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Mostra on line. Adele Ceraudo: dal mio corpo nasce l’Arte L’Anima del corpo, nudi a penna – Mostra personale di Adele Ceraudo, Galleria Le Muse. Cosenza, marzo 2007 “la mia prima esposizione è composta da 20 disegni a penna Bic, su carta 24×33, più alcune trasposizioni su tela 100×70, modificando semplicemente il colore dello sfondo. Il disegno del corpo femminile, a penna biro, puro, senza alcun intervento pittorico, è il protagonista di L’Anima del corpo, nudi a penna.” ngg_shortcode_0_placeholder Prima mostra personale romana dell’artista. Galleria dell’Orologio, a cura di Teresa Emanuele, testi Geraldina Polverelli Le visioni di Adele Ceraudo si spogliano di ogni vestito, di ogni convenzione, si denudano di ogni formalità. E rivestendosi di puro inchiostro – quello della penna a sfera – confessano un’interiorità affascinante e travagliata, che ammalia, cattura e ipnotizza, esprimendosi attraverso un’irrefrenabile vitalità del segno, una magistrale padronanza del tratto. Un tratto incessantemente indagatore che, nel riprodurre un semplice dettaglio anatomico, dall’epidermide s’insinua nella carne per liberare le profondità dell’anima. Così i volti delineati dalla Ceraudo – anche solo accennati – le fisionomie perfette e i corpi da lei disegnati – belli fino allo struggimento – nel mostrare se stessi raccontano pause, tensioni, spasmi impalpabili: nodi emozionali inestricabili, vibranti di un’energia silenziosa e raffinata. Sono visioni mirate di un corpo reale, al contempo sublimato e rivissuto, inteso non solo come espressione innegabile dell’essere, ma soprattutto come luogo della memoria, come cicatrice pulsante delle ferite inflitte, inevitabilmente, dal dipanarsi della vita. Adele e Giulia (acerba, affusolata e fanciullesca, come la vede l’artista) – affiancate da Riccardo, unico uomo di questa serie (puro e sensuale dark) – sono le protagoniste assolute di queste diciassette matrici. Primedonne eclettiche, giocano a travestirsi, a calarsi in ruoli differenti impersonando identità altre. Basta una posa o un gesto, apparentemente inconsapevoli, o un’occhiata complice a chi guarda il foglio, e Adele diviene Altea, Artemide o Aurora, come Giulia interpreta Gilda, Gea, Gemma o ancora Grazia – e via dicendo. Prestando di volta in volta un dettaglio della loro fisicità (il labbro, la schiena, una spalla) all’istante del ritratto, le due muse animano una corporeità ogni volta nuova, seducente e tormentata, che abbandona l’individuale per farsi universale. Una corporeità problematica che aderisce alla quintessenza stessa dell’essere femminile. Adele Ceraudo trasmette nei suoi disegni, sempre e prima di tutto, una donna forte, un’identità vincente, impositiva e carismatica Nudo di Luce (realizzato in collaborazione con Baldo Diodato), Classica, Dèjavu, Autoritratto: in queste opere che la visione – già ipnotizzante nel formato ridotto della matrice – esplode tutta la sua dirompente sensualità, una volta rotti gli argini della dimensione e fatta propria la potenzialità della grande tela. È qui che l’immagine si impossessa finalmente dell’oro e del rame, per colmare, per sperimentare – spiega la disegnatrice. È qui che la forma si accende di rosso, per fagocitare l’emozione del colore, e si impreziosisce come un gioiello incastonandosi in lastra di plexiglass. La spiritualità della linea si fonde con il vigore plastico della materia – sapientemente applicata in tecnica mista – e la portata semantica dell’icona donna si rivela in declinazioni inedite, insospettate, esprimendosi in un personalissimo chiaroscuro, smaltato di riflessi opalescenti Geraldina Polverelli ngg_shortcode_1_placeholder Adele Ceraudo – Il disegno della creazione – Particolare rivelato di Simona Capodimonti Il disegno è il cuore pulsante dell’arte di Adele Ceraudo, la cui espressività e non si può comprendere in pieno senza seguire il processo creativo, che dalla materializzazione dell’Idea attraverso il disegno conduce all’opera finita. La tecnica messa a punto dall’artista consiste infatti nel partire da scatti fotografici ed elaborare dei disegni a penna, costituiti da una fitta trama di segni che li rendono simili a incisioni, e poi tradurli in stampe su tela e rifinire le serigrafie tramite pennellate pittoriche o dorature e argentature. Le figure di donna, da sempre al centro della sua indagine, vengono stampate su supporti diversi, ora su plexiglass e ora su tela, e poi riassemblate in un’unica opera con effetti di sdoppiamento dell’immagine. Il disegno è l’elemento distintivo della tradizione toscoromana, e Adele, calabrese di nascita ma romana d’adozione, mostra di aver ben assimilato la lezione michelangiolesca nella torsione dei corpi muscolosi. Michelangelo è senz’altro il modello più sentito per il disegno così come Omar Galliani lo è per la pittura. Adele ha modo di conoscere e confrontarsi con il maestro del disegno sia durante la formazione in architettura e restauro a Firenze, che nella città eterna, dove i disegni della Sistina esercitano un fascino sul suo immaginario nella genesi di progetti, appena in nuce. Mentre Michelangelo, all’interno della visione neoplatonica, intende liberare l’immagine dalla materia e sottolineare lo sforzo dell’artista imperfetto nel rendere l’Idea perfetta e quindi irraggiungibile, Adele al contrario aggiunge materia all’immagine, sovrapponendo al disegno inserti di colore o effetti metallici oro e argento, e usa l’Idea disegnata originaria come matrice da esplodere sulla tela. In tal modo ella agisce per addizione e non per sottrazione della materia in funzione di un risultato finale, l’opera conclusa, che tende ad emancipare l’immagine figurativa in direzione astratta. Nel suo modo di procedere, aggiungendo e poi togliendo i colori, l’artista sembra voler rivestire i nudi, senza aver più paura di dosare le pennellate. Talvolta infatti le pennellate di colore o le stesure metalliche coprono volutamente i volti o alcuni particolari anatomici, come se l’identità del soggetto non fosse più rilevante ai fini della rappresentazione o l’oggetto stesso rappresentato volesse celarsi in pose di raccoglimento dietro schermi a virtuali e protettivi dagli stimoli esterni. Osserviamo infatti all’interno dei quadri dispiegarsi una battaglia di forze, rese dalle linee dipinte con andamento irregolare in direzioni opposte, e lo scatenarsi di tensioni emotive attraverso l’alternanza di toni chiari agli scuri o di zone di colore a quelle in luce o in ombra, che rivelano le variazioni psichiche dell’artista. Tuttavia in tal caso l’artista, pur cosciente della sua limitatezza, non esce sconfitto dallo scontro di energie in gioco, luce e ombra, perdizione e salvezza, morte fisica o psichica e rinascita, ma solo dopo aver attraversato tutti gli stati vitali possibili, assaporato i diversi gradi della consapevolezza e fatto esperienza su di Sé del potere distruttivo o estatico delle umane passioni, sceglie di essere un punto di riferimento all’interno di un macrocosmo e di incidere sulla società, lasciando un messaggio di valore attraverso la sua opera, che ha l’intento di mostrare una possibile via per il raggiungimento di una diversa consapevolezza nell’ esistenza presente. Così le donne disegnate da Adele sono spesso scosse, segnate, ferite, tormentate, offese da soprusi atavici, ma al tempo stesso sensuali, provocanti icone di bellezza, ragazze di vita, ammalianti seduttrici e insieme materne, donne coraggiose, audaci guerriere, catalizzatrici di energie, punti di riferimento, modelli di valore. Il seme della loro rinascita si cela nella loro consapevolezza di essere, in quanto donne, portatici di valori universali ed eterne e custodi di un’energia creativa indistruttibile senza tempo, che nessun abuso potrà mai annientare, ma solo temporaneamente calpestare. Il sentore del loro riscatto è già contenuto nel disegno, cuore della potenza creativa di Adele, donna e artista, che mentre disegna recita un inno alla lotta, alla vita e alla vittoria. Particolare rivelato – Creatura visive di Adele Cearudo di Simona Capodimonti La personale di Adele Ceraudo presso la galleria Quantum Leap nel rione Monti fa esplodere il Particolare. Si tratta di sedici opere in tutto, otto generate dall’ingrandimento di soli quattro elementi, più otto disegni. La ricerca dell’artista si focalizza da sempre sul corpo della donna, luogo da esplorare come contenitore di esperienze. Il suo lavoro raffinato di sapiente disegnatrice la porta questa volta a isolare solo un particolare della vasta superficie corporea e a indagarlo con linee e intrecci geometrici di chiari e scuri, così da travalicare i confini del riferimento figurativo in direzione dell’astratto. Le conversazioni recenti e gli scambi creativi con l’artista iraniano Bahi Shamiri, conosciuto in Italia, hanno certamente influenzato Adele Ceraudo nel desiderio di sperimentare una tecnica di respiro internazionale. Ed ecco allora che ella, una volta scelto il particolare da ritrarre, lo seziona, lo inquadra, lo modifica, lo rivolta, lo espande così che esso possa divenire rivelazione di un TUTTO, di cui non si è mai persa memoria. Non è un caso infatti che Adele abbia scelto quattro particolari da cui generare le otto tele figlie, come i quattro elementi costitutivi dell’universo alla base di ogni equilibrio degli esseri. La sua ricerca dell’armonia, della pace, attraverso la bellezza e la perfezione del corpo, è il messaggio che l’artista vuole lasciarci sottendere mentre osserviamo i suoi lavori. Non più quindi un corpo ferito, sezionato, mutilato o martorizzato da circostanze esterne ma un microcosmo, ricomposto dal particolare, come espressione di un macrocosmo universale e parte armonica rivelatrice di unità, perfezione e una pace, talvolta faticosamente da riconquistare a livello interiore prima di quello esteriore. Nel giro di pochi anni la riflessione di Adele sull’arte e sulla vita si è evoluta rapidamente grazie a una ricerca interiore approfondita, anche tramite l’incontro con il buddismo di Nichiren Daishonin, insieme a una serie di stimoli circostanti, così che la sua indagine è diventata più selettiva al tal punto da eliminare il superfluo nella composizione per concentrarsi solo su alcuni dettagli da analizzare, scomporre e talvolta ripetere quasi all’infinito. Che cosa rivelano i particolari, reiterati in sequenza? Nei dipinti vediamo un corpo tagliato per metà, riflesso in maniera speculare all’estremità opposta, con al centro il volto espanso dalle labbra sensuali; o una bocca carnosa con labbra in pose provocanti o pensose e le forme circolari delle spalle, che si intersecano alle linee oblique o verticali delle sovrapposizioni tecniche, e dove ai margini spuntano un capezzolo e la fossa circolare del giugulo alla base del collo a bilanciare gli estremi della composizione. I particolari ci rivelano in definitiva la variabilità dell’essere e ancor di più l’artista per sua natura si mostra volubile ad ogni istante nella sua costante evoluzione creativa. L’alternanza tra linee curve e ortogonali, chiari e scuri, zone d’ombra e luce, crea l’armonia e il movimento della composizione. Non è una rappresentazione statica, al contrario tutto si muove e cambia per evolvere in meglio, così Adele può essere ogni istante diversa per rimanere se stessa. Ella scende sempre più nel profondo e non intende lasciare niente al caso. L’approfondimento di ogni stadio successivo è necessario per focalizzare e ricordare ciò che il corpo conserva nella sua antica memoria cellulare. Ogni ferita va sanata, ogni lesione chiusa e, solo attraverso l’analisi dolorosa e quotidiana, ogni lacerazione può essere osservata e collocata nella giusta dimensione spazio temporale, così che l’anima liberata dal ricordo del trauma possa rinascere libera nell’istante presente. Adele, dopo avere concentrato la sua ricerca quasi esclusivamente sul proprio corpo, inizia a ritrarre anche altri corpi, rivolgendo la sua attenzione ai visi in particolare. L’artista infatti, mentre continua ad osservare se stessa e ad auto-ritrarsi, contemporaneamente allarga il suo campo d’indagine al mondo. Non è più quindi solo la rappresentazione di Sé, quasi maniacale e narcisista, la caratteristica ricorrente della sua arte ma il particolare si apre al generale, il piccolo Io al grande IO, e c’è comunicazione tra opposti e simili che si studiano a vicenda, ognuno non potrebbe esistere senza l’altro come le orbite di pianeti legate ad un sistema solare. Nella percezione della propria unicità e solitudine, nel ripiegamento su se stessa, si percepisce anche una disperata richiesta di aiuto e di attenzione. L’esibizionismo estremo sfocia in una dichiarazione di disagio e ricerca di protezione. Adele vuole condividere con tutte le donne le sue sensazioni e emozioni, dalle più forti alle più tenere, quelle che attraversano costantemente l’essere nella mutevolezza delle esperienze terrene. Il suo messaggio non si rivolge solo al genere femminile ma all’umanità intera ed è un invito al confronto, al dialogo, perché uomini e donne possano incontrarsi e comprendersi nella diversità e costruire insieme una società di valore. I particolari quindi non sono fini a se stessi, vuote esercitazioni estetiche o variazioni accademiche sul tema prive di contenuti, ma mostrano l’impegno dell’artista, la sua lotta sociale e la volontà di imprimere un segno come donna e essere umano attraverso l’arte. ngg_shortcode_2_placeholder Per la costruzione dell’Opera. fotografia vivono insieme Disegno e “Nella prima fase creo la mia idea immagine del corpo, che viene poi delineata da molteplici scatti fotografici; successivamente fissata per mezzo del disegno a penna su foglio dal formato poco più grande di un A4 (24×33 cm) o di un A3(33x48cm), viene in ultima fase concretizzata, con l’ausilio della scansione (o scannerizzazione) dando vita, così, ad una nuova realtà. Fotografia, disegno, scansione, stampa e intervento pittorico. Nel disegno, rigorosamente a penna a sfera, cerco un’accuratezza quasi maniacale che solo quella dimensione può permettermi; nella creazione/costruzione dell’Opera finale, sono presenti ricerca formale e contaminazioni di tecniche e materiali differenti (foglie oro e argento, smalti, resine, gel) l’utilizzo di svariati supporti (alluminio, rame, oro, tela, PVC, plexi…) e, soprattutto la resa finale in grandi dimensioni. La scelta del soggetto corpo risiede nella convinzione che si tratti de <<il luogo della memoria delle nostre esperienze…>> quale architettura spontanea e perfetta, unico strumento in grado di raccontare noi stessi, inoltre capace di suggerire emozioni diversificate. L’ulteriore selezione, a favore del corpo femminile e, nello specifico del proprio corpo della propria espressività fisica, nasce dal desiderio/necessità di esprimere armonia, sensualità e poesia, come anche tensione, sofferenza e turbamenti. La ricerca e la rappresentazione delle linee minuziose e dei dettagli, vanno di pari passo con ricerca e rappresentazione personali di un percorso intimo, ove corpo e anima parlano con lo stesso linguaggio”. (Adele Ceraudo) ngg_shortcode_3_placeholder 2011: 54° edizione della biennale di venezia, esposizione de l’Opera completa (disegno e quadro). “Meditazione. (Ma)Donna Italia nel 2011.” ngg_shortcode_4_placeholder Mostra collettiva “l’ombra del divino nell’arte contemporanea” a cura di Vittorio Sgarbi (Venezia 2011) ngg_shortcode_5_placeholder “CRISTO” dal progetto “Le Affinità Elettive. Il vero aspetto di tutti i fenomeni” (….prossimamente) foto, disegno, quadro ngg_shortcode_6_placeholder