Numero 3 gennaio 2013

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Numero 3 gennaio 2013
Numero 3 – GENNAIO 2013
il Bartolomeo
Il giornale degli Zucchini
CI SCUSIAMO
per il ritardo!
Problemi
tecnici…
Happy New Year!
Ed ecco il primo numero del Bartolomeo del 2013!
Spero che tutti voi possiate trascorrere un meraviglioso anno nuovo, pieno di avventure,
soddisfazioni, sorprese ma soprattutto tanti, tantissimi sorrisi!
E ricordate... l'unico proposito che vale la pena di avere quest'anno è:
NON AVERE BUONI PROPOSITI!
Ancora tantissimi auguri a tutti voi e un grande ringraziamento a tutta la redazione e a chi ci permette
di pubblicare il nostro giornalino ogni mese!
Federica Mutti, II C
1
Indice

Editoriale pag. 1

Now the memories are on the wall pag. 3

Oh, how I wish that was me! pag. 4

Teriomorfia ed antropocentricità pag. 5

Basta con le crociate pag. 6

Amore e Psiche – fine della mostra pag. 7

News pag. 8

Radio free Zucchi pag. 9

La fantasia cioccolatosa pag. 11

Il bar degli scrittori mancati III pag. 12

Danny boy II pag. 14

Memento movie pag. 15

Filottete pag. 17

Quorinfranti pag. 20

La Redazione pag. 21
Numero 3 – GENNAIO 2013
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RIFLESSIONI ZUCCHINE
Numero 3 – GENNAIO 2013
Now the memories are on the wall
Il passato non piace a nessuno. Non piace se ti rammenta la tua precedente condizione di sofferenza,
non piace nemmeno se è carico di ricordi gioiosi che però ti stringono lo stomaco in una stretta morsa.
È difficile ricordare, che tu sia felice o triste, è un'operazione che ti lascia silenzioso, ricolmo di
rimpianti e rimorsi.
Un ricordo che dopo una settimana risulta così vivido e pungente come spilli, a distanza di mesi non è
altro che un'immagine sbiadita, piccoli frammenti scoloriti e lontani.
Forse è per questo che la gente odia ricordare, portare indietro la mente a quegli attimi carichi di
promesse, proprio perché è frustrante sapere di non poter rivivere completamente quegli momenti:
assaporare solo sprazzi di emozioni ti lascia con l'amaro in bocca.
Il passato è dolorosamente vero, seppur poco tangibile. Ci ricorda costantemente ogni singolo errore, i
momenti tanto amati ormai persi per sempre. Ci rende cupi e irrequieti ripensando alle numerose
occasioni sprecate, gettate al vento come pezzi di carta straccia; e chissà cosa sarebbe cambiato se
avessimo soggiunto quelle parole segrete, se avessimo alzato lo sguardo e incontrato quello curioso di
un passante sorridente. Sono quesiti che ci lasciano con lo sguardo sognante, sfidiamo senza rischi i
limiti del tempo e della fisica.
Le fantasticherie poi sono di tutt'altro tipo, possiamo immaginare senza il rischio di riaprire
bruscamente gli occhi sull'immutabile realtà: basta alzare lo sguardo verso il cielo e immaginare che
quella nuvola bianca sia un sorriso rivolto proprio a noi della persona nel nostro cuore, oppure le
orecchie del gattino tanto sognato e mai ottenuto.
Basta poco ad abbandonare le proprie speranze nelle mani del futuro, perché niente sembra più sicuro
dell'incertezza stessa quando non vuoi nient'altro che continuare a credere che tutto andrà per il verso
giusto, che bacerai le labbra tanto agognate e carezzerai il morbido pelo di un cucciolo.
Il futuro è un caro amico, quello che ci viene incontro sorridente quando tutto va male e non hai
nessuna certezza, quando compi il terribile errore di incrociare lo sguardo dei temibili ricordi del
passato.
Dopotutto, quando ci accorgeremo di aver commesso nuovi sbagli da aggiungere alla numerosa e
lunga lista, non potremo far altro che darne la colpa al passato.
Giorgia D’Aversa VE
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RIFLESSIONI ZUCCHINE
Numero 3 – GENNAIO 2013
OH, HOW I WISH THAT WAS ME!
Centro di Milano, periodo prenatalizio. Una ragazza
cammina per le vie illuminate dalle mille luci appese
ovunque, osservando con aria pensierosa i palazzi
decorati da lunghi addobbi dai colori sgargianti. È in
giro a comprare i fin troppo numerosi regali per
amici e parenti, come vuole la tradizione, anche se
lei ne farebbe volentieri a meno. Contando
mentalmente quanti ne mancano, sbuffa e alza gli
occhi al cielo, quand’ecco che li nota: un ragazzo e
una ragazza che camminano abbracciati, fianco a
fianco con l’aria di chi non ha la più pallida idea di
dove si trovi, anche se in fondo ciò non lo disturba
più di tanto.
La giovane li osserva con non poca invidia: stanno
così bene insieme che guardarli è un vero piacere.
Lei, così raggiante, glielo si legge in volto che non
potrebbe essere più felice; le guance un po’
arrossate, non si sa se per l’imbarazzo o per il freddo
pungente di dicembre. Facendo una stima ipotetica
dovrebbe avere più o meno la sua età, al massimo
un anno in più.
Lui, lo sguardo perso chissà dove, ma con un largo
sorriso stampato sul viso leggermente allungato; la
mano che stringe il fianco di lei come se fosse
quanto di più prezioso esista sulla terra. A vederlo
così si direbbe più grande di entrambe.
La ragazza non può fare a meno di pensare a quanto
siano fortunati, loro due, ad aver trovato la persona
“giusta”; paragonati a lei, poi, che dopo una o due
storie poco serie non ha più avuto nessun ragazzo,
anche se l’avrebbe voluto, e lo desidera tutt’ora.
La suoneria del cellulare la distoglie dai suoi
pensieri: è un messaggio della madre, che le chiede
per che ora intende tornare. All’improvviso le
vengono in mente tutti i regali che deve ancora
comprare, le commissioni da svolgere, le visite, i
biglietti, i preparativi. A volte vorrebbe proprio
perdersi con qualcuno al suo fianco, abbandonando
tutto e tutti per girovagare senza meta attraverso le
vie della città.
Quindi, dopo aver gettato un’ultima occhiata ai due
ragazzi, che ora si sono fermati ad ammirare le
splendide decorazioni natalizie, si incammina con
aria sconsolata verso la fermata della metro più
vicina.
La giovane, dopo molto tempo, alza finalmente lo
sguardo da terra per ammirare fugacemente il
ragazzo al suo fianco, poco più alto di lei.
Lui se ne accorge, e immediatamente i suoi occhi si
spostano dai palazzi variopinti alla ragazza che
cammina vicino a lui. Lei arrossisce, ma non smette
di guardarlo: i suoi occhi sono troppo belli. È felice
come non è mai stata, e benché lui sia così vicino
ancora non riesce a crederlo reale. Erano mesi che
aspettava questo momento, e ora che, alla fine, è
arrivato, stenta a credere che non sia solo un
sogno, un’illusione.
Ovviamente si sono persi, avrebbe dovuto
immaginarlo, ma in fondo ciò non le importa
granché.
Improvvisamente, si accorge di una passante che li
guarda: è una ragazza, più o meno della sua età. E
sorride, forse un po’ amaramente: sarà invidiosa?
La giovane non può del tutto biasimarla; ma se
solo sapesse... anzi, se solo potesse immaginare
tutto quello che lei ha passato prima di arrivare a
questo momento: un’attesa di mesi e mesi, più di
un anno passato nell’incertezza, per due soli giorni
e meno di quarantotto ore per stare insieme.
Perché lui è l’unico. L’unico per il quale starebbe
alzata tutta la notte a parlare al telefono, l’unico
che la capisce fino in fondo, l’unico che con una
parola riesce a consolarla anche dopo le peggiori
giornate. L’unico che sia mai riuscito a farla sentire
così, e l’unico con il quale riesce a immaginarsi,
dopo molto tempo, felice.
Eppure, non potrà mai essere la sua ragazza, e
quel dannato accento del Sud glielo ricorda ogni
volta che lui apre bocca per parlare.
La ragazza che li fissava se n’è andata,
probabilmente a finire il giro di acquisti per Natale.
Quasi certamente li invidiava almeno un po’, ma
non sa che in realtà è lei quella da invidiare.
Spesso la ragazza ci pensa, a come dev’essere
camminare per le strade senza pensieri per la
testa, senza struggersi per un amore che non si sa
che destino avrà, perché stroncato dalla distanza.
Guarda nuovamente il ragazzo che cammina al suo
fianco e, prima di baciarlo, si chiede come
dev’essere una vita senza questo tipo di pensieri:
lei, infatti, se l’è dimenticato da tempo.
Claudia Quagliarini VE
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CULTURA
Numero 3 – GENNAIO 2013
Teriomorfia ed antropocentricità
Viaggio nella concezione egizia e classica degli animali
I dolci cuccioli che si tengono in casa, tremila anni
fa potevano essere adorati come dei. La
teriomorfia, ossia l’adorazione come divinità degli
animali, nell’età antica, è rara per l’incremento
della concezione dell’antropocentricità. Tuttavia
ne abbiamo degli esempi nel mondo egizio ed
assiro-babilonese. In particolare, è interessante
analizzare la figura degli dei dell’antico Egitto:
divinità teriomorfe sono Bastet, la dea gatto,
Ammone, del quale l’ariete è una delle
incarnazioni, ma anche Anubi, rappresentato con
una testa di cane. Sono deità legate sia alla sfera
dei superi che alla sfera degli inferi. Infatti, per gli
Egizi, l’ordine e il caos sono compresenti: uno dei
miti più famosi è quello della morte e resurrezione
di Osiride, il quale, se non fosse mai morto, Iside
non avrebbe mai potuto farlo rinascere.Un’idea
analoga viene presentata anche nel mondo greco
con Circe, divinità ctonia, una maga, ma anche
divinità solare, essendo figlia del Sole. Anche essa
è evidentemente legata al mondo animale per i
suoi incantesimi e per le sue pozioni
metamorfiche, che riescono a trasformare i
compagni di Ulisse in quei porci che hanno spesso
fatto pensare alla natura negativa degli uomini.
Tuttavia, nel mondo classico, in genere, le bestie
non sono considerate importanti. Viene seguito
piuttosto il modello antropocentrico: al di sopra di
tutto ci sono le divinità, sotto le quali c’è il genere
umano, seguito dagli animali. Infatti l’uomo
rappresenta il , la legge, mentre lo 
rappresenta la  la natura. Non esiste
pertanto l’idea di un animale da compagnia.
Abbiamo una testimonianza da parte di Plutarco,
che narra lo stupore di Cesare in Oriente quando
osserva le donne che coccolano alcuni cuccioli
come figli. Tuttavia alcuni animali sono considerati
più di altri, grazie ad alcune qualità o ad alcune
utilità. Il ha qualità apprezzabili, quale, come
dice Aristotele nella Historia Animalium, il
coraggio; l’ è un animale che è sempre
vissuto a strettissimo contatto con l’uomo ed al
quale sono anche legate alcune invenzioni tecniche
importantissime, come sella, staffe e ferri, che
hanno sollecitato l’ingegno umano.
E poi c’è il  strettamente legato all’, che
per l’uomo è sempre stato fondamentale perché
associato alla sopravvivenza: da un bue si ricava
carne e forza lavoro, così come da una mucca si
ricava il latte. Inoltre il  sempre secondo
Aristotele festoso e carezzevole, è importante perché
esempio di fedeltà innata ed è quello che è più vicino
all’essere considerato animale da compagnia.
Secondo la concezione classica, l’animale ha alcune
caratteristiche che non possono essere mutate e che
vengono addirittura ereditate e tramandate nella
specie, tema che verrà ripreso nei Dialoghi con Leucò
di Cesare Pavese, nel capitolo dedicato a L’Uomo
Lupo, che prende come tema centrale il mito della
metamorfosi di Licaone in lupo: qui la trasformazione
non è una punizione, bensì un completamento fisico
della natura indomita del re. Platone, nella
Repubblica, tratta lo stesso argomento: l’animale ha
un carattere immutabile che alcune volte porta
l’uomo ad identificarsi in esso. Il momento della
metempsicosi, vista da Er, “il nunzio che vien da là”,
mostra una serie di anime di famosi uomini che si
accingono ad incarnarsi in corpi di bestie: Tersite
sceglie di diventare una scimmia, animale buffo e
Orfeo decide di diventare cigno, per odio verso il
genere femminile e perché si rifiuta di nascere dal
ventre di una donna, sesso che ne ha causato la
morte. E’ cambiata, quindi, nei secoli, la concezione
del mondo animale. Muterà ancora nel Medioevo,
quando i bestiari forniranno numerose indicazioni tra
il reale e l’immaginario di quelli che ora sono spesso
per molti dei compagni di vita e per altri degli oggetti
di consumo, da usare in esperimenti o fonte di
nutrimento. Forse, la dimensione più corretta per
vedere l’animale è quella di considerarlo
semplicemente tale, non divinizzabile, ma neppure
mero strumento di consumo e sfruttamento. Solo un
animale da rispettare.
Chiara Borghi VB
Si ringrazia
il prof. Gabriele Galeotto
per i materiali forniti
e per l’intervista svolta
affinché l’articolo prendesse vita.
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RIFLESSIONI ZUCCHINE
Numero 3 – GENNAIO 2013
BASTA CON LE CROCIATE
(ANCHE QUELLE LETTERARIE)
Sulle accuse rivoltemi da Davide Cavasin in relazione al mio articolo “Un'ardita richiesta”, riflessione
che non voleva essere demolitrice ma costruttiva, ho questo da dire.
“Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la
sua strada in povertà e umiltà, una Chiesa che non dipende dai poteri di
questo mondo... Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di
pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio,
soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una
Chiesa giovane. Oggi non ho più questi sogni. Dopo i settantacinque
anni ho deciso di pregare per la Chiesa”.
Credo che questa citazione renda il mio pensiero meglio di qualsiasi
risposta alle diverse accuse rivolte. E per chi possa, in questo caso
sì, "ignorarne" la paternità, tranquillizzo fin d'ora:
non è Che Guevara, ma semplicemente il cardinale Carlo Maria Martini,
"Conversazioni notturne a Gerusalemme". Suppongo, e non credo
di sbagliare, che quest'idea, che sposo completamente, non sia stata
adottata "per sentito dire".
Se qualcuno ancora ritenesse il mio pensiero “ un pregiudizio di cruda e acre meschinità”, lo inviterei
a rispondere non a me, ma a se stesso, dopo essersi domandato se con questa riflessione si sono
“sovvertiti i valori cristiani” in seguito a una “perversa laicizzazione della società”...
Come Antigone di fronte a un giudice con la faccia da uomo che non comprendeva il suo gesto anch'io
mi chiedo questo: ho forse trasgredito qualche legge divina?
Alice Pennino IID
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CULTURA
Numero 3 – GENNAIO 2013
Amore e Psiche – fine della mostra
Palazzo Marino saluta la magia natalizia come, da
quattro anni, è abituato a fare. Appare sempre più
preziosa, per il pubblico milanese, la possibilità di
assistere all'esposizione di quelle poche opere
provenienti dal Louvre e ospitate nella Sala Alessi
del Palazzo. Tra il grigio cittadino e il freddo
invernale, proprio nel cuore di Milano, sublimando
la bellezza intramontabile della Scala e la grandezza
sempre commovente di Leonardo da Vinci, l'arte
accende davvero una luce, alla quale viene data
forma ogni anno da autori diversi. L'ultima di
queste incantevoli esperienze ci ha regalato il
racconto di una storia d'amore, quella di Amore e
Psiche, raccontata delicatamente, e perciò in modo
quanto mai efficace, dalla scultura di Antonio
Canova realizzata nel 1787 e dal quadro di Francois
Gerard dell'anno successivo. La rappresentazione
degli amanti esprime in entrambi i casi, data anche
l'ispirazione che trasse Gerard dall'opera di Canova,
l'impossibilità di vedere ed amare la vera bellezza
solo attraverso i propri occhi.
Nel dipinto, Psiche non guarda Amore e, come se
fosse cieca, sembra non riuscire nemmeno a
vederlo; lui le si accosta e sfiora appena il corpo di
lei: basta questo a sconvolgerla, non c'è dubbio,
non c'è bisogno che lei cerchi gli occhi dell'altro per
sentirne la presenza. E' l'anima a sentirsi
completamente travolta dal sentimento, prima,
molto prima che il corpo, è lei, Psiche, a cedere
senza neanche vedere la direzione del proprio
agire, la soluzione del proprio movimento. Guarda
altrove e, concentrata, ascolta, si lascia sfiorare, si
innamora. Amore, con gli occhi socchiusi, si
protende per baciarle la fronte: nella dinamica
della scena, non si potrebbe mai portare a termine
quel gesto, poichè un amore vero mai potrebbe
raggiungere il fine a cui è tratto dal proprio
desiderio, mai potrebbe smettere di avvertire,
verso l'anima che ha davanti, un senso di mistero
inesauribile che può soltanto stimolare alla ricerca,
al corteggiamento e alla seduzione.
Analogamente, nell'opera di Canova, gli sguardi dei
due amanti non si incontrano. Entrambi si
rivolgono verso una farfalla che viene posata da
Psiche nella mano di Amore. Essendo anche la
farfalla simbolo dell'anima, Psiche sembrerebbe
seguire con gli occhi se stessa, scegliendo di offrirsi
all'amato.
Amore abbandona il capo sulla spalla di lei, l'avvolge,
questa volta senza resisterle, con il proprio braccio.
Allora qui è lui che si arrende a lei, che invece lo
corteggia afferrandogli il polso con risolutezza: è
l'anima che, forse per voler vivere spogliandosi di
ogni paura, di ogni frustrante ricerca della
perfezione, chiede consapevolmente di amare e di
essere amata, con l'unica speranza di potersi sentire
completa, eccellente, insostituibile, sapendo ormai
di non potersi salvare da sola. L'anima non basterà
mai a se stessa e continuerà a coprirsi per
nascondere le proprie mancanze, perchè Psiche ne
ha in quanto essere umano, finchè non arriverà un
dio, Amore, ad abbracciarla, innamorandosi di lei,
superandone le imperfezioni e vedendone soltanto
la bellezza, e a dirle: "Tu mi basti".
Questi amanti e quest'arte forse ci possono portare
a volerci innamorare, e davvero l'hanno fatto nei
giorni di festa ormai trascorsi. Non è poi male
sognare quando si ha appena il tempo di cogliere gli
aspetti esaltanti dell'illusione e non si rischia di
soffrirne. Ci si risveglia e finalmente si affronta una
nuova giornata: luci ed ombre saranno reali e non
sarà possibile fare niente di più che avvicinarsi
soltanto al proprio obiettivo, avvolto nell'ideale
irraggiungibile della perfezione.
Anna Caprotti IIA
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ATTUALITA’ - NEWS
Numero 3 – GENNAIO 2013
STRAGE IN UNA SCUOLA DEGLI STATI UNITI
(14/12/12)
Adam Lanza, il ragazzo killer, che ha causato la strage nella scuola elementare a Newton, negli Stati Uniti,
era affetto da disturbi della personalità. Egli stesso aveva frequentato la scuola in cui ha ucciso 20 bambini
e un’insegnante (sua madre). Nello specifico era affetto dalla sindrome di Asperger, che associa disturbi
emotivi a importanti capacità intellettuali. Gli esperti dicono che non c’è nessun collegamento tra la
malattia e la violenza. Secondo ciò che ha riferito un amico di famiglia, Adam non provava dolore fisico. La
sua adolescenza sarebbe stata difficile: era un ragazzo timido, che amava molto i videogiochi.
DELITTO DI MONTECATINI, CONFESSA L’EX
MARITO: L’HO UCCISA MA NON VOLEVO.
ROMA - «Sì ho ucciso io mia moglie, ma non volevo». E' crollato dopo quattro giorni di pressione degli
investigatori, Massimo Parlanti, 43 anni di Montecatini Terme, ex marito di Beatrice Ballerini, 42 anni,
uccisa giovedì scorso nel casolare dove avevano vissuto con i loro due figli fino alla separazione. Da
quanto emerge delle dichiarazioni di Parlanti, giovedì scorso nel pomeriggio tra i due ex, marito e moglie,
c'è stato un litigio nella casa di Bolognola di Nievole, dove si sono incontrati. Lite durante cui i due
avrebbero avuto una discussione dopo la quale Parlanti avrebbe colpito e strangolato la donna, che ha
cercato di difendersi.
QUARATTA, PRETE UCCISO IN CANONICA: DA
QUALCHE MESE SI SENTIVA MINACCIATO (29/12/12)
Il corpo di don Mario Del Becaro è stato trovato a mezzanotte. Nell’ultimo mese era inquieto e non voleva
restare da solo. Gli investigatori suppongono che sia stato lui stesso ad aprire la porta della canonica ai suoi
assassini. Don Mario, trovato dai carabinieri che durante un controllo notturno si erano insospettiti per
quella porta aperta, era riverso a terra. Legato brutalmente. Ucciso forse dagli aggressori, forse da un
infarto scatenato dalla paura. Lo stabilirà l'autopsia già disposta dal magistrato.
Marta Panzeri IV E
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MUSICA – RADIO FREE ZUCCHI
Numero 3 – GENNAIO 2013
Her name is Rio and she dances on
the sand – Rio, Duran Duran
“ Orsù Musa, Calliope figlia di Zeus
Dà inizio alle parole amabili, e desiderio
Unisci al canto e alla danza leggiadra”
Alcmane, fr. 91 C.
I Duran Duran (anche se alcuni professori preferiscono mio malgrado i rivali Spandau Ballet) sono stati
uno dei più importanti gruppi della scena anni ’80 grazie al loro stile pop profondamente addentrato nei
linguaggi della New Wave e Rio è un esempio di questo incredibile successo, non solo commerciale ma
anche artistico. Il loro secondo disco, Rio, essenzialmente e intrinsecamente si può riassumere con una
sola parola: divertimento. Infatti,a parte la ballata Save a Prayer, tutti i pezzi esprimono un’incredibile
gioia, voglia di festa, di ballo, di leggerezza dopo un decennio liricamente impegnativo (gli anni ’70 in ogni
loro versante). Questa allegria è sostenuta da una solidissima ritmica, dove il basso fa da padrone con i
suoi riff esplosivi e orecchiabili seppur mai banali (il riff della title track Rio è a mio parere una delle più
belle linee di basso della storia del rock). Se la melodia è quindi parte integrante della ritmica il resto
della componente sonora viene inserito quasi come se fosse un abbellimento atto a creare la giusta
atmosfera di contorno, ed è così che troviamo una chitarra e sintetizzatori discreti ma caratterizzanti,
spesso supportati da comparse di percussioni elettroniche, archi (sempre presenti nel sound del gruppo)
e sassofoni, che creano degli intermezzi che allontanano l’ascoltatore dai lidi della pop/new wave per
avvicinarlo al soul, al jazz, all’elettronica. A completare questa continua danza troviamo la splendida voce
di Simon Le Bon (non eccelsa come del resto la maggior parte dei cantanti della corrente, ma
estremamente orecchiabile, caratterizzata e capace di dare personalità al pezzo). Oltre ai brani già citati il
disco (mai noioso) presenta altri grandi classici del gruppo, come My Own Way, Hungry Like the Wolf e
Hold Back the Rain (dove a mio avviso troviamo la miglior prestazione vocale dell’album). Ricapitolando
Rio è un ottimo album che appassionerà tutti gli amanti di un Pop/rock britannico tipico degli anni 80 che
forse sarebbe necessario tornasse, visto il prodotto de “La fu MTV”, a meno che non preferiate anche voi
gli Spandau…
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MUSICA – RADIO FREE ZUCCHI
Numero 3 – GENNAIO 2013
L’Epico Polpettone Dall’Inferno!Bat Out Of Hell, Meat Loaf
“Κᾆτ᾿ἀνῆλθ᾿αὐτῷ κάτωθεν… Χαιρεφῶν ἡ νυκτερίς”
Aristofane, Uccelli, 1562. 1564
Epico, ironico, romantico, teatrale, eccessivo, operistico, granguignolesco: “Bat Out Of Hell” è
tutto questo e molto altro. Pubblicato nel 1977, scritto dal compositore di musical Jim Steinman e
cantato dall’attore statunitense Meat Loaf (“The Rocky Horror Picture Show”, “Fight Club”), questo
disco stupisce già dalla copertina, che raffigura un motociclista dai lunghi capelli che si slancia fuori
da una tomba, davanti alla statua di un immenso pipistrello. Non fu un immediato successo, ma ha
venduto nel tempo 34 milioni di copie, e ne vende tuttora 200 mila all’anno. La produzione (Todd
Rundgren) è ottima, i suoni sono caldi e di forte impatto. I musicisti hanno sicuramente il pedigree e
spiccano i possenti cori che conferiscono un tono epico e wagneriano ai pezzi. Cifra comune di tutto
l’album è lo stridente accostamento fra armonie e arrangiamenti classici e musica rock, spinti
entrambi a un tale eccesso di pompa da risultare ridicoli. Gli stessi testi presentano questa
dialettica. Si tratta in gran parte di canzoni d’amore in cui immagini di irreale e quasi stucchevole
romanticismo vengono interrotte da sprazzi ironici e ben più prosaici. La prima traccia, omonima,
vuole essere il pezzo di più grande impatto della storia: eccessiva nel minutaggio (9:48), nelle
melodie, negli immensi cori, negli assoli di chitarra e nel cantato istrionico ed ispirato, sfoggia un
testo dalle immagini ardite. Si distinguono anche la paradisiaca “Heaven Can Wait”, la comica
“Paradise by the Dashboard Light” e “For Cryin’ Out Loud”, il cui testo sdolcinato è alleggerito
dall’ἀπροσδόκετον: “And can't you see my faded Levis/ Bursting apart?”. Per concludere, se avete
cinquanta minuti liberi ascoltate questo capolavoro kitsch, non potrete fare a meno di canticchiare!
Lorenzo Secondin, Giovanni Colpani, Andrea Jacopo Freri IIE
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RACCONTI
La fantasia cioccolatosa
Momo cammina nuda per casa. Nelle giornate
piovose dai mobili traspare la tristezza, e lei proprio
non vuole aprire il grande armadio pieno di vestiti e
di odori. Rabbrividisce e sospira, dandosi della
cretina. <<Oggi ci vorrebbe una cioccolata calda in
compagnia>> si dice. Improvvisamente suona il
campanello. Momo sussulta, sbircia fuori, vede che
chi ha bussato è Johnny, sbuffa: <<Il mio bellissimo
collega scocciatore... che ci fa qui? >>. Poi ha
un'idea brillante: <<Berrò la cioccolata con lui!>>.
Corre fino all'armadio, lo apre con foga e si mette
un vestito a caso. Il vestito comincia a singhiozzare.
<<Dannazione... questo è l'abito verde che ho
messo quando ho fallito l'audizione>> borbotta
Momo. Poi sussurra dolcemente: << Coraggio, è
passato un mese, persino io mi sono ripresa,
smettila di piangere. >> Ma il grazioso vestitino
continua ad essere scosso da fremiti. <<Ecco perché
andrei sempre in giro nuda!>> grugnisce Momo.
Non ha tempo per cambiarsi: fuori dalla porta c'è
l'opportunità di soddisfare la fantasia "cioccolata
calda, bel ragazzo, atmosfera piovosa". Imbavaglia
l'abito con un'indifferente cintura appena
comprata, poi apre la porta e si esibisce in un
sorriso super-carino: <<Scusa se ti ho fatto
aspettare.>> Johnny le lancia uno sguardo divertito:
<<Ti sei vestita in fretta e furia, eh?>> Momo ingoia
la risposta acida prontamente ideata dal suo
cervello antipatico: è disposta a tutto pur di
ottenere ciò che vuole. <<Entra pure>> risponde
amabilmente. Johnny aggrotta la fronte: <<Che hai
oggi? Sei stranamente gentile. >> Momo lancia una
risatina malefica: <<Che dici? Io sono sempre
gentile. Allora, cosa ti porta qui?>>
<<Stavo andando al locale, ma ha cominciato a
piovere a dirotto e il mio ombrello si è preso un
brutto raffreddore. Essendo nei paraggi ho pensato
di rifugiarmi a casa tua.>>
<<In effetti sei tutto bagnato>> dice Momo
strofinandogli i capelli con un asciugamano.
L'asciugamano gongola e freme, inebriato dal
profumo di Johnny. Momo è gelosa perché con lei
l'asciugamano non fa mai le fusa: <<Gli piacciono i
pulcini spelacchiati>> brontola. Johnny ride: <<Non
riuscirai mai ad essere carina, perché non mi dici
cosa vuoi e basta?>> Momo schiocca la lingua:
<<Devi bere amabilmente la cioccolata calda con
me.>>
<<No.>>
<<Perché no? Io ti ammazzo!>>
<<Detesto la cioccolata.>>
<<E io detesto te.>>
<<Non è vero!>> Johnny sorride pizzicando le guance
di Momo, che per vendicarsi gli tappa il naso. I due si
picchiano scherzosamente, e finiscono per rotolare a
terra fra risate e imprecazioni. All'improvviso sentono
bussare alla finestra; è una scimmietta ammaestrata
che porta un messaggio: <<Venite subito a lavorare!
Come posso mandare avanti il locale senza di voi? Non
so nemmeno fare un caffè...>>
<<Il capo è davvero scemo>> sospira Johnny.
<<Presto! Dobbiamo correre in suo aiuto! Rubiamo
l'ombrello alla scimmia!>> esclama Momo rincorrendo
l'accigliato animaletto per tutta la casa. Momo non ha
possibilità di vittoria: cerca coraggiosamente di
arrampicarsi sulla libreria, ma scivola come una patata
imburrata. Johnny se la ride alla grande, Momo pesta i
piedi per terra e i pugni sulla testa del ragazzo. <<Mi fai
male!>> urla Johnny. La scimmietta ha pena di loro e
decide di farli stare con lei sotto l'ombrello allungabile.
<<Cavoli, che freddo! Sono ancora tutto bagnato...>>
borbotta Johnny.
<<Dai, appena arriviamo ci riscaldiamo con una bella
cioccolata calda>> Momo sfoggia il tono più suadente
che conosce.
Johnny alza un sopracciglio: <<Sei davvero malvagia.>>
S’incamminano tutti e tre sotto l'ombrello.
Alessandra Mansueto IIE
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RACCONTI
Numero 3 – GENNAIO 2013
Il bar degli scrittori mancati
III. Dove il protagonista impara alcune cose importanti.
Valerio sogghignò appena a quelle parole, come se
non le avesse davvero prese sul serio e ribatté: "Ah..
ah sì. Avevo immaginato dal tuo muso lungo una
cosa del genere. Immagino che tu non riesca ad
avere idee o che il tempo dedicato al tuo libro ne
sottragga al tuo tempo libero.." ma Francesco lo
interruppe bruscamente.
"No, non ha capito nulla. Non sono quelli i
problemi!" esclamò con passione, ma subito dopo la
sua voce si spense e torno flebile come poco prima
"E.. è tutto molto più complicato."
L'uomo lo fissò per un lungo istante, poi fece cenno
al barista di portargli un altro bicchierino di whiskey
e si sistemò meglio sullo sgabello, girandosi quasi
completamente verso il ragazzo. Prima di parlare
tirò un bel sospiro, quindi principiò: "Bene,
Francesco. Se le cose stanno in maniera diversa,
bisognerà vederle con calma. Lascia prima che ti
dica una cosa che dovrai tenere a mente sempre e
comunque. Considerala come vuoi, come un
assioma, una legge.. ma ricordatela sempre: non
lasciare mai che la tua vita terrena interferisca con il
mondo dal quale attingi le idee per le storie, perché
è facendo così che lo si avvelena. Quel mondo ha un
solo scopo nella sua esistenza: quello di fare del
bene all'umanità, rendendo spesso sopportabile una
vita tremenda o una sorte infame e noi scrittori non
siamo altro che i mezzi attraverso i quali esso si
inserisce nel nostro tramite incastri, come in un
puzzle. L'errore più grande di un tessitore di trame è
quello di unire la propria negatività o i propri
sentimenti negativi a ciò che scrive. Così si rovina
tutto, credimi."
Valerio
aveva
pronunciato
quelle
parole
semplicemente per aprire con le giuste premesse un
discorso molto più articolato, ma ottenne da
Francesco una reazione opposta a quello che si era
immaginato.
Infatti, il ragazzo prima impallidì, poi lentamente le
sue guance si colorarono di rosso porpora mentre
assumeva
un'espressione
sulla
difensiva
assolutamente aggressiva, che spiazzò l'uomo che gli
sedeva a fianco.
"Ma quale mondo parallelo! Ma lei da dove è
uscito, da qualche congresso di pazzi psicotici
amanti della fantascienza!? La realtà è molto più
semplice di come la descrive lei, con tutti questi
dannati paroloni: è la mia idea di fondo che fa
schifo, e in più io non sono in grado di trarne un
dannato
niente!"
esclamò,
aggredendolo
aspramente. Nonostante questo, Valerio si limitò
ad un sorriso debole, anche se resistente.
"Ancora non hai imparato a trarre da
quell'Universo ciò che ti serve per farlo brillare in
questo mondo.. bisogna avere pazienza,
Francesco.."
"Ah.. lei mi fa la predica?" ribatté il ragazzo,
innervosito da quella che gli sembrava una
saggezza ipocrita "Vogliamo parlare della sua vita
allora, per portarmi il buon esempio? Mi vuole di
grazia spiegare perché diavolo ora si veste come
un barbone della stazione uno che è stato uno
scrittore di successo?? L'ispirazione è morta
all'improvviso, il suo mondo è scomparso, è stato
per caso vittima di un'implosione? Sentiamo
cosa.."
"La colpa di ciò che successo è solo ed
esclusivamente mia. Mi meritai e mi merito
tuttora la pena che mi è stata inflitta." lo rimbeccò
l'altro, e qualcosa nei suoi profondi occhi blu
estinse la parlantina furiosa del ragazzo. "Fin da
giovane fui benedetto dal dono di una buona
ispirazione letteraria, che da adulto riuscii a far
fruttare fino al mio fallimento. Non mi tradì mai.
La persi completamente quando decisi di
concentrarmi solo sulle cose materiali, i soldi e
tutto il resto, anche a causa del continuo stress del
mio editore, che voleva e voleva e voleva, senza
interessarsi della qualità o dell'anima che ci
mettevo. La mia con il tempo smise di essere una
passione, divenne un lavoro, si trasformò da
grande amore in una macchina per creare
ricchezza. A quel punto il mio mondo si chiuse. I
miei personaggi, offesi dal modo in cui li trattavo,
scomparvero dalla mia testa, si rifiutarono di
raccontarmi le loro storie. Il fallimento fu il passo
successivo, nonché l'ultimo."
12
RACCONTI
Numero 3 – GENNAIO 2013
La sua voce rimase solida fino alla fine, ma il suo
sguardo si fece lucido, le labbra gli tremarono
impercettibilmente. Francesco non riuscì a
sostenere quegli occhi, e fu costretto ad
abbassare i propri sul bancone. Si sentiva male, la
rabbia di poco prima si era spenta dentro di lui,
ma aveva lasciato un gran vuoto oscuro che
sapeva d'amarezza. Era arrivato in quel bar
pensando di fuggire dai propri pensieri, e ora
invece si ritrovava a penare perfino per un'altra
persona, che aveva inseguito il suo sogno e poi
l'aveva imprudentemente sprecato. Francesco
pensò, in un momento improvviso di lucidità, che
essere nella situazione di Valerio poteva davvero
essere peggiore che vivere nella sua paura di
fallire. Perché, sebbene la sua speranza sfiorasse
lo zero, aveva ancora una possibilità di riuscita.
Quell'uomo vestito da senza tetto no. Si chiese
come diavolo riuscisse ancora a parlare e
addirittura a raccontare la sua storia senza
scoppiare in lacrime o cadere in depressione. Si
vergognò di se stesso, per come l'aveva trattato
poco prima.
"Un'altra birra, per favore." mormorò, la voce
arrocchita, al barista dai capelli rossi. Quando se
la trovò dinnanzi fece scorrere un dito sulla
condensa del boccale, disegnando un ghirigoro,
per poi cancellarlo nervosamente con la punta
dell'indice e soffiare tra i denti, a fatica, in
direzione di Valerio: "I miei personaggi non hanno
il suo problema. I miei parlano troppo, sono
presenti fino all'eccesso, nella mia mente. Io gli
voglio bene, davvero.. ma loro non mi soddisfano.
Sembrano troppo perfetti, stereotipati. E' una
cosa che mi fa impazzire, mi pare di essere
semplicemente il solito adolescente con la testa
piena di fantasie che si sopravvaluta, sognando un
futuro come scrittore di successo."
A udire quelle parole, Valerio sorrise.
"Va bene, Francesco. A questo punto serve
proprio che io ti introduca ad un discorso molto,
molto importante. Quello sull'Umano Difetto."
Alice Casiraghi IIA
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RACCONTI
Numero 3 – GENNAIO 2013
DANNY BOY
PARTE II
Aveva
fatto qualche passo, quando sentì un dito
passargli lungo la schiena, strozzò un urlo e si voltò di
scatto. C'era solo un ramo coperto di foglie che più lungo
degli altri lo aveva sfiorato.
Qualcuno (qualcosa) gli soffiò nell'orecchio.
Il ragazzino gemette. Quel gioco non gli piaceva, davvero
non gli piaceva più. Inoltre si sentiva anche esausto,
avrebbe tanto voluto essere a casa, magari sotto le
coperte per dormire un po'.
Senza volerlo si accasciò sulle gambe e si stese sulla terra
umidiccia. Normalmente non l'avrebbe mai fatto, era
troppo terrorizzato dall'idea che sotto il suolo ci fosse
quello.
Era stato suo fratello a raccontargli quella storia, un
uomo della sua città il cui figlio si era perso ne bosco.
L'uomo era andato a cercarlo, ma non era più tornato e
nonostante le squadre di ricerca mandate a cercarlo,
l'uomo non si era più visto. Qualcuno diceva che se lo
fosse mangiato il bosco, qualcuno che dalla disperazione
l'uomo si fosse strappato il cuore dal petto. Il cervello di
Danny aveva unito le due cose, per lui l'uomo era morto
proprio perché il bosco gli aveva strappato il cuore.
Quando Danny lo aveva detto alla madre lei aveva
cercato di fargli capire che quella era una storia inventata
e che non c'era nessun uomo e che il fatto che il bambino
scomparso si chiamasse proprio Danny era solo una
sciocca coincidenza, ma Danny non le aveva mai creduto.
Se non esisteva, allora chi lo aveva trascinato nel bosco
quando era piccolo, un lupo come tutti dicevano? Chi
sussurrava il suo nome ogni notte? Chi se non quello?
Aveva troppo sonno però per preoccuparsi di una cosa
del genere e poi avrebbe riposato un po', giusto il tempo
di recuperare le forze.
Si addormentò subito e lo scorrere del tempo sembrò
mutare, in pochi attimi fu notte, e Danny continuava a
dormire.
Sognava di trovare la strada per tornare a casa, di gettarsi
fra le braccia della mamma, di mangiare la torta che la
donna aveva sicuramente portato.
Qualcosa si mosse nell'oscurità. Danny sobbalzò nel
sonno e si svegliò. Con orrore notò che era già notte.
Sentì un fruscio e di scatto si mise in piedi.
Doveva assolutamente trovare la via di casa, no poteva più
aspettare, quello sarebbe arrivato, lo avrebbe preso,
avrebbe...
Danny cercò di urlare ma il terrore gli mozzò il respiro, sentì
le gambe farsi molli
(il cuore che batteva, batteva e si fermava...)
lì davanti ai suoi occhi, il suo incubo privato, il suo mostro
sotto il letto, lo guardava ghignante. Era diverso da come il
Mark-bambino si ricordava. Adesso quello sembrava
(putrefatto) marcio e quello che gli colava sul petto non era
sangue? Il suo sangue? O forse era solo fango, in fin dei
conti faceva troppo buio per capirlo davvero. Non che la
cosa avesse qualche particolare rilevanza.
Poi Danny fece una cosa stupida, avrebbe dovuto ritrovare
la forza e correre lontano anche a costo di perdersi di
nuovo, invece fissò quello negli occhi, nei buchi in cui
pensava ci dovessero essere gli occhi.
“Fammi tornare a casa”, disse Danny, o almeno quello era
l'intento, ma dalla bocca gli era uscito poco meno che un
sussurro. Comunque quello sembrava aver capito lo stesso.
“Ma tu sei a casa Mark”. Nessun rumore ruppe il silenzio,
ma l'uomo (il mostro) aveva parlato e dove se non nella
testa di Mark? “Sei già a casa Mark, sei nel giardino di casa,
sull'altalena di casa”.
Danny scosse di scatto la testa, la frangetta andò a coprirgli
gli occhi. Guardò il mostro e...non era suo papà quello? Si
tolse gli occhi dal viso e il padre scomparve.
“Non è vero, non sono a casa, sono...sono nel bosco...”,
disse Danny e questa volta la voce gli uscì dalla gola,
facendola raschiare come se avesse pezzi di vetro sul fondo
di essa.
“Non è vero. Sai che non è vero! Su Danny-boy”, quello
allungò la mano come per invitare il bambino ad
afferragliela. Intanto Danny si era congelato sul posto, solo
suo padre lo chiamava così, solo lui. Ma non poteva essere
lui, il suo papà era a fare la spesa, non era nel bosco, non
era morto e soprattutto non era il suo personale incubo.
...Continua il prossimo mese con la terza e ultima parte!
Francesca Corno IID
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CINEMA E SPETTACOLO
Numero 3 – GENNAIO 2013
Memento movie
ARGO, USA-IRAN: Ben Affleck ci regala un thriller coerente e gradevole, ricco di tensione, che fonde l’azione
adrenalinica con il dramma storico-politico. Vale il prezzo del biglietto!
LO HOBBIT, cari amanti della saga, non vogliatemene, ma la mia è una stroncatura! Prima ora sostenibile solo
grazie alla caffeina e ai pop-corn, il resto tanto già visto, nessuna sorpresa, personaggi senza fascino al limite
del ridicolo, umorismo scadente, 3D dall’effetto pop-up, sceneggiatura sfilacciata. Delusione!
JIMI HENDRIX, LIVE AT WOODSTOCK, magari avessimo potuto vederlo noi poveri spettatori del Metropol:
problemi tecnici ci hanno privato di un evento unico tanto atteso!
1 gennaio
La miglior offerta – la regia di Tornatore e la presenza di Geoffrey Rush, consigliano di vedere questo
film sul rapporto tra arte e amore.
10 gennaio
• Cloud Atlas – il cast di grande richiamo (Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Jim Sturgess) dà vita a
sei storie di amore, mistero e azione che si dipanano dell’arco di cinque secoli.
• Asterix e Obelix al servizio di sua Maestà – basta il mio amore per Depardieu per convincermi a
vedere questa divertente commedia!
17 gennaio
• Frankenweenie – come potremmo perderci un nuovo film di Tim Burton, rivisitazione della
conosciutissima storia di Frankenstein girata in stop motion?
• Rec 3- La Genesi – per gli appassionati di horror, ecco il modo per scoprire le informazioni nascoste nei
primi due film.
• Diango Unchained – Quentin Tarantino reinventa il far west servendosi di un cast eccezionale: Jamie
Foxx, Chistoph Waltz, Samuel L. Jackson, Leonardo Di Caprio e tanti altri. Sulla lunghezza d’onda di Kill
Bill e ancora più folle di Bastardi Senza Gloria, questa nuova uscita del maestro del pulp è un mio “sine
qua non”.
• Qualcosa nell’aria – una novità per gli amanti del genere politico: il dramma di un giovane studente
che vuole farsi strada nella società del sessantotto parigino grazie alla sua passione per la pittura e per
la regia cinematografica.
24 gennaio
• Lincoln – alla regia un nome con una garanzia: Spielberg ci propone un film di genere biografico che
narra lo scontro politico per l’abolizione della schiavitù nell’America del sud tra il presidente
americano e le potenze attorno a lui.
• Flight – altre figure di spicco ci invogliano ad essere presenti nelle sale: Denzel Washington, Kelly
Reilly, John Goodman, diretti dal noto Robert Zemeckis, portano in scena il dramma di un pilota che
deve salvare i passeggeri in pericolo per una sua negligenza.
31 gennaio
Les Misérables – ecco il tanto atteso musical dal cast stellare: Amanda Seyfried, Hugh Jackman,
Helena Bonham Carter, Russell Crowe, Anne Hathaway.
Warm Bodies – dai produttori di Twilight, il film horror adattato da una storia zombie scritta da Isaac
Marion. Personalmente, accorrerei al grande schermo solo per John Malkovich!
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CINEMA E SPETTACOLO
Numero 3 – GENNAIO 2013
7 febbraio
• Zero Dark Thirty – impossibile mancarlo: troviamo lo sguardo intelligente di Kathryn Bigelow nel
dirigere la stella del momento Jessica Chastain attraverso un thriller che punta i riflettori sulla caccia
al terrorista più temuto degli USA, Osama Bin Laden.
14 febbraio
• Upside Down – un sogno romantico che gioca con situazioni improbabili e capovolte.
21 febbraio
• Anna Karenina – Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Matthew MacFadyen:
ecco gli attori che daranno vita ai personaggi del film tratto dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoji.
• Gangster Squad – un gangster movie basato su una storia vera del capomafia di Los Angeles Michey
Cohen, interpretato da Ryan Gosling. Emma Stone, Sean Penn e Josh Brolin tra gli altri attori.
• Hitchcock – Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, James D'Arcy e Jessica Biel
riporteranno a noi le vicende biografiche del maestro della suspense, il mio idolo, Hitch.
• Pinocchio – rilettura del romanzo di Collodi in un film d’animazione che impiega una troupe italiana
(finalmente!) con Enzo D’Alò, già apprezzato regista de “La gabbianella e il gatto”.
Bianca C. Burini IIA
16
VIGNETTE
Numero 3 – GENNAIO 2013
Filottete
17
VIGNETTE
Numero 3 – GENNAIO 2013
18
Numero
Numero33––GENNAIO
GENNAIO2013
2013
VIGNETTE
Alessandra Casati IIIC
19
Quorinfranti
Numero 3 – GENNAIO 2013
"Per la bellissima Alessia di II C:
Più invecchi più diventi sexy!
Chiamami!
Il tuo ammiratore Romeo, er mejo del Liceo ;)"
“Cic, nonostante le tue passioni
linguistiche e di altri generi
quantomeno bizzarre, ti amiamo
Cic, invitis tuis studiis linguae
aliusque generis, longe miris, te
amamus
Poiana_97
Bimbaspastica_97
AnnArchiA_97
Bimbatossica_97
Bimbo_intonato_97
Bimbocolto_98"
"Mentre la pioggia s’abbatte sui prati,
quando guazzosa foschia e nubi oscure
coprono le acquide e verdi pianure,
la bruma lambisce i fiori illibati.
Così tormenti vani e dolci paure
attossicano i cuori innamorati,
e gli animi dal divo Amore ammaliati
s’abbandonano a fatue e aspre vanure.
Quando dal piovifero e denso cielo
il diluvio batte il rorido suolo,
lo scroscio ammuta il tremulo frinire.
"AAA -TERZO ( e ultimo) ANNUNCIO - Liceale,
presenza passabile, cerca ragazzo anche basso,
anche leggermente repellente, anche gracile, anche
con prominente pancia da consumo di birra, anche
con Q.I. borderline, anche con umorismo sottile
come un baobab, anche con iniziativa pari ad un
bradipo, anche raramente sobrio … eventuali spese
a mio carico. ACCETTATI PERDITEMPO.
S.W. "
"Francesco, menatela meno.
Potrai anche essere
rappresentante di istituto, ma
rimani un piccolo lord
perbenista e moralista. Sì,
finiamo a parlare sempre di te.
Le spiacevoli."
"e anch'io mi innamorai,come tutti si
innamorano. Non mancava proprio
nulla: estasi, tenerezza, poesia. Ma
in realtà quel mio amore era
prodotto, da una buona parte,
dall'affaccendata madre e dalla sarta,
dall'altra, dalla grande abbondanza
di cibi che ingoiavo e, in più, dalla
vita oziosa che menavo." leone
tolstoj, la sonata a kreutzer.
Da parte della redazione
Così la gioia è obumbrata dal duolo.
Seppur i tuoi occhi cerco con zelo,
per trovar il tuo sguardo occorre ardire.
Oculi tui nimis nitentes: vereor ne urar
- AVN"
20
il BARTOLOMEO
il giornale degli Zucchini
LA REDAZIONE
Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo
(collaboratori, insegnanti ed operatori scolastici).
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo inviando un suo
articolo all’indirizzo mail [email protected]
Gli articoli per il
prossimo numero
oltre il
dovranno essere inviati entro e non
10 febbraio.
Chi desidera inviare un messaggio alla rubrica “Quorinfranti” può farlo inviando una
mail all’ indirizzo sopracitato.
I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it
N° 3 – a.s. 2012/2013 - GENNAIO 2013
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