Numero 3 gennaio 2013
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Numero 3 gennaio 2013
Numero 3 – GENNAIO 2013 il Bartolomeo Il giornale degli Zucchini CI SCUSIAMO per il ritardo! Problemi tecnici… Happy New Year! Ed ecco il primo numero del Bartolomeo del 2013! Spero che tutti voi possiate trascorrere un meraviglioso anno nuovo, pieno di avventure, soddisfazioni, sorprese ma soprattutto tanti, tantissimi sorrisi! E ricordate... l'unico proposito che vale la pena di avere quest'anno è: NON AVERE BUONI PROPOSITI! Ancora tantissimi auguri a tutti voi e un grande ringraziamento a tutta la redazione e a chi ci permette di pubblicare il nostro giornalino ogni mese! Federica Mutti, II C 1 Indice Editoriale pag. 1 Now the memories are on the wall pag. 3 Oh, how I wish that was me! pag. 4 Teriomorfia ed antropocentricità pag. 5 Basta con le crociate pag. 6 Amore e Psiche – fine della mostra pag. 7 News pag. 8 Radio free Zucchi pag. 9 La fantasia cioccolatosa pag. 11 Il bar degli scrittori mancati III pag. 12 Danny boy II pag. 14 Memento movie pag. 15 Filottete pag. 17 Quorinfranti pag. 20 La Redazione pag. 21 Numero 3 – GENNAIO 2013 2 RIFLESSIONI ZUCCHINE Numero 3 – GENNAIO 2013 Now the memories are on the wall Il passato non piace a nessuno. Non piace se ti rammenta la tua precedente condizione di sofferenza, non piace nemmeno se è carico di ricordi gioiosi che però ti stringono lo stomaco in una stretta morsa. È difficile ricordare, che tu sia felice o triste, è un'operazione che ti lascia silenzioso, ricolmo di rimpianti e rimorsi. Un ricordo che dopo una settimana risulta così vivido e pungente come spilli, a distanza di mesi non è altro che un'immagine sbiadita, piccoli frammenti scoloriti e lontani. Forse è per questo che la gente odia ricordare, portare indietro la mente a quegli attimi carichi di promesse, proprio perché è frustrante sapere di non poter rivivere completamente quegli momenti: assaporare solo sprazzi di emozioni ti lascia con l'amaro in bocca. Il passato è dolorosamente vero, seppur poco tangibile. Ci ricorda costantemente ogni singolo errore, i momenti tanto amati ormai persi per sempre. Ci rende cupi e irrequieti ripensando alle numerose occasioni sprecate, gettate al vento come pezzi di carta straccia; e chissà cosa sarebbe cambiato se avessimo soggiunto quelle parole segrete, se avessimo alzato lo sguardo e incontrato quello curioso di un passante sorridente. Sono quesiti che ci lasciano con lo sguardo sognante, sfidiamo senza rischi i limiti del tempo e della fisica. Le fantasticherie poi sono di tutt'altro tipo, possiamo immaginare senza il rischio di riaprire bruscamente gli occhi sull'immutabile realtà: basta alzare lo sguardo verso il cielo e immaginare che quella nuvola bianca sia un sorriso rivolto proprio a noi della persona nel nostro cuore, oppure le orecchie del gattino tanto sognato e mai ottenuto. Basta poco ad abbandonare le proprie speranze nelle mani del futuro, perché niente sembra più sicuro dell'incertezza stessa quando non vuoi nient'altro che continuare a credere che tutto andrà per il verso giusto, che bacerai le labbra tanto agognate e carezzerai il morbido pelo di un cucciolo. Il futuro è un caro amico, quello che ci viene incontro sorridente quando tutto va male e non hai nessuna certezza, quando compi il terribile errore di incrociare lo sguardo dei temibili ricordi del passato. Dopotutto, quando ci accorgeremo di aver commesso nuovi sbagli da aggiungere alla numerosa e lunga lista, non potremo far altro che darne la colpa al passato. Giorgia D’Aversa VE 3 RIFLESSIONI ZUCCHINE Numero 3 – GENNAIO 2013 OH, HOW I WISH THAT WAS ME! Centro di Milano, periodo prenatalizio. Una ragazza cammina per le vie illuminate dalle mille luci appese ovunque, osservando con aria pensierosa i palazzi decorati da lunghi addobbi dai colori sgargianti. È in giro a comprare i fin troppo numerosi regali per amici e parenti, come vuole la tradizione, anche se lei ne farebbe volentieri a meno. Contando mentalmente quanti ne mancano, sbuffa e alza gli occhi al cielo, quand’ecco che li nota: un ragazzo e una ragazza che camminano abbracciati, fianco a fianco con l’aria di chi non ha la più pallida idea di dove si trovi, anche se in fondo ciò non lo disturba più di tanto. La giovane li osserva con non poca invidia: stanno così bene insieme che guardarli è un vero piacere. Lei, così raggiante, glielo si legge in volto che non potrebbe essere più felice; le guance un po’ arrossate, non si sa se per l’imbarazzo o per il freddo pungente di dicembre. Facendo una stima ipotetica dovrebbe avere più o meno la sua età, al massimo un anno in più. Lui, lo sguardo perso chissà dove, ma con un largo sorriso stampato sul viso leggermente allungato; la mano che stringe il fianco di lei come se fosse quanto di più prezioso esista sulla terra. A vederlo così si direbbe più grande di entrambe. La ragazza non può fare a meno di pensare a quanto siano fortunati, loro due, ad aver trovato la persona “giusta”; paragonati a lei, poi, che dopo una o due storie poco serie non ha più avuto nessun ragazzo, anche se l’avrebbe voluto, e lo desidera tutt’ora. La suoneria del cellulare la distoglie dai suoi pensieri: è un messaggio della madre, che le chiede per che ora intende tornare. All’improvviso le vengono in mente tutti i regali che deve ancora comprare, le commissioni da svolgere, le visite, i biglietti, i preparativi. A volte vorrebbe proprio perdersi con qualcuno al suo fianco, abbandonando tutto e tutti per girovagare senza meta attraverso le vie della città. Quindi, dopo aver gettato un’ultima occhiata ai due ragazzi, che ora si sono fermati ad ammirare le splendide decorazioni natalizie, si incammina con aria sconsolata verso la fermata della metro più vicina. La giovane, dopo molto tempo, alza finalmente lo sguardo da terra per ammirare fugacemente il ragazzo al suo fianco, poco più alto di lei. Lui se ne accorge, e immediatamente i suoi occhi si spostano dai palazzi variopinti alla ragazza che cammina vicino a lui. Lei arrossisce, ma non smette di guardarlo: i suoi occhi sono troppo belli. È felice come non è mai stata, e benché lui sia così vicino ancora non riesce a crederlo reale. Erano mesi che aspettava questo momento, e ora che, alla fine, è arrivato, stenta a credere che non sia solo un sogno, un’illusione. Ovviamente si sono persi, avrebbe dovuto immaginarlo, ma in fondo ciò non le importa granché. Improvvisamente, si accorge di una passante che li guarda: è una ragazza, più o meno della sua età. E sorride, forse un po’ amaramente: sarà invidiosa? La giovane non può del tutto biasimarla; ma se solo sapesse... anzi, se solo potesse immaginare tutto quello che lei ha passato prima di arrivare a questo momento: un’attesa di mesi e mesi, più di un anno passato nell’incertezza, per due soli giorni e meno di quarantotto ore per stare insieme. Perché lui è l’unico. L’unico per il quale starebbe alzata tutta la notte a parlare al telefono, l’unico che la capisce fino in fondo, l’unico che con una parola riesce a consolarla anche dopo le peggiori giornate. L’unico che sia mai riuscito a farla sentire così, e l’unico con il quale riesce a immaginarsi, dopo molto tempo, felice. Eppure, non potrà mai essere la sua ragazza, e quel dannato accento del Sud glielo ricorda ogni volta che lui apre bocca per parlare. La ragazza che li fissava se n’è andata, probabilmente a finire il giro di acquisti per Natale. Quasi certamente li invidiava almeno un po’, ma non sa che in realtà è lei quella da invidiare. Spesso la ragazza ci pensa, a come dev’essere camminare per le strade senza pensieri per la testa, senza struggersi per un amore che non si sa che destino avrà, perché stroncato dalla distanza. Guarda nuovamente il ragazzo che cammina al suo fianco e, prima di baciarlo, si chiede come dev’essere una vita senza questo tipo di pensieri: lei, infatti, se l’è dimenticato da tempo. Claudia Quagliarini VE 4 CULTURA Numero 3 – GENNAIO 2013 Teriomorfia ed antropocentricità Viaggio nella concezione egizia e classica degli animali I dolci cuccioli che si tengono in casa, tremila anni fa potevano essere adorati come dei. La teriomorfia, ossia l’adorazione come divinità degli animali, nell’età antica, è rara per l’incremento della concezione dell’antropocentricità. Tuttavia ne abbiamo degli esempi nel mondo egizio ed assiro-babilonese. In particolare, è interessante analizzare la figura degli dei dell’antico Egitto: divinità teriomorfe sono Bastet, la dea gatto, Ammone, del quale l’ariete è una delle incarnazioni, ma anche Anubi, rappresentato con una testa di cane. Sono deità legate sia alla sfera dei superi che alla sfera degli inferi. Infatti, per gli Egizi, l’ordine e il caos sono compresenti: uno dei miti più famosi è quello della morte e resurrezione di Osiride, il quale, se non fosse mai morto, Iside non avrebbe mai potuto farlo rinascere.Un’idea analoga viene presentata anche nel mondo greco con Circe, divinità ctonia, una maga, ma anche divinità solare, essendo figlia del Sole. Anche essa è evidentemente legata al mondo animale per i suoi incantesimi e per le sue pozioni metamorfiche, che riescono a trasformare i compagni di Ulisse in quei porci che hanno spesso fatto pensare alla natura negativa degli uomini. Tuttavia, nel mondo classico, in genere, le bestie non sono considerate importanti. Viene seguito piuttosto il modello antropocentrico: al di sopra di tutto ci sono le divinità, sotto le quali c’è il genere umano, seguito dagli animali. Infatti l’uomo rappresenta il , la legge, mentre lo rappresenta la la natura. Non esiste pertanto l’idea di un animale da compagnia. Abbiamo una testimonianza da parte di Plutarco, che narra lo stupore di Cesare in Oriente quando osserva le donne che coccolano alcuni cuccioli come figli. Tuttavia alcuni animali sono considerati più di altri, grazie ad alcune qualità o ad alcune utilità. Il ha qualità apprezzabili, quale, come dice Aristotele nella Historia Animalium, il coraggio; l’ è un animale che è sempre vissuto a strettissimo contatto con l’uomo ed al quale sono anche legate alcune invenzioni tecniche importantissime, come sella, staffe e ferri, che hanno sollecitato l’ingegno umano. E poi c’è il strettamente legato all’, che per l’uomo è sempre stato fondamentale perché associato alla sopravvivenza: da un bue si ricava carne e forza lavoro, così come da una mucca si ricava il latte. Inoltre il sempre secondo Aristotele festoso e carezzevole, è importante perché esempio di fedeltà innata ed è quello che è più vicino all’essere considerato animale da compagnia. Secondo la concezione classica, l’animale ha alcune caratteristiche che non possono essere mutate e che vengono addirittura ereditate e tramandate nella specie, tema che verrà ripreso nei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, nel capitolo dedicato a L’Uomo Lupo, che prende come tema centrale il mito della metamorfosi di Licaone in lupo: qui la trasformazione non è una punizione, bensì un completamento fisico della natura indomita del re. Platone, nella Repubblica, tratta lo stesso argomento: l’animale ha un carattere immutabile che alcune volte porta l’uomo ad identificarsi in esso. Il momento della metempsicosi, vista da Er, “il nunzio che vien da là”, mostra una serie di anime di famosi uomini che si accingono ad incarnarsi in corpi di bestie: Tersite sceglie di diventare una scimmia, animale buffo e Orfeo decide di diventare cigno, per odio verso il genere femminile e perché si rifiuta di nascere dal ventre di una donna, sesso che ne ha causato la morte. E’ cambiata, quindi, nei secoli, la concezione del mondo animale. Muterà ancora nel Medioevo, quando i bestiari forniranno numerose indicazioni tra il reale e l’immaginario di quelli che ora sono spesso per molti dei compagni di vita e per altri degli oggetti di consumo, da usare in esperimenti o fonte di nutrimento. Forse, la dimensione più corretta per vedere l’animale è quella di considerarlo semplicemente tale, non divinizzabile, ma neppure mero strumento di consumo e sfruttamento. Solo un animale da rispettare. Chiara Borghi VB Si ringrazia il prof. Gabriele Galeotto per i materiali forniti e per l’intervista svolta affinché l’articolo prendesse vita. 5 RIFLESSIONI ZUCCHINE Numero 3 – GENNAIO 2013 BASTA CON LE CROCIATE (ANCHE QUELLE LETTERARIE) Sulle accuse rivoltemi da Davide Cavasin in relazione al mio articolo “Un'ardita richiesta”, riflessione che non voleva essere demolitrice ma costruttiva, ho questo da dire. “Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà e umiltà, una Chiesa che non dipende dai poteri di questo mondo... Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Chiesa giovane. Oggi non ho più questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Credo che questa citazione renda il mio pensiero meglio di qualsiasi risposta alle diverse accuse rivolte. E per chi possa, in questo caso sì, "ignorarne" la paternità, tranquillizzo fin d'ora: non è Che Guevara, ma semplicemente il cardinale Carlo Maria Martini, "Conversazioni notturne a Gerusalemme". Suppongo, e non credo di sbagliare, che quest'idea, che sposo completamente, non sia stata adottata "per sentito dire". Se qualcuno ancora ritenesse il mio pensiero “ un pregiudizio di cruda e acre meschinità”, lo inviterei a rispondere non a me, ma a se stesso, dopo essersi domandato se con questa riflessione si sono “sovvertiti i valori cristiani” in seguito a una “perversa laicizzazione della società”... Come Antigone di fronte a un giudice con la faccia da uomo che non comprendeva il suo gesto anch'io mi chiedo questo: ho forse trasgredito qualche legge divina? Alice Pennino IID 6 CULTURA Numero 3 – GENNAIO 2013 Amore e Psiche – fine della mostra Palazzo Marino saluta la magia natalizia come, da quattro anni, è abituato a fare. Appare sempre più preziosa, per il pubblico milanese, la possibilità di assistere all'esposizione di quelle poche opere provenienti dal Louvre e ospitate nella Sala Alessi del Palazzo. Tra il grigio cittadino e il freddo invernale, proprio nel cuore di Milano, sublimando la bellezza intramontabile della Scala e la grandezza sempre commovente di Leonardo da Vinci, l'arte accende davvero una luce, alla quale viene data forma ogni anno da autori diversi. L'ultima di queste incantevoli esperienze ci ha regalato il racconto di una storia d'amore, quella di Amore e Psiche, raccontata delicatamente, e perciò in modo quanto mai efficace, dalla scultura di Antonio Canova realizzata nel 1787 e dal quadro di Francois Gerard dell'anno successivo. La rappresentazione degli amanti esprime in entrambi i casi, data anche l'ispirazione che trasse Gerard dall'opera di Canova, l'impossibilità di vedere ed amare la vera bellezza solo attraverso i propri occhi. Nel dipinto, Psiche non guarda Amore e, come se fosse cieca, sembra non riuscire nemmeno a vederlo; lui le si accosta e sfiora appena il corpo di lei: basta questo a sconvolgerla, non c'è dubbio, non c'è bisogno che lei cerchi gli occhi dell'altro per sentirne la presenza. E' l'anima a sentirsi completamente travolta dal sentimento, prima, molto prima che il corpo, è lei, Psiche, a cedere senza neanche vedere la direzione del proprio agire, la soluzione del proprio movimento. Guarda altrove e, concentrata, ascolta, si lascia sfiorare, si innamora. Amore, con gli occhi socchiusi, si protende per baciarle la fronte: nella dinamica della scena, non si potrebbe mai portare a termine quel gesto, poichè un amore vero mai potrebbe raggiungere il fine a cui è tratto dal proprio desiderio, mai potrebbe smettere di avvertire, verso l'anima che ha davanti, un senso di mistero inesauribile che può soltanto stimolare alla ricerca, al corteggiamento e alla seduzione. Analogamente, nell'opera di Canova, gli sguardi dei due amanti non si incontrano. Entrambi si rivolgono verso una farfalla che viene posata da Psiche nella mano di Amore. Essendo anche la farfalla simbolo dell'anima, Psiche sembrerebbe seguire con gli occhi se stessa, scegliendo di offrirsi all'amato. Amore abbandona il capo sulla spalla di lei, l'avvolge, questa volta senza resisterle, con il proprio braccio. Allora qui è lui che si arrende a lei, che invece lo corteggia afferrandogli il polso con risolutezza: è l'anima che, forse per voler vivere spogliandosi di ogni paura, di ogni frustrante ricerca della perfezione, chiede consapevolmente di amare e di essere amata, con l'unica speranza di potersi sentire completa, eccellente, insostituibile, sapendo ormai di non potersi salvare da sola. L'anima non basterà mai a se stessa e continuerà a coprirsi per nascondere le proprie mancanze, perchè Psiche ne ha in quanto essere umano, finchè non arriverà un dio, Amore, ad abbracciarla, innamorandosi di lei, superandone le imperfezioni e vedendone soltanto la bellezza, e a dirle: "Tu mi basti". Questi amanti e quest'arte forse ci possono portare a volerci innamorare, e davvero l'hanno fatto nei giorni di festa ormai trascorsi. Non è poi male sognare quando si ha appena il tempo di cogliere gli aspetti esaltanti dell'illusione e non si rischia di soffrirne. Ci si risveglia e finalmente si affronta una nuova giornata: luci ed ombre saranno reali e non sarà possibile fare niente di più che avvicinarsi soltanto al proprio obiettivo, avvolto nell'ideale irraggiungibile della perfezione. Anna Caprotti IIA 7 ATTUALITA’ - NEWS Numero 3 – GENNAIO 2013 STRAGE IN UNA SCUOLA DEGLI STATI UNITI (14/12/12) Adam Lanza, il ragazzo killer, che ha causato la strage nella scuola elementare a Newton, negli Stati Uniti, era affetto da disturbi della personalità. Egli stesso aveva frequentato la scuola in cui ha ucciso 20 bambini e un’insegnante (sua madre). Nello specifico era affetto dalla sindrome di Asperger, che associa disturbi emotivi a importanti capacità intellettuali. Gli esperti dicono che non c’è nessun collegamento tra la malattia e la violenza. Secondo ciò che ha riferito un amico di famiglia, Adam non provava dolore fisico. La sua adolescenza sarebbe stata difficile: era un ragazzo timido, che amava molto i videogiochi. DELITTO DI MONTECATINI, CONFESSA L’EX MARITO: L’HO UCCISA MA NON VOLEVO. ROMA - «Sì ho ucciso io mia moglie, ma non volevo». E' crollato dopo quattro giorni di pressione degli investigatori, Massimo Parlanti, 43 anni di Montecatini Terme, ex marito di Beatrice Ballerini, 42 anni, uccisa giovedì scorso nel casolare dove avevano vissuto con i loro due figli fino alla separazione. Da quanto emerge delle dichiarazioni di Parlanti, giovedì scorso nel pomeriggio tra i due ex, marito e moglie, c'è stato un litigio nella casa di Bolognola di Nievole, dove si sono incontrati. Lite durante cui i due avrebbero avuto una discussione dopo la quale Parlanti avrebbe colpito e strangolato la donna, che ha cercato di difendersi. QUARATTA, PRETE UCCISO IN CANONICA: DA QUALCHE MESE SI SENTIVA MINACCIATO (29/12/12) Il corpo di don Mario Del Becaro è stato trovato a mezzanotte. Nell’ultimo mese era inquieto e non voleva restare da solo. Gli investigatori suppongono che sia stato lui stesso ad aprire la porta della canonica ai suoi assassini. Don Mario, trovato dai carabinieri che durante un controllo notturno si erano insospettiti per quella porta aperta, era riverso a terra. Legato brutalmente. Ucciso forse dagli aggressori, forse da un infarto scatenato dalla paura. Lo stabilirà l'autopsia già disposta dal magistrato. Marta Panzeri IV E 8 MUSICA – RADIO FREE ZUCCHI Numero 3 – GENNAIO 2013 Her name is Rio and she dances on the sand – Rio, Duran Duran “ Orsù Musa, Calliope figlia di Zeus Dà inizio alle parole amabili, e desiderio Unisci al canto e alla danza leggiadra” Alcmane, fr. 91 C. I Duran Duran (anche se alcuni professori preferiscono mio malgrado i rivali Spandau Ballet) sono stati uno dei più importanti gruppi della scena anni ’80 grazie al loro stile pop profondamente addentrato nei linguaggi della New Wave e Rio è un esempio di questo incredibile successo, non solo commerciale ma anche artistico. Il loro secondo disco, Rio, essenzialmente e intrinsecamente si può riassumere con una sola parola: divertimento. Infatti,a parte la ballata Save a Prayer, tutti i pezzi esprimono un’incredibile gioia, voglia di festa, di ballo, di leggerezza dopo un decennio liricamente impegnativo (gli anni ’70 in ogni loro versante). Questa allegria è sostenuta da una solidissima ritmica, dove il basso fa da padrone con i suoi riff esplosivi e orecchiabili seppur mai banali (il riff della title track Rio è a mio parere una delle più belle linee di basso della storia del rock). Se la melodia è quindi parte integrante della ritmica il resto della componente sonora viene inserito quasi come se fosse un abbellimento atto a creare la giusta atmosfera di contorno, ed è così che troviamo una chitarra e sintetizzatori discreti ma caratterizzanti, spesso supportati da comparse di percussioni elettroniche, archi (sempre presenti nel sound del gruppo) e sassofoni, che creano degli intermezzi che allontanano l’ascoltatore dai lidi della pop/new wave per avvicinarlo al soul, al jazz, all’elettronica. A completare questa continua danza troviamo la splendida voce di Simon Le Bon (non eccelsa come del resto la maggior parte dei cantanti della corrente, ma estremamente orecchiabile, caratterizzata e capace di dare personalità al pezzo). Oltre ai brani già citati il disco (mai noioso) presenta altri grandi classici del gruppo, come My Own Way, Hungry Like the Wolf e Hold Back the Rain (dove a mio avviso troviamo la miglior prestazione vocale dell’album). Ricapitolando Rio è un ottimo album che appassionerà tutti gli amanti di un Pop/rock britannico tipico degli anni 80 che forse sarebbe necessario tornasse, visto il prodotto de “La fu MTV”, a meno che non preferiate anche voi gli Spandau… 9 MUSICA – RADIO FREE ZUCCHI Numero 3 – GENNAIO 2013 L’Epico Polpettone Dall’Inferno!Bat Out Of Hell, Meat Loaf “Κᾆτ᾿ἀνῆλθ᾿αὐτῷ κάτωθεν… Χαιρεφῶν ἡ νυκτερίς” Aristofane, Uccelli, 1562. 1564 Epico, ironico, romantico, teatrale, eccessivo, operistico, granguignolesco: “Bat Out Of Hell” è tutto questo e molto altro. Pubblicato nel 1977, scritto dal compositore di musical Jim Steinman e cantato dall’attore statunitense Meat Loaf (“The Rocky Horror Picture Show”, “Fight Club”), questo disco stupisce già dalla copertina, che raffigura un motociclista dai lunghi capelli che si slancia fuori da una tomba, davanti alla statua di un immenso pipistrello. Non fu un immediato successo, ma ha venduto nel tempo 34 milioni di copie, e ne vende tuttora 200 mila all’anno. La produzione (Todd Rundgren) è ottima, i suoni sono caldi e di forte impatto. I musicisti hanno sicuramente il pedigree e spiccano i possenti cori che conferiscono un tono epico e wagneriano ai pezzi. Cifra comune di tutto l’album è lo stridente accostamento fra armonie e arrangiamenti classici e musica rock, spinti entrambi a un tale eccesso di pompa da risultare ridicoli. Gli stessi testi presentano questa dialettica. Si tratta in gran parte di canzoni d’amore in cui immagini di irreale e quasi stucchevole romanticismo vengono interrotte da sprazzi ironici e ben più prosaici. La prima traccia, omonima, vuole essere il pezzo di più grande impatto della storia: eccessiva nel minutaggio (9:48), nelle melodie, negli immensi cori, negli assoli di chitarra e nel cantato istrionico ed ispirato, sfoggia un testo dalle immagini ardite. Si distinguono anche la paradisiaca “Heaven Can Wait”, la comica “Paradise by the Dashboard Light” e “For Cryin’ Out Loud”, il cui testo sdolcinato è alleggerito dall’ἀπροσδόκετον: “And can't you see my faded Levis/ Bursting apart?”. Per concludere, se avete cinquanta minuti liberi ascoltate questo capolavoro kitsch, non potrete fare a meno di canticchiare! Lorenzo Secondin, Giovanni Colpani, Andrea Jacopo Freri IIE 10 Numero 3 – GENNAIO 2013 RACCONTI La fantasia cioccolatosa Momo cammina nuda per casa. Nelle giornate piovose dai mobili traspare la tristezza, e lei proprio non vuole aprire il grande armadio pieno di vestiti e di odori. Rabbrividisce e sospira, dandosi della cretina. <<Oggi ci vorrebbe una cioccolata calda in compagnia>> si dice. Improvvisamente suona il campanello. Momo sussulta, sbircia fuori, vede che chi ha bussato è Johnny, sbuffa: <<Il mio bellissimo collega scocciatore... che ci fa qui? >>. Poi ha un'idea brillante: <<Berrò la cioccolata con lui!>>. Corre fino all'armadio, lo apre con foga e si mette un vestito a caso. Il vestito comincia a singhiozzare. <<Dannazione... questo è l'abito verde che ho messo quando ho fallito l'audizione>> borbotta Momo. Poi sussurra dolcemente: << Coraggio, è passato un mese, persino io mi sono ripresa, smettila di piangere. >> Ma il grazioso vestitino continua ad essere scosso da fremiti. <<Ecco perché andrei sempre in giro nuda!>> grugnisce Momo. Non ha tempo per cambiarsi: fuori dalla porta c'è l'opportunità di soddisfare la fantasia "cioccolata calda, bel ragazzo, atmosfera piovosa". Imbavaglia l'abito con un'indifferente cintura appena comprata, poi apre la porta e si esibisce in un sorriso super-carino: <<Scusa se ti ho fatto aspettare.>> Johnny le lancia uno sguardo divertito: <<Ti sei vestita in fretta e furia, eh?>> Momo ingoia la risposta acida prontamente ideata dal suo cervello antipatico: è disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole. <<Entra pure>> risponde amabilmente. Johnny aggrotta la fronte: <<Che hai oggi? Sei stranamente gentile. >> Momo lancia una risatina malefica: <<Che dici? Io sono sempre gentile. Allora, cosa ti porta qui?>> <<Stavo andando al locale, ma ha cominciato a piovere a dirotto e il mio ombrello si è preso un brutto raffreddore. Essendo nei paraggi ho pensato di rifugiarmi a casa tua.>> <<In effetti sei tutto bagnato>> dice Momo strofinandogli i capelli con un asciugamano. L'asciugamano gongola e freme, inebriato dal profumo di Johnny. Momo è gelosa perché con lei l'asciugamano non fa mai le fusa: <<Gli piacciono i pulcini spelacchiati>> brontola. Johnny ride: <<Non riuscirai mai ad essere carina, perché non mi dici cosa vuoi e basta?>> Momo schiocca la lingua: <<Devi bere amabilmente la cioccolata calda con me.>> <<No.>> <<Perché no? Io ti ammazzo!>> <<Detesto la cioccolata.>> <<E io detesto te.>> <<Non è vero!>> Johnny sorride pizzicando le guance di Momo, che per vendicarsi gli tappa il naso. I due si picchiano scherzosamente, e finiscono per rotolare a terra fra risate e imprecazioni. All'improvviso sentono bussare alla finestra; è una scimmietta ammaestrata che porta un messaggio: <<Venite subito a lavorare! Come posso mandare avanti il locale senza di voi? Non so nemmeno fare un caffè...>> <<Il capo è davvero scemo>> sospira Johnny. <<Presto! Dobbiamo correre in suo aiuto! Rubiamo l'ombrello alla scimmia!>> esclama Momo rincorrendo l'accigliato animaletto per tutta la casa. Momo non ha possibilità di vittoria: cerca coraggiosamente di arrampicarsi sulla libreria, ma scivola come una patata imburrata. Johnny se la ride alla grande, Momo pesta i piedi per terra e i pugni sulla testa del ragazzo. <<Mi fai male!>> urla Johnny. La scimmietta ha pena di loro e decide di farli stare con lei sotto l'ombrello allungabile. <<Cavoli, che freddo! Sono ancora tutto bagnato...>> borbotta Johnny. <<Dai, appena arriviamo ci riscaldiamo con una bella cioccolata calda>> Momo sfoggia il tono più suadente che conosce. Johnny alza un sopracciglio: <<Sei davvero malvagia.>> S’incamminano tutti e tre sotto l'ombrello. Alessandra Mansueto IIE 11 RACCONTI Numero 3 – GENNAIO 2013 Il bar degli scrittori mancati III. Dove il protagonista impara alcune cose importanti. Valerio sogghignò appena a quelle parole, come se non le avesse davvero prese sul serio e ribatté: "Ah.. ah sì. Avevo immaginato dal tuo muso lungo una cosa del genere. Immagino che tu non riesca ad avere idee o che il tempo dedicato al tuo libro ne sottragga al tuo tempo libero.." ma Francesco lo interruppe bruscamente. "No, non ha capito nulla. Non sono quelli i problemi!" esclamò con passione, ma subito dopo la sua voce si spense e torno flebile come poco prima "E.. è tutto molto più complicato." L'uomo lo fissò per un lungo istante, poi fece cenno al barista di portargli un altro bicchierino di whiskey e si sistemò meglio sullo sgabello, girandosi quasi completamente verso il ragazzo. Prima di parlare tirò un bel sospiro, quindi principiò: "Bene, Francesco. Se le cose stanno in maniera diversa, bisognerà vederle con calma. Lascia prima che ti dica una cosa che dovrai tenere a mente sempre e comunque. Considerala come vuoi, come un assioma, una legge.. ma ricordatela sempre: non lasciare mai che la tua vita terrena interferisca con il mondo dal quale attingi le idee per le storie, perché è facendo così che lo si avvelena. Quel mondo ha un solo scopo nella sua esistenza: quello di fare del bene all'umanità, rendendo spesso sopportabile una vita tremenda o una sorte infame e noi scrittori non siamo altro che i mezzi attraverso i quali esso si inserisce nel nostro tramite incastri, come in un puzzle. L'errore più grande di un tessitore di trame è quello di unire la propria negatività o i propri sentimenti negativi a ciò che scrive. Così si rovina tutto, credimi." Valerio aveva pronunciato quelle parole semplicemente per aprire con le giuste premesse un discorso molto più articolato, ma ottenne da Francesco una reazione opposta a quello che si era immaginato. Infatti, il ragazzo prima impallidì, poi lentamente le sue guance si colorarono di rosso porpora mentre assumeva un'espressione sulla difensiva assolutamente aggressiva, che spiazzò l'uomo che gli sedeva a fianco. "Ma quale mondo parallelo! Ma lei da dove è uscito, da qualche congresso di pazzi psicotici amanti della fantascienza!? La realtà è molto più semplice di come la descrive lei, con tutti questi dannati paroloni: è la mia idea di fondo che fa schifo, e in più io non sono in grado di trarne un dannato niente!" esclamò, aggredendolo aspramente. Nonostante questo, Valerio si limitò ad un sorriso debole, anche se resistente. "Ancora non hai imparato a trarre da quell'Universo ciò che ti serve per farlo brillare in questo mondo.. bisogna avere pazienza, Francesco.." "Ah.. lei mi fa la predica?" ribatté il ragazzo, innervosito da quella che gli sembrava una saggezza ipocrita "Vogliamo parlare della sua vita allora, per portarmi il buon esempio? Mi vuole di grazia spiegare perché diavolo ora si veste come un barbone della stazione uno che è stato uno scrittore di successo?? L'ispirazione è morta all'improvviso, il suo mondo è scomparso, è stato per caso vittima di un'implosione? Sentiamo cosa.." "La colpa di ciò che successo è solo ed esclusivamente mia. Mi meritai e mi merito tuttora la pena che mi è stata inflitta." lo rimbeccò l'altro, e qualcosa nei suoi profondi occhi blu estinse la parlantina furiosa del ragazzo. "Fin da giovane fui benedetto dal dono di una buona ispirazione letteraria, che da adulto riuscii a far fruttare fino al mio fallimento. Non mi tradì mai. La persi completamente quando decisi di concentrarmi solo sulle cose materiali, i soldi e tutto il resto, anche a causa del continuo stress del mio editore, che voleva e voleva e voleva, senza interessarsi della qualità o dell'anima che ci mettevo. La mia con il tempo smise di essere una passione, divenne un lavoro, si trasformò da grande amore in una macchina per creare ricchezza. A quel punto il mio mondo si chiuse. I miei personaggi, offesi dal modo in cui li trattavo, scomparvero dalla mia testa, si rifiutarono di raccontarmi le loro storie. Il fallimento fu il passo successivo, nonché l'ultimo." 12 RACCONTI Numero 3 – GENNAIO 2013 La sua voce rimase solida fino alla fine, ma il suo sguardo si fece lucido, le labbra gli tremarono impercettibilmente. Francesco non riuscì a sostenere quegli occhi, e fu costretto ad abbassare i propri sul bancone. Si sentiva male, la rabbia di poco prima si era spenta dentro di lui, ma aveva lasciato un gran vuoto oscuro che sapeva d'amarezza. Era arrivato in quel bar pensando di fuggire dai propri pensieri, e ora invece si ritrovava a penare perfino per un'altra persona, che aveva inseguito il suo sogno e poi l'aveva imprudentemente sprecato. Francesco pensò, in un momento improvviso di lucidità, che essere nella situazione di Valerio poteva davvero essere peggiore che vivere nella sua paura di fallire. Perché, sebbene la sua speranza sfiorasse lo zero, aveva ancora una possibilità di riuscita. Quell'uomo vestito da senza tetto no. Si chiese come diavolo riuscisse ancora a parlare e addirittura a raccontare la sua storia senza scoppiare in lacrime o cadere in depressione. Si vergognò di se stesso, per come l'aveva trattato poco prima. "Un'altra birra, per favore." mormorò, la voce arrocchita, al barista dai capelli rossi. Quando se la trovò dinnanzi fece scorrere un dito sulla condensa del boccale, disegnando un ghirigoro, per poi cancellarlo nervosamente con la punta dell'indice e soffiare tra i denti, a fatica, in direzione di Valerio: "I miei personaggi non hanno il suo problema. I miei parlano troppo, sono presenti fino all'eccesso, nella mia mente. Io gli voglio bene, davvero.. ma loro non mi soddisfano. Sembrano troppo perfetti, stereotipati. E' una cosa che mi fa impazzire, mi pare di essere semplicemente il solito adolescente con la testa piena di fantasie che si sopravvaluta, sognando un futuro come scrittore di successo." A udire quelle parole, Valerio sorrise. "Va bene, Francesco. A questo punto serve proprio che io ti introduca ad un discorso molto, molto importante. Quello sull'Umano Difetto." Alice Casiraghi IIA 13 RACCONTI Numero 3 – GENNAIO 2013 DANNY BOY PARTE II Aveva fatto qualche passo, quando sentì un dito passargli lungo la schiena, strozzò un urlo e si voltò di scatto. C'era solo un ramo coperto di foglie che più lungo degli altri lo aveva sfiorato. Qualcuno (qualcosa) gli soffiò nell'orecchio. Il ragazzino gemette. Quel gioco non gli piaceva, davvero non gli piaceva più. Inoltre si sentiva anche esausto, avrebbe tanto voluto essere a casa, magari sotto le coperte per dormire un po'. Senza volerlo si accasciò sulle gambe e si stese sulla terra umidiccia. Normalmente non l'avrebbe mai fatto, era troppo terrorizzato dall'idea che sotto il suolo ci fosse quello. Era stato suo fratello a raccontargli quella storia, un uomo della sua città il cui figlio si era perso ne bosco. L'uomo era andato a cercarlo, ma non era più tornato e nonostante le squadre di ricerca mandate a cercarlo, l'uomo non si era più visto. Qualcuno diceva che se lo fosse mangiato il bosco, qualcuno che dalla disperazione l'uomo si fosse strappato il cuore dal petto. Il cervello di Danny aveva unito le due cose, per lui l'uomo era morto proprio perché il bosco gli aveva strappato il cuore. Quando Danny lo aveva detto alla madre lei aveva cercato di fargli capire che quella era una storia inventata e che non c'era nessun uomo e che il fatto che il bambino scomparso si chiamasse proprio Danny era solo una sciocca coincidenza, ma Danny non le aveva mai creduto. Se non esisteva, allora chi lo aveva trascinato nel bosco quando era piccolo, un lupo come tutti dicevano? Chi sussurrava il suo nome ogni notte? Chi se non quello? Aveva troppo sonno però per preoccuparsi di una cosa del genere e poi avrebbe riposato un po', giusto il tempo di recuperare le forze. Si addormentò subito e lo scorrere del tempo sembrò mutare, in pochi attimi fu notte, e Danny continuava a dormire. Sognava di trovare la strada per tornare a casa, di gettarsi fra le braccia della mamma, di mangiare la torta che la donna aveva sicuramente portato. Qualcosa si mosse nell'oscurità. Danny sobbalzò nel sonno e si svegliò. Con orrore notò che era già notte. Sentì un fruscio e di scatto si mise in piedi. Doveva assolutamente trovare la via di casa, no poteva più aspettare, quello sarebbe arrivato, lo avrebbe preso, avrebbe... Danny cercò di urlare ma il terrore gli mozzò il respiro, sentì le gambe farsi molli (il cuore che batteva, batteva e si fermava...) lì davanti ai suoi occhi, il suo incubo privato, il suo mostro sotto il letto, lo guardava ghignante. Era diverso da come il Mark-bambino si ricordava. Adesso quello sembrava (putrefatto) marcio e quello che gli colava sul petto non era sangue? Il suo sangue? O forse era solo fango, in fin dei conti faceva troppo buio per capirlo davvero. Non che la cosa avesse qualche particolare rilevanza. Poi Danny fece una cosa stupida, avrebbe dovuto ritrovare la forza e correre lontano anche a costo di perdersi di nuovo, invece fissò quello negli occhi, nei buchi in cui pensava ci dovessero essere gli occhi. “Fammi tornare a casa”, disse Danny, o almeno quello era l'intento, ma dalla bocca gli era uscito poco meno che un sussurro. Comunque quello sembrava aver capito lo stesso. “Ma tu sei a casa Mark”. Nessun rumore ruppe il silenzio, ma l'uomo (il mostro) aveva parlato e dove se non nella testa di Mark? “Sei già a casa Mark, sei nel giardino di casa, sull'altalena di casa”. Danny scosse di scatto la testa, la frangetta andò a coprirgli gli occhi. Guardò il mostro e...non era suo papà quello? Si tolse gli occhi dal viso e il padre scomparve. “Non è vero, non sono a casa, sono...sono nel bosco...”, disse Danny e questa volta la voce gli uscì dalla gola, facendola raschiare come se avesse pezzi di vetro sul fondo di essa. “Non è vero. Sai che non è vero! Su Danny-boy”, quello allungò la mano come per invitare il bambino ad afferragliela. Intanto Danny si era congelato sul posto, solo suo padre lo chiamava così, solo lui. Ma non poteva essere lui, il suo papà era a fare la spesa, non era nel bosco, non era morto e soprattutto non era il suo personale incubo. ...Continua il prossimo mese con la terza e ultima parte! Francesca Corno IID 14 CINEMA E SPETTACOLO Numero 3 – GENNAIO 2013 Memento movie ARGO, USA-IRAN: Ben Affleck ci regala un thriller coerente e gradevole, ricco di tensione, che fonde l’azione adrenalinica con il dramma storico-politico. Vale il prezzo del biglietto! LO HOBBIT, cari amanti della saga, non vogliatemene, ma la mia è una stroncatura! Prima ora sostenibile solo grazie alla caffeina e ai pop-corn, il resto tanto già visto, nessuna sorpresa, personaggi senza fascino al limite del ridicolo, umorismo scadente, 3D dall’effetto pop-up, sceneggiatura sfilacciata. Delusione! JIMI HENDRIX, LIVE AT WOODSTOCK, magari avessimo potuto vederlo noi poveri spettatori del Metropol: problemi tecnici ci hanno privato di un evento unico tanto atteso! 1 gennaio La miglior offerta – la regia di Tornatore e la presenza di Geoffrey Rush, consigliano di vedere questo film sul rapporto tra arte e amore. 10 gennaio • Cloud Atlas – il cast di grande richiamo (Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Jim Sturgess) dà vita a sei storie di amore, mistero e azione che si dipanano dell’arco di cinque secoli. • Asterix e Obelix al servizio di sua Maestà – basta il mio amore per Depardieu per convincermi a vedere questa divertente commedia! 17 gennaio • Frankenweenie – come potremmo perderci un nuovo film di Tim Burton, rivisitazione della conosciutissima storia di Frankenstein girata in stop motion? • Rec 3- La Genesi – per gli appassionati di horror, ecco il modo per scoprire le informazioni nascoste nei primi due film. • Diango Unchained – Quentin Tarantino reinventa il far west servendosi di un cast eccezionale: Jamie Foxx, Chistoph Waltz, Samuel L. Jackson, Leonardo Di Caprio e tanti altri. Sulla lunghezza d’onda di Kill Bill e ancora più folle di Bastardi Senza Gloria, questa nuova uscita del maestro del pulp è un mio “sine qua non”. • Qualcosa nell’aria – una novità per gli amanti del genere politico: il dramma di un giovane studente che vuole farsi strada nella società del sessantotto parigino grazie alla sua passione per la pittura e per la regia cinematografica. 24 gennaio • Lincoln – alla regia un nome con una garanzia: Spielberg ci propone un film di genere biografico che narra lo scontro politico per l’abolizione della schiavitù nell’America del sud tra il presidente americano e le potenze attorno a lui. • Flight – altre figure di spicco ci invogliano ad essere presenti nelle sale: Denzel Washington, Kelly Reilly, John Goodman, diretti dal noto Robert Zemeckis, portano in scena il dramma di un pilota che deve salvare i passeggeri in pericolo per una sua negligenza. 31 gennaio Les Misérables – ecco il tanto atteso musical dal cast stellare: Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Helena Bonham Carter, Russell Crowe, Anne Hathaway. Warm Bodies – dai produttori di Twilight, il film horror adattato da una storia zombie scritta da Isaac Marion. Personalmente, accorrerei al grande schermo solo per John Malkovich! 15 CINEMA E SPETTACOLO Numero 3 – GENNAIO 2013 7 febbraio • Zero Dark Thirty – impossibile mancarlo: troviamo lo sguardo intelligente di Kathryn Bigelow nel dirigere la stella del momento Jessica Chastain attraverso un thriller che punta i riflettori sulla caccia al terrorista più temuto degli USA, Osama Bin Laden. 14 febbraio • Upside Down – un sogno romantico che gioca con situazioni improbabili e capovolte. 21 febbraio • Anna Karenina – Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Matthew MacFadyen: ecco gli attori che daranno vita ai personaggi del film tratto dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoji. • Gangster Squad – un gangster movie basato su una storia vera del capomafia di Los Angeles Michey Cohen, interpretato da Ryan Gosling. Emma Stone, Sean Penn e Josh Brolin tra gli altri attori. • Hitchcock – Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, James D'Arcy e Jessica Biel riporteranno a noi le vicende biografiche del maestro della suspense, il mio idolo, Hitch. • Pinocchio – rilettura del romanzo di Collodi in un film d’animazione che impiega una troupe italiana (finalmente!) con Enzo D’Alò, già apprezzato regista de “La gabbianella e il gatto”. Bianca C. Burini IIA 16 VIGNETTE Numero 3 – GENNAIO 2013 Filottete 17 VIGNETTE Numero 3 – GENNAIO 2013 18 Numero Numero33––GENNAIO GENNAIO2013 2013 VIGNETTE Alessandra Casati IIIC 19 Quorinfranti Numero 3 – GENNAIO 2013 "Per la bellissima Alessia di II C: Più invecchi più diventi sexy! Chiamami! Il tuo ammiratore Romeo, er mejo del Liceo ;)" “Cic, nonostante le tue passioni linguistiche e di altri generi quantomeno bizzarre, ti amiamo Cic, invitis tuis studiis linguae aliusque generis, longe miris, te amamus Poiana_97 Bimbaspastica_97 AnnArchiA_97 Bimbatossica_97 Bimbo_intonato_97 Bimbocolto_98" "Mentre la pioggia s’abbatte sui prati, quando guazzosa foschia e nubi oscure coprono le acquide e verdi pianure, la bruma lambisce i fiori illibati. Così tormenti vani e dolci paure attossicano i cuori innamorati, e gli animi dal divo Amore ammaliati s’abbandonano a fatue e aspre vanure. Quando dal piovifero e denso cielo il diluvio batte il rorido suolo, lo scroscio ammuta il tremulo frinire. "AAA -TERZO ( e ultimo) ANNUNCIO - Liceale, presenza passabile, cerca ragazzo anche basso, anche leggermente repellente, anche gracile, anche con prominente pancia da consumo di birra, anche con Q.I. borderline, anche con umorismo sottile come un baobab, anche con iniziativa pari ad un bradipo, anche raramente sobrio … eventuali spese a mio carico. ACCETTATI PERDITEMPO. S.W. " "Francesco, menatela meno. Potrai anche essere rappresentante di istituto, ma rimani un piccolo lord perbenista e moralista. Sì, finiamo a parlare sempre di te. Le spiacevoli." "e anch'io mi innamorai,come tutti si innamorano. Non mancava proprio nulla: estasi, tenerezza, poesia. Ma in realtà quel mio amore era prodotto, da una buona parte, dall'affaccendata madre e dalla sarta, dall'altra, dalla grande abbondanza di cibi che ingoiavo e, in più, dalla vita oziosa che menavo." leone tolstoj, la sonata a kreutzer. Da parte della redazione Così la gioia è obumbrata dal duolo. Seppur i tuoi occhi cerco con zelo, per trovar il tuo sguardo occorre ardire. Oculi tui nimis nitentes: vereor ne urar - AVN" 20 il BARTOLOMEO il giornale degli Zucchini LA REDAZIONE Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo (collaboratori, insegnanti ed operatori scolastici). Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo inviando un suo articolo all’indirizzo mail [email protected] Gli articoli per il prossimo numero oltre il dovranno essere inviati entro e non 10 febbraio. Chi desidera inviare un messaggio alla rubrica “Quorinfranti” può farlo inviando una mail all’ indirizzo sopracitato. I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it N° 3 – a.s. 2012/2013 - GENNAIO 2013 21