Il Cimone N. 03
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Il Cimone N. 03
TRIMESTRALE - ANNO XXXIV - Nuova serie N. 3 - GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO 2012 - Tariffa R.O.C. Iscrizione n° 10621: “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N° 46) art. 1, comma 1, DCB Modena - Tassa Riscossa - L’abbonamento riservato ai soci di Euro 2,00 è stato assolto nella quota associativa. ai Soci, agli amici, agli escursionisti e a tutti coloro che amano l’ambiente montano Invito e domenica 10 giugno all’inaugurazione della nuova veste del Giardino Botanico Alpino Esperia e del nuovo Rifugio, Centro didattico, culturale e di formazione sui temi connessi all’ambiente alpino Programma della giornata • • • • • • 08.00 - partenza pullman dalla sede del C.A.I. via 4 novembre, 40 - Modena 10.30 - ritrovo parcheggio ingresso stradello Giardino 11.00 - saluto delle Autorità, Benedizione e Inaugurazione della nuova opera 12.30 - pranzo al sacco con brindisi augurale 14.00 - canti di montagna e visita all’area verde e alla struttura 15.30 - partenza pullman per rientro Sarebbe per noi un piacere se voi poteste essere presenti numerosi alla Inaugurazione della nuova struttura, insieme alle Autorità e ai Rappresentanti di tutti gli Enti Territoriali che hanno creduto nell’opera sinora svolta dal CAI di Modena a favore dell’Appennino Modenese e hanno contribuito per questo alla realizzazione di questa prestigiosa impresa. Il Consiglio Direttivo P.S. Per il trasporto in pullman è necessario dare la propria adesione alla segreteria CAI Modena entro le 19.30 di mercoledì 6 giugno, versando la quota di 10 Euro. a pagina 8 All’interno: Corso di Ferrate e Sentieri Attrezzati pag. 2 Soggiorni estivi dell'Alpinismo Giovanile pag. 7 Concorso Fotografico I risultati pag. 9 San Bernardo da Mentone pag. 10 L’Appennino in una inedita mappa rinascimentale pag. 12 8° Corso di Ferrate e Sentieri Attrezzati CAI ES CU R SIONISMO Eccoci giunti all’ottava edizione del Corso di Ferrate e Sentieri attrezzati, due mesi in cui gli allievi avranno modo di far luce su ciò che si cela dietro ai sentieri segnati con le piccole croci nelle carte escursionistiche, dare una risposta a domande quali “Cosa si intende per via ferrata?” e “Come affrontare una via ferrata? Cosa può servire?”, oltre che affrontare i primi “sentieri verticali” tramite un percorso studiato ad hoc per avvicinarvisi in modo graduale e sicuro. Fino a qualche tempo fa, infatti, l’approccio alle vie ferrate avveniva all’interno dei corsi di alpinismo, poiché già considerata una pratica di tipo alpinistico... Pur trattandosi, infatti, di un percorso già attrezzato, regolarmente controllato e soggetto a manutenzione, è pur vero che intraprendere una via ferrata richiede già un discreto allenamento, un minimo di familiarità con l’esposizione e con l’arrampicata, una certa dimestichezza nell’utilizzo di un equipaggiamento indispensabile (un imbraco, un kit da ferrata, un casco). Pertanto si potrebbe pensare a un corso di vie ferrate come ad un livello intermedio tra i corsi di escursionismo e i successivi corsi base di alpinismo, rivolto a chi ha voglia di sperimentare un modo di andare in montagna differente, vivace e spigliato, con qualche “esercizio di pratica ginnastica”... senza cadere nel rischio, però, di concepire una via ferrata come una mera palestra per affrontare altre difficoltà, atteggiamento che può condurre a rappresentazioni riduttive e non aprire alla scoperta di una delle numerose vie che portano in cima alle montagne, alle tante cime, da intraprendere come uno dei tanti percorsi di conoscenza. L’invito è proprio quello di provare a immaginarsi questo corso come ad un’occasione di apprendimento in cui contemplare nuovi, insoliti, arditi paesaggi e scoprire da vicino angoli nascosti, forme, colori, sapori, prima molto distanti. Si comprenderà come interpretare la salita, studiando la morfologia dei diversi ambienti visitati, la qualità del terreno e le diverse risposte alle sollecitazioni. Modena Programma Pavullo mar 10/7 Presentazione del Corso mar 10/7 mer 5/9 Attrezzatura ed abbigliamento mer 12/9 Uso dei materiali e progressione in ferrata mar 11/9 sab 15 e dom 16/9 Dolomiti - ferrate del Catinaccio sab 15 e dom 16/9 mer 19/9 Lettura del paesaggio - Studio di una relazione mar 18/9 mer 26/9 Topografia e orientamento mar 25/9 dom 30/9 Piccole Dolomiti - Ferrata A. Viali dom 30/9 mer 3/10 Meteorologia mar 2/10 dom 7/10 Monte Grappa - ferrata C. Guzella dom 7/10 mer 10/10 Pericoli in montagna - Chiamata del soccorso mar 9/10 mer 17/10 Programmazione di una escursione mar 16/10 sab 20 e dom 21/10 Ferrate della Val di Susa sab 20 e dom 21/10 mar 4/9 Particolare attenzione sarà posta sulla sicurezza, personale e degli altri, apprendendo l’uso corretto dell’attrezzatura, un’idonea modalità di progressione, la consultazione delle previsioni meteo e l’osservazione dell’evoluzione del tempo in itinere. Queste sono solo alcune delle suggestioni che ci accompagneranno nel corso dell’attività, secondo un programma articolato tra indispensabili lezioni teoriche e uscite pratiche di sicuro coinvolgimento. Il Corso si avrà doppia sede: a Modena e nel Frignano, nella sede di Pavullo. ES COMMISSIONE ESCURSIONISMO CAI CU R SIONISMO sabato 16 giugno sabato 23 e domenica 24 giugno Le 52 gallerie (E) La Val Canzoi e il Gruppo del Cimonega (EE) L’escursione percorrerà la Strada delle 52 gallerie, un’opera che lascia a bocca aperta soprattutto se si pensa che è stata realizzata un secolo fa (tra febbraio e novembre 1917) in 10 mesi di lavoro dal Genio Militare Italiano, con lo scopo di rifornire il fronte rimanendo al riparo dal fuoco nemico. Lunga 6550 metri di cui 2300 in gallerie, 52 in tutto, la più lunga delle quali misura 320 metri. Questa galleria ha un tracciato elicoidale con 4 tornanti ed è costruita dentro un torrione roccioso, così come la ventesima galleria che si avvita su se stessa come un cavatappi. Il resto del sentiero è scavato a mezza costa su altissime pareti. Sentiero attrezzato Falcipieri (EEA) Il sentiero attrezzato percorre tutto il tracciato di cresta che sovrasta la Strada delle 52 gallerie tra Bocchetta Campiglia e le Porte del Pasubio. Da Bocchetta Campiglia, tenendosi sulla destra del portale d’inizio della Strada delle Gallerie, si sale nel bosco fino alle roccette della cresta dove corde metalliche e gradini di ferro permettono di salire, superando camini e paretine mai troppo impegnative, fino ad una sella erbosa posta poco sopra alla decima galleria. Si procede per cenge e camini fino alla Bella Laita. Poi, per cresta, si giunge a Cima Cuaro, alla Forcella Caosciara, a Cima Forni e, dopo due gallerie e tratti attrezzati, al Cimon del Soglio Rosso e a cima dell’Osservatorio da cui si scende alle Porte del Pasubio e al Rifugio Papa. domenica 17 giugno Escursione nella Zona Sacra (E) Dal rifugio Papa ci muoveremo in direzione Cima Palòn e da qui proseguiremo in direzione nord verso il Dente Italiano e Austriaco, teatro di sanguinosi scontri durante la prima guerra Mondiale come del resto tutta la zona del Pasubio. Lasciati i resti delle gallerie di queste cime, scenderemo verso l’Alpe di Cosmagnon e da qui prenderemo il sentiero che ci porterà passando sotto al Soglio dell’Incudine, caposaldo italiano fortificato e dotato di cannoniere, che resse all’urto della Strafexpedition e vigilò con la sua cupe mole per tutto il periodo della guerra. Proseguendo 2 sulla mulattiera d’arroccamento intitolata al Maggiore Attilio Baglioni, costruita dagli Italiani per raggiungere la prima linea, scenderemo fino a Pian delle Fugazze. È questo un itinerario poco conosciuto e frequentato, lungo ma che ci permetterà di ammirare la parte sommitale del selvaggio Vaio delle Prigioni, attraversando parte della Zona Sacra dell’Altopiano. Oltre al paesaggio prettamente dolomitico e dalle caratteristiche guglie, saremo immersi in splendidi panorami e nei resti delle fortificazioni teatro del fronte più sud della I Guerra Mondiale in Italia. A tre anni dalla proclamazione delle Dolomiti “patrimonio dell’umanità”, ci sono ancora all’interno dell’area dolomitica zone poco conosciute e frequentate, che possono offrire quello stordimento caratteristico del trovarsi di fronte alla maestosità di aeree guglie e possenti contrafforti bianchi di dolomia. La Val Canzoi è una stretta valle che si insinua a partire dalla piana di Feltre all’interno di una gola scavata dal torrente Caorame. Al termine della rotabile, un lago artificiale immerso nel verde dei boschi costituisce il punto di partenza per numerosi sentieri, che si inerpicano lungo le pendici dell’anfiteatro costruito dai monti circostanti. Ma non bisogna lasciarsi influenzare delle quote basse e dalla vegetazione di media montagna... I versanti sono ripidissimi e i sentieri serpeggianti, in lunghi zig-zag, prendono quota, fino a raggiungere alte dorsali e altipiani utilizzate a suo tempo dai pastori. È usciti dal bosco che si mostrano finalmente le vette dolomitiche di questa parte Sud del Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi, un’area denominata vagamente Vette Feltrine. Il percorso di questo weekend ci porterà ad ammirare parte di questa vallata ai piedi del Gruppo del Cimonega, un imponente bastione: il Troi dei Caserin consentirà di ammirare i fianchi Sud e Est del Gruppo, in un gioco di spettacolari panorami sulla valle e sugli altipiani e di attenti passaggi lungo sentieri tortuosi e roccette dolomitiche. D.G. Serena Muracchini sabato 30 giugno e domenica 1 luglio sabato 14 e domenica 15 luglio Val de la Mare (E) Ferrate delle Trincee e dei Finanzieri (EEA) L’itinerario che vi proponiamo si snoda completamente all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, che si estende su di una superficie di oltre 130 mila ettari nel cuore delle Alpi Centrali e comprende i gruppi montuosi dell’Ortles e del Cevedale e delle relative valli laterali. Durante i movimenti orogenetici che portarono alla nascita delle Alpi questa zona fu oggetto di movimenti tettonici assai marcati con fenomeni forti che ci danno ora la possibilità di trovare rocce di origini diverse in zone assai vicine tra loro: ecco quindi gli scisti della Val Venosta, il famoso marmo di Lasa e della Val Canè, lo gneiss del Tonale, fasce quarzifere in Val d’Ultimo ed in Val Martello fino a rocce calcaree e dolomia nella zona dell’Ortles. Il primo giorno da Malga Mare dapprima attraverso un bosco misto di aghifoglie in cui possiamo ammirare anche alcuni esemplari centenari di pino cembro e poi, risalendo l’evidente vallone glaciale, superate alcune fasce di rocce montonate, raggiungiamo il rifugio Larcher posto proprio alla base del ghiacciaio che scende dal Cevedale e dal Palon de la Mare. La mattina successiva saliamo alle spalle del rifugio verso Cima Marmotta ed il relativo sottostante laghetto e sempre per ottimo sentiero superiamo il Lago Nero, il Lago Lungo fino al bacino artificiale del Lago di Careser alla base della omonima vedretta. Se facciamo attenzione, e silenzio, il percorso ci consentirà di fare incontri ravvicinati con diversi abitanti della zona (marmotte, pernici bianche, ermellini). Dal lago Careser per ripido sentiero ritorniamo a Malga Mare. D.G. Alberto Accorsi sabato 30 giugno e domenica 1 luglio Cima Marmotta e Monte Cevedale (A) Il primo giorno da Malga Mare (1980 m) dapprima attraverso un bosco misto di aghifoglie e poi risalendo l’evidente vallone glaciale, superate alcune fasce di rocce montonate raggiungiamo il rifugio Guido Larcher (2608 m) posto proprio alla base del ghiacciaio che scende dal Cevedale e dal Palon de la Mare. Dopo un veloce spuntino al rifugio, l’itinerario prosegue verso la Cima Marmotta (3330 m). Dal Rifugio si segue il sentiero diretto al Lago Careser, subito dopo il Lago delle Marmotte si sale verso la Vedretta del Careser e si oltrepassa la località “le Pozze” in cui sono presenti numerosi laghetti. Dal più meridionale di questi si risale una specie di canale che porta al passaggio in cresta che si affaccia sulla Valle del Careser. Si prosegue verso sud est su una cresta rocciosa fino alla cima. La mattina successiva dal retro del rifugio seguiamo un sentiero che, prima in falsopiano poi con moderata salita, sale fino al Passo della Forcola (3032 m). Successivamente si percorre la cresta rocciosa che sale verso sinistra, seguendo alcuni bolli e ometti. Man mano la salita si fa più impegnativa, con alcuni facili passaggi di arrampicata. Dopo circa 2 ore e mezzo dalla Forcola si giunge alla base della cima Zufall. Si piega a sinistra sul ghiacciaio, che si estende sotto la cresta che unisce la Cima Zufall al Cevedale. Traversando il ghiacciaio, si sale decisamente fino alla crestina finale, che porta sulla cima del Cevedale (3769 m). Tomek Turbiarz Due ferrate al cospetto della Regina delle Dolomiti, quella Marmolada nota anche per le vicende legate alla Grande Guerra e rese evidenti soprattutto nella seconda parte della Ferrata delle Trincee sulla cresta della Mesola e della Mesolina che fanno parte del gruppo del Padon. Questa cresta era l’ultimo baluardo del fronte Tirolese se la Marmolada fosse caduta in mani italiane. Porta Vescovo era la stazione di arrivo della teleferica che riforniva gli austriaci occupanti la prima parte della cresta (fino alla Mesola). Gli italiani invece occupavano la seconda parte (Mesolina)... questo il settore che offre le maggiori testimonianze della Grande Guerra: postazioni, caverne e gallerie si susseguono fino all’opera principale, la galleria di 300 metri con numerose stanze, diramazioni e finestre verso la Marmolada, dove erano puntate le mitragliatrici italiane. Si parte del lago Fedaia (2057 m) e si raggiunge per sentiero Porta Vescovo, con splendida vista sul Pordoi, Tofane, Pelmo e Antelao. Si sale poi fino all’inizio della ferrata e, superando placche e lungo la cresta, si giunge con un ponte sospeso fino al punto più alto, la cima della Mesola (2727 m). Si prosegue in discesa lungo tratti attrezzati fino alla spettacolare serie di gallerie e caverne che portano al bivacco Bontadini e al rifugio Padon. Il secondo giorno la Ferrata dei Finanzieri ci permette di raggiungere la cima del Monte Colàc (2713 m) che offre scorci splendidi sulla Marmolada e sul gruppo del Sella. Da Alba di Canazei si sale in funivia al rifugio Ciampac (2060 m) e da qui, con un breve tragitto, all’attacco della ferrata (2150 m). Si sale subito facilmente, si raggiunge un impegnativo diedro inclinato e si prosegue poi per camini attrezzati molto esposti e per brevi salti e paretine poco impegnative ma da affrontare con attenzione per il rischio di caduta sassi. Alla fine, per cresta, si arriva in vetta a quota 2713, balcone con vista sulle cime della Val di Fassa e sull’imponente parete sud della Marmolada. Si scende poi per canali attrezzati fino alla base della strapiombante parete est del Colàc, dove si prende il sentiero per Forcia Neigra (2509 m) e il Ciampac. Le due ferrate proposte rappresentano quanto di meglio e più panoramico si possa effettuare in zona e sono tuttavia da considerare come ferrate difficili. D.G. Gianni Cozza sabato 28 e domenica 29 luglio Castore (Gruppo del Monte Rosa) (A) Una cima che non può mancare nel “repertorio” di qualsiasi alpinista. Per molti il Castore è il primo 4000, ma non è assolutamente da sottovalutare, in quanto essendo appunto una vetta abbondantemente oltre i 4000metri richiede una discreta preparazione fisica e capacità tecniche. Per raggiungere la cima della montagna, percorreremo la via normale dal rifugio Quintino Sella che segue la bella cresta sud-est, semplice ma abbastanza aerea soprattutto nella sua parte superiore. Cogliamo l’occasione di toccare anche la punta Felik, dalla quale potremo osservare il percorso restante, fino alla vetta. Se il meteo ce lo consente, il panorama che si apre dalla cima è a dir poco straordinario, comprende quasi tutto il gruppo del Rosa, il Cervino, le valli d’Ayas e di Gressoney, nonché il versante svizzero con il grandioso Gornergletscher e il massiccio del Mischebel e la Jungfrau! D.G. Enrico Pinelli Chiuso per ferie! LA SEDE RESTERÀ CHIUSA PER FERIE DA SABATO 4 A LUNEDÌ 20 AGOSTO COMPRESI È opportuno che i soci che vogliono rinnovare la quota sociale prima della partenza per le vacanze estive in montagna si attivino subito. Anche chi ancora socio non è ma vuole godere dei benefici dell’essere socio del C.A.I. (vedi sconto presso rifugi del Sodalizio, rimborso spese intervento del Soccorso Alpino, ecc.) si deve iscrivere per tempo! Buone vacanze e buona montagna a tutti!!! 3 da venerdì 24 a domenica 26 agosto sabato 1 e domenica 2 settembre Il Tour del Monviso (EE) Lago di Braies - Rifugio Biella (EE) Immersi nei paesaggi immensi e severi delle Alpi Occidentali, compiere il periplo del Monviso rimane un appuntamento che non può mancare nelle esperienze di un curioso e appassionato escursionista. È possibile compiere il tour attorno al “Re di Pietra” in un lunghissimo giorno di dura marcia o in più giorni di cammino, con ampie digressioni nelle valli del cuneense (Valle del Po, Val Varaita) e nel versante savoiardo. Il più tradizionale degli itinerari si compie in tre giorni e si alterna tra valloni, foreste di pini cembri, vallate rallegrate da specchi di acqua purissima e alti passi rocciosi, spesso puntellati dal bianco di attardati nevai. La prima tappa parte da Pian del Re e si conclude al rifugio Sella (principale - ma non l’unico attacco per la via normale). La seconda tappa sale ai passi di Gallarino e San Chiaffredo e scende in Val Varaita per risalire poi fino al rifugio Vallanta. Il terzo giorno, attraverso il colle di Vallanta, si inoltra nella parte francese (Queyras) del versante del Viso, incontrando il “refuge du Viso” prima di risalire al colle delle Traversette o attraversare il Buco di Viso, galleria scavata nella roccia ove in passato passava l’antica “via del sale”. Il tutto è dominato dalle tre facce del Monviso, pareti ripidissime che emergono sulle vette circostanti e note per le vie di roccia e le varianti alpinistiche alla cima e alle punte secondarie. Il fascino del Monviso è anche nei suoi 3841 metri, che ne fanno la vetta di gran lunga più alta nella zona e lo rendono riconoscibile dalla pianura padana anche a grandi distanze. A.E. Serena Muracchini Gita di due giorni che si svolge in ambiente dolomitico a nord-ovest del parco naturale di Fanes Sennes Braies. Luogo di partenza è il bellissimo lago di Braies (1489 m) da cui inizieremo un lungo giro ad anello che ci porterà in alto fino al rifugio Biella (2327 m) per poi ridiscendere la Val Foresta fino alla conca di Braies dove ritroveremo le rive del lago. Un giro che nel suo tratto iniziale si svolge in ambiente verdeggiante e boscoso. Man mano che si sale il verde cede il posto a tratti pietrosi e rocciosi fino a quando il paesaggio cambia diventando selvaggio e affascinante con il lago già sempre più piccolo di un colore verde smeraldo. La meta del primo giorno è il rifugio Biella che è collocato ai piedi della imponente Croda del Becco. Il secondo giorno, condizioni meteo permettendo, i più esperti potranno raggiungere la facoltativa vetta della Croda (2810 m) da cui si potrà godere un panorama mozzafiato a 360 gradi con particolare attenzione al piccolo lago di Braies (così come ci appare 1400 metri più giù). Quindi partiremo dal rifugio Biella percorrendo una comoda mulattiera in direzione sud-ovest. Proseguiremo verso ovest sotto i lastroni della Croda del Becco e, raggiunta a nord la forcella Riodalato, continueremo attraversando l’omonima valle. L’ultimo tratto, dalla Val Foresta alla conca di Braies, si svolgerà per sentiero boscoso fino a lambire le rive del lago da dove raggiungeremo le macchine per il rientro. D.G. Mario Benigno sabato 15 settembre e Al Monte Cimone tra Scienza e Natura (E) Questa escursione ci permette di salire il Cimone, la montagna più alta di tutto l’Appennino settentrionale e da lassù, forse, se il meteo sarà particolarmente clemente con noi, vedere contempo- raneamente il mar Adriatico e il mar Tirreno. Il Cimone, proprio per questa sua particolarità di vetta più alta, isolata e situata a tre quarti di un’Italia a sua volta al centro del bacino del Mediterraneo, nel sud Europa, ha attirato i primi scienziati e meteorologi. La prima Torre osservatorio fu elevata alla fine dell’Ottocento, poi fu la volta dell’Aereonatica Militare negli anni ‘30 costruire edifici e, pochi anni dopo, requisire il nostro Rifugio G. Romualdi, per lo studio della meteorologia, del riscaldamento dell’atmosfera e dirigere il nascente traffico aereo del dopo guerra. Infine all’alba del terzo millen- nio, fu la volta del Centro Nazionale Ricerche, (C.N.R.) che utilizzo anch’esso il nostro ex rifugio collaborando in stretto contatto con la C.A.M.M. per raccogliere dati sull’inquinamento atmosferico per scoprire le ragioni e le fonti. La nostra Sezione, ha avuto nei due secoli strettissimi rapporti con il Cimone, la sua natura e i suoi scienziati civili e militari, e usufruendo di questi rapporti, sabato 15 settembre avremo modo di portare tutti gli escursionisti che si prenoteranno, a visitare i due Centri, dove si renderanno disponibili esperti altamente qualificati, per illustrare delle apparecchiature poste e i dati raccolti e le indicazioni emerse in tanti anni di lavoro sul nostro Pianeta. A dimostrazione dell’interesse della nostra Sezione per il Cimone e le sue particolarità, una volta scesi dalla vetta, finiremo l’escursione al Giardino Botanico Alpino Esperia, dove nascono o vengono reimpiantati a conservazione, in collaborazione con il Parco del Frignano, le specie arboree autoctone da oltre 60 anni. L’Esperia è stato totalmente ristrutturato e sarà riaperto questo 10 giugno, nelle sue nuove competenze è Centro Didattico, di Formazione e Aggiornamento. A.E. Giuliano Cavazzuti GRUPPO SENIORES OVER 50 sabato 7 e domenica 8 luglio giovedì 6 settembre San Cipriano - Alpe di Tires - Passo Principe - Rif. Bergamo (Il Catinaccio) Malga Bordolona - Lago di Alplaner Valle di Bresino (Val di Non) (EE) Il nome “Catinaccio” è nato dal termine ladino “ciadinàc”, che significa conca di montagna, detriti. Ancora oggi i ladini, soprattutto i valligiani di Fassa chiamano la “loro” montagna così! La vetta più alta, con ben 3.004 m s.l.m., è il Catinaccio d’Antermoia, il quale è raggiungibile per una via ferrata. La prima ascensione di questa vetta risale al 1873 dagli inglesi pionieri dell’alpinismo C. Comyn Tucker e T.H. Carson. Tuttavia, la vetta più alta però non è la vetta centrale. La Vetta del Catinaccio s’innalza con 2981 metri ed è quindi ben 23 metri più bassa del Catinaccio d’Antermoia. Naturalmente non mancano i diversissimi sentieri e le vie ferrate per avventurarsi in questo itinerario stupendo nel Parco Naturale dello Sciliar-Catinaccio. 4 Parlare del Catinaccio/Rosengarten, ovvero del “giardino delle rose” come descrive il suo nome tedesco, è parlare della montagna che è simbolo di Bolzano e delle Dolomiti stesse: una gemma incastonata tra le Valli di Tires, d’Ega e di Fassa, dove da sempre le culture si sono mescolate e dove da sempre le leggende si sono mescolate con la realtà difficile della montagna. Una di queste è quella di re Laurino. Si narra che era il re dei nani e aveva il suo regno sulle montagne delle Dolomiti. Una storia davvero fantastica che parla, in forma fiabesca, di amori, rapimenti, arti magiche e del famoso giardino delle rose. Venite a scoprirlo, il percorso che qui proponiamo entra nel cuore del Catinaccio e quindi pensiamo ne valga la pena! D.G. Remo Dai Prà La val di Non, più che una valle è un naturale anfiteatro: il modellamento glaciale ha infatti dato vita a incisioni ordinate a raggiera e confluenti in quella maggiore, bagnata dal Noce, che fra Mostizzolo, il Mezzalone e Cles si gettano nel vasto bacino artificiale di Santa Giustina e dalla cui diga imponente esce poi, gettandosi nella forra sotto Dermulo, storica dimora di eremiti. Potremmo definire un altopiano modellato da conche ondulate di quota crescente, chiuso a Ovest dal gruppo di Brenta, a Nord dalla catena delle Maddalene, ad oriente l’anfiteatro anaune si rialza, con possenti strati dolomitici, a formare il crinale che crea uno scoglio a precipizio sulla Val d’Adige. La catena della Maddalene, parte dove andremo con la nostra escursione, può essere definita “la montagna più dolce” della Val di Non in quanto questi rilievi superano raramente i 2700 metri e sono caratterizzati da un ambiente veramente emozionante fatto di verdi pascoli e malghe d’alpeggio. Dalla malga Bordolona di sotto 1806 metri ci porteremo per sentiero ai bellissimi Laghi di Alplaner. Poi con un ulteriore piccolo sforzo sarà possibile raggiungere Cima Trenta (2636 m), tra le più facili e “remunerative” vette nello splendido Gruppo della Maddalene, nell’Alta Val di Non, per il grandioso panorama che offre. È questo il luogo ideale per chi predilige la montagna non ancora invasa dal turismo di massa. Qui troveremo qualcosa di sempre più raro e prezioso: un ambiente ancora miracolosamente intatto e a misura d’uomo. Particolarmente interessante la flora, ricchissima, con presenza di specie anche molto rare. “Maddalene” non è una denominazione geografica recente, infatti questo nome è noto da secoli ed era comunemente in uso tra i pastori e valligiani. D.G. Remo Dai Prà giovedì 13 settembre Valle delle Tagliole (E) e L’Alta Valle delle Tagliole è frequentata per l’affascinante paesaggio che include la presenza di alcune delle principali cime dell’Appennino Settentrionale (Monte Rondinaio e Monte Giovo) e di laghi d’origine glaciale (Santo, Baccio, Torbido Turchino). Una valle che ha vissuto nella leggenda. In una delle più fantasiose ed espressive si racconta che durante la notte silenziosa e profonda, nel tratto di strada detto delle Groppe, all’altezza del Sassone, si verifichino strane e diaboliche apparizioni. Testimoni giurano di aver visto coi propri occhi una gigante figura d’uomo sospesa nella valle! Un piede appoggiato sul Sassón e l’altro sul versante opposto, nei Maçrin. Un enorme guardiano, silenzioso ma imponente, a sorveglianza della valle intera. Il famoso Rio delle Tagliole, durante tutti i 13,5 km del suo corso, attraversa la parte meridionale del comune di Pievepelago. Il corso superiore del Torrente delle Tagliole è caratterizzato da una pendenza elevata e un letto ancora non ben definito, per un fossetto che pian piano si arricchisce dei torrentelli provenienti dal Monte Rondinaio e dai laghi Lago Santo, Lago Baccio e Turchino. Le numerosi sorgenti, quali la Fonte Rondinaia (1707 m), la Fonte Ricca (1507 m) e la Fonte Acqua Fredda (1600 m), garantiscono al torrente una portata simile per tutto l’anno. Ma le sorgenti ufficiali del Torrente Tagliole si trovano sotto il massiccio del Monte Rondinaio, nella conca di alta quota del Lago Turchino, in un paesaggio ad alto valore ambientale. D.G. Remo Dai Prà CONVERSAZIONI IN MONTAGNA di filosofia, letteratura, psicologia e altro ancora anno settimo a cura di Alberto Meschiari domenica 17 giugno domenica 5 agosto Monte Gazza (Trentino) (E) Monte Stivo (Lago di Garda) (E) Il Monte Gazza (1985 m) sorge a Sud di Molveno, fra il Bondone e il Brenta. La sua catena montuosa delimita a Ovest la Valle dei Laghi. Dal parcheggio nel paese di Margone (980 m), attraverso il bosco di faggi e macchie di pino silvestre giungeremo al bivio con il sentiero 602 (1590 m). Da qui in mezz’ora giungiamo ai vasti prati del Monte Gazza, dove godremo di un vasto panorama sul Gruppo del Brenta e sul Lago di Molveno. Brevi tratti esposti si trovano sul sentiero 627, al ritorno, che ci offrirà una fantastica veduta a volo d’uccello sul Lago di Toblino. La nostra camminata ha inizio a Malga Campo (1385 m) e conduce al valico di Cima Bassa. Da qui, con bei panorami verso il Lago di Cavedine e il Gruppo del Brenta, raggiungeremo il Rifugio Prospero Marchetti. Dieci minuti appena ci porteranno sulla cima del Monte Stivo (2059 m), eccezionale punto panoramico affacciato sul Lago di Garda e la Vallagarina. Dalla cima la vista spazia sulla catena del Monte Baldo a Sud, le Piccole Dolomiti e il Pasubio a Est, i ghiacciai dell’Adamello, del Carè Alto e della Presanella e le Dolimiti di Brenta a Ovest. domenica 8 luglio domenica 9 settembre Lago di Tovel - Malga Flavona Lago Santo - Passo della Boccaia Monte Giovo (E) (Dolomiti di Brenta) (E) La nostra camminata ha inizio al Lago di Tovel (1178 m). Prenderemo il sentiero per Malga Pozzol (1632 m), attraverseremo il ruscello su un delizioso ponticello di legno e saliremo attraverso il bosco fino a Malga Flavona (1860 m). Ci troviamo nel Brenta Orientale. La valle glaciale di Santa Maria di Flavona dal Lago di Tovel si addentra verso il massiccio del Brenta con direzione NordSud alternando pianori ad alti gradoni, ambiente dell’orso bruno e dell’aquila reale. Malga Flavona, sicuramente una delle più belle del Brenta, è collocata su un grande spiazzo aperto fra prati, boschi e picchi dolomitici. Incastonato nell’Appennino modenese, il Lago Santo, raggiungibile da Pievepelago, è situato a 1500 metri di quota. È il maggior lago naturale dell’Appennino modenese e il secondo dell’intero Appennino settentrionale. Il nostro percorso sale dal lago attraverso il Passo della Boccaia (1574 m) e raggiunge la cima del Monte Giovo (1991 m) senza punti esposti, ed è pertanto accessibile a tutti. Al ritorno scenderemo al Colle Bruciata e da lì, attraverso i Campi di Annibale, nuovamente al Passo della Boccaia e al Lago Santo. SOCI del FRIGNANO domenica 17 giugno sabato 23 giugno Sasso Tignoso - Sant’Antonio Alpesigola (T) Campocatino - Passo Focolaccia Passo Tambura (Alpi Apuane) (EE) Si parte dall’Oratorio di Casa Giannone (dopo Roccapelago), vicino alla Via Vandelli. Lo splendido ofiolite di Sasso Tignoso ci attende: si sale e si scende in poco più di 45 minuti, per scaldarsi un po’. Si prosegue lungo un percorso insolito, in parte sentieri CAI, in parte vecchie carrarecce, che passa da Casa Piccirello, taglia il sentiero CAI che dall’Alpesigola porta alle Caldie, tocca i Tegelli e tra praterie spesso con bellissimi cavalli al pascolo e antiche pinete, arriva all’antico borgo abbandonato di “S.Antonio”. Proprio il 17 giugno, prima domenica dopo il 13, giorno di S.Antonio, verrà inaugurato e festeggiato il restauro, ora in corso, del piccolo Oratorio dedicato al Santo (anche con stand gastronomico gestito dagli amici escursionisti di Montefiorino). Si ritorna salendo (con calma!) sulla cima dell’Alpesigola, che dai suoi 1640 metri offre uno splendido panorama, si scende lungo sentieri CAI e un tratto di Via Vandelli, per poi fare ritorno all’Oratorio dove abbiamo lasciato le macchine. D.G. Maria Luisa Severi Campocatino si trova nel comune di Vagli di Sotto a circa 1000 metri di altitudine, è costituito da un grande prato originatosi da un antico bacino glaciale. È un luogo suggestivo tra i più belli delle Apuane. Campocatino è composto da una decina di case in sasso più una minuscola chiesetta e un simpatico rifugio dove si può mangiare. Dal 1991 questo meraviglioso angolo è diventato oasi naturale della LIPU, per le numerose specie di uccelli che vi vivono. Dal centro del paesino in direzione nord-ovest inizia il sentiero che aggira il Monte Tombaccia (1371 m), in seguito costeggia il fianco ovest del Monte Roccandagia (1700 m) per raggiungere il passo della Focolaccia a 1650 metri. Imbocchiamo il sentiero che in cresta ci porterà sulla cima del Monte Tambura (1890 m), il punto più alto dell’escursione da dove si può godere di un panorama a 360 gradi dal Golfo della Spezia, Massa Carrara, il Lago di Vagli e il Monte Pisanino. Con visuale ottima, è possibile intravedere la Corsica che dista 139 km in direzione Sud-Ovest. Ora si inizia a scendere per un sentiero che assomiglia a una pietraia verso il passo della Tambura (1620 m). Qui si prende quello che rimane della vecchia e famosa via Vandelli che arriva da Massa Carrara la quale ci porterà a quota 1000 metri dove troveremo un sentiero che con leggerissimi saliscendi (salvo un tratto di sentiero attrezzato con corda d’acciaio lungo 30-40 metri) ci porterà a Campocatino. D. G. Romano Bertugli 5 domenica 8 luglio domenica 22 luglio Giro delle Tre Cime delle Viotte Passo d’Annibale - Monte Gomito (EE) Altopiano delle Viotte (EE) Tre perché si dice che sia il numero perfetto, tre per le Tre Cime delle Viotte che è una delle mete più particolari nelle vicinanze di Trento, sia per il panorama che per i reperti storici. Monte Cornet è la cima più a ovest e la più alta (2180 m), Dos D’Abramo è la cima centrale (2140 m) e Cima Verde (2102 m) è quella più a est. Le cime sono collegate fra loro da una cresta che permette un percorso ad anello. Da Viotte si possono già ammirare le Tre Cime, i Gruppi del Brenta e dell’Adamello, la cima del Palon e grandi prati verdi. Lasciandoci alle spalle il Palon ci si incammina verso La Costa dei Cavai, si attraversa il biotopo delle Viotte, che è una riserva integrale. Proseguendo lungo la strada forestale che porta a Bocca Vaiona, si vedono le trincee della prima guerra mondiale e, più avanti, una sorgente d’acqua. Si arriva alla Malga Roncher, quindi si sale lungo un prato per riprendere il sentiero Costa dei Cavai e si va verso Monte Cornet. Arrivati alla cima, si può ammirare uno splendido panorama, quindi si scende lungo il versante sud-est passando fra le trincee della Grande Guerra e si raggiunge la cresta che ci porta verso il Dos D’Abramo. Arrivati sotto Dos D’Abramo, salire e scendere dalla cima è possibile attraverso un canale attrezzato con funi metalliche e staffe, che ci permette di raggiungere un sentiero superiore. Si può anche evitare la salita al Dos D’Abramo prendendo il sentiero che costeggia la base nord ovest portandoci fino alla Cima Verde. Per il rientro si scende dalla Cima Verde lungo un prato, traversando mughi e un bosco tramite quest’ultimo sentiero che termina all’imbocco della Val del Merlo, si prosegue lungo un altro sentiero pianeggiante costeggiando il limite settentrionale della riserva integrale, per ritornare al parcheggio. D.G. Angelo Lavacchielli domenica 9 settembre Monte Cusna (E) Si parte dalla Pescheria Zamboni a quota 1100 metri presso Febbio. Seguiremo poi la classica salita alla cima del Monte Cusna (2121 m), coronata dal percorso di tutto il profilo del Gigante fino a raggiungere il piccolo crinale di Lama Lite. Poi percorreremo l’ampio e spettacolare circo glaciale del Monte Prado (2054 m) per salirne infine la vetta che rappresenta la meta finale di questa impegnativa escursione in una delle zone più incontaminate del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. D.G. Lorenzo Sorbelli Pressoché disabitata tranne qualche capanna di taglialegna o pastori, anticamente la Valle delle pozze era comunque frequentata da pellegrini e mercanti che, grazie ai suoi importanti valichi appenninici del Passo di Annibale e Passo della Vecchia, svolgevano attività di scambio economico (e culturale) tra l’Etruria e la pianura del Po. Lo stesso Passo di Annibale era il valico verso la Toscana dell’antica “Via dei remi” che, dalla vicina Valle del Sestaione, veniva utilizzata per portare i legnami dalle foreste dell’Abetone verso la valle delle Tagliole, per poi discendere in Garfagnana e da lì tramite il fiume Serchio trasportarli fino al mare e a Pisa, dove venivano utilizzati per realizzare appunto i remi e le assi per il fasciame delle navi del Granducato di Toscana. La Val di Luce, ribattezzata così negli anni ‘30 dall’allora proprietario Podestà dell’Abetone, l’ingegner Lapo Farinati Uberti, è dominata a sud dall’imponente sagoma dell’Alpe Tre Potenze (1940 m), a est dal Monte Gomito (1892 m) mentre a ovest e a nord confina rispettivamente con le Valli delle Tagliole e dello Scoltenna. La cima più alta della valle è appunto l’Alpe Tre Potenze che deve il suo nome al fatto che congiungeva tre vallate appartenenti a tre Stati diversi: il sopra citato Granducato di Toscana, il Ducato di Lucca e il Ducato di Modena. Oltre a fare una bella escursione tra Emilia e Toscana a “caccia” di tritoni e godere a pieno della pace e spiritualità delle foreste di faggi e abeti, approfondiremo ed amplieremo queste tematiche storiche, culturali e geografiche. Al termine di una giornata così piena e davanti ad una meritata merenda, condivideremo emozioni e sensazioni provate durante l’escursione. D.G. Giordano Chiodi www.cai.mo.it SOCI di LAMA sabato 9 giugno - Passo Radici - M. Saltello - Cima Romecchio - Cima dell’Omo - la Boccaia - Lago Santo (E) dislivello + 259/-339 metri - tempo: 5 ore con pranzo al sacco. Partenza ore 6,30 con pulmino. sabato 16 giugno - Giro della Val di Luce: Ca’ Coppi - Balzo delle Rose Passo Rombicetti - Passo d’Annibale - Alpe Tre Potenze - Passo della Fariola - Ca’ Coppi (E) dislivello +/- 700 metri; tempo: 5 ore con pranzo al sacco. Partenza ore 6.30 con auto proprie. sabato 23 giugno - Apuane - Campocatino - la Focolaccia - Tambura passo Tambura e ritorno a Campocatino (EE) - Equipaggiamento: oltre al normale equipaggiamento da montagna, guanti, cordino di 7 metri, diametro 9 mm e 2 moschettoni (per la presenza di un tratto attrezzato), pranzo al sacco e acqua a sufficienza (il percorso è senz’acqua). Partenza ore 6.00 con auto proprie. sabato 30 giugno - Piane di Mocogno - Via Vandelli - Cava Prati di Barigazzo - Monte Cantiere - Baita del Duca (E) dislivello +/- 367 metri; tempo 4 ore, possibilità di pranzo in baita. Partenza ore 7.00 con auto proprie. sabato 7 luglio - Lago Santo - Rondinaio - il Passetto - tratto attrezzato Grotta Rosa (tratto attrezzato) - Monte Giovo - Passo Boccaia - Lago Santo (EE) dislivello +/- 615 m; tempo: 4:30 ore con pranzo al sacco. Partenza ore 6.30 con auto proprie. sabato 14 luglio - In occasione della Torre in festa di Montecenere si organizza un’escursione dalla Torre di Montecenere al Castello di Brandola e ritorno (Montecenere - Pracanina - Castello di Brandola - Bagni di Brandola 6 - Ponte Ercole - Montecenere) (E) dislivello +/- 380 metri; tempo: 3:45 ore. Partenza ore 7.30 dal parcheggio di Montecenere. sabato 21 luglio - Oratorio del Monticello - la Nuda - la Boccaia - le Borelle - Monticello (E) - dislivello +/- 735 m; tempo: 5:30 ore con pranzo al sacco. Partenza ore 6.30 con auto proprie. sabato 28 luglio - Percorso nei dintorni di Lama Mocogno (Lama, treppi della ruzzola - Selva dei Pini - Cavergumine - Tollè - casa Palmina - Mocogno - la Masina - Lama Mocogno) (E) dislivello +/-762 metri; tempo: 5:30 ore con pranzo al sacco. domenica 5 agosto - Festa Madonna delle nevi - Abetone - Libro Aperto Monte Cimone - Lago della Ninfa (E) dislivello +955/-835 metri; tempo: 5+1:30 ore con pranzo al sacco. Partenza da Lama ore 6.00 con pulmino. sabato 11 agosto - Pellegrinaggio La Santona - San Pellegrino (Via Vandelli - Passo Cento Croci - La Fabbrica - Imbrancamento - Giro del diavolo - San Pellegrino con Santa Messa) (E) Tempo: 6:30 ore con pranzo al sacco o al ristorante. Partenza dalla Santona ore 5.30. Ritorno con pulmino. domenica 19 agosto - La Camellata: Abetone - Passo delle Radici (EE) Escursione impegnativa e faticosa: Abetone - Monte Gomito - alternativa ai Denti della vecchia - Passo d’Annibale - Foce Giovo - Monte Rondinaio - tratto attrezzato Grotta Rosa - Monte Giovo - Colle Bruciata - Cima dell’Omo - Cima Romecchio - Saltello - Monte Albano - Giro del diavolo - Passo delle Radici. Abbuffata finale. dislivello +1440/-1301 metri; tempo: 9 ore. Partenza da Lama ore 5.00 con pullman. - - SCUOLA C.A.I. A G L I P O I V N A I N S I M L O E MO DEN A ALPINISMO GIOVANILE Soggiorno Estivo dal 2 all’8 luglio per ragazzi/e nati dal 2000 al 2003 PARCO NATURALE ALPE DEVERO E ALPE VEGLIA Escursioni naturalistiche, orienteering, arrampicate e giochi • escursioni ai laghetti alpini delle Streghe, del Sangiatto, dell’Azzurro e alle cascate della Valle del Bondolero... • visite alle malghe degli alpeggi estivi sugli altopiani confinanti con il Vallese Svizzero, per apprendere la vita legata al pascolo e alla trasformazione dei prodotti delle mandrie... • lezioni di arrampicata, sui sassi nei pressi del rifugio... • escursioni guidate di orienteering alla ricerca di luoghi ameni quale il Passo del Rossa, o la Punta del Busin... • e cammin facendo, incontri con marmotte, camosci, stambecchi, salamandre... • tanti giochi e canti di socializzazione... • per introdurre i ragazzi alla conoscenza dell’ambiente montano. 41° Soggiorno Estivo in Montagna dal 19 luglio al 3 agosto per ragazzi/e nati dal 1993 al 1999 Parco Naturale Canyon de Ordesa e Monte Perdido - Pirenei Il Parco Naturale Ordesa y Monte Perdido, ubicato nel terzo raggruppamento dei Pirenei (da est a ovest: Mediterranei, Centrali, Atlantici e Baschi), confina sul lato nord con il Parco Naturale di Gavernie, situato in Francia. Il parco si presta magnificamente, per la tranquillità, la bellezza e la solitudine delle lunghe vallate, a introdurre i giovani al razionale e al contempo affascinante mondo del trekking. Orientandosi con bussola e carta, raggiungeremo i luoghi più caratteristici di questo imparagonabile parco e visiteremo siti geologici che testimoniano l’origine e l’evoluzione di queste montagne: gli incredibili colori dei Pico de Inferno, il Circo de Piedrafita, con i suoi innumerevoli laghetti azzurri, la famosa e romanzata Brecha de Rolando, l’aerea Faixa (cioè cengia) Pardina, il maestoso Canyon de Ordesa, con le sue rombanti e contorte cascate, sottostanti il bianco anfiteatro calcareo del Monte Perdido. Assistere al sorgere di un’alba sul percorso che dalla Brecha conduce al Circo de Cotatuero, farà emozionare e aiuterà a far comprendere ai ragazzi che nessun pittore al mondo riuscirebbe a dipingere e a trasmettere la maestosa imponenza architettonica della natura. Si potrebbe continuare a lungo a elencare le caratteristiche uniche che racchiudono questi Pireneos Atlanticos, peculiarità così esclusive da rimanere per sempre impresse nella mente e nel cuore dei ragazzi dell’AG che precedentemente hanno vissuto questa esperienza... È in questi luoghi di rara bellezza che l’Alpinismo Giovanile della Sezione di Modena svolgerà il suo 41° Soggiorno Estivo in montagna. 7 8 9° Concorso Fotografico - I risultati 1 Giunto nel 2011 alla nona edizione, il Concorso Fotografico pare affascinare ancora i nostri Soci che, più numerosi dello scorso anno, hanno visitato la mostra allestita nei mesi invernali presso la Sede di Modena e hanno decretato il vincitore, esprimendo la loro preferenza. I Soci che hanno partecipato sono 15 e le fotografie esposte sono state 50. Il vincitore di quest’anno è stato John Freeman, con la foto n. 2 dal titolo “Cascata del Dardagna”. John Freeman si è aggiudicato anche il secondo posto con lo scatto “Serra dei Baichetti” (n. 32). Terza piazza per Carlo Verzani, autore della foto n. 8 “Blizar - Alpe Devero”. Le due prime foto sono state realizzate sul nostro Appennino, a testimonianza che tra i nostri monti si celano suggestioni e che i nostri Soci sanno coglierle, anche grazie ad una macchina fotografica. Poi - certo - anche un po’ di campanilismo per votare le foto “di casa nostra” non guasta... Ringrazio il Coordinatore del Concorso, Alberto Papotti, che si è impegnato a raccogliere e gestire i diversi aspetti della manifestazione ed ha ottenuto un bel risultato. Come di consueto, la foto vincitrice è stata appesa in sede accanto alle foto degli anni scorsi. Il Presidente 2 3 La mia esperienza... Come posso raccontare l’esperienza vissuta? Provo a partire dalla fine... da cosa mi porto a casa dal 14° corso di escursionismo invernale. Beh l’attrezzatura! Un bella giacca invernale, i pantaloni, i calzettoni e i guanti che spero di usare ancora... Scherzi a parte. Parto dalla fine perché la fine per me significa l’ultima bellissima gita in Val Pusteria due giorni impegnativi, tanto impegnativi che sono stata indecisa fino all’ultimo se andare o no, spaventata dai 1000 metri di dislivello previsti per il secondo giorno. Si perché io pur amando molto la montagna e camminare, sono una polentona, come direbbe qualcuno, una escursionista “cioccolataia” e, se camminare non è un problema e lo farei per chilometri, la salita lo è, perché manca il fiato e non avevo voglia di rallentare il gruppo. Invece sono andata. Abbiamo avuto due giorni di sole splendido, purtroppo le altre gite del corso erano sempre state coperte e nebbiose. Il primo giorno è stata davvero una passeggiata! Culminata a 2100 metri con un panorama mozzafiato: davanti a noi le 3 Cime di Lavaredo poi la Croda Rossa, le montagne dietro Cortina per citare solo i nomi dei monti che mi ricordo. Ma una delle cose belle uscendo con il CAI è che puoi contare su escursionisti esperti e sinceramente “innamorati” dei monti che ci hanno indicato e nominato tutte le cime e per ognuna raccontato una storia o condiviso un’esperienza vissuta. Il giorno dopo siamo partiti per i “terrificanti” 1000 metri di dislivello: obiettivo il rifugio “A. Locatelli alle Tre Cime”, indovinate un po’? Ci sono arrivata in cima a quei 1000 metri! Per scoprire che non erano nemmeno terrificanti! Siamo partiti come sempre in due allievi e un istruttore. Il mio, volutamente non faccio il nome, è stato bravissimo. Perché di fronte alle mie “lamentele” tipo: “eh ma non ce la farò... mi spiace, ma sicuramente tornerò indietro prima... però voi continuate perché non voglio rallentarvi né essere d’impaccio...” mi ha serenamente sempre risposto: “Va bene, nessun problema, noi intanto andiamo, ogni tanto prendiamo fiato, poi quando non ce la farai più torniamo, senza fretta e senza problemi. Intanto andiamo e godiamoci il panorama...” Siamo andati, ci siamo goduti il panorama - con cascate ghiacciate, valli innevate, picchi soleggiati -, abbiamo chiacchierato, ogni tanto tiravo fiato e dicevo “bello, peccato solo che non arriverò in fondo... ma davvero il dislivello è troppo per me...”. Intanto salivamo costantemente. Ad un certo punto ho detto al mio istruttore che cominciavo ad essere veramente troppo stanca... e sarei tornata, dal momento che ero sicura mancasse ancora molto. Lui, sempre assolutamente sereno, mi ha risposto: “Beh se vuoi rientrare, come credi... ma forse è normale che tu sia stanca... visto siamo già saliti di 800 m...” Ero sbigottita, avevo già fatto l’80% del temuto dislivello senza nemmeno accorgermene... potevo forse mollare? Assolutamente no! Sono arrivata fino al rifugio dove ci hanno accolto gli altri tra risate e anche alcuni sfottò, sicuramente in ritardo rispetto ad altri gruppi... ma non era mica una gara giusto?! Il tempo di mangiare qualcosa, fare quattro chiacchiere e una foto di gruppo e via verso la discesa. Anche quella temuta assai, perché se è vero che “in discesa tutti i santi aiutano”, è anche vero che le ginocchia a volte si lamentano e la paura di rotolare giù resta. Solo che ora, sapevo come fare: ho tenuto il mio passo, chiacchierato, ammirato il panorama, sempre con la massima attenzione a dove mettevo gli scarponi, e sono arrivata alla baita da cui siamo partiti. E lì mi sono “premiata” con un bel piattone di patate al forno, speck e uova in camicia...perché me lo ero meritato! Ecco cosa mi porto a casa dal corso di escursionismo: io che guardavo le montagne innevate e la gente che saliva in cima e pensavo sempre “Che bravi! Che bello d’essere! Chissà che meraviglia da lassù” bene, lassù ci sono arrivata anche io. E ci sono arrivata non solo “appas- sionata”, ma anche con molta consapevolezza. La consapevolezza di tutto ciò che un’escursione in montagna comporta. Dall’attrezzatura e i rifornimenti da portare con sé - che non è esattamente banale, dal momento che non solo può fare la differenza nell’ambiente che troverai una volta in cammino, ma è anche tutto quello che porterai sulle spalle per tutta la giornata - a come muoversi nei diversi ambienti innevati che si possono incontrare. Da come prendere informazioni e valutare le condizioni meteo, a come guardare attentamente l’ambiente per capire quale sia il percorso più sicuro. Fino a come utilizzare l’arva o prestare il primo soccorso. Quando e come utilizzare le diverse attrezzature: ciaspole e bacchette o ramponi e piccozza, ecco forse sulla manovra di arresto con la piccozza sono ancora un po’ scarsina... Alcune cose poi oltre che utili sono state anche molto belle anche semplicemente a livello di curiosità... come ad esempio i diversi livelli di neve/ghiaccio che si possono incontrare stratificati. Quindi ringrazio davvero tutte le persone che ho incontrato al corso: per la professionalità con cui ci hanno spiegato, la passione che mi hanno trasmesso, la pazienza che hanno avuto, la capacità di spronare! Barbara Taccini, escursionista “cioccolataia” invernale soddisfatta 9 Gruppo sentieri Una lunga estate in bianco e rosso Complice il tempo un po’ matto, l’attività sul campo tarda ad iniziare. La “maledizione” del maltempo ci ha obbligato a “guardare ma non toccare”, ovvero a goderci i sentieri sotto la pioggia, tenendo gli attrezzi ben chiusi in magazzino. Ma, immaginando che l’estate arrivi, è bene guardare avanti e alla stagione calda che ci permetterà di rimediare alle intemperanze dell’inverno. Certo, una mano ci servirebbe proprio e, per questo, invitiamo tutti gli escursionisti a partecipare alle nostre gite mensili. Non c’è nulla di difficile, solo una gita in compagnia, un paio di barattoli di vernice e qualche attrezzo che si impara a conoscere un poco per volta. Le prossime uscite in programma sono le domeniche 3 giugno, 8 luglio e 2 settembre. Il martedì precedente (il primo martedì del mese) ci incontriamo in sede a Modena per decidere dove andare e definire i dettagli organizzativi, per cui è utile passare dato che, in base a quanti siamo potremo decidere l’attività migliore, oltre che la più interessante! Il Soci che curano la rete del comune di Pavullo, invece, si trovano il mercoledì precedente alle gite presso la sede del Frignano, a Pavullo. Per loro il programma prevede un’unica gita prima di settembre, il 24 giugno. Dopo anche loro saliranno nell’Alto Appennino e ci aiuteranno a preparare i sentieri per accogliere gli escursionisti per la Settimana Nazionale dell’Escursionismo! Questa verrà aperta da un importante appuntamento: il XIV Meeting Nazionale dei Sentieri in programma sabato 8 settembre a Lizzano in Belvedere. In questa occasione si affronteranno i temi legati alla sicurezza e alla formazione nella nostra attività ma anche alla qualità. Quest’ultimo aspetto può sembrare eccessivo in un’attività di volontariato come la nostra ma è importante perché sottolinea l’alto livello del lavoro svolto dai nostri Soci. Sempre per supportare “la Settimana” che finalmente approda nella nostra regione, durante il periodo estivo svolgeremo molta attività per verificare lo stato dei segni e dei sentieri che San Bernardo da Mentone verranno percorsi. Chi vuole godersi qualche weekend di “pittura”, dunque, ha solo l’imbarazzo della scelta tra le domeniche 22 luglio, 5 e 19 agosto e 2 settembre e i relativi sabati. Anche in questo caso, ci incontreremo il martedì precedente per organizzarci, affidandoci al “passaparola” per il mese di agosto quando la sede è chiusa. Invito gli interessati a comunicarci la vostra intenzione di partecipare per informarvi sulle attività che man mano organizziamo. Ci trovate in sede a Modena il martedì sera e a Pavullo in occasione dei mercoledì precedenti le gite. La nostra mail è [email protected] Andrea Gasparini di Alessandro Marchiorri Nel numero di Agosto 1932 (ottant’anni fa’ esatti) della Rivista del C.A.I., alla Rubrica Atti e Comunicati della Sede Centrale, appare la Circolare n.10 del seguente tenore: Quadro di San Bernardo nelle Sedi sezionali e nei rifugi A TUTTE LE SEZIONI DEL C.A.I. “Le Sezioni riceveranno - gratuitamente - per conto di questa Sede Centrale - riproduzioni del quadro di San Bernardo - protettore degli alpinisti - pregevole opera del pittore Migliorati di Perugia, da collocarsi nelle sedi sociali e in ciascun Rifugio di proprietà, in consegna o in affitto. Ogni stampa deve essere inquadrata sotto vetro con cornice liscia, formata da listelli di legno larghi quattro centimetri, e ciò allo scopo di avere la maggior possibile uniformità. I quadri destinati alle Sezioni devono essere esposti subito; quelli per i Rifugi saranno posti in opera al più presto, ed in ogni caso per l’inizio della stagione alpinistica dell’anno corrente.” Saluti fascisti - d’ordine Il Segretario del C.A.I. V.Frisinghelli A parte i “saluti fascisti” che ovviamente son caduti in prescrizione, nessun “contrordine” fu più emanato per annullare tale Circolare: la nostra Sezione, pertanto, ha doverosamente e disciplinatamente ottemperato alla disposizione a suo tempo impartita e ha ricollocato il quadro nella sala grande della nostra Sede sulla parete di sinistra, sopra la bacheca storica contenente a tutt’oggi i vecchi strumenti speleologici. Nella foto storica che pubblichiamo, tratta dall’Archivio Testoni, è raffigurato l’interno della vecchia Sede di Via San Vincenzo (i Soci più anziani la ricorderanno senz’altro perché fu tale fino al 1955...) in cui ben si individua sopra l’uscio, il quadro di San Bernardo. Da notarsi inoltre, sulla sinistra, le foto del Re e di “zio Benito”... alle pareti poi numerosi pannelli con fotografie... dove saranno mai andate a finire? Nel quadro, sotto l’immagine del Santo che trafigge il dragone e sopra una artistica composizione di piccozze, sci e relative racchette in bamboo e il Logo del CAI, viene riportata da un lato la Preghiera dell’Alpinista e dall’altro la Proclamazione del Patronato di S.Bernardo di Pio XI, Papa Achille Ratti, che fu valente alpinista e Socio CAI della Sezione di Milano. Il CAI d’allora naturalmente non potè che aderire all’iniziativa di un Socio che era diventato addirittura Sommo Pontefice della Chiesa cattolica! Dal momento che è praticamente impossibile da terra riuscire a leggere questi due testi, li abbiamo trascritti a uso e consumo della “elevazione spirituale” di tutti: lo stile della prosa è quello che è, ridondante, ampolloso, retorico e magniloquente fin che si vuole, ma era lo stile tipico d’allora e all’epoca nessuno ci faceva caso più di tanto... (in basso a sinistra) “Bendici, o Signore, queste funi, e bastoni e piccozze, e tutti gli altri attrezzi qui presenti, affinché chiunque ne faccia uso su gli ardui dirupi dei monti, fra i ghiacci e le nevi e le tormente sia preservato da ogni accidente e pericolo, e felicemente arrivi in vetta, e incolume ai suoi faccia ritorno. Per l’intercessione del Beato Bernardo, che volesti patrono degli alpigiani e degli alpinisti, proteggi, o Signore, questi tuoi servi e a essi concedi che mentre ascendono queste vette, possano anche al divino monte pervenire. Per Cristo Signor nostro. Così sia.” (in basso a destra) “...Vogliamo stabilire San Bernardo da Mentone qual Patrono celeste non pure agli abitanti ed ai viaggiatori delle Alpi, ma anche a coloro che si esercitano a salirne i gioghi. Per vero tra tutti gli esercizi di onesto diporto nessuno più di questo - quando si schivi la temerarietà può dirsi giovevole alla sanità dell’anima nonché del corpo. Mentre, con duro affaticarsi e sforzarsi per ascendere dove l’aria è più sottile e più pura, si rinnovano e rinvigoriscono le forze, avviene pure che e coll’affrontare difficoltà d’ogni specie si divenga più forti pei doveri anche più ardui della vita, e col contemplare la immensità e bellezza degli spettacoli che dalle sublimi vette delle Alpi ci si aprono sotto lo sguardo, l’anima si elevi felicemente a Dio, autore e Signore della natura.” PIO XI 10 Le nostre radici Pubblichiamo quella che oggi chiameremmo “Scheda Informativa” relativa a una escursione nell’Alto Appennino modenese alla fine giugno 1930. È un documento tratto dall’archivio Angelo Testoni che proponiamo alla curiosità dei nostri lettori perché costituisce un interessante spaccato degli usi e costumi dell’epoca. Naturalmente non possiamo esimerci da qualche commento e considerazione: la gita era definita come “Manifestazione Sociale”, la 5a dell’anno 1930 VIII era l’anno dell’Era Fascista iniziata nel 1922. L’escursione era strutturata su due giorni, il 28 e 29 giugno, perché a quell’epoca sarebbe stata impossibile da mattino a sera; la viabilità era quella che era: non esistevano la Fondovalle Panaro e, in questo caso, la Nuova Estense; da Modena bisognava “sciropparsi” tutta la Via Giardini: Maranello, Serramazzoni, Pavullo, Lama, Barigazzo, Pievepelago e Abetone. Come evidenziato nel Programma - Orario occorrevano ben tre ore da Modena a Pievepelago. Lo stemma del CAI era ancora “pulito”: pochi anni dopo il Regime fascista avrebbe imposto l’apposizione di un fascetto littorio sotto la Stella d’Italia. L’aquila era rappresentata correttamente con fattezze da rapace e non come oggi, spiace dirlo, con una testa vagamente simile a quella di un colombo; comparivano ancora due piccozze incrociate dietro lo scudo e la corda era avvolta sullo stesso e non pendente come nel “logo” odierno. L’unica a non cambiare era la stella che essendo la “Stella d’Italia” non poteva né potrà mai essere cambiata, né tolta o sostituita con alcunché... Nel testo dell’Invito rivolto all’Egregio Consocio. Le Tagliole venivano definite “paesello ridente”. Fino a qualche decennio fa’ tutte le località turistiche erano “ridenti”... probabilmente la definizione era cittadina, per chi cioè rideva, o meglio sorrideva, all’idea di trovarsi in gita o in vacanza in montagna; i “paeselli” forse anch’essi erano ridenti all’idea che i “forestieri” recandosi colà, portassero dei bei “bajocchi”... Circa a metà testo troviamo “...fino alle pinete del Gomito e dell’Abetone...”: si trattava e si tratta tuttora di abetaie o abetine, mica pinete: i Soci di allora, come purtroppo molti anche oggi, non distinguevano un pino da un abete... eppure lo stesso toponimo “Abetone” non avrebbe dovuto indurre a qualche ragionevole dubbio? A fine testo si fissava la “Adunata” in Piazza Mazzini. Oggi si direbbe “ritrovo” per la partenza, ma allora era tutto militarizzato o para-militarizzato per cui il termine “adunata” era di uso corrente. E passiamo al “Programma - Orario”: riscontriamo oggi un dettaglio, o meglio, la mancanza di un dettaglio di non secondaria importanza tra la sera del sabato e la mattina della domenica: i pasti. La sera del sabato, all’arrivo a Pievepèlago, s’andava a letto senza cena? E poi la domenica, con un’alzata alle 4 del mattino, si consumava la prima colazione non prima delle 6.30 all’arrivo al Lago Santo? Bisognava aver fatto un pasto pantagruelico a casa propria prima della partenza per la gita per riuscire a “tener botta” fino al Lago Santo cui si giungeva a piedi da Tagliole in un’ora e mezza! La quota - gita (viaggio e pernottamento) era per i Soci di Lire 35, mica poco se si considera che la quota associativa annua (bollino) per Socio Ordinario ammontava all’epoca a Lire 25... (a maggior ragione poi la sera a Pievepèlago si digiunava..). Uno dei Direttori-Gita, l’Avvocato Gino Mori, era l’allora Presidente sezionale; le iscrizioni si ricevevano non alla piccola Sede sociale di Via San Vincenzo (vedasi foto in altro articolo di questo Notiziario), ma presso il cosiddetto Recapito sociale all’Agenzia Viaggiatori in Piazzetta delle Uova. Può risultare curioso il fatto che la comunicazione di cui riproduciamo un esemplare sia stata inviata al Socio Lugli Pìlade con un generico indirizzo “MadonninaCittà”: il postino non avrebbe dovuto trovarsi in difficoltà al recapito, perché la Madonnina a quel tempo più che un Quartiere era quasi una frazione di Modena e poi perché Pìlade Lugli era Capo Manipolo della M.V.S.N (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) e questo grado corrispondeva a quello di Tenente del Regio Esercito: insomma, era persona nota e tutti lo conoscevano. Ultima annotazione: Lugli Pìlade fu il primo Bibliotecario della Sezione e a lui va il merito di avere conservato e a noi trasmesso questo e altri documenti storici. Grazie, Pìlade! (Continua) - ALESSANDRO MARCHIORRI 11 NOVITÀ IN BIBLIOTECA di Alessandro Marchiorri “Spegniamo il televisore e apriamo un libro!” M. Rigoni Stern Rudyard Kipling “La guerra nelle montagne Impressioni dal fronte italiano” Ed. Mursia Narratore e poeta di gran fama, Rudyard Kipling si trova nel 1917 come corrispondente di guerra sul fronte italiano. Nel settore carnicogiulio fa conoscenza con gli Alpini di cui si “innamora” narrando ed esaltando nei suoi “pezzi” mandati al giornale la loro abilità, coraggio, ingegnosità e valore. Con traduzione dalla lingua inglese di Michela Pistidda e a cura di Massimo Zamorani, appaiono per la prima volta in lingua italiana queste fresche e immediate corrispondenze di guerra, una cinquantina di pagine in tutto, integrate, sempre a cura di Zamorani, da una breve ma esaustiva storia delle Truppe alpine dal significativo titolo “La lunga marcia degli Alpini”. Marco Albino Ferrari “Alpi Segrete - Storie di uomini e di montagne” - Ed. Laterza Parlando di Alpi, nell’immaginario collettivo di molti, compresi anche tanti Soci CAI, istintivamente appaiono le cime più famose o le località più note per l’industria del turismo, per la celebrità che hanno acquisito nella storia dell’alpinismo o semplicemente perché alla moda. In realtà, oltre alle montagne “da cartolina” esiste tutto un mondo alpino, ai più sconosciuto, che si estende dalle più remote valli piemontesi a quelle profonde e selvagge al confine austrosloveno. Si trovano paesi e villaggi di ormai pochi abitanti con il minimo indispensabile di attrezzature e servizi per in qualche modo poter sopravvivere e far sopravvivere la cultura di una antica società montanara. Il Ferrari ha percorso in lungo e in largo queste Terre Alte dove non è difficile scoprire impensabili pievi romaniche, dove viene di nuovo avvistato l’orso e dove riemergono antiche tradizioni di un artigianato ormai scomparso. È questo un libro che quasi ci invita ad abbandonare i soliti luoghi di vacanza e rivolgere la nostra attenzione a una montagna diversa e piena di straordinarie sorprese. D’antan e vintage di Alessandro Marchiorri Nel precedente numero del Notiziario “Il Cimone” abbiamo pubblicato un articolo titolato “Piccozza d’antan” relativo alla donazione a noi fatta della piccozza dell’Avvocato Polacci. Alcuni Soci ci hanno posto il quesito di che cosa s’intenda con il termine “d’antan”. È presto detto: si tratta di locuzione mutuata dalla lingua francese col significato “di una volta, di un tempo lontano, d’epoca...” Se la volessimo ascrivere a una categoria merceologica, potremmo dire che la piccozza appartiene all’antiquariato. Con l’espressione “vintage”, oggi assai di moda, si intende invece un capo di abbigliamento, un accessorio, uno strumento o un attrezzo risalente almeno a vent’anni prima che per la sua bellezza, classe, originalità sia da considerarsi di gran pregio e da considerarsi quasi “oggetto di culto” e che potrebbe rientrare in quello che oggi è definito “modernariato”. “Vintage” lo si può pronunciare sia all’inglese che alla francese: entrambi originariamente stavano a indicare in senso stretto “vendemmia” e per estensione “vino d’annata”. Concludendo: la piccozza dell’Avvocato Polacci, risalendo a circa 90 anni fa’, può certamente essere “vintage”, ma per le sue caratteristiche merita più propriamente essere definita “d’antan”. A proposito dell’articolo in cui si parla della piccozza abbiamo scritto una inesattezza: l’Avvocato Giuseppe Polacci, “il Cimoniano”, venne a mancare nel 1973 e non nel 1972. Ringraziamo i famigliari per l’osservazione e la rettifica che riportiamo volentieri per precisione storica. il cimone Notiziario della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano Via 4 Novembre, 40 - 41123 Modena - Tel. 059/826914 - Fax 059/826978 Internet Home Page: http://www.cai.mo.it - E-mail: [email protected] Direttore Responsabile: Maria Teresa Rubbiani Fotocomposizione e stampa: Borghi - Via Grandi, 63/65 - 41123 Modena Autorizz. del Tribunale di Modena n. 605 del 29 settembre 1977 Il notiziario è aperto alla collaborazione dei soci e simpatizzanti, ma gli articoli dei singoli autori non impegnano la redazione nè il Consiglio Direttivo del sodalizio. La pubblicazione può essere parziale. Anche se non pubblicati i testi non saranno restituiti. LA SEDE È APERTA NEI GIORNI DI MERCOLEDÌ E VENERDÌ (DALLE 17,00 - ALLE 19,30) E DI MARTEDÌ (DALLE 20,30 - ALLE 23,00). Fausto Camerini, Eugenio Cipriani “Sentieri sul Lago di Garda - Le tre sponde: lombarda, trentina e veneta” - Ed. Iter Due profondi conoscitori della zona firmano questo libro-guida: Camerini è Autore del volume “Prealpi Bresciane” edito nella Collana Guida ai Monti d’Italia edita da TCI e CAI e Cipriani, esperto alpinista e camminatore delle montagne dell’arco alpino orientale, Autore di oltre 40 pubblicazioni a carattere escursionistico e alpinistico. Essi ci propongono questa “guida” ai monti circostanti il Lago di Garda, uno dei luoghi più conosciuti e affollati dal turismo di massa eppure anche straordinariamente ricco di territori di silenzio e di solitudine. Una fitta rete di sentieri permette di passare dalle sponde “mediterranee” del lago con ulivi,viti e limoni, a vette che, seppur non altissime, offrono suggestioni e panorami di prima grandezza. Paolo Tombini, Luca Macchetto “Sicurezza in montagna” Ed. Versante Sud Si tratta di un magnifico manuale riguardante, come esplicita il sottotitolo, “Materiali, manovre e tecniche per affrontare al meglio l’alpinismo e l’arrampicata”. Corredato dalle bellissime foto di Carlo Gambasio, questo manuale si rivolge sia ai neòfiti, sia a chi già conosce e utilizza le nozioni qui illustrate. Come da Sommario, ecco la successione degli argomenti trattati: 1) Materiali - 2) Nodi - 3) Assicurazione e manovre di corda - 4) Tecniche di progressione in cordata - 5) Sicurezza in arrampicata 6) Valutazione delle difficoltà. Ringraziamenti Si ringraziano i sottoelencati Soci per quanto hanno donato alla nostra Biblioteca sezionale: Vittorio Pazienza: 38 carte di diversi gruppi montuosi alpini e appenninici + 4 libri-guida; Gianni Sozzi: 2 libri-guida + 1 manuale di alpinismo + il volume di Jack Olsen “Arrampicarsi all’inferno”; Massimo Barozzi: il volume “Flora del Modenese”; Alberto Meschiari: uno straordinario album di 39 foto formato cm 30x22 di cui è Autore dal titolo “Appennino modenese”: trattasi di una tiratura artigianale di pochissime copie; l’opera è visibile a richiesta presso il bibliotecario. L’Appennino in una inedita mappa rinascimentale Mercoledì 27 giugno, alle ore 16, presso la Sala d’Ercole dell’Archivio di Stato di Modena, Federica Badiali (Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Modena e Reggio Emilia) terrà una conferenza dal titolo “La Mappa della Croce Arcana: un raro esempio di cartografia geomorfologica della seconda metà del XV secolo”. Nel corso dell’incontro, organizzato nell’ambito della rassegna “Tesori di carte” dedicata al prezioso patrimonio dell’Archivio di Stato di Modena, sarà presentato al pubblico, per la prima volta, uno splendido documento cartografico realizzato nell’ambito della Corte Estense intorno al 1480, che raffigura l’alto Appennino Modenese e Bolognese, tra il Corno alle Scale e il Cimone, lungo le vallate dei torrenti Ospitale e Dardagna. La mappa, realizzata con colori a tempera su pergamena, misura cm 47 x 52 circa e presenta i segni, visibili soprattutto sul verso, di una fitta piegatura “a fisarmonica”, analogamente alle mappe escursionistiche attuali. Sono riportati i toponimi relativi all’orografia, all’idrografia e ai principali castelli e centri abitati dell’epoca; compaiono anche il Passo dei Tre Termini, il Passo della Croce Arcana e le strade che vi conducono, mentre www.cai.mo.it le differenze nell’altimetria sono evidenziate con diversi tipi di coperture vegetali. Nonostante la mappa possa sembrare una rappresentazione ingenua e approssimativa, un complesso studio interdisciplinare a cura di Federica Badiali, iniziato nel 2011 e tuttora in corso, sta dimostrando che l’antico documento riporta con precisione tutti gli elementi utili a chi dovesse raggiungere, e probabilmente oltrepassare, il crinale appenninico: in altre parole siamo di fronte ad una eccezionale carta geomorfologica-escursionistica ante litteram, ricca di informazioni che permettono anche di comprendere meglio il rapporto tra uomo e paesaggio appenninico in un’epoca così lontana. Per questo motivo l’Archivio di Stato di Modena ha inserito nella rassegna “Tesori di Carte” anche una escursione al Passo della Croce Arcana, che avrà luogo sabato 30 giugno e sarà basata sugli elementi rappresentati nell’antica mappa. L’escursione è organizzata dall’Archivio di Stato di Modena, con la collaborazione del CAI - Sezione di Modena, del Corpo Forestale dello Stato e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Per informazioni: [email protected] oppure [email protected]