Lezione 2 Contro l`indifferenza: i diritti degli animali
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Lezione 2 Contro l`indifferenza: i diritti degli animali
PERCORSO 5 ➜ Una responsabilità di tutti: l’ambiente e la strada Contro l’indifferenza: i diritti degli animali Lezione ➜ 2 Conoscenze • Comprendere che riconoscere gli animali titolari di diritti comporta l’emanazione di norme che puniscono, anche con il carcere, le violenze nei loro confronti • Conoscere il concetto e i campi di applicazione della vivisezione • Individuare gli interessi commerciali legati allo sfruttamento impietoso degli animali da spettacolo e di quelli d’allevamento Abilità • Essere consapevoli che tutti gli animali hanno diritto al rispetto e alla dignità • Riuscire a individuare i luoghi e gli ambienti in cui vengono quotidianamente soffocati gli istinti naturali degli animali • Indirizzare la maggiore consapevolezza acquisita in maniera costruttiva, incoraggiando atteggiamenti di cura e protezione verso tutti gli esseri viventi 1 Creare una coscienza animalista «Lo Stato si assume la responsabilità di proteggere le basi naturali della vita e degli animali nell’interesse delle generazioni future». Così recita l’articolo 20 della Costituzione tedesca, modificato per inserire la difesa degli animali tra gli obiettivi da perseguire nell’interesse di tutta la collettività. L’avvenimento, accolto con entusiasmo dai movimenti animalisti, è di portata storica: affidare alla legge fondamentale di un Paese, la Costituzione appunto, il compito di salvaguardare le specie animali vuol dire che lo Stato è tenuto ad approvare norme che consentano a un’affermazione di principio di diventare realtà. Attualmente, nel nostro Paese, sono numerose le proposte di modifica dell’articolo 9 della Costituzione volte a includere, accanto alla tutela dell’ambiente, anche quella del benessere degli animali in quanto «esseri senzienti», cioè capaci di provare sensazioni perché dotati di sistema nervoso. Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole 1 PERCORSO 5 ➜ Una responsabilità di tutti: l’ambiente e la strada Le leggi che tutelano gli animali Pur non mancando norme a tutela degli animali, nel nostro Paese le violenze e i maltrattamenti su di loro sono sempre stati considerati reati minori e condannati con pene irrisorie. Nel 2004, l’approvazione della legge n. 189 ha finalmente riconosciuto gli animali titolari di diritti, così gli abusi sono finalmente stati considerati delitti punibili con il carcere e non più con una semplice multa. Infatti, secondo la legge, l’abbandono di un cane o di un gatto può costare fino a un anno di carcere e una multa da mille a diecimila euro, causare lesioni o usare crudeltà verso gli animali si configura come «delitto» previsto dal codice penale e comporta, oltre a un’ammenda triplicata rispetto al passato, la possibilità di finire in carcere per un periodo che va da un minimo di tre mesi fino a un anno. Una serie di altri comportamenti illeciti sono considerati «delitti contro il sentimento per gli animali», tra cui: l’organizzazione di combattimenti, la promozione di spettacoli e manifestazioni che comportino sevizie o strazio, l’utilizzo di cani e gatti per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi d’abbigliamento e articoli da pelletteria. Successivamente, una legge del 2010 ha modificato il Codice della strada prevedendo delle sanzioni per chi non soccorre un animale domestico investito. E nel 2013 è stato anche riconosciuto il libero accesso di animali da compagnia negli esercizi pubblici, come ristoranti, gelaterie, bar, sempre a patto che siano dotati di guinzaglio e museruola. Sicuramente oggi si è più consapevoli delle minacce di estinzione che incombono su leoni, leopardi, elefanti, gorilla, rinoceronti, ma non tutti sono informati delle violenze e delle mutilazioni imposte agli animali d’allevamento, considerati vere e proprie macchine da produzione, o delle inutili sofferenze patite nei laboratori di ricerca da topi, ratti e cavie. Animali «famosi» Perfino sui set cinematografici e televisivi gli animali sono stati, in passato, maltrattati. Il protagonista di un famoso telefilm degli anni sessanta, il delfino Flipper, si lasciò morire di fame perché stanco di recitare. Analoga sorte toccò al pastore tedesco Rin Tin Tin, che in dieci anni girò venticinque film e non resse allo stress da superlavoro. Centinaia di cavalli sono morti per girare scene ambientate nel vecchio West. In anni più recenti, grazie anche alle rivendicazioni delle associazioni animaliste, è stata introdotta un’apposita normativa. Cosa vuol dire, dunque, creare una coscienza animalista? Garantire a tutti gli animali il diritto all’esistenza, al rispetto, a vivere e a crescere secondo il ritmo e le condizioni di vita che sono proprie della specie di appartenenza. La Dichiarazione universale dei diritti degli animali Nel 1978 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha proclamato la Dichiarazione universale dei di2 Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole Lezione ➜ 2 Contro l’indifferenza: i diritti degli animali ritti degli animali, che, pur non essendo un documento vincolante per gli individui e gli Stati, ha sicuramente contribuito a creare la consapevolezza che gli animali, al pari degli esseri umani, hanno esigenze degne di essere tutelate. Ma c’è ancora molto da fare per affermare l’idea che siano esseri viventi e senzienti e non creature al servizio dell’uomo. La Dichiarazione universale dei diritti degli animali Art. 1 Art. 2 Art. 3 Art. 4 Art. 5 Art. 6 Art. 7 Art. 8 Art. 9 Art. 10 Art. 11 Art. 12 Art. 13 Art. 14 Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza. a) Ogni animale ha diritto al rispetto; b) l’uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali; c) ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell’uomo. a) Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli; b) se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, né angoscia. a) Ogni animale che appartiene a una specie selvaggia ha il diritto di vivere libero nel suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi; b) ogni privazione di libertà, anche se a fini educativi, è contraria a questo diritto. a) Ogni animale appartenente ad una specie che vive abitualmente nell’ambiente dell’uomo ha diritto di vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle condizioni di vita e di libertà che sono proprie della sua specie; b) ogni modifica di questo ritmo e di queste condizioni imposta dall’uomo a fini mercantili è contraria a questo diritto. a) Ogni animale che l’uomo ha scelto per compagno ha diritto ad una durata della vita conforme alla sua naturale longevità; b) l’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante. Ogni animale che lavora ha diritto a ragionevoli limitazioni di durata e intensità di lavoro, ad un’alimentazione adeguata e al riposo. a) La sperimentazione animale che implica una sofferenza fisica o psichica è incompatibile con i diritti dell’animale sia che si tratti di una sperimentazione medica, scientifica, commerciale, sia di ogni altra forma di sperimentazione; b) le tecniche sostitutive devono essere utilizzate e sviluppate. Nel caso che l’animale sia allevato per l’alimentazione deve essere nutrito, alloggiato, trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e dolore. a) Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo; b) le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale. Ogni atto che comporti l’uccisione di un animale senza necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita. Ogni atto che comporti l’uccisione di un gran numero di animali selvaggi è un genocidio, cioè un delitto contro la specie; b) l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente naturale portano al genocidio. a) L’animale morto deve essere trattato con rispetto; b) le scene di violenza di cui gli animali sono vittime devono essere proibite al cinema e alla televisione a meno che non abbiano come fine di mostrare un attentato ai diritti dell’animale. a) Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli animali devono essere rappresentate a livello governativo; b) i diritti dell’animale devono essere difesi dalla legge come i diritti dell’uomo. 2 La vivisezione Lega antivivisezione (LAV): è la principale associazione animalista in Italia, le cui finalità sono: promuovere il riconoscimento e il rispetto dei diritti degli animali; abolire la vivisezione; combattere ogni forma di sfruttamento e violenza sugli animali; promuovere azioni legali e leggi in favore degli animali; condurre campagne di sensibilizzazione e di informazione verso i cittadini, finalizzate alla promozione di nuovi consumi che non comportino sofferenza per gli animali; sviluppare progetti didatticoeducativi con interventi diretti nelle scuole. Ogni anno nel mondo trecento milioni di topi, cavie, ratti, ma anche cani, gatti, maiali, scimmie, uccelli e pesci vengono sacrificati per testare farmaci nei laboratori di ricerca. Questo tipo di procedimento è noto con il termine «vivisezione», che vuol dire «sezionare da vivo»: cosa che certo non avviene sempre, ma rende sicuramente l’idea delle sofferenze inflitte in nome della sperimentazione. I campi di applicazione della vivisezione sono molteplici. Secondo i dati forniti dalla Lega antivivisezione, il 59% degli Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole 3 PERCORSO 5 ➜ Una responsabilità di tutti: l’ambiente e la strada animali viene impiegato per sperimentare farmaci e per lo studio delle malattie; una parte per testare cosmetici (compresi shampoo, saponi, bagnoschiuma) e detergenti; una percentuale ancora minore per esperimenti di psicologia (per esempio, le conseguenze comportamentali derivanti dalla separazione dai genitori) e test bellici (inalazione di gas tossici, nel migliore dei casi). Gli esperimenti avvengono prevalentemente in industrie e laboratori privati, ma anche nelle università, nelle scuole di medicina e, in misura minore, nei laboratori pubblici e nei dipartimenti governativi. Gli animali vengono tenuti in gabbie piccolissime, impossibilitati a ogni contatto con i loro simili, spesso privati delle corde vocali per non sentirne le urla, affamati, mutilati, infettati con vari tipi di virus. Una vera e propria strage. Serve a qualcosa? È utile la vivisezione? È una domanda che oggi imbarazza perfino i ricercatori. Secondo alcuni di loro molte sperimentazioni si potrebbero evitare, perché inutili e crudeli. Altre sono invece ancora necessarie, almeno finché non si individueranno metodi sperimentali sostitutivi. Chi si batte per l’abolizione della vivisezione parte da un presupposto molto semplice: gli animali non sono modelli sperimentali adatti all’uomo, perché diversi da lui. Ogni specie, inoltre, ha le proprie caratteristiche fisiche, anatomiche e genetiche: un farmaco sperimentato su un topo dà risultati diversi se provato su un gatto e ancora difformi se testato su una scimmia. Gli esiti, dunque, cambiano a seconda della specie utilizzata: non sono pochi i casi di sostanze che, sperimentate con successo sugli animali, hanno ottenuto risposte negative sull’uomo o, al contrario, si sono dimostrate valide per la cura di determinate malattie pur non avendo sortito alcun effetto sulle cavie. Le possibili alternative Esistono alternative alla sperimentazione animale? La LAV sostiene di sì e le individua, innanzitutto, nella ricerca clinica, ossia nell’osservazione sull’uomo di un fenomeno, nello studio diretto dei pazienti, in autopsie e biopsie, nelle colture in vitro di cellule e tessuti umani, in simulazioni computerizzate e programmazioni virtuali, che consentono analisi e confronti tra diverse strutture chimiche. Quasi tutti i Paesi, grazie soprattutto alle pressioni dell’opinione pubblica sui produttori e sui Governi, si sono dotati di norme che regolamentano la sperimentazione animale, anche se è difficile sapere cosa realmente accade nel chiuso dei laboratori. La situazione in Italia Per quanto riguarda l’Italia, sono in vigore leggi molto restrittive in materia. I ricercatori non possono utilizzare cani, gatti e scimmie, sono 4 Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole Lezione ➜ 2 Contro l’indifferenza: i diritti degli animali Obiezione di coscienza alla sperimentazione animale: il diritto dei cittadini che, per motivi di coscienza, nell’esercizio del più generale diritto alle libertà di pensiero e religione universalmente riconosciute, si oppongono alla violenza su tutti gli esseri viventi e dichiarano la propria opposizione a ogni atto connesso con la sperimentazione animale. In realtà, spesso chi si avvale di questo diritto (studenti, docenti, ricercatori, medici, tecnici, infermieri) viene discriminato sul luogo di lavoro o di studio. tenuti a praticare l’anestesia e ad evitare esperimenti a scopo didattico, ma possono, purtroppo, se lo ritengono necessario, non osservare tali disposizioni: ancora una volta il rispetto degli animali è affidato alla discrezionalità e alla buona coscienza degli umani. Il nostro, comunque, è l’unico Paese dell’Unione europea a consentire l’obiezione di coscienza a studenti, medici, tecnici e infermieri. sul filo del discorso Vivisezione animali: studentessa malata la difende, insulti su Facebook Caterina Simonsen è una ragazza di 25 anni che studia Medicina veterinaria all’Università di Bologna. Nel 2009 è stata colpita da quattro malattie genetiche rare (immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici), a cui si aggiungono prolattinoma, un tumore ipofisario, asma allergica e tiroidite autoimmune. Il suo letto nel reparto di pneumologia dell’ospedale di Padova è circondato dai macchinari che le permettono di respirare: per respirare è costretta a passare dalle 16 alle 22 ore al giorno attaccata a un respiratore, per bocca e in vena. Tra le decine di farmaci che deve assumere anche alcuni indicati per curare cani, gatti, furetti, rettili e uccelli. In una delle 3 migliaia di foto postate su Facebook è ritratta con un respiratore sulla bocca e un foglio in mano in cui ringrazia la sperimentazione scientifica sugli animali. E per questo ha ricevuto sul social network (e già denunciato) oltre 30 «auguri» di morte e 500 offese da parte di estremisti animalisti: «Io ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro. Vi faccio vedere come si vive con le mie malattie, io metto “a nudo” la mia realtà perché voi capiate che l’unica mia ‘colpa’ in tutto ciò sia stata ‘curarmi’ senza uccidere nessuno direttamente. Il mio obiettivo è laurearmi e salvare gli animali. Ma devo dire che ancora oggi la sperimentazione animale in Italia è necessaria e obbligata, fino a che non ci sarà un metodo alternativo valido». Caterina, che non mangia carne, non ha perso il suo splendido sorriso: cerca di vivere una vita normale e il suo sogno è di correre una maratona. Per poter dare gli esami all’Università segue un programma studiato appositamente per lei. Quattro volte è finita in rianimazione e nell’ultimo anno ha accumulato 12 settimane di ricovero e 20 di terapia endovena. Il suo post iniziale, rilanciato su Facebook dal gruppo «A favore della sperimentazione animale» ha ricevuto oltre 13mila likes ma ha suscitato anche una pioggia di insulti. […] (dal sito www.salute.leonardo.it) Animali da spettacolo L’utilizzo degli animali per divertire gli esseri umani è un’usanza antichissima, che, purtroppo, non è mai cessata. Costretti ad addestramenti crudeli e umilianti, sottoposti a inutili torture, imprigionati in gabbie anguste, gli animali sono privati del diritto alla vita e alla dignità per permettere agli uomini di realizzare facili guadagni, rispettare tradizioni popolari, deridere e sopraffare soggetti più deboli. Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole 5 PERCORSO 5 ➜ Una responsabilità di tutti: l’ambiente e la strada I combattimenti clandestini Ogni anno, nel nostro Paese, cinquemila cani, in prevalenza pitbull, rottweiler, dobermann e bulldog, sono vittime dei combattimenti collegati alle scommesse clandestine. I cani sono sottoposti a violentissime forme di addestramento: lasciati per giorni al buio senza mangiare, nutriti con carne cruda, costretti a correre su tapisroulant per ore e ore. Poi, imbottiti di stupefacenti, sono lanciati nell’arena: in genere un garage in un punto isolato della città. La lotta si conclude con la morte di uno dei due cani. Ma quelli che riescono a sopravvivere hanno il corpo e la mente martoriati. La legge punisce severamente chiunque promuova, organizzi o diriga combattimenti non autorizzati fra animali che possano metterne in pericolo l’integrità fisica, prevedendo la reclusione da uno a tre anni e una multa da 50mila a 160mila euro. A sanzioni molto dure sono soggetti anche gli allevatori e i proprietari di animali che ne permettono la partecipazione ai combattimenti e chiunque organizzi o effettui scommesse su tale genere di competizioni. I circhi Anche i circhi sono luoghi in cui i diritti degli animali vengono sistematicamente ignorati. Orsi che ballano, foche che giocano col pallone, tigri che attraversano cerchi infuocati: è frutto della bravura e dell’amore del domatore tutto questo? No. Per soffocare gli istinti naturali degli animali si ricorre alla violenza. Come denunciato dalla LAV, si utilizzano piastre e pungoli elettrici per costringere gli orsi ad alzare alternativamente le zampe, si picchiano i felini perché salgano e scendano dagli sgabelli, si affamano le foche per costringerle a esibirsi. Non è solo l’addestramento a causare sofferenza agli animali del circo: nei lunghi spostamenti, ma anche nelle «pause da lavoro», sono rinchiusi in gabbie strettissime, in cui possono a malapena muoversi. Le associazioni animaliste da tempo si battono per un circo senza animali – ne esistono già alcuni – in cui lo spettacolo sia affidato alla bravura, alla fantasia e alla professionalità di giocolieri, trapezisti, clown, contorsionisti e altri artisti. Gli zoo Infine gli zoo, vere e proprie prigioni. Propagandati come strumento per far conoscere le abitudini e i comportamenti delle specie selvatiche sono, in realtà, strutturati in maniera da umiliarne e offenderne la dignità. Lontani dal loro habitat naturale, gli animali in cattività difficilmente si riprodu6 Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole Lezione ➜ 2 Contro l’indifferenza: i diritti degli animali cono: lo zoo, dunque, non risponde neanche alla pretesa più volte vantata di salvaguardare le specie in via di estinzione. I tentativi di reintrodurre alcuni esemplari nel loro ambiente originario in genere falliscono miseramente perché questi, abituati alla gabbia, una volta liberi non riescono a provvedere a sé stessi autonomamente. ➜ ...nei LIBRI Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Luis Sepulveda (1996) Uno stormo di gabbiani sorvola la foce del fiume Elba, nel Mare del Nord, e si lancia in picchiata su un banco di aringhe; Kengah è sommersa da un’onda nera ma, con la forza della disperazione vola verso l’entroterra e precipita su un balcone di Amburgo. Qui la gabbiana affida il proprio uovo al gatto Zorba e gli fa promettere di allevare il suo piccolo e di insegnargli a volare. Zorba cova e, con i consigli di altri gatti del porto, alleva la gabbianella Fortunata. Per insegnarle a volare, però, occorreranno una grande idea e l’intervento di un uomo. È una storia ricca di valori, di sentimenti, ma anche di trovate umoristiche. Il bambino è portato a condividere gli atteggiamenti del gatto-eroe, ardito e coraggioso, che ama e protegge il debole, se ne prende cura e, soprattutto, non manca alla parola data. 4 La caccia Con il termine «caccia» si intende la ricerca, l’inseguimento e la cattura di fauna selvatica mediante l’uso di armi e l’aiuto di animali, in genere cani. L’esercizio della caccia è regolamentato da norme molto severe, dirette a salvaguardare l’equilibrio delle popolazioni animali e fare in modo che non si traduca in sprechi e atti di crudeltà insensati. I cacciatori sostengono di svolgere una funzione importante per migliorare l’ambiente, impedendo che alcune specie si moltiplichino a spese di altre con pesanti danni alle colture. A sostegno della loro tesi portano spesso esempi di luoghi in cui la proibizione della caccia ha causato l’esplosione di epidemie o ha costretto all’impiego dei militari per abbattere capi in soprannumero. Che la caccia sia necessaria o inutile è una questione da affrontare in piena autonomia e libertà di pensiero. Ma è importante che, laddove ne è consentito l’esercizio, sia regolamentata e che i cacciatori rispettino determinate regole per non danneggiare le specie selvatiche. L’obiettivo fondamentale nell’organizzarne lo svolgimento deve essere quello di proteggere e incrementare il patrimonio faunistico e non la difesa egoistica degli interessi dei cacciatori. Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole 7 PERCORSO 5 ➜ Una responsabilità di tutti: l’ambiente e la strada Le leggi italiane La legislazione italiana in materia, in conformità alle norme emanate dall’Unione europea, dispone quali sono le specie cacciabili e in quali periodi dell’anno è permesso catturare, detenere e commerciare mammiferi e uccelli appartenenti alla fauna selvatica. La caccia è vietata in alcune zone, come, ad esempio, le oasi di protezione, destinate al rifugio e alla riproduzione della selvaggina, i parchi nazionali, nei quali può essere autorizzata solo a scopo di abbattere animali malati o in soprannumero, nelle riserve naturali, in cui le attività umane non sono previste. Ogni Regione istituisce i cosiddetti ambiti territoriali di caccia in ciascuna provincia e stila il calendario venatorio, in cui Calendario venatorio: emanato dalla Regione ogni sono annotate le specie cacciabili e quelle protette, i periodi e anno, contiene le norme che regolamentano la caccia nell’ambito regionale, compreso il numero degli i luoghi in cui è possibile praticare la caccia. animali selvatici di cui è consentito l’abbattimento. Purtroppo, nonostante l’esistenza di leggi molto restrittive, le È necessario conoscerlo poiché la Regione può apporviolazioni alle norme che regolamentano questa delicata matare modifiche ai periodi di caccia, può estendere il divieto di caccia ad alcuni animali che l’anno preceteria sono molto diffuse. dente rientravano tra le specie cacciabili, può vietare Praticata senza rispettarne la regolamentazione, la caccia non l’attività in alcune zone e così via. è né uno sport né uno svago, ma semplicemente uno dei tanti modi per accrescere il numero delle specie ad alto rischio di scomparsa. 8 Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole Lezione ➜ 2 Contro l’indifferenza: i diritti degli animali Prove di verifica 1 Leggi la Dichiarazione dei diritti degli animali riportata alla fine del paragrafo 1 di questa Lezione e prova a riscrivere gli articoli con parole tue. 2 Trascorri qualche ora a guardare la televisione: segui le notizie dedicate agli animali. Che immagini ne danno i notiziari, i film, la pubblicità, gli spettacoli di varietà? 3 Sicuramente conosci fiabe o libri che raccontano storie di animali. Quale preferisci? Perché? 4 Scrivi una lettera a un ipotetico gruppo di scienziati che ritiene la vivisezione una strada insostituibile per sperimentare farmaci contro gravi malattie dell’uomo. 5 Ricerca sui quotidiani episodi di maltrattamento nei confronti degli animali e compila uno schema con le forme di violenza più frequenti e quelli che, a tuo parere, potrebbero essere validi rimedi per combattere il fenomeno. 6 Prova a inventare almeno due slogan che sensibilizzino le persone sulle sofferenze degli animali d’allevamento, del circo e dello zoo. 7 Le associazioni animaliste per diffondere la «cultura di un circo senza animali» riportano spesso nel loro materiale divulgativo una storia raccontata da Liana Orfei, nota esponente di una delle più famose famiglie circensi italiane. Ti invitiamo a riscrivere il finale, immaginando una sorte migliore per l’elefantessa Jennie. Quella volta (era verso l’estate) piantammo il circo su una spiaggia delle Puglie e a Jennie vennero legate, come di consueto, una zampa anteriore e una posteriore ai picchetti conficcati in terra. Ma appena Jennie vide il mare si ricordò, forse, la sua terra d’origine e sembrò impazzire di gioia: cominciò a barrire, strappò i picchetti come fossero fuscellini e, trascinando tutto con sé, andò sulla riva ed entrò nel mare. Si fermò dove l’acqua era alta poco più di un metro e non ci fu verso di farla uscire. Provammo a prenderla per fame e per sete: niente. Per due giorni rimase sprofondata in un mondo beato: giocava, si spruzzava, barriva; forse cantava la sua terra lontana. Per due giorni non mangiò e non bevve, sebbene per gli elefanti il bere sia molto importante. Esattamente quarantotto ore dopo, verso le tre del pomeriggio, Jennie uscì spontaneamente dal mare e, calma, andò a rimettersi al suo posto. Area di competenza 2 Io cittadino. Il rapporto con le regole 9