Voci Giovani - Oratorio San Giovanni Elemosiniere

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Voci Giovani - Oratorio San Giovanni Elemosiniere
Voci Giovani a cura dell’Oratorio-Circolo Anspi San Giovanni Elemosiniere
Voci Giovani
N U M E R O
X V
N O V E M B R E
2 0 1 5
Redazione
Parrocchia Maria Santissima Annunziata
Oratorio-Circolo Anspi “San Giovanni Elemosiniere”
Corte Tancredi, 1 - 73042 Casarano (LE)
Tel/Fax: 0833 501628
E-mail: [email protected]
Sito web: www.oratoriosangiovannielemosiniere.it
Direttore responsabile: Don Agostino Bove
Coordinatori: Don Pierluigi Santo, M. Emanuela Panico, Alberto Nutricati
Caporedattore: Alberto Nutricati
La redazione al lavoro
Impaginazione e grafica: Alberto Nutricati
Redazione: Mariangela Coppola, Maria Teresa D’Amico, Giorgia Lubello,
Marta Fattizzo, Maria Ferrari, Marina Mazzeo, Chiara Morfea, Rachele Panico, Aurora Primiceri, Roberta Rizzo, Marco Schito, Isabella Scorrano,
Maura Sorrone, Mattia Stefàno
Sommario
Pag. 1
Famiglia: dono di Dio
Pag. 1
La famiglia nel disegno salvifico di Dio
Pag. 2
Comunicare per capirsi, capirsi per comunicare
Pag. 3
Ci vogliono cervello, cuore, coraggio!
Pag. 4
Campo suola settore giovani A.C.
Pag. 5
Campo scuola settore A.C.R.
Pag. 6
Scout: occhi per osservare, orecchie per ascoltare, mani per aiutare
Pag. 8
“In cammino” verso Cracovia… col cuore colmo di “misericordia”
Pag. 9
Nuova vita per la colonna di San Giovanni
Pag. 9
La preziosità della Croce
Pag. 10 Una speranza che non delude!
Pag. 10 La famiglia e la sua missione (im)possibile
Pag. 11 Risate intelligenti per il nuovo capolavoro della Disney
Pag. 12 L’angolo del divertimento
Pag. 12 L’angolo della ricetta
VOCI
GIOVANI
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Famiglia: dono di Dio
Carissimi fratelli e sorelle
in Cristo, ci troviamo
dopo le vacanze estive
per iniziare con rinnovato
slancio il nuovo anno
pastorale che ha al centro
il battesimo. Si tratta di un
anno in cui la diocesi ha
deciso di intraprendere
un cammino in comunione
e unità di riscoperta delle
radici della nostra fede
che sono nel battesimo.
Siamo tutti chiamati a
rimettere al centro il
battesimo come dono da
riscoprire e di cui fare
memoria. Per questo nostro cammino di risveglio della fede,
la comunità deve mettere al centro non tanto le attività da
svolgere, ma la spiritualità della comunione, che non si realizza solo con le iniziative, ma parte dalla decisione del cuore di
vivere un comandamento nuovo. Questa spiritualità della
comunione nasce dalla riscoperta della fede che ci unisce e
dalla volontà di condividerla, facendo spazio agli altri, rifiutando ogni competizione, carrierismo, diffidenza e gelosia, essendo uniti nella diversità. Tutto questo può funzionare se
anche la propria famiglia
diventa il luogo concreto
dove s’impara ad amare.
La Chiesa ispirata dal
nostro papa ha ben compreso il ruolo fondamentale della famiglia che è al
centro non solo dei pensieri dei pastori, ma anche
del sinodo straordinario
sulla famiglia che richiamerà ancora una volta
l’attenzione su di essa. La
Chiesa ricorda a se stessa
e ai suoi figli la valorizzazione di questo grande
dono di Dio. Papa Francesco ci esorta a pregare nelle nostre famiglie perché:
“Abbiamo bisogno di Dio, tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto,
della sua forza e della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono”.
Affidiamo l’anno alla Vergine della Campana che ci aiuti a
camminare insieme nell’amore.
Don Agostino e don Pierluigi
La famiglia nel disegno salvifico di Dio
In un periodo del quale si parla e si sparla della famiglia, riteniamo utile riportare un piccolo ma significativo passaggio
della relazione sinodale dell’Assemblea generale straordinaria
svoltasi a Città del Vaticano dal 5 al 19 ottobre del 2014 e
avente come tema di riflessione proprio la famiglia.
Alberto Nutricati
15. Le parole di vita eterna che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli comprendevano l’insegnamento sul matrimonio e la
famiglia. Tale insegnamento di Gesù ci permette di distinguere in tre tappe fondamentali il progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia. All’inizio, c'è la famiglia delle origini, quando
Dio creatore istituì il matrimonio primordiale tra Adamo ed
Eva, come solido fondamento della famiglia. Dio non solo ha
creato l'essere umano maschio e femmina (cf. Gen 1,27), ma
li ha anche benedetti perché fossero fecondi e si moltiplicassero (cf. Gen 1,28). Per questo, «l'uomo lascerà suo padre e
sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola
carne» (Gen 2,24). Questa unione è stata danneggiata dal
peccato ed è diventata la forma storica di matrimonio nel
Popolo di Dio, per il quale Mosè concesse la possibilità di
rilasciare un attestato di divorzio (cf. Dt 24, 1ss). Tale forma
era prevalente ai tempi di Gesù. Con il Suo avvento e la
riconciliazione del mondo caduto grazie alla redenzione da
Lui operata, terminò l'era inaugurata con Mosé.
16. Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il
matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cf. Mc10,112). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo
(cf. Ef 5,21-32), restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L'alleanza
sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia
della salvezza, riceve la piena rivelazione del suo significato in
Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il
matrimonio e la famiglia ricevono la grazia necessaria per
testimoniare l'amore di Dio e vivere la vita di comunione. Il
Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin dalla
creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio
(cf. Gen 1, 26-27) fino al compimento del mistero
dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze
dell’Agnello (cf. Ap 19,9; Giovanni Paolo II, Catechesi sull'amore umano).
Relatio synodi
III Assemblea Generale Straordinaria
5-19 ottobre 2014
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Comunicare per capirsi, capirsi per comunicare
Con le sue
attività,
l’oratorio è
chiamato a
proporre la
bellezza con
l'obiettivo di
destare
allegria
attraverso un
sano
divertimento,
mai il fine
delle attività,
bensì solo un
mezzo per
evangelizzare
più
efficacemente.
«Comunicare per capirsi, capirsi per comunicare»: è il
tema scelto dal consiglio direttivo per l’anno oratoriano
2015-2016, in linea con gli orientamenti Anspi che propongono l’ultimo percorso del triennio 2014-2016 dal
titolo «Oratori e circoli tra generazioni e comunicazione. Un linguaggio per tutti». Si tratta di accogliere una
nuova sfida in campo educativo: la comunicazione tra le
generazioni. Ogni persona è un mondo nuovo che aspetta solo di essere scoperto. Come? Attraverso una
sana relazione interpersonale basata sulla fiducia in se
stessi e in chi cammina insieme con noi. Insomma comunicare, etimologicamente parlando, significa costruire insieme, mettere in comune e far partecipe. In gergo
psico-pedagogico, è un «processo finalizzato alla messa
in comune di esperienze, informazioni, pensieri ed emozioni» (Vademecum - a cura di Centro Studi Irotamina).
È vero: di comunicazione si parla tanto in tutti gli ambiti, aziendale, familiare, lavorativo, sociale, psicologico,
ora perfino virtuale. Resta da chiedersi: quale è la specificità della comunicazione in un ambiente come
l’oratorio, in particolar modo in un oratorio affiliato
Anspi, come è il nostro? O meglio, «quando un legame
costruito in oratorio è un’autentica relazione educati-
Corso di formazione Anspi (luglio 2015)
va?». Uno degli assiomi sulla comunicazione, elaborati
da una scuola di sociologi e psicologi statunitensi, sostiene che è il contenuto a qualificare una relazione.
VOCI
GIOVANI
Quale dunque il contenuto della comunicazione (ossia il
messaggio) in oratorio, se non quello della Salvezza?
Comunicazione come scambio reciproco non di sole
informazioni, ma di valori all’insegna della scoperta di sé
e dell’incontro con gli altri nello spirito cristiano
dell’accompagnamento. Perfettamente in sintonia con il
tema dell’anno pastorale «Battesimo, sorgente di vita
nuova», il tema conduce il mondo degli adulti, maturi
nella fede, ma sempre bisognosi e disponibili a nutrirla
ed accrescerla, ad accompagnare le nuove generazioni
alla riscoperta del dono del Battesimo, che ci fa uscire
da noi stessi per andare con gioia incontro all’Altro per
comunicargli, appunto, la gioia del Vangelo. Papa Francesco, incontrando i ragazzi degli oratori nella sua visita
a Torino il 21 giugno 2015, per l’ostensione della Sindone, nel bicentenario della nascita di don Bosco, ammonisce: «Non dimenticatevi che una delle caratteristiche
del vero oratoriano è la gioia. E con questa gioia cercare Gesù, amare Gesù, lasciarsi cercare da Gesù e incontrarlo tutti i giorni». Gioia e oratorio, un perfetto
binomio. S. Domenico Savio, cresciuto in santità proprio in oratorio, lo diceva spesso: «Qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri». L’oratorio
può essere sempre più una scuola di santità, una casa di
credenti, solo se riesce ad essere luogo in cui ciascuno
possa condividere con gli altri la gioia del Vangelo, quella che «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si
incontrano con Gesù» (Evangelii Gaudium) e sono pronti a comunicare tale incontro. Allora, è lo stile di chi lo
anima la carta vincente che fa dell'oratorio l'ambiente
privilegiato della gioia. Per questo, con le sue attività, è
chiamato a proporre la bellezza con l'obiettivo di destare allegria attraverso un sano divertimento, mai il fine
delle attività, bensì solo un mezzo per evangelizzare più
efficacemente. Parliamo così di cultura dell’oratorio a
patto di avventurarci in proposte che possano intercettare l'interesse dei ragazzi, puntando all'utilizzo di linguaggia loro familiari. «È così che l'oratorio può fare
cultura ed essere fucina di buone pratiche per il presente e per il futuro, generando il desiderio di vivere in
ogni altro ambiente sempre più come Gesù» (Pastorale
giovanile Forum Oratori Milanesi).
M. Emanuela Panico
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Ci vogliono cervello, cuore, coraggio!
Fosse stato per lo start di questo Grest 2015 la vigna sarebbe
stata tanta ma gli operai pochi. Invece, dopo un piccolo momento
di titubanza, il “lievito madre” si è attivato e il risultato, a detta di
molti, è stato a dir poco positivo. “Nord Sud Ovest Oz” il titolo
del Grest di quest’anno, incentrato sulla storia di quattro personaggi in cammino alla ricerca di ciò che manca loro: un cuore
all'uomo di latta, un cervello allo spaventapasseri, il coraggio al
leone e il ritorno a casa, dalla propria famiglia, a
Doroty. Tutti e quattro insieme riescono ad arrivare al Mago di Oz, l’unico in grado di poterli aiutare ad ottenere quanto desiderano. Quattro personaggi, così tanto diversi tra loro, riescono a
diventare una vera squadra, capace di cooperare;
la stessa squadra che abbiamo formato noi tutti,
animatori ed educatori, per proporre l’attività
estiva.
Una storia che ha avuto del miracoloso per Dorothy & friends che scoprono alla fine di avere
dentro di sé i talenti che ricercano... come i tanti
doni che ciascuno di noi custodisce: doni da scoprire e da mettere al servizio degli altri. I nostri
amici hanno percorso una strada di pietre gialle,
esattamente lo stesso cammino che ciascuno di noi
dovrebbe percorrere per incontrare Qualcuno che
ci doni speranza. Nel meraviglioso mondo di Oz i
nostri eroi sono riusciti a superare ostacoli e malvagità insegnandoci che le tante "streghe" che ogni
giorno incontriamo siamo chiamati a sconfiggerle
definitivamente. E per farlo ci vogliono pro-
prio cervello, cuore e coraggio.
Questa storia è stata affiancata da varie attività ludiche,
ma tutte finalizzate alla riflessione sui contenuti, da momenti di catechesi, giochi,
canti, spettacoli e qualche
laboratorio. Tutto ciò ha
permesso di creare un clima
di serena collaborazione e
reciproca fiducia tra il nostro
padre Pierluigi, gli educatorianimatori e i ragazzi, fino a
farne un unico gruppo vivace
e unito.
Sono stati giorni pienamente
vissuti anche contro le avversità climatiche, visto che
serenamente siamo riusciti a
portare l'intero gruppo in
oratorio senza abbassare il
divertimento e l'allegria, ma
mantenendo lo stesso clima gioioso. Grazie a tutti coloro che
hanno collaborato per la realizzazione del Grest 2015, a tutti i
genitori che hanno dimostrato d'aver fiducia in noi, affidandoci i
propri figli per farci vivere insieme a loro una stupenda avventura.
Arrivederci alla prossima.
Loredana Albanese
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Campo scuola settore giovani A.C.
Nei luoghi nei
quali si pone
al centro
l’immagine di
Cristo, tutto
risulta facile,
tutto è gioia,
serenità
L’esperienza del campo scuola giovani, rinnovandosi
anno dopo anno, permette a ragazzi tra i 14 e i 30 anni
di vivere delle emozioni speciali, concentrate in pochi
giorni, ma destinate a rimanere nell’album dei propri
ricordi per tutta la vita.
Non a caso questo appuntamento risulta, estate dopo
estate, tanto atteso sia dai cosiddetti “veterani” del
settore, quindi giovani con grande esperienza alle spalle, sia dai giovanissimi che per la prima volta intraprendono questo cammino, giungendo dall’ACR e scegliendo ancora una volta di mettersi in gioco in una relazione di gruppo che permette sempre più al medesimo
settore di comporre una squadra unita e fantastica.
Quest’anno la mèta scelta, dal 20 al 23 agosto, è stata
la struttura presente sul Lungomare di Torre San Giovanni (marina di Ugento), gestita da alcune suore della
diocesi. La tematica che l’equipe educativa ha pensato
di mettere sul campo, insieme al prezioso contributo
del nostro diacono don Angelo Casarano e
dell’assistente don Pierluigi Santo, in realtà si è rivelata
essere un vero e proprio percorso composto dalle
seguenti tappe: la conoscenza e la stima di sé, l’analisi
di alcuni stati d’animo come la rabbia e la tristezza, letti
in un’ottica alternativa rispetto al solito, e poi ancora i
desideri, gli affetti, le fragilità e il peccato, tutti aspetti
analizzati sia dal punto di vista personale, provocando
delle riflessioni e dei momenti di deserto specifico per
ogni ragazzo, sia dal punto di vista dell’esperienza di
gruppo, con lo scopo di alimentare e riscoprire la fede
in ognuno attraverso gli ingredienti in precedenza citati.
VOCI
GIOVANI
Insieme abbiamo
poi riscoperto la
voglia e l’esigenza
dello stare insieme
facendo team e
imparando a conoscerci ancor meglio. Non sono
mancati infatti i
momenti di puro
divertimento,
a
partire dalle partite di calcetto, dal
bagno in un mare
distante solo 20
metri dalla struttura il quale ha garantito anche un
dolce risveglio, dal
simpatico siparietto non programmato avvenuto il
sabato sera sul
corso di San Giovanni durante il
quale alcuni dei
nostri ragazzi, in abiti “alternativi” e sfoderando un look
tutt’altro che consueto, hanno passeggiato sul corso
pedonale, gremito di gente, e hanno conquistato
l’attenzione e gli sguardi meravigliati di tutti i passanti.
È proprio vero: il clima e l’atmosfera che si respirano in
un campo scuola sono capaci di far compiere delle azioni che un ragazzo, nella vita di tutti i giorni, non riuscirebbe a realizzare. Da ciò possiamo renderci conto di
come, nei luoghi nei quali si pone al centro l’immagine di
Cristo e lo scopo unico risulta la testimonianza del Suo
messaggio, si respiri fortemente la Sua presenza viva; in
essi tutto risulta facile, tutto è gioia, serenità, voglia di
stare insieme e di continuare a farlo nel tempo.
Non ci resta che progettare il futuro, il nuovo ed intenso anno associativo che ci attende, ideando la prossima
e di sicuro indimenticabile esperienza di campo.
Luca Orsini
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Campo scuola settore A.C.R.
Quest’anno il campo scuola del settore ACR ha visto come
protagonisti bambini e ragazzi dalla seconda elementare fino alla
terza media, per un totale di circa 70 persone, educatori compresi. La bella esperienza si è tenuta, dal 16 al 19 luglio, nella
struttura di Tricase Porto, a due passi dal mare e con uno spettacolare panorama dato dalla zona paesaggistica collinare.
A differenza dello scorso anno, nel quale si preferì dividere il
campo in due parti, una delle quali specifica per i bambini delle
elementari, mentre l’altra dedicata ai ragazzi delle medie,
quest’anno si è tentato di vivere un’esperienza comunitaria a
tutto tondo, concentrando “i lavori” negli stessi giorni e cercando di conciliare momenti di piena comunione con momenti
specifici per fasce d’età. Questo con l’obiettivo, tra i tanti, di far
respirare ai ragazzi coinvolti l’immagine di un settore unito,
dove le differenze e le diversità, anche legate all’età, non costituiscono un limite bensì un punto di forza, facendo percepire il
valore di un’associazione forte e vogliosa di mettersi in gioco in
un’esperienza intensa e piena, come risulta essere quella del
campo scuola.
È stato bello vedere i più grandi prendersi cura dei più piccoli, è
stato bello non vedere la formazione di sottogruppi anche nei
momenti di svago o di gioco, è stato bello anche vedere la collaborazione tra gli educatori dei vari gruppi, i quali hanno saputo
costituire un’equipe unita
in grado di far emergere,
e di conseguenza risolvere, le problematiche e gli
imprevisti dovuti alla
convivenza e ai ritmi
della giornata.
Il campo è stato centrato
sul tema dell’Arca di Noè
e ha visto i nostri ragazzi
all’opera con momenti di
riflessione, video, attività,
giochi e momenti di preghiera guidati da don
Pierluigi Santo, tutti orientati a sviluppare la
tematica indicata; non
sono mancati momenti
suggestivi come la costruzione dell’Arca, la visita vera e propria
ad un peschereccio e anche una veglia sotto lo stelle con la testimonianza di alcuni personaggi preziosi. Tutto ciò ha reso questi
giorni meravigliosi seppur stancanti dati i ritmi intensi.
Come spesso accade questa esperienza si è conclusa tra le lacrime di gioia, ma anche di dispiacere per un’avventura che finisce e
che è destinata a rimanere nel cuore e nei ricordi di ogni ragazzo.
L’idea è quella di riprendere il nuovo anno con una motivazione
in più, con la convinzione di aver trovato dei veri amici e di aver
scrutato, attraverso i loro occhi, gli occhi di un Cristo tutto da
scoprire, in grado di donare gioia e voglia di crescere in modo
sano, con dei valori importanti.
A distanza di qualche giorno dalla fine del campo poi ci siamo
ritrovati, perché la gioia dello stare insieme è stata davvero tanta,
per un momento di festa, di condivisione, e anche per rivedere
qualche foto destinata ad essere inserita in quell’album di ricordi
preziosi; anche questo è stato un bell’appuntamento vissuto prima del piccolo break estivo.
Luca Orsini
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Scout: occhi per osservare, ore
Per noi lo
scoutismo significa
molto,
un’emozione che
parte da dentro,
esperienze che
restano, parole
della catechesi
che ti toccano il
cuore, tutti, ogni
singolo giorno,
attendevamo il
bivacco per
tenerci vicini, per
sorridere assieme.
Anche noi scout ci accingiamo a ripartire per un
nuovo anno associativo. Questo che sta per iniziare
sarà pieno di avventura e nuove scoperte! Noi capi
scout ci prepariamo a riabbracciare i nostri ragazzi e
ad accogliere i nuovi nelle tre branche:
- Lupetti e lupette (8-12 anni);
- Esploratori e guide (12-16 anni);
- Rover e scolte (16-21 anni).
Di seguito è possibile leggere le testimonianze di
campo estivo e route che abbiamo vissuto nei mesi
estivi. Che le parole dei nostri ragazzi possano essere per noi, capi educatori, uno stimolo a fare del
nostro meglio nell’anno che ci aspetta.
Buona caccia e buona strada a tutti!
Maura Sorrone
Lettera di una guida del reparto “La Campana”
Gruppo Casarano 1
Dall’inizio dell’anno scout, le guide e gli scout attendono con ansia il campo estivo: la partenza verso
qualcosa di nuovo, dieci giorni a stretto contatto
con la natura, l’esplorazione di un nuovo territorio.
Il campo era stato fissato dal primo al 10 agosto.
Non ci siamo allontanati molto dal nostro paese, ma
comunque, quando si è in buona compagnia, la distanza non conta.
Il gran giorno della partenza era arrivato anche per il
gruppo del Casarano 1: destinazione Scorrano. Zaino in spalla, borraccia al collo, alpenstock in mano,
pronti, partenza e via!
Appena arrivati, eravamo sommersi da picchetti,
mazzuole, pali e legature, ma finito il “duro lavoro”,
abbiamo iniziato con le attività.
Tra sorrisi, battute, scenette, foto, tornei, i dieci
giorni sono volati velocemente.
VOCI
GIOVANI
Il gruppo, dopo questo campo è
diventato ancora più affiatato,
sguardi complici, battutine, Angelus, preghiere, canzoni cantate da
soggetti stonati, scenette improvvisate, un braccio rotto, gavettoni
da tutte le parti, pranzi e cene
super abbondanti (seppur non
eccezionali), il divertimento era
assicurato.
Il tema era: “I Pokemon nel Salento”. Può sembrare ambiguo, ma
d’altronde con quelli squinternati
dei capi squadriglia, cosa ci potevamo aspettare? Ritengo che le
attività siano state super organizzate, c’erano grandi giochi, nuovi
bans, bivacchi pieni di partecipazione, l‘inimmaginabile!
Per noi lo scoutismo significa molto, un’emozione
che parte da dentro, esperienze che restano, parole
della catechesi che ti toccano il cuore, tutti, ogni
singolo giorno, attendevamo il bivacco per tenerci
vicini, per sorridere assieme, per cercare una certa
complicità. Ricordo una giornata in particolare, il 6
agosto quando tutti gli scout del mondo hanno commemorato il bombardamento di Hiroshima, ricordando il disastro, la paura, le lacrime, il sangue degli
abitanti giapponesi della mattina 6 agosto del 1945.
La mia famiglia scout ha ben organizzato un’attività
per commemorare quella giornata, meglio conosciuta come “giornata della pace”: abbiamo costruito dei
piccoli origami, cigni di carta, all’apparenza inutili, ma
con un significato profondo. Un altro evento assai
importante, ovvero uno dei più attesi è stata “La
gara di cucina”, nella mia squadriglia meglio conosciuta come: “Bake off scout”! Quanti mestoli, padelle, sono volati tra le tensioni delle squadriglie,
urla tra i cucinieri, problemi con il fuoco, idee contrastanti sulla scelta del menù, tra componenti della
squadriglia iperattivi e altri un po’ meno, per raggiungere un unico obbiettivo: la vittoria! Altra attività non meno importante è stata la Civitas: tutti noi
tra le strade di un paese sconosciuto, domandando a
persone mai viste informazioni sulla cultura di Scorrano. Quanto imbarazzo, quanta timidezza, ma tanta
voglia di conoscere. Un’esperienza indimenticabile,
che vorrei rivivere ogni giorno con i sorrisi dei miei
amici, con quell’amore innocente che ci accomuna
ancora oggi.
Ci vediamo l’anno prossimo con un’altra esperienza
indimenticabile!
Estote parati!
Elena Nuzzo
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ecchie per ascoltare, mani per aiutare
Un campo alla ricerca di se stessi
Un nuovo anno scout è appena iniziato, ma poiché ogni cosa deve
poggiarsi su solide basi, ora noi vogliamo raccontarvi quali esperienze sono contenute nelle nostre.
Era fine luglio quando il clan “Arcobaleno” si apprestava a partire
in ruote (il nostro campo si chiama così), pieno di entusiasmo e
voglia di conoscere i monti e le valli abruzzesi. I cinque giorni di
campo, come da programma, si sono svolti all’insegna della semplicità, dell’essenzialità, e costantemente a contatto con la natura.
Ogni giorno, infatti, abbiamo percorso i sentieri del Parco Nazionale, attraversato profonde gole e ammirato lo spettacolo delle
cime delle montagne; abbiamo riso e cantato intorno a un fuoco
illuminati dalle stelle e ascoltato, meravigliati, i suoni della natura.
Ma niente è stato fatto senza un motivo. Infatti, il vero cammino lo
abbiamo percorso con lo scopo di conoscere noi stessi e, grazie a
questa scoperta, affrontare meglio la realtà. Tra le località di Teramo, Macchia da Sole, Ripe, passando per la spettacolare e solitaria
“Cordella”, hanno trovato posto anche momenti di riflessione e
catechesi, guidati dal nostro fratello scout e diacono Angelo, che
ci ha accompagnato in questo cammino, rivelatosi più faticoso di
quanto avevamo previsto. Durante queste giornate abbiamo affrontato i temi della sicurezza di sé, dei desideri, della rabbia e
della tristezza e abbiamo cercato insieme un modo per incanalare
tutte queste emozioni in un modo positivo e migliorarci.
Tra le esperienze più belle che lo scoutismo offre c’è l’hike, ovvero
quando a noi ragazzi viene data la possibilità di passare una giornata senza capi e divisi tra di noi (a coppie o singolarmente) e continuare il cammino previsto. Quest’anno il nostro hike è stato tra i
più suggestivi sia per i paesaggi, che per quello che ha lasciato in
noi. Oltre al nostro zaino ci sono stati infatti molto utili gli occhi
per ammirare ciò che ci circondava, ma anche per fare attenzione
a dove mettere i piedi; orecchie per ascoltare il silenzio della valle,
ma anche la voce di una compagna in difficoltà; mani per aiutare ed
essere aiutati; coraggio per affrontare ciò che non pensavamo di
essere capaci di affrontare.
Forti di tutte queste esperienze, iniziamo questo nuovo anno con
uno spirito intraprendente e nuove consapevolezze, sapendo che
quest’autunno porterà con sé nuove sorprese!
Maria Ferrari
Aurora Primiceri
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“In cammino” verso Cracovia… col cuore colmo di “misericordia”
Un anno che
non possiamo
non vivere
insieme per
riscoprire la
bellezza
dell’essere
Chiesa in
cammino che
sperimenta la
Misericordia
di Dio.
Nella vita della nostra diocesi, tra la molteplicità di
gruppi, la diversità dei carismi e l’unitarietà data dal
programma pastorale, dedicato quest’anno alla ricoperta del battesimo, sullo sfondo del Giubileo della misericordia, si innesta l’attività del servizio diocesano di
pastorale giovanile.
La consulta diocesana, che sovrintende all’organizzazione degli eventi proposti ai giovani della diocesi dai
14 ai 35 anni, è formata da ragazzi e ragazze che hanno
nel cuore la gioia e la voglia di servire i loro coetanei
accompagnandoli in un cammino di crescita spirituale.
Coordinati dal direttore del servizio diocesano, don
Antonio Perrone, anche quest’anno i ragazzi della consulta hanno proposto un calendario di incontri tutti
pensati come preparazione alla Giornata mondiale della
gioventù di Cracovia, nel luglio del 2016.
L’apertura ufficiale dell’anno si è tenuta domenica 11
ottobre nella piazza antistante la parrocchia Gesù Redentore di Melissano, alla presenza di S.E. Mons. Fernando Filograna, che nella stessa occasione ha presieduto la veglia di preghiera
per la consegna del Credo
ai cresimandi della diocesi.
Una ventina le parrocchie
presenti e nutrita la presenza dei cresimandi che
nel prossimo anno pastorale riceveranno il sigillo
dello
Spirito
Santo.
L’animazione dei canti è
stata affidata alla comunità
Nuovi Orizzonti, che ha
saputo creare un clima di
preghiera e di fraternità.
La bellissima serata è stata
un momento forte di riflessione sulla nostra fede,
sulla consapevolezza di
VOCI
GIOVANI
cosa vuol dire professarsi cristiani oggi, accompagnati dalle sagge
parole del nostro vescovo e da due forti testimonianze che hanno
certamente lasciato un
segno indelebile nel
cuore dei nostri giovani.
Il ricco calendario non si
ferma qui. Il prossimo 7
novembre, prenderanno
il via gli incontri della
scuola di preghiera a
livello diocesano nel
seminario a Nardò. Gli
incontri saranno preceduti da un momento
formativo vissuto nelle foranie, seguendo le quattro
piste di riflessione proposte dal sussidio “La mia strada”, ideato dalla consulta diocesana per dare un indirizzo comune verso la GMG.
Nel periodo di Quaresima verrà riproposta la bella
esperienza della Via Crucis diocesana seguita dal Giubileo dei giovani, in cattedrale a Nardò, la vigilia della
Domenica delle Palme.
Gli educatori e i responsabili dei gruppi giovani saranno
poi chiamati a convegno dal 18 al 20 aprile, per ripensare la propria missione educativa, aggiornarne lo stile
e dare spazio al confronto sui metodi e i sui tempi
dell’azione educativa. Un anno questo che non possiamo non vivere insieme per riscoprire la bellezza
dell’essere Chiesa in cammino che sperimenta la Misericordia di Dio.
Antonio Solmona
Membro della consulta di PG Diocesana
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Torna a nuova vita la colonna di San Giovanni
Lo scorso 22 settembre, alla presenza delle autorità civili
e religiose, è stata
riconsegnata
alla
città la colonna votiva dedicata a San
Giovanni Elemosiniere. Con l’intervento
di restauro, voluto
dall’amministrazione
comunale, è stata
effettuata la pulitura
e il consolidamento
dell’intera struttura
realizzata in pietra
locale.
Nonostante sia piuttosto antico il culto
dei casaranesi per il
vescovo di Alessandria d’Egitto, soltanto nel 1850 si decise
Foto di Giovanni De Micheli
di realizzare una
guglia in onore di San Giovanni al centro della piazza cittadina,
per un crescente fervore religioso, dovuto al miracolo che mise
fine alle piogge torrenziali del maggio 1842, e forse anche con
l’intento di aggiornare l’architettura della città. Al casaranese
Michele Rizzo spetta l’edificazione del monumento.
Le guglie, dedicate alla Vergine o ai Santi protettori in segno di
devozione hanno un’origine molto antica. Caricate di nuovo significato religioso tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, ricordano interventi miracolosi, periodi di carestia, siccità o ancora
pestilenze, e si diffondono nelle principali piazze dei centri salentini sino alla seconda metà dell’Ottocento.
La colonna dedicata a Sant’Oronzo, nella principale piazza di Lecce, fu realizzata nel 1666, come ex voto dopo il lungo periodo di
pestilenza che colpì Lecce e il Salento dieci anni prima; allo stesso
periodo risale quella dedicata a Sant’Andrea a Presicce, o ancora
al secolo successivo risale la bella colonna votiva di Nardò, dedicata all’Immacolata.
A differenza di queste, il monumento casaranese presenta una
forma piuttosto tozza: la base di forma ottagonale, l’ordine intermedio con otto medaglioni (alcuni decorati con motivi floreali) e
l’ultimo ordine, sul quale svetta la statua a figura intera del santo
protettore. Tale architettura testimonia il rifiuto delle forme
barocche tipico dell’Ottocento, ma allo stesso tempo è testimonianza di un legame sempre più stretto tra la città e il suo santo
protettore.
Maura Sorrone
La preziosità della Croce
Lo scorso 14
settembre, in
occasione della
festa
dell’Esaltazione
della
Croce,
nella parrocchia
SS. Giuseppe e
Pio è stata benedetta la croce, che successivamente
è
stata collocata
sull'altare della
nuova chiesa,
nel
quartiere
“Pietra bianca”.
La croce, realizzata dall’artista
Adolfo Giusti, è
uno splendido
miscuglio
di
modernità
e
tradizione: lo stile luminoso ricorda lo sfarzo della cripta, decorata con i mosaici di Ivan Rupnik, dove si trova il corpo di padre Pio
a San Giovanni Rotondo; invece la simbologia si rifà alla tradizione
cristiana.
La croce, rivestita d’argento, è decorata su entrambi i lati. Sul lato
frontale il Cristo è rappresentato sulla croce, la quale è circondata da quattro pietre dure che ne esaltano la preziosità. Sul capo di
Gesù, il sole e la luna indicano l’universalità della Croce. Alla sinistra di Gesù c’è l’apostolo san Giovanni, che vegliò sotto la croce
il venerdì santo. Quest’ultimo indica con la mano una clessidra,
che ricorda che per Gesù è arrivata l‘ora della morte. Alla destra
c’è Maria; il gallo tra la Madre e il Figlio ricorda il giorno della
resurrezione. Ai piedi di Gesù vi è Adamo, simbolicamente rappresentato legato perché costretto nel suo peccato; lui fu il primo uomo che grazie alla morte e resurrezione di Cristo venne
liberato dalla sua condizione.
Il giorno di Pasqua la croce verrà voltata e mostrerà ai fedeli il
lato posteriore: un agnello raggiante, circondato da pietre dure,
che simboleggia la resurrezione di Cristo. In basso un piccolo
teschio ricorda la sconfitta della morte.
La bellezza di quest’opera attira credenti e non credenti. La sua
preziosità non sta solo nel materiale con cui è realizzata, ma è la
potenza del suo significato che la rende ricca: irrompe nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità. La Croce è
preziosa perché attraverso essa Gesù offre la sua vita per donare
la salvezza al mondo intero.
Maria Teresa D’Amico
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Una speranza che non delude!
Noi cristiani abbiamo una speranza “affidabile”, che non delude, perché si basa sul mistero della Pasqua di Gesù Cristo
che, morto e risorto a vita nuova, ci ha rigenerati a una speranza viva. La visita ai cimiteri (dal greco koimetérion: luogo di
riposo), dove dormono (koimáo: riposare) i nostri fedeli
defunti, esprime la nostra fede nella risurrezione della carne.
Mentre visitiamo questi luoghi saremo portati a riflettere sul
mistero dell’esistenza della morte che persiste nonostante i
tanti progressi. La Chiesa dichiara nei documenti del Concilio che «in faccia alla morte, l’enigma della condizione
dell’uomo diventa sommo». Mentre sperimentiamo il timore
di dover morire, vorremmo sapere se quell’istinto del cuore
che aspira a una vita che continua si appagherà. Questa vita
eterna che ha inizio con il battesimo va oltre la morte e non
avrà fine. Certo, tutto ciò esula dalla nostra esperienza sensibile di tutti i giorni, ma occorre rinnovare la nostra fede. In
questi giorni, affideremo nelle mani di Dio i nostri fratelli
defunti con la preghiera e le opere buone, creando un nuovo cammino di fede e comunione con loro nella speranza.
Noi crediamo nella risurrezione della carne con cui Dio ci
darà un corpo glorificato, così come Gesù è risorto nella
carne, vincendo la morte, e Maria è stata assunta in cielo in
anima e corpo. Ci incontreremo tutti insieme per l’eternità.
Perciò l’invito per noi a non comportarci come i pagani
senza Dio e senza speranza in questo mondo, ma a tenere in
alto i nostri cuori perché sappiamo di poter contare su una
speranza che non delude.
Don Pierluigi
La famiglia e la sua missione (im)possibile
Ce lo insegna papa Francesco: «La
casa del matrimonio non va fondata
sulla sabbia dei sentimenti che vanno
e vengono, ma sulla roccia dell’amore
vero».
Così come l’amore di Dio che è stabile e per sempre.
«Per favore non dobbiamo lasciarci
vincere dalla cultura del provvisorio».
Si fa una grande confusione tra provvisorietà e libertà e tra stabilità e
costrizione.
La provvisorietà è spesso un’illusione
di libertà. Solo quando ho un porto
sicuro posso permettermi la libertà di
esplorare il mare aperto. Senza stabilità non c’è vera libertà.
Il “per sempre” però non può riguardare soltanto la durata. La sfida è
amarsi per sempre. Per questo, papa Francesco suggerisce ai
fidanzati e agli sposi di pregare dicendo: «Signore dacci oggi il
nostro amore quotidiano».
La famiglia perfetta non esiste, è vero, ma esiste la possibilità
di plasmarla, con fatica e impegno quotidiano, per renderla
ogni giorno più all’altezza dei nostri sogni.
Se pensiamo che la famiglia è una delle più importanti agenzie
educative ci rendiamo conto di quanti frutti buoni può generare e far maturare.
Quando questo non avviene la famiglia spreca una grande
VOCI
GIOVANI
occasione e tradisce il suo scopo
originario.
Quanti messaggi e quanti insegnamenti può veicolare una famiglia al suo
interno…
Non dimentichiamo mai, però, che
l’educazione più importante è
l’esempio e non dimentichiamo che il
valore dei valori è sempre l’Amore.
L’amore è un’arte che si impara e il
maestro è Gesù. Se Lui sarà invitato
ogni giorno in famiglia, se si pregherà
insieme e con Lui, allora sì, beata sarà
quella famiglia e fondata sull’amore.
Per tornare alla domanda iniziale sul
perché è bello, vero e buono formare
una famiglia, potremmo rispondere
che lo è perché ha in sé una missione
alta e bella, la potenzialità di far vivere
ai suoi membri la gioia e la bellezza della comunione, della
fecondità, della stabilità e di far diventare, ogni giorno, gli uni
attraverso gli altri, persone migliori, per una società migliore.
E allora non c’è bisogno di fare grandi cose. Madre Teresa
ce lo insegna:
«Madre cosa posso fare per la pace nel mondo?»
«Torna a casa e ama la tua famiglia».
Mariangela Coppola
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XV
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Risate intelligenti per il nuovo capolavoro della Disney
Stanchi dei soliti cartoni animati con principesse, tappeti volanti,
fate madrine e topini parlanti?
Non preoccupatevi, ci pensa la Pixar a soddisfare le vostre richieste! È infatti uscito il 16 settembre in tutte le sale italiane
“Inside Out”, il nuovo film targato Disney Pixar che in breve
tempo ha già conquistato tutti, grandi e piccini.
Protagonista della storia è Riley, una preadolescente alle prese
con i cambiamenti che sconvolgono la sua perfetta vita nel Minnesota: a causa del lavoro del padre è infatti costretta a trasferirsi in una nuova città, San Francisco, e ad affrontare una nuova
vita tra casa, scuola e amicizie da ricostruire.
Ma attenzione! La vera storia non avviene intorno a Riley, bensì
dentro la sua testa ed è lì che incontriamo i veri protagonisti di
questa avventura: i suoi sentimenti. Sono infatti Gioia, Tristezza,
Paura, Disgusto e Rabbia che, tramite un'organizzata centrale di
controllo, gestiscono ogni istante della sua vita e immagazzinano
tutti i suoi ricordi e sensazioni, i quali ci appaiono sotto forma di
tante biglie colorate.
Ma dopo i cambiamenti che trasformano la vita di Riley, Tristezza
sembra prevalere sugli altri quattro e, pur non intenzionalmente,
sconvolge l'equilibrio dei ricordi e della personalità della ragazzina.
Spetterà a Gioia, accompagnata da Tristezza, compiere un viaggio
attraverso gli angoli più remoti della mente di Riley per riuscire a
ristabilire una nuova armonia.
Il viaggio non si rivelerà così semplice come Gioia aveva previsto,
ma sarà ricco di imprevisti, bizzarri incontri e commoventi addii.
In più, alla fine del viaggio ci viene rivelato un segreto inaspettato: anche i sentimenti che in un primo momento ci possono
sembrare negativi sono importanti perché è proprio nei momen-
ti più tristi che possiamo trovare la felicità dietro l’angolo.
Appare subito chiaro che questo non è il classico film per bambini, poiché fornisce anche uno spunto di riflessione per i più grandi. Nulla è lasciato al caso, ogni meccanismo interno alla nostra
mente viene descritto con semplicità e simpatia senza trascurare
i dettagli: il modo in cui i ricordi di una giornata finiscono nella
memoria a lungo termine, come particolari ricordi “base” costituiscano la nostra personalità, come esista una parte di noi dedicata all'immaginazione e ai sogni e come, infine, in ogni singolo
attimo della nostra giornata il nostro comportamento sia regolato dalle emozioni.
È inevitabile, alla fine, chiedersi sorridendo se davvero la nostra
mente sia abitata da questi simpatici omini colorati e quali siano i
nostri ricordi base. Non aspettatevi una risposta certa, anche se
sarebbe divertente scoprire se è veramente a causa di Disgusto
se odiamo i broccoli, se è per colpa di Paura che da bambini
dormivamo con la luce accesa e se è grazie a Gioia che riusciamo a goderci tanti bei momenti della nostra vita.
Maria Ferrari
Aurora Primiceri
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L’angolo del divertimento
A cura di Francesco Zompì
L’angolo della ricetta
Torta di frutta secca glassata
Ingredienti:
300 g di farina
100 g di burro
150 g di zucchero
3 tuorli
buccia e succo di un limone
1 cucchiaino di lievito
Per il ripieno:
150 g di gherigli di noci sbriciolati
100 g di amaretti
50 g di savoiardi
13 datteri
150 g di zucchero
2 cucchiai di cacao
mezzo bicchiere di rum
3 albumi
Per la glassa:
200 g di cioccolato
alcuni cucchiai di panna
VOCI
GIOVANI
Preparazione:
Preparate la pasta con farina, burro ammorbidito, zucchero,
i tre tuorli d'uovo, la buccia grattugiata e il succo del limone.
Prendete più della metà dell'impasto, stendetela e rivestite
una tortiera infarinata e imburrata. Preparate il ripieno unendo le noci, i datteri tritati, gli amaretti, i savoiardi pestati, lo
zucchero, il cacao e il rum. Dopo aver amalgamato bene
questi ingredienti, unite al composto gli albumi montati a
neve ben ferma, incorporandoli con cura per non farli smontare.
Versate questo ripieno nella tortiera, coprite con il resto
della sfoglia e assicuratevi che i bordi siano ben chiusi. Infornate a 180 gradi per 40-50 minuti.
Nel frattempo potreste preparare la glassa facendo sciogliere a bagnomaria il cioccolato e la panna. Dopo aver tolto dal
forno la torta e avendola lasciata raffreddare, sformate e
ricoprite con la glassa al cioccolato. La si può decorare anche con qualche gheriglio di noce e i datteri.
Aurora Primiceri
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Aiuta questo simpatico pasticcere a
trovare il misterioso ladro di biscotti
Arancione
Rosa
Blu
Nota:
se non ci sono lettere,
lascia lo spazio bianco
Buone vacanze
dalla Redazione di Voci Giovani
PER IL PRESENTE NUMERO E PER I PROSSIMI SI CHIEDE UN'OFFERTA
ALL’UNICO SCOPO DI COPRIRE LE ONEROSE SPESE DI STAMPA
WWW.ORATORIOSANGIOVANNIELEMOSINIERE.IT