Inferenza 1 - IIS Cremona
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Inferenza 1 - IIS Cremona
INFERENZA I Di Logon Didonai 1. Le forme-base dell’inferenza Come sappiamo, i ragionamenti possono essere distinti in premesse e conclusioni. Le premesse possono essere categoriche (sono cioè asserzioni sulla realtà o constatano una circostanza di fatto, per esempio: “Piove”) oppure ipotetiche. Queste ultime possiamo chiamarle condizionali, poiché esplicitano le condizioni richieste per il realizzarsi un evento (per esempio: “Se piove prendo l’ombrello”). Nelle nostre deliberazioni quotidiane abbiamo per lo più a che fare con ragionamenti costituiti da due premesse (una delle quali può anche essere implicita). Se le due premesse non sono entrambe categoriche, possono essere: a) entrambe ipotetiche o condizionali; b) una condizionale e una “categorica”. Consideriamo più da vicino l’enunciato condizionale, che possiamo schematizzare come “p --> q” (cioè: “se p allora q” oppure “p implica q” oppure “da p segue q”). Esso contiene due enunciati componenti: la componente che segue il “se” è detta antecedente, quella che segue l’“allora” è detta conseguente. Tradurremo con una linea (in alternativa è possibile utilizzare il simbolo formale “ ∴”) i termini “quindi” o “dunque”: essa sarà dunque l’indicatore di conclusione. Chiaramente, possiamo considerare “p” la condizione di “q”. Perché sia dato “q”, occorre che sia dato anche “p”. Facciamo alcuni esempi: • Se domani c’è il sole, allora vengo con te al mare; • Se un numero è divisibile per sei, allora è divisibile per tre; • Se Milano è una città dell’Italia settentrionale, allora è una città italiana; se Milano è una città italiana, allora è una città europea; dunque, se Milano è una città dell’Italia settentrionale, allora è una città europea. Immaginiamo ora (primo esempio) che domani il sole ci sia (premessa categorica che indica l’effettivo realizzarsi della condizione), allora (conseguenza) io, in base alla premessa ipotetica (che esprime la condizione) dovrei venire al mare (conseguenza). Così, nel secondo esempio, il numero 54 è divisibile per 6. L’operazione darebbe come risultato 9, a sua volta divisibile per 3, e il risultato sarebbe 3. Nel terzo caso non sappiamo nulla circa l’effettiva sussistenza della condizione (se non ne siete convinti, perché magari conoscete Milano, provate a prendere in considerazione il paesino Cingoli: non sapendo dove si trova non ci resta che restare nel ragionamento ipotetico), però sappiamo che, qualora fossero date le due premesse, la conclusione ne deriverebbe per una curiosa proprietà logica che i matematici chiamano “transitiva” che, nel sillogismo ipotetico, rappresenta il primo schema o forma-base dell’inferenza. Se chiamiamo “p” la proprietà di essere una città dell’italiana settentrionale, “q” quella di essere una città italiana ed “r” quella di essere una città europea. Ci rendiamo conto che si tratta di un vero e proprio passaggio, di una concatenazione: se dato p è necessario che q, e dato q è necessario che r, allora dato p è necessario che r. In simboli: SILLOGISMO IPOTETICO P --> q Q --> r P --> r Il secondo schema dell’inferenza potrebbe essere il seguente: • Se piove prendo l’ombrello; piove; dunque prendo l’ombrello. Esso consiste dunque nel porre la condizione che mi spinge a prendere una determinata conclusione (o, nel caso in oggetto, ad agire). Poiché effettivamente di un porre si tratta (pone infatti la condizione e con ciò il condizionato), lo chiamiamo con il suo nome tecnico in latino: modus (ponendo) ponens. È lo schema di inferenza in cui la prima premessa è ipotetica, la premessa categorica afferma l’antecedente e la conclusione afferma il conseguente. MODUS PONENS p --> q p q Oltre al sillogismo ipotetico e al modus ponens esiste anche un’altra forma dell’inferenza. La possiamo esemplificare così: • In un triangolo la somma degli angoli interni è uguale 180°; ma in quella figura geometrica la somma degli angoli interni è maggiore di 180°; quindi non si tratta di un triangolo; • Per superare l’esame di maturità è necessario totalizzare almeno 60 punti su 100 tra crediti, esami scritti e colloquio pluridisciplinare; ma tu hai totalizzato solo 50 punti; quindi non hai superato l’esame di maturità. In entrambi gli esempi risulta chiaro che il “ma” introduce una circostanza che nega quanto contenuto nella prima premessa come condizione (somma degli angoli interni uguale a 180°, punteggio totale uguale o superiore a 60/100) la negazione della condizione ha come conseguenza la negazione del condizionato. Chiamiamo modus (tollendo) tollens (dal latino: tollere) tale terzo schema inferenziale di base (perché toglie la condizione necessaria, togliendo così anche il condizionato) e indichiamo con “p” da un lato il triangolo, dall’altro il superare l’esame, con “q”, invece, da un lato la negazione della condizione “punteggio totale maggiore o uguale a 60”, dall’altro la negazione della condizione “somma degli angoli interni uguale a 180°”. Il modus tollens è lo schema di inferenza in cui la prima premessa è ipotetica, la premessa categorica nega il conseguente della premessa condizionale e la conclusione nega l’antecedente. MODUS TOLLENS P --> q ¬q ¬p Si noti che indichiamo con il simbolo “¬” la negazione di un elemento (nella fattispecie il conseguente e, quindi, l’antecedente). Inoltre, occorre prestare attenzione al fatto che, se la condizione è espressa in forma negativa, la negazione di una negazione avrà forma affermativa, pur essendo una negazione del conseguente, come nell’esempio seguente: • Se tu fossi calvo (p), allora non useresti il pettine (q); invece lo usi (¬ q); quindi non sei calvo (¬ p). LA PALESTRA DELLA MENTE – CONDIZIONI DELL’INFERENZA I Impara a distinguere: le inferenze che seguono sono in modus ponens o in modus tollens? O si tratta di un sillogismo ipotetico? Se mancano una premessa o la conclusione prova a trovarle tu, strutturando l’inferenza in base ai due modelli forniti. 1.* Se Callia è calvo, allora Callia non usa il pettine; se Callia non usa il pettine, allora Callia non compra pettini; quindi, se Callia è calvo, Callia non compra pettini. 2.* Totalizzare un punteggio di 80 punti è sufficiente per superare l’esame; tu hai superato l’esame, quindi.... 3.* Quindi sei italiano, perché se sei milanese sei italiano. 4. Se si passa con il rosso allora si prende la multa. Tu sei passato con il rosso. Quindi hai preso la multa. 5. Se si passa con il rosso, e si viene scoperti in contravvenzione, allora si prende una multa di 154 euro. Tu sei passato con il rosso e i vigili ti hanno visto. Quindi hai preso una multa. 6.* Se si passa con il rosso, e si viene scoperti in contravvenzione, allora si prende una multa di 154 euro. Tu sei passato con il rosso e la telecamera ti ha ripreso. Ma la multa l’ha presa tua madre. 2. Evitiamo gli errori A questo punto occorrerà imparare a evitare due possibili errori. In primo luogo, se prendo l’ombrello, questo non implica necessariamente che stia piovendo. Forse l’ho portato dall’“arrotino e l’ombrellaio” per farlo riparare. Se da “q” concludessi “p” commetterei la fallacia dell’affermazione del conseguente. Questa non è una forma di ragionamento valida, benché assomigli al modus ponens. Sola forma valida è l’affermazione dell’antecedente. FALLACIA DELL’AFFERMAZIONE DEL CONSEGUENTE P-->q q p Se commettiamo una fallacia dell’affermazione del conseguente la nostra inferenza è invalida, come si vede anche dall’esempio seguente: • Se Giuseppe ha scritto la Divina Commedia, allora è un grande scrittore; Giuseppe è un grande scrittore; quindi Giuseppe ha scritto la Divina Commedia. Come risulterà evidente, Giuseppe può essere un grande scrittore anche per motivi diversi (magari ha scritto ottimi romanzi, ma non la Divina Commedia). Solo qualora l’unica possibilità di essere un grande scrittore dovesse proprio essere quella di aver scritto la Divina Commedia avremmo come conseguenza certa che Giuseppe, essendo un grande scrittore, ha scritto la Divina Commedia. Ma è evidente l’assurdità di una tale formulazione (almeno in questo caso). Il problema è che, di fronte a un’inferenza di tipo modus tollens, non tutti, spontaneamente (cioè senza un po’ di esercizio), riusciamo a stabilire se è corretta, o meglio: non sempre riconosciamo la forma fallace. Per chi ha appreso come ricorrere alle inferenze della logica formale per trarre conclusioni da una o più premesse è abbastanza agevole ricorrere a esse, ma per la maggioranza delle persone le cose non stanno così (Anolli & Legrenzi 2003; Girotto 1994). Se non abbiamo imparato a utilizzare questo tipo di inferenza compiamo sistematicamente degli errori. Proviamo a considerare le due inferenze seguenti: • Se nella mano c’è un re, allora c’è un asso. Nella mano c’è un re. Nella mano c’è un asso. • Se nella mano c’è un re allora c’è un asso. Nella mano non c’è un asso. Nella mano non c’è un re. La conclusione della prima (in modus ponens) è intuitivamente evidente; quella della seconda (in modus tollens), invece, non lo è, a meno che non ci sforziamo di applicare la regola appena appresa (ma questo, come stiamo per vedere, richiede di precisare quale sia il rapporto tra re ed asso: necessario o probabile). Anche il modus tollens presenta una forma fallace, sebbene più difficile da riconoscere. La forma invalida del modus tollens si ha quando la sua premessa categorica nega l’antecedente, anziché la conseguente, della premessa condizionale, commettendo la fallacia della negazione dell’antecedente. FALLACIA DELLA NEGAZIONE DELL’ANTECEDENTE p-->q ¬p ¬q Facciamo un ulteriore esempio: • Se hai rubato dei libri, allora sei responsabile di un crimine; non hai rubato dei libri; quindi non sei responsabile di un crimine. Il ragionamento è fallace, infatti, pur non avendo rubato dei libri (cioè pur non avendo commesso questo specifico crimine) potresti aver commesso altri crimini (e così si entra nel campo dell’ipotesi). Il furto dei libri non è l’unica condizione per essere responsabile di un crimine. LA PALESTRA DELLA MENTE – CONDIZIONI DELL’INFERENZA II Sono validi i seguenti ragionamenti? Per rispondere, analizzane prima la forma. 7.* L’opinionista Y in una trasmissione televisiva fa un ragionamento volto a screditare il politico X. Il nocciolo è questo: se un politico non ha contenuti validi da proporre, si preoccupa molto dell’immagine. Ora, siccome il politico X si preoccupa molto dell’immagine, allora non ha contenuti validi da proporre. Siete convinti? 8. Se tutto è determinato non può esserci libertà. La libertà c’è. Quindi non è tutto determinato, cioè c’è una quota di indeterminismo. 9. L’uomo di Neandertal parlava malamente. Perché? In base a cosa lo dici? Per parlare bene la laringe dev’essere bassa. Se è alta si parla male, e l’uomo di neandertal l’aveva alta. Dunque parlava male. 10. Se Nuoro è in Sicilia, allora è in Italia. Nuoro è in Italia. Allora è in Sicilia. 11.* Il pacifismo totale potrebbe essere un buon principio se tutti lo seguissero. Ma non tutti lo fanno, quindi non lo è. Trova la frase equivalente: 12.* La famosa frase di Cartesio «Penso dunque sono» significa che: a. Quando non penso non sono; b. Visto che sono, penso; c. Se non pensassi non sarei; d. Se non fossi non penserei; e. Pensare equivale a essere. 3. Condizione necessaria e condizione sufficiente. Abbiamo già usato il termine “condizione”, ma in modo ancora impreciso. Dovremo adesso distinguere diversi sensi del termine. La proposizione «Essere milanesi implica essere italiani» si può esprimere in diverse forme equivalenti, come: a) «Se sei milanese allora sei italiano»; b) «Dall’essere milanesi segue l’essere italiani»; c) «Essere milanesi è condizione sufficiente per essere italiani»; d) «Essere italiani è condizione necessaria per essere milanesi». Per aiutarci, possiamo raffigurare la relazione tra i due termini nel modo seguente. ITALIANI MILANESI Che cosa significa l’immagine (e di conseguenza l’inferenza che si può costruire a partire dalla condizione data? Che, se è vera la proprietà di “essere milanesi”, allora è certamente vera anche quella di “essere italiani”, poiché l’insieme “milanesi” è incluso nell’insieme “italiani”, e cioè essere milanesi è una condizione sufficiente dell’essere italiani, il che significa che è sufficiente essere milanesi per essere italiani. Al contrario, non è sempre vero che “essere milanesi” sia una condizione necessaria per essere italiani, ci sono infatti altri italiani che non sono milanesi (bergamaschi, padovani, romani, fiorentini, napoletani, palermitani ecc.). Non è tutto. Se infatti consideriamo la proprietà di “essere italiani” come condizione, possiamo constatare che essa è necessaria per essere milanesi (almeno dal punto di vista della nazionalità, anche se gli stranieri che abitano a Milano possono anche in senso lato essere considerati milanesi, benché non abbiano la cittadinanza italiana, ma in tal caso dovremmo ridefinire il termine «milanese»), infatti senza essere italiani non si può essere milanesi (altrimenti detto: è una conditio sine qua non). Così la condizione «aver totalizzato un punteggio di 60 punti» è sufficiente per superare l’esame di maturità (per far parte dell’insieme delle persone che hanno superato l’esame), mentre, d’altro lato, è necessario aver superato l’esame per aver avuto un punteggio di 60 punti. Persone che hanno superato l’esame di maturità 60 p. 61 p. ecc. 62 p. Se invece dicessimo: “Se e solo il candidato ha totalizzato un punteggio compreso tra 60 e 100 allora l’esame di maturità è stato superato” avremmo la definizione dell’espressione “aver superato l’esame di maturità”. Se la premessa condizionale di un’inferenza ipotetica costituisce una definizione, allora abbiamo una condizione necessaria e sufficiente, così diremo che è condizione necessaria e sufficiente per aver superato l’esame quella di aver totalizzato un punteggio compreso tra 60 e 100 (i due insiemi coincidono). Persone che hanno superato l’esame di maturità ≡ Candidati che hanno totalizzato un punteggio compreso tra 60 e 100 Rispetto alla condizione necessaria e alla condizione sufficiente singolarmente prese, come rispetto al modus ponens e al modus tollens (fallacie incluse), le cose cambiano, perché, come risulterà chiaro, se abbiamo totalizzato un punteggio compreso tra 60 e 100 abbiamo sicuramente superato l’esame, altrimenti no; se abbiamo superato l’esame abbiamo sicuramente un punteggio compreso tra 60 e 100. La ragione della validità di queste argomentazioni va individuata nel tipo di connessione che lega l’antecedente della premessa condizionale al suo conseguente. Le inferenze possibili a partire dalla condizione necessaria e sufficiente: a) LA PRESENZA DELLA CONDIZIONE COMPORTA IL REALIZZARSI DELL’EFFETTO: CIOÈ L’AFFERMAZIONE DELL’ANTECEDENTE (P) IMPLICA IL CONSEGUENTE (Q); b) IL VENIR MENO DELLA CONDIZIONE ESCLUDE LA POSSIBILITÀ DELL’EFFETTO: LA NEGAZIONE DELL’ANTECEDENTE (NON-P) IMPLICA LA NEGAZIONE DEL CONSEGUENTE (NON-Q); c) LA PRESENZA DELL’EFFETTO COMPORTA LA PRESENZA DELLA CONDIZIONE: L’AFFERMAZIONE DEL CONSEGUENTE (Q) IMPLICA L’AFFERMAZIONE DELL’ANTECEDENTE (P); d) IL VENIR MENO DELL’EFFETTO DETERMINA IL VENIR MENO DELLA CONDIZIONE: LA NEGAZIONE DEL CONSEGUENTE (NON-Q) IMPLICA LA NEGAZIONE DELL’ANTECEDENTE (NON-P). Quindi solo nel caso della condizione necessaria e sufficiente sono valide tutte le quattro forme di inferenza esaminate: non solo 1) l’affermazione dell’antecedente (modus ponens) e 2) la negazione del conseguente (modus tollens), ma anche 3) la negazione dell’antecedente (che era fallace) e 4) l’affermazione del conseguente (che era parimenti fallace). Ora le fallacie sono ragionamenti validi. Rappresenteremo la condizione necessaria e sufficiente nel modo seguente: p↔q Se torniamo al modus ponens, sarà ora chiaro che esso rappresenta la condizione sufficiente: se siete milanesi, allora siete italiani; siete milanesi, dunque siete italiani. Come abbiamo già detto: essa è sufficiente, perché anche i padovani, i torinesi, i fiorentini ecc. sono italiani. Se riprendiamo invece in considerazione il modus tollens, esso rappresenta la condizione necessaria. Se siete milanesi siete italiani; ma non siete italiani; quindi non siete milanesi. La condizione negata è qui il conseguente, cioè l’essere italiani. Siccome (fatte le dovute precisazioni cui abbiamo accennato) non esistono milanesi che non siano italiani, con l’escludere la proprietà «essere italiani» si esclude necessariamente la proprietà «essere milanesi». 4. La condizione necessaria e sufficiente come definizione Nella sezione Argomentazione abbiamo tentato di illustrare i metodi che possiamo utilizzare per definire e le regole che una corretta definizione dovrebbe rispettare (fornire il genere e la differenza specifica, non essere né troppo ampia né troppo ristretta, non essere circolare, non essere negativa, non essere ambigua, confusa, oscura né usare un linguaggio figurato o connotato emotivamente). Torniamo ora sulla questione da una nuova prospettiva: «Una definizione è una proposizione che fornisce condizioni necessarie e sufficienti per una certa proprietà. Argomentare che la definizione non è vera significa argomentare che le condizioni fornite non sono necessarie e sufficienti per quella proprietà» (Iacona 2005: 82). Definire un “vegetariano” significa formulare una proposizione nella quale si dice che che per essere un vegetariano è necessario e sufficiente avere determinate proprietà. Ma non solo tale proposizione dovrà essere universalmente vera, ovvero indicare che, tutti i vegetariani, per essere tali, dovranno avere quelle determinate qualità (in quanto vegetariani): la proposizione universale fornirà allora le condizioni necessarie (cioè quelle in assenza delle quali non si può essere considerati vegetariani); anche la conversa (vedi Glossario) dovrà esserlo: se qualcuno ha quelle proprietà (non mangiare carne, per esempio), allora questa è condizione sufficiente perché costui sia un vegetariano. Se l’universale o la conversa non sono contemporaneamente vere la definizione non sarà vera (vedi Iacona, ibid.). Da quanto detto derivano alcune conseguenze. In primo luogo, se non è vera la proposizione che fornisce le condizioni necessarie avremo una definizione troppo “stretta”: escluderà elementi che hanno la proprietà definita: un vegetariano è un uomo che parla l’italiano. Ma non è vero che se qualcosa è un vegetariano allora parla italiano: un tedesco può essere vegetariano e non parlare italiano. Se, invece, non è vera la proposizione che fornisce le condizioni sufficienti si avranno condizioni troppo “larghe”: esse includeranno elementi che non hanno la proprietà definita: un vegetariano è un uomo che non mangia pesce. La proposizione “se qualcosa è un uomo che non mangia pesce allora è un vegetariano” è falsa: è possibile che qualcuno non ami il pesce ma mangi la carne, e non sarebbe vegetariano, benché sia vero che i vegetariani non mangiano pesce. Possiamo di conseguenza dire che una definizione è vera «quando le due proposizioni che forniscono rispettivamente condizioni necessarie e sufficienti per la proprietà definita sono vere, cioè quando non ammettono controesempi» (ibid.). Ma non è sempre così semplice stabilire la verità o falsità di una definizione. Prendiamo le definizioni oscure. Come potremmo trovare controesempi? A volte una definizione è formulata in modo oscuro e non sappiamo se ammette controesempi. Una definizione è oscura quando non si è in grado di stabilirne la verità, in quanto non si sa «quali siano il conseguente e l’antecedente delle proposizioni che forniscono le condizioni necessarie e sufficienti per la proprietà definita» (Iacona 2005: 84). Di questo tipo è l’esempio seguente, tratto da Essere e tempo di Martin Heidegger: «La cura è avanti-a-séesser-già-in-un-mondo-presso-ente-che-si-fa-incontro». Qual è il significato della sequenza di parole che viene usata per definire? Non è chiaro, e occorrerebbe un’interpretazione del pensiero heideggeriano per comprenderlo. In questo caso è un’impresa faticosa ma non impossibile, in certi casi sembra essere impossibile. Come verificare, inoltre, se una definizione che usa un linguaggio figurato, come in quest’altro esempio, è vera? «La morte è una donna che signoreggia il nostro tempo con un orologio le cui lancette sono un’affilata falce». Cosa potremmo fare? Cercare delle donne che vanno in giro con un orologio dalle lancette a forma di falce? Evidentemente, sia nel caso in questione che nel caso precedente non è facile stabilire se la definizione sia vera, perché sia l’antecedente che il conseguente (i componenti della proposizione) hanno bisogno di essere tradotti in un linguaggio chiaro e non figurato: «Una definizione formulata in modo oscuro o figurato resiste sempre alla confutazione, perché l’avversario di chi la propone non è in grado di provare che non è vera» (ivi, p. 84). Resiste dunque in base a un argomento ad ignorantiam (vedi), ma questo non significa, per l’appunto, che questa resistenza alla confutazione garantisca un reale vantaggio argomentativo. Se è vero che non se ne può provare la falsità, è anche vero che non se ne potrà provare la verità. L’argomento ad ignorantiam è reversibile. Il problema è del resto più complesso nei casi seguenti: «L’aborto è la soppressione di una persona non ancora nata»; «Un vegetariano è una persona che si nutre in modo salutare». Qui non il linguaggio oscuro o figurato è il problema, bensì il contesto e la scelta interpretativa a partire dalla quale si formula la definizione, che può essere, come già sappiamo, persuasiva. È la definizione persuasiva quella che qui ci interessa maggiormente, perché presenta connotazioni morali positive o negative. Nel primo caso se un feto è già una persona non si può abortire senza commettere omicidio; nel secondo, se si mangia carne, ci si nutre in modo non salutare. Le proposizioni che si cerca di far passare per vere servono all’interno di una strategia argomentativa. Se venissero accettate determinerebbero conseguenze importanti: nel primo caso occorrerebbe vietare l’aborto; nel secondo occorrerebbe cercare di cambiare alimentazione per essere sicuri di non avere tumori o malattie cardio-circolatorie. Se si accettano le definizioni persuasive, poi risulta difficile difendere le tesi contrarie: la liceità dell’aborto o il mangiare carne. Se però sono in discussione proprio la bontà o la cattiveria di ciò che è definito è chiaro che una definizione persuasiva non può venire accettata, pena la resa in una disputa. Se vengono presentate sotto un’apparenza di neutralità esse possono sembrare vere. LA PALESTRA DELLA MENTE – CONDIZIONI DELL’INFERENZA III Condizioni necessarie e sufficienti. Se prendiamo l’esempio seguente, tratto dalla geometria, condizione sufficiente perché un triangolo sia isoscele è che esso sia equilatero, ma: condizione necessaria perché sia equilatero è che sia isoscele. Non abbiamo qui a che fare con una definizione o condizione necessaria e sufficiente. Perché se pure il triangolo fosse isoscele questo non basterebbe a farne un triangolo equilatero. 12. Raffigura un insieme che rappresenti il rapporto tra triangoli isosceli e triangoli equilateri. 13. Quale sarebbe la definizione (condizione necessaria e sufficiente) di triangolo isoscele? E quella di triangolo equilatero? Se non la ricordi consulta l’enciclopedia o un libro di geometria. 14. Torna sulla famosa frase di Cartesio: «Penso dunque sono». La condizione “penso” è necessaria o sufficiente per l’essere? E se ponessimo l’“essere”, come condizione sarebbe necessaria o sufficiente per il pensare? Completa inserendo al posto dei punti «necessaria» o «sufficiente». 15. Condizione ...................... perché un numero sia divisibile per 4 è che sia divisibile per 8. 16.* Condizione ...................... per essere promosso è avere almeno 6 in tutte le materie. 17.* Avere 8 in tutte le materie è condizione ...................... per essere promossi. 18.* Essere napoletani è condizione ............................ per essere italiani. 19. Condizione ........................ perché la macchina non si fermi è che ci sia benzina. 20. Condizione ............ affinché un numero sia primo è che non sia divisibile per tre. 21. La condizione xy>0 è ................ perché x>0 e y>0. 22. La condizione x>0 e y>0 è .............perché sia xy>0. Scrivi le seguenti proposizioni in forma equivalente utilizzando le espressioni «condizione necessaria» o «condizione sufficiente». 23.* Se un quadrilatero è un rettangolo allora è un parallelogramma. 24. Se un quadrilatero è un parallelogramma allora i suoi lati opposti sono paralleli. 25. Se ti sei iscritto, allora puoi partecipare al torneo. 26. Dal fatto che un numero è multiplo di 6, segue che è divisibile per tre. 27. Dal fatto che un triangolo è equilatero segue che esso è isoscele 28.* Quando una funzione è derivabile è continua. 29. Se una funzione non è continua, allora non è derivabile. Esprimi le seguenti proposizioni in forma equivalente utilizzando le espressioni: «condizione necessaria», «condizione sufficiente» o «condizione necessaria e sufficiente». 30. Se si parcheggia in divieto di sosta, allora si può ricevere una multa. 31. Se si commette una violazione del codice della strada, allora si può ricevere una multa. 32. Per un rettangolo, avere i lati congruenti equivale a essere un quadrato. 33. Essere nati a Berlino implica l’essere nati in Germania. 34.* Essere nati a Berlino implica l’essere nati in Germania Ovest. 35.* Se un triangolo ha i tre lati congruenti, allora ha i tre angoli congruenti e viceversa. 36. Avere vinto alla gara implica l’esservi stati iscritti. 37. Bush: Vengo alla festa solo se mi accompagnano Silvio e Tony e se non c’è Bin Laden. 38. Io non posso entrare nel governo. Se lo facessi dovrei mentire ai miei elettori. E non posso farlo. La logica è spesso stata considerata lo strumento del diavolo non soprenderà dunque di trovarsi in un inferno strano, dove ci vengono posti degli enigmi, un po’ per svago, un po’ per stimolare la nostra arguzia, ma da risolversi in base a rigorose inferenze che seguono il modello delle condizioni. Preludio. Varcata la soglia del regno dove i diritti umani e la “dignità della persona umana” sono istituzionalmente violati in base alla dottrina di quella Chiesa che pretende di difendere la vita (e che licenzia i docenti di filosofia del diritto che, come Luigi Lombardi Vallauri, chiedono una riforma del diritto carcerario anche all’Inferno), dovremo provare a rispondere ad alcune domande. Altrimenti ci toccherà lasciare ogni speranza... di entrare nel mondo della logica. Ecco dunque la prima domanda. 39.* Una pianta acquatica cresce in modo da raggiungere ogni giorno un’estensione doppia di quella del giorno precedente. Se al trentesimo giorno essa occupa la superficie di un intero lago, in quale giorno ne occupava la metà? 40.* Un ciclista e una ciclista partono da un punto A pedalando in direzioni opposte sulla stessa strada, dopo aver percorso 6 km, al punto B svoltano entrambi a sinistra e pedalano per altri 8 km, dopodiché si fermano a leggere al punto C: il primo un dialogo di Platone (la Repubblica), la seconda il romanzo Jahrestage di Uwe Johnson. A che distanza si trovano l’uno dall’altra? 41.* A un certo punto, risolto questo problema, incontri Epimenide Pseudomai, di Creta, che ti propone il suo famoso paradosso, in una versione leggermente modificata: “Sto mentendo”. Questa frase è vera o falsa? 42. Ci sono due porte, delle quali l’una è la via della verità, l’altra quella della menzogna. Di fronte a te si trovano Cristo e il Diavolo (ma tu non sai chi sia chi), il primo dei due dice sempre la verità (è ovviamente il guardiano della porta della verità); l’altro è il Diavolo, ed è il guardiano della porta della menzogna (come è noto, il Grande Mentitore mente sempre). Se sei un uomo, prendendo la porta della verità ti salverai e raggiungerai il paradiso dove ti aspetta una Beatrice emancipata (ha lasciato Dante); se prendi la porta presso la quale si trova il diavolo sei perduto per sempre (ti toccherà assistere ai discorsi parlamentari dei politici leghisti). Se sei una donna, invece, prendendo la porta della verità avrai diritto di voto (Cristo non è misogino, al contrario della Chiesa di oggi), mentre entrando in quella protetta dal diavolo verrai rinchiusa in casa a fare le pulizie e cucinare. Puoi fare una sola domanda, all’uno o all’altro guardiano. Ricordati che sbagliando domanda sarai perduto (o perduta). Quale domanda porrai? La soluzione la trovi tu! 43.* Nell'isola di Utopia i politici non dicono mai la verità e i non politici dicono sempre la verità. Uno straniero incontra tre indigeni e chiede al primo: "Sei un politico?" Costui risponde alla domanda. Il secondo riferisce allora che il primo ha negato di essere un politico. Il terzo dice infine che il primo è un politico. Quanti di questi tre indigeni sono politici? (Se non riesci a capirlo, vedi la soluzione.) 44. Di tre prigionieri in carcere, uno aveva la vista normale, il secondo aveva un occhio solo, e il terzo era totalmente cieco. Il carceriere disse ai prigionieri che, da tre cappelli bianchi e due cappelli rossi, egli ne avrebbe scelti tre e li avrebbe messi sulle loro teste. Nessuno poteva vedere il colore del cappello che indossava. Il carceriere offrì poi la libertà al prigioniero con la vista normale a condizione che sapesse dire il colore del cappello che indossava. Per impedire che azzeccasse per pura fortuna, minacciò l'esecuzione nel caso di una qualsiasi risposta scorretta. Il primo prigioniero non poté dire quale cappello indossava. Il carceriere fece quindi la stessa proposta al prigioniero con un occhio. Neppure il secondo prigioniero poté dire quale cappello indossava. Il carceriere non si curò di fare l'offerta al prigioniero cieco, ma quando questi avanzò la richiesta acconsentì ad estendere anche a lui le stesse condizioni. Il prigioniero cieco disse: «Io non ho bisogno di avere la vista. Da quello che hanno detto i miei amici che ci vedono, vedo chiaramente che il mio cappello è …!». Come poteva saperlo? 45*. La Costituzione italiana, come tutte le costituzioni moderne, non è immutabile ed eterna (come si fingeva che fossero quelle ottriate, cioè concesse da un sovrano), bensì modificabile, anche se non attraverso le normali procedure di votazione parlamentare per le leggi ordinarie (maggioranza semplice dei presenti, purché in numero legale, ovvero metà dei componenti) bensì attraverso una procedura detta “aggravata”. Individua le condizioni di validità della legge di modifica costituzionale: sono necessarie o sufficienti o necessarie e sufficienti? Inoltre: la legge di modifica costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 (che modificava il Titolo V della Costituzione), approvata dalla maggioranza assoluta di entrambi i rami del parlamento e sottoposta a referendum popolare, è da considerarsi valida? Leggi attentamente l’articolo 138 e tieni presente la maggioranza semplice o relativa essendo una qualunque maggioranza, anche del 10 o 30%; assoluta, invece, del 50% più uno, qualificata è quella dei 2/3), e). Art. 138. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.