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rivista del dal 1928 M E N S I L E N . 4 A P R I L E 2 0 1 2 € 3,50 fondazione ente™ dello spettacolo HUNGER LA NUOVA SAGA FANTA REALITY AMOR F U Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorius di Alfred Hitchcock INGRID E CARY ADDIO: A HOLLYWOOD LA PASSIONE È DA TEENAGER MAYA SANSA DA AMELIO A BELLOCCHIO, A TU PER TU CON UNA RIBELLE CLAUDIO SANTAMARIA IL PRESENTE È DIAZ, IL FUTURO RADIOHEAD CARLO VIRZI’ LA MIA BANDA SUONA IL ROCK: I PLUTO CONTRO SANREMO Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Nuova serie - Anno 81 n. 4 aprile 2012 In copertina Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorius Segui l’Ente dello Spettacolo anche su FACEBOOK Fondazione Ente dello Spettacolo: facebook.com/entespettacolo Tertio Millennio Film Fest: facebook.com/tertiomillenniofilmfest YOUTUBE www.youtube.com/EnteSpettacolo p unti di vi st a TWITTER www.twitter.com/entespettacolo Segui la Rivista del Cinematografo su FACEBOOK Cinematografo.it: facebook.com/rdc.it Rivista del Cinematografo: facebook.com/rivistadelcinematografo DIRETTORE RESPONSABILE Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE Marina Sanna Parola fatta immagine REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Luca Barra, Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Pietro Coccia, Oscar Cosulich, Alberto Crespi, Alessandro De Simone, Adriano Ercolani, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Giulia Iselle, Shekhar Kapur, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Luca Pellegrini, Angela Prudenzi, Italo Silla, Marco Spagnoli REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Tipografia STR Press S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di marzo 2012 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: [email protected] DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro PER ABBONARSI [email protected] Tel. 06.96.519.200 PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata quelli meno legati al Dopo Lucio Dalla, l’Italia perde un altro grande poeta: Tonino Guerra. Artista eclettico, italiano testo scritto. doc: campione dell’arte di arrangiarsi con tutto Risonanze. Rifrazioni da segno a segno, e di cimentarsi con ogni cosa: nel bene e nel dalla parola al mondo: male, nella bellezza soprattutto. Guerra si è espresso in molti modi: poesia, cinema, pittura, “I versi sono polvere apologo. Affluenti tutti che sfociavano nel mare chiusa/di un mio tormento d’amore/ma fuori l’aria è dolce della parola: “La parola – ha confessato una volta – è sempre stata salvezza, alla parola corretta/mutevole e dolce ed il sole/ti parla di ho dedicato il mio lavoro”. Tonino Guerra non è care promesse/così quando scrivo/chino il capo stato solo trasversale alle forme, ma anche alle nella polvere/e anelo il vento, il sole/e la mia pelle di donna/contro la pelle di un uomo”. E’ etichettature. Alla distinzione tra cultura alta e un’altra grande voce a tessere trama e ordito di cultura bassa, lui preferiva questa: la capacità immagini e parole, interne folgorazioni ed o meno di risonanza della lingua nel mondo epifanie del reale: Alda Merini. Alla poetessa della vita. Non deve sorprendere allora la sua meneghina è stato dedicato un premio predilezione per il dialetto: “E’ la lingua che letterario, Primaveradellapoesia, iniziativa che conosco e sento meglio – diceva –. Le parole sono cariche di tradizione, a me sembrano più ha coinvolto, oltre al sottoscritto, molte cariche, ogni parola contiene personalità del mondo della la storia di tutte le generazioni cultura, non solo di quello passate, i proverbi, le cose”. E’ letterario. Sconfinamenti, anche Tonino Guerra come stato tra i più grandi qui. Ho citato non a caso la poesia Alda Merini: l’arte della cantastorie della sue terra, la Terra santa, tra le sue più belle: il risonanza, dalla poesia Romagna, ma con un afflato luogo in cui Dio ha scelto universale tale da meritare la d’incontrare l’uomo – e dove RdC al mondo definizione che di lui diede tornerà quattro anni dopo il viaggio Elsa Morante: l’Omero della per i suoi 80 anni – diventa per la civiltà contadina. Con il grande Merini la soglia tra l’invisibile e il greco condivideva la qualità visibile, ineffabile contatto: dallo icastica, figurativa del segno linguistico. Niente Spirito alla materia, passaggi e passaggi. di strano allora che il poeta della parola abbia Mistero che si dà a vedere, come un lampo. Una incontrato due poeti dell’immagine come parola si è fatta immagine. Antonioni e Fellini, tra i nostri uomini di cinema UFFICIO STAMPA [email protected] COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta - [email protected] COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni - [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200 Fax 06.96.519.220 - [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 2012 – II EDIZIONE R O M A 17 – 22 aprile PA L E R M O 24 – 26 aprile M I L A N O 7 – 10 maggio T O R I N O 11 – 13 maggio www.r endezvouscinemafrancese.it MAIN SPONSOR MAIN PARTNER MEDIA n. 4 aprile 2012 SOMMARIO ANTEPRIMA 26 Hunger Games La nuova frontiera del reality movie. Già cult negli States COVER STORY 30 Pene d’amor perduto Da Via col Vento al Dottor Zivago: le grandi coppie non abitano più a Hollywood SERVIZI 22 Parola al Future Oscar Cosulich promette: “Un festival da fine del mondo” 24 ItalFamily Scatti dalla nostra storia: il successo della mostra FEdS 36 Biancaneve si sdoppia L’eterea Lily Collins vs. la cupa Kristen Stewart: una mela per due 46 Guerre di eroi Arriva il Dream Team Marvel: The Avengers PERSONAGGI 40 Maya Sansa 46 I VENDICATORI MARVEL Musa per Amelio e Bellocchio, attrice oltre confine: italiena 44 Carlo Virzì Quando la commedia è rock: ancora in regia con I più grandi di tutti 50 Claudio Santamaria Manganello in mano per Diaz , Radiohead in cuffia 54 Lauren Bacall 40 50 CLAUDIO L’attrice Maya Sansa SANTAMARIA Vi racconto il mio sogno nel cassetto Sguardo magnetico, voce roca: ecco il ritratto di “The Look” marzo 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 7 HANDMADE IN ITALY SINCE 1924 SHARON STONE INDOSSA LA COLLEZIONE DAMIANISSIMA.925 GIOIELLI IN ARGENTO E DIAMANTI CON ONICE O MADREPERLA BOLOGNA: VIA FARINI • FIRENZE: VIA DE’ TORNABUONI • GENOVA: VIA ROMA • MILANO: VIA MONTENAPOLEONE; PIAZZA DUOMO • NAPOLI: VIA FILANGIERI • PORTO CERVO: LA PIAZZETTA • PORTOFINO: PIAZZA MARTIRI DELL’OLIVETTA • ROMA: VIA CONDOTTI • TORINO: VIA ROMA • VENEZIA: SALIZADA SAN MOISÈ SAN MARCO • VERONA: VIA MAZZINI IN TUTTE LE GIOIELLERIE ROCCA E IN SELEZIONATI RIVENDITORI AUTORIZZATI • A PARTIRE DA € 348 • DAMIANI.COM • 800 56 56 56 SOMMARIO I FILM DEL MESE 56 Diaz 60 Una spia non basta 60 Biancaneve 61 Romanzo di una strage 62 I colori della passione 64 Cosa piove dal cielo? 66 Il mio migliore incubo 66 Maledimiele 67 Pirati! Briganti da strapazzo 68 Piccole bugie tra amici LE RUBRICHE 56 10 Morandini in pillole Giovani critici crescono, i titoli di coda corrono sempre di più DANIELE VICARI TORNA ALLADIAZ 61 62 12 Circolazione extracorporea Alta definizione: boom domestico, flop in rete 14 Glamorous News e tendenze: Brad Pitt, Jessica Alba, Michael Bay e Topolino furioso 18 Colpo d’occhio Molto forte, incredibilmente bravo: l’esordiente Thomas Horn 20 La posta di Shekhar Kapur 18 14 L’India muore per l’acqua, la mafia ci sguazza 72 Dvd & Satellite Anniversario da collezione per Casablanca, boxset Blu-ray per Tom Cruise 78 Borsa del cinema Italia, rivoluzione digitale: ora o mai più. E la pellicola? 80 Libri A lezione da Nicholas Ray, in cerca di ricordi a casa di Carlo Verdone 82 Colonne sonore James Horner: riscoprire il monumentale score originale di Titanic aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 9 Morandini in pillole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC a cura di Morando Morandini Fine pen(n)a mai Star equina Durante la proiezione pomeridiana di War Horse di Spielgerg che ho visto tra scarso pubblico al cinema Eliseo di Milano, avevo notato un ragazzo sui 15 anni, occhialuto come me, che ogni tanto scarabocchiava qualcosa su un quadernetto con una lampadinetta. Incuriosito all’uscita gli domando: “Ti è piaciuto?”. Dopo qualche secondo mi risponde: “Non ho mai visto un film di guerra così commovente”. Poi aggiunge: “Anche troppo. Troppi finali”. Sorpreso e un po’ scettico: “Perché? Quanti ne hai visti?”. Replica: “Sono fortunato. Fin da bambino ho avuto una passione del cinema, ci vado almeno due o tre volte alla settimana. I miei sono contenti di darmi i soldi perché sanno che non li spendo in altri modi. E poi, quando hanno il tempo di ascoltarmi, gliene parlo, dei film che ho visto”. Continuo io: “I miei complimenti. Che vuoi fare da grande? Il critico o il regista?”. Mi sbircia di sottécchi e poi: “Troppo presto per rispondere. Non ho ancora deciso”. Interminabili Illeggibili titoli di coda Ho passato alcuni minuti con gli interminabili titoli di coda di per War Horse War Horse in attesa di leggere i nomi dei doppiatori. L’elenco e una manciata comprende una quindicina di nomi, ma dura due o tre secondi. di secondi per E’ un rimprovero per la Walt Disney che lo distribuisce. Ho fatto il nome dei in tempo a leggere i primi due. Che senso ha? Passano i decendoppiatori. Che ni, ma questo rimane “il paese del come se”. senso ha? Esagerazioni Leonetta Bentivoglio ha perso un po’ la testa nel recensire il quarto tomo della Vita di Don Giovanni di Giorgio Taborelli (1938-2011). Definisce il nobile di casato spagnolo “un concentrato d’energia fertilizzante e un possessore democratico di femmine” e anche “un cristallo d’integrità e coerenza nella sua missione di erogatore d’eros pervasivo”. Che fare? “Possessore democratico di femmine” non l’aveva mai scritto nessuno, nemmeno il più allucinato maschilista. Il peggiore Se esistesse una classifica dei “press-books” malfatti dalla stagione 2011-12, il primo posto potrebbe essere quello di Albert Nobbs. Foltissimo. Consta di 43 pagine di cui 12 dedicate al cosiddetto cast artistico (gli attori) e 14 al cast tecnico. La sinossi è di 6 righe. Mancano, però, gli indispensabili elenchi degli uni e degli altri, il che obbliga giornalisti e critici a cercarli di pagina in pagina con fatica e perdita di tempo. VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Marc’Aurelio Müller. STOP Ipse dixit: “Ricordate come doveva chiamarsi in origine La dolce vita di Federico Fellini? Il primo titolo era La bella confusione. Usciamo da tre mesi di bella confusione, che può apparirci come la forma del nostro tempo”. Paraocchi, parastinchi o para…? STOP Sfiorati gli incassi: 56mila euro al terzo weekend per l’adattamento di Veronesi firmato Rovere. 69 copie al debutto, poi 6 e infine una sola: provare con la discesa libera? STOP Prendi The Artist e mettilo da parte: in Italia l’Oscar non paga. STOP La censura: 17 ragazze per me non posson passare. STOP Luc Besson, alla politica come al supermercato: “Solo offerte con scadenza”. STOP La Roma trova la Disney: Come d’incanto o Robin Hood? STOP 10 regole per fare innamorare: di tutti, fuorché del film. STOP Sarà L’altra faccia del diavolo, ma c’ha le corna uguale. STOP Ciliegine, un film di Laura Morante. STOP 55.735 spettatori in 3 settimane per Cesare deve morire. Detto, fatto. ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE “Crea la locandina di Dracula 3D e vinci 800 euro!”: Dario Argento prevede grandi incassi, eh? #### “Pretty Woman? Una sciocca commedia romantica”: Richard Gere fa mea culpa. E porta fuori Hachiko... #### I pochi fan di John Carter su Facebook: “Vogliamo il sequel”. La Disney: Pagatevelo! #### Elio Germano: “Il nostro cinema è agonizzante”. Stava presentando Magnifica presenza. #### Pietro Castellitto: E’ nata una star? Vedete il film... #### Quando lo slittamento è pacifico: World War Z a giugno 2013. #### George in manette per il Sudan: a quando Clooney in prigione per la Siria? Federico Pontiggia 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 8 days of Persol Dimitri Coste - Director PO 649 persol.com Day 1: Inspiration circolazione extracorporea Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità a cura di Peppino Ortoleva IL LUSSO DELL’HD L’ ALTA DEFINIZIONE TRIONFA NELLE CASE MA SCOMPARE SUL WEB. PER RAGIONI STRUTTURALI, E NON SOLO BASTA ENTRARE in una grande catena di elettrodomestici e tecnologia per accorgersene: archiviato il forzato passaggio al digitale terrestre, il nuovo must have televisivo (e non solo) sembra essere l’HD, l’alta definizione di immagini e suoni. Per le partite, certo, ma soprattutto per il “grande cinema a casa tua”. Così, tra gli scaffali, si impilano televisori dal grande schermo piatto, lettori Bluray, nuovi iPad HD, cavi Hdmi, occhialini 3D. È il frutto di un incrocio casuale tra la perenne ricerca di una qualità sicura (sancita dalla tecnica) e più tradizionali esigenze commerciali, legate al rinnovo del parco macchine. Un trend tanto esaltato e ripetuto, che abbiamo finito per crederci. Peccato che non tutti i segnali portino in quella direzione, anzi. È sufficiente, infatti, dare un’occhiata al vasto e articolato mondo della “circolazione extracorporea” del film per accorgerci che, accanto alla ricerca spasmodica della perfezione dell’immagine, esiste una spinta, uguale e contraria, che relega la questione dell’alta definizione sullo sfondo. YouTube, passaggio centrale di trailer, frammenti e intere scene, raccoglie video di qualità ridotta, solo recentemente aperti a più definizioni (ma quella “bassa”, anche per ragioni di banda, resta la predefinita), mentre analoghi HD come Vevo e Vimeo sono specialistici e marginali. Ma non solo: il contenuto conta più della forma, al punto che lo spettatore accetta di buon grado filmati capovolti (per impedirne il riconoscimento e aggirare il copyright) o il riversamento di vecchie cassette e di riprese “sporche”, direttamente dallo schermo tv. Ancora, la molteplicità di modelli, forme e dimensioni di pc, tablet e smarthphone e lettori video portatili costringe spesso a cambi di formato e riserva alla “fedeltà” dell’audio una limitata attenzione. Caso limite è poi quello degli screener dei film in sala, diffusi illegalmente su internet: il download può riservare sorprese, come la presenza di una traccia video tremolante, sfocata, catturata in sala tra mille difficoltà, o di un audio che contiene i colpi di tosse e i commenti dei vicini di poltrona, o ancora di un watermark che si incide sull’immagine e la deturpa; mentre lo streaming aggiunge l’ulteriore riduzione di qualità connessa al buffering. Se pure nelle case sembra diffondersi a macchia d’olio, così, l’alta definizione è la prima caratteristica a venir meno in rete (per ragioni strutturali, ma non solo). Come se, di fronte a vantaggi evidenti quali la gratuità, l’anticipazione rispetto al mainstream, la praticità, la disponibilità, l’HD finisse per essere poco più di un “lusso”, che lo spettatore è disposto a sacrificare. Tra “vedere meglio” e “vedere di più”, a volte vince il secondo (col rischio che a diventare confuso e sfocato sia non solo il video, ma il senso). LUCA BARRA Tra “vedere meglio” e “vedere di più”, molto spesso vince il secondo 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 OGNI FAMIGLIA HA I SUOI DEMONI UN FILM DI PRESENTA IN ASSOCIAZIONE CON MUSICA DI COPRODUTTORE PRODUTTORI ESECUTIVI SCENEGGIATURA DI UNA PRODUZIONE UN FILM DI TIM BURTON COSTUMI DI E MONTAGGIO DI BASATO SULLA SERIE TELEVISIVA CREATA DA SCENOGRAFIA DI SOGGETTO DI DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA E PRODOTTO DA DIRETTO DA STRANI MA VERI 11 MAGGIO www.darkshadows.it glamorous a cura di Gianluca Arnone Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze Tutti dietro aBrad Tutti a casa con Brad. Il maschio della famiglia più generosa di Hollywood. Se Angelina è la madre di tutti i bambini, lui è un cavaliere di malta: tanta ne è servita per le case donate ai senzatetto di New Orleans! E che case: “safe and sustainable” (solide ed ecosostenibili), secondo i principi dell’architettura green, progettate da Frank O. Gehry (l’architetto dei sogni) e David Adjaye (che ha realizzato per Obama il nuovo museo African American History di Washington). Con spot annesso: Brad le fa e nessuno le distrugge. Lo aveva promesso: nel 2005, all’indomani dell’uragano Katrina, aveva giurato a se stesso (e in tv) che avrebbe aiutato le vittime a 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 riavere un’abitazione. Così aveva costituito un’associazione ad hoc, la Make it right, per raccogliere i fondi necessari alle costruzioni. Quindi aveva battuto ogni sentiero disponibile: parenti, amici, colleghi. Infine le case sono arrivate, con consegna delle chiavi da parte del celebre benefattore, volato su New Orleans accompagnato da una scia di luce. I riflettori. Ma Brad non si ferma qui: l’attoreangelo con il cuore di Madre Teresa ha annunciato l’imminente gala di beneficienza con ricchi e famosi. Parteciperanno: Rihanna, Kanye West, Seal, Sean Penn, Clooney probabilmente. Sempre che non si faccia arrestare di nuovo. marzo 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 us oroous mor gl glaam Alba scrive, libro tramonta Ninja Turtles coming on the Bay “Quando vedrete il film crederete che queste tartarughe possano esistere. Le tartarughe provengono da una razza aliena, saranno forti, irritabili, divertenti e assolutamente adorabili”. Firmato Michael Bay. E’ la conferma della volontà di fare un reboot con protagoniste le Tartarughe Ninja. Il re dei kolossal quando vede verde (il biglietto, non il semaforo) non riesce proprio a trattenersi. Si schiudano le uova dunque . Ma occhio alla frittata. Roditore? No, rosicone La Disney ha deciso di affrontare di petto il problema John Carter. Con un comunicato: il kolossal da 250 milioni di dollari è stato per la casa di Topolino un fallimento totale. 50 i milioni di dollari incassati al box office Us, 184 in tutto il mondo a fronte dei 200 di mancati incassi. Per iniziare a fare realmente cassa il fantasy di Andrew Stanton dovrebbe arrivare almeno a 500 milioni. Probabilmente si fermerà a quota 300/350. Un disastro. Alla luce del cinema Segnaliamo per gli ospiti di Visions Du Réel, il festival diretto da Barisone (info pag. 18), il bel film d’animazione The Dark Side of the Sun di Lorenzo Ceccotti, che ha messo in immagini i sogni dei piccoli pazienti del Camp Sundown di New York, struttura che ospita bambini affetti da un raro male: non possono vedere il sole. 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 C’è gente che ci mette una vita prima di prendere una penna in mano. E poi muore. Sono gli umili del libro, quelli mai all’altezza. E c’è gente invece che senza avere ancora imparato a fare il proprio mestiere s’improvvisa scrittore. Jessica Alba firma The Honest Life, manuale per ambienti poco tossici in famiglia. Ovvero: scorie smaltite in letteratura. c olpo d’occhio FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone L’Europa a Lecce, l’Oriente a Udine, documentari a Nyon FESTIVAL DEL CINEMA ISTANBUL FILM FESTIVAL 1 XXXI 5 EUROPEO edizione della rassegna competitiva dedicata ai film che trattano le arti. Include una panoramica sul cinema turco e degli altri paesi. Località Istanbul, Turchia Periodo 31 marzo - 15 aprile Tel. (0090-212) 3340700 Web film.iksv.org/tr Mail [email protected] Resp. Azize Tan Fuori misura Molto giovane, incredibilmente bravo: Thomas Horn è l’enfant prodige di Hollywood Molto giovane, incredibilmente bravo. E’ Thomas Horn, piccolo grande protagonista di Molto forte, incredibilmente vicino, il film di Stephen Daldry (candidato a 2 premi Oscar, tra cui miglior film), tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer. 14 anni e il sole dell’avvenire davanti. Thomas, che in passato aveva recitato solo in una piccola sit-com per ragazzi (Jeopardy!), interpreta Oskar Schell, un bambino di 9 anni che ha appena perso suo padre Thomas (Tom Hanks) nel crollo delle Torri Gemelle. La sua vita da quel giorno cambia: nonostante l’amore incondizionato della madre (Sandra Bullock) e della nonna (Zoe Caldwell), Thomas si abbandona alla solitudine, colmata solo dalle letture di Stephen Hawking, dagli arnesi prodigiosi che inventa e dalle mille fobie che lo affliggono. Finché un giorno non ritrova una misteriosa chiave che potrebbe aprire qualcosa di veramente speciale. La porta del successo? Probabile. Sentite cosa scrive di lui su The Hollywood Reporter il decano dei critici americani, Todd McCarthy: “Del film tutto si può dire a patto di non tacere questo: Horn lo domina”. MIDDLE EAST NOW 2 IIIFILM edizione del festival internazionale di cinema, fotografia, arte ed eventi speciali, interamente dedicato al Medio Oriente contemporaneo. In programma film pluripremiati all’estero ma inediti in Italia, giovani talenti emergenti, in un viaggio nelle zone “calde” dell’area: Iran, Iraq, Libano, Israele, Egitto, Palestina, Giordania, Yemen, Dubai, Afghanistan, Siria, Bahrein. Località Firenze, Italia Periodo 12-16 aprile Tel. 338 9868969 Web www.middleastnow.it Mail [email protected] Resp. Lisa Chiari, Roberto Ruta LINEA D’OMBRA - FESTIVAL CULTURE GIOVANI XVII edizione della rassegna internazionale competitiva (e non) di lungometraggi e “corti”, a celebrare la creatività giovanile. Il tema odierno è “TerreMoti. Movimento di popoli e di idee”. 3 GIANLUCA ARNONE Località Salerno, Italia Periodo 16-22 aprile Tel. (089) 662565 Web www.festivalculturegiovani.it Mail segreteria@festivalculture giovani.it Resp. Peppe D’Antonio FAR EAST FILM 4 XIV edizione del festival, a cura del Centro Espressioni Cinematografiche, sul cinema dell’Estremo Oriente (Hong Kong, Giappone, Cina, Corea del Sud, Thailandia, Taiwan, Singapore, Filippine, Indonesia, Malesia, Vietnam). Anteprime internazionali, omaggi, retrospettive, incontri con attori e registi, eventi collaterali. Ospite d’onore, Johnny To. Località Udine, Italia Periodo 20-28 aprile Tel. (0432) 299545 Web www.fareastfilm.com Mail [email protected] Resp. Sabrina Baracetti 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 XIII edizione del festival che presenta oltre 100 titoli dall’Europa. In programma: un concorso per con 10 film inediti; sezioni per corti e documentari innovativi; proiezioni e incontri sul cinema della Slovenia; un omaggio a Sergio Castellitto (con retrospettiva, mostra fotografica e monografia critica); un Premio per giovani cineasti dedicato a Mario Verdone e il Premio Lux del Parlamento Europeo. Località Lecce, Italia Periodo 17-21 aprile Tel. (0832) 390934 Web www.festivaldelcinemaeuropeo.it Mail [email protected] Resp. A. La Monica, C. Soldano RENDEZ-VOUS – APPUNTAMENTO CON IL NUOVO CINEMA FRANCESE II edizione del festival che ha in programma circa 40 titoli, dalla produzione popolare a quella sofisticata, dai campioni d’incasso alle pellicole indipendenti. Registi e attori accompagnano le proiezioni. Previsti anche Masterclass, incontri e dibattiti e un Mini Marché Unifrance per i distributori francesi. Località Roma, Italia Periodo 17-22 aprile Tel. (06) 68601203 Web www.rendezvouscinemafrancese.it Mail [email protected] Resp. V. Tonnini, M. Saidel 6 VISIONS DU REEL - FESTIVAL INTERNATIONAL DE CINEMA XVIII edizione per la vetrina della produzione documentaristica di tutto il mondo, comprese le opere di studenti e autodidatti. Ha carattere competitivo. Località Nyon, Svizzera Periodo 20-27 aprile Tel. (0041-22) 3654455 Web www.visionsdureel.ch Mail [email protected] Resp. Luciano Barisone 7 TRENTOFILMFESTIVAL 8 LX edizione della più antica manifestazione a concorso sull’ambiente-montagna, compresi alpinismo, sport, editoria del settore e tutela dell’ambiente. Presenta opere documentaristiche e di fiction. Il paese ospite è la Russia. Località Trento-Bolzano, Italia Periodo 26 aprile - 9 maggio Tel. (0461) 986120 Web www.trentofestival.it Mail [email protected] Resp. Luana Bisesti la posta di Shekhar Kapur Pensieri in libertà: lo sguardo globale del cineasta indiano SETE DI VIOLENZA BOMBAY È IN RIVOLTA CONTRO LA CRISI IDRICA, E GIA’ SI CONTANO LE VITTIME. IL GOVERNO INVITA ALLA CALMA, MA DIETRO L’EMERGENZA C’È LA MAFIA Con la morte dell’autotrasportatore Suresh Salve, le vittime degli scontri nella “rivolta dell’acqua” di Bombay sono salite a 7. Harish Malvade, la guardia che viaggiava con lui e che ha sparato a un ragazzino di 11 anni uccidendolo (mentre cercava di rubare un barile), è in fin di vita e in attesa di essere interrogato dalla polizia. Secondo fonti ufficiali la guardia era stata assoldata dalla mafia dell’acqua. La rivolta è partita quando gli abitanti dei quartieri poveri hanno provato a fermare un’autocisterna. Il guidatore, nel tentativo di forzare il blocco, aveva investito numerose persone. A quel punto la sommossa è scoppiata e l’autotrasportatore picchiato selvaggiamente. Nella colluttazione si è consumata la tragedia del ragazzo. La polizia sta provando a riportare la calma ma la protesta rischia di dilagare. Nel frattempo l’emergenza idrica continua. Hotel di lusso e complessi residenziali trattano direttamente con la mafia per essere riforniti. Il governo promette che le vie di approvvi- 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 gionamento verranno presto ristabilite, ma le riserve non sono comunque sufficienti a coprire la domanda in città. Gli alberghi sono presi d’assalto. Difficilmente accettano prenotazioni per due notti consecutive, non potendo assicurare il rifornimento d’acqua. La gente si accalca negli aeroporti e nelle stazioni dei treni nel tentativo di lasciare la città. La crisi idrica è una manna dal cielo per linee aeree ed hotel solo nel breve perio- Autocisterne in mano a bande armate, acquedotti danneggiati e interessi malavitosi do: alla lunga provocherà una drastica riduzione del traffico a Bombay. Il timore maggiore è che da un momento all’altro la violenza possa riesplodere. Il governo lancia appelli alla calma promettendo che gli acquedotti malfunzionanti verranno riparati, ma secondo alcune fonti le tubazioni sarebbero state volontariamente malfunzionanti dalla mafia per creare il bisogno. Nel frattempo tocca all’esercito garantire il transito delle autocisterne verso ospedali e servizi essenziali, ma per molti l’acqua verrebbe dirottata anche nelle abitazioni dei ministri. Le ONG operanti nel paese denunciato di aver avvisato da tempo il governo sui rischi di una crisi. Debankar Rao della Dekho foundation ricorda che se fossero stati accolti i suggerimenti del comitato da lui presieduto tutto questo non sarebbe successo. Ricordiamoli: 1) Manutenzione degli acquedotti, che al momento provocano la perdita del 30 per cento d’acqua. 2) Stop ai traffici che coinvolgono enti municipali e mafie. 3) Equa distribuzione dell’acqua con l’applicazione di tariffe per quanti superano certi livelli di consumo. 4) Creazione di opportunità d’impiego nelle aree rurali al fine di allentare la pressione della popolazione su Bombay. (TRADUZIONE A CURA DI GIANLUCA ARNONE) DA HASBRO I CREATORI DI T R A N S F O R M E R S D A L R E G I S TA D I H A N C O C K TAY L O R ALEXANDER KITSCH SKARSGÅRD LIAM RIHANNA NEESON LA BATTAGLIA PER LA TERRA INIZIA IN MARE W W W. B AT T L E S H I P - I L F I L M . I T “ B AT T L E S H I P ” T M A N D © H A S B R O DAL 13 APRILE AL CINEMA © 2012 UNIVERSAL STUDIOS visioni del terzo tipo il Future Film Festival BIG CLANG BANG UNA SINFONIA PER IMMAGINI CREATA DA TRAVAGLIOLI E BILL LASSWELL: L’EVENTO (CATASTROFICO) DELLA MANIFESTAZIONE DI OSCAR COSULICH* 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Mars Attacks e Deep Impact, sotto la statua di Cloverfield. Nella pagina accanto una scena di Armageddon I Il festival di cinema nel 2012 è una creatura pulsante e multiforme, molto diversa dalle prime manifestazioni del genere ormai risalenti al secolo scorso. Se poi si ha la ventura di occuparsi di una rassegna che, fin dalla sua denominazione, è programmaticamente rivolta al “futuro”, è inevitabile il desiderio di giocare con le immagini in modo poco convenzionale proponendo, parallelamente alla abituale sequenza di anteprime, retrospettive e incontri tipici di ogni festival, qualcosa di “mai” visto prima. È per questo che, apprestandoci a costruire il palinsesto della 14° edizione del Future Film Festival intitolata, causa coincidenza del 2012 con oscure profezie Maya, “That’s the end of the world as we know it - La fine del mondo (and I feel fine)”, abbiamo deciso con beata incoscienza che il nostro evento d’apertura non dovesse essere un’anteprima cinematografica (anche se in questa edizione ne sono state presentate tante di grande prestigio), ma qualcosa di diverso. Da veri cinemaniaci al Future Film Festival ci siamo interrogati su quale fosse per noi il senso della “catastrofe” cui abbiamo dedicato questa edizione e la risposta è venuta dall’affastellarsi di immagini sedimentate nella nostra memoria, satura di film catastrofici e fantascientifici centrati su disastri naturali, apocalissi ambientali, viaggi interstellari, invasioni aliene, mutazioni genetiche. Per celebrare questa enorme mole di immagini, il nostro desiderio di comprenderle “tutte” e offrirle agli spettatori del Festival in forma nuova, serviva l’apporto di due artisti diversi che potessero e volessero lavorare in sintonia creativa alla realizzazione di un iperfilm da cui partire per un viaggio che dalle catastrofi sullo schermo, portasse a riflettere sul cinema del futuro, il futuro del cinema e il futuro del pianeta. Nasce così l’idea di coinvolgere nel Future Film Festival un musicista e un montatore, per la produzione originale di un concer- to/video-performance che, ripercorrendo la storia del cinema delle catastrofi, ricreasse la catastrofe mai vista e sentita prima, l’evento unico, l’occasione irripetibile e definitiva da vivere assieme: il Big Clang Bang. Si tratta del felice connubio tra Cristiano Travaglioli (pluripremiato montatore dei film di Paolo Sorrentino (This Must Be The Place, Il Divo) e Bill Laswell, guru dell’avanguardia musicale contemporanea, bassista, compositore e produttore newyorkese che da anni spazia tra jazz, rock, funky, heavy metal. Travaglioli ha attinto dalle immagini di film di ogni genere ed epoca: da Phase IV a L’astronave atomica del dott. Quatermas, da L’ultimo uomo della Terra a Occhi bianchi sul pianeta Terra, da opere contemporanee come Io sono leggenda, E venne il giorno, Cloverfield a cult del pas- sato come La notte dei morti viventi e Il pianeta delle scimmie, da cartoon come Allegro non troppo a blockbuster come Independence Day, da film indipendenti come Essi vivono a opere strettamente autoriali come Drowing by numbers, Videodrome, L’esercito delle 12 scimmie. Sono decine e decine i film setacciati da Travaglioli per montare una sinfonia per immagini in quattro movimenti su cui Bill Laswell è stato chiamato a dipingere le sue inconfondibili pennellate musicali, per realizzare la più destabilizzante colonna sonora “in diretta” mai sentita prima, più di un secolo dopo le sonorizzazioni per pianoforte dei primi film muti, effettuate in sala da musicisti come Carl Stalling. Perché il futuro non si costruisce senza ricordare come siamo arrivati al presente. (*direttore del FFF) La fine del mondo? Una "montatura" attraverso ogni genere ed epoca: da Phase IV a Cloverfield aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 23 la nostra storia Il regista Gianni Amelio testimonial della Mostra sulla famiglia a Milano, inaugurato dal Cardinale Angelo Scola e Dario E. Viganò Scatti firmati Duemila visitatori nei primi tre giorni: a Palazzo Reale la Mostra sulla famiglia italiana NON È PICASSO, NON È VAN GOGH e non è pittura, ma cinema: cinema formato famiglia. Eppure più di 2mila le presenze raccolte nei primi tre giorni a Palazzo Reale dalla mostra fotografica “Famiglia all’italiana”, organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e aperta al pubblico fino al 1° aprile. Oltre 60 scatti, firmati dai maggiori fotografi di scena del nostro cinema, raccontano la storia della famiglia italiana: da Bellissima a Piccolo mondo antico a Il cuore grande delle ragazze. “Nell’ultimo decennio il cinema italiano – racconta il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo Dario Viganò - è stato caratterizzato dalla riscoperta dell’importanza del nucleo familiare, come ultimo o primo luogo sociale dove è possibile ritrovare un minimo di equilibrio al cospetto del pendolo impazzito della vita quotidiana. La cosa sorprendente è che questo 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 tentativo passa anche da titoli apparentemente distanti dalla tematica come La tigre e la neve e Il caimano in cui i protagonisti cercano di ricomporre i frammenti della propria esistenza proprio riannodando le fila di una famiglia spezzata”. A “benedire” l’iniziativa, pensata anche in preparazione all’Incontro Mondiale delle Famiglie che porterà il Papa a Milano tra tre mesi, c’era il Cardinale Angelo Scola che ha ribadito come la “famiglia è la via maestra e la prima, insostituibile scuola di comunione, la cui legge è il dono totale di sé”. “La mostra - ha continuato il cardinale - mette in luce, al di là di tutte le ideologie, i due nuclei fondamentali che stanno dentro la famiglia: la differenza tra uomo e donna, e dunque la fecondità, e il passaggio delle generazioni che significa eminentemente il processo educativo”. Da sinistra: Padri e figli, Le quattro giornate di Napoli, Il padre di famiglia, Il ferroviere e Mio figlio professore. Sotto La nipote Sabella e Bellissima Da sinistra, Al lupo, al lupo, Il cuore grande delle ragazze, Bianco e nero, Carosello napoletano e Maccheroni aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 anteprima 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Jennifer Lawrence eroina post-apocalittica per Hunger Games. Dalla saga bestseller di Suzanne Collins, ecco la nuova battaglia di Adriano Ercolani mediatica REALITY aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 27 anteprima Jennifer Lawrence è Katniss Everdeen. A destra con Lenny Kravitz, in basso tutti i personaggi del film DOPO AVER ENTUSIASMATO MILIONI DI lettori, Katniss Everdeen sarà probabilmente una delle grandi eroine cinematografiche di questo decennio, almeno per i più giovani. Se l’era di Bella, Edward e degli altri personaggi di Twilight sta per giungere al termine con l’ultimo episodio in uscita a novembre, gli spettatori post-adolescenziali potranno consolarsi con questa nuova saga fantasy, adattamento dell’opera letteraria di Suzanne Collins. Niente vampiri però in Hunger Games, solo una ragazza decisa a combattere fino alla fine per la propria sopravvivenza. La sua storia è ambientata in un futuro post-apocalittico in cui nella nazione di Panem (l’odierno Nord America) un governo tirannico sceglie i giovani dai suoi distretti per farli partecipare ogni anno ad un programma televisivo in cui dovranno eliminarsi a vicenda in un duello all’ultimo sangue. Immolatasi volontariamente al posto della sorellina estratta, Katniss diventerà il simbolo della rivolta contro il potere oppressore. A dare volto alla protagonista una delle attrici più talentuose della nuova generazione americana, la ventunenne Jennifer Lawrence, già candidata all’Oscar per la sua interpretazione in Un gelido inverno di Debra Granik. Per questo ruolo l’attrice ha battuto la concorrenza di Dietro la macchina da presa Gary Ross, già regista di Pleasantville e Seabiscuit 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 colleghe molto quotate come Saoirse Ronan e Abigail Breslin. Il talento della Lawrence è indiscutibile, adesso bisognerà constatare però se alla sua età ancora giovanissima è pronta per una nuova mega-produzione come Hunger Games, dopo la prova non totalmente convincente nei panni di Mystique nel recente X-Men: L’inizio. Un altro attore che potrebbe essere definitivamente lanciato da questo film direttamente nell’Olimpo delle star è il ventenne Josh Hutcherson, apparentemente abbonato alle produzioni fantascientifiche dopo aver partecipato a film come Zathura, Viaggio al centro della Terra e il recentissimo sequel Viaggio nell’isola misteriosa. Accanto ai due un cast di caratteristi di sicuro affidamento, composto da Elizabeth Banks, Stanley Tucci, Woody Harrelson, Toby Jones e un’icona intramontabile come Donald Sutherland. Da notare anche la partecipazione della rockstar Lenny Kravitz, tre anni dopo il suo esordio cinematografico nel premiatissimo Precious. Alla regia di questo primo episodio – seguiranno quasi sicuramente anche gli adattamenti dei romanzi della Collins, La ragazza di fuoco e Il canto della rivolta – dopo varie defezioni è arrivato Gary Ross, cineasta che aveva esordito con Pleasantville e che ha già collezionato ben tre candidature all’Oscar come sceneggiatore, l’ultima delle quali per il suo acclamato Seabiscuit. A lui, che ha scritto il film insieme alla stessa Collins e a Billy Ray, il compito impegnativo di tramutare in immagini un bestseller che si è già depositato nell’immaginario collettivo contemporaneo. Hunger Games – che negli USA ha incassato 155 milioni di dollari nel primo weekend – propone azione, effetti speciali e sentimenti al calor bianco. Non resta che aspettare il 1° maggio e conoscere il destino della bella e combattiva Katniss… COVER STORY COVER Per Charlize Theron due ruoli machiavellici: la Mavis di Jason Reitman e la matrigna di Biancaneve 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Arriva il Grande Gatsby e Titanic salpa in 3D. Ma il naufragio della classica love story hollywoodiana di Gianluca Arnone è destinato a continuare C’ERAVAMO tanto TANTO AMATI NON L’AMORE È SVANITO, ma gli amanti. Almeno al cinema, dove dai tempi del Titanic (1997) non si ricorda più una coppia capace di accendere il sentimento e spingere in sala gli spettatori. Come se insieme al transatlantico, contro l’iceberg si fosse schiantato anche il romance. E’ solo un caso che i due innamorati di allora, Leonardo di Caprio e Kate Winslet, siano gli stessi che un decennio più tardi sanciranno il naufragio della loro vita di coppia (Revolutionary Road, 2008)? Pare di no. D’altra parte, più delle opinioni parlano i fatti. Negli ultimi anni Hollywood ha messo in soffitta passioni e melodrammi, preferendo ammucchiarli dentro piccole scatole (televisive) e contenitori giganti (il mélo è una spruzzatina di pepe su pietanze cucinate con molti altri ingredienti, come nel caso del fantasy). Nella classifica dei primi 100 film romantici della storia del cinema stilata dalla AFI (American Film Institute) non ci sono titoli degli anni 2000. L’ultimo in ordine di tempo è Shakespeare in Love (1998). D’altra parte, incassi alla mano, il film di Cameron – che riesce masterizzato in versione stereoscopia il 6 aprile – è l’ultimo grande blockbuster del filone. I guadagni sono progressivamente calati. Non è mancato chi ha creduto che un grande amore fosse ancora possibile. Ricordate Baz Luhrmann? Era convinto di realizzare con Australia (2008) il Via col vento del terzo millennio - con Nicole Kidman e Hugh Jackman destinati a rinverdire i fasti di Vivian Leigh e Clark Gable – ottenendo solo di essere scaricato dal pubblico in un soffio. Equivale a un’ammissione di colpa il fatto che il regista abbia scelto di rifarsi riadattando Il Grande aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 COVER STORY Gatsby, ovvero uno dei casi più celebri di catastrofe sentimentale. L’adattamento di Scott Fitzgerald rivela, se non la scena del delitto, quantomeno il movente: la storia d’amore non è più l’evento ma l’occasione perché si parli d’altro. E l’altro è l’io di tutti i Gatsby del mondo: uomini (e donne) senza troppa qualità e quasi più cuore. Le idiosincrasie individuali hanno la meglio sulle affinità elettive, il ripiegamento deprime ogni slancio, ogni apertura verso l’altro. Ben oltre la psicanalisi, a emergere è il rivolgimento di tutta una cultura che ha smesso di pensare “a due”. Delle grandi utopie del cinema – la realizzazione con e nell’altro e l’autorealizzazione –è rimasta solo la variante solipsistica, imbevuta di narcisismo e sfrenato individualismo. Spopolano eroi e supereroi, Avatar e maghi. Una infornata di novelli Superman nei quali il desiderio dell’uomo-medio di salire alla ribalta si traveste e vola (Eco, Apocalittici e integrati). D’altra parte se la drammaturgia classica della love story prevede sempre l’incontro/scontro tra due mondi, due sessi, due classi, due razze, due stati (c’è anche la love story con morto: Ghost), oggi è tutto liquido, ogni cosa sfumata, confusa, possibile (persino che un vampiro si unisca con una mortale nell’unica grande epopea romantica dei giorni nostri: Twilight). L’amore non sembra avere Non c'è spazio per le affinità elettive dentro una cultura dell'individualismo. Così abbiamo smesso di pensare a "due" più vincoli di cultura o censo, tanto che il tabù della relazione omosex (I segreti di Brokeback Mountain, 2005) viene finalmente rotto da Hollywood. Una buona notizia per l’Eros, un po’ meno per il cinema. Perché senza conflitto non c’è drammaturgia. Il problema non è più la possibilità che un amore si realizzi, ma se l’amore sia ancora una possibilità per l’individuo di realizzarsi. Cadute le barriere che lo rendevano tormentato, difficile e forse perciò tanto speciale, l’amore di coppia sembra perdere appeal. Oggi lo si smonta e critica. Da Harry ti presento Sally a 500 giorni insieme sono passati 20 anni. Ma sembra trascorsa un’era geologica. La genesi del romance si è capovolta: se un tempo gli amanti erano linee parallele che si intersecavano, oggi sono fili intrecciati che a un certo punto si spezzano. Frammenti di un discorso amoroso. Reperti di quel grande Libro Cuore che Hollywood non sa scrivere più. 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 500 giorni insieme. In basso Australia e Titanic GLI INTRAMONTABILI Cuori al top: i 10 romance più belli della storia 1 2 3 4 5 Casablanca (1942) Via col vento (1939) West Side Story (1961) Vacanze romane (1953) Un amore splendido (1957) 6 Come eravamo (1973) 7 Dottor Zivago (1965) 8 La vita è meravigliosa (1946) 9 Love Story (1970) 10 Luci della città (1931) (FONTE: American Film Institute) I PIU’ RICCHI Via col box office: quando il sentimento paga 1 Via col vento (1939) $ 1,566,000,000 2 Titanic (1997) $ 1,004,948,300 3 Dottor Zivago (1965) $ 971,980,600 4 Love Story (1970) $ 548,085,500 5 My Fair Lady (1964) $ 469,800,000 6 West Side Story (1961) $ 438,247,300 7 I migliori anni della nostra vita (1946) $ 430,650,000 8 Ghost (1990) $ 402,972,700 9 Duello al sole (1946) $ 399,489,800 10 Ufficiale e gentiluomo (1982) $ 341,833,200 NB. Gli incassi sono in dollari, corretti con l’inflazione e riferiti al solo mercato americano (Fonte: Box Office Mojo) aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 COVER STORY ROMEO ai tempi di GIULIETTA Altro che operazione nostalgia: i due spasimanti scespiriani sono giovani e modelli. E a complicare di Marina Sanna l’intreccio arriva Rosaline UN LIBRO DI SUCCESSO mette a nudo la trama del matrimonio per decretare la fine di un’epoca. Quella del romanzo, degli amori impossibili e dei suoi estimatori, salvo poi dimostrarne l’assoluta vividezza e attrattiva per il lettore e l’autore. Stesso vento spira apparentemente nelle sale: il box office registra i mutamenti di una società in continua evoluzione. Moda, costume, letteratura, una massima: trasformismo e velocità massima. Via le reliquie: le cime tempestose di Catherine e Heathcliff, i capricci di 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Rossella O’Hara e i baci di Via col vento, le colazioni da Tiffany e le vacanze romane appartengono a quel passato remoto che si cerca di preservare a futura memoria, dopo che ci si è resi conto che l’immagine cinematografica è uno strumento fondamentale per rappresentare la storia di una comunità. A Hollywood hanno preso nota da un pezzo: Humphrey Bogart e Lauren Bacall, Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, Spencer Tracy e Katherine Hepburn sono fotogrammi preziosi per nostalgici, a fare da Romeo e Giulietta di Zeffirelli. In basso a sinistra Hailee Steinfeld, nuova Giulietta baluardo al vecchio mondo non ci sono più neanche Johnny Depp e Vanessa Paradis ma i belli e plastificati Brad Pitt e Angelina Jolie. Sono trascorsi due decenni da quando Tom Hanks e Meg Ryan erano insonni per amore e Julia Roberts faceva la Pretty Woman per Richard Gere. E’ cambiata anche la commedia: uomini contro donne o donne contro uomini per azzerare la guerra dei sessi, e il mèlo alla Douglas Sirk è diventato prodotto per romantici all’ultimo stadio. A ridare speranza, come nel caso del revival romanzesco, mentre la Fox imbelletta il Titanic in 3D, uno degli ultimi in questo senso (coppia che incassa), arriva l’annuncio di un nuovo Romeo e Giulietta. Il regista italoamericano Carlo Carlei sta girando a Cinecittà un kolossal in costume ispirato alla tragedia scespiriana (oltre 40 versioni cinematografiche, di cui la prima nel ‘900 e l’ultima divertentissima a misura di gnomo: Gnomeo e Giulietta). Ma la giovane e brava Hailee Steinfeld (Il Grinta) è accoppiata a un modello per Burberry’s (Doylan Booth), e seppur fedele all’originale il clou pare siano le scene hot. Segue il tam tam sulla Rete: questo Romeo e Giulietta è destinato ai Twilight addicted, qui l’amore non è quello disperato e senza fine di Zeffirelli, bensì la passione tra due teenager molto fashion. A conferma che la metamorfosi è appena iniziata, e si è trasformata in una nuova fonte di reddito per le major americane, la notizia che la versione rivista e corretta della storia dei Montecchi e Capuleti è in preproduzione. Si intitola Rosaline di Michale Sucsy e la protagonista è Lily Collins (appena sco- Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorius. Accanto, Colazione da Tiffany perta in Biancaneve), in un’interpretazione contemporanea dell’intreccio di Shakespeare. Qui a condurre le fila della storia c’è l’ex fidanzata di Romeo, Rosaline, la cugina di Juliet. Addio, operazione nostalgia. aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 35 una mela per due IL POMODELLA DISCORDIA E’ SFIDA TRA LA BIANCANEVE BUONA DI TARSEM SINGH E QUELLA DARK DI RUPERT SANDERS. E NON È SOLO QUESTIONE DI INCASSI DI ANGELA BOSETTO 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Lily Collins e Kristen Stewart per le due Biancaneve in uscita IL SORRISO DI LILY COLLINS contro il broncio di Kristen Stewart: schermo, schermo delle mie brame, chi è la vera Biancaneve del reame? Nel duello a distanza fra le due nuove versioni cinematografiche della celebre fiaba tocca al film meno pubblicizzato aprire le danze. Volendo garantirsi almeno questo vantaggio sul collega Rupert Sanders (autore di Biancaneve e il cacciatore), il regista indiano Tarsem Singh, che di solito se la prende molto comoda, ha lavorato alla massima velocità per ultimare la propria pellicola. Una principessa in esilio intenzionata a riprendersi ciò che è suo (Collins), una regina dalla battuta tagliente e con qualche problemino aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 una mela per due Kristen Stewart in Biancaneve e il cacciatore. Sotto Julia Roberts in Biancaneve economico (Julia Roberts), un principe conteso fra matrigna e figliastra (Armie Hammer), sette nani fuorilegge, balli, fughe nella foresta, paesaggi incantati, duelli e pozioni: ecco la Biancaneve di Tarsem (in originale Mirror Mirror ). Orgogliosamente naif come le illustrazioni di certi libri di favole, la pellicola sembra voler richiamare i classici Disney colmi di musica e buoni sentimenti, confezionati con lo scopo di portare al cinema tutta la famiglia. Stavolta, però, non ci sono in palio solo gli incassi perché questa coloratissima Biancaneve rappresenta l’ultimo tentativo di contrastare l’ormai imperante moda delle fiabe in versione gotica, iniziata dopo gli incassi record di Alice in Wonderland (2010) e seguita anche da Sanders. Sebbene il miracolo non si sia ripetuto con Cappuccetto rosso sangue (2011, una delusione sia di critica che di pubblico) e peggio ancora sia andata a Beastly (pessimo tentativo di attualizzare La bella e la bestia), Hollywood non ha perso tempo a mettere in cantiere i rifacimenti dark di tutte le favole possibili. Valgono anche i remake di altri film, come Jack the Giant Killer di Bryan Singer, basato non tanto sulla storia della pianta di fagioli quanto sulla pelli- cola L’ammazzagiganti (1962), che all’epoca vantava gli effetti speciali di Ray Harryhausen. Per ora sappiamo che nel 2013, oltre a Jack , vedremo Oz: The Great and Powerful di Sam Raimi, prequel del romanzo di L. Frank Baum, Hansel e Gretel di Tommy Wirkola, nel quale i due fratelli ormai cresciuti (Jeremy Renner e Gemma Arterton) vanno a caccia di streghe e Maleficent , ovvero l’altra faccia della Bella Addormentata, debutto alla regia di Robert Stromberg, premio Oscar per le scenografie di Alice in Wonderland e Avatar. A questi titoli bisogna aggiungere ben due versioni di Pinocchio, che considerando i nomi dei registi (Tim Burton e Guillermo Del Toro), saranno l’una più nera dell’altra. Tuttavia, se i film in produzione non si possono cambiare, la cosa non vale per quelli solo annunciati, come La bella e la bestia (circola già il nome di Emma Watson come interprete), Mermaid (la nuova Sirenetta) e Cenerentola. Un eventuale successo di Tarsem rimetterebbe tutto in discussione. Altro che mela avvelenata: le due Biancaneve si contendono il pomo della discordia e soltanto una può aggiudicarselo. STREGATE DAI GRIMM Dal 1913 a oggi: oltre trenta attrici per una storia infinita La prima delle oltre trenta attrici che hanno interpretato Biancaneve al cinema fu la ventenne Elsie Albert (nel 1913 e nel 1917). Dopo l’America, è la Germania, patria dei fratelli Grimm, a detenere il primato dei film non animati, grazie a ben cinque Schneewittchen, ma anche l’Italia ha voluto dire la sua con il fantasy I sette nani alla riscossa (1951, protagonista Rossana Podestà) e la commedia sexy Biancaneve & Co. (1982, con Michela Miti). L’eroina creata da Walt Disney, invece, nasce dall’unione di tre elementi: il viso della cameriera Kristin Solvadottir, le movenze della ballerina Marge Champion e la voce di Adriana Caselotti, scelta da Disney stesso fra 150 ragazze. Nel tempo, le versioni animate della “principessa” hanno acquisito doppiatrici famose come la cantante Irene Cara (Biancaneve – E vissero felici e contenti, 1990), l’attrice belga Cécile De France (Blanche Neige, la suite, 2007) e la comica Amy Poehler (Shrek Terzo, 2007). Performance da favola: il sorriso di Lily Collins contro il broncio di Kristen Stewart 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 intervista Maya Sansa L’italiena Roma – Parigi: sola andata? “Il cinema tricolore è piccolo, e per noi vuol dire inflazione e cachet bloccati”, accusa l’attrice. di Federico Pontiggia Che fa eccezione per Amelio e il “suo” Bellocchio aya Sansa: italiana o europea? Mi sento un’attrice europea, ma di nazionalità italiana, e con un padre iraniano. Diciamo, italiena? (ride) Sì, sì, mi ci trovo. E mi fa molto piacere. Che attrice sei? Tagliando con l’accetta, esistono due forme d’attori: l’attore-personaggio e quello che ama trasformarsi. Il primo gioca con l’essere se stesso, sempre e per sempre: carisma, personalità e charme immutabili in contesti diversi. Il secondo diventa un altro, scopre altre M parti di sé, perché siamo molto più vari e diversi di quanto pensiamo, ci sono tanti altri noi a cui non diamo il permesso di esprimersi . La seconda che hai detto? Mi piace poter vivere tante vite in una sola. Sono molto curiosa, da piccola mi immaginavo biologa o avvocato: oggi essere attrice mi permette di esplorare tutto. Modelli? La mia generazione si è nutrita di cinema anglofono. Penso agli uomini: Daniel Day-Lewis, Tim Roth, Gary Oldman. “La Chiara di Buongiorno, notte? La difendo: ho trovato le sue ragioni nella mia valigia” 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 E oggi li segui ovunque ti porti il cinema. Ogni attore lo vorrebbe, il limite è la lingua, a meno che dopo il successo di The Artist non si torni ai film muti… Da studentessa, io ho sentito il desiderio di partire: Londra, e oggi con l’inglese mi sento a mio agio. E poi, sono tornata a Roma, la mia città, per La balia di Bellocchio, che m’ha iniziato al cinema. E quindi Parigi, ma la curiosità non è svanita, e nemmeno la voglia di partire: terza tappa? Chissà. Eppure, per voi attori nessuno parla mai di fuga di cervelli. Eh, evidentemente non ci considerano tali. Si percepisce con più gravità per le menti scientifiche all’estero, ma non tutto il fenomeno vien per nuocere: i giovani vogliono andare fuori, e che problema c’è? Pensare a un’università lontana da casa per me era normale. Poi sono arrivati i bamboccioni. Sono scampata per miracolo. (ride) Calendario Maya La bella addormentata 2012 Il primo uomo 2011 Voyez comme ils dansent 2011 Buongiorno, notte 2003 La meglio gioventù 2003 La balia 1999 aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 INTERVISTE intervista “In Italia ti usano e strausano per un paio d’anni, poi i produttori non hanno più voglia di pagarti e ne prendono un’altra” E hai trovato la politica culturale francese. Nonostante la regressione mostruosa di Sarkozy, non c’è che dire, sanno come valorizzare la cultura. E anche le attrici degli altri: tu, Monica Bellucci, Valeria Bruni Tedeschi… Quando scoprono qualcosa che funziona, cercano di sfruttarla. Perché, in Italia? Autolesionismo, distruzione e riciclaggio continuo: il nostro cinema è piccolo e c’è una strana forma di inflazione per gli attori. Ti usano e strausano per un paio d’anni , poi i produttori non hanno più voglia di pagarti e ne prendono un’altra: in Italia per le donne, anche se famose, il cachet non sale. Hai due film, Il primo uomo di Amelio e La bella addormentata di Bellocchio, prodotti da Cattleya: come paga? Ha sempre pagato bene, ora dice che c’è una grande crisi. Che è anche una grande scusa. Facciamo i conti? I talenti ci sono, bisognerebbe produrre di più, e la qualità salterebbe all’occhio. 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Del resto, dici Italia e per prima cosa pensi alla cultura: si pensa, appunto, ma che si fa? Tu, invece, hai fatto l’indiana in Voyez comme ils dansent di Claude Miller. Speravo di lavorarci, è un regista coraggioso: non tutti i francesi avrebbero dato il ruolo a un’italiana, lui sì. E’ estremamente libero, la sua immaginazione non è costretta: se un attore lo ispira, non gli importa nulla delle sovrastrutture. Perché prendere un’italiana per fare un’indiana d’America? Per lui è una domanda che non si pone. I nostri Claude Miller? Sicuramente, Bellocchio, stessa immaginazione libera. E poi Amelio e Giordana. Il problema è la produzione, un incartamento che costringe i registi a pensare in piccolo. E capita anche ai grandi. Appunto, i grandi: com’è andata con Amelio? Onorata per il ruolo della madre: amatissima e determinante per il destino di Camus, nonostante fosse ignorantissima l’ha aiutato a seguire la strada let- Maya Sansa in Voyez comme ils dansent; sotto, premiata a Roma per il film di Claude Miller (Foto Coccia), Marco Bellocchio e Gianni Amelio teraria. Era quasi sordomuta, la mia è una presenza silenziosa, discreta. Ma… Ma? Quel che più m’ha attratto è il forte legame che Amelio ha istituito tra l’Algeria di Camus e i suoi ricordi dell’infanzia in Calabria. Ha deciso di fare il film solo quando ha trovato quel collegamento. E i tuoi di collegamenti? Si trovano sempre i punti in comune con il personaggio, per lavorare su quelli che non lo sono. In questo caso, li avevo nella mia valigia: sono cresciuta con madre e nonna, la situazione matriarcale mi era familiare. Dopo Amelio, Eluana Englaro secondo Bellocchio, e già fioccano le polemiche. Marco è appesantito dal polverone che sempre circonda i suoi film, ancor prima che siano usciti in sala, ma è anche la ricchezza del suo cinema: intenso, complesso, tratta temi scottanti e i dibattiti, le controversie sono naturale conseguenza. Altrimenti, vorrebbe dire che ha smesso di lottare, di provare a raccontare con sincerità, autenticità e forza. Ma Eluana c’è? Non esiste in quanto tale, ma solo come fatto di cronaca: volenti o nolenti in quei giorni, i suoi ultimi giorni, in Italia non si parlava d’altro. E così vivono il mio e gli altri personaggi. Un ruolo che non dimentichi? L’indiana di Miller e Chiara, la terrorista di Buongiorno, notte. Non la associo a Laura Braghetti, ma l’ho difesa, ho trovato le sue ragioni nella mia valigia: non la banda armata, ma il pacifismo. E? Un atteggiamento critico sulla società artistica in cui mi trovavo ad agire: le mie ribellioni sono piccole e banali in confronto a quelle di una guerrigliera sudamericana, eppure neanche Chiara aveva l’ingenuità e l’ignoranza dei Tupamaros. Un personaggio estremamente complesso, emotivo, che si ribella anche ai suoi. Come te? Come me. aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 43 vibrazioni Il regista Carlo Virzì. A fianco, i Pluto, alias I più grandi di tutti A qualcuno piace rock. Soprattutto a Carlo Virzì: ve lo ricordate scapigliato e sanguigno in Baci e abbracci? Tra struzzi ed ex operai, era lui il Kurt Kobain della Val di Cecina, ma non finisce qui: per il fratellone Paolo è solito comporre le musiche, da Ovosodo a La prima cosa bella. Ed è anche regista in proprio: dopo l’esordio L’estate del mio primo bacio (2005), ha scovato I più grandi di tutti, ovvero i fantomatici, fantasmagorici Pluto. Non è un rockumentary, bensì la commedia che “la musica del diavolo” si merita, tagliata sull’exemplum di Blues Brothers, 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 And the rock goes on: sulle orme dei Blues Brothers, il fratellino di Paolo trova i Pluto, I più grandi di tutti. Mentre Sanremo – e i di Federico Pontiggia nostri music movies – “sono lenti” Carlo Virzì Ora ve le suono io! The Commitments e Almost Famous, e sono bamboccioni rock ma lenti i quattro protagonisti, che 15 anni prima vissero un pseudo successo nella band rock-demenziale: Alessandro Roja, che ora tiene famiglia ma non lavoro; Marco Cocci, sciupafemmine; Claudia Pandolfi, che si è ripulita grazie al fidanzato bene, e Dario Kappa Cappanera, il più talentuoso e però finito in fabbrica. L’occasione per la reunion? Il critico Corrado Fortuna, giovane, ricco, paraplegico e perdutamente innamorato dei Pluto. Ma davvero siamo dalle parti di Blues Brothers e Almost Famous? “Magari – si schermisce Carlo - riuscire a fare quelle cose, ma anche qui la musica è un personaggio. Ho cercato riferimenti meno altisonanti, ma l’unico film italiano che parli di una rock band mi sembra sia Volevamo essere gli U2 del ‘92”. Tra un riff e un giro di basso, dunque, uno spettro si aggira per l’Italia: che il nostro cinema sia allergico al rock? Virzì non si nasconde dietro il plettro: “Culturalmente, la musica rock non ci appartiene. Se abbiamo personaggi in tema, pensiamo al Pisapia dell’Uomo in più di Sorrentino, la musica è melodica, confidenziale”. E i problemi non finiscono qui, se è vero che, qualun- que sia la chiave, “non fa esultare né il botteghino né i produttori. D’altronde, basta vedere l’ultimo Sanremo, con la musica in quarto piano”. Al contrario, qui si suona, e back in the days, tra Snaporaz, Vasco Rossi (in cammeo) e Mick Jagger: “Ho avuto un passato di musicista rock, quel genere di campionato lì, in grado di girare e campare per qualche anno. Ma non m’interessava l’impronta autobiografica: quando suonavo ho raccolto aneddoti e racconti di quella meravigliosa stagione dell’utopia del rock’n’roll, al massimo può esserci finito qualcosa”. Suonala ancora, Carlo! aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 45 botte da eroi DREAM TEAM Al ballo mascherato tutti insieme appassionatamente: Vendicatori uniti per picchiare al botteghino? di Angela Bosetto 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 “PENSA DI ESSERE L’UNICO SUPEREROE al mondo? Signor Stark, lei è entrato a far parte di un universo più grande, solo che ancora non lo sa.” “Chi sarebbe lei?” “Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D. Sono qui per parlarle dell’iniziativa Vendicatori”. Basta questo dialogo tra Samuel L. Jackson e Robert Downey Jr., piazzato a tradimento dopo i titoli di coda di Iron Man (2008), a scatenare una febbre collettiva fra gli appassionati di comics. Si tratta di una semplice battuta o è la promessa di un film dedicato al dream team creato nel 1963 da Stan Lee, Jack Kirby e Dick aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 botte da eroi Jeremy Renner, Chris Evans e Scarlett Johansson. Accanto Samuel L. Jackson e Tom Hiddleston Ayers, nel quale quasi tutti gli eroi Marvel hanno militato a fasi alterne? L’impegno diventa effettivo quando, alla fine de L’incredibile Hulk (2008), Tony Stark/Iron Man annuncia l’avvento di una “squadra speciale”, ma la Marvel è troppo astuta per limitarsi a sfruttare la sola popolarità del fumetto. Così, oltre a The Avengers, 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 mette in pre-produzione tre film dedicati a ciascuno dei membri che andranno a comporre il gruppo, ossia Thor, Ant-Man e Capitan America. Il 2010 è un anno cruciale per l’evolversi del progetto. In Iron Man 2 viene introdotto il personaggio di Natasha Romanoff (Scarlett Johansson), alias Vedova Nera, scelta a scapito di altre “vendicatrici”, come Wasp o Scarlet. Nel frattempo Edward Norton, protagonista de L’incredibile Hulk, rifiuta di tornare a (s)vestire i panni dell’iracondo mostro verde. Così, per mettere a tacere eventuali chiacchiere disfattiste, la Marvel approfitta del ComicCon di San Diego per presentare il cast ufficiale di The Avengers: oltre a Downey Jr., a Jackson e alla Johansson, appaiono Mark Ruffalo (al posto di Norton), Chris Hemsworth (Thor, il dio del tuono) e Chris Evans (Steve Rogers, ossia Capitan America). Ant-Man, invece, viene sostituito con Clint Barton, meglio noto come Occhio di Falco, combattente agilissimo e arciere infallibile, sebbene sprovvisto di superpoteri. Essendo una delle colonne portanti dei Vendicatori cartacei, serve l’attore giusto per valorizzarlo. La scelta cade su Jeremy Renner, già nominato all’Oscar per The Hurt Locker. Guideranno i giochi lo sceneggiatore Zak Penn (X-Men: Conflitto finale) e il regista Joss Whedon, che, pur essendo arcinoto ai telespettatori per aver creato Buffy , Angel e Firefly , sul grande schermo è quasi un debuttante (ha diretto solo Serenity nel 2005). Nel 2011 arrivano Captain America – Il primo vendicatore di Joe Johnston e Thor di Kenneth Branagh, grazie al quale gli spettatori hanno modo di vedere in azione Occhio di Falco (che, in mancanza di un film personale, deve accontentarsi qui di un fulmineo cameo) e soprattutto il perfido Loki (Tom Hiddleston), divino fratellastro di Thor e futuro nemico dei Vendicatori. D’altra parte, quale minaccia può giustificare il dispiego di una simile squadra se non l’attacco di un dio? Viste le premesse, la posta in gioco è elevata. Riuscirà Whedon a essere all’altezza delle aspettative e a dare il giusto spazio a tutti i personaggi, evitando il rischio di girare Iron Man & Co.? La scelta del regista lascia perplessi. Il rischio? Aver girato una sorta di Iron Man & Co. aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 49 intervista Santamaria in 6 tappe I primi della lista 2011 Romanzo criminale 2006 Ma quando arrivano le ragazze? 2005 Paz 2002 L’ultimo bacio 2001 L’assedio 1998 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 intervista Claudio Santamaria E adesso canto! “Baratterei il successo per dedicarmi alla musica”, dice il più polivalente dei nostri attori. Che sogna di esibirsi con i Radiohead, ma il presente è Diaz di Vicari di Angela Prudenzi laudio Santamaria vive in perenne movimento, quando non è sul set disegna, s’impegna in difesa dei diritti dei colleghi con l’associazione Attori 7607, pensa continuamente a nuovi progetti. Come se non bastasse lo ha colpito di nuovo la febbre del teatro e da qualche mese in coppia con Filippo Nigro gira l’Italia con Occidente solitario. E poi c’è la musica, una passione vera. Del resto per uno che ha dato vita a Rino Gaetano, vissuto l’emozione di esibirsi con la Premiata Forneria Marconi a Sanremo e sfidato la piazza del concerto del 1° maggio a Roma, cantare e suonare non può essere un semplice passatempo ma qualcosa di profondo. Teatro, cinema, musica: una precisa esigenza artistica o anche un modo per nascondere una personale irrequietezza? Non credo di essere irrequieto, misurarmi con tante cose diverse risponde a FOTO: PIETRO COCCIA C un’intima necessità. Mi piace imparare, e il mestiere mi dà la possibilità di sondare vari lati dell’essere artista. Per un film ho imparare a suonare, per un altro a cantare, meravigliose opportunità che non mi sono sentito di abbandonare dopo l’ultimo ciak. Tutte maniere per esprimere me stesso e completare un quadro di insieme che, per mia fortuna, è ricco. A volte mi distacco per po’ da un’attività, ma mai per sempre. Ho cominciato con il teatro che poi ho lasciato perdere, ora sono tornato perché è una parte imprescindibile del mio essere attore. La frenesia dello spetta- colo dal vivo è esaltante e cementa un rapporto speciale col pubblico. Senza il teatro come si supplisce al bisogno di adrenalina? Mi sono costantemente inventato altre strade, a partire dalla musica. Prima di iniziare le riprese di Rino Gaetano sono andato nei locali ad esibirmi. Ufficialmente mi allenavo per il film, in realtà i concerti con la Rino Gaetano Band erano un modo per caricarmi di energia creativa. Inoltre ho sempre amato leggere dal vivo poesie e brani di romanzi, altra esperienza davvero elettrizzante. "Ero il leader del gruppo mentre Thom Yorke mi faceva da spalla. Poi mi sono svegliato" aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 intervista E’ sbagliato dire che i ruoli interpretati finora sono serviti anche a superare dei limiti come persona? Considero questo aspetto fondamentale sebbene non sempre abbia coscienza di quali corde andrà a toccare un personaggio nel momento in cui accetto di farlo. Capita spesso che quello che recito abbia a che fare con il mio stato emotivo, come durante la lavorazione di Paz. In quel periodo mi sentivo totalmente inadeguato al mondo, però ho avuto la lucidità di pensare che anche il personaggio era un uomo inadeguato alla vita e quindi potevo mettere il mio disagio al servizio del film per renderlo più vero e profondo. Inevitabilmente in questo dare si guadagna qualcosa come esseri umani. Certo, bisogna sapersi mettersi a nudo e non sempre è facile perché provoca sofferenza. E interpretare il poliziotto Max in Diaz come è stato? Totalizzante. Impossibile non esserne risucchiati. Sul set ho vissuto momenti difficili perché oltre alla forza delle vicende che stavamo ricostruendo, c’era il fatto che lavoravo con un caldo asfissiante in assetto antisommossa. Il mio poliziotto è un duro, ma non chiude gli occhi di fronte alla violenza insensata dei colleghi. Per la prima volta mi sono misurato con il potere, con l’idea di essere un capo da cui dipende un gruppo di uomini pronti a tutto. Li sentivo dietro di me, ne avevo fisicamente paura, eppure li dovevo dominare. Non mi era mai successo di sondare un carattere così oscuro. Dalla A di Avati fino alla V di Vicari ha lavorato quasi con tutto l’alfabeto del cinema italiano. Cosa guida la scelta di un film? Le proposte non rispondono mai ai desideri, arrivano casualmente. Il segreto è capire se un progetto ha in sé qualcosa di speciale che ti appartiene. Uno degli ultimi film che ho fatto, I primi della Claudio Santamaria poliziotto in Diaz - Non pulire questo sangue di Daniele Vicari 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 lista, era una produzione a basso budget, ma sul set si respirava un clima così positivo che il limite dei soldi alla fine si è rivelato una carta vincente perché ci ha resi liberi di sperimentare. Parliamo di donne. E’ vero che nell’adolescenza l’autostima era traballante? Non esageriamo, è una favola metropolitana. Ho avuto il mio bel periodo nero, però è durato poco. Non mi sento un sex symbol, ma so di piacere. Torniamo a un amore che non tradisce. Un cantante o una band con cui esibirsi? Non ho dubbi, i Radiohead. Ho fatto addirittura un sogno in cui ero io il leader del gruppo mentre Thom Yorke mi faceva da spalla. Baratterebbe il successo come attore per dedicarsi alla musica? Subito, e non è detta l’ultima parola. In un prossimo futuro potrei seriamente decidere di fare il grande salto. ritratti Mistero Bacall Diva da subito con Acque del Sud, consacrata dal Grande sonno. Voce roca e flautata, per tutti è “The Look” di Orio Caldiron 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Lauren Bacall e Humphrey Bogart. A destra in una scena di Manderlay di Lars von Trier Q ualcuna ci mette una vita a non diventarlo, altre fanno centro al primo colpo. Il caso più clamoroso? Quello di Lauren Bacall, diva da subito con Acque del sud (1944) di Howard Hawks, dove debutta ventenne accanto a Humphrey Bogart. Il mistero Bacall esplode sin dalla prima sequenza in cui, appoggiata allo stipite della porta, lo sguardo dal basso, la voce roca e flautata, pronuncia la celebre battuta: “Se mi vuoi non hai che da fare un fischio. Sai fischiare, no?”. Tutto ero cominciato con l’immagine folgorante della fotomodella apparsa l’anno prima su “Harper’s Bazar”. Il personaggio – costruito sul modello della moglie del regista, dalla piega della bocca all’aria di sfida, dallo sguardo obliquo alla battuta insolente – nasce dall’idea di affiancare al rude Bogart la ragazza maliziosamente aggressiva in grado di tenergli testa. L’incantevole leggerezza del risultato avrebbe richiesto quattro mesi di duro lavoro: il timbro giusto della voce si dice sia stato raggiunto soltanto dopo aver urlato il copione a squarciagola in un tratto deserto di Mulholland Drive. Sul set del film Bogey e Baby si innamorano e si sposano nel maggio dell’anno dopo, dando vita a una delle grandi famiglie di Hollywood. La consacrazione definitiva avviene con Il grande sonno (1946) in cui Hawks ripropone e arricchisce il personaggio della ragazza disinibita attingendo agli atteggiamenti sfrontati di Marlene Dietrich se non alle esplicite allusioni sessuali di Mae West. La coppia fa scintille anche negli altri due film in cui sono assieme. Quando dopo mezz’ora dall’inizio di La fuga (1947) finalmente si vede il volto di Bogart, con cicatrice sulla bocca e borse sotto gli occhi, lei dice: “E’ inverosimile, ma è bello”. Nel clima claustrofobico dell’albergo di L’isola di corallo (1949), Lauren, lunga gonna a ruota e camicetta bianca, è bellissima mentre con i suoi sguardi adoranti sprona Bogey all’azione. Soprannominata “The Look” per lo sguardo magnetico sprigionato dai suoi occhi verdi, l’attrice – nata a New York il 16 settembre 1924 (e ancora in vita) da padre russo e madre polacca, entrambi ebrei – negli anni cinquanta si fa notare in una decina di titoli, da Come sposare un milionario (1953), dove con Marilyn Monroe e Betty Grable dà vita a un terzetto di modelle newyorkesi a caccia di marito, a La donna del destino (1957), in cui è l’elegantissima disegnatrice di moda che sfoggia un intero guardaroba haute couture prima di incastrare Gregory Peck. Quando nel ’57 muore Bogart, non abbandona il cinema ma s’impegna soprattutto a teatro, affermandosi nel musical (Applause!) e nel dramma (La dolce ala della giovinezza). Negli ultimi decenni sono memorabili le sue apparizioni in Assassinio sull’Orient Express, Misery non deve morire, Prêt-à-Porter, Dogville, coronati nel 2009 dall’Oscar alla carriera. Ma il ruolo più strepitoso è la vecchia madre di L’amore a due facce (1996) a cui la figlia Barbra Streisand chiede: “Puoi dirmi, mamma, com’era? Puoi dirmi che cosa si prova a essere bella? Entrare in una stanza e sapere che tutti ti guarderanno? E poter guardare te stessa allo specchio con tanto, tanto piacere?”. Scontata ma folgorante, dopo un impercettibile alzare di sopracciglia, la risposta: “Era meraviglioso”. aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Diaz Il G8 di Genova che nessuno vuol ricordare lo rievoca Vicari: con passione civile e qualità cinematografica i film del mese PREMIO DEL PUBBLICO nella sezione Panorama del festival di Berlino, Diaz farà discutere. Distribuisce la Fandango, anche produttrice: Domenico Procacci ha finanziato il film in piena 56 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 autonomia, con l’unico apporto di due co-produzioni con Francia e Romania, perché nessuna distribuzione “istituzionale” (01 e Medusa, tanto per capirci) e nessuna televisione statale o privata hanno voluto sporcarsi le mani con un tema politicamente ancora controverso. Ha ragione Daniele Vicari quando sostiene che durante il G8 del 2001, nella scuola Diaz di Genova, c’è Brucia la città, ma è uno dei giorni più bui della democrazia italiana anteprima Regia Con Genere Distr. Durata Daniele Vicari C. Santamaria, E. Germano Drammatico, Colore Fandango 117’ aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 57 i film del mese Sembra un action-movie ma in realtà è un horror stata una sospensione della democrazia (per altro ampiamente denunciata da Amnesty International). Il valore civile del film non è in discussione, ma c’è paradossalmente il rischio che esso metta in ombra le qualità cinematografiche. Che sono importanti, e a volte sorprendenti. Fra le molte cose che Vicari ha dichiarato a Berlino, una ci ha particolarmente colpito. Esprimendo al regista il nostro apprezzamento per il modo efficace con il quale ha gestito e diretto le sequenze d’azione, ci siamo sentiti rispondere: “Sì, apparentemente Diaz è un actionmovie, ne ha tutte le caratteristiche: cariche della polizia, irruzioni, pestaggi. Ma la struttura profonda del film è quella di un horror”. È vero: l’actionmovie ha dinamiche ben precise in base alle quali la violenza deve avere una giustificazione narrativa, un’attesa, uno sviluppo logico – qualcuno attacca, qualcun altro si difende –, un’esplosione, un climax e poi un’interruzione, spesso catartica; un momento nel quale lo spettatore tira finalmente il fiato. L’horror invece è senza logica: il pericolo arriva da dove meno te lo aspetti e la violenza non ha una progressione realistica. Quella notte, i ragazzi che dormivano nella 58 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Diaz hanno vissuto un horror: sono stati attaccati all’improvviso, senza un motivo, senza nessuna provocazione se non quelle costruite ad arte dalla polizia; nessuno si aspettava la violenza, nessuno aveva la possibilità di fermarla. Difendersi era impossibile. Tutti hanno dovuto solo attendere che i poliziotti si stancassero, o smettessero di picchiare per qualche motivo del tutto irrazionale (come l’ufficiale, interpretato da Claudio Santamaria, che dice addirittura “I’m sorry” a una ragazza massacrata dalle manganellate). Questa natura di fondo del film si fonde con una struttura narrativa che Vicari paragona a Rapina a mano armata di Kubrick: prima ci mostra il progressivo avvicinarsi alla Diaz dei vari personaggi, poi l’irruzione della polizia con relativo massacro, per tornare indietro nel tempo, mostrarci le autorità impegnate nella preparazione del blitz e arrivare poi al giorno dopo, alle torture di Bolzaneto, alle conseguenze umane e psichiche di quella notte in cui la democrazia si è fermata. Il risultato è un film potente e lucido, in cui lo spettatore viene prima schiantato dalla violenza che si dipana sullo schermo, e poi è invitato a valutarne criticamente il significato politico. Diaz è una scommessa cinematografica vinta alla grande. Forse qualche personaggio poteva avere uno sviluppo maggiore (Elio Germano sembra un po’ sprecato per una figura di giornalista tutto sommato marginale), ma qui contano altre cose: la coralità, la dinamica, l’azione, la violenza e le motivazioni politiche che l’hanno provocata. ALBERTO CRESPI Elio Germano in una scena del film Una spia non basta Biancaneve Bollywood, Freud e Robin Hood: operazione interessante di Tarsem Singh per riscrivere la fiaba Regia Tarsem Singh Con Julia Roberts, Lily Collins Genere Fantastico, Colore in uscita Ritmo e intrattenimento al servizio di azione e umorismo. Bravi gli attori MCG NON PUÒ ESSERE PRESENTATO come il più talentuoso dei registi americani, ma di certo sa costruire cinema d’intrattenimento. L’aveva dimostrato col primo Charlie’s Angels e col sottovalutato Terminator: Salvation, lo conferma adesso con questa commedia d’azione non originale ma ben ritmata e soprattutto divertente. Alla base della riuscita della produzione c’è una sceneggiatura che funziona con i giusti ritmi e grazie alla freschezza di alcune trovate, il tutto cucito con intelligenza sul fisico e sulle capacità d’interpreti di un trio di protagonisti ben affiatato. Difficile alla fine dire chi sia il migliore tra Reese Witherspoon, Tom Hardy e Chris Pine, ma forse è proprio quest’ultimo a sorprendere maggiormente, visto che fino ad oggi non aveva dato prova di grandi doti d’attore. Se non si percepisse un evidente calo di tensione nell’ultimo quarto del film, oltre che una certa retorica nello scioglimento finale, Una spia non basta sarebbe un prodotto pienamente riuscito: rimane un film non del tutto centrato ma comunque capace di divertire con la sua miscela di humour e azione pirotecnica. Per una serata di svago può abbondantemente bastare. ADRIANO ERCOLANI Regia McG Con Reese Witherspoon, Tom Hardy Genere Azione, Colore Distr. 20th Century Fox Durata 97’ 60 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Distr. 01 Distribution Durata 105’ NON SARÀ LA PIÙ BELLA DEL REAME, ma è assai interessante la Biancaneve di Tarsem Singh, primo dei due adattamenti della fiaba previsti nel 2012 (Biancaneve e il cacciatore arriva in estate). Se Lily Collins si beffa dei canoni estetici dominanti - ragazza acqua e sapone con sopracciglia da segnaletica stradale (de gusti bus…) – il regista indiano riscrive il racconto. Innanzitutto recuperandone le radici psicanalitiche, in cui la rivalità tra la matrigna cattiva (una spassosa Julia Roberts) e la figliastra ricade nel complesso di Elettra: una contesa per la conquista del padre, di cui il principe - ambito da entrambe le donne – diventa figura di sostituzione. In secondo luogo tratteggiando una Biancaneve indomita e di lotta, sorta di Robin Hood al femminile che insieme alla gang dei sette nani ruba ai ricchi per dare ai poveri. Il che ci porta al vero motivo d’interesse dell’operazione, il ribaltamento dei rapporti di forza tra Bollywood e Hollywood: il risultato è un testo classico della tradizione occidentale infarcito di allusioni sessuali e colori, décor e coreografie tipiche del cinema di Bombay. E se Biancaneve rifiuta persino la mela, vuol dire che agli americani va bene così. Purché il pubblico mangi la foglia. GIANLUCA ARNONE in sala Romanzo di una strage Regia Marco Tullio Giordana Con Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino Genere Drammatico, Colore Distr. 01 Distribution in sala Giordana torna a Piazza Fontana: per rendere al cinema ciò che (non) è della giustizia Durata 130’ 12 DICEMBRE 1969, ore 16.37, Milano. Un’esplosione devasta la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana. 14 vittime, altre 3 dopo poche ore, 90 feriti: “Una caldaia”, si disse nell’immediato, ma così non era. Eppure, giustizia non è stata fatta. Allora? Allora cinema, allora Romanzo di una strage. Che il titolo del nuovo film di Marco Tullio Giordana scimmiotti Romanzo criminale – produce sempre Cattleya – è un’opzione, fastidiosa, ma così non è: viene dal celebre articolo di Pasolini sul Corsera del 14 novembre ’74, “Cos’è questo golpe? Il romanzo delle stragi”. PPP concludeva: “Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove”. Allora, è l’arte – sia letteratura che cinema – a doversene prendere carico, a giudicare “sapendo” ma non potendo dimostrare. Nelle note di regia, Giordana scrive: “Oggi, passati più di 40 anni, queste prove sono diventate finalmente accessibili, a disposizione di chiunque voglia davvero sapere. E’ giunto il momento di raccontarle, di tirarle fuori”. Esagerato, anche fuorviante, ma non è il punto: la fragile, Il regista Marco Tullio Giordana manchevole verità di questo Romanzo, se c’è, non è storica, ma cinematografica. E non può essere altrimenti. Calabresi (Mastandrea) e Pinelli (Favino), Valpreda e Moro (Gifuni), il golpe e i golpe, siamo noi, siamo l’Italia ultima scorsa: soprattutto, siamo le vittime, cui il film è dedicato. Titoli di testa per loro, e in coda quelli delle morti esemplari – da Pinelli a Calabresi – e della verità processuale che esemplare, soluta e resoluta non è. La giustizia che non hanno avuto. In mezzo, le pagine e i volti del Romanzo, qualche gradino più su della fiction tv, qualcuno più giù dell’inarrivabile Carlos (sì, lo Sciacallo) di Assayas: enfasi, dialettismi, attori no (Laura Chiatti, moglie di Calabresi) e registri sfalsati, ma davvero si può chiedere a un film quello che le aule giudiziarie non hanno saputo riguadagnare? D’appendice è la Giustizia, non il Romanzo. FEDERICO PONTIGGIA aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 61 i film del mese I colori della passione Regia Lech Majewski Con Rutger Hauer, Charlotte Rampling Genere Drammatico, Colore Distr. CG in sala Dal capolavoro di Bruegel all’incredibile esperimento di Majewski: quando la mdp entra nella pittura Durata 97’ IL QUADRO SI ANIMA, il quadro vive. Lech Majewski, nome importante della video arte, racconta I colori della Passione entrando in un epico capolavoro della pittura fiamminga, La salita al Calvario di Pieter Bruegel il Vecchio (1564), che ambienta il sacrificio di Cristo nelle Fiandre del XVI secolo. Le figure, centinaia, che popolano il dipinto, svelano il motivo per il quale il pittore li ha fissati su quella tela, disposti a corona attorno al punto di ancoraggio: Gesù chino a terra che porta la croce. Tutti, compresa Maria interpretata da Charlotte Rampling, si muovono quasi cercando il posto che Bruegel ha deciso di assegnare loro: sono contadini, bambini, donne, viandanti, nobili e soldati, che prima vivono la loro quotidiana esistenza e poi si fermano, catturati in quell’attimo in cui matita e colore li rendono immortali, un brulichio 62 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 silenzioso che Majewski vivifica con inimmaginabile ricchezza cromatica. “La mia ispirazione principale viene dalla pittura e dal cinema italiani - confessa - e il mio pittore di riferimento, che mi ha condotto al cinema, è il Giorgione, quando ho scoperto le particolari assonanze spirituali e estetiche tra la sua Tempesta e Blow-Up di Antonioni. Per Bruegel ho anche pensato molto al mondo di Fellini e Charlotte Rampling mi sono ispirato alla lettura del saggio di Michael F. Gibson Il mulino e la croce”. Majewski sfrutta i prodigi della computer grafica dando vita a un enorme arazzo digitale sul quale Bruegel, interpretato da Rutger Hauer, come un compositore fa con le note sullo spartito, dipinge i suoi personaggi, che non sono lì come se posassero per l’osservatore esterno, ma hanno una vita propria alla quale ti invitano per farti partecipare alla loro sofferenza, ai loro sentimenti. Quaggiù tutti sono distratti dalle cose del mondo e Gesù passa inosservato; lassù il mulino, costruito su altissima roccia, ha la forma di una cattedrale: “E’ l’asse - dice Bruegel nel film - attorno a cui tutte le persone ruotano tra la vita e la morte. Dio guarda: è il Grande Mugnaio del Cielo che macina il pane della vita e del destino”. Oltre i simboli cristiani, il film affronta con eleganza e mistero la questione di Dio e dell’uomo. LUCA PELLEGRINI i film del mese Cosa piove dal cielo? Dare senso all’assurdo e fare cose straordinarie con pochi mezzi: dall’Argentina una lezione di stile Regia Sebastián Borensztein Con Ricardo Darín, Ignacio Huang Genere Commedia, Colore Distr. Archibald Enterprise Film Durata 93’ PIOVONO MUCCHE. Inizia così, nel modo più stravagante possibile, il film vincitore dell’ultimo Festival di Roma. C’è una barchetta di legno e una coppia di orientali. Una scena in sospensione, nel tempo, sul lago. Il quadro è kitsch, l’effetto flou, il romanticismo patinato. La svolta inaudita: all’improvviso dal cielo piomba una mucca. Che sfonda la 64 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 in sala barca inabissando la donna. Tragedia. E risate. Chiusa parentesi. Ci spostiamo a Buenos Aires ed entriamo nella vita piatta e alienata di Roberto (Ricardo Darín), cinquantenne tutto casa e bottega (è il proprietario di un ferramenta). Un metronomo del quotidiano: fa sempre le stesse cose a orari stabiliti. Roberto si muove sornione dentro un volontario esilio, aduso al monologo. Il suo unico passatempo? Collezionare le notizie più assurde dai giornali del mondo (l’episodio della mucca è tra queste). Possibile distrazione: le attenzioni di Mari (Muriel Santa Ana), ma Roberto nicchia. La Borenzstein mira alla commedia umana centrando una doppia morale monotonia ha però le ore contate. L’ultima scatta quando s’imbatte in un povero disgraziato solo come lui, un asiatico (Ignacio Huang) appena derubato dal tassinaro che avrebbe dovuto condurlo invece da un parente di stanza a Buenos Aires. E’ cinese, non ha un soldo e non conosce una parola di spagnolo. Roberto è quasi costretto ad aiutarlo. Un aiuto a tempo, intendiamoci, poi fuori dalle scatole. Nemmeno immagina che sarà proprio lui, alla fine, il vero bisognoso di soccorso. Brillante parabola sull’universale bisogno dell’altro, Cosa piove dal cielo? dell’argentino Sebastián Borensztein è una delle sorprese dell’anno. Già successo in patria, il film camuffa dietro l’incedere lento e catatonico – speculare al modus vivendi del protagonista – un irresistibile umorismo sferzante, lavorando d’attrito tra il resoconto quotidiano, sobrio e routiniero, e i siparietti surreali con cui ricostruisce le “cronache dell’incredibile” tanto amate da Roberto (che l’uomo immagina di vivere in prima persona). Ma la voglia di graffiare non si trattiene nemmeno nei confronti della società argentina, di cui stigmatizza – senza mai calcare la mano – chiusure e ottusità. Sarebbe sbagliato però attribuire al film un’intenzione satirica: Borenzstein mira semmai alla commedia umana, non inventa nulla - le gag sfruttano la straordinaria mimica degli attori, il contrasto tra i caratteri, lo scarto continuo tra azione e reazione, l’incomprensione linguistica - e ottiene il massimo dal minimo drammaturgico e di messa in scena. Pedina sì l’assurdo ma per trovarci un senso. E porta a casa una doppia morale: una la regala al pubblico - ci si salva sempre “insieme” l’altra al cinema: ricca è quell’arte che non di mezzi abbonda, ma di idee giuste e interpreti adeguati. GIANLUCA ARNONE aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 65 Maledimiele Il mio migliore incubo Inedita, ilare e “orizzontale”: complice Benoît Poelvoorde, Isabelle Huppert trova finalmente pace Regia Anne Fontaine Con Isabelle Huppert, Benoît Poelvoorde Genere Commedia, Colore Distr. Bim Durata 103’ anteprima Storia di Sara, o dell’anoressia: Marco Pozzi sulla bilancia, con qualche limite Storia di Sara (Benedetta Gargari), una 15enne che si ammala di anoressia. Ma, dice il regista Marco Pozzi, Maledimiele “non è la storia di un’anoressica”. Come la Veronica di Kieslowski, Sara ha una doppia vita: alla luce del sole, una ragazza diligente e spensierata, ma il suo dark side è popolato da costrizioni e regole ferree per imporsi un irraggiungibile peso ideale, eppure né i genitori (Sonia Bergamasco e Gianmarco Tognazzi, entrambi sottotono), né le amiche sembrano accorgersene. Digiuni forzati e bagni ghiacciati, corse e palestra, pranzi e cene nel bidone dell’immondizia: non solo, Sara ha una camera dei segreti e un lenzuolo bianco, dove seguire con un pennarello nero il corpo che scompare. E’ il racconto di una schiavitù decisa, confermata e protetta a proprie spese, retto sulle giovani spalle di Benedetta (brava, futuro certo) e inframmezzato da inserti memorial-onirici con l’eco della nonna, dell’infanzia e dell’affetto che non c’è stato. Pozzi giudica e non giudica, tallonando in 2k con l’occhio nel buco della serratura e la macchina da presa sulla bilancia: tra eccessi enfatici, incursioni simboliche fuori fuoco e didascalismi a uso (?) terapeutico, si fa più male che miele. FEDERICO PONTIGGIA Regia Marco Pozzi Con Benedetta Gargari, Gianmarco Tognazzi Genere Drammatico, Colore Distr. Movimento Film, 3per, Lo Scrittoio Durata Durata ‘97 66 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 LEI IN ALTO, LUI IN BASSO: ma orizzontali? E’ Il mio migliore incubo! di Anne Fontaine, con Isabelle Huppert e Benoît Poelvoorde così lontani così vicini. Lei è Agathe, upper class, imperativa e algida, una fondazione d’arte da dirigere, un marito editore a modino (André Dussollier) e un appartamento vista Giardini di Lussemburgo; lui, Patrick, beone, volgare, precario e libertino, ma non sfigato. Ha un figlio scolasticamente “migliore” di quello di Agathe, e le loro due rette parallele stanno per intersecarsi. Lotta di classe, sense and sensibility, natura e cultura: il canovaccio è trito, ma non esausto, complici due attori di razza, scrittura briosa e regia pronta. E, finalmente, una diversione dagli abituali tormenti che hanno reso la Huppert una straordinaria interprete, ma anche l’ordinario sintomo di quel che vedremo. Ebbene, questa “commedia di riformazione” non snatura il personaggio Huppert, ovvero non manda al macero l’enciclopedia spettatoriale, affinché questa buffa e tenera metamorfosi non scada in provocazione nonsense. Credibile Agathe, pirotecnico Patrick, un passo a due ilare, che respira commedia di situazione, conciliazione degli opposti e “vivranno felici e contenti”. FEDERICO PONTIGGIA in sala Pirati! Briganti da strapazzo Regia in sala Peter Lord, Jeff Newitt Genere Animazione, Colore Distr. Warner Bros. Durata 88’ LA AARDMAN è ancora una factory creativa di ottimo livello, forse non come una ventina d’anni fa, quando fioccavano gli Oscar per i loro cortometraggi e Wallace e Gromit erano i paladini dell’animazione europea, ma viva e pronta a raccogliere le sfide americane con tanta voglia di riscatto. Dopo il burrascoso rapporto con la Dreamworks Animation, Peter Lord, Nick Park e soci sono stati accolti dalla Sony, sempre alla ricerca di una valida divisione animata. Dopo un primo progetto in digitale 3D, Il figlio di Babbo Natale, gradevole favola per le festività, era lecito aspettarsi il ritorno dei personaggi in plastilina da modellare e animare a passo uno. Non però lo strambo inventore e il suo intelligente cagnone che, dopo avere svelato il mistero del coniglio mannaro nel 2005 (altro Oscar), si godono un po’ di riposo. Il ritorno alla plastilina della Aardman. E gli effetti della “cura Didò” sono immediati Questa volta, ed è un manifesto programmatico, protagonista è una ciurma di bucanieri. Pirati! Briganti da strapazzo è la storia di un gruppo di amici che ha perso la retta via “professionale” e che vuole riconquistare la leadership che gli spetta di diritto. Poco importa che il protagonista sia Capitan Pirata e che le sirene delle sconfinate ricchezze arrivino dalla Regina Vittoria invece che da un produttore dai pochi scrupoli (John Lasseter non parla con “Mr. Dreamworks” Jeffrey Katzenberg dal 1998, dopo “l’affaire Bug’s Life” che fece infuriare anche Steve Jobs), perché in Pirati! si rivede la libertà espressiva e il caustico umorismo che aveva fatto della Aardman un punto di riferimento, e in un’epoca in cui il digitale e il 3D la fanno da padrone, rivedere la certosina passione di questi artigiani hi-tech emoziona. Pirati! Briganti da strapazzo fa divertire grandi e piccini, con tempi comici eccellenti e un sapido umorismo british. Nella versione italiana Christian De Sica raccoglie il testimone di Hugh Grant e non lo fa rimpiangere, così come Luciana Littizzetto è brava nei panni della Regina Vittoria, ruolo perfetto per una sabauda DOC. ALESSANDRO DE SIMONE aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 67 i film del mese Piccole bugie tra amici Regia Guillaume Canet Con Marion Cotillard, Jean Dujardin Genere Drammatico, Colore Distr. Lucky Red in uscita Il grande freddo di Canet semina menzogne e raccoglie verità. Formidabile la prova del cast Durata 154’ MEGLIO TANTE PICCOLE BUGIE che una verità detta male. Così è per un gruppo di amici in gita al mare e in testa Parigi, dove uno di loro sta lottando tra la vita e la morte: una ninfomane che ha solo paura di amare, un businessman gretto e irascibile, un padre di famiglia caduto in tentazione, uno scapolo logorroico e vanesio, un avventuriero senza onore. Personaggi in cerca di un copione da recitare e un modo di schivare l’insostenibile bassezza dell’essere, che nessuno sopravvivrebbe a guardarsi dentro davvero. E allora omissis e parole a vanvera, sguardi fissi e altrove, inutili mosse e sincerità a singhiozzo. Come gocce di autenticità. In definitiva performance attoriali (che altro?) in un film – il terzo di Guillaume Canet - che sin dal titolo vuol proferire/preferire menzogne. Morale al 68 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 contrario del teatro, del cinema e di uno straordinario parterre di interpreti – da Marion Cotillard al Jean Dujardin di The Artist (in versione parlata, a colori, non è meno bravo), da Benoit Magimel a Francois Cluzet - che vive recitando e recita vivendo. Simulo, dunque sono: formula cartesiana della maschera. E se la cornice narrativa ricorda Il grande freddo di Lawrence Kasdan, il quadro è Marion Cotillard un tableaux vivant di rara freschezza rubato al cinémà-veritè degli anni ‘70, ai Truffaut e ai Cassavetes. Canet ci mette più cuore che arte prendendo tempo, anche troppo (oltre due ore e mezza!), ma è il pedaggio pagato a un cinema provvisorio e sincero, rifinito sulla decisione del momento. Non mancano scene madri, strizzatine d’occhio e ricatti sonori (per le musiche si pesca un po’ ovunque, da Iggy Pop a The McCoys), eppure va bene così. Conta stare lì, in mezzo a loro, saggiarne virtù e segreti, miserie (tante) e nobiltà (poche). Conta osservare da vicino il profilo cubista della loro nostra - vita. Vale la pena scoprire come persino una storia senza morale possa insegnarci qualcosa. E’ un film, questo, per chi alla verità preferisce perdonare l’errore. Come ha ammonito una volta qualcuno. Francese pure lui, indiscutibilmente. GIANLUCA ARNONE nuovo look, nuovo player, nuova interattività. nuova. www.radiocinema.it Homevideo, musica, industria e letteratura: novità e bilanci A cura di Valerio Sammarco Dvd e Blu-ray Casablanca – Cruise Collection – Guardia del corpo Borsa del cinema Sale digitali in Italia: la deadline è il 2014. Ce la faremo? Libri Carlo Verdone – Opere prime – Istantanee di famiglia Colonne sonore James Horner: Anniversary Edition di Titanic The Killing Su Fox Crime la seconda stagione della serie con Mireille Enos telecomando Dvd e Blu-ray Casablanca ° 70 anniversario Cofanetto Blu-ray da collezione, con doc e book fotografico D isponibile dal 18 aprile “il miglior film di Hollywood di tutti i tempi”, con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, vincitore di tre Oscar, che celebra il suo 70° anniversario con un imperdibile cofanetto da collezione, anche Blu-ray. Questa nuova confezione include i due doc inediti: “Casablanca: un classico improbabile” e “Michael Curtiz: il più grande regista sconosciuto”. Che si aggiungono a tantissime ore di materiale bonus, tra cui i tre lungometraggi: The Brothers Warner, You Must Remember This:The Warner Bros. Story e Jack L. Warner: L’Ultimo Magnate. Il cofanetto contiene inoltre un Book fotografico di 60 pagine con note di produzione, rare immagini del set e del “dietro le quinte”. DISTR. WARNER HOME VIDEO 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Laclasse deiclassici a cura di Bruno Fornara La diabolica invenzione Guardia del corpo P er celebrare i 20 anni dall’uscita nelle sale di Bodyguard – che cadono proprio in concomitanza con la tragica scomparsa di Whitney Houston – è disponibile dal 4 aprile l’edizione Blu-ray del film diretto da Mick Jackson e interpretato da Kevin Costner. L’attore è Frank Farmer, addetto alla sicurezza di Rachel Marron (la Houston, per la prima volta sullo schermo), superstar musicale e cinematografica minacciata di morte da un sedicente fan. Scritto da Lawrence Kasdan, passato alla storia anche per la celebre “I Will Always Love You” cantata dalla Houston, Guardia del corpo arriva in alta definizione impreziosito anche da numerosi extra: oltre al trailer originale, un documentario sul making of del film e il video musicale dell’immortale canzone interpretata da Whitney Houston. DISTR. WARNER HOME VIDEO Miracolo a Le Havre 1921-Il mistero di Rookford One Day La consueta poetica di Aki Kaurismäki al servizio di uno tra i più bei film della scorsa stagione. Protagonista un attempato lustrascarpe di Le Havre (André Wilms), la cui esistenza sarà sconvolta dall’arrivo improvviso di un giovanissimo immigrato dall’Africa. Un film per continuare a credere che la speranza e la solidarietà sono ancora possibili. Dal 4 aprile in homevideo, con intervista al regista negli extra. In DVD e Blu-ray il mistery thriller di Nick Murphy, con Rebecca Hall impegnata a debellare la “minaccia fantasma” in un collegio britannico all’indomani della Grande Guerra. Interpretato anche da Dominic West e Imelda Staunton, il film arriva in homevideo dal 18 aprile, anche con una Special Edition dedicata alle appassionate di moda retrò, con una Vintage Shopping Guide ispirata al look della protagonista. DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION DISTR. EAGLE PICTURES Dall’acclamata e impossibile lovestory descritta da David Nicholls nell’omonimo best seller ai patemi sentimentali di Anne Hathaway e Jim Sturgess: rispettivamente Emma e Dexter nella trasposizione diretta da Lone Scherfig, chiamata al non facile compito di sintetizzare su grande schermo la vicenda di due anime destinate a cercarsi e a ritrovarsi per vent’anni. In DVD e Blu-ray, senza contenuti speciali. Una scrivania, i libri di Verne, la voce del protagonista Simon Hart: “Ho vissuto in un’epoca in cui l’umanità credeva nel progresso”. Eccolo il progresso: il primo battello a vapore sull’Atlantico, un dirigibile spinto a pedali, un sommergibile, un treno che sbuffa, un’automobile. Un panorama delle invenzioni che, nella mente di Verne, ci avrebbero introdotti nel mondo delle macchine, del vapore, del volo. Zeman si immerge in un universo precinematografico, con immagini in b/n, con attori e disegni, con una forma di animazione dalle ondulate screziature che ridanno le linee delle zincografie ottocentesche. Il professore Roch e l’assistente Hart sono rapiti dal perfido conte Artigas che vuole impadronirsi della formula di un potente esplosivo per conquistare il mondo. Zeman parte dal romanzoFace au drapeau (Di fronte alla bandiera), per fare un cinema di alto artigianato visivo, debitore a Méliès e alle incisioni di Riou e Benett che arricchivano le prime edizioni dei libri di Verne. Un film cesellato all’antica che ci riporta a quando il mondo sognava un futuro, meccanico, idealista, distruttore, romantico, onirico. Regia Karel Zeman Con Lubor Takos, Arnost Navratil Genere Fantastico (1957) Distr. Cecchi Gori DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 telecomando Dvd e Blu-ray Alice Il lungometraggio più celebre realizzato da Jan Švankmajer, considerato da molti “il più grande maestro europeo dell’animazione”, arriva in DVD grazie a Rarovideo, due anni dopo lo splendido cofanetto 2 dischi dedicato ai cortometraggi del cineasta praghese, sempre per la collana Interferenze. Tra il sogno e l’incubo, il regista di Surviving Life (a Venezia nel 2010) concepì nel 1988 una versione ultrasurrealista del dittico di Carroll (“Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”) di gran lunga più tendente al secondo che al primo, dove realtà e fantasia si fondono senza soluzione di continuità. DISTR. RAROVIDEO Hi, Mom! Rarovideo riedita Hi, Mom!, diretto da Brian De Palma nel 1970 e ideale seconda parte del dittico iniziato un paio d’anni prima con Ciao America!, vincitore nel ’68 dell’Orso d’Argento a Berlino. Robert De Niro è di nuovo John Rubin, veterano del Vietnam che, tornato a New York, inizia a riprendere scene di vita urbana dalla finestra del suo appartamento a Greenwich Village. Film da recuperare, non fosse altro per tornare alle origini del percorso “voyeuristico” di De Palma, per comprendere le influenze di Hitchcock (La finestra sul cortile) e Peeping Tom di Michael Powell. Con booklet allegato. DISTR. RAROVIDEO 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 Tom Cruise Collection D a Giorni di tuono a Collateral, passando per Il socio, La guerra dei mondi e – ovviamente – Top Gun: cinque tappe fondamentali della carriera di Tom Cruise raccolte in questo boxset Blu-ray da collezione. Cinque dischi in alta definizione per rivivere le gesta dell’ultimo, vero divo hollywoodiano, destinati a tutti i fan dell’attore, ma non solo. Perché oltre al protagonista, c’è di più: soprattutto per quanto riguarda gli extra di Top Gun (tra cui il doc in sei parti sulla realizzazione del film, “Danger Zone”, il dietro le quinte e l’intervista a Cruise), di Collateral (il commento di Michael Mann e “Città della Notte: la realizzazione di Collateral”) e de La guerra dei mondi (“Steven Spielberg e la versione originale di La guerra dei mondi”, “L’invasione rivisitata” e “L’eredità di H.G. Wells”). DISTR. UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT E per i più piccini... 4 mosche di velluto grigio La kriptonite nella borsa Il terzo capitolo della “Trilogia degli animali” di Dario Argento (dopo L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code) arriva finalmente in dvd – in edizione italiana – tre anni dopo il primo annuncio e la conseguente controversia legale inerente la questione dei diritti del film. Girato nel 1971, 4 mosche di velluto grigio – supportato dalla straniante colonna sonora di Morricone (stratosferica la traccia “Come un madrigale”) – è incentrato su un batterista rock che uccide involontariamente un uomo da cui immaginava di essere seguito. Sarà solo la prima di numerose morti… Vietato ai minori di 14 anni, disponibile dal 18 aprile. E’ disponibile in Blu-ray e dvd l’opera prima dello sceneggiatore Ivan Cotroneo. Che torna nella sua Napoli anni ’70 per raccontare le peripezie del piccolo Peppino, ragazzino di 9 anni sballottato tra la crisi coniugale dei genitori (Zingaretti e Golino) e le colorate divagazioni hippie degli zii (Capotondi e De Rienzo). L’evento spartiacque della sua infanzia sarà la morte del cugino più grande, Gennaro, sedicente Superman. Grazie alla sua “presenza” Peppino compirà il primo passo verso l’emancipazione. Extra: scene tagliate, backstage, interviste; provino Luigi Catani, foto, contributi musicali. DISTR. 01 DISTRIBUTION Felini spadaccini, pinguini ballerini e roditori canterini Il gatto con gli stivali Dvd, Blu-ray e Blu-ray 3D per l’eroe nato dalla saga di Shrek, protagonista assoluto in questa sorta di prequel. Arricchito da numerosi extra, a partire dal 6corto inedito Il gatto con gli stivali: i tre diablos, fino a “L’angolo degli animatori” e “Quiz e curiosità” (esclusive per l’edizione BRD). Distribuzione Universal. Alvin Superstar 3 Si salvi chi può!: il terzo capitolo delle avventure di Alvin e della sua band arriva in homevideo, anche nel formato Blu-ray Happy Feet 1&2 Per l’uscita di Happy Feet 2 – in dvd, Blu-ray e Blu-ray 3D – Warner distribuisce anche l’edizione Collection con il primo capitolo della saga diretta da George Miller. Con irresistibili extra, tra cui il divertente cartone animato Looney Tunes Mi è semblato di vedele un gatto e il tutorial “Come disegnare un pinguino”. DISTR. LUCKY RED Straw Dogs VIDEOGAME IN VIAGGIO JOURNEY Coinvolgimento sensoriale assicurato. Disponibile per PlayStation 3 A volte la linea tra cinema e videogioco diventa più sottile: accade quando quest’ultimo propone un’esperienza meno interattiva ma con un grado di coinvolgimento elevato che copre tutti i livelli sensoriali. PlaysEverywhereTM: infiniti gli extra, con la sezione “La musica e il ballo dei Chipmunks” ricca di divertenti inserti, a partire dai “Video musicali con Karaoke”. Distribuzione 20th Century Fox. Come nel caso di Journey, disponibile al costo di 15,00 euro su PlayStation 3 (mediante acquisto digitale all’interno della console Sony), videogioco diverso dal solito, dalla durata magari non eccezionale (poco più di due ore, come un buon film), ma bellissimo da vedere, con una colonna sonora straordinaria e con un messaggio che va aldilà del puro piacere di portare il protagonista alla sommità di una montagna che inizialmente vede solo da lontano, e che rappresenta l’obiettivo da raggiungere per un titolo assolutamente consigliato. Per saperne di più visitate www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO Mai uscito sugli schermi italiani, arriva dal 4 aprile in homevideo (Blu-ray e dvd) il remake di Cane di paglia, realizzato nel ’71 da Sam Peckinpah con Dustin Hoffman protagonista. Scritto e diretto da Rod Lurie, interpretato da James Marsden e Kate Bosworth, Straw Dogs mostra nuovamente l’assedio che subiranno il mite David e sua moglie Amy, con la conseguente esplosione di rabbia e violenza che porterà ad uno scontro senza esclusione di colpi. Negli extra, oltre al commento del regista, “A caccia di controversie: il remake di un classico”, “La dinamica del potere: il cast”, “L’assedio: gli stunt”, “Creazione di casa Sumner: La scenografia”. DISTR. SONY PICTURES H.E. aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 telecomando serie tv THE KILLING - STAGIONE 2 [SKY, CANALE 117] Proseguono le indagini sull’omicidio di Rosie Larsen: in anteprima per l’Italia dal 4 aprile S ospesi in quel finale di stagione che aveva rimesso in discussione l’intera indagine dei detective Sarah Linden (Mireille Enos) e Stephen Holder (Joel Kinnaman), siamo pronti a rituffarci nel mistero e nelle cupe atmosfere di The Killing, che Fox Crime ospita in anteprima assoluta per l’Italia dal 4 aprile (solamente tre giorni dopo la messa in onda USA), ogni mercoledì alle 21.55. Riuscirà il Consigliere Darren Richmond (Billy Campbell), candidato sindaco, a far cadere i numerosi sospetti che lo vedono coinvolto nell’omicidio di Rosie Larsen, giovane ragazza di Seattle scomparsa e poi ritrovata morta all’interno del bagagliaio di un’auto? Oltre a questo, bisognerà capire quale sia la reale natura di Holder, alla omicidi dopo un passato alla narcotici e alle prese con una lunga e difficile riabilitazione: qual è il coinvolgimento del poliziotto con il subdolo e corrotto sindaco uscente Lesley Adams (Tom Butler)? Grandi attese, dunque, per la seconda stagione di un serial - remake del danese Forbrydelsen - forte delle sei nomination ottenute agli Emmy e del secondo miglior debutto di sempre di una serie tv sulla rete AMC (4,7 milioni di telespettatori per la serata d’esordio), battuto solamente dalla premiere di The Walking Dead (5,3 milioni di telespettatori). VALERIO SAMMARCO filminorbita a cura di Federico Pontiggia 76 Oceano Clooney Fringe 4 100 anni di Universal PREMIUM ENERGY SYFY STUDIO UNIVERSAL Ogni martedì nel segno di George: Ocean’s Eleven, Ocean’s Twelve, Ocean’s Thirteen e Three Kings. J.J. Abrams non molla la presa sul volo 627: bontà sua, siamo ancora nella mani del Dott. Bishop… Ogni domenica e lunedì, ciliegine sulla torta: da Frankenstein ad Apollo 13, passando per Lo squalo. rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 telecomando Cast & Crew borsa del cinema a cura di Marco Spagnoli Presa diretta A tu per tu con il fonico Umberto Montesanti: “Il set è maestro assoluto” Figlio d’arte (il padre Raul era il fonico prediletto di Pietro Germi), Umberto Montesanti ha iniziato a lavorare a 16 anni in Napoli violenta di Umberto Lenzi. Un amore, quello per la registrazione delle voci e dei suoni sul set, che lo ha portato a lavorare per serie tv importanti come Il Commissario Montalbano e Don Matteo, ma anche per film di registi quali Luigi Magni, Dino Risi e Dario Argento. “Cresciuto con il mito del cinema, mi sono innamorato del set: durante un’estate mi sono messo alla prova su un film e da allora non ho mai smesso”, ricorda Montesanti. A differenza dell’era di suo padre, lei è stato protagonista del passaggio alla presa diretta. Dagli anni ’50 - c’era il doppiaggio totale e gli attori anziché recitare spesso dicevano i numeri - si è passati a valorizzare l’audio durante le riprese. Il fonico ha preso il posto che gli compete così come accade in Francia e negli USA, ma soprattutto in Inghilterra dove ci sono quelli che consideriamo i nostri maestri. Quale è stato il set che l’ha impegnata di più? State buoni se potete di Luigi Magni. Una bellissima sfida con un grande maestro. Il suo regista ‘preferito’? Alberto Sironi, con cui ho un rapporto professionale e di grande amicizia: un regista che mette tutti i suoi collaboratori nelle condizioni di rendere al meglio. Un consiglio ad un ragazzo che vuole seguire i suoi passi? Di lavorare sul set, perché solo lì ci si rende conto delle problematiche che possono emergere durante una lavorazione. Al di là della conoscenza tecnica, l’esperienza ti consente di affrontare il tuo lavoro al meglio. Il boom del 3D, poi tutto a rilento: entro due anni le pellicole spariranno. Ma in Italia 2000 schermi sono ancora da riconvertire D al 1 gennaio 2014 le società di distribuzione non forniranno più film in 35 mm, se non dietro il pagamento della copia”. Parole di Richard Borg, neo presidente dei Distributori Anica. Il problema è che, in Italia, il processo di digitalizzazione delle sale cinematografiche è, almeno rispetto ad altri paesi, assai in ritardo. Dopo un primo boom, legato al fenomeno 3D, l’andamento è stato molto lento e ci sono ancora circa 2mila schermi da riconvertire. Il rischio è che l’obbligo alla digitalizzazione favorisca l’ulteriore sparizione dell’esercizio più debole e marginale, quello che paradossalmente potrebbe ricavare i benefici maggiori dalla inevitabile rivoluzione tecnologica. Il digitale, infatti, almeno teoricamente, dovrebbe consentire a tutti gli esercenti una maggiore accessibilità al prodotto e la possibilità della multiprogrammazione. In altre parole soprattutto 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 DIGITAL FACTOR in quelle piazza dove funziona un unico cinema, l’esercente potrebbe proiettare film diversi ogni giorno, in modo da assecondare le preferenze di pubblici diversi. Il problema è che i costi richiesti per la digitalizzazione sono elevati, valutabili attorno ai 70mila euro, e per tutta una serie di imprese che operano a livello artigianale, familiare o volontaristico, come nel caso di buona parte delle sale della comunità, sostenere queste spese diventa proibitivo. Per evitare la decimazione delle piccole sale è pertanto necessario individuare degli strumenti di aiuto e di supporto all’esercizio. Da parte pubblica gli interventi finora predisposti sono stati modesti, frastagliati e disordinati, nel senso, che a fronte di qualche concreto aiuto di peso da parte di singoli Comuni e singole Regioni, la maggior parte degli Enti Locali non ha avvertito il dovere di sostenere adeguatamente la digitalizzazione anche con risorse da distribuire a fondo perduto. Gli accordi fra le categorie distributori/esercenti, attraverso il meccanismo del vpf, il riconoscimento di un rimborso da parte del distributore, che ottiene un considerevole risparmio dalla stampa in digitale di un film piuttosto che in pellicola, all’esercente, che si impegna a programmare film in formato digitale per due settimane, ha finora premiato solo il gran- Borg: “Dal 2014 stop ai film in 35mm, se non dietro il pagamento della copia” de esercizio, in grado di garantire le teniture minime richieste. Proprio per questo, distributori ed esercenti hanno concordato un nuovo accordo, una sorta di vpf dimezzato, per aiutare le sale che non sono in grado di garantire programmazioni oltre la settimana. L’impressione, tuttavia, è che anche il nuovo accordo non sia sufficiente e, per favorire la digitalizzazione delle piccole sale, diventa indispensabile consentire la cedibilità del tax credit. Per i piccoli esercenti, infatti, il credito di imposta accumulato rischia di non poter essere compensato o di essere compensato in tempi eccessivamente lunghi, annullandone i benefici. Una norma che prevedeva la possibilità di cessione del credito era prevista nel decreto governativo “Salva Italia”, ma poi è stata stralciata. Il ministro Ornaghi ha promesso di riproporla alla prima occasione: vedremo se, alle parole, seguiranno i fatti. FRANCO MONTINI aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 telecomando Lezioni di cinema Ai propri studenti diceva sempre: “L’unico modo per imparare a fare un film, è attraverso un altro film”. Quando gli chiesero di spiegare cosa intendesse, Nicholas Ray realizzò insieme a loro la sua ultima pellicola: We Can’t Go Home Again, destinata a trascorrere trent’anni di oblio in un deposito prima di venire proiettata alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011. Per accompagnare l’uscita del dvd, la Bompiani ha deciso di riproporre (con nuova traduzione di Alberto Pezzotta) il volume che raccoglie tutti gli insegnamenti di Ray su come si fa del buon cinema. Curato dalla moglie Susan, Sono stato interrotto (pagg. 350, € 29,90) contiene appunti, articoli e, soprattutto, le celebri lezioni di regia, tenute nell’ultimo periodo della sua vita presso l’Harpur College della State University di New York. libri Professor Ray Appunti, articoli e insegnamenti: Sono stato interrotto, a cura di Susan, moglie del grande regista USA ANGELA BOSETTO La finestra su Hitchcock “Due fatti sono ovvi: tutti conoscono Alfred Hitchcock e nessuno lo conosce”. Partendo da questa citazione di John Russell Taylor, Andrea Antolini si accosta a uno dei cineasti più analizzati del Novecento. Nel tentativo di studiarne ex novo il multiforme e 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 labirintico universo, prima si concentra sulle figure maschili e femminili che popolano i film del “mago del brivido”, per poi passare alla coppia, presentata come sinonimo di castrazione. Successivamente, cerca di penetrare nel pensiero stesso del genio, scandagliando passo per passo e in parallelo, quasi si trattasse di testi scritti, due sue pellicole: il semi-sconosciuto Vinci per me! e il capolavoro La finestra sul cortile. Il risultato di questa insolita comparazione è in Alfred Hitchcock Umanodisumano (Falsopiano, pagg. 160, € 16,00). ANGELA BOSETTO Istantanee di famiglia Uno sguardo analitico sulla famiglia, sulle sue dinamiche relazionali nonché disfunzioni attraverso le suggestioni dei maestri della settima arte, è la proposta del libro Istantanee di famiglia. La famiglia nel cinema degli anni Duemila (Effatà Editrice, pagg. 272, € 15,00) curato da Sergio Perugini. Una selezione di opere cinematografiche sulla famiglia negli anni 2000, che tiene conto delle nuove dinamiche socioculturali, influenzate da una virata multietnica delle società nella dimensione globale, da un mercato del lavoro sempre più flessibile. Il testo, con la prefazione del card. Ennio Antonelli (Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia), si propone come strumento per coloro che operano nel settore della comunicazione, per gli animatori della comunicazione e della cultura, in preparazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. ITALO SILLA La facciata del palazzo di Lungotevere dei Vallati 2, a Roma Nicholas Ray e Gloria Grahame sul set de Il diritto di uccidere (1950) Novecento. “Un artigiano del cinema”, questo era Marcello Baldi: “Cineasta, documentarista, televisivo, teatrante, montanaro nell’anima e romano nella mente”, oltre che stretto collaboratore del Centro cattolico cinematografico e di Papa Pacelli. Un ritratto appassionato del regista trentino – che aveva lavorato anche con Alessandro Blasetti e Lionello De Felice – attraverso il ricordo del figlio Dario, un accurato profilo storico e un’esauriente filmografia che fa del volume un importante strumento bibliografico. GIULIA ISELLE Opere prime Artigiano del Novecento Con Marcello Baldi. Cinema, cattolici e cultura in Italia (a cura di Massimo Giraldi e Laura Bove, Fondazione Museo storico del Trentino, pagg. 122, € 22.00) si rende omaggio e si ripercorre la carriera di un artista poliedrico del cinema italiano della seconda metà del Il cinema italiano non è fatto solo dai “soliti noti”, ma per metà da registi esordienti. È quanto emerge dalla VII edizione di Saranno famosi? Annuario delle opere prime del cinema italiano a cura di Carlo Tagliabue (Centro Studi cinematografici, pagg. 102, € 10.00). Il volume, corredato dalle tabelle dei dati d’incasso, affluenza in sala e permanenza sugli schermi forniti da Cinetel (analizzati da Valerio Sammarco), sottolinea come la stagione 2010/2011 abbia registrato un incremento di opere d’esordio rispetto al biennio precedente: il 47% dei titoli nostrani sono stati opere prime. Oltre all’approfondimento sui film (di Simone Emiliani), il libro lascia poi la parola agli esordienti – tra cui Giorgia Cecere (Il primo incarico) e Matteo Cerami (Tutti al mare) – che evidenziano nella scarsa distribuzione l’ostacolo maggiore. Casa dolce casa Vita da Verdone. Tra ricordi e luoghi indimenticabili di Giulia Iselle “Mi piaceva la quiete della mia grande casa, quando ero solo, perché era piena di stanze, di colori, di odori, di finestre. Mi sentivo protetto in un enorme corpo vivente e affascinante”. La casa sopra i portici di Carlo Verdone è una sconfinata dichiarazione d’amore al luogo in cui la famiglia del regista ha vissuto per 80 anni. Un flusso ininterrotto di ricordi a partire dal giorno in cui Carlo deve lasciare l’appartamento di Lungotevere dei Vallati 2 e riconsegnare le chiavi all’addetto del Vaticano dopo la morte del padre. Il lettore diventa ospite in casa Verdone come il “fantasma dei Natali passati” e ripercorre gli spazi, stanza dopo stanza, sbirciando tra i segreti dei cassetti. Rivive i tempi della vita domestica, scanditi dal rumore della Olivetti 22 di Mario Verdone, dalle telefonate della madre e dalla musica proveniente dalla camera dell’attore. Emerge un Carlo Verdone inedito, malinconico. Viene fuori l’amore per la solitudine, il confronto con la morte, la struggente pietas per i genitori e l’abbandono alla poesia delle notti d’estate. Il cinema è presente in forma tangenziale: ci sono gli amici e i conoscenti di una Roma in “bianco e nero” che ispireranno i suoi personaggi e gli incontri con Fellini, Sordi, Markopoulos. Nel tentativo di fermare il tempo, Verdone scrive un’elegia delle buone maniere, la radice del sano moralismo della sua formazione. Carlo Verdone La casa sopra i portici Bompiani Editore, pagg. 282 € 18.00 GIULIA ISELLE aprile 2012 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 81 telecomando colonne sonore BIANCANEVE Sogno o son desto, Hollywood o Bollywood? Chiedete a Tarsem Singh e al suo compositore, l’otto volte premio Oscar Alan Menken, che agli spartiti Disney non è nuovo, da La sirenetta a Pocahontas. Qui l’impresa è proibitiva: far dimenticare Perrault, Grimm e lo stesso Walt, eppure il buon Alan ce la mette tutta, prendendo in prestito sonorità indiane, intrecci melodici e balletti Punjabi. Ciliegina, I Believe in Love, cantata dalla Biancaneve Lily Collins. F.P. TITANIC - 4 CD COLLECTOR’S ANNIVERSARY EDITION Il processo di postproduzione ha spesso tra le sue vittime l’accompagnamento musicale di un film, non solo le sue immagini. Non fece eccezione, all’epoca, il Titanic di Cameron, magniloquente prodotto filmico, mastodontico esempio di preproduzione scenografica, costumistica, e appunto musicale. Il lavoro certosino di documentazione da parte di Cameron e Horner sulle musiche di inizio ‘900, nella OST pubblicata nel 1997, finiva ingiustamente messo da parte a scapito dello score principale. Per inciso, non tra i migliori di Horner malgrado il successo di My Heart Will Go On: le pesanti influenze di Enya, inizialmente scelta da Cameron per la realizzazione della colonna sonora, sono ben percepibili. Horner stesso, un anno dopo, sentì l’esigenza di “compendiare” lo score con un Back to Titanic che aggiungeva previously unreleased tracks a vere chicche: come le canzoni eseguite in scena (a bordo) dal gruppo “I Salonisti”, o la Come Josephine, in my Flying Machine che Di Caprio e la Winslet canticchiano sommessi, a un passo dalla morte. 15 anni dopo, il recupero filologico può dirsi completo: 4 CD, ovvero i due di Horner più uno di brani inediti dei “Salonisti” e un quarto di musiche d’epoca nella loro versione originale. Quelle sì, inaffondabili. GIANLUIGI CECCARELLI 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo aprile 2012 QUIJOTE Don Chisciotte nella vita, Sancho Panza al cinema: il compianto Lucio Dalla sul grande schermo per l’amico Mimmo Paladino, nei panni del fedele scudiero dell’hidalgo Peppe Servillo. Sua pure la colonna sonora, sperimentale e popolare: come gli piaceva, come era. F.P. LAPUTA - CASTELLO NEL CIELO Una colonna sonora de puta madre! Udite, udite, la chimica audiovisiva tra Hayao Miyazaki e Joe Hisahishi rapisce nuovi spettatori, grandi e piccini: quasi un Inno alla gioia del Sol Levante il main theme, che tra chiavi e note, pathos ed ethos costruisce un sinfonico Castello nel cielo. Lassù, dove osano i grandi, e Hisaishi grande lo è davvero: se Sonatine e Hana-Bi, Ponyo e La città incantata non vi dicono nulla, peggio per le vostre orecchie. F.P. SCARICA L’APPLICAZIONE PER IPHONE O ANDROID PARTNER ISTITUZIONALI PATROCINI Club Alpino Italiano Ministero per i Beni e le Attività Culturali Iniziativa realizzata con il contributo ed il patrocinio della Direzione Generale per il Cinema Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana