunedì 30 marzo è scomparso Domenico Arnone.
Parlare di “Mimmo” è
difficile e commovente,
perché a lui mi legano oltre
55 anni di amicizia più che
fraterna, di collaborazione
quasi quotidiana per oltre
un ventennio senza uno
screzio, una discussione,
animati da comune entusiasmo nel portare avanti
sogni divenuti realtà. Fu
un pioniere in tanti campi,
innanzitutto nei materiali per
apparecchiature in ortodonzia di tipo fisso.
Titolare di una delle migliori industrie dentarie americane la Unitek
Corporation, divenne maestro di migliaia di medici desiderosi di
perfezionarsi nell’uso di tali attrezzature. Per conoscere la nuova
specialità medica, l’Ortodonzia, si procurò i migliori libri in inglese,
essendo fra i pochi allora che lo conoscesse. Intuì prima di altri l’importanza di aiutare i medici a perfezionarsi: con pochi fidati amici (Ennio
Giannì, Cesare Pini, Vito Melica, Fulvio Tonesi e chi scrive) fondò il
Centro “SIRIO” di radiologia odontoiatrica primo in Italia, un “faro” di
innovazione scientifica..
Insieme a Caprioglio, Arnone preparò almeno 18 volumi, facenti parte
della storia dell’ortodonzia italiana. Insieme prepararono l’analisi cefalometrica “standard” rifacendola 10 anni dopo sul piano elettronico. Introdussero in Italia l’indice di Witts di Jacobson. Mimmo scrisse anche due
libri sulla pratica, iniziando in uno con la frase: “Cercar di semplificare i
problemi a patto di conoscere a fondo le ragioni scientifiche. Usare buon
senso e umiltà come linee guida…….sta tutta qui la filosofia della vita”
Umiltà e buon senso ma anche rispetto dell’etica professionale, vita di
relazione. Conduceva gli allievi verso un radicato senso di responsabi-
lità professionale, infondendo l’eccellenza nelle prestazioni ai pazienti.
Qualità ed eccellenza che ha saputo cercare per tutta la vita: “La pratica
senza la scienza è come un nocchiero che sale su una nave senza
timone” scrive citando una bella frase di Leonardo.
Nei suoi scritti oltre all’aspetto tecnico scientifico vi era quello psicologico, umano, di vedere, ma soprattutto, “ascoltare “il paziente. Seppe
mantenere semplicità ed umiltà, ma anche humour inglese, l’ironia.
In lui, dicevano gli antichi, che “Vera scientia est celare scientiam”
Nascondeva la maestria, le doti didattiche innate: insegnare ma anche
trasmettere. Se la difficile arte dell’insegnare viene tradotta con
“segnare dentro” chi lo ebbe come maestro, si sentì toccare dal modo
semplice intenso con cui sapeva spiegare le cose. Infine c’era la sua
solidarietà per il prossimo. Un anno, con altri due docenti, dedicò il
ricavato di un corso al Centro ricerche per i tumori. Come uomo di fede,
trovò in essa l’aiuto a superare tanti momenti di difficoltà, di sofferenza
fisica e morale.
Grazie caro Mimmo, per quanto ci hai dato.
Damaso Caprioglio
La Fnomceo
contro Antitrust
Deciderà il CdS
Non è bastata la recente sentenza del Tar
Lazio, che ha dimezzato la sanzione contro il
nuovo Codice di Deontologia medica. La nuova
Presidente FNOMCeO Roberta Chersevani ha
annunciato il ricorso al Consiglio di Stato, a
difesa dei legittimi interessi degli Ordini dei
Medici e degli Odontoiatri e nel rispetto delle
funzioni attribuite di tutela degli interessi dei
cittadini.
La sanzione di 831 mila euro fu irrogata alla fine
dello scorso anno dall’Autorità Garante perchè gli
articoli 54 (divieto di prestazioni gratuite al fine
di procacciamento clientela) e 56 (la pubblicità
dev’essere “prudente, trasparente, obiettiva e
pertinente” - è vietata la pubblicità comparativa)
del nuovo Codice Deontologico avrebbero
limitato la concorrenza tra i professionisti.
Con una circolare, la Fnomceo ha bloccato
l’applicazione disciplinare, in attesa di sentenza
definitiva.
In materia di pubblicità sanitaria sono state messe
sotto accusa le parole «prudente, trasparente,
obiettiva e pertinente» riconducibili all’aggettivazione «non ingannevole» richiesta dalla Legge
Bersani. Senza contare che l’Antitrust ha equiparato l’attività medica a quella d’impresa e gli
Ordini ad Associazioni di Imprese, mentre essi,
organismi della PA, mirano alla tutela della Salute
Pubblica.
Nel frattempo sorprendenti articoli paventano
una deregulation in tema di pubblicità sanitaria,
ma non è così: la pubblicità oggi non è deregolamentata, il sanitario è sempre responsabile
dei messaggi lui riguardanti e deve attenersi a
contenuti veritieri e deontologicamente adeguati.
La prestazione sanitaria non è un «prodotto» da
comprare e confrontare come bene di consumo.
A causa di messaggi fuorvianti, il cittadino può
sottoporsi a terapie non comprovate da un’adeguata sperimentazione e validazione. Gli operatori
sanitari spesso cedono per primi alla tentazione
di riempire gli studi, grazie a risultati strabilianti come nessun altro o applicando onorari
impossibili. Meccanismi che si ritorcono contro il
professionista: ne hanno avuto prova i colleghi che
hanno venduto prestazioni su piattaforme di
vendita telematiche. A quanti colleghi hanno
pensato che finalmente la pubblicità potrà essere
«imprudente, disonesta, faziosa e impertinente»
chiedo: comprereste un’auto pubblicizzata con
queste regole? Se si risponde no, perchè mai un
paziente dovrebbe farsi curare da chi dice le
sciocchezze che vuole?
Occorre maturare la consapevolezza di una
professione che si occupa del benessere collettivo
e va tenuta lontana da ogni logica commerciale.
Gianvito Chiarello
Segretario Nazionale SUSO
11
Intervistato da un’ex allieva, Pietro Bracco parla
della sua tesi “L’Ortopantomografia”
sione, con un Bracco antesignano di quel che oggi
sembra ancora da digerire nelle diagnosi ortodontiche, mentre va di moda tra osteopati e chinesiologi fino a trovare nella bocca la causa di molti mali.
Come Bill Gates con la sua vision di circa 25 anni
fa “vedo un computer su ogni scrivania”, Bracco,
“visionario” non sempre compreso, mal interpretato a volte dai contemporanei (ma sempre amato
dagli allievi) era partito da quella che per noi è una
banale ortopantomografia per arrivare alla ”esplosione del cranio”. Ricostruiamo quindi l’antefatto
attraverso qualche domanda al professore.
Reduce dal lungo percorso dei 30 esami a
Medicina, una laurea in tasca di cui non sapevo
bene che fare ed una valigia con abiti dozzinali,
suonai nella primavera 1986 alla grande porta a
vetri del Reparto di Ortodonzia, allora ancora alle
Molinette, senza immaginare che quel formicaio
di camici bianchi, infermiere, pazienti, intorno a 8
unità operative ed in uno spazio apparentemente
immenso, sarebbe stato il luogo dove qualcuno
mi avrebbe “forgiato” per dirmi poi qualche anno
dopo “Quando arrivasti eri una troglodita. Invece
adesso…!”.
Quel qualcuno fu il professor Pietro Bracco, uomo
dal metodo rude ma di generosità infinita. Colui che
ci riuniva per controllare se avevamo i pennarelli,
rosso nero blu, punta media e punta fine e che ci
obbligava democraticamente a iscriverci al SUSO.
Colui che una volta mi disse “Anche se laureata in
medicina, devi iscriverti all’Albo Odontoiatri, perché
questo è il futuro” (oggi è d’obbligo per esercitare
l’odontoiatria ndr.). Certo abbiamo imparato a
spostare i denti, a usare gli apparecchi funzionali di
Cervera quando gli altri erano ancora alle placche
di Schwarz, a utilizzare i primi attacchi straigh wire
e gli archi preformati. Ma “ricordatevi: l’ortodonzia
è diagnosi!”.
Cominciò allora il lavaggio del cervello con la
“crescita cranio facciale”. “Compra il libro, studialo
come il vangelo”. Sempre là si tornava, sul cranio,
lo sviluppo, le basi ossee, la cefalometria, la postura
e sulla crescita della mandibola. Altro bombardamento: la postura con i suoi rapporti con l’occlu-
Numata e Paatero, cosa le dicono questi
due nomi?
Mi riportano ai tempi dell’università, quando
preparavo la mia tesi sul giapponese H. Numata –
dice - che nel 1934 aveva messo a punto la prima
radiografia panoramica con sorgente extraorale.
Mentre fu il finlandese Yrjo Veli Paatero, nel 1946
a perfezionare una tecnica estremamente innovativa, realizzando negli anni ’60 il primo ortopantomografo. Colsi al volo quest’assoluta novità
per scrivere a Torino nel ’67 la mia tesi di laurea
dal titolo “L’ortopantomografia secondo Paatero”.
Con il movimento di evoluzione e di rivoluzione del
tubo radiogeno discusso col rettore Mario Allara,
il preside di medicina Giuseppe Delle Piane e il
grande Enrico Benassi, ordinario di radiologia.
Come le venne l’idea?
Avevo intuito che lo sviluppo sarebbe stato la “tele”
e che il cranio nel suo insieme sarebbe diventato
campo di studio, ricerca e applicazione clinica,
come era già all’Università di Cleveland, grazie
ai due dottori Broadbent, padre e figlia (là i figli
seguono le orme del padre!). Gli americani erano
avanti, facevano una cosa ma non la definivano.
Quindi la scuola del prof. Giannì fu per lei
un approdo “naturale”?
Sicuramente, anche perché “la mente che si apre
ad una nuova idea non torna mai alla dimensione
precedente”. Nacque così la mia tesi di Specialità
in Ortodonzia “Tele-RX del cranio seriate per il
controllo della crescita e del trattamento ortodontico” col prof. Ennio Giannì (1979). Ovvio che,
essendo andato alla sua scuola, io dedicassi la
maggior parte del tempo alla traduzione del libro
“Facial Growth” di Donald H. Enlow, “Crescita
cranio facciale”.
http://www.cidesodonto.it/enlow.htm.
In Italia l’ortopantomografo era già in
commercio?
Si fa per dire. In Italia lo vendevano “a usura”
firmando cambiali per 5 anni e alla fine lo pagavi
75 milioni! Ma a dispetto di tante difficoltà conclusi
la mia specialità in Odontostomatologia nel 1969
a Torino con Bruno De Michelis, Remo Modica e
Mario Sacco con una tesi dal titolo ”Impiego clinico
dell’ortopantomografia secondo Paatero” coerente
con una certa linea di pensiero. Dalle analisi del
movimento del tubo radiogeno - vorrei ricordarlo
- derivano tutti gli studi in ortodonzia della forma
degli archi attualmente in commercio, a distanza di
50 anni!
Una vita ed una cattedra
per l’Ortodonzia
Maturità classica conseguita al Valsalice di Torino nel 1960 Pietro Bracco consegue la laurea in
medicina nel ’67, la specialità in odontoiatria nel ’69 e nel’79 quella in ortodonzia a Milano con
il prof. Giannì. L’anno successivo diviene titolare della cattedra di Ortognatodonzia e gnatologia
funzione masticatoria, che manterrà fino al 2011, presso il corso di laurea in odontoiatria, di cui
assumerà la presidenza (1992/97). Direttore della scuola di specializzazione in Ortognatodonzia
dal 1990 al 2010, si dedica a studi ad ampio raggio acquisendo competenze di istologia, clinica
fisica, previdenza sociale, neurofisiologia, crescita cranio facciale, cefalometria. Ma non perde
di vista il suo impegno didattico tanto da formare validi allievi originari di varie parti d’Italia
portando la Scuola di Torino ai livelli di autorevolezza scientifica, innovazione tecnologica e
multidisciplinarietà clinica. Nel biennio 2005-2007 dirige il Master di II livello in ortognatodonzia
e gnatologia – funzione masticatoria, fiore all’occhiello dell’ortodonzia torinese. Negli anni ’80
inizia un’intensa attività sindacale nel SUSO, di cui è agguerrito protagonista durante la presidenza “storica” di Attilio Ferrini, attività che prosegue tuttora con presenza puntuale e l’entusiasmo che lo contraddistingue. Autore o coautore di oltre 250 lavori scientifici su riviste nazionali
ed internazionali, risulta che abbia la patente, anche se nessuno lo vide mai guidare!
12
In quegli anni c’era già il Teleradiografo?
Da noi c’era un tale ing. Villa, fabbricante di
macchine radiologiche di ogni tipo, che vendeva
solo il panoramico e aggiungeva il braccio. Con lui
abbiamo messo a punto un OPT anche teleradiografo.
Poi con il compianto Mario Dianzani rettore e presidente del Comitato Universitario Nazionale (CUN)
composto da 12 membri in tutta Italia, creammo il
dottorato in ricerca in “Fisiopatologia della Masticazione e dell’Apparato Stomatognatico. Materiali
Dentali” (Bracco è stato Direttore del Master II
livello in Ortognatodonzia e Gnatologia - Funzione
Masticatoria all’Università di Torino dal 2005 al
2007, ndr.)
Infine arrivò la tecnologia digitale…
Si, volevo arrivare alla scomposizione “reale” del
cranio e ci sono riuscito grazie alla tomografia
assiale cone beam: “Esplosione del cranio” è un
termine mediato dall’ingegneria, che io studio dal
‘99 e comincio a parlarne solo adesso. (Foto4)
Panoramica, tele e studio della tridimensionalità
del cranio hanno rappresentato il maggior interesse di Robert M. Ricketts, (foto libro “Orthodontic
Diagnosis and Planning: Their Roles in Preventive
and Rehabilitative Dentistry” di Robert M. Ricketts,
Ronald H. Roth, Spiro J. Chaconas, Robert J.
Schulhof and Gary A. Engel, Denver, 1982).
Per concludere Bracco qualche anno fa mi
mise tra le mani la fotocopia de “Il Gabbiano”
Jonathan Livingston e da vero maestro mi
esortò a leggerlo. Si trattava di una fiaba cara
al maestro, perché illustra il percorso che il
gabbiamo deve compiere, dovendo imparare a
volare con sacrificio ed abnegazione, ma anche
con la gioia di farlo. Io allora gli obbedii senza
capirlo. Solo dopo ci sarei riuscita.
Patrizia Biancucci
Direttivo Nazionale SUSO
La tecnica “Integrated Straight Wire”®
Pianificazione e controllo in 10 punti
La tecnica Integrated Straight Wire®, che utilizza
come mezzi terapeutici il Damon® System, ben si
adatta a trattare il riposizionamento dento-alveolare
per migliorare l’espressione estetica del sorriso
(mini estetica). Gli obiettivi globali di trattamento
sono programmati sin dalle prime fasi per ottenere
spostamenti dentari verso la posizione pianificata. Altri elementi cardine sono: pianificazione
e controllo del trattamento al primo contatto in
relazione centrica, riduzione della comparsa di
movimenti dentari anomali determinati da set-up
base inadeguati, favorire lo spostamento dentario
pianificato integrando i set-up base poco efficienti
o inefficaci.
In 10 capitoli Il volume presenta il razionale di
“pianificazione e controllo” utilizzato in tecnica
ISW® per il trattamento ortodontico di malocclusioni con difficoltà bassa, intermedia, alta. Ciascuno
è sviluppato con una descrizione teorica e da
schemi grafici e supportato da una documentazione
clinico-fotografica per ciascun
argomento e mezzo terapeutico.
Tra gli aspetti significativi della
tecnica: la valutazione dell’inclinazione corono-radicolare iniziale
rispetto alla finale; l’impiego di una
forma ovoide di arco per l’arcata
superiore e inferiore nelle prime
fasi; lo ”sviluppo differenziale di
forme di arcata”, mirante ad una
personalizzazione coerente agli
obiettivi di trattamento, completata
nelle ultime fasi col coordinamento
degli archi ed eventuale inserimento di attivazioni di gruppo.
Altra caratteristica distintiva l’integrazione del
set-up base con ausiliari di fase in quanto, in
associazione con la tecnica low friction, comporta
vantaggi sensibili soprattutto all’inizio del trattamento. Tra i benefici più significativi rispetto alla
tecnica straight wire tradizionale, c’è la riduzione
della necessità di ancoraggio posteriore, un
maggior adattamento dell’arco al movimento
dentale indotto dal set up base e da quello integrato
e la riduzione delle forze utilizzate
con gli ausiliari di fase. La guida è
inoltre articolata su protocolli e fasi
operative.
Per ogni passaggio viene illustrato
il razionale biomeccanico con cui
si motiva il risultato atteso, con
esplicito riferimento al riscontro
clinico prima della fase successiva.
Sono parimenti indicate eventuali
variazioni del protocollo qualora la
verifica non dia riscontri positivi e vengono pertanto
suggeriti i correttivi necessari per l’ottimale
gestione dell’apparecchiatura. Si tratta di una nuova
e personale chiave di lettura delle sistematiche ad
arco continuo, con particolare riferimento alla bassa
frizione ed agli attacchi autoleganti: la proposta
si può definire come integrazione biomeccanica
del moderno straight wire, con cui si esprime la
possibilità di accoppiare alla consolidata efficienza
ed ergonomia delle tecniche a filo diritto l’efficacia
ottimale di trattamento e predicibilità di risultato.
Il commento di due nomi noti dell’ortodonzia:
“Con vivo piacere ed interesse mi sono dedicato
alla lettura dell’opera dell’amico Gualtiero Mandelli
che arricchisce il vasto mondo della tecnica straight
wire con contributi biomeccanici e clinici di rilievo
e di sicuro interesse pratico e didattico. Il volume
rappresenta l’evoluzione di una tecnica perfezionata
dalla grande professionalità e dedizione
dell’Autore.”
Giampietro Farronato
“Dopo più di vent’anni dedicati con passione
all’ortodonzia, l’Autore intende proporre una
interpretazione in chiave attuale della biomeccanica
ortodontica applicata alle tecniche straight wire
fornendo al lettore strumenti operativi che consentano di ottenere da tali tecniche risultati predicibili
e maggiori margini di sicurezza. Nella opinione
dell’Autore, eccezionali sono le potenzialità biomeccaniche delle sistematiche ad arco continuo e a
bassa frizione e spesso si ha l’impressione vengano
solo in parte sfruttate dall’operatore comune.”
Corrado Paganelli
Claudia Tosi
Consigliere Nazionale SUSO
Il consenso informato, tema da approfondire
Nell’ambito della serie di “Incontri
Suso per la professione” il 5°
appuntamento si è tenuto a Torino
martedì 21 aprile presso l’Ordine
dei Medici. Alla serata hanno
partecipato in qualità di relatori
Roberto Longhin, consulente
legale SUSO e Maria Teresa Busca,
laureata in pedagogia, teologia e
filosofia, docente e tutor al Master
in Bioetica e Consulenza in Etica
clinica, all’Università di Torino.
Pubblichiamo un estratto della
Relazione della Prof.ssa Busca:
La scienza e la mentalità degli
uomini, l’atteggiamento verso il proprio
corpo sono in continua evoluzione, il cittadino malato oggi avverte
maggiormente l’esigenza della considerazione da parte del medico.
Il rapporto medico-paziente è il fil rouge che unisce medicina, etica,
bioetica, ricerca scientifica, giurisprudenza, sociologia e psicologia. È
difficile muoversi in questo labirinto, ogni medico ha un suo stile, ma
deve imparare a riconoscere anche quello del paziente e rispettarlo.
Nella vita di tutti i giorni i medici si lamentano di scarsità di strutture,
di troppi pazienti, di orari dei turni, faticano a rimanere aggiornati,
hanno preoccupazioni di carriera, infine possono sbagliare od ottenere eccellenti risultati. Come qualunque altro professionista.
Ma un particolare carisma non abbandona questa figura e il paziente,
spesso, si aspetta un qualcosa in più quando va da un medico,
rispetto a quando va da un avvocato, che pure può avere grandi
responsabilità nella vita di una persona.
Allora questo rapporto, che non so perché non si possa chiamare
paziente-medico, deve essere reso paritario da un comune sforzo
educativo, in cui il medico dovrà imparare a riconoscere nel paziente
una persona con un progetto di vita che va rispettato e coadiuvato
nella realizzazione, mentre il paziente pur seguendo prescrizioni e
suggerimenti dovrà imparare ad avere coscienza di sé e del risultato
che intende ottenere dal terapeuta.
La Costituzione Italiana all’Articolo 13 recita: “La libertà personale
è inviolabile.” E l’Articolo 32: “La repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e
garantisce cure agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un
determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La
legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della
persona umana.” Sulla base di queste
dichiarazioni contenute nella Costituzione, la Corte Costituzionale nel
1996 con una sentenza ha escluso
che una persona, in assenza di una
norma che lo imponga, possa essere
costretta a subire un trattamento
sanitario non voluto. Nel 2008 sempre
la Corte Costituzionale è nuovamente
intervenuta in maniera argomentata
sul problema del Consenso Informato definendolo “espressione della
consapevole adesione al trattamento
sanitario proposto dal medico” che “si
configura quale vero e proprio diritto
della persona”.
Dunque il consenso informato è un principio fondamentale in materia
di salute. Ne consegue che la necessità di ottenere un consenso da
una persona adeguatamente e completamente informata prima di
avviare un’analisi clinica o una cura, medica o chirurgica, è un diritto
attribuito al cittadino paziente su una base di rilevanza costituzionale,
la stessa che concede il diritto di rifiutare le cure, anche quando
questa scelta esponga al rischio della propria esistenza.
Lo scopo della pratica del consenso informato è quello di mettere
in grado i potenziali soggetti e pazienti di prendere decisioni
autonome riguardo l’accordare o il rifiutare l’autorizzazione per
interventi medici e di ricerca.
L’accesso alle informazioni mediche pertinenti, alla luce delle quali
poter compiere una scelta ragionata è una condizione ineludibile
affinché siano soddisfatti i requisiti del consenso informato.
Senza cadere nella retorica bisogna spendere una parola sul
dialogo paziente-medico. E desidero sottolineare l’opportunità di
mettere il paziente al primo posto, in quanto è la persona in quel
momento in difficoltà, in posizione di debolezza, sovente anche
psicologicamente in condizioni di inferiorità. Il timore che la salute
stia vacillando e che si prospetti un periodo di prova doloroso e
faticoso, la paura di non risolvere adeguatamente il problema
richiede per il paziente un interlocutore chiaro nelle spiegazioni e
gentile nei modi.
La comunicazione tra il medico e il paziente rimane comunque una
comunicazione sbilanciata, perché in alcune specifiche situazioni
le persone che comunicano tra di loro non hanno lo stesso potere e
in questo caso si tratta di un potere basato su vari aspetti. Il primo
può essere la conoscenza. La parte che sa di meno è la parte più
debole. Il tempo che concede la parte che sa di più può apparire una
concessione o una negazione. L’ambiente in cui si svolge la relazione,
lo spazio, è di solito familiare al medico ed estraneo al paziente e
infine il linguaggio, abituale per il medico e, quasi sempre, inusuale
per il paziente. Questi elementi giocano contro il cittadino paziente
che si trova in quella situazione per un motivo personale per lui di
rilievo determinante. La comunicazione è un processo tra l’emittente
e il ricevente che se non entrano in relazione e non scambiano i ruoli,
quando il ricevente diventerà a sua volta l’emittente e così di seguito,
non può avere efficacia o averne molto poca. Sapere informare è
l’inizio della terapia.
Il rispetto del paziente, del suo progetto di vita, delle sue opinioni,
delle sue debolezze è tra le prime prestazioni che il medico deve
mettere in atto. Il pacchetto assistenziale manca troppo sovente di
queste caratteristiche. Sicuramente il sistema ospedaliero dovrà
rivedere la sua impostazione ma ci vuole anche l’impegno personale,
l’empatia, e anche la coscienza di fare qualche cosa che da sempre
è richiesta in questo rapporto se pensiamo che già nel VI secolo a.c.
il poeta Mimnermo scriveva: “la parola è medicina alle malattie degli
uomini”.
William Manuzzi
Presidente Provinciale Torino
13
L’eclettico Bazzarin, “pittore per natura”
disegnatore umoristico e scultore
Divenuto dentista negli Anni 60 (“così trovai subito
lavoro” dice ) ed assistente alla Clinica odontoiatrica, Sergio Bazzarin, umbro di origine (è nato
a Foligno), risiede dalla fine degli Anni Cinquanta
a Roma, dove si laureò e iniziò la sua carriera di
medico. Solamente nel ’72 cominciò ad interessarsi
di ortodonzia fino ad aprire nel 1976 ex novo uno
studio soprattutto dedicato a questa specialità.
La sua “conversione” all’odontoiatria - dice avvenne partecipando ad un congresso, che gli
diede modo di maturare una visuale della specialità
che gliela faceva sentire a lui più congeniale. Ma
alla domanda cosa abbia trovato di tanto affascinante da fare quella scelta professionale così
definitiva, risponde che fu per via di un altro, suo
antico, amore: la manualità. Quella che si scoprì
ancora adolescente quando cominciò a frequentare il Centro San Carlo di Foligno, Istituto creato
nel 1888 espressamente per la gioventù da alcuni
sacerdoti ammirati da quanto Giovanni Bosco stava
realizzando a Torino. Un Centro, dove dicono le
cronache oltre “alle dimensioni umane e cristiane
dell’esistenza era viva l’attenzione alle realtà artistiche, culturali e ricreative”. Qui infatti, il giovane
Sergio scoprirà e alimenterà per tutta la vita la vena
artistica che tuttora lo contraddistingue. Dell’Istituto
a Foligno avrebbe fatto ritorno in occasione del
centenario, per esporvi le sue opere.
La sua crescita artistica avviene in parallelo con
quella di un amico d’infanzia dal nome famoso
(Antonelli ndr.), che lo definisce “impegnato in una
ricerca incentrata sulla volontà di squarciare il velo
14
che ottenebra la realtà, superficiale, epidermica
e fittizia del quotidiano per penetrare all’interno
delle cose, in un’altra, ardua realtà, di cui avverte
acutamente la presenza e allo stesso patisce il
disagio per la sua incapacità di penetrarla”. “Pittore
per natura” come viene definito, Bazzarin in realtà
è un artista eclettico e raffinato umorista. A Roma
conosce Cesco Dezzanti, fantastico disegnatore,
di cui mostra con orgoglio un disegno sul camino
del suo salotto, tracciato con materiale improvvisato. Grazie anche alla sua influenza, vince il
primo premio del “Disegno umoristico” nazionale
a Foligno e il primo premio del concorso “Topino
d’oro”.
A quegli anni che definiremo, “dalla matita a punta”
appartengono le quattro serie che Bazzarin realizza
sui carabinieri, i politici, i generali e le suore,
ognuno con una nota caratterizzante. Nasi vistosi,
baffi ispidi e occhi guardinghi, i carabinieri, mentre
i politici sproloquiano in piazza con la loro grande
bocca, e i generali pieni di orgoglio e di medaglie
passano in rassegna le truppe e le suore “volano in
alto come aquiloni per via dei loro ampi copricapi”.
Dentista o disegnatore? Affetto dalla doppia personalità in Bazzarin “non sa mai se viene prima il
dentista o l’umorista – osserva un critico – perché,
a ben vedere, il dentista, come l’umorista, è uno
che scarnifica e va alla radice del male. A lui non
gli importa nulla del fatto che il suo ruolo sia poco
amato. In realtà farebbe qualsiasi cosa per un
sorriso luminoso e sereno”. Come pittore Bazzarin
confessa che il primo amore fu la pittura ad olio
che lasciò per passare alla scultura (le
prime fatte col mastice dei vetrai). La
scelta verso quest’ultima forma d’arte
che gli avrebbe dato notorietà e che
ancor oggi coltiva con passione ad
oltre 80 anni suonati, avviene nel 1982
quando per le sue prime opere usa,
l’olivo, pianta il cui legno ben si presta
all’astrattismo. “Per fare un Cristo –
confessa - usai una volta pezzi di legno
raccolti dalla spiaggia, contorti dalla
salsedine”.
Il nome comincia a circolare, arrivano
le prime mostre, personali prevalentemente, ma anche collettive. Bazzarin
cerca di ritagliarsi uno spazio dallo
studio odontoiatrico a fine settimana,
ma non è facile: ha infatti un incarico
all’Amdi, tiene corsi di Ortodonzia come
professore a contratto alla seconda
Università di Roma, prende parte a
Congressi. Lavorando con la ceramica
mostra la rapidità e il piglio di uno che
è abituato “ad avere le mani in pasta”
dice un critico che lo conosce bene.
Dalle sue mani escono svelti gatti dal
pelo irsuti e piccole e graziose lumachine “che ben conoscono la filosofia
della vita”. Tre anni fa Bazzarin ha
un’altra conversione, avvicinandosi alla terracotta,
dopo aver ricevuto in dono un forno di ceramica.
Otto anni prima si era accostato alla tecnica “raku”
per realizzare oggetti di ispirazione umoristica e
piccoli giochi. Delle proprie produzioni narcisisticamente s’innamora e fatica a staccarsene, quindi
non vende molto.
Bazzarin dice che a spingerlo alla creazione è un
forte bisogno interiore. “Se non lo facessi – dice -
La Via Crucis
a S.Croce
di Spello
Una delle opere più interessanti di Bazzarin
è una “Via crucis” donata alla Chiesa Santa
Croce a Limiti di Spello, già progettata
dall’amico architetto Antonelli, che già nel
Sessanta ospitava nel cortile un busto di
bronzo fatto da Bazzarin con il volto di
Charles de Foucault. La via crucis consta di
15 formelle di ceramica policroma (come
riferisce la Gazzetta di Foligno del 25 aprile
2010) lungo la parete sinistra di un lungo
corridoio”. “Opera di grande intensità – è il
commento – per il quale Bazzarin ha tratto
libera ispirazione dalla Via Crucis del Santo
Volto di Roma eseguito da Mimmo Paladino.
Nella stessa chiesa un suo fonte battesimale in ceramica perfettamente inserito
nella struttura architettonica.
cadrei subito in depressione”. Tre anni fa ha mollato
definitivamente la professione “perché mi accorsi
che gli anni passano anche se non me li sento”.
Alla ceramica oggi si dedica tutti i giorni, ed il suo
intento neanche tanto celato è di fare una deposizione per una grande pala. Alla domanda se, dopo
tre anni dall’abbandono della professione, nutra
qualche nostalgia “mi manca il contatto medico
paziente – dice – io li ho sempre trattati come
persone. Ero il loro medico – dice - ma anche il
confessore”.
Furba trovata o compliance?
Malika Ayane finalista
a S.Remo con l’apparecchio
Jasmine Trinca, attrice
dai denti storti, sul set
Il produttore “mi piace”
La ricerca in campo
odontoiatrico è sempre
più rivolta a soluzioni
estetiche che permettano di soddisfare non
solo il risultato finale,
ma, come nel caso
della cura ortodontica, che consentano al
paziente di vivere al meglio la
vita di relazione durante la terapia. Viene quindi
spontaneo chiedersi: perché una cantante famosa
ha seguito a Sanremo un
percorso che certo non si può
chiamare estetico?
Malika Ayane è cantante
dal successo indiscusso,
essendosi affermata per
ben quattro volte al Festival
di Sanremo. La prima, nella
sezione Giovani (2009) poi
con un secondo posto
ottenuto col brano “Come
foglie”. Successivamente
nel 2010, vincendo il Premio
della Critica nel Festival della
canzone italiana “Mia Martini”,
categoria Artisti con la canzone “Ricomincio da
qui” nel 2013 con il singolo “E se poi”. Infine
nel 2015 dove è arrivata terza con “Adesso”,
consentendole di conquistare per la seconda volta
il Premio della Critica.
Pur godendo della fama di donna più elegante del
Festival, in un’intervista Malika si definisce una
“sbracona” pur non amando pigiami di pile e tute
neppure in palestra.
Dice di usare i social e di amare le battute.
Indovinate quale l’ha divertita di più: quella sul
suo apparecchio ortodontico, che sul social è stato
giudicato “utile per farci passare il treno Italo”.
A Sanremo la cura ortodontica messa in bella
mostra da Malika le ha assicurato l’attenzione
di diverse riviste: da Vanity Fair a MarieClaire, da
Panorama al Mattino di Napoli, al Messaggero,
Intitolato “ The Gunman”,
l’ultimo lavoro di
Pierre Morel, uscirà
a maggio nelle sale
italiane. Adattamento
cinematografico del
romanzo francese
di Jean-Patrick
Manchette “Posizione di
tiro” è un intreccio di azione
e romanticismo, con il paesaggio africano come
sfondo. L’agente speciale internazionale Martin
Terrier è intenzionato dopo anni di attività a ritirarsi a vita privata, ma dovrà fare i conti con il suo
discutibile passato. Ad affiancare il coproduttore e
interprete protagonista Sean Penn, nonché Javier
Barden, ritroviamo l’attrice italiana Jasmine Trinca,
nel ruolo di dottoressa volontaria in Congo.
Già apprezzata dal pubblico e dalla critica per
aver recitato in film quali “La stanza del figlio”
(2001), “La meglio gioventù” (2003), “Romanzo
criminale” (2005), fino al recente “Nessuno si
salva da solo” (2015), la Trinca sembra offuscare
gli attuali stereotipi hollywoodiani e le bocche
perfette del grande schermo. Proprio sul set di
Hollywood infatti il suo naturale sorriso, tanto
imperfetto quanto accattivante, viene difeso dallo
stesso Penn. “ L’ho colpito per i miei denti storti “,
confessa Jasmine in un ‘ intervista.“ Avete visto i
suoi denti?” continuava infatti a ripetere Penn di
fronte alle trecento persone presenti alle riprese
“ma io l’ho scelta com’è proprio perché è diversa
dalle solite bellone”.
Così l’attrice ha ottenuto di sfoggiare il suo sorriso
originale, a discapito di quanto inizialmente la
produzione americana richiedeva. Durante le
riprese a Londra venne accompagnata presso un
centro fuori città, per riarmonizzare il suo profilo.
“Sentivo di dovermi quasi vergognare per i miei
denti imperfetti. Mi sono trovata davanti ad un ‘
intera parete di foto e dediche di divi, tutti quelli
che immaginate, tutti con lo stesso sorriso. Eppure
quando infilai la protesi sembravo “il dentone”,
il personaggio di Sordi (di cui abbiamo parlato in
precedenza su SusoNews ndr.). Io capisco che ho
per non parlare delle testate on line o di quelle
mediche. Non può non venire in mente un altro
mito della canzone rock, Loredana Bertè, che
nell’‘86 si presentò a Sanremo con la pancia
finta, simulando una gravidanza. E, in barba alle
mises più eleganti delle sue colleghe, tutti i giornali parlarono. della sua scelta “diversa” .
Una considerazione a questo punto è d’uopo.
È Malika Ayane ad aver dimostrato una intima
compliance come paziente“dal momento che come dice il presidente Sido, Farronato - l’apparecchio ortodontico non disturba la prestazione
professionale, non è sgradevole alla vista, non
è invalidante né discriminante, pubblicizzando
quindi in mondovisione la cura ortodontica”,
oppure è la cura ortodontica posta in bella vista
che ha consentito a Malika Ayane a riscuotere
l’attenzione della cronaca più di qualsiasi abito
firmato?
Ai posteri l’ardua sentenza. Noi sappiamo solo, al
di là della voce, quanto l’immagine degli artisti
al Festival di Sanremo venga curata nei minimi
particolari. E che esistono cure ortodontiche che
possono risolvere i problemi di carattere estetico. Sospetti a parte, la scelta dell’artista è stata
vincente, prova ne è che ne parliamo anche noi.
Apparecchio o no, in ogni caso quella di Malika
rimane una gran bella voce.
Gianna Maria Nardi
i denti un po’ storti, ma mi sembrava una violenza
e quindi ho fatto resistenza passiva...”. La sua
perplessità è stata tuttavia riconosciuta, il suo
sorriso difeso dallo stesso Penn: Jasmine è stata
autorizzata a non indossare alcuna protesi durante
le riprese.
Ecco come un evidente difetto può scomparire di
fronte ad una forte personalità, diventare elemento
distintivo, riflettere un’ immagine originale e positiva, da valorizzare, non da nascondere.
Francesca Massucco
Denti e nomi
se brutti, non
li vogliamo
I denti, come il nome che uno si ritrova,
possono essere belli o brutti. Tuttavia “Betty
the Ugly” insegna:il brutto, se non diventa
bello, può almeno dimostrarsi interessante.
È quello che è capitato a Jasmine Trinca, la
quale ha incontrato qualche iniziale difficoltà
a far accettare i suoi denti che lei stessa
afferma di avere “un po’ storti”. Gli stessi
denti che hanno ben impressionato invece,
il produttore del film, il quale l’ha scelta,
facendosene un vanto come è scritto sopra.
Quasi obbligato, quindi un parallelo, al nome,
altro possibile handicap di un attore. Vollero
imporne uno nuovo a quella che sarebbe
diventata una grande, grandissima attrice,
senza tuttavia riuscire a piegarla. Siamo
abituati al nome di Gina Lollobrigida, è più che
familiare, ma ai primi inizi, sul set storsero il
naso. Gina infatti si impuntò: “O farò carriera
con il mio nome, oppure niente” e carriera fu.
Anche un’altra grandissima, Sofia Lazzaro,
venne contestata per il suo cognome e
dovette cedere. E fu così che divenne Sofia
Loren.
7 GIUGNO 2015
Elezioni ENPAM
Il SUSO c’è
15
Arcangel, sistemica di digital aligners, in gestione di rete:
Report di un successo
S.d.t. Patrizio Evangelista
S.d.t. Stefano Della Vecchia
Nel 2011 da una felice intuizione di un gruppo di
tecnici ortodontici, nasce Arcangel una company
Italiana fabbricante di aligners full digital, organizzata in un sistema di rete, costituita da oltre trenta
aziende odontotecniche.
Tanto è vero che l’anno passato si è svolto a
Rimini il primo meeting nazionale, in cui oltre
duecento clinici si sono confrontati con i nostri
opinion leader, in un memorabile evento di
crescita e condivisione.
Questi sono i nostri numeri, che ci inorgogliscono,
e danno credito ad una innovativa idea di affrontare il mercato con l’eccellenza tipica del made in
Italy.
Premesso che la diagnosi della malocclusione
da parte del clinico è fondamentale per stabilire
il giusto percorso terapeutico per la risoluzione
del caso, in perfetta sinergia tecnico – clinico,
viene effettuato uno studio del caso attraverso un
set-up, il quale una volta approvato dal prescrittore medico rappresenterà la traccia su cui
verranno realizzati gli aligners.
Quello di Arc Angel è un progetto tutto italiano
ma il suo moderno modello di Rete d’Imprese
gli consente di confrontarsi con la più affermata
concorrenza internazionale. Nato dall’integrazione
di tecnici e clinici, considera tecnica e clinica
espressione della stessa cultura professionale. La
personalizzazione con il tecnico e la possibilità di
interagire in modo virtuale sulle scelte terapeutiche sono infatti alcuni dei maggiori punti di forza
del sistema. L’impronta iniziale è ad alta precisione o con scanner intraorale. Il setup terapeutico
e il piano di trattamento Full Digital 3D rendono
ogni singolo allineatore virtualmente a prova d’errore. La realizzazione dei dispositivi è effettuata
esclusivamente sul territorio dal produttore reale e
accreditato a norma di legge.
L’allineatore trasparente Arc Angel ha la forza
di un’idea trasparente, una scelta professionale
precisa e argomentata che si è conquistata una
posizione di rilievo nel panorama ortodontico
italiano.
16
La nostra sistemica ad oggi vede Arcangel
protagonista nel mercato degli aligners con più
di 15000 pazienti trattati, tramite un piccolo
esercito di oltre 1000 clinici. Coinvolti, coordinati
e formati da un team di tutor che annovera al suo
interno alcuni tra i maggiori esponenti del mondo
ortodontico internazionale. I protocolli terapeutici
sono inoltre supportati da alcune collaborazioni
in termini di ricerca e sviluppo con Università
italiane.
I casi più complessi possono essere integrati in
fase progettuale di una serie di accessori detti
app. e app. gripp., per perfezionere l’ottenimento
dei movimenti critici.
Una volta approvato il progetto il fabbricante, con
tutta la professionalità garantita da un attento
controllo di rete, verrà consegnato il caso al
clinico, corredandolo di tutte le indicazioni, e le
certificazioni, utili all’utilizzo degli allineatori.
In questo modo il rapporto clinico tecnico risulta
essere diverso: diretto, immediato, ed in virtù della
contiguità territoriale di maggiore comprensione
reciproca e condivisione, per un presidio terapeutico di massima eccellenza per il benessere dei
pazienti.
Crediamo fortemente nello sviluppo sinergico, di
tutti gli elementi della filiera odontoiatrica, Clinici,
Università, Odontotecnici, industrie di riferimento,
tutto questo con l’obbiettivo certo di rimettere
il paziente e la sua salute, al centro del nostro
modello di business.
Patrizio Evangelista
Stefano Della Vecchia
Direttivo Nazionale ORTEC