Scarica PDF - Cinematografo

Transcript

Scarica PDF - Cinematografo
rivista del
dal 1928
M E N S I L E N . 4 A P R I L E 2 0 1 2 € 3,50
fondazione ente™
dello spettacolo
HUNGER
LA NUOVA
SAGA FANTA
REALITY
AMOR
F U
Cary Grant e
Ingrid Bergman in
Notorius di Alfred
Hitchcock
INGRID E CARY ADDIO:
A HOLLYWOOD LA PASSIONE
È DA TEENAGER
MAYA SANSA DA AMELIO A BELLOCCHIO, A TU PER TU CON UNA RIBELLE
CLAUDIO SANTAMARIA IL PRESENTE È DIAZ, IL FUTURO RADIOHEAD
CARLO VIRZI’ LA MIA BANDA SUONA IL ROCK: I PLUTO CONTRO SANREMO
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 81 n. 4 aprile 2012
In copertina Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorius
Segui l’Ente dello Spettacolo anche su
FACEBOOK
Fondazione Ente dello Spettacolo:
facebook.com/entespettacolo
Tertio Millennio Film Fest:
facebook.com/tertiomillenniofilmfest
YOUTUBE
www.youtube.com/EnteSpettacolo
p unti di vi st a
TWITTER
www.twitter.com/entespettacolo
Segui la Rivista del Cinematografo su
FACEBOOK
Cinematografo.it: facebook.com/rdc.it
Rivista del Cinematografo:
facebook.com/rivistadelcinematografo
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
Parola fatta immagine
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
CONTATTI
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
P.R.C. - Roma
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Luca Barra, Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli,
Pietro Coccia, Oscar Cosulich, Alberto Crespi, Alessandro De
Simone, Adriano Ercolani, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Giulia
Iselle, Shekhar Kapur, Massimo Monteleone, Franco Montini,
Morando Morandini, Luca Pellegrini, Angela Prudenzi, Italo Silla,
Marco Spagnoli
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
Tipografia STR Press S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare nel mese di marzo 2012
MARKETING E ADVERTISING
Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano
Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. MILANO
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
PER ABBONARSI
[email protected]
Tel. 06.96.519.200
PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
quelli meno legati al
Dopo Lucio Dalla, l’Italia perde un altro grande
poeta: Tonino Guerra. Artista eclettico, italiano testo scritto.
doc: campione dell’arte di arrangiarsi con tutto Risonanze. Rifrazioni
da segno a segno,
e di cimentarsi con ogni cosa: nel bene e nel
dalla parola al mondo:
male, nella bellezza soprattutto. Guerra si è
espresso in molti modi: poesia, cinema, pittura, “I versi sono polvere
apologo. Affluenti tutti che sfociavano nel mare chiusa/di un mio
tormento d’amore/ma fuori l’aria è
dolce della parola: “La parola – ha confessato
una volta – è sempre stata salvezza, alla parola corretta/mutevole e dolce ed il sole/ti parla di
ho dedicato il mio lavoro”. Tonino Guerra non è care promesse/così quando scrivo/chino il capo
stato solo trasversale alle forme, ma anche alle nella polvere/e anelo il vento, il sole/e la mia
pelle di donna/contro la pelle di un uomo”. E’
etichettature. Alla distinzione tra cultura alta e
un’altra grande voce a tessere trama e ordito di
cultura bassa, lui preferiva questa: la capacità
immagini e parole, interne folgorazioni ed
o meno di risonanza della lingua nel mondo
epifanie del reale: Alda Merini. Alla poetessa
della vita. Non deve sorprendere allora la sua
meneghina è stato dedicato un premio
predilezione per il dialetto: “E’ la lingua che
letterario, Primaveradellapoesia, iniziativa che
conosco e sento meglio – diceva –. Le parole
sono cariche di tradizione, a me sembrano più
ha coinvolto, oltre al sottoscritto, molte
cariche, ogni parola contiene
personalità del mondo della
la storia di tutte le generazioni
cultura, non solo di quello
passate, i proverbi, le cose”. E’
letterario. Sconfinamenti, anche
Tonino Guerra come
stato tra i più grandi
qui. Ho citato non a caso la poesia
Alda Merini: l’arte della
cantastorie della sue terra, la
Terra santa, tra le sue più belle: il
risonanza, dalla poesia
Romagna, ma con un afflato
luogo in cui Dio ha scelto
universale tale da meritare la
d’incontrare l’uomo – e dove RdC
al mondo
definizione che di lui diede
tornerà quattro anni dopo il viaggio
Elsa Morante: l’Omero della
per i suoi 80 anni – diventa per la
civiltà contadina. Con il grande
Merini la soglia tra l’invisibile e il
greco condivideva la qualità
visibile, ineffabile contatto: dallo
icastica, figurativa del segno linguistico. Niente Spirito alla materia, passaggi e passaggi.
di strano allora che il poeta della parola abbia
Mistero che si dà a vedere, come un lampo. Una
incontrato due poeti dell’immagine come
parola si è fatta immagine.
Antonioni e Fellini, tra i nostri uomini di cinema
UFFICIO STAMPA
[email protected]
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta - [email protected]
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Marisa Meoni - [email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200
Fax 06.96.519.220 - [email protected]
Associato all’USPI
Unione Stampa - Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale
Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge
7 agosto 1990, n. 250
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
2012 – II EDIZIONE
R O M A 17 – 22 aprile
PA L E R M O 24 – 26 aprile
M I L A N O 7 – 10 maggio
T O R I N O 11 – 13 maggio
www.r endezvouscinemafrancese.it
MAIN SPONSOR
MAIN PARTNER MEDIA
n. 4 aprile 2012
SOMMARIO
ANTEPRIMA
26 Hunger Games
La nuova frontiera del reality
movie. Già cult negli States
COVER STORY
30 Pene d’amor perduto
Da Via col Vento al Dottor Zivago:
le grandi coppie non abitano
più a Hollywood
SERVIZI
22 Parola al Future
Oscar Cosulich promette: “Un
festival da fine del mondo”
24 ItalFamily
Scatti dalla nostra storia: il
successo della mostra FEdS
36 Biancaneve si sdoppia
L’eterea Lily Collins vs. la
cupa Kristen Stewart: una
mela per due
46 Guerre di eroi
Arriva il Dream Team
Marvel: The Avengers
PERSONAGGI
40 Maya Sansa
46
I VENDICATORI
MARVEL
Musa per Amelio e Bellocchio,
attrice oltre confine: italiena
44 Carlo Virzì
Quando la commedia è
rock: ancora in regia con
I più grandi di tutti
50 Claudio Santamaria
Manganello in mano per
Diaz , Radiohead in cuffia
54 Lauren Bacall
40
50
CLAUDIO
L’attrice
Maya Sansa
SANTAMARIA
Vi racconto il
mio sogno nel
cassetto
Sguardo magnetico, voce
roca: ecco il ritratto di “The
Look”
marzo 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
7
HANDMADE IN ITALY SINCE 1924
SHARON STONE INDOSSA LA COLLEZIONE DAMIANISSIMA.925
GIOIELLI IN ARGENTO E DIAMANTI CON ONICE O MADREPERLA
BOLOGNA: VIA FARINI • FIRENZE: VIA DE’ TORNABUONI • GENOVA: VIA ROMA • MILANO: VIA MONTENAPOLEONE; PIAZZA DUOMO • NAPOLI: VIA FILANGIERI • PORTO CERVO:
LA PIAZZETTA • PORTOFINO: PIAZZA MARTIRI DELL’OLIVETTA • ROMA: VIA CONDOTTI • TORINO: VIA ROMA • VENEZIA: SALIZADA SAN MOISÈ SAN MARCO • VERONA: VIA MAZZINI
IN TUTTE LE GIOIELLERIE ROCCA E IN SELEZIONATI RIVENDITORI AUTORIZZATI • A PARTIRE DA € 348 • DAMIANI.COM • 800 56 56 56
SOMMARIO
I FILM DEL MESE
56 Diaz
60 Una spia non basta
60 Biancaneve
61 Romanzo di una strage
62 I colori della passione
64 Cosa piove dal cielo?
66 Il mio migliore incubo
66 Maledimiele
67 Pirati! Briganti da strapazzo
68 Piccole bugie tra amici
LE RUBRICHE
56
10 Morandini in pillole
Giovani critici crescono, i titoli
di coda corrono sempre di più
DANIELE VICARI TORNA ALLADIAZ
61
62
12 Circolazione extracorporea
Alta definizione: boom
domestico, flop in rete
14 Glamorous
News e tendenze: Brad Pitt,
Jessica Alba, Michael Bay e
Topolino furioso
18 Colpo d’occhio
Molto forte, incredibilmente bravo:
l’esordiente Thomas Horn
20 La posta di Shekhar Kapur
18
14
L’India muore per l’acqua, la
mafia ci sguazza
72 Dvd & Satellite
Anniversario da collezione per
Casablanca, boxset Blu-ray per
Tom Cruise
78 Borsa del cinema
Italia, rivoluzione digitale: ora
o mai più. E la pellicola?
80 Libri
A lezione da Nicholas Ray, in
cerca di ricordi a casa di Carlo
Verdone
82 Colonne sonore
James Horner: riscoprire il
monumentale score originale di
Titanic
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
9
Morandini in pillole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC
a cura di Morando Morandini
Fine pen(n)a mai
Star equina
Durante la proiezione pomeridiana di War Horse di Spielgerg
che ho visto tra scarso pubblico al cinema Eliseo di Milano,
avevo notato un ragazzo sui 15 anni, occhialuto come me, che
ogni tanto scarabocchiava qualcosa su un quadernetto con una
lampadinetta. Incuriosito all’uscita gli domando: “Ti è piaciuto?”. Dopo qualche secondo mi risponde: “Non ho mai visto un
film di guerra così commovente”. Poi aggiunge: “Anche troppo.
Troppi finali”. Sorpreso e un po’ scettico: “Perché? Quanti ne
hai visti?”. Replica: “Sono
fortunato. Fin da bambino
ho avuto una passione del
cinema, ci vado almeno due
o tre volte alla settimana. I
miei sono contenti di darmi
i soldi perché sanno che
non li spendo in altri modi.
E poi, quando hanno il
tempo di ascoltarmi, gliene
parlo, dei film che ho visto”.
Continuo io: “I miei complimenti. Che vuoi fare da
grande? Il critico o il regista?”. Mi sbircia di sottécchi e poi: “Troppo presto
per rispondere. Non ho
ancora deciso”.
Interminabili Illeggibili
titoli di coda Ho passato alcuni minuti con gli interminabili titoli di coda di
per War Horse War Horse in attesa di leggere i nomi dei doppiatori. L’elenco
e una manciata comprende una quindicina di nomi, ma dura due o tre secondi.
di secondi per E’ un rimprovero per la Walt Disney che lo distribuisce. Ho fatto
il nome dei in tempo a leggere i primi due. Che senso ha? Passano i decendoppiatori. Che ni, ma questo rimane “il paese del come se”.
senso ha?
Esagerazioni
Leonetta Bentivoglio ha perso un po’ la testa nel recensire il
quarto tomo della Vita di Don Giovanni di Giorgio Taborelli
(1938-2011). Definisce il nobile di casato spagnolo “un concentrato d’energia fertilizzante e un possessore democratico di
femmine” e anche “un cristallo d’integrità e coerenza nella sua
missione di erogatore d’eros pervasivo”. Che fare? “Possessore
democratico di femmine” non l’aveva mai scritto nessuno, nemmeno il più allucinato maschilista.
Il peggiore
Se esistesse una classifica dei “press-books” malfatti dalla stagione 2011-12, il primo posto potrebbe essere quello di Albert
Nobbs. Foltissimo. Consta di 43 pagine di cui 12 dedicate al
cosiddetto cast artistico (gli attori) e 14 al cast tecnico. La sinossi è di 6 righe. Mancano, però, gli indispensabili elenchi degli
uni e degli altri, il che obbliga giornalisti e critici a cercarli di
pagina in pagina con fatica e perdita di tempo.
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Marc’Aurelio Müller. STOP Ipse dixit:
“Ricordate come doveva chiamarsi in
origine La dolce vita di Federico Fellini?
Il primo titolo era La bella confusione.
Usciamo da tre mesi di bella confusione,
che può apparirci come la forma del
nostro tempo”. Paraocchi, parastinchi o
para…? STOP Sfiorati gli incassi: 56mila
euro al terzo weekend per l’adattamento
di Veronesi firmato Rovere. 69 copie al
debutto, poi 6 e infine una sola: provare
con la discesa libera? STOP Prendi The
Artist e mettilo da parte: in Italia l’Oscar
non paga. STOP La censura: 17 ragazze
per me non posson passare. STOP Luc
Besson, alla politica come al
supermercato: “Solo offerte con
scadenza”. STOP La Roma trova la
Disney: Come d’incanto o Robin Hood?
STOP 10 regole per fare innamorare: di
tutti, fuorché del film. STOP Sarà L’altra
faccia del diavolo, ma c’ha le corna
uguale. STOP Ciliegine, un film di Laura
Morante. STOP 55.735 spettatori in 3
settimane per Cesare deve morire.
Detto, fatto.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
“Crea la locandina di Dracula 3D e vinci
800 euro!”: Dario Argento prevede
grandi incassi, eh? #### “Pretty
Woman? Una sciocca commedia
romantica”: Richard Gere fa mea culpa.
E porta fuori Hachiko... #### I pochi fan
di John Carter su Facebook: “Vogliamo il
sequel”. La Disney: Pagatevelo! ####
Elio Germano: “Il nostro cinema è
agonizzante”. Stava presentando
Magnifica presenza. #### Pietro
Castellitto: E’ nata una star? Vedete il
film... #### Quando lo slittamento è
pacifico: World War Z a giugno 2013.
#### George in manette per il Sudan: a
quando Clooney in prigione per la Siria?
Federico Pontiggia
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
8
days of Persol
Dimitri Coste - Director
PO 649
persol.com
Day 1: Inspiration
circolazione extracorporea
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
a cura di Peppino Ortoleva
IL LUSSO DELL’HD
L’ ALTA DEFINIZIONE TRIONFA NELLE CASE MA SCOMPARE SUL WEB. PER RAGIONI
STRUTTURALI, E NON SOLO
BASTA ENTRARE in una grande catena
di elettrodomestici e tecnologia per accorgersene: archiviato il forzato passaggio al digitale terrestre, il nuovo must
have televisivo (e non solo) sembra essere l’HD, l’alta definizione di immagini e
suoni. Per le partite, certo, ma soprattutto per il “grande cinema a casa tua”.
Così, tra gli scaffali, si impilano televisori dal grande schermo piatto, lettori Bluray, nuovi iPad HD, cavi Hdmi, occhialini
3D. È il frutto di un incrocio casuale tra
la perenne ricerca di una qualità sicura
(sancita dalla tecnica) e più tradizionali
esigenze commerciali, legate al rinnovo
del parco macchine. Un trend tanto
esaltato e ripetuto, che abbiamo finito
per crederci.
Peccato che non tutti i segnali portino in
quella direzione, anzi. È sufficiente, infatti, dare un’occhiata al vasto e articolato mondo della “circolazione extracorporea” del film per accorgerci che, accanto alla ricerca spasmodica della perfezione dell’immagine, esiste una spinta,
uguale e contraria, che relega la questione dell’alta definizione sullo sfondo.
YouTube, passaggio centrale di trailer,
frammenti e intere scene, raccoglie video di qualità ridotta, solo recentemente
aperti a più definizioni (ma quella “bassa”, anche per ragioni di banda, resta la
predefinita), mentre analoghi HD come
Vevo e Vimeo sono specialistici e marginali. Ma non solo: il contenuto conta più
della forma, al punto che lo spettatore
accetta di buon grado filmati capovolti
(per impedirne il riconoscimento e aggirare il copyright) o il riversamento di
vecchie cassette e di riprese “sporche”,
direttamente dallo schermo tv. Ancora,
la molteplicità di modelli, forme e dimensioni di pc, tablet e smarthphone e
lettori video portatili costringe spesso a
cambi di formato e riserva alla “fedeltà”
dell’audio una limitata attenzione. Caso
limite è poi quello degli screener dei
film in sala, diffusi illegalmente su internet: il download può riservare sorprese, come la presenza di una traccia
video tremolante, sfocata, catturata in
sala tra mille difficoltà, o di un audio che
contiene i colpi di tosse e i commenti dei
vicini di poltrona, o ancora di un watermark che si incide sull’immagine e la
deturpa; mentre lo streaming aggiunge
l’ulteriore riduzione di qualità connessa
al buffering.
Se pure nelle case sembra diffondersi a
macchia d’olio, così, l’alta definizione è
la prima caratteristica a venir meno in
rete (per ragioni strutturali, ma non solo). Come se, di fronte a vantaggi evidenti quali la gratuità, l’anticipazione rispetto al mainstream, la praticità, la disponibilità, l’HD finisse per essere poco più di
un “lusso”, che lo spettatore è disposto a
sacrificare. Tra “vedere meglio” e “vedere di più”, a volte vince il secondo (col rischio che a diventare confuso e sfocato
sia non solo il video, ma il senso).
LUCA BARRA
Tra “vedere meglio” e “vedere di più”, molto
spesso vince il secondo
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
OGNI FAMIGLIA HA I SUOI DEMONI
UN FILM DI
PRESENTA
IN ASSOCIAZIONE CON
MUSICA
DI
COPRODUTTORE
PRODUTTORI
ESECUTIVI
SCENEGGIATURA
DI
UNA PRODUZIONE
UN FILM DI TIM BURTON
COSTUMI
DI
E
MONTAGGIO
DI
BASATO SULLA SERIE
TELEVISIVA CREATA DA
SCENOGRAFIA
DI
SOGGETTO
DI
DIRETTORE DELLA
FOTOGRAFIA
E
PRODOTTO
DA
DIRETTO
DA
STRANI MA VERI
11 MAGGIO
www.darkshadows.it
glamorous
a cura di Gianluca Arnone
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
Tutti dietro aBrad
Tutti a casa con Brad. Il
maschio della famiglia più
generosa di Hollywood. Se
Angelina è la madre di tutti i
bambini, lui è un cavaliere di
malta: tanta ne è servita per le
case donate ai senzatetto di
New Orleans! E che case: “safe
and sustainable” (solide ed
ecosostenibili), secondo i
principi dell’architettura green,
progettate da Frank O. Gehry
(l’architetto dei sogni) e David
Adjaye (che ha realizzato per
Obama il nuovo museo African
American History di
Washington). Con spot annesso:
Brad le fa e nessuno le
distrugge. Lo aveva promesso:
nel 2005, all’indomani
dell’uragano Katrina, aveva
giurato a se stesso (e in tv) che
avrebbe aiutato le vittime a
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
riavere un’abitazione. Così
aveva costituito un’associazione
ad hoc, la Make it right, per
raccogliere i fondi necessari
alle costruzioni. Quindi aveva
battuto ogni sentiero
disponibile: parenti, amici,
colleghi. Infine le case sono
arrivate, con consegna delle
chiavi da parte del celebre
benefattore, volato su New
Orleans accompagnato da una
scia di luce. I riflettori. Ma Brad
non si ferma qui: l’attoreangelo con il cuore di Madre
Teresa ha annunciato
l’imminente gala di
beneficienza con ricchi e
famosi. Parteciperanno:
Rihanna, Kanye West, Seal,
Sean Penn, Clooney
probabilmente. Sempre che
non si faccia arrestare di nuovo.
marzo 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
15
us
oroous
mor
gl
glaam
Alba scrive,
libro tramonta
Ninja Turtles coming on the Bay
“Quando vedrete il film crederete che queste tartarughe possano esistere. Le tartarughe provengono da una razza aliena, saranno forti, irritabili, divertenti e assolutamente adorabili”.
Firmato Michael Bay. E’ la conferma della volontà di fare un reboot con protagoniste le
Tartarughe Ninja. Il re dei kolossal quando vede verde (il biglietto, non il semaforo) non riesce
proprio a trattenersi. Si schiudano le uova dunque . Ma occhio alla frittata.
Roditore?
No, rosicone
La Disney ha deciso di affrontare
di petto il problema John Carter.
Con un comunicato: il kolossal da
250 milioni di dollari è stato per
la casa di Topolino un fallimento
totale. 50 i milioni di dollari
incassati al box office Us, 184 in
tutto il mondo a fronte dei
200 di mancati incassi. Per
iniziare a fare realmente
cassa il fantasy di
Andrew Stanton
dovrebbe arrivare
almeno a 500 milioni.
Probabilmente si
fermerà a quota
300/350. Un disastro.
Alla luce del cinema
Segnaliamo per gli ospiti di Visions Du Réel, il
festival diretto da Barisone (info pag. 18), il bel
film d’animazione The Dark Side of the Sun di
Lorenzo Ceccotti, che ha messo in immagini i
sogni dei piccoli pazienti del Camp Sundown di
New York, struttura che ospita bambini affetti da
un raro male: non possono vedere il sole.
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
C’è gente che ci mette
una vita prima di
prendere una penna in
mano. E poi muore. Sono
gli umili del libro, quelli
mai all’altezza. E c’è
gente invece che senza
avere ancora imparato a
fare il proprio mestiere
s’improvvisa scrittore.
Jessica Alba firma The
Honest Life, manuale per
ambienti poco tossici in
famiglia. Ovvero: scorie
smaltite in letteratura.
c olpo d’occhio
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
L’Europa a Lecce, l’Oriente a Udine,
documentari a Nyon
FESTIVAL DEL CINEMA
ISTANBUL FILM FESTIVAL
1 XXXI
5 EUROPEO
edizione della rassegna
competitiva dedicata ai film che
trattano le arti. Include una
panoramica sul cinema turco e
degli altri paesi.
Località Istanbul, Turchia
Periodo 31 marzo - 15 aprile
Tel. (0090-212) 3340700
Web film.iksv.org/tr
Mail [email protected]
Resp. Azize Tan
Fuori misura
Molto giovane, incredibilmente bravo: Thomas Horn
è l’enfant prodige di Hollywood
Molto giovane, incredibilmente
bravo. E’ Thomas Horn, piccolo
grande protagonista di Molto forte,
incredibilmente vicino, il film di
Stephen Daldry (candidato a 2 premi
Oscar, tra cui miglior film), tratto
dal romanzo di Jonathan Safran
Foer. 14 anni e il sole dell’avvenire
davanti. Thomas, che in passato
aveva recitato solo in una piccola
sit-com per ragazzi (Jeopardy!),
interpreta Oskar Schell, un bambino
di 9 anni che ha appena perso suo
padre Thomas (Tom Hanks) nel
crollo delle Torri Gemelle. La sua
vita da quel giorno cambia:
nonostante l’amore incondizionato
della madre (Sandra Bullock) e
della nonna (Zoe Caldwell), Thomas
si abbandona alla solitudine,
colmata solo dalle letture di
Stephen Hawking, dagli arnesi
prodigiosi che inventa e dalle mille
fobie che lo affliggono. Finché un
giorno non ritrova una misteriosa
chiave che potrebbe aprire qualcosa
di veramente speciale. La porta del
successo? Probabile. Sentite cosa
scrive di lui su The Hollywood
Reporter il decano dei critici
americani, Todd McCarthy: “Del film
tutto si può dire a patto di non
tacere questo: Horn lo domina”.
MIDDLE EAST NOW
2 IIIFILM
edizione del festival
internazionale di cinema,
fotografia, arte ed eventi speciali,
interamente dedicato al Medio
Oriente contemporaneo. In
programma film pluripremiati
all’estero ma inediti in Italia,
giovani talenti emergenti, in un
viaggio nelle zone “calde”
dell’area: Iran, Iraq, Libano,
Israele, Egitto, Palestina,
Giordania, Yemen, Dubai,
Afghanistan, Siria, Bahrein.
Località Firenze, Italia
Periodo 12-16 aprile
Tel. 338 9868969
Web www.middleastnow.it
Mail [email protected]
Resp. Lisa Chiari, Roberto Ruta
LINEA D’OMBRA - FESTIVAL
CULTURE GIOVANI
XVII edizione della rassegna
internazionale competitiva (e
non) di lungometraggi e “corti”, a
celebrare la creatività giovanile.
Il tema odierno è “TerreMoti.
Movimento di popoli e di idee”.
3
GIANLUCA ARNONE
Località Salerno, Italia
Periodo 16-22 aprile
Tel. (089) 662565
Web
www.festivalculturegiovani.it
Mail segreteria@festivalculture
giovani.it
Resp. Peppe D’Antonio
FAR EAST FILM
4 XIV
edizione del festival, a
cura del Centro Espressioni
Cinematografiche, sul cinema
dell’Estremo Oriente (Hong
Kong, Giappone, Cina, Corea del
Sud, Thailandia, Taiwan,
Singapore, Filippine, Indonesia,
Malesia, Vietnam). Anteprime
internazionali, omaggi,
retrospettive, incontri con attori e
registi, eventi collaterali. Ospite
d’onore, Johnny To.
Località Udine, Italia
Periodo 20-28 aprile
Tel. (0432) 299545
Web www.fareastfilm.com
Mail [email protected]
Resp. Sabrina Baracetti
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
XIII edizione del festival che
presenta oltre 100 titoli
dall’Europa. In programma: un
concorso per con 10 film inediti;
sezioni per corti e documentari
innovativi; proiezioni e incontri sul
cinema della Slovenia; un
omaggio a Sergio Castellitto (con
retrospettiva, mostra fotografica e
monografia critica); un Premio
per giovani cineasti dedicato a
Mario Verdone e il Premio Lux del
Parlamento Europeo.
Località Lecce, Italia
Periodo 17-21 aprile
Tel. (0832) 390934
Web www.festivaldelcinemaeuropeo.it
Mail [email protected]
Resp. A. La Monica, C. Soldano
RENDEZ-VOUS –
APPUNTAMENTO CON IL
NUOVO CINEMA FRANCESE
II edizione del festival che ha in
programma circa 40 titoli, dalla
produzione popolare a quella
sofisticata, dai campioni d’incasso
alle pellicole indipendenti. Registi
e attori accompagnano le
proiezioni. Previsti anche
Masterclass, incontri e dibattiti e
un Mini Marché Unifrance per i
distributori francesi.
Località Roma, Italia
Periodo 17-22 aprile
Tel. (06) 68601203
Web www.rendezvouscinemafrancese.it
Mail [email protected]
Resp. V. Tonnini, M. Saidel
6
VISIONS DU REEL - FESTIVAL
INTERNATIONAL DE CINEMA
XVIII edizione per la vetrina della
produzione documentaristica di
tutto il mondo, comprese le opere
di studenti e autodidatti. Ha
carattere competitivo.
Località Nyon, Svizzera
Periodo 20-27 aprile
Tel. (0041-22) 3654455
Web www.visionsdureel.ch
Mail [email protected]
Resp. Luciano Barisone
7
TRENTOFILMFESTIVAL
8 LX
edizione della più antica
manifestazione a concorso
sull’ambiente-montagna,
compresi alpinismo, sport,
editoria del settore e tutela
dell’ambiente. Presenta opere
documentaristiche e di fiction. Il
paese ospite è la Russia.
Località Trento-Bolzano, Italia
Periodo 26 aprile - 9 maggio
Tel. (0461) 986120
Web www.trentofestival.it
Mail [email protected]
Resp. Luana Bisesti
la posta di Shekhar Kapur
Pensieri in libertà: lo sguardo globale del cineasta indiano
SETE DI VIOLENZA
BOMBAY È IN RIVOLTA CONTRO LA CRISI IDRICA, E
GIA’ SI CONTANO LE VITTIME. IL GOVERNO INVITA
ALLA CALMA, MA DIETRO L’EMERGENZA C’È LA MAFIA
Con la morte dell’autotrasportatore
Suresh Salve, le
vittime degli scontri nella “rivolta dell’acqua” di Bombay sono salite a 7. Harish
Malvade, la guardia che viaggiava con lui
e che ha sparato a un ragazzino di 11 anni
uccidendolo (mentre cercava di rubare un
barile), è in fin di vita e in attesa di essere
interrogato dalla polizia. Secondo fonti ufficiali la guardia era stata assoldata dalla
mafia dell’acqua. La rivolta è partita
quando gli abitanti dei quartieri poveri
hanno provato a fermare un’autocisterna.
Il guidatore, nel tentativo di forzare il
blocco, aveva investito numerose persone. A quel punto la sommossa è scoppiata
e l’autotrasportatore picchiato selvaggiamente. Nella colluttazione si è consumata
la tragedia del ragazzo. La polizia sta provando a riportare la calma ma la protesta
rischia di dilagare. Nel frattempo l’emergenza idrica continua. Hotel di lusso e
complessi residenziali trattano direttamente con la mafia per essere riforniti. Il
governo promette che le vie di approvvi-
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
gionamento verranno presto ristabilite,
ma le riserve non sono comunque sufficienti a coprire la domanda in città. Gli alberghi sono presi d’assalto. Difficilmente
accettano prenotazioni per due notti consecutive, non potendo assicurare il rifornimento d’acqua. La gente si accalca negli aeroporti e nelle stazioni dei treni nel
tentativo di lasciare la città.
La crisi idrica è una manna dal cielo per
linee aeree ed hotel solo nel breve perio-
Autocisterne in
mano a bande armate,
acquedotti danneggiati
e interessi malavitosi
do: alla lunga provocherà una drastica riduzione del traffico a Bombay. Il timore
maggiore è che da un momento all’altro
la violenza possa riesplodere. Il governo
lancia appelli alla calma promettendo che
gli acquedotti malfunzionanti verranno riparati, ma secondo alcune fonti le tubazioni sarebbero state volontariamente
malfunzionanti dalla mafia per creare il
bisogno. Nel frattempo tocca all’esercito
garantire il transito delle autocisterne
verso ospedali e servizi essenziali, ma per
molti l’acqua verrebbe dirottata anche
nelle abitazioni dei ministri. Le ONG operanti nel paese denunciato di aver avvisato da tempo il governo sui rischi di una
crisi. Debankar Rao della Dekho foundation ricorda che se fossero stati accolti i
suggerimenti del comitato da lui presieduto tutto questo non sarebbe successo.
Ricordiamoli: 1) Manutenzione degli acquedotti, che al momento provocano la
perdita del 30 per cento d’acqua. 2) Stop
ai traffici che coinvolgono enti municipali
e mafie. 3) Equa distribuzione dell’acqua
con l’applicazione di tariffe per quanti superano certi livelli di consumo. 4) Creazione di opportunità d’impiego nelle aree
rurali al fine di allentare la pressione della popolazione su Bombay.
(TRADUZIONE A CURA DI GIANLUCA ARNONE)
DA HASBRO I CREATORI DI
T R A N S F O R M E R S
D A L R E G I S TA D I
H A N C O C K
TAY L O R
ALEXANDER
KITSCH
SKARSGÅRD
LIAM
RIHANNA
NEESON
LA BATTAGLIA PER LA TERRA INIZIA IN MARE
W W W. B AT T L E S H I P - I L F I L M . I T
“ B AT T L E S H I P ” T M A N D © H A S B R O
DAL 13 APRILE AL CINEMA
© 2012 UNIVERSAL STUDIOS
visioni del terzo tipo
il Future Film Festival
BIG
CLANG
BANG
UNA SINFONIA PER IMMAGINI CREATA
DA TRAVAGLIOLI E BILL LASSWELL: L’EVENTO
(CATASTROFICO) DELLA MANIFESTAZIONE
DI OSCAR COSULICH*
22
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Mars Attacks e
Deep Impact,
sotto la statua di
Cloverfield. Nella
pagina accanto
una scena di
Armageddon
I
Il festival di cinema nel 2012 è una
creatura pulsante e multiforme, molto
diversa dalle prime manifestazioni del
genere ormai risalenti al secolo scorso. Se
poi si ha la ventura di occuparsi di una
rassegna che, fin dalla sua denominazione, è programmaticamente rivolta al “futuro”, è inevitabile il desiderio di giocare
con le immagini in modo poco convenzionale proponendo, parallelamente alla abituale sequenza di anteprime, retrospettive
e incontri tipici di ogni festival, qualcosa di
“mai” visto prima.
È per questo che, apprestandoci a costruire il palinsesto della 14° edizione del Future Film Festival intitolata, causa coincidenza del 2012 con oscure profezie Maya,
“That’s the end of the world as we know it
- La fine del mondo (and I feel fine)”, abbiamo deciso con beata incoscienza che il
nostro evento d’apertura non dovesse essere un’anteprima cinematografica (anche
se in questa edizione ne sono state presentate tante di grande prestigio), ma
qualcosa di diverso. Da veri cinemaniaci al
Future Film Festival ci siamo interrogati
su quale fosse per noi il senso della “catastrofe” cui abbiamo dedicato questa edizione e la risposta è venuta dall’affastellarsi di immagini sedimentate nella nostra
memoria, satura di film catastrofici e fantascientifici centrati su disastri naturali,
apocalissi ambientali, viaggi interstellari,
invasioni aliene, mutazioni genetiche. Per
celebrare questa enorme mole di immagini, il nostro desiderio di comprenderle
“tutte” e offrirle agli spettatori del Festival
in forma nuova, serviva l’apporto di due
artisti diversi che potessero e volessero
lavorare in sintonia creativa alla realizzazione di un iperfilm da cui partire per un
viaggio che dalle catastrofi sullo schermo,
portasse a riflettere sul cinema del futuro,
il futuro del cinema e il futuro del pianeta.
Nasce così l’idea di coinvolgere nel Future
Film Festival un musicista e un montatore,
per la produzione originale di un concer-
to/video-performance che, ripercorrendo
la storia del cinema delle catastrofi, ricreasse la catastrofe mai vista e sentita
prima, l’evento unico, l’occasione irripetibile e definitiva da vivere assieme: il Big
Clang Bang. Si tratta del felice connubio
tra Cristiano Travaglioli (pluripremiato
montatore dei film di Paolo Sorrentino
(This Must Be The Place, Il Divo) e Bill Laswell, guru dell’avanguardia musicale
contemporanea, bassista, compositore e
produttore newyorkese che da anni spazia
tra jazz, rock, funky, heavy metal.
Travaglioli ha attinto dalle immagini di
film di ogni genere ed epoca: da Phase IV
a L’astronave atomica del dott. Quatermas, da L’ultimo uomo della Terra a Occhi
bianchi sul pianeta Terra, da opere contemporanee come Io sono leggenda, E
venne il giorno, Cloverfield a cult del pas-
sato come La notte dei morti viventi e Il
pianeta delle scimmie, da cartoon come
Allegro non troppo a blockbuster come Independence Day, da film indipendenti come Essi vivono a opere strettamente autoriali come Drowing by numbers, Videodrome, L’esercito delle 12 scimmie. Sono decine e decine i film setacciati da Travaglioli
per montare una sinfonia per immagini in
quattro movimenti su cui Bill Laswell è
stato chiamato a dipingere le sue inconfondibili pennellate musicali, per realizzare la più destabilizzante colonna sonora “in diretta” mai sentita prima, più di
un secolo dopo le sonorizzazioni per pianoforte dei primi film muti, effettuate in
sala da musicisti come Carl Stalling. Perché il futuro non si costruisce senza ricordare come siamo arrivati al presente.
(*direttore del FFF)
La fine del
mondo? Una
"montatura"
attraverso
ogni genere
ed epoca: da
Phase IV a
Cloverfield
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
23
la nostra storia
Il regista Gianni Amelio testimonial
della Mostra sulla famiglia a
Milano, inaugurato dal Cardinale
Angelo Scola e Dario E. Viganò
Scatti firmati
Duemila visitatori nei primi tre giorni: a Palazzo
Reale la Mostra sulla famiglia italiana
NON È PICASSO, NON È VAN GOGH
e non è pittura, ma cinema: cinema
formato famiglia. Eppure più di
2mila le presenze raccolte nei primi
tre giorni a Palazzo Reale dalla
mostra fotografica “Famiglia
all’italiana”, organizzata dalla
Fondazione Ente dello Spettacolo e
aperta al pubblico fino al 1° aprile.
Oltre 60 scatti, firmati dai maggiori
fotografi di scena del nostro
cinema, raccontano la storia della
famiglia italiana: da Bellissima a
Piccolo mondo antico a Il cuore
grande delle ragazze. “Nell’ultimo
decennio il cinema italiano –
racconta il presidente della
Fondazione Ente dello Spettacolo
Dario Viganò - è stato caratterizzato
dalla riscoperta dell’importanza del
nucleo familiare, come ultimo o
primo luogo sociale dove è
possibile ritrovare un minimo di
equilibrio al cospetto del pendolo
impazzito della vita quotidiana. La
cosa sorprendente è che questo
24
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
tentativo passa anche da titoli
apparentemente distanti dalla
tematica come La tigre e la neve e
Il caimano in cui i protagonisti
cercano di ricomporre i frammenti
della propria esistenza proprio
riannodando le fila di una famiglia
spezzata”. A “benedire” l’iniziativa,
pensata anche in preparazione
all’Incontro Mondiale delle Famiglie
che porterà il Papa a Milano tra tre
mesi, c’era il Cardinale Angelo
Scola che ha ribadito come la
“famiglia è la via maestra e la
prima, insostituibile scuola di
comunione, la cui legge è il dono
totale di sé”. “La mostra - ha
continuato il cardinale - mette in
luce, al di là di tutte le ideologie, i
due nuclei fondamentali che stanno
dentro la famiglia: la differenza tra
uomo e donna, e dunque la
fecondità, e il passaggio delle
generazioni che significa
eminentemente il processo
educativo”.
Da sinistra: Padri e figli, Le quattro
giornate di Napoli, Il padre di
famiglia, Il ferroviere e Mio figlio
professore. Sotto La nipote
Sabella e Bellissima
Da sinistra, Al lupo, al lupo, Il cuore
grande delle ragazze, Bianco e
nero, Carosello napoletano e
Maccheroni
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
25
anteprima
26
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Jennifer Lawrence eroina post-apocalittica
per Hunger Games. Dalla saga bestseller
di Suzanne Collins, ecco la nuova battaglia
di Adriano Ercolani
mediatica
REALITY
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
27
anteprima
Jennifer Lawrence è Katniss Everdeen. A destra con Lenny Kravitz, in basso tutti i personaggi del film
DOPO AVER ENTUSIASMATO MILIONI DI
lettori, Katniss Everdeen sarà
probabilmente una delle grandi eroine
cinematografiche di questo decennio,
almeno per i più giovani. Se l’era di Bella,
Edward e degli altri personaggi di Twilight
sta per giungere al termine con l’ultimo
episodio in uscita a novembre, gli
spettatori post-adolescenziali potranno
consolarsi con questa nuova saga fantasy,
adattamento dell’opera letteraria di
Suzanne Collins. Niente vampiri però in
Hunger Games, solo una ragazza decisa a
combattere fino alla fine per la propria
sopravvivenza. La sua storia è ambientata
in un futuro post-apocalittico in cui nella
nazione di Panem (l’odierno Nord
America) un governo tirannico sceglie i
giovani dai suoi distretti per farli
partecipare ogni anno ad un programma
televisivo in cui dovranno eliminarsi a
vicenda in un duello all’ultimo sangue.
Immolatasi volontariamente al posto della
sorellina estratta, Katniss diventerà il
simbolo della rivolta contro il potere
oppressore. A dare volto alla protagonista
una delle attrici più talentuose della nuova
generazione americana, la ventunenne
Jennifer Lawrence, già candidata all’Oscar
per la sua interpretazione in Un gelido
inverno di Debra Granik. Per questo ruolo
l’attrice ha battuto la concorrenza di
Dietro la macchina da presa Gary Ross, già
regista di Pleasantville e Seabiscuit
28
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
colleghe molto quotate come Saoirse
Ronan e Abigail Breslin. Il talento della
Lawrence è indiscutibile, adesso
bisognerà constatare però se alla sua età
ancora giovanissima è pronta per una
nuova mega-produzione come Hunger
Games, dopo la prova non totalmente
convincente nei panni di Mystique nel
recente X-Men: L’inizio. Un altro attore
che potrebbe essere definitivamente
lanciato da questo film direttamente
nell’Olimpo delle star è il ventenne Josh
Hutcherson, apparentemente abbonato
alle produzioni fantascientifiche dopo aver
partecipato a film come Zathura, Viaggio
al centro della Terra e il recentissimo
sequel Viaggio nell’isola misteriosa.
Accanto ai due un cast di caratteristi di
sicuro affidamento, composto da Elizabeth
Banks, Stanley Tucci, Woody Harrelson,
Toby Jones e un’icona intramontabile
come Donald Sutherland. Da notare anche
la partecipazione della rockstar Lenny
Kravitz, tre anni dopo il suo esordio
cinematografico nel premiatissimo
Precious. Alla regia di questo primo
episodio – seguiranno quasi sicuramente
anche gli adattamenti dei romanzi della
Collins, La ragazza di fuoco e Il canto della
rivolta – dopo varie defezioni è arrivato
Gary Ross, cineasta che aveva esordito
con Pleasantville e che ha già collezionato
ben tre candidature all’Oscar come
sceneggiatore, l’ultima delle quali per il
suo acclamato Seabiscuit. A lui, che ha
scritto il film insieme alla stessa Collins e
a Billy Ray, il compito impegnativo di
tramutare in immagini un bestseller che si
è già depositato nell’immaginario
collettivo contemporaneo. Hunger Games
– che negli USA ha incassato 155 milioni di
dollari nel primo weekend – propone
azione, effetti speciali e sentimenti al calor
bianco. Non resta che aspettare il 1°
maggio e conoscere il destino della bella e
combattiva Katniss…
COVER STORY
COVER
Per Charlize Theron
due ruoli machiavellici:
la Mavis di Jason
Reitman e la matrigna
di Biancaneve
30
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Arriva il Grande Gatsby e Titanic salpa in 3D. Ma
il naufragio della classica love story hollywoodiana
di Gianluca Arnone
è destinato a continuare
C’ERAVAMO
tanto
TANTO
AMATI
NON L’AMORE È SVANITO, ma gli amanti. Almeno al cinema, dove dai tempi del Titanic (1997) non si ricorda più una
coppia capace di accendere il sentimento e spingere in sala
gli spettatori. Come se insieme al transatlantico, contro l’iceberg si fosse schiantato anche il romance. E’ solo un caso
che i due innamorati di allora, Leonardo di Caprio e Kate
Winslet, siano gli stessi che un decennio più tardi sanciranno il naufragio della loro vita di coppia (Revolutionary Road,
2008)? Pare di no. D’altra parte, più delle opinioni parlano i
fatti. Negli ultimi anni Hollywood ha messo in soffitta passioni e melodrammi, preferendo ammucchiarli dentro piccole scatole (televisive) e contenitori giganti (il mélo è una
spruzzatina di pepe su pietanze cucinate con molti altri ingredienti, come nel caso del fantasy). Nella classifica dei
primi 100 film romantici della storia del cinema stilata dalla
AFI (American Film Institute) non ci sono titoli degli anni
2000. L’ultimo in ordine di tempo è Shakespeare in Love
(1998). D’altra parte, incassi alla mano, il film di Cameron –
che riesce masterizzato in versione stereoscopia il 6 aprile
– è l’ultimo grande blockbuster del filone. I guadagni sono
progressivamente calati. Non è mancato chi ha creduto che
un grande amore fosse ancora possibile. Ricordate Baz
Luhrmann? Era convinto di realizzare con Australia (2008) il
Via col vento del terzo millennio - con Nicole Kidman e Hugh Jackman destinati a rinverdire i fasti di Vivian Leigh e
Clark Gable – ottenendo solo di essere scaricato dal pubblico in un soffio. Equivale a un’ammissione di colpa il fatto
che il regista abbia scelto di rifarsi riadattando Il Grande
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
31
COVER STORY
Gatsby, ovvero uno dei casi più celebri di catastrofe
sentimentale. L’adattamento di Scott Fitzgerald rivela,
se non la scena del delitto, quantomeno il movente: la
storia d’amore non è più l’evento ma l’occasione perché si parli d’altro. E l’altro è l’io di tutti i Gatsby del
mondo: uomini (e donne) senza troppa qualità e quasi
più cuore. Le idiosincrasie individuali hanno la meglio
sulle affinità elettive, il ripiegamento deprime ogni
slancio, ogni apertura verso l’altro. Ben oltre la psicanalisi, a emergere è il rivolgimento di tutta una cultura che ha smesso di pensare “a due”. Delle grandi
utopie del cinema – la realizzazione con e nell’altro e
l’autorealizzazione –è rimasta solo la variante solipsistica, imbevuta di narcisismo e sfrenato individualismo. Spopolano eroi e supereroi, Avatar e maghi. Una
infornata di novelli Superman nei quali il desiderio
dell’uomo-medio di salire alla ribalta si traveste e vola (Eco, Apocalittici e integrati). D’altra parte se la
drammaturgia classica della love story prevede sempre l’incontro/scontro tra due mondi, due sessi, due
classi, due razze, due stati (c’è anche la love story con
morto: Ghost), oggi è tutto liquido, ogni cosa sfumata,
confusa, possibile (persino che un vampiro si unisca
con una mortale nell’unica grande epopea romantica
dei giorni nostri: Twilight). L’amore non sembra avere
Non c'è spazio per le
affinità elettive dentro una
cultura dell'individualismo.
Così abbiamo smesso di
pensare a "due"
più vincoli di cultura o censo, tanto che il tabù della
relazione omosex (I segreti di Brokeback Mountain,
2005) viene finalmente rotto da Hollywood. Una buona notizia per l’Eros, un po’ meno per il cinema. Perché senza conflitto non c’è drammaturgia. Il problema
non è più la possibilità che un amore si realizzi, ma se
l’amore sia ancora una possibilità per l’individuo di
realizzarsi. Cadute le barriere che lo rendevano tormentato, difficile e forse perciò tanto speciale, l’amore di coppia sembra perdere appeal. Oggi lo si smonta
e critica. Da Harry ti presento Sally a 500 giorni insieme sono passati 20 anni. Ma sembra trascorsa un’era
geologica. La genesi del romance si è capovolta: se un
tempo gli amanti erano linee parallele che si intersecavano, oggi sono fili intrecciati che a un certo punto
si spezzano. Frammenti di un discorso amoroso. Reperti di quel grande Libro Cuore che Hollywood non sa
scrivere più.
32
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
500 giorni
insieme. In
basso Australia
e Titanic
GLI INTRAMONTABILI
Cuori al top: i 10 romance più belli della storia
1
2
3
4
5
Casablanca (1942)
Via col vento (1939)
West Side Story (1961)
Vacanze romane (1953)
Un amore splendido
(1957)
6 Come eravamo (1973)
7 Dottor Zivago (1965)
8 La vita è meravigliosa
(1946)
9 Love Story (1970)
10 Luci della città (1931)
(FONTE: American Film Institute)
I PIU’ RICCHI
Via col box office: quando il sentimento paga
1 Via col vento (1939)
$ 1,566,000,000
2 Titanic (1997)
$ 1,004,948,300
3 Dottor Zivago (1965)
$ 971,980,600
4 Love Story (1970)
$ 548,085,500
5 My Fair Lady (1964)
$ 469,800,000
6 West Side Story (1961)
$ 438,247,300
7 I migliori anni della
nostra vita (1946)
$ 430,650,000
8 Ghost (1990)
$ 402,972,700
9 Duello al sole (1946)
$ 399,489,800
10 Ufficiale e gentiluomo
(1982)
$ 341,833,200
NB. Gli incassi sono in dollari, corretti con l’inflazione e riferiti
al solo mercato americano (Fonte: Box Office Mojo)
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
33
COVER STORY
ROMEO
ai tempi di
GIULIETTA
Altro che operazione nostalgia: i due spasimanti
scespiriani sono giovani e modelli. E a complicare
di Marina Sanna
l’intreccio arriva Rosaline
UN LIBRO DI SUCCESSO mette a nudo la
trama del matrimonio per decretare la
fine di un’epoca. Quella del romanzo,
degli amori impossibili e dei suoi estimatori, salvo poi dimostrarne l’assoluta
vividezza e attrattiva per il lettore e l’autore. Stesso vento spira apparentemente
nelle sale: il box office registra i mutamenti di una società in continua evoluzione. Moda, costume, letteratura, una
massima: trasformismo e velocità massima. Via le reliquie: le cime tempestose
di Catherine e Heathcliff, i capricci di
34
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Rossella O’Hara e i baci di Via col vento,
le colazioni da Tiffany e le vacanze romane appartengono a quel passato remoto che si cerca di preservare a futura
memoria, dopo che ci si è resi conto che
l’immagine cinematografica è uno strumento fondamentale per rappresentare
la storia di una comunità. A Hollywood
hanno preso nota da un pezzo: Humphrey Bogart e Lauren Bacall, Roberto
Rossellini e Ingrid Bergman, Spencer
Tracy e Katherine Hepburn sono fotogrammi preziosi per nostalgici, a fare da
Romeo e Giulietta
di Zeffirelli. In basso
a sinistra Hailee
Steinfeld, nuova
Giulietta
baluardo al vecchio mondo non ci sono
più neanche Johnny Depp e Vanessa Paradis ma i belli e plastificati Brad Pitt e
Angelina Jolie. Sono trascorsi due decenni da quando Tom Hanks e Meg Ryan
erano insonni per amore e Julia Roberts
faceva la Pretty Woman per Richard Gere. E’ cambiata anche la commedia: uomini contro donne o donne contro uomini per azzerare la guerra dei sessi, e il
mèlo alla Douglas Sirk è diventato prodotto per romantici all’ultimo stadio. A
ridare speranza, come nel caso del revival romanzesco, mentre la Fox imbelletta il Titanic in 3D, uno degli ultimi in
questo senso (coppia che incassa), arriva
l’annuncio di un nuovo Romeo e Giulietta. Il regista italoamericano Carlo Carlei
sta girando a Cinecittà un kolossal in costume ispirato alla tragedia scespiriana
(oltre 40 versioni cinematografiche, di
cui la prima nel ‘900 e l’ultima divertentissima a misura di gnomo: Gnomeo e
Giulietta). Ma la giovane e brava Hailee
Steinfeld (Il Grinta) è accoppiata a un
modello per Burberry’s (Doylan Booth),
e seppur fedele all’originale il clou pare
siano le scene hot. Segue il tam tam sulla Rete: questo Romeo e Giulietta è destinato ai Twilight addicted, qui l’amore
non è quello disperato e senza fine di
Zeffirelli, bensì la passione tra due teenager molto fashion. A conferma che la
metamorfosi è appena iniziata, e si è
trasformata in una nuova fonte di reddito
per le major americane, la notizia che la
versione rivista e corretta della storia dei
Montecchi e Capuleti è in preproduzione.
Si intitola Rosaline di Michale Sucsy e la
protagonista è Lily Collins (appena sco-
Cary Grant e
Ingrid Bergman in
Notorius. Accanto,
Colazione da
Tiffany
perta in Biancaneve), in un’interpretazione contemporanea dell’intreccio di
Shakespeare. Qui a condurre le fila della
storia c’è l’ex fidanzata di Romeo, Rosaline, la cugina di Juliet. Addio, operazione nostalgia.
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
35
una mela per due
IL POMODELLA
DISCORDIA
E’ SFIDA TRA LA BIANCANEVE BUONA
DI TARSEM SINGH E QUELLA DARK DI
RUPERT SANDERS. E NON È
SOLO QUESTIONE DI INCASSI
DI ANGELA BOSETTO
36
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Lily Collins e Kristen
Stewart per le due
Biancaneve in uscita
IL SORRISO DI LILY COLLINS contro il broncio di Kristen Stewart:
schermo, schermo delle mie brame, chi è la vera Biancaneve del
reame? Nel duello a distanza fra le due nuove versioni cinematografiche della celebre fiaba tocca al film meno pubblicizzato aprire le
danze. Volendo garantirsi almeno questo vantaggio sul collega
Rupert Sanders (autore di Biancaneve e il cacciatore), il regista
indiano Tarsem Singh, che di solito se la prende molto comoda, ha
lavorato alla massima velocità per ultimare la propria pellicola.
Una principessa in esilio intenzionata a riprendersi ciò che è suo
(Collins), una regina dalla battuta tagliente e con qualche problemino
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
37
una mela per due
Kristen Stewart
in Biancaneve e il
cacciatore. Sotto Julia
Roberts in
Biancaneve
economico (Julia Roberts), un principe
conteso fra matrigna e figliastra (Armie
Hammer), sette nani fuorilegge, balli,
fughe nella foresta, paesaggi incantati,
duelli e pozioni: ecco la Biancaneve di
Tarsem (in originale Mirror Mirror ).
Orgogliosamente naif come le illustrazioni di certi libri di favole, la pellicola
sembra voler richiamare i classici
Disney colmi di musica e buoni sentimenti, confezionati con lo scopo di portare al cinema tutta la famiglia.
Stavolta, però, non ci sono in palio solo
gli incassi perché questa coloratissima
Biancaneve rappresenta l’ultimo tentativo di contrastare l’ormai imperante
moda delle fiabe in versione gotica, iniziata dopo gli incassi record di Alice in
Wonderland (2010) e seguita anche da
Sanders. Sebbene il miracolo non si sia
ripetuto con Cappuccetto rosso sangue
(2011, una delusione sia di critica che di
pubblico) e peggio ancora sia andata a
Beastly (pessimo tentativo di attualizzare La bella e la bestia), Hollywood non
ha perso tempo a mettere in cantiere i
rifacimenti dark di tutte le favole possibili. Valgono anche i remake di altri film,
come Jack the Giant Killer di Bryan
Singer, basato non tanto sulla storia
della pianta di fagioli quanto sulla pelli-
cola L’ammazzagiganti (1962), che all’epoca vantava gli effetti speciali di Ray
Harryhausen.
Per ora sappiamo che nel 2013, oltre a
Jack , vedremo Oz: The Great and
Powerful di Sam Raimi, prequel del
romanzo di L. Frank Baum, Hansel e
Gretel di Tommy Wirkola, nel quale i due
fratelli ormai cresciuti (Jeremy Renner e
Gemma Arterton) vanno a caccia di streghe e Maleficent , ovvero l’altra faccia
della Bella Addormentata, debutto alla
regia di Robert Stromberg, premio Oscar
per le scenografie di Alice in Wonderland
e Avatar. A questi titoli bisogna aggiungere ben due versioni di Pinocchio, che
considerando i nomi dei registi (Tim
Burton e Guillermo Del Toro), saranno
l’una più nera dell’altra. Tuttavia, se i
film in produzione non si possono cambiare, la cosa non vale per quelli solo
annunciati, come La bella e la bestia
(circola già il nome di Emma Watson
come interprete), Mermaid (la nuova
Sirenetta) e Cenerentola. Un eventuale
successo di Tarsem rimetterebbe tutto in
discussione.
Altro che mela avvelenata: le due
Biancaneve si contendono il pomo della
discordia e soltanto una può aggiudicarselo.
STREGATE DAI GRIMM
Dal 1913 a oggi: oltre trenta attrici
per una storia infinita
La prima delle oltre trenta attrici che
hanno interpretato Biancaneve al
cinema fu la ventenne Elsie Albert
(nel 1913 e nel 1917). Dopo
l’America, è la Germania, patria dei
fratelli Grimm, a detenere il primato
dei film non animati, grazie a ben
cinque Schneewittchen, ma anche
l’Italia ha voluto dire la sua con il
fantasy I sette nani alla riscossa
(1951, protagonista Rossana
Podestà) e la commedia sexy
Biancaneve & Co. (1982, con Michela
Miti). L’eroina creata da Walt Disney,
invece, nasce dall’unione di tre
elementi: il viso della cameriera
Kristin Solvadottir, le movenze della
ballerina Marge Champion e la voce
di Adriana Caselotti, scelta da Disney
stesso fra 150 ragazze. Nel tempo, le
versioni animate della “principessa”
hanno acquisito doppiatrici famose
come la cantante Irene Cara
(Biancaneve – E vissero felici e
contenti, 1990), l’attrice belga Cécile
De France (Blanche Neige, la suite,
2007) e la comica Amy Poehler
(Shrek Terzo, 2007).
Performance da favola: il sorriso di Lily Collins contro il
broncio di Kristen Stewart
38
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
intervista
Maya
Sansa
L’italiena
Roma – Parigi: sola andata? “Il cinema tricolore è piccolo, e
per noi vuol dire inflazione e cachet bloccati”, accusa l’attrice.
di Federico Pontiggia
Che fa eccezione per Amelio e il “suo” Bellocchio
aya Sansa: italiana o europea?
Mi sento un’attrice europea,
ma di nazionalità italiana, e
con un padre iraniano.
Diciamo, italiena?
(ride) Sì, sì, mi ci trovo. E mi fa molto
piacere.
Che attrice sei?
Tagliando con l’accetta, esistono due
forme d’attori: l’attore-personaggio e
quello che ama trasformarsi. Il primo
gioca con l’essere se stesso, sempre e
per sempre: carisma, personalità e
charme immutabili in contesti diversi.
Il secondo diventa un altro, scopre altre
M
parti di sé, perché siamo molto più vari
e diversi di quanto pensiamo, ci sono
tanti altri noi a cui non diamo il permesso di esprimersi .
La seconda che hai detto?
Mi piace poter vivere tante vite in una
sola. Sono molto curiosa, da piccola mi
immaginavo biologa o avvocato: oggi
essere attrice mi permette di esplorare
tutto.
Modelli?
La mia generazione si è nutrita di cinema anglofono. Penso agli uomini: Daniel Day-Lewis, Tim Roth, Gary Oldman.
“La Chiara di Buongiorno, notte?
La difendo: ho trovato le
sue ragioni nella mia valigia”
40
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
E oggi li segui ovunque ti porti il cinema.
Ogni attore lo vorrebbe, il limite è la
lingua, a meno che dopo il successo di
The Artist non si torni ai film muti… Da
studentessa, io ho sentito il desiderio di
partire: Londra, e oggi con l’inglese mi
sento a mio agio. E poi, sono tornata a
Roma, la mia città, per La balia di Bellocchio, che m’ha iniziato al cinema. E
quindi Parigi, ma la curiosità non è
svanita, e nemmeno la voglia di partire:
terza tappa? Chissà.
Eppure, per voi attori nessuno parla
mai di fuga di cervelli.
Eh, evidentemente non ci considerano
tali. Si percepisce con più gravità per le
menti scientifiche all’estero, ma non
tutto il fenomeno vien per nuocere: i
giovani vogliono andare fuori, e che
problema c’è? Pensare a un’università
lontana da casa per me era normale.
Poi sono arrivati i bamboccioni.
Sono scampata per miracolo. (ride)
Calendario Maya
La bella addormentata 2012
Il primo uomo 2011
Voyez comme ils dansent 2011
Buongiorno, notte 2003
La meglio gioventù 2003
La balia 1999
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
41
INTERVISTE
intervista
“In Italia ti usano e strausano per un paio d’anni,
poi i produttori non hanno più voglia di pagarti e
ne prendono un’altra”
E hai trovato la politica culturale
francese.
Nonostante la regressione mostruosa
di Sarkozy, non c’è che dire, sanno come valorizzare la cultura.
E anche le attrici degli altri: tu, Monica
Bellucci, Valeria Bruni Tedeschi…
Quando scoprono qualcosa che funziona, cercano di sfruttarla.
Perché, in Italia?
Autolesionismo, distruzione e riciclaggio continuo: il nostro cinema è piccolo
e c’è una strana forma di inflazione per
gli attori. Ti usano e strausano per un
paio d’anni , poi i produttori non hanno
più voglia di pagarti e ne prendono
un’altra: in Italia per le donne, anche se
famose, il cachet non sale.
Hai due film, Il primo uomo di Amelio e
La bella addormentata di Bellocchio,
prodotti da Cattleya: come paga?
Ha sempre pagato bene, ora dice che
c’è una grande crisi. Che è anche una
grande scusa.
Facciamo i conti?
I talenti ci sono, bisognerebbe produrre
di più, e la qualità salterebbe all’occhio.
42
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Del resto, dici Italia e per prima cosa
pensi alla cultura: si pensa, appunto,
ma che si fa?
Tu, invece, hai fatto l’indiana in Voyez
comme ils dansent di Claude Miller.
Speravo di lavorarci, è un regista coraggioso: non tutti i francesi avrebbero dato il ruolo a un’italiana, lui sì. E’ estremamente libero, la sua immaginazione
non è costretta: se un attore lo ispira,
non gli importa nulla delle sovrastrutture. Perché prendere un’italiana per
fare un’indiana d’America? Per lui è
una domanda che non si pone.
I nostri Claude Miller?
Sicuramente, Bellocchio, stessa immaginazione libera. E poi Amelio e Giordana. Il problema è la produzione, un incartamento che costringe i registi a
pensare in piccolo. E capita anche ai
grandi.
Appunto, i grandi: com’è andata con
Amelio?
Onorata per il ruolo della madre: amatissima e determinante per il destino di
Camus, nonostante fosse ignorantissima l’ha aiutato a seguire la strada let-
Maya Sansa in Voyez
comme ils dansent; sotto,
premiata a Roma per il film
di Claude Miller (Foto
Coccia), Marco Bellocchio e
Gianni Amelio
teraria. Era quasi sordomuta, la mia è
una presenza silenziosa, discreta. Ma…
Ma?
Quel che più m’ha attratto è il forte legame che Amelio ha istituito tra l’Algeria di Camus e i suoi ricordi dell’infanzia
in Calabria. Ha deciso di fare il film solo
quando ha trovato quel collegamento.
E i tuoi di collegamenti?
Si trovano sempre i punti in comune con
il personaggio, per lavorare su quelli
che non lo sono. In questo caso, li avevo
nella mia valigia: sono cresciuta con
madre e nonna, la situazione matriarcale mi era familiare.
Dopo Amelio, Eluana Englaro secondo
Bellocchio, e già fioccano le polemiche.
Marco è appesantito dal polverone che
sempre circonda i suoi film, ancor prima che siano usciti in sala, ma è anche
la ricchezza del suo cinema: intenso,
complesso, tratta temi scottanti e i dibattiti, le controversie sono naturale
conseguenza. Altrimenti, vorrebbe dire
che ha smesso di lottare, di provare a
raccontare con sincerità, autenticità e
forza.
Ma Eluana c’è?
Non esiste in quanto tale, ma solo come
fatto di cronaca: volenti o nolenti in quei
giorni, i suoi ultimi giorni, in Italia non
si parlava d’altro. E così vivono il mio e
gli altri personaggi.
Un ruolo che non dimentichi?
L’indiana di Miller e Chiara, la terrorista
di Buongiorno, notte. Non la associo a
Laura Braghetti, ma l’ho difesa, ho trovato le sue ragioni nella mia valigia: non
la banda armata, ma il pacifismo.
E?
Un atteggiamento critico sulla società
artistica in cui mi trovavo ad agire: le
mie ribellioni sono piccole e banali in
confronto a quelle di una guerrigliera
sudamericana, eppure neanche Chiara
aveva l’ingenuità e l’ignoranza dei Tupamaros. Un personaggio estremamente complesso, emotivo, che si ribella anche ai suoi.
Come te?
Come me.
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
43
vibrazioni
Il regista Carlo Virzì. A
fianco, i Pluto, alias I più
grandi di tutti
A
qualcuno
piace rock. Soprattutto a Carlo Virzì: ve
lo ricordate scapigliato e sanguigno in
Baci e abbracci? Tra struzzi ed ex operai, era lui il Kurt Kobain della Val di Cecina, ma non finisce qui: per il fratellone
Paolo è solito comporre le musiche, da
Ovosodo a La prima cosa bella. Ed è anche regista in proprio: dopo l’esordio
L’estate del mio primo bacio (2005), ha
scovato I più grandi di tutti, ovvero i fantomatici, fantasmagorici Pluto.
Non è un rockumentary, bensì la commedia che “la musica del diavolo” si merita,
tagliata sull’exemplum di Blues Brothers,
44
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
And the rock goes on: sulle orme dei Blues Brothers, il fratellino
di Paolo trova i Pluto, I più grandi di tutti. Mentre Sanremo – e i
di Federico Pontiggia
nostri music movies – “sono lenti”
Carlo
Virzì
Ora ve le suono io!
The Commitments e Almost Famous, e
sono bamboccioni rock ma lenti i quattro
protagonisti, che 15 anni prima vissero un
pseudo successo nella band rock-demenziale: Alessandro Roja, che ora tiene famiglia ma non lavoro; Marco Cocci, sciupafemmine; Claudia Pandolfi, che si è ripulita grazie al fidanzato bene, e Dario Kappa
Cappanera, il più talentuoso e però finito
in fabbrica. L’occasione per la reunion? Il
critico Corrado Fortuna, giovane, ricco,
paraplegico e perdutamente innamorato
dei Pluto.
Ma davvero siamo dalle parti di Blues
Brothers e Almost Famous? “Magari – si
schermisce Carlo - riuscire a fare quelle
cose, ma anche qui la musica è un personaggio. Ho cercato riferimenti meno altisonanti, ma l’unico film italiano che parli
di una rock band mi sembra sia Volevamo essere gli U2 del ‘92”. Tra un riff e un
giro di basso, dunque, uno spettro si aggira per l’Italia: che il nostro cinema sia
allergico al rock? Virzì non si nasconde
dietro il plettro: “Culturalmente, la musica rock non ci appartiene. Se abbiamo
personaggi in tema, pensiamo al Pisapia
dell’Uomo in più di Sorrentino, la musica
è melodica, confidenziale”. E i problemi
non finiscono qui, se è vero che, qualun-
que sia la chiave, “non fa esultare né il
botteghino né i produttori. D’altronde, basta vedere l’ultimo Sanremo, con la musica in quarto piano”. Al contrario, qui si
suona, e back in the days, tra Snaporaz,
Vasco Rossi (in cammeo) e Mick Jagger:
“Ho avuto un passato di musicista rock,
quel genere di campionato lì, in grado di
girare e campare per qualche anno. Ma
non m’interessava l’impronta autobiografica: quando suonavo ho raccolto aneddoti e racconti di quella meravigliosa stagione dell’utopia del rock’n’roll, al massimo può esserci finito qualcosa”. Suonala
ancora, Carlo!
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
45
botte da eroi
DREAM
TEAM
Al ballo mascherato tutti insieme
appassionatamente: Vendicatori uniti
per picchiare al botteghino?
di Angela Bosetto
46
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
“PENSA DI ESSERE L’UNICO SUPEREROE
al mondo? Signor Stark, lei è entrato a
far parte di un universo più grande, solo
che ancora non lo sa.” “Chi sarebbe lei?”
“Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D.
Sono qui per parlarle dell’iniziativa Vendicatori”.
Basta questo dialogo tra Samuel L. Jackson e Robert Downey Jr., piazzato a tradimento dopo i titoli di coda di Iron Man
(2008), a scatenare una febbre collettiva
fra gli appassionati di comics. Si tratta di
una semplice battuta o è la promessa di
un film dedicato al dream team creato
nel 1963 da Stan Lee, Jack Kirby e Dick
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
47
botte da eroi
Jeremy Renner,
Chris Evans e
Scarlett Johansson.
Accanto Samuel L.
Jackson e Tom
Hiddleston
Ayers, nel quale quasi tutti gli eroi Marvel hanno militato a fasi alterne? L’impegno diventa effettivo quando, alla fine de
L’incredibile Hulk (2008), Tony Stark/Iron
Man annuncia l’avvento di una “squadra
speciale”, ma la Marvel è troppo astuta
per limitarsi a sfruttare la sola popolarità
del fumetto. Così, oltre a The Avengers,
48
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
mette in pre-produzione tre film dedicati
a ciascuno dei membri che andranno a
comporre il gruppo, ossia Thor, Ant-Man
e Capitan America.
Il 2010 è un anno cruciale per l’evolversi
del progetto. In Iron Man 2 viene introdotto il personaggio di Natasha Romanoff
(Scarlett Johansson), alias Vedova Nera,
scelta a scapito di altre “vendicatrici”, come Wasp o Scarlet. Nel frattempo Edward
Norton, protagonista de L’incredibile
Hulk, rifiuta di tornare a (s)vestire i panni
dell’iracondo mostro verde. Così, per
mettere a tacere eventuali chiacchiere disfattiste, la Marvel approfitta del ComicCon di San Diego per presentare il cast
ufficiale di The Avengers: oltre a Downey
Jr., a Jackson e alla Johansson, appaiono
Mark Ruffalo (al posto di Norton), Chris
Hemsworth (Thor, il dio del tuono) e Chris
Evans (Steve Rogers, ossia Capitan America). Ant-Man, invece, viene sostituito con
Clint Barton, meglio noto come Occhio di
Falco, combattente agilissimo e arciere
infallibile, sebbene sprovvisto di superpoteri. Essendo una delle colonne portanti
dei Vendicatori cartacei, serve l’attore
giusto per valorizzarlo. La scelta cade su
Jeremy Renner, già nominato all’Oscar
per The Hurt Locker. Guideranno i giochi
lo sceneggiatore Zak Penn (X-Men: Conflitto finale) e il regista Joss Whedon, che,
pur essendo arcinoto ai telespettatori per
aver creato Buffy , Angel e Firefly , sul
grande schermo è quasi un debuttante
(ha diretto solo Serenity nel 2005). Nel
2011 arrivano Captain America – Il primo
vendicatore di Joe Johnston e Thor di
Kenneth Branagh, grazie al quale gli
spettatori hanno modo di vedere in azione
Occhio di Falco (che, in mancanza di un
film personale, deve accontentarsi qui di
un fulmineo cameo) e soprattutto il perfido Loki (Tom Hiddleston), divino fratellastro di Thor e futuro nemico dei Vendicatori. D’altra parte, quale minaccia può
giustificare il dispiego di una simile squadra se non l’attacco di un dio?
Viste le premesse, la posta in gioco è elevata. Riuscirà Whedon a essere all’altezza
delle aspettative e a dare il giusto spazio a
tutti i personaggi, evitando il rischio di girare Iron Man & Co.?
La scelta del
regista lascia
perplessi.
Il rischio? Aver
girato una
sorta di Iron
Man & Co.
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
49
intervista
Santamaria
in 6 tappe
I primi della lista 2011
Romanzo criminale 2006
Ma quando arrivano le
ragazze? 2005
Paz 2002
L’ultimo bacio 2001
L’assedio 1998
50
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
intervista
Claudio Santamaria
E adesso canto!
“Baratterei il successo per dedicarmi alla musica”, dice il
più polivalente dei nostri attori. Che sogna di esibirsi con i
Radiohead, ma il presente è Diaz di Vicari
di Angela Prudenzi
laudio Santamaria vive in perenne movimento, quando non è sul
set disegna, s’impegna in difesa
dei diritti dei colleghi con l’associazione
Attori 7607, pensa continuamente a
nuovi progetti. Come se non bastasse lo
ha colpito di nuovo la febbre del teatro e
da qualche mese in coppia con Filippo
Nigro gira l’Italia con Occidente solitario. E poi c’è la musica, una passione
vera. Del resto per uno che ha dato vita
a Rino Gaetano, vissuto l’emozione di
esibirsi con la Premiata Forneria
Marconi a Sanremo e sfidato la piazza
del concerto del 1° maggio a Roma,
cantare e suonare non può essere un
semplice passatempo ma qualcosa di
profondo.
Teatro, cinema, musica: una precisa
esigenza artistica o anche un modo per
nascondere una personale irrequietezza?
Non credo di essere irrequieto, misurarmi con tante cose diverse risponde a
FOTO: PIETRO COCCIA
C
un’intima necessità. Mi piace imparare,
e il mestiere mi dà la possibilità di sondare vari lati dell’essere artista. Per un
film ho imparare a suonare, per un altro
a cantare, meravigliose opportunità che
non mi sono sentito di abbandonare
dopo l’ultimo ciak. Tutte maniere per
esprimere me stesso e completare un
quadro di insieme che, per mia fortuna,
è ricco. A volte mi distacco per po’ da
un’attività, ma mai per sempre. Ho
cominciato con il teatro che poi ho
lasciato perdere, ora sono tornato perché è una parte imprescindibile del mio
essere attore. La frenesia dello spetta-
colo dal vivo è esaltante e cementa un
rapporto speciale col pubblico.
Senza il teatro come si supplisce al
bisogno di adrenalina?
Mi sono costantemente inventato altre
strade, a partire dalla musica. Prima di
iniziare le riprese di Rino Gaetano sono
andato nei locali ad esibirmi.
Ufficialmente mi allenavo per il film, in
realtà i concerti con la Rino Gaetano
Band erano un modo per caricarmi di
energia creativa. Inoltre ho sempre
amato leggere dal vivo poesie e brani di
romanzi, altra esperienza davvero elettrizzante.
"Ero il leader del gruppo mentre
Thom Yorke mi faceva da spalla.
Poi mi sono svegliato"
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
51
intervista
E’ sbagliato dire che i ruoli interpretati finora sono serviti anche a superare dei limiti come persona?
Considero questo aspetto fondamentale
sebbene non sempre abbia coscienza di
quali corde andrà a toccare un personaggio nel momento in cui accetto di
farlo. Capita spesso che quello che recito abbia a che fare con il mio stato emotivo, come durante la lavorazione di
Paz. In quel periodo mi sentivo totalmente inadeguato al mondo, però ho
avuto la lucidità di pensare che anche il
personaggio era un uomo inadeguato
alla vita e quindi potevo mettere il mio
disagio al servizio del film per renderlo
più vero e profondo. Inevitabilmente in
questo dare si guadagna qualcosa come
esseri umani. Certo, bisogna sapersi
mettersi a nudo e non sempre è facile
perché provoca sofferenza.
E interpretare il poliziotto Max in Diaz
come è stato?
Totalizzante. Impossibile non esserne
risucchiati. Sul set ho vissuto momenti
difficili perché oltre alla forza delle
vicende che stavamo ricostruendo,
c’era il fatto che lavoravo con un caldo
asfissiante in assetto antisommossa. Il
mio poliziotto è un duro, ma non chiude
gli occhi di fronte alla violenza insensata dei colleghi. Per la prima volta mi
sono misurato con il potere, con l’idea
di essere un capo da cui dipende un
gruppo di uomini pronti a tutto. Li sentivo dietro di me, ne avevo fisicamente
paura, eppure li dovevo dominare. Non
mi era mai successo di sondare un
carattere così oscuro.
Dalla A di Avati fino alla V di Vicari ha
lavorato quasi con tutto l’alfabeto del
cinema italiano. Cosa guida la scelta di
un film?
Le proposte non rispondono mai ai desideri, arrivano casualmente. Il segreto è
capire se un progetto ha in sé qualcosa
di speciale che ti appartiene. Uno degli
ultimi film che ho fatto, I primi della
Claudio Santamaria poliziotto in Diaz - Non pulire questo sangue di Daniele Vicari
52
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
lista, era una produzione a basso budget,
ma sul set si respirava un clima così
positivo che il limite dei soldi alla fine si
è rivelato una carta vincente perché ci ha
resi liberi di sperimentare.
Parliamo di donne. E’ vero che nell’adolescenza l’autostima era traballante?
Non esageriamo, è una favola metropolitana. Ho avuto il mio bel periodo
nero, però è durato poco. Non mi sento
un sex symbol, ma so di piacere.
Torniamo a un amore che non tradisce.
Un cantante o una band con cui esibirsi?
Non ho dubbi, i Radiohead. Ho fatto
addirittura un sogno in cui ero io il leader del gruppo mentre Thom Yorke mi
faceva da spalla.
Baratterebbe il successo come attore
per dedicarsi alla musica?
Subito, e non è detta l’ultima parola. In
un prossimo futuro potrei seriamente
decidere di fare il grande salto.
ritratti
Mistero
Bacall
Diva da subito con Acque del Sud,
consacrata dal Grande sonno. Voce roca
e flautata, per tutti è “The Look”
di Orio Caldiron
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Lauren Bacall e
Humphrey Bogart.
A destra in una scena di
Manderlay di Lars
von Trier
Q
ualcuna ci mette una vita a non diventarlo,
altre fanno centro al primo colpo. Il caso più
clamoroso? Quello di Lauren Bacall, diva da
subito con Acque del sud (1944) di Howard
Hawks, dove debutta ventenne accanto a
Humphrey Bogart. Il mistero Bacall esplode
sin dalla prima sequenza in cui, appoggiata
allo stipite della porta, lo sguardo dal basso, la voce roca
e flautata, pronuncia la celebre battuta: “Se mi vuoi non
hai che da fare un fischio. Sai fischiare, no?”. Tutto ero
cominciato con l’immagine folgorante della fotomodella
apparsa l’anno prima su “Harper’s Bazar”.
Il personaggio – costruito sul modello della moglie del
regista, dalla piega della bocca all’aria di sfida, dallo
sguardo obliquo alla battuta insolente – nasce dall’idea di
affiancare al rude Bogart la ragazza maliziosamente
aggressiva in grado di tenergli testa. L’incantevole leggerezza del risultato avrebbe richiesto quattro mesi di duro
lavoro: il timbro giusto della voce si dice sia stato raggiunto soltanto dopo aver urlato il copione a squarciagola in un
tratto deserto di Mulholland Drive. Sul set del film Bogey
e Baby si innamorano e si sposano nel maggio dell’anno
dopo, dando vita a una delle grandi famiglie di Hollywood.
La consacrazione definitiva avviene con Il grande sonno
(1946) in cui Hawks ripropone e arricchisce il personaggio
della ragazza disinibita attingendo agli atteggiamenti
sfrontati di Marlene Dietrich se non alle esplicite allusioni
sessuali di Mae West.
La coppia fa scintille anche negli altri due film in cui sono
assieme. Quando dopo mezz’ora dall’inizio di La fuga
(1947) finalmente si vede il volto di Bogart, con cicatrice
sulla bocca e borse sotto gli occhi, lei dice: “E’ inverosimile, ma è bello”. Nel clima claustrofobico dell’albergo di
L’isola di corallo (1949), Lauren, lunga gonna a ruota e
camicetta bianca, è bellissima mentre con i suoi sguardi
adoranti sprona Bogey all’azione.
Soprannominata “The Look” per lo sguardo magnetico
sprigionato dai suoi occhi verdi, l’attrice – nata a New York
il 16 settembre 1924 (e ancora in vita) da padre russo e
madre polacca, entrambi ebrei – negli anni cinquanta si fa
notare in una decina di titoli, da Come sposare un milionario (1953), dove con Marilyn Monroe e Betty Grable dà vita
a un terzetto di modelle newyorkesi a caccia di marito, a La
donna del destino (1957), in cui è l’elegantissima disegnatrice di moda che sfoggia un intero guardaroba haute couture prima di incastrare Gregory Peck. Quando nel ’57
muore Bogart, non abbandona il cinema ma s’impegna
soprattutto a teatro, affermandosi nel musical (Applause!)
e nel dramma (La dolce ala della giovinezza).
Negli ultimi decenni sono memorabili le sue apparizioni in
Assassinio sull’Orient Express, Misery non deve morire,
Prêt-à-Porter, Dogville, coronati nel 2009 dall’Oscar alla
carriera. Ma il ruolo più strepitoso è la vecchia madre di
L’amore a due facce (1996) a cui la figlia Barbra Streisand
chiede: “Puoi dirmi, mamma, com’era? Puoi dirmi che
cosa si prova a essere bella? Entrare in una stanza e
sapere che tutti ti guarderanno? E poter guardare te stessa allo specchio con tanto, tanto piacere?”. Scontata ma
folgorante, dopo un impercettibile alzare di sopracciglia,
la risposta: “Era meraviglioso”.
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
55
OTTIMO
BUONO
SUFFICIENTE
MEDIOCRE
SCARSO
Diaz
Il G8 di Genova che nessuno vuol
ricordare lo rievoca Vicari: con passione civile
e qualità cinematografica
i film del mese
PREMIO DEL PUBBLICO nella sezione
Panorama del festival di Berlino, Diaz
farà discutere. Distribuisce la
Fandango, anche produttrice: Domenico
Procacci ha finanziato il film in piena
56
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
autonomia, con l’unico apporto di due
co-produzioni con Francia e Romania,
perché nessuna distribuzione
“istituzionale” (01 e Medusa, tanto per
capirci) e nessuna televisione statale o
privata hanno voluto sporcarsi le mani
con un tema politicamente ancora
controverso. Ha ragione Daniele Vicari
quando sostiene che durante il G8 del
2001, nella scuola Diaz di Genova, c’è
Brucia la città, ma
è uno dei giorni più
bui della democrazia
italiana
anteprima
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Daniele Vicari
C. Santamaria, E. Germano
Drammatico, Colore
Fandango
117’
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
57
i film del mese
Sembra un action-movie ma in realtà è un horror
stata una sospensione della democrazia
(per altro ampiamente denunciata da
Amnesty International). Il valore civile
del film non è in discussione, ma c’è
paradossalmente il rischio che esso
metta in ombra le qualità
cinematografiche. Che sono importanti,
e a volte sorprendenti. Fra le molte
cose che Vicari ha dichiarato a Berlino,
una ci ha particolarmente colpito.
Esprimendo al regista il nostro
apprezzamento per il modo efficace con
il quale ha gestito e diretto le sequenze
d’azione, ci siamo sentiti rispondere:
“Sì, apparentemente Diaz è un actionmovie, ne ha tutte le caratteristiche:
cariche della polizia, irruzioni, pestaggi.
Ma la struttura profonda del film è
quella di un horror”. È vero: l’actionmovie ha dinamiche ben precise in base
alle quali la violenza deve avere una
giustificazione narrativa, un’attesa, uno
sviluppo logico – qualcuno attacca,
qualcun altro si difende –,
un’esplosione, un climax e poi
un’interruzione, spesso catartica; un
momento nel quale lo spettatore tira
finalmente il fiato. L’horror invece è
senza logica: il pericolo arriva da dove
meno te lo aspetti e la violenza non ha
una progressione realistica. Quella
notte, i ragazzi che dormivano nella
58
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Diaz hanno vissuto un horror: sono stati
attaccati all’improvviso, senza un
motivo, senza nessuna provocazione se
non quelle costruite ad arte dalla
polizia; nessuno si aspettava la
violenza, nessuno aveva la possibilità di
fermarla. Difendersi era impossibile.
Tutti hanno dovuto solo attendere che i
poliziotti si stancassero, o smettessero
di picchiare per qualche motivo del tutto
irrazionale (come l’ufficiale,
interpretato da Claudio Santamaria, che
dice addirittura “I’m sorry” a una
ragazza massacrata dalle
manganellate).
Questa natura di fondo del film si fonde
con una struttura narrativa che Vicari
paragona a Rapina a mano armata di
Kubrick: prima ci mostra il progressivo
avvicinarsi alla Diaz dei vari personaggi,
poi l’irruzione della polizia con relativo
massacro, per tornare indietro nel
tempo, mostrarci le autorità impegnate
nella preparazione del blitz e arrivare
poi al giorno dopo, alle torture di
Bolzaneto, alle conseguenze umane e
psichiche di quella notte in cui la
democrazia si è fermata. Il risultato è
un film potente e lucido, in cui lo
spettatore viene prima schiantato dalla
violenza che si dipana sullo schermo, e
poi è invitato a valutarne criticamente il
significato politico. Diaz è una
scommessa cinematografica vinta alla
grande. Forse qualche personaggio
poteva avere uno sviluppo maggiore
(Elio Germano sembra un po’ sprecato
per una figura di giornalista tutto
sommato marginale), ma qui contano
altre cose: la coralità, la dinamica,
l’azione, la violenza e le motivazioni
politiche che l’hanno provocata.
ALBERTO CRESPI
Elio Germano in
una scena del film
Una spia non
basta
Biancaneve
Bollywood, Freud e Robin Hood:
operazione interessante di Tarsem Singh
per riscrivere la fiaba
Regia
Tarsem Singh
Con
Julia Roberts, Lily Collins
Genere Fantastico, Colore
in uscita
Ritmo e intrattenimento al servizio di
azione e umorismo. Bravi gli attori
MCG NON PUÒ ESSERE PRESENTATO come il più
talentuoso dei registi americani, ma di certo sa costruire
cinema d’intrattenimento. L’aveva dimostrato col primo
Charlie’s Angels e col sottovalutato Terminator: Salvation,
lo conferma adesso con questa commedia d’azione non
originale ma ben ritmata e soprattutto divertente. Alla
base della riuscita della produzione c’è una sceneggiatura
che funziona con i giusti ritmi e grazie alla freschezza di
alcune trovate, il tutto cucito con intelligenza sul fisico e
sulle capacità d’interpreti di un trio di protagonisti ben
affiatato. Difficile alla fine dire chi sia il migliore tra Reese
Witherspoon, Tom Hardy e Chris Pine, ma forse è proprio
quest’ultimo a sorprendere maggiormente, visto che fino
ad oggi non aveva dato prova di grandi doti d’attore. Se non
si percepisse un evidente calo di tensione nell’ultimo
quarto del film, oltre che una certa retorica nello
scioglimento finale, Una spia non basta sarebbe un
prodotto pienamente riuscito: rimane un film non del tutto
centrato ma comunque capace di divertire con la sua
miscela di humour e azione pirotecnica. Per una serata di
svago può abbondantemente bastare.
ADRIANO ERCOLANI
Regia
McG
Con
Reese Witherspoon, Tom Hardy
Genere Azione, Colore
Distr.
20th Century Fox
Durata 97’
60
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Distr.
01 Distribution
Durata
105’
NON SARÀ LA PIÙ BELLA DEL REAME, ma è assai
interessante la Biancaneve di Tarsem Singh, primo dei due
adattamenti della fiaba previsti nel 2012 (Biancaneve e il
cacciatore arriva in estate). Se Lily Collins si beffa dei canoni
estetici dominanti - ragazza acqua e sapone con sopracciglia
da segnaletica stradale (de gusti bus…) – il regista indiano
riscrive il racconto. Innanzitutto recuperandone le radici
psicanalitiche, in cui la rivalità tra la matrigna cattiva (una
spassosa Julia Roberts) e la figliastra ricade nel complesso
di Elettra: una contesa per la conquista del padre, di cui il
principe - ambito da entrambe le donne – diventa figura di
sostituzione. In secondo luogo tratteggiando una Biancaneve
indomita e di lotta, sorta di Robin Hood al femminile che
insieme alla gang dei sette nani ruba ai ricchi per dare ai
poveri. Il che ci porta al vero motivo d’interesse
dell’operazione, il ribaltamento dei rapporti di forza tra
Bollywood e Hollywood: il risultato è un testo classico della
tradizione occidentale infarcito di allusioni sessuali e colori,
décor e coreografie tipiche del cinema di Bombay. E se
Biancaneve rifiuta persino la mela, vuol dire che agli
americani va bene così. Purché il pubblico mangi la foglia.
GIANLUCA ARNONE
in sala
Romanzo di
una strage
Regia
Marco Tullio Giordana
Con
Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino
Genere Drammatico, Colore
Distr.
01 Distribution
in sala
Giordana torna a Piazza Fontana: per rendere al
cinema ciò che (non) è della giustizia
Durata 130’
12 DICEMBRE 1969, ore 16.37, Milano.
Un’esplosione devasta la sede della
Banca Nazionale dell’Agricoltura di
Piazza Fontana. 14 vittime, altre 3 dopo
poche ore, 90 feriti: “Una caldaia”, si
disse nell’immediato, ma così non era.
Eppure, giustizia non è stata fatta.
Allora? Allora cinema, allora Romanzo
di una strage. Che il titolo del nuovo film
di Marco Tullio Giordana scimmiotti
Romanzo criminale – produce sempre
Cattleya – è un’opzione, fastidiosa, ma
così non è: viene dal celebre articolo di
Pasolini sul Corsera del 14 novembre
’74, “Cos’è questo golpe? Il romanzo
delle stragi”. PPP concludeva: “Io so
tutti questi nomi e so tutti i fatti
(attentati alle istituzioni e stragi) di cui si
sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le
prove”. Allora, è l’arte – sia letteratura
che cinema – a doversene prendere
carico, a giudicare “sapendo” ma non
potendo dimostrare. Nelle note di regia,
Giordana scrive: “Oggi, passati più di 40
anni, queste prove sono diventate
finalmente accessibili, a disposizione di
chiunque voglia davvero sapere. E’
giunto il momento di raccontarle, di
tirarle fuori”. Esagerato, anche
fuorviante, ma non è il punto: la fragile,
Il regista Marco Tullio Giordana
manchevole verità di questo Romanzo,
se c’è, non è storica, ma
cinematografica. E non può essere
altrimenti. Calabresi (Mastandrea) e
Pinelli (Favino), Valpreda e Moro (Gifuni),
il golpe e i golpe, siamo noi, siamo
l’Italia ultima scorsa: soprattutto, siamo
le vittime, cui il film è dedicato. Titoli di
testa per loro, e in coda quelli delle
morti esemplari – da Pinelli a Calabresi
– e della verità processuale che
esemplare, soluta e resoluta non è.
La giustizia che non hanno avuto. In
mezzo, le pagine e i volti del Romanzo,
qualche gradino più su della fiction tv,
qualcuno più giù dell’inarrivabile Carlos
(sì, lo Sciacallo) di Assayas: enfasi,
dialettismi, attori no (Laura Chiatti,
moglie di Calabresi) e registri sfalsati,
ma davvero si può chiedere a un film
quello che le aule giudiziarie non hanno
saputo riguadagnare? D’appendice è la
Giustizia, non il Romanzo.
FEDERICO PONTIGGIA
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
61
i film del mese
I colori della passione
Regia
Lech Majewski
Con
Rutger Hauer, Charlotte Rampling
Genere Drammatico, Colore
Distr.
CG
in sala
Dal capolavoro di Bruegel all’incredibile esperimento
di Majewski: quando la mdp entra nella pittura
Durata 97’
IL QUADRO SI ANIMA, il quadro vive. Lech
Majewski, nome importante della video
arte, racconta I colori della Passione
entrando in un epico capolavoro della
pittura fiamminga, La salita al Calvario di
Pieter Bruegel il Vecchio (1564), che
ambienta il sacrificio di Cristo nelle
Fiandre del XVI secolo. Le figure,
centinaia, che popolano il dipinto, svelano
il motivo per il quale il pittore li ha fissati
su quella tela, disposti a corona attorno al
punto di ancoraggio: Gesù chino a terra
che porta la croce. Tutti, compresa Maria
interpretata da Charlotte Rampling, si
muovono quasi cercando il posto che
Bruegel ha deciso di assegnare loro: sono
contadini, bambini, donne, viandanti, nobili
e soldati, che prima vivono la loro
quotidiana esistenza e poi si fermano,
catturati in quell’attimo in cui matita e
colore li rendono immortali, un brulichio
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
silenzioso che Majewski vivifica con
inimmaginabile ricchezza cromatica. “La
mia ispirazione principale viene dalla
pittura e dal cinema italiani - confessa - e
il mio pittore di riferimento, che mi ha
condotto al cinema, è il Giorgione, quando
ho scoperto le particolari assonanze
spirituali e estetiche tra la sua Tempesta e
Blow-Up di Antonioni. Per Bruegel ho
anche pensato molto al mondo di Fellini e
Charlotte Rampling
mi sono ispirato alla lettura del saggio di
Michael F. Gibson Il mulino e la croce”.
Majewski sfrutta i prodigi della computer
grafica dando vita a un enorme arazzo
digitale sul quale Bruegel, interpretato da
Rutger Hauer, come un compositore fa
con le note sullo spartito, dipinge i suoi
personaggi, che non sono lì come se
posassero per l’osservatore esterno, ma
hanno una vita propria alla quale ti
invitano per farti partecipare alla loro
sofferenza, ai loro sentimenti. Quaggiù
tutti sono distratti dalle cose del mondo e
Gesù passa inosservato; lassù il mulino,
costruito su altissima roccia, ha la forma
di una cattedrale: “E’ l’asse - dice Bruegel
nel film - attorno a cui tutte le persone
ruotano tra la vita e la morte. Dio guarda:
è il Grande Mugnaio del Cielo che macina
il pane della vita e del destino”. Oltre i
simboli cristiani, il film affronta con
eleganza e mistero la questione di Dio e
dell’uomo.
LUCA PELLEGRINI
i film del mese
Cosa piove dal cielo?
Dare senso all’assurdo e fare cose straordinarie con pochi
mezzi: dall’Argentina una lezione di stile
Regia
Sebastián Borensztein
Con
Ricardo Darín, Ignacio Huang
Genere Commedia, Colore
Distr.
Archibald Enterprise Film
Durata 93’
PIOVONO MUCCHE. Inizia così, nel modo
più stravagante possibile, il film vincitore
dell’ultimo Festival di Roma. C’è una
barchetta di legno e una coppia di
orientali. Una scena in sospensione, nel
tempo, sul lago. Il quadro è kitsch,
l’effetto flou, il romanticismo patinato.
La svolta inaudita: all’improvviso dal
cielo piomba una mucca. Che sfonda la
64
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
in sala
barca inabissando la donna. Tragedia. E
risate. Chiusa parentesi. Ci spostiamo a
Buenos Aires ed entriamo nella vita
piatta e alienata di Roberto (Ricardo
Darín), cinquantenne tutto casa e
bottega (è il proprietario di un
ferramenta). Un metronomo del
quotidiano: fa sempre le stesse cose a
orari stabiliti. Roberto si muove sornione
dentro un volontario esilio, aduso al
monologo. Il suo unico passatempo?
Collezionare le notizie più assurde dai
giornali del mondo (l’episodio della
mucca è tra queste). Possibile
distrazione: le attenzioni di Mari (Muriel
Santa Ana), ma Roberto nicchia. La
Borenzstein mira alla
commedia umana centrando
una doppia morale
monotonia ha però le ore contate.
L’ultima scatta quando s’imbatte in un
povero disgraziato solo come lui, un
asiatico (Ignacio Huang) appena
derubato dal tassinaro che avrebbe
dovuto condurlo invece da un parente di
stanza a Buenos Aires. E’ cinese, non ha
un soldo e non conosce una parola di
spagnolo. Roberto è quasi costretto ad
aiutarlo. Un aiuto a tempo, intendiamoci,
poi fuori dalle scatole. Nemmeno
immagina che sarà proprio lui, alla fine,
il vero bisognoso di soccorso.
Brillante parabola sull’universale
bisogno dell’altro, Cosa piove dal cielo?
dell’argentino Sebastián Borensztein è
una delle sorprese dell’anno. Già
successo in patria, il film camuffa dietro
l’incedere lento e catatonico – speculare
al modus vivendi del protagonista – un
irresistibile umorismo sferzante,
lavorando d’attrito tra il resoconto
quotidiano, sobrio e routiniero, e i
siparietti surreali con cui ricostruisce le
“cronache dell’incredibile” tanto amate
da Roberto (che l’uomo immagina di
vivere in prima persona). Ma la voglia di
graffiare non si trattiene nemmeno nei
confronti della società argentina, di cui
stigmatizza – senza mai calcare la mano
– chiusure e ottusità.
Sarebbe sbagliato però attribuire al film
un’intenzione satirica: Borenzstein mira
semmai alla commedia umana, non
inventa nulla - le gag sfruttano la
straordinaria mimica degli attori, il
contrasto tra i caratteri, lo scarto
continuo tra azione e reazione,
l’incomprensione linguistica - e ottiene il
massimo dal minimo drammaturgico e
di messa in scena. Pedina sì l’assurdo
ma per trovarci un senso. E porta a casa
una doppia morale: una la regala al
pubblico - ci si salva sempre “insieme” l’altra al cinema: ricca è quell’arte che
non di mezzi abbonda, ma di idee giuste
e interpreti adeguati.
GIANLUCA ARNONE
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
65
Maledimiele Il mio migliore
incubo
Inedita, ilare e “orizzontale”: complice
Benoît Poelvoorde, Isabelle Huppert
trova finalmente pace
Regia
Anne Fontaine
Con
Isabelle Huppert, Benoît Poelvoorde
Genere Commedia, Colore
Distr.
Bim
Durata
103’
anteprima
Storia di Sara, o dell’anoressia: Marco
Pozzi sulla bilancia, con qualche limite
Storia di Sara (Benedetta Gargari), una 15enne che si
ammala di anoressia. Ma, dice il regista Marco Pozzi,
Maledimiele “non è la storia di un’anoressica”. Come la
Veronica di Kieslowski, Sara ha una doppia vita: alla luce
del sole, una ragazza diligente e spensierata, ma il suo
dark side è popolato da costrizioni e regole ferree per
imporsi un irraggiungibile peso ideale, eppure né i genitori
(Sonia Bergamasco e Gianmarco Tognazzi, entrambi
sottotono), né le amiche sembrano accorgersene. Digiuni
forzati e bagni ghiacciati, corse e palestra, pranzi e cene
nel bidone dell’immondizia: non solo, Sara ha una camera
dei segreti e un lenzuolo bianco, dove seguire con un
pennarello nero il corpo che scompare. E’ il racconto di
una schiavitù decisa, confermata e protetta a proprie
spese, retto sulle giovani spalle di Benedetta (brava,
futuro certo) e inframmezzato da inserti memorial-onirici
con l’eco della nonna, dell’infanzia e dell’affetto che non
c’è stato. Pozzi giudica e non giudica, tallonando in 2k con
l’occhio nel buco della serratura e la macchina da presa
sulla bilancia: tra eccessi enfatici, incursioni simboliche
fuori fuoco e didascalismi a uso (?) terapeutico, si fa più
male che miele.
FEDERICO PONTIGGIA
Regia
Marco Pozzi
Con
Benedetta Gargari, Gianmarco Tognazzi
Genere Drammatico, Colore
Distr.
Movimento Film, 3per, Lo Scrittoio
Durata Durata ‘97
66
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
LEI IN ALTO, LUI IN BASSO: ma orizzontali? E’ Il mio migliore
incubo! di Anne Fontaine, con Isabelle Huppert e Benoît
Poelvoorde così lontani così vicini. Lei è Agathe, upper class,
imperativa e algida, una fondazione d’arte da dirigere, un marito
editore a modino (André Dussollier) e un appartamento vista
Giardini di Lussemburgo; lui, Patrick, beone, volgare, precario e
libertino, ma non sfigato. Ha un figlio scolasticamente
“migliore” di quello di Agathe, e le loro due rette parallele
stanno per intersecarsi. Lotta di classe, sense and sensibility,
natura e cultura: il canovaccio è trito, ma non esausto, complici
due attori di razza, scrittura briosa e regia pronta. E, finalmente,
una diversione dagli abituali tormenti che hanno reso la Huppert
una straordinaria interprete, ma anche l’ordinario sintomo di
quel che vedremo. Ebbene, questa “commedia di riformazione”
non snatura il personaggio Huppert, ovvero non manda al
macero l’enciclopedia spettatoriale, affinché questa buffa e
tenera metamorfosi non scada in provocazione nonsense.
Credibile Agathe, pirotecnico Patrick, un passo a due ilare, che
respira commedia di situazione, conciliazione degli opposti e
“vivranno felici e contenti”.
FEDERICO PONTIGGIA
in sala
Pirati! Briganti da
strapazzo
Regia
in sala
Peter Lord, Jeff Newitt
Genere Animazione, Colore
Distr.
Warner Bros.
Durata 88’
LA AARDMAN è ancora una factory
creativa di ottimo livello, forse non come
una ventina d’anni fa, quando fioccavano
gli Oscar per i loro cortometraggi e
Wallace e Gromit erano i paladini
dell’animazione europea, ma viva e
pronta a raccogliere le sfide americane
con tanta voglia di riscatto.
Dopo il burrascoso rapporto con la
Dreamworks Animation, Peter Lord,
Nick Park e soci sono stati accolti dalla
Sony, sempre alla ricerca di una valida
divisione animata. Dopo un primo
progetto in digitale 3D, Il figlio di Babbo
Natale, gradevole favola per le festività,
era lecito aspettarsi il ritorno dei
personaggi in plastilina da modellare e
animare a passo uno. Non però lo
strambo inventore e il suo intelligente
cagnone che, dopo avere svelato il
mistero del coniglio mannaro nel 2005
(altro Oscar), si godono un po’ di riposo.
Il ritorno alla plastilina della Aardman. E gli
effetti della “cura Didò” sono immediati
Questa volta, ed è un manifesto
programmatico, protagonista è una
ciurma di bucanieri.
Pirati! Briganti da strapazzo è la storia
di un gruppo di amici che ha perso la
retta via “professionale” e che vuole
riconquistare la leadership che gli
spetta di diritto. Poco importa che il
protagonista sia Capitan Pirata e che le
sirene delle sconfinate ricchezze
arrivino dalla Regina Vittoria invece che
da un produttore dai pochi scrupoli
(John Lasseter non parla con “Mr.
Dreamworks” Jeffrey Katzenberg dal
1998, dopo “l’affaire Bug’s Life” che fece
infuriare anche Steve Jobs), perché in
Pirati! si rivede la libertà espressiva e il
caustico umorismo che aveva fatto della
Aardman un punto di riferimento, e in
un’epoca in cui il digitale e il 3D la fanno
da padrone, rivedere la certosina
passione di questi artigiani hi-tech
emoziona.
Pirati! Briganti da strapazzo fa divertire
grandi e piccini, con tempi comici
eccellenti e un sapido umorismo british.
Nella versione italiana Christian De Sica
raccoglie il testimone di Hugh Grant e
non lo fa rimpiangere, così come
Luciana Littizzetto è brava nei panni
della Regina Vittoria, ruolo perfetto per
una sabauda DOC.
ALESSANDRO DE SIMONE
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
67
i film del mese
Piccole bugie tra amici
Regia
Guillaume Canet
Con
Marion Cotillard, Jean Dujardin
Genere Drammatico, Colore
Distr.
Lucky Red
in uscita
Il grande freddo di Canet semina menzogne e raccoglie
verità. Formidabile la prova del cast
Durata 154’
MEGLIO TANTE PICCOLE BUGIE che
una verità detta male. Così è per un
gruppo di amici in gita al mare e in testa
Parigi, dove uno di loro sta lottando tra
la vita e la morte: una ninfomane che ha
solo paura di amare, un businessman
gretto e irascibile, un padre di famiglia
caduto in tentazione, uno scapolo
logorroico e vanesio, un avventuriero
senza onore. Personaggi in cerca di un
copione da recitare e un modo di
schivare l’insostenibile bassezza
dell’essere, che nessuno sopravvivrebbe
a guardarsi dentro davvero. E allora
omissis e parole a vanvera, sguardi fissi
e altrove, inutili mosse e sincerità a
singhiozzo. Come gocce di autenticità. In
definitiva performance attoriali (che
altro?) in un film – il terzo di Guillaume
Canet - che sin dal titolo vuol
proferire/preferire menzogne. Morale al
68
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
contrario del teatro, del cinema e di uno
straordinario parterre di interpreti – da
Marion Cotillard al Jean Dujardin di The
Artist (in versione parlata, a colori, non è
meno bravo), da Benoit Magimel a
Francois Cluzet - che vive recitando e
recita vivendo. Simulo, dunque sono:
formula cartesiana della maschera. E se
la cornice narrativa ricorda Il grande
freddo di Lawrence Kasdan, il quadro è
Marion Cotillard
un tableaux vivant di rara freschezza
rubato al cinémà-veritè degli anni ‘70, ai
Truffaut e ai Cassavetes. Canet ci mette
più cuore che arte prendendo tempo,
anche troppo (oltre due ore e mezza!),
ma è il pedaggio pagato a un cinema
provvisorio e sincero, rifinito sulla
decisione del momento.
Non mancano scene madri, strizzatine
d’occhio e ricatti sonori (per le musiche
si pesca un po’ ovunque, da Iggy Pop a
The McCoys), eppure va bene così.
Conta stare lì, in mezzo a loro,
saggiarne virtù e segreti, miserie (tante)
e nobiltà (poche). Conta osservare da
vicino il profilo cubista della loro nostra - vita. Vale la pena scoprire come
persino una storia senza morale possa
insegnarci qualcosa. E’ un film, questo,
per chi alla verità preferisce perdonare
l’errore. Come ha ammonito una volta
qualcuno. Francese pure lui,
indiscutibilmente.
GIANLUCA ARNONE
nuovo look, nuovo player, nuova interattività. nuova.
www.radiocinema.it
Homevideo, musica, industria e letteratura: novità e bilanci
A cura di Valerio Sammarco
Dvd e Blu-ray
Casablanca – Cruise
Collection – Guardia del
corpo
Borsa del cinema
Sale digitali in Italia: la
deadline è il 2014. Ce la
faremo?
Libri
Carlo Verdone – Opere
prime – Istantanee di
famiglia
Colonne sonore
James Horner:
Anniversary Edition di
Titanic
The Killing
Su Fox Crime la seconda stagione
della serie con Mireille Enos
telecomando
Dvd e Blu-ray
Casablanca
°
70 anniversario
Cofanetto Blu-ray da collezione,
con doc e book fotografico
D
isponibile dal 18 aprile “il miglior film di
Hollywood di tutti i tempi”, con Humphrey
Bogart e Ingrid Bergman, vincitore di tre
Oscar, che celebra il suo 70° anniversario con un imperdibile cofanetto da collezione, anche Blu-ray.
Questa nuova confezione include i due doc inediti:
“Casablanca: un classico improbabile” e “Michael
Curtiz: il più grande regista sconosciuto”. Che si aggiungono a tantissime ore di materiale bonus, tra cui
i tre lungometraggi: The Brothers Warner, You Must
Remember This:The Warner Bros. Story e Jack L. Warner: L’Ultimo Magnate. Il cofanetto contiene inoltre
un Book fotografico di 60 pagine con note di produzione, rare immagini del set e del “dietro le quinte”.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Laclasse
deiclassici
a cura di Bruno Fornara
La diabolica
invenzione
Guardia del corpo
P
er celebrare i 20 anni dall’uscita
nelle sale di Bodyguard – che cadono
proprio in concomitanza con la tragica scomparsa di Whitney Houston – è
disponibile dal 4 aprile l’edizione Blu-ray
del film diretto da Mick Jackson e interpretato da Kevin Costner.
L’attore è Frank Farmer, addetto alla sicurezza di Rachel Marron (la Houston, per la
prima volta sullo schermo), superstar musicale e cinematografica minacciata di
morte da un sedicente fan. Scritto da Lawrence Kasdan, passato alla storia anche
per la celebre “I Will Always Love You”
cantata dalla Houston, Guardia del corpo arriva in alta definizione impreziosito anche
da numerosi extra: oltre al trailer originale,
un documentario sul making of del film e
il video musicale dell’immortale canzone
interpretata da Whitney Houston.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
Miracolo a Le Havre
1921-Il mistero di Rookford One Day
La consueta poetica di Aki Kaurismäki al servizio di
uno tra i più bei
film della scorsa
stagione. Protagonista un attempato lustrascarpe di
Le Havre (André Wilms), la cui
esistenza sarà sconvolta dall’arrivo improvviso di un giovanissimo immigrato dall’Africa. Un film
per continuare a credere che la
speranza e la solidarietà sono ancora possibili. Dal 4 aprile in homevideo, con intervista al regista
negli extra.
In DVD e Blu-ray
il mistery thriller di
Nick Murphy, con
Rebecca Hall impegnata a debellare la “minaccia
fantasma” in un collegio britannico all’indomani della Grande
Guerra. Interpretato anche da
Dominic West e Imelda Staunton,
il film arriva in homevideo dal 18
aprile, anche con una Special
Edition dedicata alle appassionate di moda retrò, con una Vintage Shopping Guide ispirata al
look della protagonista.
DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION
DISTR. EAGLE PICTURES
Dall’acclamata e
impossibile lovestory descritta da
David Nicholls
nell’omonimo best
seller ai patemi
sentimentali di Anne Hathaway e
Jim Sturgess: rispettivamente Emma e Dexter nella trasposizione
diretta da Lone Scherfig, chiamata al non facile compito di sintetizzare su grande schermo la vicenda di due anime destinate a
cercarsi e a ritrovarsi per vent’anni. In DVD e Blu-ray, senza contenuti speciali.
Una scrivania, i libri di Verne,
la voce del protagonista
Simon Hart: “Ho vissuto in
un’epoca in cui l’umanità
credeva nel progresso”.
Eccolo il progresso: il primo
battello a vapore
sull’Atlantico, un dirigibile
spinto a pedali, un
sommergibile, un treno che
sbuffa, un’automobile. Un
panorama delle invenzioni
che, nella mente di Verne, ci
avrebbero introdotti nel
mondo delle macchine, del
vapore, del volo. Zeman si
immerge in un universo precinematografico, con
immagini in b/n, con attori e
disegni, con una forma di
animazione dalle ondulate
screziature che ridanno le
linee delle zincografie
ottocentesche. Il professore
Roch e l’assistente Hart sono
rapiti dal perfido conte
Artigas che vuole
impadronirsi della formula di
un potente esplosivo per
conquistare il mondo. Zeman
parte dal romanzoFace au
drapeau (Di fronte alla
bandiera), per fare un cinema
di alto artigianato visivo,
debitore a Méliès e alle
incisioni di Riou e Benett che
arricchivano le prime edizioni
dei libri di Verne. Un film
cesellato all’antica che ci
riporta a quando il mondo
sognava un futuro,
meccanico, idealista,
distruttore, romantico,
onirico.
Regia Karel Zeman Con Lubor
Takos, Arnost Navratil Genere
Fantastico (1957) Distr. Cecchi Gori
DISTR. BIM/01 DISTRIBUTION
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
telecomando
Dvd e Blu-ray
Alice
Il lungometraggio
più celebre realizzato da Jan Švankmajer, considerato
da molti “il più
grande maestro
europeo dell’animazione”, arriva
in DVD grazie a Rarovideo, due
anni dopo lo splendido cofanetto 2 dischi dedicato ai cortometraggi del cineasta praghese,
sempre per la collana Interferenze.
Tra il sogno e l’incubo, il regista di Surviving Life (a Venezia nel
2010) concepì nel 1988 una
versione ultrasurrealista del dittico di Carroll (“Alice nel Paese
delle Meraviglie” e “Attraverso
lo specchio e quel che Alice vi
trovò”) di gran lunga più tendente al secondo che al primo,
dove realtà e fantasia si fondono senza soluzione di continuità.
DISTR. RAROVIDEO
Hi, Mom!
Rarovideo riedita
Hi, Mom!, diretto
da Brian De Palma nel 1970 e
ideale seconda
parte del dittico
iniziato un paio d’anni prima
con Ciao America!, vincitore nel
’68 dell’Orso d’Argento a Berlino. Robert De Niro è di nuovo
John Rubin, veterano del Vietnam che, tornato a New York,
inizia a riprendere scene di vita
urbana dalla finestra del suo appartamento a Greenwich Village. Film da recuperare, non fosse altro per tornare alle origini
del percorso “voyeuristico” di
De Palma, per comprendere le
influenze di Hitchcock (La finestra sul cortile) e Peeping Tom di Michael Powell. Con booklet allegato.
DISTR. RAROVIDEO
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
Tom Cruise Collection
D
a Giorni di tuono a Collateral, passando per Il socio, La guerra dei mondi e
– ovviamente – Top Gun: cinque
tappe fondamentali della carriera di Tom
Cruise raccolte in questo boxset Blu-ray
da collezione. Cinque dischi in alta definizione per rivivere le gesta dell’ultimo,
vero divo hollywoodiano, destinati a tutti i fan dell’attore, ma non solo. Perché
oltre al protagonista, c’è di più: soprattutto per quanto riguarda gli extra di Top
Gun (tra cui il doc in sei parti sulla realizzazione del film, “Danger Zone”, il
dietro le quinte e l’intervista a Cruise), di
Collateral (il commento di Michael Mann
e “Città della Notte: la realizzazione di
Collateral”) e de La guerra dei mondi (“Steven
Spielberg e la versione originale di La
guerra dei mondi”, “L’invasione rivisitata” e
“L’eredità di H.G. Wells”).
DISTR. UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT
E per i più piccini...
4 mosche di
velluto grigio
La kriptonite
nella borsa
Il terzo capitolo
della “Trilogia degli animali” di Dario Argento (dopo
L’uccello dalle piume di
cristallo e Il gatto a nove
code) arriva finalmente in dvd – in
edizione italiana – tre anni dopo
il primo annuncio e la conseguente controversia legale inerente la questione dei diritti del
film. Girato nel 1971, 4 mosche di
velluto grigio – supportato dalla straniante colonna sonora di Morricone (stratosferica la traccia “Come un madrigale”) – è incentrato
su un batterista rock che uccide
involontariamente un uomo da
cui immaginava di essere seguito. Sarà solo la prima di numerose morti… Vietato ai minori di 14
anni, disponibile dal 18 aprile.
E’ disponibile in
Blu-ray e dvd l’opera prima dello
sceneggiatore Ivan
Cotroneo. Che torna nella sua Napoli anni ’70 per raccontare le peripezie del piccolo Peppino, ragazzino di 9 anni sballottato tra
la crisi coniugale dei genitori
(Zingaretti e Golino) e le colorate divagazioni hippie degli zii
(Capotondi e De Rienzo). L’evento spartiacque della sua infanzia sarà la morte del cugino
più grande, Gennaro, sedicente
Superman. Grazie alla sua “presenza” Peppino compirà il primo
passo verso l’emancipazione. Extra: scene tagliate, backstage, interviste; provino Luigi Catani, foto, contributi musicali.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
Felini spadaccini, pinguini ballerini e roditori canterini
Il gatto con gli stivali
Dvd, Blu-ray e
Blu-ray 3D per
l’eroe nato dalla
saga di Shrek,
protagonista
assoluto in
questa sorta di prequel.
Arricchito da numerosi
extra, a partire dal 6corto
inedito Il gatto con gli stivali:
i tre diablos, fino a “L’angolo
degli animatori” e “Quiz e
curiosità” (esclusive per
l’edizione BRD).
Distribuzione Universal.
Alvin Superstar 3
Si salvi chi può!:
il terzo capitolo
delle avventure
di Alvin e della
sua band arriva
in homevideo,
anche nel formato Blu-ray
Happy Feet 1&2
Per l’uscita di
Happy Feet 2 – in
dvd, Blu-ray e
Blu-ray 3D –
Warner
distribuisce
anche l’edizione Collection
con il primo capitolo della
saga diretta da George
Miller. Con irresistibili extra,
tra cui il divertente cartone
animato Looney Tunes Mi è
semblato di vedele un gatto
e il tutorial “Come disegnare
un pinguino”.
DISTR. LUCKY RED
Straw Dogs
VIDEOGAME IN VIAGGIO
JOURNEY
Coinvolgimento sensoriale assicurato. Disponibile per PlayStation 3
A volte la linea tra cinema e
videogioco diventa più sottile:
accade quando quest’ultimo
propone un’esperienza meno
interattiva ma con un grado
di coinvolgimento elevato che
copre tutti i livelli sensoriali.
PlaysEverywhereTM: infiniti
gli extra, con la sezione “La
musica e il ballo dei
Chipmunks” ricca di
divertenti inserti, a partire
dai “Video musicali con
Karaoke”. Distribuzione 20th
Century Fox.
Come nel caso di Journey,
disponibile al costo di 15,00
euro su PlayStation 3
(mediante acquisto digitale
all’interno della console
Sony), videogioco diverso dal
solito, dalla durata magari
non eccezionale (poco più di
due ore, come un buon film),
ma bellissimo da vedere,
con una colonna sonora
straordinaria e con un
messaggio che va aldilà del
puro piacere di portare il
protagonista alla sommità di
una montagna che
inizialmente vede solo da
lontano, e che rappresenta
l’obiettivo da raggiungere
per un titolo assolutamente
consigliato.
Per saperne di più visitate
www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
Mai uscito sugli
schermi italiani,
arriva dal 4 aprile
in
homevideo
(Blu-ray e dvd) il
remake di Cane di
paglia, realizzato nel ’71 da Sam
Peckinpah con Dustin Hoffman
protagonista. Scritto e diretto da
Rod Lurie, interpretato da James
Marsden e Kate Bosworth, Straw
Dogs mostra nuovamente l’assedio che subiranno il mite David
e sua moglie Amy, con la conseguente esplosione di rabbia e
violenza che porterà ad uno
scontro senza esclusione di colpi. Negli extra, oltre al commento del regista, “A caccia di controversie: il remake di un classico”, “La dinamica del potere: il
cast”, “L’assedio: gli stunt”,
“Creazione di casa Sumner: La
scenografia”.
DISTR. SONY PICTURES H.E.
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
telecomando
serie tv
THE KILLING - STAGIONE 2
[SKY, CANALE 117]
Proseguono le indagini sull’omicidio di Rosie Larsen: in anteprima per l’Italia dal 4 aprile
S
ospesi in quel finale di stagione
che aveva rimesso in discussione
l’intera indagine dei detective Sarah
Linden (Mireille Enos) e Stephen Holder
(Joel Kinnaman), siamo pronti a rituffarci
nel mistero e nelle cupe atmosfere di The
Killing, che Fox Crime ospita in anteprima
assoluta per l’Italia dal 4 aprile (solamente tre giorni dopo la messa in onda
USA), ogni mercoledì alle 21.55. Riuscirà
il Consigliere Darren Richmond (Billy
Campbell), candidato sindaco, a far cadere i numerosi sospetti che lo vedono
coinvolto nell’omicidio di Rosie Larsen,
giovane ragazza di Seattle scomparsa e
poi ritrovata morta all’interno del bagagliaio di un’auto? Oltre a questo, bisognerà capire quale sia la reale natura di
Holder, alla omicidi dopo un passato alla
narcotici e alle prese con una lunga e
difficile riabilitazione: qual è il coinvolgimento del poliziotto con il subdolo e
corrotto sindaco uscente Lesley Adams
(Tom Butler)? Grandi attese, dunque, per
la seconda stagione di un serial - remake
del danese Forbrydelsen - forte delle sei nomination ottenute agli Emmy e del secondo miglior debutto di sempre di una
serie tv sulla rete AMC (4,7 milioni di telespettatori per la serata d’esordio), battuto solamente dalla premiere di The
Walking Dead (5,3 milioni di telespettatori).
VALERIO SAMMARCO
filminorbita a cura di Federico Pontiggia
76
Oceano Clooney
Fringe 4
100 anni di Universal
PREMIUM ENERGY
SYFY
STUDIO UNIVERSAL
Ogni martedì nel segno di
George: Ocean’s Eleven,
Ocean’s Twelve, Ocean’s
Thirteen e Three Kings.
J.J. Abrams non molla la
presa sul volo 627: bontà sua,
siamo ancora nella mani del
Dott. Bishop…
Ogni domenica e lunedì,
ciliegine sulla torta: da
Frankenstein ad Apollo 13,
passando per Lo squalo.
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
telecomando
Cast & Crew
borsa del cinema
a cura di Marco Spagnoli
Presa diretta
A tu per tu con il fonico Umberto Montesanti: “Il
set è maestro assoluto”
Figlio d’arte (il padre Raul era il
fonico prediletto di Pietro Germi),
Umberto Montesanti ha iniziato a
lavorare a 16 anni in Napoli violenta
di Umberto Lenzi. Un amore, quello
per la registrazione delle voci e dei
suoni sul set, che lo ha portato a
lavorare per serie tv importanti
come Il Commissario Montalbano e
Don Matteo, ma anche per film di
registi quali Luigi Magni, Dino Risi e
Dario Argento. “Cresciuto con il mito
del cinema, mi sono innamorato del
set: durante un’estate mi sono
messo alla prova su un film e da
allora non ho mai smesso”, ricorda
Montesanti.
A differenza dell’era di suo padre,
lei è stato protagonista del
passaggio alla presa diretta.
Dagli anni ’50 - c’era il doppiaggio
totale e gli attori anziché recitare
spesso dicevano i numeri - si è
passati a valorizzare l’audio durante
le riprese. Il fonico ha preso il posto
che gli compete così come accade in
Francia e negli USA, ma soprattutto
in Inghilterra dove ci sono quelli che
consideriamo i nostri maestri.
Quale è stato il set che l’ha
impegnata di più?
State buoni se potete di Luigi Magni.
Una bellissima sfida con un grande
maestro.
Il suo regista ‘preferito’?
Alberto Sironi, con cui ho un rapporto
professionale e di grande amicizia:
un regista che mette tutti i suoi
collaboratori nelle condizioni di
rendere al meglio.
Un consiglio ad un ragazzo che
vuole seguire i suoi passi?
Di lavorare sul set, perché solo lì ci si
rende conto delle problematiche che
possono emergere durante una
lavorazione. Al di là della conoscenza
tecnica, l’esperienza ti consente di
affrontare il tuo lavoro al meglio.
Il boom del 3D,
poi tutto a
rilento: entro due
anni le pellicole
spariranno. Ma
in Italia 2000
schermi sono
ancora da
riconvertire
D
al 1 gennaio 2014 le società di distribuzione non forniranno più
film in 35 mm, se non dietro il
pagamento della copia”. Parole di Richard
Borg, neo presidente dei Distributori Anica. Il problema è che, in Italia, il processo
di digitalizzazione delle sale cinematografiche è, almeno rispetto ad altri paesi, assai in ritardo. Dopo un primo boom, legato al fenomeno 3D, l’andamento è stato
molto lento e ci sono ancora circa 2mila
schermi da riconvertire. Il rischio è che
l’obbligo alla digitalizzazione favorisca
l’ulteriore sparizione dell’esercizio più debole e marginale, quello che paradossalmente potrebbe ricavare i benefici maggiori dalla inevitabile rivoluzione tecnologica. Il digitale, infatti, almeno teoricamente, dovrebbe consentire a tutti gli
esercenti una maggiore accessibilità al
prodotto e la possibilità della multiprogrammazione. In altre parole soprattutto
78
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
DIGITAL FACTOR
in quelle piazza dove funziona un unico
cinema, l’esercente potrebbe proiettare
film diversi ogni giorno, in modo da assecondare le preferenze di pubblici diversi.
Il problema è che i costi richiesti per la
digitalizzazione sono elevati, valutabili attorno ai 70mila euro, e per tutta una serie
di imprese che operano a livello artigianale, familiare o volontaristico, come nel
caso di buona parte delle sale della comunità, sostenere queste spese diventa
proibitivo. Per evitare la decimazione delle piccole sale è pertanto necessario individuare degli strumenti di aiuto e di supporto all’esercizio. Da parte pubblica gli
interventi finora predisposti sono stati
modesti, frastagliati e disordinati, nel senso, che a fronte di qualche concreto aiuto
di peso da parte di singoli Comuni e singole Regioni, la maggior parte degli Enti
Locali non ha avvertito il dovere di sostenere adeguatamente la digitalizzazione
anche con risorse da distribuire a fondo
perduto. Gli accordi fra le categorie distributori/esercenti, attraverso il meccanismo
del vpf, il riconoscimento di un rimborso
da parte del distributore, che ottiene un
considerevole risparmio dalla stampa in
digitale di un film piuttosto che in pellicola, all’esercente, che si impegna a programmare film in formato digitale per due
settimane, ha finora premiato solo il gran-
Borg: “Dal 2014 stop ai film in 35mm, se
non dietro il pagamento della copia”
de esercizio, in grado di garantire le teniture minime richieste. Proprio per questo,
distributori ed esercenti hanno concordato un nuovo accordo, una sorta di vpf dimezzato, per aiutare le sale che non sono
in grado di garantire programmazioni oltre la settimana. L’impressione, tuttavia, è
che anche il nuovo accordo non sia sufficiente e, per favorire la digitalizzazione
delle piccole sale, diventa indispensabile
consentire la cedibilità del tax credit. Per i
piccoli esercenti, infatti, il credito di imposta accumulato rischia di non poter essere
compensato o di essere compensato in
tempi eccessivamente lunghi, annullandone i benefici. Una norma che prevedeva
la possibilità di cessione del credito era
prevista nel decreto governativo “Salva
Italia”, ma poi è stata stralciata. Il ministro
Ornaghi ha promesso di riproporla alla
prima occasione: vedremo se, alle parole,
seguiranno i fatti.
FRANCO MONTINI
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
79
telecomando
Lezioni di cinema
Ai propri
studenti diceva sempre: “L’unico
modo
per imparare a fare un
film, è attraverso un altro film”. Quando gli
chiesero di spiegare cosa intendesse, Nicholas Ray realizzò insieme a loro la sua ultima pellicola: We Can’t Go Home Again, destinata a trascorrere trent’anni
di oblio in un deposito prima di
venire proiettata alla Mostra
del Cinema di Venezia nel 2011.
Per accompagnare l’uscita del
dvd, la Bompiani ha deciso di
riproporre (con nuova traduzione di Alberto Pezzotta) il volume che raccoglie tutti gli insegnamenti di Ray su come si fa
del buon cinema. Curato dalla
moglie Susan, Sono stato interrotto (pagg. 350, € 29,90) contiene appunti, articoli e, soprattutto, le celebri lezioni di regia,
tenute nell’ultimo periodo della
sua vita presso l’Harpur College
della State University di New
York.
libri
Professor Ray
Appunti, articoli e insegnamenti: Sono stato
interrotto, a cura di Susan, moglie del grande
regista USA
ANGELA BOSETTO
La finestra su
Hitchcock
“Due fatti
sono ovvi:
tutti conoscono Alfred Hitchcock e nessuno lo conosce”. Partendo
da
questa citazione di John Russell Taylor,
Andrea Antolini si accosta a
uno dei cineasti più analizzati
del Novecento. Nel tentativo di
studiarne ex novo il multiforme e
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
labirintico universo, prima si
concentra sulle figure maschili
e femminili che popolano i film
del “mago del brivido”, per poi
passare alla coppia, presentata
come sinonimo di castrazione.
Successivamente, cerca di penetrare nel pensiero stesso del
genio, scandagliando passo per
passo e in parallelo, quasi si
trattasse di testi scritti, due sue
pellicole: il semi-sconosciuto
Vinci per me! e il capolavoro La finestra sul cortile.
Il risultato di questa insolita
comparazione è in Alfred Hitchcock Umanodisumano (Falsopiano, pagg. 160, € 16,00).
ANGELA BOSETTO
Istantanee di
famiglia
Uno sguardo
analitico sulla famiglia,
sulle sue dinamiche relazionali
nonché disfunzioni attraverso le
suggestioni
dei maestri della settima arte, è la
proposta del libro Istantanee di
famiglia. La famiglia nel cinema
degli anni Duemila (Effatà Editrice, pagg. 272, € 15,00) curato da
Sergio Perugini. Una selezione di
opere cinematografiche sulla famiglia negli anni 2000, che tiene
conto delle nuove dinamiche socioculturali, influenzate da una
virata multietnica delle società
nella dimensione globale, da un
mercato del lavoro sempre più
flessibile. Il testo, con la prefazione del card. Ennio Antonelli
(Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia), si propone
come strumento per coloro che
operano nel settore della comunicazione, per gli animatori della
comunicazione e della cultura, in
preparazione del VII Incontro
Mondiale delle Famiglie.
ITALO SILLA
La facciata del palazzo
di Lungotevere
dei Vallati 2, a Roma
Nicholas Ray e
Gloria Grahame sul
set de Il diritto di
uccidere (1950)
Novecento. “Un artigiano del
cinema”, questo era Marcello
Baldi: “Cineasta, documentarista, televisivo, teatrante, montanaro nell’anima e romano nella
mente”, oltre che stretto collaboratore del Centro cattolico cinematografico e di Papa Pacelli.
Un ritratto appassionato del regista trentino – che aveva lavorato anche con Alessandro Blasetti e Lionello De Felice – attraverso il ricordo del figlio Dario, un accurato profilo storico
e un’esauriente filmografia che
fa del volume un importante
strumento bibliografico.
GIULIA ISELLE
Opere prime
Artigiano del
Novecento
Con Marcello Baldi. Cinema, cattolici e cultura
in Italia (a
cura di Massimo Giraldi
e Laura Bove, Fondazione Museo storico del Trentino, pagg.
122, € 22.00) si rende omaggio
e si ripercorre la carriera di un
artista poliedrico del cinema italiano della seconda metà del
Il cinema italiano non è
fatto solo dai
“soliti noti”,
ma per metà
da registi esordienti. È quanto emerge dalla VII edizione
di Saranno famosi? Annuario delle opere prime
del cinema italiano a cura di Carlo
Tagliabue (Centro Studi cinematografici, pagg. 102, € 10.00). Il volume, corredato dalle tabelle dei
dati d’incasso, affluenza in sala e
permanenza sugli schermi forniti
da Cinetel (analizzati da Valerio
Sammarco), sottolinea come la
stagione 2010/2011 abbia registrato un incremento di opere
d’esordio rispetto al biennio precedente: il 47% dei titoli nostrani
sono stati opere prime. Oltre all’approfondimento sui film (di Simone Emiliani), il libro lascia poi
la parola agli esordienti – tra cui
Giorgia Cecere (Il primo incarico) e
Matteo Cerami (Tutti al mare) – che
evidenziano nella scarsa distribuzione l’ostacolo maggiore.
Casa dolce casa
Vita da Verdone. Tra ricordi e luoghi indimenticabili
di Giulia Iselle
“Mi piaceva la quiete della mia grande casa, quando ero solo,
perché era piena di stanze, di colori, di odori, di finestre. Mi
sentivo protetto in un enorme corpo vivente e affascinante”.
La casa sopra i portici di Carlo Verdone è una sconfinata
dichiarazione d’amore al luogo in cui la famiglia del regista
ha vissuto per 80 anni. Un flusso ininterrotto di ricordi a
partire dal giorno in cui Carlo deve lasciare l’appartamento
di Lungotevere dei Vallati 2 e riconsegnare le chiavi
all’addetto del Vaticano dopo la morte del padre. Il lettore
diventa ospite in casa Verdone come il “fantasma dei Natali
passati” e ripercorre gli spazi, stanza dopo stanza,
sbirciando tra i segreti dei cassetti. Rivive i tempi della vita
domestica, scanditi dal rumore della Olivetti 22 di Mario
Verdone, dalle telefonate della madre e dalla musica
proveniente dalla camera dell’attore.
Emerge un Carlo Verdone inedito, malinconico. Viene fuori
l’amore per la solitudine, il confronto con la morte, la
struggente pietas per i genitori e l’abbandono alla poesia
delle notti d’estate. Il cinema è presente in forma
tangenziale: ci sono gli amici e i conoscenti di una Roma in
“bianco e nero” che ispireranno i suoi
personaggi e gli incontri con Fellini, Sordi,
Markopoulos. Nel tentativo di fermare il
tempo, Verdone scrive un’elegia delle buone
maniere, la radice del sano moralismo della
sua formazione.
Carlo Verdone La casa sopra i portici
Bompiani Editore, pagg. 282 € 18.00
GIULIA ISELLE
aprile 2012
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
81
telecomando
colonne sonore
BIANCANEVE
Sogno o son desto, Hollywood o
Bollywood? Chiedete a Tarsem Singh e
al suo compositore, l’otto volte premio
Oscar Alan Menken, che agli spartiti
Disney non è nuovo, da La sirenetta a
Pocahontas. Qui l’impresa è proibitiva:
far dimenticare Perrault, Grimm e lo
stesso Walt, eppure il buon Alan ce la
mette tutta, prendendo in prestito
sonorità indiane, intrecci melodici e
balletti Punjabi. Ciliegina, I Believe in
Love, cantata dalla Biancaneve Lily
Collins.
F.P.
TITANIC - 4 CD COLLECTOR’S
ANNIVERSARY EDITION
Il processo di postproduzione ha spesso tra le sue
vittime l’accompagnamento musicale di un film, non
solo le sue immagini. Non fece eccezione, all’epoca, il
Titanic di Cameron, magniloquente prodotto filmico,
mastodontico esempio di preproduzione scenografica,
costumistica, e appunto musicale. Il lavoro certosino
di documentazione da parte di Cameron e Horner
sulle musiche di inizio ‘900, nella OST pubblicata nel
1997, finiva ingiustamente messo da parte a scapito
dello score principale. Per inciso, non tra i migliori di
Horner malgrado il successo di My Heart Will Go On:
le pesanti influenze di Enya, inizialmente scelta da
Cameron per la realizzazione della colonna sonora,
sono ben percepibili. Horner stesso, un anno dopo,
sentì l’esigenza di “compendiare” lo score con un
Back to Titanic che aggiungeva previously unreleased
tracks a vere chicche: come le canzoni eseguite in
scena (a bordo) dal gruppo “I Salonisti”, o la Come
Josephine, in my Flying Machine che Di Caprio e la
Winslet canticchiano sommessi, a un passo dalla
morte. 15 anni dopo, il recupero filologico può dirsi
completo: 4 CD, ovvero i due di Horner più uno di brani
inediti dei “Salonisti” e un quarto di musiche d’epoca
nella loro versione originale. Quelle sì, inaffondabili.
GIANLUIGI CECCARELLI
82
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
aprile 2012
QUIJOTE
Don Chisciotte nella vita,
Sancho Panza al cinema: il
compianto Lucio Dalla sul
grande schermo per l’amico
Mimmo Paladino, nei panni
del fedele scudiero
dell’hidalgo Peppe Servillo.
Sua pure la colonna
sonora, sperimentale e
popolare: come gli piaceva,
come era.
F.P.
LAPUTA - CASTELLO NEL CIELO
Una colonna sonora de puta madre!
Udite, udite, la chimica audiovisiva tra
Hayao Miyazaki e Joe Hisahishi
rapisce nuovi spettatori, grandi e
piccini: quasi un Inno alla gioia del Sol
Levante il main theme, che tra chiavi e
note, pathos ed ethos costruisce un
sinfonico Castello nel cielo. Lassù,
dove osano i grandi, e Hisaishi grande
lo è davvero: se Sonatine e Hana-Bi,
Ponyo e La città incantata non vi
dicono nulla, peggio per le vostre
orecchie.
F.P.
SCARICA L’APPLICAZIONE PER IPHONE O ANDROID
PARTNER ISTITUZIONALI
PATROCINI
Club Alpino Italiano
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Iniziativa realizzata con il contributo
ed il patrocinio della
Direzione Generale per il Cinema
Ambasciata
della Federazione Russa
nella Repubblica Italiana