La fuga nel virtuale tra maschera e alienazione: Implicazioni

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La fuga nel virtuale tra maschera e alienazione: Implicazioni
La fuga nel virtuale tra maschera e alienazione:
Implicazioni antropologiche, strumentali e cognitive
Tesina di maturità
I.S.I.S. Giulio Natta
Classe VD-LST
di Jacopo Bonicelli – V D LST
Indice:
1. Prefazione
2. La fuga nel virtuale tra maschera e alienazione: Implicazioni
antropologiche, strumentali e cognitive
2.1. Perché internet
2.2. lntroduzione
2.3. L'alienazione e la fuga dalla vita.
2.4. La maschera per nascondere se stessi
2.5. Internet come rifugio
2.6. Le trasformazioni del cervello
2.7. Conclusioni
3. Sezione disciplinare:
3.1. Filosofia: il concetto di alienazione
3.2. Letteratura: Luigi Pirandello
3.3 Informatica: il web dinamico tra HTML e PHP
3.4 Biologia: Neuroni e sinapsi
3.5 Neuroplasticità e internet
4. Ringraziamenti
5. Bibliografia e sitografia
1. Prefazione:
Il seguente testo è il risultato di riflessioni personali, coadiuvate dalle
conoscenze apprese durante l'anno nelle discipline di filosofia, letteratura,
informatica e biologia.
Si sviluppa in un unico scritto che segue il filo conduttore espresso nel titolo,
dove le implicazioni antropologiche vengono trattate nella parte dedicata a
filosofia e letteratura, quelle strumentali nella parte dedicata a informatica, e
quelle cognitive nella parte dedicata a biologia.
Non ne consegue però un testo suddiviso in sezioni distinte: gli argomenti delle
singole discipline, infatti, rivelano forti legami tra esse, fungendo sia da spunto
per l'argomento seguente, che per argomentazione del precedente.
Il testo quindi si articola secondo uno schema a cascata, suddiviso in paragrafi
che non si slegano dall'argomento centrale.
Nella sezione disciplinare, gli argomenti chiave evidenziati in grassetto
vengono approfonditi singolarmente (con fonti esterne da me rielaborate), così
da alleggerire lo scritto da nozioni non fondamentali per l'articolazione del
discorso.
La fuga nel virtuale tra maschera e alienazione:
Implicazioni antropologiche, strumentali e cognitive
1. Perché internet
Nella scelta dell'argomento della tesina, ho spesso considerato di trattare
la tematica che segue, per poi scartarlo altrettante volte. Ciò che non mi
convinceva era infatti l'idea di trattare un tema, che molti, forse troppi prima di
me avevano già discusso nella medesima sede in cui sarò chiamato a farlo io.
Ciò che però mi ha convinto è stato considerare il tempo in cui viviamo,
come l'età della rivoluzione digitale, rivoluzione senza precedenti nella storia
per dimensioni e caratteristiche, che ha scaturito in me il fascino dell'indagine
di ciò che avviene intorno a noi e del quale siamo sia spettatori che protagonisti.
2.
Introduzione
Con l'avvento della rivoluzione digitale, l'uomo si è trovato, più o meno
consapevolmente, dinanzi a un cambiamento straordinariamente veloce e
profondo, di cui internet è solo un aspetto.
Questo mutamento investe l'uomo da molteplici punti di vista: quello
strumentale, in settori come il lavoro, la produttività e la comunicazione; ma
anche quello antropologico, in ambiti quali il sociale, il cognitivo e lo psicologico.
Sì, quando si parla della rivoluzione digitale non si può banalizzare la rete
e le nuove tecnologie vincolandole al semplice concetto di strumento, ora
elogiato per le grandi potenzialità ora bistrattato per via delle problematiche
implicate spesso dalle medesime ragioni.
La rete va considerata alla pari di un luogo, seppur virtuale, dove si
ricostruiscono su schemi diversi da quelli della vita quotidiana, relazioni,
posizioni sociali, passioni ed emozioni, ma soprattutto il luogo dove ognuno ha
la possibilità di ricostruire un'immagine di se stesso attraverso la creazione di
una maschera, un ritratto che, raffrontato alla vita reale, rappresenta la condizione di ciò che si vuole apparire, operando una selezione e un
perfezionamento, (se non un'invenzione) delle caratteristiche che compongono
la persona.
Basti pensare ai social network, dove buona parte dell'immagine di una
persona passa attraverso le fotografie, che vengono opportunamente selezionate
per mettere in luce le proprie doti o per nascondere i propri difetti; oppure
attraverso le conversazioni dove chiunque, sfruttando la dinamica del commento, è in grado di ponderare e infarcire di nozioni enciclopediche le proprie
risposte, al fine di renderle argute e interessanti, come forse non avrebbero
potuto essere in un dialogo a quattrocchi.
Ma fino a qui il comportamento dell'internauta non stupisce. È infatti una
caratteristica naturale e comune dell'uomo, quella di rappresentarsi a chi lo
circonda tramite una selezione (secondo un personale canone), delle proprie
caratteristiche e delle proprie peculiarità. Ciò che spinge alla riflessione invece,
è la tendenza sempre più incalzante a fare della maschera virtuale la principale
identità della persona, abbandonando la cura dei sentimenti e delle relazioni,
che vengono lasciati incoltivati sul piano reale. Questo fenomeno prende il
nome di alienazione.
3. L'alienazione e la fuga dalla vita.
L'alienazione, termine di origine latina, significa “farsi altro” e nel tempo è stato declinato secondo diverse interpretazioni.
L'alienazione ha suscitato l'interesse di molti filosofi già a partire dal
settecento, ed essa è stata interpretata secondo diversi punti di vista, tra i quali,
quelli che definivano l'alienazione ora come proiezione della persona all'esterno
di sé stessa, ora come estraniazione dalle proprie attività e dalla propria vita.
Tra questi punti di vista, quello che più si correla con l'argomento, è
l'interpretazione alienatoria che Nietzsche dà della maschera, in uno dei concetti
che più legano il filosofo ad Arthur Schopenhauer.
Il filosofo del Nirvana, infatti, teorizzava l'impossibilità di una coesistenza felice tra la vera natura dell'essere umano, ovvero quella di stru-mento di
conservazione della specie, e le vita vissuta dall'uomo. È proprio in questa
riflessione che Nietzsche individua la necessità dell'uomo di fuggire dalla vita e
da se stesso, scindendosi tra soggetto e maschera: in altre parole alienandosi da
sé.
Ma perché l'uomo sente l'esigenza di ricorrere a una maschera per accet-
tarsi, per rendersi accettabile agli occhi della società e per accettare la realtà?
Il primo Nietzsche elabora queste considerazioni, nell'opera “La Nascita
della Tragedia”, dove esprime la sua visione del concetto di maschera, che
ritornerà più volte nel suo pensiero, arrivando anche a toccare la figura dell'oltreuomo.
Visione che si costruisce sull'analisi della civiltà greca e delle sue
espressioni artistiche, attraverso la diarchia tra spirito dionisiaco e spirito
apollineo. Lo spirito dionisiaco deriva dall'impulso scaturito dalla forza vitale e
dal percorso caotico del divenire, lo spirito apollineo invece scaturisce dalla
necessità di ordinare secondo canoni razionali il flusso caotico della vita. L'uno
si rappresenta nella musica e l'altro nella linearità delle figure plastiche.
Il filosofo individua quindi nello spirito apollineo una maschera che
l'uomo indossa per umanizzare, ordinare e accettare la realtà, fuggendo dallo
stato di paura e debolezza in cui verserebbe immergendosi nel caos
dell'esistenza. Se ne deduce quindi che la maschera è una necessità esistenziale,
Nietzsche stesso lo riconosce, ne riconosce però anche il ruolo fondamentale
nella decadenza della società post attica, dove la maschera dell'apollineo riflette
il culto del razionalismo socratico, creando uno squilibrio tra i due spiriti che
porta l'uomo a porsi in modo miope di fronte alla vita, guidato solo dalla
razionalità, sancendo così la decadenza della società occidentale.
È su questa riflessione che si costruisce il sottile confine tra la maschera
come compromesso necessario ed equilibratore tra apollineo e dionisiaco, e la
maschera illusoria intesa come fuga dalla vita e come rifugio dalle debolezze
che affliggono l'uomo.
La maschera virtuale è una figura nata dalle medesime motivazioni, ciò
da cui si fugge è il fallimento dei rapporti reali, per ricostruirne altri semplici e
ordinati, basati su pochi e immediati canoni che legano le persone, confinando i
rapporti in un non-luogo dove sono semplificati, creandone un'immagine sintetizzata. L'essere solo amici o non amici, la cardinalità del “mi piace” che da
opinione diventa strumento e i pareri espressi in 140 caratteri ne sono un esempio.
4. La maschera per nascondere se stessi
Nell'affrontare più nello specifico gli aspetti che legano il fallimento dei
rapporti sociali e l'inadeguatezza della vita alla necessità di indossare una
maschera, è fondamentale considerare la visione di Pirandello.
Per l'autore infatti le tematiche dell'alienazione, l'insoddisfazione della
vita e la maschera sono tra le colonne portanti della sua riflessione e della sua
produzione. L'individuo in Pirandello è infatti immerso in una società costruita
su rapporti umani fittizi, nella quale chiunque indossa una maschera. Per stare
al gioco della vita è quindi necessario recitare la propria parte, imposta dalla
“forma” della società.
A riguardo Pirandello scrive “il Fu Mattia Pascal”, un innovativo romanzo che a tratti assume il carattere di saggio filosofico-esistenziale.
Mattia pascal è una persona comune, con un'esistenza dolorosa al punto
di pensare al suicidio, e che per una casualità degli eventi si trova nella
condizione di poter evadere dalla propria vita e dalle gabbie che lo costringono,
come la famiglia e il lavoro. È così che Mattia decide di fuggire, nei panni di
una nuova persona, da lui stesso inventata.
Sebbene la nuova vita sembri funzionare il Fu Mattia Pascal, ora Adriano
Meis, si trova a fare i conti con sé stesso quando comprende che la nuova
maschera che si è creato, non lo può liberare dal costrutto della precedente, e
che anzi, ora si ritrova in una condizione limbica tra le due identità che lo
pongono in uno stato di “non essere”.
Il protagonista si rende allora conto, che la fuga dalla propria persona è
un'impresa impossibile, decidendo così di rivestire i panni di Mattia Pascal e
tornare nella sua città natale. Ma così facendo si scontra con una realtà che
ormai non gli appartiene più e nella quale non può più reintegrarsi.
Il fu Mattia Pascal è allora condannato al non-essere, condannato ad una
forma di alienazione che lo priva di ciò che lo identifica e di un ruolo sociale.
Elementi che lui stesso ha rifiutato nel momento in cui ha deciso di
“abbandonare” la vecchia identità in cambio di una nuova e artefatta, decidendo così anche la propria estromissione da ciò che prima costituiva il suo
ruolo sociale.
Pirandello individua quindi un forte nesso tra il fallimento dei rapporti
sociali e l'alienazione che da esso deriva, soprattutto nel momento in cui
l'individuo, resosi conto dei limiti che impone una maschera fittizia non riesce
più a ricostruire la propria forma originale.
La fuga dalla forma e la ricerca di un rifugio in una dimensione
artificiosa, ricalcano per molti aspetti i caratteri della fuga nel mondo virtuale,
specie considerando le valutazioni che Pirandello esprime, sempre nel Fu Mattia Pascal, riguardo al ruolo che gioca la tecnologia nell'alienazione
dell'individuo. Sono infatti l'invivibilità della capitale e la modernità, che fino a
pochi anni prima non era contemplata dalle persone, alcuni dei fattori
fondamentali della crisi di personalità di Mattia Pascal.
5. Internet come rifugio
Se al protagonista di Pirandello sono servite delle singolari coincidenze
per tramutare la propria persona in un'altra creata ad hoc, per l'uomo
contemporaneo l'impresa è molto più semplice.
È infatti tramite la costruzione di uno strumento quale internet, che
l'uomo è riuscito a creare un ambiente, che come lo sviluppo dello stesso
denota, è stato in grado di adattarsi, oltre alle esigenze della tecnologia, anche
alle esigenze di socialità dell'uomo.
È così che si delinea l'affascinante storia di internet, da Arpanet fino al
web 2.0.
Arpanet, il primordiale precursore di Internet, è nata con l'intento di
connetter i computer delle maggiori università americane. È il mondo della
scienza il primo a comprendere le potenzialità di questo strumento,
affascinando in seguito il mondo degli utenti business e privati.
È quindi sul modello della comunicazione che si sviluppa ciò che oggi
chiamiamo il web 2.0, ovvero una concezione di internet caratterizzata da un
elevato livello di interazione tra utente e macchina, dove la macchina si
arricchisce di tecnologie atte a soddisfare le esigenze dell'uomo.
Come già detto, i primi esempi si hanno con l'implementazione di
protocolli atti a aumentare la comunicatività dello strumento (nelle fasi
primordiali può ancora essere considerato tale), ad esempio i protocolli di
messaggistica, come SMTP, IMAP e il POP3, nati all'inizio degli anni ottanta e
ancora largamente usati.
Ciò che ha gettato le basi che caratterizzeranno il web 2.0 sarà però
l'invenzione dei linguaggi server-side, ovvero linguaggi che rivoluzionarono
internet, trasformandolo da uno strumento di solo consultazione, a uno
strumento in cui i risultati forniti sono elaborati secondo le richieste dell'utente,
che si trova così in un ruolo attivo nella costruzione delle pagine internet. Il
protocollo maggiormente utilizzato è il PHP, progettato per lavorare in sintonia
con il linguaggio HTML, che sancirà il passaggio da Arpanet ad internet.
Le evoluzioni tecnologiche si susseguono negli anni, progrediscono le
periferiche a interfaccia umana, e internet diventa davvero un luogo che rispecchia le caratteristiche di un ambiente basato su diversi meccanismi cognitivi e
diverse dinamiche relazionali.
Lo sviluppo di internet, incentrato su questi aspetti, rispecchia la realtà di
una macchina che tende sempre più a umanizzarsi e un uomo che tende sempre
più a diventare macchina.
6. Le trasformazioni del cervello
Se si è fatto cenno alle fasi della modificazione che sta portando la
tecnologia ad umanizzarsi, conviene considerare i fattori biologici che incidono
sul homo digitalis e sul suo sviluppo.
A tal proposito è bene soffermarsi sulla generazione dei nativi digitali,
ovvero quella generazione che una volta nata si è trovata immersa in un
ambiente altamente tecnologizzato, con dinamiche cognitive diverse da quelle
delle generazioni precedenti. Queste dinamiche hanno implicato una formazione diversa anche dal punto di vista neurologico, come mutazione nei
collegamenti neuronali e nelle sinapsi.
Il cervello è infatti dotato di una capacità detta plasticità, una proprietà
sfruttata dai meccanismi evolutivi per superare le restrizioni imposte dal
genoma umano in relazione all'ambiente che lo circonda. La plasticità cerebrale
è la capacità dei circuiti nervosi di poter variare struttura e funzione in risposta
agli stimoli, sia durante lo sviluppo che nel corso della vita adulta. Durante il
primo periodo di sviluppo del cervello, la plasticità è molto alta: si verifica una
selezione di alcuni circuiti neuronali con l’eliminazione di altri. Nel corso della
vita adulta molti circuiti rimangono sostanzialmente stabili, ma le popolazioni
di neuroni continuano a mantenere una loro dinamicità, riorganizzandosi sotto
l’influenza del mondo esterno per rispondere a particolari esigenze motorie,
sensoriali, cognitive o affettive.
Il meccanismo maggiormente coinvolto in questo processo è quello
sinaptico, che consiste nel collegare i neuroni ai nervi, cellule motorie o altri
neuroni. Questo processo si divide in elettrico se dettato da impulsi elettrici, o
chimico se svolto da sostanze chimiche, dette neurotrasmettitori.
La plasticità neuronale consiste nel potenziamento dell'attività sinaptica
dei neuroni che ricevono stimoli più frequenti e intensi rispetto ad altri. Tali
neuroni vengono sottoposti a un meccanismo chiamato potenziamento a lungo
termine (LTP), che aumenta la forza sinaptica; contrapposti ai neuroni meno
stimolati che sono soggetti al meccanismo inverso ovvero la depressione a
lungo termine (LTD), che la diminuisce. I suddetti processi lavorano sui recettori AMPA presenti sui neuroni, i quali se indotti dall'LTP modificano la propria
struttura aumentando la propria sensibilità e permeabilità ai neurotrasmettitori;
viceversa se soggetti a LTD si atrofizzano e muoiono.
Ora il cervello dei “nativi digitali” si adatta a un ambiente “touch”,
suddiviso in schede, immerso nel multitasking e nell'ipertestualità, e ciò crea un
gap generazionale, anche a livello biologico.
-A tal proposito, approfondimenti sperimentali di carattere tecnico sono
riportati nella sezione 4.57. Conclusioni
Le differenze che si vengono quindi a creare tra la popolazione, non si
fermano a quelle generazionali. Vanno considerate anche quelle che
l’alienazione impone tra i singoli individui, dettate da una diversa rappresentazione della realtà, non solo di quella virtuale.
Come si è visto, internet è un ambiente creato abbracciando alcune tra le
più basilari esigenze umane, declinandole in una dimensione propria. Il cervello
si è quindi adattato a schemi diversi di applicazione ed elaborazione della
realtà.
Che questo percorso sia deleterio o meno, è impossibile e scorretto da
determinare al giorno d'oggi. Come per ogni grande rivoluzione, infatti, è
impossibile determinare con schemi pre-rivoluzionari quello che avverrà nel
post-rivoluzione, la storia lo insegna. Ciò su cui si può speculare, e su cui si è
speculato, è dunque la condizione attuale, a rivoluzione digitale appena
incominciata. Questa condizione rispecchia infatti le fortissime contraddizioni,
generate non tanto dalla rivoluzione in sé, bensì dalla spiazzante rapidità con
cui, come altri cambiamenti contemporanei, essa avviene, creando gap
generazionali la cui dimensione non è comparabile ad altre nella storia.
In ogni modo, non sono comunque da sottovalutare le grandi possibilità
comunicative che la rete offre e gli immensi vantaggi che ha portato alla vita
quotidiana. Va però riconosciuto che spesso l'immersione profonda nel mondo
digitale, ci fa vedere esso soltanto come l'unica soluzione possibile, limitando la
nostra autonomia.
Ciò che quindi è stato detto lungi dall'essere predittivo e condannatorio
nei confronti della rete, invita però a una riflessione, che vuole essere generale,
nel constatare le modalità con cui l'uomo si approccia a questo mezzo.
L'auspicio è che questo approccio sia piegato a un fine strumentale,
liberando l'uomo da protesi digitali e maschere virtuali, rendendo così la rete
un mezzo che non si sostituisca ai caratteri dell'uomo, ma consenta ad essi di
esistere autonomamente, offrendosi come appoggio nel semplificare ciò che
serve alla “tecnica” e non con ciò che serve “all'umano”, che è assolutamente
insostituibile.
3.
Sezione disciplinare:
1.
Filosofia: il concetto di alienazione
Non si può parlare di alienazione, in termini filosofici, senza parlare di uno dei
maggiori teorici dell'argomento: Karl Marx (1818-1863). Il suo pensiero si
sviluppa dal contatto e poi dal contrasto con la filosofia di Hegel.
Secondo Hegel la Dialettica è il metodo di investigazione della verità mediante
l'analisi critica di argomenti e ipotesi opposte. Ribaltando l'approccio hegeliano,
Karl Marx applicò il concetto di dialettica ai processi economici e sociali: la
contraddizione dialettica non è contraddizione fra concetti che si sviluppano poi
nella realtà, ma consiste anzitutto nell'opposizione, intesa in senso materialistico, fra classi antagonistiche nella storia e inoltre fra le forze produttive e i
rapporti di produzione che contraddistinguono i diversi modi economici di
produzione (vedi Struttura e sovrastruttura).
L’uomo si distingue dall’animale quando comincia a produrre i propri mezzi di
sussistenza: il lavoro e la produzione non sono quindi una condanna, bensì sono
l’uomo stesso.
Tuttavia, la condizione dell’uomo nella società capitalistica è caratterizzata da
Marx come Alienazione: Marx vi trova infatti uomini non realizzati ma alienati,
espropriati del proprio valore di persone a causa dell’alienazione del loro lavoro, che prevede un prodotto finito lontano dall’appagare il lavoratore, che così
diventa proprietà privata dell’altro sotto forma di capitale. Non è l’operaio che
adopera i mezzi di produzione ma viceversa.
Costituendo il lavoro l’essenza dell’uomo, ma essendo egli alienato nel lavoro,
è alienato da sé: Autoalienazione.
L’alienazione nella sfera della coscienza invece, comporta l’alienazione
religiosa, considerata come l’oppio dell’uomo: l’opera di un’umanità sofferente
e oppressa costretta a cercare consolazione nell’universo immaginario della
fede.
Si è giunti quindi, con la formazione del proletariato, all’estrema disumanizzazione dell’uomo.
2.
Letteratura: Luigi Pirandello
La produzione di Luigi Pirandello (Girgenti 1867 - Roma 1936) testimonia la
crisi delle certezze e dell'identità dell'io. Per lo scrittore siciliano non esiste una
realtà oggettiva, in quanto ognuno di noi ha una propria visione della vita. Alla
verità assoluta Pirandello sostituisce tante verità quante sono le persone
coinvolte. Il fatto che ciascuno sia "chiuso" all'interno del proprio punto di vista
impedisce di stabilire un'autentica comunicazione con gli altri: l'individuo si
sente solo e alienato dal carattere fittizio dei rapporti umani, nei quali tutti
indossano una maschera e recitano il ruolo impostogli dall'ipocrisia delle
convenzioni sociali: la «forma». La poetica pirandelliana (L'umorismo, 1908) si
fonda sul «sentimento del contrario», inteso come capacità ironica di cogliere le
contraddizioni della condizione umana: il comico nasce da ciò che è "contrario"
alla norma e quindi suscita riso; l'umorismo, invece, nasce dalla riflessione sul
comico, come pietà e compassione. I personaggi, colti nel momento in cui «si
vedono vivere», schiavi della «forma», quando, per un evento casuale,
comprendono la propria condizione esistenziale e scelgono di fuggirne, vanno
irrimediabilmente incontro al fallimento e si rifugiano nella follia o
nell'immaginazione. Anche i protagonisti dei romanzi - Mattia Pascal (Il fu
Mattia Pascal, 1904-1910), Serafino Gubbio (Si gira, 1915, riedito con il titolo
Quaderni di Serafino Gubbio operatore), Vitangelo Moscarda (Uno, nessuno e
centomila, 1926) - acquistano la consapevolezza delle forme inautentiche della
vita sociale e si estraniano dalla realtà guardando vivere gli altri dall'esterno.
Mattia Pascal decide di cambiare identità per ricostruirsi un'esistenza libera da
condizionamenti familiari e sociali, ma la nuova vita non lo porta a realizzare le
sue aspirazioni: ha inutilmente "duplicato" se stesso senza possedere più
un'identità certa.
Parallelamente alla produzione narrativa anche il teatro appare a Pirandello il
mezzo più idoneo a esprimere l'assurdità della vita e la sua visione del mondo:
come gli attori sulla scena fingono di essere quello che non sono, così fa
l'uomo, condannato a essere "uno, nessuno, centomila”.
Se la prima produzione pirandelliana può sembrare di intonazione verista, in
realtà nello scrittore siciliano l'interesse per il «caso umano» non si indirizza
verso la lotta per la vita, secondo i canoni dell'impersonalità, ma privilegia
piuttosto la dimensione psichica, di cui Pirandello investigava l'incoerenza e i
labili confini. Di qui l'attenzione nei confronti delle filosofie antipositiviste,
irrazionaliste e relativiste.
3.
Informatica: il web dinamico tra HTML e PHP:
Il linguaggio HTML (HyperText Markup Language), è il linguaggio di markup
solitamente usato per la formattazione di documenti ipertestuali disponibili nel
World Wide Web sotto forma di pagine web. È un protocollo sviluppato per
instaurare il meccanismo di richiesta-risposta tra il client e il server web. Nel
protocollo di comunicazione HTTP quindi, abbiamo un lato client, che richiede
una pagina web, e un lato server che la elabora e la invia.
Una pagina web, prodotta usando il codice html, rappresenta un file di testo che
è memorizzato in una particolare cartella nel disco fisso del server. Quando il
browser web richiede una pagina, cioè quando l'utente scrive l'indirizzo o attiva
un collegamento (link), viene inviata una richiesta al server web. Questi la
interpreta ricavando il nome del file che è stato richiesto, recupera il file dal
disco e lo restituisce senza modifiche al client.
Il browser web riceve una copia del file e la visualizza. Per effettuare questa
operazione deve leggere il file ed interpretare tutti i codici HTML. Per poter
interagire con i database che si trovano sul server remoto, si devono utilizzare le
tecnologie che effettuino le operazioni dal lato server. Si devono cioè usare gli
strumenti server-side.
Il PHP (Hypertext Preprocessor) è un linguaggio di programmazione
interpretato, concepito per la programmazione di pagine web dinamiche. È un
linguaggio che consente di scrivere codice eseguibile (script) lato server,
inserendo il codice all'interno delle pagine Web. Per l'esecuzione delle pagine
PHP nel computer deve essere installato l'interprete del linguaggio. Il file con
estensione *.php deve essere registrato in una cartella accessibile dal server
web. Una volta che tra client e server è stato stabilito il contatto, http attiva una
connessione con il server di tipo TCP e sulla porta 80 in modo che il messaggio
passi da livello applicativo a livello di trasporto. Questo protocollo garantisce
assenza di errori di comunicazione. Il server però non memorizza alcuna
informazione relativa al client quindi ad ogni richiesta ripetuta riattiva il
processo di risposta. Tale processo è definito stateless (senza memoria).
Quando ha ricevuto il messaggio, il server provvede a interpretarlo, e a
elaborare un a pagina HTML elaborata ad hoc secondo le richieste. La pagina
viene poi visualizzata nel browser del client, chiudendo la comunicazione.
Oggi moltissimi domini usano il Protocollo PHP per comunicare con i client, ne
è un esempio Facebook, come si intuisce dall'URL della home:
http://www.facebook.com/home.php
4.
Biologia: Neuroni e sinapsi
I neuroni sono cellule nervose destinate alla produzione ed allo scambio di
segnali; rappresentano quindi l'unità funzionale del sistema nervoso, cioè la più
piccola struttura in grado di eseguire tutte le funzioni cui è preposto.
La maggior parte dei neuroni è caratterizzato da tre regioni: il corpo cellulare
(detto anche soma), i dendriti e l'assone (o neurite).
Seppur con le dovute eccezioni, il corpo cellulare (soma) assomiglia ad ogni
altra cellula "standard" dell'organismo. Contiene il nucleo e tutti gli organelli
necessari per la sintesi degli enzimi e delle altre molecole essenziali per la vita
della cellula. La posizione del soma varia da neurone a neurone, spesso è
centrale e solitamente ha dimensioni contenute, anche se non mancano le
eccezioni.
I dendriti (da dendrom, albero) sono ramificazioni sottili di forma tubolare, la
cui principale funzione è ricevere segnali in entrata (afferenti). Sono quindi
deputati alla conduzione degli stimoli dalla periferia verso il centro o soma
(direzione centripeta). Queste strutture amplificano la superficie del neurone,
consentendogli di comunicare con molte altre cellule nervose, a volte diverse
migliaia. Nel SNC la funzione dei dendriti può essere più complessa rispetto a
quanto descritto; le loro spine, in particolare, possono funzionare come
compartimenti a sé stanti, in grado di scambiare segnali con altri neuroni; non a
caso molte di queste spine possiedono poliribosomi e come tali possono
sintetizzare proteine proprie.
L'assone è una sorta di prolungamento, un appendice di forma tubulare che può
superare il metro di lunghezza o fermarsi a pochi µm. Deputato alla
trasmissione dei segnali dal centro verso la periferia (direzione centrifuga),
l'assone è generalmente singolo, ma può presentare delle ramificazioni
collaterali (arborizzazione). L'assone è spesso avvolto da una guaina lipidica (la
guaina mielinica o mielina), che contribuisce ad isolare ed a proteggere le fibre
nervose, oltre che ad aumentare la velocità di trasmissione dell'impulso.
La guina mielinica - sintetizzata dalle cellule di Schwann nel SNP e dagli
oligodendrociti nel SNC - non ricopre uniformemente l'intera superficie
dell'assone, ma lascia scoperti alcuni suoi punti, denominati Nodi di Ranvier.
Tale interruzione, obbliga gli impulsi elettrici a saltare da un nodo all'altro,
accelerando il trasferimento degli stessi.
5.
Neuroplasticità e internet:
Per approfondire i concetti espressi nella sezione 2.6 riporto di seguito due
esperimenti condotti da ricercatori sul rapporto cervello/internet.
Le conclusioni di questi lavori sono diverse, arrivando a deduzioni opposte.
Vale comunque la pena di approfondirle, per costruire un quadro più ampio del
tema.
Gary Small è un neuroscienziato della “University of California di Los
Angeles” (UCLA) ed è stato definito dal magazine “Scientific american” “uno
dei più grandi innovatori nel mondo della scienza e della tecnologia”.
Le sue ricerche vogliono dimostrare gli effetti benefici sul cervello umano
dovuti all'utilizzo di internet in contrasto, in particolare, alle modificazioni
funzionali e strutturali che si registrano col passare degli anni a danno della
funzione cognitiva.
Gli autori hanno studiato 24 soggetti (di età compresa tra i 55 e i 76 anni),
neurologicamente normali: 12 di essi avevano una minima esperienza di ricerca
su Internet (gruppo Naive) e 12 erano invece avvezzi all’uso delle nuove
tecnologie digitali (gruppo Savvy); tutti erano, tra l’altro, simili per età, sesso e
background socio-economico e quindi adeguatamente comparabili.
Con questo obiettivo, è stata impiegata la risonanza magnetica funzionale
(fMRI) per misurare l’attività del cervello durante un utilizzo comune di
Internet, come compiere delle ricerche su Google, e durante la lettura di un
libro digitale.
I risultati sono interessanti: i cervelli degli esperti di computer e quelli degli
inesperti non hanno mostrato alcuna differenza tra loro mentre erano intenti a
leggere la pagina di un libro virtuale: il cervello induceva l’attivazione delle
stesse aree neurali e con un grado d’intensità simile.
Al contrario però, mentre effettuavano ricerche su Google, i due gruppi hanno
dimostrato di avere due diversi “schemi” di attivazione neuronale: se durante
l’operazione base dello “scanning” (cioè quando s’inserisce un termine sulla
pagina iniziale di Google e poi si sceglie fra i vari risultati che esso propone),
gli esperti di computer impiegavano una specifica connessione neuronale
situata nelle parte sinistra del cervello, nota come la corteccia prefrontale
dorsolaterale; il gruppo degli inesperti di computer ha mostrato invece, in
questa zona del cervello, un’attivazione, se non zero, praticamente minima.
La corteccia prefrontale dorsolaterale agisce sulla nostra capacità di prendere
decisioni e di integrare sensazioni e pensieri e, in più, agirebbe sulla nostra
“memoria lavorativa”, ovvero la nostra capacità di tenere a mente informazioni
per un piccolo lasso di tempo ma abbastanza per permetterci di effettuare una
ricerca su Internet o digitare un numero telefonico mentre qualcuno ce lo sta
dicendo.
Secondo Gary Small, l’evoluzione digitale potrebbe accrescere la nostra
intelligenza e determinare l’IQ. La media dell’intelligenza, definita secondo
l’IQ, sta salendo in maniera stabile insieme col progresso della cultura digitale,
così come sta crescendo l’abilità di effettuare “multitasking” senza commettere
errori.
Di differente avviso è Betsy Sparrow, psicologa dell’Università della Columbia,
la quale, sostiene che la facilità con cui accediamo alle risorse presenti in
internet impigrisca il nostro cervello, abituandolo a non immagazzinare le
informazioni.
In tal senso ha eseguito una test di memoria su un gruppo di studenti, i quali
sono stati in seguito “interrogati” per valutare la loro capacità di ricordare le
informazioni appena apprese; durante i quiz potevano prendere appunti su di un
PC non collegato a Internet. Ebbene, l’esperimento ha permesso di appurare che
questi giovani ricordavano soltanto le informazioni minime, cioè i volontari
evitavano gli sforzi di memoria se sapevano di poter ottenere le informazioni in
modo facile e veloce grazie al computer.
La Sparrow spiega che Internet è divenuta la nostra “memoria transattiva”,
ovvero un “magazzino” esterno al nostro cervello che memorizza per noi
informazioni che possiamo ritrovare in qualsiasi momento, senza prenderci la
briga di memorizzarle nel nostro cervello.
Esiste una grande differenza tra la memoria artificiale e quella biologica.
Mentre un cervello artificiale assorbe le informazioni e le salva
immediatamente nella sua memoria, il cervello umano continua a elaborarle a
lungo dopo averle acquisite e la qualità di quei ricordi dipende proprio da come
l'informazione viene elaborata. A differenza di quella artificiale, la memoria
biologica è contingente, esiste nel tempo e cambia con il cambiare del corpo;
essa è in stato di perenne rinnovamento.
In conclusione, alla domanda “internet stimola le capacità intellettive dei ‘nativi
digitali’ oppure determina una sorta di atrofizzazione neurale?”, la risposta è
che, all’attuale stato delle cose, non si può dire se la pressione evolutiva data
dall’utilizzo di nuove tecnologie moduli negativamente o positivamente la
plasticità neuronale. Ciò che possiamo invece rilevare, come visione d’insieme,
è che sicuramente il cervello, come struttura anatomica, risente delle
stimolazioni esterne date dalle nuove tecnologie e sicuramente le nuove
tecnologie trovano facile attecchimento in determinate strutture anatomiche del
cervello, dei “nativi digitali” in modo particolare.
4.
Ringraziamenti
Si ringraziano tutte le persone che mi hanno aiutato nella stesura di questa
tesina, in particolar modo:
Prof. Luigi Girelli per i preziosi consigli e correzioni,
Lodovico Gemelli e Giulio Jan Valentini, le quali frequenti chiacchierate su ciò
che ci circonda, sono state spunto, già in tempi non sospetti, delle riflessioni qui
riportate.
5.
Bibliografia e sitografia
Bibliografia
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, (Arnoldo Mondadori Editore)
Friedrich Nietzsche, La Nascita della Tragedia, (Adelphi)
Giovanni Vattimo, Dialogo con Nietsche, (Einaudi)
Sitografia
Tonino Cantelmi: La postmodernità tecnoliquida e la sua valenza antropologica: i nativi digitali
http://www.toninocantelmi.it/
Studio di scienze umane (AA. VV.): Il divenire della coscienza nei processi di apprendimento
http://www.studiodiscienzeumane.it/
Giampaolo Pegoretti: La plasticità della mente: discorso epistemiologico sul rapporto naturacultura
http://www.academia.edu/555651/La_plasticita_della_mente_discorso_epistemologico_sul_rapport
o_natura-cultura
International Brain Research Organisation (AA. VV.): Neuroscience: The Science of The
Brain
http://ibro.info/publications/neuroscience-science-of-the-brain/
Dipartimento di informatica e comunicazione – Università degli studi Roma 3: La Storia
di Internet
http://www.dia.uniroma3.it/~necci/storia_internet.htm
Fonti sezione didattica:
Filosofia:
http://www.testionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=25&id=447
Letteratura:
Libro di testo in adozione
Informatica:
Schede personali dell'insegnante
Biologia:
http://www.my-pt.it/fisiologia/neuroni.html