Nuova vita ai non vedenti grazie al Braille e

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Nuova vita ai non vedenti grazie al Braille e
Nuova vita ai
non vedenti
grazie al Braille
e perfino alla stenografia
C
ome il «linguaggio dei gesti», o più semplicemente «l’alfabeto manuale»1, hanno permesso ai sordomuti di rinascere, così il Braille2,
con il suo sistema di scrittura ha concesso una
nuova vita ai ciechi risolvendo brillantemente il
problema. Tutti i segni (alfabetici, musicali3, di interpunzione, algebrici, etc.) sono rappresentati da
punti (da 1 a 6) – impressi a rilievo – variamente
disposti ed allineati su tre righe orizzontali e due
verticali4. Un ingegnoso quanto semplicissimo attrezzo (tavoletta Braille), consente ai ciechi di
scrivere, con l’unico limite di non poter rileggere
quanto eseguito. Con i sei puntini diversamente
ordinati, presi singolarmente, a due a due, a tre a
tre, a quattro a quattro, etc., è possibile programmare ed effettuare numerose combinazioni, ad
ognuna delle quali corrisponde una lettera, un valore oppure un significato. Ciascuna di esse risulta
caratterizzata dalla sua posizione nel «casellino»
secondo la numerazione indicata in figura se diritto (posizione di lettura); al rovescio diventa praticamente speculare. Detti punti sono disposti entro
uno spazio che corrisponde a quello del polpastrello del dito indice con il quale si esegue l’esplorazione. Per la scrittura viene utilizzata una lastra di
metallo provvista di fori che coincidono e sostituiscono i puntini stessi5.
1 Il primo alfabeto sistematico dattilologico per non udenti si
fa risalire a padre O. Assarotti (1753-1829) [vedi Appendice
I], ma già in precedenza si ha notizia di comunicazione per
cenni (nel 1670 il gesuita italiano Lana Terzi; San Bonaventura nel 1400; lo stesso San Benedetto, fondatore dell’Ordine
nel 529, aveva imposto il voto del silenzio e di conseguenza,
per motivi pratici, i monaci usavano cenni convenzionali).
L’idea pare nacque proprio a Napoli dove il popolo per lunga
tradizione ed usanza era ed è abituato ad accompagnare i discorsi con una significativa gestualità. Per quanto riguarda indicazioni ed informazioni su metodologie per insegnare a sordomuti e non vedenti a leggere e scrivere, il medico italiano
(fu anche matematico, fisico, astrologo, filosofo e scienziato,
di MASSIMO
UGLIANO
autore di opere varie, di importanti formule e del famoso
giunto) Girolamo Cardano (1501-1576), diceva: «...È necessario che chi è sordo impari a leggere e a scrivere, poiché lo
può fare, proprio come chi è cieco...», ma un suo codice adatto allo scopo non è mai stato trovato. Dal momento che fra i
suoi molteplici interessi c’era la crittografia, si pensa che potesse basarsi su artifizi del genere. Anche grandi pensatori si
interessarono al problema dei non vedenti. Il filosofo inglese
J. Loche (1632-1704) sulla linea ideologica di F. Bacon
(1561-1626), ritenendo che la coscienza fosse originata dai
sensi, prestò particolare attenzione ai ciechi che venivano
educati.
2 Braille Louis nacque a Coupvray nel 1809 e morì a Parigi
nel 1852. Perdette la vista a soli tre anni e dal 1819 stette nell’Istituto per ciechi della capitale francese. Fu allievo di V.
Haüy, si dedicò alla musica, divenne abile organista e nel
1827 per le sue capacità, fu nominato insegnante nello stesso
Istituto. Nel 1829, dopo aver in precedenza studiato ed appreso quello di Haüy e la «night writing» (una specie di codice
segreto militare a 12 segni) del comandante francese C. Barbier’s (1819) – risultato troppo complesso per i soldati – ideò
il suo sistema a punti in rilievo [vedi Appendice II], divenuto
in breve tempo diffusissimo. Dalle originali 43 indicazioni
(passate poi a 63) fu esteso alla matematica, alla chimica ed
alla musica e dal 1854 (due anni dopo la morte) venne introdotto perfino nella scuola. Scrisse il: Nuovo procedimento per
rappresentare la forma delle lettere mediante punti (1839).
Affinità con la scrittura di P. Bales (1591), di E. Reginald
(1603) o ancora con la «Homografie» di A. Würt (1831).
3 Corrispondenza con l’applicazione della Stenografia alla
musica oppure creare o annotare composizioni: cfr. H. PRÉVOST, (v. nota 13); G. PRETE, Rassegna di Studi Stenografici, Napoli 1967; F. GIULIETTI, Trattato Critico-Storico di
Stenografia, cap. L; IDEM, Storia delle Scritture Veloci, pg
419.
4 Le parole in Braille risultano molto più lunghe che in italiano o in qualunque altra lingua. Ogni puntino per essere riconosciuto agevolmente al tatto deve avere almeno una distanza
di ~ 2,5 mm dal precedente e dal successivo nella stessa parola. Il principio strutturale ed organizzativo è completamente
diverso da ogni altro.
5 Analogia con il «cartone» forato delle macchine tessili
ideate nel 1806 dal francese J. M. Jacquard (1752-1834) per
ottenere qualsiasi motivo ornamentale ed i più svariati disegni, oppure con il «normografo», mascherina usata dai tecnici
per tracciare lettere, numeri e sagome regolari ed uniformi
preintagliate in un supporto. Le schede perforate (o nastri) di
H. Herman (1860-1929) sono successive ma oggi in disuso.
Una importante applicazione [vedi Appendice III] per velocizzare le trasmissioni telegrafiche fu fatta da C. Wheatstone
(1802-1875).
Analizzando attentamente i contrassegni, si
possono fare una serie di importanti osservazioni e
trarre delle interessanti conclusioni: non esistono
maiuscole e minuscole ma c’è un mezzo per indicarle; vi sono tutte le vocali variamente accentate e,
ovviamente, cediglie e simbolismi vari di cui è ricca la lingua francese; moltissimi raggruppamenti
vengono destinati alla musica, etc.6. A differenza di
vari alfabeti anche stenografici, dove gli autori si
sono preoccupati in maniera predominante della
speditezza dei segni, della facilità di unione, di angoli, di punti morti, della derivazione da parti di
lettere già esistenti, di frequenze, ripetitività, sequenze, etc.7, l’inventore ha dovuto prestare particolare attenzione a tutt’altre problematiche perché
in effetti le indicazioni sono tutte brevi e di diretta
ed immediata acquisizione e riconoscibilità, una
volta afferrato il semplicissimo ed elementare meccanismo ispiratore. Le maggiori difficoltà sono state, presumibilmente, quelle di stabilire la distanza
ottimale8 alla quale posizionare orizzontamenti e
colonne su cui si ritrovano i punti, per consentire la
migliore e più veloce identificazione e relativa rapida rilettura9; il danneggiamento delle pagine prodotto dal consumo per strofinio; costi e modalità tipografiche e/o di stampa. Naturalmente alcuni criteri sulla ricorrenza delle vocali medie che nella
Casellino
Braille
Seven
Segment Display
lingua francese sono spesso reiterate, hanno fatto
assegnare alla vocale - a - il segno più breve in assoluto (un punto unico nella posizione in alto a sinistra [1]) ed alle vocali - e - ed - i - due puntini ciascuna (rispettivamente [1-5] e [2-4]). Anche fra le
consonanti, un analogo metodo codificato di operare, ha indotto a dare alla - b - [1-2] ed alla - c - [14]. È stato destinato un gruppo abbastanza breve,
perfino alla - œ - (2-4-6).
C
on recenti aggiornamenti ed estensioni al linguaggio matematico [Standard English
Braille, grade 2 del 1957 (grade 1 nel 1932)10 e The
Nemeth Code o Braille Mathematics and Scientific
Notation del 1965], il sistema si presenta razionale
e completo spaziando, con pochissime limitazioni,
dalla raffigurazione e riproduzione dei numeri (anche decimali e periodici) e delle frazioni alle potenze (perfino con esponente negativo), dalla percen-
tuale, al valore assoluto, dalle radici alle misure di
angoli, superfici e volumi, dall’alfabeto greco alla
trigonometria11, alla chimica ed oltre.
Si può affermare che la rappresentazione ridotta e semplificata al massimo (punti) nel Braille deriva anche dall’acuta e diligente considerazione
fatta sul numero otto (o sulla lettera H), che ha
portato recentemente al visualizzatore a sette segmenti (seven segment display), dal quale possono
generarsi e quindi essere raffigurate e riprodotte
vocali e consonanti (in stampatello) e tutti i numeri con delle semplici lineette (principio dei visori
alfanumerici digitali). I sei punti del Braille non
sono altro che i nodi dove si vanno ad intersecare
le righe con le linee verticali in oggetto. La logica
generale prevede un sistema di similitudine12 e/o
di soppressione, contrazione o adattamento del numero di punti necessari per taluni simboli13, più
norme, regole ed espedienti non difficili o complicati.
Oltre al Braille, peraltro perfezionato da P.
6 Si contano 40 disposizioni per l’alfabeto; 10 segni di interpunzione; 13 simboli solo per le operazioni più diversi accorgimenti per le trasposizioni di calcolo; per quanto riguarda la
musica (il Braille era un ottimo organista) abbiamo: 7 per le
ottave, 7 per le semibrevi, 7 per semiminime, 7 per le crome,
2 per oscurare il valore della croma, 4 per terzine e sestine, 4
per le pause, 7 per le alterazioni, 2 per i ritornelli, 2 per fine
del pezzo, 2 per mordente, 1 trillo, 2 smorzato, etc. Cfr. M.
UGLIANO, Gli incontri impossibili: L. Braille e l’Acousmetric Shape.
7 Cfr. M. UGLIANO, Entropia e Stenografia; Aspetti tecnici,
evoluzione e confronto fra i segni di alcuni Alfabeti e di diversi Codici.
8 Il punto rilevato ha forma semisferica con diametro di ~ 1
mm.; la distanza fra punti nella stessa parola è di ~ 2,5 mm.
9 Qualche Autore ritiene che la sensibilità non è uniforme;
varia a seconda delle dita ed a seconda della falange interessata e perfino fra mano destra e sinistra. L’allenamento alla lettura è fondamentale e per iniziare viene consigliato di leggere
in formato Braille un testo già noto.
10 Fra le altre cose, in quella data venne stabilito che «The
alphabet is universal but signs representing certain combinations of letters differ in the various language».
11 Un interessante manuale a cura di M. A. Varani Bisca dell’Istituto dei ciechi «F. Cavazza» di Bologna riguarda la segnografia della matematica in caratteri Braille.
12 Ad esempio i numeri cardinali e gli ordinali sono indicati
con i medesimi segni abbassati di una scanalatura (sfalsati di
una riga). A loro volta i cardinali corrispondono alle prime
nove lettere dell’alfabeto italiano (per lo zero si usa la j) precedute da un segno convenzionale chiamato, appunto, segnanumero. Richiama i procedimenti abbreviativi di «accompanied signification» o di «consenting - dissenting method» di
T. Bright (1551-1615) di tachigrafica memoria.
13 Fa pensare ad un principio pratico simile a quello della teoria di incompatibilità di errata lettura per la Stenografia
(esclusione o semplificazione di lettere ancorché frequenti ma
non necessarie o comunque indispensabili alla decifrazione)
elaborato, in quegli stessi anni, dal francese Hippolite Prévost
(Tolosa 1808-Parigi 1873), autore del Nouveau Systéme de
Sténographie, Parigi 1826 e dell’applicazione alla musica
Sténographie musicale ou art de suivre l’exécution musicale
en écrivant, Parigi 1833.
Foucault (1797-1871)14, divenuto in brevissimo
tempo universale ed insostituibile per le sue indiscusse caratteristiche di funzionalità, efficacia e
semplicità15, ci sono stati molti sistemi di scrittura
per non vedenti, quasi sempre in bassorilievo ma
tutti abbandonati o comunque scarsamente diffusi
perché poco pratici soprattutto in quanto meno individuabili al tatto. Citiamo quello dello stesso
Haüy (1745-1822)16, quello del Moon17 (lettere alfabetiche normali alcune in stampatello, altre in
minuscolo, un poco ruvide e ben marcate ai bordi,
prive di parti non ritenute significative), quello
semplificato di Howe18 e le modifiche apportate
allo stesso Braille nel 1870 da J. W. Smith presso:
Perkins19 Institution and Massachusetts School.
Teorie meno importanti, di limitata diffusione e
non innovative si devono ad Alston, Frere, Littledale, Llorens, Lucas e Wilch.
E
sistono attrezzature per permettere ai ciechi di
stenografare20, derivate dalle normali macchine da scrivere21, con opportune varianti, anche nel
formato Braille. L’apparecchio di Picht22 costituisce un intelligente apparato facilmente portatile
con pochissimi tasti23, mentre W. B. Wait (18391916), educatore americano del New York Institute
for the Education of the Blind, inventò nel 1894 il
«Kleidograpf» e poi lo «Stereograph» adatto alle
notazioni musicali e per «...embossing metal plates
to be used in printing books for the blind». Del
1892 la creazione di F. H. Hall, sovrintendente nella Illions School for the blind. Un non vedente è
tranquillamente in grado di scrivere a macchina al
pari di chi vede, tanto è vero che, per imparare ad
usarla ed acquisire la velocità si adotta il cosiddetto
procedimento a tastiera cieca dove i tasti vengono
coperti24. A sua volta il Morse25, ideatore del famo-
14 Trattasi di un collega del Braille, Pierre Foucault, anch’egli menomato della vista, entrato nell’Institut des Jeunes
Aveugles fin dal 1803. In seguito insegnante nella stessa
Scuola, inventò una particolare macchina da scrivere per non
vedenti denominata «Raphigraphe» ed un «Contre-basse à
touches». Non sappiamo se anche Foucault Jean-BernardLeon (Parigi 1819, ivi 1868), illustre studioso e scienziato
vissuto nello stesso periodo nella capitale francese, che approfondì svariati argomenti, si sia interessato anche della
scrittura dei ciechi; è certo che intorno al 1840 si occupò di
fotografia (dagherrotipo), mentre nel 1862 si dedicò all’ottica
facendo importanti ricerche (controllo dello stigmatismo delle
lenti ed inomogeneità ottiche). Famosi i suoi lavori nel campo
dell’elettricità (correnti di Foucault o parassite); nel 1851, nel
Pantheon di Parigi fece il celebre esperimento del pendolo
con relativa dimostrazione della rotazione terrestre; riuscì ad
effettuare una precisa misurazione della velocità della luce.
15 A tutt’oggi il Braille resta insuperabile; appositi programmi consentono di trasformare un testo in viva voce lettera per
lettera, parola per parola o riga per riga e viceversa; carte particolari ed idonee stampanti riproducono in Braille qualsiasi
carattere (cfr. BRAPORT, 2002, note 50 e 51). La barra Brail-
le, applicata ad un PC, trasforma un testo sullo schermo nella
scrittura per punti.
16 Valentin Haüy insegnante di calligrafia a Parigi rimase
profondamente commosso dalla sorte dei ciechi e cominciò
con l’applicare il suo sistema di istruzione per mezzo di caratteri spostabili in rilievo al giovane Lesueur (un ragazzo di
Lione). Pubblicò l’Essai sur l’education des aveugles, e
fondò, sempre a Parigi, la prima istituzione per i privi di vista.
17 William Moon (1814-1894) perdette la vista a un occhio
per febbre da scarlattina nel 1823, prima di diventare totalmente cieco nel 1840. Mise a punto il suo «Moon type» di
scrittura [vedi Appendice IV] e di stampa fra il 1845 ed il
1848. Sue opere sono: The last days of Polycarp (1847), The
blind vocalist Harriet Pollard (1860), Blindness, its consequences and ameliorations (1868), Light for the blind (1873),
Light for the blind: Moon’s system of reading (1875), Consequences and ameliorations of blindness (1875).
18 Howe Samuel Gridley (Boston [Massachusetts] 1801, ivi
1876) si iscrisse alla facoltà di Medicina ma non terminò gli
studi per partecipare alla rivoluzione greca. Alla fine di quest’ultima rimase in Europa per qualche tempo. Nell’autunno
del 1831, ritornò negli Stati Uniti e si dedicò all’assistenza di
sordomuti, di ciechi ed altri menomati. Divenne Sovrintendente dell’Istituzione nel 1844. Famoso l’addestramento all’allieva L. D. Bridgman (1829-1889) sordomuta e cieca ospite dell’Istituzione Perkins nel 1839, con «... a set of 26 metal
types...». Sempre con il suo metodo fu educata inizialmente
H. Keller (1880-1968), la quale, in un secondo momento, studiò anche il Braille.
19 Perkins Thomas Handasyd (1764-1854), ricco magnate
americano già benefattore del Massachusetts General Hospital. Le principali modifiche apportate da J. W. Smith consistono in «riduzioni» (rappresentano gruppi di lettere che compaiono con frequenza in una certa lingua) e «contractions
(che) permits faster Braille reading and helps reduce the size
of books, making them less cumbersome». Si tratta, comunque, di regole non particolarmente complesse ed adeguate alle
capacità degli allievi.
20 Per ulteriori applicazioni della Stenografia alla scrittura dei
ciechi, cfr. F. GIULIETTI, Trattato Critico-Storico di Stenografia, cap. LI; B. Occhetti Crippa (1844-1949).
21 Troviamo diverse realizzazioni francesi: Gonod (1827),
Dujardin (1838), Gensoul (1868), Lafaurie (1900), Bivort
(1902), Chambonnaud (1903), Grandjean (1924); per le più
antiche, cfr. H. DUPONT - L. CANET, Les machines à écrire, Parigi 1901; H. DUPONT-G. SENECAL, Les machines à
sténographier, Parigi 1907.
22 Oscar Picht (invenzione del 1920). Navigando in Internet,
alla voce Picht è possibile vedere una serie di apparecchiature
conservate presso l’APH CALLAHN MUSEUM ([email protected]), fra cui la tedesca Marburg e l’americana
Perkins, oltre alla stessa MiniPicht .
23 Il congegno, costituito da soli sei tasti, scrivente su nastro
con bobina disposta trasversalmente, in pratica realizza le varie lettere segnando i punti che le costituiscono.
24 Il dispositivo per «Tipostenografia» di Pilade Cappellari
del 1908, con 44 segni sia alfabetici che sillabici, poteva facilmente essere applicato alla scrittura per i ciechi o alla dattilografia; cfr. P. CAPPELLARI, «Lezioni di Tipostenografia»,
parte teorica, in «L’Esperanto», vol. III, 1915.
25 Morse Samuel Finley Breese nacque a Charlestown nel
Massachusetts nel 1791 e morì a Poughkeepsie (New York)
nel 1872. Studiò a Londra acquisendo una formazione più letteraria ed artistica che tecnica. Fu, infatti, anche pittore (era
stato allievo di B. West) e fondò nel 1826 a New York una società di Belle Arti che si sarebbe poi trasfomata nella National
Academy of Design. Divenne famoso, nel 1836, per l’invenzione del telegrafo e dell’alfabeto (Morse International Code)
[vedi Appendice V]. Sembra che l’idea gli fosse venuta durante un viaggio di ritorno dall’Europa nel corso di discussioni ed esperimenti su A. M. Ampére (1775-1836) relativi alle
recenti scoperte di quest’ultimo sulle correnti elettriche e sul
magnetismo. Brevettò diversi congegni di minore importanza
e si interessò di dagherrotipia.
so telegrafo, pare volesse utilizzare o estendere ai
non vedenti il suo codice costituito da punti e tratti26, che addirittura, potrebbe essere stato predisposto, in origine, proprio per i ciechi27. La cosa, comunque, non ebbe seguito, dal momento che i segni corrono su una stessa linea e, quindi, appaiono
difficilmente riconoscibili in quanto elementi poco
adatti ad essere ‘letti’ o di facile confusione28.
Nemmeno i codici e gli apparati di C. Wheatstone
(1802-1875) e di É. Baudot (1845-1903), importantissimi nel settore della telegrafia multipla ed
automatica, trovarono applicazione pratica come
supporto oppure ausilio ai non vedenti29.
Al momento, oltre a moderni sensori particolarmente versatili per eseguire comandi difficili
che si attivano al semplice tocco o addirittura con
la voce ed a procedimenti di ingrandimento sia a
proiezione che tipo zoom per lo schermo del PC
per chi ha ridotta capacità visiva, esistono in commercio programmi e prodotti sempre più sofisticati. Fra i primi ricordiamo i sistemi attivati a distanza e vocalici o di sintesi (procedure di riconoscimento o successiva rilettura a voce di un testo)30.
Fra i secondi, la barra, le stampanti Braille e l’Optacon31 che senza l’ausilio di un PC riesce a trasformare in rilievo una qualunque scritta.
Per quanto riguarda l’addestramento e l’educabilità dei non vedenti, negli ultimi tempi sono stati
compiuti passi fondamentali che hanno portato a
risultati impensabili.
Dal punto di vista pedagogico, fino a qualche
anno addietro, si riteneva di aver raggiunto il massimo, offrendo Scuole speciali, cani guida32, libri
in Braille, lettori, macchine da scrivere e successivamente biblioteche virtuali, PC, personale ed insegnanti sempre più specializzati33, etc.
O
ggi, per migliorare le prestazioni di giovani
svantaggiati (sia handicap mentali che nel
caso di non vedenti e non udenti) accanto alle ben
note metodologie (educazione articolata, importanza dell’istruzione fin dalla primissima infanzia,
fasi differenziate dello sviluppo cognitivo, pedagogia attiva, scuola a «misura di bambino», strutture inconsce e profonde della personalità)34 e
quindi all’insegnante tradizionale, che trasmette
nozioni e abilità partendo dal presupposto che l’allievo sia in grado di comprenderle, subentrano
nuove e diverse figure. Si tratta dei tutor o meglio
ancora dei «mediatori»35, i quali si occupano, invece, del processo di apprendimento, puntando
sulla sua flessibilità in funzione delle facoltà del
soggetto (attenzione, motivazione, capacità di memorizzazione, etc.) intermediari che, quindi, potrebbero anche integrare ed affiancare il classico
lettore. Nella maggioranza delle situazioni, infatti,
non è necessario solo materialmente leggere, ma
fornire spiegazioni e delucidazioni adeguate; risvegliare o a seconda dei casi contribuire alla creazione di nuovi siti di memoria; assistere a capire, a far
entrare negli stadi più alti della lettura (compitata,
corrente, globale, silenziosa, espressiva, critica),
non solo per cercare di raggiungere traguardi educativi avanzati36, ma più semplicemente, per aiutare nel modo giusto questi minorati. In ogni caso il
dialogo consente uno scambio emotivo importante
oltre che la possibilità di comunicare in maniera
sempre più ampia, complessa ed articolata, destando curiosità, interesse, piacere e motivazioni.
Il soggetto che non è in grado di vedere più a
Nel codice Morse (binario) ogni simbolo viene indicato
con gruppi di punti e linee trasmessi per mezzo di impulsi
elettrici. Nel corso degli anni è risultato particolarmente versatile ed utilizzato anche in modalità ottica e/o sonora; per
queste sue caratteristiche, fino a poco tempo fa è stato usato
in marina per segnalazioni e comunicazioni dirette. Cfr. M.
UGLIANO, Dai «caratteruzzi» di Galileo all’«entropia» di
Shannon passando per Morse.
27 L’attribuzione di gruppi di punti e di linee a ciascuna lettera non è casuale: il Morse valutò frequenze e ricorrenze e secondo un criterio soprattutto di convenienza per migliorare la
velocità di trasmissione (700 parole all’ora) assegnò un maggior numero di puntini e trattini alla P (4), alla Q (4), alla J
(4), alla Y (4) ed alla CH (4); i segni più brevi sono la E (.) e
la T (-), seguiti dalla I (. .) e dalla A (.-); la È (come nel Braille), risulta la sequenza più estesa (5). Fra i numeri, la cifra che
contiene più trattini è lo 0 (- - - - -), mentre nei segni di interpunzione la virgola (6). Cfr. M. UGLIANO, Osservazioni sull’International Morse Code - Fondazione Morse, N. Y.
28 Le parole, tradotte nell’alfabeto Morse – che si svolge solo
ed esclusivamente in orizzontale – diventano lunghissime e
quindi scritture e libri avrebbero dimensioni ancora più notevoli di quelle in Braille. Lo «stile telegrafico» consente di eliminare il superfluo. I radioamatori in Cw usano, di solito, il
codice veloce Q adottato anche dalla Nato (gruppi di tre lettere fra QAA e QUZ, ognuno dei quali corrisponde ad un messaggio prestabilito).
29 Forse perchè non sono mai stati presi in considerazione per
l’estensione ed applicazioni concrete ai privi di vista [vedi
Appendice III e VI]. Cfr. M. UGLIANO, Studio ‘M’; La
Componente ‘V’.
30 Ad esempio il semplice JAWS.
31 Trattasi di uno strumento portatile costituito da una piccola
telecamera e da una superficie che si modella riproducendo a
rilievo tutti i caratteri. Le parole non vengono, di conseguenza, rappresentate secondo il linguaggio Braille ma nella stessa
forma avuta nel testo.
32 Uno dei più importanti centri di addestramento è La Scuola
Nazionale Cani Guida per Ciechi di Scandicci - Firenze,
membro della International Federation Guide Dog School for
the Blind.
33 Per insegnare nelle scuole speciali italiane per alunni non
vedenti o sordomuti è necessario titolo di specializzazione
specifico previsto dall’art. 325 del D.L.vo n. 297/1994 ovvero
dal D. I. 26 maggio 1998.
34 Cfr. J. A. Comenius (1592-1670); J. H. Pestalozzi (17461827); Sigmund Freud (1856-1939); John Dewey (18591952), Maria Montessori (1870-1952), Jean Piaget (18961980).
35 Cfr. Reuven Feuerstein (nato in Romania nel 1921 - vivente); www.fondazione-mariani.org.
36 Cfr. L. COSTAMAGNA-S. GIANNINI, La Fonologia
dell’Interlingua.
26
partire da una certo punto dell’esistenza è spesso
preso da una paura angosciosa di carattere patologico. È un atteggiamento di allontanamento dal
mondo esterno, un malessere (apparentemente) inspiegabile, una diversa forma di sofferenza37, un
disagio particolare (talvolta accompagnato da depressione) che difficilmente si riscontra in chi non
vede dalla nascita, forse paragonabile all’agorafobia ovvero a più complicate fobie sociali38.
I
l progresso tecnologico e la sperimentazione,
accanto a risorse che sicuramente agevolano,
semplificano e migliorano la fattibilità di procedure difficoltose, offrono ai menomati della vista
qualcosa di sorprendente: la «retina bionica». Trattasi di un occhio elettronico, cioè di una minuscola
videocamera che coglie gli stimoli luminosi e li
trasforma in impulsi elettrici che, attraversando il
nervo ottico, arriverebbero al cervello. Il principio
è praticamente quello naturale dell’occhio, del
quale si tenta di imitare il fenomeno di captazione,
ricezione, trasmissione, e «apprendimento» di
informazioni e messaggi provenienti dall’esterno.
Analoghe neuroprotesi hanno già avuto successo
nel trattamento di talune forme di sordità39. In tutto il mondo, studiosi, medici, ingegneri, oculisti
(William Dobelle40, Vincent ed Alan Chow, Gregg
Suaning, Kwabna Boahen, Pier Enrico Gallenga,
Raymond Iezzi, etc.) si interessano a diverso titolo
a procedimenti per cercare di ridare la vista a chi
ne è privo. In Italia, fra gli altri, vanno citati i lavori compiuti presso il Dipartimento di Scienze della
Visione dell’Istituto Universitario dell’Ospedale
S. Raffaele di Milano41.
Naturalmente la soluzione non è definitiva e
non tutti i casi di assenza della vista sarebbero curabili; alcuni ricercatori stanno valutando l’opportunità di utilizzare non solo impulsi elettrici, bensì
di sfruttare i meccanismi biochimici che sono all’origine della visione e quindi far arrivare neurotrasmettitori (sostanze quali la noradrenalina, norepinefrina, dopammina, acetilcolina) che rendono
possibili i collegamenti tra cellule nervose, direttamente alla parte della corteccia cerebrale interessata al processo.
In alcune circostanze, tuttavia, la cecità consente
di scoprire la vera essenza delle cose non mascherata dall’aspetto puramente esteriore. I ciechi apprendono con maggiore interesse e presentano spiccate
attitudini per le attività logiche; possono concepire
ed elaborare su basi intellettive pensieri e sentimenti. Sono più concentrati42; hanno quasi sempre una
particolare sensibilità musicale e talento creativo;
risultano, chiaramente, esenti da illusioni ottiche e
dagli inganni della percezione visiva43.
Per quel che concerne il miglioramento delle
condizioni, la vivibilità e la utilizzazione da parte
di tutti, il Decreto Ministeriale 14/6/1989 n. 236,
riguarda le Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale
pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche. All’art. 2, lettera A) sub c), il detto
Decreto evidenzia: «la mancanza di accorgimenti
e segnalazioni che permettono l’orientamento e la
riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo
per chiunque e in particolare per i non vedenti, per
gli ipovedenti e per i sordi». In verità, più volte
viene ribadito: «stendere la possibilità di raggiungere, accedere, fruire, etc., anche per persone con
ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, in
condizioni di adeguata sicurezza e autonomia...»,
ma in molti casi tutto ciò è rimasto in via puramente teorica o circoscritta e per svariati motivi,
ancora largamente disatteso. Importantissime la
Legge-quadro n. 104 del 5 febbraio 1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti delle
persone handicappate nonché la recentissima Legge n. 53 del 2003. È certo che per i non vedenti
sorgono problemi ben differenti e complessi di
protezione e le precauzioni e le cautele – che sempre se studiati o individuati in fase di progettazione e realizzazione – fanno diminuire i costi di
eventuali modifiche ed adeguamenti successivi,
nell’architettura, nell’urbanistica o nella costruzione di oggetti (forme ergonomiche)44 di uso comune. La speranza è quella di un inserimento sempre
più incisivo ed un’apertura verso i non vedenti nella società avendo per obiettivo una città senza barriere45, ovvero, come quella ideale di Aristotele
37 Cfr. V. ANDREOLI, “Capire il dolore”; S. CANALI-L.
PANI, Emozioni e malattia.
38 Cfr. i siti: www.lidap.org; www.ipsico.org; www.opl.it;
www.realfears.com.
39 Cattedra di Otorinolaringoiatria - Università di Verona prof. V. Colletti.
40 Cfr. il sito: www.artificialvision.com.
41 Direttore prof. R. Brancato; responsabile del servizio
dott.ssa R. Lattanzio.
42 Il grande matematico L. Eulero divenuto cieco diceva:
...avrò meno distrazioni e potrò fare meglio i miei calcoli.
43 Cfr.
F. Müller-Lyer (1857-1916); sito http:
//psico.univr.it/ephp/ricerca/paolo/muller_Iyer. htm.
44 L’ergonomia è la scienza che studia le relazioni fra l’uomo
e il suo ambiente, ivi compresi gli utensili, i materiali, i metodi e l’organizzazione che devono essere pensati in rapporto
alle attitudini dell’individuo stesso, alle sue capacità ed alle
sue limitazioni. La rapida evoluzione tecnologica è tale che
non è più concepibile fare affidamento o attendere l’adattamento spontaneo, ma è necessario ipotizzare il comportamento sulla base di dati statistici o previsioni teoriche, per ottimizzare l’organizzazione del lavoro, prevenire infortuni ed
adeguare alle effettive possibilità di ognuno. Cfr. P. CENNI,
Applicare l’Ergonomia.
45 Cfr. M. UGLIANO, Non solo barriere architettoniche.
(384 a.C.-322 a.C.): «Una città che deve essere costruita in modo di dare ai suoi abitanti sicurezza e
felicità»46.
I
n tutta Europa il 2003 è stato dedicato ai problemi dei disabili in generale, proprio per ridurre o
ridimensionare i tanti ostacoli che a tutt’oggi limitano il vivere quotidiano dei portatori di handicap47. Le nuove tecnologie rappresentano, senza
dubbio, un grande ausilio per queste persone e
molte associazioni48 si impegnano mettendo a punto metodologie, valutando progetti49 e sistemi per
migliorarne l’esistenza, trovando l’inquadramento
più adatto e funzionale. Interessanti e di tutto rispetto i risultati derivanti dall’utilizzo della multimedialità, ovvero contemporaneo uso di testi, immagini (sostituite ed accompagnate da spiegazioni) e suoni in modo da fornire, quale comunicazione, un pacchetto informativo completo, al fine di
contribuire a far meglio costruire idee più ricche,
variegate e composite nella mente dell’ascoltatore
cieco. La televisione con un servizio a cura del Segretariato Sociale (www.segretariatosociale.it),
dedica alcune pagine del Televideo ai non vedenti
(783, 785, 790, 896, 898 e segg., con opzione di
decodificazione e stampa). Dalla collaborazione di
Rai e Radio Uno, inoltre, – limitatamente ad alcune trasmissioni – una voce racconta le scene prive
di dialogo utilizzando allo scopo, in contemporanea, le frequenze in Onde Medie della Radio. In
fase di avanzata realizzazione la TV interattiva via
cavo o per fibre ottiche (globale o Smart) e possibilità di programmi educativi personalizzati a distanza. Utilissimo a non vedenti o non udenti si è
dimostrato il telefono cellulare con la sua flessibilità e le molteplici prerogative (voce, vibrazioni,
messaggi, etc.). Fra le recenti apparecchiature, un
aiuto tecnologico valido è rappresentato dal portatile tipo Blak Berry – fornito naturalmente di adeguati programmi di sintesi vocale – che funziona
senza cavi (tecnologia Wireless) e grazie ad un
collegamento via satellite, resta in contatto continuo con la propria casella di posta elettronica.
Gli ultimi studi dei quali ci siamo occupati – in
merito ai problemi trattati – sono il PROJECT
CP96-11350 riguardante Braille Printers on Reusable Thermoplastic Sheets51, European Commission - Science Research Development ed un innovativo Sistema completo di comunicazione per disabili privi della vista, dell’udito e della voce52.
46 Il proposito, il concetto ed il bisogno di ‘sicurezza’ erano,
chiaramente, differenti: cfr. De Politica, op. incompiuta, I, 2,
1253 a 18; 1252 b 19; 3, 1253 b 8; Costituzioni (158).
47 Le vecchie monete da L. 500 avevano anche una scritta in
Braille sulla corona circolare esterna; di solito la ghiera me-
tallica è diversamente zigrinata proprio per permetterne il riconoscimento.
48 Fra le tante segnaliamo l’A.S.P.H.I. (Associazione per lo
Sviluppo di Progetti Informatici per gli Handicappati) con
sede in Bologna, sito Internet www.asphi.it; la Federazione
Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi di Roma e la STAMPERIA BRAILLE, www.rete.toscana.it. Presso l’ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociali) di Via Mozart, 16
- 20122 Milano, www.onlus-italia.net, è possibile acquistare
una serie di attrezzature, dalla famosa tavoletta con punteruolo alla carta speciale per stampa anaglifica.
49 Cfr. Rivista degli Stenografi, n. 59/2003, pg. 12-14.
50 Cfr. Copernicus, 1996, cap. VI.
51 Si coglie l’occasione per ringraziare il prof. dr. Gilbert De
Mey e la sua equipe - Universiteit GENT: cfr. R. SUCIU, G.
DE MEY, E. DE BAETSELIER, Thermal addressing of thin
thermoplastic sheets for generating Braille codes, 2000.
52 Per approfondimenti che esulano dal presente articolo, cfr.
M. UGLIANO, Braille e Morse a confronto; Apparecchio
portatile per disabili plurihandicappati; Suggerimenti per la
produzione da A4 size a tape-roll; Aspetti Tecnici.... op. cit.;
Nuovo Sistema di Comunicazione; Progetto ‘V’; L’Acusmetria e l’Effetto ‘V’; Metodo speciale per insegnare la musica a
menomati della vista, dell’udito e della voce.
APPENDICE
I - Primitivo alfabeto manuale di Padre Assarotti
II - Principali segni del Braille
III - Striscia perforata di Wheatstone per trasmissioni telegrafiche
IV - Alfabeto del Moon
V - Codice Morse
VI - Codice telegrafico Baudot
a cinque unità