Cantando
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Cantando
02/10/2012 1 NASCITA DEL GIULLARE 18 luglio Traduzione Ahh... gente... venite qui che c’è i1 giullare! Giullare che sono io, quello... che fa salti e che straparla folle e che... (esegue una piroetta buffa) Oh... oh... vi ho fatto ridere! Venite… che vi farò scompiscire, morire dalle risate… quando vi farò scoprire… i maggiorenti che vanno intorno tronfi e gonfiati… come palloni a far guerre e a scannare… ve li mostrerò nudi e col culo al vento… e basta stappargli, cavargli fuori il tappo dal culo e... pff!!, si sgonfiano e scoppiano come vesciche! Venite qui, che è il tempo e il luogo che io faccia il pagliaccio per voi! Tutti intorno a mé! Venite! V'insegno un modo nuovo di stare al mondo. Venite... venite! Attenti che sgambetti e lazzi v’improvviso… una cantatina, e faccio pure i falsetti a saltabecco! Guardate la mia lingua come gira! Ah... ah... Vi mostrerò come si trasformano le parole in lame taglienti che mozzano i garretti ai bugiardi impostori! Ma avanti vi voglio raccontare di come mi sono 02/10/2012 2 ritrovato buffone che fa scompisciar la gente dalle risate! Che io non sono nato da un fiato caduto dal cielo, e, op!, sono qui: “Buondì, buonasera!” No! Io, senza vantarmi sono miracolo vivente! Non volete credermi? Sì, è vero, io sono nato contadino. Proprio villano zappazolle. Non avevo tanto da stare allegro: non avevo terra. Non avevo niente! L’unica, per poter campare era mettermi sotto padrone: schiena curva e fatica da spaccabraccia. Dovete credermi… datemi ascolto! Non è nemmeno per caso che son saltato sul banco a farvi far sghignazzi. No, e nemmeno è successo che mia madre guardandomi bambino spaparanzato nella culla che ridevo a sganascio, abbia esclamato: “Ma che bella mi faccina simpatica... Allegria fai! Pagliacciolino ridente! Guarda, da grande ti faccio fare il giullare!” No! E nemmeno è capitato che mi sia rimirato dentro il culo di una padella lustra che mi faceva da specchio, così che a guardarmi: “Ohi, che sventagliata sbaragliante d’occhi, mi ritrovo! Sono proprio 02/10/2012 3 simpatico, splendente! Vado a fare il giullare!” E nemmeno è capitato che Dio Padre, che viene sempre a spiare fuori dalla nuvole... che non ha niente da fare quello… rimirando il suo creato, beato grida: “Oh!, che bella terra che ho partorito! Oh, che begli alberi ho messo in piedi! (Cambia tono) E chi è quello? È un villano! Con quella faccia! simpatico! “Ehi, contadino… butta la vanga, molla ‘sta terra, vai a fare il giullare e non rompere i coglioni!” No, no, non è stato lui! È stato suo figlio Gesù. Un miracolo! Non vado ciarlando ve lo giuro! Un miracolo proprio di lui: Jesus Cristo in persona. È lui che mi ha trasformato in giullare! Non mi credete? Lo vedo bene! Allora ve lo vado a mostrare! D’accordo? Ogni mattina mi alzavo che era ancora scuro… il sole non ancora salito e io andavo con zappa e piccone a spaccar zolle: il mio sudore era la prima acqua che la terra beveva. 02/10/2012 4 A sera tornavo a casa ubriaco... stanco morto, con gli occhi sbiancati dalla luce e neanche la voglia di giocare con i miei bambini, fare giochi d’amore con la ragazza mia, moglie mia… mi allungavo stravolto sul letto, un pagliericcio... e mi addormentavo. No che non mi addormentavo! Svenivo! E nella notte nel mio sonno, non c’erano sogni. Chicchirichì! Maledetto! Di nuovo a faticare! Ma un giorno tornando dal campo attraverso la riva del fiume in cerca di qualche granchio… ho perso il cammino e, di botto, mi sono trovato davanti a una montagna nera che non conoscevo. Tremenda, alta! E ho domandato a un carrettiere che passa di lì: “Compare, di chi è questa montagna smargiassante che si rizza all’improvviso? “Di nessuno!” “Ma come può essere di nessuno ‘sto monte gigante?!” “Non vale niente! È pietra nera ruttata da un, vulcano. La chiamano: la cagata del diavolo!” 02/10/2012 5 “Gli sarà venuto un gran mal di culo al diavolo sbroffando dalle chiappe ‘sta cagata!” E io sono andato fin su... arrampicandomi gattoni, e raspando con le unghie da una zanca fessata ho cavato una manciata di terra… l’ho annusata: dolce, grassa! Sono sceso correndo fino a casa dalla mia femmina. L’ho chiamata in corte, gridando di allegrezza... ha brancato zappa, e secchio e mi è venuta appresso con i bambini. Giunti sul dosso, senza nemanco prendere fiato, abbiamo cominciato a zappare dappertutto cavando quel poco di terra e poi siamo scesi alla riva del fiume a raccogliere secchiate di terreno. Siamo andati anche al cimitero, siamo andati a rubare terra ai morti! Bella la terra delle tombe vecchie! Grassa! E si montava carichi di secchi e si spargeva ‘sto terreno letamoso: giorno dopo giorno, si tiravano su gradoni… una scalinata di gradoni! Tutti a lavorare, anche i bambini. Contenti! 02/10/2012 6 E mia moglie, bella, bianca… andava reggendo panieri di terra in capo. Un muoversi a dritto come da regina! Occhi lucenti, le zinne tonde e sode… che quando avanzava correndo, sussultavano appena come frutti per il vento. Oh... se è bella! Dolce amore mio! E cantava! Cantava tanto bene che la sua voce, diritta nel cervello ti arrivava! Giorno dopo giorno, luna dopo luna, siamo arrivati a montare tanti gradoni che pareva la Torre di Babele! Ma non c’era l’acqua... Con le picche di ferro si facevano buchi per sondare ma non sortiva uno sputo. Ci toccava discendere fino al fiume, scendere e rimontare, tutti, moglie e figli, con secchi e secchi, ma sempre asciutta tornava: beveva, ‘sta terra come sotto ci fosse un drago assetato! Un giorno sono andato col piccone in spalla in cima a ‘sta montagna bestemmiando: “Dio maledetto!” e pieno di rabbia ho picchiato una botta a zappata con forza la nella pietra: PIUM! La pietra si è spaccata e SVUOOOM! SCCIHUUM! È sortita una 02/10/2012 7 gran sbroffata (un gran getto) d’acqua che mi ha inondato. “Oh Signore, grazie! Bisogna proprio bestemmiarti perché tu faccia miracoli, Dio santo!” Getti d’acqua che sbottavano dappertutto... gorgogliando scendevano per la e scarpata inondando ogni terreno! Mia moglie è scoppiata in lacrime con un pianto di gioia e i bambini infangati sguazzavano come pesci in fregola! “Grazie! Grazie Dio!” Un profumo dolce si spargeva dappertutto... e l’erba che subito sortiva. Ho piantato un seme di segale, non ho fatto in tempo a voltarmi che TAC!, un butto di foglietti spuntavano! Terra d’oro era! Una sera mi sono dimenticato la zappa piantata nel terreno; il giorno appresso sono tornato, era fiorita: la zappa fiorita! Dagli alberi sbottavano frutti… uccelli che venivano a farsi il nido… profumi… il grano, il frumento... Oh! Che follia! Avevo il terrore di risvegliarmi da un sogno 02/10/2012 8 Sono andato incontro al cielo rosato, col sole che stava calando dietro ai monti e ho detto: “Dio! Lo so bene… lo so da sempre che dentro il sole té ne stai anche in questo momento e ti ringrazio del dono grande che mi hai fatto con ‘sto miracolo! Ti sarò riconoscente… a costo di sudare sangue, té la farò diventare un paradiso terrestre ‘sta terra. Amen!” Passavano i miei compagni villani e dicevano: “Che culo hai avuto! Da una montagna secca, hai tirato fuori il giardino di un pascià!” E invidia avevano. Sono lì nel campo, volto la testa e ti scorgo, sul suo cavallo il padrone di tutta la valle che mi punta. Girava gli occhi intorno e mi guardava… e poi sbotta a dirmi: “Chi ha messo in piedi ‘sto miracolo? Chi ha fatto sbottare in fiore ‘sta terra? “Io, signore! Io, l’ho fatta… zolla su zolla ho portato… ho montato i gradoni... Io! Anche l’acqua che non c’era... io l’ho fatta sputare fuori a zappate! Mia è ‘sta montagna che non era di nessuno!” 02/10/2012 9 “Roba di nessuno è una è un detto che non esiste. Qui, se non lo sai, per tutta la valle, anche il fiume, terra, pietre, tutto, ha un padrone… e io, sono quello! Padrone anche dell’aria che respiri.” “Ma ho domandato intorno... ‘sto monte lo chiamano la cagata del diavolo proprio per dire che nessuno l’ha mai voluto. Nemanco voi padrone.” “Può darsi... un tempo… ma adesso ci ho ripensato: è mia!” S’è fatto una risata e via, ha dato di sprone al cavallo ed è sparito! Qualche giorno appreso scorgo, là in fondo il prete che sale la china abbigliato tutto di nero, sudava e col fazzoletto si tergeva il sudore che colava dalla fronte giù fino al collo… e già da lontano mi urlava: (in grammelot imitando il latino) “Cuntadìn, vilàn caro, in pax tòa végno a dessólvere tòa spudénzia et presonzión de penzàr che ti pòda poxedére pruoprietà de un teretòrio. Nullo ex libero de poxexiònem et ògne palmo de tèra abe una sòja pruoprietàt che illo Papa e l’Emperadór han comcèxo a èsto 02/10/2012 10 mazzorénte üneco e ti fiòl méo debbi zéder en santa pax domine!” Come è stato vicino, gli ho dato una zappata che per poco non l’ho inchiodato, lui, con l’asino che montava! Mai vista una giravolta tanto repentina, mollando pedate coi talloni sulle palle del ciuccio, andava saltelloni bestemmiando in una maniera che mi sono fatto il segno della croce! Due giorni appresso arriva su il notaio con una bella mula grossa, con un gran culo... il notaio con un culone anche lui che quando è disceso dalla sella non si capiva se fosse sceso il culo di lui o quello della mula! Ha srotolato una pergamena lunga e scura tempestata di segni, sghiribizzi, e croci e ha detto, senza prender fiato, sputando parole come una litania: “Mio caro amico, lo so bene e ti do fiera ragione del fatto che per il volgo era sconosciuta alcuna possessione di ‘sto monte, ma dando un’occhiata a ‘ste carte di pergamena antica, si scopre chiaramente che questo terreno era possessione del re Boezio I, il quale 02/10/2012 11 aveva donato il territorio metà, al di qui del fiume a una sua amante, una santa monaca, e l’altro lato a un figlio bastardo, il più amato tra tutti i bastardi suoi che teneva. Ma è capitato in quel tempo che il fiume per un gran tempesta straripasse dagli argini e si dividesse in due corsi: metà da un canto, metà dall’altro, lasciando in mezzo un’isola con sopra un monte nero. Per questa ragione, per secoli il monte non risultò di alcuno. Ma oggi il nostro signore padrone ha scoperto l’accaduto della straripata del fiume, pretende giustamente di tornare in possesso di questa diabolica cagata! Non aveva manco ripreso fiato il notaio che gli ho ammollato una gran botta, una azzannata sulle chiappe, che è partito al galoppo lui e la sua mula! “Di queste braccia è la terra e non la mollo a nessuno!” Ma ecco che un giorno riappare il padrone con i suoi sbirri. Noi si era nei campi a lavorare, con i bambini, mia moglie… e i suoi soldati mi hanno afferrato, allargate 02/10/2012 12 le braccia e mi hanno tenuto fermo. Il padrone si è calato le brache, ha preso mia moglie e la scaraventata a terra: le ha strappato le sottane... allargate le gambe, gli è saltato sopra, l’ha montata come fosse una manza. E tutti i soldati ridevano. I bambini mi guardavano con occhi sbarrati... sbiaditi. Guardavano la madre... guardavano mé. E io mi dibattevo, sono riuscito a liberarmi, ho afferrato una zappa e ho urlato: “Disgraziato! Prendi!”. “Fermo figlio! Fermo! - mi ha gridato mia moglie Non dargli il pretesto di accopparti. Non aspettano altro. Tu giustamente pensi di crepare piuttosto che spiaccicare il tuo onore... ma tu non hai onore. Onore l’hanno solamente quelli che possiedono roba, possiedono denaro, terre! Noialtri nudi di tutto non abbiamo onore! Nostro onore è la terra! Salva la terra, tieni la terra e sputaci sopra a ‘sto onore!” 02/10/2012 13 E io di botto ho franato di ogni volontà… ho mollato la zappa a terra. I soldati sghignazzavano con fracasso: “Becco, coglione, senza dignità! Gli hanno montato la femmina e lui sta lì imbambolato come un allocco!” Il signore è montato a cavallo e dietro a lui si incamminavano i suoi sbirri. “Adesso té la puoi pure tenere la tua terra. Mé l’hai bén pagata!” e rideva. Muovendoci come un gregge sbandato siamo tornati alla casa. La mia donna andava avanti, in testa a tutti, non guardava nessuno. I figli non mi guardavano. Io non guardavo. Nessuno si guardava. Quando poi mia moglie è discesa in paese per fare scorta di masserizie, la gente al suo passaggio si scansava. Nessuno che le dicesse buongiorno… come se non la vedessero. 02/10/2012 14 Dopo qualche notte mia moglie gridando è fuggita correndo su per la montagna... saliva ridendo... batteva le mani, cantava a perdifiato con parole da svergognata. Matta era. “Ferma! Fermati bene mio dolce! Torna indietro col cervello... a mé non importa... sempre il mio amore sei!” Non mi dava retta. È sparita. Non l’ho mai più vista. I bambini non dicevano parole, non giocavano, non ridevano, non piangevano. Giorno dopo giorno dimagrivano: morti! Uno dopo l’altro, morti sono! Solo, sono restato... unico cristiano su ‘sta terra bruciata... giacché i soldati avevano dato fuoco anche alla casa e al bosco. Imbesuito non sapevo cosa fare. Una sera ho preso un pezzo di corda, l’ho lanciata su una trave, l’unica restata sana tra i muri affumicati... ho fatto un nodo, mé lo sono sistemato intorno al collo e ho detto: “Dio che anche nel buio della notte guardi gli uomini 02/10/2012 15 attraverso i mille luccichii delle stelle… per quale gioco maledetto, Signore, mi hai dato ‘sto dono della terra e dell’acqua caricandomi di speranza... per poi, appresso, rovesciarmi nella merda della disperazione?! Tu dovevi dirmelo che era per segnarmi col ferro arroventato e dare testamento chiaro che chi inizia la sua vita da villano-poveretto sempre uguale deve restare, non farsi né speranze né sogni di presunzione! Signore ti dico che è stata gran sbeffeggiata crudele questa di farmi provare qui in terra il paradiso, per poi ributtarmi con uno spernacchio giù, all’inferno, senza pietà! E allora ti voglio dire che ‘sta vita di merda che mi hai dato, io té la ritorno indietro. Tienteta ‘sta vita!” Faccio per lanciarmi impiccato, mi sento appoggiare una mano qui sulla spalla, mi volto e c’è un giovane con i capelli lunghi... malmesso... la faccia pallida... gli occhi grandi, dolci e tristi che mi dice: “Potrei avere un po’ d’acqua da bere che ho sete?” “Ma ti pare il momento di venire a domandare da bere a uno che sta per impiccarsi? Ma dov’è la creanza ?” 02/10/2012 16 Gli do un’occhiata... aveva una faccia da povero cristo anche lui. Appresso a quello ci sono altri due disperati: uno con i capelli e la gran barba bianca e l’altro senza barba… magri e smorti (pallidi) che parevano lavati nella calcina... con la faccia patita. “Avete altro che bisogno di bere voialtri! Da mangiare ci vuole! (Fa il gesto di togliersi il cappio dal collo) Bene, vi do un po’ da mangiare e poi mi impicco!” Vado... cerco sotto un arcone l’unico non franato: fave solamente ho trovato e due cipolle. Le ho cotte bollite. Ho riempito tre ciotole e gliele ho messe in mano. Mangiavano con golosia da affamati. Di poi che si son sfamati, quello giovane di figura svelta e con gli occhi grandi, sorridendo mi dice: “Grazie per ‘sta minestra calda! A té, viene in menti chi possa essere io?” Lo guardo bene: “Mi pare che tu... quasi... sia Jesus Cristo!” “Bene! Hai indovinato! Questo è Paolo e l’altro è Pietro.” 02/10/2012 17 “(China il capo in segno di saluto) Piacere! E cosa posso fare ancora per voi?” “È abbastanza quello che ci hai offerto. Io ti conosco contadino, io so cosa ti è capitato... quello che hai fatto… conosco la fatica che t’è costata tirare in piedi ‘sta terra, far fiorire ‘sta montagna sbroffata fuori dalle chiappe del diavolo. So del sudore dei tuoi figli e di tua moglie… e della violenza del signore sulla tua femmina. Tutto per l’orgoglio di non lasciare ‘sta terra! Grande forza e coraggio... hai dimostrato di essere un bravo uomo! Ma è giusto che tu sia finito così... in ‘sto modo.” “(Tono risentito del contadino) Per quale ragione, Cristo?!” “Perché l’hai tenuta tutta solamente per té la terra e non l’hai spartita con gli altri villani, poveri come té!” “Ma cosa dici?! Spartire con gli altri un fazzoletto di terra che non bastava nemmeno per me e per la mia gente?!” “No, non fare il piagnone… ci potevano venire a campare tanti altri disperati come té! Dimmi villano… 02/10/2012 18 sei andato intorno per casali... per le capanne di paglia a raccontare la tua storia? Hai cercato di tirarli dentro la tua vita? No? Bene, ora da adesso devi fare in modo che gli altri si facciano carico di quello che ti è capitato... devi dirgli del padrone... della sua bastardata che ha fatto con la tua donna, e prima del prete e del notaio! E sopra ogni cosa non raccontare piagnucolando ma con lo sghignazzo… impara a ridere! A tramutare anche lo spavento in risata. Ribaltare col culo per aria i furbacchioni che cercano di incastrarvi con le parole! E fa che tutti sbottino in gran risate… così che ridendo ogni paura si sciolga.” “Ma io non so, non so dire parole rovesciate... non so fare il controcanto da buffone... e nemanco filastrocche a torciglione beffardo che la lingua mi si inceppa dentro i denti… col cervello che tengo ubriacato dal sole e dalla fatica!” “Hai ragione. Ci vuole il miracolo!” Mi ha preso per la testa, mi ha tirato vicino alla sua faccia e mi ha detto: “Io, Jesus Cristo da ‘sto 02/10/2012 19 momento ti do un bacio sulla bocca e tu sentirai la tua lingua frullare a cavatappi e poi diventare come un coltello che punta e taglia... smuovendo parole e frasi, chiare come un vangelo. E poi corri nella piazza! Giullare sarai! Il padrone sbragherà, soldati, preti, notai sbiancheranno scoprendosi nudi come vermi!” E così mi ha preso la testa, ha portato le labbra sue dolci alle mie e mi ha baciato. Mi è arrivato un tremore di fuoco sulle labbra... la lingua ha cominciato a trillare a torciglione come una biscia. Parole nuove scivolavano rotolando nel mio cervello. Ogni pensiero mi si rivoltava... ogni idea mi sortiva capovolta. Sono corso a perdifiato giù nel borgo, sono saltato sui gradoni del battistero e ho gridato: “Ehi! Gente! Il giullare son io! Venite qui, fate attenzione, ascoltate! Vi mostrerò come si trasformano le parole in lame taglienti che stroncano d’un botto i garretti degli infami impostori... e altre parole che diventano tamburi per svegliare i cervelli dormienti (addormentati)! Venite! Venite gente!” 02/10/2012 20 MARIA ALLA CROCE DONNA (entra correndo e si rivolge alle altre donne che stanno ai piedi della croce) Andì a fermàla... l'è rént a 'gni la sòa mama de lü, la beata Maria, no' féghel vardà incrusàt 'me l'è che ól pare un cavrètto inscortegà, che cola sàngui a fontanèla partütt cumpàgn 'na muntagna de nev' in primavéra per via di 'sti gran ciòdi che gh'han picàt in de la carne dulurùsa dei man e di pie, intramèsa ai òsi sfurà! CORO No' féghel vardà! Entra correndo un’altra donna PRIMA DONNA No' la se vòl fermà... a la végne coréndo desesperàda in sul sentié che in quatro no' la podémo tegnìr... SECONDA DONNA Se in quatro non la tegnì, prové in sìnque... in sie... èi no' la pòl vegnì, no' la pòl vardà 02/10/2012 21 'sto fiolì intorsegà cumpàgn 'na radìs d'oliva magnàda dai furmìghi! ALTRA DONNA Quercéghe, covrìghe almànco la fàcia al fiöl de Deo, la soa mama no' l' posa 'recugnósarlo... agh dirém che l'incrusàt l'è un óltar, un forèsto... che no' l'è ól so' fiöl de lé! PRIMA DONNA Mi a creo che purànco al querciàssimo tütto con un linzòl bianco, al fiöl de Deo, la sòa mama ól recognuserà istèsso... abàsta che ghe spónta de föra un dit d'un pìe… un rìzzul dei cavèj, imperchè la gh'l'ha fàit lée, la sòa mama, quèi. QUARTA DONNA (entra in scena con il fiato in gola) La végn... la végn… l'è chì lòga la beata Maria... agh farìa mén dulúr masàla de cultèl… pitòst che lasàgh vèd ól fiöl! ALTRA DONNA Dème un sass de trasmurtìla d'un bòtt, che la sé ruèrsa per tèra, che no' la pòsa vardà! Entra Maria. Il suo sguardo corre immediatamente al figlio in croce. 02/10/2012 22 Schiantata dal dolore, ammutolita lo guarda in silenzio. Il gruppo delle donne si scosta al suo passaggio spostandosi poi sul lato destro del proscenio DONNA Ste quàcc, fèv in là... Oh povra dòna che la ciamìt beata... e cum la pòl ès beata con ‘sta decurasiún de quatro ciòdi che gh'han picàt in de la carna dolorosa a rabatúni, cumpàgn che a no' l s'farìa a 'na lusèrta venenúsa o un scurbàtt! ALTRA DONNA Sti' quàcc... mantegní ól fiàt che adèss ‘sta dòna la 'scoltarì criàre de toeta vüs, compàgn s'l'avès squartàda ól dulúr… sgrasiàda… dulúr de sètte cultelàde a spacàgh ól cör! ALTRA DONNA La està lí ferma… la dis nagòta. Fèit che la piàngia almànco un pòch! Fela criàre, ch'el s'àbia de s’ciopàr 'sto gran magóne che ghe suféga ól gòz. PRIMA DONNA 'Ntendíu, 'stu silénsi che gran frecàss ól mena… e nól vale cuerciàse i urègi. (Avvicinandosi a Maria) Parla, parla... digh quai còss, 02/10/2012 23 Maria... Plangi, Maria... ohi té pregi... (Quasi urlano per scuoterla, farla uscire dal quel suo terribile silenzio) Parla, Maria! MARIA (con un fil di voce) Dèime 'na scala... a vòj montàrghe a rénta al mé nann... (si avvicina straziata, lentamente alla croce e parla al figlio) Nan, oh 'l me bèlo smòrto fiöl de mi… stàit següro méo bén, che 'des la 'riva la tòa mama... Come i t'han combinàt 'sti assasìt, purscèl, becàri! Còssa ól 'véa fàito, 'sto mé tarlòch, de véghel inscí a scann de fav tanto canàja con lü! Ma am burlerí in ti mani: a vün a vun! Oh m'la pagarì… anch' duarìssi 'gniv a cercàv in capp al mund, (urlando) 'nimàl, besti, sgrasió! CRISTO Mama… no' stat a criàr… mama.* MARIA* Pardúname, ól mé nan, 'sto burdeléri c'ho tràit in pie… e ‘sti paròl de inrabìt che hu dit… ma l'è stàit 'stu strènc dulúr de truvàrte impatacàt de sangu…s’ciuncàt chì lòga sü 'ste trave, sbiutàt... de bott pestà... sbusà in de' i me bej man si delicàt… e i pie... oh i pie!… che gòta sangu, gòta a gòta... ohi, che dua ès un gran mal! 02/10/2012 24 CRISTO (parla a fatica) No mama… no stàrte a casciàt… 'des, t'el giüri… no' senti pì mal... no' senti pü nagòta... Va' a ca', mama, té pregi... va a casa... MARIA Sì, sì… anderèm a ca' insèma… 'égni sü, a tiràt giò de 'ste trave... (mima si salire sulla scala appoggiata alla croce) cavàrte föra i ciòdi piano pian... (si rivolge alle persone che le stanno intorno) Dèm una tenàj... (È disperata) Ajdéme quaicun! Entra un soldato. SOLDATO Ehi dòna, cosa té fàit lì lòga de soravìa a ‘sta scala? Chi v'l'ha dàito ól permèso? MARIA A l'è ól mé fiöl de mi ch'avìt incrusàd... al vòj s’ciodàl, purtàl a ca' cun mi... SOLDATO A ca'? Ohj che premüra! No' l'è ancmò fròll asè, santa dòna… no' l'è ancmò bén stagionàt! Bòj… 'pena che ól tira i ültem, av fò fistcèto e venì a tòl bèlo che impachetà, ól vòs car zóvin... Cuntenta? 'Gni giò 'dès. 02/10/2012 25 MARIA No che no' deséndo! No' lasarò pasà chi lòga la nòce al mé fiöl suléngo... a murìrme! E vui no' podì miga fam ‘sta preputénsa… che mi a sòn a sua mama de lü… a sòn la sua mama, mi! SOLDATO Bòn! Cara la mia mama de lü, adès mé t'l'hàit sgionfàde a sufficìt i bali! Agh farèm com quando se scròda i pómi… vòj védar? Agh darò ‘na bèla scrulàda a ‘sta scala… e ‘vegnirì giò da la scala, de stónfate ‘me un bèl peròt marügo! CRISTO (quasi rantolando) No, oh té prégi, soldàt, che ti è bòn e caro! Fame a mi quèl che ti vòl: scòrla la cròse de mé scarpàrme i carni e le man e i òsi, ma a la mia mama... té prégi, no’ farghe mal! SOLDATO Hàit sentìt, la mia patróna, quant inn i uri? As gh’ho de fà? Per mi l’è ól stèss laüri: o s’iabatì vui, e de prèscia, de ‘sta scala, o mi scòrli la cruse! MARIA (Mima di scendere velocemente) No, no... per carità... pecì che son già giò... vardì son chì abàs la scala. 02/10/2012 26 SOLDATO Oh, l’intendìu al tèrmin ‘sta balàda, o dòna benedètta! E no’ vardì a mi cun sti ögi a brüsatàm, che mi no’ ghe n’ho colpa niùna se ól zóvin ól s’è catàt ‘sta posisión iscòmuda de stagh coi brasc slargàdi... Ohj che no’ gh’ho péna de vui? Che no’ cognósi mi, l’isbarluscià di làgreme sanguagnénti ch’av süda giò di ögi? Sa l’ha èstu on dulùr de madri! Ma agh pòdi fagh nagòt... che mi sónt comandàt che vaga fina a l’órden ‘sta cundàna… sónt condanàt a fav murì ól fiòll, o bén, de cuntra, lì lòga, me picheràn sü mi co’ i stèss só’ ciòdi. MARIA (si cava orecchini e anello che porta al dito) Oh bòn suldàt curtés e caro… tegnì… av fò un presénti de ‘st'anèl d’ori e de 'sti uregìti d'argénto... tegnì…in cambio de un plegìr ch’am podìt cuncèd… SOLDATO Ól sarìa 'stu plagér? MARIA De lasàm netàgh via ól sangu, al mé fiòl… cont un pòch d’aqua e un stràsc… e de dàghen un pòch de ‘nbiassegàrse i lavri s’cepàd de la sét... SOLDATO Nagòt de plü de ‘sti cialàdi? 02/10/2012 27 MARIA Vurarìa ancmò che catì 'stu sciàle e andìt de suravìa a la scala a mètighel intùrna a i spale de sóta a i brasc, de aidàl un pòch a ‘sta' tacàt a la cruse... SOLDATO O dòna, agh vursìt mal de cuntra al vòst car zóvin dònca, s'ól vursìt guarnàl pi' a lònga in vita a fal sgranì di 'sti treméndi dulùri. Al post vui, farìa col Cristo ól mœra e sübet! MARIA (rendendosi conto di quanto il soldato le ha detto, quasi sussurrando) Murì…?! Ól duvrà giüsta 'gnì morto 'sto car mé d´ólze? Morte le man… morta la bóca... i ögi... morti i cavèj? (Disperata, tra sè) Ohj, che m'han tradìtta. (Chiama con voce via via più terribile, volgendo gli occhi al cielo) Gabrièl, Gabrièl... Gabrièl… zóvin de dulza figüra, p'ól prim ti, ti!, m'hàit tradìt de mmalorgnón! Con la tóa vóse de viola inamorósa té sèt 'gnù a dime che sarìa 'gnüda Rejna mi... e beata mi, e jucùnda mi... cap de tœti i doni! Vàrdum, vàrdeme 'me sont a tochi e sberlüsciàda… l'ùltema dòna al mundo me sónt discovèrta! E ti... ti ól savévi in del purtàrme ól nünzi deslinguént, de fam 02/10/2012 28 fiurì in t'el véntar ól fiolìn, col sarès 'gnüda a 'sto bèl trono rejna!… Rejna! Rejna, col fiöl cavajér zentìle… con dòj speróni fàit con dòj gran ciòdi impiantàt in de la carne dei pie! Parchè no' té l m'h'hàit dit avànte ól ségn? Oh mi, té ‘sta' següro… mi no' gh'avarìa gimài vorsüdo vès pregnìda… no!… gimài a ‘sta cundisiün... teut-anch füèss 'gniüdo el Deo Patre in t'la persona, e no' el piviùn colombo, so' spirito beàt, a maridàrme. CRISTO (parla con maggior difficoltà) Mama… oh che ól dulùr ól t'hàit trat föra mata che ti biastémi... (Agli astanti) Menìla a ca' fradèli… ve prégi… menéla a casa prima che la abia a rabatàrse là ruèrsa e strepenàda… UOMO ‘ndém Maria, fèt consulàt ól fiòl de vüj… lasél in pase. MARIA No che no' vòj! Perdonéme... laséme istà chì lòga arénta de lü… che no' dirò pü ‘nanca 'na parola incóntra de so' patre... incóntra de njùno. Laséme... oh fèite bòn! 02/10/2012 29 CRISTO (rantolando ogni volta che prende fiato) Hoi de murì… mama... e fagh fadìga... Hoi de lasàrme andàre mama… sconsumàre ól fiàt che me mantégne en vida… ma con ti… chì lòga a près… ch'at stràzii, no' so’ capàze mama... e fo' plü grande fadìga. MARIA (implorante, quasi sottovoce) No' casàrme via Jesus! No' casàrme via! (È al limite della disperazione) Vòj murì, Jesus… vòj murì… (Grida disperata agli astanti) Sufeghéme e sepeléme in üna tomba sola embrassàda al mé fiòl! (Al Cristo) Voj murì Jesus! Voj murì... SOLDATO Sacra dòna l’è tròpo grando ‘sto dolór de matre... Fémo inscì: nunch suldàt a farém mostra de miga stagh co’ i ögi… caté ‘sta lanza pichéghela a tüt picà de punta in del custàt e a fund in dól gòzz… e de lì a un mumént, vedrìt, ól Crist ól va a murìr. (La Madonna cade a terra svenuta) Os' ve pasa? O s'lè svegnüda che no' l'ho gnanch tucàda!? UOMO La gh’ha i malori! 02/10/2012 30 DONNA Slonghéla lilé… fàite piàn… e ‘ndé via d’intórna che la gh’abia a respirà. ALTRA DONNA Povra dòna! MARIA (come in sogno) Chi sèt liló, bèl zóvin, ch'am par aricugnùset? ALTRA DONNA La gh'ha i visióni! GABRIELE Gabrièl, l'àngiol de Deo… són mi quèlo, Vérzen… ól nùnzi d'ól to' soléngo e delicàt amore. MARIA (inizia con un fil di voce, prendendo via via tono e forza) Gabrièl… Gabrièl… torna a slargàt i ali, Gabrièl… tórna indré al to' bèl ziél zojóso... no' ti gh'ha niénte a che far chì lòga… in ‘sta sgarósa tèra… in 'stu turménto mundo. Vaj Gabrièl … che no' té sé sburdéga i ali de plüme culuràde 'e zentìl culüri... no' ti védi fango e sangu e buàgna, mèsta a la spüsénta d'partüto? Vaj… che no' té ne sbréghi i orègi tant delicàt co' 'sto criàr desasperàto e plàngi e ploràr che crésse in òmnia parte... 02/10/2012 31 Vaj Gabrièl … che ne té se sconsüma i ögi luminósi a remeràr piàghe e croste... bugnóni e mosche e vèrmeni!, föra dai morti squarciàdi! Ti no' t'è abitüàt, Gabrièl… che in d'ól Paradìso no' gh'hai ni rumór, nì plàngi, né guère, nì presón, nì òmeni impicàdi, nì done violàde! No' ghè nì fam, nì carestia, njùno che süda a stracabràsci, nì fiolìn sénsa surìsi, nì madri smarìde e scuràde dal dulùr… njùn che péna per pagà ól pecàt! Vaj Gabrièl! Gabrièèèèl! Musica Buio Vaj Gabriel! (Urlando) Vajjjj 02/10/2012 32 si può fare a meno de inserirlo NELLA prima VERSIONE EINAUDI il brano chiudeva con queste altre battute gabriele Dòna induluràda... che fin ’n’d’ól vénter t’ha scarpàda ól patimént, oh, mi ól cognósi ciàro ‘sto turmént che t’hàit catàt mirànd ól Segnor zóvin Deo inciudàt... in ‘sto mumént ’égni a cognüsel anc mi, de parimént. maria Ól cognóset de parimént... de parimént a mi? Ah l’hàit ü ti, Gabriél, in dól venter grosì, al mé fiòl? At n’è sgagniàt ti i lavri par no’ criàr di dulüri ’nd’ol parturìl? At l’hàit nutregàt ti? Dàit de tèta ól latt, ti, Gabriél? Hàit soffregà ti, quand l’è stàit malàd con la féver, i macc de la rosolia e i nòti in pie a ninàl c’ol piagnéva pèi prém dénci? No Gabriél… si no’ hàit scuntàt ‘ste bagatèle, no’ pòdet parlà d’avegh ól me stèso dolùr in ‘sto mumént. gabriele At gh’hàit resón, Maria... perdóname ‘sta presonzión che m’l’ha gh’ha detàt ól strapacòre che 02/10/2012 33 gh’ho in de dentro, che m’ figüràva vès in punta o òmnia patimént. Ma mi égni recurdàt che ól sarà pròpi ‘sta tua canzon plangìda sanza vóse… ’sto lamento intonàt sanza singülti… ‘sto sacrifìzi to’ e del caro fiòl de ti, c’ol farà squarciàrse ól cièl… che pòda i òmeni reversàrse par la préma volta in paradìs! traduzione gabriele Donna addolorata... che perfino nel ventre t’ha strappato il patimento, oh, io lo conosco chiaramente questo tormento che ti ha preso guardando il Signore giovane Dio inchiodato... In questo momento vengo a conoscerlo anch’io (al) pari di té. maria Lo conosci al pari mio, pari a me? L’hai avuto tu, Gabriele, nel ventre ingrossato - che cresceva giorno dopo giorno - che si ingrossava giorno dopo giorno, il mio figlio? Ti sei morso le labbra per non gridare di dolore nel partorirlo? L’hai nutrito, tu? Dato il latte dalla mammella tu, Gabriele? Hai sofferto tu, quando è stato ammalato con la febbre, le macchie della 02/10/2012 34 rosolia e le notti in piedi a ninnarlo che (quando) piangeva per i primi denti? No, Gabriele… se non hai provato queste bagatelle, non puoi parlare d’avere il mio stesso dolore in questo momento. gabriele Hai ragione, Maria... perdonami questa presunzione che me l’ha dettata lo strappacuore che ho dentro (tanto) che mi figuravo di essere in cima ad ogni patimento. Ma io vengo a ricordarti che sarà proprio questa tua canzone, pianta senza voce, questo lamento intonato senza singhiozzi, questo sacrificio tuo e del caro figlio tuo che farà squarciare il cielo, affinché possano gli uomini riversarsi per la prima volta in paradiso! 02/10/2012 35 MARIA ALLA CROCE Traduzione DONNA (entra correndo e si rivolge alle altre donne che stanno ai piedi della croce) Andate a fermarla... ‘sta arrivando la sua mamma di lui, la beata Maria, non fateglielo guardare crocefisso com’è che pare un capretto scorticato, che cola sangue a fontanella dappertutto come una montagna di neve in primavera… per via di ‘sti gran chiodi che gli hanno piantato nella carne dolorosa delle mani e dei piedi, frammezzo le ossa forate! CORO Non fateglielo guardare! Entra correndo un’altra donna ALTRA DONNA Sta arrivando! Non si vuole fermare... viene correndo disperata sul sentiero che in quattro non la possano tenere (trattenere)... ALTRA DONNA Se in quattro non la tenete (trattenete), provate in cinque... in sei... Lei non può 02/10/2012 36 arrivare sin qui, non può guardare ‘sto figlio suo attorcigliato come una radice di olivo mangiata dalle formiche! ALTRA DONNA Nascondetegli, copritegli almeno la faccia al figlio di Deo, che sua madre non possa riconoscerlo... le diremo che il crocifisso è un altro, un forestiero... che non è il figlio suo! PRIMA DONNA Io credo che puranche lo coprissimo tutto con un lenzuolo bianco, il figlio di Dio, la sua mamma lo riconoscerà lo stesso... basta che dal lenzuolo gli spunti il dito d’un piede... un ricciolo dei capelli, perché glieli ha fatti lei, la sua mamma, quelli. ALTRA DONNA (entra in scena con il fiato in gola) Arriva... arriva… è qui la beata Maria... Le darebbe meno dolore ammazzarla di coltello... piuttosto che lasciarle vedere il figlio! ALTRA DONNA Datemi un sasso da tramortirla d’un botto, così che si rovesci a terra, e non le riesca di guardare! 02/10/2012 37 Entra Maria. Il suo sguardo corre immediatamente al figlio in croce. Schiantata dal dolore, ammutolita lo guarda in silenzio. Il gruppo delle donne si scosta al suo passaggio spostandosi poi sul lato destro del proscenio DONNA State quieti, fatevi in là... Oh povera donna che la chiamate beata... e come può essere beata con ‘sta decorazione di quattro chiodi che gli hanno conficcato nella carne dolorosa a ribattuti, che così non si farebbe a una lucertola velenosa o a un pipistrello! ALTRA DONNA State quieti... trattenete il fiato che adesso ‘sta donna la sentirete gridare a tutta voce, come se l’avesse squartata il dolore... stravolta... dolore di sette coltellate a spaccarle il cuore! ALTRA DONNA Sta lì ferma... non dice niente. Fate che pianga almeno un poco! Fatela gridare, che debba scoppiare ‘sto gran magone che le strozza la gola. 02/10/2012 38 PRIMA DONNA Ascoltate ‘sto silenzio che gran fracasso mena (porta)... e non vale coprirsi le orecchie. (Avvicinandosi a Maria) Parla, parla... di qualcosa, Maria... Piangi, Maria... ohi ti prego... (Quasi urlano per scuoterla, farla uscire dal quel suo terribile silenzio) Parla, Maria! MARIA (con un fil di voce) Datemi una scala... voglio salire vicino al mio bene... (si avvicina straziata, lentamente alla croce e parla al figlio) Mio bene, oh bello smorto figlio mio... stai sicuro mio bene, che adesso arriva la tua mamma… Come ti hanno conciato ‘sti assassini, porci, macellai! Cosa vi aveva fatto, ‘sto mio tontolone, da averlo così in odio, da essere tanto canaglie con lui! Ma mi cadrete tra le mani: a uno a uno! Oh me la pagherete... anche se dovessi venire a cercarvi in capo al monto, (urlando) animali, bestie, disgraziati! CRISTO Mamma… non stare a gridare… mamma. * MARIA * Perdonami, mio bene, ‘sto bordello che ho tratto in piedi... e queste parole da arrabbiata che ho detto… ma è stato ‘sto stretto dolore che mi strige il 02/10/2012 39 cuore di trovarti imbrattato di sangue… spezzato… qui su ‘ste travi, denudato... di botte pesto... bucato nelle mie belle mani così delicate... e i piedi... oh i piedi!... che gocciolano sangue, goccia a goccia... ohi, deve essere un gran male! CRISTO (parla a fatica) No mamma... non ti preoccupare... adesso, ti giuro... non sento più male... non sento più niente... Vai a casa, mamma, ti prego... vai a casa... MARIA Sì, si... andremo a casa insieme... vengo su, a tirarti giù-a staccarti da ‘ste travi... (mima di salire sulla scala appoggiata alla croce) a cavarti i chiodi piano piano... (si rivolge alle persone che le stanno intorno) Datemi una tenaglia... (È disperata) Che qualcuno mi aiuti! Entra un soldato. SOLDATO Ehi donna, cosa fate lì sopra a ‘sta scala? Chi ve l’ha dato il permesso? 02/10/2012 40 MARIA È il figlio mio che avete inchiodato... voglio schiodarlo, portarlo a casa con me... SOLDATO A casa? Ohi che premura! Non è ancora frollato abbastanza, santa donna... non è ancora ben stagionato! Bene... facciamo così, appena tira gli ultimi vi faccio un fischietto e venite a prenderlo bello e impacchettato, il vostro caro giovane... Contenta? Venite giù adesso. MARIA No che non discendo! Non lascerò passare qui la notte a mio figlio solo… a morirmi! E voi non potete farmi ‘sta prepotenza... che io sono la sua mamma di lui... sono la sua mamma, io! SOLDATO Bene! Cara la mia mamma di lui, adesso me le avete gonfiate a sufficienza le palle! Faremo come quando si scrollano le mele… vuoi vedere? Darò una bella scrollata a questa scala… e verrete giù a tonfo come una bella pera matura! CRISTO (quasi rantolando) No, ti prego, soldato, che sei buono e caro! Fai a me quello che vuoi: scrolla la croce fino a lacerarmi le carni delle mani e le ossa, ma a mia madre… ti prego, non far del male! 02/10/2012 41 SOLDATO Avete sentito, cara mia padrona, quante sono le ore? Cosa devo fare? Per me è lo stesso lavoro: o scendete voi, e in fretta, da questa scala, oppure io scrollo la croce! MARIA (Mima di scendere velocemente) No, no... per carità... aspettate che sono già giù... guardate sono qui sotto la scala… SOLDATO Oh, l’avete capita alla fine questa ballata, o donna benedetta! E non guardatemi con questi occhi che piangon fuoco, che io non ho colpa alcuna se il giovane si è presa questa posizione scomoda di stare con le braccia allargate… Oh che non ho pena di voi? Che non conosco io il luccicchio di lacrime sanguinanti che vi sudano giù dagli occhi? Questo è dolore di madre! Ma non ci posso far niente… che io sono comandato che vada fino all’ordine questa condanna… sono condannato a farvi morire il figlio, o altrimenti, lassù, attaccheranno me, con gli stessi chiodi. MARIA (si cava orecchini e anello che porta al dito) Buon soldato cortese e caro… tenete… vi faccio un 02/10/2012 42 presente di questo anello d’oro e questi orecchini d’argento… tenete… in cambio di un piacere che mi potete concedere… SOLDATO Sarebbe ‘sto piacere? MARIA Di lasciarmi pulir il sangue a mio figlio con un po' d’acqua e uno straccio… e anche di inumidirgli le labbra spaccate dalla sete… SOLDATO Niente di più di queste sciocchezze? DONNA Vorrei anche che prendeste ‘sto scialle e andaste sopra alla scala a metterglielo intorno alle spalle sotto alle braccia, per aiutarlo un poco a stare appeso alla croce... SOLDATO Oh donna, gli volete male al vostro caro giovine dunque, se lo volete mantenere più a lungo in vita a fargli patire ‘sti tremendi dolori. Al posto vostro, farei che il Cristo muoia e subito! MARIA (rendendosi conto di quanto il soldato le ha detto, quasi sussurrando) Morire...?! Dovrà veramente morire ‘sto caro mio dolce? Morte le mani... morta la bocca... gli occhi... morti i capelli? (Disperata, tra sè) Ohi, mi hanno tradita. (Chiama 02/10/2012 43 con voce via via più terribile, volgendo gli occhi al cielo) Gabriele, Gabriele... Gabriele... giovane di dolce figura, per primo tu, tu!, mi hai tradita! Con la tua voce da viola innamorante sei venuto a dirmi che sarei divenuta Regina io... e beata io, e gioconda io... a capo di tutte le donne! Guardami, guardami come sono a pezzi e sbertucciata... l’ultima donna al mondo mi sono scoperta! E tu... tu lo sapevi nel portarmi l’annunzio disciogliente, che mi ha fatto fiorire nel ventre questa mia creatura, che sarei arrivata a ‘sto bel trono regina!... Regina! Regina, con figlio cavaliere gentile... con due speroni fatti con due gran chiodi… piantati nella carne dei piedi! Perché non me lo hai detto prima del segno? Oh io, stai sicuro... io non avrei mai voluto essere ingravidata... no!... mai a ‘sta condizione... anche se fosse venuto il Dio Padre nella sua persona, e non il piccione colombo, spirito beato, a maritarmi! CRISTO (parla con maggior difficoltà) Mamma... oh che il dolore ti ha fatto ammattire che bestemmi... 02/10/2012 44 (Agli astanti) Portatetela a casa fratelli... vi prego... portatela a casa prima che crolli riversa... UOMO Andiamo Maria, fate consolato (contento) il figliolo vostro… lasciatelo in pace. MARIA No che non voglio! Perdonatemi... lasciatemi stare qui vicino a lui... non dirò più nemmeno una parola contro suo padre… contro nessuno. Lasciatemi... oh siate buoni! CRISTO (rantolando ogni volta che prende fiato) Devo morire... mamma... e faccio fatica... Devo lasciarmi andare mamma... consumare il fiato che mi mantiene in vita... ma con te... qui vicino... che ti strazii, non mi riesce mamma... e faccio grande fatica. MARIA (implorante, quasi sottovoce) Non cacciarmi via Gesù! Non cacciarmi via! (È al limite della disperazione) Voglio morire, Gesù... voglio morire... (Grida disperata agli astanti) Soffocatemi e seppellitemi in una tomba sola abbracciata a mio figlio! (Al Cristo) Voglio morire Gesù! Voglio morire... 02/10/2012 45 SOLDATO Sacra donna è troppo grande ‘sto dolore di madre... Facciamo così: noi soldati faremo finta di non guardare… prendete ‘sta lancia picchiategliela a tutta forza nel costato e a fondo nel gozzo... e di lì a un momento, vedrete, il Cristo va a morire. (La Madonna cade a terra svenuta) Cosa vi succede? È svenuta che non l’ho neanche toccata! UOMO Ha i malori, povera donna! DONNA Allungatela là… fate piano… e andate via d’attorno che abbia a prendere fiato! ALTRA DONNA Povera donna! MARIA (come in sogno) Chi sei lì, bel giovane, che mi pare di riconoscerti? ALTRA DONNA Ha le visioni! GABRIELE Gabriele, l’angelo di Dio... sono io quello, Vergine... il nunzio del tuo solitario e delicato amore. MARIA (inizia con un fil di voce, prendendo via via tono e forza) Gabriele... Gabriele... torna ad allargare le ali, Gabriele... torna indietro al tuo bel cielo 02/10/2012 46 gioioso… tu non hai niente a che fare, qui… in questa schifosa terra... in questo tormentato mondo. Vattene Gabriele... che non ti si sporchino le ali colorate di gentili colori... non vedi fango e sangue e letame misto a puzzolente merda dappertutto? Vattene Gabriele... che non ti si spacchino le orecchie tanto delicate con ‘sto gridare disperato e pianti e implorare che cresce a ogni parte... Vattene Gabriele... che non ti si consumino gli occhi luminosi a rimirare piaghe e croste… bugnoni e mosche e vermi!, fuori dai morti squarciati! Non sei abituato, tu Gabriele... che nel Paradiso non ci sono né rumori, né pianti, né guerre, né prigioni, né uomini impiccati, né donne violentate! Non c’è né fame, né carestia, nessuno che sudi a stracciabracce, né bambini senza sorrisi, né madri scurite dal dolore... nessuno che peni per pagare il peccato! Vattene Gabriele! (Urlando) Vatteneee Gabrieeele! Musica Vattene Gabriele! 02/10/2012 47 Buio ROMA 24.O3.91 LA PARPAIA TOPOLA Il pezzo che io vado a raccontare è un pezzo osceno, ma così come intendevano l'osceno nel medioevo, legato alla sessualità ma altamente poetico. Il titolo è "La parpaia topola, passera". L'origine di questo fablieu, si chiamano così queste rappresentazioni grottesche legate alla sessualità che vengono dalla Francia del nord, che poi si sono sviluppate anche in Provenza e lì hanno avuto una grande esplosione, poi sono arrivate anche in Italia. Questo pezzo, un fablieu, che sarebbe una giullarata, tratta di un argomento scabroso: "parpaia" per i provenzali è la 02/10/2012 48 farfalla con un doppio senso perché è anche il sesso femminile, "parpaia", è anche onomatopeico, "topola", per chi ha difficoltà a capire, e poi proprio per i deficienti "passera", così capiscono. Il personaggio principale è il sesso femminile. E' la storia di un capraio che sta' sull'Alpe, intorno ai mille metri sempre con capre, con armenti, e siccome non scende mai di lì, è da quando è in vita che sta lassù è diventato un pò rozzo, primitivo, e ha difficoltà anche di esprimersi, in quanto l'allenamento che può fare con le capre e le pecore nel lessico è un pò limitato, per il fatto che le pecore sono animali di poche parole e soprattutto di suoni elementari e basta. Si ritrova anche in inverno a vivere lassù; per sua fortuna viene a trovarlo ogni tanto un vecchio molto colto e fuori di testa. E' un misantropo e legato a un risentimento verso le donne che non si può pesare. Naturalmente da ragazzo ha avuto delle insoddisfazioni, delle buggerature.... odia le donne e va a scaricare il proprio odio addosso a questo Giavan Pietro che è un candido assoluto. Giavan non vuol dire Giovanni ma 02/10/2012 49 "coglioncione", insomma il suo nome vero è Coglioncione Pietro. Questo ragazzo si vede investito da questo vecchio misantropo ossessionato che gli dice "le donne sono straordinarie ma tu devi stare attento... hanno un richiamo, nei loro occhi c'è tutto il paradiso, il suono rotondo delle loro voci, argentine le loro risate, e le movenze sono accattivanti è pieno di fascino il loro movimento ma ...attento NON ANDARGLI VICINO PERCHE' HANNO DELLE LAMINE! LA PARPAIA TOPOLA E' UNA BESTIA INCREDIBILE CHE TI TAGLIA VIA TUTTE LE DITA E ANCHE RIPRODUZIONE." GLI ORPELLI PER Questo povero ragazzo LA è terrorizzato di vedere una donna, e quando vede arrivare una pastora scappa in mezzo al gregge e finge di essere un cane. Ora questo povero uomo, così solo,isolato,che ha trovato l'unica persona che lo stia a sentire in questo Giavan Pietro, sta per morire. Attenti che non è un personaggio qualsiasi, lui è un ricco, ricchissimo, è padrone di tutta la valle, padrone di case, palazzi, di fiumi e di laghi, di TUTTO e lascia 02/10/2012 50 tutto quello che possiede a questo Giavan Pietro, TUTTO!! Così che questo diventa una specie di re, principe, barone e tutte le donne che hanno ragazze da marito vengono su correndo per l'Alpe per offrire a questo ragazzo le proprie figlie. Tutte agghindate, belle, lui si terrorizza a vedere tutte queste donne che arrivano e scappa. In fondo alla valle c'è un prete che ha un nome che è tutto un programma: si chiama don Faina, voi capite, furbastro, agile, molto simpatico e intelligente ma cinico di un cinismo ributtante, il quale però ha avuto una fortuna incredibile, ha avuto la possibilità di fare innamorare di sè la più bella ragazza di tutta la valle. Si chiama Alessia, bella, così splendente, con occhi meravigliosi, seducenti, poppe che ... adesso non stò a descriverla... immaginate! I ragazzi l'adorano, tutti vorrebbero sposarla ma lei ha ceduto il proprio spirito e il proprio corpo soltanto a questo prete, di nascosto fanno all'amore, di questa tresca non si è reso conto nessuno salvo LA MADRE di lei, che è una donna di un coraggio terribile che va subito spietatamente decisa verso questo prete e dice 02/10/2012 51 "se vuoi continuare a fare gli affari tuoi con mia figlia da questo momento devi produrre a lei la possibilità di coprire il disastro che succederebbe se lo venisse a sapere la gente. Il DISONORE!! Tu gli devi procurare un marito di paglia, non importa se basso, grosso, tonto, idiota, laido, vecchio, giovane, storpio , gobbo...basta che sia ricco e le dia la possibilità di coprire ogni infamia che tu le procuri. Soltanto allora potrai approfittare di mia figlia. Il prete furbo subito ha nella testa l'idea geniale, di accasare la sua amante con Giavan Pietro, lo chiama con un trucco giù a valle...lui attraversa tutti i paesi, arriva nel paese dove c'è la pieve, incontra questa ragazza, preparata ad doc col faro di luce che le viene dal rosone addosso, una cosa poetica, meravigliosa, il ragazzo perde la testa e decide di sposarsi. C'è il matrimonio e vedrete tutti i trucchi, le infamie organizzate da questo prete che si diverte anche ad umiliare questo candore assoluto che esiste negli occhi e nella testa di questo povero ragazzo. Alla fine c'è un risvolto. Invece vi voglio ricordare per chi ama le ricerche ed è colto in queste 02/10/2012 52 cose che tutti gli autori italiani del medioevo hanno attinto a questa chiave, vi ricordo Boccaccio, Macchiavelli. Ebbene però qui c'è un salto verticale rispetto a questi due: mentre questi due hanno percorso la strada delle mazzolate, delle bastonate contro questo Giavan Pietro, invece nella favola originale, questa che vi vado a raccontare, c'è un salto mortale liberatorio straordinario. A un certo punto il vincitore è proprio lui col suo candore, grazie anche all'amore straordinario che riesce a far nascere in questa ragazza che all'inizio invece è dalla parte del prete. E' uno dei testi nella dimensione oscena, più poetici che io abbia mai incontrato. Io l'ho trovato nella prima edizione in francese antico medioevale del mille e duecento, poi sempre più o meno dello stesso periodo in provenzale, e vi devo dire che in provenzale e meraviglioso, con questa armonia, questi timbri tanto che ho deciso che questa sera ve lo recito in provenzale, e sono sicuro che voi, grazie a tutti gli addentellati culturali che il popolo romano e laziale ha avuto con la Provenza, grazie al fatto che ad 02/10/2012 53 Avignone il papa è rimasto per qualche tempo, poi tornando ha portato avignonesi qua, io so benissimo che a Roma il provenzale è di casa e voi lo parlate quando siete un pochino in intimità anche negli inni d'amore... esistono tre o quattro cantici in provenzale che fanno parte della vostra cultura come "Roma bella" e via dicendo...non è così? Forse ho sbagliato! Ad ogni modo io dei pezzi in provenzale ve li lascio. Per aiutarvi a comprendere, è uno scherzo che ho fatto, la parte centrale, la più importante, la recito in lombardo arcaico antico, così voi capite tutto più facilmente. Non vi preoccupate, capirete tutto perché, questo linguaggio è fortemente onomatopeico e anche dove non comprenderete i termini esatti, nel senso generale capirete ogni cosa, grazie anche alla vostra particolare intelligenza... di centro meridionali. 02/10/2012 54 QUESTO è quello su cui sto lavorando @RICORDATEVI, SEMPRE!, FINITO UN BRANO, DI FARE LA GRAMMATICA. 02/10/2012 55 Questa II parte contiene i seguenti brani: BRANI INSERITI 02/10/2012 56 BONIFACIO VIII - presentazione- P. 2 -brano dialetto - traduzione 17 MATTO E LA MORTE- presentazione brano dialetto traduzione MATTO SOTTO LA CROCE - presentaz. manca brano dialetto traduzione GESù BAMBINO LE MARIE - napoletano - presentazione- brano dialetto- traduzione LE MARIE - lombardo - presentazione- brano dialetto- traduzione MARIA SOTTO LA CROCE I GRAMMELOTTE - completi da rivedere presentazioni VARIANTE 1- AL PROLOGO: GUERRA NEL GOLFO VARIANTE 2 02/10/2012 57 02/10/2012 58 STAMPATO PRESENTAZIONE - corretta, MA da rileggere BONIFACIO VIII E arriviamo a Bonifacio VIII. Questo Papa fu senz’altro uno dei più grandi pontefici del medioevo soprattutto dal punto di vista politico e strutturale dello stato cattolico, apostolico romano; un po’ meno dal punto di vista mistico e religioso. Infatti fu il Papa che inventò paradossalmente il dogma del potere temporale della Chiesa. Con la sua spregiudicatezza provocò grandi apprezzamenti con contrappunto di rancori feroci. Dante Alighieri, suo contemporaneo, di certo non aveva molta simpatia per lui, tanto che lo scaraventò all’inferno prima ancora che morisse. Vi ricordate la scena : Dante chiede a Virgilio “Maestro, cos’è quel buco dal quale prorompe fuoco? A chi è destinato?”... e il Maestro “Lì verrà infilato Bonifacio VIII con la testa in giù e le zampe che zompano, sbattendo fuori dal buco!” Ma, a parte il giudizio negativo e spesso ostile dimostratogli da molti uomini di pensiero del tempo, 02/10/2012 bisogna 59 ammettere che sul piano della riorganizzazione della Chiesa, l’apporto di questo Papa fu determinante. Egli diceva più o meno: “Basta con questa chiesa accattona che per sopravvivere deve dipendere dalle elargizioni dei potenti, re e imperatori che poi ti impongono l’elezione di vescovi, loro tirapiedi... ti ricattano, si servono della chiesa come di uno zerbino per montare più comodi al trono! Vogliamo la libertà della chiesa, l’autonomia, ma per far questo dobbiamo riuscire a creare e gestire il nostro potere... sì, un potere che non può risolversi coll’occuparsi della sola spiritualità, ma che deve diventare anche potere temporale, che significa economico, politico e, scusate se vi sembrerà una bestemmia, giuridico-militare, senza dimenticare il bancario. Naturalmente, come dicevamo, un programma tanto spregiudicato determinò una reazione indignata da parte di infiniti gruppi religiosi che pretendevano la santa povertà della chiesa seguendo la regola del poverello d’Assisi. A capo del movimento c’erano i 02/10/2012 60 più radicali e senz’altro i cosiddetti spirituali, che oggi potremmo chiamare la sinistra accesa della Chiesa: costoro si gettarono con impeto contro le idee di questo Papa. Jacopone da Todi, il grande poeta, capo ispiratore degli zeloti (da zelo) di San Francesco, urlava: “ Ahi Bonifax, che come putta hai traìto l’eclésia”, “Ahi, Bonifacio che come una puttana hai ridotto la Chiesa”. Bonifacio se la legò al dito e riuscì a catturare il frate poeta, lo gettò in un carcere profondo, costretto a restare legato in questa posizione, chino (allarga le braccia e si piega sulle proprie ginocchia ad imitare la costrizione di Jacopone), incatenato sulle proprie feci. Quando, dopo 5 anni, alla morte di Bonifacio, lo liberarono era ridotto ad un catorcio, talmente anchilosato che non riusciva neanche a muoversi. I fratelli dell’ordine lo portavano in giro su una carriola e quando di lì a poco Jacopone morì lo dovettero seppellire da seduto, giacché i suoi fratelli non riuscivano ad allungarlo sull’asse della sepoltura... 02/10/2012 61 come lo stendevano... lui, caparbio, NIEHH! (Mima il rattrappirsi di nuovo nella posizione di accasciato). Un altro ricordo della violenza di questo papa è il fatto storico, anche se solo legato alla memoria popolare, del crimine condotto a Cesena dove agiva un gruppo di cento frati che contestavano il papa e soprattutto i maggiori della città che lo appoggiavano. Bonifacio riuscì a far catturare in massa i contestatori, ne scelse sette di loro, i caporioni, li fece inchiodare per la lingua con le mani legate dietro la schiena, ai rispettivi sette portoni della città. Per secoli i ragazzini della Romagna hanno cantato la tiritera: “Penzola, penzola frate sbalanza, come il pendolo fai la danza. Sbatti fratello per la lingua inchiodato, come il batocchio che batte a martello come campana sbatacchia, fratello”. 02/10/2012 62 Ora grazie anche alla vostra fantasia, aiutandomi con gesti, canti e sproloqui appropriati, cercherò di mostrarvi Bonifacio che si appresta ad indossare paramenti a dir poco fastosi... per andare in processione. Il Papa amava molto il rito dello sfilare tra folle di fedeli acclamanti, preceduto e seguito da turbe di vescovi e cardinali, soldati in grande uniforme, bandiere, drappi e fanfare. Sotto un gran baldacchino procedeva quasi in estasi. Nella nostra giullarata accade un evento magico. Il Papa si incontra con un'altra processione nella quale c'è Gesù Cristo che, sotto la croce, se ne sta andando sul monte Sinai per essere inchiodato. Quando ho scoperto il frammento che mi ha ispirato la giullarata di Bonifacio, alla descrizione dell’incontro fra Cristo e il pontefice sono rimasto un poco perplesso, ma poi mi sono informato, ho chiesto a storici illustri e mi hanno spiegato che si tratta solo di un anacronismo, classico espediente allegorico delle giullarate medievali. Quindi mi hanno assicurato 02/10/2012 63 Cristo non si é mai incontrato con nessun Papa. Ho quindi tirato un bèl respiro di sollievo! Dicevamo... nella giullarata il pontefice vorrebbe approfittare dell’incontro e sfruttare a grande effetto cossì da provocare stupore e ammirazione nei fedeli astanti. Bonifacio cerca di sostituirsi al Cireneo infilandosi sotto la croce e reggerla con Gesù. Bèl colpo, da gloria in coro! Ma Gesù intuisce l’antifona, gli girano tutti i santissimi e le madonne e, indignato, sferra una gran pedata al Papa proprio sul coccige... che da quel giorno si chiamerà OSSO SACRO in memoria del santo piede di Cristo. A ‘sto punto io metto sempre le mani avanti perché so che gran parte del pubblico tende a ravvisare ad ogni costo un parallelo fra Bonifacio e il Papa attuale. E’ incredibile! Sono ormai quasi 30 anni, sottolineo 30 anni, che rappresento questo testo e da allora si sono succeduti alla soglia di Pietro ben 3 papi, Wojtyla è il quarto. Ebbene, indipendentemente dalle diverse personalità dei pontefici, il pubblico sempre 02/10/2012 64 ha cercato di scoprire allegorie e concomitanze di questi, con Papa Bonifacio. Lasciamo perdere i precedenti pontefici, io chiedo come si può rintracciare una qualsivoglia somiglianza fra Papa Wojtyla e Bonifacio? Ma come si può pretendere una somiglianza fra Papa Wojtyla e Bonifacio?! Tanto l’inventore del potere temporale era dispotico, violento e vendicativo, cossì questo nostro attuale pontefice è totalmente portato alla comprensione e al perdono. Basti pensare come ha reagito nei riguardi del criminale che ha tentato di ucciderlo; un killer spietato e infame, un turco fanatico e fascista. Io ho molti amici turchi, attori, scrittori e intellettuali che più volte hanno provato la galera per difendere il diritto alla democrazia, ma questo lo odio! Eppure Wojtyla l’ha perdonato... Si fa presto a parlare di carità evangelica, ma voglio vedere io come qualsiasi essere umano avrebbe reagito davanti a un bastardo criminale che ti spara nel coccige, proprio nel momento in cui tu stai per affacciarti dal tuo 02/10/2012 65 trabiccolo-mobile per afferrare un bimbo e baciarlo. Eppure lui, Wojtyla, ancora zoppicante, s’è scomodato ad andare di persona a fare visita al suo killer... per abbracciarlo. Vi ricordate la scena: lui, Ali Akka, turco assassino, seduto su una sedia di ferro e accanto Wojtyla, anche lui su una sedia di ferro che gli pone un braccio sulle spalle, gli accenna gesti di rimprovero (esegue una breve pantomima agitando la mano e fingendo di schiaffeggiare benevolmente il criminale). I due si trovano davanti ad una vetrata squallida, incorniciata di ferro arrugginito... la regia era di Zeffirelli e devo ammettere che in queste messe in scena lui ci sa proprio fare! Dunque, dicevamo... Wojtyla si stava affacciando dalla Pope-mobile per afferrare un bambino dalle braccia della madre e baciarlo; voi sapete che il nostro Giovanni Paolo ha una vera passione per i bambini... se non ne bacia almeno una decina al giorno sta male. E ancor oggi, per quanto non più sciolto nei movimenti, causa gli acciacchi dell’età, esegue il sollevamento del bimbo con una velocità a dir poco 02/10/2012 sorprendente, 66 sembra la catena di montaggio (accompagna la descrizione con gesti a scatto meccanico): solleva il bimbo, lo bacia e via: li butta! Che se non ci fosse sempre intorno a lui quella squadra di pallacanestro, truccata da preti autentici giocolieri che come lancia il bambino (mima la scena con saltelli, scarti veloci seguiti dal gesto di palleggiare il bimbo al suolo come fosse una palla e quindi infilarlo nel canestro)... “OP OP... passa.. è tua!!” e lancia: sarebbe un disastro! L'altra passione irrefrenabile del pontefice è senz'altro quella che lo porta ad inchinarsi e baciare la terra, immancabilmente ad ogni sbarco in un paese nuovo travolto dal desiderio di quel bacio. E non c’è verso di dissuaderlo. Ogni volta che ci hanno provato si è sfiorata la catastrofe. Ha trascinato con se preti, suore, frati che tentavano di trattenerlo; e una volta anche una guardia svizzera che nel cadere ha infilzato con la lancia un prete in estasi. Oggi purtroppo per le sopravvenute difficoltà deambulatorie e non riuscendo a flettersi come un tempo, è costretto ad 02/10/2012 67 accontentarsi di un capace vaso, dentro il quale è sistemata una gran zolla di terra, glielo sollevano e lui bacia. Rito purtroppo ridotto. Pensare che solo 10 anni fa ogni discesa con bacio alla terra era uno spettacolo ineguagliabile! Io mi trovavo a recitare in Spagna proprio alla sua prima visita e mi sono mosso alle sei del mattino da Madrid per raggiungere l’aeroporto dove sarebbe atterrato. Già allo spuntare dell’alba c'erano là un milione di fedeli ad attenderlo... una cosa esagerata.... Avevano sfondato anche le transenne, dilagando per tutto l’aeroporto, anche sulla pista. Tutti, con la faccia rivolta in su a scrutare il cielo, un cielo tessuto di nubi fitte e basse. Ad un certo punto a bucare le nubi è spuntato il muso dell’aereo papale... un DC13 che adesso non ci sono più i DC… (pausa, con ghigno accattivante) ... Noi ci siamo illusi che non esistano più, ma ci sono e ancor più numerosi truccati con sigle di fantasia CC, CPCC, CCC, CDU... sono fitti come la nebulosa di Andromeda… Non sono un 02/10/2012 68 partito , ma un’ameba … oggi ce li troviamo di nuovo al governo e anche all’opposizione! All’apparizione dell’enorme jet… sapete, quello con la papalina in testa, giallo e bianco… i colori del Vaticano, un fedele , anzi un fanatico che stava vicino a me ha esclamato: "Com’è' bello il Papa! Come vola bene!" "No, - gli faccio - guardi che questo non è il Papa, é l’aereo dentro il quale vola il Papa." "No, è lui!" e io "Guardi che il Papa mica ha i finestrini sui fianchi!" il fanatico mistico con tono sicuro: "Se vuole se li fa!". Quando si dice la fede! Intanto l’aereo si è abbassato e, evitando miracolosamente la folla di fedeli, é atterrato sulla pista. Immediatamente una scalinata semovente di 100 gradini ha raggiunto la carlinga dell’aereo. All’istante tutti abbiamo visto scorrere il portellone e apparire il Papa... Lui per primo. Bellissimo, con la papalina in testa, gli occhi cerulei, un sorriso radioso, il collo taurino, i pettorali ben disegnati, come allora poteva ben mostrare, la fascia stretta in vita, gli 02/10/2012 69 addominali tesi, il nastro che, avvolto al collo, gli tratteneva un mantello rosso che gli scendeva fino ai piedi (pausa)... Superman!!! Proprio lui che ha cominciato ad oscillare avanti e indietro: uuuno… dueeee… già la gente gridava "Il Papa volaaa" e tutti i fedeli lo immaginavano librarsi nell’aria con un fumone bianco e giallo che gli usciva da sotto il gonnellone a scrivere per il cielo Dioo è con noii! Perdiooo!! TUN TUN (fa il gesto di disegnare nel cielo le lettere della frase). E invece un arcivescovo ha purtroppo spezzato l’incanto: ‘sto gran prelato distratto, per dialogare con il pilota, gli è montato sulla coda del mantello e lui, il papa, bloccato (mima l’impedimento del mantello)! Se ci fosse stato un altro pontefice al suo posto sarebbe morto di vergogna, ma Wojtyla ha dilatato di scatto i muscoli della golacollo, ha spezzato il mantello. La santa cappa è caduta, scivolando via dalle sue spalle, e lui è letteralmente precipitato per le scale a velocità inaudita! 02/10/2012 70 Io non ho mai visto nessuno al mondo scendere per i gradini di una scala con quella velocità, naturalmente sto parlando del papa quando ancora era una vera e propria forza della natura. Non posso dimenticare uno dei suoi primi exploit mistico-sportivi quando aveva deciso di montare su un picco del trentino, a 3000 metri di altezza, a dir messa. Durante il rito esplose una tormenta spaventosa, fuori dalla piccola chiesa una slavina aveva travolto alcune guide e uno stuolo di parroci alpinisti...lui, Wojtyla ha salvato tutti e anche due o tre cani san Bernardo che erano sepolti nella neve. Da solo. Con la fiaschetta qua, al collo, è andato a raspare e a dissotterrarli. Era l'unico che riuscisse a muoversi in quell’inferno, facendo tutto, coperto solo del suo mantello e con in capo papalina, che per me gliela avvitano... e quel pirulino che gli spunta qua è suo personale, è un picciolo che aveva fin da bambino, lui è nato cossì: ...EHI PIRULINO! Ché infatti Wojtyla in polacco vuol dire pirulino. WOJTYLA! 02/10/2012 71 Spostiamoci dalle montagne e torniamo all’aeroporto di Madrid. Dicevamo che il Papa s’é buttato a precipizio giù dalla scalinata ... non so come ci riuscisse con TATATATATA. quei piedini Purtroppo che nel zampettavano discendere é incappato in un guaio: non s’era accorto che la scala, dopo i primi 50 gradini, presentava un breve pianerottolo, quindi riprendeva fino in fondo con un normale ritmo di pedata. Wojtyla non si è reso conto di quel basello e TAC (fa il gesto di scattare in aria a braccia levate). Naturalmente nessuno di voi, con tutto che magari eravate di fronte al televisore, ha potuto godere di quella scena per intero, per la ragione che non si trattava di una normale ripresa in diretta, ma di una ripresa in diretta leggermente differita. No, non è una battuta di spirito: chi ne sa qualcosa di televisione è al corrente che quando si riprende un avvenimento importante non lo si manda immediatamente in onda, si registra il tutto per poi trasmetterlo con qualche minuto di ritardo, cosicché se accade qualcosa di imprevisto, non si fa altro che 02/10/2012 72 tagliare la sequenza inutilizzabile, si riduce e via che si prosegue senza che nessuno si sia reso conto dell’accaduto. Infatti chi ha assistito all’avvenimento si ricorderà che appariva una sequenza strana: il papa scende la scaletta (mima) TARTASSATA, giunge al gradino (fa il gesto di scattare in aria)... stacco: ed eccolo già in fondo alla scaletta che si stropiccia il viso, si spazzola la veste (mima rapidissimo l’accaduto). Ma cosa era successo nello spazio censurato? Io ero presente e vi posso testimoniare l’intera sequenza: lui scende velocissimo, s'intoppa TA PAM (allarga le braccia e mima d’essere proiettato in aria con un gran salto), scende a picco verso il prato, lo raggiunge planando e ara il campo per tre metri e mezzo con i suoi splendidi incisivi… un solco profondo, e quindi gli sferra un bacio con tale voluttà alla terra che questa freme in un brivido tremendo (mima, agitando le braccia come attraversato da un fremito di mille Volt) AAAH! Splendido! 02/10/2012 73 Ma torniamo ad Alì Agchà e al tentato assassinio, al punto in cui il papa solleva il bambino dalle braccia della madre. La donna ha vicino il marito che la tiene a braccetto. Wojtyla fa il gesto di voler afferrare il bambino, la donna si schernisce e dice "Santità, non vi offendete, non ve lo do perché voi poi lo buttate!" Il Papa assicura "No, io non lo butto!" il marito "Sì, lei butta!". Wojtyla non s’arrende: solleva il bambino con appresso la madre a braccetto del padre… un grappolo familiare… che lui ci tiene alla famiglia unita... RAMBO VII. Proprio in quel momento il bastardo killer infame gli ha sparato! Gli ha sparato apposta alla schiena per umiliarlo. A ‘sto punto c'è stato quel folle speaker della prima rete, che giustamente hanno cacciato da tüte le televisioni, che si è messo ad urlare: "Il Papa e ' stato colpito allo sfintere!!!". Ma dico si dice che il papa ha lo sfintere?! IL PAPA HA UN CONDOTTO SACRO!!! Ma come ha potuto quel killer sparare indisturbato? A parte che l'hanno fotografato da tutte le posizioni e 02/10/2012 74 durante l’intera azione! Vi siete resi conto di quante fotografie hanno scattato? Ce n’è una di lui che estrae la pistola; c’è ne un’altra che lo ritrae mentre, con calma, punta l’arma , un'altra ancora dove lui bagna il mirino sulla canna con la saliva, il fumo che esce, lui che soffia sulla bocca della canna per disperdere il fumo, un’ultima dove lo si vede infilare l’arma nella fondina OK! e va via. C’è addirittura una foto scattatagli al mattino, 3 ore prima che arrivasse il Papa, Ali Akka che infila tranquillamente i proiettili uno a uno nel tamburo della pistola. Nessuno che si scomodi chiedendogli : “Ma che fa, carica la pistola in piazza San Pietro col Papa che sta per uscire?” No, tutto normale... uno per prepararsi spiritualmente che fa? Snocciola il rosario?... No, è roba da pizzocchero d’altri tempi... no, lui infila proiettili: è molto più mistico! Poi c’è la sequenza delle foto coi bulgari... è risaputo la piazza era ricolma di bulgari, tutti coi baffi alla bulgaro. Loro, hanno organizzato l’attentato: erano lì presenti, per dare indicazioni al killer idiota. 02/10/2012 75 Naturalmente senza dare nell’occhio. Infatti c’è la foto col bulgaro col dito nel naso, quello che si gratta la natica, l’altro che gratta la natica di una donna… bulgara anche lei; ancora un altro bulgaro che lecca il gelato, il suo vicino che ha il gelato ma lecca quello dell'altro e, finalmente in fondo, il capo dei bulgari, l’organizzatore che da gli ordini al turco (da inizio ad una pantomima in cui gesticola per far intendere l’azione che il killer deve mettere in atto): “ Ali Akka (fa il gesto napoletano che significa qui, in questo momento), QUELLO!! (indica il Papa che entra nella piazza, ne descrive la mitria e le mani giunte, fa il gesto di sparare e descrive il Papa che cade riverso. Fa poi immaginare l’espressione attonita e un po' beota del killer che non capisce)” “EHH?”. (Il capo bulgaro ripete velocemente l’azione dell’esecuzione): “Quello!! Quello bianco... vestito di bianco... ma no! Quella è una suora!” E il fatto della presenza dei bulgari è documentato dal New York Times, il settimanale che qualche giorno 02/10/2012 76 dopo l’attentato è uscito con una specie di depliant a soffietto che s’allargava a mostrare una foto di 50 x 40 cm; nella foto appariva tutta piazza S. Pietro, gremita di folla e tanti cerchietti rossi che inquadravano ognuno un bulgaro: quello del gelato, il palpa-natiche eccetera... Cosicché , ancor oggi, quando un bulgaro in vacanza arriva alla nostra frontiera, subito gli consegnano un cerchietto rosso che dovrà tenere davanti al viso, anzi rimanerci affacciato per tutto il soggiorno cossì da poterlo comodamente identificare in ogni evenienza. Torniamo finalmente a Bonifacio VIII che si prepara per l’andata in processione. Alcuni chierici collaborano ad addobbarlo dei sacri arredi: gli porgono la pesante mitria, i guanti, gli caricano sulle spalle un enorme mantello tempestato d’oro e pietre preziose. Il papa, coadiuvato dai chierici durante la vestizione, canta in gregoriano. Purtroppo a funestare il rituale c’è un chierico che per la troppa emozione si inciampa, crea guai e soprattutto nel cantare stona. Infatti sentirete spesso il papa inveire gridando 02/10/2012 77 “Stünàt” e lo vedrete promettere allo sventurato chierico, con gesti eloquenti che, se continuerà a combinare guai, lo inchioderà per la lingua al portone come già aveva fatto con i frati di Cesena. Per tutta la giullarata io canterò in gregoriano, ma non si tratterà di grammelot, una parodia sfarfugliata a soggetto, no, il canto che andrò ad eseguire sarà in autentico gregoriano dell’XI secolo. Io ho avuto la fortuna, quand'ero ragazzino di far parte di un coro famoso, quello della cattedrale del mio paese, Domo Valtravaglia, ero prima voce di contralto, la voce portante di tutto il coro. L’intera curia era orgogliosa di me e quando arrivava un vescovo in visita pastorale mi presentavano quasi fossi un dono del Signore. Il vescovo mi poneva la mano in capo e mi sorrideva. Io ero la speranza della chiesa! (Pausa) Intendo dire della chiesa del mio paese. Poi sono cresciuto, sono arrivato a Milano, ho frequentato cattive compagnie, specie marxiste e leniniste, e ho perduto quella mia preziosa dote; però 02/10/2012 78 mi è rimasta la memoria del canto... sapete, quel che si impara da ragazzi non si dimentica più. Immaginatemi nei panni di Bonifacio VIII 02/10/2012 79 (stampato) BONIFACIO VIII giullarata per un mimo fabulatore solista Il giullare nella sua azione, fa immaginare di essere circondato da chierici cantori che lo assistono nella vestizione addobbandolo per la processione che dovrà tenere tra poco. Mima il gesto di pregare e canta: (testo in lingua catalana del XII secolo cossì come viene ancora eseguito nei corali di Alghero): MI SEMBRA QUALCOSA CHE CHE SI IN QUESTA Può CI SIA AGGGIUNGERE ALL’ALTRA MIGLIORE AL JORN DEL JUDICI PARRA QUI AVRÀ FET SERVISI 02/10/2012 80 UN REY VINDRÀ PERPETUAL VESTIT DE NOSTRA CARN MORTAL DEL ZIEL VINDRÀ TOTI SERTAMENT AL JORN... (S’interrompe e si rivolge ad uno dei suoi immaginari chierici)… el capèlo… (riprende a cantare) ... AL JORN... (S’interrompe) El capelón, quèlo grande… (riprende a cantare) ANS QUEL JUDICI NO SERÀ UN GRAN SENIAL SA MONSTRARÀ... (mima di afferrare la mitria dalle mani del chierico e se la calza in capo. Di scatto se la toglie) Ahia! Bòja desgrasió, a l'è de fèro! Te me s’ciùchi la crapa! Dévio andare in batàja a gueregiàre? (Canta sul modulo gregoriano) Dame quèlo legéro che débio andar a pasegiàre… (Afferra un altro copricapo) Quèsto ól è bòn... (Se lo ficca in testa e riprende a cantare) 02/10/2012 81 AL JORN DEL JUDICI... (S'interrompe: ordina) Ól spègio... (Mima di rimirarsi allo specchio soddisfatto) Guanto! (Riprende il canto) ANS QUÈL JUDICI... (Ordina) Guanto!! (Seccato) L'ólter... Un guanto domà?! No’ gh'ho 'na mano sola... Vòi ch'me la tàje? (Mima il braccio monco. Riprende il canto infilandosi il guanto e timbrando sulle note, conta il numero delle proprie dita che ad un primo passaggio gli risultano più numerose. Ripete il conto, sempre solfeggiando e si tranquillizza scoprendo che ne ha proprio cinque per mano. Soddisfatto esegue un crescendo festoso) Come canto bene! (Ordina) Ól mantèlo!... Il mantelón… quèlo grando, quèlo con le piére... d’oro, d’arzénti. (Canta) AL JORN DEL JUDICI 02/10/2012 82 PARRA QUI AVRÀ... Portémelo chi-lòga! Sèt in sinque chiérici, bòja!… Svalsì 'sto mantèlo, me lo sbordeghé tüto a strasicàrmelo par tèra, andémo! Ehi, avìt magnà l'acquagiàda incóe? (Mima di afferrare dalle mani dei chierici un largo, pesante mantello) Ohi se l’è greve quèsto! (Riprende il canto cercando di caricarsi il mantello sulle spalle senza riuscirci) PARRA QUI AVRÀ FET SERVICI.. (Ordina) Aidème a mèterlo in spala! (Canta) PARRA QUI AVRÀ FET SERVICI... Dai, monta! Déighe un trusùn! (Lo sforzo lo costringe a stonare. Si arresta, si rivolge ai chierici abbassando il mantello) Bòja! A débio far tüto mé?... A sónt un Pàpie o un bóve? Débio caregàrme el mantèlo, portar el capelón, cantare! No' ghi vója viàltri de cantare? A gh’è tristìsia? 02/10/2012 83 Sìnque chiérisi sénsa vus? (Si rivolge a uno dei chierici immaginari) Ti, prima vus, canta! (Accenna, impostando la tonalità della prima voce nel coro) FET SERVICIII… (Riprende dirigendo col capo) Prima! (Canta come fosse il chierico) FET SERVICI… Tégne la nota! SERVICIIII… (Rivolgendosi ad un altro chierico immaginario) Secùnda! UN REY VINDRÀ PERPETUAL… Mantién la nota… PERPETUAAAAL... (Ad un altro chierico) Terza! VESTIT DE NOSTRA CARN MORTAL… plü alto! 02/10/2012 84 (Ad un altro chierico) Quarta! DEL CIEL VINDRÀ TOT CERTAMENT… (esegue un alleluiatico saltando da una tonalità all’altra e dirigendo il coro, trasforma il canto in una sequenza di rimbrotti, risentimenti e minacce, quindi, indica un quinto corista) e ti repèt sü lo mismo tòn in sustién. (E, come fosse il chierico, esegue una specie di accommagnamento su sole tre note, quindi termina sgarrando con la voce in un acuto fuori Stunàt!!! tono. S’interrompe scoraggiato) Metémose a spìgnere insèmbia. (Canta salendo in acuto) PER FER DEL SETGLE JUGIAMENT… (Si blocca di scatto) Stunàt, cito! Ti sit pròpio sborlunàt de vose. No’ ti divegnerà gimài prèvete che no’ ti pol cantare de mèsa! Sémpre chiérico t’ serèt! Cito! (Fendendo 02/10/2012 85 l’aria con la mano tesa gli ordina il silenzio assoluto. Ad un altro chierico) Quinta! PER FER DEL SETGLE JUGIAMENT… Adèso tüti insèmbia canté e valsé 'sto mantèlo, me lo careghé en spala... Ti stuna' no' cantare! (Sempre eseguendo in gregoriano, mima di caricarsi, con grande sforzo il matello sulle spalle e accenna a porsi in cammino) AL JORN DEL JUDICI PARRÀ QUI AVRÀ FET SERVICI... (Si arresta all’istante e fa il gesto di strattonare il manto, si blocca esausto e furente) Chi l'è che l'è montà coi pìe sul mantèlo?!... (Si guarda alle spalle imbestialito) Stunàt! Desènde! No’ te canti! Ti è stunàt! No' te valsi ól mantèlo, te monti coi pìe... Aténto a ti!… Che mi te tégno d'ögio!... Te inciòdo la léngua sul purtùn! Lèngua, ciòdo, portùn, 02/10/2012 86 martèlo... TON TON TON! (Mima velocissimo l’operazione dell’inchiodamento, quindi prosegue disegnando nell’aria il chierico inchiodato per la lingua che ciondola a mo’ di batacchio, mosso dal vento. Emette un gemito che ricorda quello dei portoni che cigolano sui cardini) GGNAAAA! AAAAA! GGNAAAA! AAAAA! Aténto a ti!… Valsé 'sto mantèlo! (Riprende il canto aggiustandosi il mantello sulle spalle e annodandosi i nastri sul petto: esausto) Che mesté de bòja fa' ól Pàpie! (Riprende il canto) UN REY VINDRÀ PERPETUAL… (Ordina) Cussìno con i anèli! (Canta) VESTIT DE NOSTRA CARN MORTAL... (Mima di prendere un anello dal cuscino che gli viene offerto, lo rimira e dopo avere alitato sulla pietra se lo infila e commenta) Va come sbarlüsciga 02/10/2012 87 quèsto! Te dà una inciucàta che no' tèl pòl vardàre! (Riprende il canto infilandosi anelli dall’indice al mignolo e a questo punto commenta) L'è grando… ah no… a l'è par ól didón! (Sposta l’anello dal mignolo al pollice) Oh, adèso sì che ól va bén! (Rivolto agli immaginari chierici) Mo’ stit in campana, che partìssum tüti insémbia! Cantare! (Riprende con foga gesti e canto. Si muove. Quasi spintonato, si ritrova proiettato in avanti. Con gran scatto di reni, evita per poco di finire lungo disteso con la faccia sbattuta al suolo. Si rizza, si riassesta negli abiti, mitra e mantello, quindi puntando feroce l’immaginario chierico imbranato) UN REY VINDRÀ PERPETUAL… Stunàt! Cossa ti va a spìgnere che i altri no’ iè ancamò partì! Te vòi scarpusciàrme? Te piaserìa vedè ól Pàpie sbragào, con la fàcia immergiùa in de la mota… el capelón incarcào fin al bàbie a sufegàre!... Aténto te! (Ripete la pantomima 02/10/2012 88 dell’inchiodamento per la lingua, rimpicciolendo i gesti come se il chierico si fosse trasformato in un pupazzetto di pochi centimetri. Indi, perentorio) Slarghé 'sto mantèlo! Indrio! No' se fa parténsa sübito… se fa balànsa, prima... Se fa mostra de parténsa, ma no' se parte miga! (Mima i movimenti appena descritti e si avvia) Se cata ól respiro… se torna indrìo… un altro respiro, e pö, al fine se parte! A sunt un Pàpie, no' un carètto! Aténto te! (Rapidissimo esegue la pantomima sintetizzata dell’inchiodamento) Andémo! (Riprende sull’aria del motivo religioso) Se parte… adèso indrio… (Si avvia facendo qualche passo con incedere maestoso, sempre cantando) UN REY VINDRÀ PERPETUAL... (Si blocca di colpo e si guarda intorno come seguisse la fuga di tutti i chierici) Oh, chiérighi... Dua andì tüti?! Me piantì chi soléngo in mèso a la strada… da par mi?!… (Con altro tono) Cossa gh'è?… 02/10/2012 89 Un'altra procesiùn?!... Un altra procesiùn… de contra a la méa?! Chi gh'è in procesiùn? Jesus?... Chi l’è 'sto Jesus?... Ah, Cristo! (Come ricordando, all’istante si batte una gran manata sulla fronte) Jesus Cristo! Al gh'ha do' nómi... ‘tachéi insémbia, che mi a me sconfùnde!… (Come osservando Cristo che avanza con la croce sulle spalle verso di lui) A l'è quèlo sota la cróse... Bòja come l'han consciàt! (Sinceramente addolorato) Varda… tüti i spini gh'han piantàt sü la crapa... ól sànguo che ghe cóla dapartüto… gh'han spüdà adòso… sgarbelà… strascià... Adès capìssi parchè ól ciàmano “pòvero Crist”! (Rivolto ai chierici china il capo come stravolto) Fradèli, portéme via de chi-lòga, no' poi véder… me fa impressiùn vardà ‘ste robe... (fingendo di rispondere ai consigli di un altro prelato) Eh? Te dise che è mejòr che mi ghe vaga incontra?… Parchè?... Ah, par la zénte! Ziusta, la ziénte che ghe vede insèmbia dise: "Oh, se cognósse quèi dòj… i son de la mèsma eglésia!". Ti gh’ha resón. (Mima di togliersi cappello, mantello, 02/10/2012 90 anelli) Tégne, tégne ól capelón, tégne ól mantèlo, tégne i anèli... L'è un mato quèlo! No' pòle suffregàr i prèveti co' le robe che sbarlüsega! (Si china nel gesto di raccogliere una manciata di fango) Dame, dame la tèra... (In risposta, seccato) Per sbordegàrme! (Si strofina il fango sul viso e sugli abiti) L'è un mato, l'è un fìsimo sofistico treméndo! Ghe piàse sojaménte i disgrasió, i malarbèti, i vuncióni, le pütane... (Mima di allontanare da sè i chierici) Vaì, vaì, foera! Foera! No' gh'ho besògn de vèsser acompagnàt… Vago soléngo!... (Si avvicina a Cristo con un gran sorriso accattivante) Com valla Jesus?... Eh? Chi a son mi? (Ai chierici che ci si immagina alle sue spalle) Oh, no' me gh'ha recognossùo! (Al Cristo) Son ól Pàpie… Bonifax, maximun… prénze de la romana eglésia... Pa-pi-e! (Ai chierici) S'è desmentegàt cosa a l'è ól Pàpie! L'è inciuchìt! (Al Cristo) Pàpie! Papi-e! (Conciliante) No' te se regòrdi che te gh'ha dito a Piétro: "Piétro, adèso che gh’avémo l'eglésia, fasémo el capo de l'eglésia. E ti, te sarét ól 02/10/2012 91 prim cap che ól se ciamerà Pàpie... Aprèso che te sarét morto ti, ghe sarà un altro Pàpie, quindi (ritmando) un Pàpie, un morto, un Pàpie, un morto, un Pàpie… (pausa) 'na papada!... (Come ascoltando il commento di Gesù, atteggia un moto di meraviglia, trattenendo a stento la risata) Non te ghe l'aveva gimài ditto ti, a Pietro? Alóra se l’éra inventàt! (La risata esplode fragorosa. Si blocca all’istante recitando sorpresa, ascoltando quanto va dicendogli Cristo) Eh?! Mi?! Mi ho masàto dei fra’? No’ è vera! Chi te l'ha dito? (Irato e minaccioso) Dime el nome de chi te l’ha dito, che ghe intorcìgo… ghe sbùso la crapa... (Fa il gesto di afferrare lo spione, di torcergli il collo e quindi di trapanargli il capo con le dita. Si blocca e mima di rimediare al gesto di violenza ritappando il foro nel cranio della sua vittima) No Jesus, ghe vòjo bén mi ai frati… tüte le matìne apéna me lévo… (si rivolge ad un chierico): "Va a tórme un frate…" (Riprende la sua difesa con Cristo)… me baso un frate… tüte le matìne! (Sollecita il chierico) "Va a 02/10/2012 92 tórme 'sto frate!…” (Ascolta la replica del chierico, quindi spazientito) “Destàcheghe la léngua dal portón!" (Si interrompe rendendosi conto dell’orrendo sproposito, indi cambia registro, si inginocchia davanti a Cristo e parla con disperata umiltà) Jesus te gh'hai resón… son l'òmo pejór che gh'àit a 'sto mondo… canàja… ladrón… malarbèto… ma ti è tanto bon e caro che t'hai fàito perdonànza a tüti i òmeni de la tèra desgrasiò, asasìni, pütane... fai perdonànsa anca a mi che son to’ fiöl… Fai de manéra che tüta la zénte ghe véde… mi e ti sóta la mèsma cróse… mi che t'aìdo a portàrla (Mima di infilarsi sotto la croce e di caricarsela)… Fòra dai cojóni Sirenèo! (Quindi, volgendo il capo all’indietro verso Cristo, che si immagina gli stia alle spalle) A son forte mi… a porto certi mantelóni... (Cerca di fare resistenza a Cristo che evidentemente lo ‘sta spingendo via da sotto la croce) No descasàrmeeee!... (Mima di ricevere una terribile pedata nel sedere. Si ritrova letteralmente 02/10/2012 93 scaraventato dall’altro capo della scena) Cristo! Una pesciàda a mi?! Al Pàpie?! Ma è 'gnüdo mato?! Se ól savèsse to' pare, poaràsso!... (Punta il dito verso il pubblico) Ah, te fa gran plasér vedàr tüta ‘sta zénte che se fa de le gran rigolàde cuntra de mi! (Carico di livore) Ariverà ól ziórno che ti te anderà su la cróse inciodàt… In quèl ziórno sarò gran contento… andarò a pute, mé vòi embriagàr da sfrogognàr! Cap de i àseni! Prènze son mi! Prènze Màximon de la Romana Eglésia! (Ordina ai chierici) Déme el capelón… paséme ól mantèlo… déme i anèli… (Al Cristo) Varda come sbarlüsega! Prènze son mi! E ti cap de i àseni! Laude, laude Bonifax Maximun prènze... Gloria! Gloria a Bonifax! Cantare! (Se ne va tronfio e impettito intonando a tutta voce il canto gregoriano) LAUDE BONIFAX MAXIMO PRENZE ROMANA EGLESIA MAGNIFICAT ET EXULTE 02/10/2012 94 (Cala lentamente la luce) 02/10/2012 95 TRADUZIONE BONIFACIO Giullarata per un mimo fabulatore solista sono state controllate le didascalia con dialetto Il giullare nella sua azione, fa immaginare di essere circondato da chierici cantori che lo assistono nella vestizione addobbandolo per la processione che dovrà tenere tra poco. Mima il gesto di pregare e canta: AL JORN DEL JUDICI PARRA QUI AVRÀ FET SERVISI UN REY VINDRÀ PERPETUAL VESTIT DE NOSTRA CARN MORTAL DEL ZIEL VINDRA’ TOTI SERTAMENT AL JORN... (S’interrompe e si rivolge ad uno dei suoi immaginari chierici)… Il cappello (riprende a 02/10/2012 96 cantare)… AL JORN… il capellone, quello grande...… (riprende a cantare) ANS QUEL JUDICI NO SERA’ UN GRAN SENIAL SA MONSTRARÀ... (mima di afferrare la mitria dalle mani del chierico e se la calza in capo. Di scatto se la toglie) Ahia! Boia disgraziato, è di ferro! Mi vuoi sfasciare la testa! Devo andare in battaglia a guerreggiare? (Canta sul modulo gregoriano) Dammi quello leggero che devo andare a passeggiare... (Afferra un altro copricapo) Questo va bene... (Se lo ficca in testa e riprende a cantare) AL JORN DEL JUDICI... (S’interrompe: ordina) Lo specchio... (Mima di rimirarsi allo specchio soddisfatto) Guanto! (Riprende il canto) ANS QUÈL JUDICI...(Ordina) Guanto!! (Seccato) L’altro... Un guanto solo?! Non 02/10/2012 97 ho una mano sola... vuoi che me la tagli? (Mima il braccio monco. Riprende il canto infilandosi il guanto e timbrando sulle note, conta il numero delle proprie dita che ad un primo passaggio gli risultano più numerose. Ripete il conto, sempre solfeggiando e si tranquillizza scoprendo che ne ha proprio cinque per mano. Soddisfatto esegue un crescendo festoso) Come canto bene! (Ordina) Il mantello!... Il mantellone... quello grande, quello con le pietre... d’oro, d’argento. (Canta) AL JORN DEL JUDICI PARRA QUI AVRÀ... Portatemelo qua! Siete in cinque chierici, boia!... Alzate ‘sto mantello, me lo sporcate tutto a strascicarlo per terra, andiamo! Ehi, avete mangiato lo stracchino (il latte cagliato) oggi? (Mima di afferrare dalle mani dei chierici un largo, pesante mantello) Ohi se è pesante questo! 02/10/2012 98 (Riprende il canto cercando di caricarsi il mantello sulle spalle senza riuscirci) PARRA QUI AVRÀ FET SERVICI... (Ordina) Aiutatemi a mettermelo sulle spalle! (Canta) PARRA QUI AVRÀ FET SERVICI... Forza, caricatelo! Dategli uno spintone (Lo sforzo lo costringe a stonare. Si arresta, si rivolge ai chierici abbassando il mantello) Boia! Debbo fare tutto io?… Sono un Papa o un bue? Debbo caricarmi il mantello, portare il cappellone, cantare! Non avete voglia voialtri di cantare? Siete tristi? Cinque chierici senza voce? (Si rivolge a uno dei chierici immaginari) Tu, prima voce, canta! (Accenna, impostando la tonalità della prima voce nel coro) FET SERVICIII… 02/10/2012 99 (Riprende dirigendo col capo) Prima! (Canta come fosse il chierico) FET SERVICI... Tieni la nota! SERVICIIII... (Rivolgendosi a un altro chierico immaginario) Seconda! UN REY VINDRÀ PERPETUAL … Mantieni la nota... PERPETUAAAAL... (Ad un altro chierico) Terza! VESTIT DE NOSTRA CARN MORTAL... Più alto! (Ad un altro chierico) Quarta! DEL CIEL VINDRÀ TOT CERTAMENT… (esegue un alleluiatico saltando da una tonalità all’altra e dirigendo il coro, trasforma il canto in una sequenza di rimbrotti, risentimenti e minacce, 02/10/2012 100 quindi, indica un quinto corista) e tu ripeti sulla stessa tonalità in appoggio. (E, come fosse il chierico, esegue una specie di accompagnamento su sole tre note, quindi termina sgarrando con la voce in un acuto fuori tono. S’interrompe scoraggiato) Stonato!!! Mettiamoci a spingere insieme. (Canta salendo in acuto) PER FER DEL SETGLE JUGIAMENT… (Si blocca di scatto) Stonato, zitto! Sei proprio SBORLUNAT di voce. Non diventerai giammai prete ché non puoi cantare messa! Sempre chierico resterai! Zitto, non cantare! (Fendendo l’aria con la mano tesa gli ordina il silenzio assoluto. Ad un altro chierico) Quinta! PER FER DEL SETGLE JUGIAMENT… 02/10/2012 101 Adesso tutti insieme cantate e alzate 'sto mantello, me lo caricate in spalla... Tu stonato non cantare! (Sempre eseguendo in gregoriano, mima di caricarsi con grande sforzo il mantello sulle spalle e accenna a porsi in cammino) AL JORN DEL JUDICI PARRÀ QUI AVRÀ FET SERVICI... (Si arresta all’istante e fa il gesto di strattonare il manto, si blocca esausto e furente) Chi è montato coi piedi sul mantello?!... (Si guarda alle spalle imbestialito) Stonato! Scendi! Non canti! Sei stonato! Non alzi il mantello, ci monti sopra con i piedi... Attento a te!… Che io ti tengo d’occhio!… Ti inchiodo la lingua sul portone! Lingua, chiodo, portone, martello... TON TON TON! (Mima velocissimo l’operazione dell’inchiodamento, quindi prosegue disegnando nell’aria il chierico inchiodato per la lingua che ciondola a mo’ di batacchio, mosso dal vento. Emette un gemito che ricorda quello dei 02/10/2012 102 portoni che cigolano sui cardini) GGNAAAA! AAAAA! GGNAAAA! AAAAA! Attento a te! Alzate 'sto mantello! (Riprende il canto aggiustandosi il mantello sulle spalle e annodandosi i nastri sul petto: esausto) Che mestiere da cane (maledetto) fare il Papa! (Riprende il canto) UN REY VINDRÀ PERPETUAL… (Ordina) Cuscino con gli anelli! (Canta) VESTIT DE NOSTRA CARN MORTAL... (Mima di prendere un anello dal cuscino che gli viene offerto, lo rimira e dopo averci alitato sopra se lo infila e commenta) Guarda come brilla questo! Ti ammolla una lampeggiata che ti accieca (Riprende il canto infilandosi anelli dall’indice al mignolo e a questo punto commenta) E’ grande… ah no… è per il ditone (pollice)! (Sposta l’anello dal mignolo al pollice) Oh, adesso sì che va bene! 02/10/2012 103 (Rivolto agli immaginari chierici) Adesso state in campana (state attenti), che partiamo tutti insieme! Cantare (Riprende con foga gesti e canto. Si muove. Quasi spintonato, si ritrova proiettato in avanti. Con gran scatto di reni, evita per poco di finire lungo disteso con la faccia sbattuta al suolo. Si rizza, si riassesta negli abiti, mitra e mantello, quindi puntando feroce l’immaginario chierico imbranato) UN REY VINDRÀ PERPETUAL… Stonato! Cosa vai a spingere che gli altri non sono ancora partiti! Mi vuoi rovinare a terra! Ti piacerebbe vedere il Papa sbragato, ruzzolato con la faccia immersa nel fango… il capellone calcato fino alla barbozza a soffocare!... Attento a te! (Ripete la pantomima dell’inchiodamento per la lingua, rimpicciolendo i gesti come se il chierico si fosse trasformato in un pupazzetto di pochi centimetri. Indi, perentorio) Allargate 'sto 02/10/2012 104 mantello! Indietro! Non si parte subito… ci si altalena un poco, prima... si finge di partire, ma non si parte! (Mima i movimenti appena descritti e si avvia) Si prende il respiro… si torna indietro… un altro respiro, e poi, alla fine si parte! Sono un Papa, non un carretto! Attento a te! (Rapidissimo esegue la pantomima sintetizzata dell’inchiodamento) Andiamo! (Riprende sull’aria del motivo religioso) Si parte... adesso indietro... (Si avvia facendo qualche passo con incedere maestoso, sempre cantando) UN REY VINDRÀ PERPETUAL... (Si blocca di colpo e si guada intorno come seguisse la fuga ti tutti i chierici) Oh, chierici... Dove andate tutti?! Mi piantate qui come un mammozzo in mezzo alla strada... tutto solo?!... (Con altro tono) Cosa c’è?… Un’altra processione?!… Un’altra processione… contro la mia?! Chi c’è in processione? Jesus?... 02/10/2012 105 Chi è ‘sto Jesus?… Ah, Cristo! (Come ricordando, all’istante di batte una gran manata sulla fronte) Jesus Cristo! Ha due nomi… attaccateli insieme, che io mi confondo!… (Come osservando Cristo che avanza con la croce sulle spalle verso di lui) Ah è quello sotto la croce… Boia come l’hanno conciato! (Sinceramente addolorato) Guarda... tutte le spine gli hanno piantato nella testa... il sangue che gli cola dappertutto… gli hanno sputato addosso... graffiato… stracciato… Adesso capisco perché lo chiamano “povero Cristo”! (Rivolto ai chierici china il capo come stravolto) Fratelli, portatemi via di qua, non posso vedere… mi fa impressione guardare ‘ste cose... (fingendo di rispondere ai consigli di un altro prelato) Eh? Dici che è meglio che gli vada incontro?... Perché?… Ah, per la gente! Giusto, la gente che ci vede insieme dice: “Oh, si conoscono quei due… sono della medesima chiesa!” Hai ragione. (Mima di togliersi cappello, mantello, anelli) Tieni, tieni il capellone, tieni il mantello... tieni gli anelli... È un 02/10/2012 106 matto quello! Non può soffrire i preti con le cose che brillano! (Si china nel gesto di raccogliere una manciata di fango) Dammi, dammi qui la terra... (In risposta, seccato) Per sporcarmi-imbrattarmi! (Si strofina il fango sul viso e sugli abiti) È un matto, è un fissato sofistico tremendo... gli piacciono solamente i disgraziati, i maledetti, la gente unta e sporca, le puttane... (Mima di allontanare da sé i chierici) Andate, andate, fuori! Fuori! Non ho bisogno di essere accompagnato... Vado solengo!... (Si avvicina a Cristo con un gran sorriso accattivante) Come va Jesus?... Eh? Chi sono io? (Ai chierici che ci si immagina discosti) Oh, non mi ha riconosciuto! (Al Cristo) Sono il Papa... Bonifax maximum... principe della Chiesa romana... Pa-pa! (Ai chierici) S’è dimenticato cosa è il Papa! É ubriaco! (Al Cristo) Papa! Pa-pa! (Conciliante) Non ti ricordi che hai detto a Pietro: "Pietro, adesso che abbiamo la Chiesa, facciamo il capo della Chiesa. E tu, tu sarai il primo capo che si chiamerà Papa... Dopo che tu sarai morto, ci 02/10/2012 107 sarà un altro Papa, quindi (ritmando) un Papa, un morto, un Papa, un morto, un Papa... (pausa) una papata!... (Come ascoltando il commento di Gesù, atteggia un moto di meraviglia, trattenendo a stento la risata) Non l'avevi mai detto tu, a Pietro?... Allora se l’éra inventato! (La risata esplode fragorosa. Si blocca all’istante recitando sorpresa, ascoltando quanto va dicendogli Cristo) Eh?! Io?! Io ho ammazzato dei frati? Non è vero! Chi te l'ha detto? (Irato e minaccioso) Dimmi il nome di chi te l’ha detto, che gli trapano… gli buco il cranio... (Fa il gesto di afferrare lo spione, di torcergli il collo e quindi di trapanargli il capo con le dita. Si blocca e mima di rimediare al gesto di violenza ritappando il foro nel cranio della sua vittima) No Jesus, voglio bene io ai frati... tutte le mattine appena mi levo (mi alzo)… (si rivolge ad un chierico): "Vai a prendermi un frate...” (Riprende la sua difesa con Cristo)… io mi bacio un frate… tutte le mattine! (Sollecita il chierico) "Vai a prendermi 'sto frate!…” (Ascolta la replica del chierico, quindi 02/10/2012 108 spazientito) “Distaccagli la lingua dal portone!". (Si interrompe rendendosi conto dell’orrendo sproposito, indi cambia registro, si inginocchia davanti a Cristo e parla con disperata umiltà) Jesus hai ragione... sono l'uomo peggiore che ci sia a 'sto mondo… canaglia… ladrone… maledetto… ma tu sei tanto buono e caro che hai concesso “perdonanza” (perdono) a tutti gli uomini della terra disgraziati, assassini, puttane... fai “perdonanza” anche a me che son tuo figlio… Fai in modo che tutta la gente ci veda... io e te sotto la medesima croce... io che ti aiuto a portarla (Mima di infilarsi sotto la croce e di caricarsela)... Fuori dai coglioni, Cireneo! (Quindi, volgendo il capo all’indietro verso Cristo, che si immagina gli stia alle spalle) Sono forte io... porto certi mantelloni! (Cerca di fare resistenza a Cristo che evidentemente lo sta spingendo via da sotto la croce) Non scacciarmiii!... (Mima di ricevere una terribile pedata nel sedere. Si ritrova letteralmente scaraventato dall’altro capo della scena) Cristo! 02/10/2012 109 Una pedata a me?! Al Papa?! Ma sei divenuto matto? Se lo sapesse tuo padre, poveraccio!... (Punta il dito verso il pubblico) Ah, ti dà gran piacere rimirare tutta ‘sta gente che si fa gran risate alle mie spalle (Carico di livore) Arriverà il giorno che tu andrai sulla croce inchiodato ... In quel giorno sarò gran contento (avrò grande felicità)... andrò a puttane, mi voglio inchiuchire da schiattare! Capo degli asini! Principe sono io! Principe Massimo della Romana Chiesa! (Ordina ai chierici) Datemi il capellone... passatemi il mantello... datemi gli anelli... (Al Cristo) Guarda come brillano! Principe! E tu capo degli asini! Lode, lode a Bonifacio Massimo Principe... Gloria! Gloria a Bonifacio! Cantare! (Se ne va tronfio e impettito intonando a tutta voce il canto gregoriano) LAUDE BONIFAX MAXIMO PRENZE ROMANA EGLESIA MAGNIFICAT ET EXULTE 02/10/2012 Cala lentamente la luce 110 02/10/2012 111 20 MAGGIO IL MATTO E LA MORTE Presentazione Eccoci alla giullarata de “Il matto e la Morte”. Questo testo è di origine croata, ma l’abbiamo scovato in una trascrizione dalmata, piuttosto antica. Fool, fou, baléngo, luch, lòco, ecc... sono termini, espressioni che in vari paesi d’Europa alludono soprattutto ad una maschera del folle, appunto. Nel teatro popolare dei primordi il matto indica il personaggio di contrappunto, il capovolto, fuoriregola, che non accetta né consuetudini né logica... per non parlare di tutto ciò che la società presenta come regolamento, legalità, dogma assoluto. Insomma è il rappresentante allegorico di tutti gli scombinati che si chiamano fuori. Esiste un testo famoso di Erasmo da Rotterdam che ha per titolo “La nave dei folli”. Il testo satirico è ispirato a una autentica consuetudine medievale. All’inizio della primavera nelle Repubbliche Anseatiche tutti i pazzi, i diversi, i giullari, gli 02/10/2012 112 squinternati, compresi eretici, liberi pensatori e prostitute irregolari, venivano a forza imbarcati su una nave priva di timone e deriva. Il vascello veniva poi trascinato al largo e affidato alle correnti ascendenti che lo accompagnavano immancabilmente al nord nel Baltico fra i ghiacci. Un modo simpatico per eliminare tutti i rompiscatole, “fuori dal coro”. Il matto lo troviamo anche in molte storie sacre: è il personaggio che s’incontra nell’osteria di Emaus, proprio nella notte della cena famosa: l’ultima. Gesù Cristo e i suoi Apostoli stanno in una saletta appartata, il matto e gli avventori abituali sono nello stanzone attiguo alle cucine. Intorno a un gran tavolo stanno giocando a carte un prete, un soldato, un mercante. E’ evidente: si tratta di personaggi allegorici che alludono a professioni di potere. Con loro c’è anche il matto che naturalmente è destinato a perdere ogni partita. Il matto, che rappresenta soprattutto il popolo minuto, insiste a voler giocare con la speranza di guadagnare almeno qualche mano, ma le regole le fanno i tre che conducono il gioco, per 02/10/2012 113 di più barano smaccatamente e nascondo le carte in ogni piega dei loro abiti: impossibile batterli! Dall’altra stanza, un fuoriscena, giunge ogni tanto qualche rumore: una sommessa risata, voci sovrapposte, un dialogo confuso di Santi che si accalorano in animate discussioni. Scoppia un breve alterco con Giuda che, risentito, se ne va sbattendo la porta; lo rincorrono alcuni seguaci, cercano di calmarlo, lo convincono a tornare nella stanza del banchetto: “Su non fare cossì, non prendertela... lo sai com’è lui, ogni tanto gli gira storto e va giù pesante, ma non lo fa per cattiveria. Di sicuro non lo pensava, anzi per me... scherzava! Torna indietro, dai... vedrai che ti chiede pure scusa!”, e Giuda rientra, sospinto da quattro Apostoli. Notiamo passare i servi con bacinelle colme d’acqua, “Strana gente - commenta il matto sbirciando nell’altra stanza - che originali! Si lavano i piedi prima di mangiare.” La porta si spalanca e si chiude di continuo... il matto continua a sbirciare al di là dei battenti e, ogni tanto, fa gesti di saluto verso Gesù, gli 02/10/2012 114 strizza l’occhio e commenta: “Che simpatico quel Cristo!”. Ad un certo punto il salone è attraversato da una folata di vento gelido, sbattono le tende... entra in scena una strana figura... una donna avvolta da un enorme manto nero, orlato di nappa a straccio con un velo in testa che fa appena intravedere il viso. Regge una falce: è la “stribbia”, la morte. Colti da brividi, i giocatori che stanno intorno al tavolo, chi correndo, chi strisciando lungo le pareti, fuggono. L’ostessa e i servi si ritirano rinchiudendosi nella cucina. Nel salone rimane solo il matto: allocchito fissa la stribbia che gli si avvicina e siede di fronte a lui. Il matto, se pure in ritardo, l’ha riconosciuta, è convinto sia venuta per lui, cerca di apparire nient’affatto sgomento, anzi gioca a fare lo smargiasso: “Non era proprio il caso che ti scomodassi per uno sbilenco come me... capisco darti da fare per acchiappare un pezzo grosso, un ricco sfondato!”. Quasi subito il matto si rende conto che le attenzioni della morte non sono rivolte a lui, la “stribbia” è venuta per prendersi 02/10/2012 115 Gesù Cristo. I due discorrono e il matto riesce a conoscere dalla velata quale sarà la fine di Gesù. Gli si blocca il respiro, non sa trattenere le lacrime poi, all’improvviso, imprevedibile da autentico pazzo, esplode in una risata e comincia a cantare saltellando qua e là per la sala... offre da bere alla stribbia, la corteggia con adulazioni paradossali, esasperate. La triste velata, incredula, si diverte, brinda col matto e beve, ma è risaputo, la morte non regge il vino. Dopo un po' eccola ridere e danzare, quasi sguaiata, tenuta per la vita dal matto che la fa piroettare intorno come un fantoccio. Volano veli, stracci e mantelli, appare il viso pallido della regina tombarola: “Oh, la bella smortina!” esclama il matto. Spuntano seni tondi e sbianchiti ; il matto l’accarezza e la stordisce di parole , la stringe a sé, la solleva, la fa volare. La smortina s’è illanguidita, sta proprio andando via di testa per ‘sto pazzo e con lui se ne esce abbracciata, pigolando come una gazza in amore. L’allegoria è antica, proviene certamente dal protocristianesimo, allude, è ovvio, al rito che vede il 02/10/2012 116 matto come doppio di Cristo, che conquista la morte, compresa sofferenza è sepoltura, poiché lui, immortale si sacrifica e muore per liberare gli uomini. Ora vi presentiamo il frammento della stessa scena interamente dialogata. Ci si rende immediatamente conto che il brano non può essere rappresentato che da almeno una mezza dozzina di attori recitanti. 02/10/2012 117 da rivedere con dario STAMPATA ∞∞ IL MATTO E LA MORTE In una locanda alcuni sfaccendati giocano a carte con il matto. MATTO Ól cavàl sü l'àsen, la vérzen sóra al viziùs e am porti a casa tüto! Ah, ah. Avìt sémper üt la cunvinziùn ca mi fudèssi un polàstro de spenà vu, eh? E mo', com' la metìu? (Distribuisce le carte) PRIMO GIOCATORE No' a l'è finìda ancmò la partìda... 'pècia un bòt a cantà! MATTO No, che mi a canto de cóntra... e a balo! Ohi che bele carte! Bòna sira maiestà, segnór régio, av despiàse andarme a catàr la corona de quèl bastardàsc d'ól mé amìgh? (Sbatte una carta sul tavolo). SECONDO GIOCATORE Ah ah... at sèt tumburnà col régio ca mi ghe pichi l'imperadùr! 02/10/2012 MATTO 118 Ohi ohi, varda ti còssa ól mé càscia st'imperadùr: agh pichi là quèst (si volta di schiena appoggiando il sedere sul tavolo) e peu de giùnta 'st'asasìn che at cópa l'imperadùr 'me un porscèl. PRIMO GIOCATORE E mi at stòpi l'asasìn col capitàni... MATTO E mi at fagh 'egnìr la guèra che ól capitàni ól dev partìr! SECONDO GIOCATORE E mi la carestia e ól culéra e la peste che le guère a fan furnì! MATTO E ti alóra to’ l'umbrèla che sptiù tempesta, sptiù tempuraj... sptiú piòva e delügi! (Ha bevuto dalla brocca e spruzza tutti quanti) PRIMO GIOCATORE Ohi desgrasiàd d'un Matazón, at si mat?! MATTO Eh sì che a son mato ah... se a mé ciamìt Matazón, son mato... e a mé vìncio 'e partìde de taròchi cónt al delügi che a òmni pestilenza fa fà ól fagòt. 02/10/2012 OSTESSA 119 Déighe on tàj par piazér de fà 'sto burdeléri, che gh'ho zénte in d'ól stanzón ch'i è a rénta andàr a tàbola. MATTO Chi a sont? OSTESSA No'l sagh mi... che no' i gh'avévi gimài vedúi chilò a Emmàus quèili, in la méa lucànda. I ghe dise i apostoli... (interrompono un attimo il gioco) SECONDO GIOCATORE Ah, i sont quèi dódes che agh van intorno al Nazaréno. MATTO Sì, ól Gesú, che ól serìa quèilo che ól sta in del mèz, vàrdalo là... ch'ól m'è tant sempàtich a mi. (Chiama a gran voce) Ohè Gesú Nazarén, at salüdi! Bon apetit! (Agli amici) Hàit vist, ól m'ha schisciàd eugio... Com'a l'è sempàtich! TERZO GIOCATORE Dódes e vün trèdes... o i's mèt a tàbola in trèdes, che agh ména’ sì tanto gram! MATTO Oh, ma se i sont matòchi! 'Pècia che agh fagh 'na scaramànza par scasciàrghe via ól maleugio. (Canta) 02/10/2012 120 Trédes a çena scalògna nol ména maleugio stà quac che at tóchi 'sti ciàpp! (Palpa il sedere all'ostessa) OSTESSA Stàite bòn, Matazón, che am fàit reversàre l'acqua bujénta! PRIMO GIOCATORE L'acqua bujénta? Cosa an ne fan cos'è quèili? (Distribuisce le carte) OSTESSA A credi che i se vol lavàsse i pìe. SECONDO GIOCATORE Lavàrse i pìe inànze de magnàr? Ohi, chi è 'mpròpi mati! Matazón, ti at dobiarèset andàrghe cont lóri che a quèili a sónt i compagnón fadi a bela pòsta par ti. MATTO (Nella foga del discorso non si accorge che i compari velocemente gli sostituiscono le carte) At l'hàit dit… ti gh'ha rezón: am véncio 'sta partida e cont i palànchi che am pagarét vagh de là in d'ól stanzón a bévarmei tüti cont lóri... e vui no' vegnì miga, che vui no' podìt star coi mati e matazóni, che a sit fiòl de putàne e de ladroni! 02/10/2012 121 TERZO GIOCATORE Gieuga, gieuga, che am vòi pròpi geud 'sta tua vinciüda. MATTO A spropòsit de ladroni: indùa l'è 'ndàd a furnì ól mato che gh'l'avevi in mèz a i mé carti? SECONDO GIOCATORE Dèighe un spèc che ól se pòda miràr: at truarèt de sübet la fàcia d'ól tò mato. PRIMO GIOCATORE Gieuga e no' stà a pèrd ól témp! (Gioca) Cavajér col spadón! SECONDO GIOCATORE Rejna col bastón! MATTO Stròlega col cavrón! TERZO GIOCATORE Ól bambìn innozénte! PRIMO GIOCATORE Ól Deo 'nipoténte! MATTO La justìzia e la rezón! SECONDO GIOCATORE Ól furbàso e l'avocàt! TERZO GIOCATORE Ól bòja e l'impicàt! MATTO Ól papa e la papèsa! PRIMO GIOCATORE Ól préite che fa mèsa! SECONDO GIOCATORE La vita bela e alegra! TERZO GIOCATORE La morte bianca e negra! 02/10/2012 122 SECONDO GIOCATORE De carte a gh' n'èt pü: caro ól me mat ti gh'ha perdü! MATTO 'Pusìbil! Ma come ho fàit a pèrdre? PRIMO GIOCATORE Com l'ha fàit? No' ti è bòn de ziogàr, ól mé car Matazón cojón. Paga mo', foera 'ste palànche! MATTO M'avìt pelàt al cumplèt, bòia d'un geubo!... E di' che a pensàg mé pareva d'avérghela mi, de següro, 'sta carta de la morte... am regòrdi che agh l'avevi chi in d'ól mèz. Sul fondo appare la Morte avvolta in un gran mantello. Un velo le copre il viso pallido SECONDO GIOCATORE Ohi mama... chi a l'è quèla?! TERZO GIOCATORE La stria... la Morte! Fuggono tutti meno il matto, che intento a contare i soldi, non la vede. MATTO Sì, la Morte, impròpri... gh'l'aveva mi! Ohi che frio... 'ndua av sit casciàdi tüti? Gh'è ól 02/10/2012 123 frio ch'a'm riva in d'i òsi. Sarìt 'sta porta... (Sbircia appena la Morte) Bon dì. Gh'è tüto seràd... d'in dóe ól végne 'sto infregiaménto bòia? (Vede la Morte) Bòn dì, bona sira... bona note… Madama, cont permès. (Si alza per andarsene) Sicóme i mé amìsi a sónt andàtt... (Si rende conto di aver a dimenticato i soldi sulla tavola) Scerché quaidün? La padrona l'è de là in d'ól stanzùn a servigh in tàola a i apòstul ól baslòt de lavàs i pìe: se a vorsì andagh, no' fit di cumpliménti… (trema vistosamente) Ohi che barbèli! MORTE No, av rengràzio, ma prefèrzo de spectàre quìnve. MATTO Bòn... se la vòl sentàrse, las tòga 'sta cadréga... l'è anc’mò calda, che gh'l'ho scaldàda mi!(La donna si siede) Ca scüsa, madama... ma indès che la vardi plü de rénta am somégia d'avéghla reconosüda ‘n'altra veulta. MORTE El sta imposìble, ch’éo mé sónt üna ch'as conóse ‘na volta… mas solamente. 02/10/2012 124 MATTO Ah sì? ‘Na volta mas...? A la gh'ha una parlàda de forèsta... che la mé par toscània... No' la è toscània? Ferarésa? Romana? Trevigiana? De Cicìlia? Nemanco de Cremona? Che i sont i plü forèsti de tüti quèi, plus forèsti de i lodigiani che i son forèsti infine derénto a Lodi! Ab òmni manéra madama, am permetì de dirve che av truvi un poch giò de caregiàda, un poch smortìna… de l'ültema veulta che no' vé gh'ho cognosüda. MORTE At dit smòrta? MATTO Sì, no' ve ofendìt, a spéro? MORTE No, che eo a sónt in sempitèrna stada smòrta. Che smòrto e gli è el meo naturale. MATTO Smòrto al naturale? (Di colpo si ricorda) Ah, eco a chi a ghe somégia! Vu che somegì spuàda a 'sta figura ch'è pinturàda su 'sta carta! (Gliela mostra) MORTE Enfàcti. Eo a sónt la Morte. MATTO La Morte? A sit la Morte, a vu? (Gli trema vistosamente la gamba) Oh ti varda la 02/10/2012 125 combinasiün! A l'è la Morte! Bon... piazére... mi a sont Matazón. MORTE Te fago pagüra, eh? MATTO Pagüra a mi? No, che mi a son mato matazóne, e ól san tüti che anco in d'ól ziògo de i taròchi ól mato no' ól gh'ha pagüra de la morte. Anze, de contra la va zercàndo par far copia maridàda, che inséma i vénze òmnia carta: infin quèla d'amore! MORTE Se no' ti g'hai pagüra, come l'è che te trémba 'sta giàmba? MATTO La giàmba? A l'è perchè a no' l'è mia 'sta giàmba chì! Che la mia vera de mi mé la gh'ho perdüda in d'ól campo a guerezàre... e alóra ne gh'ho catàda una d'un càpitani... che lü a l’éra morto e la sòa giàmba la svisigàva an’cmò viva como la fuèse ‘na côa d'üna luzèrtula cupàda. E donca gh'l'hàit taiàda, 'sta giàmba e m'la sónt tacàta a mi con la spüa... che, vardìt, ól se comprénd bén che no' la pò ess la méa... a l'è plü lónga de òna spana che la mé fa 'ndà sòpo de 02/10/2012 126 stràmbola, a mi! (Si rivolge alla gamba che continua a tremare) Ohi, güra, che no' as deve trembàr de fifa d'enànze a una segnóra madòna lustrìsema compàgna... (come fosse un cavallo) 'dèm… pògia! MORTE At sèt bòn zentìle a nomàrme lustrìsema e madòna. MATTO Oh, n'ól fagh per zerimònia, credìme... ca par mi, a vel ziüri, vu s'èt ‘lustrìsima e infìn sempàtega... e mi gh'hàit plazér che vui sit 'gnüda a trovàrme a mi, che vui me piazìu, tant che av voj pagàr de bévar, se am permetì! MORTE Bén volentéra... Hai dit ch'éo at plazi a ti? MATTO Següra! Tüto am piàze de vui: ól parfüm de grizantémi che gh'i' indòso… e ól palór smòrto de la fàcia, che de noiàltri as dise: "Dòna de carna fina, d'ól colór d'la biàca, dòna che in d'ól far l'amór no' l'è mai straca!". 02/10/2012 MORTE 127 Oh… che 'm fàit 'gnire svergognósa, mato che no' sèit àrtro! Niùno me aveva gimài fata ‘rosìre in 'sta manéra. MATTO ‘Rusìt imparchè vui sit dòna vérzine et purìsima: che a l'è véra che parèci òmeni vui avìt imbrasàd, ma par una veulta sojaménte... che niùno de quèi ól meritàva de 'gnì a dormì con vui, strengiüda, che niùno av porta amór sinzér ni stima. MORTE A l'è véra, niùno me stima. MATTO Imparchè vui sèt trop modesta e no' fèt sonàr corni, ni bàter tambóri a 'nunziàr la vostra vegniüda, con tüt che sit Reèjna.. (Versa da bere) Rèjna d'ól mundo! (Alza il bicchiere e brinda) A la vostra sanità, Rèjna! MORTE Sanità de la Morte? No' 'ndivìno si ti è plü mato o plü poeta. MATTO Tüti li dò: imperochè òmni poeta a l'è mato, e al roèrso. (Le offre da bere) 'Evìt, smortìna, che ól ve darà un poch d' colùr 'sto vin. MORTE (sorseggia il vino) Oh ch l'è bòn! 02/10/2012 128 MATTO E come n'ól podarìa es bòn... a l'è istèso che l'è rénta a béf ól Nazaréno, in d'ól stanzùn de là... e quèl as n'intend e come ad vin... gran cognosidùr l'è quèl! MORTE Lo qual'è ól Nazareno in fra quèi? MATTO Ól zóvin sentàd ind'ól mèz, quèl cont i ögi grandi e ciàri. MORTE Oh gli è un gran bèl'òmo… e dólze! MATTO Sì, a l'è un bèl òmo, ma no' me vorsarì far 'gnir gialùso... no' me vorsarì far ól despèt de lasàrme de par mi zol, par andàghe in compagnia de lóri... che am vegnarìa de plànger desesperàt! MORTE Ti me vòl luzingàre oh, furbàso? (La Morte si toglie il velo nero: ha lunghi capelli dorati) MATTO Mi luzingàr? Luzingàr 'na dama che nemanco de imperadór, ne manco de papa no' se lasa menàr in sogezión? Ohi che bèla che ti è co' 'sti cavèi, che mi volentéra a catarìa tüti i fiór de la tèra per bütàrteli indòso de covrìrte tüta sóto un gran mücio, e po' am butarìa anc’mi a scercàrte 02/10/2012 129 sòta a quèl mücio e a spoiàrte de i fior… e de tüto ! MORTE At m' fàit 'gnir gran calór con 'ste parole, el meo mato… e am rincrésse caro, che volentéra avrìa vorsüdo starte in compagnia e portàrte séco a mi. MATTO No' ti è 'gnüda par quèl… par portàrme via con ti? (Ride felice) Ah ah, no' sèt 'gnuda par mi... ah ah... e mi che am figuràva... ohj che a l'è gran ridiculàso 'sto fato… bòn, am fa majòr piazér 'sto scambio, a sónt pròpi contént... ah ah! MORTE Mo’ a végo bén che ti éri falzo... bosiàrdo... che ti fazévi móstra de amàrme par tegnérme bòna, per pagüra de la Morte... che a sónt éo, quèla. MATTO No, no' ti gh'ha capìt smortìna... a mi sónt contént imperchè vu no' s'et 'gnüda de mi par interèse... no' v'et restàda in compagnia de mi par ól mesté de tram foera l'ültem sospìr... ma sojaménte imparchè mi a ve sónt sempàtech a vui... a l'è vera? Av sónt sempàtich mé... smortìna? 02/10/2012 130 Dime! (Breve pausa) Se l'è ch'av sücéd… che av góta feura i làgrem da i ögi? Oh 'sta l'è gròsa! La Mort che la plange! Av'àit purtàt ofésa a mi? MORTE No, ti ne me gh'hai ofésa... ti m'hai molcìdo ól còr sojaménte... eo plango par malenconìa de quèl fiòlo Jésus sì dolze... che élo quèl che ne tocherà de tòllerme a morìr. MATTO Ah, par lü at set 'gnüda... Par ól Crist! Bén, a mé rencrés anca a mi... pòr zóvin, cónt la fàcia inscì de bón c'ól gh'ha. E par quale azidént t'òl menarèt via: maladìa de stòmec, de còr o curedèla? MORTE Maladìa de la croze MATTO De la croz? Ól fornirà inciudàd? Oh pòver Crist... che n'oòl podéva 'vegh 'n'àlter nóm plü sventuràt! Sént, smortìna: fam un piasér, lasa che mi agh vaga a 'visàl... c'ól se prepara a 'sto suplìzi treménd! MORTE Gli è inütil che t' l'avìsi, imparchè sì 'l conóse… el sape bén de quand l’è nascìo al mündo che dimàn e dobiarà slongàrse in cróze. 02/10/2012 131 MATTO Ól sape... ól cognós e, de ‘giùnta, ól resta lì lóga tranquìl a cuntàrla sü e ghe surìd beàt ai so' compagnón? Oh che a l'è mat anc lü pejiór de mi, quèl! MORTE Te l'hàit dito! E còmo no' el podarìa es mato, ün che l'ama de tanto amór i òmeni, imperfìno quèi che el menerànno a la cróze... imperfìno 'l Giuda che l'anderà a trajrlo? MATTO Ah, ól sarà ól Giuda? Quèl là che e sta in un cantùn a la tàbola, che agh farà ól servìzi? Agh l’avrìa scumetüd!… 'Sta fàcia de Giuda! Spècia che agh vagh là a darghe un para de sgiafùni a 'stu malnàt... e agh spüdi in t'ün ögio! MORTE Lasa corìr... n'ól val la pena... che a tüti agh dovarìaghe spüdàrghe in l'ögi, che tüti agh volteràno le spale quand el vegnerà el momento. MATTO Tüti? Anc ól sant Pédar? MORTE Lo quèl par el primo, e tre volte de retórno! Vién… no' stémoce a pensare plü... 'egni a versàrme el vino che me vòjo imbriacgàre... slontanàr de 'sta trestìzia. 02/10/2012 132 MATTO At gh'hàit rezón... ól meiór è avérghe la morte alégra! Dònca: bevémo a scaciamagón! Bèla smortìna... vègn in alegrèza: slàzate 'sto mantèl che at vòi védar 'ste braze stagne d'ól colór d'la luna... (la donna si toglie il mantello) ohi che e són bèle… e slàzet anc’ ól gibòt d'inànz che at vòi lustràrme i ögi con 'sti to' dòi pómi d'arzénto che par le stèle Diane... AGGIUNGERE DIDASCALIA MORTE No, a te prégi, mato... che éo a mi sónt donzèla, o garzonèta e me svergógno tüta... che niùno òmo el m’ha gimài tocàta snùda! MATTO AGGIUNGERE DIDASCALIA Ma mi no' sont òmo... mi a sont mato... e no' ghe sarà pecàt par la Morte far l'amòr con un fòll baléngo, che a songh mi quèl... No' t'habia (Franca perché ci vuoi l’H?) pagüra che mi a smorzerò tüti i lümi... e a un soléngo, an lasarò... o andarémo a balar... di bei pasèti che at vòi 'nsegnàr... at vòi far cantar de sospiri e de laménti inamorosi. 02/10/2012 133 TRADUZIONE matto e morte stampata per correggere In una locanda alcuni sfaccendati giocano a carte con il matto. MATTO Il cavallo su l'asino, la vergine sopra al vizioso e mi porto a casa tutto! Ah, ah. Avete sempre avuto la convinzione che io fossi un pollastro da spennare, voi eh? E adesso, come la mettiamo? (Distribuisce le carte) PRIMO GIOCATORE Non è ancora finita la partita… spetta un momento a cantare! MATTO No, che io canto de cóntra... e ballo! Ohi che belle carte! Buona sera maestà, signor re… vi dispiace ad andarmi a prendere la corona di quel bastardaccio del mio amico? (Sbatte una carta sul tavolo). SECONDO GIOCATORE Ah ah... sei tumburnà col re che ci picchio l'imperatore! 02/10/2012 134 MATTO Ohi ohi, guarda tu cosa mi combina sto imperatore: ci picchio là questo (si volta di schiena appoggiando il sedere sul tavolo) e poi de giunta '‘sto assassino che ti cópa l'imperatore come un porcello. PRIMO GIOCATORE E io ti stoppo l’assassino col capitano... MATTO E io ti faccio venire la guerra così il capitano deve partire! SECONDO GIOCATORE E io ti faccio venire la carestia e il colera e la peste che le guerre fanno finire! MATTO E tu allora prendi l'ombrello che sputo tempesta, sputo temporali... sputo pioggia e diluvio! (Ha bevuto dalla brocca e spruzza tutti quanti) PRIMO GIOCATORE Ohi disgraziato d'un Mattazzone, sei matto?! MATTO Eh sì che son matto ah... se mi chiamate Mattazzone, son matto... e mi vinco le partìte dei 02/10/2012 135 tarocchi con il diluvio che a ogni pestilenza fa fare fagotto. OSTESSA Dateci un taglio per piacere de fare 'sto bordello, che ho gente nello stanzone che stanno andando a tavola. MATTO Chi sono? OSTESSA Non so io... non li avevo mai visti quelli ad Emmaus nella mia locanda. Li chiamano gli apostoli... Interrompono per un attimo il gioco SECONDO GIOCATORE Ah, sono quei dodici che vanno intorno (che seguono) al Nazareno. MATTO Sì, Gesù, che sarebbe quello che sta nel mezzo… guardalo là... che m'è tanto simpatico (Chiama a gran voce) Ohè Gesù Nazareno, ti saluto! Buon appetito! (Agli amici) Avete visto? M'ha schiacciato l’occhio... Com’è simpatico! TERZO GIOCATORE Dodici e uno tredici... si mettono a tavola in tredici che porta tanto gramo (sfortuna)! 02/10/2012 136 MATTO Oh, ma se sono matti! Aspetta che gli faccio una scaramanzia per cacciargli via il malocchio (Canta) Tredici a cena scalogna non mena malocchio sta quieto che ti tocco queste chiappe! (Palpa il sedere all'ostessa) OSTESSA Sta buono, Mattazzone, che che mi fai rovesciare l’acqua bollente! PRIMO GIOCATORE L’acqua bollente? Cosa ne fanno quelli? (Distribuisce le carte) OSTESSA Credo si vogliano lavare i piedi. SECONDO GIOCATORE Lavarsi i piedi prima di mangiare? Ohi, sono proprio matti! Mattazzone, tu dovresti andare con loro che quelli sono i compagnoni, fatti apposta per te.! MATTO (Nella foga del discorso non si accorge che i compari velocemente gli sostituiscono le carte) L’hai detto… hai ragione: mi vinco ‘sta partita e con i palanchi che mi pagherete vado di là nello stanzone a bermeli tutti con loro... e voi non venite 02/10/2012 137 (non potete venire) perché voi non potete stare con i matti e mattazzoni, che siete figli di puttane e di ladroni! PRIMO GIOCATORE Gioca e non perdere tempo... (gioca) Cavaliere con lo spadone. SECONDO GIOCATORE Regina col bastone. MATTO Strega col caprone. TERZO GIOCATORE Il bambino innocente. PRlMO GIOCATORE Il Dio onnipotente. MATTO La giustizia e la ragione. SECONDO GIOCATORE Il furbo e I’ avvocato. TERZO GIOCATORE Il boia e l’impiccato. MATTO Il papa e la papessa. PRIMO GIOCATORE Il prete che fa la messa. SECONDO GIOCATORE La vita bella e allegra. TERZO GIOCATORE La morte bianca e negra. SECONDO GIOCATORE Di carte non ne hai più: caro il mio matto, hai già perso. MATTO Possibile! Ma come ho fatto a perdere? 02/10/2012 138 PRIMO GIOCATORE Come hai fatto? Non sei capace di giocare, caro il mio Mattazzone coglione. Adesso paga, fuori questi soldi! MATTO M'avete pelato completamente, boia d'un gobbo... E dire che a pensarci mi sembrava proprio di averla io questa carta della morte, mi ricordo che ce l'avevo qui nel mezzo. Sul fondo appare la Morte: una donna bianca con gli occhi cerchiati di nero. SECONDO GIOCATORE Ohi mamma... chi è quella? Il matto volta le spalle alla Morte. È intento a contare i soldi. TERZO GIOCATORE La strega... La morte! Fuggono tutti meno il matto. 02/10/2012 139 MATTO Sí, la morte! Proprio... ce l'avevo io! Oh che freddo... Dove vi siete cacciati tutti? Ho il freddo che mi arriva alle ossa. Chiudete quella porta... (Sbircia appena la Morte) Buon giorno. (tra sè) È tutto chiuso… da dove viene (arriva) questo freddo boia? (Vede la Morte: si spaventa) Buon giorno, buona sera... buona notte, madama, con permesso. (Si alza per andarsene… ma non sa come accomiatarsi) Siccome i miei amici sono andati... (Si rende conto di aver dimenticato i soldi sulla tavola, si blocca e torna indietro) Cercate qualcuno? La padrona è di là nello stanzone a servire in tavola gli apostoli e la bacinella per lavarsi i piedi… se volete andarci non fate complimenti. (Tra se) Oh che batto i denti! MORTE No, vi ringrazio, ma io preferisco aspettare qui. MATTO Bene, se vuol sedersi si prenda questa sedia è ancora calda, l'ho scaldata io! Mi scusi, signora ma adesso che la guardo più da vicino mi sembra d'averla già conosciuta un'altra volta. 02/10/2012 140 MORTE È impossibile, che io sono una che si conosce una volta sola. MATTO Ah sí? Una volta sola? E ha una parlata forestiera, che mi sembra toscana. (La donna diniega) Non lo è? E ferrarese? Romana? Trevigiana? Di Sicilia? Nemmeno di Cremona? Che quelli lí sono i più forestieri di tutti, più forestieri dei lodigiani, che sono forestieri persino dentro Lodi! Ad ogni modo, signora, mi permetta di dirle che la trovo un po' giù di carreggiata, un po' pallida… dall'ultima volta che non l'ho conosciuta. MORTE Dici che sono pallida? MATTO Sí, non vi offendete, spero? MORTE No, io sono eternamente stata pallida. Il pallore è il mio (colore) naturale. MATTO Pallida naturale? Ah, ecco a chi assomigliate! Voi assomigliate sputata a questa figura dipinta sulla carta (prende dal mazzo una carta e la mostra)! MORTE Infatti, sono la Morte. 02/10/2012 141 MATTO La Morte? Ah, siete la Morte, voi? Oh guarda che combinazione! È la Morte! Bene... piacere... io sono Mattazzone. MORTE Ti faccio paura, eh? MATTO Paura a me? No, io sono matto e lo sanno tutti, anche nel gioco dei tarocchi, che il matto non ha paura della Morte. Anzi, al contrario, la va cercando per far coppia maritata, che insieme vincono ogni carta, persino quella d'amore! MORTE Se non hai paura, com'è che ti trema questa gamba? MATTO La gamba? È perché questa gamba non è mia. La mia vera l'ho persa in un campo a guerreggiare... e allora ne ho presa una di un capitano che era morto e la sua gamba si muoveva ancora viva come fosse stata la coda di una lucertola ammazzata. E dunque gli ho tagliato questa gamba e me la sono attaccata da solo, con lo sputo; che, guardate, si capisce bene che non può essere la mia... e più lunga di una spanna e mi fa andare zoppo. (Rivolto alla gamba) Ohi! Sta' 02/10/2012 142 buona (gamba del capitano), che non si deve avere paura davanti a una signora madonna illustrissima cosí! (Come parlasse ad un cavallo) Andiamo, appoggia! MORTE Sei ben gentile a chiamarmi illustrissima e madonna. MATTO Oh, non lo faccio per cerimonie, credetemi, è che per me, lo giuro, voi siete illustrissima e anche simpatica. E ho piacere che voi siate venuta a trovarmi, ché voi mi piacete, tanto che vi voglio pagare da bere, se me lo permettete! MORTE Ben volentieri! Hai detto che ti piaccio? MATTO (Versa del vino nei bicchieri) Certo! Tutto mi piace di voi, il profumo di crisantemi che avete addosso… il pallore smorto della faccia… che da noi si dice: «Donna di carne fina dal colore della biacca, donna che a far l'amore mai non si stracca (stanca)». 02/10/2012 143 MORTE Oh, mi fai diventare vergognosa, matto che non sei altro, nessuno mi aveva mai fatto arrossire in questo modo. MATTO Arrossite perché voi siete donna vergine e purissima: è vero che parecchi uomini voi avete abbracciato, ma per una volta sola... ché nessuno di quelli meritava di venire a dormire stretto a voi, che nessuno vi porta amore sincero né stima. MORTE È vero, nessuno mi stima! MATTO Perché voi siete troppo modesta e non fate suonare corni, né battere tamburi ad annunciare la vostra venuta, con tutto che siete Regina... Regina del mondo! Alla vostra salute, Regina! MORTE Salute della Morte? Non indovino se sei più matto o più poeta. MATTO Tutti e due, perché ogni poeta è matto, e viceversa. Bevete, pallidina, che vi darà un po' di colore questo vino. (Bevono). MORTE Oh come è buono! 02/10/2012 144 MATTO E come non potrebbe essere buono? È lo stesso che sta bevendo il Nazareno, nello stanzone di là, e quello se ne intende eccome di vino! Gran conoscitore è! MORTE Qual è il Nazareno fra quelli? MATTO Il giovane seduto nel mezzo, quello con gli occhi grandi e chiari. MORTE Oh, è un gran bell'uomo, e dolce. MATTO Sí, è un bell'uomo, ma non vorrete ingelosirmi? Non mi vorrete fare il dispetto di lasciarmi solo per andare con loro, ché mi verrebbe da piangere disperato! MORTE Mi vuoi lusingare, eh, furbacchione?! (Si toglie il velo nero, appare con i capelli biondi, il viso pakkidissimo e gli occhi cerchiati di nero: è bellissima). MATTO Io lusingare? Lusingare una dama che non si lascia mettere in soggezione né da papi, né da imperatori? Oh! Che bella che sei con questi capelli, che io volentieri coglierei tutti i fiori della terra per buttarteli addosso da coprirti tutta sotto 02/10/2012 145 un gran mucchio, e poi mi butterei anch'io a cercarti sotto quel mucchio, e ti spoglierei dei fiori... e di tutto! MORTE Mi fai venire un gran caldo con queste parole, caro il mio matto, e mi spiace, ché volentieri sarei rimasta in tua compagnia e ti avrei portato con me. MATTO Non sei venuta per quello? Per portarmi via con te? Ah! Non sei venuta per me... Ah, ah... E io che credevo... Oh, è molto ridicolo 'sto fatto! Bene! Mi fa proprio piacere 'sto scambio, sono proprio contento... (Ride felice) Ah, ah. MORTE Ora vedo che tu eri falso e bugiardo e che fingevi di amarmi per tenermi buona, per paura della Morte (oppure di dover morire)... che sono io, quella. MATTO Non hai capito, pallidina, io sono contento perché non sei venuta da me per interesse… non sei rimasta in mia compagnia per il tuo mestiere di tirarmi-strapparmi fuori l'ultimo respiro, ma solamente perché io sono 02/10/2012 146 simpatico a voi, non è vero? Vi sono simpatico io, pallidina? Ditemi, cosa vi succede? Perché vi gocciolano fuori le lacrime dagli occhi? Oh, questa è grossa! La morte che piange! Vi ho fatto offesa io? MORTE No, non mi hai offeso, tu… mi hai addolcito il cuore solamente. Piango per malinconia di quel figlio Gesù (che è) cosí dolce, che è lui quello che mi tocca portar via a morire. MATTO Ah, per lui sei venuta? Per il Cristo! Bene, mi spiace proprio, povero giovane, con la faccia così da buono che ha. E per quale accidente lo porterai via? Malattia di stomaco? Di cuore? Di polmoni? MORTE Malattia della croce... MATTO Della croce? Finirà inchiodato? Oh povero Cristo, che non poteva avere un altro nome più sventurato. Senti, pallidina fammi un piacere, lascia che io vada ad avvisarlo che si prepari a questo supplizio tremendo. 02/10/2012 147 MORTE È inutile che tu lo avvisi, perché lui lo sa già… lo sa da quando è nato che domani dovrà allungarsi sulla croce. MATTO Lo sa e resta lí tranquillo a raccontarla su, e sorridere beato coi suoi compagni? Oh, che è matto anche lui peggio di me! MORTE L'hai detto... E come non potrebbe essere matto uno che ama di tanto amore gli uomini, persino quelli che lo porteranno in croce, persino Giuda che lo tradirà? MATTO Ah, sarà Giuda? Quello là che sta in un angolo della tavola, che gli farà il servizio? L'avrei scommesso! Con quella faccia da giuda! Aspetta che vado di là a dargli un paio di schiaffoni a 'sto malnato e poi gli sputo in un occhio. MORTE Lascia correre, non vale la pena, ché a tutti dovresti sputargli negli occhi, ché tutti gli volteranno le spalle, quando verrà il momento. MATTO Tutti? Anche il san Pietro? MORTE Lui per primo e tre volte di seguito. Vieni non stiamoci a pensare più a loro, vieni a versarmi 02/10/2012 148 del vino che mi voglio ubriacare, allontanare da 'sta tristezza. MATTO Hai ragione, è meglio avere la morte allegra. Dunque: beviamo e scacciamo il magone. Bella pallidina, vieni che stiamo allegri. Slacciati questo mantello che voglio vedere queste braccia sode del color della luna... (La donna esegue) Oh, come sono belle! E slacciati anche il giubbetto davanti che voglio vedere e lucidarmi gli occhi con questi due pomi d'argento che sembrano le stelle Diane. MORTE No, ti prego, matto, che io sono signorina e ragazzina (vergine) e mi vergogno tutta, ché nessun uomo mi ha mai toccata nuda! MATTO Ma io non sono un uomo, io sono matto e la Morte non farà peccato a fare l'amore con un matto con un folle pazzo come sono io. Non aver paura, ché io spegnerò tutti i lumi e ne lascerò uno solo e andremo a ballare (balleremo) dei bei passetti che ti voglio insegnare e ti voglio far cantate di sospiri e di lamenti amorosi. 02/10/2012 149 02/10/2012 150 MANCA PRESENTAZIONE crocifissione GIOCO DEL MATTO SOTTO LA CROCE Dialetto Quattro uomini che alla cintola tengono infilate mazze e lunghi chiodi (i crociatori) stanno accingendosi a crocifiggere Cristo. La croce è già distesa sul terreno. Sul fondo, dietro ad un lenzuolo steso, in controluce, vediamo Gesù che, costretto dai soldati, si spoglia, mentre alcune donne appartate in un angolo del proscenio, seguono l’azione. In piedi su uno sgabellotto c’è il banditore buffo. BUFFONE Dòne! Ehj dòne inamoràte d'ól Crist, 'gnit a lustràrve i ögi! 'Gnit a vidèl bèlo snùdo ch'ól se sbiòta, ól vostro ‘moróso... dòi palanchi par sguardàda, ‘egnìt dòne! Oh che l'è bèlo de catà! A disìu che a l'éra ól fiòl de Deo: mi am parès col sébia iguàl a un altér òmo… par tüto 02/10/2012 151 cumpàgn!... Dòi palànchi dòne par sguardàl! Agh n'è niùna ch'as vöja tòr 'sto sfizi par dòj palànchi? (Nessuna reazione da parte delle donne) Bòn, l'è dì de festa incóe... am vòj ruinàrme... (Rivolgendosi ad una donna) Végn chi te, ch'at ól fagarò vidè a gratis... (La donna non si muove) Ohi che smòrbia... vègn scià!, no' pèrd 'st'ocasión... No' ti è ti quèla, la Madaléna tanto inamorùsa de lü che, no' truànd mantìn ni salvièta par sugàrghe i pie, ti gh'l’ha sügàdi con i tò cavèi? (Non riceve risposta alcuna) Bòn, pég par vui… che adès, par lége, a duarèm cuarciàl covèrto in s'ül pecàt... con t'ün scusarìn c'ól somegiarà a 'na balerìna! (Verso l’esterno) L'è a l'órdin ól cap di còmichi? Tira sü ól telün che andarèm a incomenzàre ól spectàcol. (Viene sollevato il drappo dentro il quale si trova il Cristo) Scena prima: ól fiòl de Deo, gran cavajér cónt la corona ól mónta a cavàlo... un bèl cavalòt de légn par andà a torneo in giòstra… e par fà che n'ól 02/10/2012 152 bòrla in tèra... a l'inciodarèm süra la sèla... man e pie ! (Cristo viene disteso sulla croce) CAPO DEI CROCIATORI Móchela de fà ól pajàso e 'ègn chì a dagh 'na man... Tachéghe 'na corda ai polsi, vün par part, c'ól se slónga de polìto... ma laséme sgumbràt le palme, ch'as pòda ‘filzàrghe i ciòdi. Mi agh picarò in quèsta de drita, e... PRIMO CROCIATORE E mi in 'st' óltra. Butéme un ciòdo lóngo, che ól martèl a gh'l'ho del mè. Ohi che ciodàsc! A scumetì che in sète martelàde ól pichi déntar tüto? PRIMO CROCIATORE E mi ól fagarò in sése, at vòj scumèt? CAPO CROCIATORE D'acòrdi. Forsa, slarghìve vui dòi che agh mètum le ale a 'st'angiulòto, ch'al gh'àbia a volàr 'me l'Icaro in d'ól ziél. Trajèm inséma... Insémbia ho dit!... A m'lo stravachì! Pian c'ól dév restà in d'ól mèz d'la sèla ól cavajér... Un poch pusé a mi... bòn, agh són al ségn... impròpi in d'ól beugio! 02/10/2012 153 SECONDO CROCIATORE Mi no' agh són miga, hàit fàit i beugi tròp destànti... rüsa ti... forsa! T'è magnà la furmagèla a 'sto mesdì? Sfòrsa! PRIMO CROCIATORE Sì, sfòrza, va a fornì che agh s’ciuncarèm i ligadüri de le spale e d'li gùmbet. TERZO CROCIATORE Ti no' te casciàre, che no' è miga tòe le ligadüre! Rüsa! Eh eh, sforsa! Gemito di Gesú sottolineato dal contrappunto lamentoso delle donne. PRIMO CROCIATORE Ohj, hàit sentìt ól s’cèpp? SECONDO CROCIATORE Sì, no' l'è stàit bèl... a l'è un s’ciòcch col mé fa sgrignì i òsi... de contra, ól s'è giüsta slongàd de misüra: adès agh sónt ancmì sóra al beugio. CAPO CROCIATORE Bòn, (rivolgendosi ad altri soldati) vui tegnìt in tir la corda… e ti valza ól martèl che a partìsum insèmbia. SECONDO CROCIATORE Stagh aténto a no’ picàrte i didi! 02/10/2012 154 Sghignazzata generale. PRIMO CROCIATORE (a Cristo) Slarga 'sto sciampìn che no' te fagh galìtigo, at següri!… Oh ti varda ‘sta man, come la gh'ha impruntàt ól rigo de la vita!... A l'è un ségn tant lóngo che ól parèse che a gh'ha ól destìn de campàr ancmò sinquant'àni almànco, 'sto cavajér! Vagh a créderghe a le bàgole de 'e stròlighe, a ti! SECONDO CROCIATORE Stòpa '‘sta léngua e valza ól martèl! PRIMO CROCIATORE Son prunt a mi! CAPO CROCIATORE Dàighe alóra... (Dà l’ordine alzando la voce) Dàighee dól prém bòt... (Tonfo) Ohioa ahh! Urlo di Cristo BUFFONE Ghe ha sbüsà i palmi! CAPO DEI CROCIATORI (a contrappunto dell'urlo di Cristo) Ohoo, ól trémba da par tüto. Stì 02/10/2012 155 calmi! (Impartendo l’ordine) Dàghee d'ól segùnd bòt! Ohaoioaohh! A slargà i osi! Ohoh… agh spüda ól sangu a gnòchi. Dàighe ól terzo bòto! Ohahiohoh! 'Sto ciòd t'ha sverzenàt. Ohoh… che e dòne no' ti gh'ha gìmai sforzàt. El quarto bòto t'ól regala i soldàt! Ohahiohoh! Che ti gh'hàit dit de no' masàre! Ohahiohoh! E i nemìsi 'me fradèli i dovarìa amare. Ól quinto t'ól manda i vescovi d'la senagòga! Ohahiohoh! Che ti gh'hàit dit che i sónt falzi e malarbèti! Ohahiohoh! Che i tòi vescovi i sarà tüti ümili e povarèti. Ól sesto l'è ól regalo de i segnóri! Ohahiohoh! Che ti gh'hàit dit che i no' anderàn in ziélo! 02/10/2012 156 Ohahiohoh! E ti gh'hàit fàit l'exémplo del camèlo. Ól sètemo t'ól pica i'mpostóri! Ohahiohoh!, che ti gh'hàit dit che n'ól cùnta nagót se i préga! Oohahiohoh!, che i è bòni a fregàr mincióni in tèra ma ól Segnór, quèl no'l sé fréga. PRIMO CROCIATORE Hàit venciüd mè! At duarét pagàm de bévar, recórdes. BUFFONE Agh bevarémo a la santità do 'sto cavajér e a la sòa sfortuna! (Al Cristo) Come av trouvìt, majstà? Av sentìt bén saldo in d'i mani, ‘sto destrér? Bòn, alóra adèso andarémo in giòstra, sanza lanza e sanza scudo! CAPO DEI CROCIATORI Gh'hàit slazàde le corde dai pólzi? Bravi i mè baroni... strenzéghe ben saràda ‘sta corèza (i crociatori avvolgono il petto di Cristo affrancandolo torno-torno alla croce) intórna a e spale, che nol débia borlàghe adòso in 02/10/2012 157 d'ól tirarlo in pie, 'sto campión! Daspò, 'na volta inciodàd i pìe a gh'la caverém... SECONDO CROCIATORE 'Gnì chi tüti... spuéve in ti mani che a gh'èm de 'ndrisàr l'àrbor de la cucàgna! Viàltri 'gnì inànze co' e corde e féle pasàr de soravìa a la travèrsa de trànzet... Végn scià anca ti, Matazón: mónta in co' a la scala, prónt a tegnìl. MATTO Me dispiàse ma mi no' pòdi aidàrve: che n'ól me gh'ha fàit nagòt a mi, quèlo... SECONDO CROCIATORE O baléngo!, ma nemànco a noàltri ól ne gh'ha fàit nagót: a l'èm giüsta incrusàt par pasatém! (Ride sgangherato) Ah ah... e gh'han dàit de giùnta diése palànche a testa par ól destùrbo! Dài, daghe üna man che après at fèm l'onür de giugàrghe 'na partìda a dadi cun ti... MATTO Ah bòn… se a l'è par 'na partìda no' me tiri minga indré! Sónt già su la scala, varda... a podì scomenzà! 02/10/2012 158 CAPO CROCIATORE Brao! Sèm a l'órden tüti? 'Ndém alóra, rüzèm insèmbia… me aricomàndi, un strèp lóngo a la volta. Av dagh ól témp: Ohj izarémo ehiee 'sto penón de nave ohoho par fagh de drapo ohoho gh'èm tacàd un mato. ohoho Ohj izarémo ehiee 'sto palón de festa ohoho cucàgna gròsa ohoho Gesú Cristo in còfa. ohoho Ohi che cucàgna! ahaa che la sbüsa ól ziélo ohoho agh piove sangu… ohoho Patre nostro ól plange. ohoho ‘Legrìve, ‘legrìve! ehee ch'èm trovàt chèlo bravo ohoho c'ól s'è fàit s’ciàvo ohoho par vestìrghe da nòvo. ohoho (Alla maniera dei cavallanti) Loeu… a l'è asè! (La croce è stata issata) Mé par che ól stévia ben 02/10/2012 159 franco. Bòn... (al Matto) alóra, tra' feura i dadi che fèm ‘sta ziogàda. I giocatori mimano velocemente di giocare varie e concitate partite ai dadi e ai tarocchi: il Matto vince la tunica di Cristo, le paghe dei "crociatori". MATTO Oh, se vorsìt tüti indré i vòst palànchi, mi a ve i lasi de voluntéra… cumprés la culàna, i uregìt, l'anèlo... e varda… agh tachi ancmò quèst. PRIMO CROCIATORE E par tüta 'sta ròba cus te vorarèset in scàmbi? MATTO Quèl là... (indica il Cristo). SECONDO CROCIATORE Ól Cristo?! MATTO Sì, veuri che m'ól lasì stacàl via de la cròse. CAPO DEI CROCIATORI Bòn: pècia c'ól meura e a l'è tò... MATTO No, mi ól veuri adès che l'è ancmò vivo. PRIMO CROCIATORE Oh mat de tüti i mati... at vorèste che de contra a gh'àbiüm de sfurnì inciodàt tüti nünch e quatàr al so' rempiàz? 02/10/2012 MATTO 160 No, no' avérghe pagüra, che no' av capitarà nagòta a vui: abastarà che agh pìcum su un'ólter al so' pòst… vün de la sua tàja, e at vedarèt che no' s'incorgerà niùn d'ól scambi... che intanto su la cròse a se insomègen tüti. PRIMO CROCIATORE Quèst l'è anco vera... inscurtegàt in 'sta manéra peu, che ól par un pèss in gratiróla... CAPO DEI CROCIATORI Ól sarà vera, ma mi no' ghe stago. E peu, chi ti gh'avarìat in mént de tacàghe d'ól rempiàz? MATTO Ól Giuda ! CAPO DEI CROCIATORI Ól Giuda? Quèl... MATTO Sì, quèl so' apòstul traditùr che ól s'è impicàt pendùt per disperaziün al figo de drio a la sces, sinquànta pas de chi. CAPO DEI CROCIATORI Meuves, de corsa, andém a sbiutàl che ól gh'avarà ancmò in sacòcia i trenta denari d'ól servìsi... MATTO No, no' stit a disturbàv... che intànt quèi i ha bütàd via de sübet in mèz a un rosc de spin. 02/10/2012 161 CAPO DEI CROCIATORI Me fàit a savèl ti? MATTO Ól sago, imparchè i gh'ho catàt mi quei dinari, vün par vün. Vardì chì che brasi sgurbiàt che am sunt cunsciàt... CAPO DEI CROCIATORI No' m' interèsa i brazi... faghe vedè 'sti dinàri. (Matazzone mostra i denari) Ohi, ohi, e tüti d'arzénti... va' beli... me i pésa, e i sòna... MATTO Bòn, tegnìvei, i è i vòster anca quèli, se 'gnit d'acòrdi d'ól scambi. Par mi... mi agh sont d'acòrdi. CAPO DEI CROCIATORI Anca nujàrtri... MATTO Bòn, alóra andìt de prèscia a tòrve ól Giuda impicàt pendüt, che mi agh pénsi a tirà de baso ól Crist... PRIMO CROCIATORE E se arìva ól zenturión e at cata in d'ól scrusaménto? MATTO Agh dirò che a l'è stat una penzàda de mi... che peu sont un mato… e che vui non gh'avét colpa niùna. Ma no' stit chì a pèrd ól tempo, andìt... 02/10/2012 162 CAPO DEI CROCIATORI Sì, sì... andèm… e a sperém che no' ghe pòrten rogna, 'sti trenta dinàri. (I soldati escono di scena). MATTO Bòn, a l'è fada. Ohi, me par gnanca vera: sunt inscì cunténto... Gesú, tégn dur, che a l'è 'rivàd ól salvamént... töi e tenàie... ècoe. Ti no’ l'avarèset gimài dit, ah Gesú, che ól sarèse 'gnüd a salvàrte impròpri un mato... ah ah... 'pècia che imprima at ligarò con 'sta coréza, agh fagarò in un mumènt... no' èghe pagüra che no’ te fagarò mal… at fagarò 'gnir giò dolze 'me ‘na sposa e peu at cargarò in le spale, che a mi a sont fort 'me un beu... e via de vulàda! At porterò giò al fiüm, che lì a gh'ho un barchèt, e cont quàter palàdi ól travèrsum ól fium... E prima che végna ciàro as truerèm bèli 'mé ól sol, a ca’ d'un mè amiso stregón c'ól te medegarà e at fagarà guarì in trì dìe. (Pausa) No' ti veuret? No' ti veuret ól stregón...? Bòn, andarèm da ól médego onguentàri, co a l'è un mè amigo fidàt anca quèlo, de mi. Ne manco quèlo? Se te veuret alóra? 02/10/2012 163 (Pausa) Nagót... no' at veuret miga che at stciòdi? Ho capìt... at gh'hàit la convinziùn che con 'sti beuci in di mani e in di pìe, tut instcincà 'n di ligadür 'me t'han cunsciàt, no' ti serà pì capàz de andà intórna, ni de imbucàt de par sòl. No' ti vol star al mùndo a dipènd da i olter 'mé un disgraziàd? Gh'ho indovinàt?… No' l'è nemànco par quèlo? O sacrabiòt... e par qual razón dònca! (Pausa) P'ól sacrifizi? Se te dìset cos'è? Ól salvamento? La redenziün... cos te strapàrlet cosa? O poveràz!... Asfìdo mi... at gh'hàit la féver... sent 'me te büjet... Bòn, ma adès at tiri giò, at quarci bén con la tònega... chì, perdónam se am permèti, ma at sèt un bèl testón... a vores miga es sarvàt? At veuret propri murìr su 'ste trave? (Pausa) Sì...? Par ól salvamént di òmeni... Oh, quèsta a l'è de no' crédarghe!... E peu a i dìsen che ól mato a son mi... ma ti am bati de mila pértighe a vantàgio, caro ól mè fiòl Gesú! E mi che a sont stàit a scanàm a ziogàr a e carte tüta la nòte par peu avérghe 'sta gran bèla satisfazión! Ma sacragnón, ti at sèt ól fiòl 02/10/2012 164 de Deo, no? Mi al cognósci bén, fam la corezión se a sgaro: bén, dònca, d'ól mumènt che ti è Deo, t'ól savarèt bén ól resultàt che ól gavarà daspò 'sto to’ sacrifìzi de crepare incrusàt... Mi no' son deo e nemànco profeta: ma m'l'han cuntàd la smortìna 'sta nòte, in fra i làgreme, 'mé ól 'gnirà a furnì. In prima at fagaràno 'gnir tüto induràt, tüto d'oro, dal có fino ai pìe… daspò 'sti ciòdi de fèro i t'ei fagaràno tüti d'arzénto, i làgrem egnaràno tochèti sluzénti de diamante… ól sangu che at góta de partüto ól stciambieràno cont una sfilza de rubini sbarluscénti, e tüto quèst a ti, che t'hàit sgulàt a parlàg d'la povertà. De giunta 'sta tua croze dulurüsa e la picheràn in dapartüto: sóra ai scudi, su e bandére de guèra... su e spade a copàr zénte, 'me i fudès vidèli... a copàre parfìn in d'ól nome de ti... ti, che t'hàit criàt che a sémo tüti fradèli, che a no' se deve masare. Ti gh'hàit üt un Giuda giamò… Bòn, ti n'agarà tanti 'me furmìghe de Giuda a traìrte e a duvràrte par impagnutà i cojóni! Dam a tra'... no’ val la pena... (Pausa) Eh? 02/10/2012 165 No' saràn tüti traiùri? Bòn, fam inquàlche nom: Franzèsco ól beàt... e peu ól Nicola... san Michel tàja mantèl... Domenich... Catarina e Clara... e peu... d'acordo… metémeg anca quèsti: ma i saran sémper quàter gatt in cunfrùnta al nùmer di malnàt... e anco quei quàter gatt i se trovaràn ‘n'altra veulta compagni che i t'han fàit a ti, dòpo che i gh'avaràn schischiàdi de vivi. (Pausa) Ripèt, scusa, che quèsta no' la gh'ho capìda... Anca se an fudèse vün zol... si anca un òmo dumà in tüta la tèra dégn d'ès salvàd imparchè ól è un giusto, ól to’ sacrifìzi n'ól sarà stàito fàit par nagòt... Oh no: no, alóra no’ gh'è pü speranza… at sèt impròpi ól cap di mat... at sèt un manicòmi intrégo! La zola veulta che ti mè gh'ha piazüdo, Jesus, l'è stàit la veulta che sèt ‘rivàt in gésa che i fasévan mercàt e t'è scomenzà a sfruntà tüti col bastùn. Ohi che bèl véd... quèl l'éra ól to’ mestè... Miga ól crepà in cróse par ól salvaménto! Oh Segnor Segnor... am vegn de piàng... a no’ créderghe, a piàngi d'inrabìt... 02/10/2012 166 Rientrano i soldati CAPO DEI CROCIATORI Ohi Matazón, disgraziàt! No’ tl'hàit ancmò tirà a baso a quèl? S't'hàit fàit cos'è infìna adèso, a t'hàit dormìt? MATTO No che no' gh'ho dormìt... gh'ho üt dumà un ripenzamént... A no' vojo stciodàrlo plü 'sto Cristo... a l'è mejór ch'ól resta in cróse. CAPO DEI CROCIATORI Oh bravo… e magàra adèso at vorarèste indrìo tüta la cavàgna di ori e di dinàri... ohi che furbaso! Ti gh'ha mandàdi a fare i fachìni a torte 'sto Giuda impicàt sojaménte par farte 'na ridàda? No, caro Matazón! Se ti voi indrìo la tóa ròba, at la duarèt vénzer de nòvo a i taròchi! Justa... a 'sta zola condizión. MATTO No, mi no’ gh'ho vója de ziogàr. Tegnéve 'mpùre tüto... dinàri, ori, oregìni, che mi no' ziogarò gimài plü in 'sta vita... Ho vinzùt par la préma veulta 'sta nòte, e me gh'ha bastàt... (Parla tra se) Anco par un òmo zol col sébia degno ól val 02/10/2012 167 la pena de morir in cróze! O se l'è mato... l'è mato ól fiòl de Deo! (Al Cristo) Picà, picà tüti, l'éra ól to’ mestè, tüti quèi che fan mercàt in gésa: làder, balòs, impustùr e furbacióni! 02/10/2012 168 TRADUZIONE TRADUZIONE stampata controllare “CROCIFISSIONE” O IL MATTO SOTTO LA CROCE Quattro uomini che alla cintola tengono infilate mazze e lunghi chiodi (i crociatori) stanno accingendosi a crocifiggere Cristo. La croce è già distesa sul terreno. Sul fondo, dietro ad un lenzuolo steso, in controluce, vediamo Gesù che, costretto dai soldati, si spoglia, mentre alcune donne appartate in un angolo del proscenio, seguono l’azione. In piedi su uno sgabellotto c’è il banditore buffo. MATTO Donne! Ehi, donne innamorate di Cristo, venite a lustrarvi gli occhi... venite a vederlo bello nudo che si spoglia, il vostro innamorato... due palanche per occhiata, venite donne! Oh, che è 02/10/2012 169 bello da comprare! Dicevano che era il figlio di Dio: a me sembra che sia uguale a un altro uomo... ugual dappertutto!... Due palànche donne per guardarlo! Non c'è nessuna che ha voglia di togliersi ‘sto sfizio per due palanche? (Nessuna reazione da parte delle donne) Bene, è giorno di festa oggi... mi voglio rovinare... (Rivolgendosi ad una donna) Vieni qui tu, che te lo farò vedere gratis... (La donna non si muove) Ohi, che smorfiosa... Vieni qua!, non perdere ‘st’occasione... Non sei tu quella, la Maddalena tanto innamorata di lui che, non trovando né tovagliolo né salvietta per asciugargli i piedi, glieli hai asciugati con i tuoi capelli? (Non riceve risposta alcuna) Bene, peggio per voi... che adesso, per legge, dovremo coprirlo sul peccato... con un grembiulino, che assomiglierà a una ballerina! (Verso l’esterno) É pronto il capo dei comici? 02/10/2012 170 Tira su il telone (inteso come un lenzuolo) che andremo ad incominciare lo spettacolo! (Viene sollevato il drappo dentro il quale si trova il Cristo) Scena prima: il figlio di Dio, gran cavaliere con la corona, monta a cavallo... un bèl cavallone di legno, per andare a torneare in giostra... e per fare che non cada a terra… l'inchioderemo sopra la sella... mani e piedi! (Cristo viene disteso sulla croce) CAPO DEI CROCIATORI Smettila di fare il pagliaccio e vieni qui a darci una mano... Attaccategli una corda ai polsi, una per parte, cossì si allunga per bene... ma lasciatemi sgombere-libere i palmi, che si possa infilzargli i chiodi. Io picchierò su questa di destra, e... PRIMO CROCIATORE E io in quest'altra. Buttatemi un chiodo lungo, che il martello ce l'ho di mio. Oh che chiodaccio! Scommettete che in sette martellate lo picchio dentro tutto? PRIMO CROCIATORE E io ce la farò in sei, vuoi scommettere? 02/10/2012 CAPO 171 CROCIATORE D'accordo. Forza, allargatevi voi due che gli mettiamo le ali a questo angiolotto (cossì) che possa volare come Icaro nel cielo. Tiriamo insieme... Insieme, ho detto!... Me lo rovesciate! Piano che deve restare in mezzo della sella il cavaliere... Un po' di più verso me... bene, sono sul segno... proprio nel buco. SECONDO CROCIATORE Io non ci sono mica, hai fatto i buchi troppo distanti... tira tu... forza! Hai mangiato il formaggio a mezzogiorno? Forza! PRIMO CROCIATORE Sì, forza… va a finire che gli spezzeremo i legamenti delle spalle e dei gomiti. TERZO CROCIATORE Non ti preoccupare, non sono mica i tuoi legamenti. Tira! Eh eh, forza! Gemito di Gesù sottolineato dal contrappunto lamentoso delle donne. PRIMO CROCIATORE schianto? Ohi, avete sentito lo 02/10/2012 172 SECONDO CROCIATORE Sì, non è stato bello... è stato uno schiocco che mi fa scricchiolare le ossa... di contro, si è giusto allungato di misura: adesso ci sono anch'io sopra il buco. CAPO CROCIATORE Bene, (rivolgendosi ad altri soldati) voi tenete in tiro la corda… e tu alza il martello che partiamo insieme. SECONDO CROCIATORE Stai attento a non picchiarti le dita! Sghignazzata generale. PRIMO CROCIATORE (a Cristo) Allarga questa zampetta che non ti faccio il solletico, te l'assicuro!... Oh tu guarda ‘sta mano, come ha segnata- evidenziata la linea della vita!... É un segno tanto lungo che sembrerebbe abbia il destino di campare ancora cinquant'anni almeno, ‘sto cavaliere! Vai a credere alle bagole-storie delle streghe, tu! SECONDO CROCIATORE Stoppa ‘sta lingua e alza il martello. 02/10/2012 173 PRIMO CROCIATORE Sono pronto io! CAPO CROCIATORE Dagli allora... (Dà l’ordine alzando la voce) Dà il primo botto... (Tonfo) Ohioa ahh! Urlo di Cristo BUFFONE Gli ha bucato i palmi! CAPO DEI CROCIATORI (a contrappunto dell'urlo di Cristo) Ohoo, trema dappertutto. State calmi! (Impartendo l’ordine) Vai col secondo botto! Ohaoioaohh! Ad allargare le ossa! Ohoh... sputa il sangue a gnocchi. Dagli il terzo botto! Ohahiohoh! ‘Sto chiodo ti ha sverginato. Ohoh... che le donne non ti hanno mai forzato. Il quarto botto te lo regalano i soldati! Ohahiohoh! Che tu hai detto di non ammazzare! Ohahiohoh! 02/10/2012 174 E i nemici come fratelli si dovrebbero amare. Il quinto te lo mandato i vescovi della sinagoga! Ohahiohoh! Che tu hai detto che sono falsi e maledetti! Ohahiohoh! Che i tuoi vescovi saranno tutti umili e poveretti. Il sesto è il regalo dei signori! Ohahiohoh! Che tu hai detto che non andranno in cielo! Ohahiohoh! E tu hai fatto l’esempio del cammello. Il settimo te lo picchiano gli impostori! Ohahiohoh!, che tu hai detto che non conta (non vale a) niente se pregano! Ohahiohoh!, che sono buoni a fregare i minchioni in terra ma il Signore quello non si frega. PRIMO CROCIATORE Ho vinto io! Dovrai pagarmi da bere, ricordatelo. 02/10/2012 175 BUFFONE Berremo alla santità-salute di questo cavaliere e alla sua sfortuna! (Al Cristo) Come vi trovate, maestà? Ve lo sentite ben saldo nelle mani, ‘sto destriero? Bene, allora adesso andremo in giostra, senza lancia e senza scudo! CAPO DEI CROCIATORI Avete slacciato la corda dai polsi? Bravi i miei baroni... stringete ben serrata-chiusa questa cinghia (i crociatori avvolgono il petto di Cristo affrancandolo tornotorno alla croce) attorno alle spalle, che non debba caderci addosso nel tirarlo in piedi, ‘sto campione! Appresso, una volta inchiodati i piedi gliela toglieremo... SECONDO CROCIATORE Venite tutti qui... sputatevi sulle mani che dobbiamo raddrizzare l'albero della cuccagna! Voi venite avanti con le corde e fatele passare sopra l'asse trasversale... vieni qui anche tu, Matazone: monta in cima alla scala, pronto a tenerlo. MATTO Mi dispiace ma io non posso aiutarvi: non mi ha fatto niente, quello... 02/10/2012 176 SECONDO CROCIATORE O balengo!, ma nemmeno a noialtri non ha fatto niente: l'abbiamo giusto crocifisso per passatempo! (Ride sgangherato) Ah ah... e ci hanno dato per di piú dieci palanche a testa per il disturbo! Dài, dacci una mano, che dopo ti faremo l'onore di giocare una partita a dadi con te... MATTO A bene, se è per una partita non mi tiro indietro! Sono già sulla scala, guarda... potete incominciare! CAPO CROCIATORE Bravo! Siamo a posto tutti? Andiamo allora.... Tiriamo insieme... mi raccomando, uno strappo lungo alla volta. Vi do il tempo. Ohi isseremo Ehiee ‘sto pennone di nave ohoho per far da drappo-bandiera ohoho gli abbiamo attaccato un matto. ohoho Ohi isseremo Ehiee ‘sto palo da festa ohoho cuccagna grossa ohoho 02/10/2012 177 Gesú Cristo in coffa. ohoho Ohi che cuccagna Ahaaa che buca il cielo ohoho ci piove sangue... ohoho Il Padre nostro piange. ohoho Rallegratevi, rallegratevi! Oheee che abbiamo trovato quello bravo ohoho che si è fatto schiavo ohoho per vestirci di nuovo. ohoho (Alla maniera dei cavallanti) Loeu... è abbastanza! (La croce è stata issata) Mi pare che sia ben saldo. Bene... (al Matto) allora, tira fuori i dadi che facciamo ‘sta giocata. MANCA LA PARTE CHE CONTINUA 02/10/2012 178 02/10/2012 179 MATTO SOTTO LA CROCE A MONOLOGO questa presentazione va cambiata perché è la sintesi del brano prededente A seguire abbiamo la giullarata del gioco sotto la croce condotto dal Matto che ritorna protagonista assoluto. In questa versione ci ritroviamo di nuovo con una scrittura che prevede la presenza di un solo giullare che interpreta tutti i ruoli del dramma, dal gruppo dei crociati al Matto stesso e perfino di Cristo. Per la giullarata della gran partita si ritorna all’uso del doppio o persona. Sulla croce c’è il Cristo inchiodato ma si tratta di una statua linea policroma disarticolata, identica a quelle impiegate nei misteri toscani ed umbri dal X al XIII secolo e dei quali esistono ancora splendidi esemplari. 02/10/2012 MATTO 180 (il giullare nei panni del Matto sta accovacciato e mima di battere le carte su una tavola) Rèi, cóppe, bagàtt, fémena sul cavàl! Gh’ho perdü! (Fa il gesto di raccogliere altre carte distrubuite da uno dei giocatori) Carètto, dòi fradèli, sinco de bastón e sèro co’ l’imperadór. Ho perdü ‘n’altra volta. Pago, pago, cata i to’ dané... tégne! No’ gh’ho vinciù nagóta. (Mima di levarsi in piedi e di spostarsi verso destro dove sta il crocifisso col Cristo-persona. Rivolto ai compagni di gioco) Scusé... no, no, ste’ lì... specième... végni indré sübit! (Leva lo sguardo in alto come parlasse a Gesù sulla croce) Jesus perdona se végno a zo’ a sulzegàrte i cojón... Ól sàbie bén che no’ è bòna creanza de ‘egnìr a sgrapignàr i beati cojómbari a ün che gh’ha già de sòe rógne in sü la cróse, inciudàt per giónta! Ma mi végne a dimandàrte un plasér che ti mé dovrèssi fare: Jesus mi sont ün che gh’ha gimài guadagnàt a un ziògo, gh’ho mai vinciüt ‘na fiàta... che in sempitèrna mé són scontrà co’ ‘sti malnati trufadór che sfolzìna al 02/10/2012 181 ziògo ‘me mercanti de patàche de piombo doràt. Come se impastrùcca coi carti, t’ol set... tòi védet, tòi védet ti... (lo richiama perché il Cristo guarda da un’altra parte) Jesus son chi... in dóa te vàrdet? (Il Cristo volge con fatica ilcapo verso di lui. È risaputo che tutte le statue sceniche hanno la possibilità di essere agite per mezzo di fili che vengono azionati dalle quinte o dal soppalco. Con tono e gesti di supplica) Jesus, féite bòn, séa zentìl co’ mi, dame el meravegióso plasér de farme vìnzer ‘na volta almànco. (Batte leggermente sul palo come ad incitare Cristo) Jesus fa’ un segno! Oh sì, d’acòrdo, co’ le man inciodàe l’è un po’ difìzil... (cambia tono) Cu l’ögio, schìscia l’ögio! A te l’è schisciàt? Ma belèssa mia! A vegnarìa sü a ‘mabrasàrte, varda! De bòn té mé fèt vìnzer eh... no’ farme schèrso, va ca té blasfémi... Testimòni to’ Pare che te me l’hai dito! Varda che sarìa pròpri ‘na carugnàda de v’es su la cróse e farme ün schèrso prima de crepàr... A sarìa ün schèrso da prèvete! Ah, bon... a vago a ziogàr Jesus. (Come parlando 02/10/2012 182 agli altri giocatori) Atensiùn... torno al giògo! Féve in là! (Poi, in gramelot, riprende come all’inizio a indicare velocissimo il segno di ogni carta che va gettando sul tavolo) El fante co’ la mata, el cavàlo sü la rejna: l’è mè! (Fa il gesto di raccogliere la vincita) Ti la lüna, lü la papèssa, mi el demòni: l’è mè! (Rivolto a Cristo) Orco Jesus che fòrsa che té sèt! (Riprende il gioco) Recumìncium. Rèj de bastón, vérzen co cavrón, tremamòto col testón: l’è mè! (Sempre rivolto a Gesù) Esageràt! Sinque de fila! (Agli altri giocatori) A giughìt pü? A ghit pü de denàr?... Ve li dò mi i danàr. A ghe li ho chi de arzénto, tégne, tégne, tégne! (Fa il gesto di gettare le monete sulla tavola) L’è arzénto! No’ li gh’ho rubàt. I éra del Ziùda che li gh’ha bütàt in di rovi, son ‘ndait a sgarbelàrme dapartüto per catài. Tegnì, tegnì voiàltri che tanto el Ziùda l’è là impicào in funda. Gh’ho anco un uregìt de la Madòna, che l’ho ‘grafignàt ma lée l’è cunténta, u l’è bòna, santa... no’ è pecàt. Tégne, tégne tüto... (finge l’ascolto) Par contro de cossa? Fasémo uno 02/10/2012 183 s’ciàmbio. Vui me darìt quèlo (indica il Cristo), el permèso de tirarlo ziò e purtàrlo via cunt mi. Sì, Jesus Cristo! Par mi! No, no’ de mort, al mort ól tégnet ti. Ancora vivo ól vòj!, come l’è adèss... col respira! Ah! Ah! Te me lo sàsset? No’ gh’hai pagüra! Ól so ben che se ‘riva ól centurión e ól descòvre la cróse vòda ól ve impatàca v’ün per v’ün, ün ciòdo de chi, ün ciòdo de là, un pie sü l’óltro (mima di dare martellate) pam!, pam! Sàvio, sàvio... ma mi ve fago propòsta de no’ svoiàrla la crose, de mèterghene un altro in replàs... ól Giuda par exémpli! Andì a tórlo col è sül figo impicàt, andì a torlo... ól porté, lo impataché chi lòga coi bei quatro ciudàssi... che tanto nesciùno ól se ne incòrge de lo s’ciàmbio, son tüti iguàl sü la cróse, tüti poveri cristi i divégne. A ghe stit? Ben fàito! Vaj vaj... No, al Cristo ghe pénsi mi, ól Cristo ól tiri giò mi solo, vàj tranquìl col tégno, me cato ‘sta scala (mima di prendere la scala e di appoggiarla alla croce. Il giullare può anche servirsi di una scala agibile che andrà ad appoggiare sul braccio della 02/10/2012 184 croce)… Jesus, tira in là un po’ ól brascìn che no’ vorarìa schisciàrtelo. Èco cussì, adèso végno (mima di montare per i piolo, riprendendo felice)... Ah, aha... Jesus... No’ te l’avrìa gimài pensàt che sarìa stàito un mato a tiràt giò da la cróse, a salvarte. Ti te végnet a salvare i òmeni e un mato ól salva ti! Ah, ah, ah! Che schèrso che ghé fémo. Arìvo. No’ aver pagüra che mo’ te tiro giò come una bèla spusòta dólza e cara... te càrego su le spale, pö’ at pòrto cont un barchèt co’ gh’ha al fiume fino a l’oltra parte de la riviéra. Quando che sémp rivàiti dolze ól sarà... chè là, gh’è un stregón amiso de mi co’ gh’ha un unguénto, üno spagnàsso oleóso che come té lo spantéga dapartüto ti: gnamm!, té anderà via curéndo ‘me ‘na légura. Tranquilo Jesus! (Il Cristo ligneo si agita) Cos’hai co’ ‘sti trémbi? To’ ghè la febre, perchè te fai co’ la testa de no? No’ ti voi?!… No’ te voi che té distàchi da chi lòga? Par che rasòn?… Par plasér repèt, no’ hai capìt!… Par ól sacrifìssio?… (Il brano che segue viene recitato a ritmo sostenuto) Parchè t’set 02/10/2012 185 vegnü par morire su la cróse... par ól sacrifìzio, par ól salvamento dei òmeni dal pecàt e in s’ciàmbio ti dèi crepàr inciudàt?! Oh, oh, oh... E ti diset ch’el mato son mè? Mato t’set te, bòja! Té e tòta la toa famègia… a comenzàr del Deo Patre en persona! E l’üselón! Rasa de mati! Ah bela truvàita quèsta del sacrifìssio devìno! At set cossa faran i prèveti de ‘sto tò martirio santo? Tüto d’arzénto i te pitürerà a mascaràr la tòa carna che se marzìsse… i te farà i gòte de sànguo coi rubini… tüti d’oro… e le tàvule de legno de ‘sta toa cróse le saràn imprezióse, imparfümàde e la andràn intorno a portar de manéra che tüti i vilàn, pizzòc, mortificàt, in genögio i se büterà, schisciàdi de la devosiòn ai pie de la cróse e dei prèveti che la mostra in processiòn: “Vardé col s’è sacrificào par vui! En ginögio sacrifiché anca vui! In ginögio pelandróni!”. A ‘stà manéra i combinerà ól gran spetàcolo del to’ patiménto. Bòn salvaménto che te fàit! Slargàt come ‘n üsèl té impatacheràn anca sóra li scudi e 02/10/2012 186 targhe de guèra… e anco su le bandére ghe sarà pituràt la toa cróse te ingrisciao (Il brano che segue viene recitato a ritmo sostenuto), e te ól sarai su le spade a copàre, a strasàre, in nome de Deo e sbusegà le done, i òmini e infanti tüti! Sgrosà e scanà in nóm del to’ segno! Bèla trufaldeìa i combenerà col sacrifìssio tòo!… Còssa? Repéte: no te importa che faga profìto de la tua passìon… basta che ghe sébia un òmo solo, ciàro e beato che racoìsse el tòo ensegnaménto e ne faga santa rasòn? E qual sarèse ‘sti santi omèni digni? Féme quarche nóm! (Fa immaginare di ripetere l’elenco detto da Cristo) Franzèsco, bòn, Benedècto, sì, Nigola… d’acòrdi! E aprèso d’avérghe sopportà ògni violénsia e morteficasiòn a la cérca de tiràr fòra de la desperasión i poveràsi schisciàt d’ògni magiór, draghe conforto… come i són fornìt? De vivi sfotüt e spudàd… casiàt a pescàdi daspó, crepàdi, de ‘sti santón gh’han fàito tabèrna decorà de flóri e fructi doràt e reporta con statue de sòi retràct in 02/10/2012 187 processiòn davanti o drio a ti, par mèter i cojón in ginögio, imbrisàr, basàr la tera! Jesus ma cossa è ‘gnudo a far té sü la tera? Se’ dessandùo a insegnarghe a noàltri che in cróse ghe stémo dal ziórno che sortìmo al mondo? A noàltri te végne a insegnàrghe a stare incuidài in sü la cróse? No, de quèlo no’ gh’émo besógn. Scüsa, no te inrabìr che in cóse no’ è bòn… ‘N’altra cosa ti dovarèsse insegnàrghe, un exéplio che ‘na volta sojaménte tò vedùo darghe ai cristiàn... L’è stàito ól ziórno che ti è entràt ne la eglésia e ti ha descovèrto i mercanti sióri coi vendevan, i comprava, i brigàva, co’ le mèrzi, coi òri, coi arzénti, balànse e ti co’ i ögi sirolàt ti i gh’ha vardàt, ti ha catàt un bastón per le man e… picàre!, picàre! Cristo, no’ potevet insergnàrghe a noàltri a picàre?! Picàre! Picàre! Picàre! (Esce agitando il 02/10/2012 188 braccio nel gesto di bastonare una moltitudine di mercanti). 02/10/2012 189 MATTO SOTTO LA CROCE A seguire abbiamo la giullarata del gioco sotto la croce condotto dal Matto che ritorna protagonista assoluto. In questa versione ci ritroviamo di nuovo con una scrittura che prevede la presenza di un solo giullare che interpreta tutti i ruoli del dramma, dal gruppo dei crociati al Matto stesso e perfino di Cristo. Per la giullarata della gran partita si ritorna all’uso del doppio o persona. Sulla croce c’è il Cristo inchiodato ma si tratta di una statua linea policroma disarticolata, identica a quelle impiegate nei misteri toscani ed umbri dal X al XIII secolo e dei quali esistono ancora splendidi esemplari. 02/10/2012 MATTO 190 (il giullare nei panni del Matto sta accovacciato e mima di battere le carte su una tavola) Re, coppe, calzolaio, femmina sul cavallo! Ho perso! (Fa il gesto di raccogliere altre carte distribuite da uno dei giocatori) Carretto, due fratelli, cinque di bastone e chiudo con l’imperatore. Ho perduto un’altra volta. Pago, pago, prendi i tuoi denari... tieni! Non ho vinto niente. (Mima di levarsi in piedi e di spostarsi verso destro dove sta il crocifisso col Cristo-persona. Rivolto ai compagni di gioco)Scusate... no, no, state lì... aspettatemi... vengo indietro (ritorno) subito! (Leva lo sguardo in alto come parlasse a Gesù sulla croce)Gesù, perdona se vengo giù a stuzzicarti i coglioni... Lo so bene che non è buona creanza di venire a grattare i beati cojómbari (coglioni) a uno che ha già delle sue rogne sulla croce, inchiodato per giunta! Ma io vengo a domandarti un piacere che tu mi dovresti fare: Jesus io sono uno che non ha mai guadagnato-vinto a un gioco, non ho mai vinto ‘na fiata... che in sempiterno (sempre) mi sono scontrato con ‘ti malnati truffatori 02/10/2012 191 che imbrogliano al gioco come mercanti di patacche di piombo dorato. Come si impasticciano con le carte, lo sai... lo vedi, lo vedi tu... (lo richiama perché il Cristo guarda da un’altra parte) Jesus sono qua... dove guardi? (Il Cristo volge con fatica il capo verso di lui. È risaputo che tutte le statue sceniche hanno la possibilità di essere agite per mezzo di fili che vengono azionati dalle quinte o dal soppalco. Con tono e gesti di supplica) Jesus, sii buono, sii gentile con me, dammi il meraviglioso piacere di farmi vincere una volta almeno. (Batte leggermente sul palo come ad incitare Cristo) Jesus fa un segno! Oh sì, d’accordo, con le mani inchiodate è un po’ difficile... (cambia tono) Con l’occhio, schiaccia l’occhio! L’hai schiacciato? Ma bellezza mia! Verrei su ad abbracciati, guarda! Davvero mi fai vincere eh... non farmi scherzi, guarda che ti blasfemo... Testimonio tuo Padre che me l’hai detto! Guarda che sarebbe proprio una carognata di essere sulla croce e farmi uno scherzo prima di crepare... Sarebbe uno scherzo da prete! Ah, bene... vado a giocare Jesus. (Come 02/10/2012 192 parlando agli altri giocatori) Attenzione... torno al gioco! Fatevi in là! (Poi, in grammelot, riprende come all’inizio a indicare velocissimo il segno di ogni carta che va gettando sul tavolo) Il fante con la matta, il cavallo sulla regina: è mio! (Fa il gesto di raccogliere la vincita) Tu la luna, lui la papessa, io il demonio: è mio! (Rivolto a Cristo) Orco Jesus che forza che sei! (Riprende il gioco) Ricominciamo. Re di bastone, vergine con caprone, terremoto col testone: è mio! (Sempre rivolto a Gesù) Esagerato! Cinque di fila! (Agli altri giocatori) Non giocate più? Non avete più denaro?... Ve li do io i denari. Ce li ho qui d’argento, tieni, tieni, tieni! (Fa il gesto di gettare le monete sulla tavola) È argento! Non li ho rubati. Erano di Giuda che li ha buttati nei rovi, sono andato a graffiarmi dappertutto per prenderli. Tenete, tenete voialtri che tanto Giuda è là impiccato in fondo. Ho anche uno orecchino della Madonna, che le ho rubacchiato ma lei è contente, è buona, santa... non è peccato. Tieni, tieni tutto... (finge l’ascolto) In cambio di cosa? Facciamo uno scambio. Voi mi darete quello 02/10/2012 193 (indica il Cristo), il permesso di tirarlo giù e portarlo via con me. Sì, Jesus Cristo! Per me! No, non da morta , il morto lo tieni tu. Ancora viva lo voglio!, come è adesso... che respira! Ah! Ah! Me lo lasci? Non hai paura! Lo so bene che se arriva il centurione e scopre la croce vuota vi spiaccica uno per uno, un chiodo di qua, un chiodo di là, piede sull’altro (mima di dare martellate) PAM!, PAM! Lo so, lo so... ma io vi faccio la proposta di non svuotarla la croce, di mettercene un altro al suo posto... Giuda per esempio! Andate a prenderlo che è sul fico impiccato, andate a prenderlo... lo portate, lo spiaccicate qui con quattro bei chiodo... che tanto nessuno si accorge dello scambio, sono tutti uguali sulla croce, tutti poveri cristi diventano. Ci siete? Ben fatto! Vai, vai... No, a Cristo ci penso io, il Cristo lo tiro giù io solo, vai tranquillo che lo tengo, mi prendo ‘sta scala (mima di prendere la scala e di appoggiarla alla croce. Il giullare può anche servirsi di una scala agibile che andrà ad appoggiare sul braccio della croce)… Jesus, tira in là un po’ il braccino che non vorrei 02/10/2012 194 schiacciartelo. Ecco cossì, adesso vengo (mima di montare per i piolo, riprendendo felice)... Ah, aha... Jesus... Non l’avresti mai pensato che sarebbe stato un matto a tirarti giù dalla croce, a salvarti. Tu vieni a salvare gli uomini e un matto salva te! Ah, ah, ah! Che scherzo che gli facciamo. Arrivo. Non aver paura che ora ti tiro giù come una bella sposotta dolce e cara… ti carico sulle spalle, poi ti porto con una barca che c’è al fiume fino all’altra parte della riva. Quando siamo arrivati dolce sarà… che là c’è uno stregone mio amico che ha un unguento, un spagnasso oleoso che come te lo sparge dappertutto tu: gnamm!, andrai via correndo come una lepre. Tranquillo Jesus! (Il Cristo ligneo si agita) Cosa sono questi tremori? Hai la febbre, perché fai con la testa di no? Non vuoi?!… Non vuoi che ti distacchi da qui? Per quale ragione?… Per piacere ripeti, non ho capito?… Per il sacrificio?… (Il brano che segue viene recitato a ritmo sostenuto) Perché sei venuto a morire sulla croce… per il sacrificio, per la salvezza degli uomini dal peccato e in cambio tu devi crepare inchiodato?! 02/10/2012 195 Oh, oh, oh… E tu dici che il matto sono io? Matto sei tu, boia! te e tutta la tua famiglia… a cominciare da Dio Padre in persona! E l’uccellone! razza di matti! Ah bella trovata questa del sacrificio divino! Sai cosa faranno i preti di ‘sto tuo martirio santo? Tutto d’argento ti pittureranno a mascherare la tua carne che marcisce… ti faranno le gote di sangue coi rubini… tutte d’oro… e le tavole di legno di questa tua croce saranno impreziosite, profumate e andranno intorno a portarla in maniera che tutti i contadini, pizzoc, mortificati, in ginocchio si butteranno, schiacciati dalla devozione ai piedi della croce e i preti che la mostrano ( che ne fanno mostra) in processione: “Guardate che si è sacrificato per voi! In ginocchio sacrificate anche voi! In ginocchio pelandroni!”. In questo modo combineranno il grande spettacolo del tuo patimento. Bel salvamento che fai! Slargato come un uccello ti spiaccicheranno anche sopra gli scudi e le targhe di guerra… e anche sulle bandiere ci sarà pittata-dipinta la tua croce te ingrisciao (Il brano che segue viene recitato a ritmo sostenuto), e sarai sulle 02/10/2012 196 spade ad accoppare, a stracciare, in nome di Dio e infilzare le donne, gli omini e i bambini tutti! Sgrossare e scannare in nome del tuo segno! Bella truffalderia combineranno col tuo sacrificio!… Cosa? Ripeti: non ti importa che si approfittino della tua passione… basta che ci sia un uomo solo chiaro e beato che raccolga il tuo insegnamento e ne faccia santa ragione? E chi sarebbero questi santi uomini degni? Fammi qualche nome! (Fa immaginare di ripetere l’elenco detto da Cristo) Francesco, bene, Benedetto, sì, Nicola… d’accordo! E dopo avere sopportato ogni violenza e mortificazione allo scopo di tirare fuori dalla disperazione i poveracci schiacciati dai maggiori, dargli conforto… come sono finiti? Da vivi fottuti e sputati… poi cacciati a pedate, una volta crepati, di questi santoni hanno fatto tabernacoli decorati di fiori e frutti dorati e riportano statue con i loro ritratti- effigi in processione davanti o dietro a te, per mettere i coglioni in ginocchio, imbrisàr, baciare la terra! 02/10/2012 197 Jesus ma cosa sei venuto a fare sulla terra? Sei disceso ad insegnare a noialtri che in croce ci stiamo dal giorno in cui siamo nati? A noialtri vieni ad insegnare come stare inchiodati sulla croce? No, di quello non abbiamo bisogno. Scusa, non ti arrabbiare, che su queste cose non è bene… Un altra cosa tu dovresti insegnarci, un esempio che un’altra volta solamente ti ho visto dare ai cristiani… È stato il giorno che sei entrato nella chiesa e hai scoperto i mercanti signori che vendevano, compravano, brigavano, con le merci, con gli ori, con gli argenti, bilance e tu con gli occhi sbarrati tu li hai guardati, hai preso un bastone per le mani e… picchiare!, picchiare! Cristo, non potevi insegnare a noialtri a picchiare? Picchiare! Picchiare! Picchiare! (Esce agitando il braccio nel gesto di bastonare una moltitudine di mercanti). 02/10/2012 198 Il primo miracolo di Gesù bambino Prologo Il monologo che segue ha per titolo "Il primo miracolo di Gesù bambino” è tratto da un vangelo apocrifo. È risaputo che apocrifo ai primordi del cristianesimo non significava falso, eretico o blasfemo ma solo non inserito nei vangeli ufficiali. Alcuni di questi scritti venivano tenuti nascosti in quanto destinati solo agli iniziati. Nel III, IV secolo si contavano decine di vangeli che oggi ritroviamo pubblicati in un gran numero di edizioni, tra le quali di certo l più completa è quella edita da Einaudi. Ogni comunità cristiana aveva il suo vangelo, lo sviluppava, lo rappresentava. La selezione dei vangeli accettabili durò per molti secoli, molti episodi sulla vita di Gesù furono cancellati dall’elenco ufficiale perché raccoglievano situazioni e moralità che contrastavano eccessivamente con gli scritti dei quattro evangelisti, Luca, Matteo,, Marco, Giovanni. Il miracolo di Gesù bambino appartiene proprio alla moltitudine dei 02/10/2012 199 vangeli ritenuti inconsoni. Nella raccolta degli scritti non omologati si ritrovano fabulazioni provenienti dai miti della Grecia arcaica e classica, dove si incontra Cristo che, come Orfeo, suona il flauto e affascina con la sua musica gli animali intorno; altre storie che provengono dall'oriente con draghi, palafreni scalpitanti che Cristo cavalca, agile come un centauro. Insomma narrazioni che evadono dall’immagine canonica, tanto che una gran quantità di vangeli ritenuti apocrifi furono accantonati, ma spesso si decise di distruggerli. Ancora nel VI, VII secolo, in un famoso Concilio, esplose una incredibile rissa fra i vari vescovi delle diverse comunità: ognuno si batteva perché venisse accettato e riconosciuto solo la propria visione della vita di Cristo e soprattutto la particolare interpretazione del Verbo espresso dal Messia. Come già era accaduto al Concilio di Nicea nel 325, i santi delegati, si insultarono, si aggredirono, provocando anche scontri fisici, alla fine sul terreno restarono molti testi stracciati, molti contusi e forse anche 02/10/2012 200 qualche morto. Testimonianza di questi terribili scontri, è l'attuale forma del pastorale, diventato ricurvo in conseguenza delle mazzate, con relativi contraccolpi, che di volta in volta ne attorcigliavano la cima. Anche il cappello che calzano i vescovi, i cardinali: avete in mente quella fessura nel mezzo? È il segno rimasto ad attestare le “frappate” che si son vicendevolmente appioppati.. Questo episodio davvero poetico sull’infanzia di Cristo che qui vi proponiamo nel VI secolo, nelle chiese dell'oriente, veniva normalmente letto e commentato. E ancora oggi, viene recitato e cantato nelle sagre che si svolgono nei borghi dell’Irpinia e del Salento. Nel Nuovo Testamento, cossì detto ufficiale, si narra della nascita del Redentore col presepe e i Magi, della fuga in Egitto, della presentazione al tempio e del dialogo di Gesù giovinetto con i saggi nella sinagoga; quindi, ecco che all’istante Gesù sparisce e di lui, della sua giovinezza non sappiamo più nulla. Lo 02/10/2012 201 ritroviamo già adulto in riva al Giordano nell’istante in cui chiede a Giovanni di essere da lui battezzato. Nei vangeli apocrifi, questo vuoto del racconto è colmato da un numero notevole di episodi sull’infanzia di Gesù, dei quali questo primo miracolo possiamo ben azzardare sia da considerarsi un autentico capolavoro di fantastica allegoria. La sacra famiglia in fuga verso l’Egitto, con l'asinello, va verso il mare e poi lo costeggia fino a Jaffa. Jaffa è la città dei pompelmi... A questo punto come nomino questa città esplode immancabilmente una sonora risata, si tratta di certo di uno sghignazzo a commento di uno sfondone; parte del pubblico intuisce, errando che io alluda al timbro che ancora oggi ritroviamo sui pompelmi prodotti in quella regione, parlo della J impressa sui frutti… magari da Jesus Per carità... non è questo, il miracolo di Gesù bambino. Il suo primo miracolo è molto di tutt’altra forza e meraviglia. Il piccolo arriva a Jaffa con la famiglia, e in quella terra si ritrovano ad essere 02/10/2012 202 stranieri, forestieri e poveri. Cercano subito una casa e trovano una catapecchia "scaruffata"... cossì malridotta che al confronto la capanna di Betlemme, era una reggia. Giuseppe, che è falegname, va in cerca di lavoro, ma non lo trova. È proprio il caso di dire che non batte chiodo. La Madonna, per rimediare qualche soldo, è costretta ad andare a lavare i panni nelle famiglie. Gesù bambino si ritrova sbandato tutto il giorno per la strada. Vede i bambini che giocano. Assiste al gioco dei ragazzini del quartiere, vorrebbe riuscire ad inserirsi, farsi accettare, e invece viene cacciato: è un forestiero, parla un altro dialetto, quasi un'altra lingua. È risaputo, e lo possiamo verificare ogni giorno nelle nostre periferie-dormitorio, che là dove esiste il razzismo, i bambini sono più razzisti dei grandi, e quindi Gesù bambino, mortificato, pur di riuscire ad essere accettato nel gruppo, realizza un suo piccolo miracolo, meraviglioso come può essere il miracolo di un bambino, e ottiene un successo incredibile: tutti lo abbracciano e lo eleggono capo dei giochi. Risate, 02/10/2012 203 grida di entusiasmo , le madri alle finestre applaudono. Ma ecco ed ecco che entra in scena, in groppa a un piccolo cavallo con finimenti d'oro, il figlio del padrone della città accompagnato da due sbirri. Il ragazzino del ricco pretende di partecipare al nuovo gioco, ma i piccolo straccioni non accettano. lo Il piccolo cavaliere, rosso di rabbia, si sente offeso e distrugge tutti i giochi dei bambini. La reazione del piccolo Gesù è tremenda… si può ben dire che gli girano tutti i santissimi. Non s'è mai visto un Gesù cossì adirato, nemmeno-neppure da grande, ha mai reagito con tanta violenza. Nemmeno quando, nel tempio, si è trovato con tutti i mercanti che facevano scempio d’ogni sacralità. Il ritmo e la sintesi scenica che ritroviamo in questo episodio… cossì come in atri Vangeli apocrifi, è davvero straordinario, oserei dire di una sorprendente modernità. Sembra di ritrovarci davanti alla sceneggiatura di un grande maestro dell’attuale cinema d’avanguardia. E fra poco, son sicuro che, 02/10/2012 204 ascoltando l’incalzare stravolgente di questa giullarata del primo miracolo, me ne dovrete dare atto. Nel presentarvi questa storia, uso un linguaggio che è l'insieme di parecchi dialetti del nord, tra i quali prevale il veneto. 02/10/2012 205 MIRACOLO GESU’ BAMBINO DA MARINA stampato accenti corretti Attenzione!! Bisogna confrontare i due dialetti e sistemare le didascalie Quand in tèl ziélo impiegniìdo de stèle tüto strapuntà’ de lûs l’è ‘rivà deréntro un stelùn tremendo co’ ‘na cuàssa cól brugàva, ól dava a scuretùn e tüte le stèle che criàva “Bòja chi l’è?!” L’éra la stèla cometa! Che ‘rivàva da l’oriente e drio gh’éra i tre re magi. Uno l’éra vègio, tüto ingrugnà, sbòco, ól bestemàva su un cavàlo negro... aténto a l’alegorìa... e intànt che andava su ‘sto cavàlo négro ól dava dei sacramént, ól sgnacàva perchè gh’avéa i ciàpe ‘piegnìde de forùncoli bugnün e ogni incrugàda che dava IHAAA PA!, ól biastemàva ‘me Dio! Aprèso a gh’éra un re magio biondo, ciàro… su un cavàlo bianco... aténto a l’egorìa, cont un gran mantèlo ròso, arzénto d’intorno e i risolùn, con di ögi cól rideva, ól surideva. Aprèso un magio negro su un 02/10/2012 206 camèlo griso… un negro cossì negro, con ‘sti ögi sbiancà, che quando ól rideva ól camèlo griso ól pareva pì bianco e ciàro dèl cavàlo bianco cól gh’avéa ól biondo re magio. E i andava e ól negro sul camèlo ól cantava: “Oh che bèl che bèl che bèl che l’è andare sul camèl che bèl che bèl che bèl che bèl che andémo a Betlèm a Betlèm gh’è ‘na capàna con deréntro la Madona ól bambìn che nina nina San Giusèp cól séga séga i angiulìt che vólan vólan oh che bèl che bèl che bèl che l’è andare sul camèl.” “Baastaaa! L’è tre ziórni e tre nòti che te canti ‘sta storia dèl camèlo! Emo capìt che l’è bèlo andare sul camèlo, ma adèso basta!” “E no, che devo cantare sul camèl… che débio andare che se mi no’ canto el camèlo s’endorménta bòrlo de sóto se spavénta casca par tèra 02/10/2012 207 mi schisciàdo e no’ arivo pì a Betlèm. A Betlèm gh’è ‘na capàna con deréntro la Madona el bambìn che nina nina San Giüsèp cól séga séga i angiulìt che vólan vólan oh che bèl che bèl che bèl che l’è andare sul camèl!” “Bastaaa! Mi té magno crüdo! Té pélo via tüto ól negro d’intorno e magno ól bianco deréntro! Basta cantare!” (Il Re Magio nero riprende la tiritera) “E no che devo cantare ritmo ritmo a débio dare ch’el camèl no’ è come ól caval el caval ól va al galòpo el camèl ól va al tròto gamba devànti, gamba de drio se intorcìga se no’ do ól ritmo se intropìga bòrlo de sòto, se spaventa 02/10/2012 208 casca per tèra mi schisciàdo no’ ‘rivo pì a Betlèm. A Betlèm gh’è una capàna con deréntro la Madona ól bambìn che nina nina San Giüsèp cól séga séga i angiulìt che vólan vólan...” “Te magno!!! Mi no’ capìssi ma perchè gh’han fàito vegnì ‘sto negro con tüti i magi culuràdi che gh’éra? Perchè? DIDASCALIA Dovémo far cosmopòlitos! Che l’è ‘na brava persona ma no’ se pòl continuare de ‘sta manéra, continua a cantare!... E certe volte me fa catare degli spaventi! Gh’ho dei bisógn... cói bugnón che me s’tciópa chi... DIDASCALIA sunt un màgio ma gh’ho dei bisogni... desséndi dal cavàlo, vó ne lo scüro in de la nòte... me fò per calare le braghe... e devànti a mi té vedo dòe ògi de bèsti... cunt di dénci de béstia... Bòja l’è un leon?!... Me sun cagào sü le braghe! Invece l’éra lü, cól cagàva devànti a mi... che ól ride, ól caga e ól ride... e no’ canta. 02/10/2012 209 La prema volta che no’ canta! No’ podéva cantare “Oh che bèl che bèl che bèl l’è cagàr sénsa camèl che bèl che bèl!”? Me fa catàre dei spaventi- stremìzzi che fra i bugnóni che i me s’tiòpa e lü, gh’ho ‘na rabbia adòsso che se ‘rivo de ‘sta manéra a Betlèm ‘maso ól bambìn ne la cûna!” In quel momento in dél ziélo ól stelùn s’è fermào e tuti i dise “Cos’è capità?” e el Magio negro cantando “S’è fermàt per catàrse un po’ de fiàt! Oh che bèl che bèl che bèl che l’è andare a Betlèm...” “Bastaaa!” Ól magio vègio salta sul so’ cavàlo, dà de sprón “Ghe vago da solo a Betlèm, no’ vòi nisciùno! Bastaa!” “Anca mi végno con ti! Oh che bèl che bèl che bèl...” “Bastaaa!” “Oh che bèl che bèl che bèl...” (Porta la voce quasi a spegnersi sempre più flebile in lontananza) “Bastaaa!” De bòta in dèl ziélo impiegnìdo de stèle l’è vegnü föra l’arcanzèlo cun un cerción tremendo cunt de le alàse, cunt tüto un brocognàr che gh’è, co’ la sfèrzula cun su scrito: “ANZELO”... per quèi che no’ capìsse! 02/10/2012 210 Ól va per ól zielo gridando “Venite è nato....” (RIMANE IN ITALIANO) ól pica de volàde de sóto BRUAAMMM (mima la picchiata con volo radente dell’angelo), con i pastori: “Oh desgrasiò té ghé fàit andà via ól late a le pégure!” (Mima un’altra picchiata dell’angelo che per poco non li travolge) “È nato ól redentore...BRUAMMM!” “Andasse a sbàter cóntra la muntàgna! Col cerción incarcào fino al bàbie! Tüte le plùme spantegàe! Galinasso!... A l’è mejór che andémo sübit a portàrghe qualchiregalo a quèsto bambìn fiòl dé Déo, che quèl angiolòn lì, ól se va avanti e indré tüta la note ghe ara ól prato!” Tüti che i ciàpa de la fructa, dèl formàjo, de le gaìne... a ghè dei disgrasio’ che i ’riva con de le sbèrle tremende de pulénta... e i végne avanti cussì da la montagna... Ma che disgrasió... a un bambìn apéna nasciüo té vòi darghe la polenta! E davanti a ‘sta capàna a gh’è un rebelòt da no’ dire: a gh’è de la zénte che séga dei palon DIDASCALIA BRA BRA BRA!, De quèli che i bate cól fèro dèl fabro BUM BAM! E quèli che i ànsima BRIU BRA 02/10/2012 211 BRIU BRA!, e el mulèta IAA IAA... e chi vende... “Bastaaa! Vergogna! ‘Sta povera dona de la Madona! Tre ziórni e tre nòti che no’ la dorme! Te la voi far morire?!” “Ma noialtri volemo fare ól presepio!” E dentro la capàna a gh’è i pastori che i éntra co’ i loro doni e gh’è Sant’Ana che come i éntran: “Dà chi in prèscia, prega dopo. Va föra! Oh quanta roba benedeto Gesù bambìn... te dovarèsse nàsser almànco quatro volte al mese, té fo una resèrva per tüta l’eternità!” E ‘rivan i tre Magi co’ l’oro, l’arzénto... ghe anca ól negro: “Föra che ól bambìn ól se spaventa!” (Cantando) “Oh che bèl che bèl che bèl l’è ól bambìn sensa camèl!” “Basta!” In quèl momento ariva dentro l’ànzelo con la spada de fòco: “Föra subito! Fuga in Egitto!” “De già?!” “Gh’è ól re Erode che staca tüte le teste!” La Sant’Ana: “Va a tòr quatro cavali e dòe carèti sübit, e carèga tüta la ròba!” “No, no’ gh’è téo, via subit!” “Ah bravo, arcànzelo fürbàsso, té vòi fregàrte tüta la roba ti eh? L’àseno, l’àseno, tira föra l’àseno!” 02/10/2012 212 Arìva ‘sto àseno tüto imbrocugnà, che nòl sta in pie... che l’è tre ziórni e quatro nòti che ól bòfa! Ahhh! El è sctiopà! Coménzan a caregàrlo de ròba e pachi e pachéti e aprèso la Madona ghe va soravìa, e Giüsèp: “Madona dessénde, no’ ghe la fa, ól crepa!” “Ma mi no’ pòdo minga desséndere da l’asino che se po’ la zénte no’ mé vede sü l’àseno no’ capìsse che stémo a fare la fuga in Egitto!”. E alóra Giüsèp va sòta a l’àseno, sé caréga la Madona, ól bambìn e tüti e va via camenàndo. Camìna camìna camìna, arìvan al mare, po’ ancora caminàndo caminàndo caminàndo, arìvan a Jaffa. Jaffa çittà bianca, granda, con grande tóri. Apéna l’ànzelo che ól zira, zira, zira sòna la tromba, l’asino: IAAAAP!, la panza par teèra, ‘na scurèzza e l’anima de l’àseno la va in ziélo! La Madona la varda e la dise: “Pora bèstia, l’è morto. Segno divino. Vòl dire che sémo ‘rivàt!”. Van derèntro ne la çittà e zércano un pòst dove podér andare a dormire. Gh’è ‘na stambèrga disgrasiàda, piena de böci, che la capàna a Betlème a l’éra ‘na reggia e ól povero Giüsèp tüta la nòte a tampunàre. 02/10/2012 213 Ól bambìn dorme, la mama dorme. La matina la sé desvégia, la Madona, la va intórna a zércare qualche lògo dove andare per lavàrghe i pani a non importa a chi... per portare a casa qualche dinàro. E Giüsèp no’ trova laóro e ól bambìn tüto ól ziórno in mèso a la strada. A la sira végne a casa la madre tüta róta sfrugugnàda con tüti a artrós par l’acqua, la sé sèta a respiràr, arìva Giüsèp cól biastéma ‘mé un lasro, po’ arìva Gesù bambìn, cunscià, cól mócc, coi braghe strsaà, sénsa ‘na scarpa: “Ma varda come té sét cunscià bambìn... ma con tüto ól travàil che gh’ho mi mo’ té dévo lavàrte i pani!” “Mama, gh’ho fame!” “Ma làssame parlare! Ma no’ té vergógni de ariva’ cunsciàt in ‘sta manéra?” “Mama, gh’ho fame!” (la Madonna parla velocissima in grammelot). Che quando la Madona l’éra inrabìta la parlava palestinés stringiüo che no’ se capiva negòta! “Diìghelo ti Giüsèp che lü l’è dessendüo dal ziélo per insegnàrghe ai bòni cristiàni e il primo amor che déve avérghe l’è ól respécto per la sòa madre e ti inveze no’ te vergogni?! (AGGIUNGERE DIDASCALIA 02/10/2012 214 PERCHÈ NON LEGA )” “Oh la madona!” “Giüsèp, te gh’ha sentì còssa gh’ha dito ól to’ fiòl? Dighe qualche còis!” “Mi?!” “Té sét so’ pare!” “Mi so’ pare?” La famégia la sé mèt a tàola, tüta intórna a la tàola i sé sèta, gh’è ól pane in mèso, ól bambìn fa per slongàre la man... “Eh, sempre con ‘sta mano sübit! Aspèta! Va che mani svoònce! E fate ól segno de la cróse prima! No, aspèta l’è tròpo presto, ‘n’altra volta!” Ól bambìn va a dormine, dorme tüta la famégia. Al matìno ól fiulìt sé desvégia, no’ gh’è la madre, ól padre l’è sortìo, sé mète le braghe, cata un tòco de pan, ól va föra in de la strada, o gh’è tanti bambìn che córen avanti e indrìo, che i salta, i zioga “Mé fèt ziogàr anc’mi al vostro ziógo... féme ziogàre... mi a són bravo!” “Va via Palestina!” “Ma perchè no mé vorsìt? Varda mi mé mèto a far la cavalìna... fago anca ól ladro, el ziògo de la sgiàfa...” “Va via terùn!” DIDASCALIA De le làgrime ghe sortòno dai ögi... ghe végne ól magun al Gesù bambìn. La madre ghe avéa dito 02/10/2012 215 “Atenti ti, no’ far miracoli che po’ i soldai i végn a savérlo, i végn e i té copa!” Ma l’éra tropo forte ól dolór d’és casciàto via che ól dovéa par fòrsa far un pìcolo miràcûl per far de manéra che ‘sti bambìn gh’avèsero amistà con quèlo. Per farghe simpatia, gh’ha pensà de fàghe un miracolo pìcolo, dolzo... L’è andaìt là, dove che gh’éra una fontàna, intorno gh’éra de la tèra creta, quèla per fa’ i matoni, bèla, grassa, bagnàda, l’ha catà un baslòt, a lavoràrla co’ ‘ste manine sante e ól vusàva: “Ehi fiulìt, bambìn, vegnì chi, vé fago un usèlo de tèra!” (Sfottenti) “Ehi, ól Palestina fa i usèi de tera!” “Sì, ma po’ mi ól fo’ volare!” (Sgignazzando con derisione oppure sempre più soddisfatti) “Ehi, ól Palestina el fa i usèi de tèra e po’ dopo i fa volare! Ma che bravo!” I bambìn tüti intórna a vardà giusta per pasàre ól témp... e quèlo cominza con ‘ste manine sante: ól fa ól crapìn, pœ le alète, ól panscetìn, le plùme con un teschetin, ciàpa do’ stechèt e i mète de sóta... i zampìt... e via in pie... “Sénsa truco ne preparasiùn, 02/10/2012 216 sénsa gnànca un orasiùn... un, dòe, tri, bófo!(mima di soffiare con forza...)” Bófa e se vede un trembàr de ‘sto uselìn de tèra... se dèrve le ali... PIU PIU PIU PIU... “Vola! Vola! Miracolo! Ól Gesù bambìn fa volare i uselìn de tèra!” “Ma no’ dir stronsàde! L’è un truco vègio ‘me la madòna! Ól furbastro gh’ha ciapàt un uselìn che l’è burlà da un àrbaro, l’ha inciucicà in t’un po’ d’acqua, po’ gh’ha ciapà de la tera e ghé la metüa de sopra, po’ l’ha metüo su una man, FIUM bofàda, brivido, CIP CIP CIP e vola via!” “No, l’éra vera, no’ gh’éra uselìn, no’ gh’éra ól truco! L’ho vedüo mi, aténto, aténto... ciàpo un altro barslòoc de tèra!” Ciàpa un altro baslòc de tèra: “Va’ chi - ól derve - no’ gh’è deréntro niente, no’ gh’è uselìn deréntro! PAC! Adeso Palestina avanti, fa’ vede’, fa’ ‘n’altra volta vola’ l’uselìn... e aténto a no’ far schèrsi, aténto che te do un casotùn!” El bambìn Jesus con ‘ste manine sante fa ól cotunin, de nòvo... “Sperémo che mé riésse anche ‘stavolta!” Ciàpa un steghetìn, fa tüte le plüme, pœ do’ stechetìn. (Mima di creare velocemente un altro uccellino) 02/10/2012 217 “Vun, dò, tri, sénsa truco ne preparasiùn, sénsa neànca un orasiùn...” In quèl momento dal fondo végne avanti un bambìn co’ i ögi negri, i cavèli tüti negri “Fermo!” “Cos’è?” ”Controllo!” “Chi té sèt?” “Tomaso!” “Tomaso, té cominci la matìna presto a rompe i cojón!” Arìva Tomaso, ciàpa un ciòd TIUM TIUM, ól sbusa. “Va bene, no’ gh’è truco, po’ andare! “ -Vun, dòe, tri, sénsa truco ne preparasiùn, sénsa neànca un orasiùn (soffia sull’uccellino): FIUM!” ól se slarga: PIU PIU PIU. “Vola! Miracolo! Oh che fenomeno! Che stregón meravgióso! Da ‘sto momento ól bambìn Jesus l’è ól cap dei zióghi! Adeso andémo a tra su la tèra e fémo un’uselànda de usèli come ghe pare! Pœ sübit aprèso lü ól bófa e fa volare e noialtri ridum!” E tüti i bambìn bòja che van a fare dei usèi mai vedù! A ghé n’et vun cól ciàpa un trocotùn, ól fa un crapón che no’ se pòl dire, con un pansciòn... un bragò... cunt un cuìn de stitìc che no’ se vede niànca... pœ ghe mète ‘na steca per fà ‘na jàmba, ‘n’altra jàmba... ma ól bórla davanti... ‘n’altra jàmba ól bórla de drio, sul 02/10/2012 218 cul! Cìnque jàmbe ghe mèto! “Mai vedùo un usèl con sìnque jàmbe!” ol dise Jesus “L’importante è ch’el vola!” Un altro fa una bissa a lugànega con dódese alète tüte intórna, sénsa la côa, sénsa nemànco le jàmbe. Po’ un altro fa un stronsùn tremendo... no’ se capìsse dov’è la crapa... Un’altro fa dóe strunsìt... Pœ un altro fa una torta... co’ intórna tüte le alète e la testa in mèso. L’ultimo fa un gato, bèlo... co’ le ali. “No’ se pòl far volare i gati!” “Se vola quèl stronsùn lì, volerà anca el mé gato!” Ma i gati no’ se pol far volare... un po’ de regola!” (Alzando la voce)“Mama! Jesus Palestina no’ vol far volare el me gato!” (S’immagina la madre affacciata ad una finestra)“Palestina, fa’ sübeto volar el gato dèl mé bambìn se no’ vegni giò e té inciòdo!” Ól bambìn Jesus ól ciàpa ól galinón... ól bofa:(mima via via il volo delle varie creature a cui da la vita) PFFUUUU QUAC QUIC QUOC QUA TE PU QUA... la lugànega PICI PETE TE CHE SE TEPE... la torta PSE PSU PSU... el strunsùn PCE PQUE PTE OCI... i strunsìt PCE PCI PQUE... El gato 02/10/2012 219 PFUUUUM GNIAAAOOOO! Magna tüti i osèi dèl ziélo! Ohi che bèl, che ridàre a s’cepapànza! “‘N’altra uselàda, avanti tüti insema!” Tüti che i fan i osèli, che i zióga, i ride, i canta! E gh’è le madri che le ride a le finestre! “Va che bravo bambìn ‘sto Jesus, gh’ha trovào un ziógo bèlo che no’ se fan neànca male!” Ma in quel momento TRAC!, se spalanca el portón de la piàssa e végne avanti un fiolìn su un cavàlo negro tüto infinimentà de ori e arzénto... ól bambìn gh’ha i cavei ben petenà, le plume sul capèlo, vestìt de velùto e de seta con un coletón de pisso. E gh’è dòi sbirri intórno montà su dòi cavali bianchi tüti armà. L’è ól fiòl dèl parón de tüta la çità. “Ehi, bambini a che ziógo ziogàte?” (Sottovoce)“Ól fiol de parón... che rompicojón! (A Gesù) No’ darghe tra’ Palestina, fa’ finta de gnénte! “Mé fate ziogàre anca mi al vostro ziógo?” “No!” “E perchè no?” 02/10/2012 220 “Perchè tüte le volte che noàltri domandémo de ziogàre con ti, coi to’ cavali per far un zirèto, ti té dise no! Parchè tüte le volte che vegnémo a casa tua che té gh’è dei gran zióghi, té ne fàit descassàre dai to’ sbiri! Noàltri adeso gh’avémo un bèl ziógo, el più bèl ziógo dèl mondo e el Palestina l’è ól cap dèl ziógo. Ti té sèt siòro ma no’ té gh’è el Palestina! Palestina l’è de noàltri! Vero Palestina? Palestina no’ té andar con quèlo, no’ fare el Giuda!” “Ma se pòl savére che ziógo l’è?” “Sì... noàltri fasemo i uselón pœ ól Palestina bófa e i fa volare. Ti vòl ziogàre anca ti? Cala le braghe, bófa sul to’ uselìn, vedèm sel ól vola!” E tüti che i ride. Ma ól fiòl dèl parón no’ ride miga. Rosso, inrabìto, co’ i ögi föra de la testa, cata ‘na lanza dèl soldàt, dà de spròn al so’ caval, cól caval arìva in mèso cridàndo ‘mé un mato: “Se no’ ziógo mi, no’ ziogàte gnanca voialtri!” ZAN ZAN a spacàre còi sòcoli dèl caval tüte le statue de creta. 02/10/2012 221 Tüti i fiulìt che piagnéva... tirava bale de mota contra el fiòl catìvo, ma i soldàt coréndo a caval criàva “Via! Fœra! Andit fœra, via! Che ól pòl fare quèl che el vòl quèl, parchè l’è ól fiòl dèl parón!” Le mame che vegnìvano fœra de le finestre “Catìvo! Un ziógo sì bèlo... che no’ costava gnénte... i nostri fiòl i éran contenti...” E i soldai: “Via madre! Via che ve ‘riva le lanze!” PFIUM PFIUM! tüte le finestre seràde. Int un mumént la piàsa l’è vòda. Gh’éra restà soltanto ól fiolìn dèl parón sul so’ cavàlo negro, coi soldati che i rideva. Nesciùno s’éra incorgiüo scorgiuo che visin a la fontana gh’éra restat ól bambìn Jesus, coi ögi grandi, impiegnìdi de lagrime... che ól vardava verso ól ziélo che ól s’era impiegnìdo de nivole. E ól comenza a ciamàr so’ patre e in dèl momento che ciàma ól Padre se ferma tüta la vita, se ferma ól tempo... tüti i restan ‘me statue. “PADREEE!” Le nivole se dèrvono, se mòve a scrocognón deréntro ol ziélo BROOMMM! “PADREEEE!” 02/10/2012 222 “Se gh’è?” “Padre son mi, to’ fiòl, Jesus Palestina!” “Te recognósso! Còssa t’è capitàt?” (Trattenendo a fatica le lacrime) “Ehhh, quèl bambìn lì l’è cativo, gh’ha s’cepà tüti i figurìni de tèra che noàltri gh’avémo fato per ziogàre...” “Ma caro bambìn, per ‘na stupidàda cusì té gh’ha de far ciapàre un spavento cusì grando a to’ pare. Che éro de l’altra parte de l’universo, son ‘rivàto de corsa, gh’ho sbusà quasi dosénto nivoli, gh’ho tirà sóta dódese cherubini, mé son sturtà ól triangolo che ghe vór una eternità a ripiasàl a l’órden! No’ té vergogni?!” (Singhiozzando)“E ma lü l’è staìt catìvo... gh’ha s’cepà tüti i zióghi... noialtri éremo contenti... s’tepaàdo tüto... gh’avevo tanto fatigà. Eco!” “No’ gh’ho capìt nagòta! Parla ciàro. Cosa l’è capitàt?” “L’è capitàt che co’ la mama e anca Giüsèp sémo ‘rivat a Jafa...lori i van a lavorar... EHH... e mi resto soléngo... IHHH... alóra sónt andaìt... in té la piàssa... 02/10/2012 223 a gh’éra che i bambìn... AHHHH...Loro i ziogàva e mi: féme ziogàre anca mi a lo ziógo... Va via Palestina Terùn! E alora mi... IHHH no’ éro capaze de restà sénsa ziogàre... ‘na tristìzia da morìre... AHHHH... E alùra gh’ho pensàt... Fo’ un miracolo... uno picolo... quèlo de far volare i osèli che l’è fàzile e mé riésse sempér bén... AHHH... gh’ho fato volare... Vün diseva no’ è vera... quèl Tomaso che rompe i cojón... AHHH e tüti i dise: bòn Palestina, cap dei zióghi... dei uselón tremendi... dopo i éran contenti! E adèso són de nòvo solo come prima... che tüti i amìsi i son scapàti... EHHH.... Gh’ho un dolore Padre... un dolór tremendo!” “Oh té gh’ha rasón. A debio dire che ól spacàre, ól s’tepàre sogni e zióghi de plager, de fantasia o l’è propri o pejór de tüti i pecàt. Ma cerca de capire, quèlo l’è pìcolo, no’ capìsse.” “Capìsse! Capìsse! Quèlo l’è catìvo de natüra... L’è grave perìculo lassàrlo diventare grande!” “Va bén, démoghe un castìgo. Che castìgo té vòi che ghe daga?” 02/10/2012 224 “Màsalo!” “Ah... cominçémo bén! Th’ho mandàt giò dal ziélo in tèra per imparàghe la pace fra i òmeni, parlàrghe d’amore, far che la zéente che normalmente se dà sgiafàde ‘stavolta i cristiani se rocognósse bén ciàro perchè se sgiàfano sübit l’altra facia e una sgafàda e se dan sgiafàde da la matina a la sira e i è contenti ‘me dio... e ti té arìvet al primo momento: màsalo! No’ té vergogni?” “Eh ma quèlo lì l’è stàit catìvo, m’ha dàit un dolór...” “Ma perchè té mé ciàmet mi per fà cativerie? Te sèt Dio anca ti... picolo, un deietìn. Perchè té mé végne a ciamàre a mi? Te vòi fare anca ti de manéra che la zénte dise: ól Padre l’è catìvo ma ól fiol l’è bòn! No, té lo fàit ti e no’ vegnìre a ciamàrme che mi gh’ho altro de fare!” BRAAAMMM Tüte le nìvole che se sèran, tüto ól ziél devénta ciàro, ól bambìn fiöl dèl parón ól ride de nòvo e anche i sbiri a ridón tanto che i sé pisa adòso. Ól bambìn fiòl de Déo va visìn e ghe dise: “Te ridèt ti, eh? Perchè té sèt tranquìlo che nisciün té pòl castigare, eh... E se adèso ariva vun e té 02/10/2012 225 castiga?... Mi par ecsempio!... Son tròpo pìcolo? Ah... no’ son capàze de darte un castigo? Ah sì? E se mi té fülmino?... Ah no’ té ghe crede eh?” BRUAMMMM! Un lampo de fògo ghe sòrte da i ögi che arìva e ól ciapa ól bambìn fiòl dól parón e lo lanza per aria cól rosso de la tera dentro una fornase BLUOC!, rosso, giallo... un bambìn de tèra fumante! I sbirri “Ahaaaa! Ól fiòl dèl diaól!” via che i scapa e tüte le done a la finestra “Ól stregon! Fiòl dèl diàolo!” Séran tüte le finestre. La Madona co’ stava a resentà a la fonte, sente criàre a ‘sta manéra, va coréndo: “Jesus còssa l’è capitàt? Perchè la zénte grida de ‘sta manéra?” “No’ so mi. Éremo chi che sé ziogàva... Varda mama, gh’ho fait ól mé primo miracolo... l’è ancora caldo!” “Un bambìn de tèra? Te l’hai faìt ti?” “No, no, l’è lü giusto... a l’éra catìvo, m’ha faìt ziràre... dopo che m’ha s’ciepà tüti i zióghi... gh’ho fàit dèl fògo... ghe lo sbrusà!” “Còssa?! Ma no’ té vergogni? Déo che cruèl che ti è! Pensa còssa capiterà a la so’matre quando ghe porteràn ‘sto bambìn su le ginögia... le 02/10/2012 226 lacrime de sànguo che ghé sorteràn... e ghé dirano: “L’è stait ól fiòl de Déo, ól Palestina... Té coménzi bén! Resùsitalo!” No!” “Resùsitalo sübit!” “No’ sé pòl far una roba che sübit débio resusitàrlo! E pœ no’son capàze... mi gh’ho imparàt soltanto a fulminare... no’ son ancora capàze de resuscitàre mama!” “No’ dir busìe, falo per mi... per i mée ögi, par ól dolore che to mé procüra con ‘sto bambìn.. àbie pietàt!” “Mama no’ piagnére... basta de piagnére. A lo resùito... ma con ‘na pesciàda!” (Mima di sferrare una terribile pedata al bambino disteso a terra) PAM! Una pesciàda al bambìn fiòl dèl padrón cól végne in pie... sé sgretola tüta la tèra, ól sangue ól comenza a andà, ól respira, ól respira, o l’è vivo, i ögi i sé ingrandìsse, se mète i mani su i ciapi... “Té sèt vivo!” “Cos’è capitàt?” “Te gh’avevo fulmenàt... e pœ... rengràssia la Madona! Te sentet dolore chi ai ciapi, eh? Té devi imparar che no’ è con la prepoténsia cge se guadàgna in té la vida... perché un ziórno o l’óltro ‘riva qualchedün che té ciapa a pesciadi in tèl cül!” 02/10/2012 227 Ci vuole un raccordo finale Là in fondo ariva deréntro un negro co’ è su un camèlo griso e de drio a gh’è un bianco cól bruacha su un cavàlo negro: “Oh che bèl che bèl che bèl che l’è andare sul camèl che bèl che bèl!” “Bastaaa!” “Oh che bèl che bèl che bèl...” “Basta!” 02/10/2012 228 IL PRIMO MIRACOLO DI GESU’ BAMBINO ULTIMO Quando in tòl ziélo grando e scüro e pién de stèle, de bòto, come fülmine, l'è 'rivàda la stèla cuméta con 'sto grande cuùn sbarluscénto de fògo sbarlazàndo 'me un serpénte immatìdo cól balo de San Vito… e l'è piombàda deréntro a 'sti lumini de stèle cupàgn d'ón scurbàt-pipistrèll a spampignà un fròtt de lùciole stremìde… 'ste pòre stèle i se metüe a criàr: "E ma chi l'è quèsto? 'Craménto!" E 'sto stelùn spricutàva e ól tornava indrèe, scumparìva de luntàn, segnàva 'na gran scia che 1'éra proprio el camìno per i Re Magi. Infàti a gh'éra tre Regi e Magi che i veniva de luntàn, fin dèl'oriénte. El pü vègio di tre Magi a l'éra un Rè con tan de corona d'òra in testa, i cavèli bianchi e una barba grisàda. La fàcia ingrognìda, un nass a bèch de catìvo che ól biastemàva e trava sacraménti perchè ól gh'avéa dei bugnùni sul cül che a ògni selàda: toc!, se schisciàvan de farlo criàre. 02/10/2012 229 A ghe n'éra 'n'altro, zóvane, muntà sü un cavàl bianco, in testa la corona indóva ghe spontáveno risulìn tüti d'ori e sótta dòi ögi celèstu e sémpre la bóca gh'avéa un sorìso. E un terso ghe n'éra, terzo Re Magio muntà sü un camèlo: un Magio negro... un negro, ma cussì negro, che contro a 'sto camèlo griso che montava, pareva più bianco dèl cavàlo bianco dèl Magio biondo. Bèlo de fàcia e tüto ridénte de quaranta dencióni luzénti e con dòi ögi che sbalusciàva nel scüro a luminàre. E sémpre sóvra al camèlo andava cantando. E ól cantava de contìnua, 'sta tiritéra: "Oh che bèl, che bèl, che l'è andare sül camèl! Che bèl, che bèl! Un saltèl, do' saltèl sü le goebe dèl camèl! Oohh che bèl, che bèl el camèl che va a Betlèm, Sóta el lüm de mila stèl. La cométa che a cumpàgna giüsta fin a la capàna e la Madòna che la nina el Bambìn che piàgne e frìgna 02/10/2012 230 e Giüsèp che séga, séga. I angiulìt che i vóla e i préga. L'asinèl e ól boe che i bòfa el camèl che sgamba e ól sgròpa balzelóni, vah 'm' el tròta! Oh che bèl, che bèl, che bèl che l'è andare sül camèl! De gran lónga pusé bèl ch'andar sül cavàl sul cavàl te scròla i bal che no' te càpita sul camèl che bèl, che bèl, che bèl!" "Baastaa, baastaa! - el vègio Re Magio ól biastemàva - Ma no' se pòde! O l'è quatro ziórni e quatro nòte cól canta che l'è bèl andare sü 'sto camèl!" (Il Re Magio nero riprende la tiritera) "E per fòrsa che me tóca cantare in sül camèl per farlo andare 02/10/2012 231 perchè se mi no' ghe canto el camèlo s'indorménta. S'indorménta, burla par tèra s'impantéga e mi stravàco cól camèl che mé sbraga adòso e ghe rèsto tüto schiscià! Sì che canto sul camèl! Oh che bèl, che bèl! Cossì arìvo a la capàna co' la Madòna che la nina San Giüsèp che ól séga ól séga ól Bambìn che ól frìgna e piàgna i angiulìt che i vóla e i préga el camèl che sgròpa e ól tròta oh che bèl, che bèl, che bèl! Sóra el camèl bisogna che canto anca per dàrghe un po' de ritmo perchè andare sul camèl no' l'è come in gròpa dèl cavàl che ól cavàl va cól galòpo e ól camèl ól sgamba a tròto 02/10/2012 232 sciàmpe ambàde una d'avanti e l'altra de drìo, che se no' se dà el bòn témpo se intupìca de 'na gamba se scarpüscia e ól và de sciàmba borletóni el va, se stciànta e mi, sóta de roèrsa tüto schisciàto dal camèlo! Oh che bèl, che bèl, che bèlo! Dàrghe ól ritmo e farlo balàre che a Betlèm mi vòj arivàre, cól camèl. Oohhee che bèl! Oohhee che bèl!" "Basta! - ól crìa desperàto ól vègio Re Magio - Te magno vivo! Te pélo via tüto el negro e me magno el bianco de déntro! Te lo magno intiéro! Già, l'idéa de far venir anco un Re Magio négro, parchè doveva èsserghe tüta l'umanità! Poteva mìga tiràrghe aprèso uno giàldo, rosso, coi balìt?... No, negro! E poe co' 'sti ögi bianchi c' gh'ha, co' la sfèrsula negra in mèso... che quando gh'è scüro ghe 02/10/2012 233 végn rossa ch'el par 'na bèstia feróce. Che l'altro ziórno sunt andà in campagna, che gh'avéa dèi mè bisogni un po' de corpo de fare... e me sont tirato giò le bràghe... perdonéme se ve la cónto... éro a metà scrusciàdo sü i ginögi, proprio in quèsta posisiòn, quando te vedo devànti a mi dò ögi de bèstia! Me sónt cagà sóra le braghe! E poe l'éra lü ch'ól cagàva devànti a mi! El cagàva ma nól cantava! L'ünica vólta che nól cantava: "Oh che bèl, che l'è cagar sénza camèl!" In quèl moménto la stèla cométa la fa' una svoltàda 'me un fülmine e de bòta la se ferma in mèzo al ziélo blucáda. "Cus'è sucèss cus'è?" E ól negher ghe da la rispòsta con una bèla cantàda: "La s'è fermàda per ciapà un po' el fià! El voer dì che sèm arivà! 'Rivàti quasi a Betlèm, che bèl, che bèl!" 02/10/2012 234 Disperà, ól Rè Magio vègio ghe da de spròn al sò cavàlo e ól va via come un mato e a drìo, sübito, el Re Magio negro a seguitàrlo e tüti e dòi i va in fondo nèl scüro e i scompare... i scompàre ma se sénte sémpre più baso: "Oh che bèl, che bèl!" - "Basta!" - "Oh che bèl... " - "Basta!" (Porta la voce quasi a spegnersi sempre più flebile in lontananza) "Oh che bèl!" "Basta!!" E poe un gran silénzio! In quèl, de bòto in dèl ziélo, se vede un grande anzolón che aparìsse, co' dei cavèi tüti svarulénti de bòcoli che cól vénto i sbanderàva... Un gran cerchión d'oro tacà, inciudàd, sü la testa. Vestìdo de séda che cól vénto i sbratacàva come vele slasàde. E de travèrso, chì sül stòmego, 'na grande svérzula de séda con scrito sopra: "Angelo!" Apòsta per quèi che no' capìse subito. E 'stu angelo, co' 'ste grande ali tüte coloràde, andava vdo 'me 'na poiàna treménda nel ziélo. El vegnìva giò a pigna-morta a raspà la tèra e ól criava: 02/10/2012 235 "Omeni de bòna vólontàaauuuaaauvvvv, venì ch'è nato el redentoreeeeaaaauuuuuuuaaaaaavvv!" (Mima la picchiata con volo radente dèll'angelo) Con tüti i pastori che se bütàvano per tèra spaventà! "Oheee... ma te sè mato! Te vo' schisciàrghe? A t'è spaventà tüti i péguri... che ghe andà via anca el late!"(Mima un'altra picchiata dèll'angelo che per poco non lo travolge) "Almànco te capitàsse d'andàr a sbàtere contra la montagna a scarcagnàrte el çerción fino al còlo, a spantegàrte tüte le piüme dapartüto. Ga1inàsso!" E i pastori se metéveno in camìno per andà a la capàna e ghe portàveno tüta la roba de magnàre el redentore. E chi ghe porta dèl formàjio, chi che ghe porta un cavrèto, dèi conìli, un altro de le galìne, e chi ghe porta dèl vino, de l'óli, chi che ghe porta le póme còte e le torte coi maróni. E po' ghe ne sónt de quèi che arìvan co' la pulénta apòsta de la bergamàsca. Cu' la pulénta fumànta de lontan! Roba che dàrghe de la pulénta a un bambìn apéna nascìdo, ghe vòl una bèla testa de cojóni! 02/10/2012 236 Ma i dise: "Bisogna far el presépio!" Sant'Ana, ne la capàna, metéva a pòsto tüti i dóni che ghe 'rivàva. Che tüta la stala l'éra piéna de roba de magnàre, l'àsino l'éra tüto covèrto de pachi e fagòti che ghe spontàva fœra solamente la crapa a mèso sofegà. La vaca l'éra covèrta che no' se vedeva più. Galìne, formàj, salami, botisèle dapartüto che paréva d'èsere al merca'! Arìva i Re Magi, i se ingenögia. Gh'è el vègio che el porta el sò regalo, poe el giovinèto e poe arìva dentro el negro... "Ohi che bèl, che bèl, che bèl! Ól Bambìn nèl cavagnèl!" "Fœra negro, via, cito! Spavénta no el fiulìn. Canta de fœra!" el vousa el re vègio. In quèl moménto se sénten i suldài ch'arìven: i suldài che van in tüte le capàne a védar se l'è nato ól Redentore, per 'masàrlo. E alóra, l'angiolón se para d'inànzi a la capàna in dove gh'éra la Madòna e ól 02/10/2012 237 Gesù Bambìn con un treméndo sciabolón! Arìva i suldài, e quèl che sta davanti el sé blòca: "Férma, vardé d'inànz a quèla capàna che sacraménto de angelo che gh'è lì, via che el ne spaca in dòi! Via, via scapare!" E in quèl moménto nèla cità, (mima di battere sul tamburo) patatum patatum patatum un banditore: "Ehi ascoltè mame, ascoltè dòne! Chi è che de voiàltre ha fàit nàser in 'sti tre ziórni un fiulìn pòle èser conténta, parchè ól re Erode ól ha desidìo de darghe un prémio al pü bèl bambìn che e nasciüdo. Portélo a la réggia e ól re, al bambìn pü bèlo, donarà 'na curoncìna co' sü scrito: "Oh come l'è bèl 'sto bambìn! L'è un putèlo quasi plü bèlo d'ól fiòl de déo!" E anca la dòna che l'ha purturìto o gh'avarà 'na curóna con sóvra stampà: "Quèsta l'è la mama che l'ha nascìo 'sto bambìn, bèl mé Dio!" "Sant'Ana che l'ha 'scoltà 'stò bordèléri, l'è andàit sübeto de la Madòna: "A gh'è un prémio, 'ndém, porta sübeto ól t'ho fiolìn al concorso." - "No che no' lo vòjo el premio. Mi no' gh'ho besógno d'avérghe consolaziùn altri che quèla che gh'ho già 02/10/2012 238 avüdo!" "No, no, gh'ha importànsa! Besógna che ól sàpia tüto el mondo. Ól premio donà dall'Erode non po' catàrselo 'n'altro fiòl! Andémo, andémo! Ubbedìse a la tua mama!" E fan per sortìre ma po' ghe repénsa e i dise: "Aspèta che andémo a tór dèi nastri per farlo plù bèlo ól nostro bambìn e ti Giusèpe, daghe un ögio al fiulìn e sta aténto che no' ghe capita quaicòs." Vano fœra e, sübeto San Giusèpe ól pianta lì de ségare e dise: "Chì ghe deve èser 'na trápula, mi sénto che gh'è 'na trápula. Gesù Bambìn, cosa te dìset ti? " E Gesù Bambìn che l'éra già inteligénte ól fà: " Sì, sì..." e schìscia l'ögio. Alóra San Giusèpe ól tira fœra un biciér dove gh'éra dentro de la ròba negra per pitüràr i cadenàsc. Cunt un penèlo tac, tac, tac, fa dèi puntini in tüta la fàcia al fiulìn c'ól faséva i grimàsi p'el galìtico. "Fermo li!" poe ól se remète a ségar. Torna Sant'Ana e come la vede ól fiòlin : "Ohaiooh! La rosolìa!... La rosolìa negra! Quel negro che l'è vegnü dénter l'ha spaventà ól Bambìn!" 02/10/2012 239 Pœ ciàpa un strascio fru, fru, fri, nèta, nèta, e ól bambìn devénta tüto netàto, pulito. "Qualchedùn gh'ha pitürà dèi balìt sül so' facìn dèl Bambìn! Chissà chi l'è stado?" San Giusèpe che el segàva: "Su nò mi, su nò mi." "Ténto ti, cun quèla séga, che mi te ségo via quaicòss d'altro, óltre che ai corna!" Catìva che l'éra Sant'Ana! Pœ lée e la Madòna van foéra de nòvo a tór dèi inguénti per darghe un bòn parfümo al fiolìn: "Sta 'ténto che 'ndémo fœra, varda che se capita quaicòsa al fiolìn la cólpa l'è tùa!" San Giusèpe apéna che i dò dòni son sortìde fœra, no' sa cosa fare... Scòrge sü un muro un bestiolìn... tüto rigàdo giàldo e negro, una avìs, un ape granda, che l'éra pussè come un vespón. Cata un biciér... Toc... Cól biciér l'imprigiona contro ól muro... presón! Un asèta. Soomm! Ghe tòpa sóra l'òrlo! (E l'imprigiona nel bicchiere) (Al bambìn gesù)"Scüsa ma dévo farte dar 'na cagnàda propi sü la ganàsa. Tum! Ploff! (Indica un immediato rigonfio sulla guancia del bambino) 02/10/2012 240 Adèss, dal'altro parte: Toc! Ploff! Tum! (Indica un rigonfio che spunta sull'altra guancia) Tum! In sü la fronte! (Come sopra) La trinità dei bugnoni!" Pœ, come non fosse, ritorna a far mostra de ségare. ‘Riva deréntro Sant'Ana: "Aaahhh Dio! Varda lì. Come l'è cunsciàto... Ooeehh cos'è capità? Che mostro! Varda lì!" "Ma no' 'stà a piàgner, l'è ròba che va via quasi sübit, dò mesi al màsimo!" el dise Giusèpe. "(Indicando i bernoccoli) Cos'è?" "L'è el dénte dèl giudìssio!" "De tüte e do parte?" "Sì." "Anca in fronte?" "Se no' gh'ha in testa lü el giudìssio!" Piange la Madòna, piange Sant'Ana. "Che desgràsia proprio adèso, che gh'éra un bèl premio de guadagnà, doveva capitàrghe 'sti trè dénti dèl giudìssio ! No' podarémo più portarlo da l’Erode, tanto che l'è mostruoso." De lì a un poco, fœra per le strade, se sént a piànzere. Se sénte criàre desperàde de le dòne, tüte matri, coi so' fiulìt insanguinàti, tajàti a tòchi. 02/10/2012 241 "Aahhaa! A l'éra 'na trápula! L'Erode, apéna sémo stàe ne la córte, l'ha fàit seràr tüti i porti. E i soldài sunt vegnü deréntro a masàrghe tüti i fiulìt... 'Na tràpula l'éra! Tüti masàdi!" Alóra Sant'Ana l'ha capito: l'è andàda par tèra in i ginöegio. Anca la Madòna. E tüte e dòi criàva: "Grazie Déo, iluminàto con grande mente de inteligénzia! Ti t'è vorsùo salvàrghe, con quèsta desgràzia finta d'i bognùni, 'sto fiolìn che no' 'rivàse in le sgrinfie de l'Erode. Oho! Che ménte! Che trovàde che te gh'hai Déo!" E San Giüsèpe cól segàva de ràbia, cól segàva anca ól cavalèto, biastemàva: "Cussì, sémpre, sémpre cussì! el diséva - Quando un òmo ól gh'ha 'na pensàda de zervèlo, poe tüti, ringràsien Déo, che no' gh'ha fàit gnénte!" In quèl mentre vién dentro un anzolo, gridando: "Fœra, fœra - dise - baterìa!" - "Come bateria!?" "Traslòco! Via, scapàre!" "Dove?" "Fuga in Egìto!" "De già?!" "Sì, gh'è tüti i soldài de fœra che ve çerca." "Aspèta, 'ndemo a tór un carèto - dise Sant'Ana - per 02/10/2012 242 caregàre tüti i regali che gh'han portà." "Gnénte regali, no' se porta via niénte!" Dise la Madòna: "Eh no, i mè regali li vòjo cara, i mè regali per ól fiolìn, che quando devénta grande... " " (a San Giüsèppe) Tira fœra l'áseno!" - "Ma no, no dise San Giusèpe - no' se pòl caregàrlo 'st'áseno, a l'è quatro ziórni e quatro nòti che el bófa, l'è sfiatà compàgn d'una lugànegha insechìda!" 'Gnìva avante infàti 'sto ásen, inciochì che no'l restava in pìe, ghe se slargàva i giàmbi apéna che ól caregàven. Caregàven tüti i fiaschi, i ótri, caregàven i formàj, pachi e fagòti. E 'sto ásen: wwumm! Wuwmm!, el 'ndava sóto, slargàva i giambi, la pànscia per tèra. A gh'è la Madòna che monta in còpa al àsen, insentàda cól fiolìn in bráscio. "Madòna - ghe diséva San Giusépe - ven gió, nòl sé po' mòvere… el mòre!" "Ma no' pòdo caro, chè tüta la zénte l'è abituà, durante la fuga in Egito a vedérme che mi son sentàda in sü parténsa!" l'áseno in fin da la 02/10/2012 243 E alóra San Giusèpe ól se mète sóta a l'áseno, caréga l'áseno in gròpa e van via tüti insémbia. Dòpo do ziórni, trè ziórni, tüta la sacra famégia 'riva davànte a Jaffa. Jaffa bianca co' tüte le tóri altìsime, maravegióse. E sübito l'ànzelo ól vóla in ziélo, ól fà un gran cerchio vdo. E l'àseno ól tira sü la testa... Iiiaaaahhhhhhhhh! (Imita il ragliare dell'asino) Pprrrooofffff! Slarga le giàmbe, POM, la pànscia par tèra. Una slòfa dèl cül: pluff! L'ànema de l'àseno la va in ziélo. La Madòna de in còpa a la bèstia spiràda, la varda: "Pòvara bèstia a l’è morta!... Segno de Dio, voer di' che sémo 'rivàti!" Van drénto a la cità, tròveno 'na stambèrga, tüto un büso, che, dèl confronto, la capàna de Betlèm a l'éra 'na réggia. Giusèpe ól tòpa i büsi. La famégia se mète a dormire. La matìna sübeto, la Madòna la ciàpa 'na cavàgna, 'na cesta e la va intórna a cercar pagni de lavare, perchè besógna che jüta anche lée' la faméja. San Giusèpe 02/10/2012 244 andava intórna cól martèl, la séga e ciòdi per truà de fare mestè. El fiolìn in mèso a la strada. La séra la Madòna l'arìva, morta roversàda, con tüta la stcéna spacàda, róta. La se sèta ancmò bagnàda, straca. E San Giusèpe vién de fœra imbestià chè no' gh'ha truvà lavór d'un sóldo. Se punta 1ì cól martèl sul tàvul: Ptum! Ptum! Ptum! Ptum! El pica sóra i didi, che quèla l'è l'üniga manéra de sfogàrse che gh'han i legnamèe. 'Riva dentro ól Gesù Bambìn cól mücc giò dèl naso, fin sü la bóca, tüto strapenàdo, con le mani vónce, le braghe de travèrso, sénsa gnanca 'na scarpa ai pìe. "Mama! A gh'ho fame!" "Bèla manéra che té ghé de vegnìr a casa! Invece de domandàrghe sübet dèl to' papà, de la tòa mama se i son cunténti, o fategà... Perchè te déve far cossì, eh?" "Eh, mama, ma mi gh'ho fame!" E la Madòna: "Ma non ti gh'ha vergogna? Proprio ti che te sèt vegnü apòsta dèl ziélo, che te sèt nasciüo al mondo apòsta per insegnàrghe ai altri a èser bòni… 02/10/2012 245 avérghe amore e avérghe bòne paròle per tüti... e proprio ai primi dòi cristiani che té ghé déve dar respècto, ti te arìvi a gnanca saludàrghe!" E Gesù Bambìn: "Oheu, la madòna!" Sbianca la Madòna e Giusèpe anco! Se mète a tavóla. "Fiulìn va' a lavàrte i man, nétate i mòcoli dèl naso, mètese un po' i cavèli a polìto. Va' i bócol... cussì! Fate el segno de la cróse! No, aspèta, l'è un po' tròpo presto!" Oh, Giüsèpe, dighe qualcósa al to’ fiòl… l’é al to’ fiòl anca lü!! O no? Chi l’é al mé fiòl? Pœ el Bambìn ól dorme. Dorme la Madòna, dorme Giusèp. La matìna Gesù se desvégia, el resta da per lü, sólo, no' gh'è nisciüno. Alóra se mète sü le braghe, mangia un tòco de pane, va intorno dove che gh'è la strada e vede tüti i bambini che ziòga: cavalìna, sgiàfa a nascundùn, tòpa falsa... "Ehi, bambìn! Féme ziogàr anca mi ai vostri ziòghi!" "Nò!" "Vo' sóta mi! Fémo la cavalìna. Anca a la 02/10/2012 246 sgiàfa" "No! Va' via, Palestina!" "A córere? Viàltri me corè drio. Fémo el ladro. Mi fò ladro?" "No!" "Ma perchè?" "Via, Palestina! Terün!" El fiolìn piange. Piange ól Bambìn coi ögi grandi che cóla' gotón de làgrime. E pur de avérghe la posibilità de ziogàr, de far festa, de far ziògo e fantasia coi altri fiolìt, el fa un miracólo. Che la sòa mama gh'avéasémpre dito: "No' far miràculi intorno, che i té scopre, che se i capisse che ti té sèt ól fiolìn de Dèo arìva i sbiri de l'Erode e ghe tóca scapàre de nòvo!" Lì, in de la piàsa, gh'éra 'na fontana. E tüta intorna la tèra... de la tèra créta, de quèla che se 'dòpera per fare i matóni. Jesus Bambìn ól ciàpa sü un pagnòco de tèra e ól ‘comincia con 'sti didìni a lavuràrla: el fa fœra un crapìn d'osèlo poe tüto el corpascìn con le aletìne, la côa, poe le piüme, fine, fine. El cata sü on bastonsìn per farghe le sciampìne... "Bambìn, varda che bèl osèlo de mòta che gh'ho fàito! De tèra l'è!" "Oh che bravo el Palestina, végne apòsta de lontano per farghe vedere l'uselìn de mòta... oh bravo!" - "Sì, 02/10/2012 247 ma mi sunt capàze de farlo vólare!" "Come?" "Ghe fo' 'na bufàda..." "Fà vedé?" "Èco! (Soffia con forza) Pfffuuuuu!" e l'uselìn ól dervìse tüte le piüme e le ali se desténde, sbate, sbate: ciup, ciup, ciup, ciup, viricip, ciup, viriiii, cip! (Con le sole mani mima l'uccello che svolazza intorno fino a scomparire nel cielo) "Bòja, che drago el Palestina! Che stregonàsso! Ohi, l'ha fàit volàr l'usèl de mòta co' 'na bufàda. De tèra l'éra!" "No' l'è miga véra!" "Com no? L'ho vidùo mi!" "Ma l'è un trüco vègio 'me la Madòna: lü l'ha catà un uselìn de quèi inturpicà che l’é burlà giò da 'n'albero... l'ha catà sü... poe l'ha sguatascià ne l'àqua... dòpo l'ha sfrugugnà un pochetìn ne la tèra.. poe l'ha metü sóra la man, gh'ha bufà in tèl cül: brivido... vce, vce, vce... l'è vulà via!" "Ma no, l'ho visto mi, l'éra pròpio de tèra! Dai… Faghe védar, dài Palestina... 'n'altro tòc de créta, avanti via, mœvess... (mima come fosse Gesù bambino di creare un uccellino) dai che l'è fato... via co' le alète... Dai, bufa!" - "Spèta!" "Chi?" 02/10/2012 248 'Riva un fiulòt, un bambìn, co' 'na gran testa tüta risulìt négher: "Fermo, verificare!" "Chi sèt?" "Tomaso!" "Tomaso? (Alza le mani, arreso di fronte alla consuetudine e al personaggio) Come no' dito!" Tomaso ciàpa un ciòdo... sum sum sum... sbüsa l'oselìn de tèra: "Regolamentare, vai!" "Aténti che bóffi!" (Soffia) Ppfffuuuuuuuu... (Mima nuovamente il volo dell'uccellino) cip, cip, cip, cipcipcipcip! "Vóla! L'osèlo vóla! Bravo Palestina! Caro, come te vœri bén! Toh, un basìn! Ma perchè te se stàit luntàn cossì tanto témpo? Che giògo che fémo! Adèso ognuno ól fà un osèlo... e ti, poe, Palestina: pffuuuu!, bófa e fa vólar i nostri osèli!" "Dai Palestina! Che bèl Palestina che te sèt!" vusa tüti i fliolìt E tüti gh'han ‘cominciàt a far dèi oselón. V'un gh'ha fàit un panotún tüto tondo co' ‘na côa drissa, con dèe alète quadri, con un gran crapón che burlàva giò, poe 02/10/2012 249 l'ha fàit dò giambìne, tum... el burla giò... ghe n'ha metü quatro, poe cinque zampe. "Ma no' se pòl un osèl de çinque zampe!" ól dise Jesus "Se no' stà in pìe... Importante che vóla, no?" Pœ 'n'altro, 'na lugànega, una bissa, 'na bissa salàma, con dodése ali in fila, sénsa la côa, dódese zampe. "Lè un cagnòtto..." Pœ 'n'altro l'ha fàit un bugugnùn... paréva 'na torta, co' la testa drissa in mèzo, sénsa còlo, el bèco su sü... e tüte le ali, tüte scompagnàde, tüte intorno. E sénsa giàmbe. "No' so se el vóla, vedarèm..." Pœ, 'n'altro, gh'avéa fàit dèi oselìn che pareva de le cagadìne. Pœ 'n'altro un strunsùn. E l'ultimo, un gato! "No' se pòl far vólare un gato!" "Se vóla quèl strunsùn là, vólerà ancha el me gato!" "No, ma i gati no' se pòl far vólare. Un po' de régóla!" 02/10/2012 250 "Mama! El Palestina no' vól far vólar el mè gato! (Mima la madre che si affaccia al balcone e grida:) Fa' volàr sübeto el gato d'el mè fiòl, Palestina! Se no, vegni giò e te inciòdo!" (Mima il bambino Gesù che si osserva preoccupato le palme delle mani) "Tüti i oselón, tüti in fila!" "Via, che el bófa!" (Esegue una soffiata panoramica e mima via via il volare strampalato dei vari uccelli) Pffuuuuu... El pagnutùn: quac, quic, quoc, qua, te, pu, qua, te. Pfffeeee... La lugànega: pici, pete, qua, te, ce, che , se, te, pe. Pfffeeee... La torta: psu, pse, psu. Pfuuuu... El strunsùn: pce, pque, pte, pci, pce. El gato! Pfuuu gniaaaaoooo gna gnum gnam! Magna tüti i osèli dèl ziélo! "Ohi! Che bèl, che rìdare a stciepapànza!" "'N'altra uselàda, avanti tüti inséma!" Tüti che fan i osèli. Végnen anche dai altri quartiéri, tüti i fiolìt. Tüta la piàssa piéna de fiolìt che i ziòga, i ride, i canta!... fan 02/10/2012 251 pastròchi con la tèra, tüte le statuète... osèl de tüte le forme e culóri che i vola. Ma in quèl moménto: trac! Se spalanca el portón de la gran piàssa. E se vede 'parìre un cavalìn negro, tüto bardà, bèlo, con sóvra, a montàl, un fiolìn tüto rubisón, con dei öci sbricón, con i cavèli bén petenà... le piüme sül capèlo, vestìt de velùto e de séta, con un coletón de pisso. E gh'éra dòi sóldati d'aprèso: el sovrastòmego de fèro, piüme anca loro sul capèl, montà sü dòi cavàli bianchi. Quèl bambìn l'éra ól fiòl dèl parón de tüta la cità. (Mima il bambino che, dal cavallo, si rivolge con arroganza ai ragazzini del quartiere) "Ehi fiolìn, che cosa ziogàte?" "No' far mostra de gnénte, Palestina! Quèlo l'è un rompicojón. L'è ól fiòl d'ól parón. No' darghe trà. No' darghe corda, fa' finta de gnénte." "Mé dit a còssa state a jocàndo? Pòso jocàre co' voiàltri?" "No!" "E perchè, de gràssia?" 02/10/2012 252 "Cussì! Perchè tüte le vólte che noialtri domandémo de ziogàr con ti, fiòl dèl patrón, coi to' cavàli per far un zirèto, ti té dise no! Perchè tüte le vólte che vegnémo a casa tua, che té gh'è de gran ziòghi, té ne fàit descassàre da i to' sbiri! Noiàltri adèso gh'avémo un bèl ziògo, el più bèl ziògo dèl mondo, ma el Palestina, che quèl l'è al cap dèl ziògo, l'è nostro. Ti te se sióro ma no' te gh'e ól Palestina. Palestina l'è par noàltri. Vero Palestina? (Mima di baciare Gesù) Pciu, pciu! No' té n’andar co' quèlo ah? No' fa el Giuda, ah?!" "Ma se pòl savére che ziògo l'è?" "Sì, che té lo digo... Noiàltri fasémo i uselón. Pœ ól Palestina, bófa e i fa vólare. Ti vól ziogàre anca ti?" "Oh sì!" "Bòn, tira fòra el to' oselìn, bófaghe sóvra, e védom se ti è bòn de farlo vólare!" (Gran sghignazzo corale) Rosso, inrabìto, co l'éra ól fiolìn dèl padrón, co' i i ögi fœra de la testa. Gh'ha catà 'na lanza dèl soldàt, gh'ha dàit de spròn al so' cavàl, l'è 'rivàt in mèso ai fiòl 02/10/2012 253 criàndo 'me un mato: "Se no' ziògo mi, no' ziogàte gnànca voàltri!" Zan, zan, a spacàre coi zòcoli dèl cavàl tüte le stàtue, tüte le figürine de créta. Tüta la tèra spacàda. Coi fiulìt che piagneva... tiràva bale de mòta; i soldàt coréndo a cavàl, criava: "Via! Fœra, andìt fœra, via! Che el pòl fare quel che el vòl quèl, parchè l'è ól fiòl dèl padrón!" Le mame che faciàda a le finestre: "Catìvo! Un ziògo si bèlo co l'éra. No' costava gnénte... i nostri fiòl i l'éra conténti, e ti..." E i soldài: "Via matre! Via, che ve 'riva ‘na lanzàda!" Pfium, pfium, ptum, ptum! Tüte le finestre seràde. La piàsa vòda. Gh’éra restà sóltanto ól fiolìn dèl parón sul so' cavàlo negro, coi sóldati che i rideva. E nisciün gh'avéa scorgiùo che gh'éra restàt ól Bambìn Jesù visìn a la fontàna.. coi ögi grandi, impegnìdi de làgrime... che ól vardàva verso ól ziélo che el s'éra impiegnìdo de nìvole. (A tutta voce) "Paadreee, paaadreeeee!" 02/10/2012 254 Le nìvole se son dervìde: broomm, proomm, brooommm! (Mima il padreterno che si affaccia fra le nuvole) "Se gh'è!" (A fatica trattiene il pianto) "Padree, son miii, Jesus..." (Amorevole e preoccupato) "Cosa t'è capitàt, Bambìn?" "Eehh... quèl fiulìn lì l'è catìvo, chè gh'ha s’cepàt tüti i figurìn de tèra che noialtri gh'avémo fato per ziogàre. G'ha scarcagnà tüto cól so' cavàl e (piange farfugliando) guduhntuchetugudutu..." "Ma caro, per 'na stupidàda cusì, te gh'ha de far ciapàre un spavénto cusì grando a to' pare che so' 'rivàto de volàta, de l'altra parte de l'univèrso che éro? Gh'ho sbüsà quasi dódes nìvoli, gh'ho tirà sóta dódese cherubini, e me son stùrta tüto ól triangolo, che ghe vœr una eternità a rimpiasàl a 1'órden!" "E, ma lü l'è stàit catìvo! Lü l'è ól fiòl dèl parón, gh'ha tüto! Gh'ha tüti i ziòghi, ma l'istèso, quando gh'ha visto che noialtri éremo conténti, gh'ha... (singhiozza) 02/10/2012 255 ghidi tüte tuduuhu s’cepàdo tüto... ehheeehhhe... e mi gh'avéo tanto fadigà..." "Parla ciàro." "E mi che gh'avevo fàto tanta fatìga de far ól miracólo de far vólar gli oselìni... per avérghe dèi amìsi, per ziogàre insémbia... che dòpo i mè ciamàva Palestina caro toh un basìn!... E adeso són de nòvo sólo, come prima. Che tüti i amisi mìi son scapadi... ehhhee... (Piange) Gh'ho gran dólore mi, gh'ho gran dólore patre eeehhheeee..." "Oh te gh'hàit rasón. A dévo bén dir che ól spacàre, ól s’cepàre sogni e ziòghi de plagér de fantasia, o l'è pròpi ól pejiór de tüte i viòl! Ma quèlo l'è un fiolìt, caro... cosa devo fare eh?"(Gesù, prima si lascia sfuggire un sospiro di pianto, poi, con tono, il più candido e normale possibile) "Màsalo! (Sorride guardando accativante verso l'alto per ottenere il consenso del padre) Eh!" "Ma caro, t'ho mandàt giò apòsta dal çiélo in tèra per imparàrghe la pace fra i òmeni... parlàrghe d'amore. 02/10/2012 256 La prima vólta che quaicün te fa quaicòsa, te voi masàrlo! Te cominci bén la professiòn, eh?" "È tròpo? Bòn, alora stórpialo... sguèrcialo... eh? Sguèrcialo e stórpialo!" "No, no' se pòl far 'ste robe, caro. No' se pòl comensàr co' la violénza cussì, eh?" "No' se pòl? No' te pòl ti? Lo maso mi?" "E bon, fàit quèl che te pare, che tanto co' ti, no' se pòl descùtere. Ma non andar intorno a racontàr che so' stado mi!" Prrooomm, bbrrraaaamm! I nìvuli sfragùglia da partüto e el Dèo scompare. No' l'è pasàto ól témpo. De nòvo a gh'è ól fiolìn dèl padron cól ride, coi soldàt che i se sganàsa a rigolà, e ól Bambìn Jesù visìn a la fontàna, c'ól ciàma: "Patron... fiòl dèl parón!" "Eh?" (Ride col compiacimento di chi sta preparando uno scherzo atroce) “Te ridi, ti, eh? T'è fàit tüto 'sto sacrapànte d'intorno... t'è spatascià tüti i statuèti, té ruinàt el nostro ziògo. E ti sèt conténto, tranquìlo... ti pénsi che nisciün te faga gnénte, eh? Ti è convènso 02/10/2012 257 che no'l pòle èserghe nisciün che te castiga al mondo. Gnànca to' pare, ah? E se adèso invece mi te fùlmino?... Te ridi, eh? No' te ghe credi, eh?" Ffvvuuuooommmmm! Un fulmine treméndo è sortì dai ögi dèl Jesù Bambìn. (Descrive la terribile fiammata) Una léngua de fògo! 'Me 'na bisa-serpénte infiamàda, l'intorcìga tüto 'sto fiolìn, ól scaravénta, ól revòlta, ól sbate per tèra, divénta tèra còta come in un forno. Pœm! Fumante!! Tüte le done dai balcón se büta a criàre: "Stregonàso! Còssa ti gh'ha combenà de treméndo!?" I soldàt sbianchìdi de spavénto che scapa sui cavàli. La Madòna, che gh'ha sentìt criàr de lontàn la 'riva de corsa: "Cos'è succès? Fiulin cos'hàit fa' ti?" "Gnénte... ho fa' un miracólo! Mio primo miràculo! Varda, l'è ancora caldo." "Ma come... l'è un bambìn?! L'è un fiolìn che t'è trasformà in tèra còta!!! Ma cos t'è fàit còs? Ma parchè?" "Eh! Ma lü l'éra catìvo, cara!" "No' vòj 'scoltàr scüse! Resüsitalo!" 02/10/2012 258 "Noo!" "Jesus, obidìse! Pénse a la povéra mama de 'sto bambìn... lo strapacòre che gh'averà! Resüsitalo!" "Ma non son capàze mama, mi gh'ho imparà sóltanto a fulminare; no' gh'ho ancora imparàt el resùrgit!" 02/10/2012 259 "No' dir bosìe! Resüsitalo e inprèscia! No' ti capìse che se 'riva i sbiri ghe tóca de scapàre de nòvo... mi e to' patre che gh'avémo apéna trovà un lavór!" (Lamentandosi) "Eh, ma però... Èco... no' se pòl fare un miracólo che bisogna disfarlo sübeto...! Bòn, lo resüsito, però co' 'n'a pesciàda..." (Mima di sferrare una terribile pedata al bambino disteso a terra) Tum! 'N'a pesciàda in tèl cül de tèra. Prum! El bambìn de carne e òsa torna in pìe. Se tégne i ciàpi cont i man... ól varda intorno spaventàt: "Cuss'è capitàt, cuss'è sucès cos'è?" El fiolìn Jesus ghe dise: "Mi sont stàito! Ól miracólo... fulminà... resüsità! Pœ l'è 'rivà la mia mama... Ringràsia la Madòna! Faghe sübit un fiurèt! Ma ti... tésénte brüsar ól cül per la pesciàda che t’ ho dàit? Aténto che gh'é un'alegorìa, eh! Bòn servìsi per quei che son stremìdi... che derénto le finestre son nascondüdi per gran pagüra. (Indica in alto tutt'intorno alla piazza) Se quèli comìnzeno a 02/10/2012 260 penzàre, razonàre, bada bén, che ti, te deventerà grande a forza di pesciàdi che ti ciàpi! El cülo te monta, te monta, te monta, te monta: puuummm! E s’ciòpa! In eterno senza cülo! Amen!" 02/10/2012 261 Il primo miracolo di Gesù Bambino Traduzione Quando nel cielo grande e scuro, pieno di stelle, di colpo come un fulmine è arrivata la stella cometa con 'sta grande coda splendente di fuoco... Sbandando a zigzag come un serpente ammattito con il ballo di San Vito... ed è piombata dentro a 'sti lumini di stelle come un pipistrello a scompigliare una frotta di lucciole spaventate... 'ste povere stelle si sono messe a gridare: "Ma chi è 'sto sacramento!" E questa grande stella andava come ubriaca, tornava indietro e scompariva lontano, e tracciava una gran scia che era proprio il cammino per i Re Magi. Infatti c'erano i tre Re Magi che venivano da lontano, fin dall'Oriente. Il più vecchio dei tre Magi era un re con tanto di corona d'oro in testa, i capelli bianchi e una barba grigia. La faccia ingrugnita, un naso a becco da cattivo e bestemmiava, tirava a "sacramenti" perché aveva dei bubboni sul culo che ad ogni a "sellata": toc! si spiaccicavano da farlo gridare. 02/10/2012 262 Ce n'era un altro, un re, giovane, montato su un cavallo bianco, in testa la corona sotto la quale gli spuntavano riccioli tutti d'oro e, più sotto, occhi celesti. E, sempre, sulla bocca aveva un sorriso. E ce n'era un terzo montato su di un cammello: ed era un magio negro, un negro ma cossì negro, che, a suo confronto, il cammello grigio che montava pareva più bianco del cavallo bianco del Magio biondo. Bello di faccia e tutto ridente, sempre sul Cammello andava cantando. E cantava di continuo, di continuo questa tiritera: "Oh che bello, che bello che è andare sul cammello Che bel, che bello! Un saltello, due saltelli sulla gobba del cammello Oohh che bello, che bello il cammello che va a Betlèmme Sotto il lume di mille stelle. La cometa che accompagna giusto fino alla capanna e la Madonna che ninna 02/10/2012 263 il bambino che frigna e piange e San Giuseppe che sega, sega Gli angiolini che volano e pregano L'asinello e il bue che soffiano e il cammello che sgamba e sgroppa balzelloni, guarda come trotta. Oh che bello, che bello, che bello che è andare sul cammello. Di gran lunga è più bello che andare sul cavallo sul cavallo ti si scuotono i testicoli questo non ti capita sul cammello. Che bello, che bello, che bello!" "Basta, basta! — il vecchio bestemmiava — Ma non si può! Sono quattro giorni e quattro notti che canta che è bello su 'sto cammello!" (Il Re Magio nero riprende la tiritera) "E per forza che mi tocca cantare sul cammello per farlo andare 02/10/2012 264 perché se io non gli canto il cammello s'addormenta, si addormenta, cade per terra si inciampa e io ruzzolo a basso col cammello che mi frana addosso cossì rimango tutto schiacciato. Certo che canto sul cammello! Oh che bello, oh che bello! Così arrivo alla capanna con la madonna che ninna San Giuseppe che sega, sega il bambino che ragiona e piange gli angioletti che volano e pregano. Il cammello che sgroppa e trotta oh che bello, che bello, che bello! Sopra al cammello bisogna che canti anche per dargli un po' di ritmo perché andare sul cammello non è come andare in groppa al cavallo che il cavallo va al galoppo e il cammello sgamba al trotto zampe ambate una davanti l'altra dietro, 02/10/2012 265 che se non si da il tempo giusto incespica una gamba nell'altra inciampa e va là ruzzolando a rotoli se ne va e si schianta e io sotto ribaltato tutto schiacciato dal cammello oh che bello, che bello, che bello! Dargli il ritmo e farlo ballare che a Betlèmme io voglio arrivare col cammello. Oohhee che bello! Oohhee che bello! " "Basta! - grida disperato il vecchio Re Magio - Ti mangio vivo! Ti pelo via tutto il nero e mi mangio il bianco di dentro! Te lo mangio intero! Già, L'idea di far venire anche un Re Magio negro, perché doveva esserci tutta l'umanità! Non potavamo portarci appresso un giallo, rosso, a pallini... No, negro! E poi con questi occhi bianchi che ha, con la pupilla nera in mezzo, che quando c'è scuro gli viene rossa che pare una belva feroce. 02/10/2012 266 Che l'altro giorno sono andato in campagna, che avevo dei miei bisogni un po' di corpo da fare... e mi sono tirato giù le brighe, perdonatemi se ve la racconto, ero a metà, accovacciato sulle ginocchia, proprio in questa posizione, quando ti vedo davanti a me due occhi da bestia feroce! Mi sono cacato sopra alle brighe! E poi era lui che cacava davanti a me! Cacava ma non cantava! L'unica volta che non cantava. Non poteva forse gracchiare: Oh, che bello, che bello è cacare senza il Cammello?" In quel momento la stella cometa fa una svolta come un fulmine e di colpo si ferma in mezzo al cielo, bloccata. " Cosa è successo?" E il negro gli dà una risposta con una bella cantata: "Si è fermata per riprendere un po' di fiato! Vuol dire che siamo arrivati! Arrivati quasi a Betlèmme, che bel, che bello!" 02/10/2012 267 Disperato, il Re Magio vecchio sprona il suo cavallo e se ne va via come un matto e dietro subito lo segue il Re Magio negro e tutti e due vanno in fondo nello scuro, nel buio e scompaiono... Scompaiono ma si sente più di lontano: "Oh che bel, che bello!" "Basta!" "Oh che bello... " "Basta!" (Mima l'ascolto di voci sempre più flebili e lontane) "Oh che bello!" "Basta!" E poi un gran silenzio. In quel momento, di colpo, nel cielo, appare un angiolone. Con i capelli tutti scompigliati e i boccoli che col vento sbandieravano. Con un cerchione d'oro inchiodato sulla testa. Con grandi lembi del vestito di seta che per il vento svolazzavano come vele slacciate. E di traverso, qui sul petto, un gran nastro di seta con scritto sopra: "Angelo!" Apposta per quelli che sono tardi a capire. E questo angelo, con le sue grandi ali tutte colorate, andava volando come una 02/10/2012 268 tremenda poiana nel cielo. Veniva giù a capo morto quasi a graffiare la terra e gridava: "Uomini di buona volontàaaauuuuaaaauuuvvvvvv... venite che è nato il redentoreeeeaaauuuaavvv!" (Mima la picchiata con volo radente dell'angelo) Con tutti i pastori che si buttavano per terra spaventati! "Oheee... ma sei matto! Vuoi schiacciarci? Hai spaventato tutte le pecore... che gli è andato via anche il latte! (Mima un'altra picchiata dell'angelo che per poco non lo travolge) Se almeno ti capitasse di andare a sbattere contro la montagna cossì che il cerchione ti si incastra fino al collo e ti sparpagliano tutte le piume da ogni parte. Gallinaccio!" E i pastori si mettono in cammino verso la capanna e portano tüta la roba da mangiare. E chi porta del formaggio, chi un capretto, dei conigli, un altro delle galline, e chi gli porta del vino, dell'olio, chi porta le mele cotte e le torte con le castagne. E poi ci sono quelli che arrivano con la polenta apposta dalla Bergamasca. Roba che dare della polenta a un 02/10/2012 269 bambino appena nato, ci vuole una bella testa da coglioni. Ma dicono: "Bisogna fare il presepe!" Sant'Anna, nella capanna, metteva a posto tutti i doni che arrivavano. Che tutta la stalla era piena di cose da mangiare, l'asino era tutto coperto di pacchi e fagotti tanto che gli spuntava fuori solo la testa, mezzo soffocato. La vacca era coperta che non si vedeva più. Galline, formaggi, salami, botticelle dappertutto che sembrava d'essere al mercato! Arrivano i Re Magi, si inginocchiano. C'è il vecchio che porta il suo regalo, poi il giovane e arriva dentro il negro... "Ohe che bello, che bello, che bello! Il Bambino nella cesta" "Fuori negro, via, zitto! Non spaventare il Bambino. Canta di fuori!" In quel momento si sentono i soldati che arrivano. I soldati che vanno in tutte le capanne a vedere se è nato il Redentore per ammazzarlo. E allora, davanti alla capanna dove c'era la Madonna e Gesù Bambino, 02/10/2012 270 l'angiolone si para davanti con una tremenda sciabola. Arrivano i soldati e quello che stava in testa si blocca: "Fermi, guardate, davanti a quella capanna che sacramento di angelo c'è lì, via che ci spacca in due! Via, via, scappa!" E in quel momento nella città, patatum patatum patatum un banditore: "Ehi ascoltate mamme, ascoltate donne! Chi di voialtri ha fatto nascere in questi tre giorni un bambino può essere contenta, perché il re ha deciso di dare un premio al più bel bambino che è nato. Portatelo alla reggia. Portatelo dentro alla casa grande di Erode e al bambino più bello donerà una coroncina con su scritto: "Oh come è bello questo bambino! É un bambino quasi più bello del figlio di Dio!" E anche la donna che l'ha partorito avrà una corona con sopra stampato: "Questa è la Mamma che ha fatto nascere 'sto bambino! Bello come Dio!" Sant'Anna che ha ascoltato 'sto discorso è andata subito dalla Madonna: "C'è un premio, andiamo, porta subito il tuo bambino al concorso." - "No che non lo 02/10/2012 271 voglio. Io non ho bisogno di avere consolazioni oltre di quella che ho già avuto!" - "No, non ha importanza, bisogna che lo sappia tutto il mondo. Il premio donato da Erode non può prenderselo un altro bambino! Andiamo, andiamo! Ubbidisci alla tua mamma!" E fanno per uscire ma poi ci ripensa e dice: "Aspetta che andiamo a prendere dei nastri per far più bello il nostro bambino e tu Giuseppe dai un occhio al bambino e stai attento che non gli capiti qualche cosa. " Vanno fuori e subito San Giuseppe pianta lì di segare e dice: "Qui ci deve essere una trappola, io sento che c'è una trappola. Gesù Bambino cosa ne dici tu?" E Gesù, Bambino che era già intelligente, dice: "Sì, sì..." e schiaccia l'occhio. Allora San Giuseppe tira fuori un bicchiere dove c'era dentro della roba nera per (dipingere) i catenacci. Con un pennello tac, tac, tac, fa dei puntini tutti in faccia al bambino che faceva tutte le smorfie per il solletico. "Fermo là!" poi riprende a segare. 02/10/2012 272 Arriva dentro Sant'Anna: "Ohaiooh! La rosolia!... La rosolia nera! Quel negro che è venuto dentro ha spaventato il bambino!" Poi prende uno straccio fu, fu, fra, pulisce, pulisce, diventa tutto pulito, pulito. "Qualcuno ha dipinto delle palline sul faccino del bambino! Chissà chi è stato?" San Giuseppe che segava: "Io non so, io non so." - "Attento tu con quella sega, che io ti sego via qualche cosa, oltre alle corna!" Cattiva che era Sant'Anna! Poi lei e la Madonna vanno fuori di nuovo a prendere degli unguenti per dare un bel profumo al bambino: "Stai attento che andiamo fuori, guarda che se capita qualche cosa al bambino la colpa è tua!" Allora San Giuseppe appena che le due donne sono uscite, non sa cosa fare... Scorge su un muro un bestiolino... tutto rigato giallo e nero, un'ape, un'ape grande, che sembrava più un vespone. Prende un bicchiere... toc... Col bicchiere l'imprigiona contro il muro... presa! Una tavoletta. Soomm! e la chiude sopra l'orlo (l'imprigiona nel bicchiere). 02/10/2012 273 "Scusa ma ti devo far dare un morso proprio sulla guancia. Tum! Ploff! (Indica un immediato rigonfio sulla guancia del bambino) Dall'altra parte: toc! Ploff! Tum! (Indica un rigonfio che spunta sull'altra guancia) Tum! In fronte! (C.s.) La trinità dei bozzi!" Poi, come se niente fosse, ritorna a far finta di segare. Arriva dentro Sant'Anna: "Aaahhh Dio! Guarda 1ì. Com'è conciato... Oohhee cos'è capitato? Che mostro! Guarda lì!" - "Ma non stare a piangere, è cosa che va via quasi subito, due mesi al massimo." Dice Giuseppe. "Cos'è?" (Indicando i bugnoni) "E il dente del giudizio!" - "Da tutte e due le parti?" - "Sì!" "Anche in fronte?" - "Se non ce l'ha in testa lui il giudizio!" Piange la Madonna, piange Sant'Anna. "Che disgrazia! Proprio adesso dovevano capitargli 'sti tre denti del giudizio, che c'era un bel premio da guadagnare! Non potremo più portarlo, tanto che è mostruoso!" 02/10/2012 274 Di lì ad un poco, fuori per la strada, si sente piangere. Si sentono le grida disperate delle donne, delle madri, con i loro bambini insanguinati, tagliati a pezzi. "Aahhhaaa! Era una trappola! Erode, appena siamo state nella corte, ha fatto chiudere tutte le porte. E i soldati sono venuti dentro ad ammazzarci tutti i bambini... una trappola era! Tutti ammazzati!" Allora Sant'Anna ha capito, è andata per terra in ginocchio. Anche la Madonna. E tutte e due gridavano: "Grazie Dio, illuminato con grande mente di intelligenza. Tu hai voluto salvare, con questa disgrazia finta di bugnoni, 'sto bambino perché non arrivasse nelle grinfie di Erode. Oho! Che mente! Che trovata che hai avuto Dio!" E San Giuseppe che segava con rabbia, che segava anche il cavalletto, bestemmiava: "Cossì, sempre, sempre cossì - diceva - quando un uomo ha una pensata di cervello, poi tutti ringraziano Dio, che non ha fatto niente!" In quel mentre viene dentro un angelo, gridando: "Fuori, fuori - dice - le masserizie!" - "Come le masserizie!" - "Trasloco! Via, scappare!" - 02/10/2012 275 "Dove?" - "Fuga in Egitto!" - "Di già?" - "Sì, ci sono tutti i soldati di fuori che vi cercano." - "Aspetta, andiamo a prendere un carretto - dice Sant'Anna - per caricare tutti i regali che ci hanno portato." - "Niente regali, non si porta via niente!" Dice la Madonna: "Eh no, i miei regali li voglio cara, i miei regali per il bambino, che quando diventa grande..." - "Tira fuori l'asino!" - "Ma no, no - dice San Giuseppe - non si può caricarlo 'st'asino, sono quattro giorni e quattro notti che soffia, è sfiatato come una luganega rinsecchita!" Veniva infatti avanti, 'sto asino, ubriaco che non si reggeva in piedi, gli si allargavano le gambe appena lo caricavano. Caricavano tutti i fiaschi, gli otri, caricavano i formaggi, pacchi e fagotti. E 'sto asino: vvuumm! Vvuuummm! Andava sotto, allargava le gambe, la pancia per terra. C'era la Madonna che montava sopra al mucchio, seduta col bambino in braccio. "Madonna - le diceva San Giuseppe - vieni giù, muore, non può muoversi." - "Ma non posso caro, che 02/10/2012 276 tutta la gente è abituata, durante la fuga in Egitto, a vedermi seduta sopra l'asino fin dalla partenza." E allora San Giuseppe si mette sotto all'asino, se lo carica sulla groppa e vanno via tutti insieme. Dopo due giorni, tre giorni, tutta la sacra famiglia arriva davanti a Jaffa. Jaffa bianca con tutte le torri altissime, meravigliose. E subito l'angelo vola in cielo, fa un gran volo. E l'asino tira su la grande testa. Iiiaaaahhhhhhh! Pfrrrooofff! (Imita il ragliare dell'asino) Una scoreggia dal culo: PLUFF! L'anima dell'asino va in cielo. Allarga le gambe, pom, la pancia per terra. La Madonna sopra alla bestia spirata, guarda: "Povera bestia, segno di Dio, vuol dire che siamo arrivati." Vanno dentro alla città, trovano una stamberga, tutto un buco, che, al confronto, la capanna di Betlèmme era una reggia. Giuseppe tappa i buchi. La famiglia si mette a dormire. Alla mattina subito la Madonna prende una cesta e va intorno a cercare panni da lavare, perché bisogna che aiuti anche lei la famiglia. E San Giuseppe andava intorno col martello, la sega e chiodi per trovare da fare dei 02/10/2012 277 lavori. Il bambino in mezzo alla strada. La sera la Madonna arriva, morta rovesciata, con tutta la schiena spaccata, rotta. Si siede sudata, stanca. E San Giuseppe viene da fuori imbestialito che non ha trovato lavoro da un soldo. Si mette lì col martello sul tavolone ptum! Ptum! Ptum! Ptum! e picchia sopra le dita, che quella è l'unica maniera di sfogarsi che hanno i falegnami. Arriva dentro Gesù Bambino con i mocci giù dal naso, fin sulla bocca, tutto strapenato, con le mani sporche, le braghe di traverso, senza neanche una scarpa ai piedi. "Mamma! Ho fame!" - "Bella maniera che hai di venire a casa, invece di chiedere subito del tuo papà, della tua mamma... se sono contenti, o stanchi. Perché devi fare cossì, eh?" - "Eh, mamma, ma io ho fame!" E la Madonna: "Ma non hai vergogna? Proprio tu che sei venuto apposta dal cielo, che sei nato al mondo apposta per insegnare agli altri a essere buoni, avere amore e avere buone parole per tutti... E proprio ai primi due cristiani ai quali devi portare rispetto, tu arrivi a neanche salutarli!" E Gesù Bambino: "Eh, la 02/10/2012 278 madonna!" Impallidisce la Madonna e Giuseppe anche. Si mettono a tavola. "Bambino, vai a lavarti le mani, pulisciti i mocci dal naso, mettiti un po' i capelli in ordine. Guarda i boccoli... cossì. Fatti il segno della croce! No, aspetta, è un po' troppo presto!" Poi il bambino dorme. Dorme la Madonna, dorme Giuseppe. La mattina Gesù si sveglia e resta da solo. Solo, non c'è nessuno. Allora si mette su le braghe, mangia un pezzo di pane, va in giro dove c'è la strada, e vede tutti i bambini che giocano: a cavallina, a nascondersi, al gioco dello schiaffo... "Ehi, bambini! Fate giocare anche me ai vostri giochi!" - "No!" "Vado sotto io! Facciamo la cavallina. Anche il gioco dello schiaffo." - "No! Vai via, Palestina!" - "A correre? Voialtri mi correte dietro. Facciamo il ladro. Io faccio il latro?" - "No!" - "Ma perché?" - "Via, Palestina! Terrone!" Il bambino piange. Piange il bambino con gli occhi grandi che colano goccioloni di lacrime. E pur di aver la possibilità di giocare, di far festa, di far gioco e 02/10/2012 279 fantasia con gli altri bambini, ha fatto un miracolo. Che la sua mamma gli aveva sempre detto: "Non far miracoli intorno, che ti scoprono, che se capiscono che tu sei il figlio di Dio... arrivano gli sbirri dell'Erode e ci tocca scappare di nuovo!" Nella piazza c'era una fontana. E tutto intorno della terra. Della terra creta, di quella che si adopera per fare i mattoni. Gesù Bambino prende su un pugno di terra e incomincia con 'sti ditini a lavorarla: ne esce un crapino di uccello, poi tutto il corpicino con le alettine, poi le piume, fini, fini. Raccoglie un bastoncino per fargli le zampine... "Bambino, guarda che bell'uccello di terra! Di terra è!" - "Oh che bravo il Palestina, viene apposta da lontano per far vedere l'uccellino di terra... oh bravo!" - "Sì, ma io sono capace di farlo volare." - "Come?" "Gli soffio sopra." - "Fai vedere!" "Ecco! Pfffuuuuuuuuuu!" (Soffia con forza) E l'uccellino apre tutte le piume e le ali, si distende, le sbatte, le sbatte: ciup, ciup, ciup, ciu, viricip, ciup, 02/10/2012 280 viriiii, cip! (Mima, con le sole mani, l'uccello che svolazza intorno fino a scomparire nel cielo) "Boia, che drago il Palestina! Che stregone! Oh, ha fatto volare un uccellino!" - "Non è vero." - "Come no? L'ho visto io!" - "Ma è un trucco vecchio come la madonna: lui ha preso un uccellino stordito che è caduto giù da un albero. L'ha preso su. Poi lo sbatacchia un po' nell'acqua. Poi l'ha sfregato un pochettino nella terra. Poi l'ha messo sulla mano, gli ha soffiato nel culo: brivido vce, vce, vce... è volato via!" - "Ma no, l'ho visto io, era proprio di terra! Fagli vedere, dai Palestina... Un altro pezzo di creta, avanti, muoversi, dai che è fatto... via con le alette... dai, soffia!" - "Aspetta!" - "Chi è?" Arriva un ragazzotto, un bambino, con una gran testa, tutta riccioli neri: "Fermo, verificare!" - "Chi sei?" "Tommaso!" - "Tommaso? Come non detto!" (Alza le mani, arreso di fronte alla consuetudine e al personaggio) Tommaso prende un chiodo... sum sum sum... buca l'uccellino di terra: "Regolamentare, vai!" - "Attenti 02/10/2012 281 che soffio!" (Soffia) Ppfffuuuuuuuu... cip, cip, cip, cipcipcipci! (Mima nuovamente il volo dell'uccellino) "Vola! L'uccello vola! Bravo Palestina! Caro, come ti voglio bene! Toh un bacino! Ma perché sei stato lontano cossì tanto tempo? Che gioco che facciamo! Adesso ognuno fa un uccello. E lui, poi, il Palestina: pffuuu! Soffia e fa volare i nostri uccelli!" - "Dai Palestina! Che bel Palestina che sei!" E tutti hanno cominciato a fare degli uccelloni. Uno ha fatto una pagnotta tutta tonda con una coda dritta, con delle ali quadrate, con un gran testone che cadeva, poi ha fatto due gambine, tum... cade giù... gliene ha messe quattro, poi cinque zampe. "Ma non si può un uccello con quattro zampe..." - "Se non sta in piedi... Importante è che voli, no?" Poi un altro fa una salsiccia, una biscia, una bisciasalame, con dodici ali in fila, senza la coda, dodici zampe. "É un cagnotto..." 02/10/2012 282 Poi un altro ha fatto un pastone, pareva una torta, con la testa dritta in mezzo, senza collo, il becco in su... e tutte le ali, tutte spaiate, tutte intorno. E senza gambe. "Non so se vola, vedremo..." Poi, un altro, aveva fatto degli uccellini, che parevano delle cacatine. Poi un altro uno stronzone. E l'ultimo, un gatto! "Non si può far volare un gatto!" - "Se vola quello stronzone là, volerà anche il mio gatto!" - "No, i gatti non si possono far volare. Un po' di regola!" "Mamma! Il Palestina non vuol far volare il mio gatto!" (Mima la madre che si affaccia al balcone e grida:) "Fa volare subito il gatto di mio figlio, Palestina! Se no, vengo giù e ti inchiodo!" (Fa il gesto del bambino Gesù che si osserva preoccupato i palmi delle mani) "Tutti gli uccelloni, tutti in fila." "Via, che soffia!" (Mima il volare strampalato di vari uccelli) Pffuuuuu... La pagnotta: quac, quic, quoc, qua, te, pu, qua, te. 02/10/2012 283 Pfffeeee... la salsiccia: pici, pete, qua, te, ce, che, se, te, pe. Pffeeeee... la torta: psu, psu, psu. Ppfuuuu... lo stronzone: pce, pque, pte, pci, pce. Il gatto! Pffuuuu pne gna gnum gnam! Mangia tutti gli uccelli nel cielo! "Ohi! Che bello, che ridere a crepapancia!" "Un'altra uccellata, avanti tutti insieme!" Tutti che fanno uccelli. Vengono anche dagli altri quartieri, tutti i bambini. Tutta la piazza piena di bambini che fanno tutti pasticci con la terra, tutte le statuette. Uccelli di tutte le forme e colori. Giocano, ridono e cantano! Ma in quel momento: TRAC! Si spalanca il portone della grande piazza. E si vede apparire un cavallo nero, tutto bardato, bello, con sopra un bambino, tutto rubizzo, con degli occhi la briccone, con i capelli ben pettinati... le piume sul cappello, vestito di velluto e di seta, con un collettone di pizzo. E c'erano dei soldati appresso a lui con la corazza di ferro, anche loro con le piume sul cappello, sopra dei cavalli bianchi. Quel bambino era il figlio del padrone di tutta la città. 02/10/2012 284 (Mima il bambino che, dal cavallo, si rivolge ai ragazzini del quartiere) "Ehi ragazzini, a che cosa giocate?" - "Fai finta di niente. Quello è un rompicoglioni. E il figlio del padrone. Palestina non dargli retta. Non dargli retta, fa finta di niente." - "Mi dite a cosa state giocando? Posso giocare con voialtri?" - "No!" - "E perché, di grazia?" - "Cossì! Perché tutte le volte che noialtri domandiamo di giocare con te, figlio del padrone, con i tuoi cavalli per fare un giretto, tu dici no! Perché tutte le volte che veniamo a casa tua che tu hai dei gran giochi, tu ci fai scacciare dai tuoi sbirri. Noialtri adesso abbiamo un bel gioco, il più bel gioco del mondo, ma il Palestina, che è il capo del gioco, è nostro. Tu sei ricco ma non hai il Palestina. Il Palestina è per noialtri. Vero Palestina pica, pciu! (Mima di baciare Gesù) Non te ne andare con quello, eh! Non fare il Giuda, ah!" - "Ma si può sapere che gioco è?" - "Certo che te lo dico... Noialtri facciamo gli uccelloni. Poi il Palestina, soffia e li fa volare. Vuoi giocare anche tu?" - "Oh sì!" - "Bene, tira fuori 02/10/2012 285 il tuo uccellino, soffiaci sopra, e vediamo se tu sei buono di farlo volare!" (Mima un gran sghignazzo corale) Rosso, arrabbiato, era il figlio del padrone! Con gli occhi fuori dalla testa. Nero dalla rabbia, il bambino ha preso una lancia del soldato, ha dato di sperone al suo cavallo, il cavallo è arrivato in mezzo e gridando come un matto: "Se non gioco io, non giocate neanche voialtri!" - zan,zan, a spaccare con gli zoccoli del cavallo tutte le statue, tutte le figurine di creta. Tutta per terra la terra spaccata, sbriciolata. I bambini che piangevano... tiravano palle di creta, i soldati arrivano a cavallo e gridano: "Via! Fuori, andate fuori, via! Che lui può fare quello che vuole, perché lui è il figlio del padrone!" Le mamme si affacciavano alle finestre: "Cattivo! Un gioco così bello che era! Non costava niente... i nostri figli erano contenti, e tu..." E i soldati: "Via madri! Via, che vi arrivano le lance!" Pfium, pfium, ptum, ptum! Tutte le finestre, le porte chiuse. La piazza vuota. Era rimasto soltanto il 02/10/2012 286 bambino, figlio del padrone, sul suo cavallo nero, con i soldati che ridevano. E nessuno si era accorto che era rimasto il Bambino Gesù vicino alla fontana. Con gli occhi grandi, pieni di lacrime... che guardava verso il cielo che si era riempito di nuvole. (Indica il bambino che urla rivolto al cielo) "Paaadreee, paaadreee!" Le nuvole si sono aperte: broomm, proomm, brooommm! (Mima il padreterno che si affaccia tra le nuvole) "Cosa c'è?!" "(Rifacendo il tono del bambino, che a fatica trattiene il pianto) Padre, son io, Jesus... " - "Cosa ti è capitato, bambino?" - "Ehheehh... quel bambino li è cattivo, ci ha rotto tutte le figurine di terra che noi avevamo fatto per giocare. Ci ha schiacciato tutto col suo cavalco… (Piange farfugliando) guduhnchettu." - "Ma caro, per una stupidata cossì, devi far prendere uno spavento cossì grande a tuo padre? Che sono arrivato di corsa, di volata, che ero dall'altra parte dell'universo... ho bucato quasi dodici nuvole, ho tirato (messo) sotto dodici cherubini, e mi 02/10/2012 287 si è stortato tutto il triangolo! Che ci vuole un'eternità per rimetterlo a posto!" - "Eh, ma lui è stato cattivo, lui è il figlio del padrone, ha tutto! Ha tutti i giochi, ma quando ha visto che noialtri eravamo contenti, ci ha... gauderetutetuduuhu... (singhiozza) rotto tutto... ehha... (piange) e io avevo tanto faticato..." - "Parla chiaro." - "E io che avevo fatta tanta fatica a fare il miracolo di far volare gli uccellini... per avere degli amici, per giocare insieme... che dopo mi chiamano Palestina caro, toh un bacino... Adesso sono di nuovo solo, come prima. Tutti i miei amici sono scappati... ehhee... (Piange) Ho un gran dolore io, ho un gran dolore padre eeehhheee... " - "Hai ragione. Devo ben dire che lo spaccare, il distruggere sogni e giochi di fantasia dei bambini, è proprio la peggiore delle violenze... Ma quello è un bambino, caro... cosa devo fare eh? " "(Gesù, prima si lascia sfuggire un sospiro di pianto poi, con tono il più candido e normale possibile:) Ammazzalo! (Sorride guardando accattivante verso l'alto) Eh? (Mima sorrisi e ammiccamenti per 02/10/2012 288 ottenere il consenso del padre)" - "Ma caro, ti ho mandato apposta giù dal cielo in terra per insegnare la pace fra gli uomini, parlar loro d'amore. La prima volta che qualcuno ti fa qualche cosa, vuoi ammazzarlo? Cominci bene la professione, eh?" - "É troppo? Bene, allora storpialo... sguercialo, eh? Sguercialo e storpialo... " - "No, non si possono fare queste cose, caro. Non si può cominciare con la violenza cossì eh?" - "Non si può? Non puoi tu, eh? Lo ammazzo lo?" - "Ebbene, fai quello che ti pare, che tanto con te non si può discutere. Ma non andare intorno a raccontare che sono stato io." Prroomm, bbrrraaamm, le nuvole scompaiono... si sbriciolano e il cielo torna limpido. E non è passato il tempo. Di nuovo c'è il bambino del padrone che ride, con i soldati che sghignazzano, e il Bambino Gesù vicino che chiama: "Figlio del padrone!" - "Eh?" "Eeehhheeehhhh" (Ride compiaciuto col fare di chi sta preparando uno scherzo atroce) Ridi eh? Hai fatto tutto questo trambusto qua intorno, hai spiaccicato tutte le statuette, il nostro gioco. E tu sei lì, tutto 02/10/2012 289 contento, tranquillo, e pensi che nessuno ti faccia niente eh? Tu pensi che non ci sia nessuno che ti castighi al mondo. Neanche tuo padre, eh? E se adesso invece io ti fulmino? Ridi eh? Non ci credi, eh ?" Ffvvuuuooommmmm! Un fulmine tremendo è uscito dagli occhi di Gesù Bambino (Descrive la terribile fiammata) Una lingua di fuoco, come una biscia-serpente infiammata, attorciglia tutto 'sto bambino, lo scaraventa, lo rivolta, lo sbatte per terra, diventa terra cotta come in un forno. Poem! Fumante!! Tutte le donne dai balconi si mettono a gridare: "Cosa hai combinato di tremendo?" I soldati impalliditi dallo spavento scappano sui cavalli. La Madonna, che ha sentito gridare da lontano, Arriva di corsa: "Cosa è successo? Bambino cosa hai fatto?" - "Niente... (ho) fatto un miracolo. Il mio primo miracolo. Guarda (è) ancora caldo." - "Ma come... è un bambino? É un bambino che hai trasformato in terra cotta!! Ma cosa hai fatto, cosa? Ma perché?" - 02/10/2012 290 "Eh! Ma lui era cattivo, cara!" - "Non voglio ascoltare scuse! Resuscitalo!" - "No!" (Con voce piagnucolosa) "Gesù, obbedisci! Pensa alla povera mamma di questo bambino... il crepacuore che avrà...! Resuscitalo!" "Ma non sono capace madre, io ho imparato soltanto a fulminare... non ho ancora imparato il resurgit!" "Non dire bugie, resuscitalo e in fretta! Non capisci che se arrivano i soldati ci tocca scappare di nuovo... io e tuo padre abbiamo appena trovato un lavoro!" "Eh, ma però, ecco... non si può fare un miracolo e poi disfarlo subito! Bene, lo resuscito, però con una pedata..." Tum! Una pedata nel culo di terra... Prum... il bambino di carne e ossa torna in piedi (resuscita). Si tiene le chiappe nelle mani, si guarda intorno spaventato: "Cosa è capitato, cosa è successo cos'è?" E il bambino Gesù gli dice: "Sono stato io... il miracolo... fulminato... resuscitato! Poi è arrivata la mia mamma... Ringrazia la Madonna! Falle subito un fioretto! Ma tu, ti senti bruciare il culo per la pedata che ti ho dato? Attento che c'è un'allegoria, eh! Di grande insegnamento per quelli che sono spaventati, 02/10/2012 291 che dietro alle finestre si sono nascosti per la gran paura. (Indica in alto tutt'intorno alla piazza) Se quelli cominciano a pensare, ragionare, bada bene, che tu diventerai grande a forza delle pedate che ti prendi! Il culo ti cresce, ti cresce, ti cresce, ti cresce: Puuummm! E ti scoppia! In eterno senza culo! Amen!" 02/10/2012 292 LA MADONNA INCONTRA LE MARIE Prologo Il brano che segue è relativo ad un'altra situazione tragica: una passione laica che proviene dalle laudi antiche dell'Italia centro- meridionale, in particolare dall'Umbria. Si tratta della Madonna che incontra per la strada le Marie che si stanno recando al mercato. Con loro discute della spesa e dei prezzi. Sul fondo passano le croci, si odono grida e insulti. Questo ricorda un quadro famoso di Brügel dove vediamo Maria con le altre donne in primo piano; c'è il mercato, ci sono i saltimbanchi, c'è baccano, festa, e in fondo, minuto, s'intravede il passaggio delle croci, la crocifissione, e tutto avviene lì, come dimenticato, come un fatto secondario. L'insieme é un'invenzione drammatica sconvolgente. Franca lo recita in un linguaggio composito del sud. 02/10/2012 293 La Madonna andéva pe' la via, e quànno giònse d'apprèsso allo mercato vecchio, encòntra Amelia e Jovanna amiche sòe: "Salùte Joanna, e bona jornata anche a te, Amelia. Avìte già fatte le spese?" Quìnci se fanno li sòliti commentàri su li prezzi che mónteno sanza raggióne. De botto se séntono crida e vociàre con trambùsto: "Che d'è? dimànna la Maria - Dove se ne ‘sta annàndo tutta '‘sta ggiénte? Che accàde laggiù in lo fònno?" "Ce sarà de segùro 'nu sponsàle (matrimonio)." fa Jovanna. "Sì, ci hai endovenàto, è 'nu sponsàle - s'affrétta Amelia - vègno de ìllo lòco impròprio mò." "Jàmmoce (andiamo) a véde (a vedere)!" dice la Madonna, e s'avvìa. Jovanna l'arresta: "No, affrettàmoce allu mercato." - "Ma 'no mumènto sùlo, fàmmece véde, che me piàcceno assàje li sponsàli! Cómme all'è la sposa... gh'è gióvina? E lo sposo, tu lo conósse?" - "Créo che débbia èsse uno forèsto (forestiero). Jammocénne (andiamocene) Maria... 02/10/2012 294 tornàmmoce alla casa che ce avìmmo ancò da métterce l'acqua àllu foco." - "Attiénde... ascùlta... se stanno a biastemàre, chilli!" - "Biastamaranno pe' 'legrìa (allegria) e contintézza." - "No, me rassoméglia che lo dìcheno co' rabbia. Strigóne, stròlego... hanno criàto... Sì, l'intendìo ziùsto... Ascórta che i vanno a repètere... Contro chi ce l'avranno Amelia?" - "Mo' che me arrecòrdo, no' all'è per 'nu sponsàle che crìeno... ma di contra a uno che l'hanno descovèrto ésta notte che steva a ballà co' 'no cavróne (caprone) che po' ell'era lu diàbbolo (diavolo)." - "Ah pe' '‘sta raggióne jé dìcheno stregonàzzo!" - "Sì, ello serà pe' chisto... ma jammocénne alla casa... che no' so' spectàculi da véde a chilli... che te po' pijà lu maluòcchio." La Madonna Maria se vòlze a vardà allo fónno de la via e ce remàne sanza respìro: "Vìde, ci stà 'na crócie che spónna sóvra le teste de la ggiènte... e là... altre doi crócie che spónteno mo'." Joanna jé dà de spónna (le fa da spalla): "Sì, cotest'altre so' de doi laddróni..." - "Meschìna 02/10/2012 295 ggiènte... li vanno a encrocefìggere a tutt'e tre. Chissà la màtre a lloro! E magàre, poradònna mànco sàpe che li stanno a occìdere lo so' fijòlo." En quello... zonze currènno la Maddalena. Ella co' lo fiatóne jé crìda: "Maria... oh Maria lo fìjo vuóstro... Jesus..." Jovanna l'ammùtola (l'azzittisce) allo istànte e la spentóna: "Ma sì, ma sì... essa lo sàpe già pe' conto sojo. E statte azzìtta desgrazziàta!" E Maria: "Che d'è che saccìo de già? Che jè capetàto allo fìjo mèo?" - "Nünca... cossa vulìte che jé càpeta allo fìjo vuósto... santa fémmena! Jè sojamènte... (Cambia tono) Ah, ancora nu' te l'avéa ditto? Oh sànza càpa che songh'ìo! Lo fìjo tójo me avéa fatto prèscia de dàtte l'avvisàta che ìllo no' sarrìa retornàto a mezzo juórno... che s'è accattàto l'empégno d'annà sovra lu monte a contà paràbbule." E Maria alla zóvine: "Quìnce Maddalena, è '‘sta cotésta ambbassciàta che me volìvi dàmme pure tu?" - "Sì, cotésta ellèra, Madonna." - "El Segnore 02/10/2012 séa 296 benedécto all'intrasàtte fijòla. corrènno Tu eri anseósa... zonta cossì che m'ero accattàto 'nu spaviénto da sbattecòre. Me c'ero affiguràta nun sàccio quàre desgràzia... Quanto sìmmo allùcche (allocche) noàltre màtri àlle vvòte (a volte)! Pe gniénte ce se pone allo tràggeco (tragico)." E Joanna ce pone 'no càreco de òndece (aggiunge un carico di undici): "Ma anco '‘sta ammattìta che zonze corrènno alla desesperàta pe' venì a dàtte l'annònzio de '‘sta cojonarìa!" - "Bona, Joanna, no' stàtte a vosciàre de contra '‘sta fijòla. Non dementegà che 'll'è venuta a farme lo piazére de 'n'ambbassciàta! Cómme te chiàmmi te pitòsto... che me pare de acconóserte..." - "(Con imbarazzo) Io mi sono la Maddalena." - "Maddalena? La quale? Chella..." E Joanna: "Sì, è a chella... la cortezzàna... Jammocénne Maria, Jàmme (andiamo) alla casa ch'è mejór assàje che nu' ce facìmmo véde co' certa ggiènte... che no' istà bbene." - "Ma io... nu' fazzo cchiù (più) lu 02/10/2012 297 mestiére!" - "Ello sarrà pecchè no' te retruóvi cchiù (più) zozzóni da pijàre. Vatténne, svergognàta!" - "No, nun l'alluccà (sgridarla) accussì, pòvara criatùra. Si lo Jesù mèo la tène en tanta attenzione d'enveàrla (d'inviarla) a me per darme avvisàta, éllo segno che mo' ha mìso jodìzio (giudizio)... l'è vero?" - "Sì, jò fazzo jodìzio mo'." E Jovanna, tosta: "Sì, vàcce a créde... Lo fatto gli è che lo fìjo tójo è troppo bono assàje. Se lasse pijàre de la cumpassiòne... e lo fòtteno tutt'e quanti! Tène sèmpe attuòrno 'nu sacco de poltròni... sfatecàti, sanza nì lavoro, nì arte... muórte e fàmme... desgrazziàti e pottàne... pari a chella." - "Tu allùcchi (urli) da cattìva Jovanna! Illo, lo fìjo méo dìsce sèmpe che è per issi, sovra ogne cosa, per issi... sbarandàti (sbandati) e perdùti, ch'illi, è vegnùto a 'sto mònno: pe' dàcce la esperànza." "Va buono... ma nun te capàcita che, in ésta mannèra, ìllo nu' ce fa bona fegùra, se fa parlà d'arrèta (si fa parlare dietro)! Co' tutta la ggiènte de bona levàta che ce stà ìnta lu paese: li segnòri 02/10/2012 298 co' le dame lori, li dottori, li mercànti... che ìllo co' lo so' fare zantìle arudìto (erudito) e saviénte se arritrovarébbe sùbbeto nelle màneche lori e n'averébbe onnòre e l'aiùti, se n'avesse lo besògno. E envéce, no! Sacrepànte, se va a emmeschiàre co' li petocchiòsi-villani e contra a chilli là!" "(Accorata) Sintìte cómme a crìdeno e rìdeno... ma no' se scòrgheno (scorgono) cchiù le crósci!" "(Proseguendo nel suo discorso) A parte che poderébbe pure facce a meno de sbeceràre de contìnuo contra li prèveti e li monsegnòri... chìlli no' la perdòneno a nisciùno." - "(c.s.) Ah, vìde a nuovo le tre crósci!" - "(c.s.) Chìlli, 'nu jórno jé la fagarà pagare! Jé fagarànnu (faranno) déllu male!" - "Fàje déllu male a lu fìjo méo? E pecché... ch'è accussì bono? No' ddona che beni a tutti... anco a chille che no' jé lo demànna... (c.s.) Siénte... stanno a réta a sghegnazzà (sghignazzare) de novo! Uno de li tre ha da esse cascato pe' terra. (Riprende il dialogo) Ogne uno ce vo' bbene allo fìjo meo... no' è 'o vero? Dìmme Maddalena!" - "Sì, anco io 02/10/2012 jé vòjo 299 bbene!" - "Oh, lo canuscìmmo (conosciamo) tutti che ispiràto bene i vòi tu allo fìjo sojo de la Maria." - "Io no' tengo che 'n'ammóre iguàle che pe' 'nu fratello pe' ìllo... mo'." - "Mo'? Pecché, ànte allora?" - "Joanna, furnìsci 'nu mumènto de dàcce turmiénto a '‘sta criatùra... Che t'ha fatto? Nu' vìde che già stà murtificàta! (Cambia tono) Comm'è che crìeno tanto? (Torna a dialogare) E se ànco fusse che ella, '‘sta jóvine, tegnésse un'ammóre pe' ìsso, de chello chi le fémmene dellu normale tèneno pe' l'òmmi che ce piàceno... e bene, allora? Nun è 'n'òmmo lo fìjo meo forse, en oltre che deo? De òmmo tène l'uócchi, le màne, li piédi e tutte d'òmmo téne... finànco li dulòri e l'allerìa. Dònca, ce toccarà a ìsso mésmo, allo fìjo méo, descìdere... che savrà bene illo cosa è da fàcere quanno vegnerà lo mumènto sojo. S'ìllo vurrà piàrsela 'na sposa, pe' me, a chella che scernirà, io jé vojerò bene come fusse la fijòla mea... o almànco me ce sforzarò. E ci ho esperanza assàje che zonga en prèscia 'sto jòrno. 02/10/2012 300 Che oremài ha compeùto triénta e tre anni... ed è lu tiémpo che se fazza 'na famìja. (Cambia tono) Oh che sgarberàto criàre che fanno là nello fonno... E comm'è nìra '‘sta crósce! (Torna a dialogare) Oh, me piacerébbe assàje avécce pe' casa delli piccirìlli (bambini) soi... d'ìsso, da fàlli jogàre ch'io ne canósco assàje nénne de culla (ninna nanne) e firastòcche... e c'averèi gusto de dàcce vizi... e contàcce fàvule ma de chélle che fornìsse sèmpe bbène e in jocundetà (giocondità)!" - "Sì, va buóno, ma mo' sòrti da li suógni, Maria, jammucénne che de 'sto passo nu' magnàmmo cchiù manco a sera." - "Nun ci ho fame io... nun ne sàccio la raggióne... ma m'è egnùta dìnta, 'na strézza 'e stòmmeco... Besògna pròpio che ce vada a véde chéllo che va a capetàre là enfóndo." - "No' arrèstate, nun ci annàre. So' spittàculi chilli che t'appuóngono en trestìzzia. T'acchiàppa 'nu strappacòre pe' tutto lo juórno... e lo fìjo tòjo no' sarà cuntènto. Pol'essere che, ìnta 'stu mumènto, ìllo se truóva già en la casa che ce stà aspettànno e, 02/10/2012 301 magàre, ce ha pure fame." - "Ma se m'ha mannàto a dire: che no' vène!?" - "Beh, lo po' avécce avùto 'nu repensamènto... che tu ben lo sàbe (lo sai) cómme so' li fìji. Quanno tu l'attèndi alla casa no' tòrneno e i torna quànno tu no' l'attèndi pe' gniénte. E besògna stàcce sèmpe appreparàte, cu' la zuppa allu foco." - "Sì, tu ci hai raggióne, jammocénne. Ce vòi vegnìre pure a te, Maddalena, a pijàrte 'na brocca?" - "Co' piacére... se no' vé dóngo se non vi do empìccio!" In chill'estànte, sullo fónno, passa la Veronica. E la Madonna addimànna: "Còssa pol'èsser capetàto a chélla fémmena, che tène ìntra le mani 'nu panno tutt'ensanguenàto? Oh, bòna donna, ve sìte ferùta (ferita)?" - "No, mica io... ma uno de chìlli cundannàti che hanno mìso de sotto a la crosce." "Lo quale?" - "Chìllo che 'cce crìdeno stròlego... ma che nun è pe' gniénte stròlego, ma santo! Che de secùro l'è... e lo se lèzze da chìlli uócchi dóci che tène... ci ho asciugàto la fàzza ensanguenàta..." 02/10/2012 302 "Oh, fémmena de pitàde!" - "Vìde, l'hàggio asciuttàto co' '‘sta tovàglia, e n'è sortùto 'nu miràculo! Illo m'ha lassàto l'emprònta de la figùra sója che pare 'nu retràtto." - "Fàmmece dà 'n'uócchio." - "Sì, te lo fàzzo véde." - "No, Maria, làssa pèrde!" "Te lo làsso véde ma, ànte, oh donna, ségnate cu lu segno de la crosce!" - "Ch'hai fatto! 'Nu vìdi che mo' è desvegnùta!" - "Oh Gesù! Ch'hàggio combenàto! E pacché (perché), è parènte a chìllo?" - "La màtr è. La matre de lo Segnóre!" 02/10/2012 303 PRIMA PRESENTAZIONE MILANO 2O.O1.91 MARIA sotto ALLA CROCE Entriamo nel cuore di "Mistero Buffo", o meglio in un mistero classico sacro. Mi sono incappato in questo testo di “Maria sotto la croce” prima ancora di decidermi a realizzare uno spettacolo sulla religiosità popolare. Mi sono trovato fra le mani una rivista che trattava di cultura medievale nella quale erano pubblicati frammenti di un testo venuti alla luce durante la ristrutturazione della biblioteca di Montecassino. Lo scritto appariva sul retro di una pergamena di un codice e riportava un breve monologo della Madonna con termini che si rifacevano al dialetto centromeridionale. I ritrovatori datavano lo scritto intorno al XIII secolo e facevano notare che evidentemente si trattava di un testo ripreso da una rappresentazione sacra. Questa Madonna ci appare molto diversa rispetto a quella 02/10/2012 304 tradizionale: in lei non c'è nessuna accettazione del sacrificio che il figlio va realizzando, anzi, si oppone disperatamente a tutti coloro che partecipano alla sua messa in croce. Più di un commentatore, analizzando questa passione della Vergine, ha espresso sospetto che si tratti un testo proveniente da rappresentazioni di comunità catare o patare, riportato da un monaco in vena di provocazioni. Più tardi ho mostrato i frammenti in questione a un amico prete di Asti che sapevo interessato alla tradizione del teatro religioso popolare. L’amico prete mi ha procurato un altro testo completo e analogo, in volgare lombardo del ‘300, ma che si rifaceva sicuramente a una rappresentazione di origine più antica. Il nostro prete mi informava in particolare che in merito alla tragica protesta della Madonna in quei testi, nel XII secolo nell’ambito monacale era sorto un feroce contenzioso impostato su questa domanda: la Madonna era a conoscenza di doversi sacrificare per il peccato 02/10/2012 305 mortale oppure è venuta a scoprirlo brutalmente soltanto nel momento in cui il figlio si trovava già sulla croce? Esiste più di un passo del vangelo in cui Gesù preannuncia agli Apostoli la sua fine sacrificale. Lo ripete anche ai seguaci minori in qualche Vangelo apocrifo anche alla Maddalena, ma di un suo dialogo su questo tema alla madre non c’è cenno alcuno. Lo svolgimento tragico, degno dei Misteri greci che troviamo in questo dramma sale a livelli straordinari quando la Madonna si rivolge all’angelo Gabriele per accusarlo di averla tradita, non avendola avvertita al momento dell’annunciazione del sacrificio inumano che le sarebbe toccato di sopportare. Un altro passaggio di grande teatralità è di certo quello in cui la Madonna sale su una scala per convincere il figlio a scendere dalla croce. A questo proposito si conosce un “contrasto” proveniente dalle laudi di Cortona in cui analogamente la 02/10/2012 306 Madonna insiste perché il figlio si decida a usare le sue facoltà divine per liberarsi da quella tribolazione mortale. Maria tenta con tutti gli argomenti, ma, vistasi rifiutare dal figlio ogni ragione logica, spinge davanti a se, sotto la croce la Maddalena e le strappa letteralmente le vesti, lasciandole nudo il petto. Quindi urla a suo figlio: “ Guardale, mira le sue zinne tonde e chiare... le amavi tanto quando eri coi piedi in terra! Scendi, non perdere questo dono stupendo che ti offre!” E' veramente una provocazione oltre le righe, al limite della bestemmia e, non a caso, la ritroviamo anche in altre laudi umbre. Questo brano vede la massima tensione drammatica nel momento in cui le donne seguaci di Gesù scorgono la Madre che si avvicina disperata al calvario: una delle donne propone di lanciarle una pietra. Meglio abbatterla d’un botto piuttosto che vederla “deslanguire” straziata dal dolore per il figlio in croce; un figlio che nel suo struggente lamento, nei gesti e nelle suppliche pronunciate con fatica, ansimando, ci 02/10/2012 307 appare non come un Dio “inchiovato”, ma come il più normale degli uomini che soffre e trema nient’affatto rassegnato davanti alla morte. È qui che con le stesse parole del Vangelo di Matteo il Cristo uomo si lamenta con il Padre: “Signore, perché mi hai abbandonato?!” La chiusura è affidata al contrasto tra l’arcangelo e la Madonna che, come abbiamo già accennato, lo insulta accusandolo d’aver giocato una truffa nei suoi riguardi e nel rispetto allegorico evidente, sentiamo che quell’insulto è rivolto soprattutto al potere, tanto divino che terreno, di cui lui è il messo. Entrambi sono autori del rito che vede indispensabile e inderogabile il sacrifici del figlio. E’ ovvio che la messa in scena di questo dramma popolare non si ferma alla sola rappresentazione dell’assassinio del Dio uomo, ma in tutto il mistero è proiettata la perpetua condizione degli umili che, da sempre angherie e e continuamente, della soffrono sottomissione. delle Umiliati e sottomessi, urlano con la voce della Madonna la 02/10/2012 308 loro rivolta contro ogni supina accettazione, quasi evocando le parole dell’Apocalisse che promettono l’avvento di un mondo migliore, giusto e felice da non godersi possibilmente solo nell’aldilà. Il Mistero di “Maria sotto la croce” viene recitato da Franca in una forma dialettale che raccoglie idiomi diversi del Medioevo padano; forse qualche passaggio vi potrà sfuggire, ma è certo che la musicalità dell’affabulazione oltre che i gesti, vi permetteranno di intendere chiaramente lo straordinario clima e la provocazione che il dramma si propone di raggiungere. 02/10/2012 309 SECONDA PRESENTAZIONE MARIA ALLA CROCE Pubblichiamo un’altra presentazione molto più rapida e stringata che spesso abbiamo proposto durante il primo anno di rappresentazione. Il prossimo brano ha per titolo “Maria alla croce” ed è un dialogo fra la Madonna e il figlio morente. Cristo si trova di spalle a voi in croce. Le donne cercano di fermare Maria, di impedirle di vedere il figlio martoriato sulla croce, qualcuna di loro pensa addirittura di colpirla con un sasso per bloccarla. Ma la Madonna arriva, chiede una scala, vi monta in cima per parlare col figlio e convincerlo a scendere. Un soldato vede Maria e vorrebbe addirittura scaraventarla giù dalla scala. La Madonna cerca di corrompere questo soldato. Importante è l’arrivo dell’arcangelo Gabriele che cerca di lenire il dolore immenso della Madonna ma lei lo aggredisce, rifiuta la logica 02/10/2012 310 dell’accettazione, il sacrificio senza che nessuno l’abbia avvertita. 02/10/2012 311 BRANO IN DIALETTO Il dialetto è arcaico. DONNA Andì a fermàla... l'è rént a 'gni la sòa mama de lü, la beata Maria, no' féghel vardà incrusàt 'me l'è che ól pare un cavrètto inscortegà che cola sàngui a fontanèla partütt cumpàgn 'na muntagna de nev' in primavéra per via di 'sti gran ciòdi che gh'han picàt in de la carne dulurùsa dei man e di pie, intramèsa ai òsi sfurà... CORO No' féghel vardà! PRIMA DONNA No' la se vòl fermà... a la végne coréndo desesperàda in sul sentié che in quatro no' la podémo tegnìr... SECONDA DONNA Se in quatro non la tegnì, prové in sìnque... in sie... èi no' la pòl vegnì, no' la pòl vardà 'sto fiolì intorsegà cumpàgn 'na radìs d'oliva magnàda dai furmìghi. 02/10/2012 312 TERZA DONNA Quercéghe, covrìghe almànco la fàcia al fiöl de Deo, la soa mama no' l' posa 'recugnósarlo... agh dirém che l'incrusàt l'è un óltar, un forèsto... che no' l'è ól so' fiöl de lé! PRIMA DONNA Mi a creo che purànco al querciàssimo tütto con un linzòl bianco, al fiöl de Deo, la sòa mama ól recognuserà istèsso... abàsta che ghe spónta de föra un dit d'un pìe… un rìzzul dei cavèj, imperchè la gh'l'ha fàit lée, la sòa mama, quèi. QUARTA DONNA (entra in scena correndo) La végn... la végn… l'è chì lòga la beata Maria... agh farìa mén dulúr masàla de cultèl… pitòst che lasàgh vèd ól fiöl! Dème un sass de trasmurtìla d'un bòtt, che la sé ruèrsa per tèra, che no' la pòsa vardà! Entra Maria: il gruppo delle donne si sposta, Maria la si immagina a sinistra 02/10/2012 313 PRIMA DONNA Ste quàcc, fèv in là... Oh povra dòna che la ciamìt beata... e cum la pòl ès beata con '‘sta decurasiún de quatro ciòdi che gh'han picàt in de la carna dolorosa a rabatúni, cumpàgn che a no' l s'farìa a 'na lusèrta venenúsa o un scurbàtt! SECONDA DONNA Sti' quàcc... mantegní ól fiàt che adèss ‘sta dòna la 'scoltarì criàre de toeta vüs, compàgn s'l'avès squartàda ól dulúr… sgrasiàda… dulúr de sètte cultelàde a spacàgh ól cör. TERZA DONNA La està lí ferma… la dis nagòta. Fèit che la piàngia almànco un pòch! Fela criàre, ch'el s'àbia de s’ciopàr 'sto gran magóne che ghe suféga ól gòz. SECONDA DONNA 'Ntendíu, 'stu silénsi che gran frecàss ól mena… e nól vale cuerciàse i urègi. (Rivolgendosi al luogo deputato dove potrebbe trovarsi Maria) Parla, parla... digh quai còss, Maria... Plangi, Maria... ohi te pregi... Parla, Maria! (Quasi urlano) 02/10/2012 314 MARIA (con un fil di voce) Dèime 'na scala... a vòj montàrghe a rénta al mé nann... (si avvicina alla croce e parla al figlio straziata, ma cercando di sorridere) Nan, oh 'l me bèlo smòrto fiöl de mi… stàit següro, méo bén, che 'des la 'riva la tòa mama. Come i t'han combinàt 'sti assasìt, purscèl, becàri. Còssa ól 'véa fàito, 'sto mé tarlòch, de véghel inscí a scann de fav tanto canàja con lü... Ma am burlerí in ti mani: a vün a vun! Oh m'la pagarì… anch' duarìssi 'gniv a cercàv in capp al mund, (urlando) 'nimàl, besti, sgrasió! CRISTO (volta le spalle al pubblico, allarga le braccia ed interpreta Cristo. Con voce sommessa e, respirando a fatica, dice) Mama… no' stat a criàr… mama. MARIA (Ritorna Maria) Pardúname, ól mé nan, 'sto burdeléri c'ho tràit in pie… ‘ti paròl de inrabit che hu dit… ma l'è stàit 'stu strènc dulúr de truvàrte impatacàt de sangu…s’ciuncàt chì lòga sü 'ste trave, sbiutàt... de bott pestà... sbusà in de' i me bej man si 02/10/2012 315 delicàt… e i pie... oh i pie!… che gòta sangu, gòta a gòta... ohi, che dua ès un gran mal! CRISTO (come sopra) No mama… no stàrte a casciàt… 'des, t'el giüri… no' senti pì mal... no' senti pü nagòta... Va' a ca' mama, té pregi... va a casa... MARIA Sì, sì… anderèm a ca' insèma… 'égni sü, a tiràt giò de 'ste trave... (mima si salire sulla scala) cavàrte föra i ciòdi piano pian... (si rivolge alle persone che stanno intorno alla croce) Dèm una tenàj... (è disperata) Ajdéme quaicun! Entra un soldato. SOLDATO Ehi dòna, cosa té fàit lì lòga de soravìa a '‘sta scala? Chi v'l'ha dàito ól permèso? MARIA A l'è ól mé fiöl de mi ch'avìt incrusàd... al vòj s’ciodàl, purtàl a ca' cun mi... SOLDATO A ca'? Ohj che premüra! No' l'è ancmò fròll asè, santa dòna… no' l'è ancmò bén stagionàt! 02/10/2012 316 Bòj… 'pena che ól tira i ültem, av fò fistcèto e venì a tòl bèlo che impachetà, ól vòs car zóvin... Cuntenta? 'Gni giò 'dès. MARIA No che no' deséndo! No' lasarò pasà chi lòga la nòce al mé fiöl suléngo a murìrme! E vui no' podì miga fam ‘sta preputénsa… che mi a sòn a sua mama de lü… a sòn la sua mama, mi! SOLDATO Bòn! Cara la mia mama de lü… e adès mé t'l'hàit sgionfàde a sufficìt i bali! Agh farèm com quando se scròda i pómi… vòj védar? Agh darò ‘na bèla scrulàda a ‘sta scala… e ‘vegnirì giò da la scala, de stónfate ‘me un bèl peròt marügo! CRISTO No, oh té prégi, soldàt, che ti è bòn e caro! Fame a mi quèl che ti vòl: scòrla la cròse de mé scarpàrme i carni e le man e i òsi, ma a la mia mama... té prégi, no’ farghe mal! SOLDATO Hàit sentìt, la mia patróna, quant inn i uri? As gh’ho de fà? Per mi l’è ól stèss laüri: o s’iabatì vui, e de prèscia, de ‘sta scala, o mi scòrli la cruse... 02/10/2012 317 MARIA (Mima di scendere velocemente) No, no... per carità... pecì che son già giò... vardì son chì abàs la scala. SOLDATO Oh, l’intendìu al tèrmin ‘sta balàda, o dòna benedètta! E no’ vardì a mi, cun sti ögi a brüsatàm, che mi no’ ghe n’ho colpa niùna se ól zóvin ól s’è catàt ‘sta posisión iscòmuda de stagh coi brasc slargàdi... ohj che no’ gh’ho péna de vui? Che no’ cognósi mi, l’isbarluscià di làgreme sanguagnénti ch’av süda giò di ögi? Sa l’ha èstu on dulùr de madri! Ma agh pòdi fagh nagòt... che mi sónt comandàt che vaga fina a l’órden ‘sta cundàna… sónt condanàt a fav murì ól fiòll, o bén, de cuntra, lì lòga, me picheràn sü mi co’ i stèss só’ ciòdi. MARIA Oh bòn suldàt curtés e caro… tegnì… av fò un presénti de ‘st'anèl d’ori e de 'sti uregìti d'argénto... tegnì…in cambio de un plegìr ch’am podìt cuncèd… SOLDATO Ól sarìa 'stu plagér? 02/10/2012 318 MARIA De lasàm netàgh via ól sangu, al mé fiòl… cont un pòch d’aqua e un stràsc… de dàghen un pòch de ‘nbiassegàrse i lavri s’cepàd de la sét. SOLDATO Nagòt de plü de ‘sti cialàdi? MARIA Vurarìa ancmò che catì 'stu sciàle, andìt de suravìa a la scala a mètighel intùrna a i spale de sóta a i brasc, de aidàl un pòch… a ‘sta' tacàt a la cruse... SOLDATO O dòna, agh vursìt mal de cuntra al vòst car zóvin dònca, s'ól vursìt guarnàl pi' a lònga in vita a fal sgranì di 'sti treméndi dulùri. Al post vui, farìa col Cristo ól mœra e sübet! MARIA (quasi sussurrando) Murì…?! Ól duvrà giüsta 'gnì morto 'sto car mé d´ólze? Morte le man… morta la bóca... i ögi... morti i cavèj? (Disperata, tra sè) Ohj, che m'han tradìtta. (Chiama con voce via via più terribile) Gabrièl, Gabrièl... Gabrièl… zóvin de dulza figüra, p'ól prim ti, ti!… m'hàit tradìt de mmalorgnón! Con la tóa vóse de viola inamorósa té sèt 'gnù a dime che sarìa 'gnüda 02/10/2012 319 Rejna mi... e beata mi, e jucùnda mi... cap de tœti i doni! Vàrdum, vàrdeme 'me sont a tochi e sberlüsciàda… l'ùltema dòna al mundo me sónt discovèrta! E ti... ti ól savévi in del purtàrme ól nünzi deslinguént de fam fiurì in t'el véntar ól fiolìn, col sarès 'gnüda a 'sto bèl trono rejna!… Rejna! Rejna, col fiöl cavajér zentìle… con dòj speróni fàit con dòj gran ciòdi impiantàt in de la carne dei pie! Parchè no' té l m'h'hàit dit avànte ól ségn? Oh mi, te ‘sta' següro… mi no' gh'avarìa gimài vorsüdo vès pregnìda… no!… gimài a '‘sta cundisiün... teut-anch füèss 'gniüdo el Deo Patre in t'la persona, e no' el piviùn colombo, so' spirito beàt a maridàrme. CRISTO Mama… o che ól dulùr ól t'hàit trat föra mata che ti biastémi... (agli astanti) Menìla a ca' fradèli… ve prégi… menéla a casa prima che la abia a rabatàrse là ruèrsa e strepenàda… 02/10/2012 320 UOMO ‘ndém Maria… fèt consulàt ól fiòl de vüj… lasél in pase. MARIA No che no' vòj! Perdonéme... laséme istà chì lòga arénta de lü… che no' dirò pü ‘nanca 'na parola incóntra de so' patre, incóntra de njùno. Laséme... oh fèite bòn! CRISTO (parlando a fatica, quasi rantolando) Hoi de murì… mama... e fagh fadìga... Hoi de lasàrme andàre, mama… sconsumàre ól fiàt che me mantégne en vida… ma con ti… chì lòga a près… ch'at stràzii, no' so’ capàze mama... e fo' plü grande fadìga. MARIA No' casàrme via Jesus! No' casàrme via! (È al limite della disperazione) Vòj murì, Jesus… vòj murì… (Grida straziata) Sufeghéme e sepeléme in üna tomba sola embrassàda al mé fiòl! (Al Cristo) Voj murì Jesus! Voj murì... SOLDATO Sacra dòna l’è tròpo grando ‘sto dolór de matre... Fémo inscì: nunch suldàt a farém mostra 02/10/2012 321 de miga stagh co’ i ögi… caté ‘sta lanza pichéghela a tüt picà de punta in del custàt e a fund in dól gòzz… e de lì a un mumént, vedrìt, ól Crist ól va a murìr. (La Madonna cade a terra svenuta) Os' ve pasa? O s'lè svegnüda che no' l'ho gnanch tucàda!? UOMO La gh’ha i malori! PRIMA DONNA Slonghéla lilé… fàite piàn… e ‘ndé via d’intórna che la gh’abia a respirà. SECONDA DONNA Povra dòna ALTRO UOMO Fèive in là! ALTRA DONNA F6V IN L9ó TI QU9CCó MAS0LA REPUS9. MARIA (come in sogno) Chi sèt liló, bèl zóvin, ch'am par aricugnùset? SECONDA DONNA La gh'ha i visióni. GABRIELE Gabrièl, l'àngiol de Deo… són mi quèlo, Vérzen… ól nùnzi d'ól to' soléngo e delicàt amore. 02/10/2012 322 MARIA Gabrièl… Gabrièl… torna a slargàt i ali, Gabrièl… tórna indré al to' bèl ziél zojóso che no' ti gh'ha niénte a che far chì lòga… in ‘sta sgarósa tèra… in 'stu turménto mundo. Vaj… che no' té sé sburdéga i ali de plüme culuràde 'e zentìl culüri... no' ti védi fango e sangu e buàgna, mèsta a la spüsénta d'partüto? Vaj… che no' te ne sbréghi i orègi tant delicàt co' 'sto criàr desasperàto e plàngi e ploràr che crésse in òmnia parte... Vaj… che ne te se sconsüma i ögi luminósi a remeràr piàghe e croste e bugnóni e mosche e vèrmeni!, föra dai morti squarciàdi. Ti no' t'è abitüàt, Gabrièl… che in d'ól paradìso no' gh'hai ni rumór, nì plàngi, né guère, nì presón, nì òmeni impicàdi, nì done violàde! No' ghè nì fam, nì carestia, njùno che süda a stracabràsci, nì fiolìn sénsa surìsi, nì madri smarìde 02/10/2012 323 e scuràde dal dulùr… njùn che péna per pagà ól pecàt! (Quasi sussurrato, ma molto intenso) Vaj Gabrièl! (Aumenta appena il tono)Vaj Gabriel! (Chiude con un urlo terribile) Vajjjj Gabrièèèèl! Musica Buio 02/10/2012 324 NELLA prima VERSIONE EINAUDI il brano finiva così GABRIELE Dòna induluràda... che fin ’n’d’ól vénter t’ha scarpàda ól patimént, oh, mi ól cognósi ciàro ‘sto turmént che t’hàit catàt mirànd ól Segnor zóvin Deo inciudàt... in ‘sto mumént ’égni a cognüsel anc mi, de parimént. MARIA Ól cognóset de parimént... de parimént a mi? Ah l’hàit ü ti, Gabriél, in dól venter grosì, al mé fiòl? At n’è sgagniàt ti i lavri par no’ criàr di dulüri ’nd’ol parturìl? At l’hàit nutregàt ti? Dàit de tèta ól latt, ti, Gabriél? Hàit soffregà ti, quand l’è stàit malàd con la féver, i macc de la rosolia e i nòti in pie a ninàl c’ol piagnéva pèi prém dénci? No Gabriél… si no’ hàit scuntàt ‘ste bagatèle, no’ pòdet parlà d’avegh ól me stèso dolùr in ‘sto mumént. GABRIELE At gh’hàit resón, Maria... perdóname ‘sta presonzión che m’l’ha gh’ha detàt ól strapacòre che 02/10/2012 325 gh’ho in de dentro, che m’ figüràva vès in punta o òmnia patimént. Ma mi égni recurdàt che ól sarà pròpi ‘sta tua canzon plangìda sanza vóse… ’sto lamento intonàt sanza singülti… ‘sto sacrifìzi to’ e del caro fiòl de ti, c’ol farà squarciàrse ól cièl… che pòda i òmeni reversàrse par la préma volta in paradìs! 02/10/2012 326 TRADUZIONE GABRIELE Donna addolorata... che perfino nel ventre t’ha strappato il patimento, oh, io lo conosco chiaramente questo tormento che ti ha preso guardando il Signore giovane Dio inchiodato... In questo momento vengo a conoscerlo anch’io (al) pari di te. MARIA Lo conosci al pari mio, pari a me? L’hai avuto tu, Gabriele, nel ventre ingrossato - che cresceva giorno dopo giorno - che si ingrossava giorno dopo giorno, il mio figlio? Ti sei morso le labbra per non gridare di dolore nel partorirlo? L’hai nutrito, tu? Dato il latte dalla mammella tu, Gabriele? Hai sofferto tu, quando è stato ammalato con la febbre, le macchie della rosolia e le notti in piedi a ninnarlo che (quando) piangeva per i primi denti? No, Gabriele… se non hai provato queste bagatelle, non puoi parlare d’avere il mio stesso dolore in questo momento. 02/10/2012 GABRIELE 327 Hai ragione, Maria... perdonami questa presunzione che me l’ha dettata lo strappacuore che ho dentro (tanto) che mi figuravo di essere in cima ad ogni patimento. Ma io vengo a ricordarti che sarà proprio questa tua canzone, pianta senza voce, questo lamento intonato senza singhiozzi, questo sacrificio tuo e del caro figlio tuo che farà squarciare il cielo, affinché possano gli uomini riversarsi per la prima volta in paradiso! 02/10/2012 328 Maria alla croce Traduzione GIUSTA DONNA Andate a fermarla... ‘sta arrivando la sua mamma di lui, la beata Maria, non fateglielo guardare crocefisso com’è che pare un capretto scorticato che cola sangue a fontanella dappertutto come una montagna di neve in primavera per via di ‘sti gran chiodi che gli hanno piantato nella carne dolorosa delle mani e dei piedi, frammezzo le ossa forate... CORO Non fateglielo guardare! PRIMA DONNA Non si vuole fermare... viene correndo disperata sul sentiero che in quattro non possiano tenere (trattenere)... SECONDA DONNA Se in quattro non la tenete (trattenete), provate in cinque... in sei... lei non può venire, non può guardare ‘sto figliolo attorcigliato come una radice di olivo mangiata dalle formiche. 02/10/2012 329 TERZA DONNA Nascondetegli, copritegli almeno la faccia al figlio di Deo, che la sua mamma non possa riconoscerlo... diremo che il crocifisso è un altro, un forestiero... che non è il figlio suo! PRIMA DONNA Io credo che puranche lo coprissimo tutto con un lenzuolo bianco, il figlio di Dio, la sua mamma lo riconoscerà lo stesso... basta che gli spunti fuori un dito d’un piede... un ricciolo dei capelli, perché glieli ha fatti lei, la sua mamma, quelli. QUARTA DONNA (entra in scena correndo) Viene... viene… è qui vicino la beata Maria... le farebbe meno dolore ammazzarla di coltello... piuttosto che lasciarle vedere il figlio! Datemi un sasso da tramortirla d’un botto, cossì che si rovesci per terra, che non possa guardare! Entra Maria: il gruppo delle donne si sposta, Maria la si immagina a sinistra 02/10/2012 330 PRIMA DONNA State quieti, fatevi in là... Oh povera donna che la chiamate beata... e come può essere beata con ‘sta decorazione di quattro chiodi che hanno picchiato (conficcato) nella carne dolorosa e ribattuti che cossì non si farebbe a una lucertola velenosa o a un pipistrello! SECONDA DONNA State quieti... trattenete il fiato che adesso ‘sta donna la ascolterete gridare a tutta voce, come se l’avesse squartata il dolore... disgraziata... dolore di sette coltellate a spaccarle il cuore. TERZA DONNA Sta lì ferma... non dice niente. Fate che pianga almeno un poco! Fatela gridare, che debba scoppiare ‘sto gran magone che le soffoca il gozzo. SECONDA DONNA Ascoltate ‘sto silenzio che gran fracasso che mena... e non vale coprirsi le orecchie. (Rivolgendosi al luogo deputato dove potrebbe trovarsi 02/10/2012 331 Maria) Parla, parla... di qualcosa, Maria... Piangi, Maria... ohi ti prego... Parla, Maria! (Quasi urlano) MARIA (con un fil di voce) Datemi una scala... voglio salire vicino al mio bene... (si avvicina alla croce e parla al figlio straziata, ma cercando di sorridere) Mio bene, oh mio bèllo smorto figlio mio... stai sicuro, mio bene, che adesso arriva la tua mamma. Come ti hanno conciato ‘sti assassini, porci, macellai. Cosa vi avéa fatto, ‘sto mio tontolone, da averlo cossì in odio, da essere tanto canaglie con lui... Ma mi cadrete tra le mani: a uno a uno! Oh me la pagherete... anche se dovessi venire a cercarvi in capo al monto, (urlando) animali, bestie, disgraziati! CRISTO (volta le spalle al pubblico, allarga le braccia ed interpreta Cristo. Con voce sommessa e, respirando a fatica, dice) Mamma… non stare a gridare… mamma. 02/10/2012 332 MARIA (Ritorna Maria) Perdonami, mio bene, ‘sto bordello che ho tratto in piede...e queste parole da arrabbiata che ho detto… ma è stato ‘sto stretto dolore di trovarti imbrattato di sangue… spezzato qui su ‘ste travi, denudato... di botte pesto... bucato nelle mie bèlle mani cossì delicate... e i piedi... oh i piedi!... che gocciolano sangue, goccia a goccia... ohi, deve essere un gran male! CRISTO (come sopra) No mamma... non stare a preoccuparti…adesso, ti giuro... non sento più male... non sento più niente... Vai a casa, mamma, ti prego... vai a casa... MARIA Sì, si... andremo a casa insieme... vengo su, a tirarti giù da ‘ste travi... (mima di salire sulla scala) a tirarti fuori i chiodi piano piano... (si rivolge alle persone che stanno intorno alla croce) Datemi una tenaglia... (è disperata) Che qualcuno mi aiuti! Entra un soldato. 02/10/2012 333 SOLDATO Ehi donna, cosa fai lì sopra a ‘sta scala? Chi ve la dato il permesso? MARIA È il figlio mio che avete crocifisso... voglio schiodarlo, portarlo a casa con me... SOLDATO A casa? Ohi che premura! Non è ancora frollo abbastanza santa donna... non è ancora ben stagionato! Bene... appena tira gli ultimi vi faccio un fischietto e venite a prenderlo bèllo e impacchettato, il vostro caro giovane... Contenta? Venite giù adesso. MARIA No che non discendo! Non lascerò passare qui la notte al mio figliolo solo a morire! E voi non potete farmi ‘sta prepotenza... che io sono la sua mamma di lui... sono la sua mamma, io! SOLDATO Bene! Cara la mia mamma du lui, adesso me le avete gonfiate a sufficienza le balle!Faremo come quando si scrollano le mele…vuoi vedere? Darò una bèlla scrollata a 02/10/2012 334 questa scala…e verrete giù a tonfo come una bèlla pera matura CRISTO No, ti prego, soldato, che sei buono e caro! Fai a me quello che vuoi: scrolla la croce fino a lacerarmi le carni delle mani e le ossa, ma alla mia mamma… ti prego, non farle male! SOLDATO Avete sentito, cara mia padrona, quante sono le ore? Cosadevo fare? Per me è lo stesso lavoro: o scendete voi, e in fretta da questa scala, oppure io scrollo la croce. MARIA (Mima di scendere velocemente) No, no... per carità... aspettate che sono già giù... guardate sono qui sotto la scala. SOLDATO oh, l’avete capita alla fine questa ballata, o donna benedetta! E non guardatemi con questi occhi da brusciarmi, che io non ho colpa alcuna se il giovane si è presa questa posizione scomoda da stare con le braccia allargate… oh che non ho pena di voi? Che non conosco io il luccicchio di lacrime 02/10/2012 335 sanguinanti che vi sudano giù dagli occhi? É ben questo il dolore di madre! Ma non ci posso far niente…che io sono comandato che vada fino all’ordine questa condanna… sono conndannato a farvi morire il figlio, o bene altrimenti, lassù, me attaccheranno con gli stessi chiodi. MARIA O buon soldato cortese e caro… tenete… vi faccio un presente di questo anello d’oro e questi orecchini d’argento… tenete… in cambio di un piacere che mi potete concedere… SOLDATO Sarebbe ‘sto piacere? MARIA Di lasciarmi pulir via il sangue, a mio figlio… con un po' d’acqua e uno straccio… di dargliene un po' per inumidirgli le labbra spaccate dalla sete. SOLDATO Niente di più di queste sciocchezze? DONNA Vorrei anche che prendeste ‘sto scialle e andiate sopra alla scala a metterglielo intorno alle 02/10/2012 336 spalle sotto le braccia, da aiutarlo un poco... a stare attaccato alla croce... SOLDATO Oh donna, gli volete male al vostro caro giovine dunque, se lo volete mantenere più a lungo in vita a fargli patire ‘sti tremendi dolori. Al posto vostro, farei che il Cristo muoia e subito! MARIA (quasi sussurrando) Morire...?! Dovrà veramente morire ‘sto caro mio dolce? Morte le mani... morta la bocca... gli occhi... morti i capelli? (Disperata, tra sè) Ohi, mi hanno tradita. (Chiama con voce via via più terribile) Gabriele, Gabriele... Gabriele... giovane di dolce figura, per primo te, te!... mi hai tradita! Con la tua voce da viola d’amore sei venuto a dirmi che sarei divenuta Regina io... e beata io, e gioconda... capo di tutte le donne! Guardami, guardami come sono a pezzi e sbertucciata... l’ultima donna al mondo mi sono scoperta! E tu... tu lo sapevi nel portarmi l’annunzio 02/10/2012 337 che fa sciogliere di commozione, di farmi fiorire nel ventre il figliolo, che sarei arrivata a ‘sto bèl trono regina!... Regina! Regina, con figliolo cavagliere gentile... con due speroni fatti con due gran chiodi piantati nella carne dei piedi! Perché no mi lo hai detto prima del segno? Oh io, stai sicuro... io non avrei mai voluto essere ingravidata... no!... mai a ‘sta condizione... anche se fosse venuto il Dio patre nella sua persona, e non il piccione colombo,’sto spirito beato, a maritarmi. CRISTO Mamma... oh che il dolore ti ha portato fuori (ti ha fatto diventare) matta che tu bestemmi... (Agli astanti) Accompagnatela a casa fratelli... vi prego... portatela a casa prima che abbia a rovesciarsi là, riversa e stravolta… UOMO Andiamo Maria, fate consolato (contento) il figliolo di voi… lasciatelo in pace. MARIA No che non voglio! Perdonatemi... lasciatemi stare qui vicino a lui... che non dirò più 02/10/2012 338 nemmeno una parola contro suo padre, contro nessuno. Lasciatemi... oh siate buoni! CRISTO (parlando a fatica, quasi rantolando) Devo morire... mamma... e faccio fatica... Devo lasciarmi andare, mamma... consumare il fiato che mi mantiene in vita... ma con te... qui vicino... che ti strazii, non son capace mamma... e faccio grandemaggiore fatica. MARIA Non cacciarmi via Gesù! Non cacciarmi via! (È al limite della disperazione) Voglio morire, Gesù... voglio morire... (Grida disperata) Soffocatemi e seppellitemi in una tomba sola abbracciata a mio figlio! (Al Cristo) Voglio morire Gesù! Voglio morire... SOLDATO Sacra donna è troppo grande ‘sto dolore di madre... Facciamo cossì: noi soldati faremo finta di non guardare… prendete ‘sta lancia picchiategliela a tutta forza nel costato e a fondo nel gozzo... e di lì a un momento, vedrete, il Cristo va a 02/10/2012 339 morire. (La Madonna cade a terra svenuta) Cosa vi succede? È svenuta che non l’ho neanche toccata! UOMO Ha i malori! PRIMA DONNA Allungatela là… fate piano… e andate via d’attorno, che abbia a prendere fiato! SECONDA DONNA Povera donna! MARIA (come in sogno) Chi sei lì, bèl giovane, che mi pare di riconoscerti? SECONDA DONNA Ha le visioni! GABRIELE Gabriele, l’angelo di Dio... sono io quello, Vergine... il nunzio del tuo unico e delicato amore. MARIA Gabriele... Gabriele... torna ad allargare le ali, Gabriele... torna indietro al tuo bèl cielo gioioso che non hai niente a che fare, qui… in ‘sta schifosa terra... in ‘sto tormentato mondo. Vattene... che non ti si sporchino le ali colorate di gentili colori... non veda fango e sangue e letame misto a giuso dappertutto... 02/10/2012 340 Vattene... che non ti si spacchino le orecchie tanto delicate con ‘sto gridare disperato e pianti e implorare che cresce a ogni parte... Vattene... che non ti si consumino gli occhi luminosi a rimirare piaghe e croste e bugnoni e mosche e vermini!, fuori dai morti squarciati. Non sei abituato, Gabriele... che nel Paradiso non hai né rumori, né pianti, né guerre, né prigioni, né uomini impiccati, né donne violentate! Non c’è né fame, né carestia, nessuno che sudi fino a stancarsi le braccia, né bambini senza sorrisi, né madri scurite dal dolore... nessuno che pene per pagare il peccato! (Quasi sussurrato, ma molto intenso) Vattene Gabriele! (Aumenta appena il tono)Vattene Gabriele! (Chiude con un urlo terribile) Vatteneee Gabrieeele! Musica Buio 02/10/2012 341 02/10/2012 342 LA MADONNA INCONTRA LE MARIE Prologo Il brano che segue è relativo ad un'altra situazione tragica: una passione laica che proviene dalle laudi antiche dell'Italia centro meridionale, in particolare dall'Umbria. Si tratta della Madonna che incontra per la strada le Marie appena tornate dal mercato. Con loro discute della spesa e dei prezzi. Sul fondo passano le croci, si sentono grida e insulti. Questo ricorda un quadro famoso di Bruegel dove vediamo Maria con le altre donne in primo piano; c'è il mercato, ci sono i saltimbanchi, c'è baccano, festa, e in fondo, minuto, s'intravede il passaggio delle croci, la crocefissione, e tütto avviene lì come dimenticato, come un fatto secondario. L'insieme é un'invenzione drammatica sconvolgente. 02/10/2012 343 Franca lo recita in una lingua inventata dai giullari del sud. 02/10/2012 344 La Madonna andéva pe' la via, e quànno giònse d'apprèsso allo mercato vecchio, encòntra Amelia e Jovanna amiche sòe: "Salùte Joanna e bòna jornàta anche a te Amelia. avìte già fatte le spese?" Quìnci se fanno li sòliti commentàri su li prezzi che mónteno sanza raggióne. De botto se séntono crida e vociàre con trambùsto: "Che d'è? - dimànna la Maria Dove se ne ‘sta annàndo tutta ‘sta ggiénte? Che accàde laggiù in lo fònno?" - "Ce sarà de segùro 'nu sponsàle." fa Jovanna. "Sì, ci hai endovenàto, è 'nu sponsàle… - s'affrétta Amelia - vègno de ìllo lòco impròprio mò." "Jàmmoce a véde!" dice la Madonna, e s'avvìa. Jovanna l'arresta: "No, affrettàmoce allu mercato." "Ma 'no mumènto sulo… fàmmece véde, che me piàcceno assàje li sponsàli! Cómme all'è la sposa... gliè giòvina? E lo sposo, tu lo conósse?" "Créo che 02/10/2012 345 débbia esse ‘no forèsto. Jammocénne Maria... tornàmmoce alla casa che ce avìmmo ancò da métterce l'acqua allu foco." "Attiénde... ascùlta... se stanno a biastemàre, chilli!" "Biastamaranno pe' 'legrìa e contintézza…" "No, me rassoméglia che lo dìcheno co' rabbia. Strigóne, stròlego... hanno criàto... Sì, l'intendìo ziùsto... Ascórtate che i vanno a repètere... Contro chi ce l'avranno Amelia?" "Mo' che me arrecòrdo, no' all'è pe’ 'nu sponsàle che crìeno... ma di contra a uno che l'hanno descovèrto esta notte che steva a ballà co' 'no cavróne che po' ell'era lü diàbbolo." "Ah pe' '‘sta raggióne jé dìcheno stregonàzzo!" "Sì, ello serà pe' chisto... ma jammocénne alla casa... che no' so' spectàculi da véde a chilli... che te po' pijà lü maluòcchio." La Madonna Maria se vòlze a vardà allo fónno de la via e ce remàne sanza respìro: "Vìde, ci stà 'na crócie che spónna sóvra le teste de la ggiènte... e là... altre doi crócie che spónteno mo'." Joanna jé dà de 02/10/2012 346 spónna: "Sì, cotest'altre so' de doi laddróni..." "Meschìna ggiènte... li vanno a encrocefìggere a tutt'e tre… Chissà la màtre a lloro! E magàre, poradònna mànco sàpe che li stanno a occìdere lo so' fijòlo." En quèllo zonze currènno la Maddalena. Ella co' lo fiatóne jé crìda: "Maria! Oh Maria lo fìjo vuóstro... Jesus..." Jovanna l'ammùtola allo istànte e la spentóna: "Ma sì, ma sì... essa lo sàpe già pe' conto sòjo…(A parte) E statte azzìtta desgrazziàta!" E Maria: "Che d'è che saccìo de già? Che jè capetàto allo fìjo mèo?" "Nunca... cossa vulìte che jé càpeta allo fìjo vuósto... santa fémmena! Jè sojamènte... (cambia tono) Ah, ancora nu' te l'avéa ditto? Oh sànza càpa che songh'ìo! Lo fìjo tójo me avéa fatto prèscia de dàtte l'avvisàta che ìllo no' sarrìa retornàto a mezzo juórno... che s'è accattàto 02/10/2012 347 l'empégno d'annà sovra lü monte a contà paràbbule." E Maria alla zóvine: "Quìnce Maddalena, è '‘sta cotésta ambbassciàta che me volìvi dàmme pure tu?" "Sì, cotésta ellèra, Madonna." - "El Segnore séa benedécto fijòla! Tu eri zonta cossì all'intrasàtte corrènno anseósa... che m'ero accattàto 'nu spaviénto da sbattecòre. Me c'ero affiguràta nun sàccio quàre desgràzia... Quanto sìmmo allùcche (allocche) noàltre màtri àlle vvòte! Pe’ gniénte ce se pone allo tràggeco." E Joanna ce pone 'no càreco de òndece: "Ma anco '‘sta ammattìta che zonze corrènno alla desesperàta pe' venì a dàtte l'annònzio de '‘sta cojonarìa!" "Bòna, Joanna… no' stàtte a vosciàre de contra '‘sta fijòla… Non dementegà che 'll'è venuta a farme lo piazére de 'n'ambbassciàta! (Alla Maddalena) Cómme te chiàmmi te pitòsto... che me pare de acconóserte..." "(Con imbarazzo) Io mi son la 02/10/2012 348 Maddalena…" "Maddalena? La quale?… Chèlla?" E Joanna: "Sì, è a chèlla... la cortezzàna. Jammocénne Maria, jàmme alla casa ch'è mejór assàje che nu' ce facìmmo véde co' certa ggiènte... che no' istà bbene." "Ma io... nu' fazzo cchiù lü mestiere!" "Ello sarrà pecchè no' te retruóvi cchiù zozzóni da pijàre. Vatténne, svergognàta!" "No, nun l'alluccà accussì, pòvara criatùra. Si lo Jesù mèo la tène en tanta attenzione d'enveàrla a me per darme avvisàta, éllo segno che mo' ha mìso jodìzio... (alla Maddalena) L'è vero?" "Sì, jò fazzo jodìzio mo'." E Jovanna, tosta: "Sì, vàcce a créde... Lo fatto gli è che lo fìjo tójo è troppo bono assàje… Se lasse pijàre de la cumpassiòne... e lo fòtteno tutt'e quanti! Tène sèmpe attuòrno 'nu sacco de poltròni... sfatecàti, sanza nì lavoro, nì arte... muórte e fàmme... desgrazziàti e pottàne... pari a chèlla." - "Tu allùcchi da cattìva Jovanna! Illo, lo fìjo méo dìsce sempe che è per issi, sovra ogne cosa, per issi... sbarandàti e 02/10/2012 349 perdùti, chilli… che allè vegnùto a 'sto mònno: pe' dàcce la esperànza!" - "Va buono... ma nun te capàcita che, in ésta mannèra, ìllo nu' ce fa bòna fegùra… se fa parlà d'arrèta! Co' tutta la ggiènte de bòna levàta che ce stà ìnta lü paese: li segnòri co' le dame lori, li dottori, li mercànti... che ìllo co' lo so' fare zantìle, arudìto e saviénte se arritrovarébbe sùbbeto nelle màneche lori e n'averébbe onnòre e l'aiùti, se n'avesse lo besògno. E envéce, no! Sacrepànte, se va a emmeschiàre co' li petocchiòsivillani e contra a chilli là!" Maria accorata: “Sintìte cómme a crìdeno e rìdeno... ma no' se scòrgheno cchiù le crósci!" proseguendo nel suo discorso) "(Joanna A parte che poderébbe pure facce a meno de sbeceràre de contìnuo contra li prèveti e li monsegnòri... chìlli no' la perdòneno a nisciùno." La Madonna accorata: “Ah, vìde a nuovo le tre crósci!" “Giovanna proseguendo nel suo discorso) Chìlli, 'nu jórno jé la 02/10/2012 350 fagarà pagare! Jé fagarànnu déllu male!" - "Fàje déllu male a lü fìjo méo? E pecché... ch'è accussì bono? No' ddona che beni a tutti... anco a chille che no' jé lo demànna... (Attenta a quello che ‘sta succedendo in fondo alla strada) Siénte... stanno a réta a sghegnazzà de novo! Uno de li tre ha da esse cascato pe' terra… (Riprende il dialogo con le donne) Ogne uno ce vo' bbene allo fìjo meo... no' è 'o vero? Dìmme Maddalena…" - "Sì, anco io jé vòjo bbene!" - "Oh, lo canuscìmmo tutti che ispiràto bene i vòi tu allo fìjo sojo de la Maria." - "Io no' tengo che 'n'ammóre iguàle che pe' 'nu fratello pe' ìllo... mo'!" - "Mo'? Pecché, ànte allora?" - "Joanna, furnìsci 'nu mumènto de dàcce turmiénto a '‘sta criatùra... Che t'ha fatto? Nu' vìde che già stà murtificàta! (Cambia tono: molto angosciata) Comm'è che crìeno tanto? (Torna a dialogare) E se ànco fusse che ella, '‘sta jóvine, tegnésse un'ammóre pe' ìsso, de chello chi le fémmene dellu normale tèneno pe' l'òmmi che 02/10/2012 351 ce piàceno... e bene, allora? Nun è 'n'òmmo lo fìjo meo forse… en oltre che deo? De òmmo tène l'uócchi, le màne, li piédi… tutte d'òmmo téne... finànco li dulòri e l'allerìa. Dònca, ce toccarà a ìsso mésmo, allo fìjo méo, descìdere... che savrà bene illo cosa è da fàcere quanno vegnerà lo mumènto sòjo. S'ìllo vurrà piàrsela 'na sposa, pe' me, a chella che scernirà, io jé vojerò bene come fusse la fijòla mea... o almànco me ce sforzarò. E ci ho esperanza assàje che zónga en prèscia 'sto jòrno… che oremài ha compeùto triénta e tre anni... ed è lü tiémpo che se fazza 'na famìja. (Cambia tono: accorata) Oh che sgarberàto criàre che fanno là nello fonno... E comm'è nìra '‘sta crósce! (Torna a dialogare) Oh, me piacerébbe assàje avécce pe' casa delli piccirìlli soi... d'ìsso… da fàlli jogàre… addormìre… ch'io ne canósco assàje nénne de culla e firastòcche... e c'averèi gusto de dàcce vizi... e contàcce fàvule ma de chélle che fornìsse sèmpe bbène e in jocundetà!" - 02/10/2012 352 "Sì, va buóno, ma mo' sòrti da li suógni, Maria… jammucénne che de 'sto passo nu' magnàmmo cchiù manco a sera." - "Nun ci ho fame io... nun ne sàccio la raggióne... ma m'è egnùta dìnta 'na strézza 'e stòmmeco... Besògna pròpio che ce vada a véde chéllo che va a capetàre là enfóndo." - "No' arrèstate! Nun ci annàre. So' spittàculi chilli che t'appuóngono en trestìzzia. T'acchiàppa 'nu strappacòre pe' tütto lo juórno... e lo fìjo tòjo no' sarà cuntènto. Pol'essere che ìnta 'stu mumènto, ìllo se truóva già en la casa che ce stà aspettànno… e magàre ce ha pure fame." - "Ma se m'ha mannàto a dire: che no' vène!?" - "Beh, lo po' avécce avùto 'nu repensamènto... che tu ben lo sàbe cómme so' li fìji. Quanno tu l'attèndi alla casa no' tòrneno e i torna quànno tu no' l'attèndi pe' gniénte e besògna stàcce sempe appreparàte, cu' la zuppa allu foco." - "Sì, tu ci hai raggióne, jammocénne. (Alla Maddalena) Ce vòi vegnìre pure a te, Maddalena, a pijàrte 'na 02/10/2012 353 brocca?" - "Co' piacére... se no' vé dóngo… se non vi do empìccio." In chill'estànte sullo fónno passa la Veronica e la Madonna addimànna: "Còssa pol'èsser capetàto a chélla fémmena, che tène ìntra le mani 'nu panno tutt'ensanguenàto? (A Vronica) Oh, bòna donna, ve sìte ferùta?" - "No, mica io... ma uno de chìlli cundannàti che hanno mìso de sotto a la crosce." "(Col fiato che le manca, come se presagisse la risposta) Lo quale?" - "Chìllo che 'cce crìdeno stròlego... ma che stròlego nun è, ma santo! E lo se lèzze da chìlli uócchi dósci che tène... ci ho asciugàto la fàzza ensanguenàta..." - "Oh, fémmena de pitàde!" - "Vìde, l'hàggio asciuttàto co' '‘sta tovàglia e n'è sortùto 'nu miràculo! Illo m'ha lassàto l'emprònta de la figùra sója che pare 'nu retràtto." " (Quasi senza voce) Fàmmece dà 'n'uócchio…" "Sì, te lo fàzzo véde." - "No Maria, làssa pèrde!" "Te lo làsso véde ma ànte o donna, ségnate cu lü 02/10/2012 354 segno de la crosce!" (Veronica mostra il tovagliolo a Maria) - "Ch'hai fatto! 'Nu vìdi che mo' è desvegnùta!" - "Oh Gesù! Ch'hàggio combenàto! E pacché è desvegnùta, è parènte a chìllo?" - "La màtre è. La matre de lo Segnóre!" 02/10/2012 355 TRADUZIONE napoletano da rivedere La Madonna andava per la via, e quando giunse vicino almercato vecchio, incontra Amelia e Giovanna amiche sue: “Salute Giovanna e buona giornata anche a te Amelia… avete già fatte le spese?” Quindi si fanno i soliti commeni su i prezzi che montano (aumentano) senza ragione. Di colpo si sentono grida e vociare con trambusto: “Che è? - domanda Maria - dove se ne ‘sta andando tutta ‘‘sta gente? Cosa ‘sta succedendo là in fondo?” “Ci sarà sicuramente uno sposalizio.” fa Giovanna. “Sì, hai indovinato, è uno sposalizio... s’affretta Amelia - vengo da quel luogo proprio adesso.” “Andiamo a vedere!” dice la Madonna, e s'avvìa. Giovanna l'arresta: "No, affrettiamoci al mercato." "Ma un momento solo… fammi vedere, che mi piacciono tanto i matrimoni! Com’è la sposa… è giovane? E lo sposo, tu lo conosci?” “Credo che debba essere (che sia) uno di fuori un forestiero 02/10/2012 356 Andiamocene Maria… torniamo a casa, che dobbiamo ancora mettere l’acqua sul (al) fuoco.” “Aspettate… ascoltate… stanno bestemmiando, quelli!” “Bestemmieranno per allegria e contentezza...” “No, mi sembra che lo dicano (facciano) con rabbia. Stregone… hanno gridato... sì, ho inteso giusto... ascoltate che vanno a ripetere… Con chi ce l’avranno Amelia?” “Adesso che mi ricordo, non è per uno sposalizio che gridano, ma contro uno che hanno scoperto questa notte che ballava con un caprone, che poi era il diavolo.” “Ah, per questa ragione gli dicono stregone!” “Sì, sarà per questo... ma andiamo a casa che non sono spettacoli da vedere quelli… che ti può pigliare il malocchio.” La Madonna Maria se vòlge a guardare al fondo della via e rimane senza respiro: “ Guardate, c’è una croce che spunta sopra le teste della gente… e là… altre due croci che spuntano adesso!” Giovanna le tiene bordone de spónna: “Sì, queste altre sono di due ladroni...” 02/10/2012 357 “Povera meschina gente... vanno a crocifiggerli tutti e tre... Chissà la loro madre! E magari lei, povera donna neanche sa che stanno ammazzando suo figlio.” In quel momento giunge correndo la Maddalena. Ella col fiatone le grida: “Maria! Oh Maria... il figlio vostro… Jesus...” Giovanna l’ammutolisce (l’azzittisce) all’istante e la spintona: “Ma sì, ma sì… ella lo sa di già per conto suo... (A parte) Stai zitta disgraziata!” E Maria: “Cosa è che so già io? Cosa è capitato al figlio mio?” “Niente... cosa dovrebbe essergli capitato al figlio vostro… santa donna? C’è solo che... (cambia tono). Ah, ancora non te lo avevo detto? Oh, senza testa che sono io! Tuo figlio mi avéa fatto premura prèscia di avvisarti che lui non sarebbe rotornato a mezzogiorno… perché si è accattato (preso) l’impegno di andare sulla montagna a raccontare parabole.” E Maria alla giovane: “ Quindi Maddalena, è questa ambasciata che mi volevi dare pure tu?” “Sì, questa era, Madonna.” “Il Signore 02/10/2012 358 sia benedetto figliola! Tu eri arrivata all'intrasàtte correndo ansiosa, che io mi ero presa uno spavento da “sbatticuore”. Mi ero già figurata non so quale disgrazia... Come siamo allocche noialtre mamme a volte! Per niente ce se pone allo tràggeco!” E Giovanna ci pone un carico da undici: “Sì, ma anche ‘sta matta che arriva correndo alla disperata per venire a darti l’annuncio di questa coglionata!” “Buona, Giovanna... non stare a vociare gridare contro ‘sta figliola... Non dimenticarti che è venuta per farmi il piacere di una ambasciata! (Alla Maddalena) Come ti chiami tu piuttosto… che mi sembra di conoscerti?” “(Con imbarazzo) Io sono la Maddalena...” “Maddalena? Quale?… Quella?” E Giovanna: “Sì, è quella... la cortigiana. Andiamocene Maria, andiamo a casa che è meglio assai che non ci facciamo vedere con certa gente… che non ‘sta bene.” “Ma io non faccio più il mestiere.” “Sarà perché non trovi più sporcaccioni da pigliare. Vattene, svergognata!” 02/10/2012 359 “No, l'alluccà non cacciarla cossì, povera creatura. Se Gesù mio la tiene in tanta considerazione fiducia da mandarla a me per darmi un avviso è segno che adesso ha messo giudizio… (alla Maddalena) È vero?” “Sì, faccio giudizio adesso.” E Giovanna tosta: “Sì, vai a crederle... Il fatto è che tuo figlio è troppo buono… si lascia prender dalla compassione… e lo fottono tutti quanti! Si tiene sempre attorno un mucchio di poltroni, sfaticati, senza lavoro né arte… morti di fame… disgraziati e puttane... uguali a quella!” “Tu parli da cattiva Giovanna! Lui, il figlio mio, dice sempre che è per loro, sopra ogni cosa, per loro… sbandati e perduti, quelli… che è venuto a questo mondo: per dargli la speranza!” “Va bene… ma non ti capaciti (capisci) che in questa maniera, non ci una buona figura… si fa parlar dietro! Con tutta la gente bene allevata de bòna levàta che c’è in paese: i signori con le dame loro, i dottori, i mercanti... che lui con il suo fare gentile, erudito e sapiente si troverebbe subito nelle maniche loro e ne 02/10/2012 360 avrebbe onori e aiuti, se ne avesse bisogno. E invece, no! Sacripante, si va a mischiare con i pidocchiosivillani e contro a quelli là! Maria accorata: “Sentite come gridano e ridono... ma non si scorgono più le croci.” “ (Joanna proseguendo nel suo discorso) A parte che potrebbe fare pure a meno di sbeceràre sparlar di continuo contro i preti e i monsignori... quelli non la perdonano a nessuno!” La Madonna accorata: “Ah, vedete di nuovo le tre croci!”“(Giovanna proseguendo nel suo discorso) Quelli, un giorno gliela faranno pagare! Gli faranno del male!” “Far del male al figlio mio? E perché… che è cossì buono? Non dona che bene a tutti… anche a quelli che non glielo domandano! (Attenta a quello che ‘sta succedendo in fondo alla strada) Sentite... stanno sghignazzando di nuovo! Uno dei tre deve essere caduto per terra... (Riprende il dialogo con le donne) Ogniuno vuole bene al figlio mio... non è vero? Dimme Maddalena…” “Sì, anch’io gli voglio bene!” “Oh lo conosciamo tutti, che ispirato 02/10/2012 361 bene gli vuoi tu, al figlio suo della Maria!” “Io non ho un amore uguale che per un fratello, per lui… adesso!” “Adesso? Perché, prima allora?” “Giovanna, smettila un attimo di dare tormento a ‘‘sta creatura... Cosa ti ha fatto? Non vedi che già ‘sta mortificata? (Cambia tono: molto angosciata) Com’è che gridano tanto? (Torna a dialogare) E anche se fosse che lei, ‘‘sta giovane, tenesse un amore per lui, di quello che le donne normalmente tengono per gli uomini che gli piacciono... bene, allora? Non è uomo il figlio mio forse…oltre che Dio? Da uomo tiene (ha) gli occhi, le mani, i piedi... tutto da uomo tiene… finanche i dolori e l’allegria! Dunque, toccherà a lui stesso, a mio figlio, decidere... che saprà bene lui cosa si deve fare quando verrà il momento suo. Se lui vorrà prendersela in sposa, per me, quella che sceglierà, io le vorrò bene come se fosse una figliola mia… o almeno mi ci sforzerò. E speranza assai che giunga presto (in fretta) ‘sto giorno... che ormai ha compiuto trentatre anni… ed è tempo (è ora) che metta 02/10/2012 362 si faccia una famiglia. (Cambia tono: accorata) Oh che sgangherato gridare che fanno là in fondo... E come è nera, ‘‘sta croce! (Torna a dialogare) Oh, mi piacerebbe assai avere per casa dei bambini suoi… di lui... da far giocare, addormentarli... che io ne conosco tante ninnananne da culla e filastrocche… ... e avrei gusto (piacere) dar loro vizi... e raccontar favole ma di quelle che finiscono sempre bene, e in giocondità!” “Sì, va bene, ma adesso sorti (esci) dai sogni, Maria... andiamo che di ‘sto passo non mangiamo più nemmeno a sera.”“Non ho fame, io... non ne so la ragione... ma mi è venuta dentro una stretta allo stomaco... Bisogna proprio che vada a vedere cos’è che succede, là in fondo.” “No,arrestati! Non ci andare! Sono spettacoli quelli, che t'appuóngono pongono fanno tristezza. Ti acchiappa uno strappacuore per tütto il giorno… e il figlio tuo non sarà contento. Può essere che in ‘sto momento, lui si trovi già in casa che ci ‘sta aspettando... e magari ha pure fame.” “Ma se mi ha 02/10/2012 363 mandato a dire che non viene!” “Beh, può avere avuto un ripensamento… che ben lo sai come sono i figli. Quando li attendi (aspetti) a casa non tornano e tornano quando tu non li attendi per niente e bisogna stare sempre pronte, col la zuppa sul fuoco.” “Sì, hai ragione... andiamocene. (Alla Maddalena) Vuoi venire anche tu, Maddalena, a prenderti una , a pijàrte 'na brocca?" scodella?” “Con piacere, se non vi do impiccio (fastidio-disturbo).” In quell’istante sul fondo passa la Veronica e la Madonna domanda: “Cosa può essere capitato a quella donna, che tiene tra le mani un panno tutto insanguinato? (A Vronica) Oh buona donna, vi siete ferita?” “No, mica io... ma uno di quei condannati che hanno messo sotto la croce.” "(Col fiato che le manca, come se presagisse la risposta) Quale?” “Quello al quale gridano stregone... ma che stregone non è, ma santo! E lo si legge (lo si capisce) da quegli occhi dolci che tiene... gli ho asciugato la faccia insanguinata...” “Oh donna di pietà (pietosa)...” 02/10/2012 364 “Vedete, l’ho asciugato con ‘‘sta tovaglia e ne è sortito un miracolo! Egli mi ha lasciato l’impronta della figura sua che sembra un ritratto.” “(Quasi senza voce) Fammici dare un’occhiata…” “Sì, te lo faccio vedere.” “No Maria, lascia perdere!” “Te lo lascio vedere ma prima o donna, segnati col segno della croce! (Veronica mostra il tovagliolo a Maria) “Cosa hai fatto! Non vedi che ora è svenuta!” “ Oh Gesù! Che ho combinato! E perché è svenuta? È parente sua a chillo?” “La madre è. La madre del Signore!” 02/10/2012 365 MARIA VIENE A CONOSCERE DELLA CONDANNA IMPOSTA AL FIGLIO Il testo più antico, è senz’altro quello che ora vi proponiamo in volgare composito padano. Ritroverete espressioni provenienti dal dialetto lombardo usato da Bescapè e Bonvesin de la Riva, cossì come del giullare anonimo autore “Lamento della sposa padrona”. del 02/10/2012 366 Le MARIE LOMBARDO Maria in compagnia di Zoàna: per strada incontra ‘Melia. ‘Melia Bòn dì Maria.. bòn dì Zoàna. MARIA Bòn dì ‘‘Melia, sit ’dré andar a far spesa? ‘MELIA No, agh l’ho de già fàita ‘sta matìna... av gh’ho de dive ‘na roba, Zoàna. ZOANA Disìme. Cunt parmès, Maria... Si appartano e parlano concitate. MARIA In dóe la va tüta ‘sta zénte? Cosa l’è ’dré a sücéd là in funda? ZOANA Ól sarà quài sponsalìzi de següro... ‘Melia Sì, a l’è on sponsalìzi... végni de là impròprio adés. 02/10/2012 367 MARIA Oh ’ndèm a védar, Zoàna, che a me piàsen tanto i sponsalìzi, a mi. A l’è zóvina la sposa? E ól sposo chi a l’è? ZOANA No’ sagh mi... a credi col débia vès un de foera... ‘Melia ’Dèm, Maria, no’ stit a pèrd ól tempo co’ i matrimoni... ’ndémo a ca’ che gh’avèm anc’mò de mèterghe l’acqua al fògo per la menèstra. MARIA Specìt… ’scultì… a i è ’dré a biastemà! ZOANA O i biastemerà par ’legrìa e contentèsa! MARIA No, che me soméja... col fàgan con ràbia: “stregonàso”, gh’han criàd... sì gh’ho intendìo ben... ’scultì co’ i va a repèt… Contra a chi e gh’l’han? ZOANA Oh, ’dès che me ’égn in mente... no’ l’è per un sponsalìzio, che i vüsa, ma contra a ün che l’han descovèrto ‘sta note che ól balàva con un cavrón… che pö a l’éra on diàvulo. MARIA Ah, par quèl agh dìsen: stregonàso? 02/10/2012 368 ZOANA Sì, par quèl... ma no’ fémo tardi, Maria... ’ndèm a casa che no’ le son robe da védar quèle, che agh pòd sücédegh de catàrse ól malògio. MARIA A gh’è una cróse che la sponta de sora e teste de la zénte! E altre dòe cróse che spunta adeso! ZOANA Sì, ‘st’altre a son de dòe ladroni... MARIA Povra zénte... i vano a ’ncrosàre tüti e trie... Chi ól sa la mama de lori! E magàra le, pòra dona, no’ lo sa gnanca che i è ‘dre a masàrghe ól so fiòl de le. Sopraggiunge correndo la Maddalena. Maddalena Maria! Oh Maria... ól vostro fiòl Jesus... ZOANA Ma sì, ma sì, ól gh’sa de già le... (A parte) State cito... ’sgrasiàda. MARIA Cos’ l’è che so de già mi?... ’s l’è capitàt al me fiòl? 02/10/2012 369 ZOANA Nagòta... cos’agh dovarìa èserghe capitàt, o santa dona? A gh’è dumà che... Ah, no’ t’avevi dit? Ohj che ’smentegàda che sont... m’era ‘gnid via d’ la testa de ’visàrte che lü, ól to’ fiòl, m’avéa dit che no’ el vegnarà a casa a magnàr a mezdì, che ól gh’ha de ’ndare sü la montagna a cuntàr paràbule. MARIA A l’è quèst che set ‘gnüda a dirme anc’ti? Maddalena Sì, quèst, Madona. MARIA Oh, ól sia rengraziàd ól Segnóre... ti eri rivada tanto de corsa... cara fiòla... che mi n’évi catàt un stremìzi de quei... me s’évi già figüràt no’ so miga quale desgràzia... Come sémo stüpide de volte noàltre mame! Agh fémo preoccupàde par nagòta! ZOANA Sì, ma anco le, ‘sta balénga, che la ’riva correndo ’scalmanàda par ’gnì a darte ól nunzi de ste bagatèle... MARIA Bòna, Zoàna... no’ stàrghe a criàr adèso... a l’infìne l’è ‘gniüda par farme un plazér d’una 02/10/2012 370 comissión... At rengràzi, fiòla... Come ad ciamàt ti, che mi am pare de cognósarte? M…addalena Mi sont la Madalena... MARIA Madalena? La qual?… Quèla... ZOANA Sì, a l’è lée... la cortizàna. ’Ndèm via, Maria, ’ndèm a casa... co l’è mejór, che no’ ghe fémo védar con zénte compagn... no’ l ‘sta ben. Maddalena Ma mi no’ fago plü ól mestér. ZOANA Ól sarà parché no’ ti trovi plü smorbiósi de catàr... Va’, desvergognàda. MARIA No, no’ descasàrla... pòvra fiòla... se ól me car Jesus s’la tégne in tanta fiducia de mandàm’la a mi a fam di cumisiün, l’è sègn che adès la fa giüdizi... vera? Maddalena Sì, a fagh giüdizi adès. ZOANA Vagh a créderghe... La questión l’è che ól to’ fiòl de ti, a l’è tropo bono, as lasa catàre d’ la compasión e ól fréghen toeti! Ól gh’ha sempre d’intórna un mügio de poltrò’... zénte senza laóro ni 02/10/2012 371 arte, morti de fam; desgrasiò e putàne… compàgn a quèla! MARIA At pàrlet de catìva ti, Zoàna... lü, ól me fiòl, ól dise sempre co l’è par lori, sovra ’gni cossa par lori, sbandati e sperdüi, che o l’è ‘gnüdo a ‘sto mundo a darghe la speranza. ZOANA D’acòrdi, ma at cumpréndi che a ‘sta manéra no’ ól fa un bel vardà... ól se fa parlar a dre’... Con tüta la zénte de bòn levàda co gh’è in cità; i cavajéri e sòi dame, i dotori e i siòri... che lü cont’ol so fare zentile savente e ’rudito a s’truarìa de sübet in t’la mànega e avérghe onori… farse aidàre se ól gh’avèse besógn. No, cripante! Ól va a mèterse co’ i piogiàt vilàn! E de contra a quèi! MARIA Scoltì come i vosa, e i ride... ma no’ se vede e cróse! ZOANA (continua il suo discorso cercando didistrarre la Madonna dal guardare le croci) A parte che ól podrìa farghe a mén de sparlàrghe sempre a 02/10/2012 372 dre’ ai prévet e a i prelàt... che quèi no’ gh’la perdonano a niùno. MARIA Èco de nòvo e tre cróse... ZOANA Quéi, un dì a gh’la faràn pagare! Agh faràn d’ol male! MARIA Fagh d’ol male al me fiòl? E parché, co l’è sì bòn... no’ ól fa che d’ol ben a tüti, anco a quèi che no’ ghe domanda! E tüti i ghe vòl ben! (Cambia tono) Sentìt... i son dre’ a sghignasàr de nòvo... un de quèi ól dua es borlàd per tera... (Torna a parlare alle donne)Tüti ghe vòl ben al me fiòl... no’ a l’è vera? Maddalena Sì, anco mi agh voi tanto ben! ZOANA O, ól sconoscemo tüti che spirato ben at voi ti al so fiòl de la Maria! MADDALENA Mi ne gh’ho un amore compagn che par on fradel par lü! Adeso... ZOANA Adeso... parché prima donca...? MARIA Zoàna, daghe un tàjo infìna, de intormentàrla ‘sta fiòla... cos’l’ha t’ha fàit... No’ ti 02/10/2012 373 vedi co l’è smortificàda... (Ascolta le grida che arrivano sino a lei) Com l’è che cria tanto... (Torna alle amiche) E anco ól füdèse che lée, ‘sta zóina, la aga a tegnér un amor par lü de quèi che e done de normale a gh’han par i òmeni che ghe piàse... bòn? No’ a l’è òmo sforse ól m’è fiòl, oltra che vès Deo? De òmo ól gh’ha i ògi, le man, i pie... e tüto de omo... finànco i dulóri e l’alegrèsa! Donca agh tocherà a lü, al me fiòl, a decìd... co ól savrà ben lü se fa quando ‘gnirà ól so’ mumént, se ól vorerà tórsela ‘na sposa. Par mi, quèla che lü ól scernerà, mi agh vurarò ben ’me füdes la mia fiòla... E agh speri tanto ca végna prest quèl dì... che ormai ól gh’ha compìt trentatrì ani... e l’è ora che ól mèta sü famégia... (Cambia tono)Oh che brüt crià che fan là in funda... e com l’è nera ‘sta cróze. Tanto me plazerìa avérghe per casa di bambìn so’ de lü, de far ziogàre, ninàr... che mi ne so tante canzoni de cuna... e darghe i vizi... e contàrghe fàbole, de 02/10/2012 374 quèle bèle fàbole che i finìse sempre ben... e in zocondìa! ZOANA Sì, ma adeso basta de starte a insognare, Maria... andémo che da ‘sta banda, no’ magnémo plü nemànco a sira... MARIA No’ gh’ho fame a mi... no’ ghe descòvro la resón... ma m’è ‘gnit a dòso un stréncio de stòmego... Bisogna improprio che vaghi a védar cos’ l’è ca va a capitàr là in funda. ZOANA No, che no’ te vaghi!... che a sont robe quèle co e fano intrestìzia e at menaràn un s’ciopamagón par tüto ól ziórno. Ól to fiòl no’ ól sarà contento... Pòle es che in stu momento ól sébia già in la casa e che a te spècia... che ól gh’ha fame. MARIA Ma se ól m’ha mandà a dire che no’ l vegnarà! ZOANA Ól pò avérghe üt on respensamént. At sèt com’è i fiòli. Quando te i spèci a casa no’ i torna... e i 02/10/2012 375 retórna quando no’ i spèci miga! E bisogna vès sempre a pronta cont ól magnàr al fògo. MARIA Sì, ti gh’ha resón... andémo... At vóret ’gnì anco ti Madalena a magnàrne una scudèla? MADDALENA Bòn voluntéra… se no’ v’ dagh infesciamént... Sul fondo passa la Veronica. MARIA Cos’ l’è capitàt a quèla dona... co la gh’ha un mantìn tüto insenguinàt? (Alzando la voce) Ohj bòna dona... av sèt fada male? VERONICA No, miga mi... ma un de quèi cundanàt che gh’han metüo de sóto a la cróse, lo quèlo co a ghe crìeno stregonàso... e che no’ l’è stregón, ma santo!... Santo de següro, che ól se capìsse da i ögi dólzi ch’ol téne. A insanguagnénta... MARIA Oh dona pitosa... gh’ho sugàd la fàcia 02/10/2012 376 VERONICA ... con ‘sto mantìn e gli’ n’è sortìt on miracolo... ól m’ha lasàd l’emprùnta d’la sòa figüra, che ól pare un ritràt. MARIA Fam’lo védar. ZOANA (angosciata, cerca di bloccarla) No’ ves curiosa, Maria, che n’ol ‘sta ben. MARIA No’ sont curiosa... a senti ch’ol devi vedèl. VERONICA D’acòrdi, at lo fago védar… ma in prima ségnat con t’ol sègn de la cróse... èco, remìra: a l’è ól fiòl de Deo! MARIA (con un filo di voce) Ól me fiòl... ah... a l’è me fiòl de mi! (Cade a terrasvenuta). ZOANA Co t’è fàit... benedèta dona! VERONICA Ma mi no’ credevi ch’a füs la sua mama... de quèl! 02/10/2012 377 TRADUZIONE Maria ‘sta in compagnia di Giovanna e per strada incontra Amelia. AMELIA Buon giorno Maria... buon giorno Giovanna... MARIA Buondì AMELIA, state andando a fare la spesa? AMELIA No, l’ho già fatta questa mattina... devo dirvi una cosa, Giovanna. giovanna Ditemi; con permesso, MARIA... Si appartano e parlano concitate. MARIA Dove va tutta questa gente? Cosa ‘sta succedendo là in fondo? giovanna Sarà qualche sposalizio di sicuro... AMELIA Sì, è uno sposalizio... vengo di là proprio adesso. 02/10/2012 378 MARIA Oh, andiamo a vedere, Giovanna, che a me piacciono tanto i matrimoni. È giovane la sposa? E lo sposo chi è? giovanna Io non lo so... credo che debba essere uno di fuori. AMELIA Andiamo MARIA, non state a perdere tempo con i matrimoni... andiamo a casa, che dobbiamo ancora mettere l’acqua sul fuoco per la minestra. MARIA Aspettate, ascoltate. Stanno bestemmiando! giovanna Oh, bestemmieranno per allegria e contentezza... MARIA No, che mi sembra che lo facciano con rabbia: “stregone!”, hanno gridato... sì, ho inteso bene... ascoltate che vanno a ripetere. Con chi ce l’hanno? giovanna Oh, adesso che mi viene in mente, non è per uno sposalizio che gridano, ma contro uno che 02/10/2012 379 hanno scoperto questa notte che ballava con un caprone, che poi era il diavolo. MARIA Ah, per quello gli dicono stregone? giovanna Sì, sarà per quello... ma non facciamo tardi, MARIA, andiamo a casa che non sono cose da vedere quelle, che può succedere di prendersi il malocchio. MARIA C’è una croce che spunta sopra le teste della gente! E altre due croci che spuntano adesso! giovanna Sì, queste altre sono di due ladroni... MARIA Povera gente... vanno a crocifiggerli tutti e tre... chissà la loro mamma! E magari lei, povera donna non sa neanche che stanno ammazzando suo figlio. Sopraggiunge correndo la Maddalena. MADDALENA MARIA! Oh, MARIA... vostro figlio Jesus... 02/10/2012 380 giovanna Ma sì, ma sì, lo sa di già lei... (A parte) Stai zitta disgraziata. MARIA Cosa è che so già io? Cosa è capitato a mio figlio? giovanna Niente... cosa dovrebbe essergli capitato, o santa donna? C’è solo che... ah, non te lo avevo detto? Oh, che smemorata che sono... mi era uscito dalla testa di avvisarti che lui, tuo figlio, mi avéa detto che non verrà a casa a mangiare a mezzogiorno perché deve andare sulla montagna a raccontare parabole. MARIA È questo che sei venuta a dirmi pure tu? MADDALENA Sì, questo, Madonna. MARIA Che sia ringraziato il Signore... eri arrivata tanto di corsa, cara figlia, che io mi ero presa una paura di quelle... mi ero già figurata non so mica quale disgrazia... Come siamo stupide alle volte, noi altre mamme! Ci preoccupiamo per niente! 02/10/2012 381 giovanna Sì, ma anche lei, questa matta, che arriva correndo accaldata per venire a darti l’annuncio di queste stupidaggini. MARIA Buona, Giovanna... non stare a sgridarla adesso... infine è venuta per farmi il piacere di una commissione. Ti ringrazio, figliola... come ti chiami tu, che mi sembra di conoscerti? MADDALENA Io sono la Maddalena... MARIA Maddalena? Quale? Quella... giovanna Sì, è lei... la cortigiana. Andiamo via, MARIA andiamo a casa, che è meglio che non ci facciamo vedere con gente simile, che non ‘sta bene. MADDALENA Ma io non faccio più il mestiere. giovanna Sarà perché non trovi più sporcaccioni da prendere... ma va’ via, svergognata. MARIA No, non cacciarla, povera figliola... se il mio caro Gesù se la tiene in tanta fiducia da mandarla a me per farmi delle commissioni è segno che adesso ha messo giudizio, vero? 02/10/2012 382 MADDALENA Sì, faccio giudizio adesso. giovanna vai a crederle... la questione è che tuo figlio è troppo buono, si lascia prender dalla compassione e lo fregano tutti! Ha sempre attorno un mucchio di poltroni, gente senza lavoro né arte, morti di fame, disgraziati e puttane... uguali a quella! MARIA Parli da cattiva tu, Giovanna! Lui, il mio figlio, dice sempre che è per loro, sopra ogni cosa per loro, sbandati e sperduti, che è venuto a questo mondo, per dargli la speranza. giovanna D’accordo, ma non capisci che in questa maniera non fa un bèl vedere? Si fa parlar dietro... con tutta la gente bene allevata che c’è in città: i cavalieri e le loro dame, i dottori, i signori... che lui con il suo fare gentile, sapiente ed erudito, si troverebbe subito nella loro manica e avrebbe onori, farsi aiutare se ne avesse bisogno. No, sacripante: va a mettersi con i pidocchiosi villani! E contro a quelli! 02/10/2012 383 MARIA Ascoltate come gridano, e ridono... ma non si vedono le croci. giovanna A parte che potrebbe fare a meno di sparlar sempre dei preti e dei prelati... quelli non la perdonano a nessuno! MARIA Ecco di nuovo le tre croci... giovanna Quelli, un giorno gliela faranno pagare... gli faranno del male! MARIA Far del male a mio figlio? E perché, che è cossì buono... non fa che del bene a tutti, anche a quelli che non glielo domandano! E tutti gli vogliono bene! Sentite... stanno sghignazzando di nuovo... uno di quelli deve essere caduto per terra... Tutti vogliono bene a mio figlio... non è vero? MADDALENA Sì, anch’io gli voglio tanto bene! giovanna Oh lo conosciamo tutti, che ispirato bene gli vuoi tu, al suo figlio della MARIA! MADDALENA Io non ho un amore uguale che per un fratello, per lui! Adesso... 02/10/2012 384 giovanna Adesso... perché prima, dunque...? MARIA Giovanna, smettila infine di tormentarla, questa figliola... Cosa ti ha fatto?... Non vedi com’è mortificata? Com’è che gridano tanto? E anche se fosse che lei, questa giovane, abbia a tenere un amore per lui, di quello che le donne normali hanno per gli uomini che gli piacciono... Bene? non è forse un uomo mio figlio, oltre che essere Dio? Da uomo ha gli occhi, le mani, i piedi... e tütto da uomo, finanche i dolori e l’allegria! Dunque toccherà a lui, a mio figlio, decidere... che saprà bene lui cosa fare, quando verrà il suo momento, se lui vorrà prendersela una sposa. Per me, quella che lui sceglierà, io le vorrò bene come se fosse una mia figliola. E ci spero tanto che venga presto, quèl giorno... che ormai ha compiuto trentatre anni, ed è ora che metta su famiglia... Oh che brutto gridare che fanno là in fondo... E come è nera, questa croce! Tanto mi piacerebbe averci per casa dei bambini 02/10/2012 385 suoi di lui... da far giocare, cullarli... che io ne conosco tante di canzoni da culla... e dar loro i vizi... e raccontar loro favole, di quelle bèlle favole che finiscono sempre bene, e in giocondità! giovanna Sì, ma adesso basta di stare a sognare, MARIA... Andiamo, che di questo passo non mangiamo più nemmeno a sera. MARIA Non ho fame, io... non ne scopro la ragione... Ma mi è venuta addosso una stretta di stomaco... Bisogna proprio che vada a vedere cos’è che succede, là in fondo. giovanna No, non vai!... che sono cose, quelle, che fanno tristezza. Ti porteranno uno strappacuore per tütto il giorno. Tuo figlio non sarà contento. Può essere che, in questo momento, lui sia già in casa e che ci aspetti... che lui ha fame. MARIA Ma se mi ha mandato a dire che lui non verrà! 02/10/2012 386 giovanna Lui può avere avuto un ripensamento. Lo sai come sono i figli. Quando li aspetti a casa non tornano... e ritornano quando non li aspetti mica! E bisogna essere sempre pronte, col mangiare sul fuoco. MARIA Sì, hai ragione... andiamo. Vuoi venire anche tu, Maddalena, a mangiare una scodella? MADDALENA Ben volentieri, se non vi do fastidio... Sul fondo passa la Veronica. MARIA Cos’è capitato a quella donna, che ha un tovagliolo tütto insanguinato? Oh buona donna, vi siete fatta male? veronica No, mica io... ma uno di quei condannati che hanno messo sotto la croce, quello al quale gridano stregone... e che non è stregone, ma santo!... Santo di sicuro, che lo si capisce dagli occhi dolci che tiene... gli ho asciugato la faccia insanguinata... 02/10/2012 387 MARIA Oh donna pietosa... veronica ... con questo tovagliolo, e ne è sortito un miracolo... lui mi ha lasciato l’impronta della sua figura, che sembra un ritratto. MARIA Fammelo vedere. giovanna Non essere curiosa, MARIA, che non ‘sta bene. MARIA Non sono curiosa... sento che devo vederlo. veronica D’accordo, te lo faccio vedere, ma prima segnati col segno della croce... ecco, è il figlio di Dio! MARIA Il mio figlio! Oh, è il mio figlio, di me! (Corre disperata verso l’esterno). giovanna Cosa hai fatto... benedetta donna! veronica Ma io non credevo che fosse la sua mamma... di quello! RICORDARSI DI CORREGGERE “LE MARIE” COME L’ho fatto a Lugano 02/10/2012 388 02/10/2012 389 PROLOGHI GRAMMELOT PROPOSTA PER DARIO NUOVA PRESENTAZIONE Il GRAMMELOT LA FAME DELLO ZANNI Ora, prima di iniziare col Mistero Buffo vero e proprio, mi permettete di eseguire un salto in avanti nel tempo, sorpassare il Medioevo vero e proprio e raggiungere il nostro glorioso Rinascimento. Questo allo scopo di presentarvi il grammelot. All’origine e fino a quasi tutto il ‘400, le compagnie di teatro erano composte da attori dilettanti. Ma nella fine del XV secolo, cominciàrono a riunirsi in gruppi consociati con tanto di statuto e contratto. Ebbero subito una certa fortuna, specie quelle compagnie che godevano della protezione di nobili e banchieri. Ma ecco che, nella seconda metà del ‘500, quando esplose la controriforma, l’attacco condotto dalla Chiesa verso gli intellettuali liberi, colpì 02/10/2012 390 duramente anche le compagnie di attori associati, cioè i teatranti della Commedia dell’Arte. Costoro furono costretti a una vera e propria diaspora. Furono centinaia le compagnie che dovettero emigrare in tutti i paesi d’Europa: Spagna, Germania, Inghilterra. La maggior quantità di quei teatranti si stabilì nella Francia. Altri raggiunsero la Russia e perfino i Paesi Baltici. È ovvio che la maggior difficoltà era quella di farsi intendere dagli abitanti di quei paesi che non conoscevano la nostra lingua. È vero che i comici dell’arte possedevano doti insuperabili di gestualità ed erano veri maestri della pantomima ma dovettero creare qualche cosa che permettesse di comunicare più profondamente il discorso del gioco satirico e tragico. Cossì utilizzarono (o inventarono?) il grammelot. Cominciàrono col impiegare un linguaggio che potremmo chiamare proto-maccheronico, cioè 02/10/2012 391 composto da sproloqui, apparentemente senza senso compiuto, infarciti di termini della lingua locale pronunciati con sonorità e timbri italianeschi. Via via, si perfezionarono fino a impiegare, oltre una straordinaria gestualità, suoni onomatopeici carichi di sfondoni lessicali di varie lingue. Questo gioco imponeva agli spettatori l’impiego di una certa dose di fantasia e immaginazione che produceva l’insostituibile piacere dello scoprirsi intelligenti. In Francia le compagnie dei “Gelosi” e dei “Raccolti” furono tra le prime a sviluppare questo genere di rappresentazione. Esibivano maschere dei vari Zanni fra i quali l’Arlecchino che possiamo ben chiamare il comico, massimo campione del grammelot. Cominciàrono col impiegare un linguaggio che potremmo chiamare proto-maccheronico, cioè composto da sproloqui, apparentemente senza senso compiuto, infarciti di termini della lingua locale 02/10/2012 392 pronunciati con sonorità e timbri italianeschi. Via via, si perfezionarono fino a impiegare, oltre una straordinaria gestualità, suoni onomatopeici carichi di sfondoni lessicali di varie lingue. Questo gioco imponeva agli spettatori l’impiego di una certa dose di fantasia e immaginazione che produceva l’insostituibile piacere dello scoprirsi intelligenti. In Francia le compagnie dei “Gelosi” e dei “Raccolti” furono tra le prime a sviluppare questo genere di rappresentazione. Esibivano maschere dei vari Zanni fra i quali l’Arlecchino che possiamo ben chiamare il comico, massimo campione del grammelot. Il grammelot è una forma onomatopeica di discorso che è nata con la Commedia dell'Arte e che realizza una tecnica di espressione che è impostata tutta sul suono, sul gesto, sull'onomatopeica cioè sull'andamento che fa assomigliare a parole il linguaggio ma in verità non si tratta di termini esatti 02/10/2012 393 ma soltanto fonicamente simili. (Fa un esempio di grammelot in francese, E un altro di grammelot in napoletano rappresentando Pulcinella) Cossì potrei andare avanti ad indicarvi grammelot in tutte le lingue e darvi l'impressione che davvero le parli. Ma andiamo per ordine e iniziamo dal grammelot più antico, quello dello Zanni. Lo Zanni è il prototipo di tutte le maschere della Commedia 02/10/2012 394 Per questa nuova edizione di "MISTERO BUFFO" 2000 abbiamo creduto opportuno inserire nel prologo dello spettacolo molti degli avvenimenti che si sono avvicendati nel nostro Paese in oltre 30 anni di reppliche. Presentazioni che si sono susseguite dal 1969 al 9O MISTERO BUFFO trascrizione dello spettacolo del 24 marzo 1991 Torino La guerra del Golfo Mistero Buffo è nato la bèllezza di trent’anni fa. In tutto questo tempo si sono ripetute migliaia di rappresentazioni. Come mia abitudine nel prologo sempre accenno agli avvenimenti e ai fatti di cronaca. Quando, nel 69 scoppiò la bomba a Milano alla Banca dell’Agricoltura, in Piazza Fontana, ho 02/10/2012 395 improvvisato un intervento in chiave grottesca sul modo tutt'altro che scentifico su come si stavano svolgendo le inchieste di polizia. Indagini nella quali si indovinava chiaramente che all’attimo stesso in cui saltava per aria la bonca, gli inquirenti avéano già stabilito che i terroristi non potevano essere che gli anarchici. Ne arrestarono alcuni. Poi il suicidio si fa per dire - di Giüsèppe Pinelli, i processi trasferiti come pacchi per tutto il sud. Si può dire che ogni settimana ero costretto ad aggiornare la cronaca. Da quel prologo, è poi nato "Morte accidentale di un anarchico". Cosa che m’è accaduta anche abbastanza di recente durante la guerra del Golfo, sto parlando della prima, quella del ‘91. Per darvi un’idea chiara dello stile e del genere di improvvisazione, tra tanti, abbiamo scelto proprio l’intervento di quèl conflitto con massacro finale annunciato Eccovelo. Cossì iniziava lo spettacolo: e realizzato. 02/10/2012 396 È più di un mese che siamo in guerra... come ai tempi degli scontri fra cristiani e mussulmani. Io speravo veramente che si realizzasse in breve tempo una pace definitiva, invece in IRAQ stanno combattendo ancora, si spara, c'è gente che crepa; i Curdi stanno scendendo dal nord, stanno occupano una città dietro l'altra, ci sono gli sciiti che salgono invece dal sud, c'è Saddam Hussein, che ha buttato del napal e un po’ di gas nervino che gli era avanzato dall’ultimo conflitto, addosso ad intiere comunità di mussulmani non allineati. D'altra parte certi prodotti bèllici cossì preziosi non si possono gettare via... bisogna pure adoperarli! C'è qualche morto in più... ma che ci vuoi fare! Sorvdo sulla tragedia di questa guerra che, secondo gli esperti avrebbe dovuto risolversi senza neanche un morto... doveva essere una guerra tranquilla - ci avéano assicurato - uno scontro quasi dimostrativo e invece gli è scappata di mano... si parla già di oltre 02/10/2012 397 centomila caduti solo fra i militari iracheni, più altrettanti civili morti a Bagdad. E siamo solo al prologo. In compenso, fra le truppe dei “nostri”, neanche un ferito lieve. Tutti bene, grazie! La cosa veramente grottesca è il crescere ogni giorno di notizie che ci fanno scoprire quante frottole ci abbiano ammannito a proposito di questa guerra, a cominciare dalla presentazione del personaggio principale, il cattivo per antonomasia: Saddam Husseim. Sia chiaro, questo mostro scannaporci l'abbiamo inventato, costruito noi, diciamo noi occidentali; senza il nostro aiuto sarebbe rimasto un piccolo delinquente di provincia, un criminale da strapazzo. Invece, prima di tutto, grazie agli aiuti militari che gli sono stati forniti dalla coalizione dei Paesi civili, ecco che è cresciuto come il servo gigante della lampada di Aladino. Voi sapete che tutti hanno 02/10/2012 398 concorso a vendergli armi, Pentagono in testa, russi, polacchi, perfino la Repubblica di San Marino. Fra l'altro siamo venuti a scoprire che, secondo osservatori militari europei, Saddam Husseim dispone oggi del quarto esercito, in scala di valori, del mondo... che è proprio una notizia da scompisciarsi dal ridere, soprattutto quando si viene a conoscere il particolare che i carri armati che gli sono stati venduti dai russi non erano di produzione sovietica ma erano cinesi di scarto. È risaputo che quando in Russia un carro armato viene male si dice “c'è uscito un carro armato cinese!” Ma ad ogni modo la cosa incredibile, è che lui Saddam Husseim a sua volta si è convinto di possedere davvero il quarto esercito del mondo, che lo credessero gli altri era la classica bufala, detto da lui è da megalomane con camicia di forza obbligatoria... ed è per questo che lo hanno 02/10/2012 399 sollecitato a buttarsi, con slancio in questa avventura. D’altra parte, non è la prima volta che i popoli civili scatenano massacri a scopo redditiziosentolando la bandiera della liberà, recitando spudoratamente “l’arrivano i nostri!”, ma facendo molta attenzione ai dividendi e agli interessi maturati. Vi ricordate la guerra contro Komeini? (RICHIAMO FONDO PAGINA - 1-: SI ALLUDE ALLA GUERRA ESPLOSA ,ALLA FINE DELL’8O (?) TRA IRAN (KOMEINI) E IRAK (Hussein) conflitto apparentemente causato da motivi religiosi e territoriali, ma in verità la ragione è da ricercare nella lotta per l’egemonia dei pozzi petroliferi.) Un milione di morti soltanto. E questa azione a cui concorsero in primo piano l'America, l'Inghilterra, noi, ecc... ha fatto si che il grande rais Hussein, poi venisse logicamente a richiedere il pagamento dell'obolo per il servizio eseguito. Ma 02/10/2012 400 appresso, ‘sto deficiente, si è permesso anche di occupare il Kuwait come risarcimento dei danni di guerra subiti dalla sua gente. Giustamente lo abbiamo mazzolato... pardon, l'hanno mazzolato! E dire che sono stati proprio i bianchi civili ad allenarlo e a incitarlo nell’acquisto e nella costruzione degli ordigni bèllici, a cominciare dall’uso dei gas fulminanti - “oh, chi si rivedete!” sono arrivati, come maestri di produzione i tecnici tedeschi dell’est e dell’ovest, che si sono incontrati fuori sede per la prima volta a riprendere la loro tradizione di gasisti... pardon, gasatori. E tutto, guarda caso, pochi mesi prima dell’unificazione in una sola grande Germania. Almeno questa guerra è servita a qualche cosa! Possiamo immaginare di assistere alla lezione su come si impiegano i gas: “Stai attento, Hussein... dunque: c'è un catalizzatore, poi abbiamo un gas inerte, un'altro gas inerte, solo se uniti col 02/10/2012 401 catalizzatore funzionano. Vuoi provarlo?... Va bene, dimmi su chi li buttiamo. I Curdi? Sì! I Curdi vanno sempre bene, tanto li ammazzi e nessuno dice niente... al massimo l'ONU fa un rutto di indignazione, non più di cossì. Attenzione Saddam… il Curdo è là, lo vedi? Buttiamo la prima bomba... ecco il gas che esce, non fa niente perché è inerte. Ne buttiamo una seconda, non fa niente perché è inerte. STAI ATTENTO SADDAM!" "Ah chi???" "Là! Adesso ci buttiamo il catalizzatore... PUM!... Guarda, guarda come fa il Curdo, lo vedi? Non è un ballo regionale, è che è un pò ubriaco. Adesso attento alla testina... la inclina... TON! E' morto! Hai visto? IMPARA!!!" E cossì ha imparato. Ma sempre a proposito di frottole straordinarie... la più criminale si è rivelata quella che ci ha ammannito addirittura Bush in persona, e io l'ho bevuta, perché non pensavo che quel Presidente fosse un politico tanto spudorato da venire a 02/10/2012 402 raccontarci una balla di questo genere, balla che certamente anche voi come me, l’avrete bevuta. Si tratta, e Busch ci ha assicurato che era assolutamente necessario entrare immediatamente in conflitto, perché se si fosse atteso un anno a bloccarlo, Saddam Hussein certamente in questo tempo sarebbe riuscito a realizzare una potentissima bomba atomica… fatta in casa. Ebbene, qualche giorno fa, il quotidiano più importante di New York, il "N.Y. Times", ha realizzato un servizio-inchiestae ha interrogato Scianagh, l'ultimo padre della bomba atomica: “Senta professore - gli hanno chiesto - cosa ne dice del pericolo che Saddam Hussein possa costruirsi la bomba atomica?” Lo scienziato ha strabuzzato gli occhi, è scoppiato in una risata con singhiozzo inarrestabile. Hanno dovuto portarlo d’urgenza al pronto soccorso! 02/10/2012 403 E quei coglioncioni degli americani invece l'hanno bevuta! A proposito degli americani e del loro candore, ho da segnalarvi un fenomeno davvero surreale: prima di questo discorso sull’atomica mussulmana, Bush poteva raccogliere un’adesione popolare alla guerra pari al 51% scarso, ma appena ha tirato fuori, in diretta tv la favola suddetta, l’adesione alla guerra è salita al 90%. Questo vi dice l'importanza delle frottole, quando sono giocate bene. Ma la più criminale di tutte, devo ammettere, si è dimostrata senz'altro la bufala del cormorano; tutti quanti ci siamo veramente rattristati e indignati di fronte a quella immagine. Ve lo ricordate? Quel povero fenicottero "strapenato", inzozzato, lì sulla spiaggia, con il petrolio sparato fuori dai pozzi ad insozzare il mare, da questi bastardi di iracheni. Lui, ficcato nel bagnoasciuga, che zampettava. Arrivava quest'onda aarburante che lo travolgeva. Il bipede: 02/10/2012 404 BLOOB, BLOOB, rispuntava con un occhio tappato, faceva appena in tempo a respirare che BLOOOB, un'altra onda nera e oleosa lo incatramava! A 'sto punto sono sbottato, indignato: "Ma che criminali bastardi!", e tutti quanti ci siamo sentiti rivoltare lo stomaco. Ebbene, adesso vi posso svelare che era tutta una balla, una frottola gigantesca! L’intiera categoria degli scienziati legati all'ornitologia di tutto il mondo, si sono indignati. I francesi in particolare su "Le Monde" hanno pubblicato un articolo dove nel titolo si leggeva: "Questa fandonia del cormorano non l'accettiamo!" Perché? Perché di cormorani… di baby cormorano come quello che ci avéa tanto commosso e indignato, sulle coste del Kuwait, in gennaio, quando è stata effettuata la ripresa, non ne esisteva nemmeno uno. Quei trampolieri se ne erano andati via tutti, già in settembre… e normalmente ritoranno su quelle coste 02/10/2012 405 a maggio. Ma col casino ecologico che c'è stato lì, figurati se fanno ritorno: non li rivedranno mai più! E allora ‘sto pellegrino di cormorano da dove è saltato fuori? Vuoi vedere che è un cormorano in ritardo con l'orario di migrazione? "Scusate, avete visto qualche volatile della mia specie? Io devo partire, temo di aver perso l’ultimo stormo migratore.” No, raccontata cossì la balla non ‘sta in piedi. La verità è che tutta la sceneggiata truculenta è stata organizzata in grande stile dai fotografi e operatori televisivi. Ma andiamo per ordine: qualche settimana prima, vi ricordate, c’è stata la insozzata di petrolio in mare: un milione e mezzo di barili buttati cossì, da affogarci miliardi di pesci. In verità, l’abbiamo saputo appresso, sempre dal New York Times, l’insozzata di petrolio s’è rivelata molto inferiore, un numero di barili che non raggiungeva i centomila ma sempre di una schifezza da criminali si 02/10/2012 406 tratta! A ‘sto punto i fotografi e gli operatori si sono detti: “Qui c’è da fare un bèl servizio! Magari con una bèlla famiglia di fenicotteri che zampetta incatramata sulla spiaggia fetente!”. Ma ahimè, il petrolio è stato buttato a mare solo lassù, nel nord del Kuwait, a trecentocinquanta miglia da Riad, dove appunto stavano i nostri operatori. E che fanno i nostri cacciatori di scoop guerreschi? Salgono su un gommone e a pagaiate risalgono il mare per tre giorni per poi farsi impallinare come oche di transito dagli iracheni incazzati? No, neanche ‘‘sta balla ‘sta in piedi. In verità la trouppe dei cameramen non si è mossa dalla spiaggia di Riad, sono andati allo zoo e lì hanno scoperto che i cormorani, che normalmente sguazzavano nel laghetto artificiale, avéano tagliato la corda già dai primi botti. L’unico fenicottero che hanno trovato era un Mabibu, che non è della classe dei cormorani, no, è un uccello trampoliere che vive esclusivamente nell'Asia Minore e in particolare 02/10/2012 407 negli acquitrini paludosi di acqua dolce. Come l’hanno individuato, i cameramen: "Scusi, signor volatile-trampoliere, le spiace venire in spiaggia al posto del cormorano?" "Ma no! Ma io che c'entro! Io odio il mare!" "Venga per favore..." Ma questo animale ha degli strani pennacchi qui in testa… glieli hanno tagliati all'umberta, cioè alti un dito. Quindi l'hanno portato sulla spiaggia dove avéano rovesciato un paio di barili di petrolio, hanno abbrancato il Mabibu e PLOC PLOC, l’hanno intinto a sguazzo nel bagnasciuga. “Scusi... chiuda la bocca PIU'PIU'PIU', sorrida... UNO DUE TRE ... ci basta, grazie, vada pure BLOBLOBLOBLO". E noi tutti, come tanti boccaloni, ci siamo commossi fino alle lacrime a questa malandrinata di messa in scena. Ma la "scommozione", come a dire lo sgonfiamento emotivo, l’abbiamo provata in seguito a quella dichiarazione, vi ricordate, di Scwarz Scoop, il 02/10/2012 408 generale abbondante, uno dei più grandi generali del mondo, nel senso di dimensione e peso, due metri e dieci di altezza senza tacchi, un quintale e dieci chili senza l'osso, ve lo ricordate? Quello che arrivava immancabilmente ad ogni conferenza stampa, simpatico… con quella faccia rubizza, che a me tutte le volte veniva voglia di chiedergli "mi dia quattro etti di filetto, un ossobuco e un pò di carne per il gatto". Simpatico dicevo… ebbene, alla quarta conferenza stampa, è apparso stranamente abbacchiato e perplesso. Cos’era successo? Ce l’ha confidato lui di persona: le rampe dei missimi dai quali gli iracheni sparavano su Riad, dopo essere state centrate dalle bombe lanciate dai super caccia americani, riapparivano, come nulla fosse, il giorno dopo. Ma da dove erano spuntate?! Lo stesso succedeva con i carri armati. Carri armati che uscivano non si sa da dove, i bombardieri li puntavano ne buttavano all’aria una decina, ma ecco 02/10/2012 409 che TRACCHETE!, altri dieci ne apparivano dal nulla. A un certo punto, i generali della coalizione hanno avuto il sospetto, lui l'ha detto, che si trattasse di falsi carri armati. Ed era proprio cossì: erano tutte sagome di carri armati in vetro resina. E chi li ha fabbricati questi sè moventi corazzati? NOI! Noi Italiani! Guardate che siamo dei geni, dei cervelloni leonardeschi! L’inventore di queste macchine beffarde è un artigiano di Torino che ha forgiato qualche migliaio di sagome similcarrarmato, sagome che si spalancano a scatola e che visti dall’alto, non c’è dubbio, appaiono autentici Tang d’assalto e sfondamento. Scoperta l’esistenza di tanto genio, il Comume di Torino ha deciso di inalzare un monumento all’inventore, nella piazza principale della città. In quell'occassione c’erano tutte le televisioni del mondo a intervistarlo! L’hanno letteralmente aggredito con le telecamere e i microfoni: “Per favore, ci dica come ha potuto 02/10/2012 410 fabbricare carri armati cossì leggeri, agili e facili da trasportare in gran numero?” “Ecco qua, è semplice! - ha risposto lui e li ha condotti nell’officina - Ecco, vedete, questi fogli di pressato sono sagomati per stampa e quindi affiancati l’un l’altro a mo’ di libro. In ogni carico di camion ci stanno quaranta carri armati, ed è semplicissimo rimontarli, basta seguire il libretto di istruzioni allegato: A con A, B con B, questo va a incastro, quest’altro pezzo si inserisce a chiave, non c’è un bullone né una vite. Tempo di montaggio 5 minuti. È cossì facile e divertente assemblarli che gli irachieni lo fanno fare ai bambini delle elementari, come premio. Un cronista di Rai 3 ha chiesto: “I piloti, sia inglesi che americani, giurano che quei carri si muovevano nel deserto. Come ottenete questo portento?” E il genio risponde: "Basta una corda molto lunga. Guardi, si lega qua, uno si mette in una buca e poi 02/10/2012 411 tira il carro armato che, leggerissimo, viene avanti come una slitta." "Sì, ma il calore emanato dal motore, come lo realizzate?” Voi sapete che gli attrezzi di rilevamento di cui sono dotati gli aerei americani, se non registrano l'esistenza del calore non danno l’ok perché si spari, anzi, emettono una serie di pernacchi con contrappunto di sghignazzi e l'aereo se ne va! "È semplice - risponde il maestro dei carri bidone noi ci mettiamo una stufetta a serpentina, loro rilevano il calore e dicono: ah c'è il motore! E sparano razzi e cannonate come al carnevale di Rio!" "D’accordo, ma come ve la cavate col frastuono che produce un carro del genere?” “Sempre più facile! Ci piazziamo dentro una cassetta con tanto di registrazione di cingoli e motore Leopard BLUUBLUBLU!" “Incredibile! esclama l’inviato del New York Times - Nessuno dei nostri lettori crederà mai che i piloti della Nato si 02/10/2012 412 siano lasciate imbrogliare da mezzi cossì semplici, quasi infantili!” Non v’è mai capitato di dare un’occhiata dentro la cabina guida di uno di questi mostri bèllici? Nel cruscotto centrale di questi super jet, c'è una specie di schermo, appaiono tutti i disegnini che si muovono come in un videogame e il pilota non ‘sta neanche a guardare attraverso il parabrezza ma segue direttamente l’azione attraverso il cruscotto. C'è una voce che gli comunica tutti gli elementi, gli dice: "Vai,vai, stai tranquillo, ecco, ecco, prendi quota, fino a trentacinque abbassa dodici, ecco rileva, rileva, rileva, la velocità è OK… va, vai che è una meraviglia, sei splendido, la tua mamma ho saputo che ‘sta tanto bene, vai vai - e appare la faccia della mamma che gli manda bacetti - Ti andrebbe una grattatina sulla nuca? Sì? Procuriamo!" PLOP: una manina spunta dal cruscotto, viene su leggiadra, gli ammolla degli 02/10/2012 413 schiaffeti e gli torce appena l'orecchio “Oh come mi piace!” All’istante scatta il segnale d’attenzione e incursione: TIEIHIE! Ecco, appare l'immagine assonometrica di un carro armato, anzi due, tre, quattro, e la voce si fa epica: “Ecco qui il bersaglio è un 113 di 10 tonnellate, cannone 9-81, c'è, c'è, c'è, eccolo l'ho inquadrato, guarda che c'è! Dai adesso SCHIACCIA il pulsante rosso! Ci sei! Sei puntato! SCHIACCIA TI DICO!” Se il pilota è preso da un crac emotivo, la manina gli afferra il polso e lo costringe a schiacciare. Parte un razzo tremendo che ha anche una video camera in testa: tutto intelligente! L’ordigno avanza inesorabile. Dall'ogiva la radio emette a livelli frastornanti un canto sul motivo delle Valchirie: “IRACHENO SCELLERATO, SEI FOTTUTO, SEI FREGATO!" Obiettivo centrato! PUMPUMPAK! Frammenti di carro vo per aria, l'aereo risale a quota 2000 con 02/10/2012 414 grande impennata… mentre esplode una risata registrata "AAAHAHAAAA AHA AHA IIIH!", che si trasforma nell'inno americano. Il pilota e i suoi generali sono raggianti e non sanno d’essere stati fregati. Hanno sparato razzi del valore di miliardi per trappole che costano come un giocattolo per poveri trovatelli! È inutile, noi italici come bidonisti, siamo il massimo! 02/10/2012 415 Eppure, ci sono stati dei fabbricatori di trucchi inglesi, che ci hanno superato, hanno sorpassato in ingegno anche i torinesi. Costoro hanno realizzato addirittura un carro armato di gomma. Il carro armato gommoso, alla maniera di un preservativo gigante viene pressato dentro una valigetta di queste dimensioni... poco più di una ventiquattr’ore. Viene consegnato all’iracheno addestrato all’uso, l’iracheno ammaestrato pone la valigetta a terra, estrae dal coperchio una pompa del tipo “gonfia-gommoni”, col piede preme su e giù POT POT POT: spunta il carro armato. Dal principio informe ma che va prendendo il suo assetto sorprendente in pochi minuti: coi cingoli, la torretta, i cannoni, ch'è il punto più delicato, che se non si pompa con forza sufficiente il cannone rimane moscio cossì... e al pilota di lassù potrebbe nascere qualche sospetto. Ma quando appare il super caccia 02/10/2012 416 bombardiere, l’iracheno pedala come un disperato sulla pompa PEMPEMPEM TUNTUNTUN ed ecco la canna ritta come un fallo orgiastico in fase d’orgasmo multiplo! L’iracheno ha giusto il tempo di gettarsi dentro la fossa di protezione che parte il razzo e colpisce il bersaglio. C’è il commento di un pilota americano che è veramente divertente, dice: "È strano come si comportino questi nuovi carri armati iracheni, perché non esplodono, non deflagrano come gli altri russi, cinesi. Non so di che marca siano, che nazione glieli abbia procurati: come li becchi saltellano qua e là nel deserto TUM PIM TUM PIM, emettono uno strano sibilo PIHIIIIIIIIII e scompaiono nel nulla. 02/10/2012 417 Versione introduttiva di “Mistero Buffo” eseguita il 24 marzo ‘91. Qualche giorno dopo, spinto dai nuovi eventi, ho portato qualche variante al prologo. Eccovela. Come dicono i francesi, e hanno proprio ragione, questa è proprio una "drolle de guerre", una guerra da crepar dal ridere. Il coronamento di questo conflitto da clown è la scoperta delle galline da combattimento. No, non è un lazzo buttato lì tanto per stupire a scompiscio gli alleati elettro- supercomputerizzati, hanno davvero adoperato le galline in guerra. È la prima volta nella storia dell’umanità che assistiamo alla scesa in campo di pollame guerriero evento del quale noi tutyti dobbiamo essere molto orgogliosi perché esse sono razza scelta dei nostri pollai, quindi esultiamo: (intona l’inno nazionale) Oh polli d’Italia, l’Italia s’è 02/10/2012 418 desta!” Forse le superstiti di questo conflitto riceveranno una croce particolare di Gladio (richiamo fondo pagina2: organizzazione clandestina creata, per un probabile colpo di Stato, con l’apporto dell’ex Capo dello governo, Presidente Cossiga); quelle che rimarranno vive le vedremo sfilare a Taranto (NOTA FONDO PAGINA: BASE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA E LUOGO DI PARTENZA PER IL MEDIORIENTE DEL NOSTRO CONTINGENTE MILITARE) con le pime al vento e una croce di ferro penzolante sul petto. Noi staremo lì a salutarle orgogliosi e ritti sull’attenti ci saranno anche i presidenti vari che le baceranno. Ma cos’è ‘‘sta storia del pollame guerresco? È presto detto: l'avrete visto in uno speciale TV e l’avrete pure letto su “Il Corriere della Sera” e la “La Repubblica”… non vi racconto storie: nelle foto si scorgono alcuni marines con una gallina bianca in 02/10/2012 419 mano, razza emiliane e padovane. Ecco perché dicevo che le croci di guerra verranno tutte dall'Italia: hanno svuotato interamente le nostre aziende gallinifere, batterie intiere anche centomila per volta. Ma veniamo all’utilizzo di questi eroici pennuti. Nella ripresa televisiva alla quale accennavo, si nota questa gallina in braccio al marines americano. Il marines calza il suo elmo regolamentare ben mimetizzato con la rete, tiene sulla fronte due occhiali uno per vedere con il sole e il vento, l'altro per vedere di notte con gli infrarossi. Sul frontespizio dell’elmo spunta una vistosa lampadina che parabola automaticamente e scruta l'orizzonte. Qui sul petto è appeso un tubo che contiene una maschera antigas, maschera che fuoriesce e si spalanca andando a coprire la faccia del marines, il tutto con un solo scatto. Dai glutei del guerriero 02/10/2012 420 partono due briglie che trascinano una cassetta munita di ruote che agisce autonomamente spostandosi da una parte all’altra per meglio spiare al di là delle dune. A completare l’assetto, abbiamo una bombola di ossigeno qui sotto l’ascella, la riserva d'acqua appoggiata tra le cosce - serve anche da raffreddamento agli organi delicati - il metano di dietro, una riserva di petrolio all’altezza del ginocchio... e anche una sigaretta già accesa infilata nel bocchettone della maschera antigas, nel caso uno avesse l’impellenza irresistibile di fumare. Ma ci siamo dimenticati delle galline? No, per carità! Essa, bipide, ‘sta appollaiata su un pistolone tremendo che il nostro marines esibisce facendolo scorrere in avanti da sotto l’ascella destra. Con quello spara dei proiettili grossi come uova, che esplodono e producono raggi. Il frastuono è tremendo, ma la nostra gallina da combattimento rimane costantemente abbrancata alla cassa del caricatore. 02/10/2012 421 Ora mi chiederete, perché il marines si tiene la gallina sul mitragliatore? Cossì, per scaramanzia? Niente affatto! La gallina assolve a un grosso impegno. Essa possiede un istinto straordinario, cioè ha la facoltà di captare da lontano, lontanissimo anche una bava di gas nervino... se un bastardo d’iracheno tira una bombola di gas anche a centinaia di metri di distanza, la gallina WAW WAW WAW, fa un baccano d'inferno, starnazza, spara uova a grappoli e scagazza, scusate il termine, ma è un gergo tecnologico militare. Ora la cosa fa scattare subito l'intelligenza e la percezione del marines, il quale fra un passo e l'altro... dice AH! IL GAS! PIUM, schiaccia un bottone, gli parte subito la maschera già aperta che gli si incolla sul viso. Naturalmente la gallina entro dieci secondi muore secca. Andiamo, non possiamo mica dare la maschera anche alle galline! (Fingendo di rivolgersi a qualcuno del pubblico) Sì, signora… alludevo 02/10/2012 proprio 422 al fatto che durante l’ultimo bombardamento a Tel Aviv all’arrivo dei razzi iracheni che si temeva spargessero gas letali, si sono distribuite maschere per tutti i cittadini israeliani ma non se ne sono trovate da destinare ai palestinesi presenti in città. E anche se lei signora ha sussurrato appena, l’ho sentita lo stesso. Io ho un orecchio tremendo, lei ha esclamato risentita: “Ah no! Cosa c'entrano i palestinesi con le galline!” Ha ragione, le galline sono molto più utili nel conflitto, infatti non servono soltanto a dare l’allarme per l’arrivo di gas nervino, ma soprattutto servono per disinnescare le bombe a trappola ficcate nel terreno. Voi sapete che a Sadam Hussein sono state vendute mine da quasi tutti i popoli della terra. E quante ne ha acquistate lui? Diciotto milioni di unità... c'è questo deserto del Kuwait che è tempestato di mine, è incredibile, non si può andare in giro. Se uno, mentre va sullsulla superstrada, che è l’unico percorso ripulito, gli vola 02/10/2012 423 via un pacchetto… guai se si permette d’andare a recuperarlo. Come mette piede sulla sabbia: PAM!, salta in aria! Per disinnescarle l'appalto è stato dato ai francesi; avrete visto qualche immagine televisiva: loro hanno una specie di cannone che spara nel deserto un aggeggio che srotola una catena lunghissima con un rostro finale… poi c'è un braccio meccanico che afferra dall'altro lato la catena e comincia a scuoterla dando ribattoni terribili, un fracasso d’inferno. Col fracasso tutte le mine di fabbricazione inglese, francese, russa polacca, svizzera ecc... PIM PAM PIM PAM saltano per aria che sembra proprio Piedigrotta, una cosa veramente festosa! Tutte, vi dico tutte le mine eslpodono... salvo le nostre, le italiane: le Vasella. Nove milioni gliene abbiamo vendute, nove milioni di mine VALSELLA: 50% di partecipazione Fiat. Perché sono tanto richieste e preferite? Perché noi abbiamo bombe INTELLIGENTI, e non trappole per topi. Le nostre 02/10/2012 424 Valsella quando si fa baccano sbattendo catene non fanno una piega, anzi, dalla cupola della bomba escono due manine che sbattendo una conto l’altra (mima due braccettine con mani annesse che sbattendo una contro l’altra, altezza gomito, eseguo il classico gesto scurrile napoletano). Infatti le nostre mine saltano per aria soltanto a pressione del piede umano, sono proprio a misura d'uomo, non per niente noi abbiamo creato l'umanesimo. Tutti i nostri alleati devono cominciare a rispettarci come meritiamo perché, d’accordo che in questa guerra non abbiamo dato un apporto determinante, soprattutto in materiale umano, ma abbiamo concorso con materiale meccanico e gallinaceo in partecipazione straordinaria come nessun popolo al mondo. Devono piantarla di sfottere e di prendere in giro soprattutto i nostri ministri quando ci si riunisce al banco, meglio dire al tavolo, per dividere le situazioni di vantaggio di questa guerra. Devono 02/10/2012 425 piantarla! C'è (HAMO quèl nostro ministro De Michelis FONDO SOCIALISTA AL PAGINA: TEMPO DEL MINISTRO GOVERNO CRAXI) che tutte le volte che arriva: PAAM!, una porta in faccia, che ormani ha un faccione cossì e ha dovuto dipingersi gli occhiali sul muso per quanti gliene hanno spiaccicati. Dobbiamo ammettere che non fa un bèl vedere con quella testa, con quei capelli impataccati di catrame schifoso, CHE E' LUI ... IL CORMORANO! E' LUI! Un cormorano ripieno! Non vi dico di che cosa. (Esegue una pantomima dove imita la camminata del fenicottero ctarso di catrame) A proposito, quasi mi stavo dimenticando di raccontarvi di come i nostri polli vengano impiegati nel far brillare i micidiali ordigni Valsella seminati nel desero. I nostri polli artificeri con il loro zampettare e col ticchettio del becco producono lo stesso effetto della pressione di un piede. 02/10/2012 426 Ma andiamo per ordine: per cominciare ‘sti tecnici spazzamine mettono in funzione elicotteri appositi che spandono becchime e lì gli iracheni che stanno nelle buche… cominciano ad andare in crisi: “Ma come! Ci buttano il becchime per polli?! Va bene sfotterci ma questo è un pò pesante... abbiamo fame, ma non esageriamo!". Poi, una volta steso il becchime ecco che arriva la gallineria, cioè centinaia e centinaia di polli ammassati dentro altri elicotteri speciali… i famosi "apache Vallespluga". Arrivano: WWAAAOOO!, si spalanca la pancia di questi elicotteri, e scaricano piovendo dal cielo galline a stormi che inondano il deserto, sono affamate, da cinque o sei giorni non toccano cibo. Proprio a livello iracheno! E cominciano TI TO TI TO TO PIIM PAAM PIIM PAAM PEEM PEEM!, con il loro zampettare e col ticchettio del becco producono lo stesso effetto. Vo dappertutto arrosti, 02/10/2012 427 galline fritte, alla diavolo fragrante! Gli iracheni possono godere finalmente del loro primo pasto caldo. Buon appetito! brano tagliato da rosa fresca che forse si può usare altrove. Ed altre ce n’erano di queste leggi bastarde. Quindi il giullare era qualcuno che, nel Medioevo, era parte del popolo; come dice il Muratori, il giullare nasceva dal popolo e al popolo, attraverso l’ironia procurava la coscenza della propria condizione. Ed è per questo che nel Medioevo ne ammazzavano con tanta abbandanza di giullari e si emulgavano leggi persecutorie proprio per loro. Ma torniamo al “Mistero Buffo” vero e proprio. 02/10/2012 428 questi brani stavano in fondo non so se doppi o no. controllare GRAMMELOT DI SCAPINO All’origine e fino a quasi tutto il ‘400, le compagnie di teatro erano composte da attori dilettanti. Ma nella fine del XV secolo, cominciàrono a riunirsi in gruppi consociati con tanto di statuto e contratto. Ebbero subito una certa fortuna, specie quelle compagnie che godevano della protezione di nobili e banchieri. Ma ecco che, nella seconda metà del ‘500, quando esplose la controriforma, l’attacco condotto dalla Chiesa verso gli intellettuali liberi colpì duramente anche le compagnie di attori associati, cioè i teatranti della Commedia dell’Arte. Costoro furono costretti a una vera e propria diaspora. Furono centinaia le compagnie che dovettero emigrare in tutti i paesi d’Europa: Spagna, Germania, Inghilterra... la maggior quantità di quei 02/10/2012 429 teatranti si stabilì nella Francia. Altri raggiunsero la Russia e perfino i Paesi Baltici. È ovvio che la maggior difficoltà era quella di farsi intendere dagli abitanti di quei paesi che non conoscevano la nostra lingua. È vero che i comici dell’arte possedevano doti insuperabili di gestualità ed erano veri maestri della pantomima ma dovettero creare qualche cosa che permettesse di comunicare più profondamente il discorso del gioco satirico e tragico. Cossì utilizzarono il grammelot. Cominciàrono col impiegare un linguaggio che potremmo chiamare proto-maccheronico, cioè composto da sproloqui, apparenterete senza senso compiuto, infarciti di termini della lingua locale pronunciati con sonorità e timbri italianeschi. Via via, si perfezionarono fino a impiegare, oltre una straordinaria gestualità, suoni onomatopeici carichi di sfondoni lessicali di varie lingue. Questo gioco imponeva agli spettatori l’impiego di una certa dose 02/10/2012 di 430 fantasia e immaginazione che produceva l’insostituibile piacere dello scoprirsi intelligenti. In Francia le compagnie dei “Gelosi” e dei “Raccolti” furono tra le prime a sviluppare questo genere di rappresentazione. Esibivano maschere dei vari Zanni fra i quali l’Arlecchino che possiamo ben chiamare il comico, massimo campione del grammelot. L’Arlecchino primordiale fu creato da Tristano Martinelli che recitava in una specie di francesebergamasco misto a veri e propri papocchi lessicali delle due lingue. Il suo tormentone clownesco era impostato sull’osceno, sia sessuale che scatologico. In poche parole, esibiva allusioni fallotrope e sterco in tutte le forme e varianti cromatiche. L’intera Corte di Francia, il re e la regina in testa, stravedevano per quei comici, al punto che offrirono loro teatri con l’insegna reale. 02/10/2012 431 Il pezzo che ora vado a recitare é un classico grammelot francese ed é detto di Molière o di Scapino. Molière, formatosi sul modello dei comici dell’arte, voi sapete, è sicuramente il più grande autore della Francia, uno dei più geniali commedianti di tutti i tempi, e godeva dell’appoggio straordinario di Luigi XIV, cioè a dire del re Sole in persona. Il quale lo sosteneva soprattutto quando si trovava a Parigi, ma appena il re si spostava ed era costretto in certi casi ad uscire dai confini del suo paese per risolvere questioni politiche e spesso militari, ecco che Molière si trovava spiazzato e alla mercè di tutti quei nobili e potenti, il clero in primo piano, che bloccavano le sue rappresentazioni e minacciavano lui e la sua compagnia di mandarli sotto processo o addirittura di eliminarli fisicamente. Nel brano che ora vado a presentarvi Molière mette insieme due prototipi che sono all’origine di due famosi fatti 02/10/2012 432 teatrali. Sto parlando del “Tartufo” e del “Don Giovanni”. Sinteticamente, questa è la storia di un giovane ricco, figlio di banchieri, rimasto orfano all’improvviso del padre, uomo potente, grande finanziere e politico scaltro e spregiudicato. La chiave scenica prende spunto dal fatto che il giovane è rimasto orfano all’improvviso; sulle sue spalle cade tutta la responsabilità di gestire l’immenso potere che ha ereditato. Ma ahimè, si è finora completamente disinteressato del mondo degli affari e della politica. Non ne conosce né il gioco, né le regole. A questo punto, entra in scena Scapino, vecchio servo, il classico primo Zanni della Commedia dell’Arte, sapiente e scaltro. Sarà lui il maestro del giovane signore. Inizia cossì la lezione: Scapino detta le prime regole fondamentali riguardo il modo in cui un vero signore debba addobbarsi, gestire, camminare, usare 02/10/2012 433 toni vocali ed espressioni corporee. Scapino si rivolge al suo nobile allievo esprimendosi in grammelot. Descrive le normali parrucche che i nobili sono soliti calzare in quel tempo (siamo nel ‘600): erano veri e propri ammassi rotoluti di capelli con ghirigori, annodamenti riccioluti. Esiste un ritratto di un nobile del tempo esposto al Louvre: possiamo ammirare la parrucca del signore che fuoriesce addirittura dalla cornice, infatti ai due lati sono posti due quadri che raccolgono il resto dei riccioli strabordanti. Scapino, dopo aver descritto l’enorme parrucca che soffoca il signore che la indossa e lo costringe a farsi strada fra la cascata di riccioli, impugnando un tagliente coltello, prosegue nel descrivere l’abbigliamento vero e proprio: camicie con trine e merletti che fuoriescono dalla giacca e dai pantaloni e che bloccano il signore nella possibilità di liberarsi al momento in cui è pressato dal bisogno di fare pipì. 02/10/2012 434 Ecco il signore che va disperatamente a ricercare un pertugio nelle ricche brache, da dove estrarre il mezzo di transito evaquatorio. Nella pantomima lo Scapino riesce a cavare, come in un gioco di prestigio, solo trine, dantelle e pizzi vari finchè, sconfitto, si arrende facendosela addosso con inimitabile dignità... quasi godendo estatico dell’intima sgocciolata. Quindi, ecco che si muove esibendo un’elegante camminata con fremito finale, ad ogni passo, delle caviglie e dei piedi, a spandere il tiepido liquido sgocciolante. Scapino esegue la camminata del nobile pisciacchiante attraversando tutto il proscenio. Ancora il servo sapiente stigmatizza l’uso ridondante degli addobbi vestuari e in particolare si sofferma sulle dimensioni 02/10/2012 435 VERSIONE CORRETTA il 10/2/99 GRAMMELOT DI SCAPINO All’origine e fino a quasi tutto il ‘400, le compagnie di teatro erano composte da attori dilettanti. Ma nella fine del XV secolo, cominciàrono a riunirsi in gruppi consociati con tanto di statuto e contratto. Ebbero subito una certa fortuna, specie quelle compagnie che godevano della protezione di nobili e banchieri. Ma ecco che, nella seconda metà del ‘500, quando esplose la controriforma, l’attacco condotto dalla Chiesa verso gli intellettuali liberi colpì duramente anche le compagnie di attori associati, cioè i teatranti della Commedia dell’Arte. Costoro furono costretti a una vera e propria diaspora. Furono centinaia le compagnie che dovettero emigrare in tutti i paesi d’Europa: Spagna, 02/10/2012 436 Germania, Inghilterra... la maggior quantità di quei teatranti si stabilì nella Francia. Altri raggiunsero la Russia e perfino i Paesi Baltici. È ovvio che la maggior difficoltà era quella di farsi intendere dagli abitanti di quei paesi che non conoscevano la nostra lingua. È vero che i comici dell’arte possedevano doti insuperabili di gestualità ed erano veri maestri della pantomima ma dovettero creare qualche cosa che permettesse di comunicare più profondamente il discorso del gioco satirico e tragico. Cossì utilizzarono il grammelot. Cominciàrono col impiegare un linguaggio che potremmo chiamare proto-maccheronico, cioè composto da sproloqui, apparentemente senza senso compiuto, infarciti di termini della lingua locale pronunciati con sonorità e timbri italianeschi. Via via, si perfezionarono fino a impiegare, oltre una straordinaria gestualità, suoni onomatopeici carichi di sfondoni lessicali di varie lingue. Questo gioco 02/10/2012 437 imponeva agli spettatori l’impiego di una certa dose di fantasia e immaginazione che produceva l’insostituibile piacere dello scoprirsi intelligenti. In Francia le compagnie dei “Gelosi” e dei “Raccolti” furono tra le prime a sviluppare questo genere di rappresentazione. Esibivano maschere dei vari Zanni fra i quali l’Arlecchino che possiamo ben chiamare il comico, massimo campione del grammelot. L’Arlecchino primordiale fu creato da Tristano Martinelli che recitava in una specie di francesebergamasco misto a veri e propri papocchi lessicali delle due lingue. Il suo tormentone clownesco era impostato sull’osceno, sia sessuale che scatologico. In poche parole, esibiva allusioni fallotrope e sterco in tutte le forme e varianti cromatiche. L’intera Corte di Francia, il re e la regina in testa, stravedevano per quei comici, al punto che offrirono loro teatri con l’insegna reale. 02/10/2012 438 Il pezzo che ora vado a recitare é un classico grammelot francese ed é detto di Molière o di Scapino. Molière, formatosi sul modello dei comici dell’arte, voi sapete, è sicuramente il più grande autore della Francia, uno dei più geniali commedianti di tutti i tempi, e godeva dell’appoggio straordinario di Luigi XIV, cioè a dire del re Sole in persona. Il quale lo sosteneva soprattutto quando si trovava a Parigi, ma appena il re si spostava ed era costretto in certi casi ad uscire dai confini del suo paese per risolvere questioni politiche e spesso militari, ecco che Molière si trovava spiazzato e alla mercè di tutti quei nobili e potenti, il clero in primo piano, che bloccavano le sue rappresentazioni e minacciavano lui e la sua compagnia di mandarli sotto processo o addirittura di eliminarli fisicamente. Nel brano che ora vado a presentarvi Molière mette insieme due prototipi che sono all’origine di due famosi fatti 02/10/2012 439 teatrali. Sto parlando del “Tartufo” e del “Don Giovanni”. Sinteticamente, questa è la storia di un giovane ricco, figlio di banchieri, rimasto orfano all’improvviso del padre, uomo potente, grande finanziere e politico scaltro e spregiudicato. La chiave scenica prende spunto dal fatto che il giovane è rimasto orfano all’improvviso; sulle sue spalle cade tutta la responsabilità di gestire l’immenso potere che ha ereditato. Ma ahimè, si è finora completamente disinteressato del mondo degli affari e della politica. Non ne conosce né il gioco, né le regole. A questo punto, entra in scena Scapino, vecchio servo, il classico primo Zanni della Commedia dell’Arte, sapiente e scaltro. Sarà lui il maestro del giovane signore. Inizia cossì la lezione: Scapino detta le prime regole fondamentali riguardo il modo in cui un vero signore debba addobbarsi, gestire, camminare, usare 02/10/2012 440 toni vocali ed espressioni corporee. Scapino si rivolge al suo nobile allievo esprimendosi in grammelot. Descrive le normali parrucche che i nobili sono soliti calzare in quel tempo (siamo nel ‘600): erano veri e propri ammassi rotoluti di capelli con ghirigori, annodamenti riccioluti. Esiste un ritratto di un nobile del tempo esposto al Louvre: possiamo ammirare la parrucca del signore che fuoriesce addirittura dalla cornice, infatti ai due lati sono posti due quadri che raccolgono il resto dei riccioli strabordanti. Scapino, dopo aver descritto l’enorme parrucca che soffoca il signore che la indossa e lo costringe a farsi strada fra la cascata di riccioli, impugnando un tagliente coltello, prosegue nel descrivere l’abbigliamento vero e proprio: camicie con trine e merletti che fuoriescono dalla giacca e dai pantaloni e che bloccano il signore nella possibilità di liberarsi al momento in cui è pressato dal bisogno di fare pipì. 02/10/2012 441 Ecco il signore che va disperatamente a ricercare un pertugio nelle ricche brache, da dove estrarre il mezzo di transito evaquatorio. Nella pantomima lo Scapino riesce a cavare, come in un gioco di prestigio, solo trine, dantelle e pizzi vari finché, sconfitto, si arrende facendosela addosso con inimitabile dignità... quasi godendo estatico dell’intima sgocciolata. Quindi, ecco che si muove esibendo un’elegante camminata con fremito finale, ad ogni passo, delle caviglie e dei piedi, a spandere il tiepido liquido sgocciolante. Scapino esegue la camminata del nobile pisciacchiante attraversando tutto il proscenio. Ancora il servo sapiente stigmatizza l’uso ridondante degli addobbi vestuari e in particolare si sofferma sulle dimensioni a dir poco strabordanti del normale mantello indossato dai nobili. Descrive cosa accade al ricco signore quando il vento cresce impetuoso, spazzando le vie di Parigi... ecco che il mantello si 02/10/2012 442 trasforma in una vela gonfia che trascina con sé per il cielo il signore vte come un enorme pipistrello. Scapino , nelle vesti del signore, urla chiedendo soccorso; lo si immagina rimpicciolire sempre più alla vista dei curiosi schierati, muso in su; a seguire le evoluzioni dello sventurato sbattimantello. (A questo punto l’attore esegue una pantomima contrappuntata dal grammelot francese.) Avete notato: non si riesce ad individuare una sola parola di francese autentico in questa mia breve introduzione e la chiave del grammelot sta proprio qui, guai se si inseriscono più di due o tre termini della lingua reale in un discorso. Bisogna far immaginare, intuire, alludere... questa è la regola assoluta del gioco. Ho avuto occasione di recitare i vari grammelot davanti a pubblici inglesi, tedeschi, spagnoli, ma l’emozione più grande l’ho provata quando 25 anni fa mi sono trovato ad esibirmi in grammelot 02/10/2012 443 francese davanti al pubblico di Parigi. Il debutto avveniva sul palcoscenico del Teatre Gomier, cioè a dire la sede del “National” , di certo il più prestigioso teatro di Francia. In platea c’erano i più importanti intellettuali dell’epoca: sarte, Mouré, Jaques Devare, attori e registi della Commedie Francaise eccetera eccetera. Io con autentica incoscienza entro in scena deciso a recitare d’acchito questo grammelot dei comici dell’arte, presentandolo come un rifacimento paradossale dell’antica lingua fiorita di Francia (esegue uno sporliloquio con ampie gestualità, improvvisi falsetti e farfugliamenti stringati e rapidi da gorgheggio ). Intanto sbirciavo le facce del pubblico: occhi spalancati, sguardi attoniti, quasi sconvolti. Un silenzio di ghiaccio... poi, all’istante, un illustre spettatore esclama: “ Che bèllo il francese del Seicento!”... basta... era fatta: una esplosione di applausi e una gragnola di risate! 02/10/2012 444 (L’attore riprende l’esibizione : descrive l’incedere burbanzoso del nobile in questione, quindi disegna la parrucca, quasi la modella articolando le dita e le mani come in una danza . La parrucca monta come un frappé, cresce deborda, si serra intorno al viso del signore, soffocandolo. Il nobile è costretto a strapparsi di dosso quella massa di capelli come fosse un enorme insetto a 100 zampe che lo ha aggredito; lo getta a terra e lo calpesta ferocemente per ucciderlo) Scapino, nelle vesti del signore riacquista il suo aplomb, descrive i panneggi e la cascata di pizzi, trine e dantelli che gli fuoriescono da ogni dove. Quindi mima l’impellente bisogno di “evacuare”, prima con elegante distacco, poi sempre più scatenato, estrae orpelli dalle brache senza riuscire a raggiungere l’orpello fondamentale allo sfogo acqueo. Assistiamo allo sbragolamento fluido del nobiluomo con camminata a sguazzo e stillate in sequenza di fralloppi di fianchi, cosce, ginocchia e piedi. Descrive 02/10/2012 445 quindi l’atteggiamento del nobile pacchiano quando si rivolge ad altri sia nell’atto di dare ordine che in quello di esibire spavalderie e samaccate adulazioni. Scapino fa notare lo sbragazzo triviale di quei modi e propone un nuovo stile dove il gentiluomo appare modesto, scevro di gestualità tronfie, preoccupato anzi si sciorinare discorsi quasi senza muovere le labbra, biascicando da ventriloquo le parole, schiena curva, quasi implorante, ma pronta a scattare ritta come un serpente al primo conflitto determinante. nel finale, riprende il tema già accennato del mantello, sottolineando nella pantomima e nei suoni onomatopeici la grevità del mantello, l’enorme dimensione e la fatica nello strascicarlo per le strade. Il crescere del vento é annunciato con un ondulare del corpo, le braccia allargate come fossero sostegno ad una vela rigonfia. Arriviamo qui alla maggior difficoltà dell’intera esibizione: Scapino deve riuscir a far immaginare le folate di vento che lo sollevano 02/10/2012 446 nell’aria... come un Icaro travolto dal terrore oltre che dal vento. Quindi offrire il gran vociare di un pubblico che segue, gesticolando, l’ascensione del nobile che sale rimpicciolendosi fino a trasformarsi in un moscerino sbattuto che precipita, ingrandendosi poi man mano che si riavvicina alla terra... un silenzio e poi... un gran TONFO: “Fotüt!”. Il grammelot finisce qui... certo, la moda di questi straordinari mantelli bisognerebbe riprenderla, specie nell’ambito di certi grandi imprenditori e noti politici... sarebbe proprio un ritorno salutare! 02/10/2012 447 PRESENTAZIONE DEL GRAMMELOT 1 9 7 6 E’ STAMPATO. La prima pagina é stata usata de Dario per la nuova stesura de “La fame dello Zanni” di maggio 1998. Mistero Buffo che recitiamo questa sera è una edizione completamente nuova per Roma. Noi abbiamo recitato a Roma cinque o sei edizioni diverse, questa, soprattutto nella prima parte è una novità: è in grammelot. grammelot è l'invenzione di suoni, di termini, di gesti messi insieme, che nel ritmo, nell'andamento, negli stop di chiusura, apertura ecc..., nella tessitura musicale indica o allude a situazioni, a fatti, a cose, a oggetti. ALIULE CHE TAMUSE CHE TA URI A LUNSINGHET TE LI LE BLEM BLUM TU LI LE BLEM BLAM... ecco! Questo è il classico grammelot dei bambini. Ora il grammelot è tutto inventato e di 02/10/2012 448 volta in volta ogni sera io mi ritrovo a reinventare suoni e moduli a soggetto per ricostruire questo fatto. Qualcuno dice che il grammelot che è nato prima della commedia dell'arte, molti secoli prima... è qualche cosa che è stato inventato dagli attori per cercare di sfuggire alla censura. Gli sbirri, non so se sapete, ma quando vengono a vedere il teatro e segnano... notano certe battute, hanno una specie di codice e riferiscono. Se si parla il grammelot, cioè se si parla...(fa un esempio)... quello non riesce più a segnare, non si ritrova più, straccia e dà le dimissioni... va via dalla polizia. EFFICACISSIMO! Ma non credo che sia questa la vera ragione. Credo che la vera ragione del recitare in grammelot sia il rifiuto dell'accettazione della lingua del potere. Il potere, sapete benissimo ha sempre inventate delle lingue per imporre la propria forza, il proprio prestigio sopra le classi inferiori. Marty, che era un poeta provenzale del 1200, diceva come consiglia ad 02/10/2012 449 altri poeti: " Bisogna annodare i termini, il lessico che noi prendiamo dal volgare, cioè dal popolo, annodare, riprendere termini e radici latine, greche, comporre una nuova forma, una nuova grammatica, mettere regole cossì il popolo non riconoscerà più la propria lingua, si sentirà umiliato, mortificato, ecco lo sapete benissimo... l'italiano. L'italiano è una lingua nata, costruita, fatta apposta da una classe sociale contro e sopra tutti i dialetti, le altre lingue, in modo da comporre una lingua che il popolo non è più capace di intendere e GLIELO IMPONIAMO QUASI COME COSA SACRA! Infatti da bambino io credevo che quando sbagliavo nella sintassi... commettevo un peccato! Sono andato una volta a confessarmi e ho detto un congiuntivo sbagliato PERCHE'' QUESTA CONVINZIONE TE LA METTONO PROPRIO NEL CRANIO! E' UN PECCATO! E' LA RELIGIONE DEL LESSICO! Pensate che piacere buttare all'aria tutta questa 02/10/2012 450 religione, tutti questi dogmi... ogni volta...aiutando in un gioco che il potere non può rifare... Il più antico come indicazione di grammelot è quello di Molière. Molière però descrive, da la trama di questo grammelot, la favola del perché è dovuta al discorso della censura ... in uno dei momenti in cui venne censurato duramente a proposito di una sua commedia in quanto il re Sole, il suo protettore, se ne stava fuori base... ecco che i vescovi, cardinali, nobili, gli saltarono addosso e gli impedirono di recitare la parte finale di una sua commedia che avéa messo in piedi. Esiste veramente la commedia indicata dalla favola ed è una specie di incastro tra il tartufo e il don Giovanni. Senza la possibilità di dire determinate frasi, di portarle sul palcoscenico Molière era fregato e allora ricorse ad un comico dell'arte italiano. Si chiamava Scapino, molto più anziano di Molière... Molière ne parla in due o tre occasioni con molto affetto. Dice che il suo vero 02/10/2012 451 padre, il suo vero maestro è stato Scapino! Lo prega di usare la tecnica che i comici dell'arte avéano portato in Francia alla loro fuga nel 15OO, esattamente al tempo della inquisizione in Italia. Ecco questo Scapino, si ricordava bene la tecnica del grammelot... allora ha cominciato a parlare... Dicevo che Scapino ha introdotto, forse per primo o forse era il più bravo. Questo tipo di recitazione si chiama grammelot, si scrive gramelotte perché sui giornali ogni tanto scrivono delle cose che... i critici che... ignoranti... non avete idea!!! Ricordandosi del grammelot di Scapino, Molière lo chiama e gli dice " Senti, salvami, cossì freghiamo i censori! Tu fai tutti i tuoi sproloqui e le tue onomatopeiche. Lo sbirro non riesce a ricopiare... e noi siamo salvi". Scapino che era già vecchio "dimmi che cosa devo recitare? Quale personaggio? Che chiave?" "Allora, tu sei un servo. Ti chiamerai Scapino...servo... il più grande, 02/10/2012 452 più vecchio, più importante servo di una grande famiglia dove è morto il padre, il figlio giovane che si è dato alla pazza gioia e non ha avuto il tempo di imparare tutte le tecniche per entrare a prendere il potere, deve sostituire il padre, rimpiazzarlo, e non sa niente e allora ... il grande insegnamento: come si gioca il gioco del potere." e Scapino dice "Va beh! Volentieri! Grazie!". Allora Scapino insegna al giovane il modo di muoversi, di parlare, di gestire. Prima di tutto gli dice "basta le parrucche non si portano!" sapete che quello era il tempo delle grandi parrucche. Re Sole avéa una parrucca enorme, non poteva neanche far cossì... immensa con riccioli, bigodini, contro-bigodini ecc... Ebbene dice "no, non devi portare parrucche, niente parrucca!". Poi c'era il problema dei dantel, dei pizzi, pizzi dappertutto che uscivano dalla giacca, dal collo, che arrivavano su fin qua, poi riscendevano, poi uscivano dalla camicia... anzi era molto distinto avere... insomma 02/10/2012 453 uno che viveva pieno di pizzi... non so... pensate voi,era un supplizio!! "Niente pizzi neanche!" Poi i mantelli, si calcolava che la grandezza dei mantelli era nel giusto rapporto della posizione e della forza economica e soprattutto nobiliare di chi li possedeva. Mantelli che per portarli bisognava avere una forza enorme, trascicare come... quasi sempre c'erano dei nani. L'origine del nano di corte è proprio per portare dal di sotto senza essere visti. La condizione del nano è tremenda perché deve sempre... ce n'è uno della... qui.. che... la cariatide... COMPLIMENTI! Siete velocissimi! Proprio ieri sera facevo caso che i teatranti hanno delle specie di sonde... sapete come quando si assaggia la carne che si adopera una forchetta particolare e ci sono dei punti dove... e la nostra forchettata sono tre o quattro battute. Le proviamo per vedere a che punto è il pubblico... a che punto di cottura è insomma... di intelligenza! 02/10/2012 454 Allora dicevi, insomma c'erano anche allora... c'erano già i presidenti che tenevano su... che è un grosso compito... Pare che sia andato anche questa notte ad incollare i manifesti sapete. Fa un lavoro incredibile. Fa tutto! Tutto! E' una cosa...E' qui a Roma che gira per le sezioni, con la bicicletta...con la canna del... perché i manifesti con cossì e allora con la canna li tira su... poi va in giro con le trombe... poco fa è passato di qua con la tromba... ELETTORI! ELETTORI!... ma non ha niente, lo fa con la mano cossì ELETTORI! ELETTORI!...Ma che bravo che è... velocissimo scende dalla macchina, da sotto, c'ha un buco cossì, non ha la portiera perché... Poi entra c'ha il suo cossì... ELETTORI! ELETTORI!... E' formidabile! Allora dicevo che c'erano questi mantelli enormi e ogni tanto... non vi dico quando c'era il vento perché era una cosa incredibile tenerli cossì tutti i nanetti attaccati cossì... Allora...eravamo???... Non cossì in 02/10/2012 455 modo tronfio, non parrucche, non pizzi... devi... modesto, grigio nero scuro e poi pallido, mi raccomando, pallido, sempre su te stesso devi stare... non so se vi fa venire in mente qualcuno! Poi importante ... la camminata. IMPORTANTE! Stati attenti... non piega le ginocchia... non so se avete visto nei films, non ci sono c'ha delle cose dritte... per potersi inchinare e c'ha questa sofferenza... non gli vedete mai i denti... gli vedete soltanto un dentino qua. E' una tecnica incredibile... delle ore davanti allo specchio ... li vedrete tutti questi personaggi... quelli coi doppi menti qua... beh, quell'altro lo conoscete... poi... Tutti i personaggi in fila... c'è anche la brava persona anche... è veramente una brava persona io dico... Zaccagnini... che è una brava persona davvero... perché ogni tanto dice basta! Lo tengon giù, lo tirano... "tu stai qua per Dio!"... "E no! Ma qui siete degli sozzoni" "Ah! Me ne frega niente! Tu 02/10/2012 456 stai qua! Stai qua!...Ci abbiamo bisogno della brava persona!" E" brava persona soltanto perché non ruba!! Abbiamo una brava persona... perché che ha fatto??? Forse durante il Vietnam ha detto basta?! "Questo è uno schifo, io non accetto l'atteggiamento di Moro verso... e poi il bombardamento... no, no, non c'era ... era là. Il fatto del colpo di stato è forse corso a Roma? Infami! Voglio la democrazia!" NOO assolutamente, non si è mai visto! Brava persona soltanto perché quando ha visto rubare... "Cosa fate? Rubate?... Ah rubate!" Va beh! Cominciamo Scapino. Scapino che fa il maestro a questo giovane che deve entrare nel mondo della politica. Il grammelot è francese, ovvio, quindi quelli che conoscono il francese saranno handicappati perché cercheranno di seguire le parole francesi... che non esistono. Cercheranno di capire " perché ho studiato! Porco cane, non riesco a capire una parola!" Non capiranno e chiederanno 02/10/2012 457 che cosa ho detto a quello vicino che capisce tutto! Infatti non conosce una parola di francese. Il grammelot. 02/10/2012 458 PRESENTAZIONE DEL GRAMMELOT LA CADUTA DEL POTERE NON C' E' L A D A T A E’ STAMPATO. E arriviamo a Mistero Buffo vero e proprio. Mistero Buffo... io ho sempre la voglia di farvi un pezzo al di fuori di quello che è il programma. Pandolfi, vostro concittadino, grosso partigiano morto qualche anno fa, ha raccolto centinaia di canovacci. C'è un canovaccio che mi ha sempre molto sollecitato l'idea di riprenderlo in grammelot. Il grammelot prima di tutto è una forma di teatro onomatopeica (s'nterrompe)... c'è qualcuno che bussa... la tenda... è rimasto fuori...forse nella gabbia delle scimmie...o delle antilopi. Nel grammelot ogni tanto ci sono parole indicative, ma il capire, individuare il tema è dovuto ad intelligenza e il rapporto che c'è tra il giullare, l'attore, e il pubblico, la fantasia. Ora, 02/10/2012 459 fantasia ne avete! Devo dire che la velocità d'antenna che ha il pubblico romano, non sto a blandirvi per carità... è veramente eccezionale! Siete superati dai fiorentini e anche dai napoletani che addirittura ti precedono... si mettono a raccontare loro... e tu SEI FREGATO! Noi lombardi siamo un pò più gniucchi... abbiamo la testa schiacciata... sono stati i Savona che ci hanno... non so se avete mai visto il berretto che avéano nella... era cossì (esegue)... schiacciato! Allora, questo pezzo che cos'è "la morte del potere", un grande personaggio che ha dentro l'allegoria di un potere che sta andandosene a rotoli. Molto probabilmente era stato scritto apposta per ricordare lo sfranamento dei grandi nobili che ormai erano schiacciati dalla borghesia progressista del tempo; è un pezzo legato al 500. I vescovi, cardinali ecc... sono preoccupati di tenere ancora vivo questo potere ma sentono che gli sta sfuggendo... che sta sradicando. C'è una porta, della 02/10/2012 460 gente entra, esce, ci sono preti, c'è gente con siringhe, acqua calda, fredda, passa gente che non ha capito bene, che entra a sproposito, lamenti, la vedova che piange... l'altra che ride, quell'altro che viene fuori urlando, le liti tra di loro, lo scannamento... CHI SI PRENDERA' IL POTERE?... come sgraffignarlo, come sostituirsi, il funerale, discussione sui soldi, gli ultimi denari, insomma... LA DEMOCRAZIA CRISTIANA! L'avete capito, no? M'è venuto in mente perché è proprio preciso identico il canovaccio nell'indicazione, uguale preciso a quello che sta succedendo oggi. E' difficile perché il termine è la velocità di queste entrate, uscite... 'sta bolgia! Ad ogni modo a soggetto si fa sempre, spero di fare... di cadere in piedi come è successo ieri. MISTERO BUFFO ROMA 11-12-89 02/10/2012 461 BONIFACIO VIII-E’ STAMPATO. NO Mi ricordo una delle sue prime apparizioni che avéa stordito tutti, ché avéa voluto far la messa a tremila e tanti metri... C'era una tormenta spaventosa, poi lo hanno pregato di andar fuori, e ha salvato due o tre cani san Bernardo che si sono perduti, con la fiaschetta qua, è andato a raspare, era l'unico che riusciva a muoversi... Ebbene con questa papalina, che per me gliela avvitano... ha una vite qua TRAC... che se l'avvita da solo, oppure gliela dipingono fresca tutte le mattine... si mette cossì... e gliela dipingono; e quel pirulino che gli spunta qua è suo personale, anche da bambino, lui è nato cossì ...EHI PIRULINO! Ché Wojtyla infatti in polacco vuol dire pirulino. WOJTYLA! Beh, lasciamolo lì questo uomo straordinario dicevo, che niente ha a che vedere invece con Bonifacio VIII.Bonifacio VIII si prepara alla funzione, i chierici tutti in torno 02/10/2012 462 ripassano i pezzi per la vestizione...Lui molto duro, arrogante, severo... ed ecco che va in processione. Io canto, come naturalmente nella chiave del canto religioso di Bonifacio VIII, un canto antico gregoriano del X sec., ed è autentico. E' un canto che è metà latino e metà, cossì di colpo... di Barcellona, ecco ...Catalano,cossì di colpo non mi ricordavo più il termine "catalano", catalano che proviene da Alghero,voi sapete che ad Alghero parlano il catalano ancora oggi. Ecco questo canto è autentico, dicevo, e voglio sottolineare la straordinaria abilità con cui io riesco ad emettere suoni, ma non è casuale, non è determinata soltanto da una mia dote, no, è dovuta allo studio e esercitata da bambino... io da bambino, è una cosa che vi svelo adesso per la prima volta, non l'ho mai detto, cantavo in chiesa, ero proprio il ragazzino del coro. Poi mi hanno dispensato,non perché non avessi più la voce adatta, ma perché andavo a soggetto inventandomi delle 02/10/2012 463 parole che mi piacevano di più...e al prete non piaceva. Va bene, comincio senz'altro. Bonifacio VIII si prepara per la funzione religiosa: Canto gregoriano interrotto da: "el capelo", "el capelun, quelo grande","BOIA DESGRASIAAA!!! l'è de fero!! deo andare in guera a gueregiare!! Dame quelo leggero che devo andare (cantato) a passeggiare" "speciu...speciu,speciu" "guanto" "GUANTO!" "l'oltro,no gò una mano sola no, vo m'là taje??? 02/10/2012 MARIA 464 VIENE A CONOSCERE DELLA CONDANNA IMPOSTA AL FIGLIO Presentazione corretta l’11/2/99 Il brano che segue è relativo ad un’altra situazione tragica: una passione laica che proviene dalle laudi antiche dell’Italia centromeridionale, in particolare dall’Umbria. Si tratta del dramma che rappresenta la Madonna nel momento in cui s’incontra con le Marie che tornano dal mercato. Con loro discute della spesa e dei prezzi. Sul fondo passano già le croci, si sentano grida e insulti. Questo ricorda un quadro famoso di Brügel dove vediamo Maria con le altre donne in primo piano; c’è il mercato, ci sono i saltimbanchi, c’è baccano, festa e in fondo, minuto, s’intravede il passaggio delle croci e ,più lontano su una collina, un gruppo di soldati r “crociatori” che stanno 02/10/2012 465 apprestando le macchine, scale e pali, per il supplizio. Tutto avviene lì come dimenticato, come un fatto secondario. Nel nostro breve Mistero, le amiche fanno di tutto per distogliere l’attenzione di Maria verso il transitare delle croci. La Madonna si dice preoccupata per il futuro del figlio... ma no per l’avvenire tragico e imminente. Vorrebbe che si decidesse a scegliersi una donna, metter su famiglia, avere dei figli... decidersi per una vita normale. L’insieme è un’invenzione drammatica e sconvolgente. Franca lo recita nel classico volgare antico inventato dai giullari del sud. 02/10/2012 466 BRANI IN PIU’ ed è stata la prima volta che gli iracheni hanno avuto il loro pasto caldo, un pò bruciacchiato ma... Tutte le volte che io mi ritrovo ad avere davanti una tragedia come è stata quella della guerra, di istinto vado a vedere cosa hanno scritto di situazioni analoghe gli antichi, e mi è capitato quest'anno di trovare oltre che forse il più geniale è Aristofane. Aristofane avéa scritto la bèllezza di quattro opere sulla guerra in particolare "La Pace", magnifica, e cosa ho ritrovato?... le cose di cui non m'ero accorto quando lo avevo letto prima.I discorsi che fanno questi uomini politici che cercano di coinvolgere Atene nella guerra che è già iniziata ad opera di Sparta, sono gli stessi, identici discorsi che abbiamo sentito fare dai nostri politici "la pace è una cosa sacra e non bisognerebbe mai violarla, ma in questo momento noi dobbiamo rompere ogni indugio e 02/10/2012 467 unirci ai nostri alleati perché altrimenti facciamo la figura dei soliti vigliacchi , femminucce, non abbiamo dignità, bisogna diventare virili ecc.". Tutti i discorsi, anche i luoghi comuni, soltanto che nella "La pace" di Aristofane c'è una personaggio che a un certo punto urla "MI AVETE COMMOSSO! SIETE ARRUOLATI TUTTI! e loro, questi politici, uno muore sul colpo, l'altro ha un coccolone e rimane con la paralisi eterna, l'altro se la fa addosso due scappano e tre svengono sul momento. Pensate come sarebbe stato bèllo poter fare lo stesso coi nostri uomini politici cioè alzarsi e poter dire "Vi arruoliamo", per esempio Spadolini arruolato nei mezzi da sbarco anfibi, lui proprio un mezzo da sbarco, sdraiato, i marines sopra con la pagaia che vanno nel golfo... oppure Giuliano Ferrara mezzo BOLUBLUBLU, cingolato con le con bretelle sta' da pancia lancio TOCCHETA per lanciare bombe, oppure Forlani, 02/10/2012 468 già mimetizzato colore neutro paglierino color sabbia e sempre giallino tale che nudo nel deserto non lo vedi più. FORLANI??? Non c'è! Poi Craxi non c'è bisogno neanche di mettergli un elmetto basta fargli una riga qua e lui è già corazzato. Poi, mezzo terroristico di persuasione occulta, Giulio Andreotti, basta sollevarlo da una duna IIIHAAAA, tutti si arrendono. Fra l'altro avete saputo che Andreotti stava bombardamento? per Il partire giorno la in sera cui del hanno bombardato Bagdad lui alle cinque, prima non si sapeva ancora che ci sarebbe stato questo bombardamento, lui era stato incaricato da tutti i ministri degli esteri europei e naturalmente anche dai presidenti di tentare l'ultima chance, cioè di recarsi da Saddam Husseim e di convincerlo a nome dell'Europa ecc... e l'ha dichiarato lui stesso. Alle sei era a Ciampino con un aereo speciale che doveva partire soltanto che gli hanno detto "fermi un attimo 02/10/2012 469 c'è un piccolo guasto, un' inezia , è un bullone con vite particolare che si ammollato e non troviamo come sostituirlo immediatamente ma adesso lo mandiamo a prendere, tempo due o tre ore ci siamo." All'una è pronto per partire, lo vengono ad avvertire "no, onorevole, non si può partire perché Bagdad è sotto il bombardamento ventimila tonnellate di bombe che stanno buttando gli americani".Per un bullone, che se non ci fosse stato quel bullone lui era LA', a BAGDAD, con queste bombe che arrivavano, non ce lo avrebbero restituito più; pensate a che cosa è legata la storia di un popolo, a un bullone, siamo scarognati sapete...una scarogna tremenda!! Ma la cosa che mi preoccupa davvero, scusate se ve lo dico,e qui vi prego di credere che il mio è un patema terribile, è la condizione particolare in cui si trova il nostro presidente, sono preoccupato, ormai parla solo a ruota libera non lo fermi più. Dice delle cose...io 02/10/2012 470 volevo oggi portare il giornale dove dice delle cose sconclusionate senza capo nè coda, torna indietro, va avanti, perde i pezzi, ogni tanto fa dei tic terribili... Bisogna aiutarlo, non si può lasciarlo cossì da solo. Sono preoccupato davvero, già dà le medaglie ai fascisti, e fra poco chiede scusa all'MSI, prima ancora che il giudice abbia dato la sentenza dice che la P2 sono dei patrioti, anzi dovremmo iscriverci tutti alla P2 se no siamo fregati. Ma la cosa che mi preoccupa veramente è quello come ha cominciato con quel povero giornalista della Roiter che avéa detto che l'Italia non avéa grande importanza nel conflitto in quanto avéa partecipato solo collateralmente, e lui s'è risentito e gli ha dato del figlio di p.... poi ci ha ripensato dice "non dico neanche che è un figlio di p....perché per essere un figlio di p. bisognerebbe essere superiore, io andrei ad offendere la professione più antica del mondo, che è appunto il figlio di p.", roba dell'altro mondo... 02/10/2012 471 Un presidente che fa tutto un gioco sulle p. le loro origini, la loro storia, ha fatto un saggio sull'origine dei figli di ... e delle p.... nella storia dell'umanità. Ma porca di una miseria. E poi quando ha incominciato ad insultare i giudici, già i giudici è un anno e mezzo che li insulta, ma questi qua attraverso la costituzione hanno stabilito che era illegale entrare in guerra, si è imbestialito, li ha chiamati vigliacchi, infami, terroristi... gente che ha rischiato di saltare in aria trenta volte, gli hanno fatto anche degli attentati... gli ha dato dei terroristi. Poi dice "troppo comodo sbandierare la costituzione da dietro una scrivania non esposta",... perché ci sono le scrivanie "esposte" e ci sono quelle "non esposte", ci sono quelle che vanno per la strada, avete visto quante scrivanie vanno per la strada, uno pedala con la scrivania...ci sono anche quelle che vanno sulla neve... E poi dice "un conto è parlare dietro una scrivania e un conto è da su una tolda di una nave di 02/10/2012 472 battaglia", infatti lui, il presidente parla solo da su la tolda delle navi. Lui ha una tolda costruita al quirinale, tutta con delle molle e ci sono dietro dei corazzieri che gli danno il colpetto, lui è cossì... poi ha un ventilatore da cinema, quelli col risucchio BOOAAAAAA in modo che lui sia sempre in disequilibrio come la niche di Sabotracia e ogni tanto c'è un corazziere con un secchio d'acqua che passa e GNACCHETTA... CHE MARE OGGI!!! E lui parla solo da lì. MILANO 20.O1.91 LA GUERRA NEL GOLFO-E’ STAMPATO Io sono felicissimo che questo teatro sia cossì saturo, esaurito di persone, in quanto sentivo proprio oggi in televisione un'inchiesta sui teatri in Italia durante la quale si diceva che i teatri in questo periodo hanno avuto un crollo sul piano della presenza di pubblico perché qualcuno si sente a disagio,qualcuno teme 02/10/2012 473 incidenti... ma il fatto che voi siate qua mi riempie di soddisfazione anche se nello stesso tempo sono angosciato come voi per la paura che questa guerra si stia allargando.Ci sono state persone che si sono risentite per il prologo che io in questo periodo faccio, legato all'attualità, anche perché l'attualità è il fondamento principale del nostro teatro; da sempre il nostro obiettivo è di inserire quello che è la cronaca nel teatro e meno male che oggi possiamo parlarne liberamente. C'è stato un tempo che il parlare a soggetto ci era impedito, addirittura abbiamo avuto denunce... c'era il questore o il commissario che stava in quinta per verificare che quello che dicevamo corrispondesse al testo che avéa l'imprimato di Andreotti allora, che era ministro dello spettacolo... e che verificava se eravamo apposto, se avéamo proprio il timbro. Noi abbiamo avuto una cosa come 40 denunce per gli svicolamenti e quando uno era risentito per quello che si diceva 02/10/2012 474 non stava neanche a rimbeccarti direttamente, telefonava alla questura , arrivava immediatamente il commissario di turno, o se era in sala, saliva sul palcoscenico a verificare col copione. Ora siamo arrivati ad un clima straordinario però, a proposito della guerra e se era proprio necessario entrarci a piedi giunti, il presidente della repubblica Cossiga è intervenuto l'altro giorno dicendo che è ora che noi si diventi adulti... in poche parole nel nostro paese si può polemizzare, dibattere però una volta che il governo ha deciso di intervenire SILENZIO, NESSUNO ROMPA PIU' LE SCATOLE, LASCIATECI LAVORARE! Credo che sia proprio il contrario di quello che è la democrazia, il parlare sempre e il ribadire le proprie opinioni credo sia il minimo.D'altra parte, e anche Andreotti l'ha detto questa mattina, "E' ARRIVATO IL MOMENTO DI ... TACERE E BASTA NON ROMPETECI LE SCATOLE!".E' da 02/10/2012 475 un pò di tempo devo dire che succedono delle cose... per quanto riguarda il nostro presidente della repubblica, lo sottolineano tutti i giornali devo dire, anche Montanelli, che addirittura è arrivato a dire che ha bisogno di uno psichiatra... io non sono d'accordo, dico che è dovuto al nervosismo come quando ha incominciato ad insultare i giornalisti i giudici dicendo che erano dei venduti, dei bottegai, dei giornalisti ha detto delle cose ignobili, che sono degli infami... Ad ogni modo il fatto particolare è incominciato quando gli è sfuggito " PER L'ITALIA SI PUO' ANCHE MORIRE"... che a me è venuto subito un brivido lungo la schiena, mi è venuto subito in mente quando da ragazzino mi insegnavano " CHI PER LA PATRIA MUOR VISSUTO E' ASSAI" tarappappappete... D'altra parte è la stessa frase lanciata da Frankestain, voi sapete chi è Frankestain ... Saddam Hussein è veramente il classico Frankestain, che non è nato 02/10/2012 476 cossì da solo ma è stato inventato da noi NOI LO ABBIAMO CREATO! Io mi ricordo gli applausi quando è partito contro Komeini... FANATICI!! Invece lui avéa i piedi in terra... quando ha detto tre giorni e Komeini è fottuto ARMI! Gli abbiamo dato le armi noi! Lo abbiamo allenato noi, gli abbiamo insegnato come si fa la guerra... NOVE anni è durato e adesso dimostra che ci sa fare. Lo diceva oggi quel generale di cui i storpio sempre il nome, diceva "ma scherziamo, non abbiamo mica a che fare con un cretino... nove anni che... l'abbiamo allenato noi, AVRA' IMPARATO QUALCOSA!! Per forza non ha tirato fuori ancora le armi , perché diceva ma perché non intervenite, perché non lanciate nel deserto i vostri marines e la facciamo finita. La borsa avéa avuto una euforia incredibile, eravamo arrivati a guadagnare quattro punti, cinque punti... e adesso cosa aspettate, dice, NON SONO MICA IL GENERALE KUSTER IO, io fin quando non li ho 02/10/2012 477 spianati, ammorbiditi"... non si dice massacrati, si dice ammorbiditi ... guardate che il lessico di guerra è straordinario. A parte che non si dice "andare il guerra" ma "compiere un'operazione di polizia", ce l'ha insegnato Andreotti. La mia preoccupazione è questo atteggiamento che hanno quasi tutti i giornali "chi non è per la guerra è una femminuccia, un disfattista, in fondo un mammone uno che fondamentalmente è VILE! Insomma un uomo vero, coi muscoli , col coraggio è subito per la guerra... interviene per l'onore, per l'orgoglio di una nazione che non può sempre rimanere assente davanti ai fatti". Quello che è successo esattamente a Kabul quando ad un certo punto i russi sono entrati con le truppe e l'ONU avéa detto alla stessa maniera BISOGNA INTERVENIRE! NOI ITALIANI SIAMO INTERVENUTI! E subito Andreotti dice "BISOGNA PARTIRE" manco una piega!! Cossì ad esempio per il fatto della Palestina... gli interventi 02/10/2012 478 dell'ONU per far rispettare le leggi internazionali e la libertà e la dignità di un popolo riguardo la Palestina sono la bèllezza di diciotto! Ma neanche han fatto UH UH neanche! E quando questo frankestain ha ammazzato cinquemila persone in venticinque minuti, cioè le ha asfissiate col nirvino, donne, bambini, BRACCHETA! C'è stato l'ONU che ha detto... EH NO! EH NO! E tutti noi abbiamo detto bisogna partire bisogna bloccarlo... NIENTE! Questa è una guerra per il petrolio, lo abbiamo visto nel gioco del salire delle azioni riguardo a quella situazione... stiamo combattendo per il problema del prezzo, dell'interesse, del vantaggio e via dicendo e a dimostrazione c'è un fatto di cronaca: la televisione ha fatto un inchiesta sul fatto che la gente non gira più con tanto entusiasmo per le balere, per i night, per i luoghi di divertimento e veniva mostrata una balera moderna completamente vuota e il padrone diceva " la gente non ha voglia, non viene a ballare e 02/10/2012 479 a divertirsi... ce n'erano quattro li ho fatti entrare gratis ma non avéano voglia" e lei cosa dice "E' UNA GUERRA SCHIFOSA". C'è un'altra cosa che mi ha angosciato a proposito del valore di certe frasi, io a malapene ne parlo perché ci sono di mezzo due piloti che fra l'altro sono di una compagnia di cui ho visto alcune esibizioni e sono tra i più preparati tecnicamente a livello mondiale, tant'è vero che hanno battuto in sfide sull'abilità di colpire un bersaglio, volo in quota ecc... anche gli americani e perfino gli isdraeliani. Il presidente della repubblica ha detto "buon viaggio, buon lavoro, fatevi onore" GGGNNNACCC, la sfiga fino in fondo. Scusate, forse qualcuno di voi dirà che sono cattivo, ma io temo che QUELLO LI", non bisogna neanche nominarlo... MENAGRAMO!!! Ha detto siamo adulti ... POMPETA! Che quello parte ... "il carrello!!! Porco cane!"... e in volo subito turbolenza atmosferica... ci sono mille e cinquecento 02/10/2012 480 aerei fra inglesi e americani che vo tranquilli NO! c'è una nube schifosa con scritto PRESIDENT! Le "vacche" si chiamano, questi aerei che contengono benzina in quantità e che tranquillamente con una pompa che va a finire nel serbatoio dell'aereo... l'aereo va, ritorna indietro, gli danno ancora un pò di benzina... OH! la prima volta nella storia che si spacca tutto TUM BOOORLOCHE, uno solo che prende e poi non torna OHHH! Io non dico più niente, ma non lo nomino più! E imparate a farlo anche voi! 02/10/2012 481 Stagione Teatrale 1990/91 Dario Fo in MISTERO BUFFO Questa sera il Mistero Buffo viene recitato anche a Londra in lingua arcaica del Galles, a Barcellona da da un attore dei Comediants in catalano, naturalmente, nella prigione di Norfolk, in lingua scozzese, da un condannato a 20 anni, a Bolzano da un attore svizzero di Berna, in Jugoslavia, a Zagabria in croato, negli Stati Uniti da un famoso fabulatore nero, in Argentina da Carlos Jampos, in Bolivia da un attore indio, in Israele sia da un attore palestinese che da un israelita...e potremmo continuare per qualche pagina con l'elenco, ma non vogliamo strafare...e non c'è neanche bisogno di commento. 02/10/2012 482 "Mistero" è il termine usato già nel II° e III° secolo dopo Cristo per indicare uno spettacolo, una rappresentazione sacra. Ancora oggi, durante la Messa, sentiamo il sacerdote che declama: "Nel primo mistero glorioso...nel secondo mistero..." e via dicendo. Mistero vuol dire, dunque: rappresentazione sacra. Mistero buffo vuol dire: spettacolo grottesco. Chi ha inventato il mistero buffo è stato il popolo. Fin dai primi secoli dopo Cristo il popolo si divertiva, e non era solo un divertimento, a muovere, a giocare, come si diceva, spettacoli in forma ironicogrottesca, proprio perchè il teatro , specie il teatro grottesco, è sempre stato il mezzo primo d'espressione popolare, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. I giullari recitavano nei mercati, nei protiri delle chiese, nei cortili e, qualche volta, addirittura dentro le chiese. 02/10/2012 483 I giullari, e più tardi i comici dell'arte, sono gli inventori e i perfezionatori del grammelot, termine di origine francese, coniato dai buffoni-clowngiullari. I comici dell'arte lo usavano a piene mani, perchè costretti sia dalla situazione di viaggiatori in mezzo a lingue diverse, sia dalle leggi censorie che imponevano loro di non recitare in lingua: al massimo mimare e articolare suoni senza senso compiuto. Grammelot sta a significare, appunto, gioco onomatopeico che è in grado di trasmettere, con l'apporto di gesti, ritmi e sonorità particolari, un intero discorso compiuto. Dalla tradizione dei comici dell'arte sono giunte a noi storie di esibizioni di grandi interpreti del grammelot. I brani più famosi sono: "La fame dello Zanni, "Arlecchino che beve la pozione magica" (entrambi 02/10/2012 484 in grammelot bergamasco), "La lezione di Scapino" (detta anche di Moliere), evidentemente in grammelot francese. Esiste anche un "Grammelot dell'Avvocato inglese", caricatura con sproloquio di tipo anglosassonemagniloquente, eseguita dai comici del XVII° secolo. 02/10/2012 485 MILANO 20.01.91 DISCORSO DEL GRANDE TECNOCRATE IN GRAMELO' AMERICANO- E’ STAMPATO. Io e Franca avéamo pensato di realizzare il solito schema di "mistero buffo" riguardo il gramelò: "la fame dello Zanni", poi quello francese legato a scapino e a Molière e poi quello dell'avvocato inglese che difende lo stupratore. Sono tre forme diverse ma legate allo stesso spirito, cioè d'ironia e di satira e soprattutto legate al potere, la spocchia di ogni potere quando esprime violenza. Ecco si trattava di realizzare questi due brani di cui il primo, quello francese, vede Scapino che insegna la tecnica di gestire il potere al giovane signore che è rimasto orfano ed è un banchiere. Scapino comincia con la descrizione della parrucca , delle vesti, del mantello e dell'incedere, del camminare, con un passaggio riguardo trine e i merletti che portavano i signori, cossì ampi e cossì sparsi per tutto il corpo, per cui 02/10/2012 486 avéano trine che uscivano ecc... per cui quando andavano a fare pipì non riuscivano poi ad usare l'estrazione... del mezzo adatto, uscivano soltanto merletti, se la facevano addosso ma con grande dignità... per cui esisteva questa stupenda camminata, nata proprio allora, dell'aristocratico. Il linguaggio era il gramelò francese, di cui esistevano soltanto tre termini: parucche,manteau, e, dentelle, tutti gli altri erano termini inventati ed era molto bèllo vedere che in Francia pensavano che fosse un particolare linguaggio del cinquecento che era sfuggito alla loro memoria e alla loro conoscenza. Poi c'era quello in inglese. Ma Franca mi ha suggerito di riprendere un tema legato a vent'anni fa, cioè alla guerra del Vietnam e ci fu un importante personaggio di origine tedesca che avéa studiato i primi razzi a lunga gittata, i quali poi saranno inseriti in macchinamenti incredibili, che in un suo discorso all'università avéa dichiarato che lì stata 02/10/2012 487 l'avvenire anche spirituale degli uomini, che gli uomini avrebbero cambiato il modo di essere, di esistere, la loro morale si sarebbe trasformata in conseguenza dell'alta tecnologia, cioè l'uomo diventava soggetto alla propria macchina, alla propria invenzione, alla robotica ecc... Questo stava ad indicare che il Vietnam sarebbe stato schiacciato inesorabilmente da questi armamenti, che avrebbero determinato una velocizzazione dei conflitti, cioè la guerra come partiva era già finita grazie a questa straordinaria importanza, cosa che non è stata cossì. Io ho pensato di riprendere lo stesso tema che è di un'attualità incredibile. C'è questo grande tecnico, e voi dovete sforzarvi di immaginare di essere a vostra volta della gente a conoscenza delle terminologie, immaginate di essere la platea di quella volta che ascolta questo discorso forbito ricco di questi termini particolari. Questo simpatico tecnico descrive la tecnologia della robotica, dei computer, lo 02/10/2012 488 svolgimento del cervello meccanico ecc... poi va a semplificare la nascita dei grandi macchinamenti di guerra, partendo addirittura dai primordi, da quando l'uomo ha cominciato a capire che doveva fare qualche cosa per volare, gli incidenti, poi arriva il motore a scoppio degli aerei, lì veramente è il colpo di fulmine, lo scatto, fino agli aerei con razzi e macchinamenti straordinari, completamente robotizzati e diretti al di fuori del pilota, il pilota è soltanto un supporto allo svolgimento di un'azione con tutto quello che consegue. Io uso il gramelò, cioè fingo di parlare inglese, meglio un americano colto da tecnocrate, tecnologico e voi capirete tutto di questo discorso, a meno che non ci sia qualcuno che conosce molto bene l'inglese, l'americano e la tecnologia. Questo è pericoloso perché cercherà di intendere e di seguire parola per parola quello che vado dicendo e si perderà nel nulla, invece coloro che non conoscono assolutamente l'inglese, se seguiranno 02/10/2012 489 la propria fantasia, immaginazione e intuito, capiranno tutto e spiegheranno quello che io dico a quelli che conoscono l'inglese. Questa sera è il trionfo dell'ignoranza. 02/10/2012 490 PRESENTAZIONE DEL TECNOCRATE 1976-E’ STAMPATO. Come si usa... è stato usato l'antico, si può usare il grammelot nel teatro legato alla qualità. Anzi parlare delle cose più vicine a noi anche in senso drammatico... parlare di guerre, parlare di macchine, parlare di rumori che ci sono addosso, che ormai abbiamo nella testa, nella memoria e che sono linguaggio, sono parola anche quello... sono grammelot. Io mi ricordo... sono stato una volta ad una lezione di fisica superiore e ho sentito per tutto il pezzo parlare in grammelot... Ecco il personaggio che mi porta al grammelot attuale: è un fisico matematico, uno scienziato, un grande tecnico veramente di classe internazionale di origine tedesca però vive da molti anni in America e qualcuno lo chiama Braum. E' un soprannome, non ciarli, è un altro questo grandissimo tecnico scienziato... tiene una lezione, un corso per altri scienziati e dimostra 02/10/2012 491 come le macchine, l'evoluzione dal primordiale che ha intuito, capito, sviluppato, sono arrivati armai al punto tale da essere il centro della terra, sono il cervello, la macchina, la vera potenza, la mano che tiene il mondo. C'era un certo Kissinger, un imitazione di Sordi lo sapete benissimo... Questo Kissinger ha detto una frase abbastanza robuante " i nostri mezzi, la nostra tecnica... il livello che abbiamo raggiunto... voi vedrete... domineremo il mondo". La moglie dice basta... ma lui era convinto... e l'altro, il pensionato Nixson e il prossimo pensionato Ford, anche quelli, tutti e due, erano lì vicini e Nixon ha detto "APPLAUDI!2 e Ford... (batte le mani). E non so se avete visto l'espressione vera di Ford, quello che scende dagli aerei... che arriva l'aereo... subito FERMA FERMA... ché non è quella la scala e lo tengono indietro e poi quando c'è la scala...c'è la scala... si può andare TUM TUM TUM BUTUM BUTUM 02/10/2012 492 BUTUM AH AH AH. E qui a Roma quando arrivò, l'interprete dice il presidente... era lì ... il presidente... e lui ha dato la mano all'interprete... "piacere!" "no! E' quello!" e si è nascosto dietro la signora Leone... mi perdo sempre... faremo un pezzo in meno questa sera...no, no, sul biglietto ci sono tutti... uno cancella ogni pezzo che faccio dice "quello l'ha fatto??" "va beh! Adesso vediamo, vediamo un pò se li fa tutti! Perché tutti li voglio stassera, sono qua... contratto"...è che io non mi ricordo più dove eravamo... Ma si! Eravamo all'arrivo di Ford, no Kissinger c'era un'altro, un tale... un maoista di quelli tremendi, proprio fissati, un certo Tel Tunc, il quale invece diceva " è vero noi abbiamo meno tecniche, abbiamo meno mezzi, siamo indietro di anni di ricerche, abbiamo commesso diversi errori, siamo degli arretrati, siamo al periodo della pietra rispetto a voi in quanto a scienza tecnica ecc... ma noi abbiamo un grosso vantaggio che in 02/10/2012 493 ogni nostro lavoro mettiamo sempre L'UOMO AL PRIMO POSTO!" Ecco ... Oh Dio! Basterebbe l'esempio del Vietnam, una frase di questo genere Ocimin poteva averla detta lui tranquillamente ... e l'ha dimostrata soprattutto... e si sa tutto quello che è successo nel Vietnam con tutta la grande tecnica, le invenzioni, le infamità, l'aver bruciato terre che ancora oggi non danno raccolto e non lo daranno per anni, addirittura qualcuno svuotate dice del per secoli!! loro Acque elemento fondamentale... sono acque morte!! Anche qui per secoli hanno defogliato, hanno bruciato, hanno inventato macchine incredibili... suoni che facevano impazzire il gas TUTTO HANNO ADOPERATO! Poi alla fine la valigia! Non so se avete notato, ma questo gesto la fanno già anche qua EH EH! Avete visto con Umberto che dice " Ma dove andate, ma no!Rimanete... state qua, la Iuventus vince... neanche la Iuventus non vince più, gli va tutto male... 02/10/2012 494 Allora il grammelot del tecnico americano che spiega come si arriverà a guadagnare tutto... e alla fine il risvolto... lo capirete benissimo! Noterete la grande differenza tra l'inglese del 500 e questo americano.Io so che voi che siete sottili avrete molto piacere. Ah come capisco! 02/10/2012 495 02/10/2012 496 PRATO 25. 5 91 SITUAZIONE DI GOVERNO-E’ STAMPATO Lo spettacolo è Mistero Buffo un genere di rappresentazione che viene dal medioevo, "mistero" significa rappresentazione, sacra in particolare e "buffo" significa grottesco, è chiaro da sé solo. Prima di entrare in merito al Mistero Buffo vero e proprio io, come facevano del resto i giullari che lo rappresentavano, prendo il pretesto per parlare della situazione che viviamo, anche per introdurlo su un livello non distaccato nel tempo ma che sia attuale, legato ai nostri tempi. Una delle osservazioni che devo fare subito è una delle più bèlle battute che ho sentito nei tempi, credo che è da eleggere la più importante in questo secolo quasi... a proposito della situazione del governo. Avete visto che questo governo è stato una delle più grosse beffe mai viste, e l'unica situazione di ricambio, invece delle riforme, 02/10/2012 hanno 497 cambiato l'assetto strutturale, cioè i repubblicani sono stati messi da parte e da chiunque partito è diventato quadrupede come ha detto qualcuno. Ora questo governo nato con questo scarto ha determinato una frase veramente straordinaria da parte del responsabile del partito repubblicano La Malfa, il quale ha già un padre La Malfa... UGO! Questo La Malfa ha dimostrato di essere l'uomo più candido che esista in Europa perchè ad un certo punto ha dichiarato "CREDEVO CHE ANDREOTTI FOSSE UN UOMO ONESTO!" Uno che vive da quando è nato vicino a questo governo e che non si rende conto... insomma è veramente DA FUCILARE!! QUA AL MURO! "Lei ricorda suo padre che era già con Andreotti... anche il nonno era già con Andreotti... ancora con il governo di Giolitti c'era Andreotti che portava la cartellina... già un pò curvo, cominciava già allora , con le palette di direzione. 02/10/2012 498 02/10/2012 499 B O N I F A C I O VIII MANCA LA D A T A- E’ STAMPATO. NO Andiamo a Bonifacio VIII. Bonifacio VIII era un figlio di buona donna che non finiva più, ne avéa fatte di tutti i colori, avéa rubato, massacrato, bruciato, raso al suolo città, organizzato spedizioni punitive, torture, tutto avéa fatto! Avéa perfino rapito il seggio pontificio, l'avéa fregato ad un altro... sapete Celestino, anima dolce era sceso dal convento "Vieni a fare il papa" "No, grazie" "Ma si, vieni"... e poi l'avéa terrorizzato, più o meno gli avéa fatto "Cretino quando... ehm... CLOC" più o meno, un pò in sintesi ma è cossì. Fece stragi, massacri, distrusse città tipo Tortona e soprattutto organizzò anche all'estero, era conosciuto anche all'estero. Il movimento primo che conosciamo dei tessitori, dei muratori insieme dei contadini, quelli delle Fiandre, organizzato per combattere contro lo strapotere dei 02/10/2012 500 padroni del tempo. La nascita di una borghesia mercantile che avéa attraverso le proprie corporazioni strozzato ogni possibilità di azione di tutti quelli che facevano mestieri cossì detti minuti , un pò come la storia che precede quella dei ciombi, quella dei senza braghe e quella del bruco, cioè tutte le lotte italiane dei tessitori, e come vedremo poi, di fra Dolcino. Questi tessitori si organizzarono con tanta forza e soprattutto ragione, coscienza, che riuscirono a stangare il più grosso esercito che fosse stato messo in campo di quel periodo. Si trattava addirittura dell'esercito de Speron d'Oro. Gli Speron d'Oro erano tutti cavaglieri nobili, gente nata per far la guerra, professionisti della guerra, talmente ricci e importanti che ognuno si era messo speroni d'oro massiccio... qualcuno va beh, era d'argento dorato ma non stiamo a sottolineare. Gente di guerra, nata per la guerra... presero una legnata, un esercito completamente distrutto... da 02/10/2012 501 chi?? Dai tessitori operai d'accordo con contadini , gente che non era abituata a far la guerra. Ma le trappole , l'ingegno, le invenzioni, la scaltrezza, le trovate che ebbero, sono degne di un film comico. Circa diecimila morti durante questa battaglia, quasi tutti di parte padronale. Bonifacio VIII venne a sapere la notizia nella notti di natale del 1200, avéa sovvenzionato questo esercito... c'erano i borbunghi dentro, c'erano i re di Francia, e anche, naturalmente, i nobili fiamminghi, c'erano gli inglesi, i bretoni ecc.. ecc... Un esercito colossale! Soldi ce n'erano dentro! Quando lo venne a sapere ebbe un coccolone. La notte di natale arrivò velocissimo qualcuno a cavallo. Era un nobile che si era salvato dalla strage, arrivava dalle Fiandre, avéa sfiancato tre o quattro cavalli, non dormiva da giorni e giorni, arrivò a Roma, suonarono le trombe, entrò impolverato, inriconoscibile, grondante di sudore ed anche di sangue si buttò ai piedi di 02/10/2012 502 Bonifacio VIII che si era appena alzato... avéa un camicione con un ventre pieno di cibo e di vino... era a letto con sua moglie... era sposato civilmente, tutti lo sanno... non si poteva sposare in chiesa. Questo cavagliere si buttò ai piedi di Bonifacio e Bonifacio appena ebbe la notizia, digrignò i denti, cercò di bestemiare TOC... rimase bloccato, gli prese un coccolone, come dite voi a Roma, e non si mosse più. Una leggera bava gli scese dalla bocca, strabuzzò gli occhi, lo presero, lo portarono via ingessato. Tutte le domeniche da quel tempo a cinque anni prima del giorno della sua morte, lo portavano alla mattina della domenica e delle feste comandate al balcone perché desse la benedizione ai fedeli... gli tiravano su il braccio, c'era un tecnico venuto dall'estero e via... vita piena di interesse per cinque anni. Però prima di arrivare a quella condizione avéa raso al suolo Cortona, cose che non studiamo a scuola. E la cosa che mi ha meravigliato quando sono andato a 02/10/2012 503 leggere questa storia dell'assedio di Cortona messo in piedi dal papa... progressista, non dico rivoluzionario, di questa popolazione che voleva dignità, voleva diritti, voleva gestirsi in proprio... sugli spalti chi trovo? Jacopone da Todi.................................................................................. .. Un'altro grosso ribèlle, addirittura rivoluzionario, anche se grottesco del nord, era Ségarello da Parma. Ségalello o Ségarello, come volete, il suo vero nome di famiglia era Ségalello da Parma, ma siccome all'inizio della sua carriera di predicatore avéa una verve incredibile, avéa un chiodo fisso... era molto giovane, poi cambiò e capì come stavano veramente le cose, ma un chiodo fisso... nei suoi discorsi ogni tanto incominciava a dire "Guai a voi cristiani che pensate al sesso e alla fornicazione e nei vostri pensieri e nei vostri sogni ci sono sempre gli amplessi, uomini e donne che siete uno contro l'altro 02/10/2012 504 abbracciati, carne nella carne... CHE E' PECCATO! Voi nell'inferno soffrirete..." Oh la miseria! Al che il popolo l'ha chiamato SÉGARELLO da Parma. Da Ségalello... Ségarello. Lui accettò il gioco, era diventato uno straordinario giullare, un provocatore, per far prendere coscienza alla gente andava, per esempio, in mezzo ai contadini e incominciava "Ehi contadino, è bèlla la vita , il sole, miracolo, tu sei la mano di Dio, per Dio, senza di te saremmo tutti morti, affamati, a strascicare, a mangiare radici, e tu ci dai da mangiare, il sole. A proposito del sole, stai attento che sta venendo giù in verticale che ti spacca la testa, vai sotto la pianta e riposati un pò che già hai lavorato, è dall'alba che lavori, per Dio, guarda che bèllezza, hai arato, seminato, concimato, hai potato, c'è da mangiare per te, per la tua famiglia... e anche per me, quando ti vengo a trovare, grazie.... Eh?? Non m'invita, non m'invita? Come? Devi lavorare ancora??? Perché, 02/10/2012 505 per chi?? Altra terra devi arare... ma... per il padrone??? Questa è bèlla! Padrone di chi... della terra... ah! c'è un padrone della terra! La terra è di un padrone, bèlla questa! Non l'avevo mai sentita. Io avevo letto la bibbia e non ho mai trovato che una volta il padreterno abbia consegnato un pezzo di terra a Tizio piuttosto che a Caio... COGLIONE, T'HAN FREGATO!! Il padrone è un furbastro di sette cotte, è arrivato prima di te lì, ha messo un paletto qua, un paletto là... da qui a là è mio, anche da qui a là è mio, anche lassù fino al fiume ed anche dopo il fiume è mio. DIO ME L'HA DATO E GUAI A CHI ME LO TOCCA! Dio si! Guarda qua il contratto, me lo ha firmato lui... come no... sai leggere tu? NO??? Allora cosa parli! COGLIONE LA TERRA E' DI CHI LA LAVORA!!!". Pensate, nel medioevo andare in giro a dire ai contadini "la terra è di chi la lavora", è da deficienti... da pazzi andare a dirlo ancora oggi ai contadini, pensate nel 02/10/2012 506 medioevo. E l'hanno beccato e l'hanno bruciato vivo e con lui tutta la sua banda di predicatori detti insaccati. Si vestivano soltanto con un sacco, gli tagliavano gli angoli... qui per la testa OPLA! Camiciola e via. Uno solo si salvò della banda... frà Dolcino. Frà Dolcino non era per niente dolce e gentile, se non altro nell'aspetto, era un gigante, una montagna, un "armadio con la testa", diceva un cronista di quel tempo, e fu la ragione, dice un'altro cronista, che si salvò frà Dolcino, perché nessun sbirro ebbe il coraggio di andare ad arrestarlo, potete vederlo da voi: "FRA' DOLCINO SEI IN ARRESTO!!" "EH???" "EHM, LA STRADA PER MODENA SCUSI???". Frà Dolcino si salvò, andò nel trentino, conobbe Margherita da Trento che divenne la sua donna, una donna straordinaria, intelligente, i cronisti di parte avversa dicono addirittura che fosse la più bèlla donna che si fosse vista in Italia in quel tempo, e con coraggio, con una 02/10/2012 507 testardaggine, soprattutto una perspicacia nelle situazioni. Incredibile! Insieme andarono e con altri cossì... sobillatori oggi diremo...provocatori, gente un pò sbandata... andarono fino in Croazia. In Croazia mossero la presa di coscienza di molta gente poi vennero ancora in Lombardia esattamente a Romagnano Sesia, vicino a Novara, vicino a Vercelli anche che era la patria di frà Dolcino. In quella zona c'era stato già qualche fermento. Quando arrivò frà Dolcino ci fu addirittura una ribèllione, potremo dire una rivoluzione senza sbagliare in eccesso. Tutti i tessitori, rieccoli i tessitori, gli operai organizzati insieme ai muratori, agli artigiani, ai contadini della zona cacciàrono via i grassi borghesi che attraverso le corporazioni cercavano di soffocare, sfruttare fino in fondo questa gente che lavorava con le braccia, fatto stà che organizzarono la prima comunità che si conosce nella storia. Si chiamavano tutti fra di loro Comunitari. E' la prima volta che troviamo la 02/10/2012 508 credenza per intiero. La credenza è quell'armadio che abbiamo in cucina tutti quanti, in tutti i paesi d'Italia, perfino all'estero, in Francia per esempio, in Spagna si chiama credenza o con altri termini, ma hanno sempre le stesse radici. La credenza, che viene da credere, credere in... credenza nella comunità di S. Ambrogio, ecco una delle prime organizzazioni comunitarie. Questi comunitari tenevano come fisso per tutti quanti questo enorme, ideale armadio nel quale si metteva tutto il mangiare, tutto il raccolto, tutto quello che si era prodotto e tutto veniva distribuito, attenti, questo è il particolare importante, non secondo di quello che uno avéa dato ma a secondo di quello che uno avéa bisogno. Se uno avéa dato per dieci persone e avéa bisogno per se solo, riceveva per se solo. Ancora una cos a importante è il rapporto fra l'uomo e la donna nella comunità di frà Dolcino. Le donne e gli uomini si trovavano per la prima volta alla pari. La donna ha 02/10/2012 509 gli stessi diritti e doveri degli uomini. Badate bene in un tempo in cui come si pensa ancora adesso, non è ancora stata cancellata questa forma... sapete bene che i dotti della chiesa, i santi padri della chiesa avéano decretato che l'anima nelle femmine entra quasi tre mesi dopo l'entrata dell'anima nel maschio. Sto dicendo quando è feto nel ventre della madre, arriva l'anima... è maschio, è maschio PLUF... arriva l'anima... dice è femmina, io non ci vado ah no... e determina che dobbiamo amare le nostre donne con dignità. Amiamole come uomini! Amiamole come esseri umani, non come femmine.Ora un simile modo di vivere avéa fatto interessare moltissimi contadini, servi della gleba, operai e via dicendo, che arrivarono proprio a fronte di quella zona e i padroni incominciavano a preoccuparsi, vedevano i contadini e gli operai sgusciar loro di mano, non potevano più sfruttarli, li rincorrevano, andavano a prenderli e organizzavano delle spedizioni punitive. 02/10/2012 510 La più grossa fu quella organizzata dal conte del Monferrato il quale riuscì a beccare un centinaio di comunitardi vicino a Prato Sesia, li portò a Novara dove c'era la Roccaforte reggente di questa appunto del conte e il roccaforte appunto l'arcivescovo di Novara, suo cugino, che era diede ordine di prendere tutti questi comunitardi e far tagliare loro mani e piedi, mozzarli e poi sconciarci a quella maniera, ridotti a tronconi furono messi sul dorso di muli, cavalli e asini e mandati, legati come salami alla volta di Romagnano Sesia. Quando i fratelli di questi sconciati videro questo orrore, non bestemiarono, non insultarono, partirono in silenzio ma con una rabbia tremenda, dice una canzone di quel tempo che le montagne, i fiumi, le pietre e gli alberi si mossero insieme, con tal slancio arrivarono a Novara, entrarono al primo slancio, beccarono tutti gli sbirri, li ammazzarono e un cronista del tempo racconta che al tramonto si vide il vescovo di 02/10/2012 511 Novara con il suo grande mantello, la cappa, il cappello, il pastorale, il grande libro d'oro, salire pian piano verso il cielo, controluce, lentamente e qualcuno notò che c'era una corda che lo aiutava... la repressione fu tremenda, ci fu un massacro, ma il massacro fu all'inizio proprio per gli imperiali, per gli uomini del papa ecc... perché le trappole che organizzarono un'altra volta i dolciniani furono qualche cosa di sorprendente. Per due anni ne presero di santa ragione, poi incominciàrono a capire la lezione, a organizzare e a girare, fatto stà che dopo tre anni furono beccati proprio sul monte Rubèllo, monte dei ribèlli, si chiama ancora oggi cossì, e messi in piazza e squartati vivi, tanto Margherita da Trento che frà Dolcino e tutti gli altri. Ora ci riempie il cuore, ci sentiamo fremere e devo dire che da un pò di tempo siamo bravissimi ad applaudire e commuoverci davanti alle storie che appartengono al passato, "i nostri padri si sono 02/10/2012 512 sacrificati ma per Dio NE VALEVA LA PENA!!" Bravi! Bravi! E applaudiamo. Poi per quanto riguarda noi ci sono dei livelli per cui bisogna stare attenti. Va mediato. La posizione storica non è un'attualità concorde con quello che sono i risultati internazionali. Quello che io vi ho raccontato naturalmente sui libri di testo di scuola non c'è niente, e io ho raccontato molto veloce ma è logico, mica son fessi i professori, i ministri ecc..., andare a raccontare nei libri di testo... Frà Dolcino era già un uomo straordinario, il primo rivoluzionario che lega le lotte di classe alla religione cristiana primitiva... la prima forma di comunismo ecc... VIVA FRA' DOLCINO, gridano subito i ragazzini eccitati ABBASSO IL PAPA! Ed è pericoloso perché è offensivo per un papa come quello che abbiamo oggi... scherziamo... no, no, non sto scherzando perché dico, oh, quello era uno zozzone ma il nostro è delicato e soprattutto devo dire spiritoso... Eh? 02/10/2012 513 No??... Il fatto della bicicletta voi non l'avete seguito? Merk, il corridore fiammingo, dopo tante vittorie è arrivato... la cosa più cara che avéa...è arrivato su coi calzoncini... e davanti al papa ha detto "Padre accetti la cosa più bèlla che ho" e lui non ha detto "no, grazie non pedalo"... un altro papa... "no, l'accetti" "Non pedalo!"... "GRAZIE, BÈLLA!", spiritosissimo, però per me lui è stato ingenuo perché è un candido, perché Merk è fiammingo... vuoi vedere che c'è sotto tutta una cosa atavica di odio verso i pontefici per via che suo nonno, bisnonno era tessitore anche lui ... e allora se io gliela... infatti guardate bene la bicicletta, adesso non è una malignità a vuoto, la bicicletta ... è forse una bicicletta di strada quella che gli ha regalato? NO! E' una bicicletta da pista... sono senza freni... la malignità... quello va a Castel Gandolfo, poi viene su... troppo! Ma capite ancora prima che ve l'ho scritto! Lasciatemi almeno la soddisfazione di dire 02/10/2012 514 qualchecosa!... E vede tutto il nastro della strada che va giù "oh che bèllo... io quasi quasi ci vado... ", di nascosto perché non vogliono che lui vada fuori in bicicletta... i preti... "guai se ti vedo eh?" e lui fuori OPPLA!... La mitria con la visiera... con sotto scritto FIAT... adesso sappiamo che corre per la Fiat, c'ha un bèl ingaggio anche... per tutte le lezioni... insomma... e via. Insomma fate voi a vostra fantasia, io non metto piede, però la cosa veramente ... e qui non scherziamo... l'altra commovente è stato il gesto generoso, veramente di grande calore, quando è sceso tre anni fa dentro la galleria , il tunnel che avéano fatto per l'autostrada del Sasso, sasso d'Italia , no... Gran Sasso d'Italia, che hanno bucato... voraggine dentro... che non si sa dove siano finiti... il ministro dice "adesso vengono, vengono fuori... son qua TUM TUM... dove siete? Dove siete?" Chissà dove sono andati a finire... ebbene lui è sceso... notte di Natale, a dire la messa per i suoi operai, lì in 02/10/2012 515 questo antro... una cosa incredibile! Perché se uno non crede al diavolo ci va... col suo lanternino... oh, ma quello si è messo il caschetto da minatore bianco e giallo, due chiavi qua... perché lui al diavolo ci crede! E pensa il coraggio che ha avuto ad andare in casa del diavolo, col diavolo là in fondo con la coda, coda lunghissima... Ha avuto il coraggio di andare a dire la messa per i suoi operai... per i suoi operai... perché l'impresa che ha fatto il tunnel, la galleria, è del vaticano... non tutta!... L'85% delle azioni! L'85% delle azioni sono loro... le cosiddette buone azioni da chiesa! La voglia che ho, non ne avete idea, di vedere, essere spettatore a mia volta, perché poi quando immancabilmente, ma tutte le sere, non si sballa, quando comincio a parlare del papa, io vede... c'è sempre qualcuno che... proprio lì si vede perché mentre... non è proprio il caso! La trovo anche una questione di buon gusto... c'è vicino la moglie che sbaga AH AH... almeno tu... almeno tu. Ecco allora 02/10/2012 516 dicevo che non c'è niente da fare, non si può pretendere che i padroni scrivano la storia cossì come dovrebbero, con un minimo di civiltà insomma... un minimo... il 30% di verità toh! Ma neanche per idea... mica son fessi AH AH! D'altra parte non c'è niente da fare, lo diceva anche quel Tse Tung di prima, diceva... "il popolo è lui che fa la storia... da secoli, con la sua invenzione, le sofferenze, la rabbia, il problema di sopravvivere", inventa la storia... ma poi sono i padroni che ce la raccontano! E io lo immagino sempre un ... un pazzo... un giovane... lo sogno un giovane, un ragazzo che si mette di notte con un bèl secchione di vernice a suo piacimento, si metta a scrivere sulla facciata dell'università DA SEMPRE IL POPOLO FA LA STORIA MA POI SONO I PADRONI CHE CE LA RACCONTANO! Grande AH AH! E arriva una mattina il ministro dell'educazione... Malfatti... nome onomatopeico, notate bene... uno non può 02/10/2012 517 sbagliare... ministro dell'educazione MALFATTI... AH AH... arriva... la borsa col portafoglio... e mica la lascia in macchina... con l'ambiente di ladri in cui vivono! E brutto fare il ministro della DC... non si può più dire NO! NON SONO UN LADRO! Quando gli dicono LADRO... embè AH AH AH... e facciamo i compromessi con quelli lì! Malfatti arriva, quando vede lì... TUM, e lo portano via... no anzi non va via da solo, arrivano dei giovani di comunioneliberazione ALE' OP OP OP... Dovete permettermi una malignità... UNA... non ne ho dette... no! sono tutte cose vere quelle che ho detto, sacrosante!... Questa invece è una malignità... proprio una cattiveria cossì, ma fra compagni... tanto per raccontarla... no prego... siccome prima ho salutato dei compagni del PCI, non se la prendano, è una... cossì anche per far buon sangue eh! Non te la prendi, no? E' quello che ha detto basta? E' il più spiritoso di tutti. E' proprio quello che noi chiamiamo 02/10/2012 518 l'aperto... va beh, dicevo... no... simpatico... poi te la racconto! Vedrai che ti faranno!... Allora, dicevo che arrivano TUM TUM i giovani comunione e liberazione e di dietro c'è uno, un altro giovane che non ha ben inteso le nuove direttive dei superiori... un giovane della FGC, anch'io!... uno solo eh? In questo gioco la preoccupazione del tenere in piedi, salvare, andare a lezione ma non troppo, sbragare ma per carità che la DC non frani dappertutto perché se no porco cane è un disastro qui come mettiamo il problema della... una preoccupazione enorme soprattutto dei dirigenti. 02/10/2012 519 presentazione non usata. BONIFACIO VIII Bonifacio era papa al tempo di Dante, che lo conosceva bene. Lo odiava al punto che lo mise all'inferno prima ancora che fosse morto. Un altro che lo odiava, ma in maniera un po' diversa, era il frate francescano Jacopone da Todi, pauperista evangelico, un estremista, diremmo oggi. Era legato al movimento dei contadini poveri, soprattutto nella sua zona, al punto che, in spregio alle leggi imposte da Bonifacio VIII, che era una bèlla razza di rapinatore, avéa gridato in un suo canto: "Ahi, Bonifax, che come putta ai traito la Ecclesia!" (Ahi Bonifacio, che hai ridotto la Chiesa come una puttana!) Bonifacio se la legò al dito e quando finalmente riuscì a mettere le mani su Jacopone, che era tra l'altro uno straordinario uomo di teatro, lo sbatté in 02/10/2012 520 galera, seduto, costretto a rimanere in quella posizione, mani larghe e piedi legati, incatenato sulle proprie feci. Si racconta che dopo cinque anni, quando uscì grazie alla sopravvenuta morte del papa, questo povero frate, ancora giovanissimo, non riusciva più a camminare: era costretto a trascinarsi in giro, piegato in due. Qunado un anno e mezzo dopo morì, cercarono di stenderlo nella cassa da morto, a ogni volta che lo stendevano...gniii! tornava nella posizione originale. Alla fine, stufi, lo seppellirono seduto. Questa giullarata di Bonifacio VIII vede la chiave del grottesco impostata sull'idea della vestizione del Pontefice, che si fa aiutare dai chierici ad effettuare l'addobbo a base di mantelli, mitrie, drappi ed anelli. Alla fine ci sarà l'incontro con Gesù. Classico anacronismo medievale, teso a sottolineare l'immensa differenza tra i due. 02/10/2012 521 MILANO 20.01.91- usato da Dario per nuova stesura di maggio 1998. 02/10/2012 522 PRESENTAZIONE 1 9 7 6 MARIA ALLA CROCE- E’STAMPATO. E passiamo al Mistero Buffo vero e proprio. Mistero è il termine che si sente ancora oggi ripetere durante la messa: nel primo mistero glorioso si contempla ecc... nel secondo... E' una cosa seria! Non ridete di queste cose... il destino! L'attore comico sempre! Allora... si sente dire... nel primo mistero glorioso si contempla ecc... e si ricontempla anche nel secondo mistero glorioso ecc.. ecc... Mistero significa rappresentazione sacra. La messa è un mistero...no, no, no... è una rappresentazione... non volevo fare... non riesco a dire delle cose serie! Ho provato una volta ad Urbino quando sono stato incaricato di tenere una lezione. Sono arrivato, ho cominciato a parlare seriamente... AH AH AH CHE FACCIA! E io serio... MA NO! GUARDATE CHE SONO COSE SERIE!... AH AH AH E CI GIOCA ANCHE AH AH AH... BASTA! Ho detto basta! La messa è un 02/10/2012 523 mistero, cioè la messa è uno spettacolo, una rappresentazione tant'è vero che all'inizio del cristianesimo non esisteva una forma di messa come concepiamo oggi, come siamo abituati, cioè stereotipato, ormai fissato da dogmi, da regole. No, si scrivevano come si scrivono gli spettacoli. C'è il vescovo, quello di Costantinopoli, e non è quello dei giochi di parole dei ragazzini, che ha scritto sette o otto cose importantissime della messa per rappresentazioni sacre, cioè i misteri. Erano della gente che amava l'ironia ma non per essere blasfemi, per essere felici, per essere intelligenti, perché un gioco di umorismo è fatto di intelligenza. Qualcuno notava che normalmente la grande differenza che c'è tra gli uomini e gli animali è che gli animali... ridono poco. Ed è giusto! Ecco, ad esempio se vi raccontassi la chiave di una di queste messe potete ritrovarli. Il testo, edito da Bompiani e curato da Contini, è l'incontro della madonna con l'angelo Gabriele, non 02/10/2012 524 certo dentro le colonnine come siamo abituati. Lei ferma che aspetta... no... al pozzo. Al pozzo com'è nella tradizione popolare, tutte le donne vanno al pozzo. I ragazzi vanno a corteggiare le ragazze al pozzo... arriva il ragazzo giovane, bèllo, coi capelli... l'arcangelo Gabriele... in borghese... voglio dire che non ha le ali! Non ha le ali perché, capite uno che va al pozzo con le ali dice che... non può... ad ogni modo arriva senza ali, per non dare nell'occhio appunto. Però c'è stato un gioco prima: il diavolo, il demonio ha cercato di buttare all'aria questo momento, cioè intralciare l'incontro. Ha messo davanti un'altro diavolo, ne ha trovato uno un pò cossì... un cialtrone. Lo fanno travestire da donna e questo diavolo danna con dei seni che tiene su con fatica, con la coda lunghissima avvolta intorno al ventre... ma appena si emoziona la coda si muove, lo agita tutto... va dalla madonna per raccontare che lei, una donna anziana è madre di un giovane... di un certo Gabriele che ieri 02/10/2012 525 all'osteria ha scommesso con altri giovani che porterà a letto la madonna... ha scommesso... e allora "guardi io vengo a dirglielo perché questo figlio sta facendo una cosa che mi... INFAME!" Quando arriva l'angelo che comincia a parlare del più e del meno... perché non è che arriva subito e TUM si mette in ginocchio... cerca di introdurre il discorso...La madonna, Maria è preavvertita, ha capito, intuito qualche cosa, fatto stà che ad un certo punto tira fuori uno zoccolo e lo lancia in piena testa al diavolo. Da questo momento l'angelo capisce che quello è il diavolo... anche perché gli si è tolta tutta la coda. Tira fuori la spada... va in giro armato, notate bene... l'angelo ZAC crudelmente taglia la coda al povero diavolo. La coda se ne va via da sola come quella di una lucertola. Il diavolo corre dietro alla sua coda piangendo disperato. Ebbene, a parte il fatto della crudeltà, della cattiveria dell'angelo, perché gli angeli, gli arcangeli, soprattutto son delle 02/10/2012 526 carogne... Oh, basta ricordarsi la cacciata dal paradiso... dico perché col coso di fuoco... "Via via andate!"... mentre la povera Eva davanti, sospinta dall'Adamo "Te e le tue mele, poco cane!"... e ad un certo punto loro si soffermano per litigare e, lo sapete, lui con la spada di fuoco ZUM ZUM, due tagli, QUA, che prima noi avéamo tutto tondo e adesso ci abbiamo... la vergogna qui, LA VERGOGNA! Si chiamava, lo sapete, il gluteo... il gluteo, che uno avéa anche orgoglio... guardi che bèl gluteo... beh, il tondo è puro, è purezza il tondo... no!... quello spacca in mezzo... Ad ogni modo, a parte il gioco, questo è per dirvi la chiave, l'umorismo, la satira, il grottesco, la felicità nella rappresentazione sacra, ed anche se era dramma, non era mai lagnoso, non era mai piagnisteo, non era mai disperazione... era soprattutto denuncia, era attacco, aggressione, soprattutto potere. 02/10/2012 527 Questo pezzo che adesso reciterà Franca è la storia della passione. Una passione del 1170 circa. E' stata trovata a Montecassino nel 1928, un prete gesuita spagnolo l'ha ritrovata. Era in latino completamente, con qualche frase in dialetto di Benevento. Noi l'abbiamo presa, tradotta e approffittando del ritrovamento di un'altro analogo con dei grossi buchi, abbiamo ricomposto tutto. La prima cosa che noterete è che sulla scena non ci sono uomini, sono tutte donne, tutte donne che si preoccupano, urlando di fermare la madonna che sta arrivando. La madonna sta arrivando sul sentiero, ha saputo che hanno messo in croce il figlio, arriva su correndo ed ecco che subito le donne dicono di fermarla "Andate a fermarla, non si può fermare, ha una forza che" "datemi un sasso che glielo tiro in testa" dice ad un certo punto " per tramortirla, non può vedere il figlio cossì inchiodata che sembra una radice di ulivo in primavera, 02/10/2012 528 inchiodata, con le ossa inchiodate, il sangue che gli cola dappertutto". Una descrizione di una violenza incredibile, ma la madonna arriva lo stesso... e c'è un gran silenzio, ed ecco che subito tutte le donne intorno gridano "sentite, il silenzio è un fracasso immenso, ti spacca le orecchie". Poi finalmente ecco che c'è la madonna che parla con un filo di voce, chiede una scala per salire in cima e staccare il figlio, lo vuole portar via, lo vuole salvare, non vuole lasciarlo morire sulla croce. Arriva un soldato e la fa scendere con violenza, la madonna comincia ad urlare contro tutti quelli che glielo hanno messo in croce "che cosa avéa fatto questo mio figlio!". Ci accorgiamo subito che quel figlio non è il figlio di Dio, ma il figlio di un uomo, che è un contadino, un operaio in croce, che lei è una donna che parla un linguaggio che non è certo di una regina. Ad un certo punto, quando parla della morte del figlio, e descrive già la morte "morte dei capelli, della bocca, degli 02/10/2012 529 occhi", incomincia ad urlare contro Gabriele che è venuto a fare il nunzio, a farle gonfiare il ventre e farle nascere dentro quello che avrebbe dovuto essere la sua gioia, la gloria, farla sentire la donna capo di tutte le donne, beata e felice... e questa è la grande beffa "ecco qua come sono ridotta, l'ultima delle donne, spennacchiata, offesa, umiliata, bastonata nel proprio dolore", e ancora tocca a lei, donna, urlare nel dolore... è la sua condizione. Ad un certo punto le danno una lancia perché buchi subito il petto di questo suo figlio, farlo morire subito, non tenerlo, come lei vorrebbe, con uno scialle, appeso alla croce per respirare, tenerlo in vita più lungamente "no!Ammazzalo subito!". Sviene e sogna Gabriele e subito lo insulta, dice "vattene, vattene via da questa terra, non è fatta per te. Nel tuo paradiso", fra parentesi, è il suo mondo perché è il cavagliere chiaro Gabriele, il cavagliere, il principe, il nobile, "nel tuo mondo, nel tuo paradiso 02/10/2012 530 non ci sono lamenti né disperazioni, né fame, né carestia. Ci si sporca tutte le ali dorate, gli occhi luminosi diventano grigi, si sporcano anche loro, le orecchie, i suoni non sei abituato a tutto quello che c'è sulla terra. Il marcio, l'odore di corpi squarciati, gl'impiccati, le donne violate, le madri scurite". Madri scurite lo sentiamo dopo da Jacopone da Todi. Ebbene tutta questa violenza e la cacciata finale di questo angelo nel suo mondo... fuori da questo che è quello degli uomini che bestemiano che imprecano che sono soggiogati, sono perseguitati e che devono soffrire per un peccato... e c'è perfino l'ironia di questo peccato. Il discorso è di parte. E' la prima volta che sentiamo e vediamo ribaltata la madonna non come quella che è indicata a soffrire con contenizione, quasi con rassegnazione, l'accettazione di questo dolore che la glorifica e che tutte le donne vorrebbero evitare NO! Il rifiuto perché è il rifiuto di classe è la passione vista 02/10/2012 531 dall'altra classe e soprattutto dalla classe delle donne. 02/10/2012 532 BOLOGNA 12.O4.91 IL PRIMO MIRACOLO DI GESU' BAMBINO-E’ STAMPATO. Vi presenterò un brano che non recito da quattro anni, e l'ultima volta che l'ho recitato è scoppiato uno scandalo. Esattamente è successo in televisione, vi ricordate ci sono stati i vescovi che si erano risentiti e volevano cacciare il "molleggiato" dalla televisione perché avéa esagerato a chiamarmi in trasmissione. Si tratta del "primo miracolo di Gesù bambino"... vedo che quasi nessuno lo conosce. Credo che sia uno dei pezzi più effervescenti, straordinari che si siano trovati, ed è un brano che è legato ai vangeli apocrifi. I vangeli apocrifi, come sapete, non sono vangeli proibiti, come qualcuno erroneamente crede, bensì vangeli esclusi da quelli definitivi. All'inizio c'era una cosa come duecentocinquanta vangeli, ogni zona, ogni gruppo culturale a partire dall'Asia, Medio Oriente e via 02/10/2012 533 dicendo si formavano, legati alle proprie religioni dei vangeli diversi, delle cose incredibili... Gesù Cristo che andava in piedi sui cammelli, che sbranava i leoni, che si metteva a nuotare sott'acqua, bruciava, ritornava serpente... delle storie incredibili legate appunto alle varie religioni. Poi si cercò di mettere un pò d'ordine, di tirar via quelle oltre le righe che non c'entravano niente e si contraddicevano... ci fu un famoso concilio, quello di Nicea, in cui arrivarono a BASTONARSI! Perché ogni gruppo non voleva mollare il proprio vangelo... i vescovi si sono dati... sapete quel torciglione, quel pastorale... PRIMA ERA DRITTO COSI' a furia di darselo... si è tutto... e quel cappello che hanno i vescovi... prima era completo e in ricordo delle legnate si è spaccato in due, si è aperto a metà... cossì pare, adesso non ve lo posso dire di sicuro. Fatto stà che si è riusciti a tirarne fuori una quarantina di vangeli, tant'è vero che ci sono tutte le chiese del mille, millecento con 02/10/2012 534 sculture e bassorilievi legati ai vangeli apocrifi; se andate a Palermo a Monreale ci sono immagini di grandissima forza d'arte legati ai vangeli apocrifi. Uno dei più bei vangeli apocrifi detto di Filippo, c'è anche uno detto di Tommaso, che riprende la stessa cosa. Io mi ricordo che quando ci fu questo scandalo furono pubblicati degli stralci dei vari vangeli su riviste, anche religiose, cossì che anch'io scoprii degli altri vangeli apocrifi che non conoscevo. Questa è la storia di Gesù bambino, che dopo la fuga... vanno verso il nord, arrivano a transitare lungo il mare, fino a Jaffa... la città dei pompelmi... io so già che voi pensate alla J di Jaffa, pensate a Jesus, al miracolo dei pompelmi, non è questo. Il primo miracolo di Gesù bambino non è stato quello di mettere la J sui pompelmi. Dunque arriva questa famiglia, in fuga per il fatto di Erode, vi ricordate che voleva tagliare un pò più di teste del necessario... arrivano in questa città, sono degli sconosciuti, sono delle specie di 02/10/2012 535 Albanesi di transito...non trovano da dormire, sono a disagio, lui soprattutto, San Giüsèppe, non trova da lavorare, questo ragazzino sempre in mezzo alla strada, sopratutto parlava palestinese stretto e in quella zona parlavano un'altra lingua araba... non lo capivano, lo sfottevano, non volevano giocare con lui, lo cacciavano via, gli gridavano "Palestina" con disprezzo. Questo bambino soffre umiliazioni... e per farsi coraggio e soprattutto per farsi amare da questi ragazzini, guardate cosa significa il senso del gioco, decide di fare un miracolo, un piccolo miracolo che gli riusciva sempre abbastanza bene... quello di costruire con la terra creta degli uccellini e poi farli volare... il successo è incredibile! Trasforma da terracotta in veri degli uccellini stupendi, uccellini di tutte le forme... che poi i bambini si mettono anche loro a farne... fanno delle schifezze tremende e a lui tocca farli volare perché se no non lo applaudono. Ad ogni modo lui ha un 02/10/2012 536 successo INCREDIBILE, lo eleggono capo dei giochi ma ahimè... in quel momento entra in scena il figlio del padrone, un prepotente, e siccome non lo lasciano giocare... insomma lui spacca tutti i giochi allora ... a Gesù bambino girano i santissimi, le madonne, fa delle cose... fa una cosa ORRENDA che è ripetuta e riportata in tutti i vangeli ipocrifi e poi c'è una catarsi e capirete come stanno andando le cose. Questo momento veramente lirico degli uccelli che vo, della gioia dei bambini è, credo, uno dei pezzi più bèlli di tutti i Misteri Buffi che mi sia mai riuscito di mettere in piedi. Però attenti! Questa storia viene raccontata con un ritmo, con un andamento che molte volte stravolge. Se voi provate a leggerli, sono editi da Einaudi, poi c'è stato anche Marsiglio editori, il Mulino, sembrano la sceneggiatura di un film. C'è ad esempio la scena iniziale, la prima inquadratura di questo film: un cielo tempestato di stelle, ad un certo punto si vede 02/10/2012 537 una stella sgangherata con una coda infiammata che dà degli spintoni a tutti quanti, si fa strada, naturalmente è la stella cometa, e subito dietro vengono i re Magi. A parte che questa stella fa spavento... i re Magi la seguono, e naturalmente ci sono tutti e tre, prima il vecchio che va su un cavallo nero, l'allegoria è importante, poi c'è il giovane che sorridente va sul cavallo bianco, altra allegoria importante, poi c'è il nero che invece è... su un cammello grigio, e questa è un'allegoria chiarissima, il nero sul grigio. Questo nero sorridente, splendente nel buio della notte... sono fari i suoi denti, i suoi occhi luminosi... canta! Cosa deve fare un nero su un cammello grigio, CANTA! Soltanto che c'è questo vecchio che non ama il canto, non ama la gioia, che grugnisce, lo insulta... Ad un certo punto vanno a Betlèmme e naturalmente c'è il momento dell'incontro con Gesù ma prima c'è il momento della descrizione nel cielo dell'angelo: c'era un 02/10/2012 538 angelo barocco pieno di piume, di panneggi che scende in picchiata ad avvertire i pastori che è nato Gesù, coi pastori che si spaventano, le pecore che perdono il pelo ed ad un certo punto sono costretti ad acconsentire e ad andare a portare i doni per Gesù... questa caciara di questo presepe terribile intorno... arrivano dentro, c'è anche sant'Anna che raccoglie tutti i doni e li infastella, copre tutto che non ci stà più dentro né l'asino né nessuno per tutti i doni, poi arriva il solito angelo che avverte dell'arrivo dei soldati "bisogna subito sgombrare... la fuga in Egitto... altrimenti sono guai e Gesù bambino viene tagliato a pezzi anche lui". C'è questa fuga con l'innesto di cui vi ho detto, sapete benissimo dell'asino, la preoccupazione ecc... Il ritmo, il tempo e l'andamento lo raccoglierete... questo brano spero mi ritorni alla memoria pezzo per pezzo perchè è terribile, tre anni sono tanti e non ho fatto neanche il 02/10/2012 539 ripasso... sono stato un pò ammalato negli ultimi giorni. 02/10/2012 540 PRESENTAZIONE TORINO 22 NOVEMBRE 1981-E’ STAMPATO. ....quindi diciamo di potere, dell' Italia del '500. Erano oltretutto dei banchieri oltre naturalmente che essere duchi e via dicendo. Ora nascono le Maone, le Maone sono le carte di credito, cioè in quel tempo cominciano a essere elargite al pubblico queste carte di credito, permettono che di trovare gioco in certi affari straordinari, come quello di partecipare alle guerre di conquista . Le guerre di conquista sono sempre state le forme le prime, prima che entrasse naturalmente..... .........guerre di conquista condotte da Venezia, Venezia si ritrova in 10 anni soltanto a decuplicare il 02/10/2012 541 proprio territorio. Conquistano degli spazi nel Libano, poi c'é l'isola di Rodi che viene conquistata, spazi in Turchia, spazi in Jugoslavia, fatto stà che ci sono spazi enormi terreni che vengono messi a profitto, arriva un sacco, una quantità di derrate alimentari enorme che invade il mercato e gli Zanni che sono i contadini della valle del Pò si trovano a non poter offrire la propria merce. Falliscono. Distrutti devono per forza ricorrere al cambiamento totale del proprio lavoro e si offrono nelle grandi città come servi, facchini.... i mestieri più umili, più bassi e le loro donne li seguono e anche loro accettano di fare le serve e anche le prostitute. Nasce, anzi esplode, un fenomeno di prostituzione in quel tempo in tutte le grandi città che preoccupa fortemente le Repubbliche, in particolare la Repubblica di Venezia. La Repubblica di Venezia, scopre che in quel periodo l'11% della popolazione é dedita alla prostituzione. Ora é una cifra spaventosa. 02/10/2012 542 Se calcoliamo cossì 11% non fa neanche impressione, ma bisogna saper fare i conti e leggere le percentuali. Allora prendiamo la popolazione di Venezia in quel tempo era di 120.000 abitanti. 120.000 li tagliamo in due, prendiamo 60.000 uomini li mettiamo da una parte, 60.000 donne dall'altra (gli uomini si prostituivano anche loro, ma in un altro modo completamente diverso), poi dobbiamo di queste 60.000 donne, togliere le vecchie, proprio quelle decrepite, proprio decrepite da crollare, perché appena stavano un po' sù andavano bene anche loro. Poi ci sono le bambine proprio quelle piccole, infanti, ma quelle proprio piccole piccole, perché già cossì... andavano bene. Poi ci sono le donne...le suore...non facciamo dell'ironia e mettiamole da parte. Poi soprattutto abbiamo le ricche, le nobili che si prostituivano anche loro, ma a prezzi inacessibili. A questo punto abbiamo una certa quantità di donne, le donne rimanenti sono proprio l'11% dell'intera 02/10/2012 543 popolazione. Tant'é che c'era un'espressione tipica a Venezia fra la gente, fra gli amici cordiali che diceva: "Eeeh! Puta de tà mare!" Non fatemela tradurre. E l'altro rispondeva:"Sì e la tua?". Ecco in questo periodo, in questo tempo ci sono delle situazioni veramente tragiche, nasce una forma che per fortuna non é più nella nostra civiltà che sono le crisi economiche. C'era della gente che crepava addirittura di fame, che crollava per terra, c'erano delle squadre adibite proprio a raccogliere la gente che moriva per la strada e chi ci rimetteva maggiormente erano proprio gli Zanni. Gli Zanni questi servi, che avéano mestieri avventizzi, che si trovavano facilmente buttati in mezzo alla strada. Ora il pezzo che io vado a raccontare é la chiaccherata disperata e tragica di uno Zanni affamato, uno Zanni che é arrivato ad una tale disperazione per cui pensa addirittura di mangiarsi un orecchio, di strapparsi un occhio ingoiarselo, ad 02/10/2012 544 un certo punto pensa di strapparsi un testicolo e altri orpelli decorativi per la riproduzione e mangiarseli per intero, di strapparsi un gluteo l'altro gluteo di formare una specie di panino e di mangiarsi con la mano in mezzo, tutto. E poi di infirlarsi nel ventre attraverso la bocca, naturalmente, una mano e strapparsi le budella e dopo averle nettate con proprietà e di mangiarsele tutte. E poi il massimo della sua follia arriva quando ha un incubo e nell'incubo si immagina di vedere un enorme pentolone proprio pieno di acqua già pronta oppure la riempie lui appresso, non ha importanza, poi prende un sacco di farina...insomma si prepare una mangiata spaventosa, un pranzo luculliano si mangia dei pezzi di pollo, si cucina del pesce, si cucina della carne, e poi dopo avere ingoiato tutto in un grande minestrone si rende conto che ha sognato. E lì c'é una trasposizione, un cambiamento di chiave che é drammatico e grottesco insieme. Ecco la cosa 02/10/2012 545 importante é questa, io fingo di parlare il dialetto di quel tempo, perché tanto se io parlassi quello vero, non capireste uguale preciso a quando io fingo di parlarlo, poi soprattutto per i veneziani di quel tempo questo dialetto era inesistente, era come l'arabo, quindi gli attori che venivano sulla scena, facevano il grammelot, cioé fingevano di parlare una lingua che onomatopeicamente dava l'impressione di essere veramente compiuta, si faceva comprendere molto di più che se non avesse parlato la lingua vera e coi gesti e gl andamenti raccoglieva tutto il discorso. Ora questo é una specie di esame per un pubblico da lì si vede l'intelligenza, la velocità, la sapienza, l'intuito l'elasticità oppure il piattume, la negatività, l'assoluta mancanza di fantasia, il vuoto e il diritto di essere ucciso sul posto.....vedo della preoccupata... io non indicherò con le mani. gente 02/10/2012 546 02/10/2012 547 Fabulazzo osceno ROMA 24.O3.91 LA PARPAIA TOPOLA Il pezzo che io vado a raccontare è un pezzo osceno, ma cossì come intendevano l'osceno nel medioevo, legato alla sessualità ma altamente poetico. Il titolo è "La parpaia topola, passera". L'origine di questo fablieu, si chiamano cossì queste rappresentazioni grottesche legate alla sessualità che vengono dalla Francia del nord, che poi si sono sviluppate anche in Provenza e lì hanno avuto una grande esplosione, poi sono arrivate anche in Italia. Questo pezzo, un fablieu, che sarebbe una giullarata, tratta di un argomento scabroso: "parpaia" per i provenzali è la farfalla con un doppio senso perché è anche il sesso femminile, "parpaia", è anche onomatopeico, "topola", per chi ha difficoltà a capire, e poi proprio per i deficienti "passera", cossì capiscono. Il personaggio principale è il sesso femminile. E' la 02/10/2012 548 storia di un capraio che sta' sull'Alpe, intorno ai mille metri sempre con capre, con armenti, e siccome non scende mai di lì, è da quando è in vita che sta lassù è diventato un pò rozzo, primitivo, e ha difficoltà anche di esprimersi, in quanto l'allenamento che può fare con le capre e le pecore nel lessico è un pò limitato, per il fatto che le pecore sono animali di poche parole e soprattutto di suoni elementari e basta. Si ritrova anche in inverno a vivere lassù; per sua fortuna viene a trovarlo ogni tanto un vecchio molto colto e fuori di testa. E' un misantropo e legato a un risentimento verso le donne che non si può pesare. Naturalmente da ragazzo ha avuto delle insoddisfazioni, delle buggerature.... odia le donne e va a scaricare il proprio odio addosso a questo Giavan Pietro che è un candido assoluto. Giavan non vuol dire Giovanni ma "coglioncione", insomma il suo nome vero è Coglioncione Pietro. Questo ragazzo si vede investito 02/10/2012 549 da questo vecchio misantropo ossessionato che gli dice "le donne sono straordinarie ma tu devi stare attento... hanno un richiamo, nei loro occhi c'è tutto il paradiso, il suono rotondo delle loro voci, argentine le loro risate, e le movenze sono accattivanti è pieno di fascino il loro movimento ma ...attento NON ANDARGLI VICINO PERCHE' HANNO DELLE LAMINE! LA PARPAIA TOPOLA E' UNA BESTIA INCREDIBILE CHE TI TAGLIA VIA TUTTE LE DITA E ANCHE GLI ORPELLI PER LA RIPRODUZIONE." Questo povero ragazzo è terrorizzato di vedere una donna, e quando vede arrivare una pastora scappa in mezzo al gregge e finge di essere un cane. Ora questo povero uomo, cossì solo,isolato,che ha trovato l'unica persona che lo stia a sentire in questo Giavan Pietro, sta per morire. Attenti che non è un personaggio qualsiasi, lui è un ricco, ricchissimo, è padrone di tutta la valle, padrone di case, palazzi, di 02/10/2012 550 fiumi e di laghi, di TUTTO e lascia tutto quello che possiede a questo Giavan Pietro, TUTTO!! Cossì che questo diventa una specie di re, principe, barone e tutte le donne che hanno ragazze da marito vengono su correndo per l'Alpe per offrire a questo ragazzo le proprie figlie. Tutte agghindate, bèlle, lui si terrorizza a vedere tutte queste donne che arrivano e scappa. In fondo alla valle c'è un prete che ha un nome che è tutto un programma: si chiama don Faina, voi capite, furbastro, agile, molto simpatico e intelligente ma cinico di un cinismo ributtante, il quale però ha avuto una fortuna incredibile, ha avuto la possibilità di fare innamorare di sè la più bèlla ragazza di tutta la valle. Si chiama Alessia, bèlla, cossì splendente, con occhi meravigliosi, seducenti, poppe che ... adesso non stò a descriverla... immaginate! I ragazzi l'adorano, tutti vorrebbero sposarla ma lei ha ceduto il proprio spirito e il proprio corpo soltanto a questo 02/10/2012 551 prete, di nascosto fanno all'amore, di questa tresca non si è reso conto nessuno salvo LA MADRE di lei, che è una donna di un coraggio terribile che va subito spietatamente decisa verso questo prete e dice "se vuoi continuare a fare gli affari tuoi con mia figlia da questo momento devi produrre a lei la possibilità di coprire il disastro che succederebbe se lo venisse a sapere la gente. Il DISONORE!! Tu gli devi procurare un marito di paglia, non importa se basso, grosso, tonto, idiota, laido, vecchio, giovane, storpio , gobbo...basta che sia ricco e le dia la possibilità di coprire ogni infamia che tu le procuri. Soltanto allora potrai approfittare di mia figlia. Il prete furbo subito ha nella testa l'idea geniale, di accasare la sua amante con Giavan Pietro, lo chiama con un trucco giù a valle...lui attraversa tutti i paesi, arriva nel paese dove c'è la pieve, incontra questa ragazza, preparata ad doc col faro di luce che le viene dal rosone addosso, una cosa poetica, 02/10/2012 552 meravigliosa, il ragazzo perde la testa e decide di sposarsi. C'è il matrimonio e vedrete tutti i trucchi, le infamie organizzate da questo prete che si diverte anche ad umiliare questo candore assoluto che esiste negli occhi e nella testa di questo povero ragazzo. Alla fine c'è un risvolto. Invece vi voglio ricordare per chi ama le ricerche ed è colto in queste cose che tutti gli autori italiani del medioevo hanno attinto a questa chiave, vi ricordo Boccaccio, Macchiavelli. Ebbene però qui c'è un salto verticale rispetto a questi due: mentre questi due hanno percorso la strada delle mazzolate, delle bastonate contro questo Giavan Pietro, invece nella favola originale, questa che vi vado a raccontare, c'è un salto mortale liberatorio straordinario. A un certo punto il vincitore è proprio lui col suo candore, grazie anche all'amore straordinario che riesce a far nascere in questa ragazza che all'inizio invece è dalla parte del prete. E' uno dei testi nella dimensione oscena, più 02/10/2012 553 poetici che io abbia mai incontrato. Io l'ho trovato nella prima edizione in francese antico medioevale del mille e duecento, poi sempre più o meno dello stesso periodo in provenzale, e vi devo dire che in provenzale e meraviglioso, con questa armonia, questi timbri tanto che ho deciso che questa sera ve lo recito in provenzale, e sono sicuro che voi, grazie a tutti gli addentellati culturali che il popolo romano e laziale ha avuto con la Provenza, grazie al fatto che ad Avignone il papa è rimasto per qualche tempo, poi tornando ha portato avignonesi qua, io so benissimo che a Roma il provenzale è di casa e voi lo parlate quando siete un pochino in intimità anche negli inni d'amore... esistono tre o quattro cantici in provenzale che fanno parte della vostra cultura come "Roma bèlla" e via dicendo...non è cossì? Forse ho sbagliato! Ad ogni modo io dei pezzi in provenzale ve li lascio. Per aiutarvi a comprendere, è uno scherzo che ho fatto, la parte centrale, la più 02/10/2012 554 importante, la recito in lombardo arcaico antico, cossì voi capite tutto più facilmente. Non vi preoccupate, capirete tutto perché, questo linguaggio è fortemente onomatopeico e anche dove non comprenderete i termini esatti, nel senso generale capirete ogni cosa, grazie anche alla vostra particolare intelligenza... di centro meridionali. 02/10/2012 555 MILANO 2O.O1.91 MARIA DAVANTI ALLA CROCE-E’ STAMPATO.Corretto il 9/2/99 Entriamo nel cuore di "Mistero Buffo", o meglio in un mistero classico sacro. Io ho trovato, questo ancora prima di decidermi a realizzare "Mistero Buffo", più di vent'anni fa, per caso quando è stata rimessa in ordine la grande biblioteca di Montecassino, era stato trovato nel retro di un papiro, una specie di pelle scritta con dei righi musicali, un breve monologo della madonna. Questa madonna era curiosamente strana rispetto a quella tradizionale, non c'era nessuna accettazione del sacrificio che il figlio andava realizzando e soprattutto lei non poteva soffrire in quel mondo senza far niente. Qualcuno pensava che fosse un elzeviro scritto da qualche monaco in un momento di pazzia, poi, in conseguenza di una chiaccherata che 02/10/2012 556 ho fatto con un prete di Asti, ho avuto sottomano un testo che è del quattrocento, nel quale si ritrovava la stessa madonna e parlando con questo prete mi diceva che in quel periodo, nel milleduecento soprattutto, c'erano stati degli scontri fra religiosi piuttosto feroci ed il contenzioso era questo: la madonna sapeva di doversi sacrificare per il peccato mortale oppure è venuta a saperlo brutalmente soltanto nel momento in cui il figlio si trovava sulla croce? Esiste qualche momento del vangelo in cui si dice che è cosciente la madre e che l'angelo Gabriele annunciando le disse "tu dovrai soffrire" NO! E risulta che l'elogio che fa l'angelo "Maria piena di grazia ecc...", in questo contrasto fra i due modi è stato una trappola, un'angheria terribile condotta sulla madonna. Naturalmente, subito alcuni, erano gli stessi frati che avéano inventato il testo da riproporre, tant'è che a Cortona un altro testo del duecento nel quale più o meno si ripete la stessa 02/10/2012 557 cosa, addirittura la madonna se ne va sotto la croce per invogliare il figlio a scendere dalla croce, quasi a costringerlo, non avendo più argomenti, avendogli parlato del suo dolore, della sua disperazione, dell'infamia, del ricatto... il figlio non ne vuol sapere e allora strappa letteralmente gli abiti di dosso alla Maddalena, gli mostra i seni e gli dice "scendi! Li hai amati quando eri sulla terra coi piedi, cerca di non perdere questa gioia straordinaria". E' veramente una provocazione oltre le righe, al limite della bestemmia e fa parte delle laudi di Cortona. Questo brano vede la sua dimensione massima nell'arrivo delle donne; comincia con il coro delle Marie che arriva davanti a Cristo e si preoccupa dell'arrivo della Madonna, che l'ha saputo in ritardo e viene a vedere cos'è successo, e pensano di colpirla con una pietra e farla stramazzare per non permetterle di urlare il suo dolore davanti a questo massacro del proprio figlio. Figlio che non era 02/10/2012 558 presentato come Dio sulla croce ma un uomo, un uomo divino, che soffre tremendamente, e quasi si lamenta col padre perché è costretto a questo sacrificio, ha una specie di ripensamento, lo troviamo anche nel vangelo. Ad un certo punto c'è un soldato che si preoccupa di far scendere la Madonna che è salita e vuole strappare i chiodi per portarsi via il figlio. La insulta, le dice di scendere, cerca di mercanteggiare la Madonna, poi c'è il finale terribile contro l'arcangelo Gabriele, nel quale dice " tu mi hai tradito, sei venuto a raccontarmi che io sarei stata la regina delle donne e questa invece è stata una beffa spaventosa, io sono la regina con il figlio cavaliere con un cavallo di legno inchiodato alle staffe" e questo insulto cresce quasi contro il potere, il potere di cui l'arcangelo è il messo, è l'uomo politico nella fattispecie. Capirete questa allusione nel discorso finale che fa la Madonna e a me sentendolo è venuto in mente proprio ieri sera 02/10/2012 quelle madri che 559 salutavano i figli e urlavano mentre partivano per il Medio Oriente, i figli sulla nave da guerra, questo urlo, la stessa disperazione. 02/10/2012 560 ROMA, 24.03.91 PRESENTAZIONE BONIFACIO VIII 1 versione (quella originale) E arriviamo a Bonifacio VIII, è stato uno dei più grandi personaggi del medioevo uno dei più importanti papi e avéa suscitato, come tutte le più grandi personalità, apprezzamenti e rancori feroci. Dante Alighieri, suo contemporaneo, di certo non avéa molta simpatia per lui tanto che lo scaraventò all’inferno prima ancora . Un altro ricordo della violenza di questo papa è il fatto storico, anche se legato alla memoria popolare, del crimine condotto a Cesena. A Cesena c'era un gruppo di cento frati che contestavano il papa e sopratutto coloro che lo appoggiavano. Il papa riuscì a farli catturare tutti, ne scelse sette di loro, i caporioni, li fece inchiodare per la lingua ai rispettivi portoni della città. Per la lingua , con le mani legate 02/10/2012 561 dietro, la tiritera del cinquecento che cantavano i bambini COME ricordava: UN " PENDOLO PENZOLA PAZZO PENZOLA IL FRATE APPESO PER LA LINGUA" ecc... Ora io, anche grazie alla vostra fantasia vi mostrerò questo papa che si veste, si addobba, si mette paramenti veramente lussuosi straordinari... va in processione. Si incontra con un'altra processione nella quale c'è Gesù Cristo che sotto la croce se ne sta andando sul monte per essere inchiodato. Naturalmente questo è un anacronismo di leggenda... io mi sono informato presso degli storici che mi hanno assicurato che Gesù Cristo non si è mai incontrato con dei papi. Questo mi ha messo il cuore in pace! In questa storia un pò folle vediamo Gesù Cristo che vede arrivare il pontefice che si spoglia , si imbèlletta di porcherie per sembrare veramente uno straccione, per essere a livello della miseria in cui si trova Cristo, cerca di farsi bèllo di fronte ai fedeli infilandosi sotto la croce 02/10/2012 562 con Cristo. A Gesù Cristo girano le madonne e anche i santissimi e sferra una pedata al papa nel coccige, che da quel giorno si chiamerà OSSO SACRO in ricordo del piede di Cristo. Ora, io metto subito le mani avanti perché so che si tende sempre a vedere una specie di parallelo fra questo papa e il papa attuale. Devo dire che sono vent'anni, notate bene, che io realizzo questo testo, da allora sono cambiati già tre papi, uno... due... questo è il quarto, e ricordo che ogni volta qualcuno cercava di appioppare il parallelo. A parte che, papa Wojtyla è squisito sul piano della dimostrazione di senso della pietà; basti pensare come ha realizzato il suo rapporto con il killer, questo turco infame, un bastardo, che ha cercato di farlo fuori, quando lui si trovava addirittura sulla pop-mobile, gli americani chiamano pop-mobile questa macchina sulla quale ogni tanto viaggia il papa. Ecco che si stava affacciando dalla pop-mobile per afferrare un 02/10/2012 563 bambino e baciarlo dalle braccia della madre; voi sapete che questo papa ha una passione per i bambini... se non ne bacia almeno una quindicina al giorno sta male. E la velocità con cui esegue questo bacio, avete visto, sembra la catena di montaggio: solleva il bimbo, lo bacia e va via. Li butta! Che se non ci fosse sempre vicino a lui quella squadra di pallacanestro che come li lancia AHO PEM PEM OP OP sarebbe un disastro. L'altra passione terribile del pontefice è senz'altro quella di baciare la terra come scende dall'aereo in un paese nuovo: scende le scalette con precipitazione perché ha l'angoscia del bacio alla terra... le volte che hanno tentato di fermarlo sono successi dei disastri, ha portato con sè preti, suore, frati e una volta anche una guardia svizzera che nel cadere ha infilzato un prete che stava dall'altra parte. Io mi sono alzato alle sei del mattino quando ero in Spagna e ho saputo che arrivava il papa per andarlo a vedere all'arrivo... 02/10/2012 564 non tanto per il bacio ma per il rito in generale. All'aeroporto alle sette del mattino c'erano un milione di fedeli ad aspettarlo... una cosa infinita.... avéano sfondato anche le transenne, erano entrati nell'aeroporto sulla pista, c'erano addirittura i cani poliziotto che aizzati dai poliziotti stessi... o erano i cani che aizzavano i poliziotti, non si capiva bene... non riuscivano a fermare questa orda di fedeli, che molte volte erano anche fanatici. I più erano là fin dalla mattina, guardavano il cielo... anzi c'erano le nubi, ho visto spuntare questo aereo, anzi il muso di quest'aereo incredibile, lungo con la papalina in testa bianco e giallo... c'era un fanatico vicino a me che ha esclamato " COM'E' BÈLLO IL PAPA! COME VOLA BENE!" "No," io ho detto "guarda che questo è l'aereo del papa, il papa è dentro." "NO E' LUI!" "Il papa mica ha i finestrini!" "SE VUOLE SE LI FA!". E' sceso giù sul nastro il papa, voglio dire l'aereo dove c'era il papa, per poco non 02/10/2012 565 taglia dodici teste di gente che non si era inginocchiata in fretta... è arrivata contro la carlinga la solita scaletta, chiamala scaletta! Duecentocinquanta gradini... una scalinata, per far scendere il papa. Infatti lui si è presentato per primo come fa sempre, avete notato, TRAC la portiera si apre scende lui bèllissimo con la papalina in testa, gli occhi cerulei, tutti questi capelli in testa bianchi argentei, il naso all'insù, la bocca sorridente, un collo taurino i pettorali disegnatissimi, un addominale splendido, una fascia che stringeva, il mantello rosso che scende fino ai piedi SUPERMAN!!! Ha cominciato ad oscillare avanti e indietro UUUNO DUEEEE, già la gente gridava "IL PAPA VOLAAA" e tutti i fedeli lo vedevano librarsi per il cielo con un fumone bianco e giallo che scendeva, usciva da sotto le sottane a scrivere per il cielo DIOO E ' CON NOII! PERDIO!! TUN TUN. E invece (c'era un vescovo cardinale che è montato sulla coda 02/10/2012 566 del mantello e lui, il papa, bloccato! Se ce ne fosse stato un altro di pontefice al suo posto sarebbe morto di vergogna, invece il papa senza muovere ha dilatato il collo TAC ha spaccato la funicella ed è precipitato giù con una velocità... io non ho mai visto nessuno al mondo scendere con la velocità veramente straordinaria di questo pontefice, non so come faccia, coi piedini TATATA, che gli si gonfia perfino a pallone la sottana...soltanto che ... voi non avete visto che cosa è successo? Ha avuto un incidente perché la ripresa televisiva era in differita, che è una tecnica che si effettua tutte le volte che si vuole evitare che un eventuale incidente venga rigettato attraverso le antenne, attraverso l'etere, a tutti che lo vedono sgomenti. Quindi registrano, aspettano cinque minuti, poi danno il via... e la cosa è già purgata, nel caso di un incidente TAC tagliano, infatti chi ha visto la ripresa in differita si ricorderà che c'era una cosa strana: il papa scende la scaletta 02/10/2012 567 TARATATATA, qui prende l'inciampo, fa un cossì, poi TACCHETA in fondo alla scaletta cossì. Cosa è successo nel frattempo? Io, in verità ero presente e quindi ve lo posso dire: lui scende velocissimo, prende l'intoppo TA PAM sale cossì poi si ripiega, cala giù verso il prato coi due incisivi raggiunge il prato, ara il prato con un solco di due metri e mezzo, quindi comincia a baciare con tanta voluttà il terreno che la terra ha cominciato a fremere OH NOOO! Splendido! Eravamo arrivati al punto in cui il papa solleva il bambino dalle braccia della donna, la donna avéa vicino il marito, lui cerca di prendere il bambino, la donna dice "Santità, non vi offendete non ve lo dò perché voi poi lo buttate!" il papa dice "NO, io non lo butto" il marito "SI, lei lo butta!". Lui ha afferrato il bambino, la donna appesa al bambino, anche il marito appeso al bambino... un grappolo familiare... RAMBO VII. In quel momento il bastardo killer infame gli ha 02/10/2012 568 sparato! Apposta gli ha sparato di schiena per abbrutirlo, e la cosa incredibile è che c'è stato quello speaker della televisione del primo canale, che poi l'hanno cacciato via dappertutto, che si è messo ad urlare "IL PAPA E ' STATO COLPITO ALLO SFINTERE!!!", ma si dice il un papa ha lo sfintere?! IL PAPA HA UN CONDOTTO SACRO!!! E poi l'incredibile è che l'hanno fotografato da tutte le parti avete visto quante fotografie di lui che tira col colpo di pistola; ce nè una dove si vede che lui tranquillamente punta, un'altra dove lui bagna il grilletto della pistola, il fumo che esce lui che soffia sul fumo, si mette la fondina OK! e va via. Poi c'è quella dove ci sono i bulgari... quanti bulgari erano presenti! Sono loro che hanno organizzato il colpo e davano le indicazioni al killer idiota. E' uscito il New York Times con una specie di soffietto dentro con una fotografia immensa, quando era aperta, di tutta piazza S. Pietro, una folla incredibile, tanti cerchietti 02/10/2012 569 rossi, in ogni cerchietto un bulgaro: il bulgaro col dito nel naso, coi baffi, quello che lecca il gelato per non darsi importanza, quello che ha il gelato e lecca il gelato dell'altro... erano tutti segnali convenuti naturalmente, poi c'è quello spudorato che dà le indicazioni dirette ADGGA! ad ALI' QUELLO!" "QUELLO! "NO "ALI'! "AHAAAAA???" QUELLO "AHAAAAA????" ADGGA' BIANCOOO!" QUELLO E' UNA SUORA!". Tanto è vero che ancora oggi quando i bulgari arrivano alla nostra frontiera gli consegnano sempre immediatamente un cerchietto rosso. Torniamo a Bonifacio VIII che si prepara per la sua orazione, o meglio va in processione, si incontra con Gesù Cristo... ma c'è un tormentone ed è un frate, meglio dire un chierico che è sbadato fa dei casini... ehm... scusate fa degli imbrogli tremendi e soprattutto è stonato e lui lo odia. Io adesso canto, cioè nel recitare canto anche, canto in gregoriano. 02/10/2012 570 Questa volta non si tratta si un'imitazione oppure di un gramelò gregoriano, no, è autentico gregoriano e io posso assicurarvi giacché l'ho imparato da bambino, voi sapete le cose che i imparano da ragazzini non si dimenticano mai, e son sempre precise. Io ho avuto la fortuna, quand'ero ragazzino di essere parte di un coro famoso, quello della cattedrale naturalmente del mio paese, ero prima voce, contralto portante, la voce determinante di tutto il coro ed ero veramente l'orgoglio della chiesa e tutta la curia mi conosceva .Il cardinale quando veniva voleva vedermi e sentirmi cantare anche da solo... ero un fenomeno ero la speranza anche mistica della chiesa, soltanto che crescendo, verso i quattordici anni mi sono dovuto recare a studiare a Milano e ho incontrato cattive compagnie, specie marxiste e leniniste, mi hanno traviato, e il guaio tremendo è che non mi sono ancora pentito! 02/10/2012 571 02/10/2012 572 ROMA, 24.03.91 BONIFACIO PRESENTAZIONE VIII 1 versione (quella originale) E arriviamo a Bonifacio VIII, è stato uno dei più grandi personaggi del medioevo uno dei più importanti papi e avéa suscitato, come tutte le più grandi personalità, apprezzamenti e rancori feroci. Dante Alighieri, suo contemporaneo, di certo non avéa molta simpatia per lui tanto che lo scaraventò all’inferno prima ancora . Un altro ricordo della violenza di questo papa è il fatto storico, anche se legato alla memoria popolare, del crimine condotto a Cesena. A Cesena c'era un gruppo di cento frati che contestavano il papa e sopratutto coloro che lo appoggiavano. Il papa riuscì a farli catturare tutti, ne scelse sette di loro, i caporioni, li fece inchiodare per la lingua ai rispettivi portoni della città. Per la lingua , con le mani legate 02/10/2012 573 dietro, la tiritera del cinquecento che cantavano i bambini COME ricordava: UN " PENDOLO PENZOLA PAZZO PENZOLA IL FRATE APPESO PER LA LINGUA" ecc... Ora io, anche grazie alla vostra fantasia vi mostrerò questo papa che si veste, si addobba, si mette paramenti veramente lussuosi straordinari... va in processione. Si incontra con un'altra processione nella quale c'è Gesù Cristo che sotto la croce se ne sta andando sul monte per essere inchiodato. Naturalmente questo è un anacronismo di leggenda... io mi sono informato presso degli storici che mi hanno assicurato che Gesù Cristo non si è mai incontrato con dei papi. Questo mi ha messo il cuore in pace! In questa storia un pò folle vediamo Gesù Cristo che vede arrivare il pontefice che si spoglia , si imbèlletta di porcherie per sembrare veramente uno straccione, per essere a livello della miseria in cui si trova Cristo, cerca di farsi bèllo di fronte ai fedeli infilandosi sotto la croce 02/10/2012 574 con Cristo. A Gesù Cristo girano le madonne e anche i santissimi e sferra una pedata al papa nel coccige, che da quel giorno si chiamerà OSSO SACRO in ricordo del piede di Cristo. Ora, io metto subito le mani avanti perché so che si tende sempre a vedere una specie di parallelo fra questo papa e il papa attuale. Devo dire che sono vent'anni, notate bene, che io realizzo questo testo, da allora sono cambiati già tre papi, uno... due... questo è il quarto, e ricordo che ogni volta qualcuno cercava di appioppare il parallelo. A parte che, papa Wojtyla è squisito sul piano della dimostrazione di senso della pietà; basti pensare come ha realizzato il suo rapporto con il killer, questo turco infame, un bastardo, che ha cercato di farlo fuori, quando lui si trovava addirittura sulla pop-mobile, gli americani chiamano pop-mobile questa macchina sulla quale ogni tanto viaggia il papa. Ecco che si stava affacciando dalla pop-mobile per afferrare un 02/10/2012 575 bambino e baciarlo dalle braccia della madre; voi sapete che questo papa ha una passione per i bambini... se non ne bacia almeno una quindicina al giorno sta male. E la velocità con cui esegue questo bacio, avete visto, sembra la catena di montaggio: solleva il bimbo, lo bacia e va via. Li butta! Che se non ci fosse sempre vicino a lui quella squadra di pallacanestro che come li lancia AHO PEM PEM OP OP sarebbe un disastro. L'altra passione terribile del pontefice è senz'altro quella di baciare la terra come scende dall'aereo in un paese nuovo: scende le scalette con precipitazione perché ha l'angoscia del bacio alla terra... le volte che hanno tentato di fermarlo sono successi dei disastri, ha portato con sè preti, suore, frati e una volta anche una guardia svizzera che nel cadere ha infilzato un prete che stava dall'altra parte. Io mi sono alzato alle sei del mattino quando ero in Spagna e ho saputo che arrivava il papa per andarlo a vedere all'arrivo... 02/10/2012 576 non tanto per il bacio ma per il rito in generale. All'aeroporto alle sette del mattino c'erano un milione di fedeli ad aspettarlo... una cosa infinita.... avéano sfondato anche le transenne, erano entrati nell'aeroporto sulla pista, c'erano addirittura i cani poliziotto che aizzati dai poliziotti stessi... o erano i cani che aizzavano i poliziotti, non si capiva bene... non riuscivano a fermare questa orda di fedeli, che molte volte erano anche fanatici. I più erano là fin dalla mattina, guardavano il cielo... anzi c'erano le nubi, ho visto spuntare questo aereo, anzi il muso di quest'aereo incredibile, lungo con la papalina in testa bianco e giallo... c'era un fanatico vicino a me che ha esclamato " COM'E' BÈLLO IL PAPA! COME VOLA BENE!" "No," io ho detto "guarda che questo è l'aereo del papa, il papa è dentro." "NO E' LUI!" "Il papa mica ha i finestrini!" "SE VUOLE SE LI FA!". E' sceso giù sul nastro il papa, voglio dire l'aereo dove c'era il papa, per poco non 02/10/2012 577 taglia dodici teste di gente che non si era inginocchiata in fretta... è arrivata contro la carlinga la solita scaletta, chiamala scaletta! Duecentocinquanta gradini... una scalinata, per far scendere il papa. Infatti lui si è presentato per primo come fa sempre, avete notato, TRAC la portiera si apre scende lui bèllissimo con la papalina in testa, gli occhi cerulei, tutti questi capelli in testa bianchi argentei, il naso all'insù, la bocca sorridente, un collo taurino i pettorali disegnatissimi, un addominale splendido, una fascia che stringeva, il mantello rosso che scende fino ai piedi SUPERMAN!!! Ha cominciato ad oscillare avanti e indietro UUUNO DUEEEE, già la gente gridava "IL PAPA VOLAAA" e tutti i fedeli lo vedevano librarsi per il cielo con un fumone bianco e giallo che scendeva, usciva da sotto le sottane a scrivere per il cielo DIOO E ' CON NOII! PERDIO!! TUN TUN. E invece (c'era un vescovo cardinale che è montato sulla coda 02/10/2012 578 del mantello e lui, il papa, bloccato! Se ce ne fosse stato un altro di pontefice al suo posto sarebbe morto di vergogna, invece il papa senza muovere ha dilatato il collo TAC ha spaccato la funicella ed è precipitato giù con una velocità... io non ho mai visto nessuno al mondo scendere con la velocità veramente straordinaria di questo pontefice, non so come faccia, coi piedini TATATA, che gli si gonfia perfino a pallone la sottana...soltanto che ... voi non avete visto che cosa è successo? Ha avuto un incidente perché la ripresa televisiva era in differita, che è una tecnica che si effettua tutte le volte che si vuole evitare che un eventuale incidente venga rigettato attraverso le antenne, attraverso l'etere, a tutti che lo vedono sgomenti. Quindi registrano, aspettano cinque minuti, poi danno il via... e la cosa è già purgata, nel caso di un incidente TAC tagliano, infatti chi ha visto la ripresa in differita si ricorderà che c'era una cosa strana: il papa scende la scaletta 02/10/2012 579 TARATATATA, qui prende l'inciampo, fa un cossì, poi TACCHETA in fondo alla scaletta cossì. Cosa è successo nel frattempo? Io, in verità ero presente e quindi ve lo posso dire: lui scende velocissimo, prende l'intoppo TA PAM sale cossì poi si ripiega, cala giù verso il prato coi due incisivi raggiunge il prato, ara il prato con un solco di due metri e mezzo, quindi comincia a baciare con tanta voluttà il terreno che la terra ha cominciato a fremere OH NOOO! Splendido! Eravamo arrivati al punto in cui il papa solleva il bambino dalle braccia della donna, la donna avéa vicino il marito, lui cerca di prendere il bambino, la donna dice "Santità, non vi offendete non ve lo dò perché voi poi lo buttate!" il papa dice "NO, io non lo butto" il marito "SI, lei lo butta!". Lui ha afferrato il bambino, la donna appesa al bambino, anche il marito appeso al bambino... un grappolo familiare... RAMBO VII. In quel momento il bastardo killer infame gli ha 02/10/2012 580 sparato! Apposta gli ha sparato di schiena per abbrutirlo, e la cosa incredibile è che c'è stato quello speaker della televisione del primo canale, che poi l'hanno cacciato via dappertutto, che si è messo ad urlare "IL PAPA E ' STATO COLPITO ALLO SFINTERE!!!", ma si dice il un papa ha lo sfintere?! IL PAPA HA UN CONDOTTO SACRO!!! E poi l'incredibile è che l'hanno fotografato da tutte le parti avete visto quante fotografie di lui che tira col colpo di pistola; ce nè una dove si vede che lui tranquillamente punta, un'altra dove lui bagna il grilletto della pistola, il fumo che esce lui che soffia sul fumo, si mette la fondina OK! e va via. Poi c'è quella dove ci sono i bulgari... quanti bulgari erano presenti! Sono loro che hanno organizzato il colpo e davano le indicazioni al killer idiota. E' uscito il New York Times con una specie di soffietto dentro con una fotografia immensa, quando era aperta, di tutta piazza S. Pietro, una folla incredibile, tanti cerchietti 02/10/2012 581 rossi, in ogni cerchietto un bulgaro: il bulgaro col dito nel naso, coi baffi, quello che lecca il gelato per non darsi importanza, quello che ha il gelato e lecca il gelato dell'altro... erano tutti segnali convenuti naturalmente, poi c'è quello spudorato che dà le indicazioni dirette ADGGA! ad ALI' QUELLO!" "QUELLO! "NO "ALI'! "AHAAAAA???" QUELLO "AHAAAAA????" ADGGA' BIANCOOO!" QUELLO E' UNA SUORA!". Tanto è vero che ancora oggi quando i bulgari arrivano alla nostra frontiera gli consegnano sempre immediatamente un cerchietto rosso. Torniamo a Bonifacio VIII che si prepara per la sua orazione, o meglio va in processione, si incontra con Gesù Cristo... ma c'è un tormentone ed è un frate, meglio dire un chierico che è sbadato fa dei casini... ehm... scusate fa degli imbrogli tremendi e soprattutto è stonato e lui lo odia. Io adesso canto, cioè nel recitare canto anche, canto in gregoriano. 02/10/2012 582 Questa volta non si tratta si un'imitazione oppure di un gramelò gregoriano, no, è autentico gregoriano e io posso assicurarvi giacché l'ho imparato da bambino, voi sapete le cose che i imparano da ragazzini non si dimenticano mai, e son sempre precise. Io ho avuto la fortuna, quand'ero ragazzino di essere parte di un coro famoso, quello della cattedrale naturalmente del mio paese, ero prima voce, contralto portante, la voce determinante di tutto il coro ed ero veramente l'orgoglio della chiesa e tutta la curia mi conosceva .Il cardinale quando veniva voleva vedermi e sentirmi cantare anche da solo... ero un fenomeno ero la speranza anche mistica della chiesa, soltanto che crescendo, verso i quattordici anni mi sono dovuto recare a studiare a Milano e ho incontrato cattive compagnie, specie marxiste e leniniste, mi hanno traviato, e il guaio tremendo è che non mi sono ancora pentito! 02/10/2012 583 02/10/2012 584 LA NASCITA DEL GIULLARE (CORRETTA) Prologo Questo è un testo ragusano, raccolto nel secolo scorso da un amico e collaboratore di Pitré, il famoso ricercatore di Palermo che ha pubblicato una mole incredibile di documentazione sulla tradizione popolare della Sicilia. Più tardi mi sono capitati per le mani frammenti di una giullarata che svolgeva lo stesso tema, provenienti dal nord d’Italia, esattamente da Cremona. Ho innestato questi ultimi nel testo ragusano e ne è venuta fuori la “conta”(*1) che vi presento. Possiamo dire che si tratta di un testo quasi autobiografico di un giullare che narra come ha scelto di montare in banco per divertire e provocare il pubblico dei mercati. All’inizio arringa gli spettatori promettendo che con i suoi lazzi e le sue trovate riuscirà a far scompisciare a tal punto i presenti da provocare veri e propri miracoli: per il gran ridere un gobbo si 02/10/2012 585 rizzerà all’istante, petto in fuori e schiena piallata, una donna alla quale s’è arrestata la monta del latte vedrà le proprie zinne rigonfiarsi fino a spruzzare latte dai capezzoli come una fontana. Il giullare ci appare inarrestabile nel suo sproloquio quando, all’istante, cambia tono e decide di raccontare di sé e delle sue origini: “Io ero contadino - comincia - Non avevo nessuna intenzione di scegliermi questo mestiere. Non c’ero per niente tagliato.” E qui ci svela un accadimento davvero incredibile: ci assicura che chi l’ha convinto a scegliere il mestiere di buffone è stato Cristo in persona. “Fare il contadino è davvero duro - ci assicura il giullare “specie dovendo lavorare sotto padroni in una terra che non ti appartiene. Lavorando dall’alba a sera, sempre la prima acqua che si beve il terreno è il mio sudore!” Ma un giorno, salendo un monte, scopre quasi per caso un terreno incolto e roccioso che non appartiene a nessuno. Aiutato dalla propria donna e 02/10/2012 586 dai figli, stende sul greto nuova terra e trova l’acqua per irrigare. A questo punto gli si presentano, uno dopo l’altro, un prete e un notaio, forse avvocato... entrambi reclamano il possesso di quel territorio sulla montagna. Lui, deciso e sicuro, li scaccia tutti, ma alla fine giunge il padrone di tutta la valle che a sua volta pretende quella terra; il contadino resiste e gli si oppone. Il signore allora lo aggredisce facendolo bastonare dai suoi scherani, quindi davanti ai suoi occhi, violenta la sua donna; gli brucia il raccolto e la casa. Sconfitto e umiliato, il contadino decide di impiccarsi all’ultima trave rimasta tesa fra i muri diroccati dal fuoco, quando appaiono davanti al lui all’improvviso due accattoni macilenti che gli chiedono dell’acqua. Uno di loro è Gesù che parla al contadino quasi aggredendolo. Gli tiene una vera e propria lezione sulla condizione umana, gli parla della giusta punizione che coglie tutti quelli che, come lui, scelgono di muoversi da 02/10/2012 587 soli per non dover spartire le proprie fortune e i vantaggi con i disperati della sua razza. Per finire gli insegna l’uso dei gesti e delle parole per guadagnare la fiducia in sé e negli altri, come lui sottomessi e offesi. Ma quel discorso è meglio che lo ascoltiate direttamente e per intero nel linguaggio originale. (*1) Favola o fabulazione popolare. 02/10/2012 588 NASCITA DEL GIULLARE corretto Ahh... gént... vegní chi, che gh'è ‘l giulàr! Giulàr ca son mi quèl... che fa i salt e ca 'l tràmbula e che... oh... oh... a ve gh’ho fàit rìder! Vegnìt che ve fago védar i magiorént desbiòti e descovrìr come a sont gròli e gròsi i balón che van d'intórna a far guère e a scanàre. Ma basta stapàrli, tràrghe via ól piréo e... pff!!, se sgiónfia, i s’ciòpa ‘me vesìghe a balón! Vegní chi che l’è ora e lògo de fa el pajàsso per vui! Tütt intùrna a mi! Vegnìt! V'insegni ‘na manéra nòva de sta’ a mondo. Vegnì... vegnì... Aténti come fago el saltìn intorno… un cantìn, e fago i falsèt a saltabèch! Vardé la mia léngua 'me la gira! Ah... ah... a l'è un mulinèl, un cultèll... che tàja i garèti ai bosiàrdi impostór! Ma al’improvìso me càta de recordàm. En vertà mi no’ a l’éra sémpar stat julàr. L’è quèst ca voi ‘contàr, come sunt devegnüt bufón ridanciàn. Che mi non son nasüo d’un fiàt tombàt 02/10/2012 589 dal ziélo, e, op! Son ‘rivà chi lòga: “Bondí, bonasìra!”. No! Mi a son el fructo d'on miràcol! No’ vursì crédem? Mi son nasüt vilàn. Vilàn, cuntadìn propri. A no’ gh’avéo tanto de sta alégro: no gh'avévi tèra, no! U s'éri ‘rivàdo a 'ndà a lavuràr a strasabràsci sóta a tüti, in de ‘sti vaj... da partütt. Duvìt créderme… déme confiànsa: no’ son miga nasciüt giulàre. No’ l’è nemànco capitàt che mia matre vardàndome bambìn stravacào in la cüna che ridevo a sganàsso: “Ma che bèla facìna sempàtega... oh che cara! Alegrèsa te me fa! Spaiasolìn ridénte! Varda, de grande te fago far el julàr!”. No! E nemanco l’è capitàt che me son ‘speciàtrimiràt deréntro ól cül de una padèla lüstra che la me faséva de spècio, cossì che a vardàrme: “Ohi che ögi sbarluscénti de ‘legrèssa che spantéga luz felìz d’ògni lógo! Vago a far el giulàre! Son pròpri sempàtego, spendìdo!”. E nemànco l’è capitàt che ól Deo Padre Eterno, ch’ol végne sémper a spia’ föra 02/10/2012 590 de le nìvule... ch’el gh’ha niénte de fare… ‘mira ól so’ creato, la tèra… e beato ól vùsa: “Oh! Che bèla tèra ch’ho fao! Oh! Che bei àlbari ch’ho fàit! Oh! Che bèle montagne ch’ho fàit! (Cambia tono) E chi è quèlo? L’è un cuntadìn! Cun quèla fàcia! Sempàtiga! Zèta la vanga, mòla ‘sta tèra e va a fa’ el giulàr e no’ rompe’ i cojóni!”. No, no, no’ l’è stàit lü! L’è sta’ ól so’ fiòl Jesus. Un meràcolo! No vàgo ciarlàndo, v’el ziùro! Un miracolo impròprio de lü: Jesus Cristo en la persona. L’è lü co’ m’ha fàito devegnìr giulàr! No’ me credét? Ól sàvie ben! Alóra el vo’ a mostràrve! D’acòrde? Dónca, ‘na matìna co a l’éra ancmò scüro, co el ziélo a l’éra ancmò negro... ól sol no’ éra ‘mò incresùo e mi andava scurvà co’ sàpa, picón a sapàre, e ól méo sudór a l’éra la prema acqua co’ la tèra la bivéa. 02/10/2012 591 U s’éri tristo, no’ gh’avéa tèra méa per mi. A la sira stornào a la casa imbriagà... stràco morto, co’ i ögi sbiancàt de luz e neànco la vója de ziogàr coi mé fiolìt, far ziòghi co’ la mia puta de mi, mojèr de mi a far l’amore… me slungàvo strafugnà stordìt in sü el lèto... un paiùn... e m’endormìo. No che no’ me indormentìvo! Desvegnìvo! gh’éra soméi E dentro la note no’ d’insognaménto. Chicchirichì! Maledìcto! De nòvo a fatigàre! Ma un ziórno tornào del campo travèrso la rivéra del rio en zérca de quarche granco de fiüm, me so’ sperdùo camìno e, de bòta, me son truvà devànti a üna montagna negra che no’ cognosévo. Tremenda, alta. E gh’hoi domandato a ün fradèlo contadìn: “Compagnón, de chi l’è èsta montagna negra, imperviàda?” “De nisciün!” 02/10/2012 592 “Ma ól po' vès che la sébia de nisciün ‘na montagna ‘sì granda?!” “La val negóta! L’è sojaménte piéra negra, üna mügia de sasi de vulcàgna. La ciàmen: la cagàda del diàvulo!” “Ól deve aver avüt un gran mal al cül nel cagà ‘sta cagàda ól diàvul!” E mi sunt andài fin su... rampegàndome gatóni su un dòss raspà cuj ungi e ho descovèrto che gh’éra un fregüj de tèra, lo usmàt: dulza, grasa. Sont ‘ndài sübit da la mea fumna, la fémena de mi a casa. Ziónto, la gh’ho ciamàda in quartiér, criàndo de ‘legrèssa… l’ha catà su la sapa, la sègia e la m’è vegnüda après coi fiulìn. Zónti sül dosso sénsa nemànco catàr fiàt, l’ha comenzà’ a sapàr da partüto tèra e po’ desénder giò sü la riviéra del fiüm a catàr sidèli de terén. Sémo andàit anco al simitéro, sémo andàiti a robàr tèra ai 02/10/2012 593 morti! Bèlla la terra de le tombe vègie! Grassa! E se montàva càrighi de sidèli e se spantegàva ‘sto terénledamóso… ziórno pe’ ziórno, se improntàveno gradoni… ‘na scalenàda de gradóni! E portà tèra dentro el grembiàl!… Tüti a lavorar, con anco i fiülì. Contenti! E la mujèr de mi, bèla, bianca cu l’è dólze… mujètta méa, ‘na portàda de rejna! La andava co’ ‘sti paniér contenta, ögi luzénti, le zinne tunde, dürre… co’ quando la se movéa coréndo i balàva come campane che sonàveno a festa: DIN DON DIN! Oh... se l’è bèla! E cussì svelta, che con un vaso empegnìdo d’acqua in sul capo l’andava che pareva ‘na madòna col cerción d’urà e manco una lacrima se sversàva dal sidèlo! Dólze amor de mi! E la cantava! La cantava ben che la so’ vóse drita in tèl zervél t’arivàva! 02/10/2012 594 Oh dólzo plasér! Ziórno per ziórno, de lune, de lune, sèm ‘rivàti a montàr tanti gradón ch’ol paréa la Tore de Babèle! Ma no’ gh’éra l’acqua… se faséva bögi de sonda ma no’ sortìva üna spüdàda. Ghe tocàva desénder fino al fiüm avànte e indrìo, avànte e indrìo, tüti, mojèr e fiulìt, con sègi e sègi, ma sémper sèca la divegnìva la tèra. Un ziórno sunt ‘ndàit cul picùn in spala insìma a ‘sta montagna biastemàndo: “Deo! Maledìcto!” e pién de ràbia ho picàt ‘na bòta a zancàda in de la piéra: PUM! STCIUM! El sortìo una gran sbrofàda d’acqua che m’ha inundà. “Oh Segnór, gràssia! Besógna proprio biastemàrte parchè te faga miràculi, Deo santo!” Fotón d’acqua che sbotàva dapartüto... e sgorgoiàva giò per la scarpàda d’ògni terén! 02/10/2012 595 La mujèr de mi a l’è s’ciopàda en lacrime... co’ un pianto de ziòia e i fiülìn empaltat i sguasàva ‘me pèssi in frégula… “Gràsia! Gràsia Deo!” Un parfüm dólze se spantegàva da par tüto… e l’erba che de sübito sortiva! Gh’ho piantà una semente de ségale, n’ho gh’ho fàito a tempo a vultàrme che TAC!,: un bütón de föietìne spuntava! O l’éra tèra d’oro! Una sera me son desmentegàdo la sapa impiatàda en tèl terén; il ziórno aprèso son tornào: l’éra fiurìda! La sapa fiurida! Arbore che sortìa fruti, üsei, parfüm, el grano, el froménto… 0h! Che plasìr! Son ‘ndàit de contra al ziél rosàdo, col sol che l’éra rénta a calàre drio i monti e ho dit: “Deo! Ól cognóssi ben che te sèt dentro ól sol in ‘sto momento e te rengràsio del dono grando che ti mé ha fàito co’ ‘sto meràcolo! Te ghe 02/10/2012 596 sarò reconosénte e zercarò col sangu de mèterlo a bòn profìcto. Te la fagarò vegnìre un paradìs terèstre ‘sta tèra, sta següro. Amen!” I pasàva i contadìn e i diséva: “Che cü che te ghe aüt! Da ‘na muntàgna sèca, l’ha tirà föra el giardìn de ün pascià!” E invidia i gh’avéa. Sunt lì in tèl campo, svòlto la testa e lì te scòrzo, sul so’ cavàlo el padrùn de tüta la vale che ól me vardàva. Ól ziràva i ögi intorno e ól me vardàva… e pöe ól sbòta a dirme: “Ohi, ‘sta maravégia de montagna florìta! Chi che l’ha tràita in pìe? Chi è che l’ha fàita?”. “Mè, segnór! Mè, a l’ho fàita, zòla sü zòla a portarla a far gradón… Mè! Anco l’acqua che no’ gh’éra... me la gh’ho descovèrta… fàita spüdàr föra! Mèa è ‘sta tèra che l’éra de nisciün!” “Roba de nisciün l’è üna manéra de dire che no’ exìste miga. Chi lòga, se no’ ti sa, par tüta la vale, 02/10/2012 597 anco fiüme, tèra, pière, tüto ól gh’ha ün padrón… e mi son quèl! Padrón anca de l’aria che ti respiri.” “Ma gh’ho domandào intorno... ‘sto monte el ciàmeno la cagàda del diavolo improprio per dir che nisciün l’ha gimài vorsüda. Nemànco vui patrón.” “Pòle darse... ün témpo… ma adèso gh’hàit repensàt. L’è mèa!” L’ha fàit ‘na rigulàda e via che ól é andàit col cavalón! Qualche ziórno aprèso, ‘l vedo in fonda el prévete, ch’ol vegn abijàt tüto in nério, sudào col fasülèt che se sgrusàva fazza e còlo… e fin de luntàn me vosàva: (in grammelot imitando il latino) “Cuntadìn, vilàn caro, in pax tòa végno a dessólvere tòa spudénzia et presonzión de penzàr che ti pòda poxedére pruoprietà de un terén. Nullo ex libero de poxexiòn en ògne palmo de tèra abe una soja pruoprietàt che lu Papa e l’Emperadór han consedùo a ‘sto 02/10/2012 598 mazzorénte uneco e ti fiòl meo debbi zedér en santa pax domine!” Come l’è stàit aprèso, gh’ho dàit ‘na sapàda che per poc no’ lo gh’ho inciudà, lü, insémbia al so’ àseno che ól montava! Das po’ molàndo zachignàde coi talón su le bale del ciùcio, l’andava saltelón blasfemàndo d’una manéra che me son fàito el segno de la cróse! Do’ ziórni che végne a près ariva sü ól notaio co’ ‘na bèla mula grosa, con un gran cül… lü, ól notàro con un cülón anca lü che quando l’è desendùo dal cavàlo no’ se capiva se l’éra desendùo… ól cül de lü o quel dela müla! O l’ha srotolào ‘na pergamena longa e scura piéna de ségn e segnìn, sbirolìzzighi svirgulamént e crose, e l’ha dit spüdàndo paròli ‘me ‘na letanìa sanza fiàt: “Mèo caro amìgo, sàvio bén e té dago fiéra rasón del facto che per ól volgo l’éra sconosciüda alcuna possessión de ‘sto monte, ma dàndoghe ün’ogiàda a 02/10/2012 599 ‘ste carte de pergamena antìga, se descòvre ciàro che ‘sto lògo terén o l’éra posesión dal rèi che a governava ‘sto regn, Boésio prim, che gh’avéa üt ün fiöl carnàl a lo qual ghe avéa donàt tüta la tèra de qua de ‘sto fiüm; la parte de là dal fiüm la gh’avéa donàda a la badèsa del convénto che po’ l’éra la madre del so’ fiöl carnàl. Ma gh’è capitàt in ano Domine dosénto che per un gran temporàl ól fiüm l’è stravacà de föra e ól s’è dividüt mèso de un canto, mèso in tèl altro in doe corsi, lasàndo in mèso ün’isola con sovra ün monte negro. El monte de ‘sta manéra no’ l’éra de nisciün. Ma adèso che ól fiüm l’è tornàt in del so’ lèto natüràl, eco che ól monte retórna anca lü al so’ padrón natüràl… che o l’è ól nostro prénze che te la domanda. Dónca dàghelo indré!” Gh’ho dàit ‘na bòta, ‘na cagnàda sül cü de ‘sto nodàro che l’è partìo lü e la sòa müla! “De ‘ste brase es ‘sta tèra! No che no’ la dae a nisciùo!” 02/10/2012 600 Solo che ün dì l’è ‘rivàto ól signor padròn coi sòi soldat. I sbiri. Nünc èrum nei campi a trabajàr co’ i fiulìt, la mia mujéra e i soldàt de lü m‘han catà, slargà le brase e m’han tegnüo de fermo. Ól padron ól s’è calàit i braghi, u l’ha ciapà la mia mujèr de mi e l’ha sbatùda par tèra ‘me ‘na manza: ól gh’ha strasciàt i sochi… slargàe le giàmbe, ól gh’è saltàt de sura, u l’ha fàita come fudèss ‘na vaca. E tüti i suldat a rideva. I fiolìt me vardàva coi ögi sbaràt… sbiadìt. I vardàva la madre… i vardàva mi. E mi a me muéva, me sunt liberàt, ho catàit 'na sapa, hu vusà: “Disgrassià! Ciàpa!". “Férmo fiöl! Fermo! - m’ha criàt la mujèr de mi No’ darghe ul pritèsto de copàrte. No’ i spécia óltro. Ti ziùsto ti pénsi de crepàr pitòsto de spatasciàr el to’ onór... ma ti no’ ti gh’ha onór. Onor ghe l’hano sojaménte chi ròba tegne, denàr, tere! Noiàltri 02/10/2012 601 sansa ròba no’ gh’avémo onór! Nostro onór è la tèra! Salva la tèra, tégna la tèra e spüdaghe sü ‘sto onor!” E mi ho sbandàt, ho molàt la sapa par tèra. I soldàt sghignàva de frecàso: “Bèch, cojón, sénsa dignitàd... Gh’han muntàt la fémena e lü ól sta lì inciulinàt ‘me un lifròch!”. Ól segnór l’è montàito a cavàl e drio a lü se encaminàva i so’ sbìri. “Adèso te la pòl pur tegnìre la tòa tère. Té mé la gh’hai bén pagàda!” e rigulàva. I fiöl no’ me vuardàva. Sémo tornào come i manzi a la casa. La mujér l’andava avanti, no’ vardava. Mi no’ vardavi. Nisciün se vardàva. Quando po’ la mia mujer le desendüda in paés per fa’ scorta de maserizie, la gént as so’ pasàg se scansàva. Nusciün che ghe diséa bòn dì, cumpàgn che no’ la vedèse nusciün. 02/10/2012 602 Neméno in gésa l’ha respectàveno. Ól prevéte po’, ól gh’ha tegnüd ‘na omelia su Cristo che maledìse le fornigadóre. ‘Na note aprèso la mia mojér criàndo l’è partìa curéndo in sü par la muntàgna… la montava fecéndo ridàde… sbatéva i man, cantava a perdifiàt co’ paròli de svergognàda. Mata era. “Ferma! Férmate amor! Torna indrìo col zervèlo… a mi no’ me empòrta… sémper ól méo amor te sét par mé!” No mé dava tra. L’è desparüda. No’ la gh’ho plü gimài vedüa. I fiöl no’ diséan parole, no’ ziogàva, no’ i ridéa, no’ piagnévano. Ziórno per ziórno smagrìveno: morti! V’ün par v’ün, morti son! Soléngo sont restàit… unégo cristiàn sü ‘sta tèra brusàda… che i sodàt gh’avéano dàito fògo anco a la casa. 02/10/2012 603 Imbesuìt no’ savéa còssa che fare. ‘Na sera ho catàt un tòco de corda, l’ho lanzàda su ‘na trave, l’ünega restàda sana tra i müri fumigàt… hu fàito un grópo, mel son sistemàt intorno al còlo e ho dit: “Deo che anco in de l’oscüro de la note te varde i omeni ‘traverso i mila svarlüsci de le stèle, par qual ziògo malerbèto, Segnor tü ti mé déàito ‘sto dón carigàndome de sperànsa… per póe, aprèso, stravacàrme in la merda de desperasiün?! Ti te dovéa me dir che o l’éra per segnàrme col fèro ruventàd e darle testamén ciàro che chi coménsa da vilàn poarèto sémper uguàl dovéa restàr… la misma condisión, no’ farse sperànse né ‘sognménti de presonsión! Segnor té de digo che a l’è stàito gran sbefezzaménto cruèl èsto de farme provare chi-lo, in tèra ól paradiso, per despò rebutàrme cont ün spernac zó, a l’enfèrno, sinza pità! E alora te vòjo dir che ‘sta vita de merda co a te me dàio, mi te la retórno in drio! Tegne ‘sta vita!” 02/10/2012 604 Ól fago per slanzàrme empicàdo, u mé senti pugià ‘na manàda chi in sü’ la spala, me volto e gh’è un ziòvin coi cavèli lónghi… strepenà… la fàcia smorta… i ögi grandi, dólzi e tristi che ól me dise: “A podrìa avérghe un poco de bèvar che gh’ho sete?” “Ma te par el momènto de vegnìr a domandàr da bervàr a ün che a l’è drio a impicàrse? Ma dove a l’è la creànsa?” Ghe do ¨n’ugiàda… ul gh’avéa ‘na fàcia de pòver crist anca lü. Daprèso a quèlo ghe n’è alter doi desperà: vüno co’ i cavéli e la gran barba bianca e l’òltro sànsa barba… maghér e smòrti che i paréa lavàt in de la calcina… co’ la fàcia patìda. “A gh’èt altro besógn che de bèvar voiàltri! De magnàre ghe vòl! (Fa il gesto di togliersi il cappio dal collo) Bòn, ve do un po’ de magnàre e poe me impìco!” Vago… zérco sòta un’arcón restàit in pie: fave sojaménte gh’ho trovàit e dòe sigóie. Le gh’ho còte 02/10/2012 605 bolìte. Gh’ho impiegnìt tre baslòtti e ghi ho dàit. I magnàva co’ ‘na golosìa de afamàt. Das poe che han magnào, quèlo zióvin de figüra svèlta e co’ i ögi grandi, soriéndo me dise: “Gràsie de’ vostro magnàre! A ti, te végne in mente chi pòsa èser mi?” Al vardo ben: “Me parèse che ti… squàsi… té sièt el Jesus Cristo!” “Bon! Ti gh’hai indovinào! Èsto l’è Paolo e l’óltro l’è Petro.” “(China il capo in segno di saluto) Piazére! E cossa che pòdo far anco’ per vui?” “L’è basta de quèl che te ghe dàito col magnàre. Mi te cognósso a ti contadìn, mi sàe còssa te gh’ha capitàt, còssa te fàit te… la fadìga pe’ far fiorìr ‘sta muntàgna sbrofàda föra da le ciàpe dol diàvul. I balzelùn tirà sü de sanguinàrte le man e i didi, tòi e de la tòa mujèr e dei tòi fiòl… E la violénsia del segnór sü la tòa dona ‘me fudèsse ‘na manza da incarcà... Tüto par l’orgòio de no’ molàr ‘sta tèra! 02/10/2012 606 Bòn de fòrsa, coràjo… bravo òm ti gh’ha demostràt de vès! Ma l’è ziùsto che te séa fornìt cossì… a ‘sta manéra.” “(Tono risentito del contadino) Par che rasón, Cristo?! “Parchè te l’è tegnüda tüta sojaménte par ti la tèra e no’ l’hai spartìda co’ i altri vilàn, strepenàt ‘me ti!” “Ma te dìset cus’è?! Spartìr co’i altri un fasolèto de tèra che nu’ l’éra nemànco a basta par mi e per la méa zént?!” “Piàn furbàsso, de tüta la muntàgna ti no’ te adovràt che ün fasolèto… parò un fasolèto grando! E tüta la scarpàda de là e ól fiancón de ponente? No’ podévi dir: “Vegnìt zénte… se vorsìt lavuràrlo come ho fàit mi, l’è vostro! Tristo resta l’òmo che se tégne seràdo. Vàrdate intórna: l’è vegnüt quaicün a oferìrte ‘na man… a darte conforto? Si no’ te sparànghi le tòe brasa ai óltri come ti pòl speràr che i ólter slarga i loro brasi par embrasàrte? 02/10/2012 607 Dime vilàn… ti te sèt andàito intorno per casali… le case de’ paión a ‘contare ai óltri desperàt la tòa storia? No? Bòn, mò di a i altri de quèlo che te pasà… dighe de ól padròn… cossa l’ha fàito, dighe del prévete col sò’ latìn… del nodàro! E po’ ‘scolta còssa té conta loro. arriva troppo di colpo!!! Empàra a rigolàr! A trasbotà anca lo spavento in ridàda, empàra a roversàre i paroli sacràt de ogni léze. Rebaltàr col cül per aria quei che fa imbrigàde per ciolà vui, cojón! Sberlèfa i patroni… e fa che tüti sbròfa in gran ridàde… che rigolàndo ogni pagüra se desléngua.” “Ma mi no’ sàbie, no’ sàbie dir parole roversàde… No’ son capàze de fa che se descòvra la bosarderìa de i magióri e no’ sò farghe el controcanto de bufón… e nemànco filastròche a torción sbefàrdo che la léngua me se intròpica deréntro i dénci, col servèlo che tégno, inciuchìdo dal sol e da la fatìga !” 02/10/2012 608 “Te gh’hait rasòn. Ghe vòl el meràcolo!” El màit catàt par la crapa, ul m’ha tiràt visìn a la sòa fàcia e ól m’ha dit: “Mi Jesus Cristo de ‘sto moménto té do un baso su la bóca lóngo de tòrte ól fiàt e ti senterét la tòa léngua frolàr a tirabusción e poe devegnìre como un coltèlo che pónta e tàja… smuovendo parole e sfrasegàr, conciaménti ciàri como un evanzélo. E poe va in la piàsa ! Ziulàre ól sarài! Ziulàre e ól faràit a i óltri sotometüi gran rigolàr! Rigolàr col sbüsà de coltèla in ‘sto visigón de potestà. Ól padrón sbragarà, i préveti tremberà e soldait e nodari…” E cossì ól m’ha catàit la testa, m’ha portàit i labri sòi dólzi ai mèi et m’ha basàdo. Mé arivàt un tremor caldo süi lavri… la léngua l’ha mé gh’ha coménzàt a trilurà a torcejón come ‘na bisa. Parole nòve slisigàveno rotolando nel mè servèlo. Ogni penzér mé se revoltolàva… ogni idea mé sortéva capovolzüda. “Zente! Vegnìt chi lòga!” 02/10/2012 609 Son corüt a perdefiàt ziò in borgo, son saltà süi gradón del batistério e ho gridàt: “EHH! Zénte! El giulàr son mi co’ la léngua stapazervèli! Léngua de fògo par sbusàre pensér endorménti! Venìt! Venìt! Par sbusàre! Féve s’ciopàr da le ridàde ogni regola gnùca che gh’avìt in ‘sta crapa!” 02/10/2012 610 Traduzione NASCITA DEL GIULLARE Ahh... gente... venite qui, che c’è i1 giullare! Giullare che sono io, quello... che fa i salti e che tràmbula e che... oh... oh... vi ho fatto ridere! Venite che vi faccio vedere i maggiorenti nudi-denudati e scoprire come sono gròli e grossi i palloni che vanno d'intorno a far guerre e a scannare. Ma basta stapparli, tirargli-toglierli via il piréo e... pff!!, si sgonfiano, scoppiano come vesciche dei palloni! Venite qui che è ora e luogo di fare il pagliaccio per voi! Tutti intorno a me! Venite! V'insegno una maniera modo nuovo di stare al mondo. Venite... venite... Attenti come faccio il saltino intorno… una cantatina, e faccio i falsetti a saltabecco! Guardate la mia lingua come gira! Ah... ah... è un mulinello, un coltello... che tagliai i garretti ai bugiardi impostori! Ma all’improvìso mi prende il ricordo- di ricordarmi. In verità io non ero sempre 02/10/2012 611 stato giullare. È questo che voglio raccontare, di come sono divenuto buffone ridanciano. Che io non sono nato d’un fiato caduto-precipitato dal cielo, e, op! Sono arrivato qui: “Buondì, buonassera!”. No! Io sono il frutto d’un miracolo! Non volete credermi? Io sono nato villano. Proprio villano, contadino. Non avevo tanto da stare allegro: non avevo terra, no! Ero arrivato (perfino) ad andare a lavorare a stracciabraccia sotto tutti, in queste valli... dappertutto. Dovete credermi… datemi confidenza retta (ascolto) abbiate fiducia in me: non sono nato giullare. Non è nemmeno capitato che mia madre guardandomi bambino stravaccato -disteso- coricato) nella culla che ridevo a ganascia: “Ma che bèlla faccina simpatica... oh che cara. Allegria mi fai! Pagliacciolino ridente! Guarda, da grande ti faccio fare il giullare!”. 02/10/2012 612 No! E nemmeno è capitato che mi sono sia specchiato-rimirato dentro il culo di una padella lustra che mi faceva da specchio, cossì che a guardarmi: “Ohi che occhi luccicanti di allegrezza che spargono-spandono luce felice da-in ogni luogo! Vado a fare il giullare! Sono proprio simpatico, spendido-splendente!”. E nemmeno è capitato che il Dio Padre Eterno, che viene sempre a spiare fuori dalla nuvole... che non ha niente da fare… rimira il suo creato, la terra… e beato grida: “Oh! Che bèlla terra che ho fatto! Oh! Che bei alberi che ho fatto! Oh! Che bèlle montagne che ho fatto! (Cambia tono) E chi è quello? È un contadino! Con quella faccia! Simpatica! Getta la vanga, mollalascia ‘sta terra e vai a fare il giullare e non rompere i coglioni!”. No, no, non è stato lui! È stato suo figlio Jesus. Un miracolo! 02/10/2012 613 Non vado ciarlando raccontando ciarle-balle, ve lo giuro! Un miracolo proprio di lui: Jesus Cristo in persona. È lui che mi ha fatto divenire giullare! Non mi credete? Lo so bene! Allora ve lo vado a mostrare! D’accordo? Dunque, una mattina che era ancora scuro, che il cielo era ancora nero... il sole non era ancora cresciuto-salito-montato e io andavo curvo con la zappa, piccone a zappare, e il mio sudore era la prima acqua che la terra beveva. Ero triste, non avevo terra mia, per me. A sera tornavo a casa ubriaco... stanco morto, con gli occhi sbiancati dalla luce e neanche la voglia di giocare con i miei bambini, fare giochi con la ragazza mia, moglie mia a fare l’amore, mi allungavo coricavo stravolto stordito sul letto... un paglione... e mi addormentavo. No che non mi addormentavo! Svenivo! E nella notte nel mio sonno non c’erano 02/10/2012 614 sogni. Chicchirichì! Maledetto,maledizione! Di nuovo a faticare! Ma un giorno tornando dal campo attraverso la riva del fiume in cerca di qualche granchio di fiume, ho perso il cammino e, di botto (all’improvvisodi colpo ), mi sono trovato davanti a una montagna nera che non conoscevo. Tremenda, alta. E ho domandato a un fratello contadino: “Compagno, di chi è questa montagna nera, impervia?” “Di nessuno!” “Ma può essere che non sia di nessuno, una montagna cossì grande?!” “Non vale niente! È solamente pietra nera, un mucchio di sassi vulcanici. La chiamano: la cagata del diavolo!” “Deve aver avuto un gran mal al culo nel cagare ‘sta cagata il diavolo!” 02/10/2012 615 E io sono andato fin su... arrampicandomi gattoni su un dosso raspando con le unghie e ho scoperto che c’era una briciola di terra, l’ho odorata: dolce, grassa. Sono andato subito dalla mia femmina, la femmina mia a casa. Giunto, l’ho chiamata in quartiere- cortile, gridando di allegrezza... ha preso su la zappa, il secchio e mi è venuta appresso con i bambini. Giunti sul dosso senza nemmanco prendere fiato, ha cominciato a zappare dappertutto la terra e poi discendere alla riva del fiume a prendere secchi di terreno. Siamo andati anche al cimitere, siamo andati a rubare terra ai morti! Bèlla la terra delle tombe vecchie! Grassa! E si montava carichi di secchi e si spargeva ‘sto terreno-letamoso… giorno dopo giorno, si approntavano gradoni… una scalinata di gradoni! E portare terra dentro il grembiule!... Tutti a lavorare, anche i bambini. Contenti! 02/10/2012 616 E mia moglie, bèlla, bianca che è dolce… mogliettina mia, un portamento da regina! Andava con ‘ti panieri contenta, occhi lucenti, le zinne tonde, dure… che quando si muoveva correndo ballavano come campate che suonavano a festa: DIN DON DIN! Oh... se è bèlla! E cossì svelta, che con un vaso riempito d’acqua sul capo andava che pareva una madonna col cerchione (l’aureola) d’oro e nemmenco una lacrima si versava dal secchio! Dolce amore mio! E cantava! Cantava tanto bene che la sua voce diritta nel cervello arrivava! Oh dolce piacere! Giorno dopo giorno, luna dopo luna, siamo arrivati a montare (creare) tanti gradoni che pareva la Torre di Babèle! Ma non c’era l’acqua... si facevano buchi per sondare ma non sortiva uno sputo. Ci toccava discendere fino al fiume avanti e indietro, 02/10/2012 617 avanti e indietro, tutti, moglie e figli, con secchi e secchi, ma sempre secca diventava la terra. Un giorno sono andato col piccone in spalla in cima a ‘sta montagna bestemiando: “Dio! Maledetto!” e pieno di rabbia ho picchiato una botta a zappata nella pietra: PIUM! STCIUM! È sortita una gran sbroffata (un gran getto) d’acqua che mi ha innondato. “Oh Signore, grazie! Bisogna proprio bestemiarti perché tu faccia miracoli, Dio santo!” Zampilli d’acqua che sbottavano dappertutto... e gorgogliavano giù per la scarpata da ogni terreno! Mia moglie è scoppiata in lacrime... con un pianto di gioia e i bambini impaltati (infangati) sguazzavano come pesci in fregola... “Grazie! Grazie Dio!” Un profumo dolce si spargeva-diffondeva dappertutto... e l’erba che subito sortiva spuntava (nasceva)! Ho piantato un seme di ségale, non ho 02/10/2012 618 fatto a tempo da voltarmi che TAC!,: un button di fogliettine spuntavano sono spuntate! Era terra d’oro! Una sera mi sono dimenticato la zappa piantata nel terreno; il giorno appresso sono tornato: era fiorita! La zappa fiorita! Alberi che sortivano frutti, uccelli, profumi, il grano, il frumento... Oh! Che piacere! Sono andato incontro al cielo rosato, col solo che stava calando dietro ai monti e ho detto: “Dio! Lo conosco (so) bene che sei dentro il sole in questo momento e ti ringrazio del dono grande che mi hai fatto con ‘sto miracolo. Ti sarò riconoscente e cercherò col sangue di metterlo a buon profitto. Te la farò divenirediventare un paradiso terrestre ‘sta terra, stai sicuro. Amen!” Passavano i contadini e dicevano: “Che culo che hai avuto! Da una montagna secca, hai tirato fuori il giardino di un pascià!” E invidia avéano. 02/10/2012 619 Sono lì nel campo, volto la testa e lì ti scorgo, sul suo cavallo il padrone di tutta la valle che mi guardava. Girava gli occhi intorno e mi guardava… e poi sbotta a dirmi: “Ohi, ‘sta meraviglia di montagna fiorita! Chi è che la tratta in piedi? Chi è che l’ha fatta?”. “Io, signore! Io, l’ho fatta, zolla su zolla l’ho portata e fatta a gradoni... Io! Anche l’acqua che non c’era... me la sono - l’ho scoperta… fatta sputare fuori! Mia è ‘sta terra che non era di nessuno!” “Roba di nessuno è una maniera di dire che non esista. Qui, se non lo sai, per tutta la valla, anche il fiume, terra, pietre, tutto ha un padrone… e io, sono quello! Padrone anche dell’aria che tu respiri.” “Ma ho domandato intorno... ‘sto monte lo chiamano la cagata del diavolo proprio per dire che nessuno l’ha mai voluto. Nemmanco voi padrone.” 02/10/2012 620 “Può darsi... un tempo… ma adesso ci ho ripensato. È mia!” S’è fatto una risata e via che è andato col cavallone! Qualche giorno aprèso, vedo in fondo il prete, che arrivava abbigliato tutto in nero, sudato col fazzoletto che si sgrusàva asciugava-tergeva faccia e collo… e fin da lontano mi gridava urlava: (in grammelot imitando il latino) “Contadino, villano caro, in pax tua vengo per dissolvere la tua imprudenza e presunzione di pensare che tu possa possedere la proprietà di un terreno. Nessuno è libero di possedere in ogni palmo di terra che ha una sola proprietà che il Papa e l’Imperatore hanno affidato a ‘sto maggiorente unico e tu figliolo mio devi cedere in santa pax domine!” Come è stato vicino, gli ho dato una zappata che per poco non l’ho inchiodato, lui, insieme al suo asino che montava! Poi mollando-dando pedate coi tallon sulle palle del ciuccio, andava saltelloni 02/10/2012 621 bestemiando in una maniera che mi sono fatto il segno della croce!Due giorni appresso arriva su il notaio con una bèlla mula grossa, con un gran culo... lui, il notaio con un culone anche lui che quando è disceso dal cavallo non si capiva se era fosse sceso... il culo di lui o quello della mula! Ha srotolato una pergamena lunga e scura piena di segni e segnini, sbirolìzzighi, sghiribizzi- scarabocchi svirgolamenti e croci, e ha detto sputando parole come una litania senza fiato: “Mio caro amico, lo so bene e di do fiera ragione del fatto che per il volgo era sconosciuta alcuna possessione di ‘sto monte, ma dando un’occhiata a ‘ste carte di pergamena antica, si scopre chiaramente che ‘sto luogo terreno era possessione del re che governava ‘sto regno, Boesio I, che avéa avuto un figlio carnale al quale avéa donato tutta la terra di qua di ‘sto fiume; la parte di là dal fiume l’avéa donata alla badessa del convento che poi era la 02/10/2012 622 madre di suo figlio carnale. Ma è capitato nell’anno Domine duecento che per un gran temporale il fiume è strabordato dagli argini e si è diviso metà da un canto (lato), metà dall’altro in due corsi, lasciando in mezzo un’isola con sopra un monte nero. Il monte in questa maniera non era di nessuno. Ma adesso che il fiume è tornato nel suo letto naturale, ecco che il monte ritorna anche lui al suo padrone naturale che è il nostro principe che te la domanda chiede. Dunque daglielo indietro!” Gli ho dato una botta, una morsicata sul culo di ‘sto notaio che è partito lui e la sua mula! “Di queste braccia è la terra! No che non la do a nessuno!” Solo che un giorno è arrivato il signore padrone con i suoi soldati. Gli sbirri. Noi eravamo nei campi a lavorare, con i bambini, mia moglie e i suoi soldati mi hanno preso, allargato le braccia e mi hanno tenuto fermo. Il padrone si è calato le brache, ha preso mia moglie e la sbattuta 02/10/2012 623 per terra come una manza: le ha stracciato le sottane... allargato le gambe, gli è saltato sopra, l’ha montata come fosse una vacca. E tutti i soldati ridevano. I bambini mi guardavano con occhi sbarrati... sbiaditi. Guardavano la madre... guardavano me. E io mi muovevo, mi sono liberato, ho preso una zappa, ho gridato: “Disgraziato! Prendi!”. “Fermo figlio! Fermo! - mi ha gridato mia moglie Non dargli il pretesto di accopparti. Non aspettano altro. Tu giustamente pensi di crepare piuttosto che spiaccicare il tuo onore... ma tu non hai onore. Onore l’hanno solamente chi ruba, possiede, denaro, terre! Noialtri senza roba non abbiamo onore! Nostro onore è la terra! Salva la terra, tieni la terra e sputagli su ‘sto onore!” E io ho sbandato, ho mollato-lasciato cadere la zappa a terra. 02/10/2012 624 I soldati sghignazzavano con fracasso: “Becco, coglione, senza dignità... Gli hanno montato la femmina e lui sta lì inciulinàt imbambolato come un lifròch!”. Il signore è montato a cavallo e dietro a lui si incamminavano i suoi sbirri. “Adesso te la puoi pure tenere la tua terra. Me l’hai ben pagata!” e rideva. I figli non mi guardavano. Siamo tornati come manzi alla casa. La moglie andava avanti, non guardava. Io non guardavo. n Nessuno si guardava. Quando poi mia moglie è discesa in paese per fare scorta di masserizie, la gente al suo passaggio si scansava. Nessuno che le dicesse buongiorno, come se non la vedesse nessuno. Nemmeno in chiesa la rispettavano. Il prete poi, ha tenuto una omelia su Cristo che maledisse le fornicatrici. 02/10/2012 625 Una notte la notte appresso mia moglie gridando è partita correndo su per la montagna... saliva ridendo... sbatteva le mani, cantava a perdifiato con parole da svergognata. Matta era. “Ferma! Fermati amore! Torna indietro col cervello... a me non importa... sempre il mio amore sei per me!” Non mi dava retta. È sparita. Non l’ho mai più vista. I bambini non dicevano parole, (stavano zittti- non parlavano) non giocavano, non ridevano, no’ piangevano. Giorno dopo giorno smagrivano: morti! Uno dopo l’altro, morti sono! Solo sono restato... unico cristiano su ‘sta terra bruciata... che i soldati avéano dato fuoco anche alla casa. Imbesuito non sapevo cosa fare. Una sera ho preso un pezzo di corda, l’ho lanciata su una trave, l’unica restata sana tra i muri affumicati... ho fatto un 02/10/2012 626 groppo (nodo), me lo sono sistemato intorno al collo e ho detto: “Dio che anche nello scuro della notte guardi gli uomini attraverso i mille luccichii delle stelle, per quale gioco maledetto, Signore, tu mi hai dato ‘sto dono caricandomi di speranza... per poi, appresso, rovesciarmi stravacarme nella merda della disperazione?! Tu dovevi dirmelo che era per segnarmi col ferro rovente e dare testamento chiaro che chi comincia (nasce) da villano-contadino poveretto sempre uguale deve restare... la medesima condizione, non farsi speranze né sogni di presunzione! Signore ti dico che è stato gran sbeffeggiamento crudele questo di farmi provare qui, in terra il paradiso, per poi ributtarmi con uno spernacchio giù, all’inferno, senza pietà! E allora ti voglio dire che ‘sta vita di merda che mi hai dato, io te la ritorno indietro. Tieni ‘sta vita!” Faccio per lanciarmi impiccato, mi sento appoggiare una mano qui sulla spalla, mi volto e c’è un giovine 02/10/2012 627 con i capelli lunghi... spettinato... la faccia pallida... gli occhi grandi, dolci e tristi che mi dice: “Potrei avere un poco da bere che ho sete?” “Ma ti pare il momento di venire a domandarmi da bere a uno che sta per impiccarsi? Ma dov’è è la creanza (l’educazione)?” Gli do un’occhiata... avéa una faccia da povero cristo anche lui. Appresso a quello ci sono altri due disperati: uno con i capelli e la gran barba bianca e l’altro senza barba… magri e smorti (pallidi) che parevano lavati nella calcina... con la faccia patita. “Avete altro che bisogno di bere voialtri! Da mangiare ci vuole! (Fa il gesto di togliersi il cappio dal collo) Bene, vi do un po’ da mangiare e poi mi impicco!” Vado... cerco sotto un’arcone restato in piedi: fave solamente ho trovato e due cipolle. Le ho cotte bollite. Ho riempito tre ciotole - bacinelle e gliele ho date. Mangiavano con una golosia da affamati. Da poi che hanno mangiato, quello giovane di figura svelta e con 02/10/2012 628 gli occhi grandi, sorridendo mi dice: “Grazie del vostro cibo! A te, viene in menti chi possa essere io?” Lo guardo bene: “Mi pare che tu... quasi... sei Jesus Cristo!” “Bene! Hai indovinato! Questo è Paolo e l’altro è Pietro.” “(China il capo in segno di saluto) Piacere! E cosa posso fare ancora per voi?” “È abbastanza (sufficiente) quello che ci hai dato col mangiare. Io ti conosco contadino, io so cosa ti è capitato, cosa hai fatto tu... la fatica per far fiorire ‘sta montagna sbroffata-soffiata fuori dalle chiappe del diavolo. I balzelùn-gradoni tirati su da sanguinarti le mani e le dita, tue e di tua moglie e dei tuoi figli... E la violenza del signore sulla tua donna come fosse una manza da incarcare... Tutto per l’orgoglio di non lasciare ‘sta terra! Buona forza, coraggio... bravo uomo hai dimostrato di essere! Ma è giusto che tu sia finito cossì... a ‘sto modo.” 02/10/2012 629 “(Tono risentito del contadino) Per quale ragione, Cristo?!” “Perché l’hai tenuta tutta solamente per te la terra e non l’hai spartita con gli altri contadini, strepenati miseripoveri come te!” “Ma cosa dici?! Spartire con gli altri un fazzoletto di terra che non era nemmeno abbastanza per me e per la mia gente?!” “Piano furbacchione, di tutta la montagna tu non adoperavi che un fazzoletto... però un fazzoletto grande! E tutta la scarpata di là e il fiancone di ponente? Non potevi dire: “Venite gente... se volete lavorarlo come ho fatto io, è vostro! Triste resta l’uomo che si tiene chiuso-serrato. Guardati intorno: è venuto qualcuno a offrirti una mano... a darti conforto? Se non spalanchi le tue braccia agli altri come puoi sperare che gli altri allarghino le loro per abbracciare te? Dimmi villano-contadino... sei andato intorno per casali... le case dei paion i fienili a raccontare agli altri 02/10/2012 630 disperati la tua storia? No? Bene, ora di agli altri quello che hai passato... digli del padrone... cosa ti ha fatto, digli del prete col suo latino... del notaio! E poi ascolta cosa ti raccontano loro. arriva troppo di colpo!!! Impara a ridere! A tramutare anche lo spavento in risata, impara a rovesciare le parole sacre di ogni legge. Ribaltare col culo per aria quelli che fanno imbrogli per ciulare-fregare voi, coglioni! Fa sberleffo dei padroni... e fa che tutti sbrofa-scoppino in gran risate… che ridendo ogni paura si discioglie.” “Ma io non so, non so dire parole rovesciate... Non sono capace di far scoprire la bugiarderia dei maggiori e non so fare il controcanto da buffone... e nemanco filastrocche a torciglione beffardo che la lingua mi si inceppa dentro i denti, col cervello che tengo, ubriaco dal sole e dalla fatica!” “Hai ragione. Ci vuole il miracolo!” 02/10/2012 631 Mi ha preso per la crapa-testa, mi ha tirato vicino alla sua faccia e mi ha detto: “Io Jesus Cristo da ‘sto momento ti do un bacio sulla bocca lungo da toglierti i fiato e tu sentirai la tua lingua frullare a cavatappi e poi diventare come un coltello che punta e taglia... smuovendo parole e frasi, concetti chiari come il vangelo. E poi vai nella piazza! Giullare sarai! Giullare e farai agli altri sottomessi gran ridere! Ridere che buca di coltello in ‘sto visigón de potestà. Il padrone sbragherà, i preti tremeranno e soldati e notai...” E cossì mi ha preso la testa, ha portato le labbra sue dolci alle mie e mi ha baciato. Mi è arrivato un tremore-brivido caldo sulle labbra... la lingua ha cominciato a trillare-ballare-girare a torciglione come una biscia. Parole nuove scivolavano rotolando nel mio cervello. Ogni pensiero mi si rivoltava... ogni idea mi sortiva capovolta. “Gente! Venite qui!” 02/10/2012 632 Sono corso a perdifiato giù nel borgo, sono saltato sui gradoni del battistero e ho gridato: “EHH! Gente! Il giullare sono io con la lingua stappacervelli! Lingua di fuoco per bucare pensieri addormentati! Venite! Venite! Per bucare! Fatevi scoppiare dalle risate ogni regola ottusa che avete in ‘sta crapa-testa!”897 02/10/2012 633 DA presentazione matto sotto la croce Cambia la situazione: vediamo il matto sotto la croce; Cristo è già inchiodato sui legni, gli uomini che l’hanno issato sul traversone stanno giocandosi la tunica del Gesù. Naturalmente il matto è della partita, è seduto con loro e sta dando le carte : punta, rilancia e, come sempre, perde, ci rimette quasi le braghe. All’istante si alza, va sotto la croce ( indica e descrive) immaginate la croce piantata qui... il Cristo issato lassù, rivolto da questa parte, dove stanno i giocatori. Il matto chiama Gesù, gli fa cenni e riesce a guadagnare la sua attenzione, gli parla: “ Scusa se ti vengo a rompere le scatole...hai già abbastanza rogne per conto tuo, ma dovresti farmi un favore, un piccolo miracolo: farmi vincere! Io non ci sono mai riuscito. Fammi provare ‘sta soddisfazione , almeno una volta!”. E’ ovvia l’allegoria del popolo minuto, sempre perdente. “ Aiutami... dammi la furbizia, la scaltrezza e una 02/10/2012 634 fortuna da far schifo! Fammi un segno se ci stai.” All’istante intuisce che Cristo gli ha fatto segno di si. Il matto fuori di se dalla gioia torna ad accovacciarsi fra i giocatori e gioca , vince, guadagna in modo spudorato ogni partita. Non s’accontenta di acchiapparsi la tunica, si porta via fino all’ultima moneta tutti i soldi dei crociatori . Gli aguzzini di Cristo sono allocchiti, il matto si leva in piedi, afferra una sacca e ne rovescia tutto il contenuto ...una pioggia di monete d’argento. “Tenete, dice, sono vostre!” “Da dove spuntano ‘sti quattrini ?” “ Sono i trenta denari di Giuda, li avéa buttati in un rovo, lì sotto, prima di impiccarsi a quell’albero. Io per raccoglierli mi sono scorticato le mani e le braccia... guardate! Ad ogni modo, sono vostri, compreso tutto il malloppo che vi ho soffiato al gioco a un patto, però: che voi mi lasciate tirar giù Gesù Cristo dalla croce.” 02/10/2012 635 E quelli rispondono: “Va bene, aspetta che ‘st’inchiodato tiri gli ultimi e te lo potrai portar via.” “ No, io lo voglio da vivo!” “Da vivo? E cosa te ne fai, scatoriciato com’è ormai?!” “Sono affari miei” “Ma tu sei proprio sbirolo di cervello! Appena arriva il centurione e vede la croce spoglia del suo appeso, ci attacca noi tutti sui bracci... due di qua e due di la!” “Ma chi vi dice di lasciarla vuota la croce, intanto che io cavo il Cristo di lassù voi scendete dove sta Giuda impiccato all’albero, lo tirate giù e sulla corda ci inchiodate lui... tanto su ‘sti legni tutti gli uomini si assomigliano, s’assomigliano uguali, tutti poveri cristi sono!” I crociatori accettano il cambio, si dividono i denari e, mentre se ne scendono verso l’albero di Giuda, il matto si procura una scala, l’appoggia alla croce e ci 02/10/2012 636 monta, ha in mano una tenaglia e, salendo i primi gradini, dice: “ Sta tranquillo che in quattro e quattr’otto ti stacco di lì”. ma Gesù cristo rifiuta d’essere liberato perché dice “ ... il sacrificio dev’essere consumato. Se io non muoio sulla croce, gli uomini non saranno mai liberati dal peccato originale ”. Il matto, se pur sorpreso, non demorde e pur di convincerlo a scendere di lì polemizza e smaccatamente lo provoca. “Cosa sei venuto a fare quaggiù? Ad insegnare a noi che sempre siamo in croce a morie sulla croce? Di altre lezioni avéamo bisogno... ben altri insegnamenti!” E l’insegnamento a cui il matto allude lo sentiremo recitato fra poco. la lingua giullaresca usata dal matto è piuttosto dura, non facile ad essere compresa... una specie di Grammelot, ma ritmi, gestualità e cadenze vi aiuteranno a comprendere il senso logico di tutto il discorso. 02/10/2012 637 Comincio dal gioco delle carte sotto la croce 02/10/2012 638 DA IL MATTO SOTTO LA CROCE PRIMO CROCIATORE Adèso ghé inciudém i pie. SECONDO CROCIATORE Són già chi mi che ól fago. Montéghem ün sü l’óltro che se respàrmea ün ciòdo! (Botti e grida) Chi a terra, i giocatori mimano la partita con dadi e tarocchi. Il matto gioca ai dadi e ai tarocchi e vince la tunica di Cristo, le paghe e tutto quello che posseggono... anelli... ori... dei "crociatori". MATTO Oh, se vorsìt tüti indré i vòst palànchi, mi a ve i lasi de voluntéra… cumprés la culàna, i uregìt, l'anèlo... e varda… agh tachi ancmò quèst. 02/10/2012 639 PRIMO CROCIATORE E par tüta ‘sta ròba cus te vorarèset in scàmbi? MATTO Quèl là... (indica il Cristo). SECONDO CROCIATORE Ól Cristo?! MATTO Sì, veuri che m'ól lasì stacàl via de la cròse. CAPO DEI CROCIATORI Bòn: pècia c'ól meura e a l'è tò... MATTO No, mi ól veuri adès che l'è ancmò vivo. PRIMO CROCIATORE Oh mat de tüti i mati... at vorèste che de contra a gh'àbiüm de sfurnì inciodàt tüti nünch e quatàr al so' rempiàz? MATTO No, no' avérghe pagüra, che no' av capitarà nagòta a vui: abastarà che agh pìcum su un'ólter al so' pòst… vün de la sua tàja, e at vedarèt che no' s'incorgerà niùn d'ól scambi... che intanto su la cròse a se insomègen tüti. PRIMO CROCIATORE Quèst l'è anco vera... inscurtegàt in '‘sta manéra peu, che ól par un pèss in gratiróla... 02/10/2012 640 CAPO DEI CROCIATORI Ól sarà vera, ma mi no' ghe stago. E peu, chi ti gh'avarìat in mént de tacàghe d'ól rempiàz? MATTO Ól Giuda ! CAPO DEI CROCIATORI Ól Giuda? Quèl... MATTO Sì, quèl so' apòstul traditùr che ól s'è impicàt pendùt per disperaziün al figo de drio a la sces, sinquànta pas de chi. CAPO DEI CROCIATORI Meuves, de corsa, andém a sbiutàl che ól gh'avarà ancmò in sacòcia i trenta denari d'ól servìsi... MATTO No, no' stit a disturbàv... che intànt quèi i ha bütàd via de sübet in mèz a un rosc de spin. CAPO DEI CROCIATORI Me fàit a savèl ti? MATTO Ól sago, imparchè i gh'ho catàt mi quei dinari, vün par vün. Vardì chì che brasi sgurbiàt che am sunt cunsciàt... CAPO DEI CROCIATORI No' m' interèsa i brazi... faghe vedè 'sti dinàri. (Matazzone mostra i denari) 02/10/2012 641 Ohi, ohi, e tüti d'arzénti... va' bèli... me i pésa, e i sòna... MATTO Bòn, tegnìvei, i è i vòster anca quèli, se 'gnit d'acòrdi d'ól scambi. Par mi... mi agh sont d'acòrdi. CAPO DEI CROCIATORI Anca nujàrtri... MATTO Bòn, alóra andìt de prèscia a tòrve ól Giuda impicàt pendüt, che mi agh pénsi a tirà de baso ól Crist... PRIMO CROCIATORE E se arìva ól zenturión e at cata in d'ól scrusaménto? MATTO Agh dirò che a l'è stat una penzàda de mi... che peu sont un mato… e che vui non gh'avét colpa niùna. Ma no' stit chì a pèrd ól tempo, andìt... CAPO DEI CROCIATORI Sì, sì... andèm… e a sperém che no' ghe pòrten rogna, 'sti trenta dinàri. (I soldati escono di scena). MATTO Bòn, a l'è fada. Ohi, me par gnanca vera: sunt inscì cunténto... Gesú, tégn dur, che a l'è 'rivàd 02/10/2012 642 ól salvamént... töi e tenàie... ècoe. Ti no’ l'avarèset gimài dit, ah Gesú, che ól sarèse 'gnüd a salvàrte impròpri un mato... ah ah... 'pècia che imprima at ligarò con '‘sta coréza, agh fagarò in un mumènt... no' èghe pagüra che no’ te fagarò mal… at fagarò 'gnir giò dolze 'me ‘na sposa e peu at cargarò in le spale, che a mi a sont fort 'me un beu... e via de vulàda! At porterò giò al fiüm, che lì a gh'ho un barchèt, e cont quàter palàdi ól travèrsum ól fium... E prima che végna ciàro as truerèm bèli 'mé ól sol, a ca’ d'un mè amiso stregón c'ól te medegarà e at fagarà guarì in trì dìe. (Pausa) No' ti veuret? No' ti veuret ól stregón...? Bòn, andarèm da ól médego onguentàri, co a l'è un mè amigo fidàt anca quèlo, de mi. Ne manco quèlo? Se te veuret alóra? (Pausa) Nagót... no' at veuret miga che at stciòdi? Ho capìt... at gh'hàit la convinziùn che con 'sti beuci in di mani e in di pìe, tut instcincà 'n di ligadür 'me t'han cunsciàt, no' ti serà pì capàz de andà intórna, ni de 02/10/2012 643 imbucàt de par sòl. No' ti vol star al mùndo a dipènd da i olter 'mé un disgraziàd? Gh'ho indovinàt?… No' l'è nemànco par quèlo? O sacrabiòt... e par qual razón dònca! (Pausa) P'ól sacrifizi? Se te dìset cos'è? Ól salvamento? La redenziün... cos te strapàrlet cosa? O poveràz!... Asfìdo mi... at gh'hàit la féver... sent 'me te büjet... Bòn, ma adès at tiri giò, at quarci bén con la tònega... chì, perdónam se am permèti, ma at sèt un bèl testón... a vores miga es sarvàt? At veuret propri murìr su 'ste trave? (Pausa) Sì...? Par ól salvamént di òmeni... Oh, quèsta a l'è de no' crédarghe!... E peu a i dìsen che ól mato a son mi... ma ti am bati de mila pértighe a vantàgio, caro ól mè fiòl Gesú! E mi che a sont stàit a scanàm a ziogàr a e carte tüta la nòte par peu avérghe '‘sta gran bèla satisfazión! Ma sacragnón, ti at sèt ól fiòl de Deo, no? Mi al cognósci bén, fam la corezión se a sgaro: bén, dònca, d'ól mumènt che ti è Deo, t'ól savarèt bén ól resultàt che ól gavarà daspò 'sto to’ sacrifìzi 02/10/2012 644 de crepare incrusàt... Mi no' son deo e nemànco profeta: ma m'l'han cuntàd la smortìna '‘sta nòte, in fra i làgreme, 'mé ól 'gnirà a furnì. In prima at fagaràno 'gnir tüto induràt, tüto d'oro, dal có fino ai pìe… daspò 'sti ciòdi de fèro i t'ei fagaràno tüti d'arzénto, i làgrem egnaràno tochèti sluzénti de diamante… ól sangu che at góta de partüto ól stciambieràno cont una sfilza de rubini sbarluscénti, e tüto quèst a ti, che t'hàit sgulàt a parlàg d'la povertà. De giunta '‘sta tua croze dulurüsa e la picheràn in dapartüto: sóra ai scudi, su e bandére de guèra... su e spade a copàr zénte, 'me i fudès vidèli... a copàre parfìn in d'ól nome de ti... ti, che t'hàit criàt che a sémo tüti fradèli, che a no' se deve masare. Ti gh'hàit üt un Giuda giamò… Bòn, ti n'agarà tanti 'me furmìghe de Giuda a traìrte e a duvràrte par impagnutà i cojóni! Dam a tra'... no’ val la pena... (Pausa) Eh? No' saràn tüti traiùri? Bòn, fam inquàlche nom: Franzèsco ól beàt... e peu ól Nicola... 02/10/2012 645 san Michel tàja mantèl... Domenich... Catarina e Clara... e peu... d'acordo… metémeg anca quèsti: ma i saran sémper quàter gatt in cunfrùnta al nùmer di malnàt... e anco quei quàter gatt i se trovaràn ‘n'altra veulta compagni che i t'han fàit a ti, dòpo che i gh'avaràn schischiàdi de vivi. (Pausa) Ripèt, scusa, che quèsta no' la gh'ho capìda... Anca se an fudèse vün zol... si anca un òmo dumà in tüta la tèra dégn d'ès salvàd imparchè ól è un giusto, ól to’ sacrifìzi n'ól sarà stàito fàit par nagòt... Oh no: no, alóra no’ gh'è pü speranza… at sèt impròpi ól cap di mat... at sèt un manicòmi intrégo! La zola veulta che ti mè gh'ha piazüdo, Jesus, l'è stàit la veulta che sèt ‘rivàt in gésa che i fasévan mercàt e t'è scomenzà a sfruntà tüti col bastùn. Ohi che bèl véd... quèl l'éra ól to’ mestè... Miga ól crepà in cróse par ól salvaménto! Oh Segnor Segnor... am vegn de piàng... a no’ créderghe, a piàngi d'inrabìt... 02/10/2012 646 Rientrano i soldati CAPO DEI CROCIATORI Ohi Matazón, disgraziàt! No’ tl'hàit ancmò tirà a baso a quèl? S't'hàit fàit cos'è infìna adèso, a t'hàit dormìt? MATTO No che no' gh'ho dormìt... gh'ho üt dumà un ripenzamént... A no' vojo stciodàrlo plü 'sto Cristo... a l'è mejór ch'ól resta in cróse. CAPO DEI CROCIATORI Oh bravo… e magàra adèso at vorarèste indrìo tüta la cavàgna di ori e di dinàri... ohi che furbaso! Ti gh'ha mandàdi a fare i fachìni a torte 'sto Giuda impicàt sojaménte par farte 'na ridàda? No, caro Matazón! Se ti voi indrìo la tóa ròba, at la duarèt vénzer de nòvo a i taròchi! Justa... a '‘sta zola condizión. MATTO No, mi no’ gh'ho vója de ziogàr. Tegnéve 'mpùre tüto... dinàri, ori, oregìni, che mi no' ziogarò gimài plü in '‘sta vita... Ho vinzùt par la préma veulta '‘sta nòte, e me gh'ha bastàt... (Parla tra se) 02/10/2012 647 Anco par un òmo zol col sébia degno ól val la pena de morir in cróze! O se l'è mato... l'è mato ól fiòl de Deo! (Al Cristo) Picà, picà tüti, l'éra ól to’ mestè, tüti quèi che fan mercàt in gésa: làder, balòs, impustùr e furbacióni: fe24 febbr aio 1999 Gioco del matto sotto la croce PRIMA VERSIONE In scena il matto, alcuni soldati e quattro crociatori. Sul fondo della scena viene steso un lenzuolo. In controluce vediamo Gesú, che costretto dai soldati, si spoglia. MATTO Dòne! Ehj dòne inamorate d'ól Crist, 'gnit a lustràrve i ögi! 'Gnit a vidèl bèlo snùdo ch'ól se sbiòta, ól vostro moróso... dòi palanchi par sguardàda, egnìt dòne... Oh che l'è bèlo de catà! A 02/10/2012 648 disìu che a l'éra ól fiòl de Deo: mi am parès col sébia iguàl a un altro òmo, par tüto cumpàgn!... Doi palànchi, dòne, par sguardàl! Agh n'è niùna ch'as vòja tor 'sto sfizi par dòi palànchi? Bòn, l'è dì de festa incoeu... am vòi ruinàrme... Végn chi te, ch'at ól fagarò vidè a gratis... Ohi che smòrbia... vègn scià! No' perd 'st'ocasión... No' ti è ti quèla, la Madaléna tanto inamorùsa de lü che, no' truànd mantìn ni salvièta par sugàrghe i pìe, ti gh'li ha sugàd con i to' cavèi? Bòn, pég par vui: che adès, par lége, a duarèm cuarciàl covèrto in s'ul pecàt... con t'un scusarìn c'ól somegiarà a 'na balerìna! L'è a l'órdin ól cap di còmichi? Tira su ól telün che andarèm a incomenzàre ól spectàcol: scena prima: ól fiòl de Deo, gran cavajér cont la corona, ól monta a cavàlo... un bèl cavalòt de légn par andà a torneo in giòstra. E par fà che n'ól bòrla in tèra... a l'inciodarèm sóra la sèla... man e pìe ! 02/10/2012 649 CAPO DEI CROCIATORI Móchela de fà ól paiàso e 'ègn chì a dagh 'na man... Tàcheghe 'na corda ai pols, vün par part, c'ól se slónga de polìto... ma làseme sgumbràt e palme, ch'as pòda filzàrghe i ciòdi. Mi agh picarò in quèsta de drita, e... PRIMO CROCIATORE E mi in 'st' óltra. Butème un ciòdo, che ól martèl a gh'l'ho del mè. SECONDO CROCIATORE Ohi che ciodàsc! A scumèti che in sète martelàde ól pichi déntar tüto? PRIMO CROCIATORE E mi al farò in sése, at vòj scumèt? SECONDO CROCIATORE D'acòrdi. Forza, slarghìve vui dòi che agh mètum le ale a 'st'angiulòto, ch'al gh'àbia a volàr 'me l'Icaro in d'ól ziél. TERZO CROCIATORE Trajèm inséma... Inséma ho dit!... A m'lo stravachì! Pian c'ól dév restà in d'ól mèz d'la sèla ól cavajér... Un poc pusé a mi... bòn, agh son al ségn... propi in d'ól beugio. 02/10/2012 650 SECONDO CROCIATORE Mi no' agh son miga, hàit fàit i beugi tròp destànti... rusa ti... forza! T'è magnà la furmagèla a 'sto mesdì? Sfòrza! PRIMO CROCIATORE Sì, sfòrza, va a fornì che agh sciuncarèm i ligadùri de e spale e d'li gùmbet. TERZO CROCIATORE Ti no' te casciàre, che no' è miga toe le ligadüre! Rusa! Eh eh, sforza! Lamento di Gesú sottolineato dal contrappunto lamentoso delle donne. PRIMO CROCIATORE Ohj, hàit sentìt ól stcèpp? SECONDO CROCIATORE Sì, no' l'è stàit bèl... a l'è un stciòcch col me fa sgrignì i òsi... de contra, ól s'è giusta slongàd de misüra: adès agh sont ancmì sóra al beugio. PRIMO CROCIATORE Bòn, tegnìt in tir la corda… e ti valza ól martèl che a partìsum insèmbia. SECONDO CROCIATORE Stagh aténto a mica picàrte i didi! 02/10/2012 651 Sghignazzata generale. TERZO CROCIATORE Slarga 'sto sciampìn che no' te fagh galìtigo, at següri!… Oh ti varda '‘sta man, come la gh'ha impruntàt ól rigo de la vita!... A l'è un ségn tant lóngo che ól parèse che a gh'ha ól destìn de campàr ancmò sinquant'ani almànco, 'sto cavajér! Vagh a créderghe a le bàgole de 'e stròlighe, a ti! SECONDO CROCIATORE Stopa '‘sta léngua e valza ól martèl! PRIMO CROCIATORE Son prunt a mi! TERZO CROCIATORE Dàighe alóra... Dààighee dol prém bòt... (Tonfo) Ohioa ahh! Ghe ha sbusà i palmi! CAPO DEI CROCIATORI (contrappunto dell'urlo di Cristo) Ohoo, ól trémba da par tüto. Stì calmi! Daaghee d'ól segùnd bòt! 02/10/2012 652 Ohaoioaohh! Ha slargà i osi! Ohoh agh spuda ól sangu a gnòchi. Dàighe ól terzo bòto! Ohahiohoh! 'Sto ciòd t'ha sverzenàt. Ohoh che e dòne no' ti gh'ha gìmai sforzàt. El quarto t'ól regala i soldàt! Ohahiohoh! Che ti gh'hàit dit de no' masàre! Ohahiohoh! E i nemìsi 'me fradèli i dovarìa amare. Ól quinto t'ól manda i vescovi d'la senagòga! Ohahiohoh! Che ti gh'hàit dit che i sònt falzi e malarbèti! Ohahiohoh! Che i tòi vescovi i sarà tüti umili e povaréti. Ól sesto l'è ól regalo de i segnòri! Ohahiohoh! Che ti gh'hàit dit che i no' anderàn in ziélo! 02/10/2012 653 Ohahiohoh! E ti gh'hàit fàit l'exémplo del camèlo. Ól sètemo t'ól pica i'mpostóri! Ohahiohoh!, che ti gh'hàit dit, che n'ól cunta nagót se i préga! Oohahiohoh!, che i è bòni a fregàr mincióni in tèra ma ól Segnór, quèl no'l se frega. PRIMO CROCIATORE Hàit venciüd mè! At duarét pagàm de bévar, recórdes. SECONDO CROCIATORE Agh bevarémo a la santità do 'sto cavajér e a la sòa sfortuna! (Al Cristo) Come av trouvìt, majstà? Av sentìt ben saldo in d'i mani, sto destrer? Bòn, alóra adeso andarémo in giòstra, sanza lanza e sanza scudo! CAPO DEI CROCIATORI Gh'hàit slazàde le corde dai pólzi? Bravi i me baroni... strenzéghe ben saràda '‘sta corèza intórna a e spale, che nol débia borlàghe a dòso in d'ól tirarlo in pìe, 'sto campión! Daspò, 'na volta inciodàd i pìe a gh'la toiarémo... 02/10/2012 654 SECONDO CROCIATORE 'Gnì chi tüti... spuéve in ti mani che a gh'em de 'ndrisàr l'àrbor de la cucàgna! Viàltri 'gnì inànze co' e corde e féle pasàr de soravìa a la travèrsa de tranzét... Vegn scià anca ti, Matazón: monta in co' a la scala, pront a tegnìl. MATTO Me dispiàse ma mi no' pòdi aidàrve: che n'ól me gh'ha fàit nagòt a mi, quèlo... SECONDO CROCIATORE O baléngo! Ma nemànco a nojàltri ól ne gh'ha fàit nagót... A l'em giüsta incrusàt par pasatèm! (Ride sgangherato) Ah ah, e gh'han dàit de giùnta diése palànche a testa par ól destùrbo! Dài, daghe una man che après at fèm l'onür de giugarghe 'na partìda a dadi cun ti... MATTO Ah bòn… se a l'è par 'na partìda no' me tiri minga indré! Sont già su la scala, varda... a podì scomenzà! 02/10/2012 655 PRIMO CROCIATORE Brao! Sèm a l'orden tüti? 'Ndém alóra, ruzèm inséma, me aricomàndi... un strèp lóngo a la volta. Av dag ól témp: Ohj izaremo 'sto Ehiee penón de nave ohoho par fagh de ohoho gh'em tacàd un mato. Ohj izarémo Ehiee 'sto palón de festa cucàgna grosa Gesú Cristo in cofa. Ohi che cucàgna! che la sbüsa ól ziélo agh piove sangue. patre nostro ól plange. Legrìve, legrìve! Ahaa drapo 02/10/2012 656 ch'em trovàt chélo bravo c'ól s'è fat stciàvo par vestìrghe da novo. Loeu… a l'è asè! Me par che ól stévia ben franco. Bòn... (Al matto) Alóra, tra' feura i dadi che fèm '‘sta ziogada. Il matto gioca ai dadi e ai tarocchi e vince la tunica di Cristo e le paghe dei "crociatori". MATTO Oh se vorsìt tüti indré i vòst palànchi, mi a ve i lasi de voluntéra… cumprés la culàna, i uregìt, l'anelo... e varda… agh tachi ancmò quèst. PRIMO CROCIATORE E par tüta '‘sta ròba cus te vorarèset in scàmbi? MATTO Quèl là... SECONDO CROCIATORE Ól Cristo? MATTO Sì, veuri che m'ól lasì stacàl via de la cròse. CAPO DEI CROCIATORI Bòn: pècia c'ól meura e a l'è tò... 02/10/2012 657 MATTO No, mi ól veuri adès che l'è ancmò vivo. PRIMO CROCIATORE Oh mat de tüti i mati... at vorèste che de contra a gh'àbiüm de sfurnì inciodàt tüti nünch e quatàr al so' rempiàz? MATTO No, no' avérghe pagüra, che no' av capitarà nagòta a vui: abastarà che agh pìcum su un'ólter al so' pòst… vün de la sua tàja, e at vedarèt che no' s'incorgerà niùn d'ól scambi... che intanto su la cròse a se insomègen tüti. PRIMO CROCIATORE Quèst l'è anco vera... inscurtegàt in '‘sta manéra peu, che ól par un pèss in gratireula... CAPO DEI CROCIATORI Ól sarà vera, ma mi no' ghe stago. E peu, chi ti gh'avarìat in mént de tacàghe d'ól rempiàz? MATTO Ól Giuda ! CAPO DEI CROCIATORI Ól Giuda? Quèl... 02/10/2012 MATTO 658 Sì, quèl so' apòstul traditór che ól s'è impicàt pendùt per disperaziün al figo de drio a la sces, sinquànta pas de chi. CAPO DEI CROCIATORI Meuves, de corsa, andém a sbiutàl che ól gh'avarà ancmò in sacòcia i trenta denari d'ól servìsi... MATTO No, no' stit a disturbàv... che intànt quèi i ha bütàd via de sübet in mèz a un rosc de spin. CAPO DEI CROCIATORI Me fàit a savèl ti? MATTO Ól sago, imparchè i gh'ho catàt mi quei dinari, vün par vün. Vardì chì che brasi sgurbiàt che am sunt cunsciàt... CAPO DEI CROCIATORI No' m' interèsa i brazi... faghe vedè 'sti dinàri. (Matazzone mostra i denari) Ohi, ohi, e tüti d'arzénti... va' bèli... me i pésa, e i sòna... MATTO Bòn, tegnìvei, i è i voster anca quèli, se 'gnit d'acordi d'ól scambi. Par mi... mi agh sont d'acordi. 02/10/2012 659 CAPO DEI CROCIATORI Anca nujartri... MATTO Bòn, alóra andìt de prescia a torve ól Giuda impicàt pendüt, che mi agh pénsi a tirà de baso ól Crist... PRIMO CROCIATORE E se ariva ól zenturión e at cata in d'ól scrusamento? MATTO Agh dirò che a l'è stat una penzada de mi... che peu sont un mato. E che vui non gh'avet colpa niuna. Ma no' stit chì a perd ól tempo, andìt... CAPO DEI CROCIATORI Sì, sì... andèm, e a sperém che no' ghe pòrten rògna, 'sti trenta dinari. MATTO Bòn, a l'è fada. Ohi, me par gnanca vera: sunt inscì cunténto... Gesú, tégn dur, che a l'è 'rivad ól salvament... töi e tenaie... ècoe. Ti no l'avarèset gimài dit, ah Gesú, che ól sarèse 'gnüd a salvarte impropri un mato... ah ah... 'pècia che imprima at ligarò con '‘sta coreza, agh fagarò in un mumènt... no' eghe pagüra che no te fagarò mal, at fagarò 'gnir giò dolze 'me na sposa e peu at cargarò in le spale, 02/10/2012 660 che a mi a sont fort 'me un beu... e via de vulàda! At porterò giò al fiüm, che lì a gh'ho un barchèt, e cont quàter paladi ól travèrsum ól fium... E prima che végna ciàro as truerèm bèli 'me ól zol, a casa d'un mè amiso stregón c'ól te medegarà e at fagarà guarì in trì dìe. No' ti veuret? No' ti veuret ól stregón...? Bòn, andarèm da ól médego onguentàri, co a l'è un mè amigo fidàt anca quèlo, de mi. Ne manco quèlo? Se te veuret alóra? Nagót... no' at veuret miga che at stciodi? Ho capìt... at gh'hàit la convinziùn che con 'sti beuci in di mani e in di pìe, tüt ins'cincà 'n di ligadür 'me t'han cunsciàt, no' ti serà pì capaz de andà intorna, ni de imbucàt de par zol. No' ti vol star al mundo a dipènd da i olter 'me un disgraziad? Gh'ho indovinàt? No' l'è nemanco par quèlo? O sacrabiòt... e par qual razón dònca! P'ól sacrifizi? Se te dìset cos'è? Ól salvamento? La redenziòn... cos te strapàrlet cosa? O poveràz!... Asfìdo mi... at gh'hàit la fever... sent 'me te büjet... Bòn, ma adès at tiri giò, 02/10/2012 661 at quarci bén con la tònega... chì, perdonam se am permèti, ma at set un bèl testón... a vores miga es sarvàt? At veuret propri murir su 'ste trave? Sì...? Par ól salvament di òmeni... Oh, quèsta a l'è de no' credarghe!... E peu a i dìsen che ól mato a son mi... ma ti am bati de mila pértighe a vantagio, caro ól mè fiòl Gesú! E mi che a sont stàit a scanam a ziogàr a e carte tüta la nòte par peu averghe '‘sta gran bèla satisfazion! Ma sacragnón, ti at sèt ól fiòl de Deo, no? Mi al cognosci bén, fam la corezion se a sgaro: beén, dònca, d'ól mumènt che ti è Deo, t'ól savarèt bén ól resultàt che ól gavarà daspò 'sto to sacrifizi de crepare incrusàt... Mi no' son deo e nemanco proféta: ma m'l'ha cuntad la smortina '‘sta nòte, in fra i làgrem, 'me ól 'gnirà a furnì. In prima at fagarano 'gnir tüto induràt, tüto d'oro, dal có fino ai pìe, daspò 'sti ciòdi de fèro i t'ei fagarano tüti d'arzénto, i làgrem egnarano tochèti sluzénti de diamante, ól sangu che at góta de partüto ól 02/10/2012 662 stciambieràno cont una sfilza di rubini sbarluscénti, e tüto quèst a ti, che t'hàit sgulàt a parlag d'la povertà. De giunta '‘sta tua croze dulurusa e la picheràn in dapartüto: sóra ai scudi, su e bandére de guèra... su e spade a copar zénte, 'me i fudès vidèli... a copare parfin in d'ól nome de ti... ti, che t'hàit criàt che a sémo tüti fradèli, che a no' se deve masare. Ti gh'hàit üt un Giuda giamò? Bòn, ti n'agarà tanti 'me furmìghe, de Giuda, a traìrte e a duvràrte par impagnutà i cojoni! Dam a tra'... no val la pena... Eh? No' saran tüti traiuri? Bòn, fam inqualche nom: Franzèsco ól beàt... e peu ól Nicola... san Michel tàja mantèl... Domenic... Catarina e Clara... e peu... d'acordo, metémeg anca quèsti: ma i saran sémper quàter gatt in cunfrunta al numer di malnàt... e anco quei quàter gatt i se trovaràn n'altra veulta compagni che i t'han fàit a ti, dòpo che i g'avaran schischiadi de vivi. Ripèt, scusa, che quèsta no' la gh'ho capida... Anca se an fudèse vün zol... si anca 02/10/2012 663 un òmo dumà in tüta la tèra degn d'es salvad imparchè ól è un giusto, ól to sacrifizi n'ól sarà stàit fàit par nagòt... Oh no: no, alóra no gh'è pü speranza, at sèt impròpi ól cap di mat... at sèt un manicomi intrégo! La zola veulta che ti mè gh'ha piazudo, Jesus, l'è stàit la veulta che sèt rivàt in gésa che i fasevan mercàt e t'è scomenzà a sfruntà tüti col bastùn. Ohi che bèl ved... quèl l'éra ól to mestè... Miga ól crepà in cróse par ól salvamento! Oh Segnor Segnor... am vegn de piang... a no créderghe, a piangi d'inrabìt... CAPO DEI CROCIATORI Ohi Matazón, disgraziàt! No tl'hàit ancmò tirà a baso a quèl? S't'hàit fàit cos'è infina adeso, a t'hàit dormìt? MATTO No che no' gh'ho dormìt... gh'ho üt dumà un ripenzamént... A no' vojo stciodarlo plü 'sto Cristo... a l'è mejór ch'ól resta in cróse. CAPO DEI CROCIATORI Oh bravo, e magara adèso at vorarèste indrio tüta la cavagna di ori e di 02/10/2012 664 dinari... ohi che furbaso! Ti gh'ha mandadi a fare i fachini a torte 'sto Giuda impicàt sojamente par farte 'na ridada? No, caro Matazón! Se ti voi indrio la tua roba, at la duarèt venzer de nòvo a i tarochi! Justa... a '‘sta zola condizion. MATTO No, mi no gh'ho voia de ziogaàr. Tegnéve 'mpure tüto... dinari, ori, oregìni, che mi no' ziogarò gimai plü in '‘sta vita... Ho vinzùt par la prema veulta '‘sta nòte, e me gh'ha bastàt... Anco par un òmo zol col sébia degno ól val la pena de morir in cróze! O se l'è mato... l'è mato, ól fiòl de Deo! Picà, picà tüti, l'éra ól to mestè, tüti quèi che fan mercàt in gésa: lader, balòs, impustùr e furbacióni: feura, picà, picà! DA TRADUZIONE MATTO SOTTO CROCE VECCHIA 02/10/2012 665 Il matto giocando a dadi e a tarocchi ha vinto la tunica di Cristo e la paga dei crociatori. MATTO Se volete indietro tutti i vostri soldi io ve li lascio volentieri, compresa la collana, gli orecchini, l'anello... e guarda, ci aggiungo anche questo. PRIMO CROCIATORE E per tutta questa roba cosa vorresti in cambio? MATTO Quello là... (indica il Cristo) SECONDO CROCIATORE Il Cristo? MATTO Sì, voglio che me lo lasciate staccare dalla croce. CAPO DEI CROCIATORI Bene: aspetta che muoia ed è tuo. MATTO No, lo voglio adesso che è ancora vivo. PRIMO CROCIATORE Oh matto di tutti i matti... vorresti che per giunta finissimo tutti noi quattro al suo posto? 02/10/2012 666 MATTO No, non aver paura che non vi capiterà niente a voi: basterà che attacchiamo un altro al suo posto, uno della sua misura, e vedrete che non si accorgerà nessuno dello scambio... tanto sulla croce ci assomigliamo tutti. PRIMO CROCIATORE Questo è anche vero... scorticato in questa maniera poi... che sembra un pesce in graticola... CAPO DEI CROCIATORI Sarà anche vero, ma io non ci sto. E poi chi avresti in mente di attaccarci al suo posto? MATTO Il Giuda! CAPO DEI CROCIATORI Il Giuda? Quello... MATTO Si, quèl suo apostolo traditore che si è impiccato per disperazione al fico dietro la siepe, cinquanta passi da qui. CAPO DEI CROCIATORI Muovetevi, di corsa, andiamo a spogliarlo che avrà ancora in saccoccia i trenta denari del servizio. 02/10/2012 MATTO 667 No, non state a disturbarvi... che tanto quelli li ha buttati via subito in mezzo a un rovo di spini. CAPO DEI CROCIATORI Come hai fatto a saperlo tu? MATTO Lo so perché li ho presi io quei denari, uno per uno: guardate qui che braccia graffiate che mi sono conciato. CAPO DEI CROCIATORI Non m'interessano le braccia facci vedere questi denari. Ohi, ohi, e tutti d'argento... guarda che bèlli... come pesano... come suonano... MATTO Bene, teneteveli, sono vostri anche quelli, se ci si mette d'accordo per lo scambio. Per me io sono d'accordo... CAPO DEI CROCIATORI Anche noialtri. MATTO Bene, allora andate a prendervi subito il Giuda impiccato, che ci penso io a tirar giú il Cristo. 02/10/2012 668 PRIMO CROCIATORE E se arriva il centurione e ti trova nel bèl mezzo dello scrociamento? MATTO Gli dirai che è stata una mia pensata, che tanto sono un matto. E che voi non avete nessuna colpa. Ma non state qui a perdere tempo, andate... CAPO DEI CROCIATORI Sì, sì... andiamo, e speriamo che non ci portino sfortuna, questi trenta danari. MATTO Bene, è fatta. Non mi par neanche vero! Sono cossì contento... Gesú, tieni duro, che è arrivata la salvezza... prendo le tenaglie, eccole. Tu non lo avresti detto, eh Gesú, che sarebbe venuto a salvarti proprio un matto... Ah, ah... aspetta che prima ti legherò con questa cinghia, farò in un momento... non aver paura che non ti farò male, ti farò venir giú dolce come una sposa e poi ti caricherò sulle spalle, che io sono forte come un bue... e via di volata! Ti porterò giú al fiume: li ho una barchetta e con quattro palate attraverso il fiume. E prima che 02/10/2012 669 faccia chiaro ci troveremo bèlli come il sole a casa di un mio amico stregone che ti medicherà e ti farà guarire in tre giorni. Non vuoi? Non vuoi lo stregone?! Bene, andremo dal medico degli unguenti, che è un mio amico fidato anche quello. Niente: non vuoi che ti schiodi? Ho capito... hai la convinzione che con questi buchi nelle mani e nei piedi, tütto schiantato nelle legature come t'hanno conciato, tu non sarai piú capace di andare in giro né di imboccarti da solo. Non vuoi stare al mondo a dipendere dagli altri come un disgraziato? Ho indovinato? Non è neanche per quello? Oh accidenti... e per quale ragione? Per il sacrificio? Cosa dici? Cosa? Il salvamento? La redenzione... Che cosa straparli? Cosa? Oh poveraccio... sfido io... hai la febbre... senti come scotti... bene, ma adesso ti tiro giú, ti copro bene con la tunica... adesso scusami, se permetti sei un bèl testone... non vuoi essere salvato? Vuoi proprio morire su questa croce? Sì? 02/10/2012 670 Per la salvezza degli uomini... Oh, questa è da non crederci... e poi dicono che il matto sono io, ma tu mi batti di mille pertiche di lunghezza, caro il mio figlio Gesú! Ed io che sono stato a scannarmi giocando alle carte tutta la notte per poi avere questa gran bèlla soddisfazione... ma sacramento, tu sei il figlio di Dio, no? Io lo so bene, correggimi se sbaglio: bene, dal momento che tu sei Dio, tu lo sai bene il risultato che avrà il tuo sacrificio di crepare crocifisso... Io non sono Dio e neppure profeta: ma me l'ha raccontato la smortina questa notte, tra le lacrime, come andrà a finire. Dapprima ti faranno diventare tütto dorato, tütto d'oro, dalla testa fino ai piedi, poi questi chiodi di ferro te li faranno tutti d'argento, le lacrime diventeranno pezzetti lucenti di diamante, il sangue che ti sgocciola dappertutto lo scambieranno con una sfilza di rubini luccicanti e tütto questo a te, che ti sei sgolato a parlar loro della povertà. Per giunta questa tua croce dolorosa la pianteranno 02/10/2012 671 dappertutto: sopra gli scudi, sulle bandiere da guerra, sulle spade, per uccidere gente come fossero vitelli, uccidere nel tuo nome, tu che hai gridato che siamo tutti fratelli, che non si deve ammazzare. Hai già avuto un Giuda? Bene, ne avrai tanti come formiche di Giuda, a tradirti, ad adoperarti per incastrare i coglioni! Dammi retta, non vale la pena... Eh? Non saranno tutti traditori? Bene, fammi qual che nome: Francesco il beato... e poi il Nicola... san Michele taglia mantello... Domenico... Caterina e Chiara... e poi... d'accordo, mettiamoci anche questi: ma saranno sempre quattro gatti in confronto al numero dei malnati... e anche quei quattro gatti li tratteranno un'altra volta nello stesso modo che hanno fatto con te, dopo che li hanno perseguitati da vivi. Ripeti, scusa, che questa non l'ho capita. Anche se ce ne fosse uno solo... sì anche un uomo soltanto in tutta la terra degno di essere salvato perché è un 02/10/2012 672 giusto, il tuo sacrificio non sarà fatto per niente... Oh no: allora sei proprio il capo dei matti... sei un manicomio completo! La sola volta che mi sei piaciuto, Gesú, è stata la volta che sei arrivato in chiesa mentre facevano mercato e hai cominciato a menare tutti col bastone. Ohi che bèl vedere... quello era il tuo mestiere... mica crepare in croce per la salvezza! Oh Signore Signore... mi viene da piangere... ma non crederci, piango d'arrabbiato. CAPO DEI CROCIATORI O Matazone, disgraziato... non l'hai ancora tirato giú quello? Cosa hai fatto fin adesso, hai dormito? MATTO No che non ho dormito, ho avuto solo un ripensamento... non voglio schiodarlo piú questo Cristo, è meglio che resti in croce. CAPO DEI CROCIATORI Oh bravo! E magari adesso vorresti indietro tutti gli ori e i denari... Ohi che furbastro! Ci hai mandati a fare i facchini, a prenderti questo Giuda impiccato, soltanto per farti 02/10/2012 673 una risata? No caro Matazone! Se tu vuoi indietro la tua roba, te ia dovrai vincere di nuovo ai tarocchi! Solo a questa condizione. MATTO No, io non ho voglia di giocare, tenetevi pure tütto... denari, ori, orecchini, perché io non giocherò mai piú in questa vita. Ho vinto per la prima volta questa notte, e mi è bastato... Anche per un uomo solo che ne sia degno vale la pena di morire in croce! Oh se è matto... è matto, il figlio di Dio! Bastonare, bastonare tutti, era il tuo mestiere, tutti quelli che fanno mercato in chiesa, ladri, truffoni, impostori Bastonare! e furbacchioni. Fuori, bastonare! 02/10/2012 674 Altra Versione Il primo miracolo di Gesù bambino Quando in tòl ziélo impiegnìdo de stèle, de bòto, come fùlmine, l'è 'rivàdo uno stelón meravegióso con 'sto grande cuùn sbarluscénto de fògo sbarlazàndo tüte le stèle i se metüe a criàr: "Ohe, 'craménto! Chi l'è?". Al'era la stella cometa che vegnìva dall'oriente per dàrghe l'indicasiùn a i Re Magi. Gh’éra il primo Re Magio, quello vègio, co' al'era sü un caval negro, atènti a l'allegurìa, o' l’éra ingrignàt, un nass a bèch de catìvo che ól trava sacraménti perchè ól gh'avéa dei bugnùni sul cül che a ògni selàda: toc!, se ne schisciàvan quatórdese e biastemava 'me Dio. A gh’éra il Re Magio biondo, ciàro, sempàtego ch'ól rideva, col mantelo d'arzento, muntà sü un cavàl bianco, aténti a l'allegurìa. E appresso a gh’éra il Re Magio negro che è sü un camèlo griso: un Magio negro... un 02/10/2012 675 negro, ma cussì negro, che contro a 'sto camèlo griso che montava, pareva più bianco del cavàlo bianco del Magio biondo. Bèlo de fàcia e tüto ridénte de quaranta dencióni luzénti e con dòi ögi che sbalusciàva nel scüro a luminàre. E sémpre sóvra al camèlo andava cantando. E ól cantava de contìnua, 'sta tiritéra: "Oh che bèl, che bèl, che l'è andare sül camèl! Che bèl, che bèl! Un saltèl, do' saltèl sü le goebe dèl camèl! Oohh che bèl, che bèl el camèl che va a Betlèm, Sóta el lüm de mila stèl. La cométa che a cumpàgna giüsta fin a la capàna e la Madòna che la nina el Bambìn che piàgne e frìgna e Giüsèp che séga, séga. I angiulìt che i vola e i préga. L'asinèl e ól boe che i bòfa 02/10/2012 676 el camèl che sgamba e ól sgròpa balzelóni, vah 'm' el tròta! Oh che bèl, che bèl, che bèl che l'è andare sül camèl! De gran lónga pusé bèl ch'andar sül cavàl sul cavàl te scròla i bal che no' te càpita sul camèl che bèl, che bèl, che bèl!" "Baastaa,baastaa! - el vègio Re Magio ól biastemàva Ma no' se pòde! O l'è quatro ziórni e quatro nòte col canta che l'è bèl andare sü 'sto camèl!" (Il Re Magio nero riprende la tiritera) "E per fòrsa che me tóca cantare in sül camèl per farlo andare perchè se mi no' ghe canto el camèlo s'indorménta. 02/10/2012 677 S'indorménta, bürla par tèra s'impantéga e mi stravàco col camèl che me sbraga adòso e ghe rèsto tüto schiscià! Sì che canto sul camèl! Oh che bèl, che bèl! Cossì arìvo a la capàna co' la Madòna che la nina San Giüsèp che ól séga ól séga ól Bambìn che ól frìgna e piàgna i angiulìt che i vola e i préga. El camèl che sgròpa e ól tròta oh che bèl, che bèl, che bèl! Sóra el camèl bisogna che canto anca per dàrghe un po' de ritmo perchè andare sul camèl no' l'è come in gròpa dèl cavàl che ól cavàl va col galòpo e ól camèl ól sgamba a tròto sciàmpe ambàde una d'avanti e l'altra de drìo, 02/10/2012 678 che se no' se dà el bòn témpo se intupìca de 'na gamba se scarpüscia e ól và de sciàmba borletóni el va, se stciànta e mi, sóta de roèrsa tüto schisciàto dal camèlo! Oh che bèl, che bèl, che bèlo! Dàrghe ól ritmo e farlo balàre che a Betlèm mi vòj arivàre, col camèl. Oohhee che bèl! Oohhee che bèl!" "Basta! - ól crìa desperàto ól vègio Re Magio - Te magno vivo! Te pélo via tüto el negro e me magno el bianco de déntro! Te lo magno intiéro! Già, l'idéa de far venir anco un Re Magio négro, parchè doveva èsserghe tüta l'umanità! Poteva mìga tiràrghe aprèso uno giàldo, rosso, coi balìt?... No, negro! E poe co' 'sti ögi bianchi c'ól gh'ha, co' la sfèrsula negra in 02/10/2012 679 mèso... che quando gh'è scüro ghe végn rossa ch'el par 'na bèstia feróce. Che l'altro ziórno sunt andà in campagna, che gh'avéa dèi mè bisogni, che anca se sont un Re Magio gh'ho i miei bisogni de fare! A gh’éra scüro, sont andàito in un pràt, me sont tirato giò le bràghe... perdonéme se ve la cónto... éro a metà scrusciàdo sü i ginögi, proprio in quèsta posisiòn, de boto devànti a mi te vedo 'na bestia, dei denci de bestia, dò ögi... un leon! Me sónt cagà sóra le braghe! E poe l'éra lü, devànti a mi, che ól cagàva e nol cantava! L'ünica volta che nol cantava. Mi son cossì inferocìt, desgrasiò, fra i bugnùni che me stciòpa, il che bèl, che bèl, che bèl, i spaventi che me fa catàre, son cossì nervoso che, se arìvo a Betlème in 'sta manèra, stròso il bambìn dentro la culla." In quèl moménto nel ziélo... woom.. ól stelòn grande de la cométa ól s'è blocàt. "Cus'è capitàt?" "La s'è fermàda per ciapà un po' el fià! 02/10/2012 680 El voer dì che sèm arivà! 'Rivàti quasi a Betlèm, che bèl, che bèl!" "Bastaaa! Mi ghe vago da solo a Betlèmme!" Dise desperà ól Rè Magio vègio, ghe da de spròn al sò cavàlo e ól va via come un mato e a drìo, sübito, el Re Magio negro a seguitàrlo e tüti e dòi i va in fondo nèl scüro e i scompàre... i scompàre ma se sénte sémpre più baso: "Oh che bèl, che bèl!" - "Basta!" - "Oh che bèl... " "Basta!" (Porta la voce quasi a spegnersi sempre più flebile in lontananza) "Oh che bèl!" - "Basta!!" Nel ziélo impiegnìdo de stéle, de bòto l'è spontà l'ànzelo meravegiòso, co' dei cavèi tüti svarulénti de bòcoli che col vénto i sbanderàva... Un gran cerchión d'oro tacà, inciudàd, sü la crapa. Vestìdo de séda che col vénto i sbratacàva come vele slasàde. E de travèrso, chì sül stòmego, 'na grande svérzula de séda, ciara, granda, con scrito sopra: "Angelo!" Per quèi che no' capìse subito. 02/10/2012 681 E 'stu angelo, co' 'ste grande ali tüte coloràde, andava vdo 'me 'na poiàna treménda nel ziélo. El vegnìva giò a pigna-morta a raspà la tèra e ól criava: "Omeni de bòna volontàaauuuaaauvvvv, venì ch'è nato el redentoreeeeaaaauuuuuuuaaaaaavvv!" (Mima la picchiata con volo radente dell'angelo) Con tüti i pastori che se bütàvano per tèra spaventà! "Oheee... ma te sè mato! Te vo' schisciàrghe? A t'è spaventà tüti i péguri... che ghe andà via anca el late!"(Mima un'altra picchiata dell'angelo che per poco non lo travolge) "Almànco te capitàsse d'andàr a sbàtere contra la montagna a scarcagnàrte el çerción fino al còlo, a spantegàrte tüte le piüme dapartüto. Ga1inàsso!" E tüti i pastori ghe diséva: "L'è megliór che catémo quarche ròba da portar al bambìn ch'è nasùo se no questo ól va avanti e indrìo, tüta la notte, e ghe séga e ghe ara tüto!" E tüti i ghe andava con un dono, in processiòn. Chi ghe porta dèl formàjio, chi che ghe 02/10/2012 682 porta un cavrèto, dèi conìli, un altro de le galìne, e chi ghe porta dèl vino, de l'oli, chi che ghe porta le póme còte e le torte coi maróni. E po' ghe ne sónt de quèi che arìvan co' la pulénta apòsta da la bergamàsca. Cu' la pulénta fumànta de lontan! Roba che, dàrghe de la pulénta a un bambìn apéna nascìdo, ghe vòl una bèla testa de cojóni! E lì, a la capàna, tutt'intórno a gh’éra de la gente che faséva dei baccàni, a gh’éra di quèli che ségava: Vir, vrom, vir, vrom; e poi quèli che batéva il fèro: pim, toc, toc pem; e gh’éra quèli co l'ànsema che dava ól fià: "buò, fir, fuòm, fim; e poi quei che vendéva: végne, végne, de ün, de dòi, chi valza la man par prim. "Basta! Vergogna! Tutto 'sto baccàn! 'Sta pòvara dòna, de la Madòna, so' tre giorni e tre notti che no' la dorme, se pùò far fracàss in 'sta manéra? Vergogna!" - "Eh, ma noiàltri vorsémo far el presepio!" E dentro la capàna gh'è tüti che entra in ginögio coi regali e Sant'Ana cata tüto: "Andì indrìo, andé a pregàr de fora, dàme qua i regali. Signor Jesus bambìn ti dovéa nàssere almanco 02/10/2012 683 tre volte a la setimàna, chi farémo una resérva de roba!" Arìva i Re Magi, i se ingenögia. Gh'è el vègio che el porta el sò regalo, poe el giovinèto e poe arìva dentro el negro... "Ohi che bèl, che bèl, che bèl! Ól Bambìn nèl cavagnèl!" "Foera negro, via, cito! Spavénta no el fiulìn. Canta de foera!" El vousa el re vègio. In quel mentre 'riva dentro l'ànzelo, Gabriel, gridando: "Via, sübeto fuga in Egitto che gh'è ól re Erode che taja le teste ai bambìn come fuósse funghi." E allora Sant'Anna dise: "Per piasér gh'ho besògn de tre cavàli e tre carétti per caregàr tüta 'sta roba" - "No, no' gh'è tempo de caregàr, besògna andàr via sübeto. Via, fuga in Egitto." - "Ah, furbàsso ànzelo, ti voi catàre tüto ti, eh!" Poi tìren fora l'àseno che no' sta in pìe, l'è tüto embriàgo, che son tre giorni e tre notti ch'ól bófa per darghe un po' 02/10/2012 684 de calór al bambìn, no' sta drìsso, ól gh'ha la pànsa quasi par tèra e cominciano a caregàrghe de roba sulla stciéna, ól va par tera, slìsséga. La Madonna ól va en gròpa e San Giüsèppe ghe dise: "Madona dessénde che 'sta bestia ól crepa!" - "Ma mi no' pòdo desséndere, se la zente no' me vede su l'àseno no' capìsse che fémo la fuga in Egitto." In quèl mentre vién dentro un ànzolo, gridando: "Foera, foera - dise - baterìa!" - "Come bateria!?" "Traslòco! Via, scapàre!" - "Dove?" - "Fuga in Egìto!" "De già?!" - "Sì, gh'è tüti i soldài de foera che ve çerca." - "Aspèta, 'ndemo a tór un carèto - dise Sant'Ana - per caregàre tüti i regali che gh'han portà." - "Gnente regali, no' se porta via niénte!" Dise la Madòna: "Eh no, i mè regali li vòjo cara, i mè regali per ól fiolìn, che quando devénta grande... " "Tira foera l'áseno!" - "Ma no, no - dise San Giusèpe no' se pòl caregàrlo 'st'áseno, a l'è quatro ziórni e quatro 02/10/2012 685 nòti che el bófa, l'è sfiatà compàgn d'una lugànegha insechìda!" 'Gnìva avante infàti 'sto ásen, inciochì che no'l restava in pìe, ghe se slargàva i giambi apéna che ól caregàven. Caregàven tüti i fiaschi, i ótri, caregàven i formàj, pachi e fagòti. E 'sto ásen: wwumm! Wuwmm! el 'ndava sóto, slargàva i giambi, la pànscia per tèra. A gh'è la Madòna che monta in còpa al àsen, insentàda col fiolìn in bráscio. "Madòna - ghe diséva San Giusépe - ven giò, nol se po' mòvere, el mòre!" - "Ma no' pòdo caro, chè tüta la zénte l'è abituà, durante la fuga in Egito, a vedérme che mi son sentàda in sü l'áseno in fin da la parténsa!" *** E alóra San Giusèpe ól se mète sóta a l'áseno, caréga l'áseno in gròpa e van via tüti insémbia. Dòpo do ziórni, trè ziórni, tüta la sacra famégia 'riva davànte a Jaffa. Jaffa bianca co' tüte le tóri altìsime, maravagióse. E sübito l'ànzelo ól vola in ziélo, ól fà un gran cerchio vdo. E l'àseno ól tira sü la testa... Iiiaaaahhhhhhhhh! 02/10/2012 686 (Imita il ragliare dell'asino) Pprrrooofffff! Slarga le giàmbe, pom, la pànscia par tèra. Una lofa dèl cül: pluff! L'ànema de l'àseno la va in ziélo. La Madòna de in còpa a la bèstia spiràda, la varda: "Pòvara bèstia... Segno di Dio, voer di' che sémo 'rivàti!" Van drénto a la cità, tròveno 'na stambèrga, tüto un büso, che, dèl confronto, la capàna de Betlèm a l'éra 'na réggia. Giusèpe ól tòpa i büsi. La famégia se mète a dormire. La matìna sübeto, la Madòna la ciàpa 'na cavàgna, 'na cesta e la va intórna a cercar pagni de lavare, perchè besógna che jüta anche le' la faméja. San Giusèpe andava intórna col martèl, la séga e ciòdi per truà de fare mestè. El fiolìn in mèso a la strada. La sera la Madòna l'arìva, morta roversàda, con tüta la stcéna spacàda, róta. 02/10/2012 687 La se sèta ancmò bagnàda, straca. E San Giusèpe vién de foera imbestià chè no' gh'ha truvà lavór d'un soldo. Se punta lì col martèl sul tàvul: Ptum! Ptum! Ptum! Ptum! El pica sóra i didi, che quèla l'è l'üniga manéra de sfogàrse che gh'han i legnamèe. 'Riva dentro ól Gesù Bambìn col mücc giò dèl naso, fin sü la bóca, tüto strapenàdo, con le mani vónce, le braghe de travèrso, sénsa gnanca 'na scarpa ai pìe. "Mama! A gh'ho fame!" "Bèla manéra che te gh'è de vegnìr a casa! Invece de domandàrghe sübet dèl to' papà, de la tua mama se i son cunténti, o fategà. Perchè te déve far ti cossì, eh?" "Eh, mama, ma mi gh'ho fame!" E la Madòna: "Ma non ti gh'ha vergogna? Proprio ti che te sèt vegnü apòsta dèl ziélo, che te sèt nasciü al mondo apòsta per insegnàrghe ai altri a èser bòni, e avérghe amore e avérghe bòne parole per tüti... e proprio ai primi dòi cristiani che te ghe déve dar respècto, ti te arìvi a gnanca saludàrghe!" 02/10/2012 688 E Gesù Bambìn: "Oheu, la madòna!" Sbianca la Madòna e Giusèpe anche! Se mète a tavola. "Fiulìn va' a lavàrte i man, nétate i mòcoli dèl naso, mètese un po' i cavèli a polìto. Va' i bócol... cussì! Fate el segno de la cróse! No, aspèta, l'è un po' tròpo presto!" Poe el Bambìn ól dorme. Dorme la Madòna, dorme Giusèp. La matìna Gesù se desvégia , el resta da per lü, solo, no' gh'è nisciüno. Alóra se mète sü le braghe, mangia un tòco de pane, va intorno dove che gh'è la strada e vede tüti i bambini che ziòga: cavalìna, sgiàfa a nascundùn, tòpa falsa... "Ehi, bambìn! Féme ziogàr anca mi ai vostri ziòghi!" "Nò!" - "Vo' sóta mi! Fémo la cavalìna. Anca a la sgiàfa" - "No! Va' via, Palestina!" - "A córere? Viàltri me corè drio. Fémo el ladro. Mi fel ladro?" - "No!" "Ma perchè?" - "Via, Palestina! Terün!" El fiolìn piange. Piange ól Bambìn coi ögi grandi che cola' gotón de làgrime. E pur de avérghe la posibilità de 02/10/2012 689 ziogàr, de far festa, de far ziògo e fantasia coi altri fiolìt, el fa un miracolo. Che la soa mama gh'avéa sémpre dito: "No' far miràculi intorno, che i te scopre, che se i capisse che ti te sèt ól fiolìn de Dèo arìva i sbiri de l'Erode e ghe tóca scapàre de nòvo!" Lì, in de la piàsa, gh'éra 'na fontana. E tüta intorna la tèra... de la tèra créta, de quèla che se 'dòpera per fare i matóni. Jesus Bambìn ól ciàpa sü un pagnòco de tèra e ól comincia con 'sti didìni a lavuràrla: el fa foera un crapìn d'osèlo poe tüto el corpascìn con le aletìne, la cóa, poe le piüme, fine, fine. El cata sü on bastonsìn per farghe le sciampìne... "Bambìn, varda che bèl osèlo de mòta che gh'ho fàito! De tèra l'è!" "Oh che bravo el Palestina, végne apòsta de lontano per farghe vedere l'uselìn de mòta... oh bravo!" - "Sì, ma mi sunt capàze de farlo volare." - "Come?" - "Ghe fo' 'na bufàda." - "Fà vedé?" "Èco! (Soffia con forza) Pfffuuuuu!" e l'uselìn ól dervìse tüte le piüme e le ali, se desténde, sbate, sbate: 02/10/2012 690 ciup, ciup, ciup, ciup, viricip, ciup, viriiii, cip! (Con le sole mani mima l'uccello che svolazza intorno fino a scomparire nel cielo) "Bòja, che drago el Palestina! Che stregonàsso! Ohi, l'ha fàit volàr l'usèl de mòta co' 'na bufàda. De tèra l'éra!" - "No' l'è miga véra!" - "Com no? L'ho vidù mi!" - "Ma l'è un trüco vègio 'me la Madòna: lü l'ha catà un uselìn de quèi inturpicà che burlà giò da 'n'albero... l'ha catà sü... poe l'ha sguatascià ne l'àqua... dòpo l'ha sfrugugnà un pochetìn ne la tèra.. poe l'ha metü sóra la man, gh'ha bufà in tèl cül: brivido... vce, vce, vce... l'è vulà via!" - "Ma no, l'ho visto mi, l'éra pròpio de tèra! Dai… Faghe védar, dài Palestina... 'n'altro tòc de créta, avanti via, möevess... (mima di creare un uccellino) dai che l'è fato... via co' le alète... Dai, bufa!" - "Spèta!" "Chi?" 'Riva un fiulòt, un bambìn, co' 'na gran testa tüta risulìt négher: "Fermo, verificare!" "Chi sèt?" 02/10/2012 691 "Tomaso!" "Tomaso? Come no' dito!"(Alza le mani, arreso di fronte alla consuetudine e al personaggio) Tomaso ciàpa un ciòdo... sum sum sum... sbüsa l'oselìn de tèra: "Regolamentare, vai!" "Aténti che bóffi!" (Soffia) Ppfffuuuuuuuu... (Mima nuovamente il volo dell'uccellino) cip, cip, cip, cipcipcipcip! "Vola! L'osèlo vola! Bravo Palestina! Caro come te voeri bén! Toh, un basin! Ma perchè te se stàit luntàn cossì tanto témpo? Che giògo che fémo! Adèso ognuno ól fà un osèlo... e ti, poe, Palestina: pffuuuu!, bófa e fa volar i nostri osèli!" "Dai Palestina! Che bèl Palestina che te sèt!" E tüti gh'han comincià a far dèi oselón. V'un gh'ha fàit un panotún tüto tondo co' una côa drissa, con dèe alète quadri, con un gran crapón che burlàva giò, poe l'ha fàit dò giambìne, tum... el burla giò... ghe n'ha metü quatro, poe cinque zampe. 02/10/2012 692 "Ma no' se pòl un osèl de çinque zampe!" "Se no' stà in pìe... Importante che vola, no?" Poe 'n'altro, 'na lugànega, una bissa, 'na bissa salàma, con dodése ali in fila, sénsa la côa, dódese zampe. "Lè un cagnòtto..." Poe 'n'altro l'ha fàit un bugugnùn... paréva 'na torta, co' la testa drissa in mèzo, sénsa còlo, el bèco su sü... e tüte le ali, tüte scompagnàde, tüte intorno. E sénsa giàmbe. "No' so se el vola, vedarèm..." Poe, 'n'altro, gh'avéa fàit dèi oselìn che pareva de le cagadìne. Poe 'n'altro un strunsùn. E l'ultimo, un gato! "No' se pòl far volare un gato!" "Se vola quèl strunsùn là, volerà ancha el me gato!" "No, ma i gati no' se pòl far volare. Un po' de régola!" "Mama! El Palestina no' vol far volar el mè gato! (Mima la madre che si affaccia al balcone e grida:) Fa' volàr sübeto el gato d'el mè fiòl, Palestina! Se no, vegni giò e 02/10/2012 693 te inciòdo!" (Mima il bambino Gesù che si osserva preoccupato le palme delle mani) "Tüti i oselón, tüti in fila!" "Via, che el bófa!" (Mima il volare strampalato dei vari uccelli) Pffuuuuu... El pagnutùn: quac, quic, quoc, qua, te, pu, qua, te. Pfffeeee... La lugànega: pici, pete, qua, te, ce, che , se, te, pe. Pfffeeee... La torta: psu, pse, psu. Pfuuuu... El strunsùn: pce, pque, pte, pci, pce. El gato! Pfuuu gniaaaaoooo gna gnum gnam! Magna tüti i osèli dèl ziélo! "Ohi! Che bèl, che rìdare a stciepapànza!" "'N'altra uselàda, avanti tüti inséma!" Tüti che fan i osèli. Végnen anche dai altri quartiéri, tüti i fiolìt. Tüta la piàssa piéna de fiolìt che fan pastròchi con la tèra, tüte le statuète... Osèl de tüte le forme e culóri. 02/10/2012 694 I ziòga, i ride, i canta! Ma in quèl moménto: trac! Se spalanca el portón de la gran piàssa. E se vede 'parìre un cavalìn negro, tüto bardà, bèlo, con sóvra, a montàl, un fiolìn tüto rubisón, con dei öci sbricón, con i cavèli bén petenà... le piüme sül capèlo, vestìt de velùto e de séta, con un coletón de pisso. E gh'éra dòi soldati d'aprèso: el sovrastòmego de fèro, piüme anca loro sul capèl, montà sü dòi cavàli bianchi. Quèl bambìn l'éra ól fiòl dèl parón de tüta la cità. (Mima il bambino che, dal cavallo, si rivolge ai ragazzini del quartiere) "Ehi fiolìn, che cosa ziogàte?" "No' far mostra de gnénte, Palestina! Quèlo l'è un rompicojón. L'è ól fiòl d'ól parón. No' darghe trà. No' darghe corda, fa' finta de gnénte." "Mi dite a cossa state a giocare? Pòso giocare co' voiàltri?" "No!" 02/10/2012 695 "E perchè, de gràssia?" "Cussì! Perchè tüte le volte che noialtri domandémo de ziogàr con ti, fiòl dèl patrón, coi to' cavàli per far un zirèto, ti te dise no! Perchè tüte le volte che vegnémo a casa tua, che te gh'è de gran ziòghi, te ne fàit descassàre da i to' sbiri! Noiàltri adèso gh'avemo un bèl ziògo, el più bèl ziògo dèl mondo, ma el Palestina, che quèl l'è al cap dèl ziògo, l'è nostro. Ti te se sióro ma no' te gh'e ól Palestina. Palestina l'è par noiàltri. Vero Palestina? (Mima di baciare Gesù) Pciu, pciu! No' te ne andar co' quèlo ah? No' fa el Giuda, ah?!" "Ma se pòl savére che ziògo l'è?" "Sì, che te lo digo... Noiàltri fasémo i uselón. Poe ól Palestina, bófa e i fa volare. Ti vol ziogàre anca ti?" "Oh sì!" "Bòn, tira fòra el to' oselìn, bófaghe sóvra, e vedòm se ti è bòn de farlo volare!" (Gran sghignazzo corale) Rosso, inrabìto, co l'éra ól fiolìn dèl padrón, co' i i ögi foera de la testa. Gh'ha catà 'na lanza dèl soldàt, gh'ha 02/10/2012 696 dàit de spròn al so' cavàl, l'è 'rivàt in mèso ai fiòl criàndo 'me un mato: "Se no' ziògo mi, no' ziogàte gnànca voiàltri!" Zan, zan, a spacàre coi zòcoli dèl cavàl tüte le stàtue, tüte le figurine de créta. Tüta par tèra, la tèra spacàda. Coi fiulìt che piagneva... tiràva bale de mòta; i soldàt coréndo a cavàl, criava: "Via! Foera, andìt foera, via! Che el pòl fare quel che el vòl quèl, parchè l'è ól fiòl dèl padrón!" Le mame che vegnìveno foera de le finestre: "Catìvo! Un ziògo si bèlo co l'éra. No' costava gnénte... i nostri fiòl i l'éra conténti, e ti..." E i soldai: "Via matre! Via, che ve 'riva le lanze!" Pfium, pfium, ptum, ptum! Tüte le finestre seràde. La piàsa vòta. Gh’éra restà soltanto ól fiolìn dèl parón sul so' cavàlo negro, coi soldati che i rideva. E nesün gh'avéa scorgiùo che gh'éra restàt ól Bambìn Jesù visìn a la fontàna.. coi 02/10/2012 697 ögi grandi, impegnìdi de làgrime... che ól vardàva verso ól ziélo che el s'era impiegnìdo de nìvole. "Paadreee, paaadreeeee!" Le nìvole se son dervìde: broomm, proomm, brooommm! (Mima il padreterno che si affaccia fra le nuvole) "Se gh'è!" (Rifacendo il tono del bambino, che a fatica trattiene il pianto) "Padree, son miii, Jesus..." "Cosa t'è capitàt, Bambìn?" "Eehh... quèl fiulìn lì l'è catìvo, chè gh'ha stcepàt tüti i figurìn de tèra che noialtri gh'avémo fato per ziogàre. G'ha scarcagnà tüto col so' cavàl e (Piange farfugliando) guduhntuchetugudutu" "Ma caro, per 'na stupidàda cusì, te gh'ha de far ciapàre un spavénto cusì grando a to' pare? Che so' 'rivàto de volàta, de l'altra parte de l'univèrso che éro... gh'ho sbüsà quasi dódes nìvoli, gh'ho tirà sóta dódese 02/10/2012 698 cherubini, e me son stùrta tüto ól triangolo, che ghe voer una eternità a rimpiasàl a 1'órden!" "E, ma lü l'è stàit catìvo! Lü l'è ól fiòl dèl parón, gh'ha tüto! Gh'ha tüti i ziòghi, ma l'istèso, quando gh'ha visto che noialtri éremo conténti, gh'ha... (Singhiozza) ghidi tüte tuduuhu stcepàdo tüto... ehheeehhhe... e mi gh'avevo tanto fadigà..." "Parla ciàro." "E mi che gh'avevo fàto tanta fatìga de far ól miracolo de far volar gli oselìni... per avérghe dèi amìsi, per ziogàre insémbia... che dòpo i mè ciamàva Palestina caro toh un basìn!... E adeso son de nòvo solo, come prima. Che tüti i amisi mìi son scapati... ehhhee... (Piange) Gh'ho gran dolore mi, gh'ho gran dolore patre eeehhheeee..." "Oh te gh'hàit rasón. A dévo bén dir che ól spacàre, ól stcepàre sogni e ziòghi de plagér de fantasia, o l'è pròpi ól pejiór de tüte i viòl! Ma quèlo l'è un fiolìt, caro... cosa devo fare eh?"(Gesù, prima si lascia sfuggire un 02/10/2012 699 sospiro di pianto, poi, con tono, il più candido e normale possibile) "Màsalo! (Sorride guardando accativante verso l'alto per ottenere il consenso del padre) Eh!" "Ma caro, t'ho mandàt giò apòsta dal çiélo in tèra per imparàrghe la pace fra i òmeni... parlàrghe d'amore. La prima volta che quaicün te fa quaicòsa, te voi masàrlo! Te cominci bén la professiòn, eh?" "È tròpo? Bòn, alora stórpialo... sguèrcialo... eh? Sguèrcialo e stórpialo..." "No, no' se pòl far 'ste cose, caro. No' se pòl comensàr co' la violénza cussì, eh?" "No' se pòl? No' te pòl ti? Lo maso mi?" "E bon, fàit quèl che te pare, che tanto co' ti, no' se pòl descùtere. Ma non andar intorno a racontàr che so' stado mi!" Prrooomm, bbrrraaaamm! I nìvuli sfragùglia da partüto e el Dèo scompare. No' l'è pasàto ól témpo. 02/10/2012 700 De nòvo a gh'è ól fiolìn dèl padron col ride, coi soldàt che i se sganàsa a rigolà, e ól Bambìn Jesù visìn, c'ól ciàma: "Patron... fiòl dèl parón!" "Eh?" "Eeehhheeeehhhh! (Ride col compiacimento di chi sta per preparando uno scherzo atroce) Te ridi, ti, eh? T'è fàit tüto 'sto sacrapànte d'intorno... t'è spatascià tüti i statuèti, el nostro ziògo. E ti sèt conténto, tranquìlo... ti pénsi che nisciün te faga gnénte, eh? Ti è convènso che no'l può èserghe nisciün che te castiga al mondo. Gnànca to' pare, ah? E se adèso invece mi te fùlmino? Te ridi, eh? No' te ghe credi, eh?" Ffvvuuuooommmmm! Un fulmine treméndo è sortì dai ögi dèl Jesù Bambìn. (Descrive la terribile fiammata) Una léngua de fògo! 'Me 'na bisa-serpénte infiamàda, l'intorcìga tüto 'sto fiolìn, ól scaravénta, ól revòlta, ól sbate per tèra, divénta tèra còta come in un forno. Poem! Fumante!! 02/10/2012 701 Tüte le done dai balcón se büta a criàre: "Stregonàso! Cosa ti gh'ha combenà de treméndo!?" I soldàt sbianchìdi de spavénto che scapa sui cavàli. La Madòna, che gh'ha sentìt criàr de lontàn la 'riva de corsa: "Cos'è succès? Fiulin cos'hàit fa' ti?" "Gnénte... ho fa' un miracolo. Mio primo miràculo. Varda, l'è ancora caldo." "Ma come... l'è un bambìn?! L'è un fiolìn che t'è trasformà in tèra cota!!! Ma cos t'è fàit cos? Ma perchè?" "Eh! Ma lü l'éra catìvo, cara!" "No' vòj 'scoltàr scüse! Resüsitalo!" "Noo!" "Jesus, obidìse! Pénse a la povera mama de 'sto bambìn... lo strapacòre che gh'averà...! Resüsitalo!" "Ma non son capàze madre, mi gh'ho imparà soltanto a fulminare; no' gh'ho ancora imparàt el resùrgit!" 02/10/2012 702 "No' dir bosìe! Resüsitalo e inprèscia! No' ti capìse che se 'riva i sbiri ghe tóca de scapare de nòvo... mi e to' patre che gh'avemo apéna trovà un lavór!" "Eh, ma però... Èco... no' se pòl fare un miracolo che bisogna disfarlo sübeto! Bòn, lo resüsito, però co' 'n'a pesciàda..." Tum! 'N'a pesciàda in tèl cül de tèra. Prum! El bambìn de carne e òsa torna in pìe. Se tégne i ciàpi in dèi mani... ól varda intorno spaventàt: "Cuss'è capitàt, cuss'è sucès cos'è?" E el fiolìn Jesus ghe dise: "Mi sont stàit! Ól miracolo... fulminà... resüsità! Poe l'è 'rivà la mia mama... Ringrasia la Madòna! Faghe sübit un fiurèt! Ma ti, te sénte brüsar ól cül per la pesciàda che te ho dada? Aténto che gh'é un'alegorìa, eh! Bòn servìsi per quei che son stremìdi... che derénto le finestre son nascondüdi per gran pagüra. (Indica in alto tutt'intorno alla piazza) 02/10/2012 703 Se quèli comìnzeno a penzàre, razonàre, bada bén, che ti, te deventerà grande a forza di pesciàdi che ti ciàpi! El cülo te monta, te monta, te monta, te monta: puuummm! E stciòpa! In eterno senza cülo! Amen!" 02/10/2012 704 doppio MARIA VIENE A CONOSCERE DELLA CONDANNAIMPOSTA AL FIGLIO (da scanner alcune parole non sono state lette) Maria sta in compagnia di Zoana e per strada incontra ‘Melia. MELIA Bon dí Maria.. bon dí Zoana MARIA Bon dí ‘Melia, sit 'dré andar a far spesa? MELIA No, ag l'ho d' già fatta sta matina... av g'ho de dive un rob, Zoana. ZOANA Disíme. Cunt parmes, Maria... Si appartano e parlano concitate. MARIA In doe la va tuta sta zente? cosa l'è 'dré a suced là in funda? ZOANA Ol sarà quai sponsalizi de seguro... 02/10/2012 705 MELIA Sí, a l'è on sponsalizi... vegni de là improprio ades. MARIA Oh 'ndem a vedar, Zoana, che a me piasen tanto i sponsalizi, a mi. A l'è zovina la sposa? E ol sposo chi a l'è? ZOANA No sag mi... a credi col debia es un de foera... MELIA 'Dem, Maria, no stit a perd ol tempo co' i matrimoni... 'ndemo a casa che g'avem anc'mo de metarghe l'acqua al fogo per la menestra. MARIA Specít, 'scultí. A i è 'dré a biastemà! ZOANA O i biastemerà par 'legria e contentesa! MARIA No, che me someia... col fagan con rabia: ~ stregonaso», g'han criad... sí gh'ho intendío ben... 'scultí co i va a repét. Contra a chi e g'l'han? ZOANA Oh, 'des che me 'egn in mente... no l'è per un sponsalizio, che i vosa, ma contra a un che l'han descoverto sta note che ol balava con un cavron che po a l'era on diavulo. MARIA Ah, par quel ag disen: stregonaso? 02/10/2012 706 ZOANA Sí, par quel... ma no femo tardi, Maria... 'ndem a casa che no le son robe da vedar quele, che ag pod sucedegh de catarse ol malogio. MARIA A gh'è una crose che la sponta de sora e teste de la zente! E altre doe crose che spunta adeso! ZOANA Sí, st'altre a son de doe ladroni... MARIA Povra zente... i vano a 'ncrosare tuti e ~rie... Chi ol sa la mama de lori! E magara le, pora dona, no lo sa gnanca che i è drie a masarghe ol so fiol de le. Sopraggiunge correndo la Maddalena. MADDALENA Maria ! Oh Maria. .. ol vostro fiol Jesus. . . ZOANA Ma sí, ma sí, ol gh'sa de già le... (A parte) State cito... 'sgrasiada. MARIA Cos' l'è che so de già mi?... 's l'è capitat al me fiol? 02/10/2012 707 ZOANA Nagota... cos'ag dovaría eserghe capitat, o santa dona? A gh'è dumà che... Ah, no t'avevi dit? Ohj che 'smentegada che sont... m'era gnid via d' la testa de 'visarte che lu, ol to fiol, m'aveva dit che no el vegnarà a casa a magnar a mezdí, che ol g'ha de 'ndare su la montagna a cuntar parabule. MARIA A l'è quest che set gnuda a dirme anc ti? MADDALENA Sí, quest, Madona. MARIA Oh, ol sia rengraziad ol Segnore... ti eri rivada tanto de corsa... cara fiola... che mi n'evi catat un stremizi de quei... me s'evi già figurat no so miga quale desgrazia... Come semo stupide de volte noaltre mame! Ag femo preoccupade par nagota! ZOANA Sí, ma anco le, sta balenga, che la 'riva correndo scalmanada par 'gní a darte ol nunzi de ste bagatele... MARIA Bona, Zoana... no starghe a criar adeso... a l'infine l'è gniuda par farme un plazer d'una comission... At rengrazi, fiola... come ad ciamat ti, che mi am pare de cognosarte? 02/10/2012 708 MADDALENA Mi sont la Madalena... MARIA Madalena? La qual? Quela... ZOANA Sí, a l'è le... la cortizana. 'Ndem via, Maria, 'ndem a casa... co l'è mejor, che no ghe femo vedar con zente compagn... no '1 sta ben. MADDALENA Ma mi no fago pu ol mester. ZOANA Ol sarà perché no ti trovi plu smorbiosi de catar... Va', desvergognada. MARIA No, no descasarla... povra fiola... se ol me car Jesus s'la tegne in tanta fiducia de mandam'la a mi a fam di cumision, l'è segn che ades la fa giudizi... vera? MADDALENA Sí, a fag giudizi ades. ZOANA Vag a crederghe... la question l'è che ol to fiol de ti a l'è tropo bono, as lasa catare d' la compasion e ol freghen toeti! Ol g'ha sempre d'intorna un mugio de poltro'... zente senza laoro ni arte, morti de fame; desgrasiò e putane, compagn a quela! MARIA At parlet de cativa ti, Zoana... lu, ol me fiol, ol dise sempre co l'è 02/10/2012 709 par loro, sovra 'gni cosa par lori, sbandati e sperdui, che o l'è gnudo a sto mundo a darghe la speranza. ZOANA D'acordi, ma at cumprendi che a sta manera no ol fa un bel vardà... ol se fa parlar a dre'... Con tuta la zente de bon-levada co gh'è in cità; i cavajeri e soi dame, i dotori e i siori... che lu cont'ol so fare zentile savente e 'rudito a s'truaría de subet in t'la manega e averghe onori, farse aidare se ol g'avese besogn. No, cripante: ol va a meterse co i piogiat vilan! E de contra a quei! MARIA Scoltí come i vosa, e i ride... ma no se vede e crose ! ZOANA A parte che ol podría farghe a men de sparlarghe sempre a dre' ai prevet e a i prelat... che quei no gh'la perdonano a niuno. MARIA Eco de novo e tre crose... ZOANA Quei un dí a g'la faran pagare! Ag faran d'ol male! 02/10/2012 710 MARIA Fag d'ol male al me fiol? E parché, co l'è sí bon... no ol fa che d'ol ben a tuti, anco a quei che no ghe domanda! E tuti i ghe vol ben! Sentit... i son dre' a sghignasar de novo... un de quei ol dua es borlad per tera... Tuti ghe vol ben al me fiol... no a l'è vera? MADDALENA Sí, anco mi ag voi tanto ben! ZOANA O, ol sconoscemo tuti che spirato ben at voi ti al so fiol de la Maria! MADDALENA Mi ne g'ho un amore compagn che par on fradel par lu! Adeso... ZOANA Adeso... parché prima donca...? MARIA Zoana, daghe un taio infina de intormentarla sta fiola... cos'l'ha t'ha fait... no ti vedi co l'è smortificada... com l'è che cria tanto... E anco ol fudese che lè, sta zoina, la aga a tegner un amor par lu de quei che e done de normale a gh'han par i omeni, che ghe piase... bon? No a l'è omo sforse ol m'è fiol, oltra che ves Deo? De omo ol g'ha i ogi, le man, i pie... e tuto de omo... financo i dulori e l'alegresa! Donca ag tocherà a lu, ol 02/10/2012 711 me fiol, a decid... co ol savrà ben lu se fa, quando gnirà ol so mument, se ol vorerà torsela una sposa. Par mi, quela che lu ol scernerà, mi ag vurarò ben 'me fudes la mia fiola... E ag speri tanto ca vegna prest quel dí... che ormai ol g'ha compit trentatrí ani... e l'è ora che ol meta su famegia... Oh che brut crià che fan là in funda... e com l'è nera sta croze. Tanto me plazería averghe per casa di bambin so' de lu, de far ziogare, ninar... che mi ne so tante canzon de cuna... e darghe i vizi... e contarghe fabole, de quele bele fabole che i finisce sempre bene... e in zocondia! ZOANA Sí, ma adeso basta de starte a insognare, Maria... andemo che da sta banda, no magnemo pu nemanco a sira... MARIA No g'ho fame a mi... no ghe descovro la reson... ma m'è gnit a doso un strencio de stomego... bisogna proprio che vaghi a vedar cos' l'è ca va, a là in funda. ZOANA No, no te vaghi!... che a sont robe quele co e fano intrestizia e at menaran un s'ciopamagon par tuto 02/10/2012 712 ol ziorno. Ol to fiol no ol sarà contento... pò es che in stu momento ol sebia già in la casa e che a te specia... che ol g'ha fame. MARIA Ma se ol m'ha mandà a dire che no '1 vegnarà! ZOANA Ol pO averghe ut on respensamente. At set com'è i fioli. Quando te i speci a casa no i torna... e i retorna quando no i speci miga! E bisogna ves sempre a pronta cont ol magnar al fogo. MARIA Sí, ti g'ha reson... andemo... At voret 'gní anco ti Madalena, a magnarne una scudela? MADDALENA Bon voluntera, se no v' dag infesciament... Sul fondo passa la Veronica. MARIA Cos' l'è capitat a quela dona... co la g'ha un mantin tuto insenguinat? Ohj bona dona... av set fada male? 02/10/2012 713 VERONICA No, miga mi... ma un de quei cundanat che g'han metuo de soto a la crose, lo quelo co a ghe críeno stregonaso... e che no l'è stregon, ma santo!... Santo de seguro, che ol se capisce da i ogi dolzi ch'ol tene. A g'ho sugad la facia insanguagnenta... MARIA Oh dona pitosa... VERONICA ... con sto mantin e gh' n'è sortit on miracol... ol m'ha lasad l'emprunta d'la soa figura, che ol pare un ritrat. MARIA Fam lo vedar. ZOANA No ves curiosa, Maria, che n'ol sta ben. MARIA No sont curiosa... a senti ch'ol devi vedel. VERONICA D'acordi, at lo fago vedar, ma in prima segnat con-t'ol segn de la crose... eco, a l'è ol fiol de Deo! MARIA Ol me fiol... ah... a l'è me fiol de mi! (Corre disperata verso l'ester~o). ZOANA Co t'è fat... benedeta dona! 02/10/2012 714 VERONICA Ma mi no credevi ch'a fus la sua mama... de quel! TRADUZIONE Maria sta in compagnia di Giovanna e per strada incontra Amelia. AMELIA Buon giorno Maria... buon giorno Giovanna... MARIA Buondí Amelia, state andando a fare la spesa? AMELIA No, l'ho già fatta questa mattina... devo dirvi una cosa, Giovanna. (ì~IOVANNA Ditemi; con permesso, Maria... Si appartano e parlano concitate. MARIA Dove va tutta questa gente? Cosa sta succedendo là in fondo? GIOVANNA Sarà qualche sposalizio di sicuro... 02/10/2012 715 AMELIA Sí, è uno sposalizio... vengo di là proprio adesso. MARIA Oh, andiamo a vedere, Giovanna, che a me piacciono tanto i matrimoni. :~ giovane la sposa? E lo sposo chi è? GIOVANNA Io non lo so... credo che debba essere uno di fuori. AMELIA Andiamo Maria, non state a perdere tempo con i matrimoni... andiamo a casa, che dobbiamo ancora mettere l'acqua sul fuoco per la minestra. MARIA Aspettate, ascoltate. Stanno bestemmiando! GIOVANNA Oh, bestemmieranno per allegria e contentezza... MARIA No, che mi sembra che lo facciano con rabbia: a stregone! >~, hanno gridato... sí, ho inteso bene... ascoltate che vanno a ripetere. Con chi ce l'hanno? GIOVAN~'A Oh, adesso che mi viene in mente, non è per uno sposalizio che gridano, ma contro uno che hanno 02/10/2012 716 scoperto questa notte che ballava con un caprone, che poi era il diavolo. MARIA Ah, per quello gli dicono stregone? GIOVANNA Sí, sarà per quello... ma non facciamo tardi, Maria, andiamo a casa che non sono cose da vedere quelle, che può succedere di prendersi il malocchio. MARIA C'è una croce che spunta sopra le teste della gente! E altre due croci che spuntano adesso! GIOVANNA Sí, queste altre sono di due ladroni... MARIA Povera gente... vanno a crocifiggerli tutti e tre... chissà la loro mamma! E magari lei, povera donna non sa neanche che stanno ammazzando suo figlio. Sopraggiunge correndo la Maddalena. MADDALENA Maria! Oh, Maria... vostro figlio Jesus... GIOVANNA Ma sí, ma sí, lo sa di già lei... (A parte) Stai zitta disgraziata. 02/10/2012 717 MARIA Cosa è che so già io? Cosa è capitato a mio figlio? GIOVANNA Niente... cosa dovrebbe esser~zli capitato o santa donna? C'è solo che... ah, non te lo avevo detto? Oh, che smemorata che sono... mi era uscito dalla testa di awisarti che lui, tuo figlio, mi aveva detto che non verrà a casa a mangiare a mezzogiorno perché deve andare sulla montagna a raccontare parabole. MARIA ~ questo che sei venuta a dirmi pure tu? MADDALENA Sí, questo, Madonna. MARIA Che sia ringraziato il Signore... eri arrivata tanto di corsa, cara figlia, che io mi ero presa una paura di quelle... mi ero già figurata non so mica quale disgrazia... Come siamo stupide alle volte, noi altre mamme! Ci preoccupiamo per niente! GIOVANI~'A Sí, ma anche lei, questa matta, che arriva correndo accaldata per venire a darti l'annuncio di queste stupidaggini. 02/10/2012 718 MARIA Buona, Giovanna... non stare a sgridarla adesso... infine è venuta per farmi il piacere di una commissione. Ti ringrazio. figliola... come ti chiami tu, che mi sembra di conóscerti? MADDALENA Io sono la Maddalena... MARIA Maddalena? Quale? Quella... GIOVA~.~A Sí, è lei... Ia cortigiana. Andiamo via, Maria, andiamo a casa, che è meglio che non ci facciamo vedere con gente simile, che non sta bene. MADDALENA Ma io non faccio piú il mestiere. GIOVANNA Sarà perché non trovi piú sporcaccioni da prendere... ma va' via, svergognata. MARIA No, non cacciarla, povera figliola... se il mio caro Gesú se la tiene in tanta fiducia da mandarla a me per farmi delle commissioni è segno che adesso ha messo giudizio, vero? MADDALENA Sí, faccio giudizio adesso. GIOVANNA Vai a crederle... Ia questione è che tuo figlio è troppo buono, si lascia prender dalla compassione e lo 02/10/2012 719 fregano tutti! Ha sempre attorno un mucchio di poltroni, gente senza lavoro né arte morti di fame, disgraziati e puttane... uguali a quella! MARIA Parli da cattiva tu, Giovanna! Lui, il mio figlio, dice sempre che è per loro, sopra ogni cosa per loro, sbandati e sperduti, che è venuto a questo mondo, per dargli la speranza. GIOVANNA D'accordo, ma non capisci che in questa maniera non fa un bel vedere? Si fa parlar dietro... con tutta la gente bene allevata che c'è in città: i cavalieri e le loro dame, i dottori, i signori... che lui con il suo fare gentile, sapiente ed erudito, si troverebbe subito nella loro manica e avrebbe onori, farsi aiutare se ne avesse bisogno. No, sacripante: va a mettersi con i pidocchiosi villani I E contro a quelli! MARIA Ascoltate come gridano, e ridono... ma non si vedono le croci. 02/10/2012 720 GIOVANNA A parte che potrebbe fare a meno di sparlar sempre dei preti e dei prelati... quelli non la perdonano a nessuno! MARIA Ecco di nuovo le tre croci... GIOVANNA Quelli, un giorno gliela faranno pagare... gli faranno del male! MARIA Far del male a mio figlio? E perché, che è cosí buono... non fa che del bene a tutti, anche a quelli che non glielo domandano! E tutti gli vogliono bene! Sentite... stanno sghignazzando di nuovo... uno di quelli deve essere caduto per terra... Tutti vogliono bene a mio figlio... non è vero? MADDALENA Sí anch io gli voglio tanto bene! GIOVAI~'NA Oh io conosciamo tutti, che ispirato bene gli vuoi tu, al suo figlio della Maria! MADDALENA Io non ho un amore uguale che per un fratello, per lui! Adesso... GIOVANNA Adesso... perché prima, dunque...? 02/10/2012 721 MARIA Giovanna, smettila infine di tormentarla, questa figliola... Cosa ti ha fatto?... Non vedi com'è mortificata? Com'è che gridano tanto? E anche se fosse che lei, questa giovane, abbia a tenere un normali hanno per gli uomini che gli piacciono... Bene? non è forse un uomo mio figlio, oltre che essere Dio? Da uomo ha gli occhi, le mani, i piedi... e tutto da uomo, finanche i dolori e l'allegria! Dunque toccherà a lui, a mio figlio, decidere... che saprà bene lui cosa fare, quando verrà il suo momento, se lui vorrà prendersela una sposa. Per me, quella che lui sceglierà, io le vorrò bene come se fosse una mia figliola. E ci spero tanto che venga presto, quel giorno... che ormai ha compiuto trentatre anni, ed è ora che metta su famiglia... Oh che brutto gridare che fanno là in fondo... E come è nera, questa croce! Tanto mi piacerebbe averci per casa dei bambini suoi di lui... da far giocare, cullarli... che io ne conosco tante di canzoni da culla... e dar loro i vizi... e raccontar loro 02/10/2012 722 favole, di quelle belle favole che finiscono sempre bene, e in giocondità! GIOVANNA Sí, ma adesso basta di stare a sognare, Maria... Andiamo, che di questo passo non mangiamo plU nemmeno a sera. MARIA Non ho fame, io... non ne scopro la ragione... Ma mi è venuta addosso una stretta di stomaco... Bisogna proprio che vada a vedere cos'è che succede, là in fondo. GIOVANNA No, non vai!... che sono cose, quelle, che fanno tristezza. Ti porteranno uno strappacuore per tutto il giorno. Tuo figlio non sarà contento. Può essere che, in questo momento, lui sia già in casa e che ci aspetti... che lui ha fame. MARIA Ma se mi ha mandato a dire che lui non verrà! GIOVANNA Lui può avere avuto un ripensamento. Lo sai come sono i figli. Quando li aspetti a casa non tornano... e ritornano quando non li aspetti mica! E bisogna essere sempre pronte, col mangiare sul fuoco. 02/10/2012 723 MARIA Sí, hai ragione... andiamo. Vuoi venire anche tu, Maddalena, a mangiare una scodella? MADDALENA Ben volentieri, se non vi do fastidio... Sul fondo passa la Veronica. MARIA Cos'è capitato a quella donna, che ha un tovagliolo tutto insanguinato? Oh buona donna, vi siete fatta male? VERONICA No, mica io... ma uno di quei condannati che hanno messo sotto la croce, quello al quale gridano stregone... e che non è stregone, ma santo!... Santo di sicuro, che lo si capisce dagli occhi dolci che tiene... gli ho asciugato la faccia insanguinata... MARIA Oh donna pietosa... VERONICA ... con questo tovagliolo, e ne è sortito un miracolo... lui mi ha lasciato l'impronta della sua figura, che sembra un ritratto. MARIA Fammelo vedere. 02/10/2012 724 GIOVANNA Non essere curiosa, Maria, che non sta bene. MARIA Non sono curiosa... sento che devo vederlo. VERONICA D'accordo, te lo faccio vedere, ma prima segnati col segno della croce... ecco, è il figlio di MARIA Il mio figlio! Oh, è il mio figlio, di me! (Corre disperata verso 1'esterr~o). GIOVANNA Cosa hai fatto... benedetta donna! VERONICA Ma io non credevo che fosse la sua mamma... di quello! BOLOGNA 12.O4.91 IL PRIMO MIRACOLO DI GESU' BAMBINO-E’ STAMPATO. Corretto il 4/ 2 /99 Ora vi propongo un brano che qualche anno fa ha suscitato un vero e proprio scandalo al momento in cui é stato presentato per la prima volta in televisione. Il responsabile di questa esibizione, Celentano che avéa chiamato me e Franca a recitare 02/10/2012 pezzi 725 dei Misteri, fu letteralmente aggredito (verbalmente s’intende) da un gruppo di vescovi attraverso i loro giornali. Eppure come avéa fatto notare Umberto Eco in un suo articolo-saggio, quel testo da noi recitato fa parte di scritti accettati e condivisi dalla chiesa da secoli. Si tratta del “Miracolo di Gesù Bambino” che fa parte di un famoso vangelo apocrifo. I vangeli apocrifi, come sapete, non sono testi blasfemi o proibiti, come qualcuno erroneamente crede, bensì vangeli esclusi da quelli definitivi. Nei primi secoli del Cristianesimo esistevano un centinaio di vangeli diversi. Si può dire che ogni comunità cristiana si scegliesse e spesso riscrivesse il proprio nuovo testamento. A partire dal Medio Oriente, passando per l’Africa , risalendo per tutta l’Europa fino ai paesi baltici, s’incontravano gruppi etnici di lingua e cultura diversa che adattavano al proprio modello di vita la 02/10/2012 726 lezione e il verbo di Cristo: cossì troviamo Cristo nelle vesti di Dioniso e Orfeo, Cristo che cavalca cammelli e si trasforma in fuoco ,Cristo assunto in cielo alla guida di un cocchio trainato da quattro cavalli, Cristo che corre nella steppa cavalcando destrieri scatenati come un Vandalo, che combatte draghi e sculaccia donne lascive brandendo serpenti. A sto punto, giustamente, si cercò di mettere un po’ di ordine - si dichiararono scorretti i vangeli adattati dai Goti e dai Montanisti ritenuti manipolati da eretici, si cassarono i passi dove Cristo e i suoi Apostoli distruggevano chiese e città come Unni impazziti. Fu indetto un primo grande concilio di vescovi a Nicea. Al culmine del dibattito sull’accettabilità teologica di alcuni dogmi esplose una vera e propria rissa: gruppi di vescovi si lanciàrono contro altri santi uomini, brandendo le canne pastorali che da allora, per i contraccolpi dei 02/10/2012 727 botti su teste di sapienti, si intorcigliarono alla cima cossì come appaiono ancor oggi. Ma l’ordine assoluto non fu rispettato, tant’è che molti vangeli apocrifi hanno continuato a rappresentare fonte di ispirazione per mosaici, affreschi e bassorilievi di tutto il Medioevo fino al 1200 e più. Se vi capita di passare per Palermo, scoprirete nelle varie cattedrali (ad esempio Monreale) immagini che raccontano ancora nel X e XI secolo storie fantastiche tratte dai vangeli apocrifi. Fortunatamente a noi sono giunti anche i testi di questi racconti epico-favolistici. Fra questi, la storia dell’infanzia di Gesù e del suo primo miracolo. Questo passo è splendidamente raccontato nel vangelo di Filippo e in un altro detto di Tommaso. Ricordo ancora che quando scoppiò lo scandalo a cui ho accennato furono pubblicati degli stralci dei vari vangeli su riviste, anche religiose, cossì che anch'io scoprii degli altri vangeli apocrifi che non conoscevo. 02/10/2012 Entrambi 728 i vangeli di Filippo e Tommaso propongono la storia di Gesù bambino, che dopo la fuga da Betlèmme... vanno verso il nord, arrivano a transitare lungo il mare, fino a Jaffa... la città dei pompelmi... (rivolgendosi al pubblico che immancabilmente su questo commento ride) io so già che voi pensate alla J di Jaffa, pensate a Jesus, al miracolo dei pompelmi, non è questo. Il primo miracolo di Gesù bambino non è stato quello di timbrare con una J tutti i pompelmi della costa palestinese. No, si è trattato di un miracolo molto più poetico. Dunque, dicevamo, la sacra famiglia arriva a Jaffa : Madonna, Bambino e Giüsèppe, per non parlare dell’asino, cercano di sfuggire alla strage ordinata da Erode, vi ricordate sto fanatico scalmanato che voleva tagliare più teste del necessario?!! Arrivano in questa città e si ritrovano nella stessa condizione che oggi vivono Curdi ed Albanesi...non rimediano un posto da dormire, sono 02/10/2012 729 a disagio, lui soprattutto, San Giüsèppe, non riesce a trovare un cane che gli offra un lavoro. Ma la difficoltà maggiore la soffre il ragazzino che si ritrova letteralmente sbattuto in mezzo alla strada, con difficoltà di comunicare con gli altri, Gesù parlava palestinese stretto, e quelli di Jaffa, aramaico imbastardito... non lo capivano, lo sfottevano, non volevano giocare con lui, lo cacciavano via e gli gridavano “Palestina” con disprezzo. Sta povera creatura soffre umiliazioni... e per farsi coraggio e soprattutto farsi accettare, amare da questi ragazzini del luogo, guardate cosa significa il senso del gioco, decide di fare un miracolo, un piccolo miracolo che gli riusciva sempre abbastanza bene... quello di costruire con la terra creta degli uccellini e poi farli volare, soffiando loro addosso... il successo é straordinario! Gesù trasforma la terracotta in passeri, fringuelli e pettirossi stupendi ... coinvolge quindi tutti gli altri 02/10/2012 730 ragazzini che, a loro volta, impastano creta e scodellano incredibili volatili... in verità, si tratta di schifezze inenarrabili e il guaio è che a lui tocca dar fiato per farli volare, che se no, non lo applaudono. Ad ogni modo il piccolo Gesù riscuote un vero e proprio trionfo, lo eleggono capo dei giochi ma ahimè... in quel momento entra in scena il figlio del padrone, un prepotente, pretende di partecipare al gioco dei volatili ma i ragazzini del quartiere in coro lo rifiutano e lui, per ripicca, spacca tutte le statuine... a Gesù bambino, girano i santissimi, le madonne... ha una reazione proprio da Padre Eterno incavolato... fa una cosa ORRENDA, un gesto che viene raccontato da tutti i vangeli apocrifi; poi naturalmente c’è un risvolto, una catarsi mistica, ma non è il caso di anticiparvela... la verrete a scoprire con la rappresentazione. Questo spettacolo veramente lirico degli uccelli che vo, della gioia dei bambini è, credo, una delle più bèlle immagini tra 02/10/2012 731 tutti i Misteri Buffi che mi sia mai riuscito di mettere in piedi. Però attenti! Questa storia viene raccontata con un ritmo, con un andamento che molte volte stravolge. L’inizio della storia si spalanca con una gran cupola di cattedrale: appare un cielo ricoperto di mosaico blu e d’oro... all’istante sbuca una grande stella che avanza trascinando una lunga coda di luce... deraglia, scarta, spintona ogni astro che incontra sul suo cammino. Naturalmente è la stella cometa , e subito dietro i Re Magi che da giorni la vanno seguendo. Apre la carovana il re magio vecchio che cavalca un cavallo nero, l’allegoria è importante, appresso lo segue il giovane re magio, sorridente sul cavallo bianco, sempre attenti all’allegoria, ultimo è il re magio nero che cavalca un cammello grigio, e qui non lasciatevi sfuggire l’allusione morale... Il nero, anche lui sorridente, splendente nel buio della notte... sono fari i suoi denti, i suoi occhi luminosi... 02/10/2012 732 canta! Cosa può fare un nero su un cammello grigio nel deserto sconfinato? CANTA! Il guaio è che appresso gli sta’ il vecchio re magio ingrugnito che non sopporta il canto, tantomeno a cammello... quindi ha scatti ritmo di un da re magio nevrastenico e lo insulta. Oltre la stella in cielo appare un angelo, anzi, un ARCANGELO quasi barocco sventolante panneggi e sbattente ali piumate come dieci code di struzzo... un angelo che scende in picchiata ad avvertire con vocalità di tuono i pastori che è nato Gesù, coi pastori che si spaventano, gettandosi a terra, le pecore che perdono il pelo mentre lui grida “ Andate a Betlèmme a onorare il Redentore” ed ecco i pastori costretti ad ubbidire, si avviano portando doni per il piccolo Gesù. Nelle vicinanze della stalla si apre il presepe: una gran folla di credenti, curiosi, mercanti, venditori ambulanti che offrono di tutto, pecore e bambini smarriti. All’ingresso della stalla c’è anche 02/10/2012 733 Sant’Anna, nonna del neonato celeste, che raccoglie i doni e li infastella. Arrivano i Re magi e di lì a poco anche l’angelo che ordina “Sloggiate, presto! Stanno arrivando i soldati di Erode che tagliano teste a più non posso... se acchiappano anche il Santo Bambino, bisognerà rimandare il presepe e tutto il cristianesimo all’anno venturo!” Quindi arriviamo alla fuga con l’innesto di Jaffa, che vi ho già detto. Andiamo ad incominciare... fate bene attenzione all’andamento della storia, soprattutto al ritmo e alle situazioni solo accennate. Lasciatevi pure andare smodati alla risata e alla commozione... è risaputo che la gente ricca di immaginazione è quella che piange e ride senza ritegno.