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Sociale
Dicembre 2011
L’Ambasciatore
Antonio e Mario, due generazioni a confronto. Da Foto Elettra al futuro nel mondo del cinema
Sposito: arte fotografica che appassiona
Teresa Anna Iannelli
“La fotografia la prendo al volo,
nel senso che cerco di fare le cose
spontanee”, afferma Antonio Sposito, fotografo di apprezzate qualità.
Di spontaneo nel suo essere artista
c’è tutto, finanche l’inizio della sua
carriera. «Ho iniziato da mio padre,
che aveva l’hobby della fotografia.
Ricordo di quando andavamo in vacanza, portava con sé tutti gli attrezzi, scattava le foto di nascosto
alle persone e poi la sera le stampava. Il giorno successivo ce le faceva vedere. Quando vidi sviluppare
la prima foto, mi restò impressa la
magia di come veniva fuori l’immagine, lentamente nell’acido. Allora
capii che la fotografia sarebbe diventata la mia professione». Fin da
piccolo Antonio inizia a scattare foto
e insieme a suo padre le sviluppa e le
stampa. «A 12 anni - afferma Sposito - il mio primo matrimonio sperimentando su mia sorella. Dopo la
licenza media andai a lavorare per
due anni a Fuorigrotta. Qui imparai
l’arte della ripresa fotografica. Dopodiché, per perfezionarmi sulla
stampa a colore, andai a lavorare a
San Giorgio a Cremano per tre anni.
Stampavamo le foto del matrimonio
con la tecnica del cestello. Dopo
quest’esperienza, seppur con ritardo,
decisi di frequentare l’Istituto d’Arte
di Napoli e, dopo il servizio militare
all’età di 20 anni, decisi di aprire il
mio primo studio fotografico a Brusciano, in via Roma: Foto Elettra, in
omaggio a mia madre di nome Elettra». Per Sposito la fotografia è una
vera ragione di vita: «Non seguo
delle regole ben precise, ma sperimento sempre, frequentando anche
corsi di aggiornamento. La foto è
qualcosa che deve venire dall’animo, bisogna cogliere la spontaneità del soggetto e delle sue
emozioni». Ed Antonio in questo è
un vero maestro, tanto da essere premiato nel ’93 al concorso nazionale
Kodak “Le Stagioni del Ritratto”,
classificandosi al primo posto nella
sezione ritratto di matrimonio con la
seguente motivazione: “per la capacità compositiva che è riuscito a raccogliere e raccontare con esuberante
allegria e in perfetta armonia con
l’evento trattato”. Questa sua capacità gli viene anche dall’aver osservato per anni i lavori di Carmine
Crispo, fotografo bruscianese che
veniva dall’arte pittorica e che Antonio indica come il maggior ritrattista mai conosciuto: «Di Carmine
ho sempre apprezzato la capacità
unica di ritoccare colori, sfondi e
foto in maniera da creare un vero e
proprio quadro fotografico. Ma un
altro dei miei miti è anche Oreste Pipolo, fotografo napoletano del quale
ho sempre ammirato la libertà di
esprimersi in un panorama che solo
Napoli sa offrire». Dalle esperienze
all’estero, tra le quali un matrimonio in Germania e due lavori a New
York nel 2000 e nel 2002, Antonio
ha portato innovazioni che ne hanno
segnato l’operato negli ultimi anni:
«Sono soddisfatto di dove sono arrivato. Soprattutto ora che c’è mio figlio Mario che vuole intraprendere
questa strada. In lui rivedo la passione per la foto che avevo io, ma
con capacità di regia che lo pongono
ad un livello di partenza già superiore al mio. L’ho incoraggiato sin
dall’inizio, perché notavo il suo talento». Mario Sposito ha frequentato l’Istituto d’Arte e si occupa in
particolar modo di regia. «Ho seguito mio padre fino all’età di 17
anni facendo matrimoni per molto
tempo. Ma la mia carriera è cominciata quando ho scoperto la regia.
Ho frequentato corsi di regia a Napoli e Roma, arrivando tra i finalisti
con un mio corto al Festival di Capri
2011. Oggi, assieme al mio socio,
abbiamo fondato il Big Bang, un
gruppo che fonde regia e giornalismo documentarista». Quindi dalla
foto al wedding cerimoniale di
stampo cinematografico, passando
Mario e Antonio Sposito
attraverso le innovazioni generazionali dove l’arte degli Sposito si
evolve, destinata a realizzare i sogni
di ancora molte generazioni di
amanti della foto d’autore.
Fotografia Sposito
Via Risorgimento, 147 Scisciano
Tel: 081/ 519.69.37
Cell:338/ 74.89.076
E-mail: [email protected]
IL GRUPPO MUSICALE NASCE NEL 2007, È COMPOSTO DA SEI ELEMENTI E RIPROPONGONO LA MUSICA CLASSICA NAPOLETANA RIVISITATA
Nola: successo de “I Paria” all’hair stylist
Ornella Scognamiglio
Tanto divertimento e buona musica hanno caratterizzato la serata evento organizzata da Paolo Maione hair stylist di Somma Vesuviana. In una
cornice d’eccezione, presso il teatro Umberto di
Nola, il gruppo musicale e comico “I Paria” si è esibito suscitando un grosso consenso di pubblico.
Niente forbici alla mano quindi per questa sera,
«venite a trascorrere una serata diversa - ha dichiarato Paolo alle sue clienti qualche giorno prima
dello spettacolo - senza svelare il vero motivo della
serata organizzata». L’hair stylist ha voluto regalare
in occasione del 20° compleanno della sua attività
un evento spettacolo con un gruppo musicale capace soprattutto di coinvolgere e divertire il pubblico in sala. Il gruppo musicale “I parià” nasce nel
2007, è composto da 6 elementi e ripropongono la
musica classica napoletana rivisitata. Fisarmonica,
chitarra, basso e percussioni accompagnano il duo
di Angelo e Salvatore tra momenti di comicità e di
musica. Tra loro c’è una forte sintonia e si nota sin
dalle prime battute, frutto della forte passione per
la musica e il teatro. «Ho scelto di fare una sorpresa
a tutti coloro che in questi 20 anni mi sono stati vicino, mi hanno seguito e mi hanno permesso di crescere ed affermarmi - ha dichiarato l’hair stylist -, ho
voluto regalare una serata diversa e divertente per
ringraziare tutti a partire dai miei collaboratori, la
mia famiglia, e la mie clienti». «Il teatro è stracolmo
ed io sono già emozionatissimo - confessa Salvatore
dietro le quinte, voce del gruppo insieme ad Angelo
- il nostro gruppo è nato solo qualche anno fa quasi
per gioco, perché ci piaceva l’idea di divertire il
pubblico, oltre che a trasmettere la nostra forte passione per la musica, questa sera siamo qui per festeggiare Paolo che ha voluto dimostrare anche
stasera con il nostro spettacolo la sua voglia di accontentare sempre le sue clienti».
Salvatore che ha partecipato anche a Sanremo
Giovani è compositore di testi e musica e per la
prima volta al teatro Umberto ha presentato la sua
ultima canzone “Maje Passarrà”.
«Paolo è un grande professionista - continua Angelo - sempre all’avanguardia, proprio un mese fa
siamo stati insieme a Londra alla ricerca di nuove
tendenze e osservare da vicino i look della prossima
stagione, insomma ci tiene tanto per il suo lavoro e
noi stasera qui vogliamo dar voce alla sua gioia esibendoci e dando il meglio di noi stessi».
CON LA RECENTE RASSEGNA SULLA MELA ANNURCA, PRODOTTO ECCELLENTE DEL TERRITORIO, LA CITTADINA BENEVENTANA SI PONE TRA LE METE PRINCIPALI DELL'ALTA GASTRONOMIA CAMPANA
Sant’Agata de’ Goti: terra di gusto
Teresa Anna Iannelli
Diciotto edizioni: tante sono bastate alla Pro Loco - Sant’Agata de’ Goti per rilanciare un prodotto meraviglioso come
l’annurca della terra saticulana. La rassegna, nata nel 1992/93
con lo scopo di promuovere l’immagine, la preziosità e la bontà
di questo prodotto antico, è riuscita negli anni a sconfiggere il
forte momento di crisi di questo prodotto. La determinazione del
suo ideatore, il prof. Claudio Lubrano, presidente della Pro Loco
dal ‘85, ha fatto sì che i produttori continuassero a scommettere
su questo prodotto, a non abbandonarne
la coltivazione per tramandarlo alle
future generazioni. «L’annurca
agatese - afferma il presidente
Lubrano - è un frutto che necessita di una grande manodopera e la scarsità dei
lavoratori portava, all’inizio degli anni ‘90, i produttori a spiantare gli
alberi da mela annurca.
Si sentì, allora, la necessità di rilanciare la lavorazione per non perdere il
prodotto. Nacque così la
Rassegna Mela Annurca
che, di anno in anno, ha visto
aggiungersi tanti operatori col
merito di aver rilanciato la coltiva-
zione e la produzione di annurca. Oggi, infatti, l’intera produzione del territorio viene completamente smaltita, venduta in vari
mercati d’Italia». La mela di Sant’Agata è diversa dalle annurche che si producono in altre zone della Campania perché si
tratta di una mela arcaica che viene coltivata su meli a porto innesto franco, cioè su alberi nati dal seme del frutto stesso che
sono ad alto fusto e grandi chiome.
Sono mele che hanno una grande differenza con quelle comuni coltivate a palmetta e si raccolgono ancora col metodo antico, acerbe, arrossandole con i metodi di conservazione tradizionali. Alla rassegna hanno contribuito negli anni, con le diverse modalità specifiche, la Regione Campania, la Provincia di
Benevento, il Comune di Sant’Agata de’ Goti e la Camera di
Commercio. Nel tempo la rassegna è diventata anche occasione per veicolare eventi legati alla cultura e promozione
del territorio, arricchendosi con varie mostre cinematografiche, spettacoli musicali e manifestazioni letterarie,
contribuendo sensibilmente alla promozione culturale
oltre che enogastronomica del territorio. L’evento si
pone come anti-sagra, nel senso che il prodotto si promuove, con degustazioni che vanno dai primi piatti, ai
secondi e ai dolci tutti a base di annurca, senza far pagare niente al visitatore, allontanando così ogni sospetto di lucro o commercializzazione. Grazie a questa
rassegna ed all’attenzione data al prodotto, oggi Sant’Agata de’ Goti è la città della mela annurca e della gastronomia tradizionale legata a questo frutto con prelibatezze che, grazie al forte impegno della Pro Loco, non sono
scomparse dalla tradizione campana.
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“Midnight
in Paris” incassa
2,2 milioni
di euro il primo
fine settimana
“Midnight in Paris” è l’ultima commedia diretta da
Woody Allen uscita nelle sale
cinematografiche italiane lo
scorso 2 dicembre. La pellicola,
scelta come film di apertura al
Festival di Cannes, ha ricevuto
numerosi apprezzamenti, posizionandosi in Italia al primo
posto della classifica Box Office
e incassando 2,2 milioni di euro
il primo fine settimana. Il film
si apre con la presentazione
della città di Parigi mostrando
con una panoramica accanto ai
luoghi più belli e rappresentativi della capitale francese come
il Louvre, la torre Eiffel, il
Moulin Rouge, Notre Dame, la
Senna, anche i negozi più fashion, i bar più glamour, le
strade e i ponti. Parigi viene
mostrata di giorno e di notte,
con la pioggia e con il sole
senza mai perdere il suo avvolgente fascino che da sempre
ispira gli artisti di tutto il
mondo. E anche Gil (Owen
Wilson), il protagonista del lungometraggio, resta folgorato
dalla città romantica per eccellenza e vuole stabilirvisi definitivamente per trarre
l’ispirazione per i suoi romanzi.
Peccato che la sua futura moglie Inez, razionale e priva di
un animo poetico, non sia d’accordo col suo compagno che
preferirebbe continuasse a fare
lo sceneggiatore ad Hollywood.
Ma per un sognatore come Gil
è troppo restrittivo il suo lavoro
che frena la sua vena artistica.
Il suo talento riesce finalmente
a venir fuori quando viene catapultato negli anni ’20, epoca
storica in cui avrebbe sempre
desiderato vivere, e conosce di
persona i suoi idoli: H.Heminguay, S. Fitzgerald, P.Picasso,
Degas e tanti altri. Se tutto ciò
sia sogno o realtà, sia dovuto ai
vapori dell’alcool o alla fantasia non interessa, perché quello
che conta è il fine di questo
viaggio: Gil fa ordine nella sua
vita decidendo di non reprimere le sue passioni. Il film si
presenta proprio come una favola, ma la mezzanotte non è
più come per Cenerentola l’ora
x in cui si pone fine ai sogni
perché è a quell’ora che il protagonista inizia ad evadere da
quella realtà sempre più spesso
opprimente. Pur presentandosi
come una favola, il film non
cade mai nel banale trasmettendo una morale molto attuale: conoscere il passato è
importante, ma non bisogna
credere che le epoche trascorse
siano state idilliache perché
sono pur sempre state il presente per qualcun altro che credeva che la felicità
appartenesse ad un’epoca passata. Dunque il passato non è
un rifugio, ma una fonte da cui
attingere per vivere meglio il
presente. Nella commedia sono
presenti molti degli elementi
estetici tipici dell’autore di
“Manhattan”: colori caldi, voci
monocordi e titoli di testa e di
coda in bianco e nero.
Il film intrattiene lo spettatore piacevolmente
consentendogli un’evasione
dalla realtà e conducendolo nei
mari dell’immaginazione.
Emanuela Gambardella