Liquirizia Radice dolce, che viene da lontano - 2012
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Liquirizia Radice dolce, che viene da lontano - 2012
Radice dolce, che viene da lontano! La pianta ed il suo ambiente Forse non tutti sanno che quella che comunemente viene chiamata “liquirizia” è una pianta, apprezzata ed utilizzata per le proprietà della sua radice, ricca di succo dolce ed aromatico. Il suo nome scientifico è Glycyrriza glabra, cioè radice (rhiza) dolce (glykis) (glabra è perchè priva di peli). Nome appropriato perché la dolcezza del succo di liquirizia supera ben cinquanta volte quello dello zucchero! Poche radici lasciate macerare in 20.000 litri di acqua riescono a far percepire il caratteristico sapore della liquirizia (“L’amore è sogno, dolce come latte e liquirizia” usavano dire non a caso i cavalieri delle corti britanniche del Medioevo). Le caratteristiche qualitative della pianta la rendono particolarmente adatta al consumo umano. Le sue radici hanno un consumo diretto (una volta essiccate) o per la produzione di succhi da cui si ricava il preparato di base per caramelle e pastiglie varie. La liquirizia appartiene alla famiglia delle leguminose ed è una pianta spontanea perenne, che arriva fino ad un metro e trenta di altezza. E’ un arbusto dalla base legnosa, con foglie composte tondeggianti e fiori mutevoli dal fucsia al lilla e bianco, provvista di radici fittonanti e di lunghi stoloni serpeggianti che si diffondono nel terreno. Non è facilmente riconoscibile ai poco esperti della materia e si confonde spesso con erbacce di poca utilità e senza alcun fine alimentare. Fiorisce tra Giugno e Luglio quando si adorna di graziosi fiori; per tutto il periodo autunnale e invernale resta del tutto spoglia, mimetizzandosi ancor di più tra il resto della vegetazione. La maggiore diffusione della liquirizia si ha nelle nostre coste ioniche ed adriatiche ed arriva assai lontano, fino all’Asia centro-meridionale. La presenza maggiore si riscontra in Calabria, dove l’ecotipo locale viene chiamato liquirizia cordara, per le sue radici lunghe e consistenti come vere e proprie corde. Dalle pendici del Pollino fino all’estremo sud, la liquirizia è parte integrante di un paesaggio misterioso ed avvincente, lambendo di qua gli agrumeti ordinati, di la gli oliveti secolari scolpiti dai venti o i pascoli di pianura dei terreni salini. La liquirizia non è solo una pianta buona, è anche molto generosa. Essendo una leguminosa migliora infatti naturalmente la fertilità dei terreni, apportando elementi utili alla vita nei suoli. E’ poi molto resistente alla siccità ed alla salinità dei terreni, quindi svolge una importante funzione ecologica, in quanto essere vivente che attiva i cicli biologici naturali nei terreni con difficili condizioni ambientali. La sua capacità di colonizzare i versanti asciutti e spogli diviene fattore determinante della loro stabilità, quindi dell’equilibrio idrogeologico del territorio. Queste caratteristiche determinano una forte compatibilità della cura dei terreni colonizzati dalla liquirizia con le esigenza della tutela dell’ambiente, dello spazio naturale e del paesaggio agrario. In poche parole la pianta della liquirizia è una perfetta sintesi di potenzialità economiche, adattabilità alle condizioni difficili e miglioramento della fertilità organica del suolo, quindi un’essenza che può essere presa a riferimento per mettere in pratica scelte imprenditoriali orientate alla sostenibilità ambientale e sociale. Tali fattori caratterizzanti rendono la liquirizia perfettamente in sintonia con i metodi ed sistemi della produzione agricola biologica, che la regolamentazione europea definisce “le migliori pratiche ambientali” perché basati su “ un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.” Un po’ di storia Con ogni probabilità la pianta della liquirizia è tra le più longeve speci vegetali ad uso erboristico dell’umanità, essendo utilizzata da cinquemila anni e trovando traccia addirittura nel primo erbario cinese. Anche presso i popoli antichi che si affacciavano sul mediterraneo la pianta era molto conosciuta per le sue proprietà curative. Egiziani, Assiri e Greci la ritenevano insostituibile per il mal di fegato, le gastriti e le tossi. Ma la proprietà più apprezzata era quella dissetante. Gli Sciiti, popolo temerario del Medioriente, mangiando solo formaggi di capra e liquirizia, riuscivano senza soffrire la sete a camminare nel deserto per più di dieci ore. Le tracce della liquirizia nella nostra penisola sono relativamente recenti. Sono stati i monaci domenicani nel XV secolo ad iniziare la raccolta e la coltivazione della liquirizia. In poco tempo la produzione si è localizzata al sud, soprattutto in Calabria, dove nel ‘700 sono stati censiti non meno di 18 “conci” (cioè le fabbriche per la lavorazione della liquirizia), divenuti 120 in meno di un secolo. Un concio poteva occupare fino a 250 addetti, fate voi il conto dell’importanza economica di questa attività in quei tempi. Interesse economico In genere la materia prima si ricava da piante spontanee che crescono liberamente in territori ormai rinaturalizzati, perché abbandonati dall’agricoltura. La raccolta della radice avviene circa ogni 3-4 anni per mezzo di arature mediamente profonde, che possono arrivare a circa 50/60 centimetri di profondità, avendo cura di far emergere in superficie la nobile parte delle piante. A lavorazione ultimata le radici vengono prelevate a mano, liberate dalle parti di terra e trasportate presso centri di stoccaggio o direttamente sui piazzali delle industrie di trasformazione. La raccolta della liquirizia spontanea nei terreni abbandonati rappresenta una attività di grande utilità ambientale e sociale, oltre che economica per le imprese che la gestiscono. Le pratiche di raccolta infatti rappresentano azione utile alla preservazione del territorio da fenomeni di degrado ambientale (prevenzione incendi, regimazione delle acque meteoriche in eccesso, miglioramento delle condizioni di accesso ai terreni). La raccolta delle piante spontanee inoltre nei territori calabresi inoltre rappresenta un vero e proprio fenomeno sociale, con migliaia di cittadini che si dedicano in hobby che è insieme sana fruizione dello spazio rurale, cultura del territorio ed autoproduzione di cibi sani e genuini. Sugli stessi terreni dove si raccoglie la liquirizia è possibile piantare successivamente altre leguminose, graminacee, ortaggi e foraggere, rispettando una normale rotazione poliennale. In questi sistemi colturali la liquirizia riprende la sua moltiplicazione come una vera e propria pianta infestante, in vero non molto invasiva e controllabile con semplici sfalci, e può essere raccolta periodicamente con la giusta turnazione, fra una coltura e l’altra. Queste capacità e l’interesse delle materie prime da parte dei trasformatori stanno addirittura spingendo diverse imprese agricole all’introduzione della liquirizia in terreni destinati alla coltivazione, attraverso ripopolamento spontaneo o l’interramento di radici fresche. Le caratteristiche ecologiche della liquirizia e la semplicità dei sistemi raccolta spontanea, di coltivazione e di trasformazione, la rende facilmente versatile ai principi ed ai metodi dell’agricoltura biologica. La raccolta spontanea della liquirizia biologica avviene in aree incontaminate, avendo cura di eseguire le operazioni di aratura con sistemi che tutelino la stabilità del suolo, cioè arature mediamente profonde e sistemazione del terreno post raccolta per facilitare una buona regimazione idrica e la rapida ricostituzione del cotico erboso. Quando coltivata la liquirizia non subisce alcuna concimazione o trattamento antiparassitario, solo eseguita un’aratura per la raccolta. Infine la lavorazione per l’ottenimento dei derivati della radice conosce solo sistemi meccanici (pulitura) e fisici (infusione in acqua e cottura). Gli usi La parte della liquirizia dunque utile all’uomo è la sua radice, molto resistente ed affastellata, che contiene un succo dolce con un aroma particolare conferito dalla glicirrizina e dai flavonoidi. Può essere consumata anche tal quale, dopo pulitura ed essiccamento, sia come bastoncino da masticare, che macinata per infusioni in acqua bollente. Oppure si procede all’estrazione ed alla concentrazione del succo previa pulitura delle radici, macinazione, infusione e cottura prolungata. Ne deriva una pasta molto densa e dal colore nero lucente, che viene destinata a prendere le forme volute (cilindro, scaglie, confetti,…), che troviamo poi nelle confezioni in vendita, tal quali o ricoperte da zucchero ed altre sostanze naturali aromatizzanti. Il succo di liquirizia inoltre viene utilizzato per aromatizzare innumerevoli altri prodotti dell’industria dedita alla produzione di caramelle e pastiglie varie. In erboristeria non è difficile trovare anche la polvere di liquirizia, ricavata da una fine macinazione della radice tal quale o da pani duri derivati dal raffreddamento del succo concentrato. La polvere di liquirizia così ottenuta trova sempre più vasto impiego in cucina per l’aromatizzazione di diversi piatti (provate per esempio a spolverare la carne alla brace!) e la preparazione di dolci raffinati. L’infusione con l’alcol è infine l’atto preliminare per la preparazione di liquori molto raffinati. Notevoli sono anche le utilizzazioni della polvere di liquirizia nella preparazioni di cosmetici e detergenti, si usa molto l’estratto secco di radice di liquirizia, nebulizzato e titolato in acido glicirrizico non inferiore al 4%. La DOP Liquirizia di Calabria La diffusione prevalente in Calabria della liquirizia non è stata poi solo un caso. Qui le piante hanno trovato terreni e clima ideale al loro sviluppo, tanto da far dire all’Enciclopedia Britannica che laliquirizia di Calabria è la migliore, perché più dolce e con il gusto più armonioso. Ed oggi le ricerche scientifiche dimostrano la veridicità di questo assunto. La liquirizia di Calabria si distingue decisamene dalle altre sia per le sue particolari caratteristiche fisoco-chimiche, quali la bassissima percentuale di glycyrrhizina contenuta nelle radici fresche (0,6% e 1,2%) ed il gusto particolarmente dolce, con una minore presenza di sostanze amaricanti come i tannini. Le particolari qualità organolettiche della radice di Calabria derivano da una equilibrata ed armonica composizione di zuccheri, glycyrrhizina, flavonoidi e tannini. E’ dimostrato che tali caratteristiche sono strettamente correlate alla peculiare posizione geografica del territorio, le sue particolari caratteristiche oro-geografiche e quindi il microclima che ne consegue. Su queste caratteristiche particolati i produttori calabresi hanno chiesto ed ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP) della “Liquirizia di Calabria”, che è riservata esclusivamente alla liquirizia spontanea o proveniente dalle coltivazioni di Glychirrhiza glabra (Fam. Leguminose), nella varietà denominata in Calabria “Cordara”, e che viene ottenuta e trasformata nell’areale di produzione previsto e secondo i criteri stabiliti dal Disciplinare di Produzione approvato dalla Commissione Europea. I prodotti che possono essere marchiati con la DOP sono sia la radice fresca o essiccata, che la pasta o i pani derivati dalla concentrazione del succo estratto dalla radice e la loro trasformazione in polvere o pastiglie (Tabella 1). Le attività di coltivazione, raccolta, trasformazione e confezionamento devono essere realizzate nell’areale di produzione individuato dal disciplinare di produzione, che si estende sulla gran parte dei territori litoranei e collinari della penisola calabrese (Tabella 2). I soggetti che possono fare richiesta di accedere al sistema di controllo e certificazione della DOP Liquirizia di Calabria possono essere produttori/raccoglitori (cioè gli agricoltori che la coltivano o i raccoglitori di radice di piante spontanee), confezionatori ed intermediari. I metodi di ottenimento della DOP Liquirizia di Calabria Di seguito si sintetizzano i metodi ed i sistemi previsti dall’articolo 3 del disciplinare di produzione. L'impianto di nuovi liquirizieti può essere realizzato con una lavorazione profonda e risemina delle talee di radice di liquirizia. E’ possibile praticare colture intercalari autunno-vernine fra una raccolta e l’altra (3/4 anni). Le colture ammesse sono le foraggeree, gli ortaggi e le leguminose. Nel periodo primaverile e nel periodo autunnale, sul terreno di coltivazione della liquirizia è possibile effettuare operazioni di sfalcio. Sono consentite tutte le lavorazioni del terreno necessarie per le coltivazioni intercalari, purché non si superino i 60 cm di profondità. E’ consentita la raccolta della liquirizia spontanea, purché i predetti liquirizieti siano sottoposti a regolare regime di controllo. L’attività di raccolta può avvenire con arature e lavorazioni che non devono superare i 60 cm di profondità e l’operatore deve dare comunicazione all’organismo di controllo, almeno 5 giorni prima, dell’inizio dell’operazione indicando contestualmente la superficie e le particelle catastali sulla quale opera. Non è ammessa la bagnatura delle radici dopo la raccolta. Le radici sottoposte a taglio e calibratura, andranno successivamente lavate esclusivamente con acqua, in vasche o lavatrici. Il tronchetto o bastoncino di radice fresca subisce, prima del confezionamento un’asciugatura superficiale fino ad ottenere un’umidità compresa tra 38% e 42% del peso del prodotto, mentre il tronchetto o bastoncino di radice essiccata prima di essere commercializzato come tale deve essere sottoposto al processo di essiccazione. Tale operazione avviene in luoghi aperti ventilati e soleggiati o in luoghi chiusi ma ben arieggiati, oppure in forni ventilati, evitando di sottoporre il prodotto a temperature superiori ai 50°C che ne modificherebbero le caratteristiche. Dopo l'essiccazione, dalla macina delle radici si ottengono pezzetti di varia granulometria definiti: taglio, tisana e polvere di radice, utili per la preparazione di tisane ed infusi. Le radici raccolte possono essere utilizzate per ottenere gli estratti di radici di liquirizia. Durante la fase di tranciatura e macina le radici vengono tagliate e schiacciate attraverso l’utilizzo di tranciatrici a lame, mulini a pietra o a martelli. Questa fase consente di ottenere la migliore e più ampia superficie di contatto tra il solvente (acqua) ed il soluto (radice di liquirizia). L'estrazione del succo è ammessa solo con metodi fisici (acqua) e non con metodi chimici (solventi di nessun tipo). Non è ammesso l'utilizzo di antischiuma di qualsiasi tipo. L’estrazione avviene per mezzo di estrattori continui o discontinui. Il succo di liquirizia, così ottenuto, deve essere sottoposto sempre a chiarificazione mediante l'utilizzo di separatori o chiarificatori. L’operazione successiva di concentrazione del succo avviene o per evaporazione o per osmosi inversa e non é consentito aggiungere al succo alcun tipo di additivo o zuccheri e suoi derivati di nessun genere. Al termine di questa fase si ottengono il pane di liquirizia e la pasta di liquirizia. Qualora il processo di osmosi inversa è immediatamente seguito dal processo di liofilizzazione si ottiene la polvere di estratto. Quest’ultima se sottoposta a pressatura permette di ottenere la compressa da polvere liofilizzata. Inoltre la polvere liofilizzata e reidratata con acqua può essere impastata ed estrusa per ottenere del pastigliaggio di varie forme e dimensioni e successivamente immesso nei forni di essiccazione. Il pane di liquirizia ottenuto viene prima estruso per ottenere pastigliaggi di varie forme e dimensioni e successivamente immesso nei forni di essiccazione. Alla fine di questa fase, i prodotti ottenuti dovranno presentarsi omogenei e compatti. L’eventuale lucidatura del pastigliaggio avviene utilizzando solo vapore. Al fine di ottenere pastigliaggio aromatizzato è sufficiente aggiungere, nella fase di estrusione, l’aroma desiderato in proporzione massima di 5 g per 1 kg di estratto di radice. A seguito della fase di estrusione si può ottenere, oltre al pastigliaggio, anche la polvere di estratto rimacinato, ottenuta dall’essiccazione e macinatura, naturalmente con granulometria maggiore rispetto alla polvere ottenuta tramite il processo di liofilizzazione dell’estratto di radice. Tutti i prodotti della DOP Liquirizia di Calabria devono essere confezionati nell’areale di produzione previsto, per prevenire ogni possibile modificazione di colore, sapore o odore, che farebbero perdere allo stesso alcune delle caratteristiche specifiche degli stessi prodotti. In particolare l’umidità che il prodotto potrebbe assorbire comporterebbe una variazione della consistenza ed il suo rammollimento e produrrebbe inoltre alterazioni di natura chimica e microbiologica. La liquirizia e la salute L’azione principale dei derivati della liquirizia è dovuta all’attività antigastritica ed antiulcerosa, svolta dalla glicirrizzina, ma anche dai flavonoidi. Sembra che queste componenti stimolano la secrezione di mucosa delle pareti dello stomaco ed inoltre agiscono direttamente sulle parti infiammate ed ulcerate delle stesse, determinando rapidi miglioramenti dei sintomi. Documentata anche l’azione protettiva ed antinfiammatoria della liquirizia sul fegato, riducendo la transaminasi e l’accumulo di trigliceridi. Ma non è finita qui… La liquirizia possiede anche un’attività antitosse e lievemente mucolitica. Efficace per alleviare le infiammazioni di dermatiti da contatto, eczemi, neurodermatiti e parzialmente anche sulla psoriasi. Espleta infine una parziale azione antivirale ed antiallergica. Tabella 1 - Le tipologie di prodotti della DOP Liquirizia di Calabria Tronchetto o bastoncino di radice fresca Colore giallo paglierino Sapore dolce aromatico intenso e persistente Lunghezza da 5 a 20 cm Diametro minimo 0,6 cm Umidità compresa tra 38% e 42% Glicirrizzina compresa tra 0,60% e 1,40% Tronchetto o bastoncino essiccata di radice Colore dal giallo paglierino al giallo ocra Sapore dolce e fruttato leggermente astringente Lunghezza da 5 a 20 cm Diametro minimo 0,3 cm Umidità compresa tra 6% e 12% Glicirrizzina compresa tra 1,2% e 2,4% Taglio Tisana e Polvere di radice Colore dal giallo paglierino al giallo ocra Umidità compresa tra 6% e 12% Glicirrizzina compresa tra 1,2% e 2,4% Polvere liofilizzata e Compressa da polvere Colore dal marrone chiaro al marrone terra bruciata liofilizzata Umidità compresa tra 5% e 10% Glicirrizzina compresa tra 2% e 6% Pasta di estratto Colore dal marrone terra bruciata al nero Umidità compresa tra 21% e 35% Glicirrizzina compresa tra 2% e 5% Pane di estratto Colore dal marrone terra bruciata al nero Peso compreso tra 3 kg e 5kg Umidità compresa tra 9% e 20% Glicirrizzina compresa tra 3% e 6% Pastigliaggio, anche aromatizzato, lucidato Colore dal marrone terra bruciata al nero o non lucidato Umidità compresa tra 6% e 13% Glicirrizzina compresa tra 2% e 6% Polvere di estratto rimacinato Colore dal marrone terra bruciata al nero Umidità compresa tra 6% e 10% Glicirrizzina compresa tra 3% e 6% Tabella 2 - Il territorio della DOP Liquirizia di Calabria Provincia di Cosenza: Falconara Albanese; Fiumefreddo Bruzio; Longobardi; Lago; Belmonte Calabro; San Pietro in Amantea; Amantea; Aiello Calabro; Serra d’Aiello; Cleto; Campana; Scala Coeli; Caloveto; Terravecchia; Cariati; Mandatoriccio; Pietrapaola; Calopezzati; Crosia; Cropalati; Paludi; Rossano; Corigliano; Terranova da Sibari; Spezzano Albanese; San Lorenzo del Vallo; Altomonte; Cassano Jonio; Civita; Francavilla Marittima; Villapiana; Trebisacce; Cerchiara di Calabria; Amendolara; Roseto Capo Spulico; Montegiordano; Rocca Imperiale; Tarsia; Roggiano Gravina; San Marco Argentano; Cervicali; Torano Castello; Mongrassano; Cerzeto; San Martino di Finita; Rota Greca; Lattarico; Bisignano; San Demetrio Corona; Santa Sofia D’Epiro; San Giorgio Albanese; Luzzi; San Benedetto Ullano; Vaccarizzo; Montalto Uffugo; Rose; Rende; San Fili; San Vincenzo la Costa; Marano Marchesato; Marano Principato; Cosenza; Castrolibero. Provincia di Catanzaro: Nocera Tirinese; Falerna; Gizzeria; Lamezia Terme; Maida; Iacurso; Cortale; San Pietro a Maida; Curinga; Caraffa; Catanzaro; Sellia; Sant’Andrea Apostolo; San Sostene; Cardinale; Davoli; Satriano; Gagliato; Chiaravalle; Soverato; Petrizzi; Argusto; Montepaone; Gasperina; Montauro; Staletti'; Squillace; Girifalco; Borgia; San Floro; Sellia Marina; Simeri Crichi; Soveria Simeri; Zagarise; Sersale; Guardavalle; Santa Caterina allo Jonio; Badolato; Isca; Cropani; Botricello; Andali; Belcastro; Mercedusa. Provincia di Crotone: Isola Capo Rizzato; Cutro; Crotone; Mesoraca; San Mauro M.; Petilia; Rocca Bennarda; Cotronei; Scandale; Santa Severina; Rocca di Neto; Strongoli; Casabona; Belvedere Spinello; Carfizzi; Pallagorio; San Nicola dell'Alto; Melissa; Cirò; Cirò Marina; Umbriatico; Crucoli. Provincia di Vibo Valentia: Filadelfia; Francavilla Angitola; Polia; Monterosso; Maierato; Filogaso; Sant’Onofrio; Pizzo; Briatico; Vibo Valentia; Zambrone; San Costantino; Parghelia; Tropea; Drapia; Ricadi; Joppolo; Zaccanopoli; Spilinga; Mileto; San Calogero; Limbadi; Nicotera; San Gregorio d’Ipponia; Francica; Filandari; Stefanaconi; Cessaniti; Jonadi; Rombiolo; Zungri; Gerocarne; Capistrano. Provincia di Reggio Calabria: Condofuri; Montebello; San Lorenzo; Melito Porto Salvo; Rogudi; Bova; Palizzi; Brancaleone; Bivongi; Bruzzano; Ferruzzano; Africo; Caraffa del Bianco; Bianco; Casignana; Samo; Sant’Agata del Bianco; San Luca; Careri; Benestare; Antonimia; Stalti; Bovalino; Ardore; Sant’Ilario dello Jonio; Locri; Portigliola; Gerace; Agnana Calabra; Canolo; Martone; Mammola; Grotteria; Siderno; Gioiosa Jonica; Marina di Gioiosa Jonica; Roccella Jonica; San Giovanni di Gerace; Caulonia; Placanica; Riace; Monasterace; Stignano; Camini; Stilo; Pazzano.