Il Cimone N. 03

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Il Cimone N. 03
TRIMESTRALE - ANNO XXXIV - Nuova serie N. 3 - GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO 2012 - Tariffa R.O.C. Iscrizione n° 10621: “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale
D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N° 46) art. 1, comma 1, DCB Modena - Tassa Riscossa - L’abbonamento riservato ai soci di Euro 2,00 è stato assolto nella quota associativa.
ai Soci, agli amici, agli escursionisti
e a tutti coloro che amano l’ambiente montano
Invito
e
domenica 10 giugno
all’inaugurazione della nuova veste
del Giardino Botanico Alpino Esperia
e del nuovo Rifugio, Centro didattico,
culturale e di formazione sui temi
connessi all’ambiente alpino
Programma della giornata
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08.00 - partenza pullman dalla sede del C.A.I. via 4 novembre, 40 - Modena
10.30 - ritrovo parcheggio ingresso stradello Giardino
11.00 - saluto delle Autorità, Benedizione e Inaugurazione della nuova opera
12.30 - pranzo al sacco con brindisi augurale
14.00 - canti di montagna e visita all’area verde e alla struttura
15.30 - partenza pullman per rientro
Sarebbe per noi un piacere se voi poteste essere presenti numerosi alla Inaugurazione della
nuova struttura, insieme alle Autorità e ai Rappresentanti di tutti gli Enti Territoriali che hanno
creduto nell’opera sinora svolta dal CAI di Modena a favore dell’Appennino Modenese e hanno
contribuito per questo alla realizzazione di questa prestigiosa impresa.
Il Consiglio Direttivo
P.S. Per il trasporto in pullman è necessario dare la propria adesione alla segreteria CAI Modena entro le 19.30 di mercoledì 6 giugno, versando la quota di 10 Euro.
a pagina 8
All’interno:
Corso di Ferrate e
Sentieri Attrezzati
pag. 2
Soggiorni estivi
dell'Alpinismo Giovanile
pag. 7
Concorso Fotografico
I risultati
pag. 9
San Bernardo
da Mentone
pag. 10
L’Appennino in una
inedita mappa
rinascimentale
pag. 12
8° Corso di Ferrate e Sentieri Attrezzati
CAI
ES
CU
R SIONISMO
Eccoci giunti all’ottava edizione
del Corso di Ferrate e Sentieri
attrezzati, due mesi in cui gli
allievi avranno modo di far luce
su ciò che si cela dietro ai
sentieri segnati con le piccole
croci
nelle
carte
escursionistiche, dare una
risposta a domande quali
“Cosa si intende per via
ferrata?” e “Come affrontare
una via ferrata? Cosa può
servire?”, oltre che affrontare i primi “sentieri verticali” tramite un percorso
studiato ad hoc per avvicinarvisi in modo graduale e sicuro.
Fino a qualche tempo fa, infatti, l’approccio alle vie ferrate avveniva all’interno
dei corsi di alpinismo, poiché già considerata una pratica di tipo alpinistico...
Pur trattandosi, infatti, di un percorso già attrezzato, regolarmente controllato
e soggetto a manutenzione, è pur vero che intraprendere una via ferrata
richiede già un discreto allenamento, un minimo di familiarità con l’esposizione
e con l’arrampicata, una certa dimestichezza nell’utilizzo di un equipaggiamento
indispensabile (un imbraco, un kit da ferrata, un casco). Pertanto si potrebbe
pensare a un corso di vie ferrate come ad un livello intermedio tra i corsi di
escursionismo e i successivi corsi base di alpinismo, rivolto a chi ha voglia di
sperimentare un modo di andare in montagna differente, vivace e spigliato,
con qualche “esercizio di pratica ginnastica”... senza cadere nel rischio, però,
di concepire una via ferrata come una mera palestra per affrontare altre difficoltà,
atteggiamento che può condurre a rappresentazioni riduttive e non aprire alla
scoperta di una delle numerose vie che portano in cima alle montagne, alle
tante cime, da intraprendere come uno dei tanti percorsi di conoscenza.
L’invito è proprio quello di provare a immaginarsi questo corso come ad
un’occasione di apprendimento in cui contemplare nuovi, insoliti, arditi paesaggi
e scoprire da vicino angoli nascosti, forme, colori, sapori, prima molto distanti.
Si comprenderà come interpretare la salita, studiando la morfologia dei diversi
ambienti visitati, la qualità del terreno e le diverse risposte alle sollecitazioni.
Modena
Programma
Pavullo
mar 10/7
Presentazione del Corso
mar 10/7
mer 5/9
Attrezzatura ed abbigliamento
mer 12/9
Uso dei materiali e progressione in ferrata
mar 11/9
sab 15 e
dom 16/9
Dolomiti - ferrate del Catinaccio
sab 15 e
dom 16/9
mer 19/9
Lettura del paesaggio - Studio di una relazione
mar 18/9
mer 26/9
Topografia e orientamento
mar 25/9
dom 30/9
Piccole Dolomiti - Ferrata A. Viali
dom 30/9
mer 3/10
Meteorologia
mar 2/10
dom 7/10
Monte Grappa - ferrata C. Guzella
dom 7/10
mer 10/10
Pericoli in montagna - Chiamata del soccorso
mar 9/10
mer 17/10
Programmazione di una escursione
mar 16/10
sab 20 e
dom 21/10
Ferrate della Val di Susa
sab 20 e
dom 21/10
mar 4/9
Particolare attenzione sarà posta sulla sicurezza, personale e degli altri,
apprendendo l’uso corretto dell’attrezzatura, un’idonea modalità di progressione,
la consultazione delle previsioni meteo e l’osservazione dell’evoluzione del
tempo in itinere.
Queste sono solo alcune delle suggestioni che ci accompagneranno nel corso
dell’attività, secondo un programma articolato tra indispensabili lezioni teoriche
e uscite pratiche di sicuro coinvolgimento. Il Corso si avrà doppia sede: a
Modena e nel Frignano, nella sede di Pavullo.
ES
COMMISSIONE ESCURSIONISMO
CAI
CU
R SIONISMO
sabato 16 giugno
sabato 23 e domenica 24 giugno
Le 52 gallerie (E)
La Val Canzoi e il
Gruppo del Cimonega (EE)
L’escursione percorrerà la Strada delle
52 gallerie, un’opera che lascia a bocca
aperta soprattutto se si pensa che è stata
realizzata un secolo fa (tra febbraio e
novembre 1917) in 10 mesi di lavoro dal
Genio Militare Italiano, con lo scopo di
rifornire il fronte rimanendo al riparo dal
fuoco nemico. Lunga 6550 metri di cui
2300 in gallerie, 52 in tutto, la più lunga
delle quali misura 320 metri. Questa
galleria ha un tracciato elicoidale con 4
tornanti ed è costruita dentro un torrione
roccioso, così come la ventesima galleria
che si avvita su se stessa come un
cavatappi. Il resto del sentiero è scavato
a mezza costa su altissime pareti.
Sentiero attrezzato Falcipieri (EEA)
Il sentiero attrezzato percorre tutto il
tracciato di cresta che sovrasta la
Strada delle 52 gallerie tra Bocchetta
Campiglia e le Porte del Pasubio. Da
Bocchetta Campiglia, tenendosi sulla
destra del portale d’inizio della Strada
delle Gallerie, si sale nel bosco fino
alle roccette della cresta dove corde
metalliche e gradini di ferro permettono
di salire, superando camini e paretine
mai troppo impegnative, fino ad una
sella erbosa posta poco sopra alla
decima galleria. Si procede per cenge
e camini fino alla Bella Laita. Poi, per
cresta, si giunge a Cima Cuaro, alla
Forcella Caosciara, a Cima Forni e,
dopo due gallerie e tratti attrezzati, al
Cimon del Soglio Rosso e a cima
dell’Osservatorio da cui si scende alle
Porte del Pasubio e al Rifugio Papa.
domenica 17 giugno
Escursione nella Zona Sacra (E)
Dal rifugio Papa ci muoveremo in
direzione Cima Palòn e da qui
proseguiremo in direzione nord verso
il Dente Italiano e Austriaco, teatro di
sanguinosi scontri durante la prima
guerra Mondiale come del resto tutta
la zona del Pasubio. Lasciati i resti
delle gallerie di queste cime, scenderemo verso l’Alpe di Cosmagnon e
da qui prenderemo il sentiero che ci
porterà passando sotto al Soglio
dell’Incudine, caposaldo italiano
fortificato e dotato di cannoniere, che
resse all’urto della Strafexpedition e
vigilò con la sua cupe mole per tutto il
periodo della guerra. Proseguendo
2
sulla mulattiera d’arroccamento
intitolata al Maggiore Attilio Baglioni,
costruita dagli Italiani per raggiungere
la prima linea, scenderemo fino a Pian
delle Fugazze.
È questo un itinerario poco conosciuto
e frequentato, lungo ma che ci permetterà di ammirare la parte sommitale
del selvaggio Vaio delle Prigioni,
attraversando parte della Zona Sacra
dell’Altopiano. Oltre al paesaggio
prettamente dolomitico e dalle caratteristiche guglie, saremo immersi in
splendidi panorami e nei resti delle
fortificazioni teatro del fronte più sud
della I Guerra Mondiale in Italia.
A tre anni dalla proclamazione delle
Dolomiti “patrimonio dell’umanità”, ci
sono ancora all’interno dell’area
dolomitica zone poco conosciute e
frequentate, che possono offrire quello
stordimento caratteristico del trovarsi
di fronte alla maestosità di aeree guglie
e possenti contrafforti bianchi di
dolomia. La Val Canzoi è una stretta
valle che si insinua a partire dalla piana
di Feltre all’interno di una gola scavata
dal torrente Caorame. Al termine della
rotabile, un lago artificiale immerso
nel verde dei boschi costituisce il punto
di partenza per numerosi sentieri, che
si inerpicano lungo le pendici
dell’anfiteatro costruito dai monti circostanti. Ma non bisogna lasciarsi influenzare delle quote basse e dalla
vegetazione di media montagna... I
versanti sono ripidissimi e i sentieri
serpeggianti, in lunghi zig-zag,
prendono quota, fino a raggiungere
alte dorsali e altipiani utilizzate a suo
tempo dai pastori. È usciti dal bosco
che si mostrano finalmente le vette
dolomitiche di questa parte Sud del
Parco Naturale delle Dolomiti
Bellunesi, un’area denominata
vagamente Vette Feltrine. Il percorso
di questo weekend ci porterà ad
ammirare parte di questa vallata ai
piedi del Gruppo del Cimonega, un
imponente bastione: il Troi dei Caserin
consentirà di ammirare i fianchi Sud
e Est del Gruppo, in un gioco di
spettacolari panorami sulla valle e sugli
altipiani e di attenti passaggi lungo
sentieri tortuosi e roccette dolomitiche.
D.G. Serena Muracchini
sabato 30 giugno e domenica 1 luglio
sabato 14 e domenica 15 luglio
Val de la Mare (E)
Ferrate delle Trincee e
dei Finanzieri (EEA)
L’itinerario che vi proponiamo si snoda
completamente all’interno del Parco
Nazionale dello Stelvio, che si estende
su di una superficie di oltre 130 mila
ettari nel cuore delle Alpi Centrali e
comprende i gruppi montuosi
dell’Ortles e del Cevedale e delle
relative valli laterali. Durante i
movimenti orogenetici che portarono
alla nascita delle Alpi questa zona fu
oggetto di movimenti tettonici assai
marcati con fenomeni forti che ci danno
ora la possibilità di trovare rocce di
origini diverse in zone assai vicine tra
loro: ecco quindi gli scisti della Val
Venosta, il famoso marmo di Lasa e
della Val Canè, lo gneiss del Tonale,
fasce quarzifere in Val d’Ultimo ed in
Val Martello fino a rocce calcaree e
dolomia nella zona dell’Ortles. Il primo
giorno da Malga Mare dapprima
attraverso un bosco misto di aghifoglie
in cui possiamo ammirare anche alcuni
esemplari centenari di pino cembro e
poi, risalendo l’evidente vallone
glaciale, superate alcune fasce di rocce
montonate, raggiungiamo il rifugio
Larcher posto proprio alla base del
ghiacciaio che scende dal Cevedale
e dal Palon de la Mare. La mattina
successiva saliamo alle spalle del
rifugio verso Cima Marmotta ed il
relativo sottostante laghetto e sempre
per ottimo sentiero superiamo il Lago
Nero, il Lago Lungo fino al bacino
artificiale del Lago di Careser alla base
della omonima vedretta. Se facciamo
attenzione, e silenzio, il percorso ci
consentirà di fare incontri ravvicinati
con diversi abitanti della zona
(marmotte, pernici bianche, ermellini).
Dal lago Careser per ripido sentiero
ritorniamo a Malga Mare.
D.G. Alberto Accorsi
sabato 30 giugno e domenica 1 luglio
Cima Marmotta e Monte Cevedale (A)
Il primo giorno da Malga Mare (1980 m)
dapprima attraverso un bosco misto
di aghifoglie e poi risalendo l’evidente
vallone glaciale, superate alcune fasce
di rocce montonate raggiungiamo il
rifugio Guido Larcher (2608 m) posto
proprio alla base del ghiacciaio che
scende dal Cevedale e dal Palon de
la Mare. Dopo un veloce spuntino al
rifugio, l’itinerario prosegue verso la
Cima Marmotta (3330 m). Dal Rifugio
si segue il sentiero diretto al Lago
Careser, subito dopo il Lago delle Marmotte si sale verso la Vedretta del
Careser e si oltrepassa la località “le
Pozze” in cui sono presenti numerosi
laghetti. Dal più meridionale di questi
si risale una specie di canale che porta
al passaggio in cresta che si affaccia
sulla Valle del Careser. Si prosegue
verso sud est su una cresta rocciosa
fino alla cima.
La mattina successiva dal retro del
rifugio seguiamo un sentiero che, prima
in falsopiano poi con moderata salita,
sale fino al Passo della Forcola
(3032 m). Successivamente si percorre
la cresta rocciosa che sale verso
sinistra, seguendo alcuni bolli e ometti.
Man mano la salita si fa più impegnativa, con alcuni facili passaggi di
arrampicata. Dopo circa 2 ore e mezzo
dalla Forcola si giunge alla base della
cima Zufall. Si piega a sinistra sul
ghiacciaio, che si estende sotto la cresta
che unisce la Cima Zufall al Cevedale.
Traversando il ghiacciaio, si sale
decisamente fino alla crestina finale, che
porta sulla cima del Cevedale (3769 m).
Tomek Turbiarz
Due ferrate al cospetto della Regina
delle Dolomiti, quella Marmolada nota
anche per le vicende legate alla
Grande Guerra e rese evidenti
soprattutto nella seconda parte della
Ferrata delle Trincee sulla cresta della
Mesola e della Mesolina che fanno
parte del gruppo del Padon. Questa
cresta era l’ultimo baluardo del fronte
Tirolese se la Marmolada fosse caduta
in mani italiane. Porta Vescovo era la
stazione di arrivo della teleferica che
riforniva gli austriaci occupanti la prima
parte della cresta (fino alla Mesola).
Gli italiani invece occupavano la
seconda parte (Mesolina)... questo il
settore che offre le maggiori
testimonianze della Grande Guerra:
postazioni, caverne e gallerie si
susseguono fino all’opera principale,
la galleria di 300 metri con numerose
stanze, diramazioni e finestre verso
la Marmolada, dove erano puntate le
mitragliatrici italiane. Si parte del lago
Fedaia (2057 m) e si raggiunge per
sentiero Porta Vescovo, con splendida
vista sul Pordoi, Tofane, Pelmo e
Antelao. Si sale poi fino all’inizio della
ferrata e, superando placche e lungo
la cresta, si giunge con un ponte
sospeso fino al punto più alto, la cima
della Mesola (2727 m). Si prosegue
in discesa lungo tratti attrezzati fino
alla spettacolare serie di gallerie e
caverne che portano al bivacco
Bontadini e al rifugio Padon.
Il secondo giorno la Ferrata dei
Finanzieri ci permette di raggiungere
la cima del Monte Colàc (2713 m) che
offre scorci splendidi sulla Marmolada
e sul gruppo del Sella. Da Alba di
Canazei si sale in funivia al rifugio
Ciampac (2060 m) e da qui, con un
breve tragitto, all’attacco della ferrata
(2150 m). Si sale subito facilmente, si
raggiunge un impegnativo diedro
inclinato e si prosegue poi per camini
attrezzati molto esposti e per brevi
salti e paretine poco impegnative ma
da affrontare con attenzione per il
rischio di caduta sassi. Alla fine, per
cresta, si arriva in vetta a quota 2713,
balcone con vista sulle cime della Val
di Fassa e sull’imponente parete sud
della Marmolada. Si scende poi per
canali attrezzati fino alla base della
strapiombante parete est del Colàc,
dove si prende il sentiero per Forcia
Neigra (2509 m) e il Ciampac.
Le due ferrate proposte rappresentano
quanto di meglio e più panoramico si
possa effettuare in zona e sono tuttavia
da considerare come ferrate difficili.
D.G. Gianni Cozza
sabato 28 e domenica 29 luglio
Castore (Gruppo del Monte Rosa) (A)
Una cima che non può mancare nel
“repertorio” di qualsiasi alpinista. Per
molti il Castore è il primo 4000, ma
non è assolutamente da sottovalutare,
in quanto essendo appunto una vetta
abbondantemente oltre i 4000metri
richiede una discreta preparazione
fisica e capacità tecniche. Per
raggiungere la cima della montagna,
percorreremo la via normale dal rifugio
Quintino Sella che segue la bella
cresta sud-est, semplice ma
abbastanza aerea soprattutto nella
sua parte superiore. Cogliamo
l’occasione di toccare anche la punta
Felik, dalla quale potremo osservare
il percorso restante, fino alla vetta. Se
il meteo ce lo consente, il panorama
che si apre dalla cima è a dir poco
straordinario, comprende quasi tutto
il gruppo del Rosa, il Cervino, le valli
d’Ayas e di Gressoney, nonché il
versante svizzero con il grandioso
Gornergletscher e il massiccio del
Mischebel e la Jungfrau!
D.G. Enrico Pinelli
Chiuso
per ferie!
LA SEDE RESTERÀ CHIUSA
PER FERIE DA SABATO 4
A LUNEDÌ 20 AGOSTO
COMPRESI
È opportuno che i soci che
vogliono rinnovare la quota
sociale prima della partenza
per le vacanze estive in
montagna si attivino subito.
Anche chi ancora socio non
è ma vuole godere dei
benefici dell’essere socio
del C.A.I. (vedi sconto
presso rifugi del Sodalizio,
rimborso spese intervento
del Soccorso Alpino, ecc.) si
deve iscrivere per tempo!
Buone vacanze e buona
montagna a tutti!!!
3
da venerdì 24 a domenica 26 agosto
sabato 1 e domenica 2 settembre
Il Tour del Monviso (EE)
Lago di Braies - Rifugio Biella (EE)
Immersi nei paesaggi immensi e severi
delle Alpi Occidentali, compiere il
periplo del Monviso rimane un
appuntamento che non può mancare
nelle esperienze di un curioso e
appassionato escursionista. È possibile compiere il tour attorno al “Re
di Pietra” in un lunghissimo giorno di
dura marcia o in più giorni di cammino,
con ampie digressioni nelle valli del
cuneense (Valle del Po, Val Varaita)
e nel versante savoiardo. Il più
tradizionale degli itinerari si compie in
tre giorni e si alterna tra valloni, foreste
di pini cembri, vallate rallegrate da
specchi di acqua purissima e alti passi
rocciosi, spesso puntellati dal bianco
di attardati nevai. La prima tappa parte
da Pian del Re e si conclude al rifugio
Sella (principale - ma non l’unico attacco per la via normale). La seconda
tappa sale ai passi di Gallarino e San
Chiaffredo e scende in Val Varaita per
risalire poi fino al rifugio Vallanta. Il
terzo giorno, attraverso il colle di
Vallanta, si inoltra nella parte francese
(Queyras) del versante del Viso,
incontrando il “refuge du Viso” prima
di risalire al colle delle Traversette o
attraversare il Buco di Viso, galleria
scavata nella roccia ove in passato
passava l’antica “via del sale”.
Il tutto è dominato dalle tre facce del
Monviso, pareti ripidissime che
emergono sulle vette circostanti e note
per le vie di roccia e le varianti
alpinistiche alla cima e alle punte
secondarie. Il fascino del Monviso è
anche nei suoi 3841 metri, che ne
fanno la vetta di gran lunga più alta
nella zona e lo rendono riconoscibile
dalla pianura padana anche a grandi
distanze.
A.E. Serena Muracchini
Gita di due giorni che si svolge in ambiente dolomitico a nord-ovest del
parco naturale di Fanes Sennes
Braies. Luogo di partenza è il
bellissimo lago di Braies (1489 m) da
cui inizieremo un lungo giro ad anello
che ci porterà in alto fino al rifugio
Biella (2327 m) per poi ridiscendere
la Val Foresta fino alla conca di Braies
dove ritroveremo le rive del lago. Un
giro che nel suo tratto iniziale si svolge
in ambiente verdeggiante e boscoso.
Man mano che si sale il verde cede il
posto a tratti pietrosi e rocciosi fino a
quando il paesaggio cambia
diventando selvaggio e affascinante
con il lago già sempre più piccolo di
un colore verde smeraldo. La meta
del primo giorno è il rifugio Biella che
è collocato ai piedi della imponente
Croda del Becco. Il secondo giorno,
condizioni meteo permettendo, i più
esperti potranno raggiungere la
facoltativa vetta della Croda (2810 m)
da cui si potrà godere un panorama
mozzafiato a 360 gradi con particolare
attenzione al piccolo lago di Braies
(così come ci appare 1400 metri più
giù). Quindi partiremo dal rifugio Biella
percorrendo una comoda mulattiera in
direzione sud-ovest. Proseguiremo
verso ovest sotto i lastroni della Croda
del Becco e, raggiunta a nord la forcella
Riodalato, continueremo attraversando
l’omonima valle. L’ultimo tratto, dalla
Val Foresta alla conca di Braies, si
svolgerà per sentiero boscoso fino a
lambire le rive del lago da dove raggiungeremo le macchine per il rientro.
D.G. Mario Benigno
sabato 15 settembre
e
Al Monte Cimone tra Scienza e Natura (E)
Questa escursione ci permette di salire
il Cimone, la montagna più alta di tutto
l’Appennino settentrionale e da lassù,
forse, se il meteo sarà particolarmente
clemente con noi, vedere contempo-
raneamente il mar Adriatico e il mar
Tirreno. Il Cimone, proprio per questa
sua particolarità di vetta più alta, isolata
e situata a tre quarti di un’Italia a sua
volta al centro del bacino del
Mediterraneo, nel sud Europa, ha
attirato i primi scienziati e meteorologi.
La prima Torre osservatorio fu elevata
alla fine dell’Ottocento, poi fu la volta
dell’Aereonatica Militare negli anni ‘30
costruire edifici e, pochi anni dopo,
requisire il nostro Rifugio G. Romualdi,
per lo studio della meteorologia, del
riscaldamento dell’atmosfera e dirigere
il nascente traffico aereo del dopo
guerra. Infine all’alba del terzo millen-
nio, fu la volta del Centro Nazionale
Ricerche, (C.N.R.) che utilizzo anch’esso il nostro ex rifugio collaborando in
stretto contatto con la C.A.M.M. per
raccogliere dati sull’inquinamento
atmosferico per scoprire le ragioni e le
fonti. La nostra Sezione, ha avuto nei
due secoli strettissimi rapporti con il
Cimone, la sua natura e i suoi scienziati civili e militari, e usufruendo di
questi rapporti, sabato 15 settembre
avremo modo di portare tutti gli
escursionisti che si prenoteranno, a
visitare i due Centri, dove si renderanno
disponibili esperti altamente qualificati,
per illustrare delle apparecchiature poste
e i dati raccolti e le indicazioni emerse
in tanti anni di lavoro sul nostro Pianeta.
A dimostrazione dell’interesse della
nostra Sezione per il Cimone e le sue
particolarità, una volta scesi dalla vetta,
finiremo l’escursione al Giardino
Botanico Alpino Esperia, dove nascono
o vengono reimpiantati a conservazione, in collaborazione con il Parco del
Frignano, le specie arboree autoctone
da oltre 60 anni. L’Esperia è stato
totalmente ristrutturato e sarà riaperto
questo 10 giugno, nelle sue nuove
competenze è Centro Didattico, di
Formazione e Aggiornamento.
A.E. Giuliano Cavazzuti
GRUPPO SENIORES OVER 50
sabato 7 e domenica 8 luglio
giovedì 6 settembre
San Cipriano - Alpe di Tires - Passo
Principe - Rif. Bergamo (Il Catinaccio)
Malga Bordolona - Lago di Alplaner
Valle di Bresino (Val di Non) (EE)
Il nome “Catinaccio” è nato dal termine
ladino “ciadinàc”, che significa conca
di montagna, detriti. Ancora oggi i
ladini, soprattutto i valligiani di Fassa
chiamano la “loro” montagna così!
La vetta più alta, con ben 3.004 m
s.l.m., è il Catinaccio d’Antermoia, il
quale è raggiungibile per una via
ferrata. La prima ascensione di questa
vetta risale al 1873 dagli inglesi pionieri
dell’alpinismo C. Comyn Tucker e T.H.
Carson.
Tuttavia, la vetta più alta però non è
la vetta centrale. La Vetta del
Catinaccio s’innalza con 2981 metri
ed è quindi ben 23 metri più bassa del
Catinaccio d’Antermoia. Naturalmente
non mancano i diversissimi sentieri e
le vie ferrate per avventurarsi in questo
itinerario stupendo nel Parco Naturale
dello Sciliar-Catinaccio.
4
Parlare del Catinaccio/Rosengarten,
ovvero del “giardino delle rose” come
descrive il suo nome tedesco, è parlare
della montagna che è simbolo di
Bolzano e delle Dolomiti stesse: una
gemma incastonata tra le Valli di Tires,
d’Ega e di Fassa, dove da sempre le
culture si sono mescolate e dove da
sempre le leggende si sono mescolate
con la realtà difficile della montagna.
Una di queste è quella di re Laurino.
Si narra che era il re dei nani e aveva
il suo regno sulle montagne delle
Dolomiti. Una storia davvero fantastica
che parla, in forma fiabesca, di amori,
rapimenti, arti magiche e del famoso
giardino delle rose. Venite a scoprirlo,
il percorso che qui proponiamo entra
nel cuore del Catinaccio e quindi
pensiamo ne valga la pena!
D.G. Remo Dai Prà
La val di Non, più che una valle è un
naturale anfiteatro: il modellamento
glaciale ha infatti dato vita a incisioni
ordinate a raggiera e confluenti in quella
maggiore, bagnata dal Noce, che fra
Mostizzolo, il Mezzalone e Cles si
gettano nel vasto bacino artificiale di
Santa Giustina e dalla cui diga
imponente esce poi, gettandosi nella
forra sotto Dermulo, storica dimora di
eremiti. Potremmo definire un altopiano
modellato da conche ondulate di quota
crescente, chiuso a Ovest dal gruppo
di Brenta, a Nord dalla catena delle
Maddalene, ad oriente l’anfiteatro
anaune si rialza, con possenti strati
dolomitici, a formare il crinale che crea
uno scoglio a precipizio sulla Val
d’Adige.
La catena della Maddalene, parte dove
andremo con la nostra escursione, può
essere definita “la montagna più dolce”
della Val di Non in quanto questi rilievi
superano raramente i 2700 metri e
sono caratterizzati da un ambiente
veramente emozionante fatto di verdi
pascoli e malghe d’alpeggio.
Dalla malga Bordolona di sotto 1806
metri ci porteremo per sentiero ai
bellissimi Laghi di Alplaner. Poi con un
ulteriore piccolo sforzo sarà possibile
raggiungere Cima Trenta (2636 m), tra
le più facili e “remunerative” vette nello
splendido Gruppo della Maddalene,
nell’Alta Val di Non, per il grandioso
panorama che offre.
È questo il luogo ideale per chi
predilige la montagna non ancora
invasa dal turismo di massa. Qui
troveremo qualcosa di sempre più raro
e prezioso: un ambiente ancora
miracolosamente intatto e a misura
d’uomo. Particolarmente interessante
la flora, ricchissima, con presenza di
specie anche molto rare. “Maddalene”
non è una denominazione geografica
recente, infatti questo nome è noto da
secoli ed era comunemente in uso tra
i pastori e valligiani.
D.G. Remo Dai Prà
giovedì 13 settembre
Valle delle Tagliole (E)
e
L’Alta Valle delle Tagliole è frequentata
per l’affascinante paesaggio che
include la presenza di alcune delle
principali cime dell’Appennino
Settentrionale (Monte Rondinaio e
Monte Giovo) e di laghi d’origine
glaciale (Santo, Baccio, Torbido
Turchino).
Una valle che ha vissuto nella
leggenda. In una delle più fantasiose
ed espressive si racconta che durante
la notte silenziosa e profonda, nel tratto
di strada detto delle Groppe, all’altezza
del Sassone, si verifichino strane e
diaboliche apparizioni. Testimoni
giurano di aver visto coi propri occhi
una gigante figura d’uomo sospesa
nella valle! Un piede appoggiato sul
Sassón e l’altro sul versante opposto,
nei Maçrin. Un enorme guardiano,
silenzioso ma imponente, a sorveglianza della valle intera.
Il famoso Rio delle Tagliole, durante
tutti i 13,5 km del suo corso, attraversa
la parte meridionale del comune di
Pievepelago. Il corso superiore del
Torrente delle Tagliole è caratterizzato
da una pendenza elevata e un letto
ancora non ben definito, per un fossetto che pian piano si arricchisce dei
torrentelli provenienti dal Monte
Rondinaio e dai laghi Lago Santo,
Lago Baccio e Turchino. Le numerosi
sorgenti, quali la Fonte Rondinaia
(1707 m), la Fonte Ricca (1507 m) e
la Fonte Acqua Fredda (1600 m),
garantiscono al torrente una portata
simile per tutto l’anno.
Ma le sorgenti ufficiali del Torrente
Tagliole si trovano sotto il massiccio
del Monte Rondinaio, nella conca di
alta quota del Lago Turchino, in un
paesaggio ad alto valore ambientale.
D.G. Remo Dai Prà
CONVERSAZIONI IN MONTAGNA
di filosofia, letteratura, psicologia e altro ancora anno settimo
a cura di Alberto Meschiari
domenica 17 giugno
domenica 5 agosto
Monte Gazza (Trentino) (E)
Monte Stivo (Lago di Garda) (E)
Il Monte Gazza (1985 m) sorge a Sud
di Molveno, fra il Bondone e il Brenta.
La sua catena montuosa delimita a
Ovest la Valle dei Laghi. Dal parcheggio nel paese di Margone (980 m),
attraverso il bosco di faggi e macchie
di pino silvestre giungeremo al bivio
con il sentiero 602 (1590 m). Da qui
in mezz’ora giungiamo ai vasti prati
del Monte Gazza, dove godremo di
un vasto panorama sul Gruppo del
Brenta e sul Lago di Molveno. Brevi
tratti esposti si trovano sul sentiero
627, al ritorno, che ci offrirà una
fantastica veduta a volo d’uccello sul
Lago di Toblino.
La nostra camminata ha inizio a Malga
Campo (1385 m) e conduce al valico
di Cima Bassa. Da qui, con bei
panorami verso il Lago di Cavedine e
il Gruppo del Brenta, raggiungeremo
il Rifugio Prospero Marchetti. Dieci
minuti appena ci porteranno sulla cima
del Monte Stivo (2059 m), eccezionale
punto panoramico affacciato sul Lago
di Garda e la Vallagarina. Dalla cima
la vista spazia sulla catena del Monte
Baldo a Sud, le Piccole Dolomiti e il
Pasubio a Est, i ghiacciai
dell’Adamello, del Carè Alto e della
Presanella e le Dolimiti di Brenta a
Ovest.
domenica 8 luglio
domenica 9 settembre
Lago di Tovel - Malga Flavona
Lago Santo - Passo della Boccaia
Monte Giovo (E)
(Dolomiti di Brenta) (E)
La nostra camminata ha inizio al Lago
di Tovel (1178 m). Prenderemo il sentiero
per Malga Pozzol (1632 m), attraverseremo il ruscello su un delizioso
ponticello di legno e saliremo attraverso
il bosco fino a Malga Flavona (1860 m).
Ci troviamo nel Brenta Orientale. La
valle glaciale di Santa Maria di Flavona
dal Lago di Tovel si addentra verso il
massiccio del Brenta con direzione NordSud alternando pianori ad alti gradoni,
ambiente dell’orso bruno e dell’aquila
reale. Malga Flavona, sicuramente una
delle più belle del Brenta, è collocata su
un grande spiazzo aperto fra prati, boschi
e picchi dolomitici.
Incastonato nell’Appennino modenese,
il Lago Santo, raggiungibile da Pievepelago, è situato a 1500 metri di quota.
È il maggior lago naturale dell’Appennino modenese e il secondo dell’intero
Appennino settentrionale. Il nostro percorso sale dal lago attraverso il Passo
della Boccaia (1574 m) e raggiunge
la cima del Monte Giovo (1991 m)
senza punti esposti, ed è pertanto accessibile a tutti. Al ritorno scenderemo
al Colle Bruciata e da lì, attraverso i
Campi di Annibale, nuovamente al
Passo della Boccaia e al Lago Santo.
SOCI del FRIGNANO
domenica 17 giugno
sabato 23 giugno
Sasso Tignoso - Sant’Antonio
Alpesigola (T)
Campocatino - Passo Focolaccia Passo Tambura (Alpi Apuane) (EE)
Si parte dall’Oratorio di Casa Giannone
(dopo Roccapelago), vicino alla Via
Vandelli. Lo splendido ofiolite di Sasso
Tignoso ci attende: si sale e si scende
in poco più di 45 minuti, per scaldarsi
un po’. Si prosegue lungo un percorso
insolito, in parte sentieri CAI, in parte
vecchie carrarecce, che passa da
Casa Piccirello, taglia il sentiero CAI
che dall’Alpesigola porta alle Caldie,
tocca i Tegelli e tra praterie spesso
con bellissimi cavalli al pascolo e
antiche pinete, arriva all’antico borgo
abbandonato di “S.Antonio”. Proprio
il 17 giugno, prima domenica dopo il
13, giorno di S.Antonio, verrà inaugurato e festeggiato il restauro, ora in
corso, del piccolo Oratorio dedicato al
Santo (anche con stand gastronomico
gestito dagli amici escursionisti di
Montefiorino).
Si ritorna salendo (con calma!) sulla
cima dell’Alpesigola, che dai suoi 1640
metri offre uno splendido panorama,
si scende lungo sentieri CAI e un tratto
di Via Vandelli, per poi fare ritorno
all’Oratorio dove abbiamo lasciato le
macchine.
D.G. Maria Luisa Severi
Campocatino si trova nel comune di
Vagli di Sotto a circa 1000 metri di
altitudine, è costituito da un grande
prato originatosi da un antico bacino
glaciale. È un luogo suggestivo tra i
più belli delle Apuane. Campocatino
è composto da una decina di case in
sasso più una minuscola chiesetta e
un simpatico rifugio dove si può
mangiare. Dal 1991 questo
meraviglioso angolo è diventato oasi
naturale della LIPU, per le numerose
specie di uccelli che vi vivono.
Dal centro del paesino in direzione
nord-ovest inizia il sentiero che aggira
il Monte Tombaccia (1371 m), in
seguito costeggia il fianco ovest del
Monte Roccandagia (1700 m) per
raggiungere il passo della Focolaccia
a 1650 metri.
Imbocchiamo il sentiero che in cresta
ci porterà sulla cima del Monte
Tambura (1890 m), il punto più alto
dell’escursione da dove si può godere
di un panorama a 360 gradi dal Golfo
della Spezia, Massa Carrara, il Lago
di Vagli e il Monte Pisanino. Con
visuale ottima, è possibile intravedere
la Corsica che dista 139 km in
direzione Sud-Ovest. Ora si inizia a
scendere per un sentiero che
assomiglia a una pietraia verso il passo
della Tambura (1620 m). Qui si prende
quello che rimane della vecchia e
famosa via Vandelli che arriva da
Massa Carrara la quale ci porterà a
quota 1000 metri dove troveremo un
sentiero che con leggerissimi
saliscendi (salvo un tratto di sentiero
attrezzato con corda d’acciaio lungo
30-40 metri) ci porterà a Campocatino.
D. G. Romano Bertugli
5
domenica 8 luglio
domenica 22 luglio
Giro delle Tre Cime delle Viotte
Passo d’Annibale - Monte Gomito (EE)
Altopiano delle Viotte (EE)
Tre perché si dice che sia il numero
perfetto, tre per le Tre Cime delle Viotte
che è una delle mete più particolari
nelle vicinanze di Trento, sia per il
panorama che per i reperti storici.
Monte Cornet è la cima più a ovest e
la più alta (2180 m), Dos D’Abramo è
la cima centrale (2140 m) e Cima
Verde (2102 m) è quella più a est. Le
cime sono collegate fra loro da una
cresta che permette un percorso ad
anello.
Da Viotte si possono già ammirare le
Tre Cime, i Gruppi del Brenta e
dell’Adamello, la cima del Palon e
grandi prati verdi. Lasciandoci alle
spalle il Palon ci si incammina verso
La Costa dei Cavai, si attraversa il
biotopo delle Viotte, che è una riserva
integrale. Proseguendo lungo la strada
forestale che porta a Bocca Vaiona,
si vedono le trincee della prima guerra
mondiale e, più avanti, una sorgente
d’acqua. Si arriva alla Malga Roncher,
quindi si sale lungo un prato per
riprendere il sentiero Costa dei Cavai
e si va verso Monte Cornet. Arrivati
alla cima, si può ammirare uno
splendido panorama, quindi si scende
lungo il versante sud-est passando fra
le trincee della Grande Guerra e si
raggiunge la cresta che ci porta verso
il Dos D’Abramo. Arrivati sotto Dos
D’Abramo, salire e scendere dalla cima
è possibile attraverso un canale
attrezzato con funi metalliche e staffe,
che ci permette di raggiungere un
sentiero superiore. Si può anche
evitare la salita al Dos D’Abramo
prendendo il sentiero che costeggia
la base nord ovest portandoci fino alla
Cima Verde. Per il rientro si scende
dalla Cima Verde lungo un prato,
traversando mughi e un bosco tramite
quest’ultimo sentiero che termina
all’imbocco della Val del Merlo, si
prosegue lungo un altro sentiero
pianeggiante costeggiando il limite
settentrionale della riserva integrale,
per ritornare al parcheggio.
D.G. Angelo Lavacchielli
domenica 9 settembre
Monte Cusna (E)
Si parte dalla Pescheria Zamboni a
quota 1100 metri presso Febbio.
Seguiremo poi la classica salita alla
cima del Monte Cusna (2121 m),
coronata dal percorso di tutto il profilo
del Gigante fino a raggiungere il piccolo
crinale di Lama Lite. Poi percorreremo
l’ampio e spettacolare circo glaciale
del Monte Prado (2054 m) per salirne
infine la vetta che rappresenta la meta
finale di questa impegnativa
escursione in una delle zone più
incontaminate del Parco Nazionale
dell’Appennino Tosco-Emiliano.
D.G. Lorenzo Sorbelli
Pressoché disabitata tranne qualche
capanna di taglialegna o pastori,
anticamente la Valle delle pozze era
comunque frequentata da pellegrini e
mercanti che, grazie ai suoi importanti
valichi appenninici del Passo di
Annibale e Passo della Vecchia,
svolgevano attività di scambio
economico (e culturale) tra l’Etruria e
la pianura del Po. Lo stesso Passo di
Annibale era il valico verso la Toscana
dell’antica “Via dei remi” che, dalla
vicina Valle del Sestaione, veniva
utilizzata per portare i legnami dalle
foreste dell’Abetone verso la valle delle
Tagliole, per poi discendere in Garfagnana e da lì tramite il fiume Serchio
trasportarli fino al mare e a Pisa, dove
venivano utilizzati per realizzare
appunto i remi e le assi per il fasciame
delle navi del Granducato di Toscana.
La Val di Luce, ribattezzata così negli
anni ‘30 dall’allora proprietario Podestà
dell’Abetone, l’ingegner Lapo Farinati
Uberti, è dominata a sud dall’imponente sagoma dell’Alpe Tre Potenze
(1940 m), a est dal Monte Gomito
(1892 m) mentre a ovest e a nord
confina rispettivamente con le Valli
delle Tagliole e dello Scoltenna.
La cima più alta della valle è appunto
l’Alpe Tre Potenze che deve il suo nome
al fatto che congiungeva tre vallate
appartenenti a tre Stati diversi: il sopra
citato Granducato di Toscana, il Ducato
di Lucca e il Ducato di Modena.
Oltre a fare una bella escursione tra
Emilia e Toscana a “caccia” di tritoni
e godere a pieno della pace e
spiritualità delle foreste di faggi e abeti,
approfondiremo ed amplieremo queste
tematiche storiche, culturali e
geografiche. Al termine di una giornata
così piena e davanti ad una meritata
merenda, condivideremo emozioni e
sensazioni provate durante
l’escursione.
D.G. Giordano Chiodi
www.cai.mo.it
SOCI di LAMA
sabato 9 giugno - Passo Radici - M. Saltello - Cima Romecchio - Cima
dell’Omo - la Boccaia - Lago Santo (E) dislivello + 259/-339 metri - tempo:
5 ore con pranzo al sacco. Partenza ore 6,30 con pulmino.
sabato 16 giugno - Giro della Val di Luce: Ca’ Coppi - Balzo delle Rose Passo Rombicetti - Passo d’Annibale - Alpe Tre Potenze - Passo della
Fariola - Ca’ Coppi (E) dislivello +/- 700 metri; tempo: 5 ore con pranzo al
sacco. Partenza ore 6.30 con auto proprie.
sabato 23 giugno - Apuane - Campocatino - la Focolaccia - Tambura passo Tambura e ritorno a Campocatino (EE) - Equipaggiamento: oltre al
normale equipaggiamento da montagna, guanti, cordino di 7 metri, diametro
9 mm e 2 moschettoni (per la presenza di un tratto attrezzato), pranzo al sacco
e acqua a sufficienza (il percorso è senz’acqua). Partenza ore 6.00 con auto
proprie.
sabato 30 giugno - Piane di Mocogno - Via Vandelli - Cava Prati di Barigazzo
- Monte Cantiere - Baita del Duca (E) dislivello +/- 367 metri; tempo 4 ore,
possibilità di pranzo in baita. Partenza ore 7.00 con auto proprie.
sabato 7 luglio - Lago Santo - Rondinaio - il Passetto - tratto attrezzato
Grotta Rosa (tratto attrezzato) - Monte Giovo - Passo Boccaia - Lago
Santo (EE) dislivello +/- 615 m; tempo: 4:30 ore con pranzo al sacco. Partenza
ore 6.30 con auto proprie.
sabato 14 luglio - In occasione della Torre in festa di Montecenere si
organizza un’escursione dalla Torre di Montecenere al Castello di Brandola
e ritorno (Montecenere - Pracanina - Castello di Brandola - Bagni di Brandola
6
- Ponte Ercole - Montecenere) (E) dislivello +/- 380 metri; tempo: 3:45 ore.
Partenza ore 7.30 dal parcheggio di Montecenere.
sabato 21 luglio - Oratorio del Monticello - la Nuda - la Boccaia - le Borelle
- Monticello (E) - dislivello +/- 735 m; tempo: 5:30 ore con pranzo al sacco.
Partenza ore 6.30 con auto proprie.
sabato 28 luglio - Percorso nei dintorni di Lama Mocogno (Lama, treppi
della ruzzola - Selva dei Pini - Cavergumine - Tollè - casa Palmina - Mocogno
- la Masina - Lama Mocogno) (E) dislivello +/-762 metri; tempo: 5:30 ore con
pranzo al sacco.
domenica 5 agosto - Festa Madonna delle nevi - Abetone - Libro Aperto Monte Cimone - Lago della Ninfa (E) dislivello +955/-835 metri; tempo: 5+1:30
ore con pranzo al sacco. Partenza da Lama ore 6.00 con pulmino.
sabato 11 agosto - Pellegrinaggio La Santona - San Pellegrino (Via Vandelli
- Passo Cento Croci - La Fabbrica - Imbrancamento - Giro del diavolo - San
Pellegrino con Santa Messa) (E) Tempo: 6:30 ore con pranzo al sacco o al
ristorante. Partenza dalla Santona ore 5.30. Ritorno con pulmino.
domenica 19 agosto - La Camellata: Abetone - Passo delle Radici (EE)
Escursione impegnativa e faticosa: Abetone - Monte Gomito - alternativa ai
Denti della vecchia - Passo d’Annibale - Foce Giovo - Monte Rondinaio - tratto
attrezzato Grotta Rosa - Monte Giovo - Colle Bruciata - Cima dell’Omo - Cima
Romecchio - Saltello - Monte Albano - Giro del diavolo - Passo delle Radici.
Abbuffata finale. dislivello +1440/-1301 metri; tempo: 9 ore. Partenza da Lama
ore 5.00 con pullman.
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SCUOLA C.A.I.
A
G
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P
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V
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S
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DEN A
ALPINISMO GIOVANILE
Soggiorno Estivo dal 2 all’8 luglio
per ragazzi/e nati dal 2000 al 2003
PARCO NATURALE ALPE DEVERO E ALPE VEGLIA
Escursioni naturalistiche, orienteering, arrampicate e giochi
• escursioni ai laghetti alpini delle
Streghe, del Sangiatto, dell’Azzurro
e alle cascate della Valle del
Bondolero...
• visite alle malghe degli alpeggi estivi
sugli altopiani confinanti con il
Vallese Svizzero, per apprendere
la vita legata al pascolo e alla
trasformazione dei prodotti delle
mandrie...
• lezioni di arrampicata, sui sassi nei
pressi del rifugio...
• escursioni guidate di orienteering
alla ricerca di luoghi ameni quale il
Passo del Rossa, o la Punta del
Busin...
• e cammin facendo, incontri con
marmotte, camosci, stambecchi,
salamandre...
• tanti giochi e canti di
socializzazione...
• per introdurre i ragazzi alla
conoscenza dell’ambiente montano.
41° Soggiorno Estivo in Montagna
dal 19 luglio al 3 agosto
per ragazzi/e nati dal 1993 al 1999
Parco Naturale Canyon de Ordesa
e Monte Perdido - Pirenei
Il Parco Naturale Ordesa y Monte Perdido, ubicato
nel terzo raggruppamento dei Pirenei (da est a ovest:
Mediterranei, Centrali, Atlantici e Baschi), confina
sul lato nord con il Parco Naturale di Gavernie, situato
in Francia. Il parco si presta magnificamente, per
la tranquillità, la bellezza e la solitudine delle lunghe
vallate, a introdurre i giovani al razionale e al contempo
affascinante mondo del trekking. Orientandosi con
bussola e carta, raggiungeremo i luoghi più
caratteristici di questo imparagonabile parco e
visiteremo siti geologici che testimoniano l’origine
e l’evoluzione di queste montagne: gli incredibili colori
dei Pico de Inferno, il Circo de Piedrafita, con i suoi
innumerevoli laghetti azzurri, la famosa e romanzata
Brecha de Rolando, l’aerea Faixa (cioè cengia) Pardina,
il maestoso Canyon de Ordesa, con le sue rombanti
e contorte cascate, sottostanti il bianco anfiteatro
calcareo del Monte Perdido. Assistere al sorgere di
un’alba sul percorso che dalla Brecha conduce al Circo
de Cotatuero, farà emozionare e aiuterà a far
comprendere ai ragazzi che nessun pittore al mondo
riuscirebbe a dipingere e a trasmettere la maestosa
imponenza architettonica della natura. Si potrebbe
continuare a lungo a elencare le caratteristiche uniche che racchiudono questi Pireneos Atlanticos,
peculiarità così esclusive da rimanere per sempre impresse nella mente e nel cuore dei ragazzi
dell’AG che precedentemente hanno vissuto questa esperienza...
È in questi luoghi di rara bellezza che l’Alpinismo Giovanile della Sezione di Modena svolgerà il
suo 41° Soggiorno Estivo in montagna.
7
8
9° Concorso Fotografico - I risultati
1
Giunto nel 2011 alla nona edizione, il Concorso Fotografico pare affascinare
ancora i nostri Soci che, più numerosi dello scorso anno, hanno visitato la
mostra allestita nei mesi invernali presso la Sede di Modena e hanno decretato
il vincitore, esprimendo la loro preferenza. I Soci che hanno partecipato sono
15 e le fotografie esposte sono state 50. Il vincitore di quest’anno è stato John
Freeman, con la foto n. 2 dal titolo “Cascata del Dardagna”. John Freeman
si è aggiudicato anche il secondo posto con lo scatto “Serra dei Baichetti”
(n. 32). Terza piazza per Carlo Verzani, autore della foto n. 8 “Blizar - Alpe
Devero”. Le due prime foto sono state realizzate sul nostro Appennino, a
testimonianza che tra i nostri monti si celano suggestioni e che i nostri Soci
sanno coglierle, anche grazie ad una macchina fotografica. Poi - certo - anche
un po’ di campanilismo per votare le foto “di casa nostra” non guasta...
Ringrazio il Coordinatore del Concorso, Alberto Papotti, che si è impegnato a
raccogliere e gestire i diversi aspetti della manifestazione ed ha ottenuto un
bel risultato. Come di consueto, la foto vincitrice è stata appesa in sede accanto
alle foto degli anni scorsi.
Il Presidente
2
3
La mia esperienza...
Come posso raccontare l’esperienza
vissuta? Provo a partire dalla fine...
da cosa mi porto a casa dal 14° corso
di escursionismo invernale. Beh
l’attrezzatura! Un bella giacca invernale, i pantaloni, i calzettoni e i guanti
che spero di usare ancora...
Scherzi a parte. Parto dalla fine perché
la fine per me significa l’ultima bellissima
gita in Val Pusteria due giorni impegnativi, tanto impegnativi che sono stata
indecisa fino all’ultimo se andare o no,
spaventata dai 1000 metri di dislivello
previsti per il secondo giorno.
Si perché io pur amando molto la
montagna e camminare, sono una
polentona, come direbbe qualcuno,
una escursionista “cioccolataia” e, se
camminare non è un problema e lo
farei per chilometri, la salita lo è, perché
manca il fiato e non avevo voglia di
rallentare il gruppo.
Invece sono andata. Abbiamo avuto
due giorni di sole splendido, purtroppo
le altre gite del corso erano sempre
state coperte e nebbiose.
Il primo giorno è stata davvero una
passeggiata! Culminata a 2100 metri
con un panorama mozzafiato: davanti
a noi le 3 Cime di Lavaredo poi la Croda
Rossa, le montagne dietro Cortina per
citare solo i nomi dei monti che mi ricordo. Ma una delle cose belle uscendo
con il CAI è che puoi contare su
escursionisti esperti e sinceramente
“innamorati” dei monti che ci hanno
indicato e nominato tutte le cime e per
ognuna raccontato una storia o
condiviso un’esperienza vissuta.
Il giorno dopo siamo partiti per i
“terrificanti” 1000 metri di dislivello:
obiettivo il rifugio “A. Locatelli alle Tre
Cime”, indovinate un po’? Ci sono
arrivata in cima a quei 1000 metri! Per
scoprire che non erano nemmeno
terrificanti!
Siamo partiti come sempre in due
allievi e un istruttore. Il mio, volutamente non faccio il nome, è stato
bravissimo. Perché di fronte alle mie
“lamentele” tipo: “eh ma non ce la
farò... mi spiace, ma sicuramente
tornerò indietro prima... però voi
continuate perché non voglio rallentarvi
né essere d’impaccio...” mi ha
serenamente sempre risposto: “Va
bene, nessun problema, noi intanto
andiamo, ogni tanto prendiamo fiato,
poi quando non ce la farai più torniamo,
senza fretta e senza problemi. Intanto
andiamo e godiamoci il panorama...”
Siamo andati, ci siamo goduti il
panorama - con cascate ghiacciate,
valli innevate, picchi soleggiati -,
abbiamo chiacchierato, ogni tanto
tiravo fiato e dicevo “bello, peccato
solo che non arriverò in fondo... ma
davvero il dislivello è troppo per me...”.
Intanto salivamo costantemente.
Ad un certo punto ho detto al mio
istruttore che cominciavo ad essere
veramente troppo stanca... e sarei
tornata, dal momento che ero sicura
mancasse ancora molto. Lui, sempre
assolutamente sereno, mi ha risposto:
“Beh se vuoi rientrare, come credi...
ma forse è normale che tu sia stanca...
visto siamo già saliti di 800 m...” Ero
sbigottita, avevo già fatto l’80% del
temuto dislivello senza nemmeno
accorgermene... potevo forse mollare?
Assolutamente no!
Sono arrivata fino al rifugio dove ci
hanno accolto gli altri tra risate e anche
alcuni sfottò, sicuramente in ritardo
rispetto ad altri gruppi... ma non era
mica una gara giusto?!
Il tempo di mangiare qualcosa, fare
quattro chiacchiere e una foto di gruppo
e via verso la discesa. Anche quella
temuta assai, perché se è vero che “in
discesa tutti i santi aiutano”, è anche
vero che le ginocchia a volte si lamentano e la paura di rotolare giù resta.
Solo che ora, sapevo come fare: ho
tenuto il mio passo, chiacchierato,
ammirato il panorama, sempre con la
massima attenzione a dove mettevo
gli scarponi, e sono arrivata alla baita
da cui siamo partiti. E lì mi sono
“premiata” con un bel piattone di patate
al forno, speck e uova in camicia...perché me lo ero meritato!
Ecco cosa mi porto a casa dal corso
di escursionismo: io che guardavo le
montagne innevate e la gente che
saliva in cima e pensavo sempre “Che
bravi! Che bello d’essere! Chissà che
meraviglia da lassù” bene, lassù ci
sono arrivata anche io.
E ci sono arrivata non solo “appas-
sionata”, ma anche con molta consapevolezza. La consapevolezza di tutto
ciò che un’escursione in montagna
comporta. Dall’attrezzatura e i rifornimenti da portare con sé - che non
è esattamente banale, dal momento
che non solo può fare la differenza
nell’ambiente che troverai una volta in
cammino, ma è anche tutto quello che
porterai sulle spalle per tutta la giornata
- a come muoversi nei diversi ambienti
innevati che si possono incontrare.
Da come prendere informazioni e
valutare le condizioni meteo, a come
guardare attentamente l’ambiente per
capire quale sia il percorso più sicuro.
Fino a come utilizzare l’arva o prestare
il primo soccorso.
Quando e come utilizzare le diverse
attrezzature: ciaspole e bacchette o
ramponi e piccozza, ecco forse sulla
manovra di arresto con la piccozza
sono ancora un po’ scarsina...
Alcune cose poi oltre che utili sono
state anche molto belle anche
semplicemente a livello di curiosità...
come ad esempio i diversi livelli di
neve/ghiaccio che si possono
incontrare stratificati.
Quindi ringrazio davvero tutte le
persone che ho incontrato al corso:
per la professionalità con cui ci hanno
spiegato, la passione che mi hanno
trasmesso, la pazienza che hanno
avuto, la capacità di spronare!
Barbara Taccini, escursionista
“cioccolataia” invernale soddisfatta
9
Gruppo
sentieri
Una lunga estate in bianco e rosso
Complice il tempo un po’ matto, l’attività
sul campo tarda ad iniziare. La
“maledizione” del maltempo ci ha
obbligato a “guardare ma non toccare”,
ovvero a goderci i sentieri sotto la
pioggia, tenendo gli attrezzi ben chiusi
in magazzino. Ma, immaginando che
l’estate arrivi, è bene guardare avanti
e alla stagione calda che ci permetterà
di rimediare alle intemperanze dell’inverno. Certo, una mano ci servirebbe
proprio e, per questo, invitiamo tutti
gli escursionisti a partecipare alle
nostre gite mensili. Non c’è nulla di
difficile, solo una gita in compagnia,
un paio di barattoli di vernice e qualche
attrezzo che si impara a conoscere un
poco per volta. Le prossime uscite in
programma sono le domeniche 3
giugno, 8 luglio e 2 settembre. Il
martedì precedente (il primo martedì
del mese) ci incontriamo in sede a
Modena per decidere dove andare e
definire i dettagli organizzativi, per cui
è utile passare dato che, in base a quanti
siamo potremo decidere l’attività migliore,
oltre che la più interessante! Il Soci che
curano la rete del comune di Pavullo,
invece, si trovano il mercoledì precedente alle gite presso la sede del Frignano, a Pavullo. Per loro il programma
prevede un’unica gita prima di
settembre, il 24 giugno. Dopo anche
loro saliranno nell’Alto Appennino e ci
aiuteranno a preparare i sentieri per
accogliere gli escursionisti per la
Settimana Nazionale dell’Escursionismo!
Questa verrà aperta da un importante
appuntamento: il XIV Meeting Nazionale
dei Sentieri in programma sabato 8
settembre a Lizzano in Belvedere. In
questa occasione si affronteranno i
temi legati alla sicurezza e alla
formazione nella nostra attività ma
anche alla qualità. Quest’ultimo aspetto
può sembrare eccessivo in un’attività
di volontariato come la nostra ma è
importante perché sottolinea l’alto
livello del lavoro svolto dai nostri Soci.
Sempre per supportare “la Settimana”
che finalmente approda nella nostra
regione, durante il periodo estivo
svolgeremo molta attività per verificare
lo stato dei segni e dei sentieri che
San Bernardo da Mentone
verranno percorsi. Chi vuole godersi
qualche weekend di “pittura”, dunque,
ha solo l’imbarazzo della scelta tra le
domeniche 22 luglio, 5 e 19 agosto e
2 settembre e i relativi sabati. Anche
in questo caso, ci incontreremo il
martedì precedente per organizzarci,
affidandoci al “passaparola” per il mese
di agosto quando la sede è chiusa.
Invito gli interessati a comunicarci la
vostra intenzione di partecipare per
informarvi sulle attività che man mano
organizziamo. Ci trovate in sede a
Modena il martedì sera e a Pavullo in
occasione dei mercoledì precedenti le
gite. La nostra mail è
[email protected]
Andrea Gasparini
di Alessandro Marchiorri
Nel numero di Agosto 1932 (ottant’anni fa’ esatti) della Rivista del C.A.I., alla Rubrica Atti e Comunicati della Sede Centrale, appare la Circolare n.10 del
seguente tenore:
Quadro di San Bernardo nelle Sedi sezionali e nei rifugi
A TUTTE LE SEZIONI DEL C.A.I.
“Le Sezioni riceveranno - gratuitamente - per conto di questa Sede Centrale
- riproduzioni del quadro di San Bernardo - protettore degli alpinisti - pregevole
opera del pittore Migliorati di Perugia, da collocarsi nelle sedi sociali e in ciascun
Rifugio di proprietà, in consegna o in affitto. Ogni stampa deve essere inquadrata
sotto vetro con cornice liscia, formata da listelli di legno larghi quattro centimetri,
e ciò allo scopo di avere la maggior possibile uniformità. I quadri destinati alle
Sezioni devono essere esposti subito; quelli per i Rifugi saranno posti in opera
al più presto, ed in ogni caso per l’inizio della stagione alpinistica dell’anno
corrente.”
Saluti fascisti - d’ordine Il Segretario del C.A.I. V.Frisinghelli
A parte i “saluti fascisti” che ovviamente son caduti in prescrizione, nessun
“contrordine” fu più emanato per annullare tale Circolare: la nostra Sezione,
pertanto, ha doverosamente e disciplinatamente ottemperato alla disposizione a
suo tempo impartita e
ha ricollocato il quadro nella sala grande della nostra Sede sulla parete di sinistra, sopra la bacheca
storica contenente a tutt’oggi i vecchi strumenti speleologici.
Nella foto storica che pubblichiamo, tratta dall’Archivio Testoni, è raffigurato l’interno della vecchia
Sede di Via San Vincenzo (i Soci più anziani la ricorderanno senz’altro perché fu tale fino al 1955...)
in cui ben si individua sopra l’uscio, il quadro di San Bernardo. Da notarsi inoltre, sulla sinistra, le
foto del Re e di “zio Benito”... alle pareti poi numerosi pannelli con fotografie... dove saranno mai
andate a finire?
Nel quadro, sotto l’immagine del Santo che trafigge il dragone e sopra una artistica composizione di
piccozze, sci e relative racchette in bamboo e il Logo del CAI, viene riportata da un lato la Preghiera
dell’Alpinista e dall’altro la Proclamazione del Patronato di S.Bernardo di Pio XI, Papa Achille Ratti,
che fu valente alpinista e Socio CAI della Sezione di Milano. Il CAI d’allora naturalmente non potè che
aderire all’iniziativa di un Socio che era diventato addirittura Sommo Pontefice della Chiesa cattolica!
Dal momento che è praticamente impossibile da terra riuscire a leggere questi due testi, li abbiamo
trascritti a uso e consumo della “elevazione spirituale” di tutti: lo stile della prosa è quello che è,
ridondante, ampolloso, retorico e magniloquente fin che si vuole, ma era lo stile tipico d’allora e
all’epoca nessuno ci faceva caso più di tanto...
(in basso a sinistra) “Bendici, o Signore, queste funi, e bastoni e piccozze, e tutti gli altri attrezzi
qui presenti, affinché chiunque ne faccia uso su gli ardui dirupi dei monti, fra i ghiacci e le nevi e le
tormente sia preservato da ogni accidente e pericolo, e felicemente arrivi in vetta, e incolume ai
suoi faccia ritorno. Per l’intercessione del Beato Bernardo, che volesti patrono degli alpigiani e
degli alpinisti, proteggi, o Signore, questi tuoi servi e a essi concedi che mentre ascendono queste
vette, possano anche al divino monte pervenire. Per Cristo Signor nostro. Così sia.”
(in basso a destra) “...Vogliamo stabilire San Bernardo da Mentone qual Patrono celeste non pure
agli abitanti ed ai viaggiatori delle Alpi, ma anche a coloro che si esercitano a salirne i gioghi. Per
vero tra tutti gli esercizi di onesto diporto nessuno più di questo - quando si schivi la temerarietà può dirsi giovevole alla sanità dell’anima nonché del corpo. Mentre, con duro affaticarsi e sforzarsi
per ascendere dove l’aria è più sottile e più pura, si rinnovano e rinvigoriscono le forze, avviene pure
che e coll’affrontare difficoltà d’ogni specie si divenga più forti pei doveri anche più ardui della vita, e
col contemplare la immensità e bellezza degli spettacoli che dalle sublimi vette delle Alpi ci si aprono
sotto lo sguardo, l’anima si elevi felicemente a Dio, autore e Signore della natura.”
PIO XI
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Le nostre radici
Pubblichiamo quella che oggi chiameremmo “Scheda Informativa” relativa a una escursione nell’Alto Appennino modenese alla fine giugno 1930. È un
documento tratto dall’archivio Angelo Testoni che proponiamo alla curiosità dei nostri lettori perché costituisce un interessante spaccato degli usi e costumi
dell’epoca.
Naturalmente non possiamo esimerci da qualche commento e considerazione: la gita era definita come “Manifestazione Sociale”, la 5a dell’anno 1930 VIII era l’anno dell’Era Fascista iniziata nel 1922. L’escursione era strutturata su due giorni, il 28 e 29 giugno, perché a quell’epoca sarebbe stata impossibile
da mattino a sera; la viabilità era quella che era: non esistevano la Fondovalle Panaro e, in questo caso, la Nuova Estense; da Modena bisognava “sciropparsi”
tutta la Via Giardini: Maranello, Serramazzoni, Pavullo, Lama, Barigazzo, Pievepelago e Abetone. Come evidenziato nel Programma - Orario occorrevano
ben tre ore da Modena a Pievepelago. Lo stemma del CAI era ancora “pulito”: pochi anni dopo il Regime fascista avrebbe imposto l’apposizione di un
fascetto littorio sotto la Stella d’Italia. L’aquila era rappresentata correttamente con fattezze da rapace e non come oggi, spiace dirlo, con una testa vagamente
simile a quella di un colombo; comparivano ancora due piccozze incrociate dietro lo scudo e la corda era avvolta sullo stesso e non pendente come nel
“logo” odierno. L’unica a non cambiare era la stella che essendo la “Stella d’Italia” non poteva né potrà mai essere cambiata, né tolta o sostituita con
alcunché... Nel testo dell’Invito rivolto all’Egregio Consocio. Le Tagliole venivano definite “paesello ridente”. Fino a qualche decennio fa’ tutte le località
turistiche erano “ridenti”... probabilmente la definizione era cittadina, per chi cioè rideva, o meglio sorrideva, all’idea di trovarsi in gita o in vacanza in
montagna; i “paeselli” forse anch’essi erano ridenti all’idea che i “forestieri” recandosi colà, portassero dei bei “bajocchi”... Circa a metà testo troviamo
“...fino alle pinete del Gomito e dell’Abetone...”: si trattava e si tratta tuttora di abetaie o abetine, mica pinete: i Soci di allora, come purtroppo molti anche
oggi, non distinguevano un pino da un abete... eppure lo stesso toponimo “Abetone” non avrebbe dovuto indurre a qualche ragionevole dubbio? A fine
testo si fissava la “Adunata” in Piazza Mazzini. Oggi si direbbe “ritrovo” per la partenza, ma allora era tutto militarizzato o para-militarizzato per cui il
termine “adunata” era di uso corrente. E passiamo al “Programma - Orario”: riscontriamo oggi un dettaglio, o meglio, la mancanza di un dettaglio di
non secondaria importanza tra la sera del
sabato e la mattina della domenica: i pasti.
La sera del sabato, all’arrivo a Pievepèlago,
s’andava a letto senza cena? E poi la
domenica, con un’alzata alle 4 del mattino,
si consumava la prima colazione non prima
delle 6.30 all’arrivo al Lago Santo? Bisognava
aver fatto un pasto pantagruelico a casa
propria prima della partenza per la gita per
riuscire a “tener botta” fino al Lago Santo
cui si giungeva a piedi da Tagliole in un’ora
e mezza! La quota - gita (viaggio e
pernottamento) era per i Soci di Lire 35, mica
poco se si considera che la quota associativa
annua (bollino) per Socio Ordinario
ammontava all’epoca a Lire 25... (a maggior
ragione poi la sera a Pievepèlago si
digiunava..). Uno dei Direttori-Gita, l’Avvocato
Gino Mori, era l’allora Presidente sezionale;
le iscrizioni si ricevevano non alla piccola
Sede sociale di Via San Vincenzo (vedasi foto
in altro articolo di questo Notiziario), ma
presso il cosiddetto Recapito sociale
all’Agenzia Viaggiatori in Piazzetta delle Uova.
Può risultare curioso il fatto che la
comunicazione di cui riproduciamo un
esemplare sia stata inviata al Socio Lugli
Pìlade con un generico indirizzo “MadonninaCittà”: il postino non avrebbe dovuto trovarsi
in difficoltà al recapito, perché la Madonnina
a quel tempo più che un Quartiere era quasi
una frazione di Modena e poi perché Pìlade
Lugli era Capo Manipolo della M.V.S.N
(Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) e
questo grado corrispondeva a quello di Tenente
del Regio Esercito: insomma, era persona
nota e tutti lo conoscevano. Ultima
annotazione: Lugli Pìlade fu il primo
Bibliotecario della Sezione e a lui va il merito
di avere conservato e a noi trasmesso questo
e altri documenti storici. Grazie, Pìlade!
(Continua) - ALESSANDRO MARCHIORRI
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NOVITÀ IN BIBLIOTECA
di Alessandro Marchiorri
“Spegniamo
il televisore
e apriamo
un libro!”
M. Rigoni Stern
Rudyard Kipling
“La guerra nelle montagne Impressioni dal fronte italiano”
Ed. Mursia
Narratore e poeta di gran fama,
Rudyard Kipling si trova nel 1917
come corrispondente di guerra sul
fronte italiano. Nel settore carnicogiulio fa conoscenza con gli Alpini
di cui si “innamora” narrando ed
esaltando nei suoi “pezzi” mandati
al giornale la loro abilità, coraggio,
ingegnosità e valore. Con traduzione
dalla lingua inglese di Michela
Pistidda e a cura di Massimo
Zamorani, appaiono per la prima
volta in lingua italiana queste
fresche e immediate corrispondenze
di guerra, una cinquantina di pagine
in tutto, integrate, sempre a cura di
Zamorani, da una breve ma
esaustiva storia delle Truppe alpine
dal significativo titolo “La lunga
marcia degli Alpini”.
Marco Albino Ferrari
“Alpi Segrete - Storie di uomini
e di montagne” - Ed. Laterza
Parlando di Alpi, nell’immaginario
collettivo di molti, compresi anche tanti
Soci CAI, istintivamente appaiono le
cime più famose o le località più note
per l’industria del turismo, per la celebrità
che hanno acquisito nella storia
dell’alpinismo o semplicemente perché
alla moda. In realtà, oltre alle montagne
“da cartolina” esiste tutto un mondo
alpino, ai più sconosciuto, che si estende
dalle più remote valli piemontesi a quelle
profonde e selvagge al confine austrosloveno. Si trovano paesi e villaggi di
ormai pochi abitanti con il minimo
indispensabile di attrezzature e servizi
per in qualche modo poter sopravvivere
e far sopravvivere la cultura di una antica
società montanara. Il Ferrari ha percorso
in lungo e in largo queste Terre Alte dove
non è difficile scoprire impensabili pievi
romaniche, dove viene di nuovo
avvistato l’orso e dove riemergono
antiche tradizioni di un artigianato ormai
scomparso. È questo un libro che quasi
ci invita ad abbandonare i soliti luoghi
di vacanza e rivolgere la nostra
attenzione a una montagna diversa e
piena di straordinarie sorprese.
D’antan e vintage
di Alessandro Marchiorri
Nel precedente numero del Notiziario
“Il Cimone” abbiamo pubblicato un
articolo titolato “Piccozza d’antan”
relativo alla donazione a noi fatta della
piccozza dell’Avvocato Polacci. Alcuni
Soci ci hanno posto il quesito di che
cosa s’intenda con il termine “d’antan”.
È presto detto: si tratta di locuzione
mutuata dalla lingua francese col
significato “di una volta, di un tempo
lontano, d’epoca...” Se la volessimo
ascrivere a una categoria merceologica, potremmo dire che la
piccozza appartiene all’antiquariato.
Con l’espressione “vintage”, oggi assai
di moda, si intende invece un capo di
abbigliamento, un accessorio, uno
strumento o un attrezzo risalente almeno a vent’anni prima che per la sua
bellezza, classe, originalità sia da
considerarsi di gran pregio e da
considerarsi quasi “oggetto di culto” e
che potrebbe rientrare in quello che
oggi è definito “modernariato”.
“Vintage” lo si può pronunciare sia
all’inglese che alla francese: entrambi
originariamente stavano a indicare in
senso stretto “vendemmia” e per
estensione “vino d’annata”.
Concludendo: la piccozza dell’Avvocato Polacci, risalendo a circa 90 anni
fa’, può certamente essere “vintage”,
ma per le sue caratteristiche merita
più propriamente essere definita
“d’antan”.
A proposito dell’articolo in cui si parla
della piccozza abbiamo scritto una
inesattezza: l’Avvocato Giuseppe
Polacci, “il Cimoniano”, venne a
mancare nel 1973 e non nel 1972.
Ringraziamo i famigliari per
l’osservazione e la rettifica che
riportiamo volentieri per precisione
storica.
il cimone
Notiziario della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano
Via 4 Novembre, 40 - 41123 Modena - Tel. 059/826914 - Fax 059/826978
Internet Home Page: http://www.cai.mo.it - E-mail: [email protected]
Direttore Responsabile: Maria Teresa Rubbiani
Fotocomposizione e stampa: Borghi - Via Grandi, 63/65 - 41123 Modena
Autorizz. del Tribunale di Modena n. 605 del 29 settembre 1977
Il notiziario è aperto alla collaborazione dei soci e simpatizzanti,
ma gli articoli dei singoli autori non impegnano la redazione
nè il Consiglio Direttivo del sodalizio. La pubblicazione può essere parziale.
Anche se non pubblicati i testi non saranno restituiti.
LA SEDE È APERTA NEI GIORNI DI MERCOLEDÌ E
VENERDÌ (DALLE 17,00 - ALLE 19,30)
E DI MARTEDÌ (DALLE 20,30 - ALLE 23,00).
Fausto Camerini, Eugenio
Cipriani “Sentieri sul Lago di
Garda - Le tre sponde: lombarda,
trentina e veneta” - Ed. Iter
Due profondi conoscitori della zona
firmano questo libro-guida: Camerini è
Autore del volume “Prealpi Bresciane”
edito nella Collana Guida ai Monti
d’Italia edita da TCI e CAI e Cipriani,
esperto alpinista e camminatore delle
montagne dell’arco alpino orientale,
Autore di oltre 40 pubblicazioni a carattere escursionistico e alpinistico. Essi
ci propongono questa “guida” ai monti
circostanti il Lago di Garda, uno dei
luoghi più conosciuti e affollati dal turismo di massa eppure anche straordinariamente ricco di territori di silenzio
e di solitudine. Una fitta rete di sentieri
permette di passare dalle sponde
“mediterranee” del lago con ulivi,viti e
limoni, a vette che, seppur non altissime, offrono suggestioni e panorami
di prima grandezza.
Paolo Tombini, Luca Macchetto
“Sicurezza in montagna”
Ed. Versante Sud
Si tratta di un magnifico manuale
riguardante, come esplicita il sottotitolo,
“Materiali, manovre e tecniche per affrontare al meglio l’alpinismo e l’arrampicata”. Corredato dalle bellissime
foto di Carlo Gambasio, questo manuale
si rivolge sia ai neòfiti, sia a chi già
conosce e utilizza le nozioni qui illustrate.
Come da Sommario, ecco la successione degli argomenti trattati: 1) Materiali
- 2) Nodi - 3) Assicurazione e manovre
di corda - 4) Tecniche di progressione in
cordata - 5) Sicurezza in arrampicata 6) Valutazione delle difficoltà.
Ringraziamenti
Si ringraziano i sottoelencati Soci per
quanto hanno donato alla nostra
Biblioteca sezionale:
Vittorio Pazienza: 38 carte di diversi
gruppi montuosi alpini e appenninici
+ 4 libri-guida;
Gianni Sozzi: 2 libri-guida + 1 manuale
di alpinismo + il volume di Jack Olsen
“Arrampicarsi all’inferno”;
Massimo Barozzi: il volume “Flora
del Modenese”;
Alberto Meschiari: uno straordinario
album di 39 foto formato cm 30x22 di
cui è Autore dal titolo “Appennino
modenese”: trattasi di una tiratura
artigianale di pochissime copie; l’opera
è visibile a richiesta presso il
bibliotecario.
L’Appennino in una inedita
mappa rinascimentale
Mercoledì 27 giugno, alle ore 16,
presso la Sala d’Ercole dell’Archivio
di Stato di Modena, Federica Badiali
(Dipartimento di Scienze della Terra,
Università di Modena e Reggio Emilia)
terrà una conferenza dal titolo “La
Mappa della Croce Arcana: un raro
esempio di cartografia geomorfologica della seconda metà del XV
secolo”. Nel corso dell’incontro,
organizzato nell’ambito della rassegna
“Tesori di carte” dedicata al prezioso
patrimonio dell’Archivio di Stato di
Modena, sarà presentato al pubblico,
per la prima volta, uno splendido
documento cartografico realizzato
nell’ambito della Corte Estense intorno
al 1480, che raffigura l’alto Appennino
Modenese e Bolognese, tra il Corno
alle Scale e il Cimone, lungo le vallate
dei torrenti Ospitale e Dardagna.
La mappa, realizzata con colori a
tempera su pergamena, misura cm 47
x 52 circa e presenta i segni, visibili
soprattutto sul verso, di una fitta piegatura “a fisarmonica”, analogamente
alle mappe escursionistiche attuali.
Sono riportati i toponimi relativi
all’orografia, all’idrografia e ai principali
castelli e centri abitati dell’epoca;
compaiono anche il Passo dei Tre
Termini, il Passo della Croce Arcana
e le strade che vi conducono, mentre
www.cai.mo.it
le differenze nell’altimetria sono
evidenziate con diversi tipi di coperture
vegetali. Nonostante la mappa possa
sembrare una rappresentazione
ingenua e approssimativa, un complesso studio interdisciplinare a cura di
Federica Badiali, iniziato nel 2011 e
tuttora in corso, sta dimostrando che
l’antico documento riporta con precisione tutti gli elementi utili a chi dovesse
raggiungere, e probabilmente oltrepassare, il crinale appenninico: in altre parole siamo di fronte ad una eccezionale
carta geomorfologica-escursionistica
ante litteram, ricca di informazioni che
permettono anche di comprendere
meglio il rapporto tra uomo e paesaggio
appenninico in un’epoca così lontana.
Per questo motivo l’Archivio di Stato di
Modena ha inserito nella rassegna
“Tesori di Carte” anche una escursione
al Passo della Croce Arcana, che avrà
luogo sabato 30 giugno e sarà basata
sugli elementi rappresentati nell’antica
mappa. L’escursione è organizzata
dall’Archivio di Stato di Modena, con
la collaborazione del CAI - Sezione di
Modena, del Corpo Forestale dello
Stato e del Dipartimento di Scienze
della Terra dell’Università di Modena e
Reggio Emilia.
Per informazioni: [email protected]
oppure [email protected]