TuttoStampacchia-Dicembre 2004

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TuttoStampacchia-Dicembre 2004
TUTTOSTAMPACCHIA
Periodico del Liceo Scientifico e Classico - TRICASE (Le) - Anno IX - Numero 1 - Anno Scolastico 2004-2005 tel.0833.544020
“Quo Usque Tandem” I giovani non tollerano più una società che attenta al diritto alla vita
EDITORIALE
Eccoci di nuovo. Il vostro giornale
d’istituto “Tuttostampacchia” è un
mezzo per comunicare, riferire giudizi e valutazioni senza condizionamenti. Tutti possono esprimere quello
che vogliono (sempre nell’ordine del
rispetto e decenza) : su politica, scuola, ambiente, territorio, sport, musica
e attualità, su fatti che ci premono e
che meritano di essere trattati.
Un giornale scolastico non è solo
frutto di esercitazioni didattiche ma è
anche l’espressione della volontà di
essere presenti nel territorio con la
carta stampata. Il “Tuttostampacchia”
del liceo Scientifico – Classico di
Tricase rappresenta una testimonianza annuale che da un lato qualifica la
scuola e dall’altro arricchisce il territorio per le varie tematiche trattate dai
giovani studenti. Il progetto, “giornale d’istituto”, con questo numero raggiunge la nona edizione e rappresenta
l’impegno di allievi cui va il merito di
questa iniziativa. Riteniamo che lo
strumento vada sostenuto nel tempo
per auspicare, con l’apporto e il contributo di tutti, una maggiore crescita.
Diamo appuntamento ai nostri lettori
per l’anno prossimo augurando agli
studenti e alle loro famiglie un ottimo
Natale e uno splendido 2005.
MIGLIAIA DI GIOVANI. UN UNICO INTENTO:
SCONFIGGERE LA MAFIA
QUASI IN MILLE ALLA TAPPA SALENTINA DELLA CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIE
Giovedì 2 dicembre a Lecce ha fatto tappa
la CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIA in viaggio per la legalità, la democrazia
e la giustizia sociale, iniziativa organizzata
da LIBERA, agglomerato di associazioni che
copre l’intero territorio nazionale e non solo,
nato con l’intento di riunire e rappresentare
tutte quelle realtà che territorialmente svolgono percorsi ed interventi tesi ad arginare le
associazioni mafiose.
Oggi LIBERA è un coordinamento di
oltre mille gruppi, tra associazioni nazionali, locali e singoli sostenitori che hanno
deciso di condividere questo importante
impegno civile a favore della creazione di
una società alternativa alle mafie.
L’azione non violenta di contrasto alle
organizzazioni criminali si basa su percorsi che mirano a:
Promuovere percorsi di educazione alla
cittadinanza attiva e democratica
Valorizzare e socializzare l’impegno
sociale e civile
Elaborare e attuare strategie di lotta non
violenta contro il dominio mafioso del territorio
<<Non ci resta che continuare a camminare
insieme in karawan, sostiene il presidente di
LIBERA Don Ciotti, per proteggerci l’un
l’altro e combattere questi ‘briganti’- le
mafie, i poteri forti e criminali, i mercanti
senza scrupoli, i furbi, i corrotti e gli affaristiche rendono impervio il nostro sentiero sulle
strade del mondo e della vita. Camminare
insieme e con un occhio particolare per i giovani, l’anello più vulnerabile della nostra
società e su cui pesa l’eredità di un futuro
incerto. I giovani hanno bisogno innanzitutto
di stare bene insieme, di potersi esprimere e
sperare.>>
La Carovana vuole aggregare, aprire nuovi
percorsi sul territorio riguardo i diritti socia-
li, non solo sul campo del lavoro, ma anche
per risollevare la gente che vive in difficoltà:
il 30% delle famiglie pugliesi vive sotto la
soglia di povertà!
Punto nodale siamo noi ragazzi.
Dobbiamo smettere di considerare la realtà
uno stato di fatto o di dare tutto per scontato:
dobbiamo smettere di abituarci ai morti di
strada,ai soprusi, ad abbassare la testa; dobbiamo diventare, invece, ‘giocatori’ nella
nostra realtà, perché certe partite si giocano
solo scendendo in campo. Dobbiamo capire
che in questa società è possibile vivere bene,
meglio o peggio, e se ci mettiamo da parte e
continuiamo a disinteressarci del mondo
prima o poi chi governa compirà degli errori,
e solo a suo favore, cercando di toglierci
anche quei pochi diritti che ci rimangono.
E’ deludente pensare che su una popolazione scolastica di oltre 1000 studenti solo in 15
hanno preso parte a questa iniziativa.
Nel convegno sui diritti sociali e culturali della legalità, che si è tenuto nel pomeriggio della stessa giornata a Lecce, dove
sono intervenuti i segretari provinciali dei
sindacati CGIL, CISL e UIL, l’assessore
provinciale delle politiche sociali, S.
Capone, il magistrato Maritati e il portavoce regionale del terzo settore,
Cobianchi, con la coordinazione di don
Raffaele, più volte è stata ribadita l’importanza della CONOSCENZA, della
CULTURA e della PARTECIPAZIONE
con un comportamento fattivo, perché maturi un nuovo senso di responsabilità e cresca ,
quindi, la cultura della legalità, contro
l’omertà, che non ha bisogno di “MEDIATORI”. Dobbiamo vincerla questa scommessa
dove tutti siamo chiamati a dare il proprio
contributo in prima persona per individuare
nuovi percorsi di formazione ed evitare il
rischio dell’appiattimento di fronte ad una
politica dell’addormentamento.
Laura Nicolì 4 F
Dedicato al nostro amico Arturo Fracasso:
studente 18enne precocemente deceduto in un incidente stradale il 30-05-2004
UN SOGNO MEMORABILE
Ricordando il nostro amico Arturo a sei mesi dalla sua prematura scomparsa
Ogni giorno conduciamo una vita in cui trovare l’automa che è in noi. C’è un momento
,però, della giornata in cui riviene a galla
l’uomo che è in noi: la notte sogniamo. Ed è
proprio così che ti ho incontrato, forse perché era forte il desiderio di sapere come
stessi conducendo la tua vita.
Ho iniziato la nostra “intervista” con te che
cercavi di descriverti :<< Sono un tipo allegro, simpatico, sereno,mi piace giocare a
calcio (e lì nessuno mi batte!!), adoro scherzare e ridere con tutti>>
“E poi? Dai continua a parlarmi di te!”
<< Ho giocato nella squadra di calcio della
scuola e del Tricase, mi divertivo ad uscire
con i miei amici, mi piace vedere serenità
attorno a me e faccio di tutto per raggiungerla, amo tanto scherzare e le mie battute e
i miei scherzi sono imbattibili. >>
“Descrivi lo scherzo più bello che
ti ricordi”
<< Ne ho combinate di tutti i colori… Mi
ricordo – dice con la solita faccia buffa e
sorridente che ha sempre contraddistinto la
sua figura – che “brevitas” era la parola che
usavo sempre in tutti gli interventi in ogni
materia, è la cosa che più mi è rimasta in
mente della letteratura latina.>>
“Qual è l’avventura più bella che hai condiviso con i tuoi amici?”
Dopo una lunga risata, forse perché le
immagini più belle e divertenti stavano scorrendo limpide e veloci nella sua mente ha
detto: <<Dopo il divertentissimo e indimenticabile viaggio d’istruzione a Venezia dell’anno scorso, l’avventura romana per il 1°
Maggio 2002: rivivo quell’esperienza ancora adesso come se l’avessi vissuta poco
tempo fa!! >>
“Un’ultima cosa e poi ti lascio
andare…Quaggiù ci auguriamo di poterti
rivedere un giorno e intanto speriamo che
tu lassù stia bene. Tu cosa speri?”
<<Io vorrei che nessuno soffrisse più per la
mia assenza, c’è ancora tanta “gioia di vivere” in me e non voglio ,quindi, vedervi piangere perché io rimarrò SEMPRE vicino a voi
e non vi lascerò mai!>>
ANNALISA ACCOGLI 5 A sc.
Per GIULIA…
C’era una volta un ANGELO che stava sperimentando la sua nuova essenza ultraterrena, sospeso fra il nostro mondo e quello dei
cieli: voleva a tutti i costi vivere in questo
mondo, che era però diventato piccolino per
i suoi orizzonti mutati; ma lei, testarda, ricercava un posto più adatto: si accoccolava dentro un fiore, respirava nei sogni degli uomini, scivolava via sugli arcobaleni e con le ali
fendeva e dissolveva le nubi autunnali.
Eppure, per quanto queste cose fossero
divertenti, sentiva che il suo destino era un
altro, più nobile e alto. Una notte varcò la
soglia che nessun angelo aveva mai avuto il
desiderio di varcare: sbirciò nella vita che si
era lasciata alle spalle, e la trovò piccola,
opaca e limitata…vide il dolore e la gioia, il
ricordo e il futuro degli uomini..ma erano
così diversi dal suo sentire! Allora trovò la
forza e la voglia di seguire il disegno di Dio
per lei, si staccò da questo mondo per recarsi dove i colori sono più vividi, gli orizzonti
infiniti, la gioia colma ogni cosa e Dio infonde tutto d’amore: comprese, poiché era stata
nella vita terrena, cosa fosse la vera vita che
ora iniziava per lei…la calma discese nel suo
cuore e con le sue ali abbracciò il mondo e
piano piano s’insinuò nel cuore di chi
amava, col suo immenso amore, con la
calma e la gioia…con ciò che era più importante per lei: la SPERANZA!
Quell’ANGELO…ci sembra di vederlo…un
sorriso capace di illuminare le giornate più
tristi, una dolcezza e un bene per gli altri
incredibili, una voglia di affrontare tutto
sempre con serenità, e caldi abbracci e morbidi baci da donare a chi le era
intorno…ecco: GIULIA! Un’AMICIZIA iniziata da una semplice stretta di mano, quel
giorno in cui lei veniva nella nostra classe,
con sua madre accanto e un pò imbarazzata,
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TUTTOSTAMPACCHIA
NASCE LA COSTITUZIONE EUROPEA ITALIANI? NO, CITTADINI EUROPEI
(25 paesi verso l’Europa politica)
“Siamo una sola comunità di valori”.
Così Ciampi commosso brinda il 29
Ottobre 2004, quando i capi di stato o di
governo dei 25 Stati membri e dei 3 paesi
candidati hanno firmato il trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, che
era stato adottato all’unanimità il 18
Giugno 2004. Una volta avvenuta la ratifica, ufficialmente notificata da tutti gli
Stati firmatari, il trattato potrà entrare in
vigore e prendere effetto in linea di massima, secondo quanto in esso stabilito, il
1° Novembre 2006.
La Costituzione Europea rappresenta
per gli Stati firmatari un legame che dal primo embrione d’ Europa del ’57 è il ‘ nuovo
vincolo che unisce i popoli europei ’ . E’ un atto che dà sostanza alla cittadinanza comune che unisce i 25 paesi e popoli dell’unione, consentendo loro di “riconoscersi in un’
unica comunità di valori” e implica la scongiura da quell’ abisso di tragiche guerre intestine che hanno caratterizzato i tempi passati.
“Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono
sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello stato di diritto….”. Ecco proprio l’inizio
del preambolo del testo della Costituzione Europea che rende l’idea dei principi che vi
sono espressi. L’unione si fonda sul rispetto di tali valori che sono comuni agli Stati
membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
Quale miglior connubio tra unità e diversità? Dunque: “ Viva l’Europa”, nella speranza che ciò non resti solo sulla carta.
Alessandra Guida VB scient.
GIULIA
Limpida e luminosa
Come una perla
Nata dall’oceano
Sorridevi radiosa
Come un giorno d’estate;
Bella, splendevi
Come la luna
Sul mare d’agosto,
Leggera come il vento
Amavi la tua vita
Recisa all’improvviso
Una domenica di maggio
Maria Luisa Palumbo
PESCATORI
Facce rugose
Barbe incolte
Mani di sole e di fatica
Un boccale di birra
Reti salate ad asciugare
Occhi pensierosi o ridenti
Severi e rispettosi delle stagioni
Saggezza antica
Fede nei nostri padri
Voce azzurra e profonda
Del nostro mare
Bello e traditore
Maria Luisa Palumbo
I GIOVANI E LA POLITICA
Il rapporto è problematico, ma l’interesse è vivo
Alcuni mesi fa, prima dell’estate, organizzai per conto del mio Partito politico, di cui
sono responsabile provinciale per la cultura e
tempo libero, un dibattito sul tema: “ i giovani e l’impegno politico”.
La sera del convegno, confesso, avevo una
certa preoccupazione. I giovani, forse, non
avrebbero aderito, pensavo, dato il loro
disinteresse per i temi politici. Dovetti ricredermi, fortunatamente, perché la sala si
riempì e il dibattito risultò, poi, interessante.
C’erano molti giovani e molte furono le
loro domande.Alcuni si chiedevano il significato di politica oggi. Oppure il perché del
disinteresse di molta gente, specie i giovani,
per la politica. Altri si mostravano preoccupati per l’indifferenza dei cittadini nei confronti dello Stato e si chiedevano quali potevano essere le condizioni per rendere più
efficiente un sistema democratico come il
nostro. Il significato di politica, oggi. Il termine, spiegai, deriva dal greco Polis, l’antica città-stato, e sta ad indicare l’arte di
governare la città. Ma, è questo il punto, essa
non deve essere prerogativa di una classe di
cittadini, ma un impegno di tutti. Prendere
parte alle decisioni che riguardano la collettività è il fondamentale diritto e dovere del
cittadino. In poche parole, siamo tutti politici. E perché molti se ne disinteressano? Le
cause sono molteplici, osservai. Da una parte
le funzioni e i compiti dello Stato nei confronti del cittadino divengono sempre più
ampi, dall’altra si va diffondendo tra le persone un certo assenteismo, la tendenza a
disinteressarsi, per sfiducia o per individualismo, della cosa pubblica. A volte la vita
stessa, tumultuosa, senza dialogo né comunicazione, può indurre al disimpegno sociale.
Quali possono essere le conseguenze di
quest’indifferenza dei cittadini e dei giovani
nei confronti dello stato? Le conseguenze
possono essere prima o poi catastrofiche,
dissi. Venendo meno ai propri doveri di cittadino, il giovane rischia di perdere anche i
diritti garantiti dalla Costituzione, perché chi
oggi ha in mano il potere domani potrà anche
privarlo delle sue prerogative costituzionali,
avendo egli abdicato alla sua funzione.
Occuparsi di politica, non rinunciare alle
proprie responsabilità, significa anche conservare quella sovranità che la nostra costituzione (Art. I) attribuisce al popolo.
Alla fine del dibattito ebbi la sensazione
che nei giovani d’oggi l’interesse per la politica è vivo, solo che esso privilegia più
l’aspetto teorico che pratico. Lo vive più
come fatto culturale che come impegno vivo
e partecipato. Non c’è nel giovane l’azione
programmata e organizzata dal Partito nel
Partito ma una forma di dover esser spontanea e disinteressata vissuta in forma individualizzata ed estemporanea. Forse ciò non
basta per garantire una futura sicurezza ed
efficienza alla nostra democrazia, ma almeno rimane la speranza di una presa di
coscienza più salda e di un loro impegno
politico più forte e consapevole per il bene
del nostro Paese.
Prof. Romeo R. ERMINIO
“Un patto intelligente”, questa è la definizione data da un giornalista alla nuova
Costituzione Europea firmata il 29 ottobre
2004 e che entrerà in vigore nel 2009 sostituendo, così, i precedenti trattati.
Il nuovo testo, adottato dai venticinque
Paesi dell’Unione Europea, si compone di
450 articoli raccolti in 270 pagine ed è
stato firmato a Roma nella sala degli
Oriazi e Curiazi dove, nel 1948, si firmò la
Costituzione Italiana.
L’obiettivo della Carta è regolare ogni
singolo aspetto della vita dell’Europa del
futuro.
Il primo passo verso l’Europa è stata
l’unione monetaria con l’entrata in vigore
dell’Euro. Ora si doveva giungere
all’unione politica.
Ma sarà davvero un “patto intelligente”?
Pur necessaria per la stabilità monetaria, la
Carta, con la sua rigidità, potrebbe paralizzare i governi limitando la loro sovranità e
la loro libertà di manovra mirata allo sviluppo. Infatti, la Costituzione Europea ha
le sue linee guida alle quali gli stati devono adattarsi e se in Italia ci sono delle linee
contrarie occorrerà modificarle e ciò
darebbe voce alle varie opinioni che ancora una volta ponendosi a confronto creerebbero il solito scalpore politico al quale
noi italiani assisteremmo confusi.
E’ vero anche che queste ipotesi così
negative potrebbero lasciare, invece, il
posto al comune detto “l’unione fa la
forza”, ad un’Europa unita, pronta ad
affrontare serenamente tutte le possibili
diatribe.
In questo vortice di domande, ipotesi e
punti interrogativi noi italiani speriamo al
positivo e di una cosa siamo certi: se in
futuro ci verrà posta la domanda
“Italiani?” noi risponderemo “No, cittadini
europei”.
Elisabetta Nesca I B
EROS E LOGOS:
in un libro, un insolito “Blind Date”
“Eros e Logos sono animati dallo stesso
movimento vitale, dall’inventiva e dalla
creatività” Queste le parole di Anne
Dufourmantelle, giovanissima filosofa e
psicoanalista parigina, che in un saggio
acuto e sorprendente (“Sesso e filosofia”,
Donzelli) ha realizzato ciò a cui nessuno
aveva ancora mai pensato: un vero e proprio “blind date” tra il sesso e la filosofia;
mettendoli a confronto come in un vero
incontro amoroso, la scrittrice si è chiesta:
Fotografia di Anne Dufourmantelle,
sesso e filosofia si evitano da sempre forse
filosofa
perché sono entrambi della stessa natura?
sostiene la filosofa; “E più precisamente
In effetti, a ben pensarci, tutti e due cercail
momento di grazia. Il sesso lo vuole
no il desiderio, l’essenza delle cose. E
sono considerati strumenti pericolosi, subito, vuole l’eternità in un istante. La
capaci di sedurre. Sovversivi. “L’interesse filosofia, invece, pensa il tempo, ne scava
sessuale è l’ombelico dei nostri sogni, il gli interstizi, cerca il momento in cui
centro di ogni attività di pensiero”. Si, per- l’evento si compie. Ma non sappiamo mai
ché l’emozione ci fa pensare. E ci pone di davvero quando succede”. Si, perché il
fronte a chi siamo veramente. È l’altro, che sesso e la filosofia condividono una forma
tanto desideriamo, che ci svela a noi. Tutti di desiderio imprevedibile, direi quasi apocalittico. Lei però dice che neghiamo il
i dialoghi di Platone lo testimoniano.
“Hanno molto in comune. La fame, per potere del sesso… Che il sesso susciti odio
esempio”. Si dice aver fame dell’altro, del lo vediamo tutti i giorni: lo stupro e il comcorpo dell’altro. Ma anche aver fame del mercio dei corpi su Internet sono gli ultivero. E, secondo Socrate, il pensiero è una mi, osceni casi di questa “dissacrazione”
fame inestinguibile che va continuamente del sesso. È l’eredità dell’antica diffidenza
risvegliata. È quindi il desiderio il tratto verso l’emozione. Perché l’emozione ci
che li unisce. E il corpo è il cuore del desi- sorprende, ci disarma, ci invade. È un
derio, della parola, il corpo che immagina evento che non puoi prevedere e sconvole ama, che vive e muore, che spera e desi- ge l’ordine dei pensieri, come qualsiasi
dera. C’è un motivo di “gelosia” tra sesso altro ordine.
e filosofia? Si. “Riguarda il tempo”,
Melania Anna Duca IIa A clas.
Primo: non dimenticare!
Perché le stragi come quelle di Beslan non devono essere dimenticate?
Il 15 ottobre si è svolta presso lo stadio Jacovone di Taranto una partita di beneficenza, in cui si fronteggiavano una rappresentanza del parlamento italiano e i deputati della duma federale russa. L’evento,
organizzato in memoria delle vittime dell’attentato di Beslan, aveva come obiettivo principale riportare alla memoria il tragico eccidio terroristico, anche per offrire, come afferma il presidente della
Camera, “un attestato di solidarietà” alla Russia e in particolare alle singole famiglie, vittime innocenti di un terrorismo ogni giorno più spietato.
Il 4 settembre infatti una banda di terroristi ceceni aveva tenuto in ostaggio per lunghissime ore dei
bambini e molte loro madri nella palestra di una scuola della piccola città di Beslan, sottoponendo gli
infanti prigionieri ad insostenibili torture psicologiche oltre che fisiche. Il numero di vittime era stato
agghiacciante: 394 morti, di cui 156 bambini oltre a 448 feriti e centinai di dispersi. Un evento drammatico come questo non può provocare una partecipazione emotiva solo temporanea, destinata ben presto a svanire nel nulla perché considerata lontana dalla nostra realtà, essendosi ormai spenti i riflettori
dei media, o sopraffatta da nuove manifestazioni di violenza, ma deve segnare la nostra quotidianità.
Ogni evento drammatico non è sterile e non resta impunito solo se cambia il nostro modo di pensare
o di essere. La iniziative come quelle del 15 ottobre sono, perciò, significative perché permettono di
affermare con forza la posizione degli uomini civili contro la violenza, indipendentemente dalla forma
con cui essa si è manifestata e dalla sua matrice ideologica.
In secondo luogo, solo tenendo presente l’uomo può esprimere coscienza del ruolo di cittadino del
mondo, abbandonando la vecchia concezione solipsistica che lo collocava all’interno della sua monade protettiva. La pace può essere ottenuta solo se ogni uomo si attiva per creare, come ha affermato il
ministro dell’istruzione, “una catena di cooperazione” tra i popoli, per “favorire il dialogo e l’integrazione tra culture diverse”.
Cesare Marco Ponzo 4^B
Pg.3
TUTTOSTAMPACCHIA
S.O.S SCABBIA
I l Capo di Leuca terrorizzato dalla malattia contagiosa
Gallipoli 1, Maglie 7, Poggiardo 13, Casarano
7, Tricase 55…No, no ragazzi non sto “dando
i numeri”: questa è la situazione generale
riguardante l’epidemia di scabbia diffusa in
gran parte nella nostra provincia ed anche al
di fuori – si pensi che in un ospedale regionale a Milano si sono registrati intorno ai 200
casi di persone che hanno, ahimè, contagiato
la scabbia.
Una malattia contagiosa, causata da un parassita che vive sulla superficie della pelle. Per il
contagio è necessario un contatto diretto
(cute-cute) tra l’uomo malato e l’uomo sano:
un contatto generico non è sufficiente per la
trasmissione della scabbia.
Sintomo caratteristico è il prurito con tipica
acutizzazione notturna. Per la cura vi sono dei
farmaci acquistabili sotto semplice prescrizione medica . Dunque i casi di contagio nel capo
di Leuca ci sono stati e anche tanti, ma nel
nostro liceo cosa succede?
Giovedì 28 l’azienda
sanitaria di Maglie
ha avuto un confronto con noi studenti,
con i rappresentanti
dei genitori, con il
corpo docente e il
personale ATA, che
ha assicurato di operare al massimo per
attuare ogni forma di
prevenzione e lotta, ha distribuito dei depliant
contenenti tutte le informazioni utili.
Per fortuna nel nostro liceo non sono stati
denunciati casi di scabbia: solo qualche voce
di corridoio.
Valentina De Nuccio III B Scient.
CULTURA
Un’ adozione… per ricordare
SOCIO-MAFIOSA
L’iniziativa promossa, di richiedere
Cultura socio-mafiosa : è stato questo
l’argomento dell’assemblea d’Istituto,
tenutasi giorni fa e di grande interesse,
anche se purtroppo scarsa è stata la partecipazione dei 1200 alunni studenti
del Liceo “Stampacchia”
Il sig. Luigi Budano, in passato vittima della mafia, è uno degli esponenti
della cultura socio-mafiosa, sorta a
Trepuzzi con lo scopo di dare aiuto e
assistenza a chi è colpito da fenomeni
quali mafia, racket, usura.
Nel suo intervento ha dichiarato che
in questi anni nel Salento è in atto una
lotta alla criminalità che investe diversi stadi della cultura mafiosa; dalla
microcriminalità alle grosse organizzazioni dedite al riciclaggio del denaro,
fino ad intaccare il livello di pericolose
collusioni politiche.
La cultura del sig. Budano è che la
società salentina possa perdere
coscienza della gravità del fenomeno
mafioso, che non si combatte attraverso l’omertà, ma va affrontato con la
denuncia di eventuali situazioni di
“disagio” e una maggiore unione con la
magistratura e le forze armate.
Anche noi giovani dobbiamo prendere parte a questa “lotta” se vogliamo
che da noi dipenda la realizzazione di
una società del diritto, dove la legalità
sia al centro del vivere civile.
MARIAGRAZIA NUZZO 3A scient.
UN LICEO IN CRESCITA
Nuove tecnologie, aggiornamento dei programmi e qualità nella formazione
i punti chiave dell’Istituto
Novità interessanti anche quest’anno al
Liceo scientifico-classico“G.Stampacchia”.
D’importanza rilevante risulta essere l’incremento delle classi tanto che oggi ce ne
sono ben 49 che ospitano 1180 studenti. Se
da un lato ciò è testimonianza del valore
sempre crescente che le famiglie attribuiscono all’educazione scolastica e alla qualità
della formazione garantita dal nostro liceo,
dall’altro soddisfare le aspettative di una
utenza così vasta comporta una sempre
maggiore responsabilità da parte del personale docente e degli organi scolastici.
Tratto saliente di questa esigenza di rinnovamento è l’aggiornamento dei programmi
curricolari e delle procedure metodologicodidattiche finalizzato al miglioramento degli
standard formativi.
Grazie ai finanziamenti europei, ministeriali, regionali e provinciali, la Scuola ha
realizzato interventi strutturali che le hanno
consentito di arricchirsi di strumentazioni
scientifiche e didattiche avanzate.Oggi la
scuola vanta in tutte tre le sue sedi il cablag-
gio della rete informatica che permette
anche il collegamento tra le stesse, offre ben
due laboratori informatici e uno informaticolinguistico nella sede centrale, un laboratorio informatico in ciascuno delle due succursali (di tipo fisso in via Cannizzaro e mobile
in via T. D’Aquino). Già da quest’anno è
attivo il “sistema SCUOLA-NET” tramite il
quale ciascuna famiglia, digitando la propria
password, potrà accedere ai servizi della
scuola, informandosi in tempo reale dell’andamento scolastico del proprio figlio. Infatti
ogni aula è provvista di computer che assume anche la funzione di registro. E’ in via di
sviluppo la realizzazione della cupola
dell’Osservatorio astronomico, mentre le
apparecchiature scientifiche interne sono già
state acquistate. Per il futuro si pensa all’ammodernamento dei vari laboratori di fisica,
chimica e scienze.
Perché tutto ciò possa portare dei vantaggi sono necessari impegno e collaborazione
da parte di tutti.
Lara Cinelli IVB scient.
un’adozione, è nata paradossalmente da
un’esperienza dolorosa che ha colpito
profondamente tutti noi studenti e
docenti dell’Istituto: la tragica morte di
Arturo Fracasso e Giulia Riso. Per tener
viva la memoria dei nostri due compagni
si è pensato solidalmente di adottare
Tonny e Samantha, due bambini ruandesi. I rapporti di affetto e solidarietà non si
sono certamente esauriti qui: molti studenti, grazie anche al prezioso appoggio
dei docenti interessati, hanno voluto contribuire ad alleviare con una ulteriore
piccola offerta le gravi difficoltà, soprattutto economiche, in cui versa la famiglia dei due bambini. Spero vivamente
che nulla potrà farci tornare sui nostri
passi, sollecitandoci anzi a seguitare a
tessere quel filo di amicizia e fratellanza
instauratosi.
Loretta Licchelli, IIA Cl.
LETTERA APERTA AL
SINDACO DI TRICASE
Tricase, lì 24 Novembre 2004
Signor Sindaco,
Nelle scorse settimane, il Salento è stato
travolto da un’ondata di maltempo. Come
al solito le strade nostrane non hanno retto
al confronto con le “forze della natura”:
smottamenti dappertutto e formazioni di
veri e propri torrenti d’acqua hanno creato
seri problemi alla circolazione, mettendo
in difficoltà e pericolo i cittadini che dovevano raggiungere il posto di lavoro o altro.
In molti ci siamo resi definitivamente
conto come in queste occasioni, bastino
due gocce affinchè la differenza tra Tricase
e Venezia, diventi minima: camminare sui
marciapiedi è come fare una passeggiata
sul bagnoasciuga di una spiaggia: le auto
come motoscafi, alzano onde, alte quasi un
metro.
Raggiungere
il
Liceo
“Stampacchia” è un’impresa: Piazza
Galilei è simile ad un isolotto in mezzo ad
un lago. Alunni ed insegnanti, per entrare
nell’istituto, devono compiere delle acrobazie per evitare un fiume, largo più di due
metri, che si viene a formare, ogni volta
che piove, nei pressi del marciapiede.
Inoltre, nella zona nord della piazza, che
rispetto a quella sud è ribassata, si crea un
torrente che sembra impazzito, e porta con
sè detriti e fango, comportando seri problemi alle autovetture parcheggiate.
È indecente che basti poco, affinchè il
traffico nelle arterie principali di una città
vada in tilt, mettendo i cittadini davanti a
seri rischi. L’esempio di Piazza Galilei
deve fare molto riflettere e sollecitare a
intraprendere si un serio discorso votato
alla progettazione di strutture per il deflusso dell’acqua. Una delle soluzioni possibili, è l’installazione di caditoie, adiacenti alla carreggiata, le quali possano
raccogliere l’acqua piovana e farla
defluire nella fogna “bianca”: il lavoro
può essere facilitato dal fatto che la nostra
città a differenza di tante altre non è posta
su un piano regolare ed ha un inclinazione
verso il mare: questo fattore può essere di
spiccata rilevanza ai fini del problema;
inoltre, almeno per le strade principali di
Tricase, è necessario rifare l’asfalto, adottando materiali da anni introdotti sul mercato, che permettono un assorbimento parziale (e non è poco) dell’acqua piovana.
L’acqua è uno dei nemici peggiori per un
utente della strada: e noi ragazzi, i nostri
genitori e i docenti del Liceo Stampacchia,
viviamo un grosso disagio, ogni qualvolta
cade la pioggia. Il nostro è solo un esempio di un problema più ampio: tutto il
sistema stradale tricasino, nonché provinciale, deve essere interessato alla realizzazione di opere per evitare l’accumulo dell’acqua piovana.
Bisogna agire in fretta, programmaticamente, senza tante storie, per migliorare le
condizioni del nostro degradato sistema
viario. Giusto per fare un esempio in piazza Galileo Galilei che recentemente è stata
migliorata con servizi e aree verdi, è carente di segnaletica orizzontale per i parcheggi delle auto e dei motocicli: ne va di
mezzo la sicurezza dei cittadini.
Invitiamo pertanto cortesemente a prendere in sollecita considerazione la nostra
richiesta.
Con stima
I ragazzi e i docenti del Liceo ClassicoScientifico “G. Stampacchia”, Tricase
Per comunicazioni si prega di rivolgersi ai
Rappresentanti del Comitato Studentesco:
Accogli Annalisa e Pizza Alessandro, del
Liceo Scientifico – Classico di Tricase.
Salento
TUTTOSTAMPACCHIA
A TAVOLA CON I SALENTINI
Viaggio tra i profumi di campagna
E’ gradevole l’alito di profumi culinari
che soffia tra le terre fertili ed omogenee
del Salento.
Ci si può smarrire con lo sguardo di fronte a degli appezzamenti infinitamente
estesi , nei quali affondano le proprie radici alimenti genuini che spesso troviamo
sulle nostre tavole , ortaggi, pomodori ,
melanzane, peperoni, zucchine che si
ergono al di sotto delle spalle curve dei
laboriosi contadini. Mentre gli uomini
svolgono le loro attività agricole , le
donne in un ambiente raccolto, qual è quello del focolare domestico , si prodigano
nella preparazione di ricette più disparate
che si tramandano di generazione in generazione. Tutto quanto il passato sopravvive nel presente , la parmigiana a base di
melanzane fritte , sugo e mozzarella , le
peperonate dolci o piccanti , i peperoni
fritti o arrostiti , ripieni di carne o riso che
appagano anche i palati più esigenti .
Da sempre una cucina naturale ha un’infrangibile e solido patto di fedeltà con la
genuinità .
Nel territorio rigoglioso si distende un
mosaico di colori per le diverse colture ;
lo spazio viene anche scandito dalle file
CASTRO
Perla del Salento
Quella costa del mare Adriatico,che volge
ad est del tacco d’Italia, mostra un mare
che farebbe invidia a qualsiasi altra nazione; quelle acque che lambiscono le rocce
di Castro lasciano trasparire dall’alto una
limpidezza che passeresti ore ed ore ad
ammirare. Ora dalla collina, su cui sorge la
città alta, si ergono le rovine di un castello
e di una chiesetta medievale dal campanile
ancora funzionante… E pensare che prima
era ancora tutto mare..!
Una salita, che fa venire quasi il capogiro a vederla da quassù, funge da collegamento tra Castro, città alta, e Castro marina: l’una, villaggio invernale, l’altra,
villaggio estivo, con strade asfaltate e piccoli luoghi di ritrovo: la piazzetta, situata
nel centro della piccola marina, che sembra quasi un enorme balcone che si affaccia a strapiombo sul mare; le panchine di
quercia per le coppiette o per le anziane
signore che nelle lunghe e fresche giornate
d’inverno si godono lo splendido tramonto, i videogiochi per i più piccoli. Persino i
nomi, attribuiti ai luoghi di ristoro, come
“La Roccia” o “ Il Panoramico”, aprono un
fantasioso scenario alla vera realtà di questo “Paradiso costiero”….!
Qua e là curve, qua e là salite, qua e là
discese fanno assaporare l’essenza del
relax, della riflessione e dell’ispirazione!
Quelle acque, che accompagnano lungo la
strada del ritorno, anche a vederle una
volta sola, lambiscono il cuore!
Valeria Ciardo V A (clas.)
interminabili degli ulivi secolari che con
le loro fronde gremite di olive fanno la
soddisfazione di tutti gli agricoltori ; in
l’autunno vengono raccolte e macinate , si
ricava un olio extravergine del colore dell’oro .
Nei panifici la pasta prende forma e
nascono le “puccie” con le olive e le croccanti frise( pane biscottato nei tradizionali
forni a legna ), condite con pomodoro, origano e olio d’oliva.
Nelle campagne accanto alle piante coltivate nascono anche delle verdure spontanee le “ cicuurieddhe” che accompagnano diversi cibi come il delicato purè di
fave .Non potevano mancare anche nei
piatti di una terra, che il mare lambisce ,
pesce fresco e vari crostacei.
In realtà la tradizione culinaria è nello
sfondo della storia salentina ma non solo ,
è anche un polo di attrazione turistica .
I turisti si recano nella nostra terra per
assaggiare i piatti tipici ,partecipano
numerosi alle sagre e tra un boccone e
l’altro i loro complimenti si librano nell’aria .
Nella promozione del territorio si deve
contribuire a salvaguardare i piatti tipici
DI
cercando di mantenere vive le coltivazioni locali e non permetterne l’evanescenza
nel tempo . Le “conserve “ sott’olio, i
“turciinieddhi” e le “ orecchiette”(pasta
tipica “fatta in casa”) e i formaggi sono i
grandi protagonisti delle nostre tavole , per
i più golosi pasticciotti e la pasta di mandorle.
La maggior parte dei turisti cede alle
lusinghe dei nostri piatti , alcuni dei quali
restano ignoti agli stessi salentini.
LUISA RUSSO V A Scient.
FIORE
CAPPERO
Pg.4
SALENTO,
PAESE DELLA
TERRACOTTA
Numerosi laboratori artigianali piazzano i
loro prodotti in tutto il mondo
La lavorazione di materie prime locali è
da sempre un punto di forza per lo sviluppo
di un paese che cerca di potenziare e valorizzare la sua economia, facendo affidamento sulle risorse a disposizione e, dunque, su
quello che la propria terra può offrire. Può
succedere, poi, che questa sia straordinariamente generosa e che contribuisca, pertanto,
non solo al progresso, ma persino alla nascita di un paese. E’ questo il caso di numerosi
laboratori artigianali per la lavorazione della
terracotta, situati nel nostro Salento, che in
alcune zone si presenta ricco di depositi
argillosi. Questi hanno permesso ai vecchi
maestri vasai di dare vita alla più semplice
espressione della ceramica, creando splendidi vasi di terracotta, e dunque in argilla, e il
cui lavoro è stato di fondamentale importanza per il paese e ne ha influenzato profondamente e sicuramente in positivo l’economia. Da qui, giusto per fare un esempio,
deriva il nome di “Cutrofiano”, che si collega all’etimo greco “cutra”, che vuol dire
proprio “vaso d’argilla”. Nonostante i codimari cutrofianesi non sfruttino più le cave
locali per motivi di pratica ed estetica, l’antica arte della ceramica continua ad essere,
però, dominante fra le varie attività artigianali di quella che è in effetti la patria dei vasi
salentini: un museo valorizza la ceramica
come risorsa primaria, espressione di un
aspetto così importante della cultura del
proprio paese. Ciò dimostra quanto possono
essere determinanti risorse locali, che spesso vengono sottovalutate e trascurate
Marina Capece 4 B scient.
Leuca, dall’alto
della scalinata
Meraviglia del Salento
A Vecchiareddhra, u Puzzu, e Verduselle: nomi semplici, usuali, che rendono familiari
cavità misteriose, le quali di sé nulla narrano se non allo sguardo capace di farsi pietra per
carpirne il nascosto segreto, se non all’orecchio in grado di udire il sussurro suadente di antiche sirene.
Grotte silenti, spettatrici uniche, insonni, del variegato spettacolo che, nel solare barbaglio,
la mutevole massa del mare ad ogni istante offre.
Indaco, celeste, luminescente: sfacciato e squillante il colore dell’onda va a spegnersi schivo per antri e anfratti in cui, all’arsura e stupefazione del giorno, subentra il fresco di spuntoni e speroni di roccia.
Mute risuonano storie remote, leggende archetipe, liturgie ancestrali nella penombra complice, dove ormai solo occhieggiano valve lucenti di mitili annosi.
Magia della caverna, della tenebra matrice: come nel racconto platonico, ad essa è difficile sottrarsi perché la libertà degli spazi aperti, del mare interminato, sempre comporta rischio e
fatica.
“Frequentate dall’uomo della preistoria, già ricche di depositi archeologici” (D.Valli,
Finibus terrae in Salento d’autore, Manni, 2004), tra tenaci fichidindia e capperi fioriti, le
grotte che intarsiano la costa adriatica del Capo di Leuca non cessano di ammaliare l’occhio
che su di loro si posa e ne fissa l’incanto in immagini di singolare bellezza.
Fascino che traspare nelle foto, di sorprendente nitore e luminosità, presentate da Alfonso
Riso, all’interno delle “Grotte dei pescatori” della Marina di Novaglie, per “Mostra la
costa”, iniziativa promossa dal Circolo Arci di Corsano, Jàpige, nell’ambito di una intelligente campagna di salvaguardia e informazione ambientale.
Testimonianza di profondo interesse e attaccamento ai luoghi nativi, la mostra è stata riproposta dal prof. Riso nell’insediamento rupestre di Macurano durante la serata conclusiva di
“Discanto Mediano”, 3° edizione della rassegna di cinema a cura dell’Assessorato alla
Cultura di Alessano.
Sospese ad esili fili, volteggianti alla brezza di dolci serate d’agosto, queste immagini
della costa, delle filiere di muretti smerlettati, degli arcaici trulli a ‘mandala’, di Novaglie
stesa nel sole, restano vivide nella memoria di un’estate salentina quanto mai ricca di opportunità e suggestioni.
Maria A. Bondanese
Osservare il mare e il porto di Leuca dal
punto più alto della scalinata, mentre il
sole muore e colora di un arancione particolare tutto ciò che gli sta sotto, è uno
degli spettacoli più belli. Dall’ alto non si
vede altro che giochi di colori, sfumature,
scie luminose…È questa bellezza che ti
porta a perdere ogni legame con la realtà,
e inizi, così, ad avventurarti in un mondo
fatto di meraviglie naturali.
Da quel punto le mani degli alberi, via
via che si scende con lo sguardo, si
restringono, permettendo agli occhi tinti
dell’ arancione del tramonto di scrutare
più in là e allargare le incantevoli vedute.
Proprio immersa in questo spettacolo
naturale, di un autunno che sa ancora di
primavera, mi vien da rappresentare il
dolce vento che alza e culla le foglie, come
la vita, una strada che non sai dove ti porterà, ti conduce su, ti riporta giù, frena e
prende velocità; e la cascata, che scorre
veloce, mi assomiglia ai pensieri degli
uomini o alla fugacità della vita: gioia e
infelicità, tenebre e luce… quei getti dell’
acqua, ora più forti ora più deboli, mi
riportano a quel pensare…
Ilaria Schirinzi V °A Cl.
TUTTOSTAMPACCHIA
PARCO OTRANTO - LEUCA
Il progetto voluto da molti viene contrastato…
Ciao ragazzi !!! Lo sapete viviamo in un
vero paradiso terrestre, sembra strano ma
non tutti lo sanno. Pensate alla nostra costiera tra Otranto e Leuca: area d’eccezionale
bellezza paesaggistica, uno dei pochi esempi
di costa alta ancora integro dell’Italia peninsulare. Quello compreso tra porto Badisco e
Leuca è caratterizzato da una morfologia
molto accidentata e con una successione di
terrazzi che digradano rapidamente verso il
mare. Più dolce e pianeggiante è la litoranea
tra Porto Bandisco e Otranto, ricca di cavità
con ampi ingressi verso il mare e di diverse
grotte, dove sono state rinvenute importanti
testimonianze dell’ uomo paleolitico.
Quest’area è oggi, purtroppo, devastata
dall’abusivismo edilizio, dall’eccessiva
urbanizzazione. I bacini sono utilizzati per
l’acquacoltura e hanno perso le loro caratteristiche naturali. Non mancano, inoltre,
incendi, aperture di strade e abbandono
generalizzato di rifiuti solidi di vario tipo.
Per rimediare a questa situazione in un futuro si potrà istituire un “Parco regionale naturale” con grande beneficio per l’ambiente, il
turismo, l’agricoltura, l’occupazione e lo
sviluppo del territorio salentino. Questo presuppone una scelta precisa a favore della
difesa del territorio e contro tutti gli abusi
che lo deturpano e lo distruggono. Fino ad
oggi nulla si è mosso…anzi si sollecita la
Regione ad approvare altre colate di cemento per insediamenti di nuovi villaggi turistici, che porteranno grandi vantaggi economici a qualche imprenditore locale, ma non di
certo all’intera popolazione e al suo territorio, che, a mio avviso, dall’istituzione del
parco può avere un ulteriore elemento d’attrazione, anche attorno all’area parco se si
sarà capaci di muovere interessi gastronomici, agrari e culturali. Il parco può quindi,
essere inteso come un ponte tra costa ed
entroterra dove in ogni modo possono sorgere edifici per lo sviluppo del turismo.
Valentina De Nuccio 3 B Scient.
SALENTO
Salento
Pg.5
IN TOUR SUL TACCO D’ITALIA
Il Salento costituisce il “tacco” dello “stivale” italiano; fatto risaputo è che il tacco ha il compito di sostenere il peso gravoso di tutto il corpo e deve possedere un’anima interna particolarmente dura: questo è il Salento…una terra arida e allo stesso tempo dolce, una terra di frontiera,
ambita per la sua posizione geografica e contesa fra numerosi popoli nella storia.
Impresa ardua risulta stabilire quando l’uomo abbia fatto esattamente la sua comparsa sulla terra
salentina, ma ben evidente è la traccia lasciata sul territorio, caratterizzato dalla presenza di numerosi monumenti megalitici (dolmen e menhir). Al XII secolo risalgono invece le numerose masserie, forme di insediamenti rurali simili a piccoli fortilizi nati dalla necessità di difendere l’incolumità dei cittadini e del raccolto. Ne sono esempi la masseria Giudice Giorgio a Nardò o la masseria Palanini e la Grotta a Lecce. Forte è il contrasto fra la civiltà contadina delle masserie e delle
“paiare”, abitazioni a tronco di cono costituite da una o al massimo due stanze, e quella principesca dei castelli che custodiscono il grande passato dei piccoli centri salentini. Visitare castelli
come quello di Tricase, Otranto, Lecce, Nardò, significa fare un salto nel tempo e assicurarsi
un’esperienza unica nella ricerca della conoscenza delle nostre ancestrali origini e della nostra storia. Al fascino dei castelli si affianca l’eclettismo delle ville, risalenti al periodo sei-settecentesco,
durante il quale il salento fu interessato da una nuova corrente bizzarra, il Barocco, che apportò
nella mentalità dei ricchi signorotti una insolita attrazione per la diversità e un particolare interesse verso le culture esotiche. Trionfo del Barocco è certamente la città di Lecce, che vanta un patrimonio monumentale di raro valore artistico, tanto che gli è valso l’appellativo di “Firenze del
Sud”: chiese con altari ornati di intricati ricami, guglie e colonne in onore dei santi, cattedrali,
campanili e palazzi dall’estetica maestosa e lussureggiante si presentano dinanzi agli occhi ammaliati dei visitatori. Ciò che rende questa terra davvero unica sono le feste in onore dei santi protettori, celebrate sulle note della pizzicata, e le sagre, che permettono una completa immersione nell’atmosfera popolare grazie alla degustazione di vini e degli ottimi piatti della tradizione culinaria salentina. Buona parte del merito dell’esplosione turistica, che la penisola salentina sta vivendo, è dovuta alle sue acque cristalline, alle rocce e alle grotte che si stagliano sul mare, offrendo
scenari di straordinaria bellezza. La nostra magnifica terra è pronta ad ospitare tutti coloro che
vogliono viaggiare indietro nel tempo, scoprendo da sé come ogni strada, ogni strapiombo possono
svelare suggestive e meravigliose attrattive, e vogliono divertirsi magari facendo un bel tuffo nel blu.
Mariangela Carbone IV B scient
SARA’ ALLARGATA LA STRADA MAGLIE-LEUCA
La strada statale Maglie-Leuca, denominata 275, secondo le ultime notizie giornalistiche sarà allargata, cioè
modificata a quattro corsie. Questa strada, per la sua pericolosità è stata battezzata la “strada della morte” perché si sono verificati numerosi incidenti mortali. Per questo molti cittadini ed un comitato, definito “quattro
corsie per lo sviluppo e la vita”, da diversi anni hanno chiesto con insistenza al governo nazionale la possibilità che la strada diventi a quattro corsie, più sicura e accessibile a numerosi veicoli. Secondo gli esperti, dopo
il finanziamento di 165 milioni di euro, ottenuto dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione
Economica) occorreranno due anni per la sua completa costruzione. Sul progetto di questa strada ci sono opinioni e pareri diversi. Secondo alcuni essa è stata progettata per creare un collegamento veloce da Maglie a
Santa Maria di Leuca e immettersi poi sulla strada che arriva fino a Gallipoli. Altri, in particolare “ITALIA
NOSTRA”, “LEGAMBIENTE” e altre associazioni e rappresentanti politici, ritengono che, così come è stata
progettata, questa statale Maglie-Leuca danneggerebbe alcuni siti storici archeologici (Macurano in Alessano,
Patù, ecc.), introducendo una forte cementizzazione in un territorio di particolare importanza paesaggistica e
ambientale. In pratica i cosiddetti ambientalisti non sono in linea di principio contrari alla realizzazione di questa strada, ma sono fortemente contrari al tipo di progetto che è stato presentato e ai danni che la realizzazione potrebbe arrecare al territorio del basso Salento. Pertanto gli ambientalisti hanno promosso alcune iniziative pubbliche per sostenere le loro opinioni. Personalmente ritengo che il nostro territorio sia già ben servito
di strade e che questi ingenti somme, impegnate per la realizzazione di una nuova strada, potrebbero essere
utilizzate in un modo migliore per uno sviluppo sostenibile.
Carlo Accogli III°B Scient.
“E PUR SI MUOVE”
Regione, Provincia, Comuni, Pro Loco, Aziende di promozione turistica all’opera
Molta gente aspetta con ansia di partecipare
allo spettacolo che si consuma nelle code autostradali, di accatastarsi sulle spiagge, di sgomitare per entrare in una discoteca Vip. Per questi
le vacanze non sono riposo, svago, ma sofferenza di massa, confortati dalla fatica comune,
dalla spinta misteriosa del “partire”. Non possono vivere, divertirsi, amare se non stanno
pigiate assieme, se uno non vede l’altro.
Altri volano di città in città per convincersi
che in fin dei conti le città sono fisicamente
quasi tutte identiche. Stessi grattacieli, stessi
parchi, stesse chiese, …Tornano convinti che
le differenze stanno nel vissuto dei paesi visitati, certi che la bellezza delle cose acquista altro
valore se si conosce la loro storia.
Altri ancora cercano paradisi sperduti.
La vera vacanza è la sintesi di tutto ciò. Nel
Salento, in poco spazio, abbiamo le potenzialità per ottenere questa sintesi di vacanza ideale.
Purtroppo, pochi conoscono il Salento, le sue
bellezze naturali, storie e tradizioni.
In passato pochi si sono interessati a noi, al
nostro territorio. Ultimamente però qualcosa è
cambiato. Le TV in alcune occasioni (Giro
d’Italia, …) hanno divulgato in diverse nazioni, bellezze naturali, beni culturali e artistici,
mare, storia e tradizioni del Salento. Hanno
portato nelle case degli italiani meraviglie, tradizioni e mestieri persino dell’estremo lembo
del Sud Salento, di Leuca e dintorni. Si è parlato del mito di “Leukos” legato alla Sirena
bianca Leucasia che avrebbe dato il nome alla
terra dei due mari considerata, fin dai tempi
remoti, unica e sacra. La proposta di esperti di
considerare Area Marina Protetta (17 in tutta
Italia, 2 nel Salento) i 50 Km della fascia
costiera Otranto – Leuca di eccezionale bellezza e purezza ambientale, tempestata di grotte
che la rendono zona costiera di elevato interesse nazionale ed europeo.
Il Premio Barocco a Gallipoli, forte richiamo
di personaggi di elevato spessore culturale.
Le molteplici e interessanti manifestazioni
svolte a Otranto, “Porta d’Oriente”, crocevia
di popoli, miti e religioni, scrigno di culture
orientali e occidentali legate da un continuo
rapporto odio–amore. Tutto ciò costituisce una
potente miscela attrattiva la cui esplosione porterebbe al nostro territorio arricchimento culturale ed economico.
Il sole, le bellezze naturali, le opere d’arte, le
tradizioni forti e colorate, la ricchezza e il
silenzio delle nostre campagne, la propaganda
non bastano. Occorre l’impegno delle
Istituzioni e della popolazione del Salento per
rendere accessibili tali risorse, crescere e
attrezzarci meglio. I risultati positivi ottenuti
alla “Bit” (Borsa turismo) di Milano e alla fiera
del “tempo libero” di Vicenza confermano una
forte attenzione verso il “prodotto del Salento”.
Bisogna però potenziare la cosiddetta “rete di
accoglienza”, sistema attraverso il quale il turista viene guidato in maniera organizzata a cono-
scere le bellezze e il patrimonio del territorio.
Le Istituzioni devono investire su fondi a
carattere etico, nella direzione della responsabilità sociale delle imprese interessate in modo
tale che la crescita si trasformi in sviluppo del
territorio senza rischiare la tenuta del nostro
modello sociale. A tale scopo devono premurarsi di rendere fruibili testi di legge, programmi comunitari, corsi di formazione. Devono
impegnarsi per alleggerire il vincolo paesaggistico delle nostre zone che impedisce la realizzazione di insediamenti turistici belli e in linea
con i canoni rurali del territorio.
Occorre: creare un “data base” mirato, un
archivio generale del Salento da realizzare con
la collaborazione di Amministrazioni, Chiese,
Università, Associazioni, Aziende, … che
riporti tutto il patrimonio naturale, religioso,
storico, culturale, artistico, agricolo, artigianale; migliorare le comunicazioni stradali, portuali e aeree; valorizzare la pietra leccese,
anima del Salento che segna la fede e la realtà
civile di un passato ancora vivo nel presente,
distintivo della civiltà di un popolo; sostenere
gli operatori turistici e l’imprenditoria del settore; incentivare l’impegno dei privati con i
“bed & breakfast”; offrire percorsi ciclo–turistici a gente con una cultura più aperta che si vuole
coniugare con l’ambiente e scoprirne i sapori.
Occorre insomma ricercare azioni e iniziative
per valorizzare globalmente l’identità del territorio e per offrire ospitalità, eventi, manifestazioni anche fuori dal periodo estivo. Un turismo che non vive delle sole risorse fisiche ma
che si completa soprattutto con la conoscenza
del vissuto del territorio.
Francesco De Salvo
MORCIANO DI LEUCA
RINVENUTO ANTICO
FRANTOIO IPOGEO MEDIOEVALE
Morciano, terra ricca di uliveti, vigneti, tradizioni ma anche di storia. Una storia così lunga che ai nostri giorni non possiamo affermare di conoscerla compiutamente; infatti numerose sono le popolazioni che hanno lasciato i loro segni su
questa terra (iapigi, greci, messapi,
romani, bizantini e scorrerie piratesche,
etc) dalle quali abbiamo molte testimonianze non solo scritte ma anche
materiali.
Sono soprattutto messapi – romani –
bizantini, che hanno segnato la storia in
termini positivi di questo paese. Antiche
cisterne e antichissimi frantoi oleari, ora
in disuso, testimoniano il loro passaggio a
Morciano di Leuca; grazie ad una straordinaria scoperta, tra il 1999-2000 è stato
rinvenuto uno straordinario trappeto ipogeo medioevale, sottostante ad un immobile del XVI sec. che sino al 1970 era
destinato a frantoio oleario. L’ipogeo è
stato rinvenuto dal presidente della ProLoco Antonio Renzo, dopo aver osservato alcuni basoli posti in maniera diversa
rispetto alla restante pavimentazione.
Dopo aver rimosso tali basoli ci si e’
calati nella parte sottostante e, con grande
meraviglia dei presenti, e’ venuto alla
luce l’ipogeo colmo di acqua vegetativa.
La sua funzione era quella di macinare le
olive, utilizzando un’unica macina in pietra con dei torchi alla calabrese; la costruzione di questa struttura e’ stata effettuata
in modo tale da non permettere al prodotto un’alterazione. Infatti nel medioevo si
pensava che la temperatura nei sotterranei potesse dare una maggiore qualita’
all’olio. Il trappeto medioevale, sito in
Morciano di Leuca, adiacente alla Chiesa
Madre e’, oggi, sotto la tutela della ProLoco ed accessibile al pubblico.
Lo stato di conservazione di questa
struttura e’ senza dubbio ottimo, mentre
lo stesso non si puo’ dire di frantoi oleari
rinvenuti anch’essi nel sottosuolo, durante dei lavori di ristrutturazione nella p.zza
di
San
Giovanni
Elemosiniere
(Morciano): questi frantoi hanno subito
lievi danni a causa della scarsa attenzione
durante i lavori, oltre all’ostruzione di
alcune vasche con materiale di risulta. La
caratteristica piu’ importante dei trappeti
ipogei, rinvenuti in Morciano di Leuca
(circa 20 ad opera della Pro-Loco), è
dovuta al fatto che detti ipogei sono stati
ricavati da un riutilizzo di antichi granai
di epoca precedente che rende suggestiva
al visitatore l’osservazione. La roccia
superiore infatti che costituisce la volta
dei trappeti è costituita da una serie di
sezioni di granai con le chiusure originali
in pietra. Tutto questo fa parte del patrimonio messapico (400 a.C) modificato
poi in epoca bizantina.
Morciano, terra di culture, terra di lavoro, terra di storia, e’ stata per l’onore di
tutti noi una preziosa pergamena dove le
piu’ antiche e importanti popolazioni del
mondo hanno lasciato la loro irremovibile ed eterna firma.
CHRISTIAN PLACI’ 4A SC.
J’accuse: la famiglia e la società
TUTTOSTAMPACCHIA
Pg.6
Il disagio giovanile riporta in primo piano la crisi della famiglia e della società.
Il 21 ottobre è giunta al Preside del Liceo
Parini di Milano una lettera nella quale quattro studenti (tre ragazze ed un ragazzo) confessano di aver allagato la scuola per evitare
il compito di greco. Da sabato sera 33 rubinetti aperti avevano lasciato fluire un vero e
proprio fiume d’acqua che in poco tempo
aveva invaso la scuola. Lunedì mattina il
disastro si è palesato agli occhi dei bidelli,
impossibilitati ad intervenire direttamente.
Questo è solo un ulteriore tassello nel variegato puzzle del disagio giovanile. C’è chi
sostiene che un gesto del genere è da considerarsi come un semplice atto di ribellione
giovanile, da cui l’età di transizione è caratterizzata, ma, a nostro avviso, arrecare un
danno di 500mila euro è un po’ eccessivo per
esprimere una condizione di puro disagio
adolescenziale. Sostanzialmente il gesto dei
liceali può essere paragonato al pianto di un
neonato, che tenta in questo modo di manifestare un suo bisogno: il reato di cui si sono
macchiati i quattro ragazzi è indice, come
afferma lo stesso preside del liceo di via
Goito, di una crisi dei valori “dello studio e
della fatica”, che caratterizza la società odierna e interessa in particolar modo i giovani.
Tale fenomeno parte proprio dalla famiglia,
cellula della società, in quanto nella realtà
consumistica in cui viviamo tutto sembra un
diritto dei figli, che arrivano a rimproverare il
genitore nel momento in cui non riesce a soddisfare a pieno le loro esigenze: in questo
CHI VOLA IN ALTO
Oltre le acque del mediterraneo
Finalmente a casa! Le due volontarie italiane
dell’ONG sono state rilasciate dopo 21 giorni di
sequestro. Giorni terribili, hanno dichiarato, ma solo
all’inizio, poiché hanno presto compreso che non
sarebbero state ammazzate. “Siamo state trattate con
molto rispetto. Ci hanno sequestrato perché siamo
italiane, quando hanno compreso qual era il nostro
lavoro, è migliorato il rapporto.” ha spiegato Simona
Torretta. Dopo aver ringraziato il popolo iracheno e
italiano per la solidarietà e tutti coloro che si sono
mobilitati in favore del rilascio, hanno entrambe
dichiarato di aver intenzione di tornare presto in Iraq
per proseguire la loro attività; “E’ la vita. Nei
momenti di sconforto abbiamo trovato la forza in
quello che abbiamo fatto.” Questo coraggio che permane nelle parole delle due ragazze, la loro energia,
la loro forza ci ha lasciato un po’ perplessi. Infatti,
dopo un’esperienza simile, negli occhi delle due
donne brillano ancora i ricordi dell’attività svolta in
collaborazione con gli altri volontari. Dunque questa scelta così carica di sensibilità per le sofferenze
altrui è tanto forte da essere quasi incisa negli animi.
Come anche quella di Gino Strada, fondatore di
EMERGENCY, il medico di pace, sostenitore convinto di un’attività che tiene uniti uomini e donne,
giunti da ogni parte del pianeta per lenire le ferite di
terre distrutte dalla guerra e dalla povertà. Perché
tutto questo? Perché rischiare la vita, perché perdere
tempo laggiù? Forse perché da troppo tempo ormai la
civiltà occidentale ignora che il valore di una vita
umana è sempre lo stesso, che un pompiere di New
York non è diverso da chi cerca di estrarre dei corpi
dalle macerie dei villaggi bombardati dai “signori
della guerra”, assetati di petrolio e potere. Hanno solo
ingrossato le file di milioni di civili morti per le guerre di quest’ epoca che chiamiamo “dopoguerra”. Non
è con l’odio che si porta la pace. Forse per questo
Simona Torretta e Simona Pari sono tanto entusiaste
e impazienti di tornare in Iraq, perché portare un po’
di sollievo ad un popolo agonizzante dà più gioia di
una vita sicura. “IMAGINE ALL THE PEOPLE
LIVING LIFE IN PEACE” disse una volta John
Lennon in una delle sue canzoni più belle:crediamoci!
Mariagrazia Zippo IV G
modo i giovani non riescono ad attribuire ad
ogni cosa ricevuta il giusto valore, non riescono cioè a comprendere quante ore di lavoro
dei genitori si trovano in quel cellulare ultimo
modello piuttosto che in quel computer o in
quei pantaloni firmati.
Inoltre il nucleo famigliare non riesce più a
fornire due figure genitoriali affidabili, differenti ma complementari, portatrici di valori e
modelli di comportamento che costituiscono
un punto di riferimento fermo per l’adolescente, essendo spesso disgregato a causa di divorzi tutti finalizzati a far prevalere l’interesse
del singolo coniuge sull’unione famigliare.
Questa realtà non fa altro che diminuire le differenze fra uomo e donna e paradossalmente
causa una sorta di inversione dei ruoli; purtroppo non è un caso che le artefici del disastro del Parini siano proprio tre ragazze, a
testimonianza di una omologazione appiattita
sul peggio dei modelli maschili.
Per questo motivo il giovane, affidato dai
genitori lavoratori alle cure di “mamma TV”
sin dalla sua più tenera età, si trova bombardato da quei modelli alquanto superficiali che i
media promuovono, costituiti spesso da persone scaltre e capaci di sfruttare a loro favore
i mass media, come l’ormai mitico
Costantino. Pertanto le personalità più forti (in
continua diminuzione) e quelle più insicure
tendono ad omologarsi con i modelli proposti
per raggiungere la loro ricchezza (materiale) e
la loro fama (spesso temporanea), mettendo al
primo posto il raggiungimento della perfezione, ovviamente nell’accezione attuale del
termine, che pone al primo posto l’esteriorità, piuttosto che la cultura o i valori morali.
Prova ne è la lista, abbastanza lunga perché
possa passare inosservata, di giovani, tra cui
una diciottenne, morti a causa di farmaci
assunti per dimagrire o di diete fai-da-te
seguite secondo l’OMS (l’Organizzazione
Mondiale per la Sanità) da ben sette italiani
su dieci, per conseguire una forma fisica
impeccabile per la fatidica quanto ormai tradizionale “prova-costume”.
Cosa dobbiamo aspettarci da una generazione come la nostra che compra oltre 120mila
copie del libro “Costantino desnudo”, in cui
vengono esaltate le gesta del mito del
momento maggiormente portatrici di alti
valori morali, tra cui si annoverano la schiavitù dagli steroidi, la dipendenza dalla cocaina durata due anni, il lancio di un professore
da una finestra e l’induzione di una sua fidanzata ad interrompere due gravidanze, che potevano costituire ostacoli per il suo successo.
Pertanto non crediamo sia opportuno parlare
in casi come questo del Parini di semplici
bravate adolescenziali, simboli di un generico ribellismo contro tutto il mondo adulto e
ogni sua imposizione, ma bisognerebbe considerarlo come un indice puntato contro una
famiglia e una società adulta incapaci di
svolgere il loro ruolo.
Mariangela Carbone & Cesare Ponzo, IV B
BRANCO ASSASSINO:
un’altra vittima
“ Vi prego costituitevi, vi prego costituitevi. Fatelo per la memoria di Giusy , lei dall’altro
mondo vi guarderà, vi perdonerà pure”.
Con queste parole la madre di Giuseppina Potenza, la quindicenne massacrata il 12 Novembre
2004 a colpi di pietra e ritrovata in un tratturo alla periferia di Manfredonia, lancia un appello agli
assassini. E’ questo un altro delitto che si aggiunge all’interminabile lista di omicidi che ultimamente vede coinvolte sempre più giovani vittime.
Purtroppo ci ritroviamo di fronte ad una situazione che va peggiorando di giorno in giorno e che
sta diventando uno degli aspetti più negativi dell’Italia. Ormai nel nostro paese la vita umana sembra non avere più alcun valore: si uccide, si violenta, si ferisce senza nessun ritegno. Ricorderete
infatti casi analoghi come il delitto di Cogne o ancora quello di Novi Ligure per poi andare all’agghiacciante confessione del capo delle “ Bestie di Satana “.
Tutti fatti di cronaca ugualmente sconvolgenti che hanno fatto parlare giornali e TV ma che col
passare degli anni, come è successo tante altre volte, verranno archiviati. La scomparsa di questi
ragazzi, quindi, sarà stata inutile se i colpevoli non sconteranno la giusta pena e giustizia non sarà
fatta. Ma se s’intende far rispettare la giustizia, è necessario riprendere un cammino comune di
civiltà e cercare di migliorare la convivenza umana. In questo cammino anche la scuola è chiamata a svolgere la sua parte e a proporre, in misura anche maggiore di quanto già non faccia, le tematiche connesse alla legalità, ossia al rispetto e alla pratica della legge, che è poi la condizione fondamentale perché nel nostro Paese vi siano Libertà, giustizia e pace.
Daniela e Ilaria Cazzato IV A Scient.
…A PROPOSITO DI INGIUSTIZIA!
INCONTRO CON UN DETENUTO DELLE CARCERI DI PALAZZO GALLONE
Le diverse epoche, i vari tasselli che compongono la storia sono caratterizzati da un continuo
cambiamento sociale, politico e religioso dell’uomo. C’è stato un tempo in cui “l’uomo spadroneggiava sull’uomo” ; mi spiego: c’è stato un tempo in cui i più forti vincevano e i più deboli
non solo perdevano, ma soprattutto perivano; c’è stato un tempo in cui “quelli dal sangue color
oro (o blu)” passeggiavano vestiti dei loro gioielli, dei loro lussuosi abiti, calpestando i sentimenti di “quelli dal sangue color marrone”, marrone come il colore della terra; c’è stato un tempo in
cui l’uomo ricco e potente faceva sparare dai suoi soldati sulla folla affamata, su genitori che
speravano di tornare a casa dai loro figli per portar loro un pezzo di pane necessario a farli vivere almeno un altro po’. Chissà quante volte sarà capitato nella storia che un uomo abbia rubato
quel pezzo di pane e poi si sia ritrovato chiuso in una cella a contare e ricontare i giorni trascorsi lì dentro fino a perderne il conto. Lo scorso settembre, con la mia classe e le docenti di
Italiano e Filosofia (alcuni alunni della II e della III B Cl sono stati le nostre esperte ‘guide turistiche’), ho visitato un posto particolare: PALAZZO GALLONE e, come amante della storia, non
potevano non impressionarmi le prigioni. Non le avevo mai viste, però non mi sentivo spaesato,
forse perché è così che me le prefiguravo: una “scatola in cui sono contenuti i pianti, i dolori, le
sofferenze della gente”. Ho cercato allora di immaginare quanto potesse essere dura la vita in
quella scatola, ho provato a immaginare un detenuto ed ecco quello che ho visto: ho visto un
uomo, anche se dal modo in cui è trattato sembra più una bestia (anzi le bestie sono trattate
meglio), vestito di stracci che a malapena nasconde le ferite delle torture, con il volto mascherato dai lunghi capelli e dalla folta barba. Provo a guardarlo negli occhi e non vedo niente, solo il
buio, il vuoto. Provo a parlargli ma rimane sempre lì immobile: in fondo, cosa avrebbe da dirmi?
Solo di una moglie e dei figli lasciati senza un marito e un padre, solo di genitori e fratelli lasciati senza un figlio e un fratello: e già, perché in quella scatola ci sono anche ragazzi, adolescenti,
bambini. Intanto nel suo silenzio continuo a fissare la stanza e vedo sui muri dei disegni e lì ,in
basso, sono segnati con delle tacche i giorni passati in carcere: sono troppi…troppo pochi, l’ultimo poi quasi non si intravede, forse è proprio in quel giorno che ha perso del tutto la speranza
di uscire da questa scatola infernale.
COSIMO MARUCCIA I B Class.
NEL TERZO MILLENNIO
SI PUÒ ANCORA
PARLARE DI RAZZISMO?
“Il marchio di Caino è ancora
scritto sulla nostra fronte”
“Alle soglie del nuovo millennio, non esiste
persona <diversa>. Non esiste una sola persona che sia inferiore ad un’altra. Chi è veramente inferiore è il razzista, perché la sua mente
troppo piccola non può contenere un pensiero
come l’<uomo>”. Recitava pressappoco così il
testo di una “pubblicità progresso” di qualche
anno fa; parole perentorie, dure che dovrebbero giungere all’ orecchio di molti di noi, ancora sopraffatti da un odio irragionevole che ci
porta a crocifiggere chi ai nostri occhi, specchio di una mente grottesca e spesso appannata da insulsi pregiudizi, appare un “diverso”.
Ma in realtà come può la mia minuscola
mente arrogarsi il diritto di discriminare, di
considerare fratello un uomo nato nel mio
paese e “diverso”, inferiore, chi magari ha
delle abitudini e una cultura differente dalla
mia? Sono queste alcune delle domande che
dovremmo porci, domande che non possono
però avere una risposta plausibile, perché la
parola “diverso”, in una società che ha ormai
accorciato le distanze fra gli uomini grazie
all’avvicendarsi dei rapporti internazionali,
non ha ragion d’essere. Sarebbe bello poter
gridare che la “tragica cecità degli uomini”,
che Martin Luter King tanto rimproverava, è
ormai tramontata; che la Shoah è una vergogna
dell’umanità che mai più si ripeterà; che un
colore e un odore diversi non peseranno più.
Eppure purtroppo- “il marchio di Caino”come aveva affermato Papa Giovanni XIII- “è
ancora scritto sulla nostra fronte”: molti nostri
fratelli Abele giacciono ancora insanguinati e
in lacrime per colpa nostra. Sono troppi, e
ancora troppi a cadere dentro le nostre fauci
voraci, troppi a vedersi trattare come estranei,
troppi che pur lavorando nel nostro Paese e
contribuendo così alla crescita della nostra
comunità si vedono sbattere una porta in faccia
non appena chiedono aiuto, troppe le vittime di
gesti di stampo razzista. E questo se già per
morale è riprovevole, in un mondo aperto
quale il nostro non è, nel modo più assoluto,
ammissibile.
È proprio ora di rimboccarsi le maniche, di
impegnarsi per costruire un mondo più a misura di tutti, dove il reciproco rispetto e la fratellanza non siano un’utopia, ma al contrario una
base solida su cui costruire tutti i rapporti fra
gli uomini, così che la “diversità” possa essere
motivo di crescita.
RUBERTO FEDERICA V B
Pg.2
TUTTOSTAMPACCHIA
Continua dalla prima...
PER GIULIA...
con lo sguardo alla ricerca di volti conosciuti…si trasferiva dallo Scientifico al Classico,
quel 21 Ottobre di due anni fa…un’AMICIZIA
che durerà per SEMPRE! Entrava in classe con
i suoi 5 minuti di ritardo, con una scusa bella
e pronta per i prof…il suo “Seven” blu sulla
spalla, i suoi “Vogue” neri sulla punta del
naso, una delle sue immancabili cinte intorno alla vita, una dolce “Club rossa” in
bocca…sotto il banco, il suo tè alla pesca, le
“Croccantelle” al bacon e i bigliettini già
ritagliati da mandare…sul banco, gli sfoghi
delle ore più noiose di lezione e gli “schemini” dei posti in camera della mancata gita a
Napoli…nel borsellino, specchio e
“Labello”…dietro il borsellino il suo
“Nokia”, pronto a ricevere messaggi e squilli di qualche amico o ammiratore…la battuta, il consiglio, il rimedio sempre
pronti…qualcosa da raccontare ogni mattina: un ragazzo conosciuto, l’ultimo pettegolezzo, la maglietta comprata, la trama di un
film, una nuova canzone, un messaggio ricevuto, un giro in scooter, la divertentissima
festa della sera prima…qualcosa di nuovo ce
l’aveva sempre…e ancora adesso, continua a
sussurrarci in silenzio nel cuore cose che noi
non riusciamo neppure a comprendere…
Così GIULIA, adagiata nel nostro cuore,
VIVE ANCORA CON NOI, sostenendoci e ridendo delle cose che ci fanno arrabbiare, ma che
per lei, che sa tutto, sono così buffe!
GIULIA È CON NOI, durante le lezioni, le
assemblee e le lezioni di danza; È nei nostri
sorrisi, nelle nostre lacrime e nei nostri
sogni…Lei, se la starà passando di sicuro
alla grande in quella vita, che non ha nessun
paragone con questa!
1974-2004
LETTERA DA UN COMPAGNO DI CLASSE
Ora che è giunta improvvisa ma ineludibile la scadenza temporale del
trentennale della nostra “maturità
classica” (siamo storicamente i
primi maturati del Classico di
Tricase),con il lento diradarsi della
foschia sui ricordi,mi induco ad una
riverente rilettura degli appunti di
una fase esaltante e mai piu’ ripetuta della mia vita. Intendo farlo insieme a voi,compagni di quel viaggio
durato cinque anni,un lustro che si
pone nell’età del ferro della nostra esistenza;vissuto apparentemente con la usuale
quotidianità,non vi sono lezioni per il mondo
né
rivelazioni
da
scuotere
le
coscienze.Eravamo l’unica classe di un umilissimo liceo,di una anonima sezione distaccata,(da Casarano)senza glorie, blasoni ed orpelli,adolescente in quanto nata con noi ma che
cresceva con noi. Affezionati l’un l’altro,vivevamo le stesse sensazioni per l’ampio respiro
degli spazi aperti,per il gusto del vento,per la
luce del sole e la freschezza mattutina del futuro ci inebriava. Eravamo esaltati da episodi
forse
inconsistenti
ed
inesprimibili
ma,certo,meritevoli di essere vissuti. A volte
mi sorprendo a sognare di ritornare a quei
tempi e,spesso,rivisito quella vecchia costruzione (accanto la caserma dei Carabinieri)a
risentire l’odore del gesso,della carta e,rivedendo quei muri avviliti dal tempo,come in un
sottofondo lontano,ascolto il brusio inequivocabile di una scolaresca.Tutti sognano ma non
allo stesso modo e non le stesse cose ed ancora oggi vago nei ripostigli polverosi della
memoria per ritrovare quelle passioni mai
dimenticate. Insieme a 16 altri compagni nel
1969 ci trovammo ad essere la prima
EUTANASIA:
La sua…IA Cl.
DIRITTO DI MORTE?…NO, DOVERE DI VIVERE!
Correva solo il 400 a.c. quando Ippocrate di
Cos nei suoi giuramenti si chiese quanto
fosse lecito procurarsi volontariamente la
morte per sfuggire a sofferenze fisiche e travagli interiori. A più di venticinque secoli di
distanza, sempre più numerosi sono gli
uomini che offuscati dal dolore, perdono di
vista il dono della vita non desiderando altro
che la fine del proprio soggiorno nel mondo.
Diffusasi soprattutto a partire dagli anni 70’,
la pratica dell’ eutanasia , cioè la morte assistita e volontaria voluta in seguito all’ insopportabilità del dolore, è oggi un tema socialmente scottante che assume continuamente
nuove sfumature e che suscita inevitabilmente consensi ed obiezioni.
Il dibattito etico – filosofico sorto sulla questione verte intorno a profondi interrogativi
che non richiedono solo competenze specificamente mediche ma che abbracciano anche
tematiche morali ed antropologiche: quali
sono le condizioni necessarie per stabilire la
legalità o l’ illegalità dell’ eutanasia? L’ uomo
ha davvero il diritto “onnipotente” di disporre in maniera assolutistica della propria vita e
di chiederne la soppressione una volta che
questa sia ritenuta “senza valore”? Ma una
volta affermato che la vita può essere soppressa, a chi spetterà poi il diritto di stabilire
quando e soprattutto se possa essere ritenuta
“senza valore”?
Di fronte a tali quesiti di grande rilievo non
poteva certo mancare la opinione religiosa
che considera la vita come dono di Dio e che
inquadra l’ uomo come beneficiario e
responsabile, ma non come proprietario. La
Chiesa Cattolica supporta questa tesi riproponendo l’ insegnamento di Giovanni Paolo
II nell’ enciclica Evangelium:
“Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di
chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa
pietà, anzi una preoccupante “perversione”
di essa: la vera “compassione”, infatti,
rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la
sofferenza. [...]”
Ciò nonostante, a partire dalla seconda metà
del novecento, nazioni come l’ Olanda, il
Belgio e l’ Australia hanno legalizzato la
pratica dell’ eutanasia e il numero dei “casi”
sottoposti a morte anticipata ed assistita è
drasticamente aumentato. Ma considerando
la connessione tra suicidio ed eutanasia come
stretta ed inscindibile, è aumentato drasticamente anche il numero di chi ha timbrato un
“biglietto di non ritorno”, semplicemente
perché non aveva più voglia di vivere, di lottare contro le sofferenze, di far fronte al
dolore umano che senza dubbio è inscindibile dall’esperienza della vita stessa.
In questi casi, pertanto, non si è forse di fronte ad una svalutazione assolutamente ingiustificata dell’esistenza che va chiaramente
oltre ogni tipo di dolore fisico e che si
nasconde dietro al falso diritto dell’ uomo di
recidere autonomamente la propria vita?
La vita è un dono e va presa come tale. Non
esiste alcun diritto che permetta all’uomo di
stabilirne la fine ma esiste solo il dovere di
viverla con le sue gioie e i suoi dolori, con le
sue sconfitte e con le sue vittorie.
Veronica Trani 3^B
classe,l’unica,del Ginnasio di Tricase, i prototipi di un liceo ancora in fasce. Inizialmente
sistemati ove il buon senso avrebbe sconsigliato di ospitare dei terremotati,iniziammo questo
percorso con la ingenua freschezza dei quattordici anni;troppo giovani per comprendere o
essere artefici della “rivoluzione culturale”
che in quegli anni avveniva,fummo trascinati
nel fiume in piena degli eventi anche se,poi,la
realtà della vita ha avuto la meglio sulle
improbabili utopie ideologiche che pure,nella
loro contrastante diversità,non hanno mai
impedito che l’amicizia fosse il fulcro,il collante dei nostri rapporti piu’ profondi. I docenti,poi,erano per lo piu’ di prima nomina, quasi
a voler saggiare e mettere alla prova le loro
doti professionali con noi in un tempo in cui la
correttezza ed il rispetto erano l’elemento fondante
del
nostro
rapportarci
ad
essi.L’arroganza ci era sconosciuta. Con loro
abbiamo assaporato la finezza espressiva
Dantesca,la profondità della filosofia
Kantiana,l’arte letteraria del Greco e del
Latino,apprendimento che appariva allora inutile,vacuo,effimero,privo di concretezza ma
che,col tempo,abbiamo apprezzato come
autentica spiritualità della esistenza. Di fronte
a questo,le intemperanze giacobine di qualcuno non hanno affatto sbiadito l’icona del corpo
docente che rimane un fattore indissolubile
della esperienza scolastica. Forse su quei banchi
la
cultura,quella
vera,aulica,
profonda,quella che eleva a traguardi inusuali
non l’abbiamo mai operata,visto che eravamo
accompagnati da quel sospiroso “…potrebbe
fare di piu’”paradigma di potenzialità sopite
e,dunque,lo studio sistematico era un timido
optional a cui pochissimi si dedicavano e,in
LA PSICOLOGIA
DEI COLORI
Perché ci vestiamo solo con certi colori?
Perché le confezioni dei prodotti che acquistiamo seguono uno standard cromatico?
La relazione uomo-colore è stata studiata a
lungo negli ultimi due secoli: basti pensare al
saggio “Teoria dei colori”, redatto da Wolfgang
Goethe nel 1810, secondo il quale l’impressione visiva riflette in realtà quanto avviene nella
nostra psiche e nel nostro corpo. I colori ci aiutano quindi a scegliere e a capire la nostra personalità, quella di chi ci è vicino e i segreti
delle cose che ci circondano.
CHE COLORE PREFERISCI? GIALLO: preferito dagli estroversi, da chi fa subito amicizia
e nello stesso tempo è molto onesto con sé stesso, portato alla modernità ed al successo.
ROSSO: è scelto dalle persone sincere ed oneste, ma che non conoscono mezze misure.
BLU: incertezza, paure, confusioni, si agitano
nell’animo di queste persone che, per altro,
possono apparire tranquille ed equilibrate.
Risulta invece sgradito a chi è solitario, ma
senza tristezze. ROSA: è amato dai tipi generosi,comprensivi, affabili, in genere buoni conversatori.VERDE: tinta prediletta dai grandi
pianificatori, che non lasciano nulla al caso o alla
fantasia. ARANCIONE: è il colore dell’ottimista che cerca sempre il lato positivo della vita e
l’affronta con serenità e allegria. MARRONE:
ricorda la terra ed è gradito a persone di buon
senso, amanti della tradizione, tranquille ed
affettuose. BIANCO: rivela ordine mentale
come pure una certa propensione al misticismo.
Mariangela Carbone, IVB scientifico
ogni caso,nessuno di noi ha “…eretto
un monumento piu’ duraturo del
bronzo” ma,nella relatività dell’impegno profuso abbiamo certamente
appreso il rispetto,la umiltà,la umanità;valori non scontatamente
acquisibili ma che sono le componenti del gusto terapeutico della
conoscenza. Erano gli indimenticabili anni settanta in un’età generatrice dei sentimenti piu’ casti come
l’amicizia e l’amore, foriero di quelle
tachicardie amorose che oggi, dato il
tasso di colesterolo,sarebbero letali.
Candidamente ingenui,eravamo soggetti a
facili rossori dopo tutto,si era la generazione
che era andata a letto dopo Carosello ed il
nostro quotidiano era privo di quei bisbigli
elettronici che saturano l’etere delle nuove
leve e le improvvise tempeste ormonali venivano placate ricorrendo a metodi del tutto
autarchici. παντα ρει
Nel bene o nel male,certamente tutto passa;è
un fattore irrinunciabile del trascorrere della
vita. Ciò che conta è che non passi senza
lasciar traccia e quella scuola ha lasciato una
eredità fatta di cose semplici ma ormai rare da
trovare nell’ipermercato dell’oggi,ove la smania di apparire ha sbaragliato il buon gusto dell’essere. Sommessamente vi dico grazie,compagni e docenti,nella convinzione che le mie
sensazioni siano condivise da tutti voi.
Ai giovani che casualmente incapperanno in
questi miei pensieri posso solo dire di non
essere così arrogante da crederci migliori ne
tanto masochista da reputarci peggiori;eravamo
soltanto
figli
di
quell’epoca.
Un ricordo va a chi ci ha dovuto lasciare per
sottostare ad un crudele tributo prematuramente reclamato dalla vita ma che certamente nella
sua essenza spirituale è accanto a noi.
Quando avrete l’occasione di passare da quella scuola,fermatevi un attimo a ricordare che là
siamo stati studenti e…….. ragazzi.
Un ex alunno del Ginnasio - Liceo di Tricase
Gabriele Marasco
AH…
L´ADOLESCIENZA...
CHE VITA!!!!
“No ai giornali e al caffè`, solo sms appena
svegli”.Questi sono i ragazzi d’oggi, che si
stringono nelle spalle quando si pongono loro
domande a cui non sanno rispondere.Tre giri di
“kefiah” intorno al collo, ombelico scoperto
anche d’inverno, jeans a vita bassa, slip colorati in mostra ..sono un po’ menefreghisti, s’interessano solo delle cose che li riguardano, e la
politica ? il 19,4 %ha detto di interessarsi, e di
questi il 60 % e´ di sinistra, gli antiberlusconi ;
“tanto i politici fanno schifo”, ha detto una
ragazza , “non fanno niente di buono”.La
paghetta settimanale e´una vera disgrazia, i
genitori pur di soddisfare i propri figli , consegnano loro 400 euro settimanali, che sono
spesi tra sigarette, pizze, birre, cd e tanta erba.
L´ erba e´ come un rito, s’inizia a 13 anni, e
poi ci sono il bullismo e gli atti vandalici.Gli
psicologi affermano che questa generazione
e´quella cresciuta senza favole perché non si
sogna più, accusano i giovani di creare “film”,
recitare una parte nella propria vita, forse
e´quello che ci ha spiegato Pirandello, parlando delle maschere.I ragazzi hanno tante risorse
ma sono tentati dall´avere tutto e subito ; la
cosa che mi preoccupa e´ che le loro aspirazioni si fermano ai reality show, ai personaggi tv,
non vogliono evolversi, secondo molti e´ più ´
facile andare in tv e diventare famosi che frequentare delle università e laurearsi.Per fortuna un dato positivo c´ è: i ragazzi non sono più
´ attaccati alla famiglia tanto da restare trentenni a casa, mantenuti , ma vogliono volare liberi per scoprire le meraviglie del mondo, magari lavorando con i servizi sociali o come militari. Purtroppo i tempi cambiano e pure i
ragazzi ; chissa´ che non abbassino la patente
ai 16 anni?!
Anna Aurora Linnea Ciccarese IIA Sc.
Pg.8
TUTTOSTAMPACCHIA
Rappresentare la caricatura significa disegnare l’immagine di qualcuno esagerandone volutamente i particolari tipici, con intenti umoristici o satirici.
Lo scopo delle caricature è infatti sempre quello di suscitare il riso, anche se a
volte è una risata che lascia...il sorriso in bocca! (Grimaldi IV A scient.)
A TAVOLA DA
ATLETA: REGOLE
D’ORO PER LO
SPORTIVO DI
QUALUNQUE ETÀ
IL ROCK ANCORA UNA VOLTA
IN AIUTO DELL’AFRICA
A diciannove anni dal Live Aid, il più grande
concerto rock della storia che raccolse 140
miliardi di dollari per salvare l’Africa dal flagello della carestia, esce il DVD del concerto benefico dell’85.
Bob Geldof ci riprova: ha trasformato il megaconcerto il un quadruplo DVD di dieci ore e
passa, completato da documenti inediti per far
rivivere l’evento rock del 13 luglio 1985.
All’impresa parteciparono gratuitamente artisti del calibro di Sting, David Bowie, U2, Mick
Jagger, Elton John, Boy George, Duran Duran,…
Geldof ha messo il DVD Live Aid all’asta, e i diritti sono stati acquistati, con un assegno a sette
cifre, dalla Warner Music.
Gli artisti, ovviamente, hanno rinunciato ai diritti di autore. Nel video mancano solo i Led
Zeppelin,sul web corre voce di una mancata autorizzazione da parte loro, in cambio avrebbero
versato soldi al fondo pro Africa. Tutti i proventi delle vendite, fino all’ultimo penny, saranno
destinati al Dalfur, in Sudan.
Bob Geldof, oggi membro della Commissione Africana, durante un’intervista ha detto: “vorrei che tutti facessero il possibile per far diventare questo DVD il più venduto del prossimo
Natale. Questo non è solo il DVD di un concerto, è un’ancora di salvezza.”
Alessia Cosi IIA scient.
Ecco i suggerimenti giusti per chi ama fare sport
Decidere di essere uno sportivo comporta
sempre molti sacrifici, soprattutto per chi fa sul
serio e vuole diventare un atleta a livello agonistico. Questo non significa che chi fa sport
per puro piacere personale non abbia delle
regole da seguire. Eccone alcune che possono
fare al caso vostro:
Praticare quotidianamente attività sportive;
Distribuire l’alimentazione giornaliera in cinque pasti; Fare un’abbondante e genuina colazione; A pranzo mangiare pasta, frutta e verdura alcune ore prima dell’allenamento pomeridiano; Non far mancare nell’alimentazione
quotidiana latte, yogurt e formaggi;
Consumare sempre cibi leggeri e ricchi di
sostanze antiossidanti;
Bere acqua e the a sazietà;
Controllare regolarmente le proprie condizioni fisiche dal medico di fiducia per non avere
spiacevoli sorprese;
Ricordarsi che l’utilizzo di sostanze dopanti è
pericoloso per la propria salute ed assolutamente contrario allo stesso spirito dello sport.
VISITATE
Il sito http://www.liceiscientifici.it/
stampacchia.tricase
il NOSTRO GIORNALE D’ISTITUTO
ON-LINE
Anna Corsanello IV A Scient.
Dirigente scolastico:
Prof. Francesco Renzo
Responsabile: Prof. Giovanni Nuzzo
Comitato di redazione: Prof. Carmelo
Anastasio
Studenti: Bitonti Angelica, Trani Veronica,
Carbone Cesare, Corsanello Anna, Ciardo
Valeria, Ciccarese Aurora, Roberto Luana,
Licchelli Stefano, Licchelli Loretta, Ruberti
Emanuela, Scappaviva Elisa, Zollino
Mariella, Candido Chiara, Carbone Donato.
Collaboratori : Bitonti Angelica, Bortone
Alessandro, Carbone Donato, Calzolaro
Erica, Candido Chiara, Capece Marina,
Carbone Mariangela, Carbone Cesare,
Cassiano Alice, Cazzato Ilaria, Cazzato
Daniela, Chiuri Rocco, Ciardo Valeria,
Ciccarese A.Aurora, Cinelli Lara, Corsanello
Anna, D’amico Antonio, De Giorgi Agnese,
De Giorgi Diego,De Micheli Laura, De
Nuccio Valentina, Duca Melania, Elia
Antonella, Graps Giampiero, Grecuccio
Stefano,
Grezio Maria Lucia, Guerra
Antonella, Licchelli Loretta, Licchelli Stafano,
Roberto Luana, Marzo Carmine, Miranda
Angela, Montefusco Antonio, Panico
Gianluca, Ponzo Cesare Marco, Nuzzello
Ippazio, Ruberti Emanuela, Scappaviva Elisa,
Serafini Monica, Sergi Marica, Simone Lucia,
Sodero Francesca, Stefanachi Filenia, Storti
Stefano, Trani Veronica, Villanova Francesca,
Volpe Alice, Zollino Mariella.
Stampa: Imago Pubblicità
Lucugnano tel.0833.784262
Stampato su carta riciclata
I BABY DEL LECCE
TRA LE GRANDI
I “terribili” ragazzi di Zeman protagonisti della favola salentina
Siamo ormai a circa un terzo del campionato
italiano di calcio 2004/2005 e la squadra rivelazione di questo torneo sembra proprio essere il
nostro Lecce: l’attacco tra i più prolifici della
serie A, una classifica che fa sognare un posto
in Europa, la rosa più giovane della massima
serie ed un gioco a dir poco spettacolare, sono
fattori primi di questo Lecce, che vince e convince.
Sembra proprio che sia l’annata buona per
una società che merita questo ed altro per il
lavoro svolto: è il terzo anno nel quale i vertici
massimi della compagine salentina, con un
occhio al bilancio, hanno messo su una squadra
di giovani talenti, provenienti dai balcani o dal
Sud America, volta a divertire col bel gioco e
che soprattutto vince.
E i frutti si vedono: cosa dire dell’uruguaiano
Chevanton, scoperto dal Lecce e poi passato
dopo due stagioni memorabili, con la promozione nella massima categoria e la salvezza raggiunta in anticipo, nelle file del Monaco, club
vice campione d’Europa? dei giallorossi
Boijnov, Vucinic, Ledesma, Cassetti e
altri, usciti dal vivaio e oggetto di contesa
delle “grandi” già dal prossimo gennaio,
alla riapertura del calciomercato? Giovani
che, pur peccando di inesperienza, mettono giornalmente in campo la propria grinta e determinazione di far bene. Il tutto
sotto il controllo tecnico dell’espertissimo
Zdenek Zeman, volto ormai vecchio del
calcio italiano, il quale, dato per perso dalla critica sportiva nello scorso giugno per il suo
gioco propenso esclusivamente all’attacco ed
con una difesa destinata a prender molti gol, si
è tolto non poche soddisfazioni.
Nonostante ciò, il 4-3-3 sembra proprio lo
schema giusto per una squadra decisa ad imporre il gioco, per le caratteristiche dei giocatori, e
a divertire i suppotters giallorossi che oltretutto
meritano un occhio di riguardo.
Da Torino a Palermo non esiste trasferta che
possa dirsi lontana per loro, che amano questa
squadra , amano il Salento e amano il calcio.
Quale spot pubblicitario più efficace per una
Terra, quella salentina proiettata verso
l’Europa, e chissà se potrà farlo grazie al calcio.
Sogni a parte, ci auguriamo che giunga al più
presto la certezza della permanenza in serie A,
per poi guardare in alto.
FORZA GIALLOROSSI!!!
Giampiero Graps III B Scient.
Le risultanze
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Immagini inserite in rete: 72
Sezioni presenti nel sito: ambiente e territorio, primo piano, cronaca, costume e
società, giovani, istruzione, la nostra scuola, musica, sport, riflessioni, poesie, recensioni.
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articoli. Primi in Puglia per numero di
visite. Quinti in Italia per numero di articoli inseriti. Terzi in Italia per numero di
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Docente responsabile: prof. Giovanni
Nuzzo
Gestore: Cesare Marco Ponzo